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a mia madre
(G. W. F.
Stampato in Italia - Pr'ttnted in Italy
TIPOGRAFIA S.A.G.A. -
PADOVA -
f-IEGEL,
INDICE
lNTRODUZIOJ\.1E
CAPITOLO PRIMO -
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Pag.
L'an1biente illuministico.
Caratteristiche generali
Il problema del giusnaturalismo tedesco
Il significato dello Sturm und Drang
L'ideale neoclassico e la concezione umanistica dello stato
L'evolversi della coscienza st0rica e il concetto di stato popolare
L'epoca del tardo diritto naturale
Conclusione
Pag. 17
23
29
34
39
46
56
CAPITOLO SECONDO -
Pag. 59
65
68
76
85
93
101
110
117
Il definirsi dell'originalit speculativa hegeliana e il radicalismo democratico nel periodo di precettorato bernese. Libert e
alienazione.
CAPITOLO TERZO -
1. La situazione ambientale
2. Il problema dell'alienazione
Pag. 123
127
VIII
INDICE
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3. I concetti di re1ig1one
e d'I s t a t o popolare come ideali operativi:
la positivit nel mondo cristiano
4. I concetti di religione e di stato popolare come ideali operativi:
la positivit nella storia universale .
.
s. Hegel e Schclling. L'autonomia del pensiero hegeliano
6. Critica del 111 ondo gcr1nanico contemporaneo nel pensiero di Hegel e di Schelling .
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7. Il tentativo teorico di ricostruzione dello stato popolare. a ore e
limiti dcl procedimento hcgeliano
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8. Conclusione. La crisi del radicalismo politico nel periodo bcrnesv .
Pag, 134
146
156
168
173
181
INTRODUZIONE
CAPITOLO QUARTO _
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4. Riepilogo dell'esper~cnza bernese nel commento 1ege iano a op ra di J ean J acques Cart
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Pag, 189
197
204
207
212
220
229
237
248
258
CONSIDERAZIONI FINALI
Pag. 268
INDICE DEI
Pag, 281
N0~1T
Tre sono le principali direzioni in cui si svolta l'interpretazione del pensiero politico e giuridico dello Hegel (1 ), La prima
di queste, - prin1a in ordine storico, per q11anto orn1ai si presenti come una costante nell'ambito degli studi hegeliani -, pu
essere qualificata come interpretazione << di destra : essa spazia
nella cultura tedesca per piu di un secolo, da quando Karl
Rosenkranz pubblic la sua apologia di Hegel nazionalista e
prussiano fino, agli ultimi epigoni nazisti (2), Certo, lo stesso
perdurare di tale interpretazione sta a dimostrare che alla sua
base sono esigenze culturali e politiche di non scarso rilievo, e
infatti l'intera storia della formazione dottrinale del nazionalismo
(1) Si veda la recente Bibliographie zur politischen Theorie flegels, (di 307 nu1neri), a cura di K. GRUNDEn, in appendice (pp. 81-113) a P. RITTE!~, Hegel und die
franzOsischen Revolution, in Arbcitgcmeinschaft fi.ir Forschung des Landes Nordrhein-Wcstfalen;>, H. 63, Colonia e Opladen, 1957. Questa bibliografia comprende le
opere apparse tra il 1905 (da cui data, con il lavoro di Dilthey, il rinnovamento
degli studi hegcliani) a tutto il maggio 1957; alla letteratura aggiunta una nota
sulle edizioni degli scritti politici dello Hegel. Come tutte le bibliografie settoriali,
anche questa presenta il fianco a notevoli critiche, tuttavia ci sembra molto utile,
soprattutto per chi voglia affrontare ricerche sui temi: hegelismo-nazismo e hegeIismo-marxismo (da questo punto di vista la bibliografia seinbra esauriente).
2
( ) L'interpretazione nazionalis1ica del pensiero politico dello Hegcl ha una
storia quanto mai complessa, che spazia nella cultura tedesca per un secolo: dall'opera di RosENKRANZ a quella di KosTLIN (del 1870), all'Einfiihrung in Hegels Rechtsphilosophie, di J. BINDER, M. BUSSE e K. LARENZ del 1931 (Berlino), alle rivendicazioni di Hegel al nazismo: cfr. G. DULCKEIT, Hegel und der preussische Staat, in
Zeitschrift fUr deutsche Kulturphilosophie, II, 1936, pp. 63-77; Rechtsbegriff uhd
Rechtsgestalt, Untersuchungen zu Hegels Philosophie des Rechts und ihrer Gegenwartsbedeutung, Berlino, 1936; T. I-IAERING, Hegels Lehre van Staat und Recht. Ihre
Entivicklung und ihre Bedeutung fiir die Gegenwart, Stoccarda, 1940; K, LARTINZ,
flegelianis11n1s und preussische Staatsidee, Amburgo, 1940, cui si rimanda per ulteriore bibliografia sulle opere di BT!\TDER, SCHMITT, I-IDBI:m, ecc.
1. A. Negri - Stato e diritto nel giovane Hegel.
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INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
tuarsi quando, per quella sorta di nemesi che stata propria dei
nazionalismi occidentali del secolo scorso, le giuste rivendicazioni
nazionali cominciarono a dilatarsi ed il nazionalismo assunse, man
mano che si consolidava all'interno, le minacciose sembianze dell'imperialismo all'esterno. In queste circostanze, all'inizio del secolo, la filosofia hegeliana riapparve sulla scena e cominciarono a
configurarsi i precisi contorni dell'interpretazione di destra, come
noi ora la riconosciamo. Da profeta dell'unit tedesca Hegel si trasform in profeta della missione universale del popolo tedesco,
da interprete dell'esigenza di uno stato forte per sostenere e rendere possibile l'unificazione divenne l'assertore della politica di
potenza nei rapporti internazionali; e se anche di Hegel si potrebbe
ripetere quanto il Meinecke scrisse dell'opera di Bismarck - che
cio la sua sintesi risolutiva e unificatrice era pericolosamente carica di termini equivoci - , p11re in q11esta innovazione dell'interpretazione del suo pensiero si trascorse oltre ogni limite, e nel
nuovo ambiente culturale, nell'ansia di rispondere ai nuovi bisogni, persino il fondamento idealistico della dottrina hegeliana and
curiosamente assumendo tinte positivistiche, organicistiche e la concezione etica dello stato venne a sostenere le pi recenti aberrazioni razziste dello stato totalitario nazista.
A questo processo, piuttosto esteriore, corrispose il parallelo
sviluppo dell'analisi del pensiero hegeliano nei suoi presupposti
propriamente teoretici. Ed in particolare fu oggetto di indagine il
problema del rapporto dialettico tra individuo e totalit, vale a
dire il problema dialettico come tale, che, nei termini interpretativi della destra, pu anche dirsi il problema della manifestazione
dell'Assoluto nelle singole posizioni storiche. Con questa definizione
abbiamo d'altronde gi definito l'angolo visuale di tali interpretazioni: il rapporto triadico di opposizione che si conclude nella
sintesi logica veniva cio inteso come processo di rivelazione di
un contenuto metafisico e la sintesi, - o, meglio, l'assoluta sintesi - , assumeva in tutto il procedimento una precisa primalit
logica. Conseguentemente tra il polo dell'individualit e quello
della totalit entro cui si determina la relazione dialettica, l'accento cadeva decisamente sul secondo: al totalitarismo politico seguiva il totalitarismo metafisico, e come lo stato, nuovo Leviatano,
INTRODUZIONE
(4) Hegel ist ohne Zweifel der grOsste Irrationalist, den die Geschichte der
Philosophie kennt , R. l(RONER, Van I<.ant bis Hegel, vol. II, Tubinga, 1924, p. 271. Le
altre due fondamentali opere che ressero l'interpretazione irrazionalistica di Hegel
furono: M. B. FosTER, Die Geschichte als Schicksal des Geistes in der Hegelschen
Philosophie, Tubinga, 1929, e H. GLOCKNER, Iiegel, I val.: Die Voraussetzungen der
Hegelschen Philosophie, Stoccarda, 1929, II vol.: Entwicldung und Schicksal der
Hegelschen Phi!osophie, ibid., 1940. In genere sugli sviluppi del Neuhegelianisn1us,
cfr. W. MooG, Hegel und die hegelsche Schule, Monaco, 1931, e R. KRONEl~, Hegel. Zu1n
lUU. Todestag, Tubinga, 1932.
(5) Cosi soprattutto da parte di U. SPIRITO, soprattutto nelle Note sul pensiero
di Giovanni Gentile, Firenze, 1954, e da parte dei critici neoscolastici (in particolare dal BoNTADJNI); quanto all'interpretazione romantica dcl pensiero di Gentile
essa fu soprattutto espressa da A. TlLGHER (La pole1nica Croce - Gentile, in Rassegna contemporanea, 1914, pp. 327-331).
INTRODUZIONE
sposta dal rapporto dialettico che lega diritto e stato ad un rapporto di identit. Lo stato, si sostiene, non nasce dalla connessione
che si stende i.nter homines ma invece si organizza in interiore
homine: esiste perci la possibilit di dedurre gli aspetti eteronomi
del diritto dall'interiorit dell'atto spirituale, e conseguentemente
il diritto rappresenta nella sfera dell'attivit pratica la manifestazione oggettiva di un'unitaria volont etica, quella stessa che, nel
suo momento assoluto, costituisce lo stato. In tale prospettiva la
statualit del diritto dogma indiscutibile, lo stato esplica una
funzione metafisica che garantisce in assoluto la validit del diritto
positivo: e se il valore etico dello stato comprova il valore etico
del diritto, la distinzione tra le due sfere non che un dato effimero,
seppur necessario, oltre cui l'aristocratica coscienza dell'interprete
della destra sa mettere in risalto l'unit originaria. Inoltre il diritto soggettivo non ha piu alcuna garanzia di autonoma sussistenza: lo stato non lo tutela ma lo fonda, intendendolo non come momento in s, ma come funzione della sua volont. Insomma la riduzione all'unit spinta fino alle sue ultime conseguenze logiche:
individuo, diritto, stato non sono che espressioni diverse di uno
stesso contenuto unitario, di una totalit onnicomprensiva che la
dialettica non costituisce ma rivela.
L'interpretazione della destra non si svilupp senza provocare
forti reazioni. Gi al Rosenkranz si opponeva Rudolf Haym con
quel famoso pamphlet, in cui si denunciava il carattere reazionario
dell'interpretazione di destra e si faceva risalire allo Hegel la responsabilit della direzione assunta dalla scuola (6 ). La polemica si
trascin quindi per anni tra vecchi>} e giovani liberali, cio tra
i nazionalisti sostenitori della politica di Bismarck e le pallide
(6) Non si pu infatti negare che l'insegnamento berlinese dello !{egei fosse quanto mai equivoco: famoso a questo proposito il caso della pubblicazione, a Berlino nel 1829, del Grundbegriff Preussischer Staats- und Rechtsgeschichte di F. SITZE,
un hegeliano che deduce la storia prussiana secondo schemi triadici: Austria, Prussia
e paesi slavi son la trinit, l'Impero tedesco la coscienza dell'Europa e la Prussia
l'autocoscienza, ecc. Eppure Hegel non sentiva il bisogno di intervenire a dissipare
gli equivoci, neppure quando tali idee erano anche a lui attribuite: cfr. P. RITTER,
op. cit., p. 49. Si veda poi F. EPHRAIM (Untersuchungen iiber den Freiheitsbegriff in
seiner Jugendarbeiten, Berlino, 1929) che ha segnato con molta accuratezza (a p.
112) i luoghi dei testi hegeliani in cui gli storici della filosofia hanno riconosciuto
l'inesistenza di un concetto di libert individuale.
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
al flusso della storicit. Ma malgrado tale attenzione alla demetafisicizzazione della concezione dialettica, - o meglio in forza di
ci - , il dialettismo crociano veniva a svolgersi su due piani diversi e da un lato si configurava come sviluppo storico di positivit
autonome, dall'altro emergeva come linea ideale di svolgimento tra
valore e disvalore. Storia e storia eterna, umanesimo e teleologia
erano cosi posti in rapporto antinomico e l'estremo sforzo per
eliminare i presupposti metafisici della concezione hegeliana si risolveva nella contraddizione (S).
L'antinomia sopra rivelata, riguardante la concezione dialettica,
si rispecchia altresi nella speculazione sul diritto e sullo stato. Per
quanto atteneva al problema dello stato infatti, il pensiero crociano subi, nella sua evoluzione, vicende alterne: da una primitiva
rlativizzazione dell'idea di stato - in piena coerenza con la tradizione liberale - , egli pass man mano ad una visione pili positiva,
laddove lo stato era considerato garante dello sviluppo della libert
dei soggetti. Ne seguiva, in un primo momento, l'assoluta distinzione del diritto dallo stato, mentre, nel secondo momento, il diritto veniva vieppiu avvicinato alla politica, attraverso la mediazione dell'idealit morale; in primo tempo insomma il diritto era
inteso nei ter1nini di una concezione societaria definita dalla categoria economica, mentre in secondo tempo poteva sembrare accentuata una certa attenzione alla tutela che sul diritto lo stato deve
esercitare (9 ).
1
8
( ) Soprattutto S. ZEPPI (Studi crociani, Trieste, 1956) ha posto chiaramente in
luce l'emergenza di queste due aniine nella concezione crociana.
(7) Per tutti si rimanda alle argomentazioni di B. CROCE, in particolare nelle
pagine dedicate al concetto di stato etico in Hegel, negli Elen1enti di politica, Bari,
1925, pp. 72 sgg.
9
( )
Ancora S. ZEPPI ha chiarito ncll'op. cit. questo tema, ma con troppa insistenza, come ha ben rilevato N. BoBBIO nella recensione del lavoro sulla Rivista
di filosofia)>, XLVIII, 1957, I, pp. 92-95.
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
82-105 e 120-141.
realt e forze storiche, in particolare economiche. In questo quadro i problemi riguardanti lo stato e il diritto vengono prospettati
dal punto di vista della genesi sociale dell'uno e dell'altro: cade
perci lo statualismo della destra, minato da un fondamentale relativismo storico, mentre si accede a quella concezione societaria
che propria anche dell'interpretazione liberale, ma permane l'identificazione del diritto e dello stato, poich il diritto non che
espressione dei gruppi dominanti: esso insomma sovrastruttura
tendenzialmente quindi alienazione, in ogni caso strumento dl
classe. Ma ci, a parere degli interpreti marxisti, solo fino a quando
la separazione dello stato dalla societ civile una realt, e quindi
un presupposto assoluto della raffigurazione del mondo politico,
come avviene nella teoria hegelia11a: st1peratasi, nel nlovimento rivoluzionario del proletariato, questa frattura, l'idea della giustizia
si concretizza nella nuova struttura dello stato, la societ civile
viene reintrodotta nello stato, o, meglio, lo stato calato nella realt
economica, culturale e politica della classe sociale; e se il diritto,
come lo stato, nell'ultimo stadio evolutivo del movimento proletario si annullano, permane tuttavia la giustizia, non piu idea astratta
per cui combattere ma forma costitutiva dei rapporti sociali.
Al relativismo della polemica rivoluzionaria e della realistica
critica storica del marxismo si accompagna quindi u11 preciso concetto di giustizia: e se individualit e totalit, vale a dire i due
poli attorno a cui si erano radicalizzate l'interpretazione liberale e
q11ella reazionaria, risultano n11ovamente congiunte, pure l'umanesimo marxista rinnova nella dialettica materialista quella contraddizione tra volont e razionalit, tra libert e necessit, che
gi Hegel pretendeva qualificasse il processo storico (H).
11
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
cune constatazioni di non scarso rilievo per la comprensione dell'intera personalit del grande filosofo.
Anzitutto si deve far risaltare la centralit che la filosofia del
diritto e dello stato ha nel pensiero hegeliano. Questa centralit
dipende, da un lato, dallo sviluppo sistematico del procedimento
dialettico all'interno della problematica dello Hegel, dall'altro, dalla
generale tendenza del suo mondo culturale, in particolare del romanticismo, a superare l'individualismo illuministico e a concentrare la sua attenzione sull'oggettivit storica, anche se questi motivi genetici non sono separabili con un taglio netto, poich il procedimento della filosofia hegeliana vive appunto dell'interazione contin11a di essi: sforzo sistematico e condizionamento storico costituiscono infatti due forze convergenti nel processo formativo dello Hegel. La filosofia hegeliana, costruendosi nella pili piena aderenza alla
problematica del tempo, tendeva quindi decisamente all'oggettivit
e infatti attraverso la dialettica Hegel cercava la mediazione di
individualit e razionalit, cercava di calare nella particolarit
storica l'universalit logica: ma se a questo scopo era rivolta l'indagine, non era proprio il mondo storico del diritto e dello stato
che rappresentava la sfera pili adeguata per una tale sintesi? Qui
individualit e totalit si ponevano necessariamente in rapporto dialettico, e la volont assumeva forma oggettiva; qui la razionalit
su c11i tanto l ill11minismo aveva insistito, si determinava concretamente in un rapporto attivo con le individualit che la sostenevano. Il pensiero politico e giuridico doveva cosi permettere allo
Hegel di precisare la stessa fondamentale istanza della sua filosofia,
e raffigurava il momento centrale della speculazione, quasi la sua
11
verifica sperimentale.
La filosofia hegeliana del diritto e dello stato sembra perci,
da questo punto di vista, raffigurabile come il tentativo di dare
risposta sistematica ai problemi suscitati dall'antinomia di individualit e razionalit che si era rivelata nel pensiero illuministico
ed il rapporto del giovane Hegel con la cultura dell' illuminismo
rappresenta il punto di inserzione antinomico della sua filosofia
con la cultura del tempo. Ed necessario insistere su questa origine determinata del problema della filosofia hegeliana, poich ci
viene a confermare la centralit della tematica politico giuridica
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INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
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il romanticismo.
(1 4 ) Cosi molto bene N. BoBBIO nella Rassegna di studi hegeliani, in <(Belfagon),
(1 6 ) T. L. I-IAERING, Hegel, .sein Wollen und sein Werk, Lipsia, voi., I, 1929, voi.
II, 1938. In Italia si mosso sulla base deila metodologia haeringhiana E. DE NE~
GRI, in particolare nella pur ottima Interpretazione di Hegel, Firenze, 1943.
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
14
LUKACS,
E. BLOCII, F.
BEHRENS,
15
CAPITOLO PRIMO
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
(1) BECKER, C. C., La citt celeste dei filosofi settecenteschi, trad. it., Napoli,
1946, p. 28.
18
CAPITOLO PRUvlO
L'AMBIIlNTE ILLUMINISTICO
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Frtedrich Pollock zuni 50 Geburtsta A
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N_o: pur non conilividendo lo spirf~o :~:;al~md:!i~7) M .. HoRI~HEIMER e T. W. AD0Rr1portarne alcuni passi: Wie die Mythen schon
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CAPITOLO PRIMO
20
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L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
21
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der christlichen Kirchen und Gruppenra~ces1Se h1nvece E. TROELTSCH, Die Soziallehre
cfr. anche IDEM Ges Schr voi IV , e2s0. e r., vol. I, Tubinga, 1919, pp. 512-605.
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CAPITOLO PRIMO
22
L'AMBIENlE ILLUMINISTICO
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23
del tardo diritto naturale tale processo trovi modi di iniziarsi effettivamente, ed infine, per esteso, come il giovane Hegel, rivivendo
il problema tra Illuminismo e romanticismo, lo affronti portando
innanzi una prospettiva risolutiva.
2. - La recezione del diritto naturale in Germania ebbe fin
dall'inizio un carattere del tutto particolare ( 13 ). Nata altrove e
costruita sistematicamente nell'Europa occidentale per rispondere
alle esigenze delle grandi monarchie assolutistiche, era ovvio che,
trasferendosi in Germania, la concezione del diritto naturale subisse profonde modificazioni, dovendo qui rispondere ad esigenze
sociali sostanzialmente diverse. La radice individualistica, volontarista e razionalistica da cui muovevano le costruzioni occidentali,
sviluppate secondo una piena consequenzialit logica fino alle estreme conseguenze, rimane estranea ai teorici tedeschi e paralleladeontologico del giusnaturalismo si elide qui,
mano a mano, nel moralismo e nell'eudemonismo, piuttosto che
trasformarsi in programma d'azione rinnovatrice. un fatto che
la metafisica sociale del luteranesimo media la recezione germanica
ciel diritto naturale, smussandone ogni istanza radicale e lo costringe entro le maglie della societ gerarchico-assolutista che essa
consacrava, La soluzione dell'antinomia di individualit e razionalit che il giusnaturalismo recava in s veniva in tale situazione
ricercata non in una nuova prospettiva, sia pure pratica e rivoluzionaria, ma nell'adeguazione della nuova teoria alle vecchie strutture, in una prospettiva perci essenzialmente conservatrice. All'atomismo metafisico, psicologico e giuridico dei sistemi occidentali del diritto naturale seguiva in Germania una mediazione del
'.ftutto formale al servizio della dottrina del dispotismo illuminato ( 14 ).
25
L'AMBIENTE JLLUMINISTICO
CAPITOLO PRIMO
24
15
gra~di
monarchie occidentali, simile a quelle ed aggravata da un soporifero riformismo che le essenziale (19).
. In .questo quadro lo specifico contributo tedesco alla concez10ne grnsnaturalistica la dottrina per cui il diritto d'agire secondo la ragion di stato considerato connaturale allo stato
nozione questa che era estranea ad ogni precedente teoria del
diritto naturale (2). Nell' ambito della concezione paternalistica
tuttavia il sacrificio del diritto alla ragion dr' stat o appariva
grn
stificabile, particolarmente quando la ragion di stato fosse atomisticamente intesa non tanto in termini di potenza ma eudemonistici C2 1 ): in tal caso essa era riferita al fine stesso del contratto
sociale, cio l'assicurazione del maggior grado di felicit alla totalit del corpo sociale. Ci troviamo difronte ad un'immagine dello
stato ambigua e cervellotica in cui l'individuo subordinato alla
totalit senza riserve ed il drammatico contrasto della felicit individuale e dell'utilit dello stato si placa in una specie di astratto
calcolo, in una fantastica armonia prestabilita (22); ma evidente
che la contraddizione iniziale del giusnaturalismo non veniva risolta da tali superficiali ed opportunistiche mediazioni.
,
( 19 ) ~fr. ~lLTH~Y, W., Ges. Schr., vol. I.II, cit., p. 145, pp. 158-170. In genere sul1 assolutismo 1llum1nato cfr. I(, KASEI~, L'et dell'assolutisn1 o trad it pren
1925
PP:
e
HARPOLE, W. E., History of the ri;e
spirit of
in Europe, Watts ' 1910 ' JonNSON , A H ., Th e age oI t h e enltgh
tened
Desrationalts1n
t L
po' ondra, 1925; H. l(RABBE, L'ide 1noderne de l'Etat Parigi 1927 e
MoRANDI, La politica dell'et dell'assolutisino Pavia 1930
'
'
'
. ()CT
~
r. P .. HONl.GSHEIM, op. cit.,
p ..
'
233 e' 236. FR.
.
MEINECKE
di stato, .trad. 1t., Firenze, 1942, vol. I, p. 185) affer1na: Nella letteratura tedesca
n~n trov~amo un nuovo ed in1po.rta~te patrimonio di idee da contrapporre a quello
gra os~e1vato nel.la lette~atura italiana. Si sentiva a priori nella ragion di stato
una p1ant.a straniera, latina, una teoria al cui peso era impossibile sottrarsi si
cercava dr ad~ttarla alle..cs.igcnze tedesche nla la si avvicinava ad un tempo con 'ctif~
f~denza e pa1na . Ma g1a 1n Pufendorf Meinecke trova la ragion di stato presente
s1a pure soffocata dall'astrattismo giusnaturalistico (voi . II , pp . 3157)
e1n
p eer1co
d
a ff atto operante (vol. II, pp. 155-195).
( 21 } E' ci che lamenta FR. MEINECKE nei l. c.
.<~ 2 ) Cfr. a~ ~s. CH. GARVE, Abhandlung iiber die Verbindung der Mora! init der
Polttik oder ~inige Betrac.htungen' ~iber die Frage, in wiefern es inOglich sei, die
Mora~ d:s Pnvatl~bens bei der Regierung der Staaten zu beobachten, Breslau 1788
trad.
1t. t1n appendice
a l(ANT, Scritti politici ' Torino ' 1956 pp 575-668 I n questo ' testo'
'b'I
ed appun
o poss1 1 e vedere come
la concezione dellla rag1' on d'1 s t a t o venga costn1en
.
os1 sulla base clell'eudemon1smo ato1nistico e di una casistica storica di' ti'po
mat
S G
d' I
.
pram, reo. u. arve ve 1 a nota bibliografi.ca, a pp. 571-574 dell'cd. it. cit. del suo
scritto, ed inoltre, LEROUX, G. d. Flu1nboldt, Parigi, 1932, pp. 367-370.
1
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
CAPITOJ.O PRIMO
26
p. 215.
(24) WOLFF CHR., Jus naturae n1ethodo scientifico pertractatum, Francoforte e
Lipsia, 1740, VIII, parg. 4 sgg.
(25) P. 1-IONIGSHilIM, op. cit., pp. 228-229 e G. GURVITCH, op. cit., pp. 171 sgg. e 215
sgg. hanno molto insistito su questo contributo originale della dottrina germanica,
ma talvolta estendendo troppo il significato dei testi alla luce della teoria del diritto sociale.
(26) O. GlERKE, Johannes Althusius, 4 ed., Breslau, 1929, pp. 21 sgg. e pp. 99 sgg.:
ma a nostro parere la teoria altusiana della ((consociatio)) non significa ancora pienamente teoria della molteplicit dei contratti in tern1ini giusnaturalistici, poich in
Althusius il c~rporativismo ha ancora un valore predominante.
(27) Su Samuel Pufendorf su veda P. MEYER, Samuel Pufendorf, Corhnna, 1895;
H. WELZEL, Die Naturrechtslehre S. Pufendorfs, Heidelberg, 1930; IDEM, Die kulturR
philosophischen Grundlagen der Naturrechtslehre S. Pufendorfs, in <(Deutsche Vierteljahrschrift fiir Literaturwissenschaft und Geistesgeschichtc)), IX, 1931; E. WoLF,
Grosse Rechtsdenker der deutschen Geistesgeschichte, Tubinga, 1939, pp. 245-303; N.
Bomno, Leibniz e Pufendorf, in <{Rivista di Filosofia, 1947, pp. 118-129. Sulla teoria
della molteplicit dei contratti cfr. De jure naturae et gentium libri octo, L. III e
L. VII, c. 2. Cfr. anche CHR. WoLF, Jnstitutiones juris naturae et gentium, Halac.
1754, 979 sgg.
27
( 2 9)
-------~~"'=,_-,._,.,....,___...,,...._....,._ _illill_illill,lil!l'--""'--c!!lil-!!!!
___ !!!!!_!Il!.-!!!!!~--!!!!=!!!!
.__ Il_!lll!l!!!!!lllll!lilllll
28
CAPITOLO PRIMO
civile (33 ), che lo stato pu al massimo perfezionare come depositario dell'imperium ( 34 ); ma la fonte di tutti i diritti risiede in
ogni caso nel popolo, la sovranit non che il medium ex pacto
tum unionis tum subjectionis ( 35 ); e lo stato viene man mano ridotto ad un ente artificiale, ad una macchina posta a garantire
dall'esterno, mediante l'imperium, il regolare sviluppo dell'ordinamento giuridico sociale ( 36).
Era davvero superata in tal modo l'iniziale antinomia giusnaturalistica di individualit ed assolutezza? O invece da tale tentativo di mediazione pluralistica non usciva esasperata la prospettiva individualistica della dottrina del diritto naturale? Vera ci sembra questa seconda ipotesi : non bastava infatti spostare I' attenzione dal contratto di soggezione, dall'idea di benessere e dalla
struttura dello stato al contratto di unione, all'idea della volont
generale ed alla struttura della societ, per risolvere !'antinomia:
in tal caso all'assolutizzazione del termine razionale che le teorie
del dispotismo attuavano, si contrapponeva l'assolutizzazione liberale del termine individuale, ma l'antinomia non era risolta, piuttosto recisa, ed il rapporto in cui consiste l'idea di diritto veniva
a mancare, salvo poi riapparire surrettiziamente in ognuno dei con
tratti intermedi e prolungare la contraddizione a tutti i livelli dell'ordinamento. Invece di radicalizzare i termini era sull'idea stessa
di contratto che si doveva operare, rompendo definitivamente con
l'atomismo individualistico, e con l'eudemonismo che lo seguiva,
rielaborando il concetto di volont generale, individualizzando insomma e storicizzando la definizione e la considerazione del valore giuridico (37 ). Il giusnaturalismo tedesco dunque nelle due
specifiche teorie che enuclea, quella del dispotismo illuminato e
quella della pluralit dei contratti, non trova alcuna adeguata soluzione al suo problema, ma anzi lo aggrava sospingendolo in direzioni divergenti e contraddittorie.
(33) AcnENWALL, Jus naturae pars posterior, parg. 98; GURVITCH, op. cit., p. 234.
(34) GURVITCH, op. cit., p. 235.
(35) AcHENWALL, l. c.
(36) A. BERNEY, op. cit., pp. 49-51; GIERKE afferma che Sch15zer considera lo
stato come kilnstliche ilberaus zusammengesetzte Maschine >> (l. c.).
(37) Su questa esigenza insiste particolarmente, per quanto riferendosi talvol~
ta ad un equivoco ideale faustiano, G. A. WALZ, l. c.
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
3. - Lo Sturm und Drang si inquadra nella cultura dell'Illuminismo, non tanto come movimento d'opposizione, quanto invece
come coerente prosecutore di alcune sue fondamentali istanze: il
problema suscitato dalla scissione tra scienza e storia ed il proposito quello di riconquistare la totalit, approfondendo l'esperienza della vita e dell'individualit. In ci appunto gli Stiirmer
sono illuministi, poich si sono proposti il problema dell'Illuminismo e poich la via percorsa nell'affrontarlo, radicalizzando in
astratto un polo del rapporto ed esasperandone la considerazione
con procedimento razionalistico, illuminista. La differenza consiste nel fatto che lo Sturm and Drang un movimento pessimistico, il quale oppone alle imperanti dottrine dell'assolutismo razionalistico, fondate su una visione del mondo ottimistica e talvolta idilliaca, un'intuizione tragica dell'universo, un'analisi disincantata e drammatica delle contraddizioni della vita. Ma, all'origine, la tensione razionalistica la medesima e si potrebbe dire
che l'abito tragico nasca dalla coerenza delle deduzioni della ragione che si trova poi coinvolta nelle contraddizioni vitali che
essa stessa, in tale moto, genera. Perci lo Sturm non solo un
episodio della cultura tedesca ma un indice generale dell'evoluzione della cultura europea oltre i limiti del razionalismo illumi
nistico, sia pure nella tematica ed attraverso i metodi da quello
proposti (38 ).
Non vogliamo con questo trascurare o sminuire le peculiarit
dello Sturm tedesco. Infatti il movimento europeo (3") si esprimeva
88
) La bibliografia dello Sturm und Drangl> pu esser consultata in un qualsiasi manuale universitario di storia della filosofia. Abbiamo tenuto presente le
opere fondamentali di E. CASSIRER (Idee und Gestalt, Berlino, 1921) e di H. A.
KoRFF (Geist der Goethezeit, vol. I: Sturin und Drang, Berlino, 1924) e inoltre E.
GELPCKil, Fichte und die Gedanlcenwelt des Sturin und Drang, Lipsia, 1928, soprattutto il cap. I.: Begriff, Ursprung und Wesen des Sturin und Drang, pp. 9-32. Ma
il canovaccio della nostra interpretazione ricavato da R. PASCAL, La poetica dello
Sturnt und Drang, trad. it., Milano, 1957. Per le interpretazioni di tipo religioso,
qui non prese in considerazione, cfr. R. UNGER, Ha111ann und die deutsche Aufldiirung, 2 voll., Jena, 1911.
39
(
) Si sono moltiplicati nei tempi recenti gli studi che insistono sull'apparire
della visione tragica della vita nella cultura seicentesca e settecentesca: si veda
la bibliografia di P. HAZARD, op. cit., voi. III, cap. I e passini, e inoltre B. GROETHUYSEN, Philosophie de la rvolution franaise, Parigi, 4.a ed., 1956, soprattutto
pp. 83-95; L. GotDMANN, Le Dieu cach- Etude sur la vision tragique dans les' Penses de Pascal et dans le thatre dc Racine, Parigi, 1955.
(
30
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
CAPITOLO PRIMO
31
neare che agli Stiirmer interessa il contrasto per se stesso, piuttosto della decisione politica qualificata e dell'opzione ideologica
che la spinta rivoluzionaria si esaurisce in una protesta merament~
formale e si giustifica nell'appello alla supposta natura demoniaca
del genio, ma pur sempre tale estrema coerenza ha un significato
di rottura e chiarificazione (43 ). Se analizziamo le opere goethiane
di questo periodo dal Gotz all'Egmont, dal Prometeo a Clavigo,
Stella e al Werther possiamo appunto osservare come il tema
fondamentale, quello dell'opposizione tra individuo e societ, abbia divergenti soluzioni: nel Gotz, il Volksrecht si oppone al diritto
statuale e giustifica la rivoluzione, nell'Egmont invece l'eroe si
oppone allo stato in nome di un diritto popolare inteso in senso
conservatore (14 ). Del contrasto tra individuo e societ al poeta
interessa cogliere le risonanze soggettive, l'attenzione posta unicamente sull'eroe, tutto il resto pretesto, rivoluzione e conservazione si equivalgono. E non neppur detto che l'eroe debba essere
rivolto all'esterno, in tensione con le strutture oggettive della societ: il giovane Werther ricrea tale tensione in se stesso, passivamente, nel proprio animo (45 ). Gli Stiirmer insomma si muovono
tra l'esigenza dell'azione nel mondo e le contraddizioni di una
societ disgregata che la impediscono : allora proiettano il contrasto nel dramma individuale e concludono la tensione morale
della ricerca in una concezione univoca e solitaria dell'individualit.
Anche il fallimento di una prospettiva assume tuttavia valore
nel complesso discorso di una cultura unitaria poich esclude alcune possibilit ed allude ad altre: si ricercano nuove vie oltre
l'insolubile dilemma di individualit ed assolutezza. interessante
notare che gi nell'ambiente dello Sturm und Drang si riproponga
ad esempio il problema della nazionalit tedesca. Herder insiste
nella prima raccolta dei Frammenti sulla letteratura tedesca del
1767 sul carattere unitario e sulla perfezione della lingua tede-
( 43 )
11
Cfr.
KHENNBAUER,
stesso
GOETHE
32
CAPITOLO PRIMO
(46) Frag 1nente zur deutschen Literatur, in JOJ-IANN GoTTFRTED VON HERDER's,
Siinunliche Werke, Zur schtinen Literatur und Kunst, t. 1-2, a cura di HEYNE, Stoccarda e Tubinga, 1827, pp. 61 sgg., pp. 127 sgg.
("7) Cfr. P. HAGENBRlNG, Goethes GOtz van Berlichingen, Halle, 1911, in particolare cap. I, lletd'er und die ro1nantischen und nationalen Str01nungen in der
deutschen Literatur des 18. Jahrhunderts.
("8) Cfr. V. BASCH, O]J. cit., pp. 16 sg.; E. GELPCKil, op. cit., p. 29; R .. J. SCHMJDT,
Cultura! nationalisn1 in Herder, in Journal of History of Ideas)>, XVII, 1956, pp.
407417.
(49) Sulla diffusione di Hume e Shaftesbury, cfr. FR. MEINECKE, Le origini dello
storicis1no, trad. it., Firenze, 1954; sulla diffusione di Shakespeare, R. PASCAL,
Shakespeare in Gennany, 1740-1815, Can1bridge, 1937; F. GUNDOLF, Shakespeare und
der deutsche Geist, Berlino, 1914, nonch, il Saggio in prosa. Per il giorno onomastico di Shakespeare)) di GOETHE (in Opere, vol. I, trad. it., Firenze, 1946, pp.
543-548). Per l'umanesimo del concetto goethiano di individualit, cfr. G. SrMMEL,
Goethes Jndividualisinus, in ((Logos)>, III, 1912, pp. 251-274, ma soprattutto R. PASCAL La poetica dello Sturm und Drang, cit., pp. 338 sgg. Per la diffusione del pensier~ rousseauiano cfr. FESTER, R., Rousseau und die Deutsche Geistesphilosophe,
Stoccarda, 1890. Cfr. infra.
L'AMBIDNTE ILLUMINISTICO
33
50
(
) R. KRONER, Van J(ant bis Hegel, Tubinga, 1925, vol. I, pp. 1-2; cfr. anche
W. DJLTHEY, Leben Schleiermachers, cit., pp. XXVII - XXVIII.
51
34
CAPITOLO PRIMO
L'AMB.IBNTE ILLUMINISTICO
35
4. - Winckelmann, Lessing e Herder sono generalmente considerati i fondatori del movimento neoumanistico nella Germania
del secolo diciottesimo. Attraverso la loro opera il rinverdito ideale
della Grecit assume un valore centrale nella vita culturale del!'epoca (53 ).
Come lo Sturm und Drang cosi il movimento classicista fa da
tran1ite tra l'Illuminismo e il romanticismo, poich affonda le sue
radici nel settecento mentre i suoi concetti sono elaborati e rifusi
nella dottrina romantica. Illuministico l'ideale di umanit dalla
cui meditazione muovono Herder e Lessing, illuministico il carattere normativo cui la nozione di classicit viene assunta da
Winckelmann (54 ); tuttavia l'ideale di umanit non pili un'astrazione ma una visione unitaria dell'universo, intrecciata al senti~
mento dell'individualit, n la funzione normativa si applica secondo schemi astratti ed esteriori ma attraverso l'intuizione, nella
vita vissuta (55 ). L'ideale di umanit, che assume un nuovo e specifico significato dall'essere strettamente connesso all'ideale della civilt greca, vale dunque a risolvere l'antinomia illuministica di
individualit e razionalit: infatti esso per definizione considerato mediazione storica di universalit razionale e di individualit,
momento teoretico ed insieme criterio pratico valutativo. L'esem-
(53) In generale sul movimento neoclassico si veda: H. A. KoRFF, op. cit., vol.
II, Das Klassik; E. ARON, Die deutsche Enveckung des Griechentu111s durch Winckelniann und Herder, Heidelberg, 1929; G. FRICKE, Das I:Iunianitiitsideal der klassischen
deutschen Dichtung und die deutsche Gegenvvart, in Zeitschrift ftir Deutschkunde, XLVIII (1934), pp. 673-690; C. EPHRAIM, Wandel des Griechenbildes n
XVIII Jahrhundert (Winckelmann, Lessing, Herder), Berna e Lipsia, 1936; STEFANSKY, G., Das hellenisch-deutsche Weltbild. Einleitung in Lebensgeschichte Schellings, Bonn, 1925; MEINECKE, FR., Le origini dello storicis1no, cit., passn; LEROUX,
op. cit., pp. 367-420.
(54) Sull'ambiguit e la duplicit delle concezioni teoriche dei neoclassici si
vedano le annotazioni di FI~. MEINECKE, op. cit., pp. 236 sgg., 241 sgg., e C. ANIONI~
La lotta contro la ragione, Firenze, 1942, pp, 45 sgg.
(55) Si cfr. R. LEHMANN, Herders Humanitlitsbegriff, in {<Kantstudien)), XXIV, 1919,
pp. 242-60, in particolare pp. 250-252.
., vo
). ~I termi~e <{~lassicis1?-o)},. oltre al riferimento ad un'epoca storica che gli
e _1m~hcito, ha in se un cr1ter10 deontologico che ne inficia talvolta il valore
sc1cntifico ma che ne assicura anche Ia portata ideologica: si confr. l'accurata
57
36
CAPITOLO PRIMO
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
61
analisi che ne fa W. WEISBACH, Die klassische Ideologie, in ((Deutsche Vierteljahrschrift fi.ir Literaturwissenschaft und Geistesgeschichte, XI, 1933, pp. 565 sgg., e
inoltre W. TATARKIE\'JJCZ, Les quatre significations du 1not ((classique1>, in {<Revue
internationalc du Philosophie)>, 43, 1958, pp. 5-23 (fascicolo interamente dedicato
alla Notion du Classicis1ne).
(5B) W. DJLTHEY, op. cit., p. 260.
(!>9) Cfr. c. ANIONI, op. cit., p. 114; FR. MEINECKE, op. cit., pp. 238 sgg.
(GO) Si confronti a questo proposito l'opera <( classica di R. HAYM, W. v.
flumboldt. Lebensbld und CharaJcteristik, Berlino, 1856, e soprattutto gli scritti
di E. SPRANGER, U.'. v. Hu1nboldt und Kant, in K.antstudien)1, XIII (1908), pp. 57-129;
lV. v. Hu1nboldt und die Hu111anitiitsidee, Berlino, 1909 (in cui rifuso l'art. precedentemente citato); W. v. Hu111boldt und die Refonn des Bindungswesens (Die
Grosse Erzieher, hrg. v. R. LEHMANN, voi. IV), Berlino, 1911. Cfr. inoltre R. ARIS,
History of politica! Thought in Gern1any fro111 1789 to 1815, Londra, 1936, pp. 136-165.
37
62
) << Der wahre Zweck des Menschen, nicht der, wclchen die wcchselnde
Neigung, sondern wclchen clic ewig unverlinderlichc Vernunft ihm vorschreibt _
ist die hOchstc und proportionierlichste Bildung seincr Krlifte zu einem Ganzen.
Zu dieser Bildung ist Freiheit die erste und unerHi.ssliche Bedingung , W. v.
HUMBOLDT, ldeen zu_ einem Versuch die Grenzen der Wirksamkeit des Staats zu
besth111nen, edizione della Deutsche Bibliothck in Berlin, s. d., p. 25. Abbiamo
riportato questo brano perch ci sembra molto indicativo dell'istanza fondament~le di Humboldt.: un'interpretazione sostanzialmente adeguata ci sembra quella
di R. LEROUX, Guillau111e de Ilun1boldt, Parigi, 1932. Malgrado sia incompiuto si
v~da anche il bel saggio di G. SOLARI, Guglieln10 Hu111boldt e il suo pensiero polit1co, ora in <(Studi storici di filosofia del diritto>), Torino, 1949, pp. 315-342.
( 63 ) R. LEROUX, op. cit., p. 353.
(
38
CAPITOLO PRIMO
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
talit non sono quindi che due aspetti parimenti essenziali dell'idea
di cultura, la cultura realizza infatti l' armonioso sviluppo della
individualit nella libert, e tale sviluppo del tutto immanente
all'individualit.
Nelle Idee sulla costituzione dello stato, in occasione della nuova costituzione francese (61 ), che l'opera se non pili impegnativa
e fortunata, certo la meno carica di pretesti polemici di questo
periodo ("5), tali principi chiaramente risaltano. Ai costituenti
francesi Humboldt rivolge il rimprovero di aver voluto innalzare
il nuovo stato " meramente secondo gli assiomi della Ragione " (66 ).
" Ma non si possono dar delle lezioni di anatomia su un corpo vivente,,_ egli obbietta: " ci che deve svilupparsi nell'uomo, deve
scaturire dal suo interno, non essergli imposto dall'esterno; e che
cos' uno stato se non una somma di forze umane, attive e passive? (67). L'individualismo humboldtiano non nega perci lo stato
ma lo ricostruisce nelle sue componenti individuali e riferisce il suo
grado di perfezione al grado di perfezionamento attinto dai soggetti. Anche quando, nelle Idee su un tentativo di fissare i limiti
dell'azione dello Stato, Humboldt sembra toccare l'estremo limite
nella polemica individualistica contro lo stato dispotico, e la funzione dello stato pare ridotta " alla cura per il bene negativo dei
sudditi, per la loro sicurezza" (68 ), pure permane il pensiero fondamentale che la vita sociale condizione della vita individuale,
che la cultura fenomeno collettivo, anche se non pu non esser
vivificata dall'energia creativa delle singole personalit.
chiaro che la mediazione dell'antinomia illuministica attuata dagli autori del neoumanesimo resa possibile dall'accen-
Constitution
39
) Cfr. FR. MEINECKE, Cos1nopolitis1no e stato nazionale, cit., voi. I, pp. 41-43;
G. A. WALz, op. cit., passim.
(
70
(
) Il carattere aristocratico della concezione umanistica stato chiarito a
sufficienza da II. FREYER, Die Beivertung der TVirtschaft im philosophischen Denken
des 19. Jahrhunderts, 2. ed. riveduta, Lipsia, 1939, pp. 23-35.
71
( ) Prendian10 l'espressione da E. CASSIRER, Vo1n Wesen und Werden des Naturrechts, cit., p. 8. Sulla graduale trasformazione del concetto di ragione che
risulta sempre pili attivizzata cfr. inoltre P. EIAZARD, op. cit., voi. I, pp. 34-57.
40
CAPITOLO PRIMO
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
non dover essere ulteriormente illustrato ( 72 ): a noi interessa soltanto vedere come la maturazione della coscienza storica e la
conseguente enucleazione di nuovi temi metafisici abbiano contribuito a mutare i termini entro cui dibattere il problema suscitato dall'antinomia del pensiero illuministico.
lizzante, pi che essere inteso come acosmico sistema dell'identit, era perci reinterpretato alla luce della concezione del divenire:
i gradi dello sviluppo dell'essere divengono le tappe del suo processo genetico.
Da Leibniz a Herder dunque, nell'Illuminismo tedesco, il problema della teodicea si trasforma profondamente e la soluzione
dapprima posta in una prospettiva teologica e chiusa in s, infine aperta alla storicit. Il tal senso spinozismo e coscienza storica si intrecciavano, proponendo nuove soluzione del problema
illuministico (' ).
In questo quadro la primitiva naturalistica formulazione della
dottrina razionalistica risultava se11z'altro rovesciata. La ragione
non tanto un'astratta potenza il cui contenuto normativo precede
e regge tutto il successivo sviluppo, quasi raffigurato, a sua volta,
come un rigido sillogismo in cui l'universalit della premessa e
l'analiticit della deduzione non ammettono alcuna conclusione
originale, - ma invece assunta ad ideale termine dello sviluppo,
e la sua attuazione deve essere mediata dall'individualit.
L'ideale storico-pedagogico, quale descritto dal Lessing nel-
72
Jahrhundert .. ., cit., e di E.
CASSIRER,
DILTHEY,
Die Achzehnte
73
(
) Sullo spinozismo in Germania non esiste, a nostra conoscenza, alcun lavoro recente: si vedano tuttavia le opere di M. I(RAKAUER, Zur Geschichte des
41
42
CAPITOLO PRIMO
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
43
80
81
Patrlotische Phantaslen in
buona anche l'antologia di
1921.
44
,l
CAPITOLO PRUvIO
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
in questo nesso realistico posto tra teoria e storia, e non v' alcuna
sorgente metafisica che condizioni e sostenga lo sviluppo antinomico dei termini, - e solo una tale impostazione meriterebbe l'attributo di romantica ( 83 ). Mi:iser insomma storicizza il nesso tra
individualit e razionalit che Lessing aveva gi rintracciato nell'immanenza, e, in questo suo originale contributo all'evoluzione
della problematica illuministica, le istanze pi diverse del pensiero
storico e politico del settecento si intrecciano profondamente.
