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FREEMAG MILANOPEN
a cura di
Luca Molinari e Maria Vittoria Capitanucci

con la collaborazione di Milanopen Lab


Gianni Biondillo e Gisella Bassanini

Coordinamento generale: Francesca Raffa e Milena Sacchi

Hanno collaborato alla realizzazione gli studenti della Facoltà di


design del Politecnico di Milano, Corso di storia del Progetto
contemporaneo.

Si ringraziano:
Mario Flavio Benini - Check in Architecture
Andrea Branzi
Federico Bucci
Leonardo Cascitelli
Piero Colaprico
John Foot
Daniele Maggioni
Loris Zaffra

Per Flickr Milanouel!w:


Barbara Annibaldi
Guido Molino
Luigi Moro
Federica Olivieri
Matteo Valle

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Urban - Progetti per l’Europa contemporanea
di Luisa Garzonio

Quando il Comune di Milano iniziava la sua attività legata al Programma Urban, certo
non si immaginava lo sbocco a vasta scala urbana che avrebbe avuto l’area bersaglio,
appoggiata come una piccola isola periferica a nord-ovest della città. L’entusiasmo
iniziale ha informato tutte le attività e sono state effettuate varie realizzazioni a tutti
i livelli dal sociale fino al restauro architettonico. All’inizio si era pensato che tutto
dovesse rientrare in un ambito periferico, al massimo si ipotizzava di riuscire a far
sconfinare i risultati del programma fuori dall’ambito specifico e alle sue azioni, come
a un esempio di buone pratiche.
L’ubicazione strategica dell’area, alla luce della vittoria dell’Expo, ha riconfigurato lo
City - Foto Luisa Garzonio
scenario, rivoluzionando i punti di vista da area periferica a punto nodale delle maggiori
trasformazioni in atto sul territorio. La vicinanza agli spazi di maggior trasformazione
previsti e in atto, ha rafforzato il valore di modello di governance del programma e
forse ha rivelato la sua lungimiranza.
Le azioni finanziate che hanno apportato migliorie alla qualità della vita del territorio di
Quarto Oggiaro, lette e adeguatamente contestualizzate, riescono, con uno scatto di
scala, a divenire parti di un processo diffuso, superando la pericolosa marginalizzazione
degli interventi. Così, operazioni come il Restauro di Villa Scheibler e parco annesso
non sono solo esempi di buona sistemazione del degrado, ma si innestano in un vasto
sistema, sull’asse ordinatore di disegni vasti di P.R.G. Strategicamente, il complesso
diventa punto d’eccellenza dell’area Expo, cardine di un intero percorso di parchi e
aree verdi immaginate su raggi che attraversano la citta, centrando il disegno sul suo
centro storico. L’intera periferia riesce così a diventare un centro, un altro centro,
ribaltando, almeno concettualmente, le protratte modalità di costruzione della città.
Supportato dalle nuove istanze culturali presenti nell’impostazione base del PGT, la
città di Milano, quella dell’immaginazione dei tecnici, urbanisti, amministratori e della
gente, potrà divenire processo e non schema geometrico, raccogliendo le suggestioni
a vari livelli del suo tessuto connettivo.
Due modelli quindi: il piccolo programma urbano, che si finanzia con i fondi dell’Europa,
e il nuovo PGT, entrambi esperienze di modellazione della nuova città, mutuati da
slanci entusiastici e da inevitabile senso della realtà.

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City - Foto Luisa Garzonio
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LEGENDA AREA URBAN


URBAN AREA LEGEND
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1 - Villa Scheibler
- Centro per la promozione dello sviluppo dell’area
Centre for the promotion of Urban area development
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- Parco Villa Scheibler
2 Villa Scheibler Park

- Riqualificazione Via Federico de Roberto 10 4


3 Riqualification of Federico de Roberto street

- Riqualificazione Villa Pizzone


4 Riqualification of Villa Pizzone
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- Nuovo assetto urbanistico via Felice Orsini
New urban trim of Felice Orsini street 10
- Centro servizi a supporto dell’economia sociale
Support services Centre for the renewal of the Social economy
6
- Centro per il telelavoro e l’impiego libero professionale
Centre for telemarketing work and professional self-employment
7
- Centro per la mobilità sostenibile, sicurezza urbana e car sharing
Centre of sustainable mobility, urban safety and car sharing
8
- Intervento di videosorveglianza sottopasso Negrotto
Video surveillance intervention in the Via Negrotto underpass
9 - Adeguamento impianti semaforici
Upgrading of traffic lights

