Facolt di Lettere e Filosofia Corso di Laurea Quadriennale in Lettere Curriculum: Lettere Classiche
Dipartimento di Scienze del Mondo Antico
Prolegomeni a un nuovo testo di Marco Aurelio: A se stesso I - VI
RELATORE Ch.mo Prof. Davide Susanetti
LAUREANDO 349065 / L Ceporina Matteo
ANNO ACCADEMICO 2007 / 2008
2
3 Ipsi illi philosophi etiam in eis libellis quos de contemnenda gloria scribunt nomen suum inscribunt; in eo ipso in quo praedicationem nobilitatemque despiciunt praedicari de se ac se nominari volunt.
Cic. Pro Archia XI. 26
La piccola mia lampa non, come sol, risplende, n, come incendio, fuma; non stride e non consuma, ma con la cima tende al ciel che me la di.
Star su me, sepolto, viva; n pioggia o vento, n in lei le et potranno; e quei che passeranno erranti, a lume spento, lo accenderan da me.
Niccol Tommaseo
4
5 Indice
6
7
Prefazione................................................................................................................... 9 Leditio princeps e le fonti manoscritte dellA se stesso.......................................... 13 La storia della critica................................................................................................ 35 Tavola sinottica di varianza e abbreviazioni............................................................ 55 Note al LIBRO I....................................................................................................... 63 Note al LIBRO II ..................................................................................................... 93 Note al LIBRO III .................................................................................................. 113 Note al LIBRO IV.................................................................................................. 131 Note al LIBRO V................................................................................................... 161 Note al LIBRO VI.................................................................................................. 189 Bibliografia ............................................................................................................ 221
8
9 Prefazione
10
11 La dissertazione presente, pur contemplando un quadro dassieme degli studi sull|., .cu. di Marco Aurelio, nasce per dalla pi modesta ambizione di recensire criticamente i risultati ottenuti dallultimo editore del testo. Sono trascorsi ormai trentanni dalla pubblicazione, per i tipi di Teubner, della prima edizione curata da J. Dalfen, pi di venti dalla seconda, rimasta, da allora, sostanzialmente immutata: la necessaria lontananza dagli eventi, prodotta da un diaframma temporale cos vasto, impone ora un ripensamento complessivo. La filologia italiana dellultimo ventennio non ha certo mancato di produrre sforzi significativi in questa direzione, ma con risultati ampiamente deludenti. noto come le pi gravi riserve siano state espresse a proposito della poco felice propensione di Dalfen a rintracciare nel testo, e a espungere, diversi passaggi condannati come spuri: sulla concreta possibilit di ricostruire la storia di tali interpolazioni, glosse interlineari e scolii marginali per lo pi, successivamente penetrati tra le parole dellautore e con esse confusi, leditore fonda le sue pi ottimistiche speranze di costituire uno stemma codicum pienamente affidabile 1 . Ciononostante, per quanto i validissimi contributi di E. V. Maltese consentano ora di rigettare la maggior parte delle espunzioni di Dalfen, perseverano per nelladditare il testo da lui costituito come lorizzonte imprescindibile, dal quale dipendono integralmente. Perfino leccellente lavoro di G. Cortassa, che pure ritorna con vantaggi evidenti alla vulgata di Farquharson, plaude allo stemma disegnato da Dalfen come a una salutare novit. Una novit molto insidiosa. Lappiglio pi solido alla fondatezza delle proprie teorie rintracciato da Dalfen nelle varianti esibite dal codice D, un manoscritto che Paul Maas invitava per a eliminare dalla recensio, perch semplicemente descriptus, non meno di trentanni prima 2 . Per la stessa ragione, la monumentale intrapresa di P. Hadot, se mai vedr una conclusione, rischia purtroppo di nascere gi morta 3 . Quanto poi alleffettivo valore da attribuire agli excerpta contenuti nei codici che fanno capo alle attuali classi W e X, paradossale come nessuno dei numerosi recensori di Dalfen abbia evidenziato che considerare spurie le uniche parole da essi indipendentemente trasmesse comporta necessariamente annichilirne il valore di testimonianza autonoma 4 : un valore, peraltro, quanto mai discutibile, a dispetto di tutto il credito che leditore sembra disposto a concedere loro 5 . La spiccata predilezione che Dalfen denuncia per A non pu far dimenticare un altro dato di fatto essenziale: se si prescinde volutamente dal testo delleditio princeps, lopera non si pu affatto leggere. Non ci dato di sapere con che grado di fedelt T riproduca le lezioni del codex Toxitanus: giocoforza affidarsi in questo allonest di Xylander. Dove per non emergano significativi indizi del contrario, non c nulla che dia adito ai sospetti di pesanti interpolazioni del manoscritto originale. Piuttosto che lamentarne senza costrutto la perdita, varrebbe forse la pena di rassegnarsi allevidenza e di saggiare il peso effettivo dellunica testimonianza veramente attendibile in nostro possesso.
1 Dalfen 1978, p. VII-VIII. La garbata polemica indirizzata contro il sano buon senso di J. H. Leopold e dei molti editori che ne condividono le prospettive. 2 Nella dettagliatissima bibliografia compilata da Dalfen, non c alcuna traccia dellarticolo di Maas: una menzione cursoria sincontra soltanto a p. XXII della sua prefazione. 3 Hadot 1998, p. CCIII-CCIV dichiara espressamente il debito contratto con le conclusioni di Dalfen sullo studio dei manoscritti. Il suo giudizio sul codice D altrettanto deludente: ibid., p. CXCVIII. 4 Si tratta della pericope -c. ..c .., . -cc. j -. che si legge in V 8 12 . 5 In realt, non si affatto lontani dal vero se si attribuiscono tutte le buone lezioni offerte da W e X ai plausibili emendamenti congetturali dei copisti o dei grammatici preposti alla revisione di quel testo.
12
13 Leditio princeps e le fonti manoscritte dellA se stesso
14
15 Leditio princeps e la seconda edizione di Basilea
La moderna fortuna dellA se stesso data dalla pubblicazione della prima edizione a stampa (=T) per opera di Andrea Gesner figlio a Zurigo nel 1559 6 . Il libro, affidato alle cure del filologo e bibliotecario di Heidelberg Guglielmo Xylander (Wilhelm Holtzmann), era accompagnato dal Proclus vel De Felicitate di Marino, anch'esso un'editio princeps. Entrambe le opere furono tradotte in latino; la prima dallo stesso Xylander, il quale vi aggiunse le testimonianze su Marco Aurelio tratte dal lessico Suda e da Aurelio Vittore, oltre ad alcune brevi note. La storia del codice su cui essa si fonda in gran parte oscura. Sappiamo soltanto da una lettera dedicatoria, scritta in greco, premessa al testo dal naturalista e umanista Corrado Gesner, sotto i cui auspici il libro fu pubblicato, che egli lo ebbe dall'ottimo Michele Toxita, poeta esimio (dalla biblioteca dell'illustrissimo Ottone Enrico Elettore Palatino) 7 vale a dire dalla famosa collezione di Heidelberg (di qui la sigla P usata da alcuni editori). Verosimilmente Gesner entr in possesso dell'esemplare manoscritto nell'aprile del 1556, periodo in cui Michele Toxita (Michael Schtz), in procinto di partire per l'Italia, si trovava a Zurigo, oppure dopo il suo ritorno. A quanto pare, il volume fu in seguito smembrato, e Gesner fece avere a Xylander soltanto i fogli contenenti l'opera di Marco Aurelio 8 . Quindi, ai primi di ottobre del 1558, la traduzione, la prefazione e le annotazioni, unitamente all'originale greco, furono rispedite da Heidelberg, dove Xylander si era trasferito da Basilea poco tempo prima, a Zurigo da Gesner, il quale ne cur la stampa completa per opera del cugino Andrea. La straordinaria importanza rivestita dall'editio princeps nella costituzione del testo di Marco Aurelio riposa sulla circostanza che il codice, da cui fu tratta la stampa, and ben presto perduto, sicch quest'ultima viene ad essere una delle due principali fonti di tutte le edizioni moderne, esistendo solamente un manoscritto completo, il Vaticanus Graecus 1950 (siglato con A), con cui poterla confrontare. Xylander apport poche modifiche al testo del codice, segnalando in nota le lezioni respinte nonch alcune annotazioni e correzioni che nel manoscritto erano state aggiunte a margine. Pi spesso lasci il testo cos com'era anche in luoghi manifestamente corrotti, cercando di ricostruire il senso nella traduzione latina e suggerendo tacitamente alcuni buoni emendamenti. Si tratta del medesimo scrupoloso riguardo per il testo manoscritto che dimostr nella sua edizione di Plutarco (Vitae 1560, Moralia 1570). lui stesso a dare ragione del metodo impiegato: Nel libro ci sono dei passi che appariva senz'altro pi opportuno non toccare, piuttosto che sostituire per
6 Frontespizio della traduzione latina: M. Antonini imperatoris romani et philosophi De se ipso seu vita sua libri XII, Graece et Latine nunc primum editi Guilielmo Xylandro Augustano interprete: qui etiam Adnotationes adiecit. Marini Neapolitani de Procli vita et Foelicitate Liber: Graece Latineque nunc primum publicatus Innominato quodam interprete adiestis [sic] itidem Scholiis. E bibliotheca illustrissimi principis Othonis Henrici , Tiguri, apud Andream Gesnerum F(ilium), MDLIX. Frontespizio del testo greco: Mc,-u `A.....u cu -,c,, -c. 1.`c1u .. .., .cu. .`.c . Tiguri, apud Andream Gesnerum F(ilium), MDLIX. 7 1uu (i.e. di Marco Aurelio) c .`.c vc,c -c`u -c ,c-u c .,, M.cj`u 1.u, v.ju .u 1u.ccu (.- u 0-.., |. ..,.u u lc`c..u c,., `cv,c u .`.-j-j,) `c... Xylander 1559, p. 10. 8 Un possibile scenario alternativo presuppone invece che il testo di Toxita, messo poi da Gesner a disposizione di Xylander, non fosse altro che un semplice apografo, introducendo perci un ulteriore stadio nella tradizione manoscritta. Cos, ad esempio, Hadot, 1998, t. I, p. CXCIV, che cita L. Bergson Fragment einer Marc-Aurel-Handschrift, RhM, 129 (1986), p. 163.
16 congettura, in luogo forse delle autentiche parole di Antonino, espressioni che gli sarebbero risultate estranee 9 . La traduzione molto elegante, e, nel complesso, piuttosto precisa. Talvolta Xylander si discosta notevolmente dal significato letterale del passo, talaltra, invece, la sua fedelt alle parole causa di oscurit, sebbene presenti il vantaggio di mostrare che testo avesse di fronte a s. Sfortunatamente, per, non possibile adoperare il suo lavoro, alla stregua di una delle antiche traduzioni letterali in latino, quale sicura testimonianza per le parole del manoscritto. Talora, infatti, parafrasa e compendia, ma si possono ritrovare parole e frasi che i tipografi hanno tralasciato. Nella lettera dedicatoria apposta all'editio princeps Xylander scrive: N era mio desiderio, n tanto meno mio dovere, pesare le parole col bilancino; sono certo andato appresso al senso, ma lascio giudicare agli altri se sia stato espresso dovunque: ci sono molte ragioni, e ben evidenti, per cui questo compito si rivelato difficile. Eppure riconosco che, qua e l, ora mi sono visto costretto a divinare, ora mi sono allontanato arditamente dal manoscritto greco o dall'uso comune 10 . Bisogna ricordare che stava stampando un testo semplice, senza marginalia o note a pi di pagina, ed essergli riconoscenti per la sua fedelt. Nel 1568, quando ormai il codex Toxitanus non era pi disponibile, Xylander pubblic a Basilea una seconda edizione 11 , nella quale, come dichiara espressamente, si propose di rimediare ai molti errori di stampa di cui era costellata la prima 12 . Il volume conteneva inoltre le storie straordinarie di Flegonte di Tralle, Apollonio Discolo e lo Pseudo Antigono di Caristo, cos come il De longaevis et Olympiis di Flegonte di Tralle. Xylander apport alcune correzioni al testo greco a norma della traduzione fornita nell'editio princeps e introdusse qualche piccola novit: la prefazione, al pari della traduzione latina, fu rivista e corretta in molti punti e le note furono ampliate. Ciononostante opinione pressoch unanime tra i moderni studiosi di Marco Aurelio che il suo scopo fu raggiunto soltanto in parte: stando infatti alle accurate stime di Schenkl 13 , Xylander corresse trentasei piccole sviste, ma trascur quarantaquattro errori generalmente pi gravi, senza contare che non modific neppure i passi della traduzione latina in corrispondenza delle nuove congetture inserite nel testo greco.
9 Sunt quaedam in eo libro quae prorsus non attingere videbatur praestare, quam conjiciendo aliena pro Antoninianis fortasse ingerere. Xylander 1568 2 , p. 4. 10 Verba appendere ad trutinam neque volui, neque vero debui: sensum quidem secutus sum, an autem assecutus sim ubique aliorum opto iudicium: cur difficile hoc fuerit, multae sunt, neque non manifestae causae. Etsi fateor, in quibusdam me vel ut divinarem opus habuisse, vel audacter a codice Graeco aut usu communi discessisse. Xylander 1559, p. 25, i.e. p. 9. 11 Antonini Liberalis transformationum congeries. Phlegontis Tralliani de mirabilibus et longaevis libellus. Ejusdem de Olympiis fragmentum. Apollonii historiae mirabiles. Antigoni mirab. narrationum congeries. M. Antonini Philosophi, imp. romani, de vita sua libri XII ab innumeris quibus antea scatebant mendis repurgati, et nunc demum vere editi. Graece Latineque omnia Guil. Xylandro Augustano interprete cum Adnotationibus et Indice. Basileae, per Thomam Gharinum, MDLXVIII. 12 Quae mea lucubratio cum (quod in promptu est cuivis videre atque iudicare) foede esset incuria operarum typograficarum depravata, itaque plane edita, ut pro non edita censeri optimo iure posset, iam pridem cogitaram de remedio ei malo faciendo. Xylander 1568 2 ,
p. 3-4. 13 Schenkl (ed. mai.) 1913, p. VIII-IX.
17 Il codice A
L'unico libro manoscritto che riporti integralmente il testo dellA se stesso il codice Vaticanus Graecus 1950 (=A) 14 . scritto su carta orientale e data al principio del XIV secolo; anteriore al 1325. Apparteneva al nobile Stefano Gradi, di origine ragusea, il quale lo regal alla Biblioteca Vaticana, di cui era stato nominato Primarius et Maior Custos da papa Innocenzo XI nel 1682. Per la cronaca si ricorder che questo manoscritto fu trasportato da Roma a Parigi dalle armate francesi nel 1795, e restituito nel 1815. Il manoscritto suddiviso in due tomi: I = f. III + 1-279, e II = f. 280-548. Il primo contiene la Ciropedia di Senofonte (f. 1-279). Il resto costituito, almeno in parte, da una raccolta di testi, scelti, per lo pi, per il loro significato morale. interessante notare che la seconda parte del codice A (f. 280-407), parte distinta dalla prima (da cui essa separata tramite nove fogli bianchi, f. 271-279) e che forma da sola un tutto completo, contiene i Memorabili di Senofonte (f. 280-340 v ), poi lA se stesso di Marco Aurelio (f.
341-392 v ), poi il Manuale di Epitteto (f. 392 v - 399), infine, dopo una pagina di frammenti retorici (f. 401), la raccolta delle massime di Epicuro conosciuta come Gnomologium Vaticanum (f. 401 v -404 v ). Tutto questo insieme, ivi comprese le massime di Epicuro, andr senza dubbio attribuito allopera di un compilatore cristiano, che ha radunato cos, per suo uso personale, un certo numero di testi fondamentali di dottrina morale, come in una sorta di breviario: il testo del Manuale di Epitteto difatti quello della parafrasi cristiana. Subito dopo di questo insieme di testi, che riguardano letica, sincontrano le A.c`..., di Massimo di Tiro (f. 408-518 v ), il A.cc-c`.-, di Alcinoo (f. 518 v - 540 v ) e Aristotele, De motu animalium (f. 542-545 v ). Nel manoscritto A si possono distinguere le mani di parecchi copisti: 1^ copista = f. 1-67 e 108-271 v ; 2^ copista = f. 67 v -103 v ; 3^ copista = f. 280- 399 e 401-404; 4^ copista = f. 408-540 v ; 5^ copista = f. 542-545 v . Si annoverano anche due copisti pi recenti:1 = f. 337 r-v ; 2 = f. 407 v . Il codice A rimase per molto tempo ignorato, fino a quando il cardinale Francesco Barberini (nipote di papa Urbano VIII) non ne divulg alcune lezioni in appendice alla traduzione italiana del 1675. Tuttavia, soltanto nel 1770 J. P. de Joly riusc ad ottenerne una collazione completa, che impieg nella traduzione francese di quello stesso anno e nella propria edizione del 1774. Tale collazione serv egregiamente anche alle edizioni di Schultz del 1802 e di Koras del 1816. Ormai pienamente affermatosi nella concreta pratica ecdotica, il codice fu nuovamente collazionato da Stich nel 1879 e da Schenkl nel 1906.
14 Descrizione in P. Canart, Codices Vaticani Graeci. Codices 1745-1962, t. I, Citt del Vaticano, 1970, p. 762-766, e t. II, 1973, p. LXIX.
18 La testimonianza di A e T
Da unaccurata analisi comparativa si deduce che A e T sono gli unici testimoni di due famiglie diverse: essi, infatti, signorano vicendevolmente e non presentano contaminazioni di sorta. In pi, il codice che chiamiamo Toxitanus, e che serv da modello per leditio princeps, conteneva, come ricordato in precedenza, oltre allA se stesso di Marco Aurelio, anche il Proclus vel De Felicitate di Marino, il che ci colloca in una tradizione assolutamente diversa dal Vaticanus Graecus 1950. D'altro canto, la loro indiscutibile somiglianza fa pensare a un originale comune: la successione dei capitoli, e, in generale, il loro testo, corrisponde al nostro attuale testo a stampa; inoltre, a dispetto di alcune differenze minori, concordano significativamente nei luoghi che presentano corruzioni o lacune, in molti piccoli errori, e persino in lievi minuzie di ortografia e accentuazione. Ne risulta, pertanto, che A e T sono s gli unici superstiti di due tradizioni diverse, ma rimontano ad un unico archetipo. Il quale da identificarsi, probabilmente, in quel codice che, verso l'inizio del X secolo, il vescovo bizantino Areta scriveva di avere tra le mani e di aver fatto amorosamente ricopiare 15 . Come ha brillantemente dimostrato P. Hadot 16 , esso non era affatto a pezzi: non pi opportuno, pertanto, cercare di spiegare il supposto disordine del libro di Marco Aurelio con il cattivo stato del suo archetipo. Ma, poich Areta ha fatto dono di questo vecchio manoscritto a Demetrio, metropolita di Eraclea, non affatto escluso che questultimo abbia fatto fare, lui pure, una copia di questo venerabile esemplare. dunque possibile che ci siano due tradizioni derivate dal manoscritto di Areta 17 . Nei loro tratti esteriori, infatti, A e T appaiono notevolmente differenti. In A l'opera di Marco Aurelio riportata senza titolo 18 (solo prima del libro XII si leggono le parole c,-u cu -,c,,) e senza distinzione in libri, sebbene alcuni di essi siano separati da un intervallo 19 . Il titolo 1.. .., .cu. .`.c ., che premesso in T a tutta l'opera, definito da Xylander inscriptio nostra: ne dobbiamo dedurre che anche il codex Toxitanus fosse senza titolo. Tuttavia la veste editoriale di T chiaramente organizzata in dodici libri, e di fronte ad ognuno sempre apposta l'iscrizione: Mc,-u `A.....u cu -,c,, .. .., .cu. .`. . (c, , ,) 20 . Le singole riflessioni sono separate, in T, da uno spazio bianco o da un nuovo capoverso, sebbene non siano numerate, e le divisioni risultano generalmente coincidenti con le sequenze del pensiero. In A, invece, esse sono individuate da un capolettera rubricato (si riscontrano peraltro, specialmente negli ultimi libri, continue omissioni), ma le distinzioni operate appaiono francamente incoerenti.
15 Mc ,-u u c u-,c ,, .,c`.1.`.cc. .`. . vc`c.. .. -c. v, u . .., u j. . -c. vc.cvcc. ..,,uj-, -c. u ,jc.u .cuu ., u`..., cc-j.c.,, ., . v.. .u. ..,... . .-..-.. c ..,,c1c. -c. ..c,. cu-., ., .-` jc, vc,cv.1c. j, v,.,c, .. -j c.., -`j,.. .-c.. . j-j. j. vc...,. u.. -cccjcc. c ,..cu.j., -.. Arethae, scripta minora I, p. 305 Westerink. 16 Hadot 1998, p. XXI. 17 Cortassa 1997, p. 134-139. 18 comunque possibile che fosse previsto un titolo generale, perch, proprio in testa allopera, stato lasciato uno spazio bianco di due righe. Cfr. L. Bergson Fragment ... p. 167. 19 Si pu individuare una separazione di due righe tra lattuale libro I e lattuale libro II, tra lattuale libro II e lattuale libro III, tra lattuale libro IV e lattuale libro V, tra lattuale libro VIII e lattuale libro IX, e un segno di divisione tra lattuale libro XI e lattuale libro XII con la scrittura c,-u cu -,c ,, di cui si detto. 20 T fa erroneamente iniziare il libro II solo da II 4: sar soltanto Thomas Gataker ad indicare lesatta divisione tra i libri I e II.
19 Malgrado tutto, la differenza pi cospicua fra i due testimoni A e T riguarda, in realt, la qualit effettiva del testo trasmessoci. Se si legge T, sincontrano molti piccoli errori, i quali, tuttavia, si ritrovano comunemente in ogni manoscritto. L'impressione generale che se ne ricava , comunque, di un testo che presenta s molte idiosincrasie, ma rimane pur sempre un testo intelligibile. Se, d'altro canto, si prende A in un punto qualsiasi, non solo ci si trova di fronte a continue omissioni di righe, porzioni di riga, perfino di passi pi ampi, di due o tre righe 21 , ma la quantit di errori riscontrabili tale da permettere soltanto un approccio al significato dell'autore e, talvolta, nemmeno quello 22 . Inoltre, particolarmente negli ultimi libri 23 , si presentano corruttele che non sono riconducibili a nessuna delle regole conosciute nell'interpretazione dei manoscritti. Il problema dell'origine di tutte queste difficolt accresciuto dal fatto che la mano dello scriba, per quanto tarda, si rivela piuttosto buona: spesso evidente il tentativo di accomodare un lapsus calami, e occasionalmente la correzione di una forma inserita nello spazio sopra la riga senza cancellare la scrittura precedente. Pare che abbia tentato di essere intelligente. Si pu dunque affermare che l'editio princeps sia, complessivamente, un testimone migliore di A, pur presentando anch'essa un gran numero di corruttele e di lacune. Non c' nulla, beninteso, che vieti ad un editore di scegliere, volta per volta, la lezione di A rispetto a quella di T, se nettamente migliore, ma, laddove le due lezioni siano intrinsecamente possibili, sembra fuor di dubbio che la preferenza vada accordata a T.
21 Tutti i moderni editori concordano nel giudicare le frequenti cadute per omeoteleuto di A il tratto pi caratterizzante nella scrittura del codice: cfr. Leopold 1908, p. IV, ma soprattutto Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XXII-XXIII. 22 Che il codice A non sia stato esemplato con troppa diligenza ormai nozione vulgata nella storia della critica. Lo spoglio pi esauriente degli errori di A rimane ancora Polak 1886, cui si aggiunga almeno: Leopold 1908, p. IV, n. 2; Farquharson 1944, vol. I, p. XI-XII; Trannoy 1925, p. XVI- XVII. 23 Trannoy 1925, p. XVIII-XIX dimostra inequivocabilmente come l'accuratezza di A venga drammaticamente scemando libro dopo libro.
20 Il codice D
Il pi completo e il pi importante tra i codici che riportano solo estratti dell'opera di Marco Aurelio il Darmstadtinus 2773 (=D) 24 . Questo manoscritto, scritto su carta, data alla met o alla fine del XIV secolo. Contiene i testi pi diversi e si possono distinguere, nella sua scrittura, una dozzina di mani differenti. A giudicare dalle numerose correzioni di lettori, proveniva da un monastero o da una scuola 25 . Esso presenta, nei fogli 348 v -358 v , i seguenti excerpta dellA se stesso, ricavati dai libri I-IX: I 7-16 26 (tranne 15 9 e 16 8 e 17 ); II; III 1-6; IV 2-4, 7-8, 19-21, 35-36, 43, 46-47, 50 1-3 ; V 1-6, 9-10, 14, 28 1-3 , 31, 33; VI 1-12, 15 2 - 19, 21-22; VII 28-29, 55, 59-61, 63, 70-71, 74; VIII 8-9, 10 fine , 12, 36, 50-51, 54- 55; IX 2-7, 21-25, 29-31 1 . Pare comunque pressoch sicuro che il codice contenesse excerpta anche degli ultimi tre libri, perch, al fondo del foglio 358 v , il capitolo IX 31, l'ultimo degli estratti conservati, risulta interrotto a met. A riprova ulteriore si pu citare anche la breve nota apposta in calce al f. 161 r , che propone al lettore un rimando successivamente inevaso 26 . La silloge non accompagnata in D da nessun titolo: soltanto al foglio 349 v , di fronte ai capitoli estratti dal secondo libro, si leggono le parole u cuu c, - e c..-,u, .v.-j.... La segnalazione degli excerpta di D si deve originariamente a F. Creuzer, nell'edizione dell'opuscolo plotiniano De Pulchritudine, pubblicata a Heidelberg nel 1814, ma la prima collazione completa fu operata da Werfer soltanto nel 1821 (in Acta Philologorum Monacensium III, p. 417-423). Nuove collazioni del codice vennero comunque ripetute da Stich, nell'approntare la prima edizione del 1882, e, in anni pi recenti, da Leopold, per l'edizione del 1908. Solidi argomenti codicologici e testuali, portati nel corso degli anni dai moderni editori 27 , permettono di apparentare inequivocabilmente D alla tradizione di A. Il foglio 354, infatti, presenta, frammiste agli excerpta di Marco Aurelio, proprio le sentenze 24 e 33 del Gnomologium Vaticanum conservato in A. A ci si aggiunga che in D il florilegio dellA se stesso accompagnato da estratti di Massimo di Tiro e di Alcinoo, autori tutti che troviamo puntualmente congiunti con Marco Aurelio anche in A, e inoltre la circostanza, davvero singolare, che tanto in A quanto in D l'opera, o gli excerpta, vi si trovino trascritti senza la minima indicazione del contenuto. La straordinaria somiglianza tra A e D nella variet delle lezioni esibite ha fatto anzi supporre che quest'ultimo fosse copiato direttamente da A 28 .
24 Descrizione in L. Voltz e W. Crnert Der Codex 2773 miscellaneus Graecus der Grossherzoglichen Hofbibliothek zu Darmstadt. Ein Beitrag zur griechischen Excerpten-Literatur, Zentralblatt fr Bibliothekswesen, 14 (1897), p. 537-571, con un indice dei testi contenuti nel manoscritto; C. Denig, Mitteilungen aus dem griechischen Miscellancodex 2773 der Grossherzoglichen Hofbibliothek zu Darmstadt, Programm des Grossherzoglichen Gymnasiums zu Mainz, Schuljahr 1898-1899, Mainz, 1899; P. Moraux, Aristoteles graecus. Die griechischen Manuskripte des Aristoteles, t. I, Berlin-New York, 1976, p. 122-124 (non vi sono descritti che i testi aristotelici). 25 Cfr. L. Voltz e W. Crnert Der Codex 2273 ..., p. 538. 26 j.. .j, v.c-. .., .`, u c,-u u c ....u .c v.,. ... `u u cvu`u -c. v.,. cc-.. -c. .,.., Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XXXVIII. Cfr. anche ibid., p. XII-XIII, dove si cita ugualmente L. Voltz e W. Crnert Der Codex 2273 ..., p. 551. 27 Cfr., per tutti, Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XX-XXI e Farquharson 1944, vol. I, p. XXXIII. 28 La questione si trova chiaramente impostata, nelle sue linee guida, per la prima volta in Polak 1886, p. 349 s. Di segno opposto le repliche di Stich 1902, p. 516 s., e di Leopold 1908, p. V.
21 H. Schenkl, che riprese accuratamente i termini del problema nei prolegomeni alledizione del 1913, appare, in verit, abbastanza sicuro che D non sia semplicemente un codex descriptus di A, e, quindi, esso non sarebbe affatto del tutto inutile per la costituzione del testo come si era detto talvolta. Questo procede non solo dal fatto che D offre spesso una versione compendiata di A, ovvero una disinvolta parafrasi del suo presunto antigrafo 29 , e non solo dal suo consenso, in certi punti, con T contro A (perch queste possono essere tutte correzioni congetturali dovute al suo scriba 30 ), ma dal fatto che D ha conservato un certo numero di scholia vetera 31 di cui A non presenta alcuna traccia 32 . Le argomentazioni svolte da Schenkl, salutate con favore dai successivi editori, furono ripetute tali e quali anche nelledizione di Farquharson del 1944 33 . Tuttavia, ad appena un anno di distanza, un brillante articolo di Paul Maas, scritto come semplice recensione a questultimo lavoro, minava alle basi lassunto fondamentale della teoria 34 : con il che la questione degli scholia vetera sembrava conclusa 35 . La difesa di Schenkl prevedeva per un passaggio ulteriore, che purtroppo, nellorizzonte necessariamente ristretto della replica di Maas, non pot essere discusso in dettaglio. Egli fondava lindipendenza di D da A sulla base di una serie di luoghi in cui la lezione di D sembra tenere una posizione intermedia tra A e T 36 . Eppure da II 8 non si ricava nulla: molto ingenuo supporre che la lezione u, . ., ..c, 1uj, -..jcc. j vc,c-`uu .c,, testimoniata da D, sia stata ottenuta sbirciando u, . ., j , ..c, 1uj , -..jcc. j v., che si legge in T, e non piuttosto per semplice correzione congetturale del u, . j, ..c, 1uj, -..jcc. j v. di A, soprattutto quando, di fronte ad autentiche varianti, nel passo in esame D segue esclusivamente il dettato di A, ignorando completamente T 37 . Lo stesso si dica di II 13: c ..,-. D del 1 facile correzione di . ..,-. A e non ha nulla a che fare con c ..,-.. T C. VII 63 1 , un luogo a proposito del quale Schenkl sottolinea con malcelato entusiasmo anche la coincidenza tra B e D 38 , rischia di tramutarsi in un clamoroso errore di valutazione: D, in questo caso, non affatto un testimone affidabile per la costituzione del testo, dal momento che ne offre una versione ampiamente rimaneggiata, mentre la superficiale somiglianza con B, dovuta allassenza in entrambi di 1jc.., che segna una citazione, imputabile esclusivamente alla formula scelta dal compilatore di D per introdurne la parafrasi, ..jc . vc cc 1uj -..
29 Leopold 1908, p. V cita a conforto soprattutto VII 63 e 70. 30 Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XX-XXI. 31 Pubblicati da Denig, op. cit., e da Schenkl (ed. mai.) 1913, p. 160. 32 Schenkl (ed. mai.) 1913, p. V, n. 2 suppone addirittura che questi, nel loro nucleo originario, rimontino direttamente agli studi compiuti da Areta sul testo di Marco Aurelio. 33 Farquharson 1944, p. XXXIII. 34 The scholia, which D has and A has not, would be significant only if they cannot possibly be the work of D. But they can ... The phrase -c-` u v-jc.. 1jc.., in his schol. on M. Ant. 6,10, agrees with -c-` u v-jc.. in his schol. on Plat., Theaet. 191c, published by Denig, p. 11 (Gli scolii, che D possiede e A no, sarebbero significativi solo se non possono essere assolutamente opera di D. Ma pu darsi che lo siano La frase -c-` u v-jc.. 1jc.., nel suo scolio a M. Ant. VI 10, concorda con -c-` u v-jc.. nel suo scolio a Plat., Theaet. 191c, pubblicato da Denig, p. 11) Maas 1945, p. 145. 35 Dalfen 1979, p. XI, infatti, ne attribuisce senza esitazione la paternit allanonimo compilatore di D. 36 II 8, 13; VII 63; VIII 50 3 , 51 2 Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XXI.
37 j .1.cc.... T: j . 1.cj-..c. A D; -c-c..... T: -c-c..c. A D. 38 1jc.. c-ucc A v 8 X: c-ucc 1jc.. V T c-ucc D B Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XVIII.
22 In assenza dindicazioni pi precise, impossibile sapere che cosa intendesse dimostrare Schenkl citando VIII 50 3 , perch D, nella fattispecie, o modifica arbitrariamente il testo del proprio antigrafo 39 , o ne corregge una banalissima svista, allineandosi cos a T 40 . Infine, chiunque pu vedere che .c``j D, di VIII 51 2 , unovvia correzione di .-c``j A, del tutto indipendente da .c`j T 41 . La scrittura del codice D spesso corretta, in parte dallo stesso scriba, in parte da un'altra mano: alcune parole, che in un primo tempo erano state omesse, sono frequentemente aggiunte a margine. Schenkl, seguito in questo da Dalfen 42 , presume che tutte queste correzioni siano state apportate a norma di un esemplare manoscritto molto vicino a T: evidentemente l'autore aveva a disposizione parecchie fonti, tra le quali oper delle scelte 43 . Ciononostante, in nessuno degli esempi citati da Schenkl 44 si pu decisamente accantonare lipotesi che tutte le correzioni siano dovute esclusivamente al copista di D: II 17 4 sta anzi a dimostrare, in tutta evidenza, che i minimi ritocchi alla sintassi del passo sono stati apportati avendo a disposizione solamente il testo di A. Non molto pi convincenti gli argomenti addotti indipendentemente da Dalfen per rivendicare a D un valore testimoniale autonomo 45 . Innanzitutto I 15 9 assolutamente inutilizzabile allo scopo, perch D omette di copiare integralmente proprio questa pericope. Tuttal pi si potranno rilevare le consuete difficolt di A nel separare correttamente la scriptio continua e un errore piuttosto comune imputabile a iotacismo. II 1 3 , 12 2 , 13 3 ; III 6 2 sono tutte agevolissime congetture di D, suggerite dalla inevitabile esigenza di restituire coerenza ad un contesto altrimenti inintelligibile. Un po meno agevole III 2 2 ; decisamente difficile II 17 1 , ma non senza paralleli nella scrittura del codice. Ch anzi tutti i casi in cui Dalfen riconosce ottimisticamente in D lautentico portatore di una genuina lezione darchetipo rispetto ad A e T 46 andrebbero meglio ricondotti alla sagacia del suo compilatore. La correzione di I 7 6 fu suggerita indipendentemente da Xylander pi di duecento cinquantanni prima che gli excerpta contenuti in D fossero segnalati, ed riconosciuta come congettura del suo copista tanto da Schenkl 47 quanto da Maas 48 . La variante c.-,.v.,, che si legge in VI 16 10 , dettata al copista di D, che non ne trovava alcuna traccia in A, da -.., immediatamente successivo, con ovvio parallelismo, ma palesemente lectio facilior rispetto a -.....-., di T.
39 u. A T: ,u. D. 40 c,-.. c. T D: c ,-.. A. 41 Le considerazioni finali di Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XXI, n. 2: inprimis notatu dignum, quod VII 59 D (c-v..), quod ad litteras attinet, ex A (c-.v.), quod ad sententiam, e T (`.v.) pendere videtur sono sicuramente ingegnose, ma non meritano evidentemente alcuna considerazione. 42 Dalfen 1979, p. XII. 43 Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XVII. 44 II 17 4 j `uc.. T: j `uc., A j `uc., .c. (in mg.) D; III 1 3 -c. om. A D m1 (add. m2); 4 3 . cu .. T D corr. C: . cu ., A . cu j, D pr.; 4 4 1c.c... T D corr.: 1c.c..u A D pr.; IV 3 6 u- . v..,.uc. `..., T D: u- . v..,.uc. . `..., A; VII 60 2 cu..,ucc T D corr.: -c. cu..,ucc A D pr. Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XVII. 45 I 15 9 . j-j c. v. ., T: .j -..c. v. ., A; II 1 3 cv.-.c-c. T D C: cv..c-c.A; 12 2 ..c.. T D: .c.. A; 13 3 . c.-,.v.. T D C: . .. A; 17 1 uj T D C M: 1uj A; III 2 2 .v.,. v.. T D: .v.v,.v.. A; 6 2 ..c., T D: ..c.c, A Dalfen 1979, p. XI. 46 I 7 6 .u.c``c-., D Xyl.: .u.c`. -., A T; VI 16 10 c.-,.v., D: -.....-., T, om. A -....., Cor.; IX 2 4 .c1-,c D Bas.: .c1,c A .c-,c T Dalfen 1979, p. XII. 47 Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XVI. 48 Maas 1945, p. 145.
23 La parola .c-,c, infine, che si legge cos deformata nel testo di T in IX 2 4 , una chiara svista dei compositori di Zurigo, e come tale fu corretta dallo stesso Xylander nella successiva edizione di Basilea del 1568: anche in questoccasione, dunque, con il solo A a propria disposizione, il compilatore di D si destreggiato al meglio delle sue capacit. Appare evidente, allora, alla luce di tutte queste osservazioni, che non esiste alcuna valida obiezione a considerare D un semplice codex descriptus di A, riducendone cos drasticamente il valore testimoniale per la costituzione del testo 49 . D, infatti, coincide con T solo quando corregge autonomamente alcuni banali errori di ortografia 50 : I 8 4 vc,c..,c, T D: vc,c.. c, A; 15 8 c.cc,1u T D: c.c,1u A; 16 23 -.1c`c`,.c, T D: -.1c`c,,.c, A; oppure rimedia facilmente a sviste evidenti di A: I 10 2 .-.. . T D: .-.... . A; 14 2 -c. .` cu. T D: -c. .` cu.. A; 16 22 . . . j T D: . . . -c. j A. Viceversa, alla presenza di unautentica variante, D si allinea invariabilmente alla tradizione di A: I 7 2 j. A D: j. u T; 8 1 c.c1.`,., A D: c.c1.`., T; 8 6 -c. ..,...c. A D: -c. j. ..,...c. T; 9 10 -c. .u 1j. -c. u c11j. T: -c. .u 1j. -c. c11j. A D; 12 .u u T Suda: uu u A D; 14 1 lc,c u c.`1u u .uj,u T: lc,c u c.`1u u (cuu D) .uuj,u A D; 14 3 vc,` cuu T: vc,c u cuu A D; 14 7 j . u -.`.. T: om. A D; 15 1 lc,c Mc.u A D: lc,c-`jc., Mc.u T; 15 3 ..`... T: ..`.. A D (=VI 30 5 ); 15 4 -c. u c.`.., -c.,,cc.- . AD: -c. u c.`.., -c.,,cc.- . T; 15 5 vc.c, T C: vc.., A D; 15 6 .v..,... T: .v.,..... A D; vc`..-uu... T: vc`...-uu... (litteris `... lineola subducta notatis) A D; 15 8 -c. 1c.cc.c. vc,.... A D: -c. 1c.cc.c. vc,.... T; 16 6 ..cc.., T: ..ccc.., A D; 16 14 -c. 1u`c-.-. T: -c. 1u`c-.-. A D; 16 15 v.,. -.u, A D: v.,. u , -.u, T; 16 18 .....-. A D, .....c.c . T corr. Bas.; 16 20 .c,.-j, A D Suda: .c,.-.. T; 16 21 j j. . A D: j .. j. . T; u. A D: u` T; 16 24 .. T: ... A D; c``` A D: c ``c T; 16 25 v,, cu A D: v,, cu . T. Il compilatore di D appare un dotto che si pone in modo critico di fronte al testo 51 , ma con risultati per lo pi pessimi: modifica arbitrariamente la struttura delle frasi, o le abbrevia 52 , e talvolta giunge persino a scrivere -., per -.., evidentemente
49 Era questo lauspicio, rimasto purtroppo frustrato, di Paul Maas: I hope future editors will mention D only in the few passages where its conjectures emend the archetype (Spero che gli editori a venire menzionino D solo nei pochi passaggi in cui le sue congetture correggono larchetipo) Maas 1945, p. 145. 50 Quale specimen della tendenza pi generale del manoscritto si offre di seguito il prospetto delle varianti esibite dal codice D per il solo libro primo dell|., .cu.: trattandosi di fenomeni macroscopici, lesemplificazione sar necessariamente limitata al minimo indispensabile. 51 The man for whom D was compiled must have been one of the leading classical scholars of c. A.D. 1400 ... One would like to know the authors name (Il personaggio per cui fu redatto D deve essere stato uno dei filologi classici di punta intorno al 1400 d. C. Si vorrebbe conoscere il nome dellautore) Maas 1945, p. 145 52 Il rimaneggiamento di cui fatto oggetto il libro I, nella trascrizione che si legge in D, molto pi profondo di quanto Dalfen stesso non sia disposto ad ammettere. Esso non si limita affatto agli incipit dei capitoli 7 e 11, non fosse altro perch, in primo luogo, 8-10 sono modificati a norma di 7 1 , mentre poi 12-16 si allineano naturalmente alla nuova formula scelta per introdurre la parafrasi, e, in subordine, perch anche 14 2 risulta pesantemente rimaneggiato. In realt, pare proprio che il compilatore di D abbia deliberatamente omesso tutte le porzioni di testo che contenessero una materia autobiografica troppo viva e irriducibile ad una precettistica etica di portata pi generale. Si spiegherebbero cos le omissioni dei capitoli 1-6, dove Marco Aurelio ricorda alcuni dei pi stretti familiari e i maestri che segnarono lapprendistato della sua fanciullezza. Lo stesso sembra potersi dire a proposito del capitolo 17, che contiene il commosso ringraziamento dellimperatore agli dei per tutti i benefici ricevuti nel corso della propria esistenza. Qualcosa di simile deve essere accaduto
24 indotto dalla sua fede cristiana 53 . Sono presenti, inoltre, alcune deliberate omissioni di luoghi giudicati corrotti o troppo oscuri, nonch aggiunte, opera dello stesso scriba o provenienti da glosse accolte nel testo 54 . Frequenti si rivelano i tentativi di correggere, con le proprie forze, le lezioni scorrette dell'antigrafo 55 , con il risultato di alterare spesso luoghi sani 56 . Talvolta lo scriba d prova di ignoranza e leggerezza, talaltra, invece, escogita brillanti correttivi, e non strano che in due o tre casi abbia imboccato la via giusta per emendare il testo 57 . Qualche esempio ulteriore chiarir definitivamente la natura di D. Del tutto impossibilitato a riconoscere, nel dettato di III 4 9 , la difettosa interpretazione della scriptio continua da parte del proprio antigrafo A 58 , il copista di D, che evidentemente non aveva altre fonti a cui poter attingere, non trova nessun rimedio pi efficace che concordare nel numero la voce verbale al nuovo soggetto erroneamente prodottosi 59 . IV 50 1 , se possibile, ancora pi eloquente. Ecco il passaggio cos come si legge in A: `l...-. .., ., . c.uc.-. j-jc. '0,, -c.c u -cc1,.jc.. j c.cv`uc., .. ,`.c,., ...c,.1c... . j.. Considerando probabilmente tutto il gruppo di parole fino al primo punto fermo come un lemma o una rubrica 60 , oppure come il commento di
anche in occasione del robusto rimaneggiamento cui andato incontro IV 3 2 . Un altro genere domissioni sembra riferirsi ad alcuni particolari biografici minuti, che lautore cita di passaggio e in forma cursoria, poich evidentemente ben conosciuti, ma che dovevano riuscire particolarmente malagevoli da afferrare per il lettore: la lettera dellamico Rustico alla propria madre, Domizia Lucilla, e la sua biblioteca (I 7 5 e 8 ); il modello di una famiglia patriarcale, incarnato da Sesto (9 2 ); un celebre apologo su Domizio e Atenodoto (13 2 ); il contegno di Antonino Pio nella sua tenuta di Lorio; la sua condotta a Lanuvio e a Tuscolo (16 27-28 ), dove lasciutta sequela degli insegnamenti morali si ravviva in un ritratto fervido e appassionato (16 29-31 ). Si tratta, curiosamente, degli stessi accenni che hanno offerto agli interpreti lappiglio pi solido per considerare lA se stesso unopera non certo destinata ad un pubblico di lettori. 53 Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XVII. 54 Ibid., p. XVI. 55 Lipotesi che D sia un mero apografo di A chiarisce agevolmente ci che si legge in I 9 4 : con lerroneo -c. c... -c. cv`cc., di A davanti agli occhi, il copista ha pensato alla soluzione pi ovvia: -c. c... -c. c v`cc., non avvicinandosi neppure di poco alla genuina lezione dellarchetipo: -c. c... cv`cc.,, conservata in T, che non poteva conoscere. 56 I 7 7 j. A T: j D, ma la lectio singularis di D qui si spiega bene con il deliberato intento dellepitomatore, che, dopo aver omesso di copiare, immediatamente prima, unintera frase, non ha pi bisogno di una congiunzione coordinativa, ma di una negazione semplice; 9 6 -c. c -..,j. ..... A Suda: -c. c -..,j. .. . .... T -c. c-..,j. .. . .. ... D; 9 8
-cc`jv.-., A T: -cc`jv.-. D; 14 1 lc,c u c.`1u u .uj,u T: lc,c u c.`1u u .uuj,u A lc,c u c.`1u cuu .uuj ,u D; 15 5 `.,. A T: `. ,.. D C; v,c. A T: v,c.. D C; u ., A T C: u . D; 15 6 jcu A T: jcj D; 16 14 uv....- . A T: .v.....-. D; 16 18 v,, u., . -c. A T: . -c. om. D; 16 21 v,ccc.. A T: v,ccc... D; .v.j.u.. A T: .v.j.u ... D; 16 23 ..c,. A T: ..,. D; 16 25 ..,j. .. A T: ..`.j... D; .,-, A T: .,-, D. 57 I 7 6 .u.c``c-., D Xyl.; .u .c`.-., A T; 9 1 lc,c .u Xyl. (=T): lc,c .cu A Tox. . .c, D (c., D mg.); 15 6 v,cc.cj,, D pr. Gat.: v,c.cj,, A (c. s. l. add.) T D corr. 58 u ..u. T: u . .u. A D. 59 .-.c. A T: .-..c. D. 60 Il titolo l.,. -c.cu, che si legge, tanto in A quanto in T, in testa al capitolo VII 32, cos come i due l.,. v.u e l.,. j, dei capitoli immediatamente successivi, sono correttamente espunti da Dalfen perch aggiunta di copista o lettore. Altre sicure interpolazioni di T sono l`c...-. e `A.-.cj..-. che si leggono prima di VII 35-36, nonch l`c...-c che inaugura la silloge degli estratti platonici di VII 44-46.
25 un lettore scivolato poi nel testo 61 , il copista di D omette tutta la pericope 62 . Successivamente corregge gli errori di ortografia 63 , o, per meglio dire, quelli che prende come tali 64 , per dare alla lezione di A un senso almeno apparentemente accettabile. Nulla, come si pu vedere, pi distante dal limpido testo di T, che difficilmente lanonimo compilatore di D avrebbe trascurato, se soltanto avesse avuto lopportunit di accedervi: `l...-. .., ., . c.uc.-. j-jc v,, -c.cu -cc1,.jc.. j c.cv`jc., .. ,`.c,., ...c,.1c... . j.. V 1 7 , come si desume dal confronto con T, si legge in A gravemente mutilato: lintera pericope c. . c. -.....-c. v,c.., .u.`.c.,c. 1c...c. infatti caduta per omeoteleuto. Questa lacuna di A non solo non colmata in D, ma il suo copista altera in c.c anche il corretto c.c. dellantigrafo per accordare il genere allunico soggetto plausibile sopravvissuto nel contesto. Altrettanto illuminante si rivela IX 4. La brevissima ,..j si legge nella sua forma piena e corretta soltanto in T 65 . In A, invece, la seconda parte, vuoi per aplografia, vuoi, ancora una volta, per omeoteleuto, stata cos mutilata: c.-. . .cu. -c-. v.... La correzione v..., che si legge in D, ad opera di una seconda mano, presuppone ovviamente che il suo scriba avesse di fronte solamente il testo di A: T , una volta di pi, completamente ignorato.
61 Altro intervento di mano estranea sembra essere |c`. u l`c..,, che introduce, tanto in A quanto in T, VII 48. Solo in T, peraltro, si trova, subito prima di VII 52, la scrittura: u- .c.. c,j u , c``c .. c... ,. .. v, .. l`c...-.. cu.c1j,. 62 La giusta separazione tra i diversi capitoli pare sia stata problematica da individuare in tutta la tradizione manoscritta: come rimarca opportunamente Schenkl (ed. mai.) 1913, Adn. Supp. p. 162, fu solo Xylander ad indicare correttamente linizio di IV50. Lerroneo '0,,, che si legge in A, dovuto, con ogni probabilit, alla disattenzione del rubricatore, che ha esemplato una diversa lettera capitale su di uno spazio in precedenza lasciato in bianco. Qualcosa del genere accaduta senzaltro anche a IV 3 1 : `A.c.,jc.., T D: . c.c.,jc.., C 'l.c .,jc.., A. 63 c.cv`jc., T D: c.cv`uc., A. 64 -cc1,.jc.. A T: -cc1, .jc., D; j A T: j D. 65 0 cc,c... .cu. cc,c... c.-.. .cu. -c-. -c-. .cu. v....
26 Il codice M
Praticamente di nessun rilievo, ai fini della costituzione del testo, si rivela il Monacensis Graecus 323 (=M). Si tratta di un codice miscellaneo del XVI secolo, il quale, frammisti ad altri excerpta di vario genere, presenta alcuni luoghi di Massimo di Tiro e di Alcinoo (scrittori tutti che anche nei codici A e D accompagnano lopera di Marco Aurelio) e quindi, nei fogli 9 r , 19 r -20 v , brevissimi estratti, in parte corredati da una traduzione latina, dei seguenti capitoli: II 10 1,3 , 13 1 , 16 6 , 17 1,4,5 ; III 1 1 , 16 1 ; IV 3 4 , 4 3 ,
5, 6 2 , 8-9, 10 1 46 1 ; VII 50 1 . Una parte di questi excerpta si trova copiata anche nei fogli 88 v -90 v66 . Al foglio 19 r (il foglio 9, infatti, stato rimosso dalla sua posizione originaria per un errore nell'impaginazione finale del codice) si trova apposta l'iscrizione: c,- c.....u cu-,cu .. .., .cu.. M si ricollega strettamente alla tradizione di T 67 , da cui si allontana in due o tre casi soltanto, commettendo gli stessi errori di A 68 . Il codice fu collazionato per la prima volta da Stich, per l'edizione del 1882, e nuovamente da Leopold, per l'edizione del 1908.
66 Schenkl (ed. mai.) 1913, p. X, n. 1, ha dimostrato inequivocabilmente che questi ultimi sono stati copiati, da una seconda mano, direttamente dai primi. 67 II 17 1 dirime la questione in via definitiva: la pericope .. ,., c.,j si legge, in forma piena e corretta, soltanto in T C M; in A cos mutilata: .. ,.,; rabberciata in D dallo scriba per congettura: .. ,., ,cu,. 68 IV 4 3 cv..,.cc. T C D: cv.,.cc. A M; 5 .., cuc T C: .., cu c A M; 8 1 ..,. v... T: ..,. u v... A M.
27 I codici della classe C
Sette codici miscellanei, situabili tutti tra il XIV ed il XVI secolo, contengono, ove non siano mutili 69 o guasti, oltre alle Egloghe di Stobeo, alle sentenze di Teoctisto, all'opera di Aristosseno ed al frammento l.,. |uc,.., la seguente silloge dellA se stesso: I 8 7 , 15 5 ,
16 18 ; II 1-3, 9-10, 11 1-3, 12 1, 13, 14 1-4, 17 1-4 ; III 1 1 , 3, 4 3-6 ; IV 3 1-3, 7-11 , 4, 5, 14-18, 20; III 5 2, 4 , 10, 13-14. La circostanza che il florilegio della classe C finisca a IV 20, combinata con l'evidenza che gli excerpta delle classi W e X, i quali risultano in gran parte sovrapponibili tra loro, comincino soltanto dalla seconda parte del quarto libro 70 , e presentino poi estratti da tutti i libri successivi, ha permesso a Dalfen, il pi recente editore del testo, di formulare l'ipotesi che, originariamente, esistesse un unico esemplare manoscritto contenente excerpta da tutti e dodici i libri dellA se stesso 71 ; tale codice, che nello stemma fornito da Dalfen siglato con , ,, ,, sarebbe stato in seguito smembrato, e i due tronconi, cos originatisi, altro non rappresenterebbero che i lontani parenti delle attuali classi C e WX. All'anonimo excerptor di , ,, , si dovrebbe anche lo strano disordine nella successione degli estratti che si riscontra in C, come si pu vedere dal prospetto sopra riportato, ma soprattutto in WX. A differenza delle classi W e X, i codici della classe C non presentano n glosse interlineari n scolii marginali, fatta eccezione solamente per il Vaticanus Graecus 954 (=C ), in cui alle parole di Marco Aurelio sono apposti qua e l commenti in greco o in latino. In essi, inoltre, gli estratti dell'opera sono sempre accompagnati dalla scrittura .- .. Mc,-u, quale indicazione del contenuto, e, a margine del capitolo IV 3, riportato un detto di un Filone non meglio precisato 72 . Molti degli excerpta, evenienza peraltro abituale in questo genere di raccolte miscellanee, sono introdotti da espressioni quali ., . .. e simili, oppure, fra le parole del testo, si trova inserito 1jc... Quanto alle relazioni tra C e gli altri manoscritti, unanime, fra gli editori, l'opinione che C si riallacci piuttosto alla tradizione di T che non a quella di A 73 . Che il testo dei pochi estratti conservati unicamente da C 74 appaia invece sensibilmente pi vicino ad A unosservazione acuta e puntuale, che merita considerazione 75 , ma non sposta di molto i termini della questione. Il primo a pubblicare gli excerpta della classe C fu I. A. Cramer nel 1839 (in Anecdota Graeca de codicibus manuscriptis bibliothecae regiae Parisiensis, vol. I, p.173-179), avvalendosi solamente di Cv vv v e C , collazione poi ripetuta da Schenkl (in Eranos Vindobonensis 1895, p. 163 s.) e corretta da Leopold, per l'edizione del 1908.
69 Particolarmente rilevante, tra questi, l'Oxoniensis Canonicianus Graecus 69, XVI secolo, (=C ) che termina a II 11. 70 W da IV 33; X da IV 49 2 . 71 Dalfen 1979, p. XIII, il quale, peraltro, fonda tacitamente la sua teoria su analoghe osservazioni riportate in Farquharson 1944, vol. I, p. XXXI: These fragments bear the mark of derivation not directly from a manuscript of Marcus, but from a Florilegium. (Questi frammenti ovverosia gli excerpta della classe C mostrano di non derivare direttamente da un manoscritto di Marco, ma da un Florilegio). 72 1.`.., v, .. -cc ,j. ..,..,, c1u .c..c, u.., .c.. . ,v. c c.,.c. c,.c. v.,.v`uc.. Dalfen 1979, p. XIII. Secondo Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XIII, n. 3, la scrittura si trova soltanto in C` `` `. 73 Cfr. Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XXI e Leopold 1908, p. V. 74 III 10, 13-14; IV 14-18. 75 A tal proposito si veda Dalfen 1979, p. XIV.
28 I codici della classe X
Pi di venti codici, la maggior parte dei quali esemplati tra il XIV e il XV secolo, contengono gli excerpta della classe X. In molti di questi, associata allA se stesso di Marco Aurelio, si pu leggere una selezione di epigrammi estratti dalla Planudea; meno spesso le Immagini di Filostrato; ancor pi raramente il trattato di Moscopulo, il Manuale di Epitteto, i Disticha Catonis tradotti da Massimo Planude, Agapeto, lEroico di Filostrato. Si tratta di una serie di manoscritti venuti alla luce per ritrovamenti successivi, circostanza che giustifica il ritardo del loro impiego nelle moderne edizioni. Soltanto a partire dalla seconda met del Settecento, infatti, una collazione completa dei primi cinque codici Vaticani (=v 1 - v 5 ) e del Parisinus regius 2649 (=p 4 ) fu disponibile a J. P. de Joly e a Schultz, il quale, per l'edizione del 1802, vaggiunse il Guelferbytanus Gudianus 77 (=g) e i quattro Laurenziani (=l 1 -l 4 ). Per la propria edizione del 1882, Stich collazion nuovamente tutti questi codici, oltre al Barberinus II 99 (=b) e a due dei codici Marciani (=m 1 , m 2 ). Successivamente Leopold, nell'approntare l'edizione del 1908, impieg altri cinque codici Parigini, fino allora del tutto trascurati (=p 1 -p 3 , p 5 -p 6 ), operando una nuova collazione di p 4 . Schenkl, infine, per l'edizione del 1913, comp nuove accurate ricognizioni sui codici Parigini e Vaticani, aggiungendovi il manoscritto dell'Athos (=a) da lui stesso ritrovato. In anni pi recenti, nuove scoperte hanno incrementato il numero dei codici fino allora conosciuti come appartenenti alla classe X. Nel 1974, infatti, D. A. Rees segnal la presenza di tali excerpta in due codici Vaticani, il Vaticanus Graecus 1823 (=v 6 ), e il Vaticanus Graecus 1404 (=v 7 ), entrambi del XIV secolo, nonch nel codice Britann. Burn. 80 (=r) del XVI secolo. Oltre a questi, furono portati all'attenzione degli studiosi il Venetus Marcianus 11,9 (=m 3 ), del XV secolo 76 , ed il Mazarinianus 4591 (=f), del XIV secolo, segnalato da Ch. Astruc nel 1974 e del tutto simile a p 5 e p 6. A differenza di C, in quasi tutti i codici della classe X (fatta eccezione solamente per g, l 2 , l 3 , r) accanto al testo di Marco si trovano diffusamente apposte glosse interlineari e scolii marginali, che spesso, anzi, assumono la forma di un vero e proprio trattato sistematico di grammatica. Si pu pertanto concludere, con sufficiente approssimazione, che tale florilegio dellA se stesso sia stato assemblato, intorno al XIII secolo 77 , ad uso prettamente scolastico, come sembra testimoniare, per altra via, anche il cospicuo numero di esemplari descritti a partire dal XIV secolo. Gran parte di essi, comunque, non copiata con troppa diligenza: le glosse e gli scolii, infatti, che nei codici accuratamente compilati sono distinti dall'inchiostro rosso e dall'impiego di un diverso ductus nel vergare le lettere, vi si trovano sovente confusi con le parole dell'autore.
76 La notizia che questo codice contiene, tra gli altri, excerpta di Marco Aurelio si trova riportata in: Indici e Cataloghi, Nuova serie VI, Codices Graeci Manuscripti Bibliothecae Divi Marci Venetiarum, vol. III, Romae 1972, p. 90. 77 Stich 1882, p. X s., seguito da Leopold 1908, p. VI, propose di vederne l'autore in Massimo Planude, fondandosi sull'iscrizione che si legge in l 1 : ,..c. -c. . v.,,ccc cv .. . . c1.. .- .. cu``.,.... vc,c c-c,.u -u,.u c.u u v`c.uj. L'attribuzione, per quanto suggestiva, non pu che rimanere meramente congetturale, in quanto le parole sopra riportate non sono premesse alla raccolta completa degli estratti di Marco Aurelio, ma soltanto a quegli ultimi quattro (e cio XII 4, 14-15, 34) che si trovano collocati immediatamente prima degli epigrammi della Planudea. A ci si aggiunga che in p 5 , pi antico e sicuramente pi fede degno di l 1 , in cui pure si riscontra questa singolare dislocazione dei frammenti, tale iscrizione completamente assente.
29 N, d'altro canto, a fronte di una tipologia cos diversificata di manoscritti, riesce del tutto inattesa la grande discrepanza nella variet delle lezioni esibite, la maggioranza delle quali andr comunque attribuita, senza dubbio, a semplici errori di scrittura. Ciononostante, fu Stich il primo editore ad accorgersi che alcuni errori e lezioni comuni ricorrevano regolarmente in gruppi omogenei di manoscritti; in seguito, il consenso all'interno dei vari gruppi fu siglato da Schenkl con le lettere x, y e z. Per quanto riguarda poi la relazione tra X e gli altri codici, unanime, fra gli editori, l'opinione che X si riallacci piuttosto alla tradizione di A che non a quella di T. Molti dei manoscritti appartenenti alla classe X presentano, frammisti agli excerpta di Marco Aurelio, brevi estratti dal De Natura Animalium di Eliano, senza alcun ordine apparente e, a parte v 4 e v 5, senza la minima indicazione del loro autore, circostanza che ne ha spesso provocato l'erronea attribuzione a Marco Aurelio stesso 78 . Altrettanto, comunque, non si pu dire dei codici l 2 , l 3 , p 4 , (indicati globalmente con y) e di p 1 , in cui non si trova assolutamente nessuna traccia dell'opera di Eliano. Ne dobbiamo dedurre, con Dalfen 79 , che y e p 1 , in uno stadio della tradizione successivo all'iparchetipo , ,, ,, siano stati separati dal resto degli esemplari della classe X prima che i frammenti di Eliano e gli excerpta dellA se stesso confluissero in un unico florilegio. Tutti i codici della classe X, ove non siano mutili (come v 1 , p 2 e altri), o non presentino alcuni estratti per una qualsiasi ragione, contengono i seguenti excerpta, sempre introdotti dalla scrittura: Mc,-u `A.....u .- .. -c-` cu. (si riportano tra parentesi i relativi estratti di Eliano): VII 22 (I 22), 18 (I 25,28), 7; IV 49 2-5 (V 22, II 29, I 17, 34, 3, 52, 49); V 8 1-4, 7-13 (IV 25), 18, 26 (IV 50, 49); VI 13 1- 4 , 31 (IV 57, 60), 39-40 (I 1); VII 53, 62-63 (I 2), 66, 70-71; VIII 15, 17 2 (I 4), 34, 48, 54 (I 7-8,13), 57, 56 (I 9-10); IX 1 1-9 (I 11), 40; XI 19 (I 16); IX 42; X 28-29, 32, 34-35; XI 34-35; XII 2; XI 9, 21; XII 4 1 , 14-15, 34. Come si potr facilmente verificare, l'ordine della successione molto simile a quello riscontrabile in W, ma notevolmente differente da C e, soprattutto, da A e T. Un cenno a parte, per via delle loro peculiari caratteristiche, meritano i codici r, m 3 e v 6 , completamente sconosciuti agli studiosi fino all'edizione di Dalfen, pubblicata nel 1979. r, infatti, a differenza degli altri manoscritti appartenenti alla classe X, termina a XI 21 (mancano, pertanto, i pensieri XII 4, 14-15, 34), ma non mutilo: dopo XI 21 la subscriptio .`, , infatti, chiaramente leggibile. D'altro canto, m 3 e v 6 (quest'ultimo, peraltro, limitatamente ai fogli 50 v vv -51 v ) presentano soltanto i pensieri omessi da r. Pare dunque ragionevole concludere che r, m 3 e v 6
derivino da un antico esemplare comune poi smembrato in due tronconi, o addirittura, ma in via senz'altro pi ipotetica, che m 3 o v 6 , a scelta, costituiscano una delle porzioni dell'originale perduto. In realt, che i quattro estratti del XII libro, mancanti in r, siano stati tramandati e descritti come un piccolo corpus a s stante, sembra trovare ulteriore conferma in alcuni dei codici che contengono tutti
78 Un libro con queste caratteristiche fu senz'altro conosciuto anche da Lilius Gyraldus, il quale nell'Historia Poetarum, pubblicata nel 1545, scrive: Eius (cio di Marco Aurelio) certe librum graece scriptum legi, cuius titulus Mavrkou !Antwnivnou ejk twn kaq! eJautovn, quo variam illius et multiplicem sapientiam facile colligere possumus Lilius Gyraldus, Dial. V, de Poetarum Historia, Basilea 1545, p. 603. Non v' dubbio che queste ultime parole facciano riferimento ai frammenti di Eliano inseriti tra gli excerpta di Marco Aurelio, mentre il titolo, con cui lautore ne cita lopera, ricorda senzaltro un esemplare manoscritto della classe X. 79 Dalfen 1979, p. XIX. Sostanzialmente diversa l'opinione di Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XV, n. 4, il quale piuttosto propenso a considerare deliberata l'omissione di Eliano in p 1 , considerata la sua sostanziale identit con gli altri codici che, al contrario, contengono tali estratti.
30 gli excerpta della classe X: in m 1 , infatti, sono copiati sia al foglio 75 s., dove appunto ci aspetteremmo di trovarli, sia al foglio 85, tra gli epigrammi dell'Antologia; in l 1 e p 5 , invece, come si gi accennato, vengono dislocati davanti all'Antologia.
