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Il dolore pi grande

Quasi non volevo crederci. Era una meravigliosa mattina di primavera, e stavo curando le mie adorate rose. Ricordo di aver pensato, anche con un po di fastidio: ma non ha un altro momento? proprio adesso viene, con tutto quel che ho da fare. Per era un bel ragazzo, asciutto e palestrato, come si direbbe oggi, gli occhi gentili e un velo di barba bionda che gli dava un pizzico piuttosto attraente di mascolina incuria. Ora non sono pi una ragazzina, sicuro, ma quel tipo duomo mi piace ancora, forse perch nel mio intimo lo collego a quella indimenticabile mattinata, e anche perch mi ricorda il mio bambino, lamore mio infinito; il mio bellissimo e dolcissimo fiore; la pi bella di tutte le mie rose. di lui che vi voglio raccontare. Di lui e della sua storia straordinaria. Sono orgogliosa di lui adesso come quandera piccolino e caldo tra le mie braccia; sono stata orgogliosa di lui anche quando si metteva nei guai, ed successo molte volte; sono stata orgogliosa di lui anche quando tornato tra le mie braccia, ormai uomo fatto e freddo come il marmo. Tutto questo io non potevo saperlo, quella mattina. Sapevo solo che dovevo badare ai miei fiori, e dovevo anche preparare da mangiare. La mamma era al mercato in citt per tentare di vendere il nostro asinello, e il peso delle responsabilit di casa era tutto mio. Capite bene che non avevo n la voglia n il tempo di ricevere gente, anche se di bellaspetto, ma lo feci ugualmente entrare in casa. Erano altri tempi, e le porte erano sempre aperte: ospitare il viandante era considerato normale. Lo straniero era solo uno che veniva da unaltra parte, cos, non un appestato da schivare o allontanare. A guardar bene poi eravamo tutti stranieri, perch nessuno di noi veniva realmente dal posto in cui si trovava in quel momento, e nozioni come paese, regione, stato, non avevano un gran significato. Ora non ricordo bene, ma mi pare addirittura che in quel tempo non fossero ancora state coniate quelle parole, e comunque certo non portavano con s lidea di confine. Insomma, dicevo, lho fatto entrare. Parlava elegante, ma non era del luogo, di questo sono sicura. E poi non che abbia fatto chiss che discorso, anche se pareva molto sicuro di quel che diceva. Tanto sicuro che, quando mi ha riferito quel che stava per accadere, non mi sono neppure messa a ridere. Ho solo pensato al come?, e devo averlo pensato a voce alta, perch lui mi ha detto che uno spirito sarebbe sceso su di me e avrebbe pensato al resto; io dovevo solo accoglierlo senza timore, e in capo a dieci lune avrei avuto un bambino. Nientemeno. Disse anche altre cose, ma quella sola bast a riempirmi dansia. Mamma torn dal mercato senza aver potuto vendere lasinello, e mi trov gi a letto che guardavo il soffitto con gli occhi spalancati, persa in quellincredibile annuncio. Naturalmente non avevo preparato la cena, ma quando raccontai alla mamma della visita di quel giovane, lei stessa rimase incapace di far altro che camminare avanti e indietro, borbottando come un paiolo di lenticchie al fuoco, e alzando di continuo il capo in cerca dispirazione per il nome da dare al nipotino. Quando le dissi che anche quello era gi

deciso, mi guard e chiese se avessi pensato allalternativa, se fosse stata una femmina. Le spiegai che alternative non si ponevano, e che poteva mettersi il cuore in pace: sarebbe stato un maschio, e sarebbe diventato un Re. Questo era il suo destino, lo sentivo, e non mi avrebbe delusa. *** Finalmente il mio piccolo nacque in una gelida notte del deserto, in un giaciglio che il mio povero sposo fu costretto ad allestire in fretta perch altrove non eravamo riusciti a trovare spazio. Ricordo che era una notte senza stelle. No, a dire il vero una stella cera, una sola, con una specie di coda luminosissima: pareva si fosse piazzata apposta sopra di noi, perch in breve tuttintorno cominci a radunarsi una vera folla. Tutti avevano sentito dellarrivo di questo bambino, e tutti volevano vederlo. Ognuno portava qualcosa, ognuno nelle sue possibilit. Quel che ci lasci veramente di sale fu che alcuni giorni dopo, dallOriente, arriv perfino una carovana di importanti signori con doni talmente sontuosi che solo la gloria di un Re ne avrebbe potuto esser degna. E questi signori come un Re lo onorarono, e ne tessero lodi talmente elevate che io e il mio sposo rimanemmo a testa bassa, timorosi di poter recar loro offesa. Fu anche grazie a quei doni che potemmo garantire a nostro figlio uninfanzia serena, anche se le pi disparate avversit ci costrinsero per i primi tempi a una vita da fuggiaschi, braccati da un potere disumano che voleva proprio il nostro bambino. Io gli sono sempre stata accanto, per quanto ho potuto; con discrezione, ma gli ero sempre vicina, anche perch era una gioia vederlo crescere. Divenne sempre pi bello e intelligente, ma anche intraprendente e di spirito libero. Non ci manc mai di rispetto, e anzi era proprio lui che incitava tutti a onorare i genitori senza riserve. Se per aveva in mente una cosa, non cera al mondo niente e nessuno che gli potesse far cambiare idea. Quante volte spariva improvvisamente, e noi a cercarlo, finch magari lo trovavi al tempio, seduto con i grandi professori, a discutere con loro e spesso a stupirli con argomentazioni brillanti e ineffabili. Ma non disdegnava i giochi con i suoi coetanei, e mai rifiutava una mano al babbo in bottega, rivelandosi in poco tempo un falegname anche migliore. Col tempo la sua fama divenne invidiabile. Girava la regione con i suoi amici pi cari e fedeli, parlando a tutti e ascoltando tutti, dando ovunque prova di una mente non comune, di un fascino poderoso e soprattutto di un amore infinito. Dappertutto le sue parole infiammavano le folle senza mai provocare disordini (anche se ormai aveva iniziato a dar fastidio ai potenti, e nei palazzi si stringevano le pi improbabili alleanze per arrivare a stroncarlo). Se questo preoccupava il mio cuore di mamma, pareva che lui non ne fosse minimamente toccato. Continuava a girare e a parlare alla gente; amava e si faceva amare; aiutava malati e storpi, riusciva a scacciare il demonio dalle menti, compiva prodigi di cui si parla ancora oggi. Per la malinconia scuriva spesso i suoi occhi buoni. Credo infatti che abbia sempre saputo cosa ne sarebbe stato della sua vita, anche se non era per s che soffriva, ma per la convinzione tutta umana di non esser riuscito a fare di pi; la frustrazione di avere troppo poco tempo per fare tutto quello che sentiva di poter fare.