10 - Piste iclabili
Cycleways

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Urban Milano: il programma e i risultati.


di Franco Sarbia

Nel 2000 il Comune di Milano ha partecipato alla gara Urban indetta dal Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti con un programma integrato di valorizzazione
delle risorse ambientali, territoriali, sociali ed economiche delle periferie milanesi
di Nord Ovest sull’asse del Sempione. L’”area bersaglio” include i quartieri di
Garegnano, Roserio, Musocco, Certosa, Villapizzone, Vialba, Quarto Oggiaro,
Bovisasca e Bovisa, e comprende gli spazi poi destinati all’Expo. Alla competizione
hanno partecipato 89 città italiane.
L’Amministrazione milanese si è classifi- lorizzazione culturale animato da tutte le
cata al primo posto della graduatoria ed è Associazioni presenti sul territorio. È stata
stata ammessa a finanziamento con altri completata la riqualificazione e l’arredo
9 comuni italiani. Urban è un programma degli spazi esterni di pertinenza della Vil-
d’investimenti per 27,4 milioni di euro, la Scheibler. Con finanziamenti aggiuntivi
cofinanziati per il 75% dall’Unione europea di Comune Regione e Provincia di Milano
e dai fondi di rotazione dello Stato e per il è stato possibile completare il restauro e
25% dal Comune stesso. recupero funzionale della splendida villa
Il contributo europeo ha svolto un ruolo di lombarda risalente al XV secolo. La villa è
catalizzatore, consentendo la realizzazione destinata a funzioni di supporto all’attivi-
di un programma di finanziamenti integra- tà di promozione sociale e di governance
tivi per oltre 20 milioni di euro, nell’ambito dello sviluppo del contesto sovracomunale
di un accordo quadro tra Comune, Regio- dell’Esposizione universale, sull’asse del
ne, Provincia, AEM e Aler. A fine 2008, a Sempione. Negli spazi restaurati, dotati di
conclusione del programma, saranno rea- rete wireless, con sale attrezzate per mo-
lizzate opere del valore di circa 50 milioni stre e riunioni, troverà sede l’attività co-
di euro: il doppio di quelle coperte dalla munale di attuazione del Piano di Governo
spesa inizialmente ammessa al finanzia- del Territorio nell’area Urban, il servizio
mento dei Fondi Europei di Sviluppo Re- di pianificazione a scala metropolitana del
gionale (FESR), accordati dalla DG Regio PIM, il programma di promozione sociale
della Commissione europea. Alla fine del della Casa delle Associazioni e un punto
2008 il programma chiude con il pieno d’aggregazione per i giovani nel job (inter-
conseguimento degli impegni di spesa. net) café.
Il primo Asse, ”Riurbanizzazione pluri- Il secondo Asse, ”Imprenditorialità e
funzionale“, ha prodotto la riqualificazione patti per l’occupazione“, riguarda appun-
del Parco Scheibler, ne ha migliorato l’ac- to la realizzazione di servizi di valorizza-
cessibilità e lo ha fatto diventare punto di zione sostenibile dell’area, capaci di auto-
aggregazione sociale di tutti i quartieri che finanziarsi anche dopo l’esaurimento dei
lo circondano, con un programma di va- contributi Urban.
Villa Scheibler Villa Scheibler Villa Scheibler - pista ciclabile Villa Scheibler

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Ommy nulluptat augiamet landre tat