31 I codici della classe W
Tre codici, anch'essi miscellanei, il Vaticanus Graecus 1823 (=V), il Vaticanus Graecus 2231 (=v 8 ), e il Monacensis 529 (=B), risalenti tutti al XIV secolo, costituiscono la classe W. merito di Dalfen aver distinto questa classe. In precedenza, infatti, il codice B, conosciuto fin dalla prima met del Seicento e gi collazionato da Meric Casaubon per ledizione del 1643, grazie all'apografo ricavatone da David Hoeschel, era concordemente attribuito alla classe X, nonostante gli fosse assegnata una posizione di tutto rilievo in virt delle sue peculiari caratteristiche 80 . In verit, fu proprio la scoperta degli altri due manoscritti, v 8, segnalato da Weyland nel 1914 81 , e V, segnalato da Rees nel 1974, a fornire, data la loro somiglianza con B, quei necessari puntelli codicologici e testuali per separarli nettamente da X e riunirli in una classe a s stante. In primo luogo, infatti, la classe W presenta un numero di excerpta maggiore rispetto a X; in secondo luogo, B, V e v 8 concordano significativamente negli errori e nelle lezioni comuni, oppure presentano casi in cui consentono con A e T, ma dissentono chiaramente da X; in terzo luogo, infine, soltanto in W presente una lacuna a IX 40 2 . Per quanto riguarda poi le relazioni di quest'ultima classe con gli altri codici, W e X consentono spesso tra loro contro A e T, proprio come assai diverso da A e T si presenta il testo degli excerpta contenuti solo in W 82 . In B, il codice senz'altro pi completo e pi importante dell'intera famiglia, gli excerpta dellA se stesso sono immediatamente preceduti, a mo' di titolo, dall'erronea dicitura: . v.-ju .,..,... .u.,. 83 : la confusione probabilmente dovuta al fatto che, nei fogli 132 r ss., si trova copiato proprio il Manuale di Epitteto. Gli estratti di Marco Aurelio, contenuti nei fogli 134 r -143 v , sono i seguenti (si sottolineano gli estratti comuni ai manoscritti della classe X): VII 23, 22, 18, 7; VI 35, 43-44 5 ; IV 33, 49 2-5 , V 8 1-4 e 7-13 , 18, 26; VI 13 1-4 , 31, 33, 39, 40; VII 53, 62-63, 64, 66, 70-71; VIII 15, 17 2 , 21 2-3 , 34, 48, 54, 57, 56; IX 1 1-9 , 40, 42; X 28-29, 32, 34-35; XI 9, 16 1 -18 2 . Sfortunatamente, nei primi anni dell'Ottocento, la scrittura di B andata incontro a tali danni da parte dei reagenti chimici impiegati per leggere il codice che una buona met delle sue pagine risulta praticamente illeggibile 84 . La circostanza che in B le ultime parole del capitolo XI 18 siano scritte proprio in calce al foglio 143 v (al foglio 144 r , infatti, cominciano i Disticha Catonis), combinata con l'osservazione che gli excerpta della classe X terminano invece a XII 34, ha fatto ipotizzare a Dalfen che una parte dei fogli del codice sia andata perduta 85 . Mal si comprenderebbero le ragioni di queste affermazioni, se non si volesse introdurre in tal modo un argomento surrettizio a favore dello stemma dei codici proposto, con la classe W a rappresentare la forma pi piena e completa del florilegio poi ridotto e confuso con gli estratti di Eliano nella gran parte dei codici
80 Si vedano, tra gli altri: Leopold 1908, p. VI; Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XVIII; Trannoy 1925, p. XX. 81 Gli excerpta di Marco Aurelio si possono leggere nei fogli 239-246 v . La descrizione e la collazione di Weyland (dove per il codice si trova siglato con v 6 e viene ancora apparentato erroneamente alla classe X) serviranno egregiamente gi alledizione di Farquharson del 1944.
82 Per tutta questa parte si rinvia allampia e probante disamina di Dalfen 1979, p. XIV-XV. 83 La stessa scrittura si trova anche in V, al foglio 150 r . 84 La notizia riportata da Leopold 1908, p. VI e da Dalfen 1979, p. XV. 85 Dalfen 1979, p. XV-XVI.
32 della classe X. In realt, che XI 18 sia copiato fino in fondo al foglio di per s non prova nulla, tanto pi che il senso riesce perfettamente compiuto, senza scarti o brusche interruzioni nello svolgimento del pensiero. Inoltre, per supporre, con un minimo di fondatezza, che in B sia caduta l'intera serie finale degli estratti di X, bisognerebbe essere assolutamente certi che la classe W contenesse, oltre ai suoi particolari, anche tutti gli excerpta di X, eventualit nettamente smentita dal fatto che, ad esempio, della serie comprendente XI 19, 34-35; XII 2, chiaramente attestata in X, non si trova in W la bench minima traccia. Perfino ammettendo che questultima sia stata interpolata nel testo di X in un periodo successivo allo smembramento in due tronconi dellarchetipo comune a W ed allo stesso X, come peraltro sembra incline a fare lo stesso Schenkl 86 , rimane comunque da giustificare la particolare condizione in cui versa la serie XII 4, 14-15, 34, che suggella gli excerpta esibiti da X. In r, infatti, come accennato in precedenza, deliberatamente omessa; in m 3 , al contrario, e in una delle parti di v 6 , la sola ad essere esemplata, mentre m 1 , l 1 e
p 5 offrono robusti indizi circa leventualit che i quattro estratti del libro XII fossero tramandati e descritti come un piccolo corpus a s stante. La loro ipotetica mancanza da B potrebbe pertanto essere dovuta a una molteplicit di ragioni assolutamente indipendenti da una caduta di fogli. N, d'altro canto, riesce di molto aiuto il confronto con gli altri manoscritti vicini a B, in quanto v 8 termina s a XI 9, ma non mutilo (il foglio 246 v , infatti, in gran parte lasciato in bianco), mentre l'ultimo degli estratti conservati in V soltanto X 34. Limitatamente agli excerpta di Marco Aurelio, nel Vaticanus Graecus 1823 si possono riconoscere tre parti distinte: con ogni probabilit, ci troviamo di fronte a frammenti di codici diversi e di varia provenienza, a giudicare almeno dalla scrittura e dal loro contenuto, i quali vennero poi confusamente inglobati in un unico manoscritto. Le prime due parti, infatti, siglate complessivamente come v 6 , presentano rispettivamente, nei fogli 50 v -51 v e 231 r -240 v , la parte terminale degli excerpta di X (vale a dire XII 4, 14-15 e 34) e gli stessi da VII 22 fino a IX 40. La terza, infine, nei fogli 140 r -145 v , e poi ancora nei fogli 150 r -151 v , contiene gli excerpta di W da V 8 11 a X 34 2 e da VII 23 a IV 33 (=V). Per quanto riguarda i rapporti con gli altri manoscritti della stessa famiglia, V sembra essere molto simile a B; si anzi sospettato che V e B non siano altro che codices descripti di v 8 . Quest'ipotesi, tuttavia, pu essere facilmente smentita da un accurato esame del codice. In v 8 , infatti, a differenza di V e di B, non solo manca il capitolo VIII 57, ma vengono anche omessi i capitoli XI 16-18, omissione, quest'ultima, come gi si accennato, che non sembra provocata da una caduta di fogli, ma deliberata; d'altro canto, la lacuna presente al pensiero IX 40 2 si trova solo in B e in V. Anche a prescindere dalle lezioni e dagli errori peculiari 87 , v 8 si distanzia nettamente da B e da V perch non presenta glosse interlineari o scolii marginali: se ne pu dedurre, secondo Dalfen 88 , che v 8 , o piuttosto il suo antigrafo, derivi s dall'iparchetipo , ,, ,, come tutti i codici delle classi C, W e X, ma che sia stato oggetto di minori attenzioni da parte dei grammatici. Di conseguenza, pare conservi pi fedelmente di B e di V non solo il testo dell'iparchetipo , ,, ,, ma anche dell'archetipo di tutti gli altri codici. In v 8 , inoltre, non c' traccia di molte delle sviste che si incontrano in BV: ne deriva che v 8 consente spesso con AT, o addirittura con ATX, mentre dissente da BV. Nonostante tutte queste considerazioni, non c' ragione per credere che v 8 sia pi vicino alla tradizione di
86 Si veda lo stemma codicum riprodotto a p. XIX della sua edizione. 87 v 8 , ad esempio, omette significativamente singole voci che si ritrovano invece tanto in B quanto in V. 88 Dalfen 1979, p. XVIII.
33 AT, perch, in primo luogo, le lezioni discrepanti di BV sembrano piuttosto errori di copiatura che autentiche varianti, e, in secondo luogo, ancor pi di frequente appare il consenso di v 8 e di X proprio contro AT 89 .
89 Tutte queste osservazioni si devono a Dalfen 1979, p. XVII.
34
35 La storia della critica
36
37 Nonostante il congruo numero dei lettori e il generale riconoscimento degli studiosi, ben poco d'importante per il testo o l'interpretazione dellA se stesso fu pubblicato nei settantacinque anni successivi all'editio princeps. Comunque sia, malgrado le frequenti ristampe, ad appena cinquant'anni dalla pubblicazione, le copie delle due edizioni curate da Xylander non erano gi pi facilmente reperibili. In proposito, vale la pena di ricordare che il libraio Lazarus Zetzner incett tutti i fogli rimanenti dell'edizione di Basilea, che poi ripubblic tali e quali a Strasburgo nel 1590, apponendovi solamente un nuovo frontespizio 90 . Come si pu facilmente immaginare, l'edizione di Strasburgo non ha, di per s, alcun valore storico o critico particolare, ma merita di essere menzionata perch fu questo il testo su cui si trov a lavorare Saumaise. A Lione, nel 1626, Franois de la Bottire diede alle stampe quella che, gi dal frontespizio, si annunciava come una vera e propria editio princeps 91 . Si tratta, in realt, di una mera riproduzione dell'edizione del 1559, ivi compresi molti degli errori di stampa gi corretti da Xylander nell'approntare l'edizione di Basilea, mentre ben poche, e non tutte positive, sono le modifiche apportate al testo greco e alla traduzione latina. Ciononostante, ha il vantaggio di presentare quest'ultima direttamente a fronte dell'originale, e di numerare tutti i capitoli, sebbene Xylander avesse gi indicato, in gran parte, le divisioni interne ai libri, senza peraltro numerarle. Marco Aurelio era accompagnato dal Proclo di Marino, ma il sottotitolo sembra indicare che l'interesse prevalente fosse rivolto soltanto allA se stesso, unopera assai importante per la formazione morale, ora pubblicata per la prima volta con la traduzione latina a fronte del testo greco. In buona sostanza, l'edizione di Lione, che non pot giovarsi dell'apporto di nessun nuovo codice, non riveste perci importanza di sorta dal punto di vista critico e testimoniale. Tuttavia merita ancora un certo interesse da parte degli editori per via di alcune pregevoli note compilate in appendice da un Amadeus Saly non meglio identificato. Ma un nuovo impulso allo studio e all'interpretazione di Marco Aurelio venne, come gi si accennato, soltanto nel 1634 dalla traduzione inglese di Meric Casaubon, dedicata all'arcivescovo Laud 92 . La preziosa introduzione fornisce validi argomenti, rivolti contro Xylander (che considerava mutilo il testo tradizionale) e contro alcuni critici anonimi (che caldeggiavano la teoria degli excerpta), per credere che lA se stesso sia stato conservato, in realt, nella sua interezza. Con ogni probabilit, Casaubon aveva soprattutto in mente Caspar Barth, il quale fa spesso riferimento allA se stesso nei suoi Adversaria, e fu il primo ad esprimere l'opinione che quanto ci stato tramandato non sia altro che una semplice collezione di estratti da un perduto originale 93 . Casaubon, inoltre, critic con veemenza, in molti punti, la traduzione latina di Xylander. In appendice al volume si trovano poi note dettagliate sul testo greco dei primi due libri, nonch cursorie
90 M. Antonini Ro: Imp: De Vita Sua Lib. XII ad animi tranquillitatem fortuna tam secunda quam adversa parandam perquam utiles, etc. Argentinae, MDXC. La ricostruzione di questo curioso episodio si deve alle accurate indagini di Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XXVIII. 91 Marci Antonini Imperatoris et Philosophi, de Vita sua Libri XII. Graece et Latine. Opus ad mores insigne, nunc primum Latinae interpretationis e regione Graeci contextus et numerorum ac distinctionis ad novas quasque sententias appositione illustratum. Accessit Marini Proclus item Graece et Latine. LugduniMDCXXVI. 92 Marcus Aurelius Antoninus the Roman Emperor, his Meditations concerning Himselfe: treating of a naturall Mans happinesse; Wherein it consisteth, and of the meanes to attain unto it. Translated out of the Originall Greeke; with Notes by Meric Casaubon, B. of D. and Prebendarie of Christ Church, Canterbury London MDCXXXIV. Dalfen 1979, p. XXVII, al contrario, ne indica erroneamente l'autore in Isaac Casaubon, padre di Meric. 93 Definisce lA se stesso Eclogae, Casp. Barthii, Adversariorum Commentariorum Libri LX, Francofurti, MDCXXIV.
38 riflessioni sui rimanenti. L'interpretazione dell'opera risulta molto semplificata dal raggruppamento dei capitoli che Casaubon riconobbe strettamente correlati negli argomenti, e dalle parafrasi, introdotte tra parentesi, per assistere il lettore. questa la traduzione a cui Gataker fa riferimento nelle sue note, volgendo, il pi accuratamente possibile, l'inglese di Casaubon nel suo latino. Nel 1643 Casaubon diede alle stampe la propria edizione del testo greco 94 , la quale venne accompagnata dalla versione latina di Xylander, emendata in parecchi punti 95 . Casaubon fond il suo testo sulle due edizioni di Xylander, sull'edizione di Lione e su una collazione del codice B 96 , preparata a suo uso dal dotto David Hoeschel ad Augusta, laddove il manoscritto, o i manoscritti 97 , si trovavano allora. Nella prefazione apposta al libro, Casaubon ammette, con onesta franchezza, di aver rimandato il progetto della propria edizione quando ebbe notizia che Thomas Gataker era alle prese con lo stesso lavoro. Attese per un po, ma, alla fine, riusc ad ottenere un invito e and a trovare Gataker nel maggio del 1642. Nel corso di quel breve incontro, fu posto di fronte a due grossi volumi manoscritti, il primo contenente il testo greco, la traduzione latina e i marginalia, l'altro un esteso commento, entrambi pronti per la stampa. Erano stati completati qualche tempo prima, ma a Gataker non era riuscito di trovare un editore disposto a pubblicarli. Casaubon fu pertanto invitato dal suo generoso ospite a proseguire nel lavoro intrapreso: aveva gi tradotto il testo, era uno scrittore di facile vena e non progettava nulla che fosse superiore alle sue forze o che richiedesse troppo tempo. La sua edizione, infatti, usc un anno dopo. Questa serie di eventi permette di chiarire come mai Gataker faccia s riferimento, nelle sue note, alla traduzione inglese di Casaubon, ma non al suo testo greco, e perch sia spesso in dubbio quanto alla lezione che Casaubon intendesse adottare. Rende altres ovvia la ragione per cui Gataker rivendic come proprie molte congetture che erano gi state avanzate indipendentemente da Casaubon, e conseguentemente pubblicate, prima che il suo libro uscisse. A dispetto delle sue ridotte proporzioni, l'opera di Casaubon conserva tuttora un notevole interesse, perch l'editore era molto versato tanto nella letteratura pagana quanto in quella cristiana e perci interpreta Marco Aurelio da un'ampia visuale. Egli, inoltre, apport molte correzioni che sono state spesso accolte con favore dai successivi editori. Il libro rimane ancora pregevole, sebbene sia stato oscurato dal grande lavoro di Gataker, che, alla fine, fu pubblicato soltanto nove anni pi tardi, nel 1652 98 . difficile parlare di quest'opera con sobria moderazione. Si tratta, infatti, di un vero e proprio monumento di copiosa e meticolosa erudizione e, insieme, di un ricettacolo di ampia ed esatta dottrina. Nella sua edizione, Gataker riusc nell'intento di offrire un testo molto migliorato rispetto ai suoi predecessori, identific con sicurezza molte delle lacune presenti
94 Marci Antonini Imperatoris De Seipso et Ad Seipsum libri XII. Guil. Xylander Augustanus Graece et Latine primus edidit: Nunc vero, Xylandri Versionem locis plurimis emendavit et novam fecit: in Antonini libros Notas et Emendationes adjecit Mericus Casaubonus Is. F. Londini, MDCXLIII. 95 Dalfen 1979, p. XXVII parla, a torto, di una traduzione completamente nuova. 96 Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XXVIII, annota malinconicamente che Casaubon non approfitt neppure del supplemento offerto dal codice B a V8 12 : -c. ..c .., . -cc. j-.. Il contributo del nuovo manoscritto alla costituzione del testo pare sia stato perci trascurabile. 97 Casaubon, infatti, sostiene che Hoeschel, per la sua collazione, consult ad Augusta due manoscritti: l'uno terminante a . ,...c. di IX 40 ' , l'altro a .. -,..... . ..-.. di XI 18 2 . 98 Marci Antonini Imperatoris de rebus suis, sive de eis quae ad se pertinere censebat, libri XII, Locis haud paucis repurgati, suppleti, restituti. Versione insuper latina nova; Lectionibus item variis, Locisque parallelis ad marginem adjectis; ac Commentario perpetuo, explicati atque illustrati; Studio operaque Thomae Gatakeri Londinatis. Cantabrigiae Anno Dom: MDCLII.
39 nel dettato della tradizione e propose le relative integrazioni, alcune delle quali accettate anche dai moderni editori. stato criticato come troppo disinvolto nelle congetture, ma gli emendamenti proposti sono sempre a margine, oppure vengono relegati in nota, e non sono cos audaci come quelli di Saumaise. A margine, a somiglianza delle edizioni bibliche, si trovano altres accurati rimandi ad altre pagine o passi dellA se stesso, che sono preziosissimi per la perfetta comprensione della materia. A fronte del testo greco stampata una traduzione latina completamente nuova, molto precisa ed accurata. Segue un commento fedele e particolareggiato, con l'attenta rassegna del lavoro dei precedenti interpreti, la spiegazione del lessico e del frasario tecnico, una raccolta di luoghi paralleli da autori antichi e moderni e molti rimandi alle Sacre Scritture. Si indicano poi le fonti dei detti di Marco e se ne illustra la dottrina. Le coordinate cronologiche e la vita materiale sono ricostruiti attraverso i documenti storici e le testimonianze letterarie. Di passaggio, Gataker propone molte eccellenti correzioni degli autori, sacri e profani, di cui cita le opere. Le note sono impreziosite dalle congetture comunicate a Gataker da Saumaise, Patrick Joung (Junius), insigne biblista e bibliotecario del re, e da Arnold Boot, un dotto medico olandese. Oltre a tutto ci, si incontrano indici dettagliatissimi, una prefazione contenente un saggio sulla filosofia stoica e un ampio ma equilibrato raffronto tra l'insegnamento morale di Marco Aurelio e quello della cristianit. A causa dell'et ormai molto avanzata e della malattia che lo affliggeva, Gataker non ebbe praticamente alcun ruolo nella revisione e nella stampa del proprio lavoro. Si spiegano cos le occasionali inesattezze che pure si trovano in un'opera di tale portata, i pochi rimandi errati da un luogo dellA se stesso ad un altro, nonch alcuni errori di stampa, mai comunque corretti nelle pubblicazioni successive. L'edizione di Gataker fu ristampata a Londra nel 1697, e poi ancora nel 1707, unitamente ad una vita di Marco, scritta da George Stanhope, decano di Canterbury, e ad alcune note, scelte dalla traduzione francese dei D'Acier del 1690- 91. A Utrecht, nel 1697, usc una pregevole riedizione, in cui le citazioni degli autori greci furono tradotte in latino. L'opera di Casaubon, al contrario, non fu mai ristampata, ma le sue note, insieme a quelle di Xylander, furono accolte in questo stesso volume. Il suo testo, invece, e la traduzione latina apparvero a Oxford nel 1680, con una breve scelta delle note di Xylander e di Gataker. Per quanto riguarda il testo e la traduzione di quest'ultimo, notevole risulta la ristampa di Oxford del 1704, per le note del suo curatore, un certo R. I., che non stato identificato con sicurezza. Il testo e la traduzione uscirono anche a Lipsia nel 1729, con un buon compendio della filosofia di Marco Aurelio per opera di J. F. Budde, professore di teologia a Jena, e una biografia scritta dal pastore luterano Cristoph Wolle. Il testo e la traduzione furono nuovamente pubblicati a Glasgow, nel 1744 e nel 1751, e a Lipsia nel 1775. Quest'ultima edizione memorabile per le brevi note e per le correzioni appostevi da S. F. N. Morus e perch il testo, cos emendato, divenne una sorta di versione autorizzata fino alla fine del diciannovesimo secolo. Lucas Holste (Holstenius) di Amburgo, il dotto custode prima della collezione Barberini e poi della Biblioteca Vaticana 99 , si trovava in viaggio, nel frattempo, tra Parigi, Oxford e Firenze, per studiare antichi manoscritti, fondamentalmente per la propria edizione dei geografi greci. Durante il suo soggiorno in Francia, acquist l'edizione lionese di Marco Aurelio e di Marino, e scoprendo, a Firenze, che la Vita
99 Ne fu nominato Primarius et Major Custos da papa Innocenzo X il 2 settembre 1653. Mor il 2 febbraio 1661. Un resoconto molto interessante della vita e delle opere, scritto da Boissonade, si pu ancora leggere nella Biographie Universelle di Michaud. Milton gli fece visita in occasione del suo viaggio a Roma.
40 di Proclo era conservata nella sua forma completa 100 , accarezz l'idea di pubblicare entrambe le opere. Nel 1636 avanz agli Elzevier la proposta di una edizione dellA se stesso, che fosse accompagnata anche da altri autori 101 . Ma Holste era un uomo pi incline ad ambiziosi progetti che a concrete realizzazioni, e cos soltanto una parte dei suoi molteplici studi fu pubblicata in vita o successivamente alla sua morte. Nel caso specifico dellA se stesso, pu avere abbandonato il suo progetto quando apparve l'edizione di Gataker. I suoi Adversaria a Marco Aurelio e a Marino sono annotati nella sua copia del testo di Lione, che tuttora conservata nella Bodleian Library, quale parte dell'acquisto di D'Orville del 1805. Holste collazion il testo dellA se stesso con un manoscritto della classe X, conservato a Firenze, il Laurentianus 59,44 (=l 4 ) 102 , e il testo di Marino con il Laurentianus 86,3. Corresse poi i difetti presenti nel testo di Lione sulla base delle edizioni di Xylander e di Casaubon, modificando liberamente la traduzione latina. C', inoltre, una lista completa degli estratti di Suda, e vi si trovano annotati molti luoghi paralleli tratti dalla letteratura greca. In pi di un'occasione, le sue congetture anticipano quelle dei successivi editori. Holste non fa mai menzione del Vaticanus Graecus 1950, ma in un luogo, a XII 30 5 , registra una variante, .v. c per . v..c, che deve essere derivata da quel manoscritto. Nel 1675 il cardinale Francesco Barberini 103 , nipote di papa Urbano VIII, nonch amico e protettore di Holste, pubblic a Roma la prima traduzione italiana dellA se stesso 104 , in appendice alla quale vengono riportate alcune lezioni sicuramente tratte dal Vaticanus Graecus 1950. Appare perci verosimile che sia stato proprio Holste a richiamare l'attenzione del suo influente mecenate su questo manoscritto 105 , probabilmente dopo aver rinunciato al progetto di una nuova edizione. Come si gi ricordato, il libro apparteneva alla collezione dell'abate Stefano Gradi 106 , ed entr a far parte della Biblioteca Vaticana soltanto dopo la morte dello stesso Barberini. Una collazione completa del codice vaticano fu tuttavia compiuta solo nella seconda met del diciottesimo secolo, da J. P. de Joly, il quale, oltre ad aver esaminato personalmente il Parisinus regius 2649, pot anche disporre degli excerpta contenuti in altri cinque manoscritti della Biblioteca Vaticana, nonch in
100 Vale la pena di ricordare che l'esemplare manoscritto da cui fu tratta l'editio princeps si interrompeva bruscamente dopo le prime parole dell'attuale capitolo 22, laddove il testo integrale, nelle moderne edizioni a stampa, conta invece un totale di 38 capitoli. 101 Scrivendo a Peiresc da Aquae Sextiae, dice: Procli Vitam Lugduni editam cum Antonino de Vitae Suae Officiis in transitu mihi comparavi meum exemplar (sc. Marini) dimidio auctius est; progetta di pubblicare Marino: sequetur deinceps Vita Procli auctore Marino media (leg. dimidia) parte auctior quam hactenus edita fuit Boissonade, Lucae Holstenii Epistulae, p. 85, p. 47. La sua proposta datata Idibus Maiis 1636: Quae de Paraenesion M. Aurelii Imp. nova editione Graeco-Latina tecum egi patruis tuis significabis, quibus si consilium hoc probetur, singulos ego auctores diligentissime emendatos, quod tu quidem oculata fide testari poteris, subpeditabo (a Lud. Elzevier, da Roma), Meursii, Op. vol. XI, p. 599 F, ed. 1762, Boissonade op. cit., p. 267. In una lettera a Donio, Holste accenna a: li miei Geographi e filosofi antichi, Hierocle, M. Antonino, Arriano, Boissonade op. cit., p. 307. 102 La circostanza confermata, tra l'altro, dalla citazione, a XI 9 2 , di una variante, .c., che si trova soltanto in l 4 e in p 6 . 103 Franciscus Barberinus Florentinus creatus S.R.E. Bibliothecarius ab Urbano VIII, Kal. Jul. 1626. Mor il 10 dicembre 1679. 104 I Dodici libri di Marco Aurelio Antonino Imperadore di s stesso ed a s stesso Roma, 1675. A dire il vero, la versione apparve anonima, ma si conosce, con assoluta certezza, che ne fu autore proprio il cardinale. 105 Cos Farquharson 1944, vol. I, p. LI. 106 Barberini dice: conservato nella Bibliotheca e museo del nobile non meno che dotto Signore Abbate Gradi.
41 tre codici della Biblioteca Laurenziana. Il vaglio critico dell'abbondante messe di nuove testimonianze manoscritte sfoci dapprima nella traduzione francese del 1770 107 , e successivamente nell'edizione parigina del 1774, che fu accompagnata dalla versione latina di Gataker 108 . Nel panorama degli studi su Marco Aurelio, quest'opera occupa un posto di tutto rilievo, non soltanto per il primo sistematico impiego del codice A nella costituzione del testo, ma anche per i dubbi avanzati sull'autentico assetto redazionale dellA se stesso. Joly, infatti, colpito dalla circostanza che le varie riflessioni, cos come sono state tramandate, si susseguono senza un ordine logico preciso, si era formato la convinzione che Marco Aurelio avesse composto, in realt, un unico trattato continuo di etica, e che il disordine attualmente riscontrabile andasse imputato al primo anonimo editore, trovatosi di fronte ad una serie di tavolette di cui non fu pi in grado di stabilire l'esatta successione. Quale ulteriore conforto alla giustezza delle proprie teorie, Joly portava l'ordine anomalo esibito dagli excerpta della classe X, completamente diverso da quello offerto da A e da T, i due rami principali della tradizione manoscritta. Egli, pertanto, nel tentativo di ricostruirne la sequenza originaria, diede allA se stesso un'altra disposizione, raggruppando i capitoli per argomenti in trentacinque diverse sezioni (sui veri beni, sulla provvidenza, ecc.). Quest'operazione, che pure godette di una certa fortuna, appare francamente arbitraria, ma ebbe comunque l'innegabile merito di dare l'avvio ad uno dei filoni pi importanti delle indagini sul testo. Il sentiero, inaugurato da un dilettante, fu poi proseguito dai filologi di professione. La storia della critica, infatti, quale si finora sommariamente delineata, mostra, dapprima, lo sforzo dei successivi editori di fornire, mediante interventi congetturali, un testo intelligibile sulla base delle due edizioni di Xylander e del testo di Lione del 1626. In seguito, la vulgata, derivata in questo modo dal testo di Xylander, fu corretta in conformit alla lezione dei nuovi manoscritti di volta in volta ritrovati. questo il motivo per cui l'uso di A appare ormai consolidato gi dall'edizione successiva, pubblicata a Schleswig nel 1802 a cura di J. M. Schultz 109 , la quale era stata preceduta, nel 1799, da un'ottima traduzione tedesca, corredata da alcune occasionali note critiche. La traduzione latina si basa su quella di Gataker, ma con delle modifiche e delle correzioni. L'edizione di Schultz, che riproduce inoltre gli adversaria critica di Gilles Mnage, conservati nel codice Parisinus Suppl. gr. 1, e di J. J. Reiske, conservati invece nella biblioteca reale di Copenhagen, and tuttavia incontro a recensioni aspramente ostili, e l'editore manifest chiaramente tutto il suo disappunto nella sconsolata prefazione alla ristampa di Lipsia del 1821. Comunque sia, il testo ivi presentato risulta notevolmente migliore, ma soffre del grave difetto di seguire in modo quasi pedissequo la recente edizione di A. Coras. Il testo di Schultz fu ristampato da Tauchnitz nel 1829, in edizione anastatica e senza apparato critico, e rimase per molto tempo un'edizione familiare. Fu poi ripubblicato con pochi mutamenti, in parte suggeriti dallo stesso Schultz, da F. Duebner nel 1840, nel volume della collezione Didot dove sono riuniti, con lo scritto di Marco Aurelio, i
107 Penses de l'Empereur M. A. Antonin, ou leons de vertu, que ce Prince philosophe se fasoit lui mme. Nouvelle traduction du grec distribue en chpitres suivant les matires avec des notes, et des variantes, Paris, 1770. 108 Pugillaria Imperatoris M. A. Antonini, Graece scripta, disiecta membratim et restituta pro ratione argumentorum. Sequitur Interpretatio Gatakeri Londinatis similiter ordinata. Curante Johanne-Petro de Joly, Parisiis, MDCCLXXIV. 109 Marci Antonini Imperatoris Commentariorum, quos ipse sibi scripsit, libri duodecim. Graeca ad codicum manoscriptorum fidem emendavit, notationem varietatis lectionum et interpretationem latinam castigatam adjunxit J. M. Schultz, Slesvici, MDCCCII.
42 Caratteri di Teofrasto, le Diatribe di Epitteto, il commento di Simplicio al Manuale di Epitteto e le Dissertazioni di Massimo di Tiro, e che stato sovente ristampato. Nel 1816 un filologo di statura nettamente superiore a Schultz, il patriota greco Adamantios Coras, aveva dato alle stampe, come gi si accennato, un testo completamente rivisto 110 . La prefazione, in greco moderno, fornisce un efficace resoconto dei precetti filosofici dell'imperatore, ed accompagnata da una succinta bibliografia. Nelle note a pi di pagina Coras si limita a riportare soltanto le sue correzioni, che si basano soprattutto sul codice A, e le proprie congetture, perch l'edizione era stata concepita essenzialmente come un agile testo scolastico. Coras elimin dal testo precedentemente accettato molti errori, adott da A buone lezioni e propose, infine, parecchi ottimi emendamenti. Dopo Casaubon, Gataker e Reiske, il suo si rivel senz'altro il contributo pi prezioso per costituire un testo accettabile, mentre la tendenza a preferire A rispetto a T si fece sempre pi marcata proprio a partire dalla pubblicazione del suo lavoro. Nel 1861 segu l'eccentrica edizione di Capel Lofft, la prima ad essere pubblicata al di fuori dei confini dellEuropa 111 . Non fu notata finch G. H. Rendall non richiam l'attenzione degli studiosi sui suoi meriti. Lofft affoll il testo di un vero e proprio sciame di congetture, seguito da una seconda serie di emendamenti relegati in appendice. Pur tra le molte correzioni alquanto audaci e avventate 112 , non manca qualche contributo geniale, che i moderni editori non hanno esitato a segnalare, anche perch la sua temerariet evidenzia spesso delle difficolt testuali che potrebbero essere facilmente trascurate. Nel 1882 J. Stich pubblic a Lipsia la prima edizione dotata di un apparato critico in senso moderno 113 . Essa si fonda su un numero molto maggiore di codici rispetto alle precedenti 114 e manifesta una certa predilezione per le lezioni di A, ove siano difendibili, rispetto a quelle di T, ma senza esagerazione. Nella prefazione Stich forn un breve ragguaglio delle testimonianze manoscritte e delle passate edizioni, registrando, in apparato, tutti gli interventi di Nauck e compilando, in appendice al volume, un preziosissimo index verborum. La ristampa, accompagnata da una prefazione integralmente nuova, che fu riscritta per aggiornare la storia della critica, segu nel 1903, mentre l'ottimo testo rimase sostanzialmente quello del 1882.
110 MARKOU ANTWNINOU AUTOKRATOROS TWN EIS EAUTON BIBLIA IBVEN PARISIOIS EK THS TUPOGRAFIAS I. M. EBERARTOU. La prefazione siglata A. KORAHS. 111 MARKOU ANTONINOU PALAI MEN AUTOKRATOROS RWMAIOU Dunasteuonto" d! eti nun, kai eisaei SEBASTOU ... TA EIS EAUTON, C. L. Porcher, N. Eboraci U.S. A. D. 1861 A. Liberatae Reip. I. Lo pseudonimo significa C(apel) L(offt) Stoicus. L'edizione fu successivamente ristampata a Londra nel 1863. 112 A onor del vero, molti dei difetti presenti nell'edizione critica di Lofft andranno piuttosto imputati al testo assolutamente obsoleto su cui si trov a lavorare. Si vedano, a riguardo, Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XXX; Dalfen 1979, p. XXIX. 113 D. Imperatoris Marci Antonini Commentariorum quos sibi ipsi scripsit libri XII, recensuit Iohannes Stich, Lipsiae, 1882. L'edizione usc per la nota Bibliotheca Teubneriana, e, nel 1913, fu sostituita, nella collana, dal testo di Schenkl. 114 Stich, infatti, collazion personalmente, per la prima volta, due dei codici Marciani (m 1 e m 2 ), il Barberinus II 99 (=b), e il Monacensis Graecus 323 (=M). Consider inoltre le lezioni del codex Darmstadtinus 2773, scoperto da F. Creuzer allinizio del secolo. Al contrario, trascur completamente tutti i manoscritti della classe C, sebbene Cramer ne avesse pubblicato una collazione ad Oxford nel 1839.
43 La prima edizione del Novecento usc ad Oxford nel 1908 115 , a cura di I. H. Leopold. Si tratta di un testo francamente eclettico, pi equilibrato nelle scelte tra A e T, ma che sembra attribuire a quest'ultimo un'importanza molto maggiore rispetto a quanto non fosse incline a fare lo stesso Stich. In pi di unoccasione presenta tuttavia il grave difetto di mantenere intatti anche luoghi manifestamente corrotti, senza nemmeno segnalare le loro precarie condizioni. Il breve apparato critico registra soprattutto congetture recenti, dovute in gran parte a studiosi inglesi. La seconda edizione teubneriana, curata da H. Schenkl e pubblicata a Lipsia nel 1913 con lapporto delle congetture comunicategli da Radermacher 116 , presenta un'ampia e dotta prefazione, in cui l'editore offre un resoconto molto dettagliato di tutti i manoscritti, discutendo le relazioni intercorrenti tra i singoli testimoni ed il loro rispettivo valore. La maggioranza delle varianti e delle congetture degli studiosi stata confinata in un affollato supplemento, che accompagna un apparato critico gi di per s sufficientemente particolareggiato. Per facilitare al lettore il rinvenimento di parole o frasi all'interno del testo, i diversi capitoli vengono divisi in un numero molto ampio di sezioni minori. Chiude il volume un utilissimo index verborum. Il carattere peculiare del testo di Schenkl la sua decisa preferenza per A. Egli, infatti, segue questo manoscritto persino l dove appaiono in modo sufficientemente chiaro delle corruttele prodottesi per cause ben conosciute. Oltre a ci, d prova di una fervida immaginazione, escogitando lezioni che contaminano A e T in tutti i casi in cui queste due fonti dissentono tra loro 117 . Il risultato un testo che differisce da quello di Leopold in non meno di 180 luoghi diversi 118 , senza contare trascurabili minuzie di ortografia. Le congetture dell'editore sono talvolta inserite nel testo, ma solitamente si trovano registrate in apparato. Schenkl ne parla sempre con molta modestia, e, in verit, non appaiono per lo pi felicissime. L'edizione, con traduzione inglese a fronte, pubblicata a Londra nel 1916 a cura di C. R. Haines 119 , non propriamente un'edizione critica, perch il carattere della collana Loeb non consent all'editore di stendere un apparato completo. Si limit, pertanto, a riportare succintamente in nota alcune varianti (tralasciando, peraltro, tutti i codici delle classi W e X e moltissimi di quelli della classe C) e pochi emendamenti di altri studiosi. Per quanto riguarda le congetture dell'editore, esse non superano la quindicina e non risultano, in generale, particolarmente rilevanti. Il testo dellA se stesso seguito da un'appendice, che comprende i discorsi e i detti attribuiti a Marco Aurelio, attinti da Dione Cassio, dall'Historia Augusta e da altri autori, nonch la lettera apocrifa al Concilio d'Asia, accompagnata da una breve nota in cui si discute l'atteggiamento tenuto dall'imperatore nei confronti dei cristiani. Il volume preceduto da un'introduzione che ragguaglia brevemente sui precetti fondamentali della filosofia stoica, e non sono rari i casi in cui le parole dell'autore vengono illustrate attraverso il confronto con luoghi simili tratti da autori antichi o dalle Sacre Scritture. Utili, infine, l'indice dei soggetti trattati da Marco Aurelio e il glossarietto dei termini greci pi interessanti. Ledizione, con traduzione francese a fronte, pubblicata a Parigi nel 1925 a cura di A. I. Trannoy 120 , fu preceduta dalla pubblicazione di cinque opuscoli, dedicati
115 Marcus Antoninus Imperator, Ad se ipsum, recognovit brevique adnotatione critica instruxit I. H. Leopold, Oxonii, 1908. 116 Marci Antonini Imperatoris in Semet Ipsum Libri XII, recognovit H. Schenkl, Lipsiae, 1913. 117 Si veda, in proposito, l'acuta ironia di Dalfen 1979, p. XXX. 118 La stima si deve a Farquharson 1944, p. LIV. 119 The Communings with Himself of Marcus Aurelius Antoninus, A revised text and a translation into English by C.R. Haines, Cambridge (Mass.)-London (LCL, n^58), 1916. 120 Marc Aurle, Penses, texte tabli par A. I. Trannoy, Paris (CUF), 1925.
44 allo studio del testo, che contenevano un generoso numero di congetture 121 . Alcune di queste ricompaiono nellopera maggiore, altre, invece, furono apertamente rifiutate o tacitamente abbandonate. A dispetto delle garbate rimostranze di G. Cortassa 122 , non si pu certo affermare che Dalfen abbia torto nel denunciare i pesantissimi debiti contratti da Trannoy con ledizione di Schenkl 123 . Condividendo linopportuna propensione a emendare il testo, Trannoy ne eredita alcune infelici congetture, nonch la tendenza a segnalare solo in nota i contributi propri e degli altri studiosi, cosicch il testo, al pari di quello del suo predecessore, appare costellato di cruces. Lapparato critico segue da vicino la descrizione dei manoscritti di Schenkl e contiene, di conseguenza, alcune inesattezze. Vi si trovano registrati un manipolo di emendamenti proposti da Mondry Beaudouin. La prefazione di Aim Puech magistrale. Segue linteressante introduzione di Trannoy sulla cronologia dellA se stesso, la filosofia stoica e la tradizione manoscritta. La successiva edizione, curata da A. S. L. Farquharson 124 , rappresenta una tappa fondamentale negli studi sullA se stesso di Marco Aurelio. Lopera, frutto di lunghissime ed accurate ricerche, merita una menzione tutta particolare per il suo valore e la sua ampiezza: per la prima volta dai tempi di Gataker il testo accompagnato da una raccolta completa di materiale critico ed esegetico. Essa composta di due grossi volumi, il primo contenente una ponderosa introduzione, il testo critico, corredato da una ricca selezione di testimonianze e di loci similes, collocata tra questo e lapparato, conciso e chiaro, lottima traduzione inglese, stampata a fronte, una breve biografia di Marco Aurelio e la dettagliata analisi storico-letteraria di ciascun capitolo dellopera, il secondo un ampio e preziosissimo commento filologico e filosofico al testo greco 125 . Quando Farquharson mor, nellagosto del 1942, lintroduzione e la seconda parte del commento, per quanto gi pronte in bozze o in manoscritto, non erano state ancora licenziate per la stampa. John Sparrow, che ne cur la pubblicazione postuma di concerto con D. A. Rees, al quale si devono pure gli indici che chiudono i volumi, ci informa, nella sua commossa prefazione, della crescente preoccupazione di Farquharson di non riuscire a vivere abbastanza per vedere compiuto il proprio lavoro. In molte parti dellopera, in verit, si possono rintracciare sviste e incongruenze, naturalmente dovute ad una concentrazione temporaneamente ridotta, ma, valutate in proporzione al tutto, tali inesattezze risultano inessenziali. La maggior parte delle informazioni contenute nellopera ovviamente attinta dalla letteratura precedente, soprattutto da Gataker, ma molto altro attribuibile unicamente a Farquharson. Loriginalit del contributo personale si pu misurare sia nellequilibrio che lautore mostra nella scelta delle lezioni lo studioso,
121 Trannoy, A. I., Hypothses critiques sur les Penses de M.-A., I-V, Paris 1919, Grenoble 1920, Le Puy 1921-22. 122 Cortassa 1984, p. 87. 123 In editione Henricum Schenkl paene ubique sequitur Dalfen 1979, p. XXX. 124 Mc,-u `A.....u cu-,c,, c .., .cu.. The Meditations of the Emperor Marcus Antoninus, edited with Translation and Commentary by A. S. L. Farquharson, I-II, Oxford, 1944 (1968 2 ). 125 Il lavoro di Farquharson ha anche lindiscusso merito di abbozzare una prima sistematica soluzione di tutti i problemi posti dalla lingua e dallo stile dellA se stesso. Larticolo di P. Pascucci, Ricalchi latini nel greco di Marco Aurelio, Studi Barigazzi, II, Sileno XI, 1985, p. 135-145, approfitta, per la maggior parte, di luoghi gi discussi da Farquharson: spiace dover ricordare questo per dimostrare la sostanziale validit della sua impostazione.
45 convinto che per lo stato della tradizione manoscritta il testo di Marco Aurelio debba essere necessariamente eclettico 126 , non privilegia questo o quel testimone, ma sceglie di volta in volta la lezione che gli pare preferibile, proponendo anche qualche buon emendamento sia nellequilibrio che lautore mantiene tra la necessit di procedere con grande cautela nellemendare un testo che senza dubbio tra i pi vessati e difficili e quella di costituire un testo che non si presenti cos irto di cruces da risultare illeggibile 127 . Per la costituzione del testo, che pot giovarsi, tra laltro, di unulteriore collazione del codice A, basata su foto 128 , e sullapporto di v 8, un nuovo importante manoscritto segnalato da Weyland nel 1914, successivamente alla pubblicazione delleditio maior di Schenkl del 1913, Farquharson utilizz le note che Lucas Holste aveva compilato a margine del proprio esemplare delledizione di Lione, che si trova ora conservato nella Bodleian Library di Oxford. suo merito esclusivo laver attirato lattenzione degli studiosi su questa originale personalit. In apparato si trovano poi registrate tutte le congetture comunicate alleditore da E. C. Marchant, con il quale Farquharson discusse proficuamente molti passaggi di non agevole decifrazione. Capitale innovazione, inoltre, si rivela limportanza annessa agli estratti dellA se stesso conservati in Suda, articolata in una valutazione tanto positiva da spingersi molto al di l di quanto non fosse disposto a fare lo stesso Schenkl. Sospettando di frequenti manomissioni dei copisti nellordine delle parole o nella successione dei pensieri, laddove una frase o un periodo gli appaiano completamente fuori posto, Farquharson tenta talvolta di ripristinare loriginale per trasposizione 129 , talaltra, invece, si limita a confinare tali interventi in apparato o nelle note di commento ai passi 130 . Se, in generale, difficile non condividere le perplessit di P. Maas per un approccio cos radicale al testo dellopera 131 , pur vero che tutte le puntuali osservazioni di Farquharson hanno consentito di individuare con sicurezza e di sciogliere con profitto molti dei nodi presenti nel dettato della tradizione, richiamando prepotentemente lattenzione degli studiosi su
126 Farquharson 1944, p. XLII. 127 Cortassa 1984, p. 87. 128 Queste ultime, alla morte di Farquharson, furono messe generosamente a disposizione della Oxford University Press dalla moglie. Maas 1945, p. 144. 129 In II 2 2 tutta la pericope c 1., cv-.jc-.. trasposta al 4, dopo ,.. u. .c. j ,j..-.; in VI 14 1 j -cc 1.`. v`j-, c.,cv.. -.-jc-c. dopo c,.`c,; in VI 15 2 .1` u ..c.. dopo vc.; in VII 67 1 `.c. ,c, ,.,.c-j .c. al 3, dopo -..; in VIII 6 2 tutto il paragrafo riscritto cos: vc.c ,vc. c``c .cc. -c. c. cv..jc..,. vc.c cu.j-j u .c. 1j-j .c., j . -c...; in IX 1 2 la pericope -c. 1.u.., [.] cc... v.,. j. cu j. -.. trasposta, cos corretta, al 3, subito dopo . . .; in IX 28 2 ,v. [,c ,] ..c c . j c.,j al 3, subito dopo .. . ..-j; lintero IX 29 2 dopo il 5. 130 Di I 16 30-31 Farquharson propone la dislocazione subito dopo il 16; in II 14 4 tutta la pericope . v.jc.... andrebbe trasposta al 6, dopo c.c,c; III 4 1 , invece, andrebbe riscritto cos: cv,,..c-c. v... j . ,c, c``u .,,u c.,j <j> j, u ..u j ,j..-u vc,cj,jc..,; in V 5 4 -c. c.c.. -cc..cc-c. andrebbe trasposto dopo j 1uj , valutando con favore una vecchia proposta di Morus; in VIII 51 1 j. .. . .. cc`..c-c. dopo c`cc-c.. 131 There is generally no gap where the transposed words organically fit in and it is difficult to account for the corruption which this kind of dangerous remedy (F., p. XLII) presupposes. These erratic word-groups may have been caused by the defective state of an autograph which was never intended for publication (Generalmente non ci sono lacune dove le parole trasposte si adattino organicamente ed difficile rendere conto della corruzione che questo genere di pericoloso rimedio Farquharson 1944, p. XLII presuppone. Questi gruppi di parole irregolari possono essere stati causati dallimperfetto stato di un autografo che non fu mai concepito per la pubblicazione) Maas 1945, p. 145.
46 difficolt troppo spesso ignorate. Analoghe considerazioni valgono anche a proposito dei non pochi passaggi nel testo che Farquharson indica come lacunosi 132 . Per quanto la critica pi recente ne abbia di molto ridimensionato i sospetti, le precise obiezioni di Farquharson, che si incardinano saldamente sulla lunga familiarit con le abitudini stilistiche dellautore e sulla minuziosa comprensione degli argomenti nel loro dipanarsi, non sono affatto cos facili da aggirare 133 . Il fitto lavorio che ne nato, e che in altre circostanze ha dato cos alta prova di s 134 , appare ben lontano dallessere concluso. Nel secondo dopoguerra furono pubblicate le traduzioni italiane di C. Mazzantini 135 , con testo a fronte, condotta con molta libert sulledizione di Trannoy, e quella di E. Pinto 136 , condotta anchessa con molta libert sulla stessa edizione e preceduta da alcune note testuali in cui si tratta della tradizione manoscritta dellA se stesso e sono discussi tutti i passi nei quali lautore si discosta da Trannoy. Loriginalit e limportanza delle due opere appare, per, estremamente limitata. Senzaltro incline a emendare si mostra invece Willy Theiler nella sua edizione, dotata di un succinto apparato critico 137 . Ma i suoi emendamenti, per quanto innovativi, sono, per lo pi, molto azzardati, e talvolta lontanissimi dal testo tradito, cosicch stupisce che M. Pohlenz abbia potuto giudicare ledizione di Theiler la migliore edizione dellA se stesso di Marco Aurelio 138 . Questopera, tuttavia, si segnala per la precisa traduzione tedesca e per il commento, breve ma assai ricco e denso di contenuto. Essa ha inoltre il merito di modificare in certi passaggi la divisione interna del testo, cos da renderlo pi intelligibile. Theiler, che, come ha opportunamente sottolineato Dalfen 139 , fu pi storico della filosofia che filologo o
132 In II 5 1 Farquharson segnala una lacuna dopo .c j, c-,.u,; in III 2 6 dopo -c. .,c.; in III 12 1 questa integrata cos: -c. j.. <vc,.j,> vc,.v,.uc; in IV 50 4 segnalata dopo j u. ., v,c ,c; in V 18 3 dopo 1,.jc..,; in VII 16 1 la magistrale integrazione di Dalfen rende il dovuto omaggio allacume di Farquharson: j ,...-. cu .cu. u - ..`.. , .. `.,., u 1.. .cu , <u `uv.., u ,.v.. .cu> .., .v.-u.c.; in VII 24 1 si segnala una lacuna dopo .c. `., .c1-j .c. j u .cc-c.; in X 6 la proposta di integrazione allincipit del 1 molto interessante: .. . c . .. . 1uc.,, <.. .. 1uc.,> -. . A questo farebbero riscontro le prime parole dellattuale capitolo X 7 4 : .. . ., -.. La nuova ripartizione della materia che si viene necessariamente a produrre nel testo, sebbene sia affatto diversa da quella tradizionale, risolverebbe per molti dei problemi interpretativi ad essa collegati. 133 A proposito di III 2 6 Cortassa annota : Il Farquharson individua una lacuna dopo .,c.. Non mi pare necessario. Poco pi avanti, a proposito di III 12 1 , si legge: Il Farquharson integra j.. <vc,.j,> vc,.v,.uc rendendo: if you admit no side issue, perch stima assai improbabile che vc,.v,.uc possa essere retto dall...,,j, della linea precedente Ma che laccusativo vc,.v ,.uc possa essere retto da ...,,j, non mi pare cos improbabile Cortassa 1984, p. 92- 93. Come facile comprendere, giudizi di questo tipo sono poco pi che affermazioni apodittiche: non rendono evidentemente un buon servizio allesegesi del testo. 134 A proposito di IV 50 4 , al contrario, le precisazioni di Cortassa sono assai convincenti: Il Farquharson individua una lacuna dopo v,c ,c, ma si pu benissimo sottintendere un imperativo come -.., o un infinito iussivo come -.... Questo conforme allo stile incisivo e lapidario di Marco Aurelio (cfr. VI30 5 : vc.c ., A.....u c-jj ,). Cortassa 1984, p. 95. 135 Marco Aurelio, Ricordi, testo greco e traduzione italiana con introduzione e note a cura di C. Mazzantini, Torino, 1948. 136 Marco Aurelio Antonino, Pensieri, Introduzione, note critiche e traduzione a cura di E. Pinto, Napoli, 1968. A E. Pinto dobbiamo anche uno dei pi infelici tentativi di disegnare lo stemma codicum dellA se stesso. Stupisce vedere citato il volume da Dalfen e da Hadot tra le edizioni critiche. 137 Kaiser Marc Aurel, Wege zu sich selbst, herausgegeben und bertragen von W. Theiler, Zrich, 1951 (1975 2 ). 138 La Stoa. Storia di un movimento spirituale, trad. it. Firenze, 1967, vol. II, p. 29, n. 32. 139 Dalfen 1979, p. XXX.
47 editore, concentr la sua attenzione soprattutto sullaccurata ricostruzione delle fonti del pensiero di Marco Aurelio. La dotta prefazione, infatti, tratta diffusamente non solo degli antichi scolarchi del Portico, ma particolarmente del medio stoicismo di Posidonio. Molto interessante poi la digressione su tutte le altre dottrine filosofiche e le credenze religiose maggiormente in voga ai tempi dellimperatore. Il volume di Theiler stato ora sostituito dalledizione di R. Nickel 140 , che per ripropone con poche modifiche il testo di Trannoy 141 . Le grandissime ambizioni con cui J. Dalfen ha messo mano alla propria edizione dellA se stesso di Marco Aurelio 142 appaiono immediatamente evidenti dal giudizio che egli esprime sul pi recente, e il pi benemerito, dei suoi predecessori, che pure non esita a definire alter Gataker 143 . Lopera, infatti, per la prima volta dai tempi di Schenkl, il frutto di unaccurata disamina di tutta la tradizione manoscritta, dove i rapporti tra i testimoni sono ricostruiti su basi interamente nuove. Il contributo di Dalfen si rivelato significativo soprattutto nel definire le precise relazioni tra i diversi manoscritti contenenti excerpta, in special modo in seno alla cosiddetta classe X, fino ad allora comprendente materiali di natura troppo eterogenea 144 . Il lavoro di Dalfen particolarmente prezioso per lampia documentazione delle proposte critico-testuali fornita in apparato, un sussidio insostituibile per linterprete del Marco Aurelio greco, che, alle prese con un testo fortemente danneggiato dalla tradizione e oggetto di continui restauri dal XVI sec. a oggi, spesso chiamato ad operare scelte ardue e decisive tra i vari interventi. Utile la nutrita raccolta, collocata in testa allapparato critico, di passi di autori antichi che hanno in qualche modo attinenza con il testo, anche se non paragonabile allanalogo sforzo prodotto da Farquharson. Molto ricca, e ottimamente disposta per sezioni (opere sulla vita e la politica di Marco Aurelio; studi sulla struttura, la lingua e lo stile dellA se stesso; studi sulla filosofia di Marco Aurelio; studi sulla tradizione manoscritta dellA se stesso; contributi testuali; edizioni antiche; edizioni recenti) la bibliografia. Lindex verborum, peraltro, compilato in calce al volume, non migliora in alcun modo il ponderoso lavoro di Schenkl, che rimane a tuttoggi, nonostante la maliziosa ironia di Dalfen 145 , lunico repertorio grammaticale e stilistico a disposizione degli studiosi dellopera. Larticolata prefazione offre un resoconto approfondito delle relazioni tra i diversi gruppi di manoscritti contenenti excerpta dellA se stesso, nonch delle relazioni tra A, D e T, ma la ricostruzione proposta non appare sempre convincente. Molto ridimensionata limportanza annessa alla tradizione indiretta di Suda, sebbene Dalfen ne citi con inusitata ampiezza tutti gli estratti conservati. Inaspettato, soprattutto dopo le puntuali osservazioni di Farquharson 146 , il massiccio ricorso ad A, a discapito di T, e
140 Rispettivamente nella Bibliothek der alten Welt e nella Sammlung Tusculum. Maltese 1993, p. XXX. 141 Marc Aurel, Wege zu sich selbst. Mc,-u `A.....u cu-,c ,, c .., .cu., Griechisch- deutsch, herausgegeben und bersetzt von R. Nickel, Darmstadt, 1990. 142 Marcus Aurelius, Ad se ipsum libri XII, edidit J. Dalfen, Lipsiae, 1979 (1987 2 ). Ledizione rimpiazza il testo di Schenkl nella nota Bibliotheca Teubneriana. 143 Farquharson parce et caute rem criticam tractavit, nam non tam emendatoris partem agere voluit quam relatoris interpretis explanatoris Dalfen 1979, p. XXXI. 144 Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XIX aveva gi disegnato lo stemma codicum della classe X, investigando approfonditamente sulle relazioni intercorrenti tra quel gruppo di manoscritti: le conclusioni di Dalfen non sono che la necessaria conseguenza di premesse tanto rigorose. 145 Indices nominum locorum verborum composuit tam copiosos tamque elaboratos elucubratos enucleatos, ut plus lectori difficultatis pararet quam explanationis Dalfen 1979, p. XXX. 146 Farquharson 1944, vol. I, p. XXXVI-XXXVIII. Opinioni sostanzialmente condivise da Maas 1945, p. 145.
48 fuorviante la predilezione per D, a proposito della cui indipendenza, come si visto, Dalfen non pu fornire alcuna prova decisiva. Ambigua, infine, la posizione di W e di X, la cui testimonianza talvolta anteposta perfino al consenso di A e T 147 , talaltra, invece, affrettatamente trascurata 148 . Nonostante che i non pochi contributi positivi abbiano consentito di migliorare notevolmente ledizione di Farquharson, lopera di Dalfen desta qualche perplessit nella costituzione del testo. Mantenendo verso il dettato della tradizione un atteggiamento ipercritico, che lo porta troppo spesso a vedervi lintrusione massiccia di glosse e note marginali, e ad introdurre emendamenti anche radicali, Dalfen opera moltissime espunzioni. Il problema delle interpolazioni nel testo dellA se stesso esiste realmente, era gi stato individuato da altri studiosi ed merito di Dalfen avergli dato il giusto rilievo 149 . Tuttavia, in molti casi, le espunzioni di Dalfen appaiono francamente arbitrarie, perch Dalfen finisce per espungere spesso anche l dove il confronto con molti passi consente di riconoscere alcuni dei tratti stilistici peculiari dellA se stesso. Non senza ragione, pertanto, che i numerosi recensori di Dalfen hanno propugnato il ritorno alla lezione dei testimoni principali (A, T) ogniqualvolta essa potesse essere accettabilmente difesa 150 . Di capitale importanza, in tal senso, si annuncia ledizione, con traduzione francese a fronte, a cura di Pierre Hadot 151 . Lopera, concepita in due tomi, dei quali finora non comparso che il primo, sostituisce, nella prestigiosa Collection des Universits de France, lormai obsoleto testo di Trannoy. Il corposo saggio che inaugura il volume si articola in due parti nettamente distinte. La prima, dopo alcuni indispensabili ragguagli storici e biografici sullimperatore filosofo, interamente dedicata allattenta disamina delle questioni critiche pi importanti che si prospettano a qualunque editore dellA se stesso di Marco Aurelio: lorigine e lesatto significato del titolo dellopera, il genere letterario al quale essa appartiene e la messe delle testimonianze letterarie antiche a riguardo. Hadot, al quale gli storici della filosofia devono anche la pi probante ricostruzione moderna della genesi e delle finalit dello scritto 152 , riesamina in dettaglio tutti i pi avvertiti contributi bibliografici sullargomento e non di rado approda a risultati che si possono considerare definitivi 153 .
147 Si veda, ad esempio, il testo e lapparato critico di Dalfen a VI 44 4 . 148 soprattutto il caso di V 8 12 , dove solamente in W X si leggono le parole: -c. . .c .., .-cc. j -.. Espungerle dal testo come spurie significa necessariamente ridurne di molto il valore autonomo di testimoni. Zuntz 1946, p. 47-48, che cita opportunamente Farquharson 1944, vol. I, p. XXXIII. 149 Dalfen 1974 e 1979 2 . 150 La filologia dellultimo ventennio ha segnato un sensibile progresso verso una pi fiduciosa ed equilibrata valutazione della tradizione manoscritta: cfr. Cortassa 1984; Hadot 1987; Maltese 1993. 151 Marc Aurle, crits pour lui-mme. Tome I, Introduction Gnrale, Livre I. Texte tabli et traduit par Pierre Hadot, Paris (CUF) 1998. 152 Hadot, P., Exercices spirituels et philosophie antique, Paris 1981 [trad. it. ID., Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi, Torino 1988] ; ID., La citadelle intrieure. Introduction aux Penses de Marc Aurle, Fayard, Paris 1992 [trad. it. ID., La cittadella interiore. Introduzione ai Pensieri di Marco Aurelio, Vita e Pensiero, Milano 1996]. 153 Di eccezionale interesse, in questa prospettiva, tutta lequilibrata raccolta e la convincente discussione delle testimonianze tardoantiche sullopera e della tradizione indiretta del testo, con particolare riguardo alla gi citata lettera del vescovo bizantino Areta a Demetrio, metropolita di Eraclea, e allepigramma dellAntologia Palatina (AP. XV, 23) che sigilla, a mo di colophon, il testo dellA se stesso nel manoscritto A. Il rimando necessariamente a Hadot 1998, p. XII-XXVe p. CLXXXV-CXCI.
49 Nella seconda, invece, loggetto dellindagine significativamente limitato al solo libro primo. Qui troviamo, infatti, accanto alla minuta descrizione della sua complessa architettura compositiva e delle strutture stilistiche che la sorreggono, puntuali osservazioni sulla relativa cronologia, sugli intenti perseguiti da Marco Aurelio nel corso della sua stesura e sui criteri che informano la lunga galleria di ritratti che ne costituisce il tratto esteriore pi appariscente. Tutte le coordinate della vita materiale, tutti gli eventi storici, tutti i modelli politici che segnarono indelebilmente la condotta dellimperatore, tutti i personaggi qui ricordati, sfilano, elencati in bellordine, in un repertorio prosopografico compilato con rara perizia e informazione. Suggellano i prolegomeni a questo libro primo cursorie riflessioni sulla tradizione manoscritta e sulla storia della critica. Eccellente la traduzione francese, stampata a fronte, che si giova non poco dellacribia filologica di cui d prova Hadot nellinterpretazione di molti passaggi. Dettagliatissime, infine, le note che corredano il volume, che devono molto, ovviamente, al lavoro dei predecessori, in particolar modo al monumentale commento di Farquharson, ma che non di rado testimoniano di un originalissimo contributo personale. La parte pi cospicua del lavoro filologico dedicato alla costituzione del testo di questo primo libro rifonde uno scritto dello stesso Hadot anteriore di circa dieci anni: i mutamenti sono minimi e per lo pi inessenziali alla comprensione del disegno complessivo. Ciononostante, il progresso segnato rispetto alle due successive edizioni di Dalfen appare immediatamente evidente. Loriginalit dellimpostazione di Hadot si rivela innanzitutto nella rinnovata considerazione per la tradizione indiretta che fa capo a Suda, ritrovando cos un proficuo sentiero di cui parevano essersi completamente perdute le tracce almeno a partire dalledizione di Farquharson del 1944 154 . Un ulteriore motivo di interesse risiede nella completa riabilitazione di testimonianze manoscritte spesso sospettate a torto 155 e nel drastico ridimensionamento dellimportanza accordata al codice D 156 . A tal proposito, mette conto di notare che il rischio pi serio per ledizione di Hadot semmai quello di uneccessiva condiscendenza allo stemma dei codici disegnato da Dalfen 157 : una valutazione pi equilibrata delle relazioni tra i singoli
154 Come era lecito attendersi, Hadot accetta da Suda non soltanto le lezioni ,u,-v... e c.`.. in I 6 3 e 7 4 rispettivamente, cos come si legge oramai in tutte le edizioni critiche moderne, ma anche .c .u u ,vu in I 12, il che conferma inequivocabilmente il dettato di T. Anche lintegrazione nel testo di I 16 20 e la riscrittura di tutto il passaggio ivi proposta si fondano esclusivamente sulla valorizzazione di questa sola testimonianza. Completa indifferenza, al contrario, per lestratto di Suda corrispondente a I 6 2 delle nostre edizioni. Ben maggiore interesse, tuttavia, avrebbe dovuto destare -c. c-..,j. ....., vicinissimo, in I 9 6 , alla tradizione di A. 155 Hadot rifiuta giustamente tutte le espunzioni dal testo tradito del libro primo operate da Dalfen. Si vedano le note a I 16 9, 21, 31 e la relativa discussione. 156 Ce caractre anthologique explique certaines coupures dans les phrases ou dans les chapitres. On ne peut en conclure que les textes omis aient t aussi omis dans loriginal ou quils aient t des gloses (Questo carattere antologico Hadot si riferisce ovviamente alla nota circostanza che D contiene soltanto estratti dellA se stesso spiega certi tagli nelle frasi o nei capitoli. Non se ne pu dedurre che i testi omessi siano stati omessi anche nelloriginale o che siano stati delle glosse) Hadot 1998, p. CXCVI. Lobiezione chiaramente rivolta a Dalfen, che ricava dallassenza in D della pericope c``` u 1c.cc.c., di I 16 9 una prova ulteriore a favore della sua espunzione. 157 D est parent de A, mais nest pas copi sur lui, car on ne retrouve pas toujours dans D les fautes de A et il fournit souvent de bonnes leons (D parente di A, ma non affatto copiato da lui,
50 manoscritti avrebbe conferito un peso ben diverso ad argomenti che si devono necessariamente limitare alla critica stilistica interna. In alcune occasioni lacume di Hadot consente di individuare sicuramente la corretta punteggiatura e interpretazione di un passaggio 158 , o di decidere definitivamente tra due varianti pressoch adiafore 159 ; in altre, invece, la minuta attenzione alle particolarit della scrittura dei codici e la paziente recensione del lavoro dei precedenti editori permettono di isolare una sicura interpolazione 160 , o di ripristinare la corretta ortografia di un nome 161 , o di sottolineare il chiaro errore di un amanuense 162 . La meditata prudenza delleditore e la sua scarsa propensione ad emendare il testo producono risultati particolarmente fecondi e incoraggiano positivamente ricerche pi approfondite su questo terreno 163 . Eppure esistono delle occasioni in cui la strenua difesa della tradizione manoscritta pu rivelarsi unarma a doppio taglio. In I 3 1 , ad esempio, nonostante che sia accolta nel testo leccellente congettura di Lofft c1.-.-. 164 , verosimilmente suggerita incrociando le rispettive lezioni c1..-. e .1.-.-. di A e di T, Hadot commenta con favore, in calce allapparato critico, la testimonianza di T, per arrivare poi a sostenerla in una delle note esplicative di tutto il passaggio 165 . Per una sorta di fortunata evenienza, Marco Aurelio torna ad impiegare lo stesso termine in V 20 3 166 , ma laccezione rigorosamente tecnica con cui compare
perch in D non si rintracciano sempre gli errori di A ed esso fornisce sovente delle buone lezioni) Hadot 1998, p. CXCVIII. 158 il caso, ad esempio, di I 5 2-3 , dove si ritorna con profitto alla lezione di T: -c. 1.,.v.. -c. `.,.., -c. cuu,,.-. -c. cv`uv,c,.. 159 I 8 1 c.c1.`,., A D: c.c1.`., T. Hadot 1998, p. CLVII; notes complmentaires, p. 24- 25, n. 27. 160 In I 8 6 , optando con sicurezza per -c. ..,...c. di A D, a preferenza di -c. j. ..,...c. di T, generalmente accettato dagli editori, Hadot offre un ulteriore esempio, finora completamente ignorato, delleffettiva tendenza di T a interpolare gli articoli nel testo dellA se stesso. Due casi indubbi, infatti, si hanno a I 16 15, 21 . In I 9 6 linterpolazione significativamente condivisa con D. Spiace per rilevare come Hadot mantenga erroneamente nel testo di I 7 2 uninterpolazione analoga, correttamente individuata in tutta la tradizione manoscritta almeno a partire dalla prima edizione di Schultz. 161 Dopo i riscontri epigrafici forniti da Haines 1916, p. 10, n. 2 ogni dubbio sullautenticit di A..u A non ha pi alcuna ragione dessere. 162 La scelta, in I 16 24, a favore di .. T rende finalmente giustizia dellerroneo ... A D. 163 Notevole, in I 15 4 , la difesa di c.`.., A D T. Definitiva, in I 17 11 , la riabilitazione di .v...c., A T, a preferenza dellemendamento . v.v.. c., di M. Casaubon, divenuto lezione vulgata a partire dalla seconda met del XVII secolo. 164 lc,c j, j,, -.c.., -c. .c.-. -c. c1.-.-. u .. u -c-v... ., c``c -c. u .v. ....c, ,...c-c. .cuj, (Da mia madre: il timore di Dio, la liberalit, lastinenza non solo dal malfare, ma anche dal concepire unidea come questa). 165 Mais .1.-.-., leon de T, pourrait aussi signifier la qualit de sopposer une chose, et donc de sabstenir dune chose (Ma .1.-.-., lezione di T, potrebbe anche significare la qualit di opporsi a una cosa, e dunque di astenersi da una cosa) Hadot 1998, notes complmentaires, p. 16, n. 9. Il trapasso metonimico qui presupposto da Hadot per ammissibile solamente a partire dalla connotazione logico-gnoseologica dellaggettivo . 1.-.- ,, quale impiegato, ad esempio, a proposito della sospensione del giudizio praticata dai filosofi scettici. Marco Aurelio, tuttavia, come facile verificare, evita accuratamente qualsivoglia compromissione lessicale di questo tipo. 166 l.,.,.v.. ,c, -c. .-.cjc. vc. j, ...,,..c, -.`uc j .c..c .., v,j,u... -c. v, .,,u ,...c. u .,,u u u .1.-.- . -c. v, u j, u cuj, ..cc.-. (Perch il pensiero capovolge e trasforma nel proprio obiettivo qualunque impedimento alla sua attivit, e quel che blocca questazione torna a favore dellazione, e quel che sbarra questo cammino a favore del cammino). Lespressione denota evidentemente qualunque pastoia intesa ad
51 .1.-.-. in questultimo luogo non sembra lasciare dubbi sullinadeguatezza dellanaloga lezione di T in I 3 1 . Altrove, invece, la poco felice propensione per il dettato di AD a risultare inopportuna. Per limitarsi ad un campione esemplare, baster citare il caso di I 16 6 . Il testo l presentato quello della vulgata, con la lezione ..cc.., di T correttamente preferita allerroneo ..ccc.., testimoniato da AD 167 . Se non che il commento di Hadot si diffonde poi in considerazioni decisamente diverse 168 . Lovvio errore di AD introduce nel testo tutta una serie di insanabili aporie. In primo luogo, infatti, deforma irreparabilmente uno dei pi diffusi espedienti stilistici impiegati nella caratterizzazione dei ritratti del primo libro: la dialettica delle opposte virt, alla quale P. Hadot consacra proprio alcune delle sue pagine pi ispirate 169 . In secondo luogo, lattenta disamina delle occorrenze nel testo del verbo ...ccc-c. 170 , e di tutta larea semantica che abbraccia i derivati a questo afferenti 171 , dimostra che laccezione qui presupposta da Hadot per . .ccc., sarebbe quanto di pi lontano dalluso dellautore 172 . Ma la minaccia pi insidiosa alla meritoria opera di Hadot proviene proprio dallirresistibile tentazione dellinterprete di fare aggio sul filologo. Due passaggi di I 6 sono, in proposito, estremamente significativi. Al 6, ricordando i debiti spirituali contratti in vita con il proprio maestro Diogneto, Marco Aurelio annovera senza esitazione laver ascoltato le lezioni prima di Bacchio 173 , poi di Tandaside e di Marciano 174 . Per superare dun tratto tutte le difficolt derivanti dalla problematica identificazione del personaggio che si cela dietro alla lezione 1c.cc.,, P.
ostacolare la corretta azione morale, la resistenza passiva offerta delle circostanze esterne allattivit della coscienza individuale. 167 |c. .v..,. vu .. ,..c ..cc..,, vu . c..c.., (E lesperienza di sapere dove serve rigidit, e dove, al contrario, arrendevolezza). 168 La leon de AD: ..ccc.., est peut-tre la bonne, si lon admet que ce mot pourrait signifier laction de sopposer quelque chose de mal. Marc Aurle aurait voulu dire : Antonin savait quand il fallait sopposer dcidment, et quand il tait possible de tolrer (La lezione di AD: .c.cc.., forse quella autentica, se si ammette che questa parola potrebbe significare lazione di opporsi a qualcosa di male. Marco Aurelio avrebbe voluto dire : Antonino sapeva quando bisognava opporsi decisamente, e quando era possibile tollerare) Hadot 1998, notes complmentaires, p. 34, n. 5. 169 Hadot 1998, p. CLVI-CLX. Se ne ritrova un riscontro quasi letterale, ad esempio, in uno dei tratti del carattere che Marco Aurelio attribuiva, in I 8 4 , al proprio maestro Apollonio di Calcide: -c. .v. vc,c..,c, . ., .... ..c,,.,, . u.cc. cu, c1, c, .. .c. -c. c....., (e riconoscere chiaramente, in un modello vivente, che la stessa persona pu essere molto energica e mite). 170 Il verbo equivale sostanzialmente a ostacolare. Si veda, in proposito, la rassegna compilata in Schenkl (ed. mai.) 1913, Index Verborum, s. v., p. 220. 171 . .cjc: ostacolo VIII 41 4 ; ..cc.-,: che ostacola o impedisce V 20 3 . 172 Tanto il senso denotativamente pi ampio di fattiva opposizione, resistenza, quanto quello connotativamente pi ristretto di obiezione, riserva, non avrebbero nulla a che vedere con lassunto filosofico in questione, in virt del quale le circostanze materiali esterne, o il prossimo, possono s frapporre degli ostacoli allazione dellio materiale, ma non possono mai conculcare lincoercibile libert dellio spirituale. 173 Si tratta di un personaggio ben noto: Bacchio di Pafo, il filosofo platonico vissuto intorno alla met del secondo secolo d. C. Si veda Hadot 1998, p. LXXXII- LXXXIII. Bene fa lo studioso a ripristinare la grafia |c-.u, come si legge in T, a preferenza di |c-..u, come si legge invece in A. 174 Cortassa 1984, p. 227. Si cita qui di seguito il passo cos come riportato in A e T, gli unici testimoni disponibili in questa specifica occasione: -c. c-ucc. v,. . .. |c-.u, .. c 1c.cc., -c. Mc,-.c.u .