*** Con il tempo ognuno di noi inizia la sua esperienza di dolore: cominciano ad andarsene prima i pi vecchi, poi qualche amico, qualche altro parente. Prima o poi purtroppo se ne vanno i genitori, i fratelli. Nel frattempo invecchi anche tu, e ti scopri immancabilmente a pensare pi di quanto ti piaccia che lorologio che batter la tua ora gi stato costruito, caricato e puntato in maniera inesorabile. Eppure neanche questo in fondo ti sembra poi cos doloroso: unidea con la quale impari a convivere, magari fastidiosa sotto pelle, ma sopportabile. Nulla invece ti prepara al dolore assoluto. Non c raziocinio che arrivi in soccorso alla mamma che ha tenuto in grembo il suo bambino, che lo ha visto crescere ma non invecchiare, e che a un certo, orribile punto, se lo vede togliere dalla perfidia del fato o da quella degli uomini. Povero figlio mio, i suoi pochi anni sono volati in un istante. A me rimasta la gioia di averlo donato al mondo, la certezza di aver avuto in dono un gioiello inestimabile, lo strazio nel vederlo morire e losceno, eterno strappo che costringe una mamma a sopravvivere alla sua creatura. Potete amare qualcuno quanto volete, potete dire a qualcuno ti amo da morire o, che so, ti amo alla follia. In qualche momento della vita sar anche vero. Proverete delle perdite dolorose, altre un po meno; soffrirete per la morte di un giovane amico, di un amato fratello, di una sposa dolce, di una mamma eccezionale. Piangerete stringendo il forte braccio del pap che vi sorreggeva da piccoli, divenuto esile e poroso nella vecchiezza. Sarete preparati ad accettare una malattia che vi sta rubando una persona cara; accetterete un incidente che vi lascia orfani. Mai per sarete preparati al dolore di mamma, a quel fuoco infame e impietoso che vi porta via la vita lasciandovi vivi. Neanche quel grande medico che si chiama Tempo pu nulla per una ferita del genere: la sua medicina sostanza inerte e impotente. *** Io ero stata preparata, sapete? Sapevo che avrei avuto il mio bambino, come sapevo che lavrei perduto. Bene, questa consapevolezza non mi stata di alcun aiuto l su quella collina, dove il mio cuore ha iniziato a sanguinare per sempre. Non mi stata di alcun aiuto quando mi hanno portato il mio bambino e me lhanno messo in braccio; quando mi sono bruciata la gola a furia di gridare al vento il suo nome, quando mi sono lacerata gli occhi con lacrime di vetriolo, urlando il mio bestiale conato di una liberazione mai venuta. Perch vi dico queste cose, oggi che anchio come lui sono stata accolta in un posto migliore, e malgrado tutto continuo come lui a venire tra di voi continuamente, anche se a malapena ve ne rendete conto? Perch siete tutti figli miei, ecco perch, e perch io sto male quando state male voi. Perch io piango quando siete smarriti e sorrido quando vi vedo sereni. Rivolgetevi pure a me quando vi sentite soli, quando qualcosa va storto, ma ricordatevi di me anche quando le cose vanno bene, perch io godo della vostra felicit, e far sempre tutto quel che posso per aiutarvi. Vogliate quindi

bene a me, ma non dimenticate mai il consiglio, anzi lordine quasi forsennato di mio figlio: vogliatevi soprattutto bene tra di voi. Chiss, se un giorno riuscirete tutti a mettere in pratica questo, forse potreste addirittura arrivare a non aver pi bisogno di me esagero, naturalmente. Una mamma

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