Nelle Fantasie Patriottiche Mi:iser enuclea la nozione di popolo,
definito come il complesso originale cli tutte le manifestazioni inerenti alla sua vita; lingua, costituzione, religione, costume, diritto
non sono che espressioni diverse di uno stesso nucleo vitale : il
montesquieuiano spirito delle leggi trova in Mi:iser una definizione
organica. Tuttavia tale atteggiamento profondamente conservatore
in senso politico ed insieme innovatore sul piano teoretico non ha
nulla in comune con quel morboso romanticismo che amer giustificare perfino gli abusi in nome della loro antichit "( 84 ). Miiser
si muove nell'ambito della societ germanica del tempo e polemizza contro lo stato assolutistico in nome dell'ordinamento gerarchico e patrimoniale dei Liinder imperiali; " questa forma mista di dottrina progressiva e reazionaria ... la spia del dilemma
politico che tormentava la Germania di quel tempo " e non vale
inveire contro di essa poich, se la consideriamo in quell'ambiente, " essa sembrava l'unica che avesse preso atto della disgregazione politica del Sacro Romano Impero e che proponesse coerentemente una riforma sociale conveniente all'angustia territoriale dei piccoli stati tedeschi "( 85 ). Ad ogni modo, fosse autentica
o meno l'ansia di libert del Mi:iser, certo che il suo metodo
contribui ad approfondire ulteriormente la prospettiva risolutiva
dell'antinomia tra individualit e razionalit ( 86).
83
( ) Non a caso W. DILTHEY, l. c., va alla ricerca di ipotetiche {{forze oscure
che Mi::iser considererebbe alla base del processo; molto pili guardingo H. BARON,
art. cit., pp. 35 sgg. non esclude forti residui illuministici.
(84) J. DROZ, op. cit., pp. 343-344.
85
1,
Con Herder giunge a conclusione nell'ambito dell'Illuminismo il processo di storicizzazione fin qui descritto ( 8 '). Egli muove
dal kantismo che, pur da un punto di vista particolare, radicalizza
il dualismo illuministico, e soffre con grande intensit quel problema sul piano teoretico come su quello pratico : perci " la sua
storia non nascer da un vivo e concreto problema politico e pratico ma da un ondeggiamento tra politica e visione storica, nascer da un bisogno pratico insoddisfatto, non da una esigenza di
luce che si inserisca su un'azione immediata. Nascer filosofia della
storia, non vera e propria storia "( 88), Contro lo stato dispotico
che retaggio del dominio del conquistatore sul vinto, contro lo
stato macchinoso e poliziesco dunque rivolta la polemica herderiana; e di converso egli cerca di definire lo stato popolare, organico, che nasce dai pi immediati bisogni degli uomini e si affina
nelle istituzioni popolari ( 89 ). La duplicit della concezione herderiana conseguenza della sua disincantata analisi della situazione
della Germania: la Germania non ha pubblico, non ha un'opinione
pubblica letteraria, lamenta l'uomo di cultura, ma subito dopo approfondendo l'analisi scopre che non ha cultura perch non popolo, non patria. Oggetto di ironica commiserazione da parte
degli stranieri, disgregato, rotto in classi, ceti, stati, con interessi
X, Zurigo, 1950, pp. 702-703, e inoltre G. HEMPEL, J. MOser Wirkung auf seine
Zeitgenossen, Mitt. des Vereins fiir Geschichte, Osnabri.ick, vol. 54, 1933, e R.
PASCAL, /. c.
7
(8 )
lj'
;<
46
CAPITOLO PRIMO
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
ticismo. Ci vale anche per lo svolgimento delle dottrine del diritto naturale (95 ) che, alla fine del secolo diciottesimo, pur presentando forme invecchiate ed un insopportabile tono scolastico che
in parte giustificano la reazione polemica dei romantici, d'altro
lato erano venute maturandosi in prospettive metodiche~ e sostanziali del tutto nuove sulle quali si fonderanno le successive intuizioni della scuola storica (9B).
47
48
CAPITOLO PRIMO
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
49
104
(
so
CAPITOLO PRIMO
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
51
moderna: Io stato federiciano del cui spirito I' Allgemeine Landrecht espressione, era riuscito a mobilitare le forze nazionali e
ad inserirle attivamente, sebbene in maniera burocratica nella vi
'
ta dello stato ed era pensiero comune, confermato dalla tradizione protestante, che la pili valida salvaguardia del diritto e dello
stato risiedesse nella coscienza dei cittadini. Il riformatore Klein
ritiene che solo la Volkstumlichkeit sia il criterio atto alla determinazione della forma e del contenuto delle leggi (108) e Suarez
sente con tale intensit quest'esigenza da pubblicare una Istruzione alle leggi per il popolo dalle cui pagine risalta pienamente
il concetto della funzione popolare del diritto (10"). Tuttavia proprio questo testo chiarisce anche in che consista, nel metodo e
nella sostanza, l'insufficienza dell'opera di codificazione. Il limite
risiede ancora una volta nella non adeguata sutura di generalit
ed individualit, nello squilibrio formale tra deduzioni aprioristiche e considerazione delle istanze popolari, di modo che un atteggian1ento aristocratico e pedagogico diviene paradossalmente
il veicolo del rapporto educativo; e poi la mediazione tra cittadini
e stato ancora una volta fondata sul principio del benessere e
della sicurezza, che, come abbiamo altrove osservato, rivela una
sfiduciata concezione atomistica ed individualistica del corpo sociale ed offre il pretesto per il trasferimento dei diritti sovrani alla
persona del principe assoluto. Con la giustificazione dell'assolutismo risultava infine pregiudicata quella compenetrazione di diritto
e storia che pure era sembrata verificarsi ( 110 ). Si era fatto un notevole passo sostituendo al diritto astratto quello relativo, alla sistematica razionalistica quella dell'ordinamento positivo, al diritto
zione di Dilthey, aderisce alle tesi generali (Die preussische Kodifikation, cit., pp. 416417). Si veda inoltre, sulle vicende della composizione del codice, H. TI-IIEME, art. cit.,
pp. 361-403 e 417 sgg., e H. BRANDT, Das preussische Volksgesetzbuch, in Zeitschrift
f. d. ges. Staatswissenschaft)), 100, 1940, pp. 337-352.
108
) Cfr. H. TI-IIEME, Die Zeit des spiiten Naturrechts, cit., p. 259. Su Klein si
veda anche LEROUX, G. d. Hu111boldt, cit., pp. 121-129.
(
109
(
) C. G. SUAREZ, Unterricht filr das Volle ilber die Gesetze (1793), a cura di E.
WOLF, Francoforte s. M., 1948. Cfr. inoltre H. THIEME, Die preussische Kodifikation,
cit., pp. 403-416.
( 11 0) Cfr. C. G. SUAREZ,
r-.. -
52
CAPITOLO PRIMO
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
sitivo ( 113 ).
.
La spinta decisiva doveva tuttavia venire da un motivo filoso-
53
(Il") Cfr. HuGo, op. cit., pp. 23-26; G. SOLARI, Storicis1110 e diritto privato, cit., p.24,
n1et1e in guardia, giustainente a nostro avviso, dal pericolo di considerare in maniera meccanica il rapporto intercorrente tra Montesquieu e la scuola storica: Montesquieu rivissuto attraverso la mediazione di Rousseau, attraverso l'attiviz?:azione del concetto di spirito del popolo. Cfr. anche TTUEME, Die preussische Kodifikation, cit., p. 359.
1 5
1 )
Le opere fondamentali che presiedettero alla rinascita dcl diritto germanico furono di J, S. PVTTER, Elementa juris Gennanici privati hodierni, Gottinga,
1754, la cui ottava edizione del 1770 porta il titolo Istitutiones juris publici ger111anici: l'ultima ed. apparve nel 1802 (su Piitter si veda, LANDSIJRRG, op. cit., III, 1, Text,
pp. 331-353); di J. FH. RuNDE, Grundsiitze des ge1neinen deutschen Privatrechts, Gottinga, 1791; e la Geschichte des deutschen Handelns, di F. C. J. FISCHER, I-Iannover,
(
1785-1792.
54
CAPITOLO PRIMO
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
(110) Su Hugo, oltre al cit. H. WrmER, si veda G. SOLARI, op. cit., pp, 12-28, nonch
F. ErCHENGRUN, Die Rechtsphilosophie Gustav Hugos, ein geistesgeschichtlicher Beitrag
zu111 Proble1n von Naturrecht und Rechtspositivismus, L'Aia, 1935. In tutte queste
opere si mette in luce il carattere duplice della filosofia del diritto positivo)) di
Hugo, da una parte solidamente radicato nell'ambiente giuridico, e soprattutto storiografico, dell'Illuminismo, dall'altro aperto ad esigenze di positivit che si faranno particolarmente acute in periodo romantico: a con1prova vedi Huco, op. cit.,
p. 3 e 45.
(117) Si cfr. un altro importante articolo di H. TI-IIBME, Der junge Savigny, in
Deutschc Rechtswissenschaft. Vierteljahrschrift der Akademie filr Deutsches Recht>},
7, 1942, 2, pp. 53-64, ma soprattutto a questo proposito pp. 53-54. Si veda in ogni caso
F. C. VON SAVIGNY, Grandgedanken der Historischen Rechtsschule, (raccolta antologica a cura di E. WOLF), Francoforte, 1948, in particolare pp. 3-7 e 14-21.
(118) Cosi F. W1EACKER, Friedrich Carl van Savigny, in Zeitschrift der Savigny~
Stiftung>}, Roni. Abt., LXXII, 1955, pp. 1-38, ma in particolare pp. 6-8: questo,
a nostra conoscenza, il pili fortunato e utile articolo espressivo dell'odierna rivalu~
tazione di Savigny. Un'attenta analisi del pensiero di Savigny nell'ambito della problematica illuministica anche dato da W. TAGETl-IOFF, [(ant und Savigny, Der Einfluss
des deutschen ldealis111us, insbesondere l(ants auf Friedrich Carl van Savigny, diss.,
Francoforte s. M., 1952.
55
colta di esempi, ma l'unico mezzo per attingere una vera conoscenza della nostra situazione " ( 119 ) - ; solo piu tardi infatti, nel
clima della restaurazione europea, la scuola storica del diritto far
propri, dal circolo romantico di Heidelberg sotto linfluenza di
Schelling, motivi organicistici, naturalisti e irrazionalisti (12).
Ma torniamo alle dottrine del tardo diritto naturale e cerchiamo di vedere come nel superamento del giusnaturalismo attraverso l'approfondimento metodico si rivelino anche nuovi motivi
sostanziali: il nesso tra diritto e spirito popolare non indica infatti solamente una forma di produzione del diritto ma ne determina anche il contenuto. All'immagine del Rechtstaat che era propria delle correnti razionalistiche e dei codificatori prussiani si oppone l'idea del Volkstaat, e sebbene questa nozione sia di rado teorizzata del tutto coerentemente, pure ne vengono notevoli conseguenze. Particolarmente importante, nel quadro della successiva
evoluzione del pensiero filosofico giuridico tedesco il progressivo
abbandono della distinzione di diritto e morale propria dei teorici
del Rechtstaat dal Tomasio al Kant a Hufeland: qui invece diritto
e morale son ricondotti alla sfera dell'eticit popolare ed in essa
si rapportano come momenti diversi di un medesimo processo che
di libert. su questa base che si sostiene il diritto del popolo
alla rivoluzione, cosi come si lotta contro !a servit della gleba ed
il sistema chiuso delle classi (1 21 ): la libert infatti intesa come
svolgentesi in un ritmo storico alterno di limitazioni e spinte, un
(119) FR.
c.
120
H. THIEMil, Der junge Savigny, cit., pp. 60 sgg.; ma si cfr. anche Ja fondamentale opera di A. STOLL, Franz Karl van Savigny. Ein Bild seines Lebens 1nit
einer Samnilung seiner Briefe, voll. 4, Berlino, 1927-1939.
(
121
) La rivendicP.zione del diritto del popolo alla rivoluzione e la polemica contro il sistema della scrvitll vanno di pari passo soprattutto in Prussia dove tale problema era senlito con molta intensit. Si vedano in particolare le opere di CH. J.
KRAUS, il collega_ economista di Kant all'universit di KOnigsberg, su cui si possono
utilmente vedere le pagine dedicategli da FR. MEINECKE, Leben des General-FeldMarschalls Hennann van Boyen, ve.Il. 2, Stoccarda, 1896-99 e FR. Mn.KowsKr, Die
Bedeutung van Chr. [(raus filr die Geschichte der Volkswirtschaftslehre, in <(Schmollers Jahrbuch flir Gesetzgebung)> L (1926), oltre naturalmente a CHR. J. KRAus, Werke,
vcll. 8, KOnigsberg, 1808-1819. Molto vivace la polemica di THEODOR SCHMALZ, altro
collega di Kant alla facolt di KOnigsbcrg, di cui si veda Das Recht der Natur, in 4
libri, (I ed. KOnigsberg, 1791) II ed., da cui cit., !(Onigsberg, 1795, I libro . pp. 1314, 97, Il libro, pp, .14 sgg,, 48, 108, 114-120, IV libro, pp. 39 sgg.; ed inoltre Erkltirung
(
56
CAPITOLO PRIMO
der Rechte des Menschen und des Biirgers. Ein Com1nentar Uber das rein.e Naturund natiirliche Staatsrecht, KOnigsberg, 1798, capp. 20-22. Si veda inoltre I(. MANGELSDORF, Rede ton der natilrlichen und biirgerlichen Freiheit, KOnigsberg, 1793.
(122) J. B. EHRARD, Apologie des Teufels, 1795, in Philosophisches Journat}, I, pp.
105-140 (da noi consultato nella traduzione curata da B. CROCE, Bari, l'J43) e Veber
das Rechl des l-'olks zu einer Revolution, Jena e Lipsia, 1795, soprattutto pp. 142
sgg. Su Ehrard si veda A. RAV, Filosofia del diavolo, in Rivista moderna, I, 1921,
fase. 2 C' le note di CROCE alla trad. cit., pp. 1-6 e 61-85: entra1nbi gli articoli hanno
per un significato parziale e unilaterale. Cfr. anche la breve nota di X. LPO"f, Fichte
cit., I, pp. 484-485. Nello stesso circolo di idee stato anche concepito I'Anti-Elobbes,
oder Uber die Grenzen der hiichsten Gewalt und das Zivangsrecht der Bii.rger gegen
,Jen (Jberherrn, Erfurt, 1798 di P. J. A. FEUERBACH, di cui vedi pp. 49-53 e 26-1-282. Su
quest'opera e i suoi precedenti si possono utilmente consultare i lavori. di O. D01nNG,
Feuerbachs Straftheorie und ihr Verhiltnis zur Kantischen Philosophie, Berlino,
1907, Ergdnzungsheft der Kantgesellschaft, n. 3, pp. 16-24 e G. RADBRUCH, P. J. A.
Feuerbach, Ein Juristcnleben, Vienna, 1934, pp. 24 sgg. e 44 sgg. (di quest'opera vi
anche una seconda ed. curata da E. WOLF, Gottinga, 1957).
L'AMBIENTE ILLUMINISTICO
57
Cfr. W.
DILTHEY,
'
'
58
CAPITOLO PRIMO
CAPITOLO SECONDO
LA FORMAZIONE HEGELIANA
NEL PERIODO DI STUTTGART E TUBINGEN:
IL TEMA " LIBERT E AMORE,,
(1) Cfr. G. AsPELIN, Hegels Tiibinger Fragment. Bine psychologisch-ideengeschichtliche Untersuchung, Lund, 1933, pp. 6-7: Altlutherischc Ortodoxie, modiHzicrt
durch pictistische Gcfiihlsreligion, btirgeliche Kultur im bcwussten Gcgensatz zur
Hofkultur, chauvinis1isches Entzticken tiber alle einheitnischen Verhtiltnisse und
Unwille iiber auslandische lmpulse, so erscheincn die wichtigsten Charakterztige
Wiirttembcrgs um 1780 >1,
2
( )
60
CAPITOLO SECONDO
illuministica e soprattutto agiva fortemente l'influenza del movimento neoclassico. Perci l'educazione umanistica ivi i1npartita
non si riduceva alla semplice preparazione grammaticale e filologica ma tendeva a ricostruire nei discenti i valori della civilt
classica (3 ). Quanto all'educazione teologica ricevuta, essa appare
fin d'ora in Hegel qualcosa di esteriore: la tradizione cristiana,
e pietistica in particolare, certamente viva nell'ambiente, ma la
polemica illuministica e del neoumanesimo cominciava ad agire
su di essa, in modo da diminuire l'interesse per gli aspetti sovrannatt1rali e misterici del cristianesimo, 1nentre i11vece fa atte11ti
ai motivi umani e culturali del fenomeno religioso in generale ('l).
Hegel viene quindi a contatto con l'Illuminismo fin dalla sua
prima esperienza culturale, ed il suo un contatto intensamente
vissuto e d'altronde quasi inevitabile, data la sua ingenuit culturale e la sollecitudine della nuova cultura nel farsi sentire
ovunque, ma pur sempre problematico. Nel Tagebuch e negli
excerpta di questo periodo ( 5 ) i temi pili noti dell'Illuminismo ricorrono con frequenza ed Hegel si compiace di un settecentesco
tono moralistico, al punto di riuscire insopportabile. Forse ci
dipende dall'incompatibilit che innegabilmente esiste tra l'atteggiamento moralistico ed il solido carattere di Hegel, quale gi qui
si rivela: egli recita la lezione appresa con convinzione ma senza
adesione, e si riprende solo quando affronta qualche argomento
che gli consentaneo, come quelli riguardanti la storia o la pedagogia. Hegel insomma parla il linguaggio illuministico ma lo
riempie dei suoi sentimenti e del suo interesse speculativo unicamente quando pu muoversi nell'ambito di quelle correnti che
ponendo l'accento sulla storia o sulla pedagogia ne fanno il mezzo
di un possibile superamento dell'astrattismo illuministico.
C' una pagina estremamente significativa del giornale he-
61
geliano che riguarda la nozione di storia prammatica("). La defin1Z1one che Hegel ne d stata senza dubbio sollecitata dalla lettura della Weltgeschichte di Schrockh che andava facendo in quei
giorni e riteneva la migliore fin' allora letta (7), opera su cui Voltaire e Hume avevano influito direttamente e a cui Montesquieu
e Gibbon non erano estranei. Hegel fa sua l'istanza di considerare
la storia non come pura collezione di fatti ma come un tutto:
gli usi e i costumi nazionali sono elementi costitutivi di un complesso originale e individuo, le individualit si integrano nella
totalit. Da questo punto di vista molti motivi illuministici venivano riconsiderati. Si veda per esempio quanto risulti mutata la
considerazione del mito di Socrate: gli illuministi ne avevano
fatto 11n eroe dei lumi in lotta contro l'oscurantismo mentre
Hegel, riprendendo il mito, va a considerarne un aspett~ minore
ma proprio laddove risalta un fatto di costume. Perch Socrate
ha fatto sacrificare prima della morte un gallo ad Esculapio?
Perch, risponde Hegel, questo voleva la tradizione popolare cui
il saggio si inchina ( 8 ). Questo apologo Hegel aveva letto nel Fedone di Mendelsohn (9 ), ma ci sembra di poter insistere sull'originalit hegeliana poich nel rapporto che nella leggenda si stabilisce tra saggezza e costume, egli pone l'accento su quest'ultimo
piuttosto che sulla prima: Hegel rende omaggio alla saggezza di
Socrate in quanto il filosofo si inchina al costume, non solamente
in quanto Socrate saggio; anzi quell'atto necessariamente ine6
3
( ) Cosi soprattutto R. HAYM, Hegel und seine Zeit, Berlino 1857, pp. 24-26, che
tuttavia insiste troppo sull'eccellenza del sisten1a scolastico del Wi.ittembcrg, n1entre a nostro avviso vanno tenute presenti le riserve dcll'Aspclin.
1
( )
Questa la conclusione dell'accurata analisi di P. AsVELD, La pense religieuse du jeune Flegel, Lovanio 1952, pp. 22-28. Anche G. ASPELIN, op. cit., p. 15, ritiene l'interesse del giovane Hegel per i fatti religiosi puramente intellettuale.
3
) ~ MENDELSOII~, Phiidon, Augusta, 1776, p. 190: Hegel andava leggendo quest opera in quc~to. periodo: ba~ti vedere gli accenni ad un discorso sul carattere di
Socrate J> nel,.d1ano del 1.5 lugho 1785 (Dokurnente, p. 15) su cui MENDELSOHN, op. cit.,
pp. 3-52: Sull 1nfluenza d1 Mendelsohn si veda infra. Sul mito di Socrate nel settecento s1 veda ..N. AccOLTI Gr~ VITALE, La giovinezza di Hainann, Varese 1956, pp,
113-169, e B. BoHM, Sokrates nn achtzehnten Jahrhundert, Lipsia 1929.
9
,I
; l
62
CAPITOLO SECONDO
rente alla sua saggezza, non un pretesto qualsiasi per far risaltare la virtli socratica come avveniva presso molti altri illuministi.
Coscientemente o no, Hegel cominciava ad approfondire la concezione pragmatica che esigeva una considerazione storica dello
spirito umano in una visione attenta ai fenomeni collettivi della storia.
Intanto Hegel impara a prescindere nella complessa tematica
dell'Illuminismo e si accosta soprattutto al movimento neoclassico. Qui infatti un episodio storico, la civilt antica, assunto
a criterio di valutazione di ogni possibile fatto culturale, e quest'episodio non frutto di individualit geniali ma solitarie,
invece prodotto dallo sviluppo delle individualit in una totalit
armonica: la concezione umanistica tipicizza, e in qualche modo
avvicina alla storia, la concezione prammatica. Possediamo alcuni
scritti hegeliani del periodo di Stuttgart che si muovono in questo
spirito. Il primo un abbozzo drammatico, un dialogo tra Antonio,
Lepido e Ottaviano, steso il trenta maggio del 1785 ( 10 ). Dopo la
morte di Cesare i triumviri preparano la riscossa del loro partito :
nel dialogo la saggezza di Ottaviano si scontra con la brutalit e
la sete di vendetta di Antonio, - questo l'argomento. Si
voluta vedere in questo dialogo una certa originalit di accenti e
si insistito sull'influenza shakespeariana sulla descrizione dei caratteri (11 ). Ma non necessario andar cosi lontani nella ricerca
dei motivi ispiratori, poich la tipologia della storiografia prammatica che sta alla base della caratterizzazione hegeliana, ed Ottaviano raffig11ra il -sovrano pensoso e saggio, mentre Anto11io non
che il sanguinario tiranno: da un lato l'ideale del dispotismo illuminato, dall'altro il suo oggetto polemico. L'originalit hegeliana
sembra consistere nel tono della descrizione, nella radicalit dell'antitesi proposta e nel fatto che attraverso tale sua intensa partecipazione, Hegel cerca di muovere da quel moralismo illumini-
( 10)
11
63
) ,F. RoSENZWETG, llegel und der Staat, voL I, Oldenburg, 1920, afferma che i
caratteri sono, nel linguag?io dell';8~gel maturo, ((hintergrundlos)> {pp. 12-13), e G.
DELLA VOLPE'. He.gel ro11:antico e 1nistzco, Firenze, 1929, p. 2, riprende l'annotazione:
ma e~tramb1 gli autori errano, a nostro parere, l'interpretazione del brano proprio
perche partono dalla co.nsiderazione dellTegcl maturo, e cosf sfugge loro l'importanza dello sforzo hegehano nell'emanciparsi dalla tematica illuministica.
13
(
) Ueber die Religion der Griechen und R01ner, in Dokun1 ente, pp. 4348
datato 10 ottobre 1787.
'
(
11
64
CAPITOLO SECONDO
razione del saggio, ma si insiste sulle differenze reali che l'esperienza di per s offre e giustifica.
Nel 1788, al termine del periodo di studio in Stuttgart, tutti i
motivi dapprima solo accennati giungono alla loro pi matura
espressione in uno scritto dedicato alla querelle des anciens et
des modernes ,, allora ripresa in Germania, particolarmente da
quando l'opera di Winckel:mann aveva cominciato ad imporsi ( 15 ):
Qui l'adesione ai motivi del classicismo permette allo Hegel dr
tracciare un quadro della civilt greca con particolare attenzione
all'intreccio di cultura, religione e politica che in essa si attua,
sostenuto dal vivace sentimento della libert e dal fervido spirito
nazionale. Il concetto di Volkgeist sorregge questa raffigurazione
della civilt antica ed esso , oltre che uno strumento di analisi
scientifica anche un criterio deontologico: la civilt greca un
tutto perf~tto, il trionfo della libert dei singoli individui nell'unit di una cultura e di uno stato, la religione della bellezza, insomma la giovinezza dello spirito umano che si esprime nell'ordine armonioso della totalit con una felicit e semplicit che
richiama il concetto schilleriano della Naivitiit (16 ). Di fronte alla
aiovinezza della civilt antica la vecchiezza della moderna che si
~anifesta nella complessit della sua vita e nell'isolamento conseguente degli individui (17). Comincia qui a delinearsi, assieme
(15) Ueber einige charakteristische Unterschiede der alten Dichter. (von de~
neueren), in Dokun1ente, pp. 48-51, datato 7 agosto 17~8: ~ 1-!oF:"MEISTER, in n?ta a1
Dokuinente, pp. 407-414, ha cercato di chiarire le ong1n1 b1b1Iografich~ ed I~ genere culturali di qucSto scritto: particolare importanza avrebbe un articolo d1 Cn.
GARVE, apparso nel 1770 e raccolto in una San11nlung di scritti dello stesso n~l 177~,
ma qui intervengono elementi ben pili vasti, tutta una cultura e una polemica vivacissima. Sono invece troppo generici i riferimc_nti fatti da G. DELLA VOLPE, op.
. ,
, .
cit., p. 5.
(lll) Cosf G. AsPELIN, op. cit., pp. 9-10: ma questa analogia e pu:amente te~r1ca,
e lo ammette lo stesso Aspelin, poich non si pu pensare ad un'1nfluenza .diretta
di Schiller su Hegel in questo periodo, mentre v' l'influenza del movnnento
neoumanistico. Che questo scritto hegeliano denoti un senso dell'~ntic~1it pi. maturo di quelli precedenti, non si pu mettere in d~bbi~: 11~11. s1 puo tuttavia a
nostro avviso vedervi ormai anche un atteggiamento irraz1onahstJco, corr:e vor:'ebbe
G. AsPELIN, op. cit., p. 12. Cosi Aspcln pretende di opporre questo scritto a~ precedenti di tono affatto razionalistico, mentre a noi questo sembra un proccd1n1ento troppo azzardato.
(17) Il paragone tra vita umana e vita dei popoli orn~ai co1n~ne alla fine del
secolo diciottesimo: vedi in ogni caso infra. Come fonte diretta di Hegel va forse
ricordato FERGUSON, An Essay on the history of civil society, Basilea, 1757.
65
21
) Dokuniente, pp, 109-115 (dal [(urzer Begriff alter Wissenschaften und andern
Teile der Gelehrsamkeit, 2. ed., Lipsia, 1758, di SULZER, Hegel trae soprattutto la
classificazione delle sezioni del diritto naturale) e p, 137.
(22) I:olaunente, pp. 101-104, 115-136, 138.
(
66
CAPITOLO SECONDO
van der Erziehung nach bevvlihrten Grundsiitzen, 1774-1775, che voleva opporsi
LA FORMAZIONE
T-0BINGEN
67
delle forze politiche, principe e borghesia (26 ), e se pure vi era qualche nascosto stimolo al rinnovamento non era certo il figlio del
funzionario che poteva notarlo. Dalla lettura delle riviste dell'Illuminismo berlinese che andava facendo in quel periodo (27), Hegel
deve aver inoltre tratto convincimenti politici propri del dispotismo illuminato. Mendelsohn e Nicolai, dai cui articoli Hegel
ha tratto excerpta, teorizzavano il pacifico e continuo progresso
del popolo verso lo stato di cultura attraverso la mediaziont'1
dello stato illuminato. Che Hegel sia convinto di tali teorie, ci
sen1bra evidente e non c' alcuna sua pagina che possa far sospettare il contrario ( 28 ). Tuttavia la metodologia che ormai dimostrava di possedere gli offriva la chiave per intendere pili profondamente il mondo in cui viveva: i problemi sociali assumevano infatti in essa una rilevanza fondamentale e ci poteva indurlo
ad una analisi che concludesse al rilevamento di contraddizioni
difficilmente pacificabili. Hegel non ha ancora una tale coerenza,
aderisce alla situazione senza dialettizzarla, - per usare la sua
terminologia matura - , ed alla morte di Johann Jakob Moser,
che pure aveva denunciato la crisi delle istituzioni sveve (29), non
(2 6) F. RosENZVVEIG,
27
28
(
) Ma a ci non segue la narrazione di maniera che Fu. BtiLOW, Die Entwicklung der Hegelschen Sozialphilosophie, Lipsia 1920, pp. 7-9, si sente in diritto di
dare: gi nella sfera familiare Hegel avrebbe ricevuto il profondo senso (altprotestantich) dello stato che dimostra nelle opere mature. Ma il problema non di
sapere che cosa possa aver ricevuto dal filisteo ambiente familiare, ma di come
Hegel Io ha rimeditato, ed allora quanto dice Biilow assolutamente inesatto.
Anche W. DrLTHEY (Die Jugendgeschichte Hegels, in Gesammelte SchriftenJ>, voi. IV,
a cura di H. Noi-IL, Lipsia e Berlino, 1925) a questo proposito molto ambiguo
(pp. 5-8).
29
) Jusrus JAKOB MOSER (1701--1785). Su di lui cfr. LANDSBERG, op. cit., III, 1,
Text, pp. 315-330 e M. FROLICI-I, !. J. Moser in seinen1 Verhiiltnis zun1 Rationalisn1us
(
68
CAPITOLO SECONDO
69
filosofica che doveva durare a lungo. Quale fosse il problema comune e soprattutto quali gli stati d'animo e le assunzioni teoretiche
che essi condividevano, questa la domanda che subito dobbiamo
porci.
bene ricordare che essi provenivano dallo stesso ceto sociale,
(3 ) Su queste analogie ha giustamente insistito anche J. HOFFMEISTER nel capitolo dedicato a HOlderlin (pp. 211-270) in Die Flenkehr des Geistes. Studien zur
Dichtung und Philosophie der Goethezet, Hameln 1946, in part. pp. 214-216.
(32) Passo citato da J. HOFFMEISTER, HOlderlin und Hegel, Tubinga 1931, p
5. Cfr. anche, ivi, p. 11 sg.
(33) Si veda J. HYPPOLITE, lntroduction la philosophie de l'histoire de Hegel,
Parigi 1948, p. 17 sg. Questo libretto, oltre a contenere la pili vivace e succosa espo-
CAPITOLO SECONDO
dina della polis, della spontaneit e felicit di quella vita risplendeva dinnanzi a questi giovani come in un sogno e si sostanziava
in un ideale di rinnovamento. Il peculiare ed originale motivo che
qui risalta, infatti la trasformazione della concezione classica
da criterio metodologico in criterio deontologico, del concetto di
libert da oggetto contemplato in soggetto, in pathos costruttivo,
in esigenza di liberazione (31 ).
Eppure l'ambiente, in cui vivevano a Tubinga, non offriva,
di certo, conforto a questa volont. La vita dei giovani nel Tubinger Stift, i programmi scolastici, le personalit dei loro insegnanti,
tutto stato minuziosamente indagato ( 35 ) e nessuno studioso ha
fin qui rilevato elementi che potessero favorire un rinnovamento
tanto radicale. Sembra pili verosimile pensare che l'ambiente abbia esercitato una funzione dialettica sui giovani, costringendoli,
volentes nolentes, a ricercare con autonomo sforzo quello che n
l'organizzazione degli studi n la sensibilit dei loro docenti poteva loro dare. Non che nello Stift non fossero presenti delle individualit interessanti e culturalmente aggiornate: il neoclassicismo era ad esempio entrato nelle vecchie mura del chiostro agostiniano e i Repetenten Conz (36 ), Bardili, Staudlin costituivano
appunto un circolo vivace, portatore del gusto e delle esigenze
70
sizione del pensiero giovanile di Hegel che ci sia nota, offre anche alcuni spunti
interpretativi molto interessanti.
(3") Cosi F. EPHRAIM, Untersuchungen iiber der Freiheitsbegrifl Hegels in seinen
Jugendarbeiten, I parte (ma la seconda non uscita), Berlino 1928, in part. pp.
35-36. Il lavoro di Ephraim, sotto taluni aspetti ottimo, va tuttavia usato con cautela: l' A. infatti non rispetta il tipo di discorso di Hegel, per quanto sia attentissimo
alla sostanza: la sua ipotesi di lavoro, verificare in Hegel il concetto esistenziale
di Freiheit-in-der-Weltl>, lo induce a radicalizzare le alternative hegeliane, per es.
individualit-totalit, e con ci egli rjesce ad ottenere un'immagine tanto affascinante quanto pericolosa del giovane Hegel.
(35) Cfr, K. ROSENKRANZ, op. cit.; J. KLAIBER, HOlderlin, Hegel und Schelling in
ihren schwii.bischen Jugendjahren, Stoccarda, 1877; W. BETZENDtiRFER, op. cit. (nel
Vorwort egli dichiara espressamente di voler integrare l'invecchiato Klaiber); J.
HoFFMEISTER in nota ai Dokumente, pp. 428439; H. HERMELINK, Geschichte der evangelischen Kirche in WUrtternberg von der Reforn1ation bis zur Gegenivart. Das
Reich Gottes in Wirtemberg, Stoccarda e Tubinga, 1949, pp. 273-278.
( 36 ) Cari Philip Conz, Repetent nello Stift dal 1788 al 1791, drammaturgo e poeta,
fu vicino a HOlderlin particolarn1ente nel periodo rivoluzionario, condividendo
con lui l'entusiasmo: certamente la personalit che pili si avvicina al circolo.
Cfr. W. BETZEND(iRFER, op, cit., pp, 23, 27-28.
71
37
4
( :)
lvi,. pp, 4344 .. Cfr. anche A. HoLLERBACH, Der Rechtsgedanke bei Schelling.
Quellenstudien zu sezner Rechts- un.d Staatsphilosophie Francoforte s M 195~7
pp. 19-20.
'
.
"
.
41
,.
. d1 poter
.
11 eli t ac pac1s
d1 Groz10. Cfr. inoltre infra.
Ueber ein.~ge. l1 ortele, welche uns die LektUre der alten !dassischen
gnechischen und ronnschen Schriftsteller gewii.hrt, in Dokumente, pp. 170-172.
2
(" }
Ll
.
72
CAPITOLO SECONDO
della cultura antica. Gli interpreti non sono concordi nel giudizio
su questo scritto : per alcuni esso non che una nuova edizione
della declamazione scolastica di Stoccarda ( 43 ), per altri al vecchio
si aggiunge il nuovo, consistente non nella sostanza della trattazione ma nel tono di aspra polemica contro la teologia e la religione rivelata che qui apparirebbe ( 44 ). Ma pi che espressa questa polemica , a nostro avviso, sottesa all'articolo hegeliano: si
J,egge tra le righe, quando si collochi lo scritto nel quadro dell'evoluzione del giovane in questi anni. Sta di fatto che fin dall'inizio
del ]1eriodo di Tubinga l'ideale classico ripreso e con esso l'insistenza sui motivi etici della vita della polis. In un estratto, d
alcuni anni pi tardi ma nello stesso ciclo di idee, Hegel riprende
anche il mito di Socrate: il problema morale, ci dice, centrale
sia in Socrate che in Platone, ma quanto pi grande il primo che
bada al miglio~arnento dei suoi contemporanei, piuttosto dell'altro che svolge astrattamente, solo su un piano teoretico, le sue
intuizioni! ( 45 ). A parte l'ingenuit e la discutibile validit di tale
argomentazione, si deve notare che, come gi a Stoccarda, la considerazione del mito illuministico tende a mettere in evidenza un
atteggiamento socratico pertinente il costume, positivo. La civilt
antica raffigura quindi l'ideale, poich in essa la libert dei singoli si esplica sul piano etico e si fa cultura, garantendo in tal
modo l'integrazione delle individualit nella totalit.
Anche le testimonianze dell'attivit nel seminario di Tubinga
lasciate da Hiilderlin (46 ) e Schelling (47 ) rivelano la stessa impostazione neoclassica e le medesime preoccupazioni culturali.
(4a) Cosi RosENKRANZ e J. HoPFl\1EISTER, in nota ai Dokumente, p. 440; nel proseguire l'analisi in riferimento alle fonti del pensiero hegeliano Hoffmeister,
pp. 440-445, annota alcuni spunti originali.
(44) G. AsPELIN, op. cit., pp. 24-25.
(45) Dokuniente, p. 174: si tratta di un excerptum da una recensione di
M. W, G. TANNEMANN, Lehren und Meineungen der Sokratiker Uber Unsterblich~
keit, Iena 1791, apparsa in Allg. Lit. Zeit.)), 117, 1792.
6
(1 ) Per HiiLDERLlN le citazioni sono tratte dalle Siin1tliche Werke, historischkritische Ausgabe, begannen durch N. v. llELLINGRATH, fortgefilhrt durch F. SEEDASS
und L. v. PIGENOT, Monaco e Lipsia, voi. I, 2 ed. 1923, vol. II, 1923, vol. III, 1922,
vol. Iv 2. ed., 1923, ~rol. V, 1923, voi. VI, 1923. Cfr. inoltre FIOlderlin-Bibliographie,
a cura di M. l(cll-ILEI~ e di A. l(ELLBTAT, VerOtfentlichungen des H6lderlins-Archiv,
Stoccarda, 1938-1950-1953.
7
73
'bis) Parallele z1vischen Salomon SprUchvvOrten und llesiods Werke und Tagen.
Cfr. L. S. Si\LZDERG, op. cit., p. 9 e 15; W. BETZENDiRFER, op. cit., p. 46 .sgg.
10
(
) Pro su1nn1is in philosophiae honoribus rite consequendis scripsit F. Q. J.
Schelling,
Tubingae Mense Sept. MDCCXCII, in S. W.)), I Abt., I vol., pp. 1-40.
50
(
) lvi, pp, 3-12.
51
(
) lvi, p. 17.
52
(
) lvi, p. 26.
(
(
48
. Q@!L
74
CAPITOLO SECONDO
zione della raffigurazione biblica, il problema che acquista un significato centrale, viene ad essere quello giusnaturalistico del passaggio dallo stato naturale allo stato civile: il paragrafo settimo
della dissertazione dedicato appunto a quella analisi (53 ). Secondo
Schelling, labbandono dello stato naturale mena alla discordia alla lotta tra l'uomo sensibile e l'uomo razionale ( 54 ) : la spon'
tanea socialit che caratterizzava l'uomo nell'epoca dell'oro viene
infranta ed ogni individuo si pone contro l'altro, tendendo a far
trionfare i suoi fi11i particolari. ...societas, antea arbitraria, nuncJ
quoniarn alter altero egebat, necessaria, ex hac libertatis singulorurn dirninutio et dominatio ... (55 ). Ma questa dorninatio non
intesa in termini di potenza: essa unita alla facultas judicandi
che la vera chiave di volta atta alla comprensione di tutte le istituzioni. La facolt razionale, che nel suo aspetto pratico philatropia, determina il fine della societ umana nella convivenza
razionale degli individui, ad suprernurn solius rationis dorninium , << sola duce et auspice ratione ( 56 ).
Come si vede, la dissertazione impostata su uno schema illuminista e ad ogni riga appaiono, con I' ottimismo moralistico,
motivi razionalistici. Si debbono tuttavia anche notare notevoli
variazioni sul terna principale, ispirate dalla concezione umanistica. Innanzitutto nel quadro dipinto esiste innegabilmente la
tendenza ad una moderna raffigurazione storica: costumi, lingua,
diritto sono considerati come aspetti diversi di una stessa totalit
culturale (57); inoltre nell'immagine dell'et dell'oro Schelling situa un concetto sociale di uomo, sebbene solo con la nascita della
societ civile i rapporti interurnani risultino qualifiati; la loro
prima qualificazione, la stessa che impone l'esistenza dello stato,
la necessit: necessit, e stato di necessit, che tuttavia sono subito dialettizzati con il progresso razionale dell'umanit ( 58 ). Que('53) Ivi, pp, 32~39.
(") Ivi, pp. 32-33.
(") Ivi. p. 35.
(5") Ivi, pp. 36-39 e sgg.
.
.
Lo HERDER di Von1 Geist der ebriiischen Poesie e delle Ideen zur Philosophie
der Geschichte der Menschheit, - che Schelling espressamente cita -, qui molto
influente.
.
(58) Tali idee si richiamano a quelle espresse da I. ~ANT, Ueber das radicale
BOse in der menschlichen Natur e, soprattutto, Muthmassllcher Anfang der Mensch(57)
LA FORMAZIONE HEGELIANA
NEL
75
76
CAPITOLO SECONDO
abbiamo visto altrove essere una caratteristica della cultura dell'epoca ( 64 ). Con ci la funzione pragmatica del mito umanista diviene cosciente nei giovani dello Stift ed il razionalismo risulta
esasperato, vicino al limite della crisi. E bensi vero che nello scritto Sui miti e le favole storiche e i filosofemi del mondo antico (del
1793) di Schelling ( 65 ) il mito ancora riguardato in una prospettiva di razionalit astratta e che nello stesso Systemprogramm (del
1796) si afferma che la nuova mitologia " deve stare al servizio
delle idee, essa deve divenire una mitologia della ragione ,, (66);
ma il processo di evoluzione era ormai iniziato: quanto pi il mito
dialettizzato alla verit ed un'istanza di carattere pratico ne colora la concezione, tanto pi esso avvicinato alla realt, vi inserito, usato come chiave razionale di comprensione, e di trasformazione, del mondo storico.
A Tubinga, nel circolo di Hegel, Hi:ilderlin, Schelling, comincia dunque ad intravvedersi, nello sforzo di comprensione storica
esercitato e nell'approfondimento dell' analisi del significato del
mito classicistico, la via di soluzione dell'antinomia illuministica
di individualit storica e universalit razionale. Tale intuizione era
tuttavia quanto mai ambigua, intuita appunto piuttosto che logicamente articolata: in essa erano impliciti due tendenze parimenti
forti, l'una capace di condurre all'esasperazione dei motivi entusiastici ed irrazionali, l'altra metodologica rivolta all'immanente e
positiva indagine del concreto.
Dovremo vedere, qui di seguito, come influenze di tipo religioso e altresi la crisi provocata dalla notizia dei fatti rivoluzionari
di Francia offrano nuovi spunti problematici.
4. - Quando dico tedesca, si intende subito che la filosofia
sia guastata col sangue dei teologi. Il pastore protestante il non64
) Cfr. supra, pp. 32 - 34, in part. note 50- 51- 52. Cfr. anche J. HoFFMEISTER,
HOlderlin und die Philosophie, Lipsia 1942, pp, 26-28, 31-32.
65
(
)
Ueber Mithen, historische Sagen und Philosophe1ne der iiltesten Welt,
in S. W.n, Abt. !, voi. I, pp, 41-83. Si veda anche H. KNITTERMEYER, Sc-helling
und die romantische Schule, Monaco 1929, p, 43 sg., nonch il sempre utile G.
STEFANSKY, Das ellenisch-deutsche Weltbild. Einleitung in die Lebensgeschichte
Schellings, Bonn, 1925.
66
(
) Dokuniente, p. 221. Sul Systemprogramm)), cfr. infra. Vedi inoltre Jugendschriften, p. 53.
(
77
no della ~losofia :edesca, lo stesso protestantesimo il suo peccatu'!' .~rigmale ...' S1 deve solo pronunciare la parola " Tiibinger
St1ft per cogliere che cosa sia al fondo la filosofia tedesca: un'ins~di~sa teologia "( 67 ). Cosi Nietzsche, e la quasi totalit degli stud10s1 ha confermato, in termini piu o meno enfatici, l'esistenza di
prof~ndi legami tra filosofia idealistica e protestantesimo (BS);
~art1colarmente il pensiero hegeliano rappresenta il piu impegnativo sforzo compiuto per razionalizzare il contenuto dommatico
del cristianesimo. Ma, a questo punto, alla constatazione si aggiunge la valutazione, e conseguentemente nasce il problema: da un
lato coloro che insistono sull'influenza positiva, costruttiva del
p.rotestantesimo sull'idealismo tedesco e sull'evoluzione di Hegel,
nconducendo tale tesi all'idea, d'origine hegeliana, della missione
del pensiero tedesca che consisterebbe nella interiorizzazione del
concetto di divinit (69 ); d'altro canto coloro che in tale influenza
scorgono il momento negativo del pensiero germanico, la remora
al pieno sviluppo del procedimento dialettico, la cui scoperta sarebbe stato il precipuo contributo di quella filosofia e dello Hegel
in particolare (7). In tal modo il giudizio sull'influenze religiose
nell'evoluzione della filosofia di Hegel si complicato al punto di
sottintenderne uno complessivo sul suo pensiero.
Questo procedimento ci sembra da evitare accuratamente: esso
infatti riconduce la ricerca sulla filosofia di Hegel negli sdrusciti
termini della polemica sul significato del neohegelismo e sostanzialmente rinnova le interpretazioni della destra e della sinistra (71 ).
Si deve recidere il nodo di questa tematica e ritornare, per cosi
e::)
(
) L'avvio a questa interpretazione nella frase di V. L LENIN, Idealisn us
1
I~t Pfaffentum: le pi conseguenti e serie opere in questa linea sono quella citata
d1 ~ LUKACS, .e quella di ERNST BLOCH, Subjekt-Objekt. Erliiuterungen zu Hegel,
Be~hno 1~51.. S1 veda anche H. H. lioLz, Protestantische Theologie und bUrgerliche
Phtlosophie, 1n {<Deutsche Zeitschrift filr Philosophie>>, IV, 1956, pp. 606-626.
71
~ _) Lo ha chiarito efficacemente N. Bonnro nella sua Rassegna di studi hegelzanz,. in Belfagor>~, V, 1950, pp. 67-80, 201-222. Per tutte le implicazioni del problema s1 veda ad ogni modo la nostra introduzione.
78
CAPITOLO SECONDO
79
75
) Le opere fondamentali di OETINGER, sono: Jnquisitio in sensum comniuneni et ratione1n, Tubingae 1753, e Theologia ex idea vitae deducta, fleilbronn 1765.
Sul suo pensiero cfr. C. A. AUBERLEN, Die Theosophie F. C. Oetingers, Tubinga 1847;
E. ZINN, Die Theologie des F. C. Oetinger, Giitersloh, 1932; H. HERMELINK, op, cit.,
pp.231-243; W. A. SCHULZE, Oetinger contra Leibniz, in {{Zeitschrift fi.ir philosophische
Forschungi), I, 1957, 4, pp. 607-617.