52 Hadot, alla stregua di T. Gataker e di G. Mnage, ne propone la temeraria correzione in |cc.`..u. Si otterrebbe cos la perfetta corrispondenza con la notizia, riportata nella Cronaca di Eusebio di Cesarea, di un certo Basilides, nativo di Scythopolis (lodierna Beth-Shan, in Palestina), filosofo forse di credo stoico e maestro di Marco Aurelio intorno allanno 150 d. C. 175 . Il ragionamento, in s apparentemente ineccepibile, introduce per, a ben vedere, un criterio di valutazione drammaticamente perverso: tanto varrebbe, allora, modificare in Mc.-.c.u laltrettanto sconosciuto Mc,-.c.u , come fu peraltro proposto a suo tempo dallo stesso Gataker, soltanto perch lHistoria Augusta ci informa che il noto il giurista L. Volusio Meciano fu tra i precettori di Marco Aurelio 176 . Lequilibrio di cui d prova Hadot in questa occasione, nel vagliare e rifiutare ad uno ad uno tutti gli argomenti addotti a sostegno di una correzione infinitamente meno problematica da un punto di vista paleografico, avrebbe dovuto ovviamente orientare le sue scelte anche in precedenza. Il 8 , se possibile, ancora pi istruttivo. Il testo, trasmesso indipendentemente dai due testimoni di elezione A e T, scorre via limpido e senza apparenti difficolt: -c. c-.v, -c. ,c, .v.-ujcc. -c. cc .cu c j, |``...-j, c,.,j, . ..c 177 . Ciononostante Hadot corregge |``...-j, in Ac-...-j,, argomentando come le pratiche del modello educativo qui adombrato da Marco Aurelio non possano appartenere affatto a quello greco in generale, risolto integralmente nel circuito delle discipline tradizionali e sostanzialmente viziato da unintrinseca mollezza, bens soltanto a quello spartano, gi indicato paradigmaticamente, proprio in seno alla tradizione stoico-cinica, come il pi consentaneo al conseguimento di una perfetta formazione filosofica 178 . Eppure tutta questa dotta disquisizione non pu far dimenticare un solo dato di fatto essenziale: Hadot non assolutamente in grado di produrre nessun autentico parallelo della iunctura j |``...-j c,.,j nellaccezione, lievemente deprecatoria da un punto di vista morale, di una vita condotta tra gli agi di una raffinatezza eccessiva, n, tanto meno, in quella di una generica educazione greca contrapposta a una specifica formazione filosofica. Al contrario, questo precisamente il senso dellespressione j |``...-j .c,.,j, come del resto sembra sufficientemente documentato da tutta la messe degli esempi citati 179 . Tuttavia i due vocaboli c,.,j e .c,.,j qui non possono essere in alcun modo sinonimi, eventualit di cui peraltro Marco Aurelio stesso appare ben consapevole, quando in I 3 2 impiega .c,.,j, soltanto poche righe pi sopra e forse proprio in esplicita contrapposizione al nostro passo, per ricordare come avesse imparato dalla madre la frugalit nel modo di vivere, ben lontana dal tenore di vita caratteristico della gente ricca 180 . Se poi si esaminano con la dovuta attenzione le testimonianze offerte da Hadot, la fallacia del tentativo di far passare per buona la sinonimia risulter in tutta la sua evidenza.
175 Hadot 1998, p. LXXXIII. Le argomentazioni svolte in notes complmentaires p. 19, n. 16 per giustificare tale riscrittura da un punto di vista paleografico sono semplicemente risibili. 176 Ibid., p. LXXXIII-LXXXIV. 177 E il desiderio di un lettuccio e di una pelle, e tutte le cose come queste attinenti alleducazione greca. 178 Hadot 1998, p. CLI-CLIII. 179 Hadot 1998, notes complmentaires p. 20, n. 19. 180 `.. -cc j. .c.c. -c. v,,. j, v`uc.c-j, .c,.,j,.
53 Esemplare, a questo riguardo, un luogo tratto dal quinto libro della Geografia di Strabone 181 . Discorrendo della gente che si stabilisce a Napoli in cerca di riposo dalle fatiche di unintera vita di lavoro, lo scrittore ricorda opportunamente come .v....uc. . j. .. `.cv`.. .c,.,j. j . |``j..-j. . .- j, |.j, c.c.,u .., .u, j cu.c, c,.. .. cv vc...c, .,,ccc.... j -c. c``.., .c ,j,c, j cc-. ...c. v-u ... .. c..c.. j. 182 . Laddove, per, in questo stesso passo, Strabone indugia ad osservare la permanenza in Napoli di cospicui tratti esteriori della civilizzazione greca, sia pure in un contesto ormai compiutamente romanizzato, le parole dellautore sono passate sotto silenzio da Hadot con un minimo di cattiva coscienza: v`..cc ` . .j j, |``j..-j, c ,.,j, ..cu-c c..c., ,u.cc.c . -c. .1j..c -c. 1,c,.c. -c. .cc |``j..-c -c.v., ... |.c... 183 . La differente connotazione dei due vocaboli non dovrebbe, a questo punto, pi essere oggetto di discussione. Non sembra che sia possibile sapere con assoluta sicurezza a che cosa Marco Aurelio intendesse alludere, quando scriveva cc .cu c j, |``...-j, c,.,j , . ..c, ma il tentativo di correggere un testo chiaro e privo di difficolt paleografiche, facendo leva su argomenti preconcetti, appare, in buona sostanza, francamente pretestuoso.
181 Si tratta di Str. V, 4, 7, discusso in Hadot 1998, l. c. 182 A Neapolis diffondono il modo di vivere greco quelli che da Roma si ritirano qui per trovare tranquillit, sia quanti si sono dedicati alleducazione dei fanciulli, sia altri che per vecchiaia o malattia desiderano vivere in tranquillit. La traduzione si deve a Anna Maria Biraschi, Strabone, Geografia, lItalia, Rizzoli (BUR), Milano 1988, p. 181. 183 Qui si conservano moltissime tracce della cultura greca, cos come i ginnasi, gli efebei, le fratrie e i nomi greci, sebbene la popolazione sia romana.
54
55 Tavola sinottica di varianza e abbreviazioni
56
57
Eij" eJautovn Eij" eJautovn Eij" eJautovn Eij" eJautovn Edizione di Dalfen Testo accettato I. 5. 1 j. |....c., j |....c., I. 5. 3 -c. cv`uv,c,. -c. cv`uv,c,. I. 6. 2 -c. v.,. c.... cvvvj, -c. [v.,.] c.... cvvvj, I. 9. 6 -c. .. c-..,j., ..... -c. c-..,j. .. ... I. 12 .c uu u ,vu .c .uu ,vu I. 13. 1 [-c.] cv-c-.cc.c. -c. cv-c-.cc.c. I. 14. 3 [vc,c u cuu ] vc,` cuu I. 14. 3 ..`., c`. , I. 15. 4 c..., c.`.., I. 16. 5 [..,] u -c` c.c. .., -c` c.c. I. 16. 9 [c``` u 1c.cc.c.,] c``` u 1c.cc.c., I. 16. 20 1. -c. .. .-, 1. -c. ..<.. .., -c.> .-, I. 16. 21 [ c vc,.c 1u`ccc...] c vc,.c 1u`ccc... I. 16. 24 ... .. I. 16. 25 ..`.j.... ..,j... I. 16. 25 [c.-,.v.,] c.-,.vu I. 16. 25 v,, cu . v,, cu I. 16. 25 .,-, .,-, I. 16.26 u- [..] c.,. `ucj, u- .. c.,.c `ucj, I. 16. 27 j cv A.,.u c`j c.c,ucc j cv A.,.u cc j c.c,ucc I. 16. 29 `.`,.c..., `.`,.c-c. I. 16. 31 [c.,, ..,] c.,, .., I. 17. 11 .v.v..c., .v...c., I. 17. 11 cv`..v.c-c. . . uu cv`..v.c-c. . . . . u u I. 17. 16 [..,] c`` . ,j.. .., c`` . ,j.. I. 17. 21 .cv., ,jcu .cv., ,jcu I. 17. 22 ., . . II. 2. 1 0 . v. [u ] ... 0 . v. u ... II. 2. 2 [v`j,c..] v`j,c.. II. 3. 3 .. ,cc .c. c.. ,cc .c. II. 4. 1 vcc-., vcc-., II. 5. 1 j, c-,.u, -c. cv`. c... j, c-,.u, -c. cv`. c... II. 5. 1 .cu. ccu. II. 5. 2 cvj``c,.., cvj``c,..j. II. 6. 1 c.cuj. cu j. II. 7. 1 [-c.] c`j. -c. c`j. II. 7. 2 cv.u-u.uc.. cv.u-u.uc.. II. 11. 3 v,... v,... II. 12. 1 ..-,c, ..,c, u.c.., .1. ..-,c. ..,c, u.c.., .1. II. 12. 4 c. v., . j [.c-.jc.] c. v., [. j] .c-.jc. II. 14. 5 u.. u. .. u c.. . u.. u. .. u .. . III. 1. 1 c, -..,.c, c, cu....ucc, j, -..,.c, j, cu....ucj, III. 2. 5 -c. . ccu., . . ccu., . III. 2. 5 cu..ccc-c. .ccu..ccc-c. III. 3. 6 j v., .c. c. v.,..c. III. 4. 1 [j . ,c, c``u .,,u c.,j] j . ,c, c``u .,,u c.,j III. 4. 4 [.,] .. c,.c., ., .. c,.c., III. 4. 4 . .,.u, ., .c. . .,.u, ., III. 4. 5 .. .c
58 Eij" eJautovn Eij" eJautovn Eij" eJautovn Eij" eJautovn Edizione di Dalfen Testo accettato III. 4. 5 v., ...,,.j c. v,c... v,, ...,,..c. . .. III. 5. 3 . .. . .-.. III. 5. 3 .-.. u vj,.c.c, j, .-.. u vj,.c.c, III. 5. 3 -c. [ cv,c..,] jcu.c, -c. cv,c.., jcu.c, III. 6. 3 ... [ c.] ... -c. c. III. 7. 3 u` v.c.u. u` .u. III. 7. 4 .u`u., .u`u, III. 7. 4 ., <..> c `` . ., <c.> c `` . III. 11. 5 .u... , .u .., III. 12. 1 j.. vc,.v,.uc <vc,.j,> j.. vc,.v,.uc III. 12. 1 |.c.-j j,..-j III. 14 .., .`, .. -.`.., III. 16. 2 .. <vc. .u.> v.u... .. <v.` u> v.u... IV. 1. 1 [u.c.] .... u.c. -c. .... IV. 3. 2 [...-c, v-...] ...-c, v-... IV. 3. 3 cu j. <ucc,.cjc..> `uvj. IV. 5 vc,cc-.uj, -ccc-.uj, IV. 12. 2 c vc,cv`cc..c vel c vc,cvc.c,.,u .c c vc,c,c,.c IV. 18 .uc`.c. cc`.c. IV. 18 -cc . c,c-. -cc . c,c-. IV. 18 j . `c. j-,, j v.,.`.v.c-c. j . `c. j-, v.,.`.v.c-c. IV. 19. 1 .. c vc`.. .. . .. c vc`.. -c. cu, .. . IV. 19. 3 vc,.j, vc,., IV. 19. 3 ..., `,u. A.v. -.. ..., `,u `.v . IV. 20. 1 j u . IV. 21. 1 [v,, j ...c .v..c.j.] <.c > vcj. ..c .v..c.j. IV. 27. 1 c``` c-cj, c``c -c, IV. 36. 1 vc.c -cc .c`j. ,....c <.,> vc.c <c > -cc .c`j. ,....c ,...c. IV. 38 [u, 1,..u,] u, 1,..u, IV. 39. 4 <. vc,c 1uc..> <-c. . vc,c 1uc..> IV. 43 [.-] .. ,...... .- .. ,...... IV. 46. 3 [c`.cc] .j..-., c`.cc .j..-., IV. 46. 3 u. <c`.cc> .c1. ,.c. u. .c1.,.c. IV. 46. 5 vc.c, -... ., <.,> vc.c, -..... IV. 48. 4 ., c. j .`c.c ., c. .. .`c.c IV. 50. 1 c.uc.-. c.u.-. IV. 50. 3 .-,. .--. IV. 51. 2 c,c,,..c, c,c..c, V. 1. 2 `., . [u] `., . cu V. 1. 2 cu,-,ucc, cu,-cucc, V. 1. 4 ..-. [...] ..-. ... V. 1. 4 [u v., c .,c] u v., c .,c V. 2 vccc. 1c.cc.c. [j.] `j,c. vccc. 1c.cc.c. j. `j,c. V. 3. 1 .. .vc-`u-jc.. .... .1., j .vc-`u-ucc .... .1., V. 6. 1 0 .. ., .c.. 0 .. ., [.c..]
59 Eij" eJautovn Eij" eJautovn Eij" eJautovn Eij" eJautovn Edizione di Dalfen Testo accettato V. 8. 1 0v.. . .c. 0v.. .c. V. 8. 2 .u . .u . . V. 8. 2 v,, u ,...c. .., u ,...c. V. 8. 2 -cc``j`. <.,> -cc``j`. V. 8. 2 v,, j. ..c,..j. .., j. ..c,..j. V. 8. 3 cuc `. ,.. cuc j.. `.,.. V. 8. 3 ., ...c. .. ., ...c. V. 8. 3 c., vu,c.c. .. c., vu,c.c. V. 8. 9 .u . u. . c. -... .u . . c. -... V. 8. 12 [-c. ..c .., .-cc. j-.] -c. ..c .., .-cc. j-. V. 9. 1 ..[,] c v`... .. c<.> c v`... V. 11 vc,` .-ccc vc,` .-cc. V. 12. 2 u..-..j . <.v.`.,...> . c,c-. u..-..j u v .. c,c-. . V. 12. 2 <u..> ,c, .1c,c.. <u> ,c, .1c,c.. V. 12. 3 [u] v,c.-v. u v,c.-v. V. 15. 1 0u.. u.. j,j.. c.-,.v. 0u.. u.. , j.. c.-,. vu V. 15. 3 u. cuv`j,..- . u. ,. cuv`j,..- . V. 15. 3 [ c,c-.] c,c-. V. 15. 5 c1c.,j c. c1c.,.. V. 15. 5 c..jc. c...c. V. 16. 3 [v,, . -c.c-.uccc.] <v,, u -c.c-.uccc.> v,, . -c.c-.uccc. V. 23. 2 -c. c.. u.. .c., <u. ...c., u ,.u> -c. vc,.,,u, -c. c.. u.. .c.,, -c. vc,.,,u, V. 23. 3 [.. ... ,.. -c.] .v. c-,. .. ... ,.. -c. .v. c-, . V. 31. 1 .,. .u. .c. .,. .u. .c. V. 31. 3 .`.uc.c .`.c V. 33. 5 <u> v.,....., .`.., v.,....., .`.., V. 33. 6 .-, .., V. 34. 2 -.....-j .-c.-j V. 36. 2 -c. .. -c. <cu> .. V. 36. 3 [.v.. . ,..j -c`..] .v.. . ,..j -`c... V. 37 -cc`j1-.., -cc`..1-.., V. 37 .cu. c.cu. V. 37 c,c-j . .,c c,c-c. . .,c. VI. 4 .cc`.. .cc ``.. VI. 8 .. c. .. .c. -.`j .. c. -c. -.`j VI. 10. 3 u v., v. .c,...c-c. u v., v. c.c ,...c-c. VI. 11 .v` cuj. .., cuj. VI. 12. 1 [`] c. .-.,cv.u., ` c. .-.,cv.u., VI. 14. 2 . 1uj. `,.-j. -c. v`..-j. ... . 1uj. `,.-j. -c- `,.-j -c. v`..-j ... VI. 15. 2 .u,.-j .c. .1` u cj .c. VI. 16. 7 .. .. VI. 16. 10 c.-,.v., -.....-., VI. 20. 1 .,,c.. [v`j,j. .v.jc..] .,,c,.., v`j,j. .v.jc..
60 Eij" eJautovn Eij" eJautovn Eij" eJautovn Eij" eJautovn Edizione di Dalfen Testo accettato VI. 20. 2 -c. j. u vv.u... j. cv.-.c-c. -c. j. u vv.u... j. cv.-.c-c. VI. 23. 1 ,. -c. -.....-., ,. -.....-., VI. 25 c.c.-c [u] -c. 1u.-c c.c.-c u -c. 1u.-c VI. 30. 7 u, c.-., cu. .1..u, u, c.-., cu. .1..u, VI. 30. 9 .. .-jc.. .. <..> .-jc.. VI. 30. 13 .. ., ..-.u. -,.. . .. ., <.> ..-.u. -,.. . VI. 31 [vc`.. .,,j,,.,] vc`.. .,,j,,., VI. 32. 2 v.,. c v.,. VI. 35. 1 vc. c.cuc. ... c. v., . c.cuc. ... c. VI. 35. 2 u .... u. u .... VI. 36. 2 ,jcc.c ,jcc., VI. 40. 3 [c .cuu] c .cuu VI. 42. 3 .. cu..,,.. [-c. cu..,,j.-..] .. cu..,,.. -c. cu..,,j.-.. VI. 44. 1 -c-.cc. -c-v.jcc. VI. 44. 2 v.,..,... v.,..,... VI. 44. 3 [cu.c...c] cu.c...c VI. 44. 4 ` u. ., .. VI. 45. 2 cc c.-,.v. j . .,., c.-,.v., cc c.-,.v., -c. . .,., c.-,.v., VI. 46 vcc.., vcc... VI. 50. 2 .,c,, -c. . ,c,, . -c. VI. 57. 1 . u. ,,..c.: . u. ,,.c.:
61 SIGLA
A Vatic. Gr. 1950 saec. XIV T editio princeps Guil. Xylandri, Tiguri apud Andream Gesnerum F. 1559, ad exemplar cod. Toxitani nunc deperditi facta Tox. lectiones cod. Toxitani a Xylander in ed. princ. commemoratae Xyl. aut coniecturae Xylandri in textum editionis principis receptae aut eiusdem versio latina ed. principi addita D Darmstadt. 2773 saec. XIV M Monac. 323 saec. XV / XVI C excerpta quae exstant in codicibus Cc Vatic. Gr. 955 saec. XV C Vatic. Gr. 954 saec. XV C, Venet. S. Marci App. Cl. IV 29 saec. XV C` Laurent. 58, 11 saec. XV Cv Paris. Suppl. Gr. 319 saec. XV / XVII C. Oxon. Coll. Novi 270 saec. XVI C Oxon. Bodl. Canonic. 69 saec. XVI W excerpta quae exstant in codicibus B Monac. 529 saec. XIV V Vatic. Gr. 1823 saec. XIV v 8 Vatic. Gr. 2231 saec. XIV X excerpta quae exstant in codicibus v 3 Vatic. Gr. 98 saec. XIV / XV v 4 Vatic. Gr. 100 saec. XIV v 5 Vatic. Gr. 926 saec. XV x = consensus codd. v 3, v 4 , v 5
l 2 Laurent. 59, 17 saec. XV l 3 Laurent. 74, 13 saec. XV p 4 Paris. 2649 saec. XV y = consensus codd l 2 , l 3 , p 4
v 2 Vatic. Gr. 20 saec. XV m 1 Venet. S. Marci App. Cl. XI 1 saec. XV z = consensus codd. v 2 , m 1
a Athoo Monh" !Ibhv rwn 189 saec. XV v 1 Vatic. Gr. 953 saec. XIV v 6 Vatic. Gr. 1823 saec. XIV v 7 Vatic. Gr. 1404 saec. XIV l 1 Laurent. 5, 7 saec. XV l 4 Laurent. 59, 44 saec. XIV m 2 Venet. S. Marci App. Cl. XI 15 saec. XIV m 3 Venet. S. Marci App. Cl. XI 9 saec. XV p 1 Paris. 1000 saec. XIV p 2 Paris. 1698 saec. XIV p 3 Paris. 2075 saec. XV p 5 Paris. Suppl. Gr. 1164 saec. XIV p 6 Paris. Coisl. 341 saec. XIV / XV g Guelf. Gud. 77 saec. XIV f Mazar. Coll. Faugre 4591 (olim 4556) saec. XIV r Britan. Burn. 80 saec. XVI b Barber. II 99 saec. XV
62
63 Note al LIBRO I
64
65 (5) [A T] 1 lc,c u ,1.., j. l,cc.c., j |....c., j . lc`u`c,., j -uc ,., ,...c-c..
j |... Farquharson, Cortassa: j. |... A T et vulgo edd. j -. A T: j . -. Orth.
Il consenso unanime del dettato, manifestato in questo passo da tutti i testimoni a nostra disposizione, sembra non aver destato il bench minimo sospetto nei moderni editori del testo; eppure, a dispetto di tanta serenit di giudizio, sufficiente dare una scorsa a una traduzione qualunque per riconoscervi immediatamente il malcelato imbarazzo degli interpreti: lasciando da parte qualche lodevole eccezione 184 , appaiono tutti adottare implicitamente la pessima correzione poi suggerita da Emil Orth 185 , che appiattisce in una scialba indifferenza le due fazioni rispettivamente contrapposte alle corse dei cocchi nel Circo e agli spettacoli gladiatori nellarena 186 . Di conseguenza, stante la necessit di emendare il testo, la congettura di Farquharson si rivela senzaltro preferibile, perch non solo ripristina lelegante parallelismo della frase, ma fornisce al passo un senso perfettamente coerente con i dati acquisiti dalla ricerca storica moderna 187 . A tal proposito, le recenti indagini condotte da P. Hadot contestano vivacemente la limpida proposta di Farquharson e invitano a concedere un credito maggiore alla lezione dei manoscritti: linconcinnitas del passo, qual testimoniata in tutta la nostra tradizione, altro non sarebbe, allora, che la realizzazione, sul versante della scrittura, della c.c1,.c stoica 188 . Tuttavia, com facile immaginare, di fronte alla deprecabile assenza di una qualsivoglia trattazione specifica sui pi notevoli fatti stilistici dell|., . cu., le pur apprezzabili osservazioni dello studioso rischiano di trasformarsi in vaghi commenti estetizzanti, destituiti perci dogni valore scientifico: laspirazione legittima a non alterare il consenso dei codici e a preservare lasimmetria del testo non pu certo contare su un cos debole fondamento.
184 Maltese 1993, p. 2, stampa s a fronte il testo tradito, ma ne rende poi bene lasimmetria nella traduzione: Dal mio precettore: non essere stato sostenitore dei Verdi n degli Azzurri n dei gladiatori armati di parma o di quelli armati di scutum. 185 j. lc`u`c,., j. -uc,., ,...c-c.. Orth, 1954, p. 395. 186 Si cita qui, a mo desempio, lelegante traduzione di Trannoy, 1925, p. 1: De mon gouverneur: navoir t ni Vert ni Bleu, ni pour les Boucliers Courts ni pour les Longs. Non dissimili da questa le soluzioni adottate da alcune delle migliori traduzioni italiane quali, ad esempio, quelle di Mazzantini, Pinto, Turolla. Insostituibili, per un rapido sguardo dinsieme sullargomento, rimangono ancora oggi le note di Farquharson, 1944, vol. II, p. 437-438. Dettagliatissimo, come il solito, Hadot, 1998, t. I, p. CXLIII-CXLIX, con preziosi riferimenti bibliografici. 187 La sostanza dellintervento di Farquharson si legge gi nella precisa traduzione di Haines, 1916, p. 5, che pure riproduce a fronte il testo vulgato: From my tutor, not to side with the Green Jacket or the Blue at the races, or to back the Light-Shield Champion or the Heavy-Shield in the lists. La differenza tra le corse del Circo e i combattimenti dellarena qui opportunamente evidenziata. 188 Farquharson voulait remplacer le deuxime j . par j pour sauvegarder la symtrie avec le deuxime couple dopposs : ni Vert ou Bleu, ni Bouclier rond ou Bouclier long, mais, comme la bien not F. Martinazzoli, La Successio di Marco Aurelio. Struttura e spirito del primo libro dei Pensieri, Bari, 1951, p. 74, linconcinnitas de Marc Aurle a pour but de montrer quil affecte de mettre sur le mme plan toutes ces factions qui nont pas de sens pour lui (Farquharson intendeva sostituire il secondo j. con j per salvaguardare la simmetria con la seconda coppia dopposti : n Verde o Azzurro, n Scudo rotondo o Scudo lungo, ma, come ha ben osservato F. Martinazzoli, La Successio di Marco Aurelio. Struttura e spirito del primo libro dei Pensieri, Bari, 1951, p. 74, linconcinnitas di Marco Aurelio ha come obiettivo di mostrare che egli ostenta di porre sullo stesso piano tutte queste fazioni che per lui non hanno alcun senso) Hadot, 1998, t. I, p. 2, n. 2.
-c. cuu,,.-. T Schenkl (ed. mai.), Dalfen, Maltese, Hadot: -c. cuu,,.-. A Leopold, Haines, Trannoy, Farquharson, Cortassa | -c. cv`uv,c,. T Schenkl (ed. mai.), Hadot: -c. cv`uv,c,. A Leopold, Haines, Trannoy, Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese.
Anche solo da una rapida occhiata alle varianti, qui registrate in apparato, si pu comprendere bene quanto sia grande lincertezza, in seno alla tradizione manoscritta, sulla collocazione pi opportuna da dare allarticolo . A ben guardare, sembrerebbe evidente che Dalfen, per quanto manifesti a tutta prima una superficiale predilezione per T, abbia inteso seguire da vicino le raccomandazioni di Schenkl 189 . In realt, la questione sulla corretta posizione dellarticolo non poi cos oziosa, perch presuppone due modalit ben distinte di organizzazione interna delle virt ricordate: gli interpreti che si rifanno, in maniera pi o meno esplicita, al dettato di A ipotizzano due coppie giustapposte di termini 190 , chi, al contrario, legge da T, ne immagina un terzetto, accompagnato, poi, da un termine isolato. Lattenta disamina di Hadot 191 permette ora di identificare in 1.,.v.. -c. `.,.., -c. cuu,,.-. un gruppo omogeneo di virt, consentaneo al raggiungimento dellcuc,-..c stoica, operando quindi una netta distinzione da cv`uv,c,. che segue: che i risultati della pi moderna ed avveduta esegesi confermino con tanta decisione la lezione di T ne costituisce il fondamentale corollario, non certo privo di conseguenze sulla valutazione complessiva dellaccuratezza di quel testimone.
189 Fortasse illud vacillans delendum, riferendosi ovviamente a -c. cuu,,.-. -c. cv`uv,c,. che si legge in A. Schenkl (ed. mai.) 1913, p. 1. 190 Farquharson 1944, vol. II, p. 438-439. 191 Hadot 1998, notes complmentaires, p. 18, n. 4-5.
Suda s. v. 1.,c..c: ., uv .. .,c.u.... -c. ,j .. v.,. . v... -c. c.... cvvvj,
v.,. 2 om. Suda, secl. Farquharson, Cortassa.
Considerato che tanto il termine .v.j, quanto lespressione c. ... cvvvj, si trovano qui impiegati in relazione a cure mediche prestate grazie alla magia 192 , Farquharson suggeriva di espungere il secondo v.,., bench concordemente attestato in tutta la tradizione manoscritta, avvalendosi della sola testimonianza indiretta offerta da Suda: lapparente azzardo era incoraggiato dagli ottimi risultati conseguiti percorrendo anche altrove questo stretto sentiero 193 , mentre lunica obiezione sensata avanzata in proposito si tramutava paradossalmente nel pi forte argomento a sostegno dellipotesi di uninterpolazione 194 . In pi si pu notare come c .cu c giunga anche qui, come solitamente altrove, a suggellare una sequenza semanticamente omogenea 195 .
192 Farquharson 1944, vol. II, p. 440-441; Hadot 1998, notes complmentaires, p. 18-19, n. 11. 193 Proprio in seguito alledizione di Farquharson del 1944 nessuno dubita pi della genuinit di lezioni quali ,u,-v... e c`.., che si incontrano rispettivamente in I 6 3 e 7 4 , bench siano attestate solamente dalla tradizione indiretta che fa capo a Suda. 194 As transmitted in P and A, the repeated preposition serves to prevent the faulty parallelism of the two genitives .v... and c.... (Come trasmessa in P e A, la preposizione ripetuta serve ad evitare lerroneo parallelismo dei due genitivi .v... e c....) Zuntz 1946, p. 48. Ovviamente si pu anche pensare che un anonimo interpolatore abbia inserito il glossema v.,. proprio per sottolineare che . v... e c.... non giacciono sullo stesso piano. 195 Il fenomeno era gi stato notato: Ant. is fond of resuming a notion previously expressed by a more or less vague .u , ., of this sort (Ant. ama ricapitolare un concetto precedentemente espresso con un pi o meno vago .u , ., di questo genere) Zuntz 1946, p. 51, che, in nota, citava a riscontro: I 16 14 ; V 17; VI 50 3 ; VII 50 2 ; IX 27 1 . Per c .cu c, invece, collocato, come qui, in fondo ad unenumerazione con funzione riepilogativa, cfr. I 6 3 , 7 4 , 16 25 ; V 8 1 (c`` . .. .u ..); XI 1 2 . Analogamente occ .cu c I 6 8 ; III 1 2 (occ c``c .cu c), 4 1 ; X 8 2 ; XI 6 3 . Nella stessa identica funzione troviamo impiegati anche .. ., .u, IV 50 3 e VIII 25 2 , nonch c. .u . VI 47 4 , se a sfilare davanti ai nostri occhi una teoria di personaggi famosi. Cfr. infine VII 63 1 lccc 1uj c-ucc c.,.c. vc., u .u u e III 2 6 -c. v``c .cu c in contesti affini.
Suda s. v. `Avc-.ccc: .u..j .. .. .c. -c. c..-.-. .. ..... -c. c-..,j. [.u-..,j. Sudae codd. ITM] ..... [,.... ITM] v,, vc.c, .uc,c., .c. -`c-..c, vccj, v,cj..c.,c. .. .c. j. .`.c., v,cj.j -c. c..c.. vcc. j. .1cc.. v. ,,j, vc,cc.. ., .uc,,c. [.uc,,cc Sudae codd. AFS] -c. .u1jc. [.u1jcc AFS] c11j.
c-.. ,j. ..... A Leopold, Schenkl (ed. mai.), Maltese: c-..,j. .. .. ... T c-..,j. .. ...... D .. c-..,j ., ..... Gataker, Dalfen c-..,j., .. ... Hadot .. c-..,j. ..... Farquharson, Cortassa, alii aliter, cruces loco app. Stich, Haines, Trannoy (in versione).
Il senso complessivo del 6 fuori discussione: Sesto di Cheronea, nipote di Plutarco, era per Marco un esempio di tolleranza verso gli ignoranti, verso chi si forma delle opinioni senza indagare a fondo i problemi. Ma il testo dei codici non stato accettato da nessun editore 196 , come si pu facilmente comprendere percorrendo la selva di congetture che affollano tutti gli apparati critici moderni. Peraltro, per una sorta di fortunosa evenienza, dellintero passaggio si pu leggere anche il generoso estratto che c stato trasmesso da Suda, e approfittare in tal modo di una preziosa testimonianza indiretta per saggiare la bont della tradizione manoscritta in nostro possesso: la possibilit che essa conservi anche qui il dettato pi prossimo alla lezione dellarchetipo non poi cos remota 197 . Alla luce delle modificazioni nellassetto sintattico del testo, introdotte inevitabilmente dalla parafrasi, agevole verificare che Suda ne fornisce una versione alterata e facilitata, in cui laggettivo c-..,j., duso piuttosto raro nellaccezione passiva non scientificamente considerato 198 , riferito a persona e assume un valore attivo (c-..,j, colui che non prende in considerazione) ampiamente attestato in opere filosofiche (esempi in LSJ 9 s. v.) 199 . Evidentemente lepitomatore, a cui si deve lestratto, si era persuaso che, parallelo a c ..-.-., che qui impiegato astrattamente ( la qualit di aver pazienza con i profani), c-..,j. continuasse lenumerazione delle virt di Sesto, mentre in effetti lespressione parallela a .. ..... e ne completa il senso 200 . Chiarita cos lassenza dellarticolo , il testo trasmesso da Suda sar, in buona sostanza, identico ad A. Quanto allarticolo .., invece, che si legge unicamente in D e T, andr senzaltro attribuito allinterpolazione dei grammatici, tesa ad esplicitare ancor pi chiaramente lerroneo parallelismo tra i due membri di frase -c. c..-.-. -c. c-..,j. e a far dipendere cos ..... direttamente da c-..,j. 201 .
196 Maltese 1986, p. 226. 197 lopinione timidamente espressa da Hadot 1998, notes complemntaires, p. 26, n. 15. Di parere totalmente opposto Maltese 1986, p. 226. 198 Ne conosco un solo altro esempio (attraverso LSJ 9 ) in Aristox. harm., p. 35 M.; un caso diverso Ios. b. I., V212.
199 Maltese 1986, p. 226. 200 Lessenziale, da cui prende le mosse la discussione presente, si pu trovare gi in Hadot 1987, p. 286-287. 201 Sorprendentemente, tale interpretazione godette di unininterrotta fortuna fino a tempi piuttosto recenti. Cest ainsi que ledition de Lyon propose, dans ses notes, de comprendre: Et que je ne dsire pas prendre in considration (c-..,j.) ce qui est seulment objet dopinion ou bien: Et que je ne dsire pas prendre in considration les gens qui pensent eux-mmes dune maniere orgueilleuse [a cause du sens que peut avoir . jc.,] ( proprio cos che ledizione di Lione propone, nelle sue note, di intendere: E che non desidero affatto prendere in considerazione
69 Ora, tuttavia, grazie alla testimonianza congiunta di A e di Suda, possiamo leggere lintero passaggio sotto una luce completamente diversa, perch il membro di frase: -c. c-..,j. ..... corrisponde al membro di frase: .. .... ., e lo completa 202 . In altre parole, questi due membri di frase descrivono loggetto della pazienza di Sesto: un solo gruppo di persone, coloro che non si sono affatto familiarizzati con i principi e i ragionamenti della filosofia, che provano s a pensare, ma senza autentica riflessione e senza un solido fondamento 203 . Questo parallelismo, dunque, non richiede affatto la ripetizione di .. davanti a c-..,j., il che implicherebbe invece la distinzione di due gruppi differenti. Conformemente alla regola, Marco Aurelio non ripete assolutamente larticolo quando si susseguono due aggettivi o sostantivi sinonimi 204 . Concludendo, si pu confidare sicuramente nel testo di A e intendere: La tolleranza verso gli ignoranti, ovverosia chi si forma opinioni prive di fondamento scientifico 205 . A questo proposito opportuno sottolineare che, al di l del lodevole intento di riabilitare la tradizione manoscritta, la distanza dallinterpretazione suggerita da Maltese non potrebbe essere pi netta 206 : non solo,
(c-..,j.) ci che solamente oggetto dopinione oppure: E che non desidero affatto prendere in considerazione le persone che pensano a se stesse in modo presuntuoso [a causa del senso che pu avere . jc.,]) Hadot 1998, notes complmentaires, p. 26-27, n. 15. Per . jc.,, cfr. IV 12 1 ; IX 34 2 ; XII 27 2 . Per . jc-c., in unaccezione assai prossima a quella ipotizzata qui, si pu disporre almeno di IX 29 2 . 202 Da qui in avanti seguo la falsariga di Hadot 1998, notes complemntaires, p. 26, n. 15. 203 Questa laccezione abituale con cui il sostantivo ...j, compare nell|., . cu.: luso, come peraltro gran parte del frasario tecnico filosofico, deriva a Marco Aurelio dagli scritti di Epitteto, presso il quale il termine equivale, in buona sostanza, allantonimo di 1.`c1,. il lessico dellartigianato, e la similitudine, di evidente sapore socratico e diatribico, cesellata dallautore a VI 35, consente di afferrare il tropo perfettamente: come coloro che esercitano un mestiere, pur dando ascolto fino a un certo punto ai profani (. ...c., appunto), tuttavia rimangono saldamente ancorati ai principi essenziali della loro arte e non ammettono di allontanarsene, cos il saggio, che il supremo artefice nellarte di vivere secondo natura, non si far traviare dalle fallaci opinioni di chi non ha la minima istruzione filosofica. Per ulteriori riscontri cfr. V 8 5 e IX 41 2 . Lo stesso discorso vale anche per laggettivo ....-,: cfr. IV 3 2 ,
36 3 , 50 1 ; IX 3 5 . Fa ovviamente eccezione I 17 5 , dove il sostantivo
...j, sembra scelto a bella posta come calco del latino privatus: qui si fa questione della civilitas, una delle virt politiche di Antonino Pio, per cui Marco Aurelio riconosce il debito di riconoscenza contratto con il padre adottivo. 204 Hadot 1998, notes complemntaires, p. 26, n. 15 cita, a mo di esempio, I 7 6 e II 7 2 , ma poco sopra troviamo almeno I 6 2 . In seno a tali sintagmi il compito affidato a -c. To add a limiting or defining expression, oppure, in alternativa, To add by a way of climax (LSJ 9 s. v.
). Nello sterminato commento di Farquharson, come il solito sensibilissimo ai fatti di stile, si scovano, qua e l, ulteriori riscontri al fenomeno: cfr. II 1 3 , 16 6 ; VI 50 2 . Personalmente aggiungerei V 26 1 , che ha dato parecchi grattacapi agli interpreti: j ,j..-. -c. -u,..u. j, 1uj, cu .,, (legemonico, cio la parte che domina la tua anima). 205 Questa soluzione era gi stata annoverata tra le ipotesi ammissibili da Hadot 1987, p. 287: On pourrait considrer c-.. ,j. comme un complment de ..... Pour le sens, on a donc La patience legard des profanes et de ceux qui pensent (.....) ce qui nest pas fond sur des principes ( c-..,j.) [Si potrebbe considerare c-..,j. come un complemento di ..... Quanto al significato si ha dunque La pazienza con i profani e con chi pensa (.....) ci che non affatto fondato su dei principi ( c-.. ,j.)]. Non si potrebbe immaginare niente di pi lontano dalla bonomia di Sesto del sordo risentimento di Leopardi costretto in Recanati, in questo | natio borgo selvaggio, intra una gente | zotica, vil; cui nomi strani, e spesso | argomento di riso e di trastullo, | son dottrina e saper Le Ricordanze, 29-33. Fatto salvo, ovviamente, il segno sentimentale opposto, laffinit di situazione, di concetto e financo di lessico con il passo in esame non pu non sorprendere. 206 La sopportazione degli ignoranti, che credono anche ci che non hanno razionalmente indagato, ovvero La pazienza verso chi, privo di istruzione, crede anche a ci che non ha esaminato in termini scientifici. Maltese 1986, p. 226 e 1993, p. 5.
70 infatti, non sono state comprese n lautentica natura di -c. in questo contesto 207 n la corretta successione dei sintagmi, ma si anche sottostimata colpevolmente limportanza di Suda per la costituzione del testo 208 . Analogamente, spiace rimarcare come Hadot, nonostante la messe di osservazioni precise e puntuali e la maggior finezza interpretativa di cui d prova costantemente, appiattisca in definitiva il suo giudizio sulle posizioni di Dalfen 209 .
207 Qui -c. non pu assolutamente significare etiam, a meno di non incorrere in un curioso paradosso: cosaltro possono credere gli ignoranti, se non solo ci che non hanno razionalmente indagato? 208 Suida non pu esser ritenuto testimone affidabile per la costituzione del testo, Maltese 1986, p. 226. 209 Hadot 1987, p. 286-287, ma soprattutto 1998, t. I, notes complmentaires, p. 26-27, n. 15.
Suda s. v. `Avc-.ccc: .u..j .. .. .c. -c. c..-.-. .. ..... -c. c-..,j. [.u-..,j. Sudae codd. ITM] ..... [,.... ITM] v,, vc.c, .uc,c., .c. -`c-..c, vccj, v,cj..c.,c. .. .c. j. .`.c., v,cj.j -c. c..c.. vcc. j. .1cc.. v. ,,j, vc,cc.. ., .uc,,c. [.uc,,cc Sudae codd. AFS] -c. .u1jc. [.u1jcc AFS] c11j.
.u 1j. c11j. Scaphidiotes (honestam famam sine iactatione Xylander), Leopold, Trannoy, Farquharson, Cortassa, Dalfen, Hadot: .u 1j. -c. c11j. A D Schenkl (ed. mai.) .u 1j. -c. u c 11j. T Haines, Theiler, Maltese.
davvero difficile non condividere lentusiasmo di G. Zuntz per la limpida correzione di P. Skaphidiotes 210 , gi suggerita, nelle sue forme esteriori, dalla traduzione latina di G. Xylander 211 . A riprova ulteriore si possono citare non solo la parafrasi contenuta in Suda 212 , ma anche linterpolazione, del tutto simile a questa, scivolata nel testo poco pi sopra, al 4 213 . Lo scenario si fa perci estremamente plausibile se riguardiamo alla sola tradizione di AD. Resta il fatto, per, che T appare notevolmente differente, e insopprimibile rimane la tentazione di allinearne il contenuto ad altri impieghi analoghi di -c. u , -c. cu c che ricompaiono qua e l in tutto l|., . cu. 214 . Inoltre, la possibilit, nientaffatto remota, di un calco pi o meno consapevole didentiche strutture sintattiche del latino, idque, et hoc, atque is, dovrebbe suggerire una cautela maggiore nel valutare questo ramo della tradizione manoscritta.
210 Particularly elegant was Scaphidiotess restoration of the typical Antoninian phrasing of I 9 10 , which had been spoiled by the insertion of both the conjunction and the article (particolarmente elegante fu la restituzione di Scaphidiotes ... del tipico stilema antoniniano di I 9 10 , che era stato compromesso dallintrusione tanto della congiunzione quanto dellarticolo) Zuntz 1946, p. 49. 211 Che qui, per, non affatto accurata. Hadot 1998, notes complmentaires, p. 27, n. 5. 212 La forma .u 1j c., che vi si legge, si senza dubbio prodotta in analogia ai superlativi che precedono immediatamente. Hadot 1998, l. c., n. 6. 213 A fronte della lezione sicuramente genuina di T: -c. c... cv`cc.,, in A leggiamo: -c. c... -c. cv`cc.,, da cui poi la correzione di D: -c. c... -c. c v`cc.. 214 Cfr. I 16 24 ; III 10 2 ; IV 27 2 , 50 3 ; VII 70 2 ; XI 13 2 .
72 (12) [A T D] (sc. vc,c `A`.c.,u u l`c...-u ) j. .,., c.c,-j, `.,... v,, ..c j .. .v.c`j ,,c1..., . cc`, ..., j. .c .uu ,vu () c v.,..c. c v,c,cc.
Suda s. v. 'Ac`,: () j. .,., c.c ,-j, `.,... v,, ..c j .. .v.c`j ,,c1..., . cc`, ..., j. .c .u u ,vu () c v.,..c. c v,c,cc.
.c .u u ,vu T Suda Farquharson, Cortassa, Hadot: .c uu u ,vu A D Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy, Dalfen, Maltese.
Lestratto contenuto in Suda conferma inequivocabilmente il testo di T: anteporre a questo la tradizione di A D pregiudizievole, non solo un pregiudizio.
-c. A T D: om. Xylander in versione, secl. Reiske (qui etiam v,cu .... -c. coni.), Coras, Leopold, Farquharson, Dalfen, Maltese.
Il Farquharson e il Dalfen espungono, con il Reiske, il -c. prima di cv-c-.cc.c.. A me pare che il testo debba essere mantenuto: non solo non bisogna trascurare un amico che si lamenta di qualche cosa, ma bisogna anche ristabilire con lui i rapporti abituali, come se nulla fosse accaduto 215 .
215 Cortassa 1984, p. 89, citato anche da Hadot 1998, p. 6, n. 6. Il dettagliatissimo Index Verborum compilato da Schenkl riporta, a p. 201, sotto la voce c``c, I 16 22 e I 17 13 a riscontro della correctio j, c``c -c.. A questi si potrebbe aggiungere almeno I 17 4 (j, c``` . . -c.). Del tutto simili anche IX 3 6 e XII 26 2 .
u c.`1u u A (u s. l.) T Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy u c.`1u cuu D ut glossema del. Mosheim atque plurimi edd. (sed cfr. Birley, p. 275, n.19), u 1.`u u coni. Gataker | c.uj ,u T et omnes fere edd.: c.uuj,u A D .uj,u Farquharson (coll. X 31 1 ), Cortassa `0uj,u Is. Casaubon, Scaliger, Saumaise, M. Casaubon | 1.`. -... A T D: 1.`-c`. Trannoy in app. || cu. T D: cu.. A cuu Stich, Leopold 0,cc.c. |,u . A T: u, v.,. -c..c -c. ...c -c. ,u . D | A...c A D T: |c cc.. Trannoy in app. -c` . cjc ..-u..j, del. Schultz vc,` cuu T Farquharson, Cortassa, Maltese, Hadot: vc,c u cuu A D Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy,
ut glossema del. Dalfen | c`. , Coras, Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy, Farquharson, Cortassa, Hadot: c.`., A D T ..`., Mnage, Rendall, Dalfen, Maltese c 1.`., Lofft, alii aliud | .. A D T: .u .. Farquharson (coll.VI30 5 ) || j . u -.`.. T: om. A D.
Linformatissima nota di Hadot 216 , che ripercorre in dettaglio tutti i migliori contributi della critica, pone un punto fermo su alcune questioni fondamentali: lorigine e lopportuna espunzione della glossa u c.`1u u, penetrata nel testo del 1, le variazioni ortografiche del nome Severo registrate dai codici e lidentificazione sicura del personaggio ricordato da Marco Aurelio. Nulla si potrebbe aggiungere ad argomentazioni che appaiono decisive. Lo stesso mi pare che si possa dire delle pagine consacrate alla giusta difesa di vc,` cuu del 3, arbitrariamente eliminato da Dalfen, e alle ottime motivazioni addotte per accogliere la correzione c`., di Coras, a preferenza di ..`. , di Gilles Mnage, dellerronea lezione c.`., concordemente testimoniata dai codici 217 . A questo proposito credo che qualche riscontro ulteriore si possa ricavare dallassetto stilistico esibito dal testo: c`. ,, infatti, ristabilisce il legame allitterativo tra termini etimologicamente affini che appare la nota pi caratteristica di queste righe. Ne costituiscono un saggio esemplare, brillante e vigoroso insieme, lenumerazione trimembre dellincipit: 1.`.-... -c. 1.`c`j-., -c. 1.`.-c.., organizzata secondo la legge dei -.`c crescenti, la dittologia -c` .cjc -c. .cj,,.c. ..-u..j,, giustapposta a chiosare lespressione v`...c, .c.u del 2, nonch -c. .u v.j.-. -c. .u .c. .-..., del 4, che, da un lato, ha una coda inattesa in -c. .u .`v. del 5 e, dallaltro, un perentorio suggello nella figura etymologica v.,. u u v .. 1.`.. 1.`..c-c..
216 Hadot 1998, notes complmentaires, p. 29-30, n. 12. 217 Ibid., p. 31, n. 20-21.
lc,c A D: lc,c -`jc., T lc,c |`cu.u M. M. Casaubon || ..`... T: ..`.. A D | -c. A D: -c. T c.`.., A D T: c..., Zuntz, Theiler, Dalfen.
lc,c-`jc., Mc.u di T ha probabilmente la sua origine nellabbreviazione lc,c |`. Mc.u. Di qui la lettura di Meric Casaubon, che, nelle sue note alledizione latina di Marco Aurelio, propone di leggere lc,c |`cu.u Mc.u, formula che non corrisponde affatto alla formula stereotipata con cui Marco Aurelio ricorda i suoi maestri. Dal canto suo, Isaac Casaubon, nelle proprie Note allHistoria Augusta, p. 58d, non propone alcuna correzione 218 . Per quanto riguarda il testo del 3, poi, nel salutare con favore la preferenza accordata da molti editori a T per la corretta grafia dellaggettivo ..`..., non si pu proprio fare a meno di chiedersi come mai a VI 30 5 , in un contesto del tutto identico a questo, Dalfen abbia operato questa volta la scelta diametralmente opposta, optando con decisione per il testo di AD. Come gi ricordava Hadot in un precedente contributo 219 , quale che sia di volta in volta il ramo prediletto dello stemma, lomogeneit dovrebbe comunque essere sempre il criterio principe ad orientare le scelte del critico. Allo stesso Hadot dobbiamo infine lesatta messa a fuoco, in questo contesto, della precisa accezione dellavverbio c.`..,, e la puntuale segnalazione dei riscontri testuali che consentono di dimostrare inequivocabilmente la genuinit della lezione attestata dallintera tradizione manoscritta 220 .
218 lc,c-`jc., Mc.u de T a probablement son origine dans labrviation lc,c |`. Mc.u. Do la lecture de Meric Casaubon qui, dans ses notes ldition latine de Marc Aurle, propose de lire lc,c |`cu.u Mc.u, formule qui ne correspond pas la formule strotype par la quelle Marc Aurle voque ses matres. Isaac Casaubon, pour sa part, ne propose aucun correction, dans ses Notes lHistoire Auguste, p. 58d. Hadot 1998, p.7, n.1, che implicitamente riconosce e corregge la svista commessa da Dalfen nellattribuire la paternit della congettura a Isaac Casaubon, padre di Meric. 219 Hadot 1987, p. 288. 220 Hadot 1998, notes complmentaires, p. 31, n. 4.
.., -c` c.c. A T D Bignone, Maltese: u -c` c.c. Reiske (cfr. SVF III, p. 30, 22-24 Von Arnim), Leopold, Farquharson., Theiler, Dalfen, Cortassa c.. u -c` c.c. Schenkl (ed. mai.) in app. .., del. Morus, Stich, Haines, cruces loco app. Trannoy.
La correzione di Reiske ha avuto, come si vede, molta fortuna. In effetti essa conferisce al testo unimmediata perspicuit, e unattraente consonanza con la definizione stoica di giustizia che abbiamo in Stob. II 84, 16 (SVF III, p. 30, 22-24 Von Arnim) ., .. . j, .-c.cu.j, ,. vc,..`jvc., c. `.,.c. .. .c. .., cv..j.-j u -c` c.c. .-cc. ; inoltre lemendamento allinea il nesso cvc,c,.v., cv..j.-. con le analoghe espressioni, cos frequenti nel nostro capitolo I16, ....-. ccc`.u., (1), jj.-. c-,.., (9), v,..-j.-. c,c,.., (12), ,jc.-. cu1., (16), .v..`j.-. ..,., (20), vc,c.,j.- . ccc-c.., (21), ecc. 221 . Senza contare che lerrore qui postulato presuppone una giustificazione paleografica tuttaltro che peregrina: l..,, verosimilmente prodottosi per dittografia, a causa dellavverbio cvc,c,.v., che lo precede immediatamente, avrebbe provocato, una volta inserito nel contesto, il cambiamento di u in 222 . Cionostante, E. V. Maltese ha sottolineato pi volte e ribadito con forza la necessit di non discostarsi affatto dal dettato unanime della tradizione manoscritta, evitando cos di dissolvere lanomalo legame sintattico cvc,c,.v., 223 . Qui, al contrario, si dovrebbe riconoscere una iunctura, che collega ad un avverbio, che presuppone un verbo sottinteso; nel caso presente si pu intendere: L(essere) in uno stato di inflessibilit. |., significa: Per quanto concerne, per ci che ne di, come in X 11 2 . 1 cv..j.-., come molti altri aggettivi sostantivati del libro I, indica una virt nella sua universalit astratta, qui lattitudine, la risolutezza, a distribuire a ciascuno ci che dovuto secondo i suoi meriti. Perci la frase si pu tradurre letteralmente: L(essere) in uno stato di inflessibilit per quanto concerne la risolutezza a distribuire a ciascuno secondo i suoi meriti 224 . Ora non si vuol certo negare a Marco Aurelio la possibilit di una risorsa stilistica come lavverbio sostantivato neutro 225 , n che -c` c.c. abbia qui un valore
221 Maltese 1986, p. 227. Sulla stessa linea, e persino pi prodigo desempi, Hadot 1998, notes complmentaires, p. 33, n. 4, che purtroppo, accanto a V 30 2 : (sc. u `u .u,) -c` c.c. cv...... . -cc.,, omette colpevolmente di citare IV 10 1 : (sc. vc. cuc. .. .-c.., cuc....) ., c. u v .., cv..., -c` c. c.. A questo proposito si veda anche Cortassa 1984, p. 232, n. 43. 222 Cos Hadot 1998, l. c., che riprende, in buona sostanza, Farquharson 1944, t. II, p. 466. 223 Maltese 1986, l. c., e 1993 p. 8-9. 224 Per tutta questa parte, cfr. Hadot 1998, l. c. La stessa idea, peraltro, si trovava gi abbozzata in una delle molte proposte avanzate da Reiske e poi accantonate: cvc,c,.v., <. ...> .., -.. Si pu leggere in Schenkl (ed. mai.) 1913, Adn. Suppl., p. 166. 225 Che tuttavia non cos estensivo come mostra di credere Hadot. Riporto qui di seguito e integro, dove necessario, lelenco fornito da Maltese: lanodino (sc. vc,c j, j,, ) `.. -cc j. .c.c. -c. v ,,. j, v`uc.c-j, .c,.,j, di I 3 2 ha il suo antonimo a III 2 4 con il vigorosissimo cu .,,u, j cj1..; III 4 2 ,j .. u. ..-j -c. cj. v.,..ccc-c.; VIII 32 2 c``` ..cjc.c. . .-... u.. .., ,. .-c.., -c. c.1,.., -c. .u`,.c.,;
77 avverbiale 226 , tuttaltro: la verit che presupporli in questo contesto lascia al lettore uninsopprimibile sensazione dinadeguatezza. N la minuziosa disamina stilistica, con cui Maltese argomenta in favore della tradizione manoscritta 227 , riesce molto pi persuasiva. La curva, a mano a mano pi accentuata, che scioglie il notarile elenco di quietanze in un ritratto appassionato 228 , vi perfettamente identificata e descritta, ma nulla detto della risorse linguistiche e retoriche mobilitate dallautore per sorreggerne limpalcatura, per tradurla in scrittura. Abbiamo il profilo del monumento, abbiamo le linee di forza della scultura, ma il modellato del corpo ci sfugge, lincarnato del volto perduto 229 . Nella giustapposizione nominale dei paragrafi iniziali lespressione cvc,c,.v., non pu essere introdotta come variante interna nellambito della cornice copulativa che inquadra le singole virt di Antonino Pio 230 , perch altrimenti il climax, realizzato tramite il procedimento retorico dellaccumulazione monotona di elementi omogenei, verrebbe immediatamente vanificato. Al contrario, proprio la tensione montante di paragrafo in paragrafo a costituire il contraltare stilistico pi vivo al successivo librarsi dellimmaginazione nei puri spazi della memoria. Senzaltro alla luce di tutto questo, E. Bignone indicava una via diversa per conservare il testo tramandato dai codici: continuava ad attribuire lavverbio cvc,c,.v., a cv..j.-., sulla scorta delle analoghe espressioni presenti nel contesto 231 , e intendeva .., -c` c .c. sostanzialmente come una locuzione avverbiale 232 .
VIII 51 3 c. 1u`cccj, c.cu. vccj, .,c, [..,] .`.u-.,. .c u .u..., -c. c v`., -c. c.j..,; IX 28 3 .. . -.,, .u . .. vc.c, .. . .. -j, j -c. cu .. -j; XII 20 1 (una lapidaria ,..j) v,. . j .. -j j. c ..u c.c1,c,; VII 42 ,c, .u .` .u -c. .-c.., poich proviene da una citazione, non pu essere utilizzato. Completamente ignorati, invece: IV 45 c .j, (vs c v,j,jcc..c); VII 55 2 , XII 11 .j, (...); IV 10 1 , VIII 45 1 , IX 1 10 -cc .j, (...); IV 5 vc,c .j , (...). 226 Inspiegabilmente Maltese cita a riscontro soltanto IX 1 6 : .1.c-c. v``c-., j -..j 1uc.. ., vc,` c.c. . cv..ucj -.., che non solo un hapax legomenon, ma anche il perfetto antonimo dellespressione in esame. Per limpiego avverbiale di -c` c.c. cfr. invece: V 36 1 ; VIII 7 2 , 29 1 , 43; IX 1 1 ; XI 18 5 , 37 1 ; XII 1 4 . 227 La struttura di questo capitolo non deve trarre in inganno: essa molto pi animata e aritmica di quel che sembri a una prima lettura. La pur estenuante enumerazione delle qualit di Antonino Pio non un monotono e nudo elenco, ma lintensa rievocazione di una persona amata e apprezzata: non un composto ritratto, ma un ricordo appassionato, in cui i particolari riemergono concitatamente, si accavallano luno sullaltro. La variet espressiva il comprensibile esito formale di questo recupero, che pure si sforza di approdare a unesposizione simmetrica e pacata: in realt la coordinazione -c. allinea ora aggettivi neutri sostantivati (1, 2, 3, 4, 6, 9, ecc.), ora infiniti sostantivati (7, 8, 13, 17, ecc.), ora sostantivi (8), per poi cedere a improvvisi, anacolutici participi riferiti ad Antonino Pio (21) e scomparire definitivamente sommersa dallonda degli aneddoti diretti (26-30) che si chiudono con la valutazione complessiva delluomo (31). Maltese 1986, p. 227-228. 228 La formula stereotipata: vc,c u vc,, -c. -c. ne costituisce la trascrizione sul piano formale. 229 A questo proposito interessante notare, ad esempio, che la crescente tendenza dello studio di un carattere a soppiantare la serie degli insegnamenti appresi, particolarmente viva negli ultimi paragrafi di I 16, ha la sua chiave di volta nel 25, dopodich la coordinazione con -c. cessa di introdurre ogni nuovo capoverso, mentre le frasi presentano, di preferenza, forme verbali di modo finito. Losservazione di Hadot 1998, notes complmentaires, p. 46, n. 16. 230 Maltese 1986, p. 228. 231 1 cvc,c,.v., cv..j.-. sta bene, come comprovato da ....-. ccc`.u., dellinizio e da jj.-. c-,.., che segue Bignone 1924, p. 514. 232 Anche .., mi sembra debba essere rispettato, indicando quella misura sino alla quale, secondo il merito, si deve largire intendendo .., -.. con il valore di perifrasi avverbiale che
78
ha talora ibid. A sostegno del costrutto ipotizzato qui si dispone almeno del sicuro riscontro di XII 5 1 : .., vc..`., (=vc..`.,).
79 (16) [A T D] (sc. vc,c u vc,,) 9 -c. jj.-. c-,.., .. ., cuu`.., -c. .v..., c``` u v,cv.cj j, .,.u.j,, c,.c-.., c., v,..,., 1c.cc.c.,
c``` u 1c.cc.c., om. D del. Dalfen (v. Hermes 102, 1974, 52 sq.) | c``` u interp. Hadot: c``` u A T c``` u .. Tox. c``` u Bas. Is. Casaubon, Schultz, Maltese c``` u . Stich, Haines c``` u [] v,cvc-j .c. (c ,-.c-..c) Iunius, Cortassa c``` u . Polak -c. . u Gataker ..` c. c``, ., Lofft u (.. Rendall) c. c``, ., Mazzantini (ita iam Trannoy in app.) cc u . Theiler, alii alia, cruces loco app. Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Farquharson.
Le accuratissime indagini condotte da Hadot consentono, una volta di pi, di confidare con sicurezza nel testo dei codici: la grammatica, la sintassi, il lessico e lo stile del passo trovano qui una giustificazione ampia e chiara 233 . opportuno, pertanto, fuggire la tentazione di correggere c``` u , nella speranza di mitigare la discontinuit di stile con ci che precede, cos come documenta gran parte della storia della critica, tanto quanto quella di espungere lintera frase c ``` u 1c.cc.c.,, sulla scorta della malcerta autorit di D, cos come proposto da Dalfen. Riabilitata in tal modo la lezione dei migliori testimoni, il passo potr essere inteso convenientemente: Da mio padre [] lindagine accurata nelle riunioni del consiglio e la perseveranza, ma non: ha interrotto prima la ricerca, accontentandosi delle prime impressioni.
233 Hadot 1998, notes complmentaires, p. 35-36, n. 16-17.
80 (16) [A T D] (sc. vc,c u vc,,) 20 -c. u ..u c.c, .v..`j.-. ..,., u . . , c. ., 1.`., u . v,, -c``.v.c. u . j. `.,.,.,, c``` .c. .c j. ..c. v,cj. .., `.,.cc .c,.-j, ,j... j 1c,c-.. -c. .v.-.c.. <.. .., -c.> .-,
Suda s. v. l,cj: u . .u c.c, .v..`j.-., .. . ... .. ,., u . . , c. ., 1.`., [cfr. etiam 1372: 1.`.,] u . v,, -c``.v.c. u . j. `.,.,.,, c``` .c. .c j. ..c. v,cj. .., `.,.cc [`.,c Sudae cod. G] .c,.-j, ,j ... 1c,c-.. -c. .v.-.c.. .., -c. . -,.
.c,.-j, A D Suda: .c,.-. . T j A D T: om. Suda | . v.-.c.. Suda: .v.-jc.. A D T .-, A D T, del. Rendall, Farquharson, Cortassa j 1c,c-.. -c. .v.-.c .. <.. . ., -c.> .-, e Suda suppl. Hadot: j . 1c,c-.. <.., j> -c. .v.-jc.. .-, susp. M. Casaubon.
Per il generale consenso degli interpreti 234 , si ora propensi a rintracciare nella dittologia 1c,c-.. -c. .v.-.c.. lopposizione tra due differenti tipi di medicamento, attribuendo al secondo termine il significato corrente di applicazione esterna, empiastro, e facendo reggere lavverbio .-, da .v.-.c in quanto sostantivo deverbale astratto di .v..-j. 235 . Di conseguenza, con il solo testo dei mss. davanti agli occhi, Rendall si domandava a buon diritto perch mai Marco Aurelio si prendesse la briga di sottolineare in special modo che lepittima un medicamento topico: lespunzione di .-,, quale glossa marginale, ne derivava logicamente. Tuttavia, la testimonianza offerta da Suda suggerisce lesistenza di una formula ben pi articolata, successivamente raccorciata nei codici a causa di un incidente della trasmissione impossibile da documentare, di cui .-, sembra essere lunico termine superstite. Sotto questo profilo, lintegrazione e la correzione di Hadot appaiono allora estremamente seducenti.
234 Decisamente eccentrica, al contrario, la posizione di E. V. Maltese, che, con il testo dei mss. stampato a fronte, considera .-, una preposizione e traduce cos il 20: La cura che aveva della sua persona: nei giusti limiti, e non come chi troppo attaccato al proprio corpo, senza indulgere al lezioso e neppure cadere nella sciatteria, cosicch, grazie alla propria personale attenzione, riduceva al minimo la necessit di ricorrere allarte medica o ai farmaci, e collesclusione di ogni impiastro [sic!] Maltese 1993, p. 11. 235 Posizione egregiamente riassunta da Farquharson 1944, vol. II, p. 474: We may treat . -, as depending on the verbal notion in .v.-.c (Si puconsiderare . -, come dipendente dal contenuto verbale di .v.-.c).
81 (16) [A T D] 21 vc.c . -cc c vc,.c v,ccc.., u. cu u .v.j.u.. 1c...c-c., c vc,.c 1u`ccc...
c vc ,.c 1u`ccc... A T D: del. Polak, Dalfen, Maltese.
1 c vc,.c 1u`ccc... potrebbe essere, come pensano Polak e Dalfen, una glossa marginale che spieghi cu u . Tuttavia si pu pensare a buon diritto, con Farquharson 236 , che cu u fosse effettivamente spiegato da questa ripetizione, nel testo di Marco Aurelio 237 . Alla sagacia di Farquharson e al buon senso di Hadot si pu ora aggiungere almeno il riscontro sicuro di X 8 5 : ..-. u .u, j ,,...,, c``c c v`. , -c. .`.u-.,., -c. c.j..,, .. ,. u .. v,cc, .. . .., u ., ..`-... 238 . A dispetto dellassoluta identit del dettato con I 16 21 , n Dalfen n Maltese dubitano qui della sua autenticit.
236 1 c vc ,.c 1u`ccc... has been suspected to be a gloss, but something is needed to explain cu u and to complete the tribute or lesson (Si sospettato che c vc,.c 1u`c cc... sia una glossa, ma occorre qualcosa per spiegare cu u e per completare il tributo o la lezione) Farquharson 1944, vol. II, p. 475. 237 c vc,.c 1u`ccc... pourrait tre, comme le pensent Polak et Dalfen, une glose marginale expliquant cu u . Pourtant on peut penser lgitimement avec Farquharson qu cu u tait effectivement explicit par cette rptition, dans le texte de Marc Aurle Hadot 1998, notes complmentaires, p. 41, n. 6. 238 Prendi congedo dalla vita, senza adirarti, ma con semplicit e libert e modestia, facendo almeno questunica cosa nella vita: andartene cos.
82 (16) [A T D] (sc. vc,c u vc,,) 24 -c. j .. .c. cu. v``c c cv,,jc, c``` `.,.cc -c. cvc...cc -c. cu c u v., .. -.... ...
.. T Haines, Farquharson, Cortassa, Hadot: ... A D Leopold, Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Dalfen, Maltese.
Come si pu agevolmente ricavare dal sintetico apparato compilato qui sopra, grande stata, tra i moderni editori del testo, lincertezza sulla corretta lezione da adottare in questo luogo. Un tale imbarazzo, tuttavia, dilegua rapidamente alla prova dei fatti e appare assolutamente ingiustificato al vaglio attento della tradizione manoscritta. Era gi stata, a suo tempo, correttamente notata lerronea tendenza di A a leggere ..., a discapito di .., di fronte ad un genitivo plurale 239 : sarebbe stato sufficiente, a questo punto, ricavarne le debite conseguenze sul piano pratico 240 . Appare pertanto ben motivata la decisione di Hadot di ripristinare il dettato di T. A ci si aggiunga una nutrita serie di minuti indizi che, da un lato, dimostra inequivocabilmente la generalit del fenomeno riscontrato in A e, dallaltro, rivela chiaramente limprudenza di tutti i critici che non si fanno scrupolo di promuovere nel testo nientaltro che semplici errori di copiatura. A tal proposito baster citare ci che si legge a II 13 1 241 : luso sostantivato dellavverbio v`jc.., qui unanimemente attestato da tutti i manoscritti a nostra disposizione, fatto salvo, ovviamente, per A, poi corroborato, al di l di ogni plausibile incertezza, dalla folta schiera delle occorrenze parallele nel testo, la prima delle quali si incontra a IV 18 242 . Sembra altres significativo che persino lapografo di A, ovverosia il codice D, rintracci qui un patente errore nella sua fonte e non si periti di correggerlo immediatamente di propria iniziativa 243 .
239 Trannoy 1925, p. XVIII, n. 1. 240 Lo stesso accade, infatti, anche a III 4 7 e a VIII 7 1 . Per un errore diametralmente opposto a questo possibile, al contrario, citare con profitto solo XII 2 1 , ... T: .. A. Unicamente a III 10 1 , dove si leggono le varianti .c A C: .. T, la marcata preferenza di A per concordare laggettivo con il termine immediatamente precedente sembra trovare unulteriore conferma in un ramo secondario della tradizione manoscritta, costringendo cos T in netta minoranza. Si veda, infine, la curiosa fattispecie di X 2 1 ., uv 1uc.., .. ..-u..u T: ., u v 1uc.., .u ..-u..u A. 241 0u.. c-`...,. u c .. c., 1uc., .. v`jc.. .c .-c,c.., ju ., T C D Suda: u.. c-`...,. u c .. c., 1. .. v`jc... .c . . A. 242 '0cj. cc`.c. -.,c.... j `jv.., . v`jc.. .. v.. j . v,c.. j ...j-j A T C. Tutti gli altri esempi si potranno facilmente rintracciare nel fittissimo Index Verborum compilato da Schenkl 1913 (ed. mai.), p. 249, s. v. v`jc... 243 Un identico errore di A si pu leggere anche a VII 52, dove troviamo c .. v`jc.. vc,,ccc T: c .. v`jc. .. vc,,ccc A.
83 (16) [A T D] (sc. vc,c u vc,,) 25 -c. .1,. -c. ..,j... .. . -..,... .v..`.c.. -c. .,,.. -ccc-.uc., -c. .c.c., -c. ., .u., c.-,.vu v,, cu .. v,c-j.c. .,-,, u v,, j. . v. ., v,c-..c.. .u.c..
..,j... A T: ..`.j... D Dalfen -c. .c.c., om. D c.-,.vu susp. M. Casaubon, Boot, scrips. Trannoy, Martinazzoli, Hadot: c.-,.v., A D T del. Dalfen <-c.> c.-,.vu Xylander <.,> c.-,.vu Richards, Farquharson <c> c.-,.vu Schenkl (ed. mai.), Haines, Cortassa, Maltese < .c..> c.-,.vu Mnage, Morus, Leopold u v,, c.-,.vu, Reiske c``., Coras (qui omnes .,-, scr.) c.-,.v, (et .,-.,) Saumaise | cu A D: cu . T Dalfen | .,- , A T: .,-, D Dalfen .,c-, susp. M. Casaubon.
La lezione c.-,.v.,, riportata unanimemente da tutti i manoscritti a nostra disposizione, evidentemente scorretta. Si tratta di un errore dovuto ad uno scriba precedente ad A T D, tratto in inganno dallimmediata vicinanza di ., .u.,. J. Dalfen espunge la parola e, utilizzando il . che si trova in T e il .,-, di D, trasforma il resto della frase in una proposizione coordinata al precedente .1,. -c. ..`.j. ... Il testo cos ottenuto riesce cos limpido e scorrevole, a prezzo, per, di un macroscopico fraintendimento 244 . Innanzi tutto, lespunzione di c.-,.v., appare assolutamente immotivata: stando almeno a quanto si pu desumere da scelte consimili operate in altri contesti, la parola stata eliminata come glossa marginale di ., .u., che la precede. Questultima espressione, tuttavia, che compare, qui come altrove, al termine di unenumerazione 245 , possiede un carattere estremamente generico e chiaramente riepilogativo: altamente improbabile, pertanto, che potesse essere chiosata in questo modo. Preferire, poi, per ben due volte, delle innovazioni sicuramente imputabili agli emendamenti congetturali dei copisti al consenso dei principali testimoni costituisce una palese infrazione alla regola di maggioranza, con la seria aggravante di non essere suggerita da alcun sostanziale criterio interno 246 . Al contrario, ci che ora possiamo affermare con relativa sicurezza del
244 Le flebili obiezioni di Hadot : Faut-il admettre quil sagit dune proposition indpendante de ce qui prcde? Dans ce cas, lon stonnera de trouver le participe neutre .,-, sans un , selon lhabitude de Marc Aurle. Il faudrait plutt considrer cette proposition comme une modification et une prcision de .1,. -c. ..,j.... Mais cette solution nest pas satisfaisante non plus, car on ne voit pas la raison de lopposition, mme attnu, entre le premier e le second membre de la phrase (Bisogna ammettere che si tratta di una proposizione indipendente da ci che precede? In questo caso, ci si stupir di trovare il participio neutro .,-, senza un , come dabitudine in Marco Aurelio. Bisognerebbe piuttosto considerare questa proposizione come una modificazione e una precisazione di .1,. -c. ..,j.... Ma questa soluzione non affatto pi soddisfacente, perch non si vede proprio la ragione dellopposizione, per quanto attenuata, tra il primo ed il secondo membro della frase) non convincono nessuno: la connotazione avversativa di ., ipotizzata qui, sarebbe cos insignificante da passare quasi inavvertita. Senza allontanarsi da I 16, se ne possono osservare esempi analoghi al 18, v,, u., ., ai 19 e 22, . . ., al 21, c`.cc ., ma soprattutto vc.c . -cc c vc,.c v,c cc.. -.., che assomiglia moltissimo al nostro passo, nonch, ai 30-31, .1c,c... ` c. cu. -.. e . .cu... -.. Profondamente diversi, al contrario, i casi del 8 c.. . .. cu. -cc`cc..c-c. -.. e del 18 ., . c``.,, questi s fortemente avversativi. 245 Se ne pu vedere un esempio molto simile poco pi sopra, al 14: -c. 1u`c-.-. c.. .. c.c,-c... j c,j -c. c..u.-. j, ,j,.c, -c. uv....-. j, .v. .. .u.. .... -cc..cc. .,. 246 Ovvie ragioni di senso comune impongono a Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XVI, che pure guarda con generale favore alla testimonianza di D, di considerare I 16 25 deliberatamente alterato dal suo copista. Anche la variante ..`.j..., accolta da Dalfen poche righe pi sopra, chiaramente fuori posto: ..,j... di A T corrisponde perfettamente a ci che Marco Aurelio, proprio qui, ai 13-15 (-c. c, .v.jc.., -c. vccc. -`c-..c. . v` cuu cc`j.c. -c. 1u`c-.-.
84 codice D permette di respingerne con decisione la pericolosa sopravvalutazione qui propugnata 247 . La lezione .,-, di A T sollecita invece a ritrovare, dietro c.-,. v.,, il genitivo c.-,.vu, come sospettava Meric Casaubon, e come aveva gi fatto Xylander, congetturando <-c.> c.-,.vu, un emendamento che ispir ogni sorta di correzioni di questo tipo. Ciononostante, non affatto indispensabile ricorrere a delle integrazioni per giustificare la costruzione: la limpida correzione di Trannoy, infatti, accolta ora anche dalla recente edizione di Hadot, offre da sola il senso richiesto: Il buon senso e la misura nellorganizzazione di spettacoli, nella costruzione di opere pubbliche, nelle elargizioni al popolo e in altre cose di questo genere di un uomo che teneva docchio solo ci che si doveva fare, non il buon nome che poteva derivare dalle sue azioni.
c.. .. c.c,-c... j c,j -c. c..u.-. j, ,j,.c, -c. uv....-. j , .v. .. .u.. .... -cc..cc.., -c. j. v.,. -.u , ..c.c.. j. v.,. c .-,.vu, j-v.-. j c,.c-.u.- . j `c,.,, c``c .j1. .. vcc. -c. .c.. -c. jcu cv.., -c`. j. -c.. .), e, poco dopo, al 26 (u. 1.`.-,), riferisce a proposito della condotta pubblica di Antonino Pio. Il participio ..`.j... indica piuttosto lapplicazione, il lavoro, mentre lidea di moderazione si addice meglio al contesto. 247 La diretta dipendenza di D da A, infatti, non sembra pi discutibile.
Alla stregua di Gataker e di Orth [De Marco Aurelio, Helmantica, 5 (1954) p.396], penso che si debba leggere .. c.,.c `u cj,, perch mi sembra difficile considerare .. come un errore, mentre assai verosimile che ci sia stata confusione tra A di c.,.c e A di `ucj, 248 .
248 la suite de Gataker et de Orth [De Marco Aurelio, Helmantica, 5 (1954) p. 396], je pense quil faut lire .. c .,.c `ucj,, car il me semble difficile de considrer .. comme une faute et il est trs vraisemblable quil y ait eu confusion entre A de c.,.c e A di `ucj,. Hadot 1998, notes complmentaires, p. 42, n. 13.
j T: j A | cv A.,.u A T: c v .,.u Bas. (e praedio Xylander) cc j Theiler, Hadot: c`j A T -c. .. A T: ... Saumaise, Leopold, cruces loco app. Haines, Cortassa.
Chi conserva il testo dei mss. tende a darne, pi o meno esplicitamente, la seguente interpretazione: La veste proveniente da Lorio, dalla dimora di laggi, e la maggior parte di ci che succedeva a Lanuvio 249 . Il problema che, cos facendo, si presuppone unaccezione di c.c,... ch impossibile documentare. Per ovviare a tale inconveniente, Pierre Hadot ha recentemente riproposto, e opportunamente ritoccato, una vecchia idea, a suo tempo comparsa nelleccentrica edizione di Willy Theiler. La correzione cc j per il tradito c`j , che perfettamente plausibile dal punto di vista paleografico, se solo si presuppone la confusione tra due differenti tipi di onciale, consente, infatti, di ottenere un sostantivo indubbiamente pi consono al contesto: Il portico che conduce dalla villa inferiore verso lalto. Il criptico accenno, qui contenuto, starebbe allora ad esemplificare in qualche modo la dichiarazione u. 1.`.-,, fatta da Marco Aurelio sul conto di Antonino Pio nel 26 immediatamente precedente. Lunica obiezione possibile a una ricostruzione cos convincente si pu forse appuntare sulle forme linguistiche prescelte a esprimere il concetto. Theiler pensava di aggirare la difficolt integrando, subito prima della correzione proposta, un intero membro di frase, che supponeva caduto per omeoteleuto: La lettera spedita da Lorio, quando fu costruito, ecc. 250 . Il ricorso a cos drastici espedienti lascia per intravvedere un testo corrotto al di l di ogni plausibile restituzione. Eppure, quando Hadot suggerisce di interpretare j cv A.,.u cc come: La galerie se trouvant Lorium, faisant partie du domain de Lorium 251 , le sue argomentazioni appaiono davvero irrefutabili.
249 Cos Cortassa 1984, p. 237. 250 Cfr. Hadot 1998, l. c., n. 16. Qualche traccia di questo interessante tentativo rimasto nella timida domanda: an .v.c`j? che si legge nellapparato critico delledizione curata da Dalfen, a pagina 7. 251 Ovverosia: Il portico che si trova a Lorio, che fa parte della tenuta di Lorio Hadot 1998, notes complmentaires, p. 43, n. 17. Per documentare questo uso di cv accompagnato dallarticolo, Hadot rinvia a LSJ 9 ,
s. v. cv , I, 5, citando segnatamente Xen. An. VII 2, 19 e Cyr. VII 5, 23. Nel primo caso, infatti, la replica degli accoliti di Seute: . . (sc. 1u`c-.,) j,. .. `A-j.c., cv u c,c.uc, (le sentinelle domandarono se si trattava dellateniese che faceva parte dellesercito greco) chiaramente dettata, nelle sue forme, dal contesto immediatamente precedente: -c. (sc. ..1.. . .,j..c) ..v... -.`.u.. .u-j . ..1.. vc ,.c. u`.., cu,,...c-c. cu. (e ordina di annunciare a Seute che era arrivato Senofonte e desiderava incontrarsi con lui); nel secondo caso, invece, gli stessi compilatori della voce chiosano . cv .. .-... 1.u,uc.. con le parole: . .. c., .-.c., 1.u,uc.. cv` cu... Se poi si prendono in considerazione anche gli altri esempi l riportati, tutti volutamente ignorati da Hadot, il risultato non cambia di molto: . j c j, c,c ,., . |, ,...,, . c.,.. c cv j, ,j,, cj, -.-`jc.: (Ma laere, ar, Ermogene, stato cos chiamato perch airei, solleva, gli oggetti da terra?) Plat. Crat. 410b; . cv ,,cj , -.... `.-. (e sposta la pietruzza dalla riga) Theocr. VI 18; -c. ,c, . cv .. vu,,.. j.. . . .vc,juc., u, . v`..u, vc..., cjc.... c.. u c.c-c. v.jcuc.. (Ch gli uomini appostati sulle torri ci daranno man forte, e, bersagliando i nemici, li ridurranno allimpotenza) Xen. Cyr. VI 4, 18. A riprova ulteriore della generalit del fenomeno si pu infine citare: -c. cu,-c`.cc, (sc. 1c,.cc,) u, . cv . . v`... c,cj,u, -c. ,.j,c,u, .-.`.u. .cuvj,..c-c. ,.j ,.., .. A.c.,. cc, .-cc. cv.`.cc. (convocati poi gli strateghi e i trierarchi delle varie citt, ordin a ognuno di costruire ad Antandro lo stesso numero di triremi che aveva perduto) Xen. Hell. I 1, 25.
87 (16) [A T] 29 u.. cvj.., u. j. cuc.vj. u. `c,. u. .c` c. ..c ..v... v. . ., .,. ,, c ``c vc.c ...`j..c `.`,.c-c. ., .v. c`j ,, cc,c.,, .c,...,, .,,....,, cu1..., .cu.,
.c` c. A: ., c. T .., .,. , T: u cum lac. quinque litter. A u <.,..,> Stich u <.,., .,u-jc,> Farquharson in comm. | `.`,.c-c. ., A T: `.`,.c..., susp. Drr `.`,.c..., ., Dalfen (cfr. X12 1 ; XI3 2 ), Cortassa . `.`,.c-c. vel . `,.c. Reiske .c,..., T: .c,c,..., A.
molto difficile sottrarsi al fascino esercitato dalla correzione di Dalfen: In tal modo le due frasi coordinate da c``c acquistano una perfetta simmetria sintattica e stilistica 252 . Per di pi, lavverbio `.`,.c..., attestato sufficientemente bene nel resto dellopera e sintegra a meraviglia con la serie che segue subito dopo. In realt, il testo dei mss. vc.c ...`j..c `.`,.c-c. appare corretto grammaticalmente e privo di difficolt paleografiche, anche se i critici e gli editori sono stati insolitamente reticenti a dichiararne lesatto valore sintattico 253 . Di passaggio opportuno precisare che qui il ritorno allinfinito non assolutamente assimilabile al diffuso impiego che Marco Aurelio ne fa ai 7, 8, 13, 17, 24 254 : si tratta, infatti, in questi casi, dinfiniti sostantivati e larticolo che li accompagna sempre ben evidente. Il solo modo di conservare la lezione dei codici considerare la proposizione c``c vc .c ...`j..c `.`,.c-c. come coordinata avversativa della proposizione u. .c` c. ..c ..v... v. .., .,. , 255 , che qui fa le veci di un vero e proprio aggettivo, coordinato ai precedenti cvj..,, cuc.vj., `c,.. Vista cos, la sequenza non sarebbe poi molto dissimile da I 16 15 : -c. j. v.,. -.u, ..c.c.. j. v.,. c.-,.vu, j-v.-. j c,.c-.u.- . j `c,. ,, c``c .j1. .. vcc. -c. .c.. -c. jcu cv..,-c`. j. -c....
252 Cortassa 1984, p. 91. 253 Fumosissime appaiono le argomentazioni di Hadot 1998, notes complmentaires, p. 44, n. 7. 254 Contrariamente a quanto sostiene Hadot 1987, p. 291, probabilmente indotto allerrore dallambigua traduzione di Trannoy. 255 Analoghe strutture sintattiche sincontrano anche in I 16 20 ; IX 42 11 ; XI 3 2 , in varia coordinazione con avverbi.
.,-c,.,... Gataker, Leopold, Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Dalfen: . . -c,.,... A T Farquharson, Cortassa, Maltese, Hadot .v.-c,.,... M. Casaubon, Haines | c.,, .., om. A, del. Dalfen j Mc.u A T: u Mc.u Reiske j. Mc.u Farquharson, Cortassa j -c.cc.. Trannoy.
Una puntuale nota di G. Zuntz 256 invita a considerare definitiva la correzione di Gataker .,-c,.,...: .,-c,.,.. . (cv..c-c.) e ...j1... (cv`cu... u- ...-.,) sono le species di .cu, 257 . Per quanto riguarda il resto del 31, poi, le osservazioni di P. Hadot 258 , che riesamina dettagliatamente e confuta con decisione tutti gli argomenti discussi da J. Dalfen 259 , incline ad espungere la pericope c.,, .., come una glossa marginale penetrata nel testo, sono precise e convincenti. Altrettanto fondate appaiono le ragioni addotte per mantenere intatta, subito dopo, la lezione dei mss. .. .. j .c. j Mc.u 260 .
256 The .`.. vc`c.. of course was written in majuscule letters. Hence, for instance, the error . . for ., (|1l ||) in I 16 31 , corrected by Gataker. His ability equally to endure the absence of enjoyments and to keep sober in their presence is evidence of Socrates strength of character. Its two aspects, endurance and sobriety, are coordinated by -c. -c.. `lcu... is used with the popular connotation of being able (Il .`.. vc`c.. G. Zuntz si riferisce ovviamente al codice di Areta era naturalmente scritto in lettere maiuscole. Di qui, ad esempio, lerrore . . per . , (|1l ||) in I 16 31 , corretto da Gataker. La sua capacit parimenti di tollerare lassenza di piaceri e di mantenersi sobrio alla loro presenza la prova di una forza di carattere degna di Socrate. I suoi due aspetti, tolleranza e sobriet, sono coordinati da -c.-c.. `lcu... usato con la comune connotazione di essere in grado esempi in LSJ 9 ,
s. v., 2,b ) Zuntz 1946, p. 50, n. 3. Lo stile del 31 ricorda molto VII 37: `A.c,. .c. .. v,c.v. u vj-. .. .c. -c. cjc..c-c. -c. -cc-c..c-c., ., -.`.u.. j .c..c, cuj. ` u1` .cuj, j cjc..c-c. -c. -cc-c..c-c. ( una vergogna che, mentre il volto accetta e di atteggiarsi e di comporsi come vuole la mente, essa non si atteggi e si componga da sola!). 257 -c,.,... (cv..c-c.) and ...j1... (cv`cu... u- ...-.,) are the species of .cu,. Farquharson 1944, vol. II, p. 479. 258 Hadot 1998, notes complmentaires, p. 45-46, n. 16. 259 Dalfen 1974, p. 51. 260 Hadot 1998, l. c., n.17.
.v...c., A T Haines, Hadot: .v.v..c., M. Casaubon et vulgo edd. .v.-u,.c., Lofft cv`..v.c-c. . . . . Polak, Farquharson, Cortassa: c v`..v. . . .v. A j cv`..v. . . T cv`..v. . . [.v.] Radermacher, Dalfen, Maltese cv`..v. . . . Schultz, Leopold, Haines cv`..v. ` . . Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Theiler, Hadot.
Leccellente disamina di P. Hadot 261 riabilita definitivamente .v...c.,, che la lezione unanimemente tramandata dai codici, ma pressoch scomparsa dalla concreta pratica ecdotica a seguito del larghissimo favore incontrato dalla correzione .v.v..c.,, proposta da Meric Casaubon. Il grande merito dello studioso francese stato non solo di precisarne lesatta accezione in questo contesto, ma di indicare anche inoppugnabili riscontri testuali a impieghi analoghi della parola in altri autori. Per quanto riguarda il resto del paragrafo, poi, la strada maestra, percorsa dai critici e dagli editori, stata espungere invariabilmente l.v. attestato da A come sicura dittografia di quel che precede, quindi riaggiustarne in vario modo la scrittura per mantenere lindispensabile . . che si legge in T. La correzione di Polak, che perfettamente plausibile dal punto di vista paleografico, se solo si presuppone la confusione tra due differenti onciali, permette per di conservare un parallelismo sintattico ancora pi preciso tra la proposizione consecutiva, introdotta da .c., e la sua coordinata avversativa, annunciata da .: cos non solo . . corrisponde a jj, ma si pu anche assegnare allinfinito un soggetto neutro che richiama perfettamente il j.. del primo membro della frase.
261 Hadot 1998, notes complmentaires, p. 51-52, n. 22
Qui .., indica la relazione a qualcosa. Non c motivo di espungerlo 262 . In pi si dispone di un sicuro riscontro a I 16 20 : (sc. vc,c u vc,,) -c. u ..u c.c, .v..`j.-. .c. .., `.,.cc .c,.-j, ,j..., -..
262 Ici .., dsigne la relation quelque chose. Il ny a pas de raison de le supprimer Hadot 1998, p. 13, n. 5.
u Xylander, Haines, Farquharson, Dalfen, Hadot: u u A T Leopold, Trannoy, Cortassa ,jcu , . Hadot: ,j cj v., . T ,jcj u ., . A ,jcj (susp. Xylander, scrips. Lofft, Leopold) <> v., [.] Gataker, Leopold, Farquharson, Cortassa u ., . -. . <.,> j .v.c... Richards ,jc. , . Trannoy, ,jcu , . Theiler (sec. Hesychium, apud quem ,jcj,=c..,) ,j cu ., . Dalfen, cruces loco app. Schenkl (ed. mai. ), Haines, Maltese .v. u, cu,,,c1.., A T Dalfen, Maltese: .v. u cu,,,c1... Reiske, Coras, Leopold .v. u <,,.1u,> cu,,,c 1... Schenkl (ed. mai. ) in app. .v. u cu,,,c1.., Trannoy, Cortassa . v. u cu,,,c1c, Farquharson .v. < v>u, cu,,,c1... Theiler, Hadot .v. u <cu,-,.c..,> ,,c1... Orth, cruces loco app. Schenkl (ed. mai. ), Haines.
Per la restituzione del tormentatissimo 21, P. Hadot, seguendo molto da vicino le orme di Trannoy, accetta innanzi tutto la correzione u, proposta da Xylander, in luogo del tradito uu, ricava poi il genitivo ,jcu dalle prime sette lettere del ductus di A: ,jcju.c., e infine . dalle ultime cinque. Ancorch non si possano considerare assolutamente definitivi, questi emendamenti successivi presentano in pi lindubbio vantaggio di ripristinare convenientemente lincipit del 22, allienandolo ai precedenti e recuperando lidentica costruzione sintattica annunciata dal 16: cc-., -.. Accettare, al contrario, la proposta di Dalfen: ., ., in s eccellente dal punto di vista paleografico, comporterebbe necessariamente indicare una lacuna, non precisabile nella sua estensione, subito prima del 22 263 : come si evince dalla ricognizione delle occorrenze parallele nel testo 264 , il connettivo . denuncia, in questa posizione, un fortissimo legame con gli enunciati precedenti, che qui, per, si stenta a intravedere. Un ultimo nodo da sciogliere riguarda la seconda parte del 22. Stando al testo dei mss., nel lungo periodo si possono riconoscere quattro proposizioni, rispettivamente introdotte da j j. j j ... 265 : si pu supporre legittimamente che le proposizioni introdotte da j j siano coordinate alla proposizione introdotta da j.; il che equivale a dire che anche i verbi cv-c-.cc. 266 , c.c`u... e -cc,...c-c. sono coordinati. Traducendo, si otterrebbe allora qualcosa del genere: (Dagli dei ) quando mi appassionai alla filosofia, il non essere caduto nelle mani di un sofista, n essere rimasto seduto di fronte agli autori o analizzare i sillogismi o dedicarmi ai fenomeni celesti. Occorre subito precisare che chi contesta il dettato della tradizione non muove obiezioni dordine grammaticale o sintattico, ma ne fa una questione di senso: Come pu Marco Aurelio ringraziare gli dei per non essersi seduto a leggere gli autori,
263 Cos come correttamente segnalato da Maltese 1993, p. 14-15, che pure stampa a fronte e traduce il testo stabilito da Dalfen. 264 II 10 3 (=XI 8 6 ); III 2 3 ; IV 3 8 ,
43; V 23 2 ; VI 16 5 ; VII 9 2 ; IX 1 8 ; XI 18 23 . 265 Proprio come accade a I 7 2 , che sicuramente il passo pi affine al nostro per contenuto e stile: -c. j . -,cvj .c. .., j`. c1.c.-. j. [] cu,,,c1... v.,. .. -..,jc.. j v,,.v.-c `,c ,.c .c`. ,.c-c. j 1c.cc.v`j -., . cc-..-. j . .u.,,..-. c .,c .v...-.uc-c. (il non aver tralignato per imitare i sofisti, n scrivere di questioni teoriche o declamare discorsetti ammonitori o recitare la parte dellasceta o del benefattore per fare impressione). 266 Scelto, pi o meno consapevolmente, come calco del latino desidere. Farquharson 1944, vol. II, p. 486.
92 mentre, per lappunto, ha letto gli autori filosofici? 267 . Forti di questa considerazione, e fiduciosi nella superficiale somiglianza del testo con la lettera di I 7 2 , si per lo pi corretto il sostantivo cu,,,c1.., nellinfinito cu,,,c1..., attribuendogli in vario modo un complemento oggetto che potesse cos allinearlo alla sequela degli inutili esercizi filosofici descritti subito dopo: lanalisi dei sillogismi e lo studio dei fenomeni celesti. Marco Aurelio pu tuttavia ringraziare gli dei per non aver indugiato a lungo sulle opere degli autori non tanto perch questi abbiano giocato un ruolo marginale, quando egli avvert la passione per la filosofia 268 , quanto piuttosto perch riusc a trarne un autentico profitto. In questa prospettiva, il tema presenta marcate affinit con la diatriba I 4 di Epitteto, che svolge un concetto molto semplice, ribadendolo, dal principio alla fine, con il tipico procedimento a spirale. Il progresso non consiste nel diventare abile a leggere e ad intendere i libri dei filosofi (i libri contenenti le dottrine della Sto), ma nello sforzarsi di metterne in pratica gli insegnamenti, ossia nel perseguire la virt 269 . Se la virt, con gli stati che ad essa sono connessi (felicit, impassibilit e serenit), il termine della perfezione, il progresso consiste nellavvicinamento sistematico a questo termine. Insomma, il progresso sta nello sforzo continuo di staccarsi dagli oggetti e nellesercitare la propria scelta morale di fondo in modo conforme a natura.
267 Comment Marc Aurle peut-il remercier les dieux de ne pas stre assis pour lire les auteurs, alors que, prcisment, il a lu les auteurs philosophiques ? Hadot 1998, notes complmentaires, p. 55, n. 20 268 Nell|., .cu., segnatamente a I 7 8 , Marco Aurelio ringrazier lamico e maestro Quinto Giunio Rustico per averlo accostato alla lettura dei commentari di Epitteto; nellepistolario a Frontone saluter come un dono del cielo lincontro con i libri di Aristone di Chio. Ad M. Caes. IV13, p. 68 Van den Hout. Questa lettera sarebbe dunque un documento prezioso, in quanto datato dallaccenno di Marco Aurelio al suo venticinquesimo anno, della crisi che doveva portare il futuro imperatore dalla retorica alla filosofia. 269 La lista dei riscontri potrebbe, a questo punto, allungarsi di molto. Si vedano almeno: Arr., Epict.D. II 16 33-34 , 17 34 , 19 8-10 ; III 2 13 ; IV 4 13, 16-18 , 5 36 .
93 Note al LIBRO II
94
95 (2) [A T D C] 1 0 . v. u ..., cc,-.c .c. -c. v..uc.. -c. j ,j..-.. 2 c 1., c .`.c j-.. cv. u .c.. c``` ., jj cv-.j c-.. .. .. cc,-... -cc1,.jc. `u-,, -c. cc,.c -c. -,-u1c.,, .- ..u,.., 1`...., c,j,... v`j,c... 3 -.ccc. . -c. v..uc, v. . . .c.. c ..,, u. c.. cu, c``c vccj, .,c, ..u ... -c. vc`.. ,1u.... 4 ,.. u. .c. j ,j..-.. .. .v..j-j. ,.,.. .. j-. . u .ccj, u`.ucc., j-.. -c-` ,j. c-....j. ..u,cvccj-j .c., j-.. ..c,... j vc,. uc.,c .c. j .``. c.cu.c-c..
u ... A T D: u ... C (unde apparet u ad glossam pertinere atque delendum esse Dalfen) Reiske c 1., cv-.jc-.. iam Stichio et Leopoldo aliunde invecta esse videbantur, post j ,j..-. (4) transp. Farquh. Dalfen u .c.. c``` A T C non datum est (enim licet Bas.). Quin Xylander: om. D `u-,, -c. cc,.c A T D: `.-, -c. c,c-.c C | -,-u1c., A D C: -,-u1c.. T Trannoy (qui etiam v,cu1c.. in app. coni.), del. Rendall ..u,.. T D: ..,.. A C | v`.,c.. (vel .- v`.,c ..) del. Schultz, Dalfen -. ccc. A T C: -.cc-c. D -c. A T D C rell.: om. C .. T (sic tecum reputa Xylander) et omnes fere edd.: . j A D C (,,. -c. . . mg. A), .. Wilamowitz, Schenkl (ed. mai.), Zuntz .. j Pinto .v..j-j. D Gataker et omnes fere edd.: cv.j-j. A T C u v.j-j. Reiske u j cv.j-j. Schultz u j . v..`j-j. Stich u A T D: u . C | ..u,cvccjc-j .c. T (corr. Bas.): ..u,cvcc-j .c. D C ..u,vcc-j .c. A j 2 A T D C rell.: -c. C` `` ` | c.cu.c-c. C Dalfen: cvu.c-c. A D u vu.c-c. T u v.-u.c-c. Xylandrum legisse coni. Gataker (qui etiam u v..ccc-c. scrips.) u v..cc. Coras u vu,.c-c. Lofft cvu,.c-c. Rendall, Schenkl (ed. mai.), Haines u v..c-c. (cfr. II17 5 ) Wilamowitz, Leopold, Trannoy, Farquharson, Cortassa, Maltese u v`u.c-c. Schmidt .vu,.c-c. Lemercier.
La spiegazione offerta da Dalfen per supportare lespunzione di u dal 1 non , ovviamente, lunica plausibile: si pu anzi sensatamente supporre che lanonimo excerptor di C abbia inteso appianare per congettura un nesso sintattico a lui non pi immediatamente intelligibile 270 . In realt, per quanto possa apparire anomala, la sintassi di questo passaggio sicuramente corretta 271 e rivela inoltre evidenti
270 Cos, ad esempio, mostra di credere Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XVII, che sottolinea come la stessa soluzione al problema posto da . v. u sia stata poi indipendentemente avanzata da Reiske moltissimo tempo dopo. Reiske, peraltro, indulge anche altrove a drastici rimedi di questo tipo. Si veda almeno III 2 5 c.. u.. u. .. cu. A T D: c.. u.. <> u. .. cu. Reiske, Morus. 271 Tanto per limitarsi al testo che dimostra le somiglianze stilistiche pi scoperte con l|., .cu. si potranno citare: c,.. ., ., .c. -c. .v. . ,.,... -c. .. ... u. . -c. -.1, -c. u1`, v.,..`.uc.c. (chi non sa chi , che cosa venuto a fare, che genere di mondo questo in cui vive se ne andr in giro sordo e cieco) Arr., Epict. D. II 24 19 . u. c. -c-. .c.: . -.. ., . v. j.`jc. cu -c. -c.1-c,c., . ,.,.-c, . .--`...., . ,... -c. c 1,... (che cosa, dunque, va male in te? Quello, qualunque cosa sia, che in te negletto e corrotto, con cui desideriamo, con cui avversiamo, con cui abbiamo impulsi e ripulse) ibid. III 22 31 cv.... -c. `.,. ,.. . ccu. j ,...-. c-.1c. . v` . .., u (dedica anche solo un po di tempo alla parte dominante della tua anima. Osserva che cos questo bene che possiedi) ibid. IV 7 40 .
96 affinit con analoghi impieghi del latino 272 : Qualunque cosa sia questo che sono, ecc. 273 . Farquharson, sottolineando le perplessit gi espresse a pi riprese da Stich e da Leopold sulla genuina redazione del 2, trasponeva tutta la pericope c 1., cv-.j c-.. a ridosso di j ,j..-. del 4, argomentando sottilmente in favore della dislocazione del testo 274 . Eppure la perentoria esortazione ad abbandonare ogni forma di sapere libresco 275 segue spontaneamente allasciutta dichiarazione sulla natura del proprio essere: altro non rappresenta, infatti, che il contraltare alla strenua volont di semplificazione della propria vita e di chiarificazione del proprio credo filosofico di fronte allimminenza della morte 276 . Le verit contemplative, su cui si incardina la filosofia, devono essere brevi ed essenziali 277 , cos come lo qui la formulazione della propria antropologia: tempo ormai di abbandonare le astratte disquisizioni teoriche e di lasciare il campo aperto ad una fattiva azione morale 278 . Se la scelta di ripristinare il dettato della tradizione, come fa Dalfen, laddove Farquharson trasponeva per dare al passo uno sviluppo logico pi lineare, in questo caso appare felice, quella di espungere v`j,c.. dal testo come spurio lo appare invece assai meno. Gi Schultz pensava di eliminare agevolmente tutta la pericope .- v`j,c.. riconoscendovi lo scolio di un qualche grammatico, compilato a suo tempo a margine per chiosare linusitato -,-u1c., e poi penetrato surrettiziamente nel testo. Ma, se di glossa si tratta, essa andr meglio attribuita, ancora una volta, allautentica mano dello scrittore, non fosse altro che per quel caratteristico diminutivo 279 , che suggella unenumerazione sapientemente articolata
272 Trascrivo qui di seguito, a mo desempio, due luoghi dautore assai eterogenei tra loro, ma dallinconfondibile impronta di matrice stoica: mundum et hoc quodcumque nomine alio caelum appellare libuit, cuius circumflexu degunt cuncta, numen esse credi par est (luniverso, e qualunque cosa sia questa che piacque in altro modo chiamare il cielo, sotto la cui volta si aggirano tutte le creature, bene che sia creduto Dio) Plin., Nat. Hist. II.1 ut vera tibi similitudine id de quo queror exprimam, non tempestate vexor sed nausea: detrahe ergo quidquid hoc est mali et succurre in conspectu terrarum laboranti (per rappresentarti con un paragone concreto ci di cui mi lamento, non sono tormentato dalla tempesta, ma dal mal di mare: strappa dunque via tutto questo male, quale che sia, e soccorrimi, ch soffro in vista della terra) Sen., Tranq. an. 1. 17. 273 Cos, ad esempio, Maltese 1993, p. 19. 274 I suppose that these words got into the margin and were marked to follow the second j ,j..-., and were so displaced (La mia ipotesi che queste parole siano finite a margine e che portassero un segno per seguire al secondo j ,j..-., e che siano state in tal modo spostate) Farquharson 1944, vol. II, p. 499. Protestare timidamente: La trasposizione non mi pare necessaria. Il passo presenta una serie di riflessioni legate da nessi logici non molto forti, ma questo non certo strano nei Pensieri, come fa Cortassa 1984, p. 91, non sembra davvero unobiezione sensata. 275 Invito significativamente ripetuto subito dopo: cu c c. c,-... c .. ,cc .c.. j. . .. .`... .1c. ,. 1. II 3 3 (Ti bastino questi principi: siano sempre dei dogmi. E scaccia via la sete di libri!). Si veda inoltre III 10 1 : vc.c u. ,.1c, cu c .c c `.,c cu... (Getta via tutto, allora, e tieni ben saldi solo questi pochi principi!). 276 c v`.c. c.cu. (semplificati!) IV 26 2 c v`u. .c. -c. c.j. 1.`c1.c, . ,,. (il compito della filosofia semplice e modesto) IX 29 8 . 277 ,c.c . .c. -c. c....j, c .u-u, cvc.jcc.c c,-.c.. .., vccc. `uvj. cv-`ucc. -c. cvv.1c. c. j uc.vc...c . -...., .1` c . vc..,j (Siano per brevi ed essenziali i principi che basteranno a dissipare, al primo incontro, qualunque sofferenza, e a dimetterti senza pi irritazione per le cose a cui ritorni) IV 3 3 . 278 Mj-.-` `., v.,. u .. ..c .. .c. . c,c-. c .,c .c`.,.c-c., c``` .. .c. .u . X 16 (Non discutere proprio pi di com luomo buono, ma essere cos). 279 La spiccata predilezione di Marco Aurelio per questo tipo di forme, una sessantina in tutto, cosa nota almeno a partire dallarticolo di D. Szumska, De diminutivis apud Epictetum et Marcum Aurelium obviis, Eos LIV, 1964, p. 230-238. Una prima trattazione sistematica, tuttavia, si pu gi leggere in Farquharson 1944, vol. II, p. 609-610.
97 in tre membri progressivamente crescenti di una sillaba 280 . La pi evidente conferma a questa concreta pratica dautore viene da IV 46, dove Marco Aurelio ricorda e chiarisce a se stesso alcuni degli insegnamenti pi radicali di Eraclito. Particolarmente istruttivo il 3, laddove, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare 281 , linterpolazione del testimone si insinua profondamente tra le parole dellautore 282 . Cos, se vero che il paziente lavoro dei filologi consente ora di sceverare con precisione accresciuta autentico da inautentico 283 , per altrettanto vero che fornisce contemporaneamente la prova decisiva dellincontestabile propensione dellautore a parafrasare la propria materia, quando essa non sia pi che perspicua. Un eccellente esempio in tal senso gi stato discusso a proposito di I 16 21 , dove c vc,.c 1u`ccc..., arbitrariamente espunto prima da Polak e poi da Dalfen e da Maltese, senza dubbio genuino 284 . Un altro viene da I 14 2 , dove tutta lespressione -c` .cjc -c. .cj,,.c. ..-u..j,, di fronte alla quale Schultz nutriva delle riserve incomprensibili, volta a dichiarare, in questo contesto, la precisa accezione dellaggettivo .c.u 285 . Un altro ancora, infine, si legge giusto al principio di questo secondo libro, subito prima del passo preso in esame 286 . Il tentativo, cui assistiamo qui, di etimologizzare la voce cu,,..j,, giustapponendovi lelaborata correctio che fa capo a .,, suggerisce quindi un procedimento analogo anche per -,-u1c.,, dove la marcata connotazione di
280 forse per questo che Rendall preferiva espungere la voce desueta -,-u1c.,, sulla cui autenticit, peraltro, non lecito esprimere alcun dubbio. Il copista di T, scrivendo -,-u1c.., aveva probabilmente inteso la parola come attributo di v`j,c..: una lezione accettata con favore da Trannoy e guardata con interesse da Farquharson 1944, vol. II, p. 498. 281 Il commento, in genere, segue sempre alla citazione dautore. questo, ad esempio, il caso di u .. .cv., -c-.u.c, v.... -c. `. ,... (Non bisogna agire e parlare come se si stesse dormendo) Heracl. Fr. 73 DK 6 (=M. Ant. IV 46 4 ), dove Marco Aurelio annota: -c. ,c, -c. . -u.. v.... -c. `.,... (anche dormendo, infatti, crediamo di agire e di parlare). Si veda inoltre u .. <.,> vc.c, -..... (Non si deve agire <come> figli dei propri genitori) Heracl. Fr.74 DK 6 (= M. Ant. IV 46 5 ), dove la spiegazione fornita immediatamente: u.c. -cc 1.`. -c-. vc,..`j 1c.. (vale a dire in parole semplici: secondo quanto ci stato tramandato). 282 -c. (sc. ..jc-c. ) . . c`.cc .j..-., .`uc. `,. tw/ ta; o{la dioikounti u. .c1. ,.c., -c. ., -c-` j .,c. .,-u,uc., cu c cu ., ..c 1c...c. (e ricordati anche di questo: Dal Discorso, con il quale essi hanno di continuo e pi che con altro consuetudine e che governa tutte le cose, da esso discordano, e le cose nelle quali ogni giorno si imbattono a essi appaiono estranee). 283 Che . c `c ..-u .. non sia di Eraclito, ma di Marco Aurelio, fuor di dubbio, ed hanno ragione il Bywater e il Burnet che lhanno espunto. Ma `,. , che essi mettevano insieme? Il confronto con fr. 1 obbliga, a mio parere, a mantenerlo. col discorso che gli uomini hanno di continuo e pi che con altro consuetudine. Senzaltro da togliere ad Eraclito la seconda parte, se non per il concetto, per la forma: -c-` j.,c. e ..c, nel valore figurato che ha qui, non appaiono prima del V secolo, e sono del linguaggio comune dellet ellenistica. Eraclito, I frammenti e le testimonianze, a cura di Carlo Diano e Giuseppe Serra, Fondazione Lorenzo Valla, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1980, p. 109. 284 vc.c . -cc c vc,.c v,ccc.., u. cu u . v.j.u.. 1c...c-c., c vc,.c 1u`ccc... (e operando sempre secondo le tradizioni avite, nemmeno preoccupandosi che apparisse proprio questo: il preservare le tradizioni avite). 285 (sc. lc,c .uj,u ) 1c.cc.c. `c... v`...c, .c.u, -c` .cjc -c. .cj,,.c. ..-u..j, (Da Severo laver avuto lidea di uno stato in cui la legge abbia vigore per tutti, fondato sulluguaglianza e sulla libert di parola). 286 .,. . .-..,j-., j. cuu u cc,c.., 1uc.. . . cu,,..j,, u. c.c, j cv.,c, u cuu, c``c .u -c. -..c, cv. ,c, . ,, u . `cj .c. u v .., cu.. u.cc. u . ,,..c-c. . cu,,.... u.cc. u . cv.-.c-c. cu. II 1 2 (ma io, se ho riflettuto che persino la natura del peccatore mi congiunta, perch compartecipe non del sangue o dello stesso seme, ma dellintelletto, e cio di una scheggia di Dio, n posso subire un danno da qualcuno di questi n posso arrabbiarmi con un congiunto n odiarlo).
98 v`j,c.. si incarica di chiarire il vocabolo desueto. Di conseguenza, il 2, nel suo complesso, potr essere inteso convenientemente cos: Ma, come se gi fossi in punto di morte, disprezza quel po di carne: del sangue quagliato e un po dossa e trine, un sottile intrico di nervi, di venuzze, di arterie 287 . Accettandone la correzione .., Schenkl pagava un tributo pesantissimo allautorit di Wilamowitz: le suggestive ipotesi di G. Zuntz non possono comunque far dimenticare che non prudente introdurre per congettura nel testo un hapax legomenon 288 . Lavverbio .., al contrario, diffusamente attestato nell|., .cu., ma sbaglia Xylander, e con lui tutti gli altri interpreti che ne hanno seguito le tracce, a considerarlo equivalente al latino sic 289 . Il parallelo pi preciso si legge in IV 32 5 , alla luce del quale lincipit del 4 varr senzaltro: Terzo, dunque, il principio dirigente. A questo punto rifletti: ecc. 290 . La lezione .v..j-j., testimoniata da D, non , con ogni probabilit, che la brillante congettura di un copista, escogitata per rimediare a un evidente errore dellarchetipo. Lo indicherebbe, per altra via, anche il fatto che una correzione del tutto identica a questa sia stata indipendentemente proposta da Thomas Gataker molto tempo prima che gli excerpta contenuti in quel codice fossero segnalati agli studiosi. Resta comunque da chiarire con precisione il motivo per cui Dalfen, solitamente propenso a riconoscere al manoscritto un valore testimoniale autonomo, non ricordi questo luogo tra quelli in cui D appare, a suo giudizio, il portatore di unautentica variante 291 . Lo stesso si pu affermare con sicurezza di c.cu.c-c., conservato dai manoscritti della classe C, che tuttavia ha il pregio di offrire un senso pienamente soddisfacente 292 . Lemendamento u v..c-c., peraltro, suggerito a Wilamowitz dal persuasivo confronto con II 17 5 , ha avuto, come si vede, grande fortuna e rimane tuttora la migliore delle alternative a disposizione.
287 Il limpido assetto retorico esibito dal testo condanna senza appello interpretazioni di questo tipo: E invece, come se fossi a un passo dalla morte, disprezza la carne: coagulo di sangue, ossa, ordito intessuto di nervi, vene, intrico di arterie. Maltese 1993, p. 19. 288 In II 2 4 , . j was in the first Aretas copy, with the marginal suggestion .. (. . ?). This assumption explains the variants in A T C. The scribe and the corrector had both failed to recognize, in their Vorlage, the itacism .A| for .. (Wilamowitz) [In II 2 4 , . j era nella prima copia di Areta, con il suggerimento a margine .. (. .?). Questo assunto spiega le varianti in A T C. Tanto lamanuense quanto il correttore non avevano riconosciuto, nella loro Vorlage, litacismo .A| per .. (Wilamowitz)] Zuntz 1946, p. 50. 289 Lo ritroviamo, in una accezione assai simile a hic, in IV 32 5 ; V 36 2 ; VI 16 6 , 47 6 ; VII 17 2 ; VIII 6 1 , 18 2 , 31 3 , 34 3 ; IX 9 10 ; X 15 2 . Con lo stesso valore di huc compare invece in VI 12 2 ; VII 5 3 ; VIII 28 2 ; IX 40 10 . In un errore analogo incappa chi intende IX 40 10 `., .. . v.c,.1. c, .uc, -c. -..,.., . ,...c. diversamente da: Insomma, rivolgi qui le tue preghiere e osserva che cosa succede. 290 c.c,-c.. . . . ..j c-c. . -c. j .v.c,1j -c-` .-ccj. v,c.. ..c. c.c. . .. -c. cu.,.c. (Ma qui fatale ricordare che anche lattenzione dedicata a ogni singola azione ha un proprio valore e una giusta misura). 291 Non v n traccia, infatti, in Dalfen 1979, p. XI-XII. 292 Non difficile verificare come lcvu.c-c. di A D sia del tutto estraneo al contesto. Viceversa, a proposito dellu vu.c-c. di T, LSJ 9 ,
s. v., 6, registra laccezione submit to, cio prostrarsi, sottomettersi a, .c. Arr., Parth. Fr. 87 Roos; u vuc.c. ., . - |.c... c.u..., Id., Fr. 126 J.: anche con laccusativo, u v. ucc. c .vc,,.`` ..c Id., Fr. 3 J., e cita poi a riscontro proprio questo passaggio. Uneco precisa di questa interpretazione, pavento, .``., si ritrova in Lorenzo Rocci, Vocabolario Greco Italiano, Roma 1943 3 , che dipende direttamente da LSJ 9 .
99 (3) [A T D C] 3 cu c c. c,-... c.. ,cc .c..
c.. ,cc .c. T C Farquharson, Cortassa: .. ,cc .c. A D Stich, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy, Dalfen, Maltese -c. ,cc .c. Richards, Leopold.
La coincidenza di due testimoni indipendenti, come lo sono appunto T e C, gi di per s sufficiente a condannare la sola tradizione di A 293 . La correzione di Richards, accolta con favore da Leopold, perfettamente inutile.
293 Zuntz 1946, p. 48.
100 (4) [A T D] 1 M. .jc, .- vcu cu c c.cc``j -c. vcc-., v,-jc.c, `c.. vc,c .. -... u ,c cuc.,. -..
vcc-., Bas.: u vcc-., T . vcc-., A D vcc-., Dalfen, Maltese | v,-jc. c, A D: v,-jc.c. T.
Per quanto il valore abituale di vcc-., sia piuttosto relativo che interrogativo 294 , non ci sono ragioni sufficienti per accettare la correzione di Dalfen, che guarda con rinnovato interesse alla tradizione di A D: gli ostacoli ad un impiego interrogativo del termine non paiono insormontabili 295 , in specie se scelto, pi o meno consapevolmente, come calco del latino quotiens.
294 Si vedano almeno: -c. (sc. ,v. c. vu ..c 1c...) u ... .c. v.... vcc-., c. -j cu. (e in un certo modo potremmo dire che ha la possibilit di farlo ogni volta che gli va a genio) Pl. Tht. 197d; -c. |u,, . 1j. | -c. c.. u v....: 0vcc -., ,., . 1j, -c. ..v.v.u.-c .j A.c (Fate sempre cos? lo interruppe Ciro. S, per Zeus, ogni volta che ci prepariamo per il pasto) Xen. Cyr. 2. 3. 23. 295 . (sc. -u,) u ` . 1c` '0., -.. . `cc.. ..-ccj. '|,., u , -.. ., uv., c... .u,j. ,c.. ., cc.,c, vv ccc-.. . ...c. (e lanima mia rispose: Chiunque pensi di vincere Amore, artefice dinganni, ritiene di trovare facilmente quante volte nove sono gli astri sopra noi) Theoc. 30. 25-27.
|.c., A T: , .c`.., (c. s. l. D) .c j, A T: .c D post c -,.u, lac. susp. Farquharson atque ,..,.c.., vel ..cc.., suppl. put. .-c.j, T: .c c-c. j, A j .c c-c.j, D c`j. T D: `j. A ccu. T Leopold, Haines: .cu.. A .cu. D Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese ...,,j, A T: v,.j, (...,,j, s. l.) D cvj``c,,..j. A T D Haines, Trannoy: c vj``c,.., Polak, Leopold, Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese cvj``c,.., .. Schenkl (ed. mai.) ..-c.j, T: ..c-c.j, A c-c.j, D.
molto difficile liberarsi delle obiezioni di Farquharson 296 : se comprensibile che Marco Aurelio non si periti qui di definire c v`cc, laria contegnosa che si accompagna alla gravitas romana, perch lautentica aspirazione alla virt non si confonda con le sue pose esteriori, non altrettanto comprensibile laggettivo c-,.j,, che nell|., . cu. appare inequivocabilmente connesso con lanalisi intellettuale 297 . Una qualche conferma del precario stato della tradizione manoscritta potrebbe venire anche dallexcerptor di D, che ha qui espunto il genuino j , per dare al passo un assetto stilistico almeno apparentemente pi lineare. A questo proposito mette conto di notare che l.cu. , che vi si legge subito dopo, non pu essere conservato, come vorrebbe invece la maggior parte degli editori, a discapito di ccu. , testimoniato da T. noto come Marco Aurelio alterni abitualmente, e senza alcuna apparente regolarit, entrambe le forme del pronome riflessivo di seconda persona 298 : il principio della lectio difficilior non pu pertanto essere applicato. Inoltre, se si considera pi attentamente .cu. , non difficile riconoscervi unottima correzione congetturale dellerroneo .cu.. che
296 A substantive appears to have dropped out, for c..j, can hardly be termed exact; c-,.j, is used of the inquiry of Pius, jj.-. c -,.., I 16 9 , c-,.j, ..ccj, VI 30 8 . M. says v. . c..j,: v . . j, . 1` . -ccu ,..,.c.., (cv`cuc..,:) X 9 3 . He may then have written j, c -,.u, ,..,.c.., here, and thus, in the group of virtuous activities, have mentioned something to correspond with c1.c, or again ..cc..,, cfr. .c v`..cj, cvuj, -c. c-,.u, ..cc.., Iambl. V. Pyth. 4.18 [Un sostantivo sembra essere caduto, perch c..j, difficilmente pu essere definita esatta; c-,.j, usato per lindagine di Pio, jj.-. c-,.., I 16 9 , c-,.j, ..ccj, VI 30 8 . M. dice v. . c..j,: v . . j, .1` .-ccu ,..,.c.., (cv`cuc..,:) X 9 3 . Pu dunque aver scritto j, c-,.u, ,..,.c.., qui, e cos, nel gruppo di attivit virtuose, aver menzionato qualcosa da far corrispondere a c1.c, o di nuovo ..cc..,, cfr. .c v`.. cj, cvuj, -c. c-,.u , ..cc.., Iambl. V. Pyth. 4.18] Farquharson 1944, vol. II, p. 507. Ribattere: Non vedo motivi per pensare che vi sia una lacuna dopo c-,.u,, come ritiene il Farquharson. La seriet nel compiere qualsiasi azione devessere molto scrupolosa (c-,.j,), ma per nulla affettata (c v`cc,), come fa Cortassa 1984, p. 91, significa ignorare completamente la sostanza del problema, perch c..j, non ha mai laccezione che si pretenderebbe di attribuirle qui. 297 Oltre ai riscontri offerti da Farquharson, si potranno confrontare utilmente: c-,.., c.c,.,..c-... (leggere attentamente) I 7 7 ; .c. c-,.., vc,c1u`cccj, (se rifletterai attentamente) IV10 1 ; . ,c, . c. vc.c cu c c`` v`j. ,u.cccc `,u . .,c-, c-,.., -c. 1uc.`,., c .. . . .: (perch cosaltro sono tutti questi eventi se non esercizi per una ragione che ha osservato attentamente e scientificamente le cose della vita?) X 31 5 ; u, u -c-j-., c,.-u, c-,.u. (comprendere perfettamente gli elementi del dovere) III 1 2 . 298 Farquharson 1944, vol. II, pp. 507-508.
102 lexcerptor di D leggeva nel proprio antigrafo: di fronte al corretto ccu. di T, non che sano buon senso privilegiare lautorit di questultimo testimone. Ripristinare il participio cvj``c,..j., che peraltro la lezione indipendemente attestata dai due rami della tradizione manoscritta, appare la scelta pi saggia: essa comporta lindubbio vantaggio di poterlo riferire per enallage al soggetto dellenunciato. La correzione di Polak, al contrario, che pure ha avuto, come si vede, grande fortuna, oltre ad alterare un testo assolutamente limpido e privo di difficolt paleografiche, si priva irrimediabilmente di questa possibilit.
103 (6) [A T D] 1 ':,.., u,.. cu j., . 1uj u . .jcc. c.cuj . u-. . -c.,. ..., ,cu, ,c, ., .-cc., 2 u , . c. c.. .j.ucc. j c.u..j c.cuj., c``` .. c., c``.. 1uc., .-j..j j. cj. .u.,.c..
':,.., u,.. A T D: u,. .., bis Gataker, Trannoy, Farquharson :,.j : j u,.. Rendall cu j. T Haines: .cuj. A D Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Farquharson, Cortassa c.cuj. Coras, Leopold, Dalfen, Maltese ,cu, ,c, D Stich, Dalfen 2 : u ,c, A .u ,c, T (vita enim unicuique id praebet Xylander) .., ,c , Boot, Leopold 1.u,.. ,c, Gataker .u ,c, . .-. <vc,` . cu.> vel <c.u... .cu.> Casaubon u ,c, . <c ,-..> Stich olim , .. ,c, Lofft, Polak cv.u.. ,c, Reiske ...,. <. .c>u ., ,c, <..,> . -. Jackson u ,c, vc`.., Bignone c-c,.c., Farquharson u ,c, ,cu, Dalfen 1 .u 1-c,, Cortassa (coll. II12 1 ), cruces loco app. Schenkl (ed. mai.) (qui etiam u <.-c.,> vel ., <.-c.,> in app. coni.), Haines, Trannoy (qui etiam . ,c, ., . -cc. : in app. coni.), Maltese.
Di contro alle perplessit di Farquharson, che accoglieva senza riserve le correzioni di Gataker 299 , le precise osservazioni di Haines e di Cortassa chiariscono a sufficienza luso dei due imperativi in apertura del 1 300 . Per quel che concerne la scelta del pronome, poi, la preferenza va indubbiamente accordata ad cu j ., per la maggiore affidabilit testimoniale delleditio princeps rispetto alla sola tradizione di A D, ma non esistono ragioni oggettive per condannare . cuj., che ne la variante pressoch adiafora. Molto meno accettabile, invece, la proposta di Coras, che normalizza levidenza dei manoscritti sulla base delle successive occorrenze di c.cuj. nel testo. Che ,cu , ,c, altro non sia che la correzione congetturale di un errore dellarchetipo, attribuibile con sicurezza allexcerptor di D, un fatto fuori discussione 301 : eppure nessuno dei numerosissimi critici, che hanno esercitato il
299 The faulty reading resulted from the last letter of the verb being attached to the following pronoun (La lezione scorretta il risultato dellultima lettera del verbo legata al pronome successivo) Zuntz 1946, p. 52, che spiega bene le possibili ragioni paleografiche per sostenere l u,...,, u,..., proposto da Gataker. 300 Apparently a sarcastic apostrophe, which is not in Marcus usual manner (Apparentemente unapostrofe sarcastica, che non conforme allo stile abituale di Marco) Haines 1916, p. 31. Gli imperativi vanno benissimo quando si dia loro un valore concessivo Cortassa 1984, p. 91. Si ritrovano, infatti, con una connotazione del tutto identica, in: 0 -.`.., ..-.. v,cv.v. . ., vc-... . - j, v,cv.c.., cuj, u.c..., (Qualsiasi cosa lo voglia, colpisca dallesterno chi pu soffrire di questo colpo) VII 14 1 ; oppure in: j ,...-. cu .cu. u- ..`.. .. . ., c``, cu 1jcc. j `uvjcc. u.cc., v.... c.c.. j vc-j ., cu .,..c., .. u.cc., -c. `.,. ., .. . vcc.. (Il principio dirigente non si d noia da solo Tuttavia, se qualcun altro lo pu spaventare o addolorare, lo faccia Il corpicino, a non soffrire alcunch, singegni da s, se pu, e lo dica, se soffre qualcosa) ibid. 16 1-3 ; o ancora in: u vc,. .u. -c. `A`.c.,. -c. 1.`.vv. -c. Ajj,.. . 1c`j,.c . `.,.. 1.c., .. .. ., . j -..j 1uc., j-.`., -c. .cuu, .vc.c,.,jcc. .. . .,c,.jcc., u.., . -cc-.-,.-. ...c-c. (Vai avanti, ora, e citami Alessandro e Filippo e Demetrio Falereo. Se la vedranno loro, se videro che cosa voleva la natura comune e si educarono; se per recitarono, nessuno mi ha condannato ad imitarli) IX 29 7 . Nella perentoria affermazione: to suppose the words to be ironically spoken, is plainly impossible. Irony is out of place here ( supporre che le parole siano pronunciate ironicamente semplicemente impossibile. Lironia fuori luogo qui) Farquharson 1944, vol. II p. 511, troviamo riassunta tutta la flebile replica a chi difende il dettato della tradizione. 301 ,cu, ,c, evidentemente un interpolazione umanistica Bignone 1924, p. 516. Persino Dalfen, che pure guarda con generale favore alla testimonianza del manoscritto, sembra condividere la sostanza del giudizio, non ricordando il passaggio tra quelli in cui D, a suo parere, conserva meglio di A e di T il testo del comune archetipo. Unaltra congettura dellexcerptor di D, pressoch identica a questa nella sostanza, si pu leggere in II 17
. Lo scriba si qui trovato in evidente
imbarazzo di fronte al precario stato del proprio antigrafo A, sebbene T e M, una volta di pi completamente ignorati, conservino la lezione autentica.
104 proprio acume per rimediare allevidente corruttela, dimostra altrettanta familiarit con la materia dell|., . cu. e con le abitudini stilistiche di Marco Aurelio 302 .
302 ` `., ,cu, ., -.,c... vc,. cu. .u`,.c.c -c. .-j (Insomma, breve la vita; il presente da usare a proprio vantaggio con ragionevolezza e giustizia) IV 26 5 ; c. u -.u,, c.. c.-,.vu,. ,cu, ., .., -c,v, j, .v.,..u .j, .c-.c., c.c -c. v,c.., -.....-c. (Rispetta gli dei, salva gli uomini. Breve la vita; unico il frutto dellesistenza terrena: unattitudine devota e opere rivolte al bene comune) VI 30 4 ; ,cu.. -c. .vc.... -c. .vc..u.., -c. ....u.. -c. .j..u.., (Ha breve vita e chi loda e chi lodato, e chi ricorda e chi ricordato) VIII 21 2 .
l.,.cvc . c. A T D: Non patere te circumagi Xylander, unde Mj v.,.cvc . c. Gataker -c. c`j. A T: c`j. D Dalfen, Maltese vcucc. A T D: vcucj Schultz . . ,c. A T: . .,.. D cv.u-u.uc.. A T D Pinto, Cortassa, Maltese: cv.u-u.uc.. Gataker et vulgo edd.
Espungere il genuino -c. dal 1, sulla scorta della malcerta autorit di D, si rivela senzaltro una scelta fallimentare 303 . merito esclusivo di E. Pinto aver rivendicato la bont di cv.u-u.uc.., lezione unanime dei manoscritti, di contro alla fortunatissima correzione di Gataker cv.u-u.uc.. 304 .
303 The -c. with the imperative expresses urgency, as in -c. . , j. ..,` Il. XXIII. 75; -c. u.., j j.. . -c. j ...,..c-. St. Luke 12. 29 (Il -c. con limperativo denota premura, come in -c. . , j. .. ,` Il. XXIII. 75; -c. u.., j j.. . -c. j ...,..c-. Ev. Luc. 12. 29) Farquharson 1944, vol. II, p. 512-513. 304 Ritengo inopportuno correggere con il Gataker seguito dal Trannoy e dal Farquharson in cv.u-u.uc.. lcv.u-u.uc.. attestato dalla tradizione manoscritta T A, sembrandomi soddisfacente il tempo futuro che nel contesto non altera la normativa grammaticale, anzi direi la realizza in pieno, trattandosi di unazione non ancora compiuta nel presente, ma che continuer a compiersi nel futuro Pinto 1968, p. 33.
106 (11) [A T D] 3 () .. . `.v.. .. . -c-. j ., -c. u c. v,... (sc. . -..), . .c .v. vc.. j j v.,.v.v... cu.
`.v.. .. . -c-. T: -c-. . .. . `.v. A D v,... Nauck, Skaphidiotes et omnes fere edd.: v,.. A T v,... D Dalfen .v. vc.. j Coras: . vj vc.j A T D . vj vc.. Schultz.
Pare proprio che questa volta la correzione indipendentemente proposta da A. Nauck e da P. Skaphidiotes sia migliore di quella escogitata dallexcerptor di D: lapodosi dellirrealt certamente pi adatta al contesto.
107 (12) [A T D C] 1 l., vc.c c.., ..c1c...c., . .. -c. cuc c c.cc, . . c.. .. c. .jc. cu. . .c .c. c c.c-jc vc.c -c. c`.cc c j.j .`.c.c j . v.. 1u .c j . u1. .c.j..c v., .u.`j -c. .u-cc1,.jc -c. , uvc,c -c. .u 1-c,c -c. ..-,c. 2 ..,c, u.c.., [A T D] .1.cc.c. . ..c.. u ., .. c. u v`j1.., -c. c. 1..c. j. .u.c. <vc,.uc. -c. j. c.c.> 3 . .c. cv-c.... -c. ., .c. ., cu .. .j -c. . .,.c. j, ....c, .c`ucj c .1c.c..c cu., u-. . c`` . uv`j1.c. cu .. .c. j 1uc.., . ,,. 1uc.., . .,,. .. ., 1.. c., vc... .c. u ... u .. 1uc.., .,,. .c.., c``c -c. cu1.,. cuj 4 v., c v.c. -.u c .-,.v, -c. -cc . .cuu .,, -c. c. v., [. j] .c-.jc. u c.-,.vu u ,...
Suda s. v. `Av-c....: .c. ., cu .. ..j () 1uc.., . ,,. 1uc.., . .,,. .. ., 1.. c., vc... .c. u () -c. cu1.,. cuj v. , () .cuu .,,:
c. T C: om. A D vc.c A D T: om. C ..-,c. ..,c, u.c.., .1.cc.c. T Zuntz: ..-,c, ..,c, u.c.., . 1.cc.c. A D ..-,c ..,c, u.c..,. C ..c.. T D: .c.. A <vc,.uc. -c. j. c .c.> Zuntz (lac. not. Xylander), Cortassa, Dalfen 2 , Maltese: <c 1c.,uc.> adn. Lugd., <vc,.uc.> Gataker, Leopold, Haines, Trannoy, <-c. j. c.c. vc,.uc.> Farquharson .c. v,ccvuc. -c. j. c.c. Dalfen 1 , simil. alii .j A D: ..j T Suda .1c.c..c T: .1c....c A D .. A T: om. D .c.. A T: om. D -.u A T: u -.u D .cuu A D: cuu T c. A D T: vc . Trannoy v., .j .c-. jc. T: ., .j .c-c.jc. A . j u c.-,.vu ,.. .c -..c. D v.,, c. . j, .c-.jc. Holste vccj .c-. jc. Radermacher . j del. Schultz, Leopold, Haines (qui autem cruces loco app.), Trannoy (qui etiam .c-..c. scrips.), Farquharson, Cortassa: .c-.jc. del. Schenkl (ed. mai.), Dalfen, Maltese u T: om. A D.
Gli argomenti prodotti da G. Zuntz per conservare la punteggiatura del 1 che si legge nelleditio princeps sono solidi e precisi 305 . Altrettanto si pu dire della brillante integrazione suggerita per colmare levidente lacuna del 2 306 . Il persuasivo confronto con IX 1 9 accerta la quasi sinonimia tra i verbi . . e .c-..c. 307 : sembra perci sicuro che una delle due voci, annotata in un primo tempo come glossa interlineare o come scolio marginale, sia stata poi inglobata
305 Zuntz 1946, p. 51-52. Alle sue puntuali osservazioni, che si ricavano dalle note di commento allarticolo, si pu pure aggiungere V 31 1 , dove la proposizione introdotta da v., sembra soffrire di unidentica ambiguit sintattica, sospesa com tra linterrogativo e lesclamativo. Lincipit di XII 7, al contrario, mostra uninterrogativa indiretta senza alcuna reggenza apparente. Lo stesso si dica di XI 17. Il v., che si legge in XI 7 per sicuramente esclamativo. 306 After .u.c. supplendum vc,.uc., c,..c. aut aliud ejusmodi (Gataker). Farquharson superadded -c. j. c .c.. Had he put his supplement after instead of before Gatakers, the combination of both would have resulted in a wording suited to account for the lacuna: the omission would thus be ascribable to the homoeoteleuton .u.c.c. c. [Dopo .u.c. supplendum vc,.uc., c,..c. aut aliud ejusmodi (Gataker). Farquharson ha aggiunto in pi -c. j. c.c.. Avesse collocato la propria integrazione dopo invece che prima di quella di Gataker, la combinazione delle due avrebbe prodotto unespressione adatta a rendere conto della lacuna: lomissione sarebbe cos imputabile allomeoteleuto .u.c.c .c.] Zuntz 1946, p. 52, n. 1. Il Farquharson integra j. .u.c. <-c. j . c.c. vc,.uc.>. Propongo una soluzione leggermente diversa: j. .u.c. <vc,.uc. -c. j. c .c.>. In tal modo la caduta della frase si giustifica facilmente con lomoteleuto Cortassa 1984, p. 92. Non dato sapere con quanta cattiva coscienza Cortassa abbia omesso di segnalare il decisivo contributo di Zuntz, ma la sua dipendenza da quello appare evidente. 307 ,j ., v,, c j -..j 1u c., .v.cj, . .. v,, cu c -c. u, j 1uc.. u`..u, . v.c-c., ,...c, .c,, .v.cj, .c-..c-c. (ma bisogna, con le cose con cui la comune Natura si rapporta ugualmente che con queste sia disposto ugualmente anche chi voglia seguire la Natura in pieno consenso dopinioni).
108 erroneamente nel testo. Tuttavia, conformemente allimpiego abituale del verbo quale passivo di .c.-j., .c-..c. sembra meglio riferito alla disposizione interiore del soggetto (.c-.c.,), quando in procinto di compiere unazione, di quanto non lo sia .., che pare piuttosto preferito per definire un rapporto o una relazione 308 . Una volta eliminato il superfluo, il 4 riesce limpidissimo:Come luomo si colleghi a Dio, e con quale sua parte, e qualora questorgano delluomo abbia quale disposizione 309 .
308 1u.. c.. .. ..jc-c., ., j .. `.. 1uc., -c. . , j .j -c. v., cu j v,, .-...j. . ucc -.. (Bisogna sempre ricordare queste cose: qual la natura del tutto e qual la mia, quale rapporto ha questa con quella ecc.) II 9. Si vedano anche I 16 30 , 17 5 ; V 8 12 ; VI 16 5 ; IX 1 2 , 3 3 ; X 6 4 , 35 3 . Qualche ulteriore conferma in tal senso ci viene anche dalle altre occorrenze del verbo nel testo: -c. v,, u, c`.vj.c.c, -c. v`j.`jcc.c, .uc.c-`j., -c. .u.c``c-.,, .v..c. c.cc cu . . vc..`-... .-.`jc.c., .c-..c-c. (la predisposizione a riavvicinarsi e a riconciliarsi con chi si arrabbiato e ci ha offeso, non appena voglia ritornare da s sui suoi passi) I 7 6 ; 0 ..-.. `,, .., v. , .c-...., -c. . v... -c. .v. .., u`j, (La ragione direttiva sa con che disposizione e che cosa fa e con quale materia) VI 5. 309 Per la sintassi di questo passo, della quale a torto si sospettato, cfr. Plat. Alc. I, 107a: c. u. (`A-j.c..) v.,. .., u`.u..c. (c.ccjcj cu., cuu`.uc..): qualora dunque (gli Ateniesi) deliberino su che cosa (ti alzerai per consigliarli)? Cortassa 1984, p. 252, n. 28.
109 (14) [A T D C] 1 |c. ,., .`.c . j ..c.c-c. .``j , -c. ccuc-., u,.c, ., . .jc, . u.., c``. cvc``.. .. j u ., o. j, u. c ``. j j o. cvc``... 2 .., cu. u. -c-.ccc. j-.c. . ,cuc.. 3
,c, vc,. vcc.. .c. -c. cv``u... u. .c. -c. cvc``... u ., c-c,.c.. c.c1c...c.. 4 u . ,c, vc,. j-, u . .``. cvc``. c. .,. ,c , u- . .., v. , c. ., u cuu c1.`.: [A T D] 5 u.. u. .. u .. ..jc-c. -..
Suda s. v. `A-.,c..: . - j , Mc,-u `A.....u cu,,,c1j, -c. ,.c.`.c . j ..c.c-c. .``j, -c. ccuc -., u,.c, ., ..jc, . u.., c``. cvc``.. .. j u ., . j u.c``. j j . c . cvc``j. .., cu. u . -c-.ccc. j -.c. . ,cuc.. ,c, vc,. vcc.. .c. -c. cv``u... u- .c. -c. cvc``... u ., c-c,.c.. c.c1c...c. u . ,c, vc,. j-, u . .``. cvc``. c. .,. ,c , u- . .., v., c. u ., cuu c1.`.:
-c. A T D C: -c. Richards, Leopold u.., A T C: s. l. D cu. A D C Suda: u T (idem Xylander) cu Bas. -c. 1 A D C Suda: .. -c. T cv``u... A T D Suda : cv`u... C cvc``... Trannoy in app. u. .c. Gataker: u- .c. A T D C Suda u- .c.: interp. suspic. Zuntz, scrips. Reche u- ... Schenkl c-c,.c.. T C Suda: c-.,c.. A D cvc``. A T C Suda: cvc`. D C nonn. ., u T C Leopold, Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese u ., A D Suda, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy .. T Leopold, Haines: c. A D c.. Trannoy, Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese c .. .. Schenkl (ed. mai.).
Lunica possibilit concreta di conservare intatto il testo del 3 sembra quella di considerare tutta la pericope -c. cv``u ... u- .c. al pari di una proposizione interrogativa 310 . Diversamente, se si accantona il suggerimento di J. W. Reche e di G. Zuntz 311 , la correzione di Gataker si impone per chiarezza e semplicit. Lerrore della tradizione manoscritta, se poi di errore veramente si tratta, appare molto antico: .. -c., al contrario, che ritroviamo in T, ha tutta laria di essere una congettura piuttosto recente, ingegnosamente escogitata da qualche scriba per rabberciare un testo non pi comprensibile. Al 4 Suda riporta significativamente lidentica variante u ., che si legge in A D: data lottima qualit generale del testo di questo estratto, forse varrebbe la pena di affidarsi anche qui, come gi si fatto proficuamente altrove, alla sola tradizione indiretta, per quanto il consenso dei testimoni indipendenti T e C sia di per s sufficiente ad imporre il rispetto della regola di maggioranza. La correzione di Trannoy, inappuntabile da un punto di vista paleografico, persegue il chiaro scopo di assimilare ..jc-c. agli altri infiniti iussivi che punteggiano qua e l la prosa dell|., .cu. 312 . Tuttavia, come dimostra bene lincipit di II 9, .. , che si legge in T, sicuramente corretto 313 .
310 Il 3 andrebbe allora inteso pi o meno cos: Perch il presente identico per tutti (e non forse vero che identico il tempo che passa?) e la perdita si rivela cos minima. 311 Two other passages which stand to gain from repunctuation are 2. 14. 1 and 5. 6 (Due altri passaggi che si candidano a guadagnare da un mutamento della punteggiatura sono 2. 14. 1 e 5. 6) Zuntz 1946, p. 52. Laccenno certamente sibillino, ma non si vede a cosaltro possa riferirsi. 312 Cfr. `A.. ..jc-c. ..jc-c. . -.. (Sempre ricordare Ricordare poi ecc.) IV 46 1-2 ; u.. u. ..jc-c. -.. (Ricordare sempre queste cose ecc.) VIII 25 4 . 313 1u.. c .. .. ..jc-c. -.. Persino la congettura c .. .. , che in qualche modo corregge e contamina le varianti di A (D) e T, sembra sia stata suggerita a Schenkl proprio dal confronto tra questi due passaggi.
110 (16) [A T D] 1 :,... .cuj. j u c.-,.vu 1uj c`.cc .., c. cvcjc -c. .. 1uc u -cu, c. .1` .cuj ,..jc.. 2 ,c, ucj,c..... ... .. ,...... cvccc., . c. j, 1uc..,, <u1`> j, <c. > [.. .,.. .-ccu] .. `.v.. 1uc.., v.,...c..
cvcjc A T: cvc-jc D pr. (c s. l.) .cuj D corr.: .cu. A T D pr. supplevi et glossam delevi (.. .,.. saepe in glossis legitur, ex. gr. in v 5 ad IV49 4 `.,] .. .,.. u `u) Dalfen 2 : j, .. .,.. A T D j, .. . ,.. <c.> Coras, Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy j, .. ..`..c Lofft j, . ..c.. Rendall <u1`> j, .. .,.. Farquharson, Cortassa .. j ., .,j <c.> Theiler j (ita iam Schenkl in app.) <c. > .. .,.. Dalfen 1 <u1`> j, .. .,.. <c.> Maltese .-ccu A T D pr.: . -ccc D corr. .-ccc. Farquharson, Cortassa.
Per quanto possa apparire assai radicale, il rimedio adottato da Dalfen, nella sua seconda edizione, risolve in maniera semplice e lineare un problema spinosissimo 314 . Discutendo in dettaglio le traduzioni latine di Xylander e di Gataker, Farquharson aveva gi dimostrato efficacemente linconsistenza della tradizione manoscritta 315 : la correzione da lui proposta, che valorizzava lespressione .. .,.., un vero e proprio unicum nel lessico di Marco Aurelio, aveva, se non altro, il pregio della chiarezza 316 . Lostacolo maggiore allintegrazione di Coras, che peraltro stata diffusamente accolta, non sembra tanto di ordine linguistico 317 , quanto piuttosto squisitamente di senso: <c. > .-ccu . . `.v.. 1uc..,, infatti, non pu significare che le nature di ciascuno degli altri esseri, ma il termine 1uc.,, al pari del suo perfetto sinonimo -ccc-.uj, denota, nel lessico stoico, il principio costitutivo fondamentale di ogni oggetto esistente, ovvero la sua essenza, che perci, per definizione, unica e irripetibile. proprio per non incorrere in una contraddizione
314 I feel that many more passages than the current editions indicate are corrupt, and that beyond any reasonable hope of restoration (Ho la sensazione che molti pi passaggi di quelli indicati dalle correnti edizioni siano corrotti, e purtroppo al di l di ogni ragionevole speranza di restituzione) cos Zuntz 1946, p. 50, che cita, tra gli altri, proprio II 16 2 . 315 With the MS. text Xyl. translated: cuius quidem naturae una in parte reliquae singulorum naturae omnes continentur; Gat.: in cuius parte aliqua reliquorum omnium cuiusque natura continetur. This is unsatisfactory because the doctrine is that in Universal nature (not in one or another part of it) all particulars are embraced. Accordingly, if any is rebellious, it disturbs c. .1` .cuj the general consent. Moreover .. ... v.,...c-c. is not a known construction [Con il testo dei manoscritti Xylander tradusse: cuius quidem naturae una in parte reliquae singulorum naturae omnes continentur; Gataker: in cuius parte aliqua reliquorum omnium cuiusque natura continetur. Questo non soddisfacente, perch la dottrina che nella natura Universale (non in una o in unaltra parte di essa) sono contenute quelle individuali. Di conseguenza, se qualcuna ribelle, turba c. .1` .cuj laccordo generale. Inoltre .. ... v.,...c-c. non un costrutto conosciuto] Farquharson 1944, vol. II, p. 535. 316 .. .,.., with . -cc- following, it surely points to a distributive sense, either each in turn, or each regarded as a particular (.. .,.., con .-cc- a seguire, fa pensare senzaltro a un significato distributivo, vuoi ciascuno a turno, vuoi ciascuno considerato nella sua individualit) Farquharson 1944, vol. II, p. 535. Ciononostante .. .,.. cannot be right: in turn is a notion unsuited to the context (.. .,.. non pu essere giusto: a turno un concetto inadatto al contesto) Zuntz 1946, p. 51. 317 Lobiezione: Again <c.> .-ccu .. `.v.. 1uc..,, Cor.s emendation, is not intelligibile Greek (E poi <c. > .-ccu .. `.v.. 1uc..,, lemendamento di Coras, non greco comprensibile) Farquharson 1944, vol. II, p. 535, non sembra insormontabile. Si vedano, ad esempio, V 27 2 e VII 26 2 .
111 di questo genere che larticolo c. si legge goffamente integrato, nella prima edizione di Dalfen, di fronte a .. .,.. 318 . Se si espunge la supposta interpolazione, lo stile si fa piano e il contenuto conforme ai dettami della filosofia stoica pi ortodossa: altre correzioni, per quanto efficaci, ci portano troppo lontano dalla tradizione manoscritta 319 .
318 Non sembra perci accettabile linterpretazione di E. V. Maltese, che, combinando insieme gli interventi di Coras e di Farquharson, traduce cos il 2: Perch sentirsi in contrasto con qualcuno degli eventi una defezione dalla natura, che include le singole nature di ciascuno degli altri esseri Maltese 1993, p. 27. 319 Dr. Rendall proposed j, . ..c.., by the uniting power whereof, but that is very far from the tradition, though it gives an excellent meaning, cfr. XII 30 5 (Il dottor Rendall ha proposto j, . ..c.. dalla forza unificante della quale, ma questo molto lontano dalla tradizione, bench offra un senso eccellente, cfr. XII 30 5 ) Farquharson 1944, p. 535. Rendalls ingenious suggestion . ..c.. results in an inadmissible mode of expression (lingegnoso suggerimento di Rendall . ..c.. d come risultato una modalit di espressione inammissibile) Zuntz 1946, p. 51, n. 2.
..j ., T D M: .. j ., A cj`. A T M D corr.: .uj`. D pr. .c,-.c.. T D M: .c,.c-.. A j, -..,.c, j, cu....ucj, A T D M: j. -..,.c. j. cu....ucc. Reiske, Zuntz c, -..,.c, c, cu....ucc, Dalfen c.-,.v.... A T D: c.-,.v.... M.
Le precise osservazioni di Farquharson chiariscono perfettamente tutte le scelte lessicali e stilistiche che informano questo passaggio 320 : si pu senzaltro guardare con fiducia al testo tradito dai manoscritti e accantonare come superflue le correzioni di Reiske e di Dalfen 321 . Le polemiche obiezioni di G. Zuntz travisano deliberatamente la sostanza del problema e ignorano le connotazioni rigorosamente tecniche del vocabolario qui impiegato da Marco Aurelio. Le ragioni invocate per giustificare la correzione dal punto di vista paleografico si fondano su presupposti troppo fragili 322 .
320 Farquharson 1944, vol. II, p. 541-543. 321 Reiskes substitution of the acc. is not needed, for -c. is virtually epexegetic. The grasp of the realities has as its correlate to understand the manner of estimating them (Laccusativo, rimpiazzato da Reiske, non necessario, perch -c. , di fatto, epesegetico. La perfetta conoscenza delle cose ha, come suo correlato, il comprendere la maniera di valutarle) Farquharson 1944, vol. II, p. 542. Il rimando a VI 50 2 , a questo punto, obbligatorio: se ne veda il commento in Farquharson 1944, vol. II, p. 714. Vi si possono aggiungere almeno .c. u. vc.c c c``c -cc`.v.. .. j ,...-. cu -c. .. c. -... .jcj, -.. (Se dunque abbandonando tutto il resto, onorassi il tuo principio dirigente, ovverosia ci ch divino in te, ecc.) XII 1 5 .. . . -ccc .u-cc1,.jc, v,c.-. .v. .`.uc.. . v.c-c. . ` ,. -c. . -.. (Ma se tutte le cose sono spregevoli, rivolgiti a seguire la ragione, cio Dio, che lultima che rimane) ibid. 31 2 . 322 In III 1 1 Reiske put right the intolerable string of genitives by writing j. -..,. c. j. cu....ucc.. Without this alteration, the transmitted text would mean the intellect sufficing for the perception of facts and of the insight bearing upon the knowledge of, etc. Ant. does not write such empty verbiage. The wrong genitive had arisen from adaptation, by some scribe, to the preceding .. v,c,c .. (In III 1 1 Reiske ha corretto lintollerabile successione di genitivi scrivendo j. -..,.c. j. cu....ucc.. Senza questo ritocco, il testo tradito significherebbe lintelletto adeguato allintuizione dei fatti e allintrospezione che concerne la conoscenza di, ecc. Marco Aurelio non scrive prolisse vuotaggini del genere. Lerroneo genitivo derivato dalladattamento, per mano di qualche scriba, al precedente .. v,c,c ..) Zuntz 1946, p. 52.
. ccu., . T: -c. . ccu., A D Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy -c. . ccu., . Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese || . .. A D: .. T | vc-, -c. . ...c. c-u.,c. A T D: c-, [-c. . ...c. c-u.] Morus vc-, -c. .u ..c. c-u. Casaubon || u. A T D: <> u. Reiske, Morus || .ccu..ccc-c. A T Leopold, Farquharson, Cortassa, Maltese: cu..c..ccc-c. D ..., v., .c . cu..ccc-c. Stich ..c cu..ccc-c. Lofft, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy cu..ccc-c. Reiske (qui et .j A.c c. coni.), Dalfen.
Per restituire correttamente lincipit del 5, ci si pu affidare indifferentemente alla testimonianza di T cos come a quella di A: molto meno probabile che la lezione genuina si possa qui ottenere dalla semplice somma delle due varianti indipendenti 323 . Nonostante che le perplessit di fronte a un hapax legomenon siano assolutamente legittime, non pare proprio che si possano avanzare dei dubbi fondati sulla consistenza di .ccu..ccc-c. 324 . La correzione di Reiske, e, con essa, tutte quelle che ne sono direttamente o indirettamente derivate, ben lontana dalloffrire un senso altrettanto soddisfacente e stenta a trovare autentici paralleli nel resto dellopera 325 .
323 Sebbene questo non sia il caso, H. Schenkl dimostra abitualmente una spiccata propensione a contaminare tra loro le testimonianze di A e di T: il testo della sua edizione letteralmente affollato di infelici tentativi del genere. Caustica, in proposito, lironia di Dalfen 1979, p. XXX. 324 Anche solo leggendo il sintetico lemma compilato in LSJ 9 , si deduce con sicurezza lampia attestazione del verbo in altri autori: laccezione di presentarsi alla mente, per cui il nostro passo in esame specificamente ricordato, ben si adatta al contesto. Tutti gli esempi raccolti in LSJ 9 , e molti altri ancora, sono discussi in dettaglio da Farquharson 1944, vol. II, p. 548-549, che approda a risultati definitivi. 325 Il punto che Marco Aurelio intende dimostrare qui che lanalisi dei fenomeni naturali consente di comprenderne non solo la razionalit, ma anche lestetica: la scoperta soggettiva del bello, guadagnata assumendo una prospettiva radicalmente diversa di fronte alle cose, che sono di per s indifferenti, va del tutto perduta rimpiazzando .ccu..ccc-c.. Nellaccezione di prodursi, che poi quella postulata qui, cu..ccc-c. compare a mala pena in VIII 20 3 . Le occorrenze di V 13 1 , X 7 4 e XII 3 1 mostrano invece un significato assai prossimo a constare, comporsi (. - ..,, di qcs.). In XI 8 4 cu..ccc-c. impiegato transitivamente nel senso di costituire, mentre in XII 30 6
vale senzaltro unirsi, congiungersi. Il participio cu..cj-,, infine, che si legge in X 12 2 , non pu che significare serio, composto.
117 (3) [A T D C] 6 () vcu cj v... -c. j... c...., -c. `c,.u.. cu . ..,... . c,,... c. v.,..c. u v.,.u . .. ,c, .u , -c. c..., . ,j -c. `u-,,.
vcucj A T D: vccj C c. v.,. .c. Casaubon, Farquharson, Cortassa: j v.,..c. T C j v.,. .c. A (unde j v.,..c. Pinto) j v. , .c. D v., .c. Boot u v.,. .c. vel j <u> v.,. .c. vel v., ..-, u vj,.... Gataker, verba j u v.,.u. del. inque eorum locum c. -,.. . j ,...-. inser. putat Morus j v., .c. Holste, Reiske (qui post c,,... lac. ind. et c. -,.. . u v.,.u... suppl.), Leopold, Dalfen (qui primum c. v. , .c. -,.. . -u,..u. deinde c. -,.. . -u,..u. suppl.), Maltese c. v.,. .c. (u u v.,ju .,) u v.,ju... Coras apud Schultz c. v., .c. u v.,.u. Coras in ed. c. v., v.,..c. u v.,.u. Polak, cruces loco app. Schenkl (ed. mai.) (qui autem j . v.,.. -.. u v.,.u. in app. coni.), Haines, Trannoy (in versione).
La presenza di cu. costituisce il pi sicuro indizio del precario stato della tradizione manoscritta in questo punto: la correzione suggerita da Casaubon semplice e lineare 326 . Non c nulla di intrinsecamente sbagliato nelle integrazioni proposte da Dalfen o da Reiske, o perfino nella radicale soluzione adottata da Morus, sennonch riscrivere lintero passaggio appare un azzardo eccessivo.
326 La principale difficolt di accettare il testo tradito, cos com nei manoscritti, sta nel fatto che, nell|., .cu., cu. non compare mai da solo: c. ,c, .c. -,.. . vc,c c c``c, cu. -c. v,, cu,-.,.cc-c. . .-... -c. cu,.. c-c. . ..,. (perch, quanto pi superiore, in confronto a tutto il resto, tanto pi pronto a combinarsi e a confondersi con ci che gli affine) IX 9 5 c. ,c, c vc-..c u .-... .,., cu. -c. u.c.. (perch, quanto pi questo affine allimpassibilit, tanto pi lo anche alla forza) XI 18 22 .u. `, c. v., v`... ., c1c.,.. .cuu u.. j .u.. . . ,.. j -c. c 1c.,u.., . u.. c...c., c. . c``. c,c-, .c.. (ma ora, quanto pi si acconsente a privarsi di queste cose, o di altre cose come queste, o anche a esserne privati da altri, tanto pi si virtuosi) V 15 5 . Si veda infine vc,c-`u-... ... (sc. ,j), . cuu c., .-cc, .c.., cu c.c .c. cu c, v.,. c .cvuc-.. (ma bisogna capire che ciascuno vale tanto quanto valgono le cose alle quali ha dato importanza) VII 3 2 . La lezione j v. , .c., una proposta indipendentemente avanzata da Lucas Holste, va attribuita, una volta di pi, allexcerptor di D, ma inammissibile: Leopold e Maltese, optando con decisione per il testo di D, commettono un grave errore. Limbarazzo di questultimo particolarmente evidente nella traduzione stampata a fronte: Cesserai di resistere a dolori e piaceri e di far da schiavo a un recipiente tanto pi vile della parte che lo serve ecc. Maltese 1993, p. 33. Come si vede, la lettera del testo molto sacrificata, perch .c. irrimediabilmente superfluo. Decisive, in proposito, le argomentazioni di Farquharson 1944, vol. II, p. 557.
118 (4) [A T D] 1 Mj -cc,.1j, u v`..v... u .u .,, .. c., v.,. . .,.. 1c.cc.c.,, vc. j j. c.c1,c. .v. . -...1.`., v.j j . ,c, c``u .,,u c.,j u.c. 1c.c..,, . .. .c v,ccc.. () -c. cc .cu c v... cv,,..c-c. j, u ..u j ,j..-u vc,cj,jc..,. 2 ,j .. u. -c. ..-j -c. cj. .. . ..,. .. 1c.cc... v.,..ccc-c., v`u . c`.cc v.,..,,. -c. -c-j-.,
j . ,c , c``u .,,u c.,j A T Haines, Trannoy, Maltese: om. D, secl. Dalfen, ut parenthesin uncis incl. Leopold, Schenkl (ed. mai.), ante j v.,. .c. (III3 6 ) una cum vc. j v.j trasp. Saumaise, post c. ,j lac. ind. Farquharson, Maltese jj ,c, c``u .,,u c.,j Boot cu, ,c, -c`u .,,u c.,j Polak . ,c, c``u . ,,u c.,j Rendall, Farquharson . -.. ,c, c ``u .,,u c.,j Trannoy in app. u . ,c, c``u .,,u c. ,j Cortassa, alii aliter u. c. A T D: .u . Polak .u . . . (vel u ., . .) Rendall u . . Theiler, Cortassa v... cv,,..c-c. T: cv,,..c-c. A D, cv,,..c-c. v... j . ,c, c. .. c. ,j <j> j, vc,cj,jc.., coni. Farquharson in comm. u T D: om. A ..-j -c. cj. A T D: -c. cj. ut glossema secl. Dalfen 1 .
Lopinione espressa da E. V. Maltese sullattuale assetto del 1 senzaltro condivisibile 327 : Marco Aurelio, infatti, non ricorre mai a j ., se non per introdurre il primo membro di una proposizione disgiuntiva 328 . perci verosimile che, per un incidente molto antico nella storia della tradizione, per lo meno anteriore alla biforcazione dei due rami indipendenti dello stemma facenti capo agli attuali A e T, il testo sia giunto a noi cos mutilato. Ne consegue necessariamente che, stante limpossibilit di produrre un qualunque esempio ulteriore dellimpiego assoluto di j . 329 , il dettato dei manoscritti, a meno di non porre il segno di lacuna, semplicemente irricevibile. Daltro canto, i numerosi tentativi di correggere una scrittura di per s chiarissima appaiono assai meno prudenti. Dallomissione in D di tutta la pericope j . c.,j non si pu ricavare proprio nulla: la pretesa di espungere queste parole, confidando nellautorit di quel codice, non realistica. Al contrario, il tentativo di una loro trasposizione un paio di righe pi avanti, dopo v... , a cui Farquharson accenna timidamente nelle proprie note di commento 330 , davvero ingegnoso, ma molto problematico da giustificare da un punto di vista paleografico 331 . difficile credere che il sano buon senso di Cortassa abbia potuto, da solo, tanto da indurre Dalfen a riconsiderare la temeraria espunzione di -c. cj. dal 2 332 . La particolare predilezione per i nessi sinonimici, che Marco Aurelio sciorina di
327 Il testo pare lacunoso piuttosto che corrotto Maltese 1993, p. 249, n. 9. 328 LIndex Verborum compilato da Schenkl, per solito dettagliatissimo, purtroppo reticente in questa occasione. Ciononostante, per j . j , si vedano: II 11 2, 5 ; IV 3 5 , 27 1 ; V 7 2 , 18 2 ; VI 4, 9, 10 1 , 22, 24; VII 5 2 , 26 2 , 32, 75; VIII 25 4 , 28 1 , 58 1 ; IX 28 2 , 39 1 , 40 1 ; X 3 1 , 7 5 , 22, 33 6 ; XI 3 1 , 10 4 ; XII 14 1 , 24 1 . Per j . j u. , invece, V 33 1 . 329 A dispetto della loro superficiale affinit, lj . testimoniato da A e da T in XI 18 18 non pu essere annoverato tra i precedenti significativi: qui lerrore della tradizione manoscritta fuori discussione. 330 Farquharson 1944, vol. II, p. 558. 331 Oltre a sopperire elegantemente alla mancanza della seconda congiunzione disgiuntiva, ipotizzando uno dei pi semplici casi di aplografia, la correzione di Farquharson permetterebbe anche limpiego assoluto del verbo cv,,..c-c., a somiglianza di quanto accade in IV 22, dal momento che, in vista del significato della parola, la costruzione con il genitivo appare innaturale. Tuttavia, se da un lato il parziale omeoteleuto v.jv... potrebbe ben spiegare la dislocazione di tutta la pericope, dallaltro non c modo di chiarire persuasivamente linevitabile anastrofe di cv,,..c-c.. 332 Cortassa 1981, p. 224.
119 continuo nelle pagine dell|., .cu., identifica s un sicuro campo di indagine, ma non dimostra inequivocabilmente lautenticit di questo passaggio. Eppure, per scoprire la diretta filiazione del lessico impiegato qui, sufficiente interrogarne il modello letterario pi evidente: ..., . ..-j 1..c-., cj. .v.-u.. . . . .v.-u.. . 333 . Quando poi la iunctura ricompare tale e quale, qualunque perplessit destinata a scomparire: j cu c .c cc,j cc .c. |cv..`.. .v,jcc. -c. . vc.,c cv-.. .c., ` ..-j -c. cj. -c. . , . u.. ,jc-c. c., 1c.cc.c., c., cu u -c. j vc,c-`u-... ` ,. j` cv.... j. c1.cc. j` c v`., `.v... -c-` cu . -c. u -c-` cu . .. .,.jc.. -c. cv-,.c.., u.. ` u.. .c.. cc,jc: 334
333 Guardate che temete vanamente, che desiderate senza effetto tutto quel che desiderate Arr., Epict.D. III 24 112 . 334 I soli errori sono forse incendiare il Campidoglio e uccidere il padre? Non forse anche un errore usare le proprie rappresentazioni a caso, a vanvera e come capita? E non sono forse errori non seguire un ragionamento n una dimostrazione n un sofisma e neppure, in breve, vedere nelle domande e nelle risposte quel che saccorda o non saccorda con se medesimo? Arr., Epict.D. I 7 33 .
120 (4) [A T D C] 4 ,c, . c.j, .u ,, u- . . u v.,.-j.., ., .. c,.c., jj .. .c., . .,.u, ., -c. u vu,,, -... (). 5 .c ,c, c .cuu
v,, ...,,..c. . .. -..
,c, . c.j , .u , A T D C: ,c, .u , c.j , Coras ., A T D: om. C, del. Mnage, Dalfen . .,.u, ., A T C Schenkl (ed. mai.), Trannoy: . .,.u, ., .c. D Leopold, Haines, Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese .c A T D: .. C Dalfen c .cuu A T D: .. .c. .cuu C v,, ...,,..c. . .. T Leopold, Haines, Cortassa, Maltese: v,, ... ,,..c. ... A D C v., ...,,.j c. v,c... Dalfen v,, ... ,,..c. <. .c> . .. Theiler, cruces loco app. Schenkl (ed. mai.) (qui autem in app. v,, ...,,..c. ..,..,.. vel .c,.. coni.), Trannoy, Farquharson.
Dalfen, accogliendo la proposta di Mnage, espunge l.,, che omesso dai codici della classe C. Eppure Schenkl dimostra inequivocabilmente come lomissione in C sia imputabile allesplicita volont del suo compilatore 335 . In sintagmi di questo tipo, liperbato dellavverbio . , di fronte alle preposizioni un fatto ben documentato 336 : non esiste un solo valido motivo per dubitare del consenso dei migliori testimoni 337 . Sicuramente interpolato tuttavia .c., che si legge nel solo D alla riga successiva, una circostanza che avrebbe dovuto dissuadere gli editori dallaccoglierlo nel testo 338 . Accettando lisolato .., che si legge in C, Dalfen rimaneggia pesantemente lincipit del 5; altri correggono in vari modi. Mi pare tuttavia che il testo tramandato dai testimoni principali (che, come si vede, diverge solo per il tempo del verbo . .: T ha . .., che mi pare preferibile, perch nel contesto vi sono tutti presenti, AD hanno ...), non sia impossibile come hanno giudicato i pi. Direbbe Marco Aurelio che il sapiente, per la sua attivit, non dispone che delle cose che dipendono da lui (per luso di v,, cfr. II 1 4 ) e non conta affatto sulle cose esterne 339 .
335 Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XVII. 336 Cfr. LSJ 9 ,
s. v., III, 2c. Considerazioni analoghe si leggono in Farquharson 1944, vol. II, p. 559- 560. 337 Se per si mantiene l., non si pu tradurre, come fanno il Farquharson e altri, tra i migliori , ma si dovr rendere il pi possibile tra i migliori . Cortassa 1984, p. 92. 338 Another group of typical glosses, from which the critic must strive to rid the text, consists in the addition of the auxiliary verb, which Ant. so often leaves to be understood. Clear instances of this tendency are afforded by III 4 3 , where the conjecture <.c.>, by the scribe of D, may deserve a place in the apparatus, but not in the text (Un altro gruppo di tipiche glosse, da cui il critico deve ingegnarsi di liberare il testo, consiste nellaggiunta del verbo ausiliare, che Marco Aurelio lascia cos spesso sottinteso. Chiari esempi di questa tendenza sono offerti da III 4 3 , dove la congettura <.c.>, del copista di D, pu meritare un posto nellapparato critico, ma non nel testo) Zuntz 1946, p. 50. 339 Cortassa 1984, p. 92-93.
121 (5) [A T D] 3 . .-.. 1c.,. -c. cv,c.., j, .-.. u vj,.c.c, -c. cv,c.., jcu.c,, j. c``. vc,.uc...
. .-.. Bach (De M. A. Antonino, Lipsiae, 1826, p. 36), Cortassa (cfr. XI10 4 ): .. . T Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy .. . A D Schultz ..j vel ...c. . Gataker, Farquharson . . . Morus, Leopold . . j Rendall .. . <c. .c.> Couat . .. Dalfen, Maltese 1c.,. T: 1c..... A D 1c.,. <.c.> Morus 1c.,u .. Schultz 1c..... 1c.,. Rendall j, .-.. u vj,.c.c, T Leopold, Farquharson, Cortassa: .-.. u vj,.c.c, A D Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy, Dalfen, Maltese cv,c.., A T D: secl. Dalfen.
Le difficolt di accettare, per lincipit del 3, il testo tradito dai manoscritti appaiono insormontabili. Data lassenza di qualunque indicazione pi precisa, quasi impossibile sapere che cosa intendesse esattamente Schenkl accogliendo l. . . che si legge in T 340 . Non molto di pi si pu ricavare dalle edizioni di Haines e di Trannoy, che pure ne seguono dappresso le orme. La traduzione di Haines, infatti, sembra adottare implicitamente lemendamento di Couat .. . <c. .c.>, o qualcun altro equivalente a questo 341 , mentre Trannoy fortemente sospettato di optare tacitamente per la correzione di Morus . . . 342 . In realt, se vero che si pu conservare l.. . di T solo a patto di intenderlo come inoltre, oltre a ci, per altrettanto vero che questuso appare confinato alla lingua poetica, a quella dellepica in special modo, e alla prosa non attica, in particolare ad Erodoto, circostanza che ne riduce drasticamente le possibilit di un impiego qui 343 . Daltro
340 A quanto pare, era disposto a concederne la problematica equivalenza a . .. .. Schenkl (ed. mai.) 1913, Index Verborum, s. v. .., p. 220. 341 Be thine the cheery face and independence of help from without and independence of such ease as others can give. Haines 1913, p. 53. Di passaggio non si pu proprio fare a meno di notare come lespressione independence of help from without corrisponda molto meglio a j, .-.. u vj,.c.c, di T che non a . -.. u vj,.c.c, di AD. Lo stesso si pu dire di il se passe daide extrieure, che lequivalente francese scelto da Trannoy per la propria traduzione. 342 Len outre, con cui Trannoy riprende qui l.. . stampato a fronte, traduce, infatti, anche l. . . con cui incomincia il 2. 343 Esempi in LSJ 9 ,
s. v., C, 1-3. Come per quasi tutti i fatti stilistici dell|., .cu., cos, anche per gli apporti omerici alla lingua di Marco Aurelio, manca una qualunque trattazione specifica. Per quanto non trascurabili, essi appaiono per limitarsi alladozione di glosse o allimitazione di luoghi celebri, piuttosto che interessarne la sintassi o gli aspetti grammaticali minuti. Frequentissime, infatti, conformemente ai precetti della retorica coeva, sono le reminiscenze lessicali di aggettivi (cvj.j, I 16 29 , V 8 10 ; `c,, I 16 29 ; -.uj, II 5 3 ), di avverbi (c.c,., II 5 1 ), di nomi (c,.c.u, IV 48 1 ). A questo proposito, interessante notare come la glossa omerica `u-,, ricorra cos, al maschile, in II 2 2 e III 3 6 , al neutro, invece, in VIII 38, con la stessa oscillazione di genere, cio, che ritroviamo nella fonte. Nulla di certo, al contrario, pu essere affermato sul conto di X 8 4 . Loccorrenza, in V 3 1 , del difettivo vc,.. v. probabilmente suggerita da impieghi analoghi nei poemi omerici. A volte Marco Aurelio d prova di uninventiva pari ai suoi modelli: ,.,.,j..,, lepiteto scherzoso che ritroviamo in IV 50 6 , rifatto alludendo ironicamente al ben noto |.,j.., di Omero. Altrove, invece, la tessera verbale incastonata con raffinata arte allusiva: cos, in III 2 5 , dopo la lieve immagine, di sapore esiodeo, delle spighe mature che inchinano al suolo (Hes. Op., 473-474), le parole u `.., .v.c-u... rimandano alla ferocia guerriera di Il. XVII, 132- 137, da cui esse sono tolte di peso, cos come .. cu.. .- u cc, , ... c1,, rievoca limpeto belluino di Il. XIII, 471-475 o di Od. XIX, 441-447. Poco pi che citazioni imprecise, o ampi rimaneggiamenti, si leggono invece in IV 33 2 (Od. I, 241-242); V 31 1 (Od. IV, 690-692); VI 10 3 (Il. VII, 99). La poderosa immagine del promontorio marino su cui si infrangono i flutti, con cui si apre IV 49, riecheggia da vicino Il. XV, 618-621, anche se non da escludere che su Marco Aurelio abbiano potuto influire tanto la rielaborazione virgiliana dello stesso passo, che si legge in Aen. VII, 586-590, quanto il modello senecano di Const. sap. 3. 5. In X 34 2 , infine, la celeberrima similitudine di Il. VI, 146-149 funge da pretesto per lenunciazione di alcuni precetti filosofici
122 canto, a meno di non intervenire altrimenti sul testo, cos come, ad esempio, proponeva di fare Schultz, non pare proprio che sia possibile ricavare un senso accettabile dall .. . di AD. La correzione ..<.c.> ., uno dei vari suggerimenti di Gataker, presenta lindubbio vantaggio, come aveva gi ben visto Farquharson 344 , di continuare la costruzione di .c e .c. dei 1-2. Lemendamento di Nicholas Bach, tuttavia, se da un lato sicuramente pi economico, dallaltro sembra legare ancor meglio con il contesto: la serenit e il non aver bisogno di aiuti esterni scaturiscono naturalmente dallatteggiamento che in precedenza Marco Aurelio invita ad assumere 345 . Se Maltese ha trovato allettante la proposta di Dalfen, dipende soltanto dal fatto che . .. permette limmediata corrispondenza di 1c.,. con cv,c.., .-.. u vj,.c.c,, che si legge in AD 346 . Lanafora -c. cv,c.., -c. cv,c.., suggerisce per che il parallelismo piuttosto tra j, .-.. u vj,.c.c, e jcu.c,, j. c``. vc,.uc.., due espressioni che, a ben vedere, sono formalmente identiche. Questo conferma, per altra via, la tradizione di T, che peraltro appare genericamente preferibile in tutti i casi di varianti pressoch adiafore. Per evitare limpasse, Dalfen costretto ad espungere. Lunica ipotesi plausibile, che si pu formulare qui, che lomeoteleuto u vj,.c.c,jcu.c, abbia provocato la ripetizione di cv,c..,. Gli esempi, in proposito, non mancano di certo, nemmeno per i nostri manoscritti 347 . per interessante notare come questo sembri essere il tipico errore in cui tende ad incorrere A, laddove T ne generalmente scevro: appare perci inverosimile che entrambi i rami della tradizione manoscritta testimonino qui di una menda cos grave 348 . Per quanto non si possa che condividere il giudizio espresso da Farquharson 349 , la ripetizione dellaggettivo cv,c.j , non solo genuina, ma anche chiaramente conforme ai canoni stilistici dell|., .cu. 350 .
fondamentali, mentre IX 24 allude, con la precisione del grammatico, al noto episodio della rievocazione dei morti da parte di Odisseo (Od. XI, 210 sgg.). 344 Farquharson 1944, vol. II, p. 566. 345 Cortassa 1984, p. 93, che si attribuisce, a torto, questa congettura. 346 Allinterno, la serenit, e, dallesterno, nessun bisogno di aiuto. Maltese 1993, p. 37. 347 Cfr., ad esempio, V 13 2 : u-u. -ccc-jc.c. vc. . ,, .. -cc .c`j. .. , .,, . u -cu -c. vc`.. .-.. . .., . .,. .,, u - cu (.., . .,. .,, ti u -cu A) .cc`.. -c. jj .., c v..,. A T; VI 33 3 : .. . vc,c 1uc.. cu. u- .c.., u. -c-. .c.. (-c-. oujk .c.. A T) cu. A T W; VII 4: A.. -cc `... vc,c-`u-... ., `.,..., -c. -c-` .-ccj. ,j. (. , `.,..., kai; ejpi; mevn tou eJtevrou -c. -c-` .-ccj. ,j. A) ., ,.,...., -c. .v. . . u . .,u .u-u, ,c ., . v. ..c c-v. j c.c1,c, . v. . u . .,u vc,c1u`ccc... . cjc..... A T. Unorigine analoga deve avere anche la macroscopica dittografia che si legge in A a VII 68 3 : u u vc,.. kat! oujsivan ka]n -c` uc.c., -c. -cc c. c``.. 1c..j . 348 Lunico parallelo convincente sarebbe VI 33 3 , di cui si gi discusso in precedenza. Lerrore doveva essere gi nel codice di Areta, perch non credibile che soltanto i manoscritti della classe W conservino qui lautentica lezione dellarchetipo. Thomas Gataker suggerir la stessa correzione, senza nemmeno sapere dellesistenza di W: si tratta, perci, con ogni probabilit, dellabile congettura di qualche grammatico. 349 The repetition of the adj. is both clumsy and superfluous (La ripetizione dellaggettivo tanto goffa quanto superflua) Farquharson 1944, p. 566. 350 Una messe convincente di esempi raccolta da Cortassa 1981, p. 225. A questi si possono certamente aggiungere V 1 4 e VI 31. Tutto ci dovrebbe anche indurre a riconsiderare pi attentamente la lezione di T in IV 19 1 , pressoch scomparsa dalle edizioni dell|., .cu. allepoca del ritrovamento di A.
-c. c. T Leopold, Haines, Farquharson, Cortassa, Maltese, ut glossema del. Zuntz, Dalfen -c. c.. Lofft c. A D Schenkl (ed. mai.), Trannoy.
Questo passaggio ha sempre destato innumerevoli perplessit negli interpreti. G. H. Rendall, ad esempio, espungeva tanto ... quanto c.: si trattava, infatti, di unidea legittima guardare ad entrambi come a spiegazioni alternative di .-.. .. A una tale diagnosi, tuttavia, si deve opporre la considerazione che . .. c,c-. unespressione precisa delletica stoica 351 . Per di pi, tutto il capitolo incentrato sulla ricerca del bene peculiare e caratteristico dellessere umano: il termine, dunque, non pu che essere autentico in questo contesto 352 . Ma che si pu dire di c.? La lezione di A c ,c-. .-.. . ... c.. Laggiunta, immediatamente prima di c., di -c. in T denuncerebbe cos il disagio di quel copista di fronte alla giustapposizione dei due sinonimi. In conseguenza di ci, c. non sarebbe altro che una banale glossa di .... Eppure non bastano che poche righe, tratte da VIII 12, per comprendere appieno la sostanza del problema: c. . u v.u uc.,. , .,..,j, c.c..jc-u, . -cc j. -ccc-.uj. cu .c. -c. -cc j. c.-,.v.-j. 1uc.. v,c.., -.....-c, cv..c., . -c-.u... -... -c. .. c`,.. . .. 353 . Non difficile accorgersi come -ccc-.uj e 1uc.,, che sono sempre sinonimi nell|., .cu., denotino rispettivamente lindividualit e lidentit di specie del soggetto: non altrimenti ... e c. additano sia il bene peculiare dellessere umano in genere, sia il bene particolare dellindividuo. Una volta di pi non si pu che apprezzare lestrema accuratezza del testo di T.
351 Arr., Epict.D. I 29 2 ; III 7 14 ; M. Ant. VI 51; IX 41 1 (=fr. 191 Usener); XI 16 3 ; cfr. XI 1, passim. 352 Zuntz 1946, p. 49. 353 Se ti svegli dal sonno di mala voglia, ricordati che conforme alla tua costituzione e conforme alla natura umana il produrre azioni rivolte al bene comune, mentre il dormire comune anche agli animali irragionevoli.
v.,....j j 1uj j T: v.,....j. j. 1uj. j A u` .u. T Leopold, Haines, Farquharson, Cortassa: u ` v.c.u. A Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Dalfen, Maltese .`.. T: .`j A .u`u, Nauck, Farquharson, Cortassa, Maltese: .u`u., A T Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy, Dalfen <c.> suppl. Farquharson, Cortassa: <..> suppl. Dalfen (ad synt. cfr. III 12 1 ; VI 15 2 ; VIII 51 2 ), Maltese ...,,jc... Holste, Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese: ...,,jc... A ...,,jc... T (ut si conferat Xylander), ...,,jc.. Casaubon, Leopold, Trannoy ...,,jc.. .. Radermacher, Schenkl (ed. mai.), Haines.
Se vero che, da un punto di vista semantico, lopzione, al 3, tra le varianti indipendenti u` v.c.u. di A e u` .u. di T costituisce poco pi che una questione di gusto personale, per altrettanto vero che, da un punto di vista codicologico, si rivela la pietra di paragone fondamentale per saggiare il peso relativo da attribuire ai due rami principali dello stemma. Qualunque sia la scelta, ne consegue sempre una precisa gerarchia tra i testimoni. Per quanto appaia problematico alterare il consenso dei manoscritti, in specie se non ci sono apparenti errori 354 , lintervento di A. Nauck non solo presuppone uneccellente giustificazione paleografica 355 , ma il predicativo .u `u,, che ne risulta, coinvolgendo direttamente nellazione la figura del sapiens, che loggetto di questo capitolo almeno a partire dal 2, si adatta al contesto ancor meglio dellavverbio .u`u., 356 . Com facile verificare, tanto ...,,jc... di A, quanto ...,,jc... di T sono entrambi scorretti: non si potrebbe, perci, che plaudere alla correzione di Casaubon, se non fosse che ...,,jc..., il rimedio escogitato da L. Holste, ancor pi efficace 357 . Quanto poi alla particella da integrarvi accanto, .. va senzaltro benissimo: tutti gli esempi forniti da Dalfen chiariscono a meraviglia la sintassi del passo. Sennonch c., con la funzione di introdurre, come qui, degli exempla ficta, ancor pi largamente attestata nell|., .cu. 358 , mentre la sua omissione sarebbe agevolmente riconducibile a un caso di aplografia da manuale 359 . La correzione ...,,jc...., suggerita a H. Schenkl da L. Radermacher, soffre del grave difetto di postulare lesistenza di un verbo ...,,jc....., che non altrimenti attestato 360 .
354 Lavverbio .u`u., ricorre nuovamente, con identica accezione, in VIII 33. 355 The adj. was evidently altered by attraction to u ., (Laggettivo stato evidentemente alterato per lattrazione di u .,) Farquharson 1944, vol. II, p. 573. 356 Laggettivo .u`u,, con analoga funzione sintattica e con accezione identica a quella postulata qui, sembra essere uno dei termini chiave di questo terzo libro dell|., .cu.: se ne vedano, a tal proposito, i capitoli 5 2 e 16 4 . 357 Holstes emend. is confirmed by ...,,jc... A, which he had not seen. Xyl.s trans. indicates that he made the same correction (Lemendamento di Holste confermato da ...,,jc... A, che egli non aveva visto. La traduzione latina indica che Xylander ha fatto la stessa correzione) Farquharson 1944, vol. II, p. 573. 358 Cfr. I 16 20 ; II 10 1 ; III 8 2 ; VIII 50 1 ; X 6 5 . 359 Questo, ovviamente, per la facilissima confusione, nella scrittura onciale, tra i gruppi di segni A` e AAA. 360 quanto si deduce da Schenkl (ed. mai.) 1913, Index Verborum, s. v., p. 220.
.u .., A T: .u..., Iunius, Dalfen .u.., Morus, Coras.
Nella definizione dei rapporti con il prossimo, l.u ..c una virt cardine tanto quanto lo l.u....c 361 : lavverbio .u .., perci genuino e la sua sostituzione con la forma non contratta .u.., assolutamente superflua.
361 .u.... IX 27 2 ; X 14 2 .u ..c IV 20 2 ; VIII 26 2 .u .u, X 36 6 ; XI 13 2 .
`|c. T: |c. A j.. vc,.v,.uc T Leopold, Haines, Trannoy, Cortassa, Maltese: j..v., .v,.uc A . vc,.v,.uj Gataker . vc,.v,.u .., Iunius, Schenkl (ed. mai.) j.. vc,.v ,.uc <.v,.uj > Polak j.. <..> vc,.uv,.uc <.> Haines in app. j.. <vc,.j,> vc,.v,.uc Farquharson j.. vc,.v,.uc <vc,.j,> Dalfen, alii aliter j,j, T: j,.., A ., .. -c. jj cvu .c. T: .c.. -c. .. cv. A u A T: u . Coras (huic Casaubon) j,..-j A T Leopold, Haines, Trannoy (qui autem c,.-.. in app. coni.), Farquharson, Cortassa: |.c.-j Richards, Dalfen, Maltese (cfr. veritas Romana Fronto ep. ad Ver. II7, p. 135 N.) .u,.-j Rendall .,.-j Theiler -..,j.-j Orth, cruces loco app. Schenkl (ed. mai.) .u.jc.., A: .u .jc.., T (corr. Bas.).
Fin dallapparizione delleditio princeps si seriamente dubitato che vc,.v,.uc potesse essere retto dall...,,j , della linea precedente: da qui tutta una nutrita serie di correzioni, alcune delle quali intese a rendere conto della caduta di un verbo per aplografia. Ma una leggera figura di zeugma tuttaltro che improbabile qui, soprattutto calcolando le molteplici accezioni con cui ...,,... ricorre nell|., .cu., in qualche occasione alquanto inaspettate 362 , e il plausibile traslato di vc,.v,.uc 363 . Al contrario molto difficile stabilire che cosa Marco Aurelio intendesse dire esattamente scrivendo . c. u cu.cvj,, sia perch il rimando presupposto da u pu risultare ambiguo, sia perch il verbo appare impiegato in un senso affatto diverso da quello per lui abituale 364 . Interpretando restrittivamente u , come riferito soltanto a vc,., Farquharson attribuiva a cu.cv... un
362 ...,,...: abs. III 5 1 ; -.....-., V 5 6 ; -cc .j, j ..c -ccc-.uj VIII 45 1 ; .-ccj. v,c.. II 5 2 ; .u. ..-j -c. cvc,c-`u-j., ibid. 16 6 ; c`` . .. c...., -c. -c.., ...,,..c-c. u.c.... III 7 4 ; . vc,c c .-c.c ibid. 16 3 ; ., .v`.uc. c.j,.. j ., -.,cv.u..., u ,..... VI 55; . v.c``. VII 7 1 ; . ., u VIII 47 3 5 ; . . -cc j. ..c. -ccc-.uj. IX 42 13 ; . -cc j. ..c. 1uc.. X 33 2 ; . ., c. j A.-j cuj ..j ,,jc.. XII 24 1 ...,,..c-c.: j.. ...,,jc ..-j j. c``., j -cc -..,jc cuv`j,..-. j, ..j, ...,,..c-. IV 2; u ,c, vc,c c. j c..c u j ...,,..c-c. (sc. u ). c``c u- c.. j. j ...,,u..u uu VIII 47 4-5 ; .-c.j, . .. ., vc,c j. . - cu c..c. ...,,u..., IX 31 1 ; .. . vc. u . `.v... -c. v,ccc..., .c. -..,j.-. ...,,..c-c. X 9 2 ; c.j-.. `. .cu. .-c.cu.j .. .., c u 1` .cuu ...,,u..c X 11 2 . 363 Dal lessicografo Esichio, s. v. ,.v.-c, apprendiamo che il significato proprio di vc,.v,.uc per lappunto quello di mercanzia di poco valore. Il significato figurato pi comune ne fa invece un facile equivalente di vc ,.,,., nellaccezione consueta di appendice, corollario. Da qui il passaggio alla connotazione richiesta di attivit collaterale, o a quella di questione secondaria, non sembra poi cos difficile. Haines 1913, p. 61, n. 2, cita, in proposito, una testimonianza antica su Marco Aurelio: u.. .. vc,.,,. u . .`.,.. u . . ,,c1.. u . .v. .. C. D. LXXI. 6. 2. Si veda anche LSJ 9 ,
s. v., II. 364 u., j 1uc., cu.j 1. <c.> -c. cu..-,.... (la Natura <ti> ha collegato e commisto a costoro) X 36 6 ; cv`cu... u j. cu.cv.c c`` .v` c``. c,c-. (godere di vivere inanellando una buona azione dopo laltra) XII 29 3 . Allo stesso modo cu.c1..c .u`,,, e cio una connessione razionale, esplicitamente contrapposta, in IV 45, a -cc,.-jc., cvj,j.... -c. .. -cj.c,-cc... . ucc, vale a dire a una serie di unit separate, tenuta insieme solo da un vincolo di necessit. Si veda anche j, cu.c1..c, -c. cu....c,, la continuit e concatenazione, in V 8 13 .
127 significato che riconosceva apertamente di non poter documentare 365 . Altrettanto insoddisfacente si rivela u., la correzione suggerita a Coras da Casaubon, se il pronome riprende unicamente c... di poche righe pi sopra 366 . Daltro canto, a meno di non accogliere u., e di intenderlo, per, quale sostituto olofrastico di tutto il periodo precedente, non possibile tradurre la lezione dei codici con se ti attieni a questo, se adotti questi principi, o in altri modi analoghi 367 . La strada maestra per conservare il testo tradito dai manoscritti sembra essere perci soltanto quella gi additata, ad esempio, da E. Turolla, che presuppone un impiego transitivo del verbo cu.c v... certamente raro, ma non impossibile 368 . Lobiezione pi seria rivolta a questuso di j,..-j , testimoniato tanto da A quanto da T, rappresentata dalla correzione |.c.-j , proposta da H. Richards, a favore della quale Dalfen offre un interessante riscontro tratto dallepistolario di Frontone 369 . Eppure gi R. G. Bury suggeriva che Marco Aurelio stesse traducendo heroica, nel senso di sincerit del tempo andato, come in opinio ab heroicis ducta temporibus di Cic. Div., I. 1 370 . In alternativa lecito supporre, con Farquharson, che qui si alluda esplicitamente a ci che Aristotele intendeva con j. u v., jc, c,.j ., j,..-j. ..c -c. -..c. 371 , e tradurre cos tutta lespressione: soddisfatto di dire eroicamente la verit in ogni tuo discorso e in ogni parola che pronunci 372 .
365 If you make this secure, Farquharson 1944, vol. I, p. 47. u resumes vc,., as j.. v.,..... and j vc,ucj indicate. It seems that cu.cvj, is used in a sense not exemplified in L. and S. (u riprende vc,., come indicano j.. v.,..... e j vc,ucj . Sembra che cu.cvj, sia usato in un senso non esemplificato in L. e S.) ibid., vol. II, p. 582-583. 366 To read u. with Cas. (si illi adhaereas) gives no satisfactory meaning, for M. nowhere speaks of cleaving unto the c.... [leggere u. con Casaubon (si illi adhaereas) non offre alcun significato soddisfacente, perch Marco non parla in nessun luogo di aderire al c...] Farquharson 1944, vol. II, p. 583. 367 Maltese 1993, p. 43; Cortassa 1984, p. 275. Impossibile indovinare il significato preciso di if you grapple this to thee Haines 1913, p. 61; si tu y joins cette condition de ne rien attendre ni rien eviter Trannoy 1925, p. 25 insopportabilmente lontano dalla lettera del testo. 368 Tutta la pericope tradotta cos da Turolla: qualora tu fossi capace di tale risultato, Marco Aurelio Antonino, Colloqui con se stesso, Rizzoli (BUR), Milano 1975 1 , p. 39. Per luso del verbo in senso proprio si pu invece citare -c. c1,u v.`c, ,. cu.j 1.. ccu (sc. c,c.) |c..c, -., (e presso il fossato lesercito argivo raggiunse di corsa la citt del regno di Cadmo) E. Ph., 1100-1101. 369 Simplicitas, castitas, veritas, fides Romana plane, 1.`c,,.c vero nescio an Romana (La sua schiettezza, la sua integrit, la sua veridicit e lealt sono assolutamente romane, la sua affettuosit, per, non so se sia romana) Fronto ep. ad Ver. II 7, p. 135 N. 370 Bury 1918, p. 149. Nella stessa direzione andava gi Haines 1913, p. 61. Analoga la soluzione adottata da Trannoy 1925, p. 25, n. 1. 371 la virt sovrumana, una sorta di virt eroica e divina E. N. 1145 a 19. Farquharson 1944, vol. II, p. 583. 372 Cortassa 1984, p. 275.
128 (14) [A T C] () cv.u . u ., .. -.`..,, -c. c, -..c, .`v.c, c1.. , ccu. j-.., .. . c. .`.. c.cuu, . ., . .c...
.. -.`.., A C P. Maas, Zuntz: ., .`, T et vulgo edd. .., -.`, Tox. .., .`, Xylander in adn. j c-...., Radermacher .., c-.., Schenkl (ed. mai.) .ucc`j, Trannoy in app.
Il processo di corruzione del testo qui particolarmente evidente. Lo stadio finale rappresentato da .., .`,, che il rimedio escogitato da Xylander per tentare di correggere lerroneo .., -.`, del proprio esemplare. Frattanto, per, grazie ai ritrovamenti successivi di A e di C, si appreso che proprio la lettera da questi espunta risulta essere lavanzo pi cospicuo della lezione dellarchetipo .. -.`.., 373 . Sfortunatamente .., .`,, al pari del suo equivalente latino ad extremum, non pu significare che completamente, del tutto; verso la meta sarebbe stato, al contrario, .v. .`, 374 , anche perch, nell|., .cu., non si danno occorrenze di questo termine che non sia sempre accompagnato dallarticolo 375 .
373 Sil vous plait, secondo lefficace traduzione di Maas 1945, p. 145. Zuntz 1946, p. 49 rimanda, in maniera forse un po troppo sbrigativa, a u.., . -.`uc.. v... ., c -.`. -.`. . -cc 1uc.. u `,.-u -c. -.....-u .u (nessuno mi impedir di fare ci che voglio: ma il mio volere conforme alla natura dellessere razionale e sociale) V 29 2 . P. Maas, al contrario, ricorda, molto pi opportunamente, c,. u ., . -.`..,, j. u v`j1.. (perci, quando vuoi, sopprimi lopinione) XII 22. Vi si potrebbe aggiungere XI 18 24 , assai simile a questo nelle modalit espressive: .. . u`.., -c. . -c. vc,c u Mucj,.u .,. `c. (su, accetta, per favore, un decimo dono dal Musagete). 374 -cc j. .v. .`, c.c1,c. II 16 6 ; j , j c ,ucc .v. .`, u .u III 16 4 ; j c.c1,c .v. -.....-. .`, IX 23 2 . Qualche indicazione in pi si pu ricavare dalle occorrenze del verbo cv.u...: ove non regga semplicemente linfinito, come in VI 15 1 , sempre seguito dalla preposizione .v. (VI 16 6 ; ibid. 30 7 ; XI 16 3 ) o, tuttal pi, da v,, (IX 9 1 4 ), mai da ..,.
375 Lunica eccezione, ma ampiamente giustificata dalla forma espressiva prescelta, V 32 2 : j 1uj j ..u.c c ,j. -c. .`,. Si vedano, al contrario, .uuc. . .., v,-..... . `, V 14 2 ; .`, . c.-,.v. -.. ... cuv`j,..-. u .`u,, c,c-. V 15 3 ; .`, ibid. 16 3 ; u ..u .`u, u,c... XI 1 1 .
.. <v.` u> v.u... Bury (lac. not. Xylander) .. <v.c u> v. Maltese: .. v.u... A T Leopold .. v.u... Schenkl (ed. mai.), Trannoy .. < .u.> v. Gataker, Farquharson, Cortassa .. <vc.> v. Wilamowitz, Haines .. <vc. .u.> v. Coras, Dalfen .. <. u> v. Schenkl (ed. mai.) in app. .. <c-..c (vel c.c.c)> v. Rees.
Lovvia lacuna dellarchetipo era gi stata identificata con sicurezza da Xylander: una parola, con il significato approssimativo di c.c,c, deve essere evidentemente supplita di fronte a v.u.... Haines adotta lintegrazione di vc. suggerita da Wilamowitz, mentre Schenkl si limita a confinare in apparato la propria congettura . u. Altrettanto valide sono le proposte .u. di Gataker, accolta da Farquharson e da Cortassa, e vc. .u. di Coras, accolta ora da Dalfen. Ciononostante, scrivendo v.` u, R. G. Bury presuppone un caso di aplografia ancor pi esemplare 376 . Il ritocco di Maltese v.c u insignificante.
376 In LSJ 9 ,
s. v., 2 si trovano molti esempi di v., u: interrogativo equivalente a . -cc, (ognuno, ogni) affermativo.
130
131 Note al LIBRO IV
132
133 (1) [A T] 1 1 . .. -u,..u., c. -cc 1uc.. . j, u ., .cj-. v,, c cuc...c, .c. c.. v,, u.c. -c. .... .c.-.c-c. ,c..,. 2 u`j. ,c, cv.c,..j. u..c. 1.`.., c``c ,c .. v,, c <v,>j,u..c .-` u v.c.,.c..,, . c...cc,... u`j. .cu. v..., -..
u.c. -c. T: u.c. A ut glossema del. Trannoy (u.c. fortasse delendum Schenkl in app.), Dalfen. <v,>j,u..c Gataker: j ,u..c A T (proposita Xylander), c,..c Schultz, fortasse ..c..u..c (cfr. SVF III fr. 564, p. 149, 27 sqq.) Dalfen.
Almeno a giudicare dalle note di commento, compilate in calce allapparato critico, pare proprio che Dalfen condivida appieno i dubbi gi espressi sul passo da Schenkl e da Trannoy e si appoggi alla loro autorit per eliminare u.c. dal testo come spurio. In verit, gli argomenti a favore di queste espunzioni si dimostrano spesso, alla prova dei fatti, assai meno temerari di quanto non appaia a prima vista, perch leventualit che glosse e note marginali siano penetrate a vario titolo nel corpo del testo non poi cos remota come ci si potrebbe immaginare, bens una prospettiva da mantenere sempre ben viva nel vaglio critico di unopera che, per lo meno ad un certo stadio della storia della sua ricezione, godette di unindubitabile fortuna in ambito scolastico, guadagnandosi a lungo le amorevoli cure dei dotti. Il caso pi semplice da isolare e dirimere si presenta quando tali interpolazioni si trovano dislocate nelle immediate vicinanze del termine che intendono glossare, ad esso semplicemente giustapposte. A seconda che si possano rintracciare in uno solo 377 o in entrambi 378 i rami principali della nostra tradizione manoscritta, costituiscono altrettanti preziosissimi fossili guida, destinati a fornire fondamentali indizi a proposito della cronologia relativa e dei rapporti di parentela tra i codici. Al contrario, una fattispecie notevolmente pi complicata si ha di fronte al desiderio manifestato dai copisti di accomodare lapparente contraddizione introdotta da uninterpolazione: assistiamo cos, ad esempio, al tentativo di mitigare la durezza di un asindeto tramite linserzione di connettivi come -c. o j , con il bel risultato di incorporare in tutto e per tutto nel testo glosse e note marginali. Il fenomeno, riconosciuto piuttosto precocemente dai moderni editori dell|., .cu., ma variamente interpretato, stato fatto oggetto, da parte di G. Zuntz 379 , di alcune illuminanti riflessioni, che costituiscono indubitabilmente limprescindibile punto di partenza delle pi mature e documentate ricerche consacrate da J. Dalfen al medesimo problema 380 . Ora chiaro che, laddove si offra lopportunit di identificare con sicurezza e di interpretare con verosimiglianza la stratificazione e le tracce di questo lavorio, grazie anche al confronto con uno o pi testimoni che ne risultino scevri, la
377 questo il caso della voce . -,..j,, che ritroviamo in I 16 17 , una glossa evidentemente intesa a rendere perspicuo al lettore il crudo calco latino u.,.c-`,, ma che appartiene soltanto alla tradizione di T. 378 questo, allopposto, il caso della voce . j, volta a glossare, in II 12 4 , il meno consueto .c-. jc., ma che ritroviamo puntualmente tanto in A quanto in T. 379 Zuntz 1946, p. 48-50. 380 Dalfen 1974 e 1979 2 .
134 probabilit di arrivare a discernere autentico da inautentico, ipotetico originale da interpolazione, sar di molto accresciuta 381 . Tuttavia, la circostanza obiettiva che il dettato apparentemente pi ingenuo, e quindi ipoteticamente pi vicino allautentica lezione darchetipo, rimonti, pressoch nella totalit dei casi, alla tradizione di A, che, come sappiamo, poi lunico vero e proprio codice a trasmettere lopera nella sua interezza, altro non essendo T che la prima edizione a stampa di un libro manoscritto poi andato perduto, ha contribuito non poco ad accrescerne il prestigio a detrimento di T, ammantandone il testo dellaura di superstiziosa venerazione che si deve a una reliquia. Lo stesso identico equivoco sorregge la scelta da parte di Dalfen della lezione di A a discapito di quella di T nel passo preso in esame: riconoscendo nella mancanza in A del connettivo -c., che andrebbe meglio attribuita, ancora una volta, al noto difetto di accuratezza con cui stato esemplato quel codice, una prova della maggiore genuinit del testo cos tramandato, elimina u.c. probabilmente alla stregua di una glossa esemplificativa di .... che segue subito dopo. A ben vedere, per, u.c. non pu essere in alcun modo n una nota marginale penetrata nel testo n, tanto meno, un sinonimo del successivo ....: per quanto minima possa apparire la differenza di significato tra i due termini, essa , in questo contesto, effettivamente operante, proprio perch fondata sullimpiego di uno specifico frasario tecnico che ha robusti addentellati non soltanto con numerosi passi dell|., .cu., ma soprattutto con la generale riflessione stoica antica sulletica. Ogni atetesi diretta ad obliterare tale differenza non potr che rivelarsi fallimentare: unulteriore dimostrazione che un approccio multidisciplinare riesce un alleato insostituibile alla costituzione di un testo accettabile. 1 ...., infatti, afferisce inequivocabilmente allo spazio entro cui si dispiega lazione morale, il quale, proprio perch gi concesso in anticipo, e dunque sottratto alla fattiva volont del soggetto (v,c.,jc.,), neutro dal punto di vista etico, ovverosia non n buono n cattivo, indifferente (c.c1,.) in una parola 382 . Altro non che la materia inerte (u`j., infatti, riprende appunto questultimo concetto al principio del 2) cui il saggio artiere imporr le luminose forme dello spirito, ricavandone il proprio capolavoro 383 .
381 Nel caso esemplare di II 4 2 , disponendo dei soli A e T per costituire il testo (il valore testimoniale di D, giova ripeterlo, pressoch inapprezzabile, in quanto semplice apografo di A), proprio lassenza del connettivo -c. dalla tradizione di A ha permesso, in primo luogo a Rendall, e successivamente anche a Leopold, di trattare la voce .j cj quale mera variante ortografica di .jc.c. e di espungerla dal testo come spuria. La pi accorta difesa della lezione di T si pu leggere invece in Farquharson 1944, vol. II, p. 506. Le vibrate proteste di Zuntz 1946, p. 49, supportano lespunzione dellintera pericope dalla prima edizione di Dalfen del 1979. Pi di recente, tuttavia, si tornati a guardare con rinnovato interesse al testo di T, al punto che persino Dalfen, nella riedizione del 1987, si visto costretto a riconsiderare le proprie posizioni. 382 Cos la virt non consiste negli oggetti dellattivit come tali, ma nel proposito che la buona volont mostra davere: non quid, sed quemadmodum feras interest (non che cosa, ma in che modo tu la sopporti importante) Sen., Prov. 2.4; j ,jc., u - c.c1,. j u`j u .c1. ,ucc (luso non indifferente la materia non fa differenza) Arr., Epict.D. II 5 7 . 383 Limmagine tradizionale: non ex ebore tantum Pheidias sciebat facere simulacra si adhuc viliorem materiam obtulisses, fecisset quale ex illa fieri optimum posset: sic sapiens virtutem (Fidia era capace di modellare non solo statue davorio con una materia di valore ancora minore avrebbe fatto ci che di meglio poteva trarre da quella materia: cos il saggio la sua virt) Sen., Ep. 85.40. in questo senso che Marco Aurelio pu affermare: c.. ,c, . vc,. u`j c,.j, -c. ..j, c.-,.vu (Perch sempre per me la circostanza presente unoccasione per la virt e per larte propria di un essere umano) VII 68 3 ; .. ,c , vc.., v.,. ..c .. . -, u`..
135 Viceversa u.c. chiama in causa il requisito fondamentale dogni azione morale che punti dritta al conseguimento del proprio obiettivo: essere sub condicione, ossia, in sintesi, nellipotesi che lazione da intraprendere o lo scopo da conseguire non siano impossibili per luomo 384 . Questo concetto, che ritroviamo puntualmente con accentuazione tecnicistica in .-` u v.c.,.c.., del 2 385 , gi presente nello stoicismo antico 386 e viene ripreso anche da Seneca con quel tanto di legalistico che connota lequivalente latino scelto per la traduzione 387 . Lidea che lazione moralmente corretta (-c,-.c.,) non possa essere che quella esercitata con riserva, cio dicendo sempre: Se possibile 388 , ovviamente centrale nell|., .cu. 389 e Marco Aurelio simpegna strenuamente, in VI19, per metterne a fuoco i confini, onde evitare ogni fraintendimento e compromissione volgare: Mj, .. . cu. c. uc-ccv.j., u c.-,. v. cu.c. u v`cc...., c``` .. . c.-,.v. u.c. -c. .-..., u -c. c.cu. .1.-. ..... 390 . Anzi, la sovrapposizione tra azione etica e azione possibile, cui si assiste progressivamente nel corso dellopera, spinta tanto avanti da identificarsi tout court con lazione giusta in s, trasferendosi, nel contempo, sul piano oltremondano della provvidenza e della legge di natura 391 .
1.`.... ., c``` u- . -...j. cv...., c``` .c c. j . -...j j. v.,. cu j. 1.`...c. .v...-.u.c (Bisogna, infatti, in tutto e per tutto, darsi da fare abilmente riguardo ad ogni cosa esterna, non nel senso di aderirvi, bens, quale che essa sia, di dispiegare la propria abilit riguardo ad essa) Arr., Epict.D. II 5 21 . La sostanza di queste osservazioni si legge gi in Farquharson 1944, vol. II, p. 598. 384 Maltese 1993, p. 250, n. 2. 385 La formula ricorre in V 20 2 , VI 50 2 e XI 37 1 , nonch in VIII 41 4 , dove lavverbio c.uv.c.,j.,, neoformazione peculiare a Marco Aurelio, esprime contrastivamente lo stesso concetto. Lantecedente pi immediato , ancora una volta, Epict. Ench. 2. 2. 386 A.,uc. . j . vc,c j. ,... j. vc,c j. ,j. j. vc,c j. .v.`j. ,...c-c. . v.,. . cvuc.., .c .-` u v.c.,jc.., vc.c v.... c .cu c -c. j.. cu. .. ..c..u.... cv,`jv. v,cv.v... (Dicono che nel saggio nulla va contro il suo desiderio, il suo impulso, le sue aspettative, perch fa tutto con riserva e nessuna avversit gli pu capitare che non sia stata prevista) Stob. II 102, 20 W. (SVF III, p. 149, 27-30 Von Arnim) . 387 Non mutat sapiens consilium omnibus his manentibus, quae erant, cum sumeret. Ideo numquam illum poenitentia subit, quia nihil melius illo tempore fieri potuit, quam quod factum est, nihil melius constitui, quam quod constitutum est. Ceterum ad omnia cum exceptione venit: si nihil inciderit quod impediat. Ideo omnia illi succedere dicimus et nihil contra opinionem accidere, quia praesumit animo posse aliquid intervenire, quod destinata prohibeat (Il saggio non cambia opinione se non mutano le condizioni delle circostanze in cui prese la decisione. Egli quindi non conosce il rimorso, perch, al tempo in cui decise, non era possibile far meglio di come in effetti si fece, n alcunaltra decisione si poteva prendere migliore di quella che si prese. Del resto, il saggio intraprende ogni azione con riserva salvo eventi contrari. Pertanto noi diciamo che a lui tutto va per il verso giusto e nulla contro le sue previsioni, perch nel suo animo egli gi mette in conto che pu capitare qualcosa a vanificare i piani prestabiliti) Sen., de beneficiis IV 34 (SVF III, p. 149, 31- 38 Von Arnim). 388 Senza dubbio a met tra il serio e il faceto Farquharson 1944, vol. II, p. 589 suggerisce che ladagio .. u.c. .c. lequivalente stoico del precetto cristiano .c. |u,., -.`jcj ovverosia si Dominus voluerit, come si legge in Ep. Jac. 4. 15 nella vulgata geronimiana. 389 Ne sono uneco persistente persino alcune occorrenze apparentemente ingenue del verbo u.cc-c., come III 7 4 oppure VII 5 2 , 7, 53. 390 Se qualcosa troppo impegnativa soltanto per te, non immaginarla impossibile per luomo, ma, se qualcosa possibile e familiare per luomo, giudicala accessibile anche per te. 391 quanto accade in XII 5 3 , dove Marco Aurelio affronta di passaggio il problema della sopravvivenza individuale dopo la morte: .. ,c, .-c.. j . (cio che la vita ultraterrena ricompensi i buoni) j. c. -c. u.c., -c. .. -cc 1uc.., j ..,-.. c. cu j 1uc., (Perch, se fosse giusto, sarebbe anche possibile, e se fosse secondo natura, la natura lavrebbe realizzato).
136 Delle tre relazioni fondamentali che definiscono il ruolo delluomo nel mondo: con se stesso, con il prossimo, con luniverso tutto, il campo dazione privilegiato dellagire con riserva proprio il rapporto con gli altri uomini, particolarmente se si tratta di liberarli dallerrore e di indicare loro la via migliore da seguire 392 . Di qui anche lautoesortazione, reiterata ossessivamente fino alla litania, a non perseguire obiettivi irraggiungibili, il che equivarrebbe a rendersi schiavi della stessa follia che incatena i pi 393 . Una curiosa conferma al sospetto che si tratti, a tutti gli effetti, di una vulgata formuletta di scuola viene poi da Marco Aurelio stesso, giusto in apertura al libro quinto dell|., .cu.. Come potr costatare agevolmente un qualunque lettore avvertito, molto della scrittura dellautore contrae qui pesantissimi debiti con il modello della diatriba epittetea fissato da Arriano di Nicomedia: soprattutto il placido dispiegarsi della replica del maestro alle successive obiezioni degli allievi ad indirizzare in tal senso e a rivelare il palese intento mimetico di una concreta occasione di scuola. Dopo aver affermato che ogni riluttanza a compiere il proprio dovere svanisce, allorch si sia intesa appieno la costituzione dellessere umano, il maestro si trova a dover rintuzzare lobiezione di uno degli allievi: Tutto ci vero riconosce ma starsene a godere il calduccio del letto pi piacevole. Il maestro ha tuttavia buon gioco, a questo punto, nel dimostrare che la passivit indotta nel soggetto dal godimento dei piaceri non ha nulla a che spartire con lessenza pi autentica dellessere umano, e nellesortare nuovamente i suoi discepoli ad adempiere con zelo alla propria funzione nel mondo, imitando, in questo, le piante e gli animali 394 . Poco pi avanti la discussione si anima: `A``c .. -c. c.cvcu.c-c.. A.. 1j. -c,. ..-. ... -c. u u .,c j 1uc.,, . .-. ... -c. u .c-.... -c. v....., -c. ., cu u v., c .,c, u v., c c,-u .c v,.,..,, .. c., v,c.c.. . u- . ., c``` .., u u.cu 395 . Va da s che, mettendo in bocca al proprio allievo, in forma di garbata anteoccupatio, questo genere di risposta saccente, lo scopo dichiarato del maestro di stigmatizzare la farisaica vuotezza di coloro che si appropriavano di formule scolastiche .,. `,u, verbis tenus, per dirla con Aulo Gellio 396 , senza che esse avessero il bench minimo peso sulle concrete scelte etiche del singolo. Ciononostante, al di l delle generiche affinit tematiche e dei riecheggiamenti verbali isolati, puntualmente registrati fino a qui, due ulteriori passi dell|., .cu. permettono di affermare perentoriamente, soprattutto in virt della straordinaria somiglianza di tono, di lessico e di contenuto, non solo lautenticit di u.c. in IV 1, ma anche la migliore accuratezza complessiva del testo di T 397 . Nel primo, il rapporto tra la formula stereotipa: .. u.c. .c. e .-` u v.c.,jc..,, che la pietra angolare per stabilire la fondatezza della nostra lezione, chiarissimo: ..jc, . .-` u v.c.,.c.., ,c,, . -c. ..
392 VIII 17 2 ; IX 11 1 ; X 4, 30 3 . 393 V 17; VII 71; IX 42 2 4 ; XI 18 24 . 394 V 1 1-3 . 395 Ma si deve pur riposare!. Si deve: lo dico anchio. Sicuramente la natura ha stabilito una misura anche per questo, sicuramente lha stabilita anche per il mangiare e per il bere, eppure tu procedi al di l di quella misura, al di l di quel che ti basta; quando si tratta di fare qualcosa, per, non pi cos, ma: nei limiti del possibile! V 1 4 . 396 Noctes Atticae XVII 19. Si veda anche larguta replica di Erode Attico ad uno di questi studenti di filosofia alla moda che si legge in I 2. 397 Si tratta, rispettivamente, di VI 50 2 e di X 33 1 .
137 cu.c.. u- .,.,u 398 ; nel secondo, invece, dove ricompaiono identici i fili che tramano lordito lessicale in IV 1, le diverse voci, che nel passo in esame sono dislocate, tramite una figura di chiasmo, a cavallo dei 1-2, risuonano tutte assieme in un unico accordo: 1. .c. .v. cuj, j, u `j, u.c ... -cc u ,..cc. v,c-j .c. j , j-j .c.: 399 .
398 Ricorda che ti accingi con riserva, che poi non miravi allimpossibile. 399 Che cos che si pu fare o dire nel modo migliore in questa situazione?.
138 (3) [A T D C] 1 `A.c.,jc.., cu ., juc.., c,,.-.c, -c. c.,.c`u, -c. ,j 2 ...-c, . -c. cu c .cu c c `.cc v-.. .. `. . u ....-.c. .c. .. () .., .cu. c.c.,.. . ucu ,c, u . jcu...,. u . cv,c,..c.,. c .-,.v, c.c.,.. j .., j. .cuu 1uj. (). 3 cu..., u. .u c.cu. cuj. j. c.c.,jc.. -c. c.c..u c.cu. ,c.c . .c. -c. c....j, c .u-u, cvc.jcc.c c,-.c.. .., vccc. `uvj. cv-`ucc. -c. cvv.1c. c. j uc.,c...c .-....,, .1` c .vc..,j.
c.c.,jc.., T D: . c.c.,jc.., C l.c .,jc.., A vitio rubr. cu ., C nonn.: cu., A T C rell. ..., D ...-c, v-... A T C: om. D del. Dalfen (cfr. Hermes 102, 1974, p. 56 sq.) .. .., .cu. A T C: cu ` .., .cu. D c.c..u T C: c.c..uu A D c.cu. A T C: v,, c.cu. D `uvj. (c j., ccj., c`j.) Reiske, Holste, Farquharson, Cortassa: cuj. A T C D (molestiam Xylander) Trannoy <j.> 1uj. Isaac Casaubon cu j. Meric Casaubon c..c. Gataker, Haines cu`j. Lofft, Leopold, Schenkl (ed. mai.) `uj. Corssen (v. III 6 3 ) ccj. Wilamowitz cu j. <ucc,. cjc..> Dalfen .cu.c. Maltese cv-`ucc. T C: cv-`..cc. A D Lofft, Leopold, Schenkl (ed. mai.), Trannoy cv`ucc. Iunius.
Una volta di pi Dalfen si affida al dettato di D per espungere dal testo tutta la pericope ...-c, v-..., condannandola come una semplice interpolazione. Eppure la sua scelta non pu non sorprendere qui, dove sono evidentissime le tracce del rimaneggiamento subito dai paragrafi introduttivi di questo capitolo. Lanonimo excerptor, infatti, a cui si deve la raccolta degli estratti che si leggono in D, oltre a correggere, con la consueta perizia, la pessima ortografia del proprio antigrafo 400 , interviene pesantemente sullassetto del 1, esplicitandone il soggetto, e raccorcia bruscamente il 2. La sua caratteristica nota autobiografica, che sicuramente autentica, stata accantonata proprio perch estravagante in rapporto allintento complessivo perseguito dallantologista, che tende a trasformare l|., .cu. in una miscellanea di precetti generali 401 . Stabilito questo, il nodo pi intricato da sciogliere, per la corretta restituzione del testo, sembra essere soltanto cuj., che tutti i testimoni a nostra disposizione tramandano concordemente al 3. Si tratta, con ogni probabilit, della corruzione di qualche vocabolo che doveva indicare noia, dolore, insoddisfazione, tristezza o simili. Che persino il dotto excerptor di D abbia resistito alla tentazione di correggerlo, pu dipendere dal fatto che riferisse il pronome al precedente c.c.,jc.. o addirittura a 1uj. del 2 402 . Il verbo cv-`..... sar stato verosimilmente inteso nellaccezione di escludere, isolare, e tutto il passaggio, perci, pi o meno cos: Brevi ed essenziali siano quei principi che, una volta incontrati, basteranno a isolarla completamente 403 . La maggior parte delle
400 questo il modo pi semplice per spiegare il consenso tra T e D in questo punto: la sua dipendenza da A non pu pi essere messa in dubbio. Lingegnosa congettura v,, c.cu., a cui si vede costretto lexcerptor di D al 3, soltanto poche righe pi sotto, per dare un senso apparentemente accettabile allerroneo c.c..uu che si legge in A, ne unulteriore conferma. Corretta anche la lezione di C, se solo si prescinde da ., che segnala, come dabitudine, linizio di ogni nuovo excerptum. 401 Lo stesso disegno sostiene la scelta oculata dei passi del libro I conservati da D, dove i riferimenti puntuali alla vicenda personale dellimperatore sono, com noto, pi frequenti che nel resto dellopera. 402 Marco Aurelio impiega qui c .c.,jc., con il significato preciso di ritiro, luogo per ritirarsi. A norma del 2, esso , per eccellenza, la propria anima. A denotare il ritiro, la ritirata sembra invece demandato il deverbale astratto u v.,jc.,, che ritroviamo, poco pi sotto, al 9. 403 Per questuso di vc,, vccc, vc. si vedano, a mo desempio, le occorrenze di vc. u in VIII 38; X 2 2 , 7 7 , 32 2 . probabile, al contrario, che i copisti e i correttori di T e C interpretassero
139 correzioni fu comunque suggerita assai prima che si conoscesse lcv-`..cc.di A e D. Isaac Casaubon 404 propose vccc. <j.> 1uj., perfundere, ma Gataker osserv che il verbo avrebbe dovuto significare piuttosto lavar via, come in .v.-u. v.. ` ,. .. c`u,c. c-j. cv-`uccc-c. 405 ; questo senso probabilmente sugger c`j., una delle numerose proposte di Reiske. La traduzione latina di Xylander, che interpret a senso molestiam, ma non corresse il testo, indusse Gataker a leggere c..c., che, come ccj. di Wilamowitz, una delle specie di `uvj 406 . A favore della correzione di Holste c, infatti, non solo l.., `uvj. di Marco Aurelio in IV 49 6 ma, per esempio, anche Arist. E. N. 1170 a 25, dove il pi antico manoscritto K b ha cuj, al posto della lezione accettata `uvj, 407 . Non certo difficile accorgersi che cu j. <ucc,.cjc..>, il supplemento di Dalfen, poco pi che una semplice zeppa, introdotta al solo scopo di assistere il lettore nella comprensione, mentre `uj. di Corssen, eccellente sotto ogni rispetto, non per altrimenti attestato nell|., .cu.. E. V. Maltese andava molto fiero del proprio .cu.c.. Se non si pu negare che la correzione sia estremamente seducente da un punto di vista paleografico, per altrettanto innegabile che essa, oltre a presupporre un hapax legomenon, denuncia ricordi senecani tanto precisi quanto improbabili qui 408 . Lo stoicismo di Marco Aurelio
cv-`u... pi o meno come equivalente a lavare, detergere: laccezione trova ampio riscontro in LSJ 9 s. v. 404 ap. Persius, p. 275. 405 Con dei discorsi dacqua dolce desidero sciacquarmi ludito, che si impregnato di salsedine Plat. Phaedr. 243d. Cfr. anche c`u,u, `,u, cv-`u.c-c. (sciacquare questi discorsi salati) Ath. III. 121e. Non c alcun dubbio che il significato metaforico sia proprio anche della forma attiva del verbo: j c ...j . `,. .cv., c1j. cv-`ucc. j, 1uj, (Le opinioni hanno il grande potere di cancellare la ragione nellanimo degli uomini, come una tinta) Plu. Cic. 32. 7. 406 Stob. Ecl. II, p. 92, 7 W. (=SVF III, p. 100, 9-11 Von Arnim). Lingegnosa congettura di Wilamowitz pu contare soprattutto sul significativo parallelo di Arr., Epict.D. IV 1 174 . 407 Farquharson 1944, vol. II, p. 591. 408 La similitudine, che descrive per lequanimit del sapiens di fronte agli indifferenti, compare per la prima volta in Aristone di Chio, ai cui scritti Marco Aurelio attribuir il proprio ripudio della retorica per lo studio della filosofia (Ad M. Caes. IV 13, p. 68 Van den Hout): -u.,.j j, .. u . .. .,c`. v`. . u . .. .-,. .cu.cc.., . . c v..,. . . c1. . u ., .. v.vc..u.., -c. .. v`u. -c. .. v...c u c,c.c., ` cvc..u, .. c1.. (un nocchiero non avr mai il mal di mare, sia che viaggi su una grande nave, sia su una piccola. Chi non ha esperienza di mare, invece, soffrir su tutt e due. Allo stesso modo luomo di buona formazione non si turber n nella ricchezza n nella povert; lincolto in ambedue i casi) Stob. Ecl. II, p. 218, 7 W. (=SVF I, p. 89, 19-21 Von Arnim). Seneca ha fatto (dial. 12. 19. 4) esperienza del mal di mare (cfr. anche luso frequente del verbo fluctuari metaforico: dial. 1. 5. 9) e quindi non meraviglia di trovare il vocabolo usato con significato proprio. Ma il valore che egli attribuisce al vocabolo come metafora della noia, della perdita della propria identit politica, culturale, esistenziale della classe dominante in epoca neroniana che ha grandi qualit di icastica definizione. Il motivo ha cos ampie risonanze nella sua riflessione morale da offrire una serie di esempi memorabili: et alia huius notae, quae quid vocem nisi querellas nausiantis animi? (ed altre cose di questo tipo, che come dovrei definire, se non lamentele di un animo schizzinoso?) Const. sap. 10. 2; ut vera tibi similitudine id de quo queror exprimam, non tempestate vexor sed nausea (per rappresentarti con un paragone concreto ci di cui mi lamento, non sono tormentato dalla tempesta, ma dal mal di mare) Tranq. an. 1. 17; nec in hoc adhibetur (sc. philosophia) ut dematur otio nausia (n ricorriamo alla filosofia per sottrarci alla noia prodotta dallozio) Ad Lucil. 16. 3; nihil novi facio, nihil novi video: fit aliquando et huius rei nausia (non faccio n vedo mai niente di nuovo: ad un certo punto, di tutto questo si prova la nausea) ibid. 24. 26. Naturalmente, di gente come questa anche lo stomaco ondeggia nella noia: felicior esset si conchylis superi atque inferi maris pigritiam stomachi nausiantis erigeret? (sarebbe stato pi felice se con ostriche dellAdriatico e del Tirreno avesse cercato di stuzzicare la pigrizia dello stomaco schizzinoso?) Prov. 3. 6; adice obsonatores quibus dominici palati notitia subtilis est, qui sciunt cuius novitate nauseabundus erigi possit (aggiungi quelli che provvedono
140 rappresenta, infatti, lesito pi compiuto della filosofia di Epitteto, da cui eredita integralmente la tematica, le immagini e persino le forme linguistiche 409 : se possibile rintracciare agevolmente una fittissima rete di riscontri precisi tra l|., .cu. e la redazione arrianea delle Diatribe, altrettanto non concesso per la produzione di Seneca. Le innegabili affinit di contenuto rimandano piuttosto alla comune tradizione diatribica e allorizzonte cinico del tardo stoicismo, che deporre a favore di una diretta imitazione. Daltra parte non si pu certo ignorare quale ruolo abbia giocato il magistero di Frontone nellaccantonare Seneca dall|., .cu. come modello di pensiero e di stile 410 . Leopold e Schenkl adottano vccc. cu`j. cv-`..cc. di Lofft. Tutto ci, nella prospettiva dellopposizione tra cu `j e 1.`c1. c, che si legge in VI 12, sembra, a prima vista, assai attraente. Eppure limmagine escludere il palazzo, con le parole seguenti mandarti indietro, , in ogni caso, inadatta al contesto, in quanto il punto che lisolamento deve dare sollievo alla uc.,..c e, in tal modo, facilitare il ritorno nel mondo. Si noti, poi, che ci che preoccupa Marco Aurelio in questa occasione non tanto la vita di corte, quanto piuttosto i problemi pi generali della vita delluomo qui sulla terra 411 . Unulteriore obiezione a questa lezione costituita dalla mancanza dellarticolo 412 .
alle vivande, espertissimi nel conoscere i gusti del padrone, che sanno quale manicaretto possa sollevarlo dalla nausea) Ad Lucil. 47. 8. 409 Il verbo .cu.c. ricorre, come termine tecnico del gergo medico, in Arr., Epict.D. IV 9 4 . La similitudine, che esemplare nel tradurre la sofferenza morale in patologia fisica, d prova di una concretezza icastica tale da non poter costituire in alcun modo il precedente letterario pi immediato per luso metaforico di .cu.c. ipotizzato qui. 410 Fronto, Ad M. Ant. de Orationibus, p. 149-150 Van den Hout, probabilmente del 163 d. C. La critica, giocata sul filo di unironia sottile, ferocissima. Si veda inoltre De Feriis Alsiensibus, p. 213 Van den Hout. Leredit di Frontone nella prosa dell|., .cu. ben documentata da M. P. J. Van den Hout, Reminiscences of Fronto in Marcus Aurelius Book of Meditations, Mnemosyne IV ser., III, 1950, p. 330-350. Qualche accenno prezioso, tuttavia, si legge gi in Farquharson 1944, vol. II, p. 444-445. 411 Cfr. 4 sgg. 412 Farquharson 1944, vol. II, p. 592.
141 (5) [A T C M] 0 -c.c, .u . .. ,...c.,, 1uc.., ucj,.. cu,-,.c., .- .. cu.. c..... <-c. .c`uc.,> .., cuc. [A T] `., . u- .1` . c . ., c.cu.-..j u ,c, vc,c .j, . ..,. . . u. vc,c . `,. j , -ccc-.uj,.
.u . C Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese: .u , A T M Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy .u <.> Schultz ucj,.. A T C: ucj,.. M cu,-,.c., A T C M: cu,-`.c., Pinto . - .. cu .. c..... <-c. .c`uc.,> .., cu c Gataker, Dalfen: .- .. cu.. c... .. .., cuc A T C M Leopold, Cortassa, Maltese . - .. cu.. c..... .., cuc Schenkl (ed. mai.), Trannoy -c. .c -,.c., post cu,-,.c., add. Casaubon, post c..... Haines `uc., post c..... add. Rendall, post cuc Farquharson cuc T C: cu c A M . `,. A corr. T C M: .. `,.. A pr. -ccc-.uj, Rendall, Leopold, Trannoy, Farquharson, Cortassa: vc,cc-.uj, A T Schenkl (ed. mai.), Haines, Dalfen, Maltese.
Lessere vivente, . ., altro non che cu,-,.c . .. c..... 413 ; la morte, viceversa, `uc.,, o .c`uc., 414 , .. c....., . .. .-cc. . . cu,-,...c. 415 . Se ne deduce che .c`uc., unintegrazione indispensabile qui 416 . Ciononostante, il rinnovato interesse per la lezione dei manoscritti merita unattenta considerazione. vero che Marco Aurelio altrove parla della vita e della morte rispettivamente come di cu,-,.c., e di (.c)`uc., degli elementi (cfr. p. es. II, 17; XII, 24), ma qui bisogna tenere conto del contesto, in cui Marco Aurelio sostiene che la morte uguale alla nascita. Ora, la morte uguale alla nascita perch entrambe comportano delle .c`c. degli elementi. La vita nasce dallaggregarsi di elementi che prima formavano altri esseri, mentre nella morte gli elementi si disgregano s, ma solo per riaggregarsi immediatamente e dare origine ad altre forme di vita. Dunque Marco Aurelio pu ben dire, sintetizzando al massimo il ritmo biologico della 1uc., universale s da raggiungere quasi il paradosso, che morte e vita sono la stessa cosa, che entrambe sono cu,-,.c.., degli elementi. Integrando si perde tutta la sintesi icastica e potente del pensiero di Marco 417 . Eppure, se la chiave interpretativa dell|., .cu. risiede davvero, come ha brillantemente dimostrato Pierre Hadot, nella continua rielaborazione dei tre v. filosofici identificati da Epitteto 418 , probabile che uno scarto cos
413 II 3 2 . 414 II 17 5 . 415 II 17 4 . 416 Dobbligo il rimando a XII 36 4 : ,c, .`... . -.. ., ,... . .. j, cu,-,.c..,, .u. . j, .c`uc.., c. ., cu . c.c.., c1. ,.. (perch a fissare la scadenza chi ha disposto allora della composizione, ora della dissoluzione: tu, al contrario, non disponi n delluna n dellaltra). Si vedano inoltre j, .c`uc.., .., cu c ,....j,, . .. . -cc. cu..ccc. (producendosi la dissoluzione negli elementi di cui ciascun essere costituito) X 7 4 , nonch IX 32 2 , dove .c`uc., esplicitamente contrapposta a ,...c.,. Integrare `uc.,, come fanno Rendall e Farquharson, uneccellente alternativa: -c. . ... j cu,-,.c., -c. .., .c j `uc., (e di quali elementi la composizione e in quali elementi la dissoluzione) XII 24 2 . Inammissibile per .c-,.c.,, il supplemento di Casaubon, maldestramente inteso anche da Haines come lantonimo di cu,-,.c.,: lhapax di VIII 26 2 , infatti, indica un senso assai prossimo al latino discretio, discrimen, del tutto inadeguato al contesto. Identiche conclusioni si ricavano dalle occorrenze del verbo .c-,..... (II 13 3 ; IX 1 5 ), pressoch equivalente al latino discerno, e del passivo .c-,...c-c. (IV 27 2 ; XII 30 4 ). 417 Cortassa 1984, p. 93-94. Il testo accettato da Maltese 1993, p. 49 fondato su questo assunto, come dimostra chiaramente la traduzione stampata a fronte: La morte , tale quale la nascita, un mistero della natura: aggregazione degli stessi elementi agli stessi elementi ibid., p. 50. 418 Una chiave dell.., .cu. di Marco Aurelio: i tre v. filosofici di Epitteto, in Hadot, P., Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi, Torino 2005 2 , p. 135-154.
142 significativo dal proprio modello sarebbe stato introdotto in maniera assai meno anodina. La costante preoccupazione di Marco Aurelio sembra essere, infatti, quella di contenere continuamente le spinte centrifughe interne al proprio sistema filosofico, sforzo che spesso coincide con lottundere le punte espressionistiche dello stile, perch il retore non faccia mai aggio sul filosofo 419 : di tutto questo complesso lavorio non avremmo qui la bench minima traccia. In realt, Marco Aurelio pu ben affermare lidentit della nascita e della morte perch pare che questo fosse il contenuto di uno degli insegnamenti pi radicali di Eraclito, a cui gli stoici riconoscevano la paternit delle proprie dottrine fisiche non meno di quanto gli epicurei facessero con latomismo di Democrito 420 . Laffermazione del carattere di evento naturale della morte campeggia in IV 5 come motivo da meditare per se stesso e quale realt di cui prendere atto. Donde il chiarimento della sua costituzione come fatto e come processo, che ne esibisce la similarit (.u .) al fatto e al processo della nascita: dissoluzione (`uc.,), quella, nei medesimi elementi dalla cui composizione (cu,-,.c.,) questa ha luogo. () Ma in IV 5 la morte appare inoltre, e in diretta conseguenza del suo carattere di evento naturale, nella luce di un accadimento provvisto di razionalit nella complessiva economia delluniverso. () In IV 5 detta qualificazione le espressamente attribuita col rilievo che essa, per lessere dotato di mente, non al di l del suo ordine (vc,c .j ,) n al di l del criterio (vc,c . `,.) della sua costituzione. N detta qualificazione contrasta col suo essere, al pari della nascita mistero della natura (1uc.., ucj,.., espressione che a me sembra si estende sia alla nascita che alla morte), ponendosi i due aspetti su piani diversi e concernendo differenti livelli del fenomeno. Il quale, se nella ragione ultima del suo accadere non pu esser noto, come non lo quella del generarsi delle cose, non per questo tuttavia manca di esserlo nel processo che lo produce (la separazione suddetta degli elementi) e nella finalit a cui volto (la conservazione complessiva del mondo nel suo divenire). A ben vedere il senso profondo del mistero concerne perch lesistente diviene, e questo per uno stoico equivale a chiedere perch lesistente, dal momento che lesistente per se stesso diveniente: domanda basilare di ogni filosofia, alla quale non dato rispondere (come ha insegnato Heidegger). Ma non per questo, potendo esplicare la natura del processo e il suo fine, il divenire risulta razionale e comprensibile 421 . In ogni altro luogo dell|., .cu. Marco Aurelio adopera -ccc-.uj, non vc,cc-.uj, nellaccezione qui richiesta di costituzione dellindividuo: la correzione , perci, ampiamente giustificata. La mano dello scriba stata tradita dai suoi occhi, che sono trascorsi da vc,c . `,. a vc,cc-.uj, 422 .
419 Non si spiegherebbe altrimenti la miriade di espressioni attenuative impiegate per introdurre tropi ben pi perspicui di questo: .. .. ..v.. . (X 33 7 , 38 1 ); . .` u ., .. v. ut ita dicam (IV 48 1 ); . .c j `.,. ne dicam (V 10 4 ); -cc . (IX 19); .. quasi (II 16 1 ; IV 45; V 23 2 ; VI 20 2 ; IX 9 6 , 21 1 ; X 18; XI 16 2 ); .... (VI 11); .. `.,. (VII 16 1 ); u .c. v., (IV 48 1 ); ,v. ..c quodammodo (II 13 3 ; III 2 2 ; IV 33 1 , 36 2 ; V 6 3 5 , 8 13 , 10 1 ; VI 27 1 , 38 2 ; IX 9 8 , 28 2 ; XI 1 3 , 11); .cv., quasi (III 11 2 ; VIII 57 3 ; X 18; XII 5 1 ). 420 u. -c. |,c -`.., -c.c. j. ,..jc.. -c`.. : (non forse vero che anche Eraclito chiama morte la nascita?) Clem. Al. Strom. III 21, 1 [II, p. 205, 7] (=Heracl. Fr. 21 DK 6 ). Su questo oscuro precetto Marco Aurelio ritorner in unaltra occasione: .., .-cc. .. u v-...... . 1.cc.c .v..... -c- . . -cc. v.1u-.. .cv., -.jc-... (prendendo in considerazione ciascuno degli oggetti, riflettere per quale ragione ciascuno nato quasi per morire) X 18. 421 Zanatta 1997, p. 531-532. Analogo lo scetticismo metafisico di V 10 1 e di X 26 3 . 422 Farquharson 1944, vol. II, p. 601.
143 (12) [A T] 1 Au cuc, . .jc, . ... c .. .. j. .. v,, v,c c. .., v., c. j, cc.`.-j, -c. .-j.-j, `,, u vc ``j .v` 1.`..c c.-,.v.., j. . v,, .c-.c-c., .c. c,c ., vc,j .,-.. -c. .c ,.. cv .., .jc..,. 2 j. ... .c,.,j. c.. cv .., v.-c.j, . , .-c.u j -...1.`u, ,...c-c. -c. c vc,c,c,.c .cu c .. .. .c. .. , u . ju j . .. . 1c.j.
. ... T: . .. A c,c T: c,c A vc,j A T: vc,. j Richards c.. A T: .. Reiske vc,c,c,.c Theiler, Maltese: vc,cvc..c A (` mg. add.) Schenkl (ed. mai.) vc,cv`jc.c T Leopold, Haines vc,cvc..c vel vc,c1.,.c Stich vc,cvj,cc Schultz vc,c-`j.-c Lofft vc,ccjc.c Schenkl (ed. mai.) in app. (vc,cv.v.c olim) vc,c-c`u .c Trannoy v,j,..c Farquharson, Cortassa vc,cv`cc..c Dalfen 1 vc,cvc.c,.,u .c Dalfen 2 , cruces loco app. Schenkl (ed. mai.), Haines . Cortassa, Maltese: . A T.
A dispetto delle molteplici correzioni proposte al dettato dei manoscritti 423 , tra gli editori esiste un sostanziale accordo sul senso complessivo del 2: qualunque mutamento dopinione deve procedere da plausibili ragioni di giustizia o di utilit sociale, e rigettare con decisione le lusinghe della fama o del piacere personale 424 . Willy Theiler, a cui si deve uno dei pi brillanti emendamenti alla probabile corruttela del testo, ha richiamato lattenzione degli interpreti su un fondamentale passaggio del quinto libro, dove curiosamente ricorre un altro dei termini chiave impiegati qui 425 . Come provano altrimenti le occorrenze dellaggettivo v.-c., 426 , v.-c.j, rimanda direttamente alla branca del sistema stoico che concerne la critica del giudizio 427 : si tratta dellevidenza con cui una qualsiasi rappresentazione (1c.cc.c) si palesa allintelletto, tanto da guadagnarne lassenso 428 . Qui per, come pi spesso in Epitteto 429 , v.-c.j, si connota piuttosto come la fallacia
423 facile verificare come vc,cvc..c, che la lezione di A, sia assolutamente privo di senso. Unidea di massima sul significato pi probabile del problematico vc,cv`jc.c, che testimoniato da T, si pu avere invece dalla traduzione di Haines, che accoglie tra cruces il testo delleditio princeps: But this conversion should be the outcome of a persuasion in every case that the thing is just or to the common interest and some such case should be the only one not because it is seemingly pleasant or popular. Questa interpretazione molto antica; risale, in buona sostanza, alla traduzione seicentesca di Meric Casaubon: And this change to proceed, not from any respect of any pleasure or credit thereon depending, but always from some probable apparent ground of justice, or of some public good thereby to be furthered; or from some other such inducement. 424 chiaro che, optando per questa spiegazione, il sintagma cv .., v.-c.j, viene a dipendere direttamente dallinfinito ,...c-c., come sembra suggerire la particolare affinit con la sintassi di V 28 1 : .u . cc . .., .cuc, c`c, . .., c.c,-j .cuj. c v1,c. cv .u.. ,...c-c. (si ritrova una bocca cos, si ritrova delle ascelle cos: inevitabile che un corpo cos mandi un odore cos!). 425 c`j-., .. .c.., `.,..,, . .u. `.,... vc,.-.j .c u .cj .., .-.. ..., .. v,.,. . v..jc-j. -c. ,c, .-.. .. `-.-j ... v.-c.j. vc,c,.c. ( ben vero ci che dici, per travisi quel che si dice adesso; per questa ragione sarai uno di quelli che ho ricordato prima, perch anche loro sono traviati da una fallacia logica) V 6 7 . 426 M. Ant. III 2 6 ; VIII 26 2 ; Arr., Epict.D. III 7 22 ; IV 6 7 , 9 13 . 427 1,., (sc. v,) v.,. c, cu,-cc-.c..,, v,, c v.-c.c -c. .`-uc.-c (Il terzo ambito concerne gli assensi, gli oggetti che persuadono e trascinano) Arr., Epict.D. III 12 14 . 428 Arr., Epict.D. II 19 1 denuncia chiaramente lambito logico-gnoseologico in cui v.-c.j, trova il suo impiego; III 7 23 , viceversa, dimostra gi, in nuce, laccezione negativa che il termine assumer in seguito. 429 .. c. .. v,c,c.. v.-c.j., (sc. c -`..c .c.. jc,), -c-` c, 1c...c. ..c c,c-c u- .c, . -.. j. j-..c. j... (se la seduzione delle cose ad angustiarci, per cui alcuni oggetti ci appaiono buoni pur non essendolo, troviamo, anche in questo caso, il rimedio adatto) Arr., Epict.D. I 27 3 ; v,, c, .. v,c,c.. v.-c.j., c, v,`j1.., ..c,,.., .c.,..c, -c. v,.. ,u, . ... .. (contro la seduzione delle cose bisogna tenere levidenza delle precognizioni
144 involontariamente indotta nel soggetto dalla forza persuasiva degli oggetti sulla coscienza 430 : si fa perci fatica a credere che soltanto in IV 12 2 Marco Aurelio adoperi il termine nellaccezione positiva di probabilit, verosimiglianza 431 . Sembra cos necessaria una spiegazione alternativa, che salvaguardi lunivocit del lessico impiegato qui e sani lirrimediabile aporia con V 6 7 . Dopo aver ricordato una prima fondamentale attitudine delluomo di Stato, a fare, cio, soltanto quel che suggeriscono per il bene degli uomini i principi dellarte di essere re e legislatore, Marco Aurelio ne invoca una seconda, altrettanto essenziale: a cambiare opinione, se ti assiste qualcuno che ti corregge e ti richiama da una presunzione qualunque. Ma il richiamo deve essere da una persuasione di giustizia e di utilit sociale, e il traviamento solo di questo tipo, non qualcosa che sia apparso fonte di piacere o di gloria 432 . In altre parole, pur salutando come un dono del cielo la propensione ad accettare un buon consiglio, espresso nella collegialit degli amici principis, Marco Aurelio riafferma perentoriamente lindirizzo della politica imperiale: nel reggere la barra dello Stato, qualunque errore non pu che nascere, al pi, da un malinteso senso dellequit e del bene pubblico. Se talvolta pu accadere di lasciarsi sviare da argomenti solo in apparenza logici e persuasivi, a nessuno deve per essere concesso di rintracciare, al fondo della propria condotta, meschine ragioni di tornaconto personale 433 .
forbita e a portata di mano) ibid. I 27 6 ; v``c-., ..cccc. u v .. 1c.cc... -c. c,cj -c. j .c.. c. c. v.-c.j., cu.. (spesso sei sconvolto dalle rappresentazioni e confuso per causa loro e sei vinto dalla loro capacit di persuasione) ibid. II 22 6 . 430 .cc,.1.c-c. . `,.-. .. v. .. .c c, .. ..-.. v,c,c.. v.-c.jc,, v. . .c j. -cjjc.. .. cu...., . v.. j 1uc., c1,c, . .c.. c.cc,1u, (lessere razionale, per, subisce degli sbandamenti, talvolta perch allettato da oggetti estranei, talaltra perch condizionato dalle convinzioni degli uomini che frequenta; infatti, di per s, la natura fornisce punti di partenza che non possono essere distorti) Diog. Lart. VII 89 (=SVF III, p. 53, 8- 10 Von Arnim); .v..c. ,c , `.,j (sc. \,uc.vv,), c, v.,. c,c-.. -c. -c-.. . ,,...c-c. ., 1cu`., .cc,1c, .c . j. v.-c.jc .. 1c.cc... -c. j. -cjjc.., .,.j.. cu. j. c. .c., .` j. j.j .. ., c ,c-., c`,j. . ` ., -c-. v.-c.j. v,c,``uc. 1c.cc.c. (Effettivamente, quando Crisippo afferma che, a motivo del carattere seducente di certe rappresentazioni e di certe forme di insegnamento, pu capitare agli stolti dessere sviati nei giudizi sul bene e sul male, noi dovremmo chiedergli perch mai il piacere dovrebbe suscitare una rappresentazione che simula in modo convincente quella del bene, e il dolore una rappresentazione che simula quella del male) Galen. De H. et Plat. Decr. V 5 (165) p. 437 M. (=SVF III, p. 55, 7- 11). 431 Analogamente, se si accoglie nel testo leccellente correzione di Theiler, c vc,c,c, .c non rappresenteranno pi le placide argomentazioni di chi bonariamente ci invita a cambiare strada, bens, a norma di V 6 7 , le ragioni stesse del traviamento. Si vedano, in proposito, Arr., Epict.D. II 7 14 e 20 7 . 432 Si pu considerare il sintagma cv .., v.-c.j, come dipendente dal contenuto verbale di .c,.,j, conservando cos la stessa costruzione che si legge nel periodo precedente. Ritoccando appena l . dei manoscritti, Cortassa e Maltese conferiscono alla sintassi del passo un andamento assai pi lineare. 433 Se si accetta questa interpretazione, anche c vc,cvc..c, che Stich suggeriva come emendamento allerroneo c vc,cvc..c testimoniato da A, appare quanto mai efficace: il verbo vc,cvc.., il cui significato metaforico curiosamente toccare la corda sbagliata, stonare, ben si adatta ad un contesto che presuppone la giustizia come armonico accordo alla legge di natura.
cc`.c. A T C (quantum ocii Xylander) Schultz 2 : .uc`.c. Gataker et vulgo edd. c`.c. Schultz 1 j T C: j A -cc . c,c-. A T C Leopold, Cortassa, Maltese: -cc . `A,c-..c Xylander (quod dissuadet Snell, TGF Suppl. p. 776 sq.) -c. c,c-. Iunius .. ,c, . c,c-. Morus -cc .. c,c-. Valckenaer -cc vc. c,c- . Schmidt, Trannoy -cc . c,c-. ,.c Theiler (coll. Eupol. fr. 94, 2) -c`-c,c-. Orth -c` c``. ..c ,v. c,c-. per litt. cum Dalfen communic. E. G. Schmidt, cruces loco app. Schenkl (ed. mai.), Haines, Farquharson, Dalfen j .`c. ,-. T: om. A j .`c. secl. Theiler j .. v.`c, Valckenaer j c``.. Stich, alii aliter, sed nihil mutandum (cfr. IV 28) v.,.`.v.c-c. A T et omnes fere edd. (sed cfr. V 3 2 ; IX 29 4 ) Dalfen: j v.,.`. v.c-c. C (-c. v.,.`.v. Cv vv v) Dalfen, cruces loco app. Trannoy.
La traduzione latina lascia ovviamente intendere che Xylander presupponeva la stessa correzione di Gataker. Se vero, come ha sottolineato opportunamente Farquharson 434 , che lalterazione di cc`.c in .uc`.c, e viceversa, ricorre ben pi di una volta nei codici, per altrettanto vero che la tradizione dell|. , .cu . non mostra la bench minima incertezza sotto questo rispetto, neppure in termini etimologicamente affini 435 . Ci che induce a sospettare poi un altro emendamento analogo, ma assolutamente superfluo 436 . Molto pi opportuno appare, perci, conservare il dettato dei manoscritti e intendere -.,c..... nel senso di risparmiarsi, evitare, come peraltro gi suggeriva J. M. Schultz nella riedizione del 1821 437 . Il Farquharson pone una croce prima di -cc . c,c-.. Contrariamente a quanto pensano gli editori e la maggior parte degli interpreti (tra i quali, da ultimo, il Dalfen) credo che il testo dia un senso accettabile: ovvero conforme al comportamento (ai principi) delluomo virtuoso (per luso di -cc cfr. IX 3 3 ; per laggettivo sostantivato cfr. XI 15 4 ). La frase spiega i precedenti .-c.. e c.. 438 . La scelta di costituire il testo, rinunciando al consenso dei due principali testimoni A e T, incomprensibile come le ragioni che Dalfen adduce per sostenerla: in V 3 2
e in VII 55 1 j v.,.`. vu contiene la perentoria esortazione a disinteressarsi del
434 Farquharson 1944, vol II, p. 606 435 cc`..c-c. (VIII 51 1 ; XII 2 3 ); cc`.c (IV 18; X 11 3 ; XII 8); cc`, (I 12); .uc`... (XI 18 16 ); .uc`, (IV 24 3 ) sono testimoniati concordemente da tutti i manoscritti a nostra disposizione e non presentano errori di sorta: cc`jc.cc., che si legge soltanto in T a XII 2 3 , uno dei molti refusi tipografici imputabili ai maldestri compositori di Gesner; sar identificato come tale e corretto dallo stesso Xylander nella riedizione di Basilea del 1568. 436 XII 2 3 cc`jc.c. A X Bas.: .uc`jc.c. Gataker. 437 vc, ,c, v..j, .. .,c`c -.,c.... -c-c (perch chiunque sia povero si risparmia grandi mali) Philem. Fr. 92 K.; -.,jcc. . j. u,.. cuj. -c. j. j.c. Act. Ap. 27. 21 lucrique facere iniuriam hanc et iacturam Vulg.; .. -`... ., 1cc., -c. v`uj. .,, ., .v` c-,u -c-..c-c. u c-,u, -.,c...c ,u. . .,. .,, j, ..`jc.., (raccontano che cercava di tenersi lontano dalla confusione, cosicch si sedeva a un capo dello scranno, al fine di evitare di essere infastidito da almeno met della gente) D. L. 7. 14; -.,c..... j .c.-j .c. (evitare di contaminarsi) J. AJ. 2. 3. 2; cfr. Him. Or. 2. 26, AP. 10. 59. 2 (Pall.). A onor del vero, per, lunica altra occorrenza del verbo nell|., .cu. presenta un significato affatto diverso: -.,c... vc,. cu. .u`,.c.c -c. . -j (il presente da usare a proprio vantaggio con ragionevolezza e giustizia) IV 26 3 . 438 Cortassa 1984, p. 94. A riprova ulteriore si potranno aggiungere c ,c-, -c. c v`u, -c. .u..j, (XI 15 6 ) e c,c-, (III 16 3 ; IV 10 2 ).
146 prossimo per non abbandonare il sentiero della virt. Qui il corridore indugia nella corsa della vita pur di osservare un cattivo soggetto 439 . Analogo anche IX 29 4 , dove j v.,.`.vu, .. ., ..c.c. invita a compiere il proprio dovere a prescindere dallapprovazione altrui 440 .
439 Lesatto significato dellespressione .`c. j-, sar chiarito in dettaglio da Marco Aurelio stesso in IV 28. 440 Non voltarti intorno a guardare che ci sia chi lo venga a sapere Maltese 1993, p. 175.
0 primam capit. litteram vitio rubricistae, ut saepius accidit, om. A Dalfen vc`.. -c. cu, T: vc`.. A D et vulgo edd. .c.c.., A T D pr.: .c..., D corr. c v..... Pierron: .vj.... A T D .cv.... Crossley ..j.... Nauck vc ,., ,c, A T D Leopold, Maltese: vc,.j, ,c , Gataker, Farquharson, Dalfen, Cortassa vc,...., ,c, Boot vc,.., ,c , Reiske vc,., u. Schultz, locus desperatus Schenkl (ed. mai.) in app., cruces loco app. Haines, Trannoy c -c.,., A T D: .u-c. ,., Reiske, Schultz ..., Gataker, Dalfen, Maltese: .... T ...j. A D Leopold . .. Boot . c. Reiske <u-> ...j. Marchant, Farquharson, Cortassa ` ,u `.v. A T D: `,. Boot, post `.v. lac. ind. Farquharson, Cortassa, Maltese lc. T D C: c. (v om.) A A.v. vc. Boot, Trannoy, Dalfen .1` . cu A D C: .1` .cu. T u . ,u. A T C et omnes fere edd.: u . ,u. D u ,c, u. Rendall u . ,u. Hoffmann u ..u. Schenkl (ed. mai.) u . -,.. . Nauck, Farquharson, Cortassa, Maltese: j -,. A T D C Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy, Dalfen.
Fa certo specie notare che, anteriormente allapparizione di A, dove il secondo -c. cu, pu ben essere caduto per uno dei suoi molteplici errori di aplografia, nessuno degli editori esprimesse il bench minimo dubbio sulla lezione di T al 1. Lenfasi indotta dalla ripetizione, infatti, appropriata al contesto e rimanda a taluni tratti stilistici peculiari dell|., .cu. 441 . Ricavare un senso accettabile dal 3 si rivela quanto mai complicato: lesitazione degli interpreti a definire lesatta successione dei capitoli 19 e 20 acuisce di molto le difficolt. La scelta pi opportuna appare cos una giudiziosa cautela verso il dettato dei manoscritti, limitando al massimo il numero delle correzioni. Accogliendo da Gataker il lievissimo ritocco all.... che si legge in T 442 , e seguendo saggiamente Farquharson nel considerare il testo mutilo della sua conclusione, E. V. Maltese giunge a un ottimo compromesso 443 . Arnold Boot suggeriva per di intendere `.v. come la prima parola del capitolo 20: con una formula di trapasso Marco Aurelio si diffonderebbe ora in considerazioni ulteriori sullinutilit della lode. Tuttavia, a meno di non giudicare gli attuali capitoli 19 e 20 come le due met di un unico brano, poi erroneamente diviso, lipotesi non praticabile 444 . Inoltre, grazie al confronto tra i diversi testimoni a nostra disposizione, non sembrano sussistere incertezze sullautentico assetto redazionale
441 Un caso analogo gi stato discusso a proposito di III 5 3 . Un primo approccio sistematico al problema si deve, come detto, a Cortassa 1981, p. 225. 442 Trannoy 1925, p. XIV-XV ricorda, in proposito, la frequente confusione tra i segni . e , in tutti i manoscritti dell|., .cu., imputabile con certezza alla minuscola dellarchetipo. 443 Adesso, infatti, tu trascura pure inopportunamente la dote naturale, dedicandoti a unaltra ragione; poi [] Maltese 1993, p. 55. Limperativo vc,., deve avere la stessa sfumatura concessiva che ritroviamo, ad esempio, in II6 1 . Il confronto con j c. vc,..vc. j . vc-`u-ucc .... .1., j `,, (non timpressioni il biasimo che ne viene di certuni o le chiacchiere), che il convincente parallelo che si legge in V 3 1 , sembra per suggerire unaltra accezione di `,,, persino pi adatta al contesto: prestando orecchio alle chiacchiere di qualcun altro. Sulla stessa linea Haines 1916, p. 77. 444 Marco Aurelio impiega generalmente `.v. u. (IV 3 9 ; VI 42 3 ) per ricapitolare quanto detto in precedenza: analogo luso del semplice `.v. in IV 3 6 e 49 6 .
148 del testo in questo punto 445 . Perch, se vero che T non presenta alcuna soluzione di continuit tra i capitoli 19 e 20, e soltanto al 2, con le parole 1 . j .., -c`., la maiuscola sembra indicare una qualche separazione da ci che precede, per altrettanto vero che i codici della classe C riprendono proprio da qui la loro collezione di estratti dal quarto libro, copiando il capitolo 20 per intero. Dalla contemporanea omissione in A della lettera capitale rubricata si pu agevolmente dedurre che le prime parole del capitolo 20 fossero davvero lc. -c. v.cu. -c`. 446 . La chiusa del 1 tuttavia inquinata da unaltra menda dellarchetipo: la correzione di Nauck ripristina elegantemente uno stilema abituale nell|., .cu. 447 . Che persino il dotto excerptor di D si veda costretto al maldestro u . ,u., il pi sicuro indizio di una difficolt oggettiva del testo: se lalterazione in j di un secondo u . pu essere problematica da giustificare sul piano paleografico, non resta che correggere il primo, comunque inammissibile da solo.
445 Decisive, in proposito, le accuratissime ricognizioni sui manoscritti compendiate in Schenkl (ed. mai.) 1913, p. 162. 446 Schenkl (ed. mai.) 1913, Adn. Supp., p. 172; Farquharson 1944, vol. I, p. 58. 447 Le occorrenze dei correlativi u . u . sono numerosissime: I 15 9 , 16 20 (u . u . u . j.); II 1 3 , 11 5-6 , 14 4 ; III 13 2 , 14, 16 4 ; IV 3 2 , 8, 37, 39 4 , 49 2 ; V 1 7 , 28 4 ; VI 16 1 8 , 18 1 , 20 1 , 41 2 ; VII 26 1 , 62 2 , 64 1 , 68 4 ; VIII 10, 36 2 , 52 3 ; IX 9 6 , 30 2 ; X 1 2 , 33 8 ; XI 11; XII 24 1 .
149 (21) [A T D] 1 |. .c. .uc. c. 1uc., v., cuc, . c..u .,.. cj ,: 2 v. , . j ,j .,.. c .. .- cuu c.. ., -cv.... c.cc: . cv., ,c, ..-c. j u.. <.c > vcj. ..c .v..c.j. .c`j -c. .c`uc., .,c. c``., ..-,., v..., u ., c. .., . c.,c .-.cc..c. 1uc., .v. vc . cu...ccc., .cc ``uc. -c. ..c. -c. .cv.c. .., . .. `.. cv.,c.-. `,. c.c`cc...c. -c. u . . ,v. .,c. c. , v,ccu..-...c., vc,.uc..
-cv.... A T D: -cv ..c Gataker tacite <.c > vcj. ..c .v..c.j. Casaubon, Gataker, Leopold, Haines, Farquharson, Cortassa, Maltese: v,, j ...c .v..c.j. A T D gloss. (ad .v. vc.) seclusi Dalfen .v. vcj. ..c .c.j. Rendall vc,` `.,j. ..c .v.. Schenkl (ed. mai.), cruces loco app. Trannoy . s. l. D vc. T . s. l. D v,ccu..-...c., Gataker: v,cu..-...c., T v,, c., cu..-...c., A D c., v,c...-. Reiske.
La limpida correzione di Casaubon e di Gataker preserva, nel modo pi semplice, il caratteristico .v..c.j, di cui non appare opportuno privarsi 448 : landamento della comparazione presuppone unespressione analoga nel comparante che bilanci l.v. vc. del comparato. La drastica soluzione di Dalfen dimentica tutto questo.
448 . .``,..c. .. .. -.. ,c.uc. v.,. j, .. j.. ,.. 1u.. .v..c.j, (i pi famosi degli Stoici discettano della persistenza delle nostre anime) Clem. Al. Strom. V 14, p. 712 Pott. (=SVF II, p. 182, 18-20 Von Arnim).
150 (27) [A T] 1 '|. -c, .c.c,.., j -u-... cuv.1,j.., .., c``c -c,. 2 j .. c. .. ., -c, u 1.ccc-c. u.cc., .. . . vc.. c-c.c, -c. cu c u . vc... .c-.-,..... -c. .c-.u.... -c. cuvc-..:
cuv.1,j.., .. A T: cuv.1u,.., .. Schultz cuv.1u,c.., u j.: Lofft .. del. Theiler c``c -c, A T: c ``c -c. Reiske c``c j. -c, Rendall, Leopold c``` u -c, Schenkl (ed. mai.) in app. c``c <u-> c -c, Bignone c``` c-c, Trannoy c``` c -cj, Dalfen, cruces loco app. Haines .c-.-,..... A T: cu,-.-,..... Trannoy -c. .c-.u.... A T: del. Lemercier cuvc-.. A T: cuvc-u... Rees.
Loccorrenza di -u-.. ., che denota una mescolanza confusa, dimostra a sufficienza che la meditazione presente ispirata al famoso frammento di Eraclito trascritto in apparato 449 . Lobbiettivo primario denunciare lillogicit di pensare il mondo come caos: conseguenza, questa, agli occhi del Nostro, inammissibile perfino accogliendo lipotesi atomistica, di Democrito, ma soprattutto di Epicuro. Il ragionamento che comprova il contrario fa forza sui concetti che il sentire delluomo allunisono col sentire del tutto ed egli sente la sua interiorit come un -c,, ossia come ordine e armonia. Approfittando della distinctio introdotta dallepanadiplosi, Marco Aurelio adopera -c,, nei due membri, in unaccezione leggermente diversa, a seconda che il suo significato sia definito o meno dai participi: un universo che ordinato un miscuglio che risulta in ordine 450 . Questo non contravviene affatto alluso di -c, negli autori greci 451 . Marco Aurelio autorizzato a trattare i mondi della teoria atomistica come -c. nel secondo senso dal linguaggio di Epicuro, la cui preoccupazione fondamentale di rendere intelligibile il divenire, ancorandolo ad un principio di causa rigidamente formulato. Quel che gli preme di fondare teoreticamente lordine delluniverso e la regolarit dei fenomeni, che ci sono peraltro testimoniati dallesperienza; giacch non si dimentichi che lo scopo esplicitamente dichiarato della sua scienza quello di assicurare alluomo la tranquillit. Ora in un universo dove non esistessero limiti al possibile, ma tutto accadesse a caso, dove ogni cosa potesse nascere da ogni altra cosa, luomo si troverebbe in quello stato di continua incertezza, di ansia e di terrore, nel quale si troverebbe se gli eventi fossero alla merc della volont arbitraria degli dei. Cos Lucrezio parla ripetutamente di naturae foedera, e di validas aevi leges, e, descrivendo il risultato degli incontri tra gli atomi: tandem deveniunt in talis disposituras, qualibus haec rerum consistit summa creata 452 . Daltronde paradossale che proprio chi rifiuta la definizione di -c, per il -u-... eracliteo ricordi che pericoloso esagerare nella seconda parte e far negare da M. Aurelio assolutamente la possibilit di un -u-... ove non manchi qualche parvenza di ordine; perch egli (che ama mostrarsi oggettivo e tollerante
449 Il frammento esprimerebbe, nel complesso, la necessit del movimento per la sussistenza di un composto, in specie se esso prodotto da un elemento secco e da uno umido. Come il ciceone si mantiene soltanto se mescolato di continuo, cos il moto perpetuo unesigenza delluniverso. Il termine ricorre, con identica accezione, anche in VI 10 1 e IX 39 1 . 450 Farquharson 1944, vol. II, p. 615. 451 Per le due accezioni di -c,, cfr. -c, .. u. .c. cucjc . u,c.u -c. ,j, -c. ..,., -c, j .. `.. c., . -c. .c-cjc.,, uv -.u . -c. .c -.. 1u`c..j [Arist.] Mu. 391 b 9. 452 giungono infine ad assumere quelle tali disposizioni, di cui consiste lattuale struttura delluniverso Lucr. I, 1027-1028. La traduzione si deve a Luca Canali, Lucrezio, La natura delle cose, Rizzoli (BUR), Milano 1994, p. 149.
151 dei diversi sistemi, s che cita pi volte Epicuro, e stabil una cattedra di epicureismo) evidentemente pensava al cosmo epicureo in cui vi pure un ordine, sebbene molto sui generis, per un giudice come M. Aurelio 453 . Su di un analogo equivoco linguistico sincardina anche largomentazione di uno dei passaggi chiave di X 7, che sviluppa il tema dellimpossibilit di intendere il mutamento, sotto lo stretto profilo e nella specifica determinazione di mutamento delle parti, come un male 454 . Qui possibile riconoscere il ritorno alla posizione epicurea, che comunque non viene respinta in quanto tale, ma soltanto per il suffragio che potrebbe dare al ventilato carattere negativo e di male del mutamento delle parti. Lipotesi, anzich far riferimento alla natura, con la sua portata finalistica e razionale, si appella al puro v.1u-..c., a una cieca necessit naturale qual , per lappunto, quella del movimento degli atomi. Ma anche in questa ipotesi la negativit del mutamento delle parti si rivela assurda; pi esattamente, d luogo al ridicolo (,.`..). Tale mutamento, infatti, da un lato deve considerarsi necessario, in quanto determinato dalla cieca necessit della natura, dallaltro, essendo un male, fa sorgere lo stupore per ci che accade, come se esso nella sua negativit fosse contrario alla legge che lo causa. Quella legge che, per lappunto, determina il risolversi della cosa negli elementi di cui costituita 455 . Se poi si guarda a X 6, laffinit col paradosso introdotto da IV 27 ancora pi evidente 456 . Il testo sembra presentare una vistosa contraddizione, ma essa in realt solo apparente. Come acutamente fa notare P. Fournier 457 , qui (e altrove: cfr. Pensieri, VI, 44; IX, 28; XII, 14; 24) Marco Aurelio vuol dire che, a prescindere da quella che pu essere la struttura delluniverso, bisogna comunque comportarsi come se fosse governato da una natura razionale. Per sostenere nel modo pi categorico la necessit dellapplicazione dei suoi principi morali, Marco Aurelio giunge ad affermarla anche indipendentemente da qualsiasi supporto ontologico. Ma si tratta ovviamente di unipotesi per assurdo, che non implica da parte di Marco Aurelio un dubbio reale sulla struttura del cosmo, come dimostrato da Pensieri VI, 44, dove in un contesto analogo Marco Aurelio ribadisce le sue teorie ontologiche. Giustamente M. Pohlenz, riprendendo e sviluppando quanto asserito dal Fournier, afferma 458 : Tali affermazioni rispondono esclusivamente al bisogno [] di garantire in modo affatto incondizionato il dovere morale, non importano la rinuncia ad una convinzione metafisica 459 . Ma forse si pu essere ancora pi
453 Bignone 1924, p. 517. 454 .. . ., -c. c 1..., j, 1uc.., -cc v.1u-..c. cu c ..,. , -c. ., ,.`.. cc .. 1c.c. v.1u-..c. c . ,j u `u .cc``..., c c . ., .v. ... [..] vc,c 1uc.. cuc.... -cuc..., c``., . -c. j, .c`uc.., .., cu c ,....j,, . .. .-cc. cu..ccc. (Se poi qualcuno, anche mettendo da parte la Natura, spiegasse queste cose in base a una legge naturale, anche cos sarebbe ridicolo affermare da un lato che le parti del tutto si trasformano per una legge naturale, dallaltro stupirsi o adirarsi come per un evento contro natura, soprattutto se la dissoluzione si produce negli elementi di cui ciascun essere costituito) X 7 4 . 455 Zanatta 1997, p. 709. 456 |. . c . .. . 1uc.,, v,. . -..c-., . . ,, ... u `u uv 1uc.., ..-u..u . v..c, . . . v., . -.. ., v,, c ,..j .,j (Vuoi atomi, vuoi Natura, il primo assunto sia: sono parte del tutto amministrato dalla Natura; il secondo: ho un rapporto di familiarit con le parti dello stesso tipo) X 6 1 . 457 Penses de Marc Aurle. Traduction dAuguste Couat dite par P. Fournier. Paris-Bordeaux, 1904, comm. ad loc., p. 208. 458 La Stoa. Storia di un movimento spirituale, trad. it. Firenze, 1967, vol. II, p. 144. 459 Cortassa 1984, p. 438-439, n. 12. Galeno sottolinea che indifferente per la vita di tutti i giorni se il mondo sia stato creato o meno da Dio o da una causa che operi alla cieca, purch proceda come se fosse in conformit a un disegno, V. 780. In questa prospettiva, Marco Aurelio pu affermare serenamente: .. . 1u,, c..,...u,, cc...., . .. .u . . -`u... cu , . .., ..
152 rigorosi: in apertura, lalternativa, lasciata aperta dallimperatore, tra lipotesi atomistica di Epicuro e quella stoica della 1uc., universale non significa affatto che egli vi attribuisca uguale attendibilit, o che in questa sede finisca per concedere un certo qual valore e una certa qual plausibilit anche a quella tesi di un universo fatto di atomi e vuoto che altrove aveva rigettato come aberrante (cfr. VI, 44; IX, 28; XII, 14, 24). Con la conseguente contraddizione tra questi luoghi. Lattuale riferimento a essa, nellopposizione alla dottrina stoica della 1uc.,, che, come si vede, continua a persistere, ha invece il valore di una supposizione fatta per assurdo e formulata per dichiarare che anche in questo caso il nesso tra luomo con luniverso e gli altri uomini non cessa di valere. Giacch anche in questassurda ipotesi risulta che unica la legge (meglio: la struttura ontologica) di tutti i termini chiamati in causa; termini che anche in tal modo appaiono saldamente e costitutivamente connessi tra loro. Tutti infatti sono costituiti dallaggregazione di atomi, tutti sono fatti dalla stessa materia. Per cui tutti sono accomunati dal medesimo fondamento. E il fatto che una simile unit delluomo col tutto e con i suoi simili emerga anche da una tale aberrante ipotesi, comprova in modo definitivo lindefettibile certezza e lassoluta verit di quellunione medesima, rafforzata dal riaffermarsi anche nella negativit di una premessa dalla quale parrebbe invece negata 460 .
ccu. ..c .u. j ,...-. (Ma se c un disordine ingovernabile, rallegrati di avere per conto tuo, in te stesso, in mezzo a una tempesta come questa, una mente che ti governa) XII 14 4 . 460 Zanatta 1997, p. 706-707.
post .j..-., punctum pos. T, sustulit Xylander Schenkl (ed. mai.) <.,> vc.c <c> -cc .c`j. ,....c ,...c. scripsi: v. -cc . ,....c ,...c. T v. -cc . ,....c A D et vulgo edd. <v., ( . Gataker)> v. -. . ,... ,...c. Casaubon vc.c -. . ,. ,...c-c. Gataker <.,> v. -. .<c> ,....c ,...c. Coras ,....c <, . ,> ,...c. Schenkl (ed. mai.) in app.
Immaginando uno dei pi semplici casi di aplografia, la correzione proposta mira a conservare il testo di T, risolvendo lanomalia sintattica introdotta dal participio predicativo 461 : Osserva ininterrottamente come si produca tutto ci che si produce per trasformazione, e abituati a pensare che la natura universale nulla ama tanto, quanto trasformare le cose e farne di nuove identiche.
461 Il testo di A D non pu che significare: Guarda continuamente tutte le cose nascere per trasformazione. Tutto ci ci allontana di molto da promuovere ad oggetto di speculazione teorica, che laccezione del verbo -..,... richiesta dalla prosa filosofica. Lunico altro esempio che si pu produrre di questa costruzione nell|., .cu. dipende, una volta di pi, dallarbitraria preferenza per il dettato di A, che ha causato non pochi imbarazzi agli interpreti: cu c u. .. .cuj .,-c`u1.. ,....c -..,... -. X 26 3 . Per -..,... . si vedano invece XI 16 2 e XII 35 1 ; per -..,... . II 1 3 e XI 1 3 ; per -..,... seguito dallinterrogativa indiretta si dispone infine di IX 40 10 .
u, 1,..u, A T: secl. Dalfen c, 1,..c, Gataker .. 1,.... Schultz <, ..> -c. u, 1,..u, Kronemberg <, `.v.> -c. u, 1. Marchant.
La dettagliata discussione di Farquharson chiarisce lassoluta coerenza del dettato dei manoscritti: Esamina a fondo il loro principio dirigente, e quali cose rifuggano i benpensanti, quali invece perseguano 462 . La posizione di u, 1,..u, non rappresenta una difficolt apprezzabile, trattandosi della consueta anticipazione del soggetto della frase subordinata 463 .
462 Farquharson 1944, vol. II, p. 625. 463 Farquharson 1944, vol. II, p. 626. Cfr. inoltre II 1 3 , 2 3 ; VII 34 1 ; IX 29 5 , 32 2 .
155 (39) [A T] 4 ,c, <-c. . vc,c 1uc..> -c. . -cc 1uc.. .u .. .v.cj, cuc...., u u . -cc 1uc.. .c.. u . vc,c 1uc...
,c, <-c. . vc,c 1uc..> -c. . -cc 1uc.. .u .. .. c. Schenkl (ed. mai.) et omnes fere edd.: <. vc,c 1uc..> Gataker, Dalfen, Maltese <-c. . vc,c 1uc..> ante .u .. Casaubon.
Ritoccando lievemente lottima integrazione gi suggerita da Gataker, Schenkl ripristina un perfetto parallelismo con lanafora u . u . del secondo membro di frase.
.- A T D: .c. Nauck, Leopold, Farquharson, secl. Dalfen .c.. A T D suspexit Nauck: c... Trannoy in app.
La maldestra correzione di Nauck contraddice uno dei tratti stilistici pi evidenti nell|., .cu.: il diffuso ricorso alla frase nominale non pu essere trascurato 464 .
464 Sulla correttezza del sintagma introdotto da .- non lecito nutrire dubbi: II 2 2 ; VI 32 1 , 46; VII 9 2 ; XI 17.
157 (46) [A T D] 1 `A.. u |,c-`....u ..j c-c., . () 3 () . c`.cc .j..-., .`uc. `,. . c `c ..-u .. u. .c1.,.c., -c. ., -c-` j.,c. .,-u,uc., cu c cu., ..c 1c...c. () 5 -c. . u .. <. ,> vc.c, -....., u. c. -cc 1.`. -c-. vc,..`j1c...
c`.cc A T: hic seclusi et ante .c1.,.c. transtuli Dalfen .`uc. `,. . c `c . Diano: .`uc., `,. . c `c . vulgo edd. .,-u,uc. T: c-u,ucc. A, spat. vac. in D u .. <.,> Casaubon, Leopold, Farquharson: u .. A T D Haines, Dalfen, Cortassa, Maltese u .. <.cv.,> Gataker u` ., Schenkl (ed. mai.), Trannoy u` j Theiler vc.c, -..... Rendall, Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines, Farquharson: vc.c, -. .. .. A T D v. -... [..] Casaubon vc. c, -... ., Dalfen hexametri clausula esse videtur, Maltese, cruces loco app. Trannoy (qui autem v. .- ... in app. coni.), Cortassa.
Per il testo e la punteggiatura del 3 non si pu che rimandare alle puntuali osservazioni di Carlo Diano e di Giuseppe Serra 465 . La presente restituzione del 5 presuppone invece il tradizionale supplemento di Casaubon e il brillante emendamento di Rendall 466 , che approfitta di una felicissima correzione di Headlam al testo di un epigramma di Meleagro 467 , sorprendentemente affine nei contenuti alla citazione di Marco Aurelio 468 , per identificare la voce -..... nel dettato dei manoscritti.
465 Eraclito, I frammenti e le testimonianze, a cura di Carlo Diano e Giuseppe Serra, Fondazione Lorenzo Valla, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1980, p. 109. 466 Rendall 1902, p. 26. 467 -.. .c,, .. ... Headlam: -... cc.. P. 468 ..-,.1`, |,c-`.., .,. c1c u ., c..u,... 1c., c ` ., vc ,c. -,.cc.c -c. c1.j,. c ,c, -c. -.. .c,, .. ..., uc1,.c, c .,c, u`c-.u.. `cv,c -,.1c...c. c,.,. u- cv` ..u: j ,ju,, . v.. cc -c. cu . v.ucj ,ju .,. vc ,c,. c.,.. cu ` . |1.cu. (O uomo, Eraclito son io, che impar la sapienza in solitudine. Vero: ma pi che la sapienza valgono i meriti verso la patria. Ahi, mordevo, latravo anche contro i miei genitori, straniero. Bella ricompensa per chi tha cresciuto! Vattene! Non essere duro: presto dure notizie apprenderai dalla patria. Stammi bene. Pure tu, anche se vieni da Efeso.) AP. 7. 79. La traduzione si deve a Giulio Guidorizzi, Meleagro, Epigrammi, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1992, p. 99.
158 (48) [A T] 4 c-c,.c.. u. u u ,.u -cc 1uc.. ..`-... -c. .`... -cc`ucc., ., c. .. .`c.c v.v..,, ,....j . v.v.. .u1jucc j. ...,-ucc. -c. c,.. ..u.c . 1ucc.. ..,. .
.. T Leopold, Haines, Trannoy, Farquharson, Cortassa: j A Dalfen, Maltese .. j Schenkl (ed. mai.) ..u.c T: j u.c A ..,. A T: del. Wilamowitz.
Il testo di T sicuramente corretto 469 : la confusione in A tra i segni .. e j un fatto assodato che non deve trarre in inganno 470 .
469 Il persuasivo confronto con VII 15 toglie ogni dubbio in proposito. 470 Ne troviamo un ulteriore esempio subito dopo ..u.c T: j u.c A.
`l...-. j-jc A T: om. D, fort. delendum Dalfen c.u.-. T: c.uc.-. A D j-jc v,, -c.cu T: j-jc. '0,, -c.c u A '0,, -c.cu D -cc1,.jc.. j c.cv`jc., T: -cc1,.jc.. j c.cv`uc., A -cc1, .jc., j c.cv`jc., D .--. A T Zuntz: .-,. Bas. et vulgo edd. c.. A T: . .. Richards post v,c ,c lac. ind. Farquharson (sed cfr. IV17; IX28 3 ; XII20 ).
Il 1 rappresenta un terreno privilegiato per saggiare leffettiva attendibilit di D come testimone autonomo: la deliberata omissione delle prime parole del testo, che la redazione di T dimostra indubitabilmente autentiche, e le correzioni ivi introdotte, ora brillanti e sagaci, ora maldestre ed incaute, rivelano tutti i pregi e tutti i difetti del suo estensore. La totale dipendenza da A e larbitrariet dei tagli, indotta dal carattere antologico della raccolta, non richiedono prove pi convincenti. Gli argomenti discussi da G. Zuntz per ripristinare al 3 la probabile lezione dellarchetipo .--., pressoch scomparsa in seguito alla riedizione di Basilea del 1568, meritano unattenta considerazione 471 .
`|v. A T: del. Zuntz ,.. T: ,... A -v.. A T: - vu Trannoy in app. c,c..c, A T Haines, Farquharson, Cortassa, Maltese: c,c,,..c, Schweighuser, Leopold, Schenkl (ed. mai.), Dalfen ccc-.c, vel .,-,.. c, Casaubon .,c..c, Reiske -c.cc,..c, temptaverim (cfr. Dio Cass. 79, 18, 2; 66, 8, 6) Dalfen, cruces loco app. Trannoy (qui autem c-,c..c, in app. coni.).
Come si evince da una rapida ricognizione degli usi linguistici nell|., .cu. 472 , lesatto significato delle parole in apertura del 1 non pu che essere: Ricorri sempre alla via pi breve. Ogni dubbio sulla genuinit dellespressione va perci accantonato 473 . Lattenta disamina di Farquharson chiarisce bene la sostanza metaforica celata nel termine c,c..c, impiegato da Marco Aurelio al 2 474 .
472 Cfr. V 1 3 ; IX 22 1 ; XI 2 2 . 473 Zuntz 1946, p. 52. 474 Farquharson 1944, vol. II, p. 638.
161 Note al LIBRO V
162
163 (1) [A T D] 1 '0,-,u, c. uc-.., ..,..,j, v,..,. .c. . . v. c.-,.vu .,,. .,..,c. . . u. uc-`c..., .. v,.uc. .v. v.... . . . ..-.. ,.,.c -c. .. c,.. v,j ,c. .. , . -c.: j .v. u -c.c-.uccc., . .c -cc-...., .. c,.c.., .cu. -c`v.: c``c u j... v,, j.c-c. u. ,.,.c,: 2 `., . cu v,, v..c.. j v,, ...,,..c.: u `.v.., c 1uc,.c, c c,u-c,.c, u, u,j-c,, u, c,c.c,, c, .`.ccc, ... v.ucc,, -c-` cu c, cu,-cucc, -c.:
. . u. A T D: . u. Mnage . u.: Upton . s. l. D .. A D: ., T .. ., Schenkl (ed. mai.), Trannoy .cu. A T D: .cu. Gataker tacite `., . A T D: . `.c. Wilamowitz cu Schmidt, Fournier, Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines, Theiler: u A T D Maltese, secl. Farquharson (versionem Xyl. ergone ad voluptatem natus es, non ad agendum? secutus), Dalfen, Cortassa, cruces loco app. Trannoy (qui autem . vu in app. coni.) v..c.. A D: v.... T Stich <> v.... Coras v.jc.. Wilamowitz . v` .. Bury j v,, T D: j v,, A j v,, Bury u v,, Farquharson, Cortassa u, c,c.c, A T D: c, c,c.c, Gataker c, .`.ccc, T D: c .`.ccc, A ... v.ucc, A D: om. T (singula haec suo intenta officio Xylander) -c-` A: . -c-` T D cu,-cucc, T Farquharson, Cortassa: cu,-,ucc, A D et vulgo edd.
Come dimostrano a sufficienza tutte le altre occorrenze del termine nell|., .cu., v..c.. di A e D sicuramente corretto 475 . Tuttavia, dal momento che v..c.. riprende per estensione la condanna dellj.j implicita nella prima interrogativa, e si contrappone a sua volta al successivo ...,,..c., si considerata intollerabile la presenza di u nella seconda domanda, che, stando almeno al testo dei manoscritti, presuppone una risposta affermativa. Con varie soluzioni, tutte rispettose del senso generale del passo, stato dunque rimosso lostacolo della negazione. Nonostante lattenzione che si deve alle puntuali osservazioni di Farquharson 476 , lemendamento cu v,, v..c.., indipendentemente proposto da Fournier e da Schmidt, pu comunque contare sulla facilissima confusione, in una grafia minuscola, tra le forme u e cu, e sulla ricorrenza del pronome di seconda persona anche ai 3, 4 e 6 di questo stesso capitolo. Il tentativo pi ingegnoso di conservare il dettato della tradizione si deve a E. V. Maltese, che propende per una diversa spiegazione di tutto il passaggio 477 . Evidentemente la menzione dellj.c-c. non pone ancora il problema in tutta la sua gravit, richiede unimmediata precisazione. Cos, non senza un moto d impazienza, la seconda domanda mette a fuoco il punto essenziale: Dunque sei nato per godere? Insomma non forse per essere passivo? O invece per agire?; in altri termini, esser nato per il piacere non significa forse, su un piano pi generale, esser nato per la passivit? 478 . La principale difficolt di questa interpretazione non tanto laccezione presupposta per `., ., che, al contrario, risulta ben
475 0 .. 1.`, c``,. c. ...,,..c. . .. c,c-. uv`cc..., . 1.`j., ..c. v..c.. . .u. . .. ..c. v,c.. (Chi ama la gloria ripone il proprio bene nellattivit altrui, chi ama il piacere nella propria passivit: chi ha senno nella propria iniziativa) VI 51; u- .. v..c.. c``` ...,,..c u `,.-u . u -c-. -c. c,c-. (Il male e il bene dellessere razionale consiste non nella passivit, ma nellattivit) IX 16. 476 The stress upon the pronoun is unnatural and j is difficult in construction and sense; we expect u. (Lenfasi sul pronome non naturale, mentre j fa difficolt per la costruzione ed il senso; ci si aspetta u) Farquharson 1944, vol. II, p. 639. 477 v,, j.c-c. u. ,.,.c,: `., . u v,, v..c..: j v,, ...,,..c.: (Sei nato, allora, per godere? Il che, insomma, non significa forse: per essere passivo? O, invece, sei nato per essere attivo?) Maltese 1993, p. 68-69. 478 Maltese 1986, p. 229.
164 documentata 479 , quanto piuttosto il suo impiego effettivo: Marco Aurelio sembra affidare a `., . il compito di riprendere sinteticamente le fila di un ragionamento pi esteso, mentre ricorre a espressioni assai diverse per la correctio di una voce isolata 480 . Lhapax legomenon cu,-,ucc,, testimoniato da A e D, ovviamente attraente, ma a favore di cu,-cucc, depone la vigorosa figura etymologica che ritroviamo anche in cu,-c.. . cu. -c. di VII 9 1 .
479 Cfr. IV 5, 6 2 ; IX 42 6 ; X 33 8 . Analogo il valore di `., in VI 16 9 ; VII 1 2 ; IX 40 10 ; XI 2 2 ; di `., ,c , in V 8 4 ; di `., . in II 10 3 ; XI 8 6 . Con identica accezione troviamo anche ,c, `. IV 48 3 e . `. IV 26 5 ; IX 28 3 ; X 26 2 . 480 Lelenco, a questo punto, piuttosto nutrito: -c-cvc II 7 2 ; III 4 3 , 6 1 ; VIII 51 1 ; XI 18 6 ; XII 19 1 ; -c-`u VI 23 1 ; -cc 1.`. IV 46 5 ; VI 14 1 ; cu.`. VII 68 3 .
165 (1) [A T D] 3 '|v..c cu u -. `.., c c.-,.v.-c v....: u ,..., .v. -cc j. cj. 1uc..: 4 c``c .. -c. c.cvcu.c-c.. .. 1j. -c,. ..-. . .. -c. uu .,c j 1uc.,, ..-. ... -c. u . c-.... -c. v....., -c. ., cu u v., c .,c, u v., c c,-u .c v,.,..,, .. c., v,c.c. . u- . ., c``` .., u u.cu.
.. 1j. -c,. Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese: .. T 1j. -c,. A D Leopold, Haines ... 1 A D: om. T ... 2 A T D: del. Coras, Dalfen, Maltese ..-. v..... A T D: secl. Rendall ..-. ... secl. Leopold u v., c . ,c A T D: del. Wilamowitz, Dalfen u v., c c,-u .c A T D: del. Rendall v,.,.., T: u v,.,.., A D Schenkl (ed. mai.), Trannoy post v,.,.., sign. interrog. pos. Schultz, Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Dalfen, Maltese .. c., v,c.c. . T Dalfen, Maltese: u. c., v,c.c.. A D .. . c., v,c.c.. Schultz, Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy, Farquharson, Cortassa . ` .. c., v,c.c. Fournier.
Per quanto il 4 non sia esplicitamente ricordato tra gli esempi citati, G. Cortassa fornisce validi argomenti per mantenere nel testo anche il secondo ..., a dispetto delle fortunate espunzioni di Coras e di Dalfen 481 . La successiva giustapposizione di u v., c .,c a u v., c c,-u .c, e lobbiettiva affinit delle due espressioni, ha sollevato seri dubbi circa lautenticit o delluno o dellaltro membro coordinato: un asindeto del tutto simile a questo si incontra per anche alla fine del 2, a riprova ulteriore della particolare predilezione di Marco Aurelio per i nessi sinonimici 482 . Nulla vieta, in linea di principio, di porre un punto e virgola dopo v,.,..,, ma tale scelta appare sensata accettando piuttosto, come fanno, ad esempio, Schenkl e Trannoy, la lezione di A e di D.
481 Cortassa 1981, p. 225. 482 Ibid., p. 224. Farquharson 1944, vol. II, p. 640 chiarisce molto bene la natura del lessico impiegato qui.
j. A T D: del. Coras, Leopold, Haines, Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese j Trannoy.
Lespunzione dellarticolo, che risale a Coras, ha goduto, come si pu vedere, di unindubbia fortuna. Se il ragionamento corretto, vale per la pena di chiedersi, ad esempio, perch mai conservare u in V 3 1 , che affine a j. per funzione e posizione.
167 (3) [A T D] 1 'A.. .cu. -,. .. vc., `,u -c. .,,u u -cc 1uc.. -c. j c. vc,..vc. j .vc-`u-ucc .... .1., j `,,, c ``c, .. -c` . v.v,c -c. j ..,jc-c., j c.cu. cvc.u.
-,. .. Stich: -,... T -,..c. A D j A T D pr.: .. D corr. Dalfen, Maltese vc,..vc. A T D: v.,.cvc . Coras, Trannoy .vc-`u-ucc T: . vc-`u-jc.. A D Dalfen, Maltese .v.-.`uucc Iunius .vc-`u-jcucc Schenkl (ed. mai.), Adn. Suppl., p. 174 j `,, A T D: j 1 ,, Iunius c`,, Lofft.
Il consenso di A e T dimostra lassoluta correttezza di j: .., al contrario, che si legge unicamente in D, e solo ad opera di una seconda mano, un brillante tentativo di rendere intelligibile una svista evidente di A. Contrabbandare un errore di copiatura per lautentica lezione dellarchetipo semplicemente inaccettabile.
.c.. A T D: del. Wilamowitz, Zuntz, post v,..,, ego transferam Trannoy u .. T Haines, Dalfen, Maltese: . . u A D Leopold, Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Farquharson, Cortassa c``., T: c``` ., A D c``c (vel c``` ,) Gataker, Farquharson, Cortassa cu, Morus ., Schultz c v`., Lofft post ..j...c. distinxerunt Leopold, Farquharson, Cortassa ., A D Haines, Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Maltese: om. T Leopold, Farquharson, Cortassa verba . vv, v.jcccc, quae in A T D hoc loco leguntur, post ...,-... (4) transtulit Dalfen c .-,.v, A T D: c .-,.v. Richards, Theiler (qui etiam v.jcccc coni.) .u v.jcc, A T D: <..> .u v.jcc, Haines .v.c c. T Leopold, Haines, Dalfen 2 , Maltese : .v.cvc c. A D Trannoy (qui autem cruces loco app. in versione ac .1.ccc. in app. coni.), Dalfen 1 .v.cvc c. .v.c c., . vel u` supplendum ratus Schenkl (ed. mai.) .v.ccc. Farquharson, Cortassa .1` . .,. T D: .. .1` . .,. A . . .1` .. vel c .. . 1` .. Schenkl (ed. mai.) in app. . ,u. A T D: j. ,u. Gataker.
Nonostante ne eviti accuratamente la citazione testuale, la vivace discussione di Zuntz eredita tutte le perplessit gi espresse da Trannoy sulla collocazione di .c.. al principio del 1 e produce validi argomenti a favore della sua espunzione 483 . Come dimostra per altra via lazzardata trasposizione di Dalfen della pericope ., . vv, v.jcccc in coda al 4, il vero nodo da sciogliere rimane per la corretta interpretazione del 3. Il testo e linterpunzione di T non si possono accettare: la posizione di . impedisce di collocare un punto fermo dopo ..j...c. e di allineare . vv,, -u.. e .`.ccc al successivo c .-,.v,. Accantonando il radicale pessimismo di Zuntz, che vi riconosce un paradigma della precaria rifinitura dell|., .cu. 484 , il 3, nella redazione di A, riesce molto pi che plausibile: lapparente assurdit 485 , giocata sul filo sottile dellambiguit linguistica, sar poi chiarita da Marco Aurelio stesso 486 .
483 Zuntz 1946, p. 50. 484 In V 6 3-5 , two or more tentative formulations of the same idea have been conflated, and the reference to horse, hound and bee, with the participles attached, stands outside the grammatical structure. It is a marginal note by Ant. We can guess its purport, but it has not been worked into the context. Having once realized this, we shall refrain from attempting to force upon the text a consistency which in fact never had (In V 6 3-5 , due o pi formulazioni provvisorie della stessa idea sono state fuse insieme, e lallusione al cavallo, al cane e allape, con i participi congiunti, sta al di fuori della struttura grammaticale. Si tratta di una nota marginale di Marco Aurelio. Ne possiamo immaginare il valore, ma non stata inserita nel contesto. Una volta che si sia compreso questo, si rinuncer al tentativo di imporre al testo una coerenza che, in realt, non ha mai posseduto) Ibid., p. 54. 485 The attempt, in A, to connect this clause, by .,, with what precedes it results in an absurdity the ideal well-doer being as like the vine bearing grapes as is a horse running, etc. (Il tentativo, in A, di collegare questa proposizione, tramite .,, con ci che precede porta a unassurdit lideale benefattore essendo tanto simile alla vite che d frutto quanto lo un cavallo che corre, ecc. ) Ibid., p. 54, n. 4. 486 1.,.. -c,v. -c. c .-,.v, -c. -., -c. -c, .. c., .-..c., . ,c., . -ccc 1.,... .. . j cu.j-..c -u,.., .,.1.. .v. cv.`u -c. .. . .., u.. u . `,, . -c. -... -c. ... -c,v. . .. -c. ,. ..c. . cuu .cu-` . .,c, v.. . cu , .c.. `,, (D frutto anche un essere umano, anche Dio, anche il mondo: nella sua stagione ogni cosa d frutto. Se
169
poi lespressione trita e ritrita, nel parlar comune, propriamente per la vite e simili, non ha importanza. La ragione, per, ha un frutto e universale e particolare, e di qui nascono altre cose come questa, quale che sia in s la ragione) IX 10. Cfr. anche XI 1 1 : c . .c j, `,.-j, 1uj, . -c,v., . 1.,.., cuj -c,vu c. (u, ,c, .. 1u.. -c,vu, -c. c.c`,. .v. .. . .. c``. -c,vu .c.) (Le propriet dellanima razionale: il raccolto che produce lo raccoglie da s perch il raccolto delle piante, e il corrispondente negli animali, lo raccolgono altri ).
Suda s. v. uc...c: cuc..... `.,.., ., u, .,c,..u, `.-u, .. ., ...c. -c. .. c., vu,c.c. cuc..... . ...c. `. ,uc., cu.c,... c``j`., j v.c -.c..
0v.. .c. T W X: 0v. . . .c. A et vulgo edd. u. A T W X plerique: u g v,, u. l 3 j c.uvjc.c. cv`j. om. y -c. om. z cu..c. A T W X plerique: cu..cc v 7 u. T W X: u.. A .c. A T B X: j .c. v 8 vj,.c.. T W X: v..,.c.. A .u . . A T: .u . W X fere omnes, Dalfen, Cortassa u u. W X: u v,, u T u A .., A T: v,, W X Leopold, Haines, Dalfen v., cu. W X: v., v,, cu A T ., cu. Lemercier <.,> suppl. Lofft, Leopold, Trannoy, Farquharson, Cortassa .., A T: v,, W X Leopold, Haines, Dalfen cuc j.. `. ,. A T: cuc `.,. W X Dalfen, Maltese -c. om. p 4 v 8 .. ., A T Suda: ., W X Dalfen, Maltese j . . c., vu,c.c. om. W X .. c., A Suda: c., T Dalfen, Maltese cuc..... . ... c. A T v 8 Suda: . ...c. cuc..... B X cuc.... X nonn. cu.c,.c, A T: cu.c,.., W X Haines.
Gli excerpta contenuti nei manoscritti delle classi W e X confermano, per lincipit del 1, il testo di T 487 . Analogamente, per la corretta costituzione del 2, sembra pi logico ritornare al consenso dei testimoni principali A e T dovunque ci sia possibile 488 . Lo stesso vale per il 3, dove A e T hanno talvolta una significativa conferma nella tradizione indiretta che fa capo a Suda 489 . Lintegrazione di Lofft di un secondo ., di fronte a -cc``j`. obbligata dalla rigida simmetria delle due proposizioni.
487 0v.. .c. T W X: 0v. . . .c. A. Nel greco di Marco Aurelio v., ., ha sempre un valore interrogativo e non mai correlato a .u ,. Si vedano, in proposito, II 2 3 , 9; III 4 8 , 11 2 ; V 12 1 ; VIII 57 3 ; XI 18 3 . Apparentemente fa eccezione soltanto IX 10 3 . 488 .u . . A T: .u . W X fere omnes .., u,...c. A T: v,, u. W X .., j. ..c,..j. A T: v,, j. .. . W X. 489 cuc j.. `. ,. A T: cu c `.,. W X cu.c,.c, A T: cu.c,.., W X .. ., ...c. A T Suda: ., . W X .. c., vu,c.c. A Suda: c., v. T, om. W X.
171 (8) [A T W (praeter V) X] 9 .u . . c. -... c .uc., -c. cu..`..c . . j -..j 1uc.. -u... .. j cj u ,...c.
.u . . c. A T m 2 : . ..u. . c. l 3 . u. . c. W X rell. Dalfen, Cortassa -.. . A T W X plerique: -.. p 4 c .uc., T W X: c.uc.., A j c .uc., Trannoy.
Il Farquharson legge .u . . c. -... con i principali testimoni, il Dalfen .u . u. . c. -... con i codd. della classe W e la maggior parte dei codd. della classe X. Questultima mi pare la soluzione migliore, poich il testo corre assai meglio con una congiunzione conclusiva 490 . La variante . .u., tuttavia, che si verosimilmente prodotta in l 3 per dittografia dal precedente .u ., e la concomitante assenza di u. da m 2 , farebbero pensare piuttosto alla deliberata interpolazione dei copisti, intesa ad appianare cos la sintassi 491 .
490 Cortassa 1984, p. 95. 491 Per uninterpolazione analoga si veda lu. che scivolato nel testo di VI 35 2 in taluni codici della classe W. Anche in questo caso Dalfen accoglie lerronea variante di V e di v 8 , a discapito non solo di A e di T, ma perfino di B. Altrettanto infelice la scelta delleditore a proposito di X 34 6 .
172 (8) [A T W X] 12 u-u. -cc u `,u, c.,,... ,j cuc. .. c. () -c-` . .,. ., . . `. ..-u .. j, .u .c, -c. j, cu..`..c, -c. .j A.c j, cu.j, cuj , -c. ..c .., .-cc. j-. c. .. .c..
. A T W: . v 3 l 2 l 3 X rell. j, 1 om. A W X .u .c, A T W X nonn.: .u. c, . W X plerique -c. j, cu..`..c, A T: -c. cu..`..c, W X .j A.c A: om. W X .j .c cuj, A T W X plerique: cuu v 6 -c. ..c .., .-cc. j-. W X: om. A T, secl. Dalfen.
Il valore indipendente di W e di X come testimoni riposa attualmente sulla particolare circostanza che soltanto queste due classi di manoscritti conservano la chiusa del 12 nella sua interezza: le sei parole -c. ..c .., .-cc. j-. sono infatti lunica frase rilevante che si possa leggere negli excerpta qui contenuti. La lacuna, per, non era stata notata dai primi editori dell|., .cu., perch cuc. .. .-cc. era sottinteso dai 2 e 12: il fatto che la frase -c. ..c .., .-cc. j-. manchi nei due testimoni principali (A T) pu generare almeno il sospetto che sia entrata nel testo una nota marginale intesa a riprendere il lontano cuc. .. c. 492 , ma espungere, come fa Dalfen, significa privarsi deliberatamente della sola evidenza oggettiva che permetta di non attribuire a emendamenti congetturali le buone lezioni di volta in volta esibite da questi due gruppi di codici.
492 Cortassa 1984, p. 95.
173 (9) [A T D] 1 Mj c.-c..... j. cvcuc . j. cvucv... ., .. j -ccvu-.u c. c. cv ,c.. ,-.. .-ccc v,ccc..., c``c () [A T] cc......, .. c<.> c v`... c.-,.v.-..,c, -..
c.-c..... T D corr.: cu-c..... A D pr. .. A T: om. D .. c<.> (vel .. c<u>) Reiske, Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Farquharson, Cortassa: .., A T .. Mnage, Leopold, Haines, Dalfen, Maltese ., Reche.
La fortunata correzione di Mnage risolve agevolmente tutte le difficolt del testo, ma il facile supplemento di Reiske conserva, pi precisamente ancora, il desiderato parallelismo dellultimo membro di frase con il precedente .. j -ccvu-.u c. c. -..
174 (11) [A T] l,, . v. c,c .u. ,.c. j .cuu 1uj: vc,` .-cc. u . .vc..,.c. .cu. -..
vc,` .-cc. T: vc,` .-ccc A et vulgo edd.
Marco Aurelio adopera indifferentemente tanto vc,` .-cc. quanto vc,` .-ccc 493 : la lezione di A non affatto preferibile a quella di T.
493 vc,` .-cc. VI 15 4 vc,` .-ccc IV 24 4 ; VI 44 4 .
175 (12) [A T] 1 0v.c ..c .c. c ., v``., -u .c c,c-c, -c. ...u -.. `c.,. 2 .. ,c, ., . v..jc.... u vc,.c ..c ., c`j-., c,c-c, . . 1,.jc.., c.1,cu.j., .-c.cu.j., c.,..c., u- c. cu c v,.v..jcc, . . c-ucc. u..-..j u v .. c,c-.. <u> ,c, .1c,c... c . ,. . , v``., 1c....c c,c-c v,jv..jcc, ., . c-uc.c. -c. ,c.., ..c. ., .-..., .v.`.,... u v u -..-u ..,j.... 3 u ., -c. . v``. 1c.c.c. j. .c1,c.. u ,c, c. u . . u v,c.-v. -c. cv..u , . .v. u v`u u -c. .. v,, ,u1j. j c. .u-`j,jc .. vc,...-c ., .-.u..., -c. cc..., ..,j.... 4 v,.-. u. -c. . ,.c, .. .j.. -c. c,c-c u v`jv.. c .cu c, .. v,.v..j-.... .-..., c . .v.1.,. . -.-j... cuc u v j, .u v,.c, u- . ..., v. .cj.
-c. ... Coras: -c. ... A T -c. ... <c.> Schultz c.,..c. Gataker: c.,.c. T c.,..c. v,.v..jcc, T: om. A . . c-ucc. A T: .vc-ucc. Nauck u v .. c,c-.. <u> ,c, .1c,c.. Nauck: . u v . c,c-. ,c , . 1. A T . .. c ,c-.., v., .1. Saumaise ., v., . c,c-. u - .1. Gataker ., v., . c,c-. vc,.1c,c.. Reiske . vel uv hic excidit aliquid; fortasse ..,j... . c ,c-. ,c, <u-> .1. Morus . <.v.`.,...> . c ,c-. <u..> ,c, .1. Dalfen .c-uc.c. A T: .vc-uc.c. Richards, Leopold .-..., T: .-... A u 1 A T: cu., Couat u A T: .v. u .. Saumaise u 2 A T Rendall: secl. Morus, Leopold, Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese u. Lofft, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy c v..u corr. nescio quis Dalfen: cv..uc. A T .-.u..., T: ..-.u..., A
Lautorit di Thomas Gataker ha pesato a lungo sullinterpretazione di un passaggio molto controverso nella storia della tradizione 494 . solo di recente, infatti, che J. Dalfen ha proposto di rimediare allevidente corruttela dei manoscritti approfittando della testimonianza di Aristotele 495 . Nulla, per, che possa competere con larguzia di A. Nauck, il quale, esplicitando la reticente allusione alla battuta di Menandro, prolunga sottilmente nellaposiopesi il divertissement letterario fino allesplosione di trivialit dellcv,c-j. finale. La ravvicinata concomitanza, al 3, delle due negazioni ha da sempre suscitato imbarazzo tra glinterpreti: gli editori si dividono equamente tra lespunzione di Morus e la correzione di Lofft. tuttavia possibile, come peraltro sembra incline a pensare lo stesso Haines 496 , che la soluzione adottata da Rendall non sia poi cos impraticabile 497 .
494 Le sensate correzioni allinammissibile . u v . c,c-. ,c, . 1c,c.., testimoniato tanto da A quanto da T, sono ancora presupposte, ad esempio, dalla classica traduzione ottocentesca di Long: For if any man should conceive certain things as being really good, such as prudence, temperance, justice, fortitude, he would not, after having first conceived these, endure to listen to anything which should not be in harmony with what is really good. The Thoughts of the Emperor Marcus Aurelius Antoninus. Translated by George Long. London 1862. Linnegabile miglioria di Reiske ., v., . c,c-. vc,.1c,c.., sia pure ineccepibile da un punto di vista paleografico, introduce per per congettura un improbabile hapax legomenon. 495 textum Marci sanare conatus sum Aristotelem (Polit. 1323 b 6 sqq.) secutus: .. .. -c. u., (sc. ., v.,. j. 1uj. c,c-.,) .v.`.,... j .. -c`. c``c -c. ,jc.. Dalfen 1979, p. 40. 496 Rendall keeps u and translates: would not fail to shock (Rendall mantiene u e traduce: non mancherebbe di colpire) Haines 1913, p. 112. 497 c.. . u ., j.-j-., j cu.c. . .. v`..u.c-c., c``` .cv., cu , ..u,.. u, j. v`.. c.-jcc.c,, u . .c... c., -c. vc,cc-.uc.c. v., ..,.. ... u.jc.c., .cv., u .c v,c .jc -c. cc`.c. j. u..,c. u ..-., u.. .-j., .., u, .u.
176
cc,c... u `c.-c..., c``` cc ..`.,-jc.c. . -c. .c.. .-j. Lys. VI. 34. Andocide, del resto, non chiede soltanto di condurre una tranquilla vita da cittadino, come se non fosse colpevole; si comporta invece come se fosse stato lui a individuare I responsabili dei crimini contro la citt e si adopera per acquistare maggior potere, come se non fosse grazie alla vostra mitezza e agli impegni che vi assorbivano che ha evitato di essere punito da voi, che ora sta manifestamente oltraggiando: ma in un sol colpo sar dimostrato colpevole e punito!. La traduzione si deve a Enrico Medda, Lisia, Orazioni (I-XV), Rizzoli (BUR), Milano 1991, p. 211. `A``` .c., 1jc.. c-.. ccu c -c-c . ,,cccc-c.. . ,. ` u- .c., . c .,., .-ccc., u` .c. ., uc, . , c`.cc c-.. .,c`c -c-c .,,ccjc., .. j .. . ,...c-c. .c.. uv.,`j., u uu . ..-c u ... uc, cu..c-c. Lys. XIII. 52. Forse sosterr di aver compiuto tanti delitti contro la sua volont. Per quanto mi rigurda, giudici, non penso che se un uomo, involontariamente quanto si vuole, causa sciagure enormi, oltre le quali non si pu andare, questa sia una ragione per cui voi non dovreste difendervi da lui. Ibid. p. 387. u ,c, .. u c. -... c. -j. ,...c-c. (perch non penso che tu sia nato senza la protezione degli Dei) Od. III. 27-28.
177 (15) [A T] 1 0u.. u.. , j.. c.-,.vu, c c.-,.v., -c- c .-,.v, .c., u- .v.c``... 2 u- .c.. cvc.jcc c.-,.vu u . .vc,,.``.c. cu c j u c.-,.vu 1uc., u. .`..j., ..c. j, u c.-,.vu 1uc..,. 3 u . .u. u. .`, .. cu., .c. . c.-,.v. -..... u. ,. cuv`j,..- . u .`u,, c ,c-..
, j.. T Leopold, Haines: j,j.. A et vulgo edd. c.-,.vu, c T Leopold, Haines: om. A c.-,.v., c Gataker et vulgo edd. -c- T: -c. -c- A cu., T: cu c., A u. ,. A: u. T Dalfen, Maltese c,c-. A T: ut glossema del. Dalfen.
Le note di Farquharson chiariscono bene perch j,j.. di A abbia esercitato cos tanto fascino sugli interpreti 498 . La successiva caduta di alcune parole, imputabile al consueto errore di aplografia, si trasformata paradossalmente nel pi forte argomento a favore della correzione di Gataker, che dellesistenza del codice A non era neppure a conoscenza. Vale per la pena di chiedersi perch mai rinunciare pregiudizialmente a un testo che, nella lezione di T, appare privo di qualunque difficolt. davvero singolare come Dalfen, che pure il solo, con Leopold, a riconoscere i giusti meriti di unanaloga correzione di Reiske 499 , non accolga da A la variante u. ,. , che ne costituisce lunico vero riscontro nei nostri manoscritti. Se nell|., .cu. non si incontrassero molti altri passaggi in uno stile assai prossimo a questo, le ragioni invocate da Dalfen per espungere c ,c-. dal testo del 3, alla stregua di una semplice interpolazione, dovrebbero suscitare un maggiore interesse. Ogni dubbio sulla genuinit della lezione trasmessa tuttavia destinato a cadere, ove si legga, ad esempio, .-,cj, -c. c .. v``. . ,cc Ac.c, .-c`.., vc.... ..cc 500 : lespunzione delle ultime parole, a suo tempo proposta da Gilles Mnage, non ha giustamente trovato alcun sostenitore. Due luoghi, scelti quasi a caso dal quarto libro, chiariscono bene il perch. Il tuo male spiega Marco Aurelio non si trova nel principio dirigente di un altro, e neppure in qualche mutamento e alterazione dellambiente. Dov, dunque?. Dove tu hai quel che giudica dei mali. Questo, dunque, non giudichi, e tutto va bene. |c. .,,uc. cuu, c.c.., ..jc., -c.jc., .cvu.c-jc., cjvjc., ., uv`cc.. v.,. u.. ,.. jcuc. ., u.c. -,.... j. -c-. . .. .c. j. c ,c-., .v.cj, u.cc. -c-. c.,. -c. c,c-. cuc..... 501 . Linciso c.c.., che Marco Aurelio giustappone a chiosare lespressione .,,uc. cuu , assolutamente
498 Cfr. vc,cj,... . .v.j.. cu j ., . u 1uc., -. . (Bisogna osservare che cosa ricerca la tua natura in quanto animale ecc.) X 2 2 , citato da Farquharson 1944, vol. II, p. 657. Il verbo j,.. particolarmente caro a Marco Aurelio: nellaccezione qui presupposta si trova impiegato almeno in III 6 7 , VI 26 3 e XI 10 4 . L ulteriore occorrenza di IX 41 1 (=Epicur. fr. 191 Usener) conferma la generale benevolenza dellimperatore di fronte alle posizioni epicuree. 499 .-,. .. u. j . -cc,, .-,. . j, ,j, ,..... vu j .-,. . -c. j j-.cj uc.,1j.c -c. cu j . -cc .cj. c.-,.vc,... c.cc .-.j.... -c. u- .. .. u` .cuu,, oujde ge (u . ,. A T) . v,vc`c. .-.j-c (piccolo, dunque, ci che vive ciascuno, piccolo langolino della Terra dove vive; piccola, poi, anche la pi lunga fama tra i posteri, grazie a una serie di omiciattoli, per giunta, che saranno morti rapidissimamente e non conoscono se stessi, tanto meno chi morto da tanto tempo) III 10 2 . In tale contesto certo che il nesso u. ,. riproduce il latino nedum P. Pascucci Ricalchi latini p. 142. 500 Socrate chiamava Lamie, spauracchi dei mocciosi, anche le idee dei pi XI 23. 501 Anche se ci che gli sta pi appresso, il corpicino, inciso, cauterizzato, suppura, incancrenisce, lorgano che giudica di questo se ne stia tranquillo lo stesso, riconosca, cio, n che sia un male n un bene quel che pu capitare indifferentemente a un uomo malvagio e a uno buono IV 39 3 .
178 superfluo, in vista di ci che segue, alla comprensione del testo, ma nessuno degli editori ne ha accolto lespunzione caldeggiata da Morus. Le prime righe di IV 40 sono, se possibile, ancora pi indicative: ., .. .. . -c., .c. uc.c. -c. 1uj. .c. .v.., cu..., .v.... ., -c. v., .., c.c-jc.. .c., j. uu, vc.c c.c.c. -.. 502 . A dispetto della sua inutilit, non c editore antico o moderno che abbia esitato nellattribuire a Marco Aurelio questa precisazione.
502 Pensare costantemente allUniverso come a un unico vivente, dotato di ununica sostanza e di unanima unica, e in quale modo tutto pervenga a ununica sensazione, la sua, ecc.
179 (15) [A T] 4 . ., .. . u.. j. .v.c``. . c .-,.v., u- c. u v.,1,.... . cu.. -c. -c.c..ccc-c. .v.c``. j. u. .vc..., j. c v,c.j u.. .cu. vc,. .., u` c. .`c..-, .cuu .. ... u .. c,c-, j ., .. v., cu c c,c-c j .. 5 .u. `, c. v., v`... ., c1c.,.. .cuu u.. j .u.. . .,.. j -c. c1c.,u.., . u.. c...c., c. . c``. c,c-, .c...
. . A T: .v.. Coras, Leopold .. v., T: u v., A ` c. v., T: -` c. v., A c 1c.,.. A T et fere omnes edd.: c1c.,j c. (sim. iam Theiler, qui c. post c. v., inser.) Dalfen j .u.. u.. om. A, neque Xylander expressit in versione j .u.. . .,.. del. Lemercier, suspexit Farquharson c 1c.,u.., . Gataker et fere omnes edd.: c1c.,u..c . T c 1c.,u.., ..c Casaubon, Schenkl (ed. mai.) c...c. Coras, Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Farquharson, Cortassa: c..jc. A T Leopold, Haines, Dalfen, Maltese <c. .v>c..jc. Fournier.
Nel rimediare allovvia corruttela del 5, la soluzione adottata da Dalfen pienamente accettabile: sciogliendo in c1c.,j c. il tradito c1c.,.., leditore rimuove agevolmente anche il non secondario ostacolo del congiuntivo c..jc., concordemente testimoniato in tutta la tradizione. Sembra per pi opportuno non privarsi del caratteristico poliptoto c1c.,.. c1c.,u..,, che, con lalternanza delle forme attiva e passiva, punteggia diversi altri luoghi dell|., .cu., modellandone alcuni dei pi indimenticabili aforismi 503 . Tuttavia, a meno di non accogliere lemendamento di Fournier, o qualcun altro equivalente a questo, non davvero possibile, come fanno Leopold, Haines e, a quanto pare, Maltese, conservare c..jc. come congiuntivo indipendente, senza che sia retto, cio, da alcuna particella.
503 | ,c, . -cc. ....j .,c cu..1.,.c. . -c. cu..1.,.. (Perch la sorte assegnata a ciascuno coinvolta e coinvolge) III 4 6 ; lc. .1j .,., -c. .j..u. -c. .j..u... (Tutto effimero: e ci che ricorda e ci ch ricordato ) IV 35; lc.., vu v. -.. .c. |c..-.c.,, 1c.,, lu`.c.,, A.v., j .. ., .u ,, . v``u, . j..,-c., .. c .j..-jcc. (Riposano comunque, da qualche parte, Cediciano, Fabio, Giuliano, Lepido o altri come loro, che molti seppellirono, ma finirono poi sepolti) ibid. 50 3 ; |cc j. .. `.. 1uc.. .-ccc v.,c...c. u ,c, -c` c``j. ,. ..c 1uc.. j . .-.. v.,.. ucc. j .v.,....j. . .. j .. cvj,j..j. (Tutto si compie secondo la natura universale: perch di certo non secondo unaltra natura o che dallesterno la includa o che le stia inclusa allinterno o che ne stia allesterno disgiunta) VI 9; 1. u.: -c. cu -.`.., ..,: u. . c, .. c``,.c, ,vc, -cc`.v... ., ,. vuc. -c. ,.v...,, cu , . v.,. v., ,jc-c. cu., `, ,...c-c.: (E allora? Vuoi anche tu lo stesso? Non vuoi piuttosto lasciare i turbamenti altrui a chi turba e n turbato, e dedicarti interamente a come approfittarne per conto tuo?) VII 58 2 ; |,cu.. -c. .vc.... -c. .vc..u .., -c. ....u.. -c. .j..u.., (Ha breve vita e chi loda e chi lodato, e chi ricorda e chi ricordato) VIII 21 2 ; | u. -ccvcuc., u .u .-cc. u -c-. .., . u. c.c,., .. v., -c. c v,c.,.. -c. u- c -....j. c,c-. . , .. v., . `. -c.,.. -c. cu1.,. -c. cu1.,... (Perci la cessazione dellesistenza non certo un male dellindividuo, perch non neppure un errore, se vero che, da un lato, prescinde dalla volont individuale e, dallaltro, non contravviene agli interessi della societ; anzi, un bene, se vero ch opportuna allUniverso e gli giova e se ne giova) XII 23 5 .
180 (16) [A T] 3 () u v., . ..-.. .-cc. -c.c-.uccc., <v,, u -c.c-.uccc.> v,, . -c.c-.uccc., v,, u 1.,.c. v,, 1.,.c. ., .. u. .`, cuu vu . .`,, .-.. -c. cu1.,. -c. c,c-. .-ccu c,c c,c-. u `,.-u . u -.....c.
<v,, u -c.c-.uccc.> suppl. Gataker, Farquharson, Cortassa v, , . -c.c-.uccc.T: om. A, secl. Stich, Leopold, Haines, Dalfen, Maltese v,, . -c. <-c.> v,, . 1. Coras v,, . -c.c-.uccc. Schenkl (ed. mai.), Trannoy v,, u T: v, , u . A c,c-. A: c ,c-. T.
La continua omissione di righe, porzioni di riga, e perfino di passi pi ampi, di due o tre righe, costituisce, purtroppo, un tratto caratterizzante della scrittura di A, dove le conseguenti lacune si possono quasi sempre ricondurre a banali cadute per omeoteleuto e aplografia. Perci, piuttosto che confidare nellincerta autorit di quel codice, per espungere da T ci che ne resta, sarebbe forse pi saggio, con Gataker, recuperare il sorite nella sua forma logica distesa, che riesce irrimediabilmente sfigurata dal fortunato emendamento di Coras e dal precario rattoppo di Schenkl.
181 (23) [A T] 1 l``c-., ..-uu c, j, vc,c1,c, -c. u v.c,,j, . . ... . -c. ,....... 2 j . ,c, uc.c .. vc, .. .j..-.. , uc.. -c. c. ...,,..c. .. cu...c. .c`c., -c. c c. .c .. u,.c., ,vc., -c. c. . u.. .c.,, -c. vc,.,,u, . c v..,. u . vc,. j-, -c. .``., cc..,, . vc.c ..c1c...c.. 3 v., u. u .,, .. u., 1uc..., j cv..., j c.`.c.. ., .. ... ,.. -c. .v. c-, . ..`jcc. .:
c. T: om. A u.. .c., A T: u.. < ..>.c., Kronemberg u.. .c., <u. ...c., u ,.u> Dalfen (cfr.VI36 1 ;VII29 3 ) -c. c.. u. . .c., -c. vc ,.,,u, Trannoy (in versione), Maltese -c. c. . u.. .c., u. v. . Morus -c. vc,.,,u, . c v..,. Leopold, Farquharson, Cortassa: -c. vc,.,,u,, . c v..,. A T Dalfen -c. vc,.,,u, . c v..,. Casaubon, Trannoy, Maltese, cruces loco app. Schenkl (ed. mai.), Haines u . vc,. j- , T: u v.vc,. j-, A u vc,. j-, Morus -c. .``., A T: -c. < u > .``., Morus .. ... ,.. -c. A T: del. Dalfen, Maltese .. ... ,... -c. Reiske, Marchant, Farquharson, Cortassa, cruces loco app. Haines .v. c-,. A: .v. .-,. T Richards <u-> .v. . Schultz ..`jcc. . Fournier, Trannoy: ..`jcc.. A T Leopold, Schenkl (ed. mai.), Farquharson, Cortassa ..`jccc. Reiske ..`jc.. Lofft ..`jc.c Richards, cruces loco app. Haines.
Il recente tentativo di Dalfen di costituire un testo accettabile per il 2 ricalca da presso una brillante idea di A. J. Kronemberg. Assolutamente persuaso che lattenzione di Marco Aurelio si appunti ora sul rapinoso dileguare di ogni attimo nellabisso del tempo, con qualche lieve ritocco al testo dei codici approda a una efficace tripartizione, che vede ai suoi estremi i predicati c.. u .. e cc..,: Quasi nulla listante presente, e cos il successivo, mentre linfinit del passato e futuro, dove tutto scompare, immensa. Prima ancora che di ordine paleografico, lobiezione decisiva a questa interpretazione sembra essere di ordine linguistico: come dimostra inoppugnabilmente lunica altra occorrenza del termine nell|., .cu., c v..,. sta piuttosto a indicare soltanto il futuro 504 . Analogamente vanno perci rigettate tutte le correzioni, come quella di Morus 505 , che tendono ad attribuire, con una figura di chiasmo, vc,. j-, e .``., rispettivamente a c v..,. e cc..,. Ma possibile conservare intatta la lezione dei manoscritti? Una prima soluzione prevede di porre un punto in alto dopo .c.,. Ciononostante, sia che si attribuisca a vc,.,,u, il dubbio valore di un generico trapasso logico, come tendeva a fare Casaubon, sia che lo si prenda, come Trannoy e Maltese, nella sua concreta accezione spaziale, lespressione non sembra affatto ben armonizzata
504 |`.v. ,c, v.c. cc.. , u c.. ., -c. v,c. c`` c v..,. (Perch guarda indietro limmensit del tempo e laltro infinito davanti) IV 40 5 . Questuso confermato dalle locuzioni avverbiali .., c v..,. (V 13 2-3 ; IX 28 4 ; 35 2 ) e .., c v..,. (VI 37). Identica la direzione in cui puntano le occorrenze dellaggettivo: . c v..,. c.. .c (VI 15 1 ); .. . cv.. ,. ,.. (II 14 5 ; X 31 3 ). Linusitata pignoleria di Marco Aurelio nella scelta delle parole ha spesso eluso la piena comprensione degli interpreti: lc. .,, u cv..,u -c. cc.u, c.. ., cv..,.cc. .-cc.: c.cc ,c , ..c1c...c. . c... (Che stralcio s stralciato per ciascuno di un tempo interminato ed abissale? Ch rapidissimamente si perde nelleterno) XII 32 1 . Tutto chiaro per: ,cu .. cv ,...c.., .,. .c`uc..,, cc.., . v, j, ,...c..,, ., -c. .c j. .c`uc.. .., c v..,. (Certamente breve lintervallo dalla nascita alla dissoluzione, abissale, per, prima della nascita, come anche parimenti interminato dopo la dissoluzione) IX 32 2 . 505 Ne rimane qualche traccia nellesitante parafrasi di Haines: And ever beside us is this infinity of the past and yawning abyss of the future, wherein all things are disappearing. Il tutto, per, sembra gi presupposto dalla seicentesca traduzione di Meric Casaubon: Next unto this, and which follows upon it, consider both the infiniteness of the time already past, and the immense vastness of that which is to come, wherein all things are to be resolved and annihilated.
182 nel contesto 506 . Lalternativa, invece, consiste nel collocare una pausa forte subito dopo vc,.,,u,. Lintero passaggio, annunciato dalle parole j . ,c, u c.c -.., altro non sarebbe, perci, che una delle abituali parentesi argomentative di Marco Aurelio, intesa ora a dimostrare laffermazione recisamente apodittica del 1 507 : Ch la sostanza come un fiume in perpetuo flusso e gli atti in continue trasformazioni e le cause in miriadi di mutamenti e quasi nulla stabile, neppure ci hai a portata di mano 508 . Dopodich la ripresa . c v..,. -.. dichiara un ambito ulteriore della riflessione filosofica: Considera sovente la rapidit del passare e dellallontanarsi degli enti e degli eventi; e poi linterminata immensit del passato e futuro, in cui tutto dilegua 509 . Dopo lessere, il tempo. Largomento sotteso allespunzione di .. ... ,.. dal testo del 3 consueto, cos come lo lobiezione che vi si pu opporre 510 : lottima lettura di Fournier e la puntuale interpretazione di Trannoy rendono il giusto merito alla tradizione manoscritta 511 .
506 Et presque rien nest stable; et, tout proche, voici labme infini du pass et du futur, o tout svanouit Trannoy 1926, p. 50 ; E non c pressocch nulla di stabile ; e considera, proprio qui accanto, questo infinito abisso del passato e del futuro, in cui tutto scompare. Maltese 1993, p. 83. Linterpretazione ha goduto di una secolare fortuna: And there is hardly anything which stands still. And consider this which is near to thee, this boundless abyss of the past and of the future in which all things disappear. The Thoughts of the Emperor Marcus Aurelius Antoninus. Translated by George Long. London 1862. 507 Lesemplificazione dovr necessariamente limitarsi al solo libro quinto: c,c c,c-. u `,.-u . u -.....c. . ,c, v,, -.....c. ,.,.c.., vc`c. . ..-c.. j u- j. ..c,,.,, . c .. ,. .. -,..... . ..-.., c . -,.. . c``j`..: -,... . .. .. c 1u.. c .1uc, .. . .1u.. c `,.-c (La societ perci il bene dellessere razionale. Perch si dimostrato da un pezzo che siamo nati per la societ. O non era evidente che gli esseri inferiori sono in funzione degli esseri superiori, mentre gli esseri superiori sono in funzione gli uni degli altri? Superiori agli esseri inanimati gli animati, agli animati i razionali) 16 3-5 ; u ,c, c. u ... . 1.,.., .. j . `. cu..1.,.. u. ,c, j uucc 1u c., 1.,.. ., j . ..-u... uv` cuj, -cc``j`. .c.. (Perch non porterebbe questo ad alcuno, se non comportasse alcunch per lUniverso: perch nemmeno una natura qualunque porta alcunch che non sia consentaneo allorganismo da essa regolato) 8 11 . La particolare natura dellinciso chiarisce opportunamente la vana pretesa di Zuntz 1946, p. 48 di imporre il rispetto della regola di maggioranza espungendo uucc: una volta di pi T pienamente affidabile. 508 La correctio c.. u.., di fronte alla quale Trannoy nutriva delle riserve incomprensibili, si ritrova, tale e quale, in III 2 5 e VII 9 1 . Per la particolare forma di correlazione negativa si pu utilmente confrontare, ad esempio, u . .,,u, .c. . `uvj-j .c. c ., . u . -c. . v,,...c.,. v.,. cu `,u, .u1ju, .v.u . (ma questo significa pressappoco addolorarsi perch nemmeno gli antenati facevano discorsi favorevoli su di te) VI 18 2 . Marco Aurelio riformuler poi lo stesso pensiero, dissolvendo il rigore filosofico in una nota di struggente malinconia: .. . u. . vc. . c. ., u.. .. vc,c-.... .-.jc...., .1` u cj .c. u- ..c..: .cv., .. ., . .. vc,cv..... c,u-c,... 1.`... c,., ` jj . 1-c`.. cv.`j`u-. (ma, in questo fiume, quale delle cose che passano vicino, su cui non ci si pu arrestare, si potrebbe apprezzare di pi? Quasi che si prendesse ad amare uno dei passerotti che volano vicino: ma esso gi sparito dalla vista) VI 15 2 . 509 Lespressione c v..,. u . vc,. j- , -c. .``., cc..,, qui impiegata da Marco Aurelio, formalmente identica ai due hapax legomena c, u . 1` . -c.,c cv..,u c.. ., (IV 3 7 ) e j. cc...c. u v.c. -c. v,c. c.. ., (XII 7). 510 Cfr., come al solito, Cortassa 1981, p. 224. 511 Comment ne serait-il pas fou lhomme qui, en ce milieu, senfle ou se crispe ou se lamente, comme si quelque chose lui avait caus un trouble pendant une dure apprciable, et mme considrable ? Trannoy 1926, p. 50.
183 (31) [A T D] 1 l., v,c..j..c. .,. .u. -..,, ,..uc., c.`1.,, ,u.c.-., .-..,, .cc-c`.,, ,1.uc., 1.`.,, .-...,, .-.c., .. v,, vc .c, c. .,. .u. .c. j. ..c , .c. .c.c.., j. ..v.... 2 c.c..j c-u . -c. .` ... ..`j`u-c, -c. .c j,-.cc, u v.. .c.. 3 -c. . v`j,., jj c. j .c,.c u .u -c. .`.c j `..u,,.c -c. vcc . vc. -c`c -c. vc.. . . j... -c. v... u v.,...,, vcc . . .c vc,...,, .., cu, . c ,...c, .u,.... .,..u.
u . ..c , .c, .c.c.. u . . ..v.. .. j. j ` .c. . -j -.. .. cc.`j.. c``. -` .-c.,jc. ,. ., c ``. -. 1.`.j Od. 690-692.
c.`1., A T D: c.`1. Farquharson, Cortassa c.`1j Theiler (ex I17 1 ) .-. c., Leopold: .-. c.,. Cortassa, Maltese. Post .-.c., signum interrogationis pos. Haines, Farquharson, Dalfen; post ..v... autem Schenkl (ed. mai.), Trannoy (sed in versione cum prioribus consentit) .. A T D: an j ? Stich vc.c, T D: vc.c A .,. .u. A T D: vix sanum; an -.-,....? Schenkl (ed. mai.) post .u. lac. ind. Trannoy, Dalfen j. ..v... A T D: j. <.> ..v... Coras, Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy j 1 om. T .`.c T: .`.uc.c A D Dalfen, Maltese .`..c Lugd., Leopold, Trannoy, Farquharson, Cortassa .`.uc Schenkl (ed. mai.), Haines vcc . vc. A T D: vcc <c.> . vc. Coras vcc vc,.. ., om. D .u,.... A D Xylander: c,.... Tox.
Per quanto non si possa che plaudere al sano buon senso di Cortassa 512 , forse pi opportuno non precisare troppo lambiguit sintattica delle due proposizioni iniziali, la cui incertezza appare decisamente ricercata 513 . Per quanto concerne poi lampio rimaneggiamento del luogo omerico citato, la cautela di Farquharson dobbligo 514 . N si comprende bene che cosa dovrebbe essere caduto dopo . ,. .u., come sostengono invece Trannoy e Dalfen. Per la corretta restituzione del 3, leditio princeps appare, ancora una volta, pi affidabile della testimonianza congiunta di A e D: nell|., .cu. di Marco Aurelio laggettivo .`.uc., denota invariabilmente lultima persona o cosa di una successione, laddove .`.,, e il suo allotropo .`..,, esprimono piuttosto la nozione di compiutezza qui richiesta dal contesto 515 .
512 Dopo .-.c., pongo un punto fermo in luogo del punto interrogativo posto dal Farquharson e da molti altri editori, tra i quali il Dalfen, facendo reggere sia la frase introdotta dal v., iniziale, sia quella successiva introdotta da .., da un sottinteso c.c..j c-u che si ricava facilmente dal successivo c.c..j c-u del 2. Questo del tutto conforme allo stile dei Pensieri Cortassa 1984, p. 96. 513 Si veda, in proposito, lanaloga condizione di II 12 1 e gli argomenti ivi discussi. 514 As M. is paraphrasing, it is better not to insert ., and so to ascribe a false quantity (c.) to him [Dal momento che Marco Aurelio sta parafrasando, meglio non integrare ., e attribuirgli cos unerronea scansione (c.)] Farquharson 1944, vol. II, p. 667. A dispetto della sintassi omerica, che richiede il doppio accusativo della cosa e della persona, Marco Aurelio sentiva lespressione ..c , .c. .c.c.. (o ..v...) sicuramente affine al latino malefacere, maledicere aliquem. 515 .`.uc.,: I 17 15 ; VI 30 15 ; VII 69; XII 31 2 n. adv. .`.uc.. VII 24 1 . .`..,: I 16 17 ; X 1 3
n. subst. .`... XII 36 4 . .`.,: XI 10 2 n. adv. .`.. V 8 5 .
184 (33) [A T D] 4 . u. . . ..cu-c -c.., .. ,. c .. c.c-jc .u.c`jc -c. u .c. c, c . c.c-jj,.c cu,c -c. .uvc,cuv.c, cu . 1uc,.. c.c-u.cc., c1` c.c,, . .u-.... vc,c .u., -...: 5 . u.: v.,....., .`.., j. .. . c.c.. .. . .cccc... 6 .., . . -...j, -c.,, .1.ccc., . c,-..: . ` c`` j -.u, .. c.... -c. .u1... ., c.-,.vu, . .u v.... -c. c...c-c. cu.. -c. cv..c-c. cc . .., ,.. u -,.c.u -c. u v..uc.u, cu c ..jc-c. j. cc .c j. .v. c..
.uvc,cuv.c A T D: .uvc,cv.c Nauck cu . .cccc.. om. D . u.: A T: . u. <u> Morus, Upton . u Gataker, Maas v.,....., . `.., Wilamowitz et omnes fere edd.: v.,....., .`.., A T Leopold v.,...... .`... Farquharson <u> v.,....., .`.., Dalfen .., c`` A T: . . c`` c,-.. . ., -c.,, j, .cccc.., .1.ccc.: D .., ,.. A D (,.. mg. D): .-, ,.. T Dalfen, Maltese.
Per la corretta restituzione del 5 bisogna innanzitutto sgomberare il campo da un pericolosissimo equivoco: . u. non rappresenta affatto la stancata ripetizione di uno stilema formulare caro a Epitteto 516 , bens la drammatica eco dellinterrogativo con cui si apre lincipit del 4, e lo si deve perci conservare 517 . Le fortunate correzioni di Gataker e Morus vanno cos accantonate. Il Farquharson corregge, col Marchant, il v.,....., .`.., dei codd. in v.,...... .`... (da intendersi come infinito con valore di imperativo). Pi semplice mi pare leggere v.,....., .`.., con il Wilamowitz 518 . Il lieve ritocco di Dalfen, che si potrebbe accogliere senza troppi problemi, migliora sensibilmente lo stile: linterrogativa retorica, qui introdotta da u, conferisce allindicativo futuro la connotazione abituale di un comando attenuato 519 . Accettare .-, da T comporta il grave fraintendimento di un principio cardine del tardo stoicismo: E ricordare che quanto cade fuori dei limiti della tua misera carne e del tuo misero soffio vitale non tuo n in tuo potere 520 . Nel suggellare la sua appassionata perorazione, Marco Aurelio enumera, una volta di pi, tutti i doveri che discendono naturalmente dalle tre relazioni fondamentali dellessere umano: con gli dei, con il prossimo, con se stessi. Ora la radicalit del dogma non consiste tanto nel ricordare levidente alterit al soggetto degli oggetti esterni, quanto piuttosto nellaffermare lestraneit del principio dirigente persino allinvolucro terreno che lo racchiude 521 : solo .., di A e D consente di rispettare alla lettera la sostanza del precetto.
516 Cos Maas 1945, p. 145. 517 Che cos, allora, quel che ti trattiene qui, se etc.? Che cos, allora?. 518 Cortassa 1984, p. 96. Si deve per ricordare che, se il rimando a IV 48 4 ben motivato, Farquharson commette un grossolano errore nel considerare ..jc-c., che si legge qui al 6, un infinito iussivo. 519 Esempi in LSJ 9 s. v., A, II, 12. 520 Maltese 1993, p. 89. 521 1.. ... c .. .c.. .1` j. ., c . u- .1` j. .. . 1` j.. .. uv`j1.,, ,j, ,..,, .--`.c., -c. ... `,. cc j ..,c .,,c u- .1` j.. . c.c, j -jc.,, c., c,c. -c. ... `,. cc u j..,c . ,,c (La realt si divide in cose soggette al nostro potere e cose non soggette al nostro potere. In nostro potere sono il giudizio, limpulso, il desiderio, lavversione e, in una parola, ogni attivit che sia propriamente nostra; non sono in nostro potere il corpo, il patrimonio, la reputazione, le cariche pubbliche e, in una parola, ogni attivit che non sia nostra) Epict. Ench. 1. 1. La traduzione si deve a E. V. Maltese, Epitteto, Manuale, Garzanti, Milano 1990, p. 3.
185 (34) [A T] 2 u cu c -..c j . u -.u -c. j u c.-,.vu -c. vc., `,.-u . u 1uj j . v..c-c. uv` c``u -c. .. j .-c.-j .c-.c.. -c. v,c.. . ... c,c-. -c. ..cu-c j. ,... cv`j,....
Post . u iter. `,.-u A, unde `,.-j Schenkl (ed. mai.) .-c. -j T: -c.-j A .-c.c Coras -.....-j Dalfen.
Gli addentellati superstiti nel ductus di A non lasciano dubbi sulla correttezza della lezione in T: loccorrenza dellaggettivo non senza paralleli nell|., .cu. 522 .
522 Cfr. infatti IX 22 2 .
186 (36) [A T] 2 c``` . , ,.,.. cv.`-.. . u -,.vu , . cvj .., ..j.., . ,,, u ., u. -c. <cu> ... 3 .v.. . ,..j -`c... .v. .. . `... c .-,.v., .v.`c-u, . cu c j.: .c. c``c u., v.,.cvuccc. .c u` u. -c. cu .,, ,..j:
-,.vu A: -,.vu T u. .c u` om. A -c. <cu > .. Farquharson, Pinto: -c. .. T .v.. . ,..j -`c... Farquharson, Pinto: . v.. . ,..j -c`.. T, Leopold, del. Dalfen (idem atque .v. .. .`.. e dittogr. put. Trannoy) . v.. . ,...c. -c`. (quoniam boni aliquid fiat) Xylander .v.. . ,..j -c`, Saumaise .v.. . ,..j -c`. . Casaubon (. ,-c`.. Coras) ..v., . ,..j `c`.. Jackson, alii aliter; cruces loco app. Schenkl (ed. mai.), Haines, Trannoy, Cortassa, Maltese.
Il luogo certamente disperato, ma a me sembra che il Farquharson lo sani discretamente 523 . Lintegrazione di cu, in coda al 2, renderebbe ancora pi chiara lomissione in A per omeoteleuto di tutta la pericope. La struttura argomentativa di questo passaggio, cos emendata, ricorderebbe da vicino, nella sua formulazione linguistica, VI 26 3 , ad esempio: u ., u. -c. ..-c. ..jc, . vc. -c-j-. . c,.-.. .... cuv`j,u c. 524 .
523 Pinto 1968, p. 37. Per il testo e linterpretazione di tutto il passaggio si deve rinviare necessariamente a Farquharson 1944, vol. II, p. 672-674. 524 Perci ricorda anche qui allo stesso modo che qualunque dovere il prodotto di certi fattori.
`|,..j. A T: ,... c. Boot ,..u jj vel ,...j. Schultz -cc`..1-.., A T Schenkl (ed. mai.), Haines: -cc`j1-.., Casaubon, Leopold, Trannoy, Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese . .u.,, A T: . .u.,, Morus c.cu. A T: .cu. Reiske, Dalfen, Maltese cv...c, T: cv....c, A c,c-c. . .,c. A T Leopold, Schenkl (ed. mai.), Haines: c,c-j . .,c Stich, Trannoy, Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese.
Se Casaubon, che era costretto a lavorare soltanto sul testo delleditio princeps, poteva ragionevolmente nutrire dei dubbi sulla fondatezza di -cc`..1-..,, la conferma proveniente da A avrebbe forse dovuto indurre gli editori a desistere dal seguirne le tracce 525 . Ritoccando appena la punteggiatura 526 , il pronome riflessivo di seconda persona, che si legge tanto in A quanto in T, si pu tranquillamente conservare. Lingegnosa correzione di Stich del tradito c,c-c. . .,c. gode di un consenso tanto ampio quanto meritato 527 ; resta per da dimostrare la sua assoluta necessit.
525 La correzione di Casaubon pu comunque contare sullimpressionante parallelo di XI 1 2 , dove A commette un sicuro errore del tutto identico a quello ipotizzato qui -cc`j1-j T: -cc`..1-j A. 526 Il capitolo 37 non rappresenterebbe allora che un frammento di dialogo, con lanonimo interlocutore che pronuncia la battuta iniziale, di per s insignificante, e Marco Aurelio che ne d lesatta traduzione in termini filosofici. 527 The correction improves the sentence; the corruption has arisen from attraction (la correzione migliora la massima; la corruzione insorta per attrazione) Farquharson 1944, vol. II, p. 675.
188
189 Note al LIBRO VI
190
191 (4) [A T D] lc.c c u v-....c c.cc .cc``.. -c. j . .--u.c-jc.c., .. v., j ..c. j uc.c, j c-.cc-jc.c..
.cc``.. A corr. T D: .cc`.. A pr. .cc`.. Schultz et vulgo edd. j . T: .. . A .. . D.
La fortunata correzione di Schultz trova ampio riscontro nelle note di Farquharson 528 . Resta per da vedere se il consenso dei manoscritti sia davvero intollerabile qui: se il destino oltremondano degli oggetti sensibili svaporare nella sostanza universale, o disperdersi nel nulla, la condizione presente comunque un rapidissimo mutamento 529 . N c.cc osta a questa interpretazione 530 .
528 The context requires the correction. The spelling of this verb is very uncertain in the MSS., see e. g. IV 3 11 ; V 13 2 ; VII 25; IX 28 4 ; XI17 (Il contesto richiede la correzione. La grafia di questo verbo molto incerta nei manoscritti: si veda, ad esempio, IV 3 11 ; V 13 2 ; VII 25; IX 28 4 ; XI17) Farquharson 1944, vol. II, p. 667. Le oscillazioni ortografiche sono ben documentate da IX 28 4 : nel breve volgere di un paio di righe la lezione corretta si ritrova prima in A, e poi, inaspettatamente, in T. Nessuno dubita pi della brillante correzione di Reiske a XI 17: probabile che lerrore si trovasse gi nel manoscritto di Areta. Lanalogo intervento di IX 29 6 , accidentalmente omesso da Farquharson, non , per, altrettanto convincente. Lemendamento di Patrick Joung a IV 3 11
universalmente accettato in virt della straordinaria affinit del dettato con IX 33 1 e, ancor di pi, con VII 25: varrebbe allora la pena di chiedersi, per lo stesso motivo, perch mai non correggervi in u.v. il tradito u v., come gi proposto da Mazzantini. Resta inservibile V 13 2 : il consenso dei codici chiarissimo e indubitabile. 529 lc.c .. .c`j -c. cu, cu .. .j..-.. c``..c.. -c. -cc . 1-,c -c. - c, . `, (Tutto in mutamento: e tu stesso in continua alterazione, e corruzione, in un certo senso, e pure luniverso intero) IX 19. 530 Lavverbio, uno dei prediletti da Marco Aurelio, ricorre col presente indicativo anche in VII 10 e XII 32 1 . Curiosa, invece, la concomitanza dellaoristo gnomico in IV 1 2 e VII 34 2 . Limpiego accanto al futuro, bench predominante, non comunque conclusivo.
.cu T D: .cu. A ,.v. A T D: ,.1. Lemercier .. .cu T: .. .cu. A D .. c. -c. -.`j T: .. c. j -c. -.`j A D .. c. .. .c. -.`j Schultz, Dalfen, Maltese.
La brillante correzione di Schultz approfitta della frequente confusione in A tra i segni .. e j per ricavare dal ductus delle lettere j-c. linfinito .. .c.. Ciononostante, per convincersi ancora una volta della correttezza di T, basta dare unocchiata a quanto Marco Aurelio scrive in VIII 35 2 : `,.-. .. u.cc. vc. -.`uc u`j. .cuu v.... -c. ,jc-c. cu ., .1` .. c. -c. .,jc.. 531 .
531 Il vivente razionale in grado di tramutare ogni ostacolo in materia per s e di servirsene per qualunque azione si accingesse a compiere. Analogo a questo ottavo capitolo il concetto espresso da XI 1 1 : c ..c j, `,.-j , 1uj, .cuj. ,c , .cuj . .c,-,., .cuj. v.c. c . u`.c. v... -.. (Le propriet dellanima razionale: vede se stessa, articola se stessa, fa di se stessa qualunque cosa voglia, ecc.).
193 (10) [A T D] (sc. .. .. u. -u-... -c. c..v`-j -c. c-.cc,) 3 . . . -c. .`.. c``u .., j u v., v. c.c ,...c-c.:
v., v. c.c ,...c-c. verba ex ignoto poeta desumpta Gataker, qui confert: c``` u.., .. vc.., u., -c. ,c.c ,...c-. Il. Z 99.
c.c ,...c-c. A T: .c ,.,..c-c. D ,c.c ,...c-c. Mnage .1,c ,...c-c. Richards .c,...c-c. Theiler, Dalfen.
Il dettato dei manoscritti sicuramente fededegno, cos come lo linterpretazione di Gataker 532 : lignoto autore, che qui solletica la fantasia di Marco Aurelio, aveva senzaltro in mente Il. Z 99 533 , citazione che lemendamento di Mnage rende subito evidente. La correzione di H. Richards presuppone un complicato caso di aplografia per ricavare .1,c dal ductus di .c.c, mentre il facile .c,...c-c. 534 , proposto da Theiler e accolto da Dalfen, sottrae al testo ogni minimo interesse letterario.
532 La lezione .c ,.,..c-c. deliberatamente interpolata dallexcerptor di D; cfr. Schenkl (ed. mai.) 1913, p. XVI. 533 Ma possiate ritornare acqua e terra voi tutti. La celebrit del passaggio e le ragioni del ricordo letterario sono ben inquadrate da Farquharson 1944, vol. II, p. 682. 534 Cfr. XII 31 1 .
194 (11) [A T D] 0c. c.c,-cc-j, u v .. v.,..cj-.. .... .cc,c-j .c., c.., .vc..-. .., .cu., -c. j u v., c c.c,-c.c ..ccc u , u-u .cj ,c, .,-,c.c.,, j, c,..c, . cu..., .., cuj. .vc..,.c-c..
.... A T D: . ..u. Coras .cj T: .. A .. D .., A T: .v` D Dalfen.
Il tentativo di Dalfen di promuovere nel testo una palese congettura, attribuibile con certezza allexcerptor di D, drammaticamente perverso.
195 (12) [A T D] 1 |. j,u.c. . cc .. ., -c. j.,c, .-...j. ` c. .-.,cv.u., -c. ., j .vc., c. v,, j. j.,c cu..j, .,....
` c. A T D: [`] c. Dalfen.
Lespunzione dellenclitica . dallapodosi irreale non tiene conto a sufficienza dellevidente simmetria stilistica con la protasi.
196 (14) [A T] 1 1c v`..cc, .. j v`j-u, -cuc.., .., ,...-.cc c.c,.c. c u v ..., j 1uc.., cu....c, `.-u,, u `c, cu-c,, cv. `u,, .`c.c, c . u v .. `.,. .,... ,.. .., c u v 1uj,, .. v..c,, c,.`c, c . u v .. . . c,..c.,.. .., c u v `,.-j, 1uj,, u ... -c- `,.-j, c``c -c- ...-j j c``., v., ..,.j,, j -cc 1.`. v`j-, c.,cv.. -.-jc-c.. 2 . 1uj. `,.-j. -c- `,.-j -c. v`..-j ... u. . . . .. c``.. .v.c,.1.c., v, c vc... . j. .cuu 1uj. `,.-., -c. -.....-., . ucc. -c. -..u..j. .cc. .. -c. . ,.... .., u cu..,,...
.,...,.. A T: .,... ,.. <-cuc..c (quod audiendum adnotaverat Morus)> Fournier -c- `,.-j Farquharson (cfr. VII64 1 ), Dalfen, Cortassa, Maltese: -c-`.-j, A T Leopold, Schenkl (ed. mai.) (qui autem -c- `,.-j .c.. in app. coni., quod prob. Pinto), Haines, Trannoy verba j -cc 1.`. -.-jc-c. interpol. put. Trannoy, post c,. `c, transt. Farquharson -cc 1.`. v`j-, A T: -cc 1.`. <, ..> v`j-, Morus -c- `,.-j Cortassa: -c-`.-j. T Leopold, Schenkl (ed. mai.) (qui autem -c- `,.-j .c.. in app. coni., quod prob. Pinto), Haines, Trannoy, om. A, Farquharson, Dalfen, Maltese v`..-j Cortassa: v`..-j. A T .., u A T: .., cu Farquharson in app.
Il Farquharson traspone j -cc 1.`. -.-jc-c. dopo c,.`c, []. La trasposizione mi pare errata. Quattro sono le categorie di esseri che Marco Aurelio prende in considerazione: 1) gli esseri dotati di una .., o di una 1uc.,; 2) gli esseri dotati di una 1uj; 3) gli esseri dotati bens di una 1uj `,.-j ma tenuti normalmente in considerazione non per lo specifico carattere razionale della loro anima, ma per qualche loro particolare attitudine (u ... -c- `,.-j, c``c -c- ...-j j c``., v., ..,.j,); 4) gli esseri dotati di una 1uj `,.-j che vengono tenuti in considerazione proprio in quanto tali []. Ora, evidentemente, gli schiavi non appartengono alla seconda categoria, come si verrebbe ad avere accettando la trasposizione del Farquharson, bens alla terza, come risulta dal testo trdito: essi fanno parte degli esseri razionali, ma non certo di quelli che vengono tenuti in considerazione in quanto tali. Nella scala di questi ultimi esseri gli schiavi occupano lultimo posto: c, dice Marco Aurelio, chi, gi dotato di una sensibilit pi elevata, apprezza non cose, piante o animali, ma esseri umani; tuttavia egli apprezza gli esseri umani non in quanto esseri razionali, ma in quanto dotati di qualche altro pregio o, al limite, anche solo semplicemente (j -cc 1.`.) una gran quantit di schiavi 535 . Sia il Farquharson sia il Dalfen leggono . 1uj. `,.-j. -c. v`..-j. ... con AD. Preferisco leggere 1uj. `,.-j. -c- `,.-j sulla base del 1uj. `,.-j. -c-`.-j. di T (lo Schenkl in apparato propone 1uj. `,.-j. -c- `,.-j .c.., ma l.c.. non affatto necessario) e correggere il successivo v`..-j. in v`..-j (perch 1uj. `,.-j. -c- `,.-j diventato -c-`.-j. -c. v`..-j. facilmente spiegabile: la frase senza verbo non stata intesa e di 1uj. `,.-j. -c- `,.-j sono stati fatti due attributi di 1uj.). Prima Marco Aurelio ha parlato di quelli che apprezzano gli esseri che possiedono unanima razionale, ma non per lo specifico carattere razionale della loro anima, ma per qualche altra dote; ora ci si aspetta evidentemente che, passando a una categoria superiore, parli di coloro che apprezzano gli esseri dotati di unanima razionale proprio in quanto tali 536 .
535 Cortassa 1984, p. 96-97. 536 Ibid., p. 97.
197 (15) [A T] 1 1c .. cv.u.. ,...c-c., c . cv.u.. ,.,...c., -c. u ,....u . jj . c v.cj , uc.., -c. c``..c.., c.c..uc. . -c. .j..-.,, .cv., . c v..,. c.. .c j u ,.u c.c`..v, 1,c ... c .. vc,..c.. 2 .. . u. . vc. . c. ., u.. .. vc,c-.... .-.jc...., .1` u cj .c. u- ..c..: [A T D] .cv., .. ., . . . vc,cv..... c,u-c,... 1.`... c,., ` jj . 1-c`.. cv.`j`u-..
1c T: |c. c A `A.. c Schenkl (ed. mai.) . c v..,. c.. .c post c.c..uc. colloc. T (sed Xylander in versione cum A consentit) c.c`..v, T: c.c`jv, A u .. .. vc,c-.... A: u .. vc,c-.... .. T, corr. Bas. .1` u cj .c. A T: .u,.-j .c. Dalfen verba .1` u cj .c. u- ..c.. post vc. transt. Farquharson .. ., . A T: . om. D .. <vc.,> ., . Jackson (fort. Aesch. Ag. 395 et Plat. Euthyd. 291b secutus) c,u-c,... A D: c,u-... T.
Levidente affinit tematica e linguistica del 2 con V 23 1-2 sufficiente a garantire la genuinit della lezione .1` u cj .c., riportata concordemente da tutti i testimoni a nostra disposizione, contro la correzione .u,.-j .c., voluta da Dalfen: Ma, in questo fiume, quale delle cose che passano vicino, su cui non ci si pu arrestare, si potrebbe apprezzare di pi? Quasi che si prendesse ad amare uno dei passerotti che volano vicino: ma esso gi sparito dalla vista 537 .
537 l``c-., ..-uu c, j, vc,c1,c, -c. u v.c,,j, .. ... . -c. ,....... j . ,c, uc.c .. vc, .. .j..-.. , uc.. -c. c. ... ,,..c. .. cu...c. .c`c., -c. c c. .c .. u,.c., ,vc., -c. c.. u.. .c.,, -c. vc,.,,u, . c v..,. u . vc,. j- , -c. .``., cc..,, . vc.c ..c1c...c. (Considera sovente la rapidit del passare e dellallontanarsi degli enti e degli eventi ch la sostanza come un fiume in perpetuo flusso e gli atti in continue trasformazioni e le cause in miriadi di mutamenti e quasi nulla stabile, neppure ci hai a portata di mano ; e poi linterminata immensit del passato e futuro, in cui tutto dilegua).
198 (16) [A T D] 7 -c. u (sc. -cc j. ..c. -ccc-.uj. -....c-c. -c. .c.c-c.) .. c. .u . j , u.. .. c``.. v.,.v.jc.., .cu..
u A T D: uu Theiler .. A T: .. D Dalfen c. .u T: .u c. A D .c . Theiler v.,.v.jc.., .cu. A: v.,.v.jcj c.cu. T v.,.v.jc.., c.cu. D Leopold, Haines.
Accettare .. da D, ch palesemente uninfelice congettura del suo excerptor, non neppure giustificato sul piano linguistico 538 . Lopportuno confronto con IX 32 1 garantisce la correttezza di v.,.v.jc..,, che per si legge soltanto in A (D) 539 : la variante di T ovviamente errata 540 .
538 Per limpiego assoluto di .. si vedano: IV 32 1 ; V 10 1 , 24; VI 16 4 ; VIII 25 2 ; X 36 7 . 539 v``j. .u,u.,.c. v.,.vjc.., j j c.cu. (Ti procurerai subito un ampio spazio). 540 La diatesi media di IX 3 7 supplisce allassenza del pronome riflessivo: u ,c, .., .. v., c,c, c.-..`-.. c. -c. -c.. .. .. . j ., .. cuj. . 1.. ., c cu c ,cc v.,.v.v.j..., (ch soltanto questo, semmai, sarebbe di segno opposto e manterrebbe in vita, se fosse concesso di vivere con chi si formato le stesse opinioni).
199 (16) [A T D] 10 j . j , ..c, .c..c, c.., -c. .j c.cu. . c,.c. c. v.jc.. -c. ., -.....-., .uc,c. -c. ., -.., cu 1..., u.c.. .vc..u .c, cc .-.. .. .c..uc. -c. .c.ccc...
.j c.cu. T D: .j, .cu. A -.....-., T: om. A c.-,.v., D Haines, Dalfen, Maltese -....., Coras, Leopold, Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Farquharson, Cortassa.
Trovandosi di fronte allinattesa lacuna del proprio antigrafo A, lanonimo excerptor di D ha supplito la pi ovvia delle alternative possibili, ch rispondesse, con facile parallelismo, a ., -.., nel terzo membro della frase. Se fosse vero, come sostengono da sempre i fautori di una testimonianza indipendente, che il suo compilatore poteva anche accedere a una fonte assai prossima a T, di certo non ne avrebbe trascurato tutte le varianti, n tanto meno in questo caso: a dispetto dellottimo emendamento di Coras 541 , -.....-., probabilmente corretto 542 .
541 Per tutte le occorrenze del termine -....,, in contesti assai simili a questo, si vedano: III 11 4 ; V 6 6 ; X 36 4 . 542 La considerazione e il rispetto per il tuo pensiero ti faranno e gradito a te stesso e armonizzato agli esseri sociali e allunisono con gli dei, benedire, cio, quanto quelli dispensano e hanno disposto. Lespressione ., -.....-., equivarrebbe, di fatto, a ., -.....-., . ., (cfr. III 4 3 ; V 29 2 ; VIII 2 2 ) e connoterebbe, per antonomasia, gli esseri umani: .c. c``` cu u .. vc,c-`u-.. . ... ,c,, 1jc., u -.....-u c.c-c ..c-c., . -.....-., ...,,.., -c. .j A.c u`.c-c. -c. . -..... c.c-.c-c. (Giusto! Per bisogna comprendere proprio questo: ch appartiene si dir allessere sociale accorgersi che agisce socialmente, e pretendere, per Giove, che anche il compagno se ne accorga!) V 6 6 .
200 (20) [A T] 1 `|. ., ,u.cc.., -c. .u. -c.,u1. ., -c. j -.1c`j .,,c,.., v`j,j. .v.jc.. c``` u . .v.cjc...-c u . v,c-v.. u . u 1,..-c uc.,. . , .v.u`. -c.. 1u`c.-c, u ... . , .-,. u. .-` u v1.c,, c``` .--`.c.., .u..u ,. 2 .u . ,...c-. -c. .. ., `.v., .,.c. u .u v``c vc,..-u..-c .. .. v,c,u.c. .... 3 ..c. ,c,, ., . 1j., .--`..... -c. j. u vv.u... j. cv.-.c-c..
-c.,u1. ., T: -c. -,u1. ., A .,,c,.., A T: dubium Trannoy in app. v,c,c,.., adn. Lugd. c,,cc, Casaubon ..,c,.., vel ..c,c,.., Gataker .-,c,.., vel . ,,.,., (quod prob. Pinto) Schultz . ,,c.. Dalfen v`j,j. .v.jc.. A T: ut glossema secl. Dalfen v,c-v.. T: v,-v.. A . A: . T ,...c-. A T: ,...c-. Coras, Leopold v,c,u.c.... A T: v,,u.c.... Upton j. j. A T: j . j. Schultz, Leopold, Farquharson, Dalfen, Maltese, Cortassa cv.-.c-c. T: cv..c-c. A.
La vivida incertezza di Trannoy di fronte all.,,c,.., testimoniato dai codici ben rispecchiata nelle note di Farquharson 543 . La nutrita sequela di correzioni, succedutesi ininterrottamente a partire dalledizione di Lione del 1626, persegue lo scopo dichiarato di trasformare lespressione j -.1c`j .,,c,.., nel corrispettivo di .u. del primo membro di frase, cos come a -c.,u1. fa riscontro v`j,j. .v.jc... Il pi recente tentativo di Dalfen rigorosamente dedotto dallassunto che ne informa lipercritico approccio all|., .cu.: una volta restituita la voce .,,c.., logico considerare v`j,j. .v.jc.. alla stregua delle molte interpolazioni che si immaginano penetrate surrettiziamente nel testo 544 . Se per si desidera, a fronte della tradizione manoscritta, mantenere un atteggiamento pi prudentemente conservativo, lalternativa migliore rimane ancora .-,c,..,, o .,,.,. , 545 , proposta da Schultz 546 . Ciononostante, a meno che non sia intesa a ristabilire un parallelismo pi perfetto con la serie u . u . del 1, della fortunata alterazione del polisindeto j. j. in j. j. sfugge il senso e la necessit.
543 This seems to be taken usually with j -.1c`j to mean capite alliso. I have translated it as if M. had written .-,c,.., (Schultz), although the simple verb is not recorded in this sense [Pare che questo sia di solito preso con j -.1c`j a significare capite alliso. Io lho tradotto come se M. avesse scritto .-,c,.., (Schultz), per quanto il verbo semplice non sia registrato in questo senso] Farquharson 1944, vol. II, p. 691. 544 Altrettanto rivelatrice la soluzione adottata per restituire un noto locus desperatus di VIII 52: [. vc...] 11. ..-.., laddove A e T riportano concordemente . vc... 1.u,.. j ... (.. A) j . 545 Mi pare opportuno correggere .,,c,.., [] in .,,.,.,, che credo si possa spiegare con piegatosi bruscamente. Pinto 1968, p. 38. 546 Farquharson 1944, vol. I, p. 107 rende ottimamente il participio con lespressione in a rage (in un accesso di rabbia).
`,. . .. A T: del. Schultz ,. -.....-., T: ,. -c. -.....-., A Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Dalfen, Maltese.
Levidente interpolazione di -c. avrebbe dovuto condannare alloblio la variante di A: il sintagma ., ` ,. . uc. del secondo membro di frase corrisponde a `,. j . uc. del primo, cos come la dittologia .,c`1,.., -c. .`.u-.,., allavverbio isolato -.....-.,. La libert nel disporre delle cose non si pu che ottenere attraverso la piena consapevolezza del loro valore 547 , mentre la sociabilit umana scaturisce immediatamente dal riconoscere nel prossimo la comune natura razionale 548 .
547 questo il senso profondo della virt che Marco Aurelio indica con il termine .,c`1,cu.j: cfr. III 11 2 (=X 11 2 ); V 18 2 . 548 Lessere umano definito `,.-. -c. -.....-. . . (lessere razionale e sociale) in V 29 2 . Questo perch ci ch razionale poi immediatamente anche politico (.c. . `,.-. .u-u, -c. v`..-.) X 2 3 . La societ perci il bene dellessere razionale ( c ,c c ,c-. u `,.-u . u -.....c) V 16 3 . La dimostrazione dellassunto sta scolpita nelle rigorose forme argomentative di IV 4.
202 (25) [A T] `|.-uj-j., vcc -cc . cu. c-c,.c.. ,.. .. .-cc. j.. cc ,...c. c.c.-c u -c. 1u.-c
u A T: secl. Dalfen.
La drastica espunzione di Dalfen dimentica per che cc (simul) non esattamente identico a u -c. (pariter, aeque ac) 549 : Pensa a quanti fenomeni, cos fisici come psichici, si producano contemporaneamente in ciascuno di noi nella stessa frazione di tempo.
549 Lesatto significato di cc qui garantito dal prosieguo della riflessione: -c. u ., u -cuc..,, .. v`u v`..., c ``. . vc.c c ,....c . . . ... . -c. cuvc.., j -c. .c.., cc ..u1.ccc. (e cos non ti sorprenderai se molti di pi, anzi, per meglio dire, tutti i fenomeni, si verifichino contemporaneamente nellunico e complessivo organismo che chiamiamo universo ).
203 (26) [A T] 1 `|c. ., c. v,c`j, v., ,,c1.c. `A.....u .c, j . -c......., v,.cj .-cc. .. c.....: 2 . u ., .c. ,,...c.: j. c.,,.j: j. u- .c,.-jcj v,c ., v,. .. .-cc. .. ,,cc ..:
v,c`j T: v,c``j A v,.cj T: v,c.cj A verba . u. c.,,.j post ,,cc.. transt. Dalfen, del. Morus ,,...c.: j. c.,,.j: j. u - .c,.-jcj T: ,,...c.: j . c. u- .c,.-jcj A.
La riscrittura di tutto il passaggio, a cui perviene Dalfen trasponendo la pericope . u. c.,,.j in coda al 2, non motivata da autentiche ragioni di senso: limmaginario interlocutore potrebbe ugualmente stizzirsi per il sussiego della prima risposta. N levidenza dei manoscritti incoraggia in alcun modo simili azzardi.
cu. Stich, Schenkl (ed. mai.), Trannoy, Farquharson: cu . T Leopold, Haines, Dalfen, Cortassa, Maltese cuu A cu . Wilamowitz.
Come gi puntualizzato ottimamente da Farquharson 550 , lusus scribendi dell|., .cu. impone di accogliere nel testo la correzione di Stich 551 .
550 Farquharson 1944, vol. II, p. 698. 551 .1.c-c.: abs. VI 42 2 ; VII 14 2 , 58 1 ; VIII 17 2 ... . VI 16 9 ; X 1 4 ... VI 41 1 ; VII 62 2 ; VIII 17 1-2 ; IX 1 6 , 39 1 , 42 10 ; XII 12, 24 1 . Lunica eccezione, rappresentata dalloccorrenza estravagante di XI 32, , in realt, solo apparente: si tratta, infatti, dellampio rimaneggiamento di un celebre passo esiodeo.
.. <..> Wilamowitz: . . A T et vulgo edd. .c Richards .c-j . T: .u-u . A.
Se si accetta la lezione dei codici, la divertita ironia di H. Richards non davvero inopportuna 552 . Sennonch appare pi saggio non privarsi del caratteristico .. 553
e ripiegare sullottima congettura di Wilamowitz: Come saccontentasse di poco, come per esempio nellalloggio, nel letto, nei vestiti, nel cibo, nel servizio domestico 554 .
552 Come saccontentava di poco: per esempio, casa, letto, vestito, cibo, servitori. La traduzione si deve a Enrico Turolla, Marco Aurelio Antonino, Colloqui con se stesso, Rizzoli (BUR), Milano 1975 1 , p. 91. Eppure, come scrive giustamente Richards, these things fairly exhaust the requirements of the most luxurious and exacting among us (queste cose soddisfano abbondantemente le pretese della persona pi esigente e amante del lusso tra noi) Richards 1905, p. 22. 553 Cfr. I 7 5 , 16 21 e 31 ; III 2 2 , 6 4 , 11 3 ; IV 20 2 ; V 12 2 , 16 2 ; VI 14 1 , 47 4 , 48 1 ; VIII 25 2 , 31 2 ; IX 21 2 ; X 27 2 , 30 1 , 34 2 ; XII 27 2 , 30 5 . 554 Cortassa 1984, p. 345.
c..c..... A T: <..> c..c..... Coras, Leopold, Haines, Trannoy, Farquharson, Cortassa .. ., <.> Coras, Leopold, Farquharson, Cortassa: .. ., A T.
Se integrare larticolo .., come suggeriva di fare Coras a proposito del 13, perfettamente inutile 555 , non altrettanto si pu dire di .; nella lezione dei codici, infatti, le ultime parole della frase non possono significare che: E la gioia se qualcuno indicava meglio, ovvero, in altre parole, se qualcuno era pi bravo a indicare. Quel minimo supplemento d invece il senso desiderato: E come fosse contento se qualcuno gli suggeriva qualche cosa di meglio 556 .
555 Il persuasivo confronto con VI 50 1 toglie ogni dubbio in proposito: v..,. .. v..-... cuu,, v,c . . -c. c-..., c. j, .-c.cu.j, `,, u ., c ,j (Tenta pure di persuaderli, ma agisci anche contro la loro volont, se le ragioni della giustizia impongono cos); cfr. Zuntz 1946, p. 49. Analogamente, il genitivo .. 1.`.. si pu qui supplire a senso dal precedente .. c. , 1.`.c.,. 556 Cortassa 1984, p. 347.
207 (31) [A T W X] `A.c.j1. -c. c.c-c`u c.cu. -c. .uv..c-.., vc`.. -c. ...jcc,, . ...,. c. j..`u., vc`.. . ,,j,,., `.v. cu c, . , .-.. .c .`.v.,.
-c. 2 om. B .uv..c-.., A T W X plerique: .uv.jc-.., p 1 .uv..c-j, v 6 -c. .uv..c-.., vc`.. A T W X: -c. .uv..c-.., vc.u Theiler -c. .uv..c-.., [vc`..] Casaubon -c. ...jcc, vc`.. mg. v 7 vc`.. .,,j,,., A T W X: del. Lemercier, Dalfen.
Il sospetto che vc`.. .,,j,,., non sia altro che una semplice interpolazione penetrata successivamente nel testo appare assai fondato. La commoratio una in re (o .v..j) per un procedimento retorico ricorrente nelle forme argomentative dell|., .cu. 557 : di pi non si pu onestamente dire.
557 Cortassa 1981, p. 224-225 ne indica chiaramente il campo di applicazione.
208 (32) [A T] 1 `|- c.c.u ... -c. 1uj,. . . . u. c.c.. vc.c c.c1,c u. ,c, u.cc. .c1.,.c-c.. 2 j . .c..c c.c1,c, cc j .c.. cuj, ...,,jcc cc . ,. cuj, .c.. ...,,jcc, cu c vc.c .v` cuj .c.. 3 -c. u.. ... c v.,. .. vc,. v,c,c.u.c. c ,c, .``.c -c. vc,. j-c ...,,j cc cuj, -c. cuc jj c.c1,c.
c.c1,c .c..c om. A -c. u.. ... A T: -c. u.. <.c> ... Reiske c v.,. T: v.,. A et vulgo edd. <>c v.,. Couat jj c.c1,c T: j .c1,c A.
Gli editori, che optano in maggioranza per il testo di A, intendono pi o meno cos lattacco del 3: In questambito, tuttavia, la mente si occupa soltanto del presente: ecc. 558 . La lezione di T non per soltanto pi corretta, ma assai meglio armonizzata con landamento complessivo di tutto il passaggio: -c. u.. ... (sc. ...,,jc.. cuj, .v` cuj .c. .-.. .c) c v.,. .. vc,. v,c,c.u .c. 559 .
558 Maltese 1993, p. 103. La traduzione di Cortassa 1984, p. 347: E, anche tra queste, essa si occupa solo di quelle che appartengono al presente, che pure segue Farquharson nellaccettare la lezione di A, presuppone evidentemente lemendamento di Couat. Cos Enrico Turolla, Marco Aurelio Antonino p. 92. 559 E tra queste (sue azioni), per, (dipendono da lei) quelle che si occupano soltanto del presente: ecc..
209 (35) [A T W] 1 0u ,c,, v., . c.cuc. ... c. c,.c. .. .,. .., v,, u, ...c,, u.. jcc. ... c...c. u `,u j , . .j, -c. uu cvcj .c. u u v..uc.: 2 u ...., .. c,..-.. -c. .c,, c``. c..c.c. . j, ..c, ..j, `,. j c .-,.v, . . cuu , , cu. -.., .c. v,, u, -.u,:
v., . T: vc. A W Dalfen, Maltese .,. A: c ,. T W jcc. A T B: j . V v 8 u .... A T B: u .... u. V v 8 Dalfen .. c,..-.. T W: .. c,..-.. A c..c.c. T W: c..cc.c. A u, -.u, A T: . -.. W.
Imponendo il rigoroso rispetto della regola di maggioranza, Dalfen, seguito in questo da Maltese, promuove nel testo la variante vc., che i codici della classe W confermano in A. Varrebbe per la pena di chiedersi, allora, perch mai non accettare da T, sulla scorta dello stesso ragionamento, anche linsolito c ,., a discapito del consuetissimo .,.. Il punto che Marco Aurelio intende dimostrare qui, cesellando una similitudine dallevidente sapore socratico e diatribico, che qualunque artigiano, pur accondiscendendo, fino a un certo segno, alle richieste dei profani, non contravviene mai ai principi che regolano la sua arte: lo stesso dovr fare ogni essere umano che segua i dettami dellarte di vivere secondo ragione. La pointe del paragone ovviamente scema se si limita drasticamente il campo soltanto a vc. 560 . La lezione u .... u., che Dalfen accoglie da V e da v 8 , il risultato evidente di una interpolazione dei copisti e va perci rifiutata 561 .
560 Lincipit del 1 ricorda molto da vicino ,c,, v., `. ,c .c.., .. -,cjcc, ., u.cc. .u,u. -c. -.uj ..cc. . . -.. (Vedi come sono pochi i principi padroneggiando i quali si pu vivere una vita prospera e pia: ecc.) II 5 3 ; ,c,, v., (sc. u `u .u,) uv.c., cu..c. -c. -c` c.c. cv...... .-cc., -c. c -,c.c.u .c .., ..c. c``j`.. cu.j,c,.. (Vedi come la mente delluniverso subordina, coordina e distribuisce a ciascuno quel che corrisponde al merito e conduce alla reciproca concordia gli esseri superiori)V 30 2 . 561 Si veda la discussione di un caso analogo a proposito di V 8 9 .
Nel lessico filosofico dell|., .cu. il verbo ,c. indica invariabilmente latto della volont che si accinge allazione (,j) 562 : di qui la difficolt di accettare ,jcc.c in unaccezione affatto inaspettata 563 . La correzione di Casaubon permette invece di chiarire efficacemente lalternativa offerta da Marco Aurelio a proposito della provvidenza divina: tutti gli eventi o presuppongono limpulso diretto del principio dirigente comune o vanno considerati alla stregua di epifenomeni di un singolo atto primigenio dintelligenza 564 .
562 III 1 2 ; IV 1 2 ; VI 27 1 , 44 1 , 50 2 ; VII 75 1 ; VIII 35 2 , 41 4 ; IX 1 10 , 28 2 , 29 4 ; XII 31 1 . 563 Tutte le cose provengono di l, sia che procedano direttamente da quel principio dirigente universale che comune a tutti gli esseri, sia che derivino da esso per conseguenza Cortassa 1984, p. 349. La connotazione procedere, muovere da attestata piuttosto per la diatesi media ,cc-c.: . cu-.. v,, c.-... .,jc., 1.,.., .v. v,cc. . -c` .v.-u.c. (Il secondo, invece, si mosso da s a commettere ingiustizia, indotto a fare qualcosa per concupiscenza) II 10 3 ; ,. .c. .. u. (sc. `,, -c. j `,.-j ..j) cv j, . -..c, c,j, (La ragione e larte di ragionare muovono perci dal proprio principio) V 14 2 . La traduzione di Maltese 1993, p. 105, che pure stampa a fronte il testo dei manoscritti, presuppone evidentemente la correzione ,j-..c: Tutto viene di l, da quello che il principio dirigente comune, per impulso diretto o per conseguenza; cfr. infatti ,j. (IX 28 2 ). 564 Cfr. III 2 5 ; VI 36 2 , 44 3 ; VII 75 1 (cfr. IX 1 10 ); IX 28 2 .
211 (40) [A T W X] 2 () -c- -c. c ``. c...c-c. cuj. (sc. j . -ccc-.uccccc. u.c..) .. -c. ....., .c . -cc u `jc cu j, . j , -c. ..c,j,, . ... c. vc.c -cc .u .. 3 . .. . u . -c. . vc.. -cc .u . c .cuu.
-cc om. y om. z cu j, T W X: cu j, cu. A cuj, ccu. Coras, Haines cuj, cu, Schenkl (ed. mai.), Trannoy . j, -c. ..c,j, Schultz (cfr. Arr., Epict.D. III6 4 ; 10 10 ; IV4 43 ): . j, -c. ..c,c,j, T ..c,j, A V v 8 X Coras .c,j, B . ... A W X: . .. T, corr. Bas. vc.c A T W X rell.: vc... v 2 c .cuu A T W X: secl. Dalfen.
Lanalogia scoperta tra il microcosmo, che alberga nellessere umano, e il macrocosmo, che lo comprende, costituisce largomento cardine per dimostrare lintima razionalit del tutto 565 . Nella polarit simmetrica, che qui oppone i 2 e 3, lespressione c .cuu rappresenta il necessario complemento di vc.c, e va perci conservata 566 .
565 Cfr. IV 27 2 ; V 21; VI 25; VIII 18, 52 1-2 . Il cosmo un solo essere vivente: IV 40; V8 4 ; VII 9 (cfr. V 1 2 ). Unica lanima degli esseri razionali (IV 29 3 ), cos com unico il principio dirigente delluniverso (VI 36 2 ). 566 La ricerca di simmetria stilistica produce talvolta quella certa artificiosit nel dettato dell|., .cu.; per non citare che un solo esempio, baster ricordare IX 10 3 : `,, . -c. -... -c. ... -c,v. . .. -c. ,...c. . cuu .cu-` . .,c, v.. . cu, .c.. `,, (La ragione, per, ha un frutto e universale e particolare, e di qui nascono altre cose come questa, quale che sia in s la ragione). Lautentica zeppa `,,, che apre e chiude il periodo, qui inserita al solo scopo di ottenere la caratteristica figura di epanadiplosi: non per questo da considerarsi spuria.
212 (42) [A T] 3 `.v. u. cu..,, .., ..c, .cu. -ccccc.., .-.. ., .. ,c, vc.., c. -c`., ,jc.c. c `c ..-.. -c. vc,c..c. c. .., .,, . .. cu..,,.. -c. cu..,,j.-. ..
.., ..c, .cu. T: .., ..c .cu. A .., ..c, c.cu. Stich .., A T: ., Coras cu..,,.. -c. T: om. A -c. cu..,,j.-.. A T: del. Lemercier, Dalfen (sim. glossa IX42 13 ) j .v.c.-.. Couat j cu..,,. Trannoy in app.
La dittologia .. cu..,,.. -c. cu..,,j.-.. ovviamente sovrabbondante, ma di sicuro non isolata nell|., .cu. 567 .
567 Cfr., e. g., c cu c ,...c -c. ..., VI 46; -cc c cuc -c. .ccu., XI 27 1 ; .` .,,.. c... -c. . .,u,,... V 5 1 ; ecc. Lanaloga espunzione di j c``., .., c .cc cu..,,j.-., suggerita da Dalfen a proposito di IX 42 13 , vivacemente contestata da Cortassa 1981, p. 225.
-c-v.jcc. A T: -c-.cc. V v 8 (in B -c-. tantum legi potest) Dalfen, Maltese ..``. A T V v 8 : ..`. B . ,c, c. V v 8 Dalfen, Cortassa, Maltese: . , . B . ,c, A T j T W: j A v.,..,... A T W: v.,..,... Coras, Dalfen vc.., A T B v 8 : vc.` V -c` .vc-`u-jc.. A T V v 8 : -cc j. .vc-. fort. B cu.c...c A T W gloss. delevi Dalfen cuc.... c Cortassa -c-` jc, A W: -c-` j.. T .. A T: ` u. ., W Dalfen .c. c-.1., AT: .c.. j c-.1., W.
La soddisfazione con cui Dalfen sottolinea il consenso di V e v 8 con B, a proposito di -c-.cc. del 1 568 , ovviamente legittima, ma non dovrebbe spostare di molto i termini della questione: la fortunata circostanza, infatti, non fa che precisare i rapporti in seno alla classe W, a cui detti manoscritti appartengono, ma non ne tramuta affatto la testimonianza, che rimane comunque minoritaria, se confrontata con A e T, in lectio difficilior. Se -c-u. ben si adatta allusus scribendi dell|., .cu . 569 , altrettanto si pu dire di -c-v.... 570 . Il Farquharson accoglie il . ,c, cu., v.,..,... di AT. Preferisco leggere, con il Dalfen, . ,c, c. cu.,, che la lezione dei codici della classe W (per quanto, sullassenza di c., cfr. R. Khner- B. Gerth, Ausfrliche Grammatik der griechischen Sprache, II, I, Hannover, 1966 [= Hannover und Leipzig, 1898 3 ], p. 215) 571 . Se lespunzione di cu.c...c dal testo del 3, che non si fonda su alcuna evidenza oggettiva, quanto meno opinabile, la recente proposta di Guido Cortassa non desta certo un maggiore interesse 572 : la reggenza del dativo, per un deverbale astratto come .vc-`u-jc.,, ricavato da una voce che lo prevede regolarmente, non rappresenta davvero una difficolt insormontabile, laddove cuc...., anche a prescindere dal non secondario problema di giustificarne da un punto di vista paleografico la corruzione in cuc...c, non ha mai, nell|., .cu ., laccezione che gli si vorrebbe attribuire qui 573 .
568 Dalfen 1978, p. XVI. 569 Cfr. VII 33 2 ; IX 4; X 7 3 . 570 Cfr. I 3 1 ; VI 1 1 ; XI 18 16 . 571 Cortassa 1984, p. 97. 572 La frase per linterpretazione della quale mi pare che si debba muovere dal presupposto che ., pu essere retto solo dal verbo cuc... e non da -c` .vc-`u-jc.., come pensano molti interpreti, ch, a quel che mi risulta, mancano affatto esempi di -c` . vc-`u-jc.. + dativo nel senso di in conseguenza di e lo stesso Marco Aurelio usa quattro volte lespressione (III, 2; VI, 36; VII, 75; IX, 28) ma mai con questa costruzione presenta una sintassi estremamente contorta, per non dire impossibile. Tutto si appiana con la semplice correzione di cuc...c in cuc.... c. Cortassa 1984, p. 97-98. 573 E se non hanno deliberato in particolare intorno a me, hanno comunque certamente deliberato intorno al complesso delle cose, al quale sono connessi come naturali conseguenze anche quegli eventi che io debbo accogliere di buon grado. Cortassa 1984, p. 353. Lunica altra occorrenza, che in qualche modo vi si potrebbe avvicinare, dipende, in larga misura, dallinterpretazione paretimologica ivi proposta da Marco Aurelio: u ., ,c, -c. cuc..... cuc j.. `. ,.., ., -c. u, .,c,..u, `.-u, .. ., ...c. j .. c., vu,c.c. cuc..... . ... c. `.,uc. cu.c,.c, c``j`., j v.c cu.-.c.. (Perch diciamo che anche gli accidenti ci
214 La simmetria stilistica del 4 conferma il consenso su .. di A e T: rimpiazzarlo con ` u. .,, ch poi la lectio singularis propria soltanto dei codici della classe W, non sembra affatto opportuno.
colpiscono a taglio, cos come gli operai dicono che anche i conci squadrati si attagliano nei muri o nelle piramidi, quando sincastrano reciprocamente in una certa disposizione) V 8 3 . Il che equivarrebbe a sostituire .`, a .,,, in tutti i casi analoghi, soltanto perch in VII 13 2-3 si legge: c``. . c. j uu .jc., v,cv.c.. c., .c. v,, .cu. v``c-., `. ,j,, . .`, ... u . - .. `,.-.. cucjc, .c. . .c u , . c...u .,, .. .c. .cu. `. ,j,, u v. cv -c,.c, 1.`.., u, c.-,.vu,, -.. (Ma questo concetto ti riuscir pi chiaro se ripeterai sovente a te stesso: Sono una delle membra dellorganismo formato dagli esseri razionali. Ma se dirai di te stesso, con la lettera i, che ne rappresenti uno dei membri, non ami ancora gli esseri umani dal profondo del cuore, ecc.).
215 (45) [A T] 1 0cc .-cc. cuc...., cu c . `. cu1.,.. j,-.. u . 2 c``` . . .-.. . ., .v.vc. 1.. vc,c1u`cc, cc c.-,.v., -c. . .,., c .-,.v.,. -...,. . .u. cu1.,. .v. .. .c.. `cc..c-..
-c. Gataker et plerique edd.: j A T secl. Cortassa cc c.-,.v. <cuc...., . j . cu . cu1.,..> j . .,., c.-,. v., vel tale quid fort. supplendum, lac. iam susp. est Casaubon Dalfen (qui autem cruces loco app.) `cc..c-. T: `cc..c-c. A.
Il Farquharson, seguendo il Gataker, corregge in -c. (anche) lj dei codd., sottintendendo cu1.,.. sia dopo c.-,.v. sia dopo c.-,.v.,. Ma nella frase precedente, dalla quale si dovrebbero ricavare i due verbi sottintesi, si legge cc .-cc. cuc...., cu c . `. cu1.,.. e non cc .-cc. cu1.,.., cu c . `. cu1.,.. 574 . Tuttavia, fatta salva la doverosa cautela, lo scetticismo per la vulgata del 2, che Dalfen condivide con Casaubon, non affatto immotivato.
574 Cortassa 1984, p. 98. Ma, se osservi, unaltra cosa potrai generalmente vedere: ci che accade a un uomo, utile anche agli altri uomini. La traduzione si deve a E. Turolla, Marco Aurelio Antonino p. 96. Altrettanto corretta linterpretazione di Maltese 1993, p. 109.
216 (46) [A T] .cv., v,c.ccc. c. c .. . c1.-.c,. -c. ., .u., .,..,, ., c .. c cuc ,...c -c. ..., v,c-,j j. -.c. v..., u -c. .v. `u u .u vcc... vc.c ,c, c .. -c. c cuc -c. .- .. cu. .. .,. .., u.:
.cv., A T: 0v., Gataker v,c.ccc. T: v,.ccc. A .. . c1.-.c,. A: c1. . -.c,. T -c. A T: -cc Lofft vcc... A T: vcc.., Schultz, Farquharson, Dalfen, Maltese.
Il Farquharson e il Dalfen correggono, con lo Schultz, il vcc... dei codd. in vcc..,, ma la correzione del tutto inutile ch, considerando vcc... uno dei molti infiniti con valore iussivo che si trovano in Marco Aurelio, si ottiene un senso perfetto 575 .
l..,. .. Holste, Nauck: l..,... A T l..,..-c Reiske -c. c-... A: -c. .. c -... T (etiam illis invitis Xylander) -c. <cu>. . c -... Mnage, Farquharson, Cortassa c ,j A T: c.,j Richards ,c, A T Pinto: .,c, Coras et vulgo edd. . -c. A T: -c. . Gataker, Leopold, Farquharson, Dalfen, Cortassa, Maltese .,.,u A: ,.,u T ,.,j Morus u,c...,. .1` ., A T: u,c...,, .. -c. .1` ., Gataker (si id Xylander) v,j-j.. A T: v,j-j, Gataker.
Il 1 offre un altro esempio significativo della messe di congetture inutili a cui costringe la non perfetta conoscenza dellusus scribendi dellautore: una volta indicato il preciso parallelo di XII 32 3 , la pur sensata proposta di H. Richards non dovrebbe pi trovar posto neppure in apparato 576 . In questo luogo ritengo che si possa ben conservare la lezione ,c ,, data concordemente da AT. Non v la contemporaneit con lazione espressa da .,.,u, quindi non si deve scrivere .,c, come fanno gli edd. (Coras, Farquharson, Trannoy) 577 , cos da rendere quasi automatica lanastrofe della congiunzione . voluta da Gataker.
576 vc.c cu c ..-uu.., j.. .,c 1c.cu j , ., .. j cj 1uc., c ,.., v... ., vcc... . , ., j -..j 1uc., 1.,.. (Pensando a tutto questo, non immaginare alcunch di grande che non sia lagire come impone la tua natura e il patire come comporta la natura universale). 577 Pinto 1968, p. 39.
-u.,.. .c et .c,.u.c A: -u.,.. .c. et .c,.u.c. T c``. ... c. v,c.. . Casaubon et vulgo edd.: c``. ... c. v,c.. . A T ... c. c``. v,. Reiske j v., cu, A T: j v., <c.> cu, Farquharson j v., c. ., Schenkl (ed. mai.) in app. ...,,.j A T: ...,,.j. Richards, Leopold, fortasse recte Dalfen.
Ritengo che in questo passo molto discusso e controverso si possa mantenere il testo tradito, leggendo soltanto, con il Casaubon, ... invece che ... (cos il Dalfen) 578 . Con questa riflessione Marco Aurelio non intende tanto esprimere lidea che luomo ha sempre di mira la propria salvezza, e per questo giunge persino a biasimare gli dei, quando (stoltamente) ritenga che gli danno eventi dannosi, quanto invece e pi profondamente che la divinit non pu essere pensata se non con lattributo della provvidenza, ossia della bont: a tal punto che persino quando la si avverte ostile e la si maledice, in tanto lo si fa in quanto si ritiene che essa debba essere provvidente. Allo stesso modo che il comandante di una nave non pu pensarsi se non come attento alle esigenze del suo equipaggio e il medico interessato alla salute dei suoi pazienti. La scelta dei due esempi da parte di Marco Aurelio non casuale, ma risponde pienamente a due tratti della nozione di Dio: lessere reggitore (ecco il capitano) e salutare (ecco il medico) 579 .
578 Cortassa 1984, p. 98. Nel caso che i marinai dicessero corna del loro capitano o gli ammalati del loro medico, ti pare che avrebbero qualche altra cosa fissa nella mente se non il modo con cui quel capitano provvede alla salvezza di quei naviganti o il medico alla salute dei suoi infermi?. La traduzione si deve a E. Turolla, Marco Aurelio Antonino p. 99. 579 Zanatta 1997, p. 620.
. u. A T: . .u. Casaubon ,,.c. A T: ,,..c. Dalfen .-.,.. .. T: -.,... A.
Rimpiazzare nel testo lindicativo di consuetudine con il congiuntivo deliberativo, o dubitativo, come proposto da Dalfen, del tutto inutile; Marco Aurelio, infatti, desidera allontanare da s una pessima abitudine: E allora, perch continuo ad arrabbiarmi?.
220
221 Bibliografia
222
223 Studi sulla tradizione manoscritta dell|., .cu.
Astruc, C., Un fragment de manuscrit grec (extraits de M.-A. et dElien) conserv la Bibliothque Mazarine dans la collection Faugre, in : Serta Turyniana. Studies in honour of A. Turyn, ed. J. L. Heller, UrbanaChicagoLondon 1975, 525-546.
Cortassa, G., La missione del bibliofilo: Areta e la riscoperta dellA se stesso di Marco Aurelio, Orpheus 18 (1997), 112-140.
Dalfen, J., Einige Interpolationen im Text von Marc Aurels c .., .cu., Hermes 102, 1974, 47- 57.
Id., Scholien und Interlinearglossen in M. A.-Handschriften, StIt 51, 1979.
Denig, C., Beitrge zur Kritik des M. A., Schulprogramm Mainz 1899.
Khler, F., Die Handschriften der herzogl. Bibliothek zu Wolfenbttel , 4. Abt.: Die Gud. Hss., die griech. bearb. von F. K., Wolfenbttel 1913.
Leopold, J. H., Zum cod. Vatic. 1950 des M. A., BPhW 1910, 893.
Maas, P., Das Epigramm auf Marcus .., .cu., Hermes 48, 1913, 295-299.
Rees, D. A., Some features on the textual history of Marcus Aurelius Meditations, in: Philomathes. Studies and Essays in memory of Philip Merlan, Den Haag 1971, 183-193.
Schenkl, H., Zur handschriftlichen berlieferung von M. Antoninus .., .cu ., Eranos Vindobonensis 1893, 163-167.
Sonny, A., Zur berlieferungsgeschichte von M. Aurelius .., .cu., Philologus 54, 1895, 181- 183.
De Stefani, E. L., Gli excerpta della Historia Animalium di Eliano, StIt 12, 1904, 145-180.
Stich, J., Handschriftliches zu Marcus Antoninus, Bltter f. d. Gymnasialschulwesen 38, 1902, 516- 523.
Thomsen, P. Verlorene Handschriften von Justins Werken und Marc Aurels Selbstbetrachtungen, PhW 1932, 1055-1056.
Voltz, L. Crnert, W., Der codex 2773 misc. Graec. Der grossherzogl. Hoffbibliothek zu Darmstadt, Centralblatt f. Bibliothekswesen 14, 1897, 537-571.
Weyland, W., Zu Schenkls M. A., BPhW 1914, 1180-1184.
224 Contributi critico-testuali
Bignone, E., Note critiche a M. A., RF 2, 1924, 514-524.
Id., Nuovi studi sul testo dei Pensieri di M. A., RF 5, 1927, 344-349.
Bury, R. G., Notes on some texts in Plato and M. A., CR 32, 1918, 147-149.
Cortassa, G., Rivista di filologia e di istruzione classica, CIX, 1981, 223-226.
Id., Scritti di Marco Aurelio. Lettere a Frontone, Pensieri, Documenti, UTET, Torino 1984.
Dodds, E. R., Marcus Antoninus VI 13, CR 59, 1945, 53.
Drr, K., Das erste Buch der Selbstbetrachtungen des Kaisers M. Aurelius Antoninus, Gymnasium 49, 1938, 64-82.
Farquharson, A. S. L., Emendations of Marcus Aurelius Commentaries, JPh 1919, 133-141.
Fournier, P., Ad Marcum Antoninum VII 31, REA 13, 1911, 313-316.
Hadot, P., Remarques sur certains passages du livre I des Penses de Marc Aurle, RPh 1987, 285- 294.
Haines, C. R., A few notes on the text of M. A., CR 28, 1914, 219-221.
Hoffmann, P., Notes critiques sur M. A., RIB 47, 1904, 11-23.
Kronemberg, A. J., Ad Marcum Antoninum, CR 19, 1905, 301-303.
Id., Ad Marcum Antoninum, CQ 3, 1909, 110.
Leopold J. H., Ad Marci Antonini Commentarios, Mnemosyne 31, 1903, 341-364.
Schenkl, H., Zum ersten Buche der Selbstbetrachtungen des Kaisers Marcus Antoninus, WS 34, 1912, 82-96.
Schmidt, K. F. W., Textkritische Bemerkungen zu M. A., Hermes 42, 1907, 595-607.
Stgen, G., Trois notes de lecture, RPh 35, 1961, 251-253.
Id., Notes de lecture, Latomus 24, 1965, 169-170.
Stich, J., Adnotationes criticae ad Marcum Antoninum, Programm Zweibrcken 1881.
Id., In Marci Antonini commentarios, RhM 36 (1881), 175-177.
Trannoy, A. I., Hypothses critiques sur les Penses de M.-A. I-V, Paris 1919, Grenoble 1920, Le Puy 1921/22.
Id., Observations palographiques sur le texte de M.-A., REA 1922, 265-266.
Id., Hypothses critiques sur les Penses de M.-A., AUG 1, 1924, 127-130.
Id., Hypothses critiques sur les Penses de M.-A., AUG 5, 1928, 223-230.
Id., Hypothses critiques sur les Penses de M.-A., RPh 1930, 155-164.
Id., Les variantes incorpores au texte des Penses de M.-A., REA 1930, 226-228.
Id., Essais critiques sur les Penses de M.-A., RPh 1931, 289-307.
Von Wilamowitz-Moellendorf, U., Coniectanea, Greifswald 1884.
Zanatta, M., Marco Aurelio Antonino, Ricordi, Introduzione di Max Pohlenz, Schemi analitici e commento di Marcello Zanatta, Traduzione di Enrico Turolla, BUR (Rizzoli), Milano 1997.
Zuntz, G., Notes on Antoninus, CQ 40, 1946, 47-55.
226
227 A Davide Susanetti
Or, se mi mostra la mia carta il vero, non lontano a discoprirsi il porto; s che nel lito i voti scioglier spero a chi nel mar per tanta via mha scorto; ove, o di non tornar col legno intero, o derrar sempre, ebbi gi il viso smorto. Ma mi par di veder, ma veggo certo, veggo la terra, e veggo il lito aperto.
Sento venir per allegrezza un tuono che fremer laria e rimbombar fa londe: odo di squille, odo di trombe un suono che lalto popular grido confonde. Or comincio a discernere chi sono questi chempion del porto ambe le sponde. Par che tutti sallegrino chio sia venuto a fin di cos lunga via.
Ludovico Ariosto O. F. XLVI, 1-16
228
229 A nonna Lina
O nonna, o nonna! Deh comera bella quandero bimbo! Ditemela ancor, ditela a questuom savio la novella di lei che cerca il suo perduto amor!
Sette paia di scarpe ho consumate di tutto ferro per te ritrovare: sette verghe di ferro ho logorate per appoggiarmi nel fatale andare:
sette fiasche di lagrime ho colmate, sette lunghi anni, di lacrime amare: tu dormi a le mie grida disperate, e il gallo canta, e non ti vuoi svegliare.
Deh come bella, o nonna, e come vera la novella ancor! Proprio cos. E quello che cercai mattina e sera tanti e tanti anni in vano, forse qui,
sotto questi cipressi, ove non spero, ove non penso di posarmi pi: forse, nonna, nel vostro cimitero tra quegli alti cipressi ermo l su.
Novelle: Rinconete e Cortadiglio (Cantuccio e Scorcino) - La potenza del sangue - Il dottor Vetriera - Il geloso dell’Estremadura - L’illustre sguattera - La conversazione dei cani - Edizione completa di note