L’attività è stata sviluppata con il suppor- servizi di trasporto pubblico. È stata infine
to di un’Associazione Temporanea d’Im- realizzata una rete di 7,5 Km di piste ci-
prese costituita tra: Milano Metropoli con clabili che collega servizi, verde pubblico,
la partecipazione di Asset, Bic La Fucina, residenze e stazioni.
Bocconi, Euros, Intesa San Paolo e il Po- Il quarto Asse, che riguarda la Gestione
litecnico. Sul territorio è insediato ”Quarto integrata, ha assicurato l’assistenza tecni-
Laboratorio“, servizio a cittadini, imprese ca al monitoraggio e al controllo del pro-
ed enti pubblici di supporto allo sviluppo gramma, riservando le risorse residue al
sostenibile dell’area. È inoltre già operativo piano di comunicazione, di capitalizzazione
il centro risorse economia sociale (Cres), e diffusione dei risultati che prevede una
che gestisce un programma di aiuti minori conferenza conclusiva in Villa Scheibler nel
alle imprese sociali, selezionate con gara novembre 2008, nell’ambito della quale
sulla base della qualità delle proposte di saranno presentati i futuri programmi di
autoaiuto. Il Centro ne coordina l’associa- valorizzazione sostenibile dell’area.
zione in rete, le affianca nella realizzazione Nell’ambito della Direzione Pianificazione
dei progetti, e metterà a loro disposizione Urbanistica Generale diretta dall’Architetto
l’incubatore dell’impresa sociale in Via Val- Giovanni Oggioni, il programma Urban è
trompia. Questi interventi sono stati pre- gestito dal Servizio Attuazione Programmi
ceduti dall’insediamento del ”Centro Lavo- Comunitari con i seguenti ruoli:
ro Milano Nord“ di Via Satta, realizzato in
collaborazione tra Provincia e Comune.
Il terzo Asse, ”Sistemi di trasporto intel- Angelo Isella - Comune di Milano
Coordinatore operativo e Responsabile Assistenza
ligenti“, ha realizzato un sistema ecologico Tecnica del Programma Urban II Milano
di regolazione del traffico con preferenzia-
zione dei mezzi pubblici, che ha permes- Luisa Garzonio - Architetto - Comune di Milano
so di aumentare la velocità commerciale Gestione, progettazione, programmazione della
comunicazione Programma Urban II Milano
del 15%, diminuire del 9% la produzione
stimata di CO2 e ridurre gli incidenti. Su Romana Marenzi - Comune di Milano
questo progetto si è innestata la creazione Segreteria amministrativa
di un centro per la sicurezza urbana e la
Marta Riverberi - Architetto
mobilità sostenibile che si propone come
Integrazione dei contenuti tecnici dei progetti;
interlocutore delle istituzioni europee sul
tema. Ancora una volta i contributi europei Assistenza tecnica
hanno offerto l’opportunità di realizzare Franco Sarbia
Elaborazione e Sviluppo del Programma Urban II
un progetto d’interesse strategico di valore
Milano
assai superiore a quello dei soli finanzia-
menti Urba. Alcuni progetti di controllo
degli accessi di informazione ai cittadini
hanno contribuito al miglioramento dei

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> Ommy nulluptat augiamet landre tat

Villa Scheibler - Una storia che ricomincia.


di Franco Sarbia

Villa Scheibler, che porta il nome della nobile famiglia degli ultimi proprietari,
fu costruita nella seconda metà del ‘400 e ampliata nel ‘700 fino a raggiungere
l’attuale configurazione.
La villa e il suo Parco, ex vivaio comunale, perciò ricco di molteplici essenze pre-
giate, rappresentano già dai primi anni del ‘900 gli elementi d’incontro tra le
comunità di Quarto Oggiaro e Vialba.
Di tipico impianto settecentesco, con corpo di Al piano terra è previsto l’insediamento della Casa
fabbrica a “U”, cappella privata e parco retro- delle Associazioni, il posizionamento di un Book
stante, Villa Scheibler occupa una superficie di Shop, e la caffetteria, o Job Caffè, direttamente
circa 3000 mq, che comprende due piani fuori collegati, con locali e servizi comuni accessibili ai
terra, la chiesa, la corte interna e un rustico an- portatori di Handicap.
nesso. L’ampio locale nel lato orientale del corpo cen-
Indagini stratigrafiche fatte nei locali della zona trale, al piano terra, è destinato al pubblico spet-
occidentale hanno consentito di evidenziare tacolo, ha caratteristiche conformi al D.M. 19
come, al di sotto di alcuni strati di coloriture del agosto 1996 ed è in grado di ospitare mostre,
‘900, fossero presenti pregiati affreschi del XVIII eventi culturali, musicali, teatrali, seminari e in-
secolo, oggi restaurati. contri internazionali. Nel seminterrato sottostan-
Tracce di affreschi e di tinteggiatura sono sta- te sono stati inseriti servizi igienici per il pubblico,
ti altresì restaurati all’interno della sconsacrata suddivisi tra uomini e donne, fruibili dai portatori
Chiesa. Lateralmente all’altare barocco, in mar- di handicap.
mi colorati, sono infatti visibili modanature di di- I locali del corpo centrale e dell’ala occidenta-
verso tipo, mentre in ampie zone lungo la navata le della villa hanno dimensioni e caratteristiche
è stata restaurata l’originaria pittura, che sulle adeguate a ospitare servizi del comune di Milano,
volte assume una colorazione bluastra. promozione, progettazione, assistenza tecnica e
Sempre nella Chiesa è stata mantenuta l’origina- coordinamento degli interventi di supporto allo
ria pavimentazione in cotto e sono ancora pre- sviluppo sostenibile dell’area Urban. Gli ambienti
senti, anche se fortemente danneggiate, alcune della parte occidentale hanno superfici decorate
statue e le colonne in granito rosa poste nel cen- a tempera, mentre i palchi di legno sono arric-
tro della navata a sostegno delle volte; sul fronte chiti da decorazioni pregiate, oggi completamen-
settentrionale è visibile parte dell’originario por- te restaurate. Al primo piano l’ampio salone delle
tone principale, mentre è perfettamente integro feste, e i locali attigui, sono destinati a manifesta-
il colonnato in granito della loggia del fronte sud, zioni pubbliche d’incontro ed esposizione, mentre
sul Parco. i restanti locali sono affidati al Centro Studi per
Il rustico annesso ospita il presidio di quartiere la Programmazione Intercomunale dell’area Mi-
della polizia municipale e, nel sottosuolo, l’auto- lanese (PIM). L’integrazione organica delle nuove
rimessa e i locali tecnici della villa. funzioni della villa convertirà questo spazio pub-
La villa sarà destinata a funzioni di supporto al- blico in catalizzatore delle grandi trasformazioni
l’attività di promozione sociale e di governance urbane della Milano europea.
dello sviluppo del contesto territoriale dell’espo-
sizione universale, sull’asse del Sempione.

Ommy nulluptat augiamet landre tat Ommy nulluptat augiamet landre tat

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Urban, progetti per l’Europa Contemporanea. Lorem ibsen
di Franco Sarbia

La fase conclusiva di diffusione dei risultati di Urban riguarda l’attuazione


di progetti finalizzati ad armonizzare, con la realizzazione dell’Expo, i grandi
interventi di: sviluppo infrastrutturale (TAV, corridoi trans europei 5 e 24,
Milano Malpensa) e trasformazione urbana (Polo ospedaliero, Politecnico,
PGT, un sistema a rete di spazi aperti
Città della scienza), capaci di fornire i finanziamenti necessari a un programma per la città pubblica.
“integratore” delle grandi trasformazioni in una prospettiva condivisa di soluzione A partire da questa occasione di rigenerazione urbana dei quartieri di Garegnano, Roserio,
dei malfunzionamenti, del congestionamento e del degrado dell’area, come Musocco, Certosa, Villapizzone, Vialba, Quarto Oggiaro, Bovisasca e Bovisa, Milano mette in scena
presupposto per l’estensione dell’Acquis di Urban all’intera città. una rinnovata attenzione allo spazio pubblico. In questo senso il Programma comunitario Urban
II è divenuto un’opportunità irripetibile per operare visibili e concrete azioni di riqualificazione, per
I progetti saranno attuati nell’ambito di del parco ferroviario di Certosa e la creazione di dimostrare fisicamente e visivamente le potenzialità di interventi a scala urbana nel comporre un
un Programma di Rigenerazione Integrata una piattaforma logistico-produttiva periurbana nuovo paesaggio. Vere e proprie best practices da diffondere a tutta la città. Come Amsterdam,
Urbana Sostenibile, che deve intrecciarsi in grado di alimentare, con una navetta Anversa, Berlino, Graz e Bordeaux (solo per citare alcune città protagoniste di esperienze progettuali
con l’attuazione del presente ciclo di ferroviaria, la distribuzione merci in città senza finanziate dalla comunità Europea), anche Milano si propone come porta verso l’Europa.
programmazione dei Fondi Strutturali. rotture di carico aggiuntive. Per Milano è un momento sostanzialmente magico. È una città che sta riflettendo su se stessa.
Questo programma sarà articolato in 5 sotto- La costruzione di nuove regole, avviata con l’Aggiornamento Documento di Inquadramento,
programmi o progetti integrati: 3. Città creativa si propone di sviluppare, in proseguita con la presentazione del Piano di Governo del Territorio e in continuazione ora con la
sinergia con la nuova triennale, una rete di Revisione del Regolamento Edilizio, dice bene di un pensiero vivo sulla città.
1. La Città della scienza sarà realizzata in valorizzazione economica della cultura, dell’arte E oggi, ancor più di sempre, i migliori esempi di trasformazione urbana già accadute in ambito
Bovisa nell’area d’insediamento del nuovo e del design associata con il recupero a tali internazionale sono per noi esempio a cui guardare, un vero e proprio punto di riferimento.
Politecnico, del palazzo dell’innovazione, del funzioni del patrimonio storico architettonico Un’importante opportunità di dialogo per trarre spunti e insegnamenti da tradurre in nuovi
Mario Negri. Sarà catalizzatore dell’incontro tra dell’area, promuovendo l’identità culturale dei strumenti di governo del territorio, che unitamente all’arrivo dell’Esposizione Universale del 2015,
il sapere, le nuove fabbriche della conoscenza margini di trasformazione della città. rappresentano opportunità uniche per concorrere ad una medesima sfida ambiziosa: rispondere ad
che hanno sostituito le industrie smobilitate e il una realtà urbana che per sua natura è in continua trasformazione e permettere di indirizzare e
saper fare del diffuso tessuto industriale della 4. Città vivibile prevede la diversificazione sprigionare le energie vitali espresse dallo stesso territorio.
conurbazione policentrica. Focalizzata sui temi funzionale dell’edilizia sociale a residenze Il nuovo Piano di Governo del Territorio prende così forma. Una forma che basa la sua consistenza
della riqualificazione energetica della città, sarà temporanee per studenti del nuovo Politecnico, sul progetto di città pubblica e sulla sua configurazione spaziale.
motore dei processi localizzativi del dopo Expo. degenti di day Hospital e parenti degli utenti Al posto dei vincoli e della fissità delle destinazioni, un Piano fondato su un continuo sistema a rete di
del nuovo polo ospedaliero. Gli interventi spazi aperti: infrastrutture, ambiente e servizi. In altri termini, una dorsale di spazi collettivi intorno a
2. Le linee guida del progetto daranno spunto al recupero dei sottotetti e cui si possa implementare un infinito palinsesto di scenari di città, dove progetto e regole convergono
Città accessibile, prevedono innanzitutto la alla riqualificazione energetica degli edifici in una forma innovativa di pianificazione che tiene insieme forza delle idee e flessibilità nel tempo.
progettazione integrata delle infrastrutture di residenziali. In questa prospettiva “la città pubblica” diventa il vero strumento di regia dello sviluppo dentro e fuori
trasporto e delle infrastrutture verdi e blu, di dai confini amministrativi.
accesso alle risorse ambientali della cintura e 5. Città solidale si propone di consolidare il In questa prospettiva tutte le piccole e grandi trasformazioni della città divengono i tasselli necessari
dei raggi verdi e di valorizzazione economica dei ruolo di promozione sociale delle associazioni per l’attuazione efficace della città pubblica.
35 kmq di terre coltivate nell’area del Comune e il tessuto di economia sociale messo in rete In questa prospettiva tutte le procedure dei progetti di trasformazione saranno riviste, affinché città
di Milano e del parco dei fontanili. Il progetto da Urban, in modo da massimizzare le ricadute pubblica e progetto “privato” possano nascere insieme a partire dal Piano di Governo del Territorio,
promuove l’accesso alle funzioni metropolitane positive dell’Expo sulla qualità della vita e per attuarlo ma anche per metterlo in discussione ed eventualmente ridefinirlo.
d’eccellenza attraverso il recupero alla mobilità sull’occupazione nell’area. Per questo siamo partiti dall’ascolto di chi abita e vive la città. Per una progettualità che ruoti
metropolitana delle vecchie tratte affiancate I progetti elaborati dