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Commedia matematica 2: Logica diabolica

Inferno Canto XXVII Logica diabolica

Commedia matematica

Ci eravamo lasciati, alla fine della prima puntata di questa Commedia matematica, intenti a ragionare di angeli che, sfavillando, si moltiplicavano in uninfinit apparentemente incommensurabile eppure catturabile mediante le serie geometriche... e ora ci ritroviamo dritti dritti allinferno! Un bel salto, non c che dire. Come probabilmente ricorderai, allinferno c un cerchio, lottavo, chiamato Malebolge, dove sono puniti i fraudolenti, ossia coloro che in vita si sono macchiati del peccato di frode contro chi non si fida. Non pensare che sia da poco questo non: coloro che hanno peccato di frode contro chi invece si fida sono i traditori, puniti nel nono e pi profondo cerchio della voragine infernale. Malebolge Dante e Virgilio con Guido da Montefeltro ulteriormente suddiviso in dieci fossati, le bolge nella sua lingua di fuoco appunto, che accolgono i peccatori a seconda del tipo di frode commessa. In questa seconda puntata raggiungiamo Dante nellottava bolgia, quella dei consiglieri fraudolenti, che hanno suggerito a qualcuno come trarre in inganno qualcun altro. Tremenda la pena del contrappasso che essi devono scontare (uno dei must della lettura dellInferno capire in cosa consiste il contrappasso in ciascuno dei gironi): bruciano avvolti in lingue di fuoco, ad imperitura memoria delle menzogne e dei raggiri che hanno ordito in vita con la loro lingua, rendendosi in tal modo portavoce di Satana. Qui Dante ha appena incontrato (Inferno XXVI) Ulisse e Diomede, rei di aver architettato linganno del cavallo di Troia (Rispuose a me: L dentro si martira / Ulisse e Domede, e cos insieme / a la vendetta vanno come a lira; / e dentro da la lor fiamma si geme / lagguato del caval che f la porta / onde usc de Romani il gentil seme, Inf. XXVI, 55-60), mentre ora... ssst! Facciamo piano, ch sta parlando con unaltra anima intrappolata nel fuoco, la quale deve la sua dannazione nientemeno che allapplicazione ferrea della logica delle proposizioni da parte di un diavolo. Brutta storia, vero? Si tratta di Guido da Montefeltro(*), uomo darmi pi abile a giocare dastuzia che ad usare la violenza (Mentre chio forma fui dossa e di polpe / che la madre mi di, lopere mie / non furon leonine, ma di volpe., Inf. XXVII, 73-75), il quale, giunto allet della vecchiaia, decise di pentirsi della sua condotta di vita per assicurarsi un posto in paradiso. Per questo prese i voti e divenne frate francescano. Senonch, proprio in quel periodo il papa in carica, Bonifacio VIII (al secolo Benedetto Caetani, artefice dellesilio di Dante da Firenze e per questo odiatissimo dal nostro Poeta al punto da essere indicato ripetutamente, e per nulla velatamente, in svariati canti dellInferno come predestinato a Malebolge, nonostante fosse ancora vivo allepoca della scrittura
(*) Per la cronaca, il Montefeltro una regione geografica dellItalia centro-settentrionale a cavallo tra Marche, Emilia-Romagna e Toscana. Andrea Tosin IAC-CNR a.tosin@iac.cnr.it