(
16
) Poich piU avanti ci sar utile conoscere alcuni concetti di Oetinger, riportiamo qui un breve sunto del suo pensiero dall'opera di HERMELINK (p. 237). Riallacciandosi a Jakob BOhme (su cui si veda la recente ed aggiornata bibliograficamente opera di H. GRUNSKY, J. BOh111e, Stoccarda 1956) ed allo svedese Swedenborg,
Oetinger ritiene il concetto di vita (secondo Giovanni, 6, 68) il punto unitario del
sistema dogmatico. Oetinger quindi tratta: 1. di Dio come la fonte deila vita; 2.
dell'uomo come il conservatore dell'ordine della vita; 3. del peccato co1ne alienazione dalla vita di Dio; 4. della fede o della comunicazione della nuova vita; 5. della Chiesa come la societ nella quale agisce lo spirito della vita; 6. delle ultiine
cose, cio della fine e dell'uscita dalla vita >).
(7 7) I-I. I-IERJ\1ELINK, op. cit., p. 155.
(
80
CAPITOLO SECONDO
rono l'uno sull'altro; in secondo luogo tenendo presente un procedimento consueto all'esperienza mistica, che consiste nell'esasperare il razionalismo fino ad un certo limite oltre il quale trionfa,
in contrasto al primitivo sforzo e con la compiacenza di averlo
dimostrato vano, il pili incontrollato irrazionalismo; infine nel senso chiarito dalle ricerche sugli effetti sociologici dei movimenti settari, da cui dimostrato come essi diano impulso ad una organizzazione razionale e sistematicamente ordinata della vita ( 78 ). Neppure questo motivo razionalistico si pu naturalmente considerare
in modo esclusivo, tuttavia si pu ritenere che esso costituisca una
costante storica particolarmente efficace dell'influenza del pietismo.
Questa lunga disgressione era necessaria per puntualizzare il
significato dell'influenza religiosa subita dal giovane Hegel. Egli
certamente venuto a contatto con personalit del movimento pietistico (79 ), ma, dato il suo silenzio in proposito, non possiamo stabilire in che maniera ne sia stato colpito. difficile tuttavia pensare che un'influenza specifica si sia potuta dare, poich l'interesse
meramente intellettuale nei riguardi della religione, che Hegel aveva gi dimostrato a Stoccarda, non mutato a Tubinga. L'unico
tramite possibile all'influenza pietistica sul giovane Hegel quello
ambientale, un rapporto quindi del tutto passivo. In tal caso, non
abbiamo alcuna difficolt a credere che il motivo della protesta
contro l'ortodOssia e l'orga11izzazione chiesastica, cosi come il generico razionalismo, propri del pietismo, siano stati assunti da Hegel. Quanto ai contributi specifici elaborati dal pietismo svevo,
non si pu, per quel che riguarda una mutuazione dello Hegel, andare al di l delle ipotesi, ricordando tuttavia che si trattava di
(79) Cfr. F. EPI-IIMIM, op. cit., pp. 129-131: Hegel deve aver conosciuto tra i pietisti Pfaff, Weissmann, Reuss, B. Haug. Inoltre forse aveva letto le opere di Bengel
e Oetinger: sappiamo, p. es., che la Offenbarung di BENGEL era contenuta nella biblioteca personale di HOlderlin (L. S. SALZBERG, op. cit., pp. 9-10). Si veda inoltre G.
LAssoN, Einleitung, in G .W. F. tIEGEL, Jeneser Logik, Metaphysik und Naturphilosophie, Lipsia 1923, pp. XVI-XVII: IDEM, Einleitung, in G. W. F. HEGEL, Phiino111enologie des Geistes, 3 ed., Lipsia, 1928. pp. XIX-XXXIX.
81
80
(
) Nel pietismo si voluta infatti trovare una delle origini della VVeltanschauung storicistica (cfr. F. MEINECKE, Le origini dello storicisnio, cit., pp. 30-37;
E. SEEBERG, Gottfried Arnold, die Wissenschaft und die Mystik seiner Zeit, 1V1erane
i/S., 1929) probabile che anche il pensiero storico di Bengel possa aver influito
in questo senso.
81
(
) Soprattutto nel senso in cui preceduta la famigerata Heimatsphilosophiei>.
Fiorita in periodo hitleriano, essa cerca di dimostrare la continuit di naturale e
spirituale, di razza e pensiero degli autori che studia. I-Iegel stato uno degli oggetti prediletti di questi autori. Ha cominciato I-I. O. BuRGilR (Die Gedankenwelt der
grossen Schwaben, Tubinga e Stoccarda 1951, ma l'opera apparve in prima ed. nel
1932) considerando Oetinger il perfetto sistematore della Weltanschauung sveva (p,
152 sgg.) i cui leit-motiv sarebbero ((unit)) e <{totalit)), strettamente dialettizzati.
Seguendo l'opera di Burger in1pariamo a conoscere uno Schiller chiliasta (p. 184
sgg.), uno Schelling ripetitore di Oetinger (195-216), e cosi via per HOlderlin (216225) e Hegel (225-241). Ma soprattutto R. ScHNEIDER (Schellings und Hegels schiviibische
Geistesahnen, Wiirzburg Aumiihle, 1938) ha portato a livello scientifico ( !) tali intuizioni. Comincia dichiarando che il metodo della <1 I-Ieimatsphilosophie si inquadra perfettamente nella mistica nazista (pp. 1-3), e fin qui nulla da obiettare;
prosegue polemizzando contro i Dokumente di I-Ioffmeister che non terrebbero
conto dell'influenza della mistica sveva su Hegel (pp. 16-17): ma che colpa ha Hoffmeister se nei documenti non c' traccia di ci! La nota che anche noi abbiamo
riportato di Hegel sulla morte di J. J. Moser gli sembra dimostrativa della forte
influenza del Volkstum svevo sul giovane (sic!), ma soprattutto gli insopportabile
il richiamo a Herder per quanto riguarda i rapporti cultura-spirito popolare:
Oetinger che c' dietro, per chi non l'avesse ancora capito. Si avventura poi nell'analisi della cultura dell'Illuminismo tedesco, accumulando un grosso numero di
banalit, ecc. ecc. Il suo capolavoro sono le cento pagine che dedica a ricercare
on minuziosa indagine in Hegel e Schelling le analogie con la Theologia ex
vita deducta (pp, 51-149). Anche T. L. I-IAERING, affrontando questo argomento,
incorso in una certa ambiguit, in particolare nell'articolo Schwaben in der
Wissenschaft, in Festgabe fiir I(. Bohnenberg)), Tubinga 1938, pp. 209-224: vero
che Haering polemizza contro coloro che parlano di scienza ,, sveva)> - mentre
invece si deve parlare di svevi)> o <{bavaresi o <<brandeburghesi)> nella scienza)) (p. 209) - ma ci che si rifiuta di fare a livello naturalistico finisce poi per
farlo a livello vitalistico: non naturalizzare il pensiero ma vitalizzare, spiritualizzare la natura, proprio come fa Er:itler! (p. 223). Ma in fondo tutto ci avrebbe
poco valore se la metodologia della Heimatsphilosophie)) si limitasse a costituire un passato, il mascheramento pseudoscientifico di quelle Al1nenforschungen))
che servivano a mandare in ca1npo di concentramento qualsiasi persona avesse tra
gli avi un ebreo: la cosa pili preoccupante che un tale metodo di ricerca stato
ripreso or ora. In occasione del centenario schellinghiano (1954) tra i 1nolti contributi notevoli si sono intrufolate anche ricerche di questo tipo. Cosi, richiamandosi
a Schne!der, E. BENZ, Schellings theologische Geistesahnen, in <(StHtHa Philosophica)), XVI, 1954, pp. 179-201 (e anche Wiesbaden 1955), e Schelling, Werden und
... , ..,,.,
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I
82
CAPITOLO SECONDO
Atteggiamento di protesta contro l'ortodossia, generico razionalismo, esigenze storiche: ma questi erano anche gli elementi
fondamentali della polemica religiosa dell'Illuminismo tedesco, che
Hegel gi a Stoccarda aveva pienamente abbracciato. Pietismo e
razionalismo si intrecciano ancora una volta. Vale infatti ricordare
che gli autori dell'Illuminismo tedesco si opponevano generalmente all'ortodossia nel tentativo di salvaguardare il sentimento religioso dai corrosivi effetti del grossolano Illuminismo che veniva
di Francia (82). Lessing polemizzava sia contro l'ortodossia letterale
che contro il mero scetticismo mascherato dalle dottrine deistiche francesi, e lo stesso Fichte alla Critica di ogni rivelazione
aveva fatto precedere alcuni scritti favorevoli all'editto Wi:illner,
preoccupato appunto dell'invadenza delle teorie irreligiose ed
illudendosi sulle intenzioni del ministro prussiano ( 83 ). Tale
anche lo spirito delle logge massoniche, altro frutto della cultura
illuminista, pullulanti nella Germania dell'epoca, che, al pili conseguente e polemico laicismo, accompagnavano l'intransigente difesa del sentimento religioso ( 84 ). Il problema dello Hegel era dun-
lVirken seines Denkens, Zurigo Stoccarda, 1955, - per quanto la <(heimatsphilosophische Forschung)) sia moderata da un certo rigore scientifico -, e sop~attut~o
w. A. ScnutzE, Zuni Verstiindnis der Stuttgarter Privatvorlesunge11 Sche!llngs, 111
Zeitschrift filr philosophische Forschung1), XI, 1957, 4, pp. 575-593, nel cui pastone
di citazioni da Oenger entra anche - orribile dictu - l'ebraica Kabbala. Non
aveva tuttl i torti Georgy Lukacs a chiamare simili interpretazioni leggende reazionariei> !
(82) Sull'Illuminismo religioso francese abbiamo :isto ~ BoRNHAUSEN'. Das religiOse Problem wii.hrend der franzOsischen Vorrevolution bei Bayle'. V ~ltaire, ~o~s
seau in Historische Zeitschrift, 105, 1910, pp. 496-514; M. LEROY, llistoire des tdees
soci~les en France, Parigi, 1946, pp. 194-220.
(83) Sulla filosofia religiosa di Lessing si possono utiln?ente vedere .L. Z~cHAR
NACK, Lessing und Sen1.ler. Ein Beitrag zur Entstehungsg:schtch.te des Rattonal1s1nus
und der kritischen Theologie, Giessen, 1905; X. LEON, Ftchte c1t., vol. I, pp. 38-48 e
52-53 K BARTH Die protestantische Theologie iin 19. Jahrhundert, Zurigo 1947, pp.
208-236;
HIR;CH, op. cit., voi. IV, pp. 120-165. Gli scritti cui accennian10 ~i Fi~hte
sono stati editi da X. LEON, op. cit., vol. I, pp. 159-165. In generale sulla s1tuaz1one
religiosa dell'Illuminismo tedesco si possono vedere utili indicazioni anche in A.
BANFI, La filosofia della religione in Hegel, in <(Rivista di Filosofia>>, XXII, 1931,
in part. pp. 348-359, e in J. DRoz, op. cit., pp. 393458.
(84) Manca, a nostra conoscenza, un lavoro aggiornato e. mo~ler?-o sulle in~lu:n
ze del pensiero massonico sullo sviluppo della filosofia degli ult1m1 due sec?h. Ep.
pure gi nel 1905 H. VAIHINGER (Ein Frei1naurerliederbuch als Quelle des Letdes an
die Freunde?, in <cKantstudieni>, X, 1905, Schillersheft, Sonderabdruck, p. 141) notava:
ci Ich weiss nicht, ob dicsc ganze Frcimaurerliteratur in ihrem Zusammenhange
E.
83
que quello dell'Illuminismo religioso tedesco e le influenze pietistiche vi avevano posto nella misura in cui si i11crociavano e si
accordavano con quelle illuministiche.
) Con particolare vigore ha posto in luce ci, P. ASVELD, op. cit., pp. 36-39
(per quanto riguarda il periodo di Tubinga): ma si veda anche IDEM, Hegel rformateur religieux (1793-1796) (poi rifuso nell'op. cit.), in <{ Universitas Cath. Lova~
niensis, Sylloge Excertorum e dissertationibusi>, 25, 1, 1952.
86
(
) La tesi dell'ateismo sostenuta da G. LUKACS, op. cit., pp. 36-43 per il periodo
di Tubinga, e in genere da KOJVE, A., Introduction la lecture de Hegel, Parigi:
1947. Contro tale interpretazione, le giuste obiezioni di N. BonBro, art. cit., p.
220 sgg.
(
.Kv
84
CAPITOLO SECONDO
tua dal pietismo e dall'Illuminismo tedesco il tema della soggettivit dell'esperienza religiosa e di conseguenza i moduli della polemica contro la struttura ecclesiastica. Ma non aspettiamoci per
questo un Hegel preromantico, in preda a contorcimenti interiori
e ad isterismi mistici: egli affronta il problema dell'esistenza positiva del cristianesimo, e il suo soggettivismo non si confonde
coll'individualismo ma si integra, secondo l'intuizione neoclassica,
nella concezione della religione pubblica. Il Tubinger Fragment,
che analizzeremo pili tardi, cercher appunto di dare una risposta
sistematica a queste esigenze, ma basta porre attenzione ad un
breve schema, che servi alla preparazione di quello studio ( 37 ), per
cogliere i motivi fin qui accennati. Hegel lamenta che il protestantesimo abbia perduto nel corso della sua evoluzione quel carattere
soggettivo che, nascendo, aveva rivendicato al cristianesimo: es~o
ha disperso e mutilato in una nuova dommatica le fresche energie
allora risvegliate. Ne seguita l'alleanza di chiesa e di stato dispotico, che effetto e causa dell'impoverimento dell'impulso religioso, ed in genere vitale, dei singoli. Tale giudizio storico sull'attuale
situazione del sentimento religioso riconduce Hegel all'ideale classico: l'integrazione di religione e vita pubblica in Atene e in Roma
non si risolveva nella stagnazione dello spirito ma era il prodotto
della libera e spontanea attivit di tutti i cittadini. La protesta la religione cristiana ha generato molti martiri, eroi nel soffrire,
ma nessun eroe nell'agire ,, (SS) - rivolta contro la chiesa, contro l'ortodossia che subordina le coscienze ad una mitologia dell'esteriorit e favorisce l'alienazione dei soggetti dalla vita attiva,
non contro la religione che nel suo aspetto soggettivo ancora
considerata la fonte di ogni energia vitale.
Procedendo in questa direzione Hegel potr applicare all'indagine religiosa il metodo di tipo sociologico ( 89 ) che aveva comin-
85
ciato ad enucleare negli anni precedenti ed il problerna del rapporto tra chiesa e stato, nella sua dimensione storica, teorica e
politica, diverr il tema centrale della sua meditazione. Ma prima
di scendere a tale analisi, dobbiamo vedere come l'entusiasmo hegeliano per la rivoluzione francese giovi a puntualizzare ulteriormente il suo interesse scientifico.
5. - Esiste senza alcun dubbio una profonda analogia tra l'animus rivoluzionario e quello giovanile: in entrambi la stessa assoluta
dedizione all'oggetto, oltre ogni quietistico conformismo, ed il medesimo sentimento dell'urgenza, dell'imprescindibilit di un mutamento, cl1e danno all'azione t1n tono entusiastico, qt1asi religioso.
Avevamo colto questo carattere, potenzialmente rivoluzionario, nella cultura dell'Illuminismo, ora lo ritroviamo, attuale, nel pensiero rivoluzionario e nei giovani che in esso si rico11oscono, come
Hegel, Holderlin, Schelling. Per quanto ci riguarda, si tratta di vedere se, a causa di tale mediazione giovanile dell'atteggiamento rivoluzionario dei nostri autori, si debba parlare soltanto di "studentischer Rausch, cio di uno spontaneo ed irriflesso entusiasmo gogliardico (90 ), o se invece in ci non si riveli un'adesione in qualche
modo definitiva ai motivi ed ai temi della rivoluzione, un'esperienza che andr sempre pili approfondendosi fino a divenire essenziale
alla comprensione del loro pensiero (91 ).
1
(9 )
356-357.
(88) Ivi, p. 357.
86
CAPITOLO SECONDO
(92) Sulle risonanze tedesche della rivoluzione francese si hanno molte ottin1e opere: Si vedano in particolare W. WENCK, Deutschland vor 100 Jahren, Lipsia
1887; W. A. WAI-IL, Studien zur Vorgeschichte der franzOsischen Revolution, Tubinga 1911; L. LTIVY-BRUHL, L'Allenzagne depus Leibniz, Parigi 1907, pp. 231-254;
G. P. GoocH, Gernzany and the french Revolution, Londra 1920; A. STERN, Der
Einfluss der franzOsischen Revolution auf das deutsche Geistesleben, Stoccarda
e Berlino 1928; A. GURVITSCH, Das Revolutionsproblem in der deutschen staatswissenschaftlichen Literatur, Berlino 1935; R. AR1s, History of political Thought
in Gennany, Londra 1936, pp. 21-62; N. MARCEAU, L'Allemagne et la rvolution
franaise, Parigi 1939; I-I. BRUNSCHVIG, La crise de l'tat prussien la fin du
XVI!Ie sicle et la gense de la 1nentalit romantique, Parigi, 1947; nonch il
con1plessivo ed ottimo lavoro cit. di J. DRoz.
(03) Sulla diffusione delle notizie rivoluzionarie si veda l'ottima analisi di
J. DRoz, op, cit., pp. 32-38; sul carattere e le posizioni assunte dagli intellettuali
liberali tedeschi, cfr. infra.
(94) Sull'influenza della cultura francese in Germania, si vedano ad es. le parole
che GOETHE fa pronunciare a Wilhelm Meister: come si pu essere nemici di una
lingua (la francese) a cui siamo debitori della pitl gran parte della nostra cultura
e a cui ancor tanto dovremo prima di aver acquistato una nostra decisa personalit? (W. Meister's Lehrjahre, trad. it., Opere, III, Firenze 1949, p. 639).
(05) Su ci insiste bene J. DRoz, op. cit., p. 43; cfr. anche X. LEON, Fichte, cit.,
voi. I, pp. 166-177.
87
6
(9 ) Sulla situazione costituzionale del WUrtte1nberg si cfr. J. DRoz, op. cit.,
pp. 111-134 e soprattutto E. HOLZLE, Das alte Recht und die Revolution. Bine politische Geschichte Wilrttembergs in der Revolutionszeit 1789-1805, Monaco e Berlino
1931. Per quanto la costituzione sveva passasse in Europa per liberale, si trattava
invece di un ordinamento oligarchico fondato sulla collaborazione del principe territoriale e dell'aristocrazia. Cfr. infra la nostra discussione sul progetto costituzionale del giovane Hegel.
97
) Sulle reazioni degli studenti dello Stift alla notizia della rivoluzione francese si vedano soprattutto J. !-IOFFMEISTER, in Dokuniente, pp. 430 - 433; W.
BETZENDORFER, op. cit., p. 23, 27-28, 59-63, 111 sgg.; G. L. PLITT, Aus Schellings Leben,
in Briefen, voi. I, Lipsia 1869, pp. 31-34; nonch J. DRoz, op. cit., pp. 116-120; T. L.
HAERING, Hegel, sein Wollen und sein Werk, voi. I, Lipsia 1929, pp.35-38; H. ZELTNER,
op. cit., p. 14 sgg. RosENKRANZ, a p. 14 dell'op. cit., ricopia alcuni passi dal Carnet
d'autografi dcl giovane Hegel, in questo periodo: vi si leggono invocazioni ed imprecazioni giacobine, invettive rousseauiane e schilleriane.
.
(
88
CAPITOLO SECONDO
entro la propria problematica storica e politica, facendone un elemento autentico e distintivo del suo pensiero. Mentre l'ideale neoclassico proponeva la soluzione dell'antinomia illuministica di libert individuale ed universalit razionale in una prospettiva puramente erudita e letteraria, l'azione rivoluzionaria recide il nodo
del problema e risolve il dilemma teorico in cui era impaniato il
pensiero, rinnovando l'ideale umanistico in forma attuale e giuridica. Questo il significato precipuo dell'influenza del pensiero rivoluzionario su Hegel, lo stimolo cio a passare da una considerazione storica di tipo letterario ad un'analisi di tipo giuridico, e la
conseguente preoccupazione di considerare la filosofia non sotto il
profilo metafisico ma come interpretazione del presente.
L'influenza della rivoluzione francese non determina solo la direzione in cui si muover il pensiero hegeliano, ma ne qualifica
anche il contenuto. Innanzitutto infatti filosofia della storia e filosofia della libert tenderanno a coincidere: la rivoluzione ha insegnato che il processo storico un susseguirsi di lotte per l'estensione della libert e con ci ha riposto nella comprensione del
concetto di libert il principio di ogni possibile intendere storico (98). In secondo luogo il problema del rapporto tra chiesa e
stato che gi si era affacciato nella tematica hegeliana scoprir
come sua principale sottospecie il problema della forma giuridica
che la libert deve assumere. A questo proposito si voluta vedere
nel giovane Hegel una singolare alternativa: da una parte l'affermazione della libert fuori dello stato, dall'altra l'affermazione della libert nello stato(""). Ma che pu significare per Hegel " liber(98) Ci ha posto in luce chiaramente J. RrrTER, op. cit., pp. 20-22 e 35 sgg., soprattutto, a nostro parere, contro F. BULOW, op. cit., p.10, per cui la rivoluzione francese avrebbe suscitato un interesse ineramente psicologico, in ogni caso non qualificato, in Hegcl. Anche H. NIEL, op. cit., p. 26 ha colto l'importanza dell'influenza
del pensiero rivoluzionario sulla forn1azione della metodologia storiografica di Hegel.
(99) Cosi F. RosENZWEIG, op. cit., vol. I, p. 29, la cui tesi J. lYPPOLITE ricalca in
La signiflcation de la rvolution franaise dans la Phenomenologie)) de Hegel, in
<(Revue philosophique11, 1939, 64, pp. 321-352, soprattutto fino a p. 327; libert nello
stato che raffigurerehbe la libert del cittadino della polis, libert fuori dello
stato che sarebbe identificabile con quella del cristiano che si attua in rapporto di
trascendenza, in ogni caso oltre i limiti del mondo sociale. Ma llegel polemizza contro questo secondo tipo di libert, l'alternativa insomma non indiscriminata neppure al principio ma sempre percorsa da un rigoroso criterio di scelta. (Lo studio
citato di J. HYPPOLITE si pu vedere ora anche in Etudes sur Marx et H e gel, Parigi 1955, pp. 45-81).
89
t fuori dello stato? Null'altro che l'esigenza di rivendicare l'autonomia dei soggetti nei confronti del dispotismo e dell'ortodossia religiosa; all'infuori di questo motivo polemico, la libert
affatto considerata da Hegel in riferimento alle strutture oggettive
della storia, allo stato ed alla chiesa: la libert dev'essere garantita
ai soggetti dalla seconda, mentre la sua efficacia dipende dal primo. La rivoluzione francese, proponendo allo Hegel il concetto di
libert in maniera cosi pienamente storica, gli pone anche il problema dell'integrazione di chiesa e stato in un unico ordinamento
in cui si obbiettivi in forma giuridica la libert stessa (100 ).
Hegel insomma accetta l'insegnmnento della rivoluzione francese in tutta la radicalit dei suoi atteggiamenti e delle sue formule
programmatiche ( 101 ), distinguendosi con ci fin d'ora dal contemporaneo pensiero liberale tedesco.
L'entusiasmo dei pensatori politici del liberalismo tedesco per
la rivoluzione francese non era infatti mai andato oltre un primo
approccio. Generalmente vicini alla Gironde essi considerarono la
sconfitta di questo partito una sciagura irreparabile (102). Il liberalismo tedesco costituzionalistico, in nessun caso democratico, ed il
concetto fondamentale che esso aveva elaborato, quello di Rechtsstaat, vale a dire l'idea che il cittadino doveva obbedire solo alle leggi che si era liberamente imposto, non implicava affatto la partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica: all'idea di stato di diritto era invece presupposta una immagine paternalistica dello
stato e su di essa influiva la nozione religiosa del necessario e progressivo perfezionamento morale dei cittadini che, solo, avrebbe
permesso il graduale passaggio da un concetto formale ad uno sostanziale di libert ed uguaglianza. L'individualismo giusnaturalistico, la raffigurazione atomistica del contesto sociale e l'idea dello
stato di benesse non erano insomma superati. Ne derivava l'aprio-
100
(
) La Chiesa dunque in quanto permetta lo svolgersi della libert umana, ha
posto nell'intuizione hegeliana di questo periodo: ancora una volta tocchiamo qui
l'insufficienza della tesi ateistica)>, e particolarmente di G. LUKACS, op. cit., pp. 3643.
(1 1 ) E' importante altresf sottolineare che Hegel ha anche modellato sul linguaggio rivoluzionario la sua terminologia: per la dimostrazione si veda G. AsrELIN,
op, cit., pp. 20-23.
(
1 2
0 )
90
CAPITOLO SECONDO
luzione ,, ( 105 ); eppure Kant non accede mai ad una concezione democratica e la giustificazione della rivoluzione si accompagna, contraddittoriamente, alla proclamazione dell' assolutezza della legge
che misticismo protestante e lealismo prussiano gli impongono (106).
E lo stesso Fichte, che vigorosamente rivendica il diritto del popolo
alla ribellione e che, per profonda consonanza spirituale, riconosce il valore universale della rivoluzione francese ( 107), pure conclude in una concezione del progresso storico come sviluppo immanente alle coscienze e graduale interiorizzazione, che in realt nasconde in un religioso ed entusiastico ottimismo l'incapacit di affrontare il problema della rivoluzione tedesca ( 108 ). Il liberalismo
tedesco insomma prigioniero del moralismo e dell'arretrata situazione sociale della Germania, incapace perci di prospettare
un'azione rinnovatrice, ed il rapporto che stringe alla rivoluzione
francese anche i st1oi pili co11seguenti esponenti non diviene in
nessun caso tramite da un generico entusiasmo, e talvolta da una
sofferta partecipazione, alla volont rivoluzionaria.
Non cosi i giovani teologi dello Stift: la rivoluzione francese
offre dei motivi e degli atteggiamenti che essi riassumono pienamente nel loro pensiero, n per essi si stabilisce alcuna alternativa
tra azione rivoluzionaria e pensiero teoretico. Anzi, il travaglio teoretico ha solamente senso in vista della soluzione dei problemi pratici, del superamento della disgregata struttura sociale e territoriale della Germania: teoria e prassi risultano affatto dialettizzate.
Vrtheilskraft del 1790 (paragf. 63, nota), poi in Die Religion innerhalb die Grenzen
der reinen Vernunft del 1793 (4 St., 2 Abschn., paragf. 4), in Zum ewigen Frieden
del 1795 (St. II, Art. 12) dove comincia la distinzione tra la responsabilit morale
delle violenze rivoluzionarie e la legittimit del principio sostenuto dai rivoluzionari,
infine in Der Streit der Fakultiiten, del 1798 (Il, paragf. 6). Sui rapporti di Kant con
il pensiero rivoluzionario si veda in ogni modo: K. VoRLANDER, Kants Stellung zur
franzOsischen Revolution, in <(Philosophische Abhandlungcn H. Cohen zum 70.
Geburtstag dargebrachb>, Berlino 1912, p. 247 sgg.; HAENSEL, W., Kants Lehre van
Widerstandsrecht, ein Beitrag zur Systematik der kantischen Rechtsphilosophie, in
({Kantstudien, Erglinzungsheft, 60, Berlino 1926, in particolare pag. 74 sgg; P.
ScHRECKER, [(ant et la revolution franaise, in <{Revue Philosophique, 64, 1939, pp. 394425; J. Dnoz, op. cit., pp. 154-171; I-I. S. REISS, Kant and the right of rebellion, in
Journal of the History of Ideas, XVII, 1956, p. 179 sgg. Si noti che Kant ebbe anche dci rapporti diretti con il Comitato di Salute Pubblica (P. ScHRECKER, op. cit., pp.
408-413).
91
105
(
) Cosi chiam la filosofia kantiana il giovane Marx: cit. da K. VoRLiiNDER,
Kant und Marx, Tubinga 1911, p. 41.
1 6
( 0 ) Su questa contraddizione insiste J. Dnoz, op. cit., pp. 169-171 ed anche W.
HADNSEL, op. cit., pp. cit.; non crede invece si possa parlare di contraddizione G.
SOLARI, in Studi storici di Filosofia del Diritto, Torino 1949, p. 232, 237 e passn,
che esclude la possibilit di poter considerare per qualsiasi verso democratica la
teoria politico-giuridica di Kant.
101
(1 8 ) Questa la conclusione cui giunge anche M. GUEROULr, Fichte et la rvolution franaise, in ({Revue philosophique, 64, 1939, pp. 226-320, in part. p.
229 e 233-234; ma confronta anche, sullo stesso piano, X. LEON, Fichte, cit., I,
pp. 167-176 dove si chiariscono i precedenti di tale soluzione.
92
CAPITOLO SECONDO
E ci non vale solo per Hegel ( 109 ): anche Schelling, sulla cui coerenza democratica sono state sollevate giustificate riserve, tuttavia
mosso da una vigorosa sollecitazione morale e politica ( 110 ); e non
nascono dubbi di sorta per quanto riguarda Hiilderlin, il poeta
giacobino, i cui canti sono rivolti alla comunit ed incitano alla
ribellione quando la sapienza libera e potente intuita nella pienezza dei suoi attributi :
" Kommt den Jubelsang mit uns zu singen,
Denen Liebe gab die Schiipferin !
Millionen, kommt emporzurigen
Im Triumphe zu der Kiinigin !
Erdengiitter, werft die Kronen nieder !
Jubelt, Millionen, fern und nah !
Und ihr, Orione, hallt es wider:
Heilig, heilig ist Urania! ,, (ll1 ).
( 1 09) In una recentissima opera, .T. F'LtiGGE (Die sittlichen Grundlagen des Denkens.
Hegels existentielle Erkenntnisgesinnung, Amburgo 1953) ha insistito sull'origine eticoesistenziale della filosofia hegeliana, ma con metodi del tutto fonnali, psicologistici,
piuttosto che storici. E' giunto cosi ad alcuni brillanti risultati che hanno il merito
di appiattire la personalit hegeliana a livello di tutti i pensatori che sono esistiti
e che esisteranno, poich infatti impossibile escludere per qualsiasi filosofo un
qualsiasi presupposto etico e psicologico dcll' indagine. Quando l'analisi del
Fltigge esca dalla genericit allora si ha la lieta sorpresa di leggere che !'{<esperienza di pensiero)) propria della n1etodologia hegeliana da intendersi nel senso
degli antichi misteri eleusini (che, si noti, non sappiamo neppure in che cosa precisamente consistessero) (p. 17), oppure che l'esperienza della creativit dell'atto
del pensare deriva ad Hegel da fonti misteriche (p. 24), ecc.
(llo) Cfr. p. 85, n. 90. Gli interpreti del pensiero giovanHe di Schelling escludono
in genere che nel primo periodo dell'attivit di Schelling siano presenti interessi
etico-politici: si veda per tutti E. BREHIER, Schelling, Parigi 1912, p. 296 e A. MAsSOLO, Schelling e l'idealismo tedesco, in Rivista critica di storia della filosofial>, 1955,
p. 46. Contro tali interpretazioni e richiamandosi soprattutto alla tesi schellinghiana
del 1792 << Antiquissiini de prima malorum origine ... 11 (cfr. supra, p. 73 sgg.), si pone opportunamente l'articolo di G. SEMERARI, L'etica di Schelling sino al Sistema
dell'idealismo trascendentale)), in Giornale critico della filosofia italiana>1, XXXV,
1955, pp. 490-531. Semerari sostiene che la sollecitazione morale il motivo decisivo del processo mentale schellinghiano (p. 491) e che sotto le diverse fasi della
filosofia schellinghiana che si sono volute vedere sta, fin dalla gioventU, la continuit dell'interesse n1oralc.
(111) ((Venite con noi a cantare il cantico di giubilo, / voi cui diede amore la
creatrice! / Milioni, venite a lottare per innalzarvi / nel trionfo verso la Regina! ; Re della terra, buttate giU le corone! I Giubilate, milioni, vicino e lontano! /
93
L'influenza della rivoluzione francese sulla formazione di Hegel, Hiilderlin e Schelling non dunque un fatto trascurabile, ma
una fonte continua di ispirazione tematica. L'intuizione classica
della citt libera perde di conseguenza i toni eruditi in cui era
configurata e si trasforma in un cosciente atteggiamento umanistico di analisi del mondo presente e nella volont di mutarlo.
Qualora si trascuri quest'intenzione, insie1ne pratica e teoretica,
risulta affatto incomprensibile la successiva evoluzione di questi
autori, ed in particolare dello Hegel, la cui indagine sar sempre
rivolta a scoprire nella storia il processo di attuazione della libert, non in astratto, non in un'univoca e moralistica progressiva
riforma delle coscienze, ma in concreto, nel ricambio continuo
delle istituzioni, nel mondo oggettivo in cui lo spirito afferma e
nega, in ogni caso lotta per la sua libert.
6. - L'apriorismo della ragione teoretica, l'assolutezza della
legge morale, il primato della ragione pratica, la polemica contro
la tradizione e l'autorit: su questi motivi si sosteneva la teoria
tedesca della rivoluzione: con ci Kant appariva come il pili conseguente interprete del pensiero illuministico ed in questa prospettiva era inteso dai giovani dello Stift (112).
Non v' dubbio che Hegel conoscesse il pensiero di Kant, e
fors'anche profondamente. Del 1792 un estratto in cui egli prende in considerazione le forze rappresentative della coscienza secondo uno schema kantiano (113 ), e par certa l'avvenuta lettura
delle Critiche, oltre che degli scritti minori pertinenti la storia e
il diritto ( 114 ); lo studio del pensiero kantiano poi approfondito
E __ voi, Orioni, _rieche~giate: I santa, santa Urania!/)) (trad. di G. VIGOLO, in
HoLDE~LJN, ..P~esie, Torino 19~8, p. 85). Quella riportata l'ultima strofa dell'Hymne
and
Gott1n der Hannonie, del 1791 (cfr. HOLDERL'IN, S . W ., voi . I , p. 103 sgg. ) , su
. dte
.
CUI ~I posso_no vedere ~: s. ?ALZBTIRG, op. cit., p. 12-20; E. TONNNTILAT, op. cit., pp.
2?-5~, J. HoFFlvIEISTER, Flolderlzn und die Philosophie, cit., pp. 44-58; a questi autori
SI :1manda anche in genere per la comprensione del pensiero di H. in questo
periodo.
112
(
) Cosi W. DILTHEY, Jugendgeschichte Hegels cit. p. 12 R }lAYM op ct't
pp. 34-36.
.
"
113
94
CAPITOLO SECONDO
(115) L'opera di Fichtc apparve a Ktinigsberg, per i tipi dell'editore Hartung, nel
1792: ebbe subito recensioni benevole o polemiche sull'<<Allgemeinc Literatur Zeitungl>, sui GOttingische Anzeigen)), sull'<iAllgemeine Deutsche Bibliothelo>. Hegel seguiva abitualmente queste riviste culturali, e perci possiamo supporre che fosse
ben presto interessato alla lettura dell'opera. Sulla diffusione dell'opera cfr. a ogni
modo X. LEoN, Fichte, cit., val. I, pp. 141-152. G. ASPELIN, op. cit., pp. 37-38, crede di
poter determinare fin d'ora le seguenti analogie tra il pensiero hcgeliano e quello
kantiano-fichtiano della Kritik aller Offenbarung: a) il nesso di carattere pratico
stabilito tra morale e religione; b) la postulazione della divinit su base pratica;
e) la distinzione delle forme di religiosit. Per quanto riguarda i due primi pro~
blemi prospettati da Aspelin si deve subho dire che non necessario pensare ad
un'influenza kantiana: basti ricordare le posizioni di Storr e della sua scuola,
su cui cfr. infra.
(116) Cfr. W. DILTHEY, op. cit., p. 12, 14, 16 e passini: dopo Dilthey, e fors'anche
per la sua indiscussa autorit, questa tesi si sovente riproposta.
95
~ 117 ) G., ASPELIN. ncll'op. c~t. ha posto c~iaramente in luce il carattere problematico. dell accettazione hegehana del pensiero kantiano: secondo quest'autore si
dev~ ~Icordare e!'~ <( gli interessi di Hegel non sono teoretico-filosofici ma teologici
e dI .r1forrr_ia religiosa (p. 36) e che perci Hegel, pur riprendendo i moduli e la
tcrn11~olog1~ kantiana, la riempie di un nuovo contenuto, tipicamente rousseauiano;
Aspehn cosI conclude: <1 Hegcl akzeptiert Kant cthische Prinzipienlehrc - wie es
scheint ohne Reservation - Er denkt mit Kant, abcr er fi.ihlt mit Jean Jacques
Roussea~; so V:tirde r:ian in ktirze die Situation bezeichnen kOnnen (p. 46). L'interpretazione dI Aspehn, pur esatta nella sostanza, va tuttavia intesa con alcune
caut~le, soprat.tutto. per quanto riguarda il rousseauismo di Hegel: la recezione dcl
pe~s1ero del g:nevnno da parte di Hcgel infatti qualificata, non puramente psicol?g1ca: :regel Insomma accetta, e ci in consonanza con il suo carattere, il sent1ment~hsmo rouss~aui~no non in quanto tale, ma solo in quanto espressivo di
determinate e precise Istanze di carattere sociale e politico. L'analisi di Aspelin
talv~lta ass~me u~ troppo ~sicologico, prezioso forse per cogliere certi aspetti di un
pens1er? fluido e 1n formazione come quello hegeliano di questo periodo ma sempre. per1colo~o. Otti.ma anche l'interpretazione di E. Dn NEGRI, La nascita' della diaz:ttica hegeliana, F1rcnze 1930, p. 13 ( ... non siaino di fronte ad una violenta reaz1on: contro Kai:it. ma ad una vasta reinterpretazione delle sue dottrine, onde il
k_an~1smo puro d1v1en~ un n1omento non centrale di un diverso organismo di pens1er1, che n1:iove da interessi diversi ... i>), ma anch'essa da vedersi con una certa
cautela per Il carattere meramente letterale di talune analisi.
)>
96
CAPITOLO SECONDO
97
(
(
1 2
2 )
123
24
(1
7. A.
Negri -
98
CAPITOLO SECONDO
KimNER, Van [(ant bis Hegel, cit., vol. I, p. 315 sgg.; H. LEoN, Fichte, cit., vol.1, pp.
219-226; V. Vrnuv1. 1 Dopo f(ant, Torino 1957, pp. 1-31.
(126) su questo aspetto dell'opera di Reinhold ha ii~sis_tito mo~to b~ne .~ VE~RA,
op, cit., in part. pp. 2-7, tiprendendo parzialmente le tesi d1 ~ _GUEROULr, L evolutron
et la structure de la Doctrine de la Science chez Fchte, Pang1, 1930, I, PP 8-18.
(127) Il cui titolo Aeneside1nus, oder ilber di~ Fund~mente der. van dem.1:errn
Prof. Reinhold in lena gelieferten Ele1nentarphtlosophte, ~~bst elne Vert.eid~?~~ng
des Skepticis1nus gegen die Anniassungen der VernunftkrLtik, 1792. ~ul s1gn1f. . .alo
e l'influsso dell'opera F. GUl~OULT, op. cit., I, p. 134 sgg.; X. LEON, op. ctt.,
pp ..~45254; V. VERRA, op. cit., pp. 33-66. Che l'opera fosse nota ~Ilo Hegel non ~e dubbio:
egli infatti cita alclini passi nei Materialen ... )) (cfr. infra), e pr~bab1lmente fu
,!'
discussa nell'ambiente di Tubinga: si noti che nel 1794 SCHELLING. dedica. al~.o Schulze
un accenno polemico in Ueber die MOglichkeit einer Fonn der Philosophte uberhaupt,
99
4i'
100
CAPITOLO SECONDO
i~
7. - Gi a Stoccarda Hegel aveva fatto propria, con l'accettare la metodologia della storia prammatica, la nozione di Vollcgeist: le diverse espressioni della vita di un popolo erano ricondotte ad una radice unitaria, da cui risultavano caratterizzate; a
Tubinga poi, Hegel aveva cercato di emancipare la concezione del
Volkgeist dai limiti della dottrina prammatica, al fondo di tipo
meccanicistico e naturalistico: il nesso individuale proprio alla
137
( 133 ) A tale sintesi Hegel era anche indotto dall'a~ali~i ~he egli andava facen~o
di se stesso: su questo punto interessanti annotaz1on1 in G. ASPELIN, op. ctt.,
pp. 28-30.
.
(131) Cfr. F. ROSENZWEIG, op. Ctt., val. I, pp. 20-2~.
.
cit
(135) Cosi molto bene J. I-IYPPOLITE, Travaux ... , c1t., p. 408, R. HAYM, op.
.,
p. 31. Da quanto sopra, consegue che n coloro che in ossequio al presunto kantismo del giovane Hegel tendono a considerare l'amore un puro analogo d~~la
ragione)) (DILTHEY, op. cii., p. 16; F. BtiLOW, op. cit., p. 14) n coloro eh~ cons1 e~
rano l'amore come una forza puramente irrazionale (I-I. GLOCKNER, op. ctt., P 17,
H. NTEL, op. cit., pp. 27-28) hanno colto nel segno.
('36) Doku111ente, pp. 174-175.
101
(
) Per primo TH. L. HAERING, op, cit., voi. I, pp. 297-298, ha rintracciato tra
il giovane Hegel e il Pestalozzi le analogie cui accenniamo. Su di esse ha insistito
anche A. BANFI, art. cit., p. 363. Sul concetto di sentimento di Pestalozzi si veda
F. DELEKAT, Pestalozzi, Lipsia 1927, p. 248 sgg., che tuttavia riallaccia troppo strettamente tale concetto a quello di sensazione mistica, e molto meglio (in una discussione che naturalmente giunge ad abbracciare l'intera concezione pestalozziana
della religione) P. WERNLE, Pestalozzi und de Religion, Tubinga 1927, p. 131 sgg. e
W. BACH11ANN, Die antropologischen Grundlagen zu Pestalozzis Soziallehre, Berna
1947, p. 87 sg.: infine l'ottimo H. BARTH, Pestalozzis Philosophie der Politik, Zu~
rigo e Stoccarda, 1954, soprattutto p. 107 sgg. (ma si veda anche a p. 70 sgg. la discussione sull'influenza del pensiero rivoluzionario francese dell'autore zurighese).
E' a questa nuova interpretazione del pensiero del Pestalozzi, interpretazione umanistica e positiva, che ci richiamiamo.
102
CAPITOLO SECONDO
(138) La bibliografia sull'opera di Montesquieu si trova in D. C. CABI!EN, Montesquieu: A bibliography, in <<Bullettin of New York Pubblic Library)), 51, poi in
pubblicazione separata Ne\v York, 1947. Inoltre si veda del CABEEN, A supplementary Montesquieu bibliography, in {( Revue internationale de philosophie, IX, 1955,
nn. 33-34, pp. 409434. Questa rivista ha dedicato appunto i nn. 33-34 allo studio
del pensiero di Montesquieu: si vedano in particolare gli artt. di SHACKLETON (sulla
teoria del clima), di CHE\'ALLER, HENDEL e COTTA. Tra la bibliografia italiana sull'argomento emerge l'opera di E. VIDAL, Saggio sul Montesquieu, con particolare
riguardo alla sua concezione dell'uo1no, del diritto e della politica, Milano 1950,
giudicata anche dal CABEEN, the best study in Italian ... a most useful pubblication ... . Sulle influenze della cultura illuministica sul concetto montesquieuiano
di spirito del popolo si cfr. in part. l'opera di DADIEU, Montesquieu, Parigi, 1913,
p. 65 sgg.; nonch F. MEINECKE, Le origini dello storicismo, cit., pp. 96-111, e B.
GROETHUYSEN, La philosophie de la revolution franaise, cit., pp. 11-77 e 115-125.
(139) Cosi in Flegel Schriften zur Politik und Rechtsphilosophie, vol. VII dell'ed. LASSON, p. 411. Sulla datazione della lettura hegeliana di Montesquieu, cfr.
H. STRAH.11.1, Aus Hegels Berner Zeit. Nach bisher unbekannten Dokumente, in
Archiv fiir Geschichte der Philosophiel>, 41 (1932), pp. 514-533 e in part. p. 527 sgg
103
104
CAPITOLO SECONDO
105
squieu, n i giacobini riuscivano quindi a mediare l'antinomia illuministica di razionalit e di individualit, ed il concetto di Volkgeist da essi enucleato si riduceva ad essere null'altro che un espediente metodico, scientifico o rivoluzionario che fosse.
Hegel denuncia fin da principio i limiti della concezione del
Montesquieu. Rielaborando la concezione prammatica della storia, definendo il concetto di uomo e di amore, egli era giunto infatti ad una nozione di popolo e di spirito popolare come originalit irriducibili, oltre ogni qualificazione meccanica o naturalistica ( 140 ). Ci gli era possibile poich l'antinomia illuministica di individualit e razionalit era mediata dal concetto hegeliano di ragione, che, come abbiamo visto, riferito alla totalit umana ed
in tale relazione considerato una forza individualizzante. Al procedimento deduttivo di Montesquieu e dei giacobini egli poteva quindi opporre un'indagine analitica ed induttiva che dalle particolarit
risaliva all'universalit: accettava bensi la tendenza ad integrare
universale e particolare, ma la rivedeva in nuova luce immanen'
tizzando, per cosi dire, la razionalit nell'individualit. La ragione
era insomma per lui una potenza costruttiva, non pura attivit
contemplativa, e la comprensione dell'organismo sociale risultava
da ci interamente mutata ( 150).
106
geist I-I. TRESCHER nell'art. cit. Montesquieus Einfluss auf ... Hegel, p. 501 (sulla base
delle indagini diltheyane) e T. L. HAERING, op. cit., I, p. 93 sgg. che insiste troppo sul
concetto di Lebendigkeit del Volkgeist, ed in modo che non possibile non sentirvi
l'influenza della moderna, irrazionalistica, filosofia della vita.
(151) Cfr. J. HYPPOLITE, op. cit., p. 19 sgg.; H... HAYM, op. cit., pp. 36-39.
( 152 ) Lo ha chiarito bene E. VON SYDO\V (Die Bedeutung des <(Vollces)) iin System
llegels, in "Zeitschrift filr Rechtsphilosophie in Lehre und Praxisl>, I, 1914, pp. 188200, in part. p. 190 sgg.) ma con un'intonazione positivistica che mal si adatta al
tipo dell'indagine hegeliana.
( 1 53) E. CASSIRER, Vas Proble1n Jean Jacques Rousseau, jn <1Archiv flir Geschichte der Philosophie)), XLI, 1932, p. 188 (e nella trad. it. di questo saggio a cura
di M. ALBANESE, Firenze 1956, pp. 24-25).
( 154 ) E. CASSIRER, op. cit., p. 479 sgg. (trad. it. p. 67 sgg.), 488 sgg. (trad. it., p.
81 sgg.) e passitn.
CAPITOLO SECONDO
T0BINGBN
107
Ad accettare da Rousseau la visione sent1"mentale ed antiintelettduallli'stica della natura, Hegel era preparato dalla sua concezione
e. . uomo
. rapporto tra natura
e
, .e dell'amore' ne consegue ch e il
spinto e ncondotto all'immanenza della vita . d" "d 1 ed i"l
Volkgeist
..
. .
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per~10 att1v1zzato e riferito a quegli ideali etici che
'
1 uomo . concepisce
. tra natura e spirito
.
. (157) . e osi,' ne ll a d"ra1ettrca
I a . stona
s1 apnva. all'ideal"t'
. . naturalistici dell'in-'
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'
Stoccarda 1890 nonch E BREHIER H'
.
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es eutschen ldealismus),
Parigi 1932, e l;incompleto ,e talvolt~ i~s~::t d~
philosophie,,.voI. II, 3, p. 768,
seau en Alleniagne, in Annalcs de l'~co so. .. EVY-BBU~L, L influence de Rousgi 1887, pp. 325-358. Fcster insiste sulla me~~a~~b1e ldes. Sc1~nces Politiques)), Paridesca del pensiero di Rousse
(
. to~e essingh1ana della recezione te31
fluenza rousseauiana su Herde~u(4?p.<: ) sgg.~ s1. vedano anche le - pagine sull'inSchiller (87 sgg) e sulla M . t -d.~gg.' ~u ant (68 sgg.), su Fichte (113 sgg.) su
.
.
.
a concezione assoluta del!
etico (1n part. p. 141 153 155 . ) ., ._
.
a coscienza sul piano
.
,
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mediazione lessinghiana Una t .
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.
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. .
.
.
LIN, d1 cui una espressamente ded"icat a a 1 g1nevr1no
(Rousseer a a se od1 d1 HoLDERau, In W., I, pp. 134135 ; ma vedi anche Der Rhein s w IV
172
156
.
'
.,
' p.
sgg.).
(
) G. ASPELlN, op. cii., p. 33.
~1~7) Su questo rapporto, cosi come da no'1
..
. .
.
qualificato, 1ns1stono gran parte
degli interpreti cfr. G. AsPELJN
.
' op. cli., pp. 30-34 p SVEID
.
MEISTER, In Doku1nente p 430 T L ]'AB
' . .
, 'op, czt., p. 35; J. HOFF'
' RING op czt I
52 53
LITE, Travaux ... cit. p. 405 407 408
. I ) .
:' ' pp. - e 97 sgg.; J. HYPPOt
.
'
'
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cord1amo naturalmente con l'int
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.
... , ci ., P 18 e 22. Non conII, pp. 17-18: il sentimento 1"n Herplre az1ohne irrazionalistica del GLOCKNER, op. cit
.
.
.ege non a una defi
d
.,
z1onahstica n 1a solo fenomeno] .
nizione e una funzione irraog1ca, come ha ben h" t
quanto riguarda la Phtinomenologi_e d. G .
c 1ar1 o, anche se solo per
Zeitschrift f. Rechtsphil in Leh.
cds pe1st:s, S. I(oRNFELD (Das Rechtsgefiihl in
.
re un
rax1s II 1919
66
)
lt
108
CAPITOLO SECONDO
della storia fosse in nuce sotto tale accettazione, ma, nel periodo
di Tubinga,. nessun testo lo prova: la preoccupazione politica e
l'ansia riformatrice del giovane Hegel sono le sole forze che sostengono il suo concetto di societ. Con ci la nozione di Volkgeist
non risultava solo attivizzata ma anche profondamente politicizzata. Se infatti, nella dottrina del Rousseau, da un lato la volont
generale allude al contenuto della coscienza sociale e perci al
Volkgeist, dall'altro indica un modo di produzione della legge (160):
l'ideologia democratica, inerente ad entrambi i motivi, viene
espressa in termini di costituzione politica soprattutto dal secondo concetto. In questo periodo Hegel insiste sulla volont generale
come strumento produttivo della legge e la interpreta direttamente
in funzione rivoluzionaria. Il Sollen dell'intellettualismo illuministico che in Kant ha ancora un valore individualistico e negli altri autori dell'umanesimo un significato aristocratico, senza perdere quella trascendenza normativa che fonda il suo dinamismo,
tuttavia immanentizzato al Volkgeist e quindi acquista nel giovane Hegel un carattere essenzialmente superindividuale e democratico ( 161 ).
Il giovane Hegel non accetta per la nozione di contratto sociale che nell'opera di Rousseau implicita nel concetto di volont
generale, inserendosi con ci nel processo di revisione dei dogmi
giusnaturalistici in atto nel pensiero tedesco. In Kant e in Fichte
il contratto era stato ridotto a principio tecnico ausiliario (162),
ma Hegel non si serve pi neppure della finzione, poich la sua
concezione dello stato interamente storica: pu concedersi che
109
si vedano gli autori citati alla n. 155 di p. 107, ed inoltre II. W. BRAUN, Rousseaus
!Iinfluss auf die hegelsche Staatsphilosophie, in ihrer Entwicklung und Vollendung,
ln Schmollers Jahrbuch ... )>, SO, 2, 1926, pp. 121-146, e T. STEINBDCHEL, Das Grundprobleni der Hegelschen Philosophie, val. I (il solo uscito), Bonn 1933, p. 323 sgg.
Deve infine essere escluso che la dottrina della volont generale abbia fin d'ora in
l-Iegel un carattere metafisico, come vorrebbe H. TRESCI-IER, op. cit., pp. 938-939.
160
(
) J.-J. ROUSSEAU, op. cit., I. II, cap. 4-6. Non a caso la formula {{volont
generalei) appare nelle costituzioni della rivoulzione francese, e in particolare: Co
stituzione del 3 settembre 1791, art. 6; Atto costituzionale del 24 giugno 1793, art. 4;
Progetto girondino del 1793, art. 3; Costituzione del 5 fruttidoro dell'anno III, nella
Dichiarazione dei diritti, art. 6 (cfr. A. S1\TTTA, Costituenti e costituzioni della Francia moderna, Torino 1952, pp. 67, 118,130,152).
( 11H) Cosi particolarmente G. LUKACS, op. cit., pp. 43-45.
( 162 ) G. GIESE, op. cit., p. 11.
110
CAPITOLO SECONDO
tale concezione non sia ancora perfettamente compiuta nel periodo di Tubinga, ma in ogni caso appare ben chiaro che l'intenzione
che la regge affatto storica ('63).
Si pu dunque concludere notando che la concezione hegeliana della comunit e dello stato si regge sulla nozione di Volkgeist,
mutuata dal pensiero settecentesco ma trasformata dall'idea che
il Volkgeist si debba intrecciare al concetto rousseauiano di volont generale. Il Volkgeist non perci raffigurato come un mero
fatto o come uno strumento metodologico, ma come un compito,
la vivente ed operante composizione della vita di un intero popolo (164); perci democratico l'abito che sostiene questa visione
poich la legge si istaura sull'ideale, ma prossima, politeia di
cui i cittadini concorrono alla formazione (165 ). Questi concetti
non hanno ancora trovato una formulazione perfettamente coerente, e d'altronde le reminiscenze letterarie si incrociano con le
intuizioni personali dello Hegel, cosicch impossibile misurare
a questo punto l'originalit del suo pensiero. N Hegel applicher
per ora queste nozioni nello studio di problemi propriamenti politici, ma solamente a quelli della riforma religiosa: nell'elaborazione di questi temi anche i concetti avranno un ulteriore approfondimento e l'originalit hegeliana meglio si chiarir sopra le
influenze subite.
8. - Lo scritto, pubblicato nei Theologische Jugendschriften
col titolo di frammento di Tubinga (166 ), ha un valore conclusivo
per quanto riguarda l'esperienza culturale del giovane Hegel in que-
(163) StllINBtiCHEL, T., op. cit., p. 324 sgg.; H. W. BRAUN, op. cit., p. 126 sgg. concordano nel ritenere che la concezione del contratto sociale non sia ripresa dallo
Hegel. Contraria l'opinione di G. GIESE, op. cit., pp. 11-14; F. ROSBNZWEIG, op. cit.,
voi. I, pp. 34-39; F. BtiLow, op. cit., p. 21, che sostengono invece che Hegel si liberi
dell'idea del contratto solo nel periodo di Francoforte. E' vero che l'idea di Schicksal elaborata a Francoforte svolger le funzioni affidate all'idea di contratto ma gi
a Tubinga e a Berna il contratto sostituito dal concetto di Volkgeist.
( 1 6 4 ) Non si pu ancora parlare di pensiero nazionale tuttavia, neppure in
nuce. Contra vedi RosENZWEIG, op. cit., I, p. 22 sgg,
( 1 65) Oltremodo chiarificatrici anche a questo proposito sono le pagine che
E. WOLF dedica al pensiero politico e giuridico di HOlderlin in Vo1n Wesen des
Rechts in deutscher Dichtung, Francoforte s. M., 1946, pp. 9-59.
(166) Il <,TiJ.binger Frag111ent)> incluso negli Jugendschriften hegeliani alle pp.
3-29. Ad esso va aggiunto l'Entiviirf 1, composto nellla stessa epoca e generalmente
111
sto periodo. Tutti i concetti che egli era venuto fin qui elaborando
hanno modo di esprimersi nel saggio, malgrado il procedimento
faticoso, continuamente proteso alla definizione di un tumultuoso
e vario contenuto vitale. Infatti, come spesso si notato, il giovane
Hegel articola strettamente teoria e prassi al servizio di un ideale
di riforma, ed in questa connessione talvolta la dottrina non riesce a tenere il passo con la pratica e la mediazione speculativa con
l'immediatezza dei sentimenti.
Il frammento affronta temi teologici, ma con spirito rivoluzionario. Il problema religioso, al quale un'educazione ossessiva (167)
aveva costretto il giovane Hegel, costituiva infatti almeno il tramite ad una considerazione dei motivi pratici dell'esperienza, delle
strutture storiche, la possibilit di affrontare temi, in senso lato,
politici in un ambiente per nulla preparato alla loro trattazione.
La teoria kantiana, in particolare, induceva a considerare la religione essenzialmente come fenomeno pratico. Ed ci che Hegel
nota all'inizio dello scritto: il problema religioso deve essere posto
in una prospettiva pratica, in quanto la religione " un bisogno
naturale dello spirito mnano ,, (168 ). Definizione illuministica questa, ma differenziata dall'atteggiamento rousseauiano dello Hegel
per cui la concezione del bisogno riferita polemicamente al razionalismo illuministico: nel bisogno naturale presente la sensibilit oltre alla razionalit, per esso si muove l'uomo con tutte le
sue facolt. Hegel non dubita che in astratto, in un sistema della
moralit. la sensibilit debba essere sottomessa alla ragione, ma
constata che di fatto, nella storia, sensibilit e ragione sono affatto
connesse: esse sono legate come il cibo e il sale che gli d sapore,
e le idee debbono vivificare " l'intero tessuto dei sentimenti ,, (169).
considerato appunto preparatorio dello scritto pili impegnativo, pubblicato ivi, pp.
355-359. La datazione 1792-1793, stabilita dal NOHL in nota agli Jugendschriften (cfr.
p. 404), non stata successivamente messa in dubbio: per stabilire tale datazione
valgono, oltre a criteri grafologici, i numerosi riferiinenti all'opera di FICHTE, Kritik
aller Offenbarung del 1792. Le pili importanti interpretazioni date al Ttibinger Fragment
ci sembrano quelle di G. AsPELIN, op. cit., p. 47 sgg.; di F. EPHRAIM, op. cit., pp.
16-38; di E. DE NEGRI, Interpretazione dello Hegel, Firenze 1943, pp. 7-24.
167
(
) Cosi, molto bene, P. AsvEJ..D, op. cit., p. 31, che dice inoltre Hegel littralement obsd)) dall'ortodossia luterana.
(1 68) Jugendschriften, p. 4.
(169)
Ivi.
jl
112
CAPITOLO SECONDO
( 17 0) G. AsPELIN (op. cit., p. 47) rintraccia nel frammento due motivi paralleli:
da un lato il proposito di portare la religione positiva alla piU alta unit possibile
con la religione naturale, vale a dire un intento di riforma; in secondo luogo il
tentativo di analizzare i rapporti tra religiosit antica e moderna. Ma, a noi sembra,
i due problemi non sono che uno: infatti la religiosit antica l'unica forma di religiosit naturale che Hegel riconosce, come arriva ad affermare lo stesso Aspelin
(p. 63 sgg.).
(171) Jugendschriften, p. 5.
113
(112)
Ivi, p. 6.
(1 73) Jbidern.
174
(
) Il titolo preciso dell'opera lerusale1n oder iiber religOse Macht und
Judentumn, pubblicata nel 1783. Sul Mendelsohn si possono vedere B. BERWIN,
--,,,.. -.-.--
114
CAPITOLO SECONDO
115
178
(
) E' stretto soprattutto il legame dello Hegel con la terminologia fchtiana:
st veda soprattutto, oltre a Jugendschriften, p. 355, la minuziosa indagine di F.
EPHRAIM, op. cit., p. 17 e 114-116.
( 179 ) Jugendschriften, p. 6.
(1 80 ) lvi, p, 7.
(
181
Ivi, p.
12.
116
CAPITOLO SECONDO
za. Saggezza un'elevazione dell'anima ed essa parla dalla pienezza del cuore ( 182 ). La saggezza non ha nulla a che fare con le sottigliezze del sillogismo Barbaro o Barocco, n con altri procedimenti
deduttivi, ma vien su dal cuore, dall'esperienza, dalla sintesi di
sensibilit e ragione. Quando gli illuministi pretendono di fondare
la religione sulla forza della ragione, essi vanno insomma incontro
a due pericoli: da un lato a quello tradizionale a tutte le chiese di
stratificare nell'oggettivit di un contenuto dommatico la continua
vivente spontaneit dell'ispirazione religiosa; dall'altro a quello di
racchiudere nella vita privata l'esperienza religiosa, di negarle la
possibilit di sostenere l'azione, perch la ragione fredda ed
astratta, ed isola l'individuo. Sotto questa affermazione hegeliana
senti la polemica del giovane rivoluzionario dello Stift contro la
cultura dell'illuminismo tedesco che non aveva saputo nutrire un
movirne11to rivoluzionario e nazionale, che non aveva voluto, in
omaggio ad un esile e pallido intellettualismo, creare la mitologia
del rinnovamento civile della Germania.
Ed appunto alla creazione della nuova mitologia rivoluzionaria che rivolta l'indagine del giovane Hegel. Attraverso la riforma religiosa egli progetta la riforma dello stato. Se infatti la
religione libera le energie soggettive, per il fatto che essa non
sorretta dalla ragione atomizzante ma dal cuore, tende anche ad
integrarle in una totalit etica. Come gi abbiamo visto l'amore costituisce la mediazione tra individualit e comunit, poich esso ha
qualche cosa di analogo con la ragione >>, vale a dire l'universalit (183): esso sta nel fondo di tutte le coscienze ed alla sua espressione corrisponde la comunione. Su di esso si fonda la religione
popolare che fantasia e ragione, cuore e sensibilit debbono contribuire a creare ( 184 ). Colpisce immediatamente il carattere totalita182
(
) Ivi, p. 15. Su questi aspetti della religione soggettiva insiste soprattutto,
-con perfetta consonanza, H. NTEL, op. cit., pp. 28 sgg.
1 3
( 8 ) Jugendschriften, p. 18. Questa frase di Hegel ha fatto sorgere una quantit di equivoci sul significato reale della concezione hegeliana dell'amore: ci sembra che tuttavia dal contesto in cui appare non possa per nulla giustificare le interpretazioni razionalistiche che si son volute su di essa fon1,are. Neppure giustificabile alla luce di questa affermazione, quella posizione favorevole all'interiorit privilegiata che ASPELIN crede di intuire nella concezione hegeliana dell'amore
e della religione soggettiva (op. cit., pp. 55-56).
(184) Jugendschriften, p. 20.
STUTTGART
TilllINGEN
117
Ivi, p. 27. Oltre alle influenze da noi gi studiate nel capitolo. sul concetto di,. Volkgeist, certame~te viva sul concetto hegeliano di religione popolare anche I i~fluenza della concezione rousseauiana della religione civile: si veda a questo
proposito J. J. RoussEAU, Contrai socia!, ed. cit., I. IV, cap. 8. Su quest'influenza
hanno soprattutto insistito T. L. HAERING, op. cit., vol. I, p. 86; G. ASPELIN, op. cii.,
pp. 53-54; e J. HYPPOLITE, Travaux ... , cit., p. 409. L'Aspelin ha tuttavia sottolineato
che il l.aicismo rousseauiano molto ammorbidito nella concezione hegeliana.
.dubb.10 che. si. poss~no poi .rintracciare influenze anche di Sen1ler, poich l'ind1v1duahsn10 pietista SI oppone decisamente alla prospettiva sociologica dell'indagine ~egeliana (cfr. lIAERING, op. cit., I, p. 77 e 85). Del tutto insufficiente l'interpretaz~one che de!la reli~ione popolare d C. L. FuRCK in una recente indagine su
Der. Btldungsb~grtff ~es 1ungen Hegel, nei GOttinger Studien zur Piidagogiloi, n. 33,
Beltz 1953: allievo di H. Nohl l'autore risente dei limiti dell'interpretazione vitalistica ~eI pensiero del giovan: Hege! e la ricerca si conclude nella ripetizione di
schemi generalmente superati dalla pili recente critica. Si veda ad ogni modo il
cap. V ~l~sr.eligion ~ls Ziel ind~vidueller und gemeinschaftliche Bildung a pp. 7-23,
dove s1 1ns1st~ sull 1nfluenza di Semler sul giovane Hegel (p. 10 sgg.) e la tesi genera.le:.. con il suo concetto di educazione I-Iegel cerca di superare la separazione
tra 1nd1v1duo e comunit, di Gebildeten e Ungebildeten e di conciliare il separato.
in una pili alta vivente unit (p. 9).
181
(
) Sull'ideale classico dello Hcgel quale espresso in quest'opera si veda ancora G. ASPELIN, op. cit., pp. 61-79. I\1a nessuna interpretazione pu eguagliare l'en(
E.'
118
CAPITOLO SECONDO
119
dendo con ci all'attenzione al particolare storico che egli dimostra, al procedimenfo a posteriori che applica e all'unit di elementi pratici e teoretici che sempre presuppone. Esemplare ci
sembra a questo proposito il modo in cui il giovane Hegel procede
alla definizione della religione popolare nel Tiibinger Fragment:
alla deduzione fichtiana che egli pure conosce, oppone l'induzione
dal particolare, realisticamente inquadrandola nella dialettica tra
individualit e razionalit, su dal contesto storico in un susseguirsi
di successive parziali sintesi. Opposizione e sintesi, per quanto solo
intuite come strumenti logici, inquadrate in un'impostazione specificamente storica, appaiono perci fin d'ora caratteri fondamentali del procedimento hegeliano: egli determina il concetto di religione soggettiva in opposizione a quella oggettiva, per negare poi
la seconda e depurare la prima degli elementi individualistici che
le sono inerenti, ed infine conclude nell'universalit sintetica della
religione popolare. Parallelamente dall'opposizione di sensibilit e
ragione, su cui si fondano gli estremi della religione soggettiva ed
oggettiva, risale alla sintesi nella religione pubblica in cui sensibilit e ragione sono affatto connesse ed interagenti ( 189 ). Insistendo su questi motivi non intendiamo affermare che il metodo dialettico sia gi presente nello Hegel, che in realt ancora molto
lontano da quella concezione, ma solo osservare quanto esso fosse
adeguato all'istanza del giovane Hegel di muovere la ricerca dal
particolare per concluderlo in sintesi sempre pili vaste ed esaurienti, in polemica con l'intellettualismo illuministico che svalutava
tutta la positivit che non fosse possibile comprendere nella dedu-
di Hegel, che in altre parole si pu anche dire, con la cautela di escludere una
interpretazione metafisica, feno1nenologico. A proposito del metodo dcl giovane
Hegel e della sua caratterizzazione empiristica si possono anche vedere le pagine
di E. CASSIRER, HOlderlin und der deutsche Jdealis1nus (in Logos, VII, 1917-1918,
pp. 262-282; VIII, 1919-1920, pp. 30-49) in cui l'analisi del metodo del giovane I-IOldcrlin
pu offrire spunti interpretivi per quella dcl metodo del giovane Hegel. In questa
prospettiva cfr. anche M. CORSSEN, L'idea della tragedia greca nel pensiero di
H6lderlin, in <(Rivista di Filosofia, XLII, 1951, pp. 48-73.
(189) G. AsPELIN (op. cit., p. 52) ha voluto vedere nella triade religione oggettiva, individuale e pubblica11 un'analogia con la triade sistematica diritto, moralit,
eticit11. Senza dubbio c' la possibilit di stabilire questa analogia, ma senza pretendere che il ricordo della definizione giovanile abbia influito sulla pill tarda sistemazione. Molto pili probabile l'influenza della critica della Privatreligion sulla cri~
tica della concezione kantiana della Mora1it1>, per cui vedi infra.
120
CAPITOLO SECONDO
zione da princ1p1 universalissimi e d'altro canto proprio rispondendo ad un'esigenza del pensiero illuministico, quella di applicare
la teoria alla prassi per la trasformazione della realt. Hegel a Tubinga un illuminista pili conseguente dei suoi maestri, un giacobino che nell'isolamento dall'azione trae le conseguenze teoretiche
della sua ansia di azione.
Questa considerazione permette di passare all'analisi dei motivi sostanziali dell'opera del giovane Hegel in questo periodo. Certo, a questo proposito, l'originalit dello Hegel molto meno evidente che per quanto riguarda gli elementi metodici ( 190 ), ma tuttavia anche qui essa risalta. Abbiamo visto formarsi i concetti di
uomo, di amore, di Volkgeist e di Volksreligion; dobbiamo ora vedere come tutte queste nozioni si colleghino ed armonizzino nel
Tubinger Fragment in una autonoma concezione dello stato. Tale
concezione innanzitutto opposta al Notstaat di tradizione luterana, cio allo stato come male necessario con il compito puramente
negativo di preservare la societ dalle forze antisociali (191 ). Societ e stato sono infatti per lo Hegel entit positive, in cui gli uomini
spontaneamente si situano in un rapporto reciproco e creativo:
quando si afferma che Hegel si oppone allo stato in nome della
Chiesa,, ( 192 ) non si pu perci intendere altro che l'opposizione
hegeliana a questo stato dispotico ed alienante, alla paralisi delle
energie politiche dei singoli che esso provocava in nome della dottrina e della pratica del cesaropapismo luterano (193 ). Ma Hegel si
oppone, oltre che al pessimismo luterano, all'utopismo illuministico: Vernunftstaat e Kulturstaat, le due pili tipiche espressioni
della filosofia politica dell'Illuminismo, gli sembrano essere solo
(190) Tuttavia T. L. HAERING (op. cit., I, pp. 113-115), nel trarre le conclusioni
sull'opera del giovane Hegel nel periodo di Tubinga ci sembra aver troppo svalutato l'originalit che pur faticosamente appare: per l'insigne storico tubinghese il
giovane Hegcl si rivela infatti a Tubinga ancora una natura essenzialmente recettiva.
121
1111
95
(1 ) Si cfr. a questo proposito soprattutto le belle pagine di J. HYPPOLITE, Jntroduction ... , cit., pp. 22-23.
(Hl6) F. ROSENZWEIG, op. cit., I, p, 29.
97
(1 ) E. CASSIRTIR, nella Storia della filosofia, cit., III, p. 371, riconosce in questa posizione hegeliana un certo irrazionalismo, e cosi I-I. GLOCKNER, op, cit., II,
24-25: questi due autori, che partono da due punti di vista dcl tutto opposti, si
accordano nella denuncia di un presunto irrazionalismo hegcliano proprio perch,
in questo caso, preferiscono riprendere i loro schemi teoretici di valutazione piuttosto che considerare i fatti: per Cassirer l'irrazionalismo hegeliano nasce dalla sintesi di teoria e prassi perch, sulla base dell'intellettualismo kantiano, tale sintesi
dev'essere necessariamente irrazionale; per Glockner l'irrazionalismo la conseguenza del vitalismo che domina da cima a fondo la sua interpretazione hegeliana
e la sua visione della vita.
122
CAPITOLO SECONDO
impostata realisticamente, si rivelava infine troppo compiuta e tale da presupporre una situazione umana privilegiata; ed altresi
nel procedimento dialettico accennato la linea congiungente particolarit ed universalit era ottimisticamente fondata. La contraddizione risultava quindi inerente ai presupposti del pensiero hegeliano, poich l'ideale espresso dal motto libert e amore prevedeva un'ipotesi rousseat1iana sulla natura t1mana, ed anche, come
si visto 1 una situazione umana perfetta, in cui le contraddizioni
non fossero, come erano, consolidate nelle istituzioni. Era evidente
che, per quanto laicizzate, le istanze religiose che permeavano gran
parte della cultura tedesca riaffioravano nella teoria hegeliana.
Libert e amore: mentre il primo concetto stimolava lo Hegel ad
approfondire l'indagine sul mondo storico, il secondo offriva la
possibilit di una mediazione mistica e religiosa del travaglio spirituale; una nuova mitologia: questo progetto era molto ambiguo e poteva nutrire sia il democraticismo hegeliano che il panestetismo schellinghiano. Hegel viveva dunque nelle contraddizioni
della sua cultura, e quando nel periodo di Tubinga tenta per la
prima volta la mediazione, in essa si manifestano ancora prospettive divergenti. Qui si configura il dramma del giovane Hegel: sostenuto da una vigorosa istanza pratica, egli si riprova continuamente nella ricerca di una mediazione di individualit e razionalit,
di passato e presente, di positivit e rivoluzione; un dramma che
non gli concede riposo ma che Hegel sempre piu consapevolmente
accetta. In ci forse va ricercata l'originalit della sua filosofia
giovanile, nell'esser stata specchio del tempo e nel non aver mai
accettato una pacificante rinuncia alla ricerca.
CAPITOLO TERZO
I'
. .
~
pensiero
eg~ iano. ~ 6. Cr1t1ca del n1ondo germanico contemporaneo nel pensiero di Hegel
e di Sc~e~l~ng. - 7. Il tentativo teorico di ricostruzione dello stato popolare. Valore e hm1ti del procedimento hegeliano. - 8. Conclusione. La crisi del radicalismo
politico del periodo bernese.
1
( )
Cfr. sopratt~tlo I-I. STRAHM, Aus Hegels Berner Zeit, cit., che pubblica (p.
~14 ~g! le letter~ dt Hegel e degli intermediari della sua assunzione da parte della
famiglia van Ste1gcr: ora anche in Hegels Briefe, ed. J. I-IoFFMEISTER, Amburgo 1952
v~l. I, PP_. 4-6 e 26 {d'ora in poi citeremo da quest'ed. dell'epistolario hegcliano sem~
plrcement~ con l'indicazione Briefe). Il fatto che Hegel si trasferisca a Berna no
124
125
CAPITOLO TERZO
126
CAPITOLO TERZO
(8) Dokumente, p. 256. Cfr. inoltre F. RosENZWEIG, op. cit., pp. 47-54, e infra.
Cosi J. HYPPOLITE, La signification de la revolution franaise ... , cit., p. 329.
(10) Su ci ha insistito particolarn1entc, malgrado i limiti interpretativi dell'opera, T. L. HAERING, op. cit., vol. I, pp. 122-128.
(9)
127
(1 ) In particolare nella nostra interpretazione ci rifacciamo alle tesi gi espresse da R. HAYM (op. cit., p. 40 sgg., 5.5 sgg,) e da F. RosENZVo/EIG (op. cit., I, pp, 30-47).
128
CAPITOLO TERZO
zioni e di diritti tra i cittadini, o distingua tra doveri civili e doveri religiosi, tra cielo e terra. L'alienazione la separazione dell'uomo da se stesso, l'impoverimento o l'annullamento della sua
potenza vitale, l'opposto di ogni concezione antropocentrica, ed
in particolare l'alibi teologico, sostitutivo dell'ansia umanistica di
trasformazione del mondo. Alla luce del giudizio storico, alienanti
risultano dunque la tradizionale dottrina del pessimismo luterano
e le teorie illuministiche che si fondano sull'atomismo individualistico.
Il concetto di alienazione, fin qui piuttosto generico, si definisce ulteriormente a Berna ed a ci contribuisce con una certa
energia la peculiare motivazione politica dell'opera hegeliana di
questo periodo. Era inevitabile che all'accentuarsi del momento
polemico dell'indagine hegeliana, in riferimento a quel che s' chiamato radicalismo democratico, corrispondesse l'insistenza sul problema dell'alienazione e delle sue cause, un'istanza quindi d'analisi
storica: infatti mentre l'immediatezza, la relativa imprecisione e
la sommariet degli scritti di Tubinga permettevano alla generosa
volont rivoluzionaria e di programmazione mitologica di reggersi
in piedi malgrado ogni incoerenza, a Berna, dove la crisi e le contraddizioni si configurano in dimensione storica, latteggiamento
utopico non aveva alcun senso. Il radicalismo democratico innerva quindi il metodo storico dello Hegel, e viceversa. In genere
il radicalismo rivoluzionario presuppone un certo pessimismo che
colora le constatazioni storiche su cui si fonda; parallelamente il
disincantato realismo delle analisi politiche e storiche dello Hegel
di Berna, che ha toni di disgusto e di indignazione e giunge fino
al limite di un radicale pessimismo, sta alla base della sua polemica contro le forze alienanti.
L'alienazione dunque la forza del dispotismo, la sua stessa
possibilit di esistere e di perdurare nella negazione delle pili profonde esigenze dell'uomo; inoltre tale potenza alienante dello
stato dispotico si oggettivizza, provocando meccanicamente effetti
spersonalizzanti ed eversivi. In questa situazione l'individuo non
pili padrone della propria libert, n la libert dei singoli ha la
possibilit di integrarsi nella totalit dello stato. Ci si deve ora
chiedere se all'origine di questa polemica non siano che l'esalta-
129
130
CAPITOLO TERZO
caratteri fondata la sua Chiesa; ed in ci consiste il potere alienante esercitato dalla Chiesa, nella schiavitu del credente1 alle
formule oggettive del dogma. Il frammento termina con un appassionato incitamento alla Chiesa affinch si liberi dalle catene e si
faccia promotrice di quel progresso che I'Aufkliirung nutre ma da
cui essa stata finora trascinata ( 16 ). evidente che l'ideale, enucleato nel Tiibinger Fragment, del Volkstaat e l'immagine della
felice citt greca costituiscono lo sfondo di tutto questo scritto (17); ma l'elemento distintivo, che qui risalta, consiste nel tentativo di determinazione storica dell' alienazione, cio della sua
causa - la " separazione ,, del Cristo e la tradizione giudaica
- e dei suoi effetti: l'oggettivit delle strutture chiesastiche
e l'asservimento della Chiesa. Approfondendo lindagine in
un altro brano di questo periodo ( 18 ), Hegel denuncia pili apertamente il carattere autoritario del cristianesimo che il contrappeso naturale della passivit dell'insegnamento di Gesu,
la conseguenza dell'istaurata sottomissione dell'uomo dinnanzi alla Provvidenza (19). Il concetto del Cristo storico discoperto alla
base di tutte le successive contraddizioni, poich esso prevede la
radicalit della caduta originale dell'uomo e la gratuit della salvazione; tali credenze, in quanto riferite ad un fatto storico, - la
predicazione del Cristo e la sua morte - , non sono fondate sulla
ragione come esigenze imprescindibili (20 ), ma sull'autorit; perci l'uomo risulta alienato in quanto n la moralit n la salvazione derivano dalle sue forze, ma dai meriti altrui (21 ); nel cristianesimo quindi l'uomo prigioniero di un'autorit esteriore, e
un nesso di questo tipo il medesimo su cui si fonda lo stato
moderno.
(16) Ivi, in particolare p. 360. Nel frammento risuonano, oltre a quest? della
fede nei lumi>}, molti altri motivi illuministici come la leggenda d~l gallo ~1 Esculapio offerto da Socrate (p. 34) o la polemica contro il numero degli apostoli (p. 32).
Si cfr. H. NIEL, op. cit., pp. 31-32.
(17} Bene a questo proposito H. GLOCKNER, op. cii., vol. II, p. 33.
(IB) Theologische Jugendschriften, pp. 48-69: il frammento datato. 1793, o al
niassimo primi mesi del 1794. Su di esso in generale cfr. H. NIEL, op. cit. pp. 34-35
e P. AsVELD, op. cit., pp. 46-48.
(19) Theologische Jugendschriften, pp. 60-69.
(2o) Ivi, p. 64.
(") Ivi, pp, 68-69.
131
Da queste denunce allo studio delle condizioni di una religione pubblica c'era solo un passo. Alla religione pubblica, dice
Hegel, essenziale l'identit con la moralit pubblica (22); e al23
trove ( ), dopo aver analizzato le cause degenerative della religiosit moderna, egli insiste sul fatto che la religione deve esprimere
lo spirito del tempo, essere a livello con lo spirito del mondo (24).
La concezione cristiana ha invece una radice individualistica, escatologica, moralistica che toglie all'uomo la gioia di vivere nel mondo e lo isola, l'idea della morte metafisicizzata, l'eternit della
pena terrorizza ed annulla le forze costruttici dell'uomo: quanto
pi vicina ci l'idea greca della morte che giunge all'uomo come
alla fine di un banchetto ( 25 ) ! Con ci l'indagine ricondotta nuovamente all'ideale della civilt greca. In essa costituzione, legislazione, religiosit, tutto era connesso in un unico vincolo di sensibilit e fantasia, di giovanile creativit (26).
Che poi per lo Hegel l'antichit sia una rappresentazione attuale ed il suo rinnovamento un concreto impegno vitale, ce lo
confermano gli excerpa che egli in questo stesso periodo trae dalle Ansichten del giacobino Forster: " in una repubblica vi un'idea
per cui l'uomo vive ... lo spirito di una grande repubblica connette
tutte le forze psichiche e morali in un'idea e tutto il suo cerchio
vitale ha un'unit (27 ); e segue ancora la polemica contro il Sognatore cristiano ed espresso il convincimento che la liberazione
dell'uomo passa attraverso il lavoro e la sua partecipazione attiva
alla vita politica.
(") Ivi, pp. 48-60.
23
( ) Ivi, pp. 36-47. Questo frammento datato 1793. Su di esso soprattutto H.
del-
) I p~ssi dalle Ansichten cit. di FORSTER sono ora pubblicati nei Theologische
~~gendschnf~en, pp. 366-367 e in Dokun1ente, pp. 217-218. Sul carattere attuale del27
lrct7eale classico nello Hegel di Tubinga, si vedano soprattutto G. LUKACS, op. cit.,
p. 5 e E. DE NEGRI, La nascita della dialettica hegeliana, cit., p. 33.
132
CAPITOLO TERZO
Forse maggiore importanza ha un'altra conseguenza della polemica. La denuncia del carattere paralizzante della religione cristiana induce lo Hegel alla considerazione accurata della vicenda
storica che port alla caduta dell'impero romano ed all'analis'.
delle responsabilit del cristianesimo (28 ); per ora si tratta solo di
un accenno ma presto tale tema diverr centrale nella speculazione bernese, ed il problema dell'alienazione e della positivit
verr svolto in una luce pienamente strica, caratterizzandosi cosi
]'opera berne se rispetto a quella di Tubinga.
. .
.
Se torniamo ora alla definizione del concetto d1 ahenaz10ne
possiamo osservare che esso si qualifica essenzialmente in una. prospettiva sociale. Il senso polemico che gli sotteso non eqm~a:e
d u nque alla mera rivendicazione della moralit contro la legahta,
.
della soggettivit contro loggettivit, ma piuttosto, costruttlv~mente, all'affermazione di una pubblica moralit, della necess~n~
integrazione di individualit e razionalit nelle strutture sociali:
nozione in cui anticipata la categoria della eticit. Il concetto di
alienazione quindi strettamente legato all'esigenza del suo supe. ramento e definito in un rapporto dialettico; alla volont di libel'uomo dalle conseguenze paralizzanti dell'alternativa dualistica cristiana di cielo e terra si accompagna l'ansia di o~
iett1vizzare la libert dell'uomo. Una profonda istanza di immanen.za
percorre fin d'ora il pensiero hegeliano, alla ricerca del.la m.e~ia
zione dell'antinomia illuministica di individualit e raz10nahta. e
concludentesi nella speranza della pacificazione del dramma m
un'entit sociale unitaria ed insieme comprensiva della libert di
tutti i suoi membri.
Inutile nascondersi che tale idea di una pacificazione conclusiva del dramma sociale risentiva di influenze religiose e si colle-
133
gava alla generica ansia escatologica propria di quel tempo, eppure in Hegel questa concezione del tutto demetafisicizzata, intesa in una prospettiva sociologica (29 ). Ma l'originalit della concezione hegeliana risalta ancor pili quando la si paragoni con le
teorie della scuola del criticismo, ed in particolare del Fichte.
Che Hegel ne fosse al corrente non ci sembra dubitabile ("'0 ), ed
anzi supponiamo che la stessa insistenza sul concetto di alienazione
derivi dalla fichtiana Rivendicazione della libert di pensiero, una
opera il cui spirito i giovani dello Stift dovevano ritenere particolarmente consono col loro sentire. Eppure oltre alla generica consonanza sentimentale, ben pochi altri motivi del pensiero fichtiano
sembrano qui aver influito sullo Hegel. All'individualismo ed al
larvato contrattualismo del maestro di Jena egli opponeva una
concezione superindividuale, se non ancora organica, e mentre la
definizione fichtiana dei diritti inalienabili concludeva, secondo lo
schema individualistico, in una visione affatto negativa dello stato
ed infine nell'ipotesi della sua sparizione (31 ), la concezione hegeliana di tali diritti presupponeva il loro necessario inserimento
nella vita dello stato; e la libert che, quand'anche non fosse concepita dal Fichte in maniera anarchica, tuttavia era raffigurata in
termini estremamente individualistici, dallo Hegel era invece in-
(29) Anche EPHRAIM E., op. cit., in particolare pp. 69-70, ha cercato di intendere
questo elemento sociologico della definizione hegeliana della Beruhigung. Ma quest'originale procedimento hegeliano era in formazione e poco chiaro nella sua peculiarit agli stessi pi stretti amici di Hegel: HOlderlin ad ese1npio trova nel concetto hegeliano di Vorsehung, che concludeva nella pacificazione, un perfetto parallelismo con la soluzione kantiana per cui il meccanicisn10 naturalistico era affatto
compreso nel regno dei fini (Briefe, I, p. 20, da una lettera del gennaio 1795).
(30) Basti vedere a questo proposito Briefe, I, pp. 14-15 (da una lettera del gennaio 1795) in cui Schelling oltre a manifestare il suo entusiasmo per la filosofia
fichtiana in generale consiglia allo I-fegel la lettura della ZurUckforderung ... , e la
gi citata lettera di HOlderlin dello stesso periodo in cui il poeta parla entusiasticamente della Wissenschaftslehre del 1794 e della Bestimniung des Gelehrten
(Briefe, I, pp. 19-20): e, si ricordi che questa corrispondenza serviva allo Hegel soprattutto per tenersi al corrente della contemporanea produzione scientifica.
1
(3 ) J. G. FICHTE, Zurilckforderung der Denkfreiheit van den Fiirsten Europens,
die sie bisher unterdruckten (1793), in Werken, voi. VI, Berlino 1845, pp. 3-35: cit.
dalia traduzione italiana di L. PAREYSON, Torino 1945, in particolare alle pagine 83-86
dove nel corso della definizione dei diritti inalienabili appare chiaramente la concezione contrattualistica e assolutamente individualistica di Fichte in quest'opera: in
queste pagine si preannuncia quella svalutazione dello stato espressa poi nello
stesso anno nei Beitrii.ge cit.
CAPITOLO TERZO
dell'alienazione, vale a dire dell'interpretazione degli aspetti storici della crisi al fine della trasformazione del mondo, nello studio
della vita del riformatore religioso Gesti e della formazione della
dottrina e della chiesa cristiana; nella vita di Cristo Hegel vuole
insomma indagare come ansia di liberazione e oggettivit storica
si siano trovate di fronte e quindi come, venute a contrasto, l'insegnamento di libert del Cristo ne sia uscito soccombente ed abbia originato la dommatica ecclesiastica.
Ma prima di entrare nel vivo dell'analisi dell'opera hegeliana
opportuno vedere come e in quale misura il pensiero kantiano,
ed in particolare l'opera La Religione nei limiti della pura Ragione,
abbia influito sul giovane Hegel. Non v' interprete infatti che abbia escluso tale influenza, quelli che non son chiari sono i limiti
d'essa. Ma d'altro lato non neppure estremamente chiaro il significato dell'opera kantiana in questione, poich, anche se generalmente si ammette che i suoi effetti siano stati rilevanti sullo svolgimento dell'idealismo trascendentale, pure si riconosce ad essa
un carattere affatto illuministico (35 ) ; di conseguenza chi stabilisca una rigida frattura tra Illuminismo e romanticismo non pu
certo intendere il significato dell'opera kantiana. Diviene perci
necessario ricorrere allo schema generale del rapporto tra questi
due movimenti culturali, rapporto non d'opposizione ma d'integrazione, ed insistere sul fatto che l'efficacia della teoria kantiana deriv soprattutto dall'aver egli ridotto la religione a mera potenza
morale, come tale svolgentesi costruttivamente nella storia, dall'aver cio, attraverso l'analisi del fenomeno religioso, svolto l'antropocentrismo illuministico fino al limite del creativismo romantico; il nesso che Kant fissa tra religione e storia ricondotto da
un lato al profondo e vigoroso impulso unitario dato alla vita
della coscienza dal pensiero critico, dall'altro immanentizzato, raffigurato in termini costruttivi, secondo l'intuizione lessinghiana (3").
Ora, se Hegel, come altrove si visto, accetta alcuni risultati
134
glio definendosi.
3. -L'alienazione il primo concetto dialettico che Hegel definisce : ad esso essenziale da un lato il rapporto con il suo superamento, dall'altro la piena integrazione della valutazione teoretica e della volont pratica. Ne conseguiva la necessit di immanentizzare tale nozione nella storia e di ridurla cosi a criterio
di interpretazione, poich solo nella storia poteva attuarsi quel
superamento che per lo Hegel significava profonda riforma di
strutture sociali e politiche. Filtrato attraverso questo concetto,
l'empirismo hegeliano assume un carattere insieme rigorosamente
teoretico e pratico ; ci troviamo dinnanzi ad un analista che studia
la materia per definire la tecnica della sua trasformazione, ad un
patologo che anatomizza il corpo morto della storia per studiare
le condizioni della malattia letale e per stabilire i presupposti
della salute e della vita. L'ideale operativo che percorre l'indagine
hegeliana di questo periodo determinandone interessi e metodi,
frutto del radicalismo dell'ideologia rivoluzionaria, per cui la libert ansia di librazione, ed il suo concetto deve essere convertito nella realt (33 ).
Il primo tentativo di dar corpo a tale impostazione critica
si coglie ne La vita di Gesu, che lo Hegel compose a Berna nella
primavera estate del 1795 (34 ). Hegel esemplifica qui il problema
(32) Sui caratteri degli scritti fichtiani della prima fase, cfr. X. LEON, op. cit., p.
166 sgg.; R. STRECKER, Die Anflinge von Fichtes Staatsphilosophie, Lipsia 1917; nonch
l'introduzione di PAREYSON alla trad. cit., pp. 7-62.
(33) Cfr. in particolare E. EPHRAIM, op. cit., pp. 82-92 che ben chiarisce la centralit dello 1< Stellung zur Geschichtel> dello Hegel bernese.
(34) Das Leben Jesu la prima opera conclusa, anche se non apprestata per la
pubblicazione, dello I-Iegel; fu composta dal 9 maggio 1795 al 24 luglio 1795; ed ora
pubblicata negli Jugendschriften, pp. 75-136.
35
135
) Si cfr. in particolare R. _KtWNER, op. cit., vol. I, p. 215 sgg.; sugli agganci
della pro~lern_atica l~antiana con quella di Fichte, Schelling e llegel, ancora ivi,
p. 223. Puo essere utile vedere anche la ampia introduzione che A. POGGI ha premesso alla sua traduzione italiana dell'opera kantiana (Modena 1941).
( 36 ) R. KRONER, op. cit., vol. I, p. 216 e 219.
(
136
CAPITOLO TERZO
(37) Cfr. W. DlLTHEY, op. cit., p. 19 sgg.; F. BULoW, op. cit., p. 15 sgg.: come poi
dalla concezione tubinghese dell'amore a quella freddamente intellettualistica di
Berna sia possibile passare non spiegato da questi autori, per cui l'influenza
esterna del pensiero kantiano sembra tutto giustificare.
(38) Questa speciosa interpretazione stata data da T. L. HAERING, op. cit.,
vol. I, p. 169 sgg. e 186 sgg., e poi ripresa da J. HYPPOLITE, Travaux ... cit., p. 417 sgg.
La vita di Ges)} andrebbe intesa co1ne opera tratta da excerpta in preparazione
del Die Positivitat, e solo per caso vi si sarebbero intrufolati elen1enti originali.
E' vero che quest'opera non pu essere vista fuori della prospettiva della seguente e che anche il metodo degli excerpta piuttosto usuale allo Hegel, ma tuttavia
l'opera hegeliana ci sembra avere un'intima unit tematica che non pu essere
casuale.
137
(
) Ottima l'impostazione di P. AsVELD che qui riprendiamo: Quel est le
gcnre litteraire dcl la Vie de Jsus? Il est certain que Hegel ne prtend pas nous
livrer une idc exacte, historique de la vie de Jsus .... Est-ce un expos expurg
de la vie de Jsus que Hegel vcut nous donncr, expurg de tout ce qui n'aurait
pas de valeur pour nous, pour ne garder que ce par quai Jsus presente un intrt
actuel, ce en quai il peut encorc nous servir d'excmple? Pas exactement non plus,
car il est clair que Hegel a non seulment expurg mais transform, sciemment
transform, le portrait de Jsus ... cn jeune rformateur il a essey de composer un
Vie de Jsus adaptc aux besoins de la religion populaire dont il rve, de la
Volksreligion (op. cit., p. 58).
(42) Jugendschriflen, p. 75.
138
CAPITOW TERZO
ORIGINALIT SPECULATIVA Il RADICALISMO DEMOCRATICO NEL PERIODO BERNESE
so, nell'unit delle sue facolt: " poich la divinit ha tanto distinto l'uomo dalla restante natura che dotandolo di ragione lo ha animato di un riflesso della sua essenza - non che per la fede, che
l'uomo ha nella ragione, che esso pu realizzare il suo destino e la ragione non condanna gli impulsi naturali ma li dirige e li
rende nobili "(4 3), Il culto della ragione e dell'umanit si svolge
in una prospettiva attivistica. Ecco il Cristo che prega: " Padre
degli uomini, cui son sottomessi tutti i cieli, Tu l'unico Santo, sii
l'immagine presente al nostro spirito, ci a cui noi cerchiamo di
avvicinarci! Possa un giorno venire il Tuo regno dove tutti gli esseri dotati di ragione faranno di essa sola la regola del loro agire,, ( 44 ); o ammaestra gli apostoli: " agite secondo una massima
tale che voi possiate desiderare che essa si applichi a voi stessi come legge generale tra gli uomini. Questa la legge fondamentale
della moralit, il contenuto di tutte le legislazioni e di tutti i lihri
sacri dei popoli. Entrate attraverso questa porta del Diritto, nel
tempio della Virtu,, (45); in ogni caso la moralit intesa come
una spinta ali' azione, un contributo alla costruzione del regno
di Dio.
Tuttavia l'adesione ai moduli illuministici e lessinghiani, la
considerazione della storia religiosa come storia dell'educazione
del genere umano attraverso la ragione e l'ottimistica speranza del
trionfo dei lumi ingeneravano contraddizione nel procedimento
hegeliano; assumendo infatti la ragione come funzione moderatrice, regolatrice e deontologica dello sviluppo storico, si urtava contro il sorgere della positivit. Era possibile a chi voleva vivere interamente nel suo tempo per comprendere e trasformare la realt,
ridurre, come avveniva nell'Illuminismo, tutta la positivit a pregiudizio? Ed era lecito a chi concepiva l'uomo come totalit ed
aveva appreso a considerare l'individualit delle creazioni popolari, svalutare quelle configurazioni storiche, consolidate nell'esteriorit, ma che pure erano espressione dell'uomo? Il problema della positivit, che s'andava definendo nella dialettica tra libert ed
(43) Ivi, p. 80.
(44) Ivi, p. 85.
(1") Jugendschriften, p. 87. l\lla si cfr. anche p. 100 e 103, dove appaiono evidenti
i richiami a Lessing, dal cui Nathan der Weise Hegel cita con frequenza.
139
alienazione, non era altro che una sottospecie dell'antinomia illuministica di individualit e razionalit; se la ragione doveva agire
nella storia, non era possibile insomma che, individualizzandosi,
si trovasse di fronte una storicit irrimediabilmente scaduta nella
negativit; alla fine, oltre l'entusiasmo umanistico, tale radicalismo intellettualistico si risolveva nella paralisi della stessa azione
rivoluzionaria e nella chiusura della potenza della ragione entro i
limiti del pensiero utopico, contraddicendo in tal modo il presupposto dell'efficacia della moralit. Hegel intuisce il dramma della
speculazione illuministica e lo esemplifica nel dramma del suo Gesu illuminista. La morn.lit la sfera autonoma della libert: che
cos' invece la positivit? Qual' il rapporto tra libert ed eteronomia, tra moralit e legalit?
Hege] distingue cattiva e buona positivit. Polemizzando contro gli ordinamenti positivi che sono, per usare le parole del Ti1binger Fragment, " ein totes Kapital '" Gesu esclama: " se voi
considerate gli statuti ecclesiastici e i comandamenti positivi come
la legge suprema data all'uomo, voi disconoscete cosi la dignit
dell'uomo ed il potere che in lui di creare da se stesso la nozione della divinit e la conoscenza della Sua volont. Chi non rispetta questo potere che in lui, non rende onore alla Divinit.
Ci che l'uomo pu chiamare suo Io, ci che al di sopra della
tomba e della decomposizione, ci che per s stabilir la ricompensa meritata. L'Io si rivela come ragione che non dipende da alcuna
legislazione, e ad esso nessuna autorit della terra o del cielo saprebbe indicare altra misura di giudizio "( 46), La cattiva positivit quindi l'alienazione, ci che rende schiavo l'uomo del pregiudizio, della strettezza egoistica, ci che si oppone alla " legge interiore che legge di libert" (47). Gesu rivolgendosi ai giudei che
lo mettono a morte esalta la sua libert, che non pu essergli tolta
in alcun modo: solo la cattiva positivit, " il giogo di una legge
che imposta dal di fuori '" rende schiavi gli uomini e la vita indegna di essere vissuta (48 ). Ma, oltre alla positivit dell'alienazio(46) Jugendschriften, p. 89.
( 47 )
48
lvi, p. 98.
(
) Jugendschriften, p. 98. In generale sul problema della distinzione tra buona
e cattiva positivit nella vita di Ges)) si vedano le preziose annotazioni di HYPPO-
140
141
CAPITOLO TERZO
ne v' la positivit buona, che creazione della libert e della ragi~ne. Abbandonando i discepoli, alla vigilia della morte, cosi Hegel parla loro: non crediate che il piano della divinit si compia
in assembramenti tumultuosi o nelle comunit che giurano sul nome e sulla fede di una persona. Il piano divino non limitato ad
un solo popolo n ad una sola fede,ma abbraccia d'amore imparziale il genere umano intero. Voi potrete riconoscere che il piano
si sia compiuto quando non vi sar piu culto dei nomi e delle parole, ma il servizio della ragione e della virtu, esercitato su tutta
la faccia della terra. la costante visione di quella speranza dell'umanit e non la vana speranza nazionale dei giudei che vi conserver esenti dallo spirito di setta, sempre inflessibili e coraggiosi ,, (49). Il contrasto stabilito tra buona e cattiva positivit si configura quindi come rapporto dialettico di vita e di morte, qualora
la vita sia intesa, sebbene ancora piuttosto confusamente, quale
integrazione di razionalit ed individualit, libert e storia, teoria e prassi.
Nello scritto La Positivit della religione cristiana, composto
a Berna nell'inverno del 1795 e nella primavera del 1796 (50 ), i terni fin qui espressi assumono una maggiore chiarezza ed i limiti
intellettualistici ed illuministici del precedente scritto hegeliano
si avviano ad essere affatto superati. Die Positivitat si apre con la
polemica contro la concezione ritualistica della religione giudaica,
per cui le verit morali son ricondotte a morte formule , a
morte macchine ,, sotto una potenza straniera ( 51 ). Contro tale
formalistica piet religiosa sorgono gli Esseni e Giovanni, ma soprattutto Gesu che coglie nella sua predicazione l'eterno elemento
della vera religiosit, nell'affermazione della libert dell'uo~o ~
della sua autonomia morale (' 2 ). Posto cosi il contrasto tra hberta
LITE, J., Jntroduction .. , cit., pp. 33-38. Sui prec:den~i della polemica hegeliana c~e
qui comincia a configurarsi nei riguardi del g1uda1smo, cfr. C. L. FURCK, ?P ctt.,
39-43 che traccia un quadro della polen1 ica illuministica a questo proposito (con
~~~ticol~re attenzione a Voltaire, Herde.r, Lessing, Mendelsohn ecc.).
(1ll) Jugendschriften, p. 122; ma vech a~c~1e p. 126..
.
.
(5o) Die Positiviti:it der christlichen Rel1gion, pubblicato 1n Ju~e~dschriften, pp.
152-213; fu composto a Berna tra jl 1795 e il 1796, restando tuttavia 1ncompleto.
(51) Jugendschriften, p. 153.
.
.
.
.
(52) Ivi, p. 154. Sulla dialettica di libert ed ahe~az1one In questo scritto hegeli.ano si cfr. l'esauriente giudizio di P. ASVELD, op, cit., pp. 66-67.
ed alienazione in generale, tra Ges e il giudaismo, nasce la fondamentale domanda attorno a cui ruoter il testo: " Come ci si
poteva aspettare che un tale Maestro che si dichiar contrario non
tanto alla religione dominante quanto alle superstizioni moralistiche, secondo cui l'osservanza di certe pratiche bastava a soddisfare le esigenze della legge morale, che esigeva non una virtu
fondata sull'autorit (cosa senza senso ed immediatamente contraddittoria), ma su una libera virtu personale, - come aspettarsi
dunque che un tale Maestro desse anch'egli origine ad una religione positiva, vale a dire fondata sulla autorit e che non poneva
n punto n poco il valore dell'uomo nella moralit? ,, (53 ). Donde
quindi la positivit? Hegel precisa che la sua ricerca non tende a
studiare l'intera storia della chiesa cristiana ma solo a determinare quei motivi che permisero la trasformazione della reine Religion predicata da Ges in religione positiva (54 ). La prima ragione di tale trasformazione consiste nel fatto che lo stesso Ges fu
un ebreo, ed il principio della sua fede e del suo Vangelo fu la
volont rivelata da Dio, quale la tradizione giudaica gli aveva conservata ,, ( 55 ); in secondo luogo Gesu fu obbligato a parlare molto della sua persona , per il fatto che tutte le leggi, - liturgiche
politiche civili, i costumi e le tradizioni - , del suo popolo erano
considerate comunicate da Dio stesso, e che perci il nuovo ordinamento avrebbe dovuto essere fondato su una pari autorit, altrimenti Egli non sarebbe stato ascoltato (56 ). " Come pu giungere lontana la rinuncia degli uomini alla loro forza e libert, per
cui tanto volentieri si chinano sotto una eterna tutela e si attaccano alle catene che ne imprigionano la ragione, tanto piu quanto
piu pesanti divengono - e di ci ciascuno ha ogni giorno esempi
dinnanzi. .. ( 57 ). Il terzo elemento che contribui a fondare la positivit della religione cristiana fu l'aspettativa del Messia che doveva apparire con forza per restaurare lo stato giudaico: Gesu
(53) Jugendschriften, p. 155. La trattazione di H. NITIL, op. cit., pp. 35-39, che
si riduce tutta alla chiarificazione di questo problema, molto utile da vedersi.
(51) Jugend8chriften, pp. 156-157.
(") Ivi, p. 158.
(56) Ivi, pp. 158-159.
(57) Ivi, p. 159.
142
CAPITOLO TERZO
ORIGINALIT SPECULATIVA E RADICALISMO DEMOCRATICO NEL PERIODO BERNESE
non poteva deludere neppure questa aspettativa, gli bast trasportarla su un piano morale " e stabili l'occasione dell'apparire
della sua grandezza nel tempo dopo la morte ( 58 ). I discepoli ripresero tutti questi motivi marginali ed occasionali dell'insegnamento di Gesu e ne fecero il fondamento e la sostanza della dottrina cristiana. Quarto elemento di positivit fu il miracolo, prova esteriore cui Gesu fu costretto per rompere la crosta di diffidenza e grossolanit dei suoi contemporanei (59 ): ma la concezione
miracolistica si rivel forse piu pericolosa delle altre e di fatto
contribui decisamente all'esteriorizzazione del pensiero cristiano:
l'aspetto formalistico, cerimoniale, liturgico della religione giudaica fu ripreso e la religione con ci ridotta a puro Lippendienst,
ad omaggio meramente verbale alla divinit (60 ). Invece di essere
fondata sulla libera adesione alla predicazione del Cristo che coincide con l'imperativo della coscienza, la religione cristiana cominci a fare il suo centro nella persona storica di Gesu, e son soprattutto gli immediati discepoli responsabili di ci: essi furono
uomini modesti che si attaccavano alla lettera del pensiero cristiano e vi portarono tutti i pregiudizi giudaici, essi non cercarono verit e libert per se stesse, ma attraverso un faticoso apprendimento giunsero solamente ad un oscuro sentimento e all'aspetto fo1male d'esse,, (61 ). Comincia qui un lungo paragone
tra la scuola socratica e quella di Gesu: anche la prima si fondava
sull'affascinante figura di un uomo, eppure non divenne religione
positiva, poich il terreno in cui si svolse era affatto diverso, era
la libera citt greca. Gli amici di Socrate avevano fin da giovani
sviluppato in molti modi la loro personalit, ed erano nutriti da
quello spirito repubblicano che ad un tempo potenzia l'indipendenza individuale ma altresi integra le individualit nella vita pubblica; essi cercavano la verit per farne uno strumento di azione
nella citt e volevano essere qualchecosa di piu che inattivi filosofi,
e pi che scolari di Socrate ( 62 ). Di fronte alla religione cristiana
riemerge dunque l'ideale della antica polis, e conseguentemente la
(") Ivi, p, 160.
(59) Jbiden1.
(60) Ivi, p. 161.
(1>1) Ivi, p. 162.
(") Ivi, p. 163.
143
Ivi, p. 174.
144
CAPITOLO TERZO
la libert dell'uomo ed il suo diritto, imponendogli come fine esclusivo il cielo (67 ) ; e) di conseguenza la corruzione ecclesiastica della
moralit non incide solo sulla vita dell'individuo ma soprattutto
sulla vita della comunit ed il diritto considerato in questa prospettiva come un puro ordinamento di necessit. Sviluppando quest'ultimo argomento, Hegel approfondisce lo studio dei rapporti
che intercorrono tra stato e chiesa, soprattutto per quanto riguarda leducazione. La Chiesa, quella cattolica in particolare, ma dopo
la sua gloriosa lotta rivoluzionaria anche la protestante, si arroga
il diritto dell'educazione dei giovani, diritto che le concesso dallo stato. Quali possono essere gli effetti di una tale educazione se
non quelli alienanti, spersonalizzanti che son gi stati in generale
lamentati? Con una tale predicazione autoritaria non va la Chiesa
contro gli stessi diritti naturali del bambino, contro il diritto di
sviluppare liberamente le proprie possibilit? (68 ). Per difendere i
diritti fondamentali dell'individuo, Hegel giunge al punto di applicare all'analisi della chiesa la teoria del contratto sociale, seguendo in ci il Mendelsohn (69), e cosi argomenta: la chiesa non pu
alienare i diritti fondamentali del cittadino, per esempio usando
sanzioni civili contro i cittadini di religione diversa, perch la
stessa societ ecclesiastica fondata su un contratto di unione
che preserva al singolo contraente la facolt di reciderlo, ed in
ogni caso ad ogni contraente il diritto di libert di pensiero ( 70 ).
Quando i diritti fondamentali dell'uomo vengano schiacciati dalla
Chiesa, allora lo Stato ha il diritto di intervenire in difesa del cittadino : la difesa della libert di religione quindi un compito preciso che lo stato deve assumersi (71). Ad Hegel insomma sembra
interessi affermare una pura forma di religiosit che dalla moralit sia giustificata e sostenuta, e niente di piu; e ci che egli teme
soprattutto la confusione della chiesa con lo stato, poich tale
confusione genera infine il dispotismo piu gretto e piu pesante;
la gi oppressiva autorit della chiesa moltiplica la sua forza usando gli strumenti del potere politico, e allora non v' piu pensiero
che non paghi diritti di dogana ( 72 ), la moralit viene ridotta a
casistica (73 ), l'alienazione trionfa senza alcuna opposizione.
Avvicinandoci alla conclusione e volendo enucleare un giudizio, dobbiamo ammettere che questi scritti sollevano piu problemi
di quanti ne risolvano. Se infatti i concetti di libert ed alienazione sono definiti adeguatamente ed anche la mediazione di libert
e positivit intravvista con st1fficiente chiarezza att11arsi nel rin~
novamento dell'antica polis (74 ), ci non va oltre lo studio della
vita di Ges e dei primordi del Cristianesimo; quando tali nozioni
vengono applicate all'analisi del mondo attuale, allora si aprono
gravi difficolt. Innanzitutto che significato ha lapplicazione delle
teorie contrattualistiche ali' analisi delle strutture ecclesiastiche?
In secondo luogo qual' la precisa immagine che Hegel si fa dello
stato?
{fi 7 )
Ivi, p. 177.
145
(72)
73
Ivi, p. 205.
71
LUKACS,
46~61.
146
CAPITOLO TERZO
to popolare (75), Queste contraddizioni derivano dal fatto che Hegel non riesce ancora a dialettizzare, in questi scritti, la constatazione di ci che e la definizione di ci che deve essere. Il suo
radicalismo politico era ancora troppo astratto, l'analisi storica,
che fin qui era andato compiendo, troppo approssimativa ed aprioristica. Tale era in Hegel l'esigenza della perfetta adeguazione di
teoria e prassi, che solo una piena comprensione della storia universale poteva permettergli di svolgere coerentemente il concetto
di religione e di stato popolare come ideali operativi.
cristiana nel mondo antico e quindi delle responsabilit del cristianesimo nel processo che condusse alla rovina dell'impero romano. Tale problema, che era stato affrontato da Voltaire, Montesquieu e Gibbon e da questi autori divulgato nella cultura settecentesca ( 76 ), non rappresentava per lo Hegel null'altro che la traduzione storiografica della dialettica di libert ed alienazione l'indice paradigmatico dell'opposizione di stato popolare e di stato
di necessit; tuttavia la prospettiva storica in cui questa tematica era reinterpratata, doveva permettere allo Hegel non solo
di approfondire la definizione della mediazione, ma anche di
meglio determinare le implicazioni giuridiche del concetto di
alienazione.
16
) Oltre alle citate Considrations ... di MONTESQUIEU e al Decline and Fall ...
dt GIBBON, molto importante la funzione polemica assunta dalle tesi di VOLTAIRE
espresse nell'Essai sur les 1noeurs, c. 10. Sul complesso della polemica oltre a G,
GIARRIZZO, Edward Gibbon_ e la cilltura europea del settecento, cit., in part. p. 227
sgg. e 301 sgg., cfr. W. KAEGI, Voltaire und der Zerfall des christlichen Geschichtsbildes, i~ Historische Meditationen, Zurigo 1942, I, pp. 222-248; e R. B. OAKE,
Montsqiueu's analysis of roman history, in Journal of history of ideas 16 1955
gennaio, pp. 44-59.
'
'
'
(75) Non aderian10 tuttavia alla tesi di T. L. HAERING, op. cit. 1 vol. I, pp. 233-234,
che sostiene (ripreso anche da G. DELLA VOLPE, op. cit., p. 54 sgg.) che Hegel giunge
qui a1la distinzione di moralit e di legalit, e che su questa distinzione considera lo
stato co1ne Zwangsanstalt. La concezione hegeliana si avvicina infatti a quelle
tradizionali, ma solatnentc per un momento, e con grande ambiguit: non si pu
perci stabilire in questa situazione transitoria e sfortunata del pensiero hegeliano
quasi una fase della sua evoluzione giovanile. Molto pili adeguata la trattazione
che E. DE NEGRI, op. cii., pp. 44-51 fa dell'argomento, sebbene anch'egli sia portato
a considerare la teoria dello stato di Hegel non transitoriamente decaduta nel
contrattualismo ma ad esso consona: tuttavia il De Negri non affronta espressamente il tema politico del pensiero dello Hegcl.
147
77
78
MONTESQUIEU,
XIX
History of the decline and fall of the ro1nan Empire, Londra 19091914, IV, c. 38, p. 173. Su questo problema cfr. G. GIARizzo op cii p 231 d
~ '
"
' a cui
(
) GIBBON,
148
CAPITOLO TERZO
e realismo riusciva ad esser superata cso). Hegel recide qu.e~to di1emma: neI S u O Concetto di uomo come ente costruttivo ns1edeva
I
ormai la radice della determinazione del processo stonco e ta e
concezione, d'origine pratica, era ben lungi per ora da'. decadere
sia nel pragmatismo illuministico, sia in una raffiguraz10ne met~
fisica di tipo romantico; nell'uomo come costruttore . d~lla stona
attraverso la li. berta' era costituita la mediazione realistica d1 determinismo ed individualismo e questa visione del processo stonc~
rinnovava la tradizione umanistica e faceva leva sull'antropocentnkantiano al fine di spiegare la trasformazione delle strutture
smo
.. de fi mre
. I1 me t o d o che Hegel usa nelstoriche
cs1 ). Si pu perc10
.
l'indagine sulla caduta dell'impero romano, come fenomenolog'.co
poich esso prevede il rispecchiamento dell'intero dramma stonco
nella vita della coscienza (82).
.
.
B
del
1794
(83)
Hegel
descrive
ancora
d
In tln frammento 1 erna
,
una volta l'immagine della citt antica e il dramma dell ahenaz101 t a,
ma ormai inserendolo
della riappropriazione d e Il a 1uer
.
::ll: svil:1ppo della storia universale. Nel mondo della.
.
.
c1v1ca
tichit classica, egli dice,
" Ia massa
c.he. non hah piu
b' virtu
no d'altri
. .
o stato di oppressione e avvilimento, a isog
.
alla sua misee vive m un
sostegni, d' altre consolazioni per trovare c~m~en_so
,. .
ria che essa non pu tuttavia tentare di d1mmmre. L mt1ma co~
'
l ezza. della fede
in Dio e nell'immortalit deve essere
sapevo
sost1 d
est~rne,
dalla
fede
in
uomini
che
son
nusc1.t1
.
tuita da garanzie
v
I Ib a
accreditare l'opinione che essi. 1a sanno Iun ga in merito.I I I fero
. . d e I suo popolo spendeva e sue orrepubblicano che nello spinto
t~rd~ ~n-
. --
~no
.
.
ratica)> come criterio di comprcn(81) Tale esigenza di. intendere la lrnl giotn p r1'formato che I-legel fa proprio:
.
.
pio di que can 1smo
1
sione stanca e un a tro csci:n
. a er renderlo strumentale, cosa che a Kant,
.
accetta il primato della ragion pratic P d
i p 27 sarebbe sembrata
.
come giustamente
no1a J HYPPOLITE' [ntro uc 1ion ..., c1 .,
ripugnante.
.
.
d ll'im ostazione gibboniana della
(8Z) Sull'originalit de1la reintcrpretazion~. e . ~ue:to saggio hanno sopratcaduta dell'impero romano e del .metod~9 hege i~n~ I~ HAERING op.' cit., vol. I, p.
tutto insistito W. DILTIIEY, op. cit., p.
sgg.
'
249 (83)
sgg. Il fra1nmento e11e c1.,.ram o e' quello n .5 della Volksreligion ... , redatto a Berna nel 1794, ed ora pubblicato in Jugendschriften, pp. 70-72.
149
84
(
) lugendschriften, pp. 70-71. Su questo frammento cfr. inoltre H. NinL, op.
cit., pp. 34-35.
.........-"'1il
150
CAPITOLO TERZO
85
]'impero romano ancor pi puntualmente attuato ( ). L'argomentazione hegeliana muove, come al solito, da un motivo immediatamente polemico: cosa usuale ai cristiani, afferma Hegel, paragonare la loro felicit e la loro scienza all'infelicit ed alle tenebre in cui vivevano gli antichi pagani. I cristiani per potrebbero
risparmiarsi la loro piet, innanzitutto, perch la ragion pratica
moderna non pu applicarsi correttamente ai bisogni di un'epoca
tanto lontana e differente, in secondo luogo perch tali moralistiche
posizioni sono assolutamente insufficienti a render conto di un
grandioso rivolgimento storico: Il fatto che la religione pagana
sia stata soppiantata dalla cristiana una delle meravigliose rivoluzioni, delle cui cause si devono occupare gli storici. .. ( 8G). Questo richiamo alla seriet dell'indagine scientifica contro l'apologetica ecclesiastica, fa parte del bagaglio illuministico dello Hegel.
Ed egli continua: certo la distruzione di un pensiero religioso tradizionale ed antichissimo e la sua sostituzione con qualche cosa
di straniero, deve aver avuto profonde radici nello spirito del tempo; tale passaggio implica cio un salto qualitativo che deve esser
stato preparato da una lenta trasformazione della concezione della
vita. " Come ha potuto scomparire una religione che da secoli era
connessa in maniera tanto stretta alla vita dello stato? ( 87 ): con
tale domanda siamo giunti al centro della problematica di questo
saggio. La risposta che i cristiani danno al quesito, che cio la religione cristiana al suo apparire avrebbe reso consapevoli i pagani
della povert delle loro credenze e della primitivit della loro mitologia, non convince Hegel: infatti la religione di Grecia e di
Roma era una religione per popoli liberi '" non dunque qualche
cosa di pri1nitivo e grossolano come l'apologetica cristiana aveva
preteso, e solo " con la perdita della libert dovette perci sparire il senso, la potenza di questa religione, il suo potere di adattamento alla vita umana ,, (88). " In quanto uomini liberi (gli antichi)
obbedivano alle leggi che si erano dati, a quegli uomini che si erano liberamente scelti come capi, conducevano le guerre che essi
(8") Il frammento redatto dopo Die Positivitii.t all'inizio del 1796 pubblicato
PERIODO BERNESE
151
Ivi, p. 223.
(93) lbideni.
152
CAPITOLO TERZO
153
) Nel periodo bernese l'indagine hegeliana terr sempre pi conto della sto~
ria economica e consegucntcn1ente dcl lavoro come sua categoria fondamentale. Se
ora tale concetto ancora piuttosto imprecisato, e significa gcnerican1ente operosit
piuttosto che attivit economica produttiva, presto sotto l'influenza della scuola
classica inglese, andr precisandosi nella te1natica hcgeliana.
102
'
CAPITOLO TERZO
154
.
.
.
.
.
~
ch l'indebolimento della virtli civile degli ant1ch1 gh se:nbra _Pr
vocata dalla sete di ricchezza e dalle conseguenze parahzza~b d~l
dall anah1usso suIla Vl.ta rnorale c103) ' in secondo luogo muovendo
. ' . d
. .
si filosofica che fissa nella ricchezza e nella propneta il_ . omm10
dello statico sul dinamico, dell'astratto sul concreto, del d~ntto sulla volont ('M). Ricchezza e propriet non s'oppongono qumd1 a povert ma a lavoro e a dovere sociale, n quella che Hegel cond~ce
una polemica moralistica che faccia centro sulla purezza de~! u_omo non legato da interessi mondani e che SI conc~uda p~rc10 m
un ideale ascetico, ma critica sociale che all'atom1sm_o gm~natuall'individualismo borghese pone l'alternativa d1 una
ralistico e
.
li'
t' I questo
visione unitaria e progressiva della stona de uma~1 a. n
.
l'analisi storica del tramonto della civilt antica conduce lo
senso
. .
d li' .
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c
H ege1 a definire le implicanze giund1che e a.1ienaz10ne,
r
d I
istono nel trionfo del diritto dei privati, del gmsnatura ismo e e
sdiritto ron1ano; vale a dire
. d e1 d"ir1"tto eh e s1 regge su una
. astratta.
.
h
I'
del movimento per la rinascita del diritto germanico, c e, coeco bb"
sopra ricordato (1DG) dinnanzi al diritto romano era
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'
.
sola
proclamato vivente espressione della comunit germamca e
r
I 11' an fchit
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I
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419 sgg
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nte J HYPPOLITE Travaux ... , Cl ) p.
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frammenti considerati, e -r. parhco anne
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Q
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luce
ottimamente
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(' """
(103) Sulla storicit della considerazione hege tana e e
~:~: ~!~: :r{~~~~a c~:gej~~~~a Je~ ~~-~~:o :a~~u~;~~te~~a a 1stra_tto ~~~~e~!o i~l ~~~~~~
0
155
adeguata risposta alle esigenze di quella societ; ed ancora si sente l'indignazione del giacobino che, avvicinandosi al pensiero nazionalistico, considera il diritto romano la garanzia del diritto patrimoniale del principe ed in ci scorge la causa determinante
della disgregazione politica della Germania (107).
Su questi motivi dovremo tornare tra non molto, e rimandiamo perci una discussione pi approfondita che ci porterebbe lontani dall'analisi dei testi fin qui esaminati. Resta da vedere come,
ancora una volta, il concetto di alienazione sia a tal punto innervato dal procedimento dialettico da presupporre, immanente alla
sua stessa definizione, l'esigenza del suo superamento. Nei frammenti analizzati c'erano brani in cui appariva la trepidazione hegeliana e l'ansia di procedere oltre la coscienza infelice ,, : li abbiamo trascritti senza separarli dal contesto perch ci sembrano caratteristici del modo di procedere hegeliano. Gli che religione e
stato popolare sono ideali operativi, usati sia come strumenti interpretativi sia come strumenti rivoluzionari ed quindi inerente
al procedimento l'interazione di considerazioni teoriche e valutative, alla definizione la conversione di teoria e prassi. Perci ora,
dopo l'attenta denuncia della crisi, Hegel esprime la sua speranza
illuministica : .. ora che le idee morali possono di nuovo trovar
posto nell'uomo, tutti i beni (egoistici) perdono il loro valore e le
costituzioni che non fanno che garantire la vita e la propriet non
sono pili considerate come le migliori. Tutto l'inquieto meccanismo,
tutti gli ingeniosi sistemi di stimoli d'azione e di considerazioni
consolatrici in cui tante anime deboli hanno cercato il loro conforto, divengono sempre pili superflui. (Di conseguenza) il sistema
religioso che ha sempre preso fin qui il tono dell'epoca e delle
istituzioni politiche, (quel sistema religioso) la cui virt suprema
consisteva nell'umilt e nella convinzione dell'impotenza morale, e
che si aspettava tutto dall'esterno, ed anche in parte il male, (verr
meno) - il sistema religioso conquister finalmente un significato
ed un valore propri, veri, autonomi,, (' 08 ). Dalla lettura di passi
(1
7
)
Cfr. infra, per quanto riguarda l'influenza sullo Hegel nel pensiero dei
Moser.
(10B) Jugendschriften, p. 71.
156
CAPITOLO TERZO
come questo risalta chiaramente quanto Hegel. sia an~ora illuminista, ma anche quanto egli sia andato innanzi ormai nella definizione di un concreto ideale di riforma.
.
. .
t
d"
all'inizio
del
1796
il
tono
raz10nahstico
.
,
Non rno1to p1t1 ar I,
'
lta gi integrato da un pili consapevole richiamo alla natura
nsu
ali
a rag10ne crea
comp1essa dell 'uomo , alla fantasia che assieme
.
il mito e perci muove gli uomini ( 10'). Le creazioni della fanta~ia,
dice Hegel, " non vivono isolate, ma nella f~ntasia. d_ei po~oh "'.
e particolarmente dei popoli liberi; sono le immagmi degli eroi
tutelari, dei fondatori e dei riformatori dello stato, e nel ricordo
d Ile loro gesta v' qualcosa di pubblico, una parte della cultura,
e
della
costituzione, dello spirito stesso d ei po~o rI.. Ogni
. . popolo ha.
la sua particolare fantasia, ed il suo patrimomo di miti_; ~nch~ gh
antichi Germani avevano il loro Walhalla: ma '.' il cristianesimo
spopol il Walhalla, abbatt il bosco sacro, e distrusse la fanta. del popolo come vergognosa superstizione,
sia
co me peste .diabon
lica '" e da allora " nell'immaginazione del nostro popolo vive ~
Davide vive un Salomone, mentre gli eroi della nostra patna
,,. (HO).
Alla
robustezza
stanno ' nascosti. nei. li"br"I di storia dei dotti
.
. .
. .
.
. .
e dello
stato popolare che potr trascmare
i1 popoIo tedesco ancora alla rivolta, fuori dell'alienazione, ad affermare un nuovo ideale di stato.
5. _ A Berna Hegel non abbandona quindi ~li id~ali di :ru.
anzi ad essi ancor pili profondamente aderisce, m part1cob mga,
bi
.
I
lare radicalizzando' per quanto riguarda la pro ematica specu a-
tiva, i motivi storico politici. Tale processo favorito dalle circostanze del soggiorno bernese, ma aIIche in generale dal carattere
della formazione dello Hegel, del suo atteggiarsi di fronte alla
realt e dal tipo di analisi filosofica che egli riteneva a s consono. In che direzione procedono invece gli amici di Tubinga, Holderlin e Schelling, con i quali Hegel aveva elaborato la parola
d'ordine libert e amore ed aveva concepito l'esigenza di una
nuova mitologia? Tuttavia non taIIto sull'evoluzione della poesia
di Holderlin che qui dobbiaino porre l'accento, quanto sull'evoluzione filosofica di Schelling, proprio perch egli pili si distacca,
genialmente, dalla tematica tubinghese che resta hegeliana e viene
perci a costituire per lo Hegel il termine di paragone della propria maturazione speculativa. Inoltre, l'analisi parallela dell'evoluzione di Schelling e di Hegel in questo periodo pu permettere di
definire l'originalit e l'autonomia del pensiero del secondo rispetto al primo.
Nel gennaio del 1795 Schelling scrive a Hegel: " io vivo e mi
muovo presentemente nella filosofia. La filosofia non ancora
giunta alla fine, Kant infatti ha enucleato i risultati ma le premesse mancano ancora. E chi pu comprendere i risultati senza le
112
premesse?" ( ). Resta perci inteso che il proposito di Schelling
era quello di approfondire l'analisi dell'appercezione trascendentale dell'Io, inserendosi nel processo evolutivo del criticismo allo
scopo di fondarlo metafisicamente. Nella breve introduzione premessa a Sulla possibilit di una forma della filosofia in gene113
rale ( ), tale piano espresso con sufficiente chiarezza, e, sebbene nell'opera in questione Seheiling sia generalmente ritenuto
solamente un discepolo fedele di Fiehte, " banditore pubblico del114
l'Io ( ), pure non si pu non rico11oscere in essa gi una certa
novit di accenti. Questa originalit derivava soprattutto dal fatto
112
(
I, pp, 13-15).
113
Gesc 1iniac1ls
se-ritto ed 'in particolare
del saggio su ursac hen des . gesunl<.enen
.
bei de~ verschiedenen VOlkern, da er geblUht, riconosciuta da T. L. I-IAERING, op.
cit:, vol. I, pp. 249-250.
(111) Jugendschriften, pp. 216-217.
157
) SCHELLING, S. W., I, 1, pp. 87-89. L'Ueber die MOglichlceit einer Fornr. der
Philosophie ilberhaupt stato redatto nel 1794 (il Nachschrift porta la data 9-101794): ora contenuto nei S. W., I, 1, pp. 85-112.
(
114
--------~----------
CAPITOLO TERZO
158
b i val
II
159
tologica del principio di identit ( 120 ); ma in seconda istanza risultava cosi radicalizzato anche l'assolutismo intellettualistico di
modo che dinnanzi all'ipostatizzazione dell'identit riemergevano ]e
esigenze individualistiche: infatti l'Io schellinghiano situa la coscienza empirica in un rapporto antinomico e quindi la nega, rias
sumendolo in un processo necessario, determina, per usare la frase di u11 recente interprete, l'automatismo spirituale non l'autonomia individuale e quindi riduce la libert ad essere una libert dell'intelligenza che opera sulle idee, non la libert di una
volont che operi sulle cose ( 121 ). Assistiamo cosi ad uno di quei
fenomeni, consueti nella storia del pensiero metafisico e definiti
come di eteronomia dei fini, per cui all'assoluta proclamazione di
un principio, in questo caso del concetto di individualit corri'
sponde meccanicamente la sua negazione, in questo caso il radicalizzarsi del motivo intellettualistico: entrambe le posizioni sono
strettamente congiunte in t1n i1nico processo logico caratterizzato
dall'assolutismo metafisico. Ci che qualifica il procedimento schellinghiano dunque l'istanza metafisica; delle due vie che erano
aperte alla rielaborazione dell' ideale rivoluzionario di Tubinga,
quella entusiastico religiosa che concludeva nell'atteggiamento metafisico e quella analitico storica che doveva concludersi nell'umanesimo storicistico, Schelling sceglie decisamente la prima.
Anche la sua filosofia pratica e politica risente dell'intonazione
metafisica della speculazione di questo periodo, intonazione certo
predominante anche se sarebbe grave errore dimenticare i motivi
attivistici tuttora presenti in questa fase, in nessun senso definiti-
co,
dell'opera
'
'
originalit
schellinghiana,
cfr. X. LEON, l c., e RKoNER
R
,
535 sgg. e part. 538.
s. w., I, 1,
.
.
Vani Ich als Princip der Philosophie oder ber d~s Unbedi_ngte un
1nenschlichen Wissen, con l'Einleitung datata 29 marzo 1795, Tub1nga. Ora 1n S. W
], !, pp, 149-244.
'
(118) Sull'influenza della rivoluzione francese su questo scritto cfr. soprattutto
S. W., !, 1, pp, 242244.
.
(119) s. 1-\T., I, 1, p. 159 e passim; Briefe, I, p. 15 e 2~. In. generale, sul rO":csc1am~n
to della prospettiva criticista e sulla recezione dello sp1n~z1smo nell opera in ~uestio
ne cfr. X. LTION, op, cit., I, pp. 415416; R. KRONTIR, op. ctt., .r' Pi:: ~50-555, e.1n p~rt.
p. 553; M. GuEROULT, La philosophie schellingienne de la ltberte, in Studia Ph1losophica, Schellingshefti), XIV, 1954, pp. 146-161, in part. pp, 149-152.
(117)
120
) Sulla mediazione schellinghiana delle antinomie kantiane nell'ipostasi dell'identit cfr. 1-I. KNITTERMEYER, Schelling ... , cit., pp. 49-57; oltre ai pili recenti G.
SEMERARI, art. cit., pp. 496-499, e part. p. 488, e W. Szrusr, Schellings Anfii.nge und
die Andeutung seines Anliegens, in ({Studia Philosophica)), cit., pp. 51-68, in part.
p. 53 dove si insiste .sull'ipostasi e p. 64 dove invece. si attenua il suo valore assoluto
e lo si personalizza: l'Io schellinghiano non mai un {(was)>, sempre un Wer
(ma l'art. di Szilasi da vedere con particolare cautela poich risente di un'impostazione teoretica, piuttosto rigida, di scuola fenomenologica: lo ha notato anche
H. HEIMSOETI-I nella discussione, - cfr. Studia Philosophica)), cit., pag. 85 -. In questa prospettiva il momento drammatico dell'opposizione tra Io empirico e Io assoluto, che cosi caratteristico dello Schelling giovane, tende ad esser ridotto alla
astratta distinzione di (<eidetico)) e di <iesistenziale>)).
121
(
) Cosi M. GUEROULT, art. cit., p. 152 e 157. In generale cfr. anche A. MASSOLO
Il pr1no Schelling, Firenze 1953, pp. 19-23, e P. ASVELD, op. cit., pp. 84-93.
'
(
CAPITOLO TERZO
160
S. W., I, 1, p. 179:
s. w.,
I, 1, p. 240.
.
.
A 'loLJERBACH op. cit., pp. 96-97
rt1colare
r
;
'
Tale tesi ha sostenuto 1.n P. a
, .
H ZELTNER Der Mensch
d creto e invece
.
,
con molta discrezione. Non altrettaSntod' isPh'Josophicai> cit. p. 211-224 e in part.
1
'
'
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h
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in
tu ia
in der Phtlosop te e e
' .
. f mente il soggett1v1smo d e J giop. 213 sg., che vorrebbe ~uahfica~e. un1an1s ica
vane Schelling, cosa affatto insosten1b1lc.
(124)
161
( 12;;)
Briefe, I, p. 23. Dalla lettera a Schelling del 16-4-1795 (Briefe, I, pp. 23-26).
CAPITOLO TERZO
162
. .
..
mi dici della direzione teologico kantiana -: si
tici. .. Cw che tu
1 fi
T bi'nga (129) non mi stupisce
dalla fi oso a a u
'
, .
llabile fintantoch la sua profesDiis placet - pre.sa
affatto. La teologia restera mero
l'
. trover immischiata in
. 1 t a vantaggi tempora i e si
sione sara ega a
C'
no degli interessi troppo
tutta l'organizzazione dello ~tata.' i ~o . cosi' in breve degli in, . d
sti a rinunc1arv1
'
potenti perche si sia ispo 't
la loro influenza anche quando
. h generale eserci ano
.
teressi e e m
t Finch questa situaz10ne
ende perfettamente con o.
.
.
non ce s.e ne r
.
dalla sua tutta la camarilla dei ripetitori
P ermarra, la teologia avr
.
. t' di' ogni preoccu1' 1 .
za idee sprovvis i
di preghiere e deg i ur o~i sen
' . gran numero. Supponi
.
ed essi son sempre m
pazione superiore,
1h
che sia contrario alle sue
'lla legga qua e ecosa
che questa caman
1
.
l'onore di chia. .
. vuol fare al oro vociare
convinz10m - se pure si .
. .
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n po' di verit, allora
ma m cm si sen e u
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1 . tal odo
mar o m
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. . ddormentano sui loro ue
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. loro offerta purche conso i i i
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'b'l nel loro ard ore di. formiche ' questi teologi. e e . SI.
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servono e ma ena
. 1
goli in cui si nascondono
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cacciar i a co P
.
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bbligati a mostrare m
trovmo pm e siano o
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. materiali che continuamente
fino a quan o non ne
pubblico la loro nudit. Tuttavia tra i
. l'incendio della domi
kantiano per prevemre
sottraggono a rogo <
h'
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matica, p.uo .a.
, 1 d'ffosione delle idee filosofiche (13D).
denti e dI facihtare cosI a i
Le due posizioni, quella precipuamente speculativa dello Schelling e quella pratico politica di Hegel, potevano tuttavia convivere
pacificamente ed anzi integrarsi, finch l'ideale di una trasformazione della Germania attraverso una nuova mitologia, che era insieme una parola d'ordine politica, nutrita nel circolo di Tubinga,
esercitasse il suo effetto su entrambi. Lo ricorda Hegel: " ragione
e libert restano la notra soluzione e il nostro punto di congiunzione la Chiesa invisibile! "( 131 ). E la mitologia si sostanzia nella
filosofia dell'Io. Schelling illustra largamente il suo pensiero a
Hegel, gli invia puntualmente le sue opere ( 132 ), ed Hegel accetta
la filosofia dell'Io (1 33 ). Ma ancora una volta il suo interesse essenzialmente pratico: se si tratta di sostanziare filosoficamente la
mitologia, si chiede, non sar il principio dell'Io troppo esoterico?
Malgrado questo pericolo lo accetta tuttavia di buon grado, e ne
trae interessanti conseguenze. Innanzitutto l'interpretazione umanistica del principio : per esso infatti " i popoli apprenderanno a
sentire la dignit dell'uomo e a non accontentarsi piu di reclamare
i loro diritti, ma a riprenderseli, - a riappropriarsene. Religione e
politica, egli continua, si son divertite sotto una medesima coperta;
la prima ha insegnato ci che il dispotismo voleva, l'odio del genere umano, la sua incapacit a qualsiasi bene, la sua incapacit
ad essere qualcosa per se stesso. Diffondendo le idee che esprimono come le cose debbono essere, si far sparire quell'indolenza
che fa accettare le cose cosi come sono. La forza vivificante delle
idee .. ., dell'idea di patria per esempio, e della sua costituzione ecc.
sollever i cuori ed insegner loro a sacrificarsi per essa, mentre
ora lo spirito delle costituzioni cerca l'alleanza dell'egoismo e su
questo fonda il suo imperio ,, ( 134 ). Alla fantasia speculativa schel-
infra.
1 2
( 3 )
Cfr. Briefe, I, p. 20, 27, 36 dove si accusa ricevuta delle opere schellinghiane.
Briefe, I, pp. 24-25. Trascrivendo questi passi P. AsvELD, op. cit., pp. 98-99
crede di trovarsi dinnanzi al (( passaggio dalla religiosit dell'Aufkliirung a quella
dell'idealismo il; a noi sembra invece che qui ci si trovi di fronte non all'accetta~
zione della religiosit romantica ma alla rinascita della religiosit umanistica della
tradizione classica e rinascimentale, giunta ad Hegel con la mediazione del pensiero
giacobino.
164
CAPITOLO TERZO
.
1
cuote anche a livello teoretico. H~e m a parere una forma rinil panteismo schellinghiano (13"), c e a suo
1
d bbio. al che
.
d
.
plicitamente I suo u
.
novata di teologia, e esprime es
f .
di spinozismo Il fond
un'aperta pro ess1one
ll . h"
zione sche mg rnna
. .
lativi e quindi non lecito
. ff
H gel sono term1m corre
denti, a erma e '
. . h . ssenzialmente inaccidentat
ialit a c10 c e e e
attribuire 1a sos anz
. .
.
do con Schelling sullo spinobile (HO). Hegel dunque e m d1s~ccor.
si deve notare che in tale
1 ente sul panteismo ' e
1
zismo e genera m
1 d"
mpostazione metodica e a
disaccordo si rivela ancora a iversa I
1
onc
sostanzia
'
.
29 33) In questa cr1t1ca e a e nizi
.
hegeli"ana del sistema sche11.in-
.
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p. 37 ha voluto vedere il preannun~1ar~e1lo Spirito. Giustamente si sono opp?stI a
g hiano attuata nella Fenomenologta
1 I
208 e P. AsVELD, op. ctt., pp,
'
.
d 1
T L HABRING1 op. ci ., , P
q.u esta avventata arra Iog1a
.
-
revedc infatti un'elaborazione e della Fenomeno1og1a P
. .
94-96 La pos1z1one cntica
~
, erto prevedibile fin d'ora.
l'ini;iale atteggiamento hegeliano che non e e
16S
diversit degli interessi dei due autori. Hegel non si oppone alla
recezione dello spinozismo in quanto immanentismo ma alla direzione metafisico idealistica, e conseguentemente utopica, che da
tale adesione viene impressa al pensiero; n sono residue credenze
teologiche che Io inducono alla critica del panteismo ma proprio
il suo generale atteggiamento immanentistico ed umanistico. Ci
non ha nulla a che fare con il pretesto ateismo del giovane Hegel:
si tratta piuttosto di un atteggiamento metodico positivo del filosofo, che respinge il problema teologico oltre i limiti del suo interesse attuale e non lo pone al centro della propria attenzione
speculativa, poich essa vuole invece rispondere ad esigenze storiche immediate. Che Dio esista o non esista, che sia il tutto immanente o trascendente, che cambia?, si chiede spregiudicatamente
Hegel. Dio quello che , e, lasciando impregiudicato il problema,
Hegel polemizza invece contro la Chiesa che della divinit fa uno
strumento di potere temporale, di oppressione, e quindi di alienazione. Il problema hegeliano non dunque teologico speculativo o metafisico, come quello schellinghiano, ma storico e poli111
tico ( ). Queste diverse impostazioni non tardano ad emergere
chiaramente, nel carteggio tra Schelling e Hegel, allora la corrispondenza diviene sempre meno frequente fino ad essere inter2
rotta (l4 ). Di fatto ormai il dialogo sembrava intrattenuto da sordi: essi avevano bensi molti presupposti comuni, ma quando, oltrepassandoli, si mettevano al lavoro per costruire, - ed era la
costruzione che ad entrambi interessava - , allora le vie che essi
intendevano percorrere divergevano senza possibilit di incontro ( 143 ).
(141) Molto bene ha insistito su questa distinzione G. LuKAcs, op. cit., pp. 54-61.
Si noti che anche le critiche che Hcgcl muove a questo punto contro la prova morale dell'esistenza di Dio che era formulata da Kant e da Fichte (cfr. in particolare
Briefe, I, pp. 17-18, e il frammento del Die Positivitiit, pubblicato in Jugendschriften, pp. 233-239) hanno un'origine pratico politica: postulando il bisogno dell'individuo non si fa altro che postulare la sua alienazione, questo il fondo dell'argomentazione hegeliana che contribuisce a radicalizzare ulteriormente la tematica positivit-libert (cfr. anche l'Entwurf 3 in lugendschriften, pp. 361-362).
(142) Ci restano solo due lettere, piuttosto fredde, di Schelling a Hegel del
gennaio e del luglio 1796: tra l'una e l'altra si ritiene sia caduta la risposta hegeliana (cfr. Briefe, I, pp. 34-36 e 36-37; inoltre P. ASVTILD, op. cit., p. 96 sg.).