Commedia matematica 2: Logica diabolica della Commedia), aveva certe sue beghe religioso-politiche. I cardinali Colonna, infatti, avevano denunciato lillegalit della sua elezione al soglio pontificio, asserragliandosi poi con una truppa di fedelissimi a Palestrina, cittadina ad un tiro di schioppo in linea daria dai Palazzi Lateranensi. Il papa, conoscendo lastuzia di Guido, gli chiese un consiglio, ovviamente fraudolento, per avere la meglio sui Colonna. Non ti preoccupare gli disse tassolvo io fin dora dal peccato che stai per commettere. Ho ben io le chiavi con cui aprire e chiudere le porte del cielo, no?! (E poi ridisse: Tuo cuor non sospetti; / finor tassolvo, e tu minsegna fare / s come Penestrino in terra getti. / Lo ciel possio serrare e diserrare, / come tu sai; per son due le chiavi / che l mio antecessor non ebbe care., Inf. XXVII, 100-105). Che fare? Guido cap che Bonifacio VIII non era un tipo con cui si potesse ragionare (Allor mi pinser li argomenti gravi / l ve l tacer mi fu avviso l peggio, Inf. XXVII, 106-107), dunque meglio scendere a patti. Vabb, se mi assolvi dal peccato in cui sto per cadere allora... ecco il mio consiglio: prometti molto e mantieni poco, in questo modo trionferai sui tuoi nemici (e dissi: Padre, da che tu mi lavi / di quel peccato ovio mo cader deggio, / lunga promessa con lattender corto / ti far trunfar ne lalto seggio., Inf. XXVII, 108-111). Difatti il papa, promettendo ai Colonna il perdono apostolico, il reintegro nelle loro cariche ecclesiastiche e la salvaguardia delle loro terre, ottenne dai cardinali la sottomissione. Poi, meno di un anno dopo, fece radere Palestrina, la loro citt, al suolo. Vabb, e dov il problema per Guido? ti starai chiedendo. Il problema che il papa, inducendolo a dare il consiglio fraudolento e assolvendolo prima che egli commettesse il peccato, dunque prima che potesse pentirsene, vanific per sempre le sue ambizioni di redenzione celeste perseguite con la conversione: Io fui uom darme, e poi fui cordigliero, / credendomi, s cinto, fare ammenda; / e certo il creder mio vena intero, / se non fosse il gran prete, a cui mal prenda!, / che mi rimise ne le prime colpe; / e come e quare, voglio che mintenda. (Inf. XXVII, 67-72). Ecco perch Guido ora cos arrabbiato con il gran prete (davvero dispregiativo questo appellativo per un papa, non trovi?), che gli venisse un colpo! Lasciamo che sia egli stesso a spiegarci cosa accadde alla sua morte. Francesco venne poi, comio fu morto, per me; ma un di neri cherubini li disse: Non portar; non mi far torto. Venir se ne dee gi tra miei meschini perch diede l consiglio frodolente, dal quale in qua stato li sono a crini; chassolver non si pu chi non si pente, n pentere e volere insieme puossi per la contradizion che nol consente. Oh me dolente! come mi riscossi quando mi prese dicendomi: Forse tu non pensavi chio lico fossi!.
Quando morii, San Francesco venne a prendermi; ma uno dei diavoli (neri cherubini) gli disse: Non te lo portar via; non farmi torto. Se ne deve venire gi tra i miei servi (meschini), perch ha dato il consiglio fraudolento, dal quale in qua gli sono stato alle calcagna (crini vale, letteralmente, capelli). Infatti non si pu assolvere chi non si pente, n ci si pu pentire e, allo stesso tempo, accettare di peccare (volere), perch sarebbe una contraddizione. Povero me! come mi risvegliai [dalle mie beate illusioni, n.d.r.] quando mi prese dicendomi: Forse tu non pensavi che io fossi un logico!.

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Dunque il nero cherubino dice di essere un logico. In effetti, la sua parlantina suona come quella dei logici di professione. Ma avr davvero ragione a sostenere che Guido deve seguirlo allinferno? Non si sar sbagliato? Vediamo. Il suo ragionamento ruota intorno a tre elementi: = Guido ha Voluto peccare; = Guido si Pentito;
Andrea Tosin IAC-CNR a.tosin@iac.cnr.it

Commedia matematica 2: Logica diabolica = Guido stato Assolto in modo valido. Vedi che ciascuno di essi indicato con una lettera, in perfetto stile logico-proposizionale, perch ora ci apprestiamo a sottoporre a verifica formale il valore di verit dellargomentazione proposta dal diavolo. Egli espone le sue premesse ai versi 118-119: 1. assolver non si pu chi non si pente, quindi giudica falsa la proposizione ( la congiunzione logica e la negazione logica); 2. n pentere e volere insieme puossi, quindi ritiene altrettanto falsa la proposizione . Beh, come dargli torto? Queste premesse sembrano molto ragionevoli. Segue da esse che Guido non stato validamente assolto, quindi deve essere dannato allinferno? Un attimo, procediamo con ordine. Scriviamo anzitutto la tavola di verit delle proposizioni , in funzione dei valori di verit delle singole proposizioni , , . Ti ricordi come si fa? Ma s, si scrivono tutte le otto possibili combinazioni di vero ( ) e falso ( ) della terzina ( , , ) e poi si usano due semplici regole: (i) la negazione di un vero un falso e viceversa; (ii) la congiunzione di due proposizioni vera solo nel caso in cui le due proposizioni siano entrambe vere, in tutti gli altri casi falsa. Otteniamo cos questa tabellina:

Le righe evidenziate corrispondono ai casi in cui entrambe le proposizioni e assumono il valore di verit attribuito loro dal nero cherubino sulla base delle premesse che anche noi, pocanzi, abbiamo condiviso. Di tutti questi casi, in realt, ci interessano solo quelli in cui la proposizione vera, perch dalla storia che abbiamo ascoltato prima emerge come dato di fatto che Guido ha peccato consapevolmente. A guardar bene, tra le righe evidenziate ve n una sola che contempla questa possibilit, la numero . La quale ci dice che allora necessariamente falsa, quindi, in ultima istanza, che Guido non stato validamente assolto. Povero Guido, anche la matematica lo condanna: il nero cherubino non si affatto sbagliato. Sar forse per questo che San Francesco, rassegnato avvocato dufficio, glielo lascia portar via senza batter ciglio, piegandosi alla ragione, matematicamente inconfutabile, della diabolica pubblica accusa.

Per saperne di pi
Vediamola in astratto. Cosa c dietro allanalisi della tavola di verit che ci ha confermato matematicamente la dannazione infernale di Guido? Qual lo schema di ragionamento formale? Ora ci renderemo conto che abbiamo ragionato per controimmagini. Le proposizioni e possono essere viste come funzioni delle proposizioni pi elementari , , su cui si fonda largomentazione del nero cherubino:
Andrea Tosin IAC-CNR a.tosin@iac.cnr.it

Commedia matematica 2: Logica diabolica , .

Consideriamo cio le proposizioni-base , , come variabili indipendenti delle funzioni e . Poich ciascuna di esse assume solo i valori ed , il dominio di e linsieme , ossia il prodotto cartesiano di con se stesso tre volte (tante quante sono le variabili indipendenti), mentre la loro immagine linsieme (dato che, in definitiva, e sono singole proposizioni vere o false): . Quando nella tavola di verit abbiamo evidenziato le righe corrispondenti ai casi in cui le proposizioni , sono entrambe false, abbiamo di fatto determinato linsieme: , cio il sottoinsieme del dominio su cui sia sia prendono il valore . Cos facendo, ci siamo matematicamente attenuti alle premesse del nero cherubino, che in questo contesto devono essere accettate come ipotesi. Dalla tavola di verit vediamo che, in pratica: , quindi i casi compatibili con le suddette premesse sono, nellordine: (i) Guido ha voluto peccare, non si pentito e non stato validamente assolto; (ii) Guido non ha voluto peccare, si pentito ed stato validamente assolto; (iii) Guido non ha voluto peccare, si pentito e non stato validamente assolto; (iv) Guido non ha voluto peccare, non si pentito e non stato validamente assolto. Notiamo che, a questo punto, il ragionamento del diavolo non sarebbe sufficientemente stringente per condannare Guido alla perdizione eterna. Infatti Guido potrebbe non aver voluto peccare, essersi pentito ed essere quindi stato assolto in modo valido dal papa (caso (ii)). Ma il nero cherubino un logico, mica uno sprovveduto, e sa bene che lintersezione troppo ampia. Per questo sottintende abilmente il fatto che Guido abbia dato in coscienza il consiglio fraudolento a Bonifacio VIII, per modo che il sottoinsieme del dominio di e realmente importante per la sua arringa accusatoria sia: , che non lascia scampo al malcapitato consigliere, per una volta fatalmente fraudolento controvoglia.

Andrea Tosin IAC-CNR a.tosin@iac.cnr.it

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