14
( 3) Particolarmente suggestiva ci sembra l'ipotesi cli K. JASPERS, op. cit., p. 276,
che cio il circolo di Tubinga fosse stato possibile solo per la n1ediazione di Htil-
166
CAPITOLO TERZO
167
cit., I, p. 413 sgg.) I 'autonomia del pensiero giovanile hegeliano stata definitivamente fissata: cfr. anche H. NIEL, p. 21; J. HYPPOLITE Jntroduction ... , cit., p. 7 (che
si richiama anche all'art. di L. HERR, nella Grand Encyclopdie, t. XIX, Hegel).
Sull'autonomia del pensiero del giovane Hegel, rintracciata attraverso l'analisi
delle sue intuizioni estetiche, cfr. ora il recentissimo art. di J. TAMINIAUX, La pense
esthtique du jeune Hegel, in Revue philosophique de Louvain, 56, 1958, mai,
pp. 222-250.
168
CAPITOLO TERZO
169
155
sgg., e P.
156
170
CAPITOLO TERZO
tante scritto rappresenta il pili adeguato tentativo di programmare l'esigenza, nutrita nel circolo di Tubinga, di una nuova mito57
logia rivoluzionaria; lo percorre perci un'istanza etico politica (1 )
ed proprio dallo sviluppo speculativo d'essa che si pone il tema
teoretico su cui ogni parte del saggio modellata, vale a dire la
esaltazione dell'idea di libert: attraverso l'approfondimento della
dialettica di individualit e di eticit l'Idea infatti scoperta e
definita come rappresentazione dell'Io stesso in quanto essenza
assolutamente libera ,, ( 158). Donde risulta configurata la successiva
ipotesi di lavoro : come pu esser creato un mondo adeguato a tale
essere morale? Ma prima di determinare i mezzi, necessario qua:lificare pili propriamente l'oggetto polemico. Dinnanzi all'Io, come
suo opposto, sta lo stato dispotico: mostrer, afferma il programma, che non si d alcuna idea di stato, poich lo stato qualcosa di meccanico, tanto meno che si dia un'idea di una macchina.
Solo ci che oggetto di libert, ci idea. Perci dobbiamo andar oltre lo stato! Poich ogni stato obbligato a trattare l'uomo
libero come un ingranaggio meccanico, mentre non lo dovrebbe,
perci deve cessare ... Parimenti voglio qui porre i principi di una
storia dell'umanit e scoprire fin al capo tutta la miseranda opera
umana dello stato, della costituzione, del governo, della legislazione ... ,, (159). Non v' dubbio che la polemica sia diretta contro lo
stato dispotico, meccanico ed alienante (160 ); ma quali sono i limiti
di questa concezione? la cessazione dello stato, che qui prevista,
ha valore solo in riferimento allo stato dispotico settecentesco, o
invece vale come protesta individualistica contro ogni ostacolo
Schelling, per lungo tempo incerta \cfr. la polemica succeduta alla prima pubblicazione del programma: F. RosENZWEIG, Das dlteste Syste1nprogra1nm des deutschen
Idealisnius, in <1Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der Wissenschaften,
Philos.-hist. Klasse>}, 5, Heidelberg 1917; BOHM, W., HOlderlin als Verfasser des
dltesten Systemprogra1n1n des deutschen Jdealis1nus, in Deutsche Vierteljahrschrift
fiir Literaturwissenschaft und Geistesgeschichte, 4, 1926, pp. 339-426; L. STRAUSS,
HOlderlins Anteil an Schellings frUhen1 Systeniprogranun, ivi, 5, 1927, p. 679 sgg.)
ormai divenuta definitiva: cosi HoFFivIEISTER nelle note ai Dokumente, p. 455 e cosi
conclude anche A. HoLLERBACH, op. cit., p. 85. Entrambi ammettono per che sulla
composizione influi certan1ente e fortemente anche HOlderlin.
(15 7 ) Cfr. A. HoLLERBACII, op. cit., pp. 86-87.
(158) Dokuniente, p. 219.
( 15 9) Ivi, pp. 219-220.
(160) Cfr. HOLLERIJACI-1, A., op. cit .. p. 87.
MOCRATICO NEL
PERIODO
BERNESE
171
posto
.
I .
.
dalla libert dei singoli e come mtroduzion
stico el Kulturstaat? (161) p
.
e a mito umani.
.
. er rispondere ade
st1 quesiti occorre seguire l' lt .
guatarnente a queu enore proced'
t d
programm. " Dalla natura vengo f
.
imen o el Systemf
.
uon come opera um
.
erma e s1 deduce
il
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arra
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1 ea 1 umamt (162). l
.
. afque nu11a di nuovo ' e nepp ure quan d 0 p
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' assan o ali analisi dei
mezzi atti a sostenere quest
o nvo gimento . a h'
biamo avere una nuova rnit I .
, s1 ic iara: noi dobogia, ma questa mit 0 I d
ogrn eve stare
a 1 servizio delle Idee ' de ve iven1re una
1 I .
ne "(163). A questo punto tuttav 1
i_rii o ogrn della Ragiorn a concez10ne h li' h'
sume tratti specifici.. il cont enuto della r
se e. mg iana asfatti ridotto a quello del!
.
agrnne mitologica inL fil
a rag10ne estetica
spirito
una filosofia estetica , e aI conseguenza
" aI'" t osofia
dello
..
tica il pili alto strumento d'1 111
. d agme
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del real m
I mz10ne
poe n1aestra dell' umanit
.
e,
a
poesia
. co1 suo porsi non . d' . , al la
alcuna storia solo l'a t
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fil osofia,
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r e poetica sopravviv , Il
scienze e a tutte le arti' (16<) D
era a e restanti
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a queste ]t'
confermato l'utopismo eh
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u ime proposizioni
e pres1e e alla specula .
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na ed anzi esso sembra consolidato dall'
.z10ne se ellinghiadell'arte ad assoluta orga I .
~ssunz10ne" della
filosofia
no og1a speculativa D
. 1
vava l'introduzione per 1
.
. a c10 mo tre cleri'
a pnma volta n ]]' b'
politica dell'idealismo trascendent 1 d li' e .am ~to ~ella teoria
lit ed assolutezza sia p
. a e, e antmomrn di individua.
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ure reinterpretata in t
. .
. . .
razionali : in particolare la co
t d' 1 .
erm1m estet1c1 e irncre a rn ettica dell
't d li
era frantumata
dall'antinomi a d'1 m
. aIVI'duahsmo
.
a v1 h'
a e o stato
.
.
anarc 1co e d1 assolut1smo mistico (16).
Dokun1ente, p. 219.
Ivi, p. 221.
lvi, p. 220.
es
.(165). .Del Sy
. s t emprogramm sono state inf t .
.
co 1n~1v1dualistiche, sia utopico umanistiche ~ tt date Inter?retazioni sia anarchivale ricordare soprattutto la posizione d' H . Z er quanto riguarda la prima tesi
des Me.r_ischen willen, um seiner Freiheiti wte:LTNER, Sche~ling, cit., p. 173: (( Um
- der 1unge Schelling ist iiberzeugten A
h' soll es ketnen Staat mehr geben
nome della secon d a interpretazione
.
ac narc. ist ... )} .' a qu es t a tesi. s1. oppone in
cennata, soprattutto A. HOLLERBACI-I' op. Cl.,
, 1
172
CAPITOLO TERZO
p. 88, che, respingendo l'accusa di anarchismo, nota ~~e, la concezio_ne schellinghiana porta l'uomo oltre i limiti della concreta stor1c1ta: lo s~ato 1~ tale prospettiva risulta affetto da Ideenlosigkeiti> e si afferro~ che << ~1cht d1e Vervollkammnung des Staates, sondern seine Uebervvindung ist das Z1el , Ma entra~~
be le posizioni sono parziali: sia l'individualis1no che l'assolutismo sono tcrm1n1
necessari dell'intuizione schellinghiana, effetti primari ed inevitabili della radicalizzazione dell'ambiguo atteggiamento rivoluzionario che percorre tutto il saggio;
e ci ha posto perfettamente in luce K. JASPERS, Schelling, cit, pp. 56-58.
!ODO BERNESE
ORIGINALIT SPECULATIVA
CAPITOLO TERZO
174
strum~nto
dadi . pensie:~. I~:~
~l<!:ofico
,. -
1n~eres
BERNESE
175
alto amore l'amor di patria" ( 171 ). quanto vuole anche lo Hegel. Fin dai frammenti sulla Volksreligion e poi in Die Positivitiit,
l'amore era raffigurato come funzione risolutiva delle contraddizioni storiche e degli antagonismi sociali, per l'amore infatti nasce il consenso dei singoli nella comunit e libert e ragione sembrano strettamente sintetizzate, quindi l'antinomia pacificata; perci l'amore pennette l'Aufhebung, il superamento delle contraddizioni e la costn1zione della nuova integrale comunit umana (172).
Quando si consideri questa concezione del giovane Hegel, non
si pu nascondere una certa perplessit. Sembra infatti strano
che lo Hegel giacobino, il cui radicalismo democratico trova spesso espressioni furenti di polemica o ricolme di entusiasmo costruttivo, sia soddisfatto da una tanto idilliaca pacificazione di quei
contrasti sociali dei quali aveva misurato con realismo la gravit
e la profondit; e sebbene si sia sempre segnalata l'ambiguit inerente anche alle pili drastiche proposte risolutive del giovane Hegel, pure la sua concezione dell'amore sembra superare ogni ottimistico limite. Dobbiamo quindi chiederci: che cosa significa in
realt il concetto hegeliano di amore? Dall'applicazione di questo
concetto risulta davvero realizzato il tentativo di ricostruzione
teorica dell'ideale di stato popolare?
Per risolvere questo problema opportuno ricordare quanto
s' detto sulla concezione dell'uomo che Hegel era venuto elaborando nel periodo di Tubinga; di quella impostazione a Berna ben
poco cambia, ed ancora l'amore rappresenta la forza coesiva delle
individualit nella societ. V' un momento positivo nel concetto
di amore, la possibilit di intenderlo in una prospettiva sociologica, di dialettizzarlo all'antico concetto di volont generale: l'amore
costituisce la tonalit del rapporto e della concordanza dell'attivit
dei soggetti nello stato popolare ( 173 ). Senza dubbio perci, da que171
(
p1z) Cfr. E. EPHRAii\<f, op, cit., pp. 92-111. Tuttavia Ephraim insiste troppo su un
CAPITOLO TERZO
176
sto punto di vista, l'amore assume una raffigurazione che non per
nulla intimistica, n tanto meno mistica, venendo invece a costituire lo sfondo etico dei rapporti politici. C' altresi da osservare che
partendo da tale posizione lo Hegel sembra riprendere qui alcuni
principi della dottrina montesquieuiana, che aveva decisamente
superato nell'entusiasmo tubinghese, vale a dire che il concetto di
Volkgeist oltre ad essere inteso come forza creatrice, anche considerato una creazione, non solo come attivit dunque, ma anche
come atto. Certo, Hegel non riprende alcuno dei motivi meccanicisti inerenti alla concezione del Montesquieu, ma tuttavia, per cosi
dire, retrocede rispetto alle dichiarazioni rousseauiane di Tubinga,
e proprio nella direzione del Montesquieu; ed il civismo, che a Hegel sembra la virt indispensabile a sostenere l'integrazione dei
singoli nella comunit, ha quindi origini rnontesquieuiane (174). Di
conseguenza l'intera analisi dei rapporti etico-politici sviluppata
con un tono pi pacato, la storia comincia a rivelarsi come costume ed eticit, consolidate, come buona positivit. Cosi, proprio
nell'insistenza sul concetto di amore riferito al tentativo di cogliere
le forze costitutive dello stato popolare, si comincia ad intravvedere nel suo processo di formazione la categoria dell'eticit.
Se cerchiamo ora di situare quest'evoluzione hegeliana nel
quadro della storia della cultura dell'epoca, possiamo senza dubbio riscontrare una certa analogia con il processo di assestamento
che nel medesimo periodo stava attraversando il pensiero rivoluzionario, costretto dopo l'esasperazione delle sue possibilit creative
a ridimensionarsi di fronte ad una nuova situazione, ad accentuare i
motivi etici e solidaristici per permettere una sollecita costruzione
del nuovo stato, a rafforzare le virt civiche per poter resistere vittoriosamente all'offensiva della reazione europea. Ma l'unit dell'evoluzione interiore del giovane Hegel e dell'adesione ai grandi terni del
pensiero rivoluzionario minata in partenza dall'effettiva situazione
tedesca che non poteva non condizionarne gli effetti, tanto pi quan-
e J. HYPPOLITE, Introduction ... , cit., p. 18. Ci sembra tuttavia che soprattutto il 1no~
tivo pedagogico dell'opera rousseauiana si presti a fornire il tramite dal concetto di
an1orc alla sua raffigurazione sociologica: il motivo su cui in particolare insiste
HOlderlin, per es., nella lettera del 26 gennaio 1795 a Hcgcl (in part. Briefe, I, p. 20).
(1 74 )
177
v1s1 rie, questo era il fine (175).. 1"d ea11 d unque che n
resa mespressione di sensibilit misticheggianti n d'altroo~aetrano. e.erto
mente impl"1cavano I' a d es10ne
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ai modul" ' d"
1 . o .rn1mrna,
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. ' ma ora, sviluppati univocamente ed ottimisticamente ne a tragica s1 tuazione tedesca fini van.o
l'ansia escatologica, dall'utopisrn~ del t
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assero
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.
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sfera d Il t .
e a vaga atrnoe e m mz10ni metafisiche (' 'G) In tal mo d o ne 1 concetto di
amore ch e d aveva costituire il perno d e I tentativo
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1
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Id I R .
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Ione su CUI anche E v S
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ea- ezchs in der idealistischen PI z
h.
. . YDO\V, er Gedan!ce des
,
u osop te von [(a t b H
e assolutamente sostenibile (cfr sip
n
ts egel, Lipsia 1914) non
76-85) Molt
"z1on1
aI T. L. HAERING Schelling d~ H.ra, PP
, acute le interpretaI ..
.
o p1u
un
ege
c1t
p
216
'
.,
s.gg. e aI J. HOFFMEISTF.R, Die
H eimkehr des Geistes cit p 218 22 , h '
.
'
., p.
- -, c e debbono
.
178
CAPITOLO TERZO
(177) Che anche lo Ifegel fosse stato dolorosamente colpito _dal terrore ~i Francia ce lo dimostra fra l'altro un passo di una lettera a Schelhn~. ~el 1794. '.<_ D~ss
Carrier guillottiniert ist, werdet Ihr wissen. Lest Ihr . nocl~ fr~nzos~~che Pap1ere. Wenn ich mich recht erinnere, hat man rnir gesagt, sie se1en I~ W~rttei:iberg verboten Dicser Prozess ist sehr wichtig und hat die ganze Schandhchke1t der Robespi~rroten enthiillt >i (Briefe, I, p. 12). Quanto alle reazioni della cultura tedesca
in generale al terrorismo rivoluzionario, cfr. supra, PP 85-93).
(178) Qui si considerano le Briefe Uber die aestheti~che E.rziehung der Menschen,
del 1794-1795. In generale sul pensiero politico di Sch1lle1: ~1 posson~ vedere le seguenti opere: F. TONNJES, Schiller als Zeitbilrger und Polt_tiker, ~erhno 1905; Ka:ztstudien, voi. X, fase. 3, Sonderabdruck, cit.; K. BTIRGER, Schiller, ~etn Leben u:zd seine
Werk, 2 voll., 4.a cd., Monaco 1909; L. KTILLER, Schiller Stellu.ng in der ~ntwicklu~gs
geschichte der Iiu 1nanis 1nus, Breslau, 192~; H. ~ERLAND, Schiller und dte, Revolut~on,
in <{Archiv fiir Rechts- und Wirtschaftsphilosoph1e, XXVIII, 1934-1935, pp. 173-183.' R.
LEROUX Schiller thoricien de l'Etat, in Revue germanique>}, 1937; IDEM, Sch1'.ler,
Lettres' sur l'ducation sthtique de l'hu1nanit, Parigi 1943; G. BAUMECKER, Schiller
und die franzOsische Revolution, Berlino 1939; J. DRoz, op. cit., pp. 172-186; H. NoHL,
F. Schiller, Francoforte s. M., 1.954; Schiller-Reden im Gedenkjahr 1955. !111 Auftrag
der Deutschen Schillersgesellschaft, a cura di B. ZELLER, Stoccarda 1955; A. ABUSCH,
Schiller, GrOsse und Tragik eines deutschen Genius, Bcrli~10 19~5; ~ Jo~N, ln~alt
und Stellung des Kulturbegriff bei Schiller, in Deutsche Ze1tschr1ft fur Pl11losoph1e 1>,
din_i? Attraverso l'educazione estetica, risponde Schiller. L'imperativo categorico kantiano, il radicalismo libertario che ad esso
talvolta si richiamava, sono incondizionati, privi di capacit di rappresentazione sensibile, e perci non possono dar luogo ad una
reale riforma della totalit spirituale e sensibile dell'uomo. L'evoluzione dell'umanit perci un processo composito e continuo,
un seguito di sintesi successive di natura e moralit, di sensibilit
ed intelletto: nell'unit dell'educazione estetica che appunto risponde a questi requisiti, si verifica quindi l'unit del progresso
umano, e solo al termine del progresso delle individualit solo
allora sar possibile la fondazione dello stato di ragione, anzi' dello
stato estetico che rappresenta la sua piu alta perfezione.
Hegel conosceva quest'opera e, soprattutto attraverso il dialogo con lo schilleriano Holderlin, aveva avuto modo di intenderne
la complessa tematica ( 179 ); in particolare doveva cogliere l'antinomia, risolta solo nella prospettiva utopica, di un'istanza umanistica e di una idealistica ( 180 ). Era dunque inerente alla stessa formulazione dell'ideale di stato di ragione la coesistenza di due tendenze, l'una umanistica, l'altra di carattere mistico, - di quel misti..
cismo che poteva concludere sia nell'estetismo, sia in formulazioni
metafisiche - , e all'antinomia corrispondeva il tentativo di risolverla in chiave utopica ( 181 ). Era, in altri termini, la stessa dialet179
(
) HOiderlin ebbe infatti l'occasione di seguire da presso l'elaborazione della
problematica svolta nei Briefe di SCHILLER (cfr, J. HOFFMEISTER HOlderlin und die
Philosophie, cit., p. 156). Sulla funzione esercitata dalle lettere schilleriane sullo sviluppo dell'idealis1no trascendentale cfr. R. KRONER, op. cit., vol. I, pp. 45-52, e x.
LEON, Fichte, cit., I, p. 339-362.
180
(
) Sul carattere antinomico della dottrina schilleriana si cfr. soprattutto A.
MERKL, F. Schiller und der Staat, in Zeitschrift fiir offentliches Rechtii, XVIII 1939
pp. 67-101, nonch gli articoli di F. A. SCHMIDT e di B. BAucrr nel numero speci~le
I(antstudien>> cit., ed infine soprattutto il saggio, sia pure frammentario, di w.
DILTHEY, Van deutscl1er Dichtung und Musik, Lipsia e Berlino, 1933, pp. 325-427.
181
(
) Non solo Schiller ricorre ad un tentativo di soluzione utopica, ma anche il
grande KANT, il cui scritto Zum e1~Jigen Frieden appunto del 1795. Non stupisca
q:ies~o ~ccostam~nto di Schiller a Kant, che non vuole implicare alcun rapporto
d1 fihaz1one tra 11 secondo e il prin10 (l'autonomia del pensiero schilleriano stata
da ultimo rivendicata in un beJl'art. di D. HENRICH, Der Begriff der SchOnheit in
Schillers Aesthetik, i1:- Zeitschrift fiir philosophische Forschung)>, XI, 1957, 4, pp.
527-547), m~ solo cons1derare entrambe le opere come espressione di uno stesso ambie~:e .. S1:1Il'opera kantiana, da noi consultata nell'ottima trad. it. di KANT, Scritti
polttici, c1t., pp. 283-336, si cfr. la bibliografia qui contenuta a pp. 73-74, nonch l'importante W. MooG, Kants Ansichten ii.ber Krieg und Frieden, Darmstadt, 1917 (in
cti
CAPITOLO TERZO
180
d 1 panteismo mistico.
.
sentire . e
. n1 ' tragedia erano msomz utopia d"is111usio
'
.
mai fluida, di
Esigenze, speran e,
.
. . d"
situazione problematica quanto
ma 1 term1m .' un~
i esi e di antitesi, di contraddizioni loun coinvolgersi reciproco d t .
1 . ostruire l'ideale di stato
. h
qui il tentativo Cl ne
giche e stonc e, e
d nnullarsi. Il Thaopo\are inevitabilmente sembrava stagnare e .a
. , su estiva
P_
t d" Hi:ilderlin rappresenta nella mamera pm g~
.
lta Fragmen 1
l' 1 zione del pensiero giacob1ed esauriente ~uest~ mome~1t~.::~i:v~e~erminando la contraddiziono tedesco. Holderhn pren e .
coinvolta: " Si danno due
ne in cui la cultura del suo tempo
ili alta semplicit dove
ideali alla nostra esistenza: uno stalto dellta P_ e con le nostre forze
ardano con oro s essi
. .
. .
i nostn b1sogm s1 ace .
ttraverso la sola organizzallo che ci sta attorno, a
e con tutto que
.
to. d'altro lato uno staza il nostro interven ,
.
zione della natura, sen
rdo potrebe realizzarsi
to della pili alta cultura, dove l~ stesso. a~c~ nostri bisogni e delle
. di
Per l 'infinito moltiplicarsi e ra orzarsi e1
'
.
.
cl1e noi siamo capaci
cl 11
t t di'
nostre forze, attraverso 1orgamzzaz10ne
. a11'uomo muovere a o s a..o
. (182) ' quindi necessario
darci
f .
cl lla cultura ' conqmstare
le verso la per-ez10ne e
innocenza nat ura
aie nell'affratellamenla verit attraverso il miglioramento mor '
. recen1.I L GoLDMANN, La co1n1nunaut
.)
t
I opere p1u
.,
1 na ragione
pop alare provocate dal ispo 1lsmo
294 sugli effetti delle guerre senza a cu
.
J gendschriften p. 215; cfr. supra, p.
'
.
, d.
d te (per es con u
'
Il
riassuntive 32-33.
.
1
particolare e pagine e "
F
nt dell'Hyperion fu pubblicato
II
53 Il Thalta rag1ne
.
( 182) HOLDERLIN, s. W .,
' p. di. SCHILLER 4' voI ., 5 ' Ljpsiae 1793. IfOlderhn segna
1Ia
h r
da HOLDTIRLIN nel Neue T aia)),'
n:lla lettera del 26 gennaio 1795 (Briefe, ,
la pubblicazione de1la sua loiera a. 1-I~~ce~iatamente lo scritto.
p. 19), e certamente I-Iege esse 1n1
181
183
e?
lvi, p. 58. Melite il nome della figura fem1ninile che nelle successive
redazioni dell'Hyperion sar chia1nata Diotima.
(
(186) Da sempre in nuce la polemica che lo Hegel condurr contro la Begeisterung nella Fenomenologia: l'entusiasmo poetico porta infatti all'esasperazione mistica, e se utile come strumento estetico micidiale come organo filosofico (cfr.
a questo proposito G. VIGOLO, Introduzione a F. HOLDERLIN, Poesie, trad. it., cit.,
pagina 15).
.-------------------------------
182
CAPITOLO TERZO
1'83
) Cfr. per es. la lettera d.cl 25 novembre 1795 di HOlderlin a Hegel (Briefe,
pp. 33-34) dove appunto appaiono tali preoccupazioni e uno stato di dolorosa
incertezza; cfr. altresi la nota di J. HoFFMEISTER in Briefe, I, p. 440.
188
(
) ..Ma come esplicare quest'ansia di azione? Non certo tornando a Tubinga
o nel Wurttemberg, scrive HOlderlin a Hegel nella lettera citata, dove ti ridurresti
a. fare .<dl risuscitatore di morti)), e aggiunge: Ma d'altro lato i becchini di Tu
b1nga f~ranno del loro meglio contro di te. Ritenendo dunque che tu potresti la
varare 1nvano, molto probabilmente, penso che volerti occupare di quella trista
gente sarebbe renderti colpevole di tradimento verso te stesso)) (Briefe I p. 34)
189
(
) La poesia pubblicata in Dokunzente, pp. 380-383, oltre che in a'ltr~ nurne~
rose opere.
!,
(1
190
{
) Sulle modalit del trasferimento di Hegel da Berna a Francoforte si veda
la lettera citata di HOlderlin del novembre 1795. Questa lettera prevede una prima
lettera, 1:erduta, ~elio Hegel che esprimesse lo scontento per la permanenza a Berna_ e ch1.edesse l'interessamento di HOlderlin, il quale risponde promettendo nella
lettera citata. Pili tardi HOiderlin (lettera perduta) comunica a Hegel di aver trov.ato ui: post~ p~esso, la !amiglia Gogel per lui, e di rimando, Hegel, contento e
r1ngraz1ando 1 invia all amico Eleusis.
184
CAPITOLO TERZO
bra incapace di adeguarvisi; e dietro quest'osservazione sent l'angosciosa domanda sul perch del terrore e l'incertezza del giacobi,
no, sollecitato dal pensiero rivoluzionario a pensare in termini
nazionali, che ora in nome del nazionalismo deve opporsi alla stesse armate rivoluzionarie. Perci al ricordo segue l'incertezza ed il
timore di 'soffrire ancora di un dramma insolubile, e col ;imore
l'accento posto sulla pacificazione, prima che si proponga qualsiasi altro motivo; la conversione tematica cosa fatta, quando
attraverso l'ansia della pacificazione si passa, nel ricordo e nel
presente, dal momento giacobino ad un momento mistico, ad una
pacificazione che, paurosa di confrontarsi realisticamente con le
contraddizioni sociali, si realizza nell'esasperazione metafisica del
rapporto individuo-assoluto. I successivi versi sono appunto significativi della posizione mistica in cui Hegel sembra cadere:
" Il mio sguardo si eleva verso la volta dell'eterno cielo
'
verso di te, o lucente astro della notte,
e di tutti i desideri, di tutte le speranze
oblio fluisce dalla tua eternit,
il sentire si perde nella visione,
quel che chiamo Io svanisce,
mi concedo all'incommensurabile,
io sono in 11li, son tutto, non sono che lui.
Estraniato il pensiero che ritorna,
impaurito dinnanzi all'infinito, sbalordito non comprende
la profondit di questa visione.
La fa11tasia avvicina l'eterno al sentire,
lo avvolge di forme - Benvenuto a voi
sublimi spiriti, nobili ombre,
la cui fronte raggia la perfezione! (193) "
Panteismo mistico, ha detto con ragione, commentando que~
sti versi, il Dilthey ( 104 ), ed infatti essi vibrano della convinzione
93
185
(1 ) Doku1nente, p. 381, vv. 26-40. Si noti che i vv. 30-38 furono cancellati nella
redazione definitiva della poesia.
1
( 94) w. DILTJ-IEY, op. cii., p. 36 sg.
186
CAPITOLO TERZO
187
.
.
spesso nve1I la vita dei tuoi figli
Tu d1. cm ho nozione come anima dei loro atti r
200
188
CAPITOLO TERZO
CAPITOLO QUARTO
201
Concordiamo perci, nelle valutazioni generali, con il giudi~~o dato su
( dallo
)
p1u elaborato
Berna
HABRING (op. et't ., I , PP 299-300) e soprattutto su .quello
.
d
't
111
Quanto
alla
dialettica,
sarebbe
qui
interessante
ve
di P. ASVELD, op. Cl ., P
. .
d'
t ere
heto Io HOlderlin abbia influito sulla defin1z1one de1 proce 1men o
fi
h
no
a
e
e
pun
.
.
.
h
G
Fs
A n (D'Ignace de
eliano. Ci nota a questo proposito la d1scuss1on~ e e . . E s R .
. ,
Ioyola Hegel par HOlderlin, Circularit des
.svrritur:Zs et ctrcularrte du
. Absolu in (<Archiv fUr Rechts- und Soz1alph1losoph1e)), XLII, 1956, PP:
S
avon
,
541-554)
ha iniziato
sull'iscrizione iniziale del T h aia
1. F rag1nen t , {< ?-on coercer1
maximo contineri tamen a minimo, divinum est)), che d'altronde ritorna spesso
in altri' termini nello scritto (p. es. S. W., II, p. 53), riconoscendovi uno sch:ma
di procedimento dialettico: tentativo estremamente interessante e che .ha rnol~
tre il pregio di far uscire il dibattito sul rapporto Hegel-HOlderlin dal livello d1
genericit in cui stato fin qui troppo sovente svolto.
Exer~tces
L - Quando Hegel, uscendo dall'isolamento bernese, si trasferisce a Francoforte, senz'altro immesso in una situazione
culturale del tutto nuova, L'iniziale entusiasmo per la rivoluzione
che, attorno al 1790, aveva costituito la trama del pensiero tedesco, non solo politico e giuridico, venuto meno e di contro altre
correnti di pensiero stanno prendendo il sopravvento: l'evento
rivoluzionario resta bensi al centro dell'interesse culturale, ma alla
rivendicazione del diritto alla rivoluzione, al fervore giacobino si
oppone il diritto della storia e, in nome di questa, si afferma la
polemica reazionaria. Risulta per noi essenziale cogliere i tratti
caratteristici di tale situazione allo scopo di studiare successivamente, e di intendere rettamente, la problematica del giovane Hegel nel periodo di Francoforte,
190
CAPITOLO QUARTO
Proclamazione del diritto della storia e polemica controrivoluzionaria, la seconda come conseguenza della prima, erano dunque
i motivi centrali del dibattito culturale in corso. Quanto all'affermazione del diritto della storia, s' visto altrove (1) che tale
istanza era affiorata, non episodicamente, nell'ultima fase di sviluppo del pensiero illuministico in Germania; si pu ora aggiungere che per essa si stabilisce il tramite dall'illuminismo al romanticismo e che il pensiero tedesco era stato da tali precedenti,
per cosi dire, immunizzato contro le influenze dell'ideologia francese, di modo che, dopo un primo disorientamento o, meglio, dopo
un morne11to di simpatetico interessamento, doveva apparire cosa
ovvia e spontanea che quei pensatori riprendessero le fila della
speculazione tradizionale e ne facessero il contenuto della polemica reazionaria. Se poi cerchiamo di definire la causa remota, ma
determinante di tale resipiscenza che conduce, almeno esteriormente, da un atteggiamento talvolta neutrale, talvolta di consenso
nei riguardi della rivoluzione, all'acerba polemica di questi anni,
- oltrepassando cio il riferimento allo choc provocato dal terrore e dalle imprese imperialistiche dei sanscullottes, che ne
causa immediata, e non trascurabile - , si intende che essa risiedeva nella struttura politica della Germania settecentesca ed allignava nelle contraddizioni sociali e culturali del paese: l'intellettuale tedesco, nella maggior parte dei casi, coinvolto nella situazione di alienazione da Hegel denunciata, si limita quindi ad essere
spettatore dell'azione principesca, servo di un <<padrone e per~
ci indotto a mistificare i valori di cui si fa portatore, almeno
quando manchi quell'energia speculativa e morale che era propria
dei Kant e dei Fichte ( 2 ).
L'universit di Giittingen divenne il centro propulsore della
revisione del pensiero tedesco sulla rivoluzione (3); di qui usci nel
1793, a cura di Friedrich von Gentz, quella traduzione del famoso
libello di Bur ke (') che doveva avere una larghissima risonanza in
tutta la Germania, - tanto che bene annota, paradossalmente, in
questi anni Novalis: in occasione della rivoluzione sono stati
scritti molti libri antirivoluzionari. Ma Burke ha scritto contro la
rivoluzione un libro rivoluzionario ,, ( 5 ). Alla base della funzione assunta dagli intellettuali di Giittingen, era l'adesione a quell'indirizzo storiografico, l elaborato, che si detto empiristico, e che
ora si voleva, a ragione o a torto, riscoprire nelle Refiections di
Burke (6 ); in ogni caso quella traduzione cadeva in un momento
!9i
Cfr. J. DROZ, op. cit., pp. 349~353, nonch le pp. cit., di W. DILTHEY, in G.S.,
voi. III. A Gottinga era infatti nutrita una tradizione culturale singolarmente antilluministica: si ricordi in particolare che proprio qui va sviluppandosi, fin da questi anni il pensiero di Gustav Hugo.
3
( )
4
( ) Betrachtungen ii.ber die franzOsische Revolution, nach dem Englischen des
Herrn Burke neubearbeitet mit einer Einleitung, A111n1erkungen, politischen Abhandlungen, und einen1 lcritischen Verzeichniss der in England i.i.ber diese Revolution
erschienenen Schriften, von FRIIDRICI-I GENTZ, Zwei Theile, Hohenzollern 1794 (Neue
Auflage), con introduzione alla prima edizione datata dice111bre 1792 (vol. I, p.
46). Era tuttavia gi apparsa, con molto minore risonanza, un'altra traduzione, anonima, con titolo: Be1nerkungen ii.ber die franzOsische Revolution, a Vienna nel 1791.
5
( ) Cosi nei Frag1nente 1798, editi da J. BAXA, Gesellschaft und Staat ... , cit.,
p. 184. Sulla difiusione dcl pensiero di E. Burke in Germania si cfr. ad ogni modo
F. BRAUNE, E. Burke in Deutschland, Heidelberg, 1917; J. BAXA, Einfilhrung in die
romantische Staatswissenschaft, Jena 1923, pp. 30-41 ( E. Burke's Schriften wurden
fiir die deutschen Romantiker geradezu ein politisches Evangelium J> - p. 41); E.
BARKER, Burke et la revolution franaise, in Revue philosophique, 64, 1939, pp.
129-160; I-I. BARTI-I, E. Burke und die deutsche Staatsphilosophie im Zeitaher der
Romantik, in <iSchweizer Beitrtige zur allgemeincn Gcschichtc>J, 31, 1945, p. 124
sgg.; J. DROZ, op, cit., pp. 348-392; N. MATTEUCCI, op. cit., p. 286 sgg.
6
( ) Delle opere di Burke abbiamo sotton1ano I'ed. con il seguente frontespizio:
The Works of the right honourable Edmund Burke. With a portrait, and life of
the Author. New Edition. Eight Volumes, Londra 1823. Quanto all'interpretazione
del pensiero di Burke, dopo che esso venne ritenuto decisamente antilluministico
(per es, nei pur sempre fondamentali lavori di C. E. VAUGI-IAN, Studies on the
History of politica! Philosophy before and after Rousseau, II voi., cap. I, Manchester,
1925 e di A, CoLIJAN, Ed1nund Burke and the Revolt against the Eighteen Century
Londra 1929) si con1inci a reinterpretarlo in chiave giusnaturalistica: cosi
STRAuss1 Diritto naturale e storia, trad. it., Venezia 1957, pp. 285-311 (Burke tenterebbe un ritorno alla concezione premodcrna dcl diritto naturale) e C. PARKIN, The
1noral basis o/ Burke's politica[ Thought, Cambridge Londra 1956 (Burke non si oppone al giusnaturalisn10 ed al contrattualismo, ma solo alla loro esasperazione).
Cfr. ancora P. J. STANLIS, Ed1nund Burke and the natural law, Chicago, 1958,
nonch la nota di C. B. MACPHERSON, Edmund Burke and the new conservation, in Science and Society1), XXII, 3, 1958, pp. 231-239. Ci sembra infine molto
1'.
192
CAPITOLO QUARTO
molto propizio, sia perch veniva a sostenere la pos1z10ne rigidamente legittimistica assunta, sebbene con qualche ritardo, dalle
monarchie tedesche (7), sia perch potenziava l'opposizione delle
dottrine empiristiche e storiche alla scuola del diritto naturale,
caduta allora in grande discredito (8 ). Si deve sottolineare che, per
uanto la recezione del pensiero di Burke non avesse sollevato. noqt li difficolt in un primo tempo tuttavia l'empirismo burkiano
evo
'
"d 1
era stato inteso pili in ft1nzione metodologica che 1 eo ~g1ca; ~
quand'anche si tenessero in considerazione le implicanzc 1deol~g1che della sua opera, la si considerava generalmente espressiva
della tradizione costituzionalista inglese (9 ). Ma presto le cose cam-
,.
importanteE!d1mposdta~1~;,~e I~~~
c~i~~a
denu~c~a ~ella
193
biano: sembra infatti che il pensiero controrivoluzionario sia stato esso pure investito, contemporaneamente al trionfo in Francia
della parte giacobina e al terrore, dall'abito escatologico che per~
correva l'epoca, ma in senso affatto inverso a quello fin qui considerato: nella rivoluzione francese si cominciava a vedere il rovesciamento di tutti i valori, il trionfo di Satana, dell'anarchia sopra i principi e le consuetudini del vivere civile. Le opere di
Mounier e di Mallet du Pan, presto tradotte (1), non facevano che
confermare questo stato d'animo ed allora le Reflections divengono
un libro sacro, il manuale religioso e politico della reazione tedesca; ed ecco il relativamente moderato Brandes (1 '), Gentz (' 2 ) e
13
Rehberg ( ) giungere ai ben noti eccessi polemici contro la cosiddetta metafisica politica della rivoluzione.
Contro quali dottrine in particolare polemizzavano questi
autori controrivoluzionari? Essenzialmente contro il contrattualismo, contro la dottrina della volont generale, e contro il razionalismo giuridico: da queste teorie derivava, a loro avviso, ogni malefico effetto, esse percorrevano, sostenevano, giustificavano le pili
estreme conseguenze pratiche della rivoluzione, e la loro conclu-
eI1;tr~t~
ca, ed in generale lo scritto esprime giudizi molto sereni sulla rivoluzione: ci che
soprattutto se1nbra importante all'autore il confronto tra la nuova costituzione
e quella inglese, da lui gi studiata in una Abhandlung iiber den politischen Geist
Englands, nel Berlincr Monatschrifbl del 1786 (ma cfr. anche qui p. 151). Sul primo Brandes, cfr. J. DRoz, op. cit., pp. 353-358.
(1) Entra1nbe da FRIEDlHCH VON GENTZ: MALLET DU PAN, Ueber die franzOsische
Revolution und die Ursache ihrer Dauer, Berlino 1794, e MoUNIER, Entivicklung der
Ursachen, welche Frankreich gehinclert haben, zur Freiheit zu gelangen, Berlino
1795. Sul carattere apocalittico di queste opere cfr. N. MATTEUCCI, op. cit., p. 245 sgg.
11
(
) In Ueber einige bisherige Folgen der franzOsischen Revolution auf Deutschland, pubblicata a 1--Iannover nel 1792.
(1
2
)
du Pan.
Nelle note e art. che accompagnano le citate trad. cli Burke e di Mallet
13
) Di A. W. REHBERG si vedano le Untersuchungen Uber die franzOsische Revolution, I--Iannover e Osnabruck, 1793, nonch il voi. II dei Siiniintliche Schriften,
fiannover 1831. E' interessante notare, seguendo gli scritti pubblicati in questo
volume, che anche il Rehberg ebbe una evoluzione da un atteggiamento riformistico ad uno polemico e reazionario: in part. cfr. l'art. Deutschland vor eleni
Ausbruche cler franzOsischen Revolution des Jahrs 1789, che apre jJ volume. Sul
Rehberg, la cui opera assume grande importanza per la polemica che Fichte
muover contro di lui, cfr. in ogni caso R. LESSING, Rehberg und die franzOsische
Revolution, Friburgo 1910; X. LEoN, op. cit., voi. I, p. 176 sgg.; J. DRoz, op. cit.,
p. 360 sgg.
(
194
CAPITOLO QUARTO
195
sione sacrilega risiedeva nel motto: n Re, n Dio '" Il contrattualismo infatti, quando fosse concepito in una prospettiva ottimistica e giacobina, permetteva la sovversione violenta in nome dei
pretesi diritti naturali di cui si riteneva depositario ogni cittadino;
in secondo luogo, la volont generale che non rappresentava solamente un modo di produzione della legge, ma alludeva anche ad
un contenuto deontologico, consistente nell'affermazione della libert e dell'uguaglianza dei soggetti, offriva il mezzo per conservare la sovversione, per renderla permanente, organizzandola, associando in corpo legislativo i cittadini; mentre infine per il razionalismo politico questi concetti risultavano assolutizzati e radicalizzati, e conseguentemente era innervata da essi la polemica contro la storia, contro la tradizione, contro i diritti consolidati nel
costume. Ma tutto ci, si replicava, non era che un'impostura, i
pretesi diritti naturali null'altro che vuote formule che venivano
riempite delle passioni dei pochi a svantaggio di tutti, libert e
uguaglianza, demagogia bell'e buona, mero fiatus vocis. Questi
principi insomma esprimevano un content1to generalissimo che, se
abbisognava di essere concretato, non poteva certo esserlo dalla
rivoluzione che presupponeva la preliminare rottura con ogni struttura storica; quanto poi alla volont generale, essa non era altro
che una mistificazione ideologica, strumentale, efficace tuttavia a
mascherare teoricamente quel pesante dispotismo che derivava dal
dominio della maggioranza sulla minoranza (14 ); ed il razionalismo, si argomentava per finire, non aveva nulla a che fare con il
vero metodo della scienza politica e giuridica, non aveva alcuna
dignit teoretica, era piuttosto un mito proposto alle peggiori
passioni; eppure si pretendeva, col suo tramite, di comprendere e
Sta di fatto che, contraddittorio o meno, il radicale rovesciamento che si era verificato nella scienza politica, dall'ansia di un
rinnovamento alla polemica controrivoluzionaria ed alla proclamazione del diritto della storia, non si limit ad essa ma provoc
una profonda trasformazione del sentire in ogni ambiente culturale. Goethe ha descritto in suggestive pagine di H ermann und Dorothea quest'evoluzione dell'anima popolare tedesca ed ha qui rivendicato il valore della tradizione patriarcale contro le dottrine
196
CAPITOLO QUARTO
(15) Quest'operetta Goethe compose nel 1797, ed essa ebbe ncl 1798 un immediato
e vastissin10 successo popolare. L'abbiamo consultata nella trad. it. delle Opere, vol.
III, cit., pp. 1-65. Si vedano soprattutto nella trad. cit. le pp. 38-41 dove si riassun1e,
nelle parole del giudice, tutta l'evoluzione degli atteggiamenti popolari nei con~
fronti della rivoluzione. Sul significato politico dell'opera cfr. in ogni caso H.
IJnLMERKING, Hcnnann und Dorothea, Zurigo 1948, nonch le opere cit. nella sua
bibliografia essenziale da E. Wou:E-IAUPTI:!R, J. W. Goethe, in Dichterjuristen, I, cit.,
pp. 386-389. Sull'interpretazione della rivoluzione francese da parte di Goethe cfr.
altresi l'op. cit., di WoLLHAUPTER, p. 262 sgg. Altra narrazione degli effetti culturali della rivoluzione francese in Gern1ania si pu vedere in GOETHE, Conversazioni di eniigrati tedeschi, (1795 sgg.) in part. alle pagg. 203-206 e 208-212 delle Opere, III.
( 16) L'opera del 1796, ma preceduta da una laboriosissin1a composizione (su
cui cfr. E. WoLLHAUPTEI~, op. cit., I, pp. 342-343); nelle Opere tradotte contenuta nel
voi. III, pp. 319-892. Per l'interpretazione del significato storico politico dell'opera ci
siamo basati sull'opera di Wo1LI-TAUPTER (pp. 342-355) e sul saggio di G. RADBRUCH,
Wilhel1n Meisters sozial-politische Sendung. Bine rechtsphilosophische Goethe-Studie,
in Logos, VIII, 1919-1920, pp. 152-162.
(17) Il Wallenstein_'s Lager del 1798, il Piccoloinini e Wallenstein's Tod del
1799.
197
18
(
) E scontro infatti, senza possibilit alcuna di intesa
sembra quello t
FICHTE (1?ei Beitrii.ge cit.) e REHBERG (nelle Untersuchungen cit'.). Sul carattere d~t
lat polem1ca
e sulle reazioni sollevate
B
.
' cfr. X. LEON' op cit ., I , pp . 203-206 . M a neg l'1
s essi eitrage erano presenti, come vedremo pi-U. oltre, proposizioni che avrebbero .potut<: far ~rc_de:e ~d un ~uperamento della prospettiva individualistica: sti
questi
1, c1t.,
409 punti ha Ins1st1to. In particolare G GURVITCI-I, L'Ide'e dii dro i't socia
p. . s_gg'. Va~e. ad ogni modo vedere anche, sulle tesi del Gurvitch, le preziose
prec1saz1on1
cr1tlche
,.
.
.di E. OPOCHER Il superamento fichti' an o d e11"in d'iviaual'1s1no
ne 11 interpretazione dz G. Gurvitch, Estratto, Milano 1940.
198
CAPITOLO QUARTO
199
( 23 ) Versuclz ilber den Begriff des Republikanismus. L'opera del 1796, ed ora
pubblicata da J. BAXA, in Gesellschaft und Staat i1n Spiegel deutscher Romantik,
cit., pp. 27-49. Sulle influenze fichtiane sull'opera cfr. le note di J. BAXA, op. cit.,
p. 536-552, e X. LEON, op. cit., I, pp. 454-455.
(21) Versuch ... ed. cit., p. 32.
( 25 ) Ivi, p. 33.
6
(::: ) Con un notevole salto mortale tuttavia SCHLEGEL cerca di giustificare l'apparire dell~ forza e della costrizione negli ordinamenti giuridici, in particolare a
p. 38 e 47 della sua liersuch .. , dove insiste sul principio della 1naggioranza come
<( Proximu1n des Allheit und Surrogat des allgemeinen Willens l>, principio che st
pu esprirnere come Machb>.
200
CAPITOLO QUARTO
Tuttavia soprattutto Schelling che porta alle estreme conseguenze la concezione individualistica, e le antinomie che ne derivano, nell'ambito della filosofia del diritto, in particolare nell'operetta Nuova deduzione del Diritto naturale ( 27 ). Nelle opere precedenti, particolarmente nelle Lettere filosofiche sul dommatismo
ed il criticismo (28 ), la nozione fichtiana dell'Io assoluto etico, la
cui dialettica determina lo sviluppo della deduzione, affatto rovesciata dal giovane discepolo. All'enfasi sull'incondizionato come
principio ed alla sua qualificazione in termini spinoziani, corrisponde la determinazione del momento pratico come rottura dell'assolutezza: la dialettica non si configura perci come processo
dell'assoluto ma come trama di un rapporto drammatico tra la
libert individuale e l'assolutezza ontologica (29 ). L'attenzione speculativa si sposta cosi dall'unit del processo dell'Io assoluto alla
pluralit dei processi degli io empirici, dalla deduzione alla dialettica d'opposizione; e nella Nuova Deduzione assistiamo al paradossale tentativo di dedurre la sfera dei rapporti sociali, e di fondarne l'autonomia e la necessit logica, muovendo dalla posizione
dell'io empirico, cio dal problema della coesistenza delle volont
individuali. Il mondo intero la mia propriet morale (30 ): questa la prima conseguenza dell'incondizionatezza che stata predicata del soggetto; l'io domina perci la natura assolutamente. Ne
deriva che dove la mia potenza morale trova resistenza, i1on vi
pu pili essere natura. Io mi fermo rabbrividendo. Qui c' umanit,
mi si grida incontro, io non debbo andar oltre ( 31 ). Il problema
della coesistenza viene quindi posto dalla limitazione della volont
morale, ma d'altro lato solo la volont morale che permette la
(27) Neue Deduktion des Naturrechts, del 1796, i cui paragrafi 1-48 furono pub
blicati sul Philosophisches Journal del 1796, n. 4, e i restanti, ivi, 1797, n. 4. Ora
in S. W., I, 1, pp. 245-280. Esiste anche una traduzione italiana dell'opera, traduzione
di cui ci sia1no valsi nelle citazioni, a cura di V, MA!<:CHI, Terni, 1914.
c2s) Philosophische Briefe iiber Dog1natisn1us und Kriticisrnus, del 1796, ora in
S. W., I, 1, pp. 281-341. Sull'Io pratico cfr. la Neunter Brief, ivi, p, 326-335.
(2s) Studiando le Philosophische Briefe, A. MAssoLO, Il prno Schelling, Firenze,
1953, pp. 23-30, in part. p. 27, ha posto chiaramente in luce questo punto; cosi anche
H. KNITTERMEYBR, Schelling ... , cit., p, 63; e, sebbene con non molta chiarezza, G.
SEMERARI, art. cit., pp. 500-506.
(30} Neue Deduktion 1 paragf. 5-7. Sui precedenti della composizione cfr. A.
HOLLERBACH, op. cit., pp. 22-36 e 97-100; sulle influenze pp, 117-121.
(31) Neue Deduktion, paragf. 13.
201
paragf. 52.
(33)
pargrf. 88-89,
pargrf. 140.
pargf. 161-163.
CAPlTOLO QUARTO
202
ta, l'impossibilit di spiegare !'esistenza della positivit muovendo da presupposti individualistici; e davvero questa deduzione
piuttosto la "distruzione del diritto che procede da istanze individualistiche, in fondo giusnaturalistiche (37 ). L'esasperazione dell'individualismo conduce l'autore a dichiararne la crisi e con ci
la necessit di superare il procedimento deduttivo di tipo individualistico e di porre attenzione all'emergenza della positivit. Qui
cogliamo indubbiamente gli effetti dell'influenza della nuova impostazione storicistica cl1e andava affermandosi, influenza che contribuisce a rendere Schelling consapevole dell'insufficienza della
prospettiva individualistica (3 8 ).
.
.
D'ora in poi l'esigenza del superamento della concezione md1vidualistica assume una sempre maggiore urgenza. Si tratta di
determinare la necessit razionale del sociale, di giustificare il concetto di diritto e le conseguenze istituzionali del concetto nella loro
realt storica; ed soprattutti Fichte che si pone all'opera in
questa direzione, in particolare nei Lineamenti del diritt~. naturale
secondo i principi della dottrina della scienza (39 ). Con c10 no~ v~avesse dei precedenti, sia
1. =0 affermare che tale tentativo non
g
,
.
'(W)
nell'opera di Fichte che in quella dei suoi contemporanei
, ma
( 37 )
ZELTNER,
A. IIoLLERBACH,
op.
cit., p. 115.
(SB) Questo scritto ha sollevato parecchie discussioni: esso. fu _certo elaborato
di getto ma il ritardo della pubblicazione della seconda parte diede 1nodo all~
Schelling di rivedere le sue posizioni, sopratt~tto all.a luce delle nuov~ opere :
filosofia dcl diritto uscite nel frattempo, - ed 1n pa~t1c~lare _quella fcht1ana -, .
modo che aggiunse alla seconda parte un Nachschnft in cui svalutava sos.tanz1al~
mente il suo lavoro. Alcuni interpreti presero questa ~ota alla lettera (e tra essi
R. HAYM, Die Romantische Schule, cit., p . S?O), m_a ~iustament~ H ..~~LTN~R e u~~
HoLLERBACH hanno reagito a questa svalutazione, 1ns1sten~o . sw ~o.tlv1, sia, P
paradossali, ma certamente validi, soprattutto ~al punto di ~Jsta cr1t1co, dell opera
di Schelling. Quanto alla polemica sull'anarch1smo che uscirebbe da questa concezione, affermata da ZELTNER, op. cit., pp. 174-175, e negata da A. I:-IoLLERB~CH, op.
cit., p. 114 e da G. SEMERARI, art. cit., p. 506 sgg., si veda supra. p. 171, e in part.
n. 165, quanto detto a proposito dell'analogo problema suscitato dal System-
progranun.
(39) Grundlage des Naturrechts nach Principien der Wissenschaftslehre. Pubblicato a Jena nel 1796, ora in FICHTE, S. W., III, pp. 1-385.
(10) Oltre ai gi ct. passi dei Beitrii.ge e della Bestin1n1f..lng, si deve. vedere la
polemica tra FICHTE e SCHMmT e la polemica tra FICHTE e MAIMON, su CUl ha posto
l'accento X. LEON, op. cit., I, pp. 475-484. Inoltre anche nell'opera di F. ScHLEGEL,
Versuch ... , cit., s' visto un precedente superamento dell'individualismo (cosi J.
203
certamente solo qui l'esigenza viene chiaramente alla luce e si intendono tutte le implicazioni di un simile procedimento. Fichte muove
dalla distinzione tra diritto e morale come ipotesi di lavoro, per polemizzare contro le distinzioni estrinseche, stabilite sulla base del
criterio dell'interiorit e dell'esteriorit: l'autonomia del diritto
invece un fatto essenziale poich si fonda sulla necessit logica della societ, necessit derivante dal rapporto di reciprocit dato
tra individuo ed individui (41 ). L'individuo non un ente isolato,
pu realizzare il fine pratico della sua esistenza solo nell'integrazione con gli altri individui: la necessit razionale dell'esistenza
sociale quindi in primo luogo inerente all'essenza dell'individuo
che attivit e libert, in secondo luogo deriva dall'universalit
della ragione che postula, per il suo realizzarsi, l'integrazione delle
energie individuali; la societ quindi il campo di realizzazione
dell'individualit ed insieme la realizzazione della Ragione, ed in
questo quadro i tradizionali diritti di libert, uguaglianza e propriet vengono intesi e descritti come diritti sociali, la cui giustificazione, permissione e limitazione sono riferite appunto all'ordinamento sociale (42).
Ma ecco che mentre l'idea individualistica del contratto sembra incrociarsi con la concezione storica ed organica della societ ( 43 ), riemergono i limiti individualistici della concezione fichtiana. Infatti, quando si tenga presente che anche la morale caratterizzata dal Fichte in una prospettiva sociale, si intende che la
societ mera condizione di un pili alto grado di associazione umana; la struttura oggettiva della societ percorsa dai fini morali
delle individualit, subordinata, - in una prospettiva teorica e,
BAXA, Einfii.hrung ... , cit., pp. 20-25), certo molto discutibile. Insomma il procedimento fichtiano non nasceva nel vuoto ma aveva dietro esigenze di mediazione
e d superamento dell'individualismo particolarmente forti: e a questo proposito si
pu vedere oltre alla classificazione dei sistemi di filosofia del diritto ispirati dalla
filosofia di Kant che fa F. C. WEISE, in Die Grundwissenschaft des Rechts, Tubinga
1797, l'opera di un modestissimo studioso, J. C. G. ScHAUMANN (Versuch eines neuen
System des natilrlichen Rechts, Hallc 1796) in cui tuttavia si attua una deduzione
del sociale che precede temporalmente quella fichtiana.
(") S. W., III, pp. 17-55.
(") Ivi, pp. 191-285.
(
43
Cosi soprattutti J. BAXA, Einfii.hrung ... , cit., pp. 8-19 e X. LEoN, op. cit.,
I, p. 498 sgg.
204
CAPITOLO QUARTO
( 45 )
205
doloroso e sofferto, di un processo costante di evoluzione, un'esperienza cruciale, gravida di conseguenze, ma pur sempre inserita
nella continuit dell'evolversi di un pensatore, allora possiamo anche usare questo termine. Si tratta dunque di una crisi di crescenza, determinata dalla nuova situazione vitale (4") e culturale
in cui Hegel veniva a trovarsi: sempre infatti il pensiero hegeliano,
nella sua formazione, percorso da un nesso problematico unitario, dalle conseguenze di quella tematica di Tubinga che continuamente riproposta alla meditazione, dall'ansia di mediare individualit e totalit in relazione al problema politico che la molla
di tutta le speculazione del giovane Hegel (47).
Eppure si continua da parte degli interpreti, in riferimento al
travaglio francofortese del pensiero di Hegel, a parlare di crisi
come di rottura della continuit problematica: Dilthey ha visto
nel passaggio da Berna a Francoforte il passaggio dal razionalismo morale al panteismo mistico (48 ), Rosenzweig il costruirsi di
una metafisica etica (49 ), gli autori marxisti il passaggio dall'oggettivismo al soggettivismo e Bloch dice appunto che " il periodo di
Francoforte, dopo il bernese, fu lo Sturm und Drang di Hegel ,, ( 50 ).
Non vogliamo negare che qui si assista ad un'accentuarsi di motivi
soggettivistici, all'emergere, sempre equivoco, di istanze metafisiche, e che lo stesso Hegel, ripensando a questa fase della sua storia personale, l'abbia considerata il momento della coscienza intemeno che il passaggio dal razionalismo all'irrazionalismo. La crisi tanto profonda da determinare quello che l'A. chiama i1 ,,Pantragismus hegeliano. Ma certo, a parte le difficolt intrinseche di una tale interpretazione, su cui torneremo
nel contesto, si deve notare che l'A. ha troppa fretta di portare alle estre1ne conseguenze quella scorretta ed aprioristica concezione del pensiero hegeliano, da cui
muove, senza molte preoccupazioni!
46
(
) Sulle modalit dcl trasferimento da Berna a Francoforte e sull'ambiente
in cui Hegel comincia a vivere, sulle amicizie, - in particolare quella con HOlderlin -, e sulle letture, cfr. le note di J. HoFrMEISTER in Dokumente, pp. 455-456 e K.
ROSENKRANZ, op. cit., p. 100 sgg.
47
(
) Insistono molto bene sull'unit problematica degli scritti di Berna e Francoforte: T. L. HATIIUNG, op. cit., voi. I, pp. 303-306, ed anche I-I. NIEL, op. cit., pp.
42-43 e P. AsVELD, op. cit., p. 123 sgg., per quanto questi due ultimi autori non insistano a sufficienza, a nostro parere, sulla centralit del problema politico.
( 4 8) W. DILTIIEY, op. cit., p. 43 sgg.
( 49 ) F. RosENZWEIG, op. cit., voi. I, pp. 63-65.
50
(
) Cosi E. BLOCH, op. cit., p. 41; ma si veda soprattutto anche G. LUKACS, OfJ.
cit., pp. 131-147.
206
CAPITOLO QUARTO
(51) Questa annotazione appare gi nelle lettere che Hegel scambia con una
giovane amica, Naneltc Endel, ncl 1797 e nel 1798: ora in Briefe, I, pp. 49-58 (si vedano soprattutto le lettere datate 9-2-1797 e 2-7-1797; oltre alle note premesse da
G. LASSON alla prima edizione di queste lettere in Beitriige zur Hegelforschung,
fase 2, Berlino 1910, p. 6 sgg. e alle note di J. HoFFMEISTER, in Briefe, I, pp. 442-443);
viene poi ripresa in un frammento da vedere in HJJGJJL, Schriften zur Politik und
Rechtsphilosophie, vol. VII dell'ed. LASSON, cit., p. 139, composto verso la fine del
secolo.
("2) Cosi anche P. ASVELD, op. cit., p. 132 sg. c T. L. HAERING l. c.
207
giuridica, non abbia rotto con il passato, ma, pi decisamente, risponda agli stessi problemi (53).
E non vale neppure, come si tentato da alcuni, insistere
sugli effetti che la rinnovata consuetudine francofortese con Holderlin avrebbe provocato sullo Hegel, quasi che l'influenza del
poeta determinasse una mutilazione della continuit del pensiero
hegeliano. L'accostamento dei due autori non pu infatti in nessun caso esser ridotto a mero calcolo dell'influenza dell'uno sull'altro: entrambi dotati di una profondissima originalit si muovono assieme, protesi tuttavia ciascuno nello sforzo di risolvere i]
proprio problema. L'unit di alcuni temi trattati, di certi concetti enucleati non pu far credere ad un'identit di vedute, ma
solo contribuisce a far penetrare il complesso carattere dell'amicizia di due forti personalit: se certo che tra essi s'era stabilita
una continua sollecitazione, in nessun caso poteva determi 11arsi
un'univoca influenza. Del rapporto tra Hegel ed Holderlin si deve
perci tener conto, senza concluderlo nell'affermazione di un'identit tematica, ma vedendolo in una prospettiva di reciproco
risalto (54).
Concludendo, s pu affermare che nulla induce a considerare
il passaggio da Berna a Francoforte come soluzione di continuit.
Vedremo qui di seguito, partitamente, quali originali sviluppi abbia la problematica hegeliana nel periodo di Francoforte.
4. - Della continuit che esiste tra gli studi del periodo bernese e l'attivit scientifica del periodo di Francoforte ci offre un'ulteriore conferma il fatto che Hegel, tra il 1797 e il 1798, curi la
traduzione tedesca ed il commento di un opuscolo polemico del ri-
t1:
208
CAPITOLO QUARTO
voluzionario svizzero Jean Jacques Cart (55 ). Questa traduzione comparve anonima nel 1798 a Francoforte e solo agli inizi del nostro
secolo stata studiata ed attribuita con certezza allo Hegel (56 ).
Si tratta, si detto, di un pamphlet politico dell'avvocato Cart
di Losanna contro l'oligarchia bernese che opprimeva il paese di
Vaud : ora, quali sono le ragioni che indussero lo Hegel a tradurre e commentare lo scritto? Innanzitutto, dal punto di vista
soggettivo, l'interesse nutrito per i problemi della rivoluzione ed
il bisogno di esprimere un giudizio sugli eventi cui egli aveva assistito o di cui aveva udito l'appassionato ricordo, come di cosa
recente, durante la residenza bernese; insomma quasi la necessit di giungere, per s e per gli altri, al riepilogo della propria
esperienza di pensatore giacobino. Nel commento all' opera di
Cart ricompaiono infatti i motivi polemici gi espressi negli
scritti e nelle lettere da Berna, e tutte le componenti di quel radicalismo politico che caratterizzava il pensiero hegeliano (57 ). E,
inoltre, oggettivamente, c' la volont di informare i tedeschi dei
metodi con cui si regge il potere dispotico dell'oligarchia bernese
NEL
PERIODO DI FRANCOFORTE
209
e degli strumenti che usa per asservire le popolazioni del Lemano (58 ).
ci che Hegel sottolinea, introducendo lo scritto: " Le let-
( 58 ) Molto bene E. VERMEIL ha messo in luce (op. cit., pp. 441-445) sia il momento soggettivo sia quello oggettivo che condussero a questo commento.
(59) Doku1nente, p. 247.
(!i0) Sugli avvenimenti rivoluzionari nel catone di Vaud, si vedano, oltre alle
pagine di F. ROSENZWEIG, op. cit., I, pp. 48-49, le seguenti opere: P. MAILLERFER,
Le Pays de Vaud de 1789 1791. Contribution d l'histoire de la Rvolution lielvtique, Losanna 1892; IDEM, Ilistoire du Canton de Vaud ds [es origines, Losanna, 1903, pp. 218-428; C. GILLIARD, Berne et le pays de Vaud, in Le Major Davel,
1670-1723, Losanna, 1923, pp. 1-28; M. PERRIN, Davel et la Rvolution vaudois, ivi,
pp. 226-239 (art. importante); G.-A. CHEVALLAZ, Aspects de l'agriculture vaudoise
la fin de l'ancien rgilne, Losanna, 1949 ( certamente la fonte migliore sull'argomento, bench particolare). Si vedano inoltre le pagine dedicate a questi avvenimenti
nelle opere generali di J. D1ERAUER, Histoire de la Confderation suisse, trad. frane.,
Losanna 1913, vol. IV, pp. 406-412 e 458-470; E. GAGLIARDI, Geschichte der Schweiz, vol.
II, Zurigo, 1937, pp. 903-1033; H. NABHOLZ ... , Geschichte der Schweiz, cit., vol. II, pp.
217-225 e 267-312; E. FTSCI-IER, Histoire de la Suisse, Parigi 1946, p. 301 sgg.
14. A, Negri - Stato e diritto nel giovane Hegel.
!
-l
210
CAPITOLO QUARTO
211
pu parlare di radicalismo astratto quanto di un radicalismo ideologico integrato dalla volont di muoversi a contatto della storia.
Giustamente si osservato che qui Montesquieu a dirigere il
pensiero di Hegel, piuttosto di Rousseau (64 ): Hegel infatti tende
ad ipostatizzare !"idea dell'antico diritto ed il dispotismo, cio a
tipizzare il processo storico, sebbene egli poi definisca quelle categorie in modo assai determinato. Ancora una volta Hegel vuole
chiarire, analiticamente, tutte le possibili implicazioni della dialettica di dispotismo e di libert e gli effetti dell'alienazione: esemplari sono a questo proposito le pagine in cui egli analizza il comportamento del cittadino di fronte al pagamento delle imposte.
Nello stato dispotico, egli nota, lo stato si configura come una
potenza estranea, nemica, e perci il cittadino, indotto a riporre
nel bene privato ogni speranza di salvezza, rifiuta di sottostare alla
tassazione; mentre negli stati liberi il cittadino sente il dovere
della contribuzione poich sa che per essa garantisce la sua libert (65 ). E inoltre, se ricordiamo che gi altrove Hegel era sceso
dalla considerazione del dispotismo e dell'alienazione etica a rintracciarne la causa nell'egoismo privatistico, nell'alie11azione eco~
nomica, vale a dire nella categoria della propriet, non stupisce che
anche qui Hegel metta in luce i vantaggi economici che Berna
traeva dalla dominazione del Lemano ( 66 ).
Concludendo quindi le nostre note a proposito di questa prima
pubblicazione dello Hegel, possiamo riconoscervi un documento
espressivo dell'esperienza bernese, quasi un riepilogo d'essa, sottolineando tuttavia che in essa scorrono gi nuovi stimoli e originali
direzioni di indagine storica. Questo scritto sembra perci offrire
lo schema della successiva evoluzione francofortese dello Hegel:
approfondire l'indagine storica per scoprire il destino della li-
( 135 ) Doku1nente, pp. 248-249. Tuttavia mentre per Cart (p. 71 della traduzione
tedesca) il popolo inglese il pili perfetto esempio di tale atteggiamento nei confronti della tassazione, per lo Hegel lo il popolo americano: Hegcl infatti porta
nella polcn1ica la sua antipatia per Plitt e la silnpatia per il suo antagonista Fax,
e d'altronde, in perfetta coincidenza di temi con il pensiero giacobino, indotto a
valutare molto positivamente la rivoluzione americana.
66
(
) Cfr. in particolare Dokumente, p. 249 e 256; su questo punto ha insistito
molto G. LUKACS, op. cit., pp. 149-152.
212
CAPITOLO QUARTO
DIALETTICA UMANISTICA E METAFISICA NEL PERIODO DI FRANCOFORTE
( 67 ) Ueber das J(artenspiel, in Dokumente, pp. 277-278. Su questo scritto, composto a Francoforte nel 1798 (cfr. K. RosENKRANZ, op. cit., p. 23 sg.), senza dubbio
presente l'influenza della scuola analitica della psicologia inglese, su cui cfr. E.
TROELTSCH, Ges. Schr., voi. IV, cit., pp. 374-429.
213
ta ansia dello spirito, cui anche il gioco delle carte deve Ja sua
diffusione, ci che caratterizza il nostro tempo ,, ("B). L'attento
analista delle espressioni vitali risale dunque dall'individuale alI'univ_ersale, dal dato, non solo particolare, ma anche curioso, stra~o, divertente, alla nozione concettuale, per poi verificare quest'ultima come indice di una situazione storica. La concezione dialettica, per cui individualit e razionalit si integrano nello stesso
momento in ctii si negano, qui affatto palese, e si dimostra tant~ matura da poter esser applicata a ogni bench minima espressione t1mana.
Ma ci che pili interessa sottolineare senza dubbio il riapparire dell'esigenza rivoluzionaria: !'appassionata, inquieta ansia dello spirito conduce ben oltre i limiti dell'analisi scientifica: piuttosto la medesima tensione che induce l'uomo al capovolgimento
della situazione in cui vive. Ma che vuole l'uomo? Qual' la ragione di questa continua, esasperata tensione? Certo il dinamismo del
rapporto tra la libert e le sue negazioni.
Perci Hegel risponde al quesito propostosi con una serie di
studi in cui ripercorre le fasi storiche dello svilupparsi della diaI~ttica tra libert ed alienazione, riprendendo i motivi che nel penodo bernese aveva gi tratteggiato: la civilt orientale come civilt schiavista, la Grecia e il felice e spontaneo trionfo dell'ideale
di stato popolare, l'alienazione cristiana, il tentativo moderno di
riconquistare la positivit ed il suo fallimento provocato dall'individualismo e dalla concezione privatistica che ne deriva ("9). Tut( 68 )
Dokumente, p. 278.
((;g) ~ulla ci~ilt orientale si veda il lungo frammento in Dokun1ente, pp. 257-
261, quasi esclus1va1nente espositivo; sulla civilt greca i frammenti contenuti iv'
pp. 261-263 (riflessioni sui caratteri dell'immaginativa greca: dio pensato e dolor~
rensato. nella tragedia), p. 263 (frammento molto in1portante: comn1entando un
passo d1 Tucidide, Hegel insiste sul carattere integrativo di individualit e totalit
ct:llo stato greco ~ sulla volont generale che in esso trova modo di esprimersi
pienamente; ma d altro lato sembra accettare le obbiezioni che generalmente
sol.levava~o nell'~m?,iente c?ntro la possibilit di applicare il principio della volon~~
generai: _i~ stati p1u estesi della polis), p. 264; sul cristianesimo ivi, pp. 264..265;
sull~ c1v11ta mod:rna pp. 268-279 (ed qui importante, dal punto di vista della
st?r1ografi.a ~egcliana, la nota sulla nascita dell'individualismo moderno nel rinasc1mento italiano). Senza dubbio si annunciano qui le lezioni che Hegel pi' t d"
I
d Il
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u ar 1,
ne pieno e a matur1ta, terra sulla storia universale ma certo del t tt
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1ng1us t l cato
d1 l-1. GLOCKNER (op cit ., II , pp . 84-95) d"1 ve d ere ]e s1ngo
'
]e pro. . 1 tentativo
.
porz1on1 stonografiche dello Hegel gi legate da un nesso sistematico.
214
CAPITOLO QUARTO
(70) Doku1nente, p. 273: sen1bra infatti che l'apprezzamento che 1-Iegel f~ il~
questa pagina sulla storiografia di :f.Iume implichi appunto l'adesione a inoduh d1
storia giuridica, meglio, nella terminologia hegeliana, di storia della stato moderno.
(71) Dolcurnente, pp. 278-279. Sul metodo, cfr. le annotazioni di T. L. HATIRING,
op. cit., I, 590.
(72) K. RoSTINKRANZ, op. cit., p. 86.
(73) A proposito dei dibattiti sulla tassa dci poveri, K. RosENKRANZ, l. c., anno~
ta: Mit grosser Spannung, wie seine Excerptc aus cnglischen Zeitungen bcweisen,
folgte Hcgel den Parlamentsverhandlungen ii.ber die Armentaxe als das Almosen,
mit welchem dic Adel- und Geld-Aristokratie den Ungcsttim der subsistenzlosen
l\llenge zu bcschvvichtigen hoffte ,
215
fatti la povert non era che il frutto negativo dell'egoismo individualistico, se essa nasceva, nel corso dell'evoluzione economica
come contrappeso dell'accentramento della ricchezza, non potev~
quindi ad essa porsi rimedio che incidendo sulla ricchezza stessa
'
cio attraverso il controllo statale della propriet e del suo uso.
La reintegrazione dell'uomo nella sua dignit poteva avvenire solo
quando la comunit avesse agito in modo di eliminare le fonti
dell'alienazione: l'intervento dello stato doveva sembrare allo Hegel lo strumento pili adatto allo scopo di riconquistare la pienezza
umana e con essa di attuare l'ideale dello stato popolare.
tuttavia solo nello scritto sulla costituzione del Wiirttemberg ( 71 ) che tutti i motivi metodici e sostanziali fin qui sottolineati
giungono a maturazione e sono pienamente formulati. Per meglio apprezzare l'originalit dello scritto hegeliano necessario
studiarne la genesi e la situazione storica in cui fu composto.
Si deve innanzitutto ricordare che il Wiirttemberg era, tra gli
stati tedeschi, l'unico che avesse evitato l'evoluzione verso il dispotismo illt1minato; il sistema costituzionale ivi in vigore si reggeva sulla collaborazione del principe territoriale con il Landtag
degli Stiinde. Tale collaborazione per non era affatto pacifica: infatti nel Landtag, che era costituito da quattordici prelati nominati
dal principe, nonch dai rappresentanti delle citt e delle corporazioni, e da cui era espressa una commissione di otto membri cui
era affidato il controllo delle imposte, dell'esercito e della politica
estera, si nutrivano continuamente giustificati sospetti sulla volont del principe ( 75 ). Si deve riconoscere che tale polemica, lar-
74
(
)Ueber die neuesten Verhiiltnisse Wiirttembergs, besonders iiber die Gebrechen der Magistratsverfassung, Francoforte 1798, ora in Schriften zur Rechtsphilosophie und Politik, ed. LAsSON, val. VII, pp. 150-154 (d'ora in poi citeremo
quest'opera solo con Schriften VII). In genere su questo scritto rimandia1no a R
ITAYM, op. cit., pp. 65-68 e 483-85, G. LUKACS, op. cit., pp. 177-187. Si pu vedere inol~
tre il saggio che C. GoRETTI ha dedicato allo scritto hegeliano sulla costituzione
del Wtirtten1berg del 1817, dove tuttavia sono alcune annotazioni anche sullo scritto
giovanile: Rivista di Filosofia, XXII, 1931, pp. 408-419.
75
(
)
Sulla struttura costituzionale dcl Wtirttemberg si possono vedere i seguenti lavori: FRICKER e GESSLER, Geschichte der Verfassung Wilrtteinberg's, 1869,
pp. 121-136; A. WoHLWILL, Weltbilrgeriuni und Vaterlandsliebe der Schwaben, 17891815, Amburgo 1875; Herzog Karl Eugen von Wiirtteniberg und seine Zeit a cu~
della Wiirttem~ergscheri Geschichts- und Altertumsverein, voll. 1 e 2, sslinge:
1907-.1909; E. HoLzLn, Das alte Recht und die Revolution. Bine politische Geschichte
216
CAPITOLO QUARTO
Wilrtte1nbergs in der Revolutionszeit 1789-1805, Monaco e Berlino 1931 {fondamentale); J. Dnoz, op. cit., pp. 111-134 (un ottimo compendio); E. R. HUBER, Deutsche
Verfassungsgeschichte seit 1789, I vol.: Refonn und Restauration, 1789 bis 1830,
Stoccarda 1957, pp. 329-334. Sull'opposizione del Landtag al principe basti ricordare
le vicende della vita ed il carattere degli. scritti dei Moser, padre e figlio, che appunto difendevano il diritto tradizionale contro le pretese principesche.
(76) J. DROZ, p. 112 sg. dell'op. cit.
(77) Nella lettera del 21-7-1795 che Schelling scrive a Hegel (Briefe, I, pp. 27-29),
il primo accenna alle speranze che in lui suscitava la salita al trono di Friedrich
Eugen, principe di tendenze liberali: cd in questa lettera che Schelling si scaglia
contro il dispotis1110 che vedeva dominare, all'opposto dci moderati svevi, la stessa
terra wilrttcmbcrghcse.
217
( 78 ) Sul riformismo proprio del liberalismo svevo ha insistito molto bene, in~
quadrandolo d'altro lato nella generale intonazione dcl liberalismo tedesco, J.
DROZ, op. cit., p. 120 sgg.
218
CAPITOLO QUARTO
ti della costituzione che sono fondate sull'ingiustizia e di indirizzare la loro attivit alla necessaria trasformazione di quelle
parti ( 82 ).
dunque ancora il moralismo giacobino che d tono a queste
pagine? Non diremmo, poich se certamente con abito intellettualistico che Hegel discrimina il giusto dall'ingiusto, il progresso
dalla reazione, egli d'altro canto determina un nesso tra idealit
e realt, cogliendolo dapprima nella volont politica in quanto tale, poi, per superare i limiti dell'interpretazione volontaristica, tentando un'analisi fenomenologica della dialettica storica, vale a dire
discoprendo nella struttura del processo la ragione dello sviluppo ( 83 ). L'individualismo infatti, in tal modo argomenta Hegel nella
sua critica, p11 al m.assimo indicare una via solitaria, essere una
vertigine casuale e passeggiera , si1nile a un parossismo di febbre, che termina con la morte lo << sforzo di t1na forza non ancora sana di cacciare fuori il male ; non basta perci che generale e profondo sia il sentimento che la costituzione statale, cosi
co1ne , sia insostenibile >>; necessario che la volont rivoluzionaria, la volont di praticare la giustizia vada di pari passo col
rilevamento oggettivo della crisi delle istituzioni. Qui la volont
rivoluzionaria muove all'unisono con il sentimento del destino storico, ed in ci essa trova il suo sostegno. Come sono ciechi coloro che credono che pili a lungo possano sostenersi ordinamenti,
costituzioni, leggi che non sono pili in armonia con i costumi, i
bisogni, l'opinione degli uomini, - istituzioni da cui uscito lo
spirito -- ; che vuote forme nelle quali intelletto ed esperienza non
ripongono alcun interesse, siano sufficientemente forti da vincolare
ancora a lungo la vita di un popolo! Tutte le concezioni, i rapporti, le ripartizioni di una costituzione da cui sia uscita la fiducia popolare, nel tentativo di ricreare la fiducia attraverso delle abboracciate spacconate, di nascondere la morta sostanza con belle parole,
non coprono soltanto di vergogna il loro fantastico ideatore, ma
preparano altresi una molto giovevole rottura, nella quale l'ira
vendicativa si associa al bisogno della riforma e la folla, sempre
ingannata, sempre repressa, pone nella slealt anche la necessit
1
( 82 )
(8 3)
Ivi.
Molto bene a questo proposito, G.
LUKACS,
219
220
CAPITOLO QUARTO
concezione non manifesta tuttavia alcuno dei presupposti contrattualistici di ct1i risentivano le correnti concezioni rivoluzionarie:
il razionalismo qui profondamente, intimamente riformato, appunto dalla convinzione che la razionalit del fine sia mediata nel'
la libert individuale, dalla necessit storica. Ma neppure si pu
sostenere che perci Hegel si avvicini alle concezioni organicistiche
che i reazionari stavano elaborando: il suo rigetto del giusnaturalismo e dei dogmi che lo integrano, non vale a sminuire l'energico
sentimento della giustizia che egli nutriva, n ad indurlo ad annegare l'individualit nella totalit etica o naturalistica in cui era
concepito lo stato nella nuova dottrina. Individualit e totalit
sono per Hegel complementari, congiunte nel nesso dialettico, e
il nuovo metodo, le nuove esigenze non finiscono col dimenticare
l'idea di stato popolare ma solo col riaffermarla, e davvero in
maniera pili efficace (87).
6. - Posta la centralit della corlcezione dello stato popolare
nella tematica del giovane Hegel come si configurava il rapporto
tra eticit e legalit? In altri termini, come risolve il giovane Hegel il problema dell'autonomia del diritto?
Risulta piuttosto evidente, da quanto fin qui esposto, che nell'ambito della tematica hegeliana non poteva essere sviluppata una
rigida separazione della morale dal diritto, poich la definizione
dello stato popolare implicava una fondazione affatto sociale della moralit; d'altro lato il diritto era dallo Hegel inteso come forza costr11ttiva pili che come ordinamento tecnico o coercitivo, come nesso attivo di volont meglio che come volont obbiettivata
in quanto tale, e perci anche da questo punto di vista era riferito alle energie morali in movimento degli individui e della comunit. L'iniziale domanda deve quindi, a nostro parere, esser trasformata nella seguente: come reagisce Hegel di fronte alle contemporanee teorie, soprattutto di scuola kantiana, che esigevano
una precisa e rigida distinzione tra moralit e legalit? e inoltre:
quali nuovi stimoli ricava lo Hegel da tale concezione, che ripugnava al suo pensiero ma di cui tuttavia non poteva non riconoscere il rigore scientifico e le serie ragioni?
. innanzitutto importante
Cosi anche T. L.
HABRING,
88
) Anc?ra alle ~'e.dute di G. SOL1\RI ci riferiamo ed in particolare all'art. Scienza e Metafisica del dtrttto in Kant, in Studi storici ... , cit., pp. 207-229.
(
( 87 )
221
----~~--- ------,----~=--.,.,--.,-,~---..,.,---------
222
CAPITOLO QUARTO
parlare di legalizzazione della morale e di moralizzazione del diritto (9 2). Cosi l'esigenza giusnaturalistica della suprema giustizia
ricompariva nella dottrina del diritto e proprio la sua trasparenza
permetteva l'inserimento della particolare teoria nella totalit del
sistema: procedimento dunque affatto coerente, ma che presupponeva un complesso di specifiche condizioni, e soprattutto esigeva
un'impostazione di carattere dualistico, vale a dire il dualismo di
sensibile e razionale e quello di reale ed ideale. Bastava infatti che
tale dualismo fosse considerato decaduto, e che di conseguenza
l'idea fosse senza residui immersa nella storia, per stabilire che la
suprema giustizia non poteva pili situarsi in una sfera diversa da
quella giuridica, ma doveva congiungersi strettamente a questa, e,
quand'anche una certa trascendenza le fosse concessa, era solo trascendenza temporale, che si rivelava come indefinitivit del processo di realizzazione dell'idea (93 ).
Contro tali concezioni Hegel muove decisamente. Sappiamo
che nel periodo bernese egli aveva studiato a fondo la Critica della
ragion pratica e che a partire dal 10 agosto 1798 si applica allo
studio della Metafisica dei costumi (91 ); degli appunti ricavati da
questi studi ci restano alcuni fogli (95 ).
(ll2) La frase riportata di F. BATTAGLIA, Linee di sviluppo del pensiero filosoficogiuridico in J(ant e in Hegel, in <(Rivista internazionale di filosofia del diritto)), XI,
1931, pp. 610-622, ma a p. 614. Sul tema del regno dci finii> che aprirebbe ulteriori
sviluppi alla teoria kantiana ed introdurrebbe al successivo sviluppo dell'idealismo
trascendentale, oltre altri articoli cit. di SOLARI e BATTAGLIA, si cfr. T. LITI, Kant
und Herder als Deuter der geistigen Welt, I-Ieidelberg 1949, II ed. migliorata, in
part. pp. 162-172 e 184 sgg.; tuttavia non bisogna esagerare la possibilit dello sviluppo n farne qualchecosa di meccanico: infatti, come ha ben precisato in un
ottimo ed ancor valido scritto K. BACHE, [(ants Prinzip der Autono1nie iin Verhiiltnis zur Idee des Reiches der Zwecke, Kantstudien)), Erglinzungsheft 12, Berlino
1909, in part. pp. 14-24, i fini nella dottrina kantiana non sono solo compiti da attuare, idee, ma anche persone, quindi entit oggettiva1nente valide, ed appunto
ci che nel successivo sviluppo della filosofia idealistica venuto meno.
(93) E' ci che caratterizza particolarmente Das Systeni des Sittenlehre nach
Prinzipien der Wissenschaftslehre del 1798 di FICHTE; su cui in part. X. LEoN, op.
cit., I, pp. 510-517 e R. CANTONI, Introduzione alla trad. it. dell'opera fichtiana, Firenze 1957, p. IX sgg.
(9 4 ) La testimonianza di K. ROSENKRANZ, op. cit., pp. 87-88; ma cfr. anche
T. L. HAEIUNG, op. cit., I, pp. 592-595. D'altronde anche tra gli appunti di Berna
raccolti da HoPPA1EISTER nei suoi Doku111ente possibile trovare alcune note che
rivelano piena conoscenza del kantismo: soprattutto ivi, pp. 218-219, dove un
(<buon riassunto dell'etica kantiana.
(9 5 ) Ora raccolti in Dokun1ente, pp. 280-282.
223
224
CAPITOLO QUARTO
(98) Molto bene a questo proposito G. LuKAcs, op. cit., pp. 197-224, di cui restano discutibili tuttavia i diretti riferimenti al sostrato sociologico dell'opera hegeliana. Cfr. inoltre su questo punto l'ultilno art. di J. HYPPOLlTE, La critique
/lglienne de. la rflexion kantienne, in l(antstudien, 1953-1954, XLV, pp. 83-85.
225
226
CAPITOLO QUARTO
227
In un frammento dello stesso ciclo (1 7 ) il processo dell'unificazione attraverso l'amore ben descritto nel quadro di una concezione storica e positiva della realt. L'amore non n intelletto,
n ragione, n sentimento singolo, invece 11n intero, un contenuto unitario di molti separati; ed inoltre ad un tempo unificazione ed unit, parte e totalit, morte e vita. Nell'amore ancora il separato, ma non piu come separato: - come Unificato; e
il vivente sente il vivente " ( 108 ): termini questi che senza dubbio
introducono alla terminologia matura, ma che tuttavia non hanno
qui ancora perduto quella tonalit fenomenologica che caratteristica di tutta la primitiva esperienza teoretica dello Hegel. Ed
infatti il concetto di amore diviene lo strumento attraverso cui si
tenta di mediare la corporeit e la propriet, vale a dire quella
che fin qui era stata considerata, nell'esasperazione dei motivi
intellettualistici del radicalismo politico, morta positivit; l'amore
quindi comincia a raffigurare la mediazione della positivit, il termine di passaggio dalla cattiva alla buona positivit, ed nozione
affatto immersa nella storia, e, per quanto soprattutto ci interessa,
mezzo di congiunzione dialettica di eticit e legalit ( 109 ).
Caratteristico, s' detto, appunto il tentativo di mediare la
nozione di propriet con quella di amore. La propriet infatti era
la tipica fonte di alienazione, la categoria giuridica per cui risultava fissata l'astrazione dell'uomo privato, e da cui derivava la negazione dell'ideale dello stato popolare; tentando ora di mediarla
si voleva risolvere, con il generale problema della positivit, quello
della legalit. Hegel procede a questo modo : se il possesso e la
propriet costituiscono una parte cosi importante dell'uomo, delle
sue preoccupazioni e dei suoi pensieri, neanche gli amanti possono astenersi dal riflettere a questo lato delle loro relazioni; e se
pur l'uso comune, resterebbe indeciso il diritto al possesso; il
pensiero del diritto non verrebbe affatto obliato, perch tutto ci
(101) Entwurf 10, in Jugendschriften, pp. 378-382; E. DE NEGRI ha dato una traduzione italiana di questo fran1mento (solo delle pagine 379-382) particolarmente
precisa nei suoi Principi di Hegel, Firenze 1949, pp. 18-24. Il De Negri ha anche proposto, e secondo noi a ragione, di n1utare il titolo del frammento, Die Liebe)) con
la dizione <(L'a1nore, la corporeit e la propriet)).
(108) Jugendschriften, p. 379 (trad. it., p. 19).
(109) Ivi, pp. 381-382.
CAPITOLO QUARTO
228
di cui gli uomini sono in possesso ha la forma giuridica della propriet; ma quand'anche il possessore ponga l'altro nell'egual diritto di possesso, tuttavia la comunanza dei beni soltanto il diritto di ciascheduno dei due alla cosa "( 110 ). Sembra dunque che
non si possa dare mediazione totale della propriet, essa condannata a vivere nella sfera astratta del diritto; si deve tuttavia
notare che, se la mediazione non pu essere attinta per quel che
riguarda la propriet, il solo fatto che sia tentata, rivela un notevole mutamento della metodologia hegeliana: l'impossibilit di
una completa mediazione discende cio dalla determinata essenza
del concetto, non pili dai limiti intellettualistici dell'impostazione
e del procedimento hegeliano.
In un successivo frammento, cui si attribuito, pili o meno a
ragione, il titolo Glauben und Sein (111 ), Hegel fa un ulteriore passo
avanti nella via del recupero della positivit. Qui l'antica opposizione di libert e alienazione, di religione popolare e di religione
positiva ricondotta all'opposizione logica del pensiero e del pensato: ed appunto il pensato assume tutti i caratteri della negativit, della morta positivit. N si creda di trovarsi ormai di fronte
alla definizione della categoria logica del non-essere: il pensato
come alienazione dal pensiero determinato in maniera affatto
circostanziata, colto nella sua realt storica attraverso una nuova
analisi della religione positiva; e quando Hegel, d'altro lato, parla
della fede, del credere come dello strumento di mediazione, anche questo concetto affatto determinato, non contiene alcun riferimento ad esperienze mistiche ma solo il modo in cui il riconciliato, ci in cui un'anti11omia riconciliata, presente nella
nostra rappresentazione " ( 112 ). In questo senso " riconciliazione ed
essere sono sinonimi "( 113 ). Qui ormai la positivit rivalutata, o
almeno quello specifico concetto di positivit, riconoscibile in ogni
fase del pensiero hegeliano, che non mai ricondotta alla mera
fattualit; una realt fluida invece e pregna di possibilit, una storicit intesa e descritta fenomenologicamente, vita dell'uomo, com-
(110)
229
( 114 ) Che qui si possa parlare d una riconquista della positivit nega decisamente P. AsvELD, op. cit., pp. 184-191, che tuttavia a nostro parere equivoca: nel
senso che egli nega la possibilit di parlare di buona positivit, poich lo strumento
- fede)) - assunto affatto fittizio; ma non importa determinare ci, e noi infatti potremmo essere d'accordo, quanto cogHere nella fenomenologia hegeliana
un notevole spostamento dell'interesse speculativo. G. LuKAcs, l. c. l'ha inteso perfettamente, ed anche H. NIEL, op. cit., pp. 46-48, sebbene nella sua interpretazione
preoccupazioni teologiche si sovrappongano continuamente al procedimento euristico.
( 115 ) Cosi T. L. HAERING, op. cit., I, pp. 595-598; J, SCHWARZ, Hegels philosophische Entwicklung, Francoforte s. M., 1938, p. 327: <' llegels politische und
allgemein kulturelle Interessen nur ein untergeordnetes Moment bedeuten }> (ivi).
230
CAPITOLO QUARTO
Ope~
ra edita a Berlino nel 1784. Si cfr. per l'uso di questo lavoro anche gli appunti
hegeliani sul tema Oeffentliche Todesstrafe, in Dokun1ente, pp. 270-272.
231
(118) Cfr. supra pp. 197-204. Questo tema era centrale nella tematica filosofico giuridica prekantiana, e Hegel doveva essere perfettamente al corrente della polemica con1e risulta dalle citazioni incluse nelle note ai paragrafi dedicati all'argomento
nei Grundlinien der Philosophie des Rechts, IV ed., a cura di J. HoFFMETSTER, 1955,
Amburgo, paragr. 99-103, pp. 94-99 (trad. MTISSINTIO-PLEBE, Bari 1954, pp. 95-100).
(IHJ) Dokumente, pp. 279-280. Su un possibile precedente mistico della concezione
hcgeliana della colpa, cfr. B. JHRINGiR, Der Schuldbegriff bei den Mistikern der
Refonnationszeit, Berna 1912.
232
CAPITOLO QUARTO
233
rienza giuridica che la pena, per quanto si tratti di quel particolare soggettivismo enucleato nella teoria dello stato popolare ed
irriducibile agli schemi correnti; sta di fatto che in questo stesso
periodo, nel tentativo di superarli, egli intraprende lo studio di
problemi economici, costruendosi in tal modo gli strnmenti atti
alla comprensione del contesto oggettivo dell'esperienza. In particolare scrive un commento all'opera di un economista inglese, Sir
James Stewart ( 123 ), commentario di cui purtroppo ci resta solo
un sunto di Karl Rosenkranz: In questo commento, egli scrive,
si concentrano tutte le idee di Hegel, relative all'essenza della societ civile, concernenti i bisogni ed il lavoro, la divisione del lavoro, e i beni dei diversi ceti della societ, concernenti i poveri e
la polizia, le imposte ecc .... Vi si incontra un gran numero di grandiose concezioni sulla politica e la storia, e molte annotazioni davvero acute. Stewart era ancora un partigiano del mercantilismo.
Con nobile passione ed una folla di interessanti esempi, Hegel attacca ci che vi di morto in tale sistema, cercando, nel
bel mezzo della concorrenza e della meccanicizzazione del lavoro,
di salvare la vita interiore dell'uomo "(124 ).
L'elemento centrale dell'analisi hegeliana consiste dunque nel
rilevamento del fenomeno della meccanicizzazione del lavoro e nella conseguente polemica; polemica che va senza dubbio riallacciata
a quella metafisico ..religiosa contro l' alienazione, il morto , il
"meccanico ,, (1 25 ), ma solo quando si tenga conto del fatto che,
per la positiva concezione hegeliana dell'uomo, la prima era causa
e non effetto della seconda. Attraverso tale analisi il giovane Hegel riesce a penetrare la dialettica del mondo capitalistico, e rie-
(123) L'originale inglese portava il titolo Jnquiry into the principles of political
234
CAPITOLO QUARTO
sce altresi, con profetica chiarezza, a denunciarne le contraddizioni, lungimiranza che sembra essergli permessa dal carattere determinato ed attento alla concretezza del suo metodo, decisamente
situato oltre i limiti del moralismo giusnaturalistico ed anche oltre quelli utilitaristici ed ottimistici del pensiero dell'economia
classica ( 126 ). Hegel coglie insomma nelle contraddizioni che si rivelano nel mondo del lavoro, - divisione del lavoro, rneccanicizzazione, obbiettivazione dell'attivit nel prodotto, ecc. - , la manifestazione di una organizzazione sociale alienante, n ritiene tale
situazione transitoria, marginale, ma invece assol11tame11te neces~
saria in quel determinato sistema (' 27 ). Ora, tenuti presenti tali
rilevamenti, risulta chiaramente che le contraddizioni del mondo
capitalistico non sono superabili al suo interno, esse sono radicate
nelle strutture economiche e sociali e producono effetti ideologici
specifici: se cosi, la dialettica di libert e alienazione implica un
superamento rivoluzionario della struttura, il rovesciamento dei
valori che condizionano la societ borghese.
Il primo dei concetti che va rigorosamente criticato e dernc>
lito , a parere di Hegel, quello di propriet: su di essa infatti,
non solo nella formulazione romanistica ed in riferimento alle
residue strutture medievali e corporative degli stati territoriali
tedeschi, ma anche in riferimento alla nuova dinamica economica
del capitalismo nascente, si fonda ogni rapporto di alienazione.
Con ci Hegel riprendeva un terna costante della sua speculazione giovanile e specificava ulteriormente l'idea di uno stato socialisteggiante, la cui concezione era coerente1nente promossa co~
me conclusione dell'utopia dello stato popolare e di quell'ascetismo comunitario che ne era alla base (128). Ma d'altro lato questa
126
) Benissimo ha colto questi elementi J. HYPPOLITE in una recensione del lavoro di Lukacs che si presto estesa fino a segnare alcune importanti tracce d'investigazione del pensiero hegeliano: cfr. Etudes sur Marx et Hegel, cit., pp. 89-91
127
(
) Ancora J. HYPPOLITE, op. cit., p. 91-92.
(
128
) Su questa concezione socialisteggiante dello stato, mai espressamente definita dal giovane Hagel, ma supposta all'origine del suo pensiero, si veda J. R<r
SENZWEIG, op. cit., I, p. 159 sgg.; e inoltre G. SOLARI, Il concetto di societ civile in
llegel, in Studi storici cit., in part. p. 350. Quanto alla diffusione delle dottrine
classiche della scienza economica inglese in Germania, cfr. RoscnER, Geschichte
der Nat.-Oekono1nie in Deutschland, Berlino, 1894, p. 593 sgg., e le note di G. SOLARI,
op. cit., p. 348.
(
235
(129)
Sulle risonanze tedesche della rivolta degli Eguali, cfr. X. LEoN, op. cit.,
. .
questo punto nell'evoluzione del pensiero hegeliano: d'altronde le su~ tesi perdono
il carattere paradossale che talvolta sembrano assumere quando s1 legga atte:itamente l'opera hegeliana. E' appunto Hegel che chiama l'econornia l'astronomia
dcl mondo contemporaneo (Rechtsphilosophie, paragr. 189), ed Hegel che del
lavoro fa la chiave di volta della Fenomenologia. Siamo quindi dinnanzi alla svolta fondamentale del pensiero moderno, al pili pieno e completo fruttificare della
concezione umanistica e rinascimentale, al definitivo passaggio da una concezione teologica ad una concezione laica e illuministica: cfr. H. FREYER, Die Bewertung
der 1'Virtschaft int philosophischen Denken des 19. Jahrhunderts, 2 ed. riveduta,
Lipsia, 1929, pp. 9-12. Quanto all'annotazione del BtiLow (op. cit., p. 39) che gli studi
economici contribuiscano a fondare il concetto di <(List der Idee, va presa con
estrema cautela: infatti, co1ne s' visto, l'accostarsi dello Hegel all'economia non
affatto ottimistico, e sembra perci difficile che si possa stabilire quel rapporto
di concetti.
236
CAPITOLO QUARTO
(13 1) Su di ci ha insistito G. Sol.ARI, l, c., accostandosi a quelle tesi interpretative che con il fondamentale P. VoGEL, Hegels Gesellschaftsbegriff und seine
237
238
DIALETTICA UMANISTICA E
CAPITOLO QUARTO
natura, No si mise infatti all'opera per ricostruire il mondo distrutto, ma a questo scopo fece del suo ideale pensato un essere
e a quello, come pensato, carne padrone, tutto oppose, sanzionando cosi la scissione tra uomo e natura e fondando l'alienazione
sull'unit astratta del pensato (1 36 ). L'inimicizia dell'uomo e della
natura cosi solidificata, eternata in t1n immagine alienante, e in
questa scissione vivr l'intera progenie giudaica. Ed eccoci ad
Abramo, che fugge dalla Mesopotamia, dalla patria caldea: il
primo atto attraverso cui Abramo divenne progenitore di una nazione, dunque una separazione, che distrusse il vincolo della vita
in comune e dell'amore, quel tutto di rapporti in cui egli con gli
uomini e la natura aveva sempre vissuto; questo bel rapporto della
sua giovent egli respinse da s " ( 137 ). Eppure anche &tri eroi,
Cadmo e Danao, lasciarono le loro terre, ma amando e volendo
amare, seppero ricostruirsi una patria; Abramo invece non volle
amare e perci essere libero , al contrario concep la divinit come potenza, come unit astratta e defin quindi l'immagine del
Dio straniero. Il popolo ebreo che accetta la sua dottrina ormai
assoggettato ad un destino di separazione: schiavo in Egitto solo
la potenza esterna, di cui si fa portatore Mos, riesce a liberarlo: non vi nulla nella storia del popolo ebraico che dimostri sete
di libert, e se vero che nel conflitto con gli egizi essi ebbero la
meglio, non fu loro merito: vinsero ma non combatterono ,, (138).
La legislazione che Mos diede al popolo, - n il popolo poteva
darsela, poich una contraddizione che un popolo passivo si dia
una legislazione - , perfettamente adeguata allo spirito giudaico; al centro d'essa l'idea dell'oggettivit, infinita, indivisibile, di
un mistero eternamente estraneo all'ani1na dell'uomo, eternamente fuori di loro, non visto e non sentito ,, (139).
Nella storia dei primordi del popolo ebraico si definisce quindi il destino di quel popolo: la riflessione stacca Abramo dalla vita,
1
METAl~ISICA
239
nell'Entwiirf 7: ((Die inosische Religion eine Religion aus Ungltick und ftirs Ungli.ick ... ;
im Ungli.ick ist die Trcnnung ... ... (( Abraham war ein Fremdling auf Erden)) ... ecc.
(1 37 ) Ivi, pp. 245-246.
( 138 )
(1 30 )
do giudaico, cfr. G. SIEWERTH, Der Wfrlerspruch iln Werke des jiingeren Hegel. Bine
systernatische Studie, in <(Bllitter filr deutsche Philosophic, 1940 (14), pp. 109-125;
J. HYPPOLITE, Introduction, cit., p. 43 sgg.; P. AsVEw, op. cit., pp. 133-159.
240
CAPITOLO QUARTO
morta universalit, poich si oppone ai singoli ,, ( 142). Ma, argomenta Hegel, se " Dio l'amore e l'amore Dio, se non data altra divinit che l'amore, - soltanto ci che non divino, ci che
non ama pu porre la divinit nell'idea, fuori di s,, ('43): in questi tern1ini, come potenza, idea, alterit, inimicizia i11somma si
configura la divinit nella religione e nella moralit positive. Ed
inoltre questa prospettiva teologica suppone l'infinit: " quanto
infinitamente oggettiva la divinit, tanto infinita la passivit (144):
ma in tal modo un termine, l'infinito, fissato senza che si dia alcun riferimento all'altro, il finito; in realt, non c' libert senza
determinazione, poich la libert senza determinazione mera possibilit. L'argomento dialettico, l'affermazione che non si d in
alcun caso sostanza senza accidenti, che Hegel aveva gi usato
nella polemica coi:tro lo spinozismo schellinghiano, torna qui a
caratterizzare di vacuit ed incoerenza logica ogni teoria trascendentistica. In queste pagine il problema dell'alienazione perci
affrontato con accuratezza, sotto diversi punti di vista; vale a
dire che l'alienazione non analizzata solamente nel rapporto
storico in cui soprattutto si era configurata nella religione giudaica, ma anche dal punto di vista logico, come dominio dell'oggetto sul soggetto, dell'astratto sul concreto, dell'unificato logico
sul differenziato storico ( 145 ). N strano che questi elementi antinomici siano i medesimi che Hegel aveva rilevato nel dualismo
teoretico kantiano; e come in quel caso Hegel aveva ricercato nei
concetti di amore e di fede l'unificazione teoretica, la riconciliazione degli opposti, cosi ora va a ricercare storicamente la mediazione della separazione giudaica, cio l'equivalente storico della dottrina dell'amore e della fede (14").
la persona del Cristo che raffigura la mediazione. Ne viene
che l'immagine dell'insegnamento del Cristo muta rispetto a quelle posizioni aspramente polemiche che erano state a suo tempo
enunciate. All'idea git1daica dell'antinomia di <<servo e padrone,
Ges oppone la figliolanza per amore, l'idea del rapporto tra padre e figlio; all'astrattezza della mediazione teologica del trascendentismo giudaico viene perci sostituito il concretissimo rapporto di amore, e la vera religiosit configurata come " pleroma
dell'amore ,, ( 147 ). Ma neppure ci vale a far trionfare nell'ambiente giudaico la dottrina di Gesti: egli confinato nell'isolamento,
nell'opposizione tra libert e alienazione: il suo stesso soggettivismo risolutivo risulta perci radicalizzato, coinvolto nell'1 contraddizione del suo mondo, ridotto ad un estremo e quindi consolidato, obbiettivato a sua volta. Ges tent il superamento
del suo mondo ma fu respinto, egli tent di attuare la nuova legge, ma fu scacciato dall'antica: cosi nella sua vita ricompare
quell'antinomia del mondo giudaico che egli aveva superato nel
suo insegnamento ( 148 ).
V dunque in Hegel l'ansia di mediare le opposizioni sia della
religione giudaica, sia di tutte le morali positive, e fin qui nulla
di nuovo. Quanto c' di originale consiste invece nel carattere di
oggettivit che la mediazione hegeliana viene ad assumere e nell'idea di destino che egli qui elabora.
L'antinomia in cui la stessa dottrina cristiana viene coinvolta,
egli argomenta, radicata nel destino di Gesti. " Alla positivit
giudaica Ges ha opposto l'uomo "(''H>); e conseguentemente Hegel cosi qualifica il principio umanistico : " l'uomo per s, il suo
carattere e la sua azione sono egli stesso; egli ha dei limiti solo
laddove egli stesso li ponga, e quelle determinazioni della sua
virt che egli stesso determina. Tale possibilit di determinare
l'opposizione la libert,, ( 150 ). Perci l'elemento negativo pu essere sussunto dall'umanit, non deve essere posto astrattamente nell'alienazione obbiettiva. Ma con ci Gesti predicava una moralit
del puro amore, una religione che si svolgeva oltre ogni legge,
pur sempre in un mondo che leggi aveva. La stessa dottrina di
Gesti, c11i dev'essere riconosciuta l'ansia risolutiva, si poneva tut-
Ivi, p. 391.
Ivi, p. 394.
45
(i ) Cosi soprattutto, e molto bene, T. STEINBUCIIEL, l. c., e P. ASVELD, l. c.
146
( ) Sull'analogia che stringe la critica al kantis1no a quella della religione
giudaica cfr. H. NIEL, op. cit., p. 44.
(H3)
(
141
241
325~331.
Ivi, p. 277.
16. A. Negri
242
CAPITOLO QUARTO
tavia come opposizione, ed innervava una polemica che sembrava incapace di assorbire la positivit.
Il problema che Hegel si pone quindi quello dell'antinomia
di legge e amore, null'altro che una sottospecie del generale rapporto tra razionalit ed individualit. inerente al concetto di
legge, annota Hegel, la sua oggettivit, vale a dire, in altri termini,
la considerazione dell'azione individuale come sottoposta ad una
norma. Dato ci, ne deriva che la legge ricava la determinazione
della sua universalit dal fatto che gli agenti o le azioni sono particolari; e le azioni sono particolari in quanto vengono considerate
in rapporto all'universalit, alla legge, come ad essa conformi o
contrarie, ed in quanto la loro determinatezza, non possa soffrire
alcuna alterazione; esse sono reali, sono ci che sono; (ma se) ci
che fatto non pu essere sfatto, la pena segue l'azione; la loro
connessione indistruttibile; non c' modo di cancellare un'azione,
la sua realt eterna, non possibile alcuna redenzione ... ,, (151 ).
Nell'obbiettivit dell'azione, nella determinazione della forma universale del volere consiste quindi la pena, la potenza straniera
in cui l'azione, compiuta, si tramuta. Un nuovo problema pu essere a questo punto cosi formulato: se alla determinazione dell'azione segue necessariamente l'oggettivazione, la pena, e se questa situazione , nei termini fin qui desiderati, evidentemente insuperabile, come attingere una mediazione superiore? Pure ammessa tale
tragicit del destino umano, di agitarsi nella dialettica di individualit, di amore e di legge, non esiste altra possibilit di mediazione?
ci che Hegel cerca analizzando il concetto di destino. La
pena, come destino, rappresentata in tutt'altro modo; nel destino la pena una potenza nemica, un individuale nel quale universale e particolare sono riconciliati, per il fatto che in esso il
dovere e l'attuazione di questo dovere non sono separati come nel
caso della legge, che soltanto una regola, un pensato ... ( 152 ). Insomma il concetto di desti110 ci trasporta in t1na sfera superiore
di essere, in cui la dialettica di particolare e di universale risolta
(151)
Ivi, p.
278.
243
(I"3) Jbide1n.
(151) Ivi, pp.
392~393.
244
CAPITOLO QUARTO
(156) Tragedia senza catarsi sembrava per esempio allo Hegel la posizione
assunta dallo Hamann. Senza poter negare le profonde analogie che esistono
tra i due pensatori (su cui in particolare cfr. l(, NADLER, Haniann und Hegel.
Zu1n VerhUltnis van Dialektik und Existentialitiit, in Logos)>, XX, 1931, pp. 259~
285), possiamo tuttavia sottoscrivere la precisazione di V. VERRA: Hegcl accusa
Hamann di aver fallito la comprensione della storia alla quale peraltro si era
avviato attraverso il riconoscimento del valore simbolico del positivo, perch ha
tutto accomunato su un piano generico di provvidenzialismo invece di proporre
un concetto specifico di provvidenzialit come esigenza d'interiore articolazione e
di indicare l'insostituibile funzione dialettica dei momenti in cui si dispiega e dai
quali neppure la stessa soggettivit dell'esperenza religiosa pu essere disciolta
(Dopo I(ant, cit., pp. 132-133); ed infatti tale generico provvidenzialismo non permetteva il superamento di quel contesto tragico dell'esperienza storica che era
stato rilevato.
245
(157) Sulla radice volontaristica che pur sempre mantiene il concetto di Volkgeist anche dopo che esso sia stato mediato da quello di Schicksal, cfr. T.
STEINBtiCIJEL, op. cit., pp. 338-341, nonch P. ASVELD, op. cit., pp. 127-128, che hanno
intuito il carattere positivo della relazione intercorrente tra volont e destino. Hanno
invece insistito sul carattere metafisico di questa relazione H. TI~ESCHER, Montesquieus
Einfluss auf ... Hegel, cit., in part. pp. 938-939 e E. CASSIRER, Storia della filosofia
moderna, cit., vol. III, pp. 371-377; ma che tale interpretazione non sia sostenibile, almeno in quanto univoca, dovrebbe apparire dall'insieme della nostra esposizione. Anzi, ci sembra, proprio il carattere positivo e rousseauiano della nozione di Volkgeist che innerva quella di Schicksal che permette ad Hegel un ritorno a Montesquieu, ai motivi metodici della sua opera, senza perci ritrarne
anche quei motivi reazionari che ad essa erano impliciti. Sui carattere conservatori della dottrina di Montesquieu cfr. in ogni caso la requisitoria di A. MATHIBZ,
La place de Montesquieu dans l'histoire des doctrines politiques au XVIII sicle,
in <iAnnales historiques de la rvolution franaise, VII, 1930, pp. 97-112: e non
a caso, ci pare, Burkc parla di Montesquieu con1e di the greatest genius which
has enlightcned this age >> (citato da I-I. TRESCHER, op. cit., p. 302).
58
(1
) Sull'origine dcl n1etodo dialettico attraverso l'idea di destino cfr. ancora
F. BtiLow, op. cit., pp. 1-6; J. HYPPOLITE, Travaux, cit., pp. 557-560; G. LUKACS, op. cit.,
p. 249 sgg., e W. AV.JMANN, Zur Frage nach dem Ursprung des diale!cischen Denken
bei Hegel, Wilrzburg 1938.
(159) Jugendschriften, pp. 254-255.
246
CAPITOLO QUARTO
247
tese di I-Icgel, nel saggio Gemeinschaft und PersOnlichkeit, cit. In1porta tuttavia
rilevare come anche all'amico HOlderlin fossero comuni questi motivi, il concetto
di amore, quello di destino e quello di stato popolare: si~ in Der Tod des.. E1npedokles e nell'Hyperion I, entra1nbi del 1797, che nell'Hyperion II dcl 1799, HoLDERLIN
fa centro sul concetto di un nuovo ordine sociale e ripone le speranze dei suoi eroi
nel successo della lotta politica che intraprendono; ed anche qui la soluzione del
dramma consiste nella scoperta del superamento delle contraddizioni attraverso
ramore, nel rigetto dei metodi terroristici e nell'adesione al destino. J. Ho:FMEISTE~
(Die Heinikehr des Geistes, cit., pp. 230-232) ha insitito su queste analogie; a no1
importa soprattutto rilevare come anche qui, malgrado l'animus mistico religioso
che talvolta si sovrappone all'impostazione positiva, pur sempre sia quest'ultima a
trionfare e determinare il tono ideologico dello scritto. Cfr. anche A. SALZBERG, op.
cit., pp. 20-37. Sarebbe inoltre opportuno procedere ad un'analisi comparativa t~a
gli scritti hegeliani e le poesie di HOlderlin in questo periodo: oltre alle analogie
terminologiche sarebbe possibile far risaltare la perfetta identit dei nlotivi di
critica del mondo contemporaneo germanico e soprattutto l'emergenza dell'ideale
di stato popolare. In ogni caso, cfr. a questo proposito STAIGTIR, E., Der Geist der
Liebe und das Schicksal -Schelling, Hegel und HOlderlin, Lipsia 1935, e H. STOLTE,
HOlderlin und die saziale Welt. Eine EinfUhrung in Hyperion und <<Empedokles,
Gotha 1949.
(163) Jugendschriften, pp. 295-296.
(164) Ivi, p. 296.
(<65) Ha negato la presenza del concetto di buona positivit P. AsVEw, op. cit.,
pp. 183-184, ma in realt il suo ragionamento trova validit solo per quel che riguarda la questione terminologica: non infatti possibile trovare negli scritti
hegeliani del periodo la dizione buona positivit. Contra, cfr. invece, con argomentazioni non terminologiche ma sostanziali, H. NIEL, op. cit., p. 36 e 42; J.
HYPPOLITE, Introduction, cit., pp. 33-39; G. LUKACS, op. cit., p. 276-294.
248
CAPITOLO QUARTO
249
(168) Ivi, pp. 282-293. Sui precedenti schilleriani della nozione di anima bella))
ed in generale di tale mediazione etica, cfr. P. ASVELD, op. cit., pp. 155-159.
250
CAPLTOLO QUARTO
169
H.
DREYER,
concetto da Kant a Hegel, notando come sia inerente ad esso una duplice accezione: da un lato estetica, dall'altro antropologica, la prima con Kant, la seconda
con Schiller. Hegel accetta il principio in entrambe le accezioni: di qui l'ambiguit
del principio stesso. Ha voluto vedere nel concetto di Geist una pura derivazione
teologica T. L. HAERING, op. cit., I, pp. 520-525, a nostro parere arbitrariamente; meglio invece G. G1EsE, op. cit., pp. 14-20, che sia pure contraddittoriamente (infatti alla fine sembra accettare senz'altro I 'interpretazione diltheyana) pure nel contesto
della sua esposizione insiste su entrambi i motivi. Cfr. ancora J. HoFFMETSTER, Zum
Geistbegriff des deutschen ldealisn1us bei HOlderlin und I-legel, in Deutsche
Vierteljahresschrift fiir Literatur- und Geistesgeschichte, 1932; J. MtiLLER, Der Geist
und das Absolute. Zur Grundlegung einer Religionsphilosophie in Begegnung mit
Hegels Denkwelt, Paderborn 1951.
251
,-----.,.,..------------------------.
--~------~
252
CAPITOLO QUARTO
( 174 ) Su Franz von Baader e le influenze da lui esercitate sui romantici, cfr. D.
BAUMGARDT, F. v. Baader und die Philosophie der Romantik, Halle 1927. Quanto a
ScHELLING, si ricordi che nel 1798 egli pubblica Van der Weltseele (S. W., I, 2, pp.
345-583), nella cui Vorrede annuncia di voler ricercare un principio tale che per
esso cause ed effetti siano affatto compresi; e nel 1799 I'Erster Entwiirf eins System
der Naturphilosophie con relativa Einleitung (S. W., I, 3, pp. 1-326), dove si sostiene la
necessit di fissare l'assoluta sintesi di organico ed inorganico in una mediazione naturale; su quest'opere soprattutto E. BRHIER, Schelling, Parigi 1912 e H. KNITTERMEYER, op. cit., pp. 92-101.
( 175 ) Tale almeno la tesi di J. BAXA, Einfii.hrung ... , cit., p. 45, cui aderiamo. Sul
ron1anticismo politico cfr. anche l'importantissimo W. METZGER, Gesellschaft, Rechi
und Staat in der Ethik des deutschen Jdeatismus, Hcidclberg 1917.
76 ) Particolarmente importanti da ricordare sono i Ron1antische Fragtnente
di F. SCI-ILEGEL (ora in J. BAXA, Gesellschaft und Staat ... , cit., pp. 49-72), redatti tra
il 1797 e il 1800: centrale in essi l'evoluzione dalla concezione fichtiana e democratica alla concezione assolutistica, facendo centro sul concetto dell'infinit e della divinit dello spirito (cosi, bene, J. BAXA, Einfii.hrung ... , cit., p. 46). Di NOVALIS
si debbono ricordare i Frag1nente del 1798 (J. BAXA Gesellschaft und Staat ... , cit.,
pp. 175-191), lo scritto Glauben und Liebe oder der KOnig und die KOnigin, dcl'
1798 (ivi, pp. 150-175) e il famoso Christenheit oder Europa del 1799 (ivi, pp. 192-215).
Sui caratteri di questi scritti, J, BAxA, Einfiihrung .. ., p. 52 sgg.
e-
253
(1 77 ) Gli scritti politici del primo romanticismo ebbero una straordinaria diffusione: ci testimoniato, per quanto riguarda il Franz Sternbald di L. TIECK
nelle Fr. Schlegels Briefe, a cura di A. WALZEL, III, 1797-1799, BcrHno 1930, p. 394
e 414; per quanto riguarda gli scritti di Novalis da R. HAYM, Die ro1nantische
Schule, cit., p. 344 e 486 sgg.; J. BAXA, Einfiihrung ... , cit., p. 56 sgg., e 114 sgg.;
X. LEON, op. cit., II, I, pp. 405415. Si ricordi che Christenheit oder Europa nasce
nell'ambito della polemica sull'ateismo :fichtiano.
( 17 8) Lo scritto fu terminato il 14 settembre 1800; ora compreso negli Jugendschriften, pp. 343-351. Il titolo di Systemfragment fu stabilito da DILTI-IEY, e ripreso
da NoHL, sulla traccia di K. RoSENKRANZ, op. cit., p. 102. Tra gli interpreti moderni
unanime l'opposizione: per tutti, cfr., T. L. HATIRING, op. cit., I, p. 536 sgg.; J.
J-IYPPOLITE, Travaux, cit., p. 566 sgg.; P. ASVELD, op. cit., p. 199. Dcl frammento possediamo una traduzione italiana, come sempre accurata, del DE NEGRI nei cit. Principi di Hegel, pp. 25-41.
(179) Jugendschriften, p. 346 {tra<l. it., p. 27).
254
CAPITOLO QUARTO
Ma se il concetto di natura quello che emergendo precipuamente caratterizza ql1esto scritto, i1ecessario tornare ad esaminarlo, cercando di chiarire ulteriormente il suo significato e le
sue implicazioni, innanzitutto ponendosi il problema del pretesto panteismo hegeliano ( 182 ). A questo proposito, il fatto che anche la natura sia riassunta, sia pure come elemento negativo, nell'unificazione metafisica, sembra costituire la prova definitiva della concezione metafisica che regge il Systemfragment; infatti, al
vago misticismo delle conclusioni teoretiche, si assommerebbe con
ci quel sentimento naturalistico che una costante di tutte le
dottrine monistico teologiche. Ma si pu confermare quest'interpretazione? Non crediamo che i testi hegeliani permettano una
conclusiva risposta: qui ci troviamo invece di fronte a quella
tipica ambiguit del pensiero hegeliano, mobile tra metafisica ed
umanesimo, tra mistica e storicismo che pu aprire sia all'affermazione del panteismo hegeliano sia alla sua negazione. Certo, su
255
256
CAPITOLO QUARTO
(181) SCHELLING,
p. 593.
(
18
")
rin1andiamo a A. HoLLERBACH, op. cit., pp. 134-146; H. ZELTNER, op. cit., pp, 151-153
e 175 sgg.; A. SEMERARI, art. cit., pp. 511-531 (interpretazione interessante, tuttavia
troppo preoccupata di sottolineare i n1otivi illuministici del pensiero schellinghiano,
al punto, si direbbe, di dimenticare quelli romantici che son ben pili evidenti), e
infine a I(. STERNBERG, Schelling, der Philosoph der Romantik, in <(Archiv ftir Rechtsund Wirtschaftsphilosophie)), XXII (1928-1929), p. 535 sgg.
( 1 8 6 ) Insensata diviene da questo punto di vista, la pretesa di E. v. SYDOW (Die
Bedeutung des Volkes)) n Systeme Hegels, cit., p. 199) di voler riconoscere nella
nozione di Volkgeist una mediazione di tipo naturalistico.
257
CAPITOLO QUARTO
258
283.
Ibideni.
(192) Tali per esempio i lamenti, ricordati, di HERDER (la Germania non ha piU
pubblico ... ) nelle Briefe zur Beforderung der HUnianitiit, oppure di H6LDERLIN,
Flyperion II, Brief 59; o infine il distico di GOETHE e SciILLER negli Xenien:
<1Deutschland wo liegt es? ich weiss das Land nicht zu finden,
wo das gelehrte beginnt, hOrt das politische auf.
(190) Ivi, p.
(19 1 )
gamente discussa: sullo stato della questione cfr. le note di J. HoFFrvIEISTER al cit.
Dokuniente, pp. 468-469: l'A. conclude situando lo scritto tra il 1798 e il 1799.
(189) Dolcu1nente, pp. 282-283.
259
- -
----------------~-----~--
260
CAPITOLO QUARTO
considerazione teorica della costituzione imperiale non riesce a concluderne la figura in alcuna delle forme previste dai costituzionalisti ( 193 ). Ma supponiamo, continua Hegel, che questa costituzione
possa aver avuto un valore nei tempi passati: certo che essa non
risponde ai bisogni del nuovo secolo e non innervata dalle nuove
energie che lo spirito dei tempi ha saputo sviluppare: la costituzione simile ad una costruzione con pilastri e volte gotiche che
se ne stia isolata dallo spirito del tempo, che si agita nel mondo "( 104 ). Dispotica, anacronistica, l'attuale costituzione tedesca trova tuttavia ancora chi disposto ad offrirle delle giustificazioni
ideologiche, appellandosi a quella che Hegel con scherno chiama
la favola della libert tedesca ,, ( 19 ').
Eccoci dunque pervenuti alla determinazione delle cause specifiche che provocano, oltre che il carattere dispotico e l'acrisia
storica delle formule costituzionali, anche la degradante mistificata
giustificazione del sistema : Hegel ne annovera tre di fondamentali,
cogliendole nell'individualismo politico, nel privatismo economico
e nel formalismo giuridico.
Per quel che riguarda il primo punto, Hegel nota che non si
tratta solo di individualismo, quanto di particolarismo: ogni cittadino, e cosi ogni territorio, ogni ceto, difendendo gelosamente la
propria autonomia, si op.pone agli altri assolutamente, e la costituzione sanziona questa disgregazione ( 196 ); per la critica vale quindi il generale schema della dialettica hegeliana per cui non si d
possibilit di porre l'individuale se non nella relazione che lo strin
ge all'universale. Ma allo scopo di non fraintendere l'istanza hege-
1
( 9") Tale problema era vivo nella cultura giuridica del periodo: si notava in-
fatti che la figura dell'Impero germanico non poteva esser ridotta ad alcuna delle
forme di governo previste da Aristotele. In particolare S. PUFENDORF, in due lavori
intitolati, l'uno De statu imperii gennanici (Ginevra 1667), l'altro De repubblica
irregulari (Lund 1668), aveva assegnato alll'Impero germanico la forma di governo
mista, mediante un concetto di stato irregolare: era quanto giustificare la denuncia
hegeliana degli aspetti anarchici della costituzione tedesca.
(194) Dokumente, p. 283.
(195) Doku1nente, p. 284.
1 6
9 )
261
CAPITOLO QUARTO
262
vranit venga definita come potenza del tutto sulle parti e derivi
l' autosussistenza dal porsi in essa di un nesso organico di tutti i
soggetti (201 ).
Cosi dunque Hegel definisce l'immagine dello Stato cui tende
con nostalgia '" e parallelamente determina le cause della crisi;
restava tuttavia da affrontare il problema pratico, quello cio dei
mezzi da usare per attuare quell'ideale; ed Hegel affronta tale problema in uno scritto successivo, sempre inteso alla preparazione
del lavoro sulla costituzione tedesca (202 ). Il motivo centrale della
ricerca consiste nell'argomentazione tendente a fissare l'intimo nesso che deve stringere riflessione e volont, ideale ed energia rivoluzionaria. Hegcl cosi inizia: La contraddizione sempre crescente
tra l'ignoto, che gli uomini inconsapevolmente cercano e la vita
che ad essi offerta e permessa e che essi hanno fatta propria, la
nostalgia verso la vita di coloro che hanno elaborato in s la natura in idea, contengono l'anelito a reciproco avvicinamento. Il
bisogno di quelli, di riceverere una consapevolezza sopra ci che
li tiene prigioni e l'ignoto di cui sentono l'esigenza, s'incontra col
bisogno di questi, di trapassare dalla propria idea nella vita ( 203 ).
L'uomo si muove quindi in una situazione quanto mai ambigua,
da un lato preda della tentazione di vivere nel mero pensato, dall'altro di quella di essere assorbito nella pura vitalit: entrambe
le situazioni sono alienanti, e provocano l'una il radicalismo astratto, mentre l'altra giustifica la banalit del vivere quotidiano. Tra
ignoto ricercato e vita, tra rappresentato e vivente dev'essere posta
la sintesi poich senza mediazione, quando l'uomo sia insomma
completamente affiso nel pensiero riflesso oppure affatto senza volont, quando domini la vita dall'astratto oppure nella vita sia
compreso, nell'assolutamente empirico, si d solamente sofferenza: sofferenza della separazione dalla totalit, senso dell'alienazio-
263
ne, che pure contiene in s la nostalgia di un ordine ideale e quindi implica il superamento della negativit. Il sentimento della
contraddizione della natura con la sussistente vita il bisogno che
la contraddizione venga tolta, quando la sussistente vita ha perduto la propria potenza ed ogni sua dignit, quando essa divenuta un puro negativo ,, (204).
La pura negativit cosi definita nei termini della mera economicit, come interesse particolare sfrenato, che neppure la mistificazione ideologica riesce completamente a nascondere, sebbene essa, ammantando di pretesa universalit il particolare, coinvolga l'uomo in una crisi senza sbocchi, togliendogli appunto, con
il senso della contraddizione, l'unico incentivo al superamento dell'alienazione. Reintegrazione quindi della ragione nella vita, della
riflessione e della volont insieme: la mera negativit, la propriet,
la sudditanza, tutte le forme in cui si rivela l'alienazione, debbono
essere superate dall'energia rivoluzionaria che si costituisce sull'esasperata tensione degli opposti. N vale insistere, come si
fatto da parte di alcuni interpreti (205 ), su un preteso animus riformistico che presiederebbe a questo saggio, poich quand'anche
Hegel escluda la possibilit di operare mediante violenza, pure
ammette quella di operare con potenza : egli non si oppone alla
rivoluzione, ma al terrorismo rivoluzionario, - che opporre
particolare a particolare - , mentre non il particolare ma l'ansia
dell'universale, non il mezzo ma il fine, anzi il risultato, quello
che qualifica propriamente I' azione rivoluzionaria. Perci Hegel
pu coerente salutare il soffio di una vita migliore (che) ha toccato questo tempo. Il suo impulso si nutrisce dei grandi caratteri
di singoli uomini, del movimento di interi popoli ... La vita limitata
pu soltanto allora, come potenza, venire con potenza assalita
ostilmente dalla vita migliore, quando quest'ultima sia divenuta
(a sua volta) una potenza ed abbia da temer violenza,, (2DB).
Intendendo precisare il termine concreto della sua indagine,
(202)
( 201 )
Ivi,
p.
139.
op. cit.,
p.
p. 595 sgg.
122
sgg.,
F.
ROSENZWEIG,
op. cit.,
264
CAPITOLO QUARTO
(201)
Ivi, p. 141.
265
210
(
) Sull'inerenza di destino e libert, e sul significato collettivo di questo
nesso, hanno insistito, a nostro avviso, con particolare acutezza, J, HYPPQLITE, La
signification ... , cit., pp. 327-329, e LUPORINI nel com1nento posposto alla trad, it. di
Freiheit und Schicksal, in Societ, 1945, 3, pp. 68-114.
221
(
) La Neue Einleitung fu tcrn1inata il 24 settembre 1800; ora contenuta in
Jugendschriften, pp. 139-151; delle pagine 139-148 si ha una trad. it. a cura di E. DE
NEGRI nei cit. Principi .. ., pp. 1-17.
\'
266
CAPITOLO QUARTO
CONSIDERAZIONI FINALI
268
CONSIDERAZIONI FINALI
CONSIDERAZIONI i'INALI
269
270
CONSIDERAZIONI FINAJ,I
In questo procedimento di indagine che lentamente risale dai termini concreti ed immediati delle situazioni e dei conflitti storici,
dai bisogni subordinati dell'uomo '" su, su fino alla definizione
ed alla mediazione concettuale, si precisa la nozione di democrazia sostanziale, inerente a tutto lo sviluppo del pensiero hegeliano
e che ne costituisce, diremmo, la chiave. Quindi Hegel, studiando
le forme di realizzazione della libert, non si limita a porre il
problema in termini astratti ma sente il bisogno di situare il
concetto nel tutto dello sviluppo storico, di dargli una significazione storico-universale, proprio perch egli vuole la realizzazione
nella libert totale dell'uomo totale.
Infine, attraverso l'analitica fenomenologica, ogni finzione dualistica cade e si chiarisce il senso dell'immanentismo hegeliano :
oltre ogni funzione astratta esso emerge, nell'elaborazione della
concezione politica, come umanesimo. Infatti solo l'azione dell'uomo totale, responsabile e creativa, immanente a se stessa; essa
non ha alcun residuo e non necessita di alcuna conferma, al di
fuori di quella che la regola della solidariet sociale, posta
dalla conciliazione di tutte le libert nell'impegno per la costruzione di una giusta comunit.
CONSIDERAZIONI FINALI
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dicalizzate, la storiografia diviene semplice pretesto di comprensione sistematica, e la continuit dell'evoluzione del pensiero hegeliano va perduta in questo gioco alterno di intuizioni talvolta giustificate, sempre parziali, e di ostinate riaffermazioni, concludentisi
nel vaniloquio.
Cerchiamo di determinare con esattezza i termini del dibattito.
Trasferendosi a Jena ( 1 ), Hegel rientra, per la prima volta dopo
molti anni, nel vivo dell'ambiente culturale tedesco: particolarmente vicino a Schelling, egli si sentir indotto a passare da un
metodo ancora piuttosto scomposto e fluido ad un'impostazione logica pi rigida e concettualmente suffragata. Intorno a questi fatti
si sviluppata la tesi della discontinuit dell'evoluzione hegeliana
e si creduto di poter vedere in essa un salto, qualche cosa di
misterioso: da t1na fase pt1ramente fenomenologica, analitica,
ricognitiva, Hegel sarebbe passato ad una fase propriamente filosofica, sistematica, meditativa, alla descrizione dell'esperienza
vitale avrebbe opposto la riflessione sulla vita (2 ). Ma questa variazione metodica, dobbiamo chiederci, implica necessariamente il
mutamento dell'elemento sostanziale, costitutivo della problematica
hegeliana? A coloro che lo hanno sostenuto, vale opporre I' assoluta e piena continuit del nucleo interno, intimo, della trama dei
pensieri hegeliani : possono cambiare i modi di espressione, variare ed assumere accentuazioni diverse gli strumenti di indagine,
- e su ci nessun dubbio: ch anzi sarebbe difficile sostenere, da
questo punto di vista, che una piena e rigorosa continuit si dia
anche nel periodo da noi studiato, vale a dire fino a Francoforte - ,
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DE NEGRI,
------~~----
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G. G. F.
HEGEL,
pag. 55.
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coscienza (7); essa insomma totalit dell'Idea ( 8 ), e qui tocchiamo ancora, in un'espressione particolare, la continuit di un
tema nello Hegel centrale: ancora il concetto di una totalit ideale
ed organica, riconquistata dopo essere stata scissa, interrotta, frantumata. La volont si pone non solo come universalmente determinata, - e quindi l'eticit come piena integrazione di individualit e razionalit - , ma anche come storicame11te situata, e cio
come altrettanto piena integrazione di singolarit e totalit. Alla
separazione del diritto astratto corrisponde perci l'assoluta unit
del mondo etico, ma chiaro che i due termini si presuppongono
vicendevolmente, n possibile definire il diritto astratto senza
raffigurare nello sfondo l'interezza etica, n l'eticit senza ricordare che essa termine del processo di reintegrazione che muove
dalla scissione per conciliarla nell'ideale. Ma tutto ci era pur
compreso nell'indeterminatezza dell'utopia di Tubinga !
Il medesimo rapporto di parte a tutto, sostenuto dalla stessa
nozione di Volkstaat, intercorre tra il concetto di societ civile e
quello di stato: anche in questo caso all'astrazione di una coesistenza fondata su interessi meramente economici e meccanici si
oppone la concretezza di una coesistenza reggentesi sul criterio
dell'assoluta totalit, reale ed ideale; ma d'altro lato si stabilisce
un rapporto di continuit, tramite l'universalit che pur nella societ civile, attraverso il lavoro, comincia a proporsi come mezzo,
se non esaustivo, certo concreto e determinato di realizzazione della libert. Ancora un terna fondamentale del giovane Hegel appare
dunque qui, quand'egli insiste sul lavoro come costitutivo della
struttura della societ civile, e nuovamente lo inserisce nel processo di risoluzione dell'alienazione nell'assoluto; e basta ricordare
ancora la Fenomenologia per scoprire come in essa, senza soluzione di continuit, la speculazione giovanile si svolga in quella
sistematica in ordine a questo problema.
Si potrebbe continuare in quest'indagine puntuale ed analitica
fino ad esaurire i problemi considerati nella Fenomenologia e nella
Filosofia del diritto: ma a noi interessa solo indicare una linea in-
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CONSIDERAZIONI FINALI
Quando tuttavia si sia riconosciuta, nell'elaborazione sistematica dello Hegel maturo, una tonalit logica tale che per essa il
porsi e lo svolgersi storico degli istituti privatistici non siano pili
considerati come momento negativo, e quindi distruttibile dalla
volont e dall'azione rivoluzionaria, rna come momento necessario
di un processo assoluto, bisogna altresi chiedersi quale sia la ragione per cui Hegel giunto a questa posizione. Seguendo la
traccia offerta dall'interpretazione storica del pensiero hegeliano
risulta chiaramente che, di fatto, Hegel ha assolutizzato le figure
giuridiche ed in genere la situazione storica in cui egli era inserito:
per quanto astratti, insomma, gli istituti della societ borghese
sono necessari ed indistruttibili, poich l'ideologia hegeliana
anch'essa storicamente determinata.
Ma che cosa significava quest'assolutizzazione per lo Hegel?
Deriva forse da un presunto atteggiamento reazionario? Ed altrimenti, quali erano le ragioni che lo inducevano a ci?
La pili recente interpretazione storica ha cercato di chiarire
simili questioni, insistendo sul fatto che, nei primi decenni del
secolo diciannovesimo, lo stato prussiano impersonava le forze
vive e progressiste della nazione germanica: sulla disgregazione
atomistica dei Lander territoriali andava infatti ponendosi l'ideologia nazionalistica, sul frazionamento affatto medievale del Sacro
Romano Impero si costruiva in Prussia uno stato moderno (9).
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(lo) Cosi. molto bene E. LASK, 1-Iegel in seinen Verhi:iltnis zur Weltanschauung
der Aufkllirung, in Ges. Schr., val. I, Tubinga, 1923, p, 337, parafrasando d'altronde
l'esplicazione che della forn1ula della razionalit dcl reale d lo stesso HEGEL
nella nota del paragrf. 6 dell'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio
(cd. it. a cura di B. CROCE, II ed., Bari, 1923, voi. I, pp. 7-8).
( 11 ) Lo not gi ScHELLING (SCin1111. Werke, ed. cit., II, 1, p. 583) e, spogliato
del suo sapore polemico, questo giudizio venne talvolta ripreso: oltre all'art.
cit. di E. LASK, cfr. soprattutto F. MEINTICKE, Le origini dello storicisn10, trad. it.
cit., p, 235.
( 12 ) Su questo 1notivo si vedano ancora le recenti nervose pagine di T. W.
AooRNO, Aspekte der hegelscheii Philo.sophie, Berlino e Francoforte, 1957.
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l'illuminismo ed alla soglia del romanticismo, nello sforzo di ricondurre ad unit le diverse intuizioni, ci viene in particolare confermato dalla meditazione hegeliana sul diritto, cui egli ha rivolto soprattutto l'attenzione. Hegel infatti da un lato accetta la posizione giusnaturalistica per cui la validit storica del diritto condizionata
dalla sua adeguazione ali' idea razionale del diritto stesso ' ma
d'altro lato vede l'idea svolgersi nella storia e perci indotto ad
identificare l'idea razionale con la realt di fatto del diritto ' facendo propri, in tal modo, i postulati dello storicismo.
Nello Hegel, dunque, concezione giusnaturalistica e storicistica
si mediano e ricercano un equilibrio, idea e fatto costituiscono una
trama indissolubile, che dall'allusione alla trascendenza razionalistica spazia fino al pili positivistico immanentismo. Per questa
complessit ed interna equivocit del metodo hegeliano e della
sua concezione dell'assoluto risultano altresi inadeguate le interpretazioni propense a sottolineare un solo estremo della connessione: ed facile intendere che quando si faccia centro sul rapporto tra l'idea del diritto e il suo valere storico, riconducendo il
secondo alla prima, allora si perviene alla raffigurazione di uno
Hegel rivoluzionario, quando si ponga attenzione al rapporto ideafatto, riconducendo la prima al secondo, allora si immagina uno
Hegel positivista e si d l'avvio all'interpretazione reazionaria. Ci
che vale invece rilevare, nel quadro di un'indagine storica, l'unit della complessa tematica hegeliana, l'istanza comprensiva e risolutiva del suo pensiero, situato tra due epoche ed ansioso di
confrontarle.
In questo senso ci sembra anche giustificarsi lattualit del
pensiero dello Hegel : egli ha percorso nella genesi del suo pensiero la via dall'astratto al concreto, dal giusnaturalismo allo storicismo, senza tuttavia disperdere le diverse esigenze. Ora, chi senta
intensa la passione per l'ideale e l'urgenza di riaffermare illuministicamente i valori, ma pure sperimenti la condizione storica della
sua esistenza, intende come il pensiero dello Hegel, fuori dalle
metafisiche rielaborazioni dell' hegelismo, nel fluido e complesso
motivarsi unitario di istanze diverse, rispecchi l'attuale situazione
filosofica. Dialettizzare concretezza e sistematicit, fare una filosofia
che muova dalle indagini particolari, dai bisogni subordinati
dell'uomo >>, per assurgere a significati universali, e non perci filosofia pura o filosofia su qualche cosa, ma filosofia dell' esperienza: tale l'esigenza che traiamo dallo studio del pensiero dello
Hegel ed il senso della nostra ricerca. L'andar oltre lo storicismo,
di cui tanto si sente parlare, forse possibile rinnovando l'indagine, non solo metodologicamente ma anche dal punto di vista
ideologico, in riferimento all'antinomia tra razionalit ed individualit, illuminismo e storicismo, come avvenuto nella speculazione dello Hegel: e ci tuttora suscita profonde suggestioni.
Auer K., 96
Avvmann W., 245
282
Borries K., 30
Boyen H., 55
Brandes E., 192, 193, 194
Brandi K., 43
Brandt H., 51
Braun H. W., 109, 110
Braune F., 191
Brehier E., 92, 107, 252
Brie S., 103
Brunschvig I-I., 86
Biilow F., 67, 88, 100, 110, 116, 176, 219,
226, 236, 245
Burger H. O., 81
Burke E., 191, 192, 193, 194, 245
Busse M., 1
Cohen H., 90
Colban A., 191
Caletti L., 11
Conz C. P., 70
Corssen M., 119
Cotta S., 102, 104
Cramer J. U., 230
Croce B., 4, 6, 7, 8, 56, 174, 276
Dadieu, 102
D'Alambert, 100
D'Andilly A., 124
Darmstaedter F., 257
Delekat F., 101, 223
Della Volpe G., 63, 64, 145, 146
Del Vecchio G., 8
De Negri E., 14, 77, 95, 111, 131, 136,
114, 146, 227, 253, 265, 271, 273
Ehrard J. B., 56
Ehrenberg H., 271
Ehrenberg V., 47
Eichengriln F., 54
Endel N., 206
Engels E., 67
Engels F., 11, 236
Ephraim C., 34
Ephraim F., 6, 70, 80, 97, 111, 115, 129
133, 134, 175
Esiodo, 73
Euripide, 71
Foster M. B., 4, 77
Freyer H., 39, 236
Fricke G., 34
Fricker, 215
FrOlich M., 67
Fuhrman H., 73
Furck C. L., 117, 140
Filrst F., 27
283
284
Holz H. H., 77
Holzle E., 87, 215
Honigsheim P., 23, 24, 25, 26
Horkheimer M., 19
Huber E. R., 216
Hilber W., 2
Hufeland G., 55
Hugo G., 48, 49, 52, 53, 54, 132, 191
Humboldt W., 25, 36, 37, 38, 51
Hume D., 32, 61, 214
Hyppolite J., 8, 69, 88, 98, 100, 105, 106,
107, 117, 121, 126, 136, 139, 148, 154,
167, 176, 186, 207, 210, 224, 234, 237,
239, 245, 247, 253, 265, 271
285
Racine, 29
Radbruch G., 56, 196
Ranke, 42
Rav A., 56, 194
Redslob R., 180
Rehberg A. W., 192, 193, 197
Reinhold E., 33
Rcinhold K. L., 33, 97, 98, 127, 157,
158, 161
Rciss H. S., 90
Reuss, 80
Ritter J., 1, 6, 13, 85, 88, 167, 169
286
Tagethoff W., 54
Taminiaux J., 167
Tannemann M. W. G., 72
Tatarkiewicz W., 36
Tetens J. N., 99
Thieme H., 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53,
54, 55
Tieck L., 252, 253
Tilgher A., 4
Tillich P., 166
Tomasio C. P ., 24, 55
Tonnelat E., 75, 93
TOnnies F., 178
Trescher H., 21, 49, 103, 109, 245
Treves R., 11
Troeltsch E., 11, 18, 19, 21, 22, 47, 52,
80, 114, 212
Tucidide, 213
Unger R., 29
Unruh A., 27, 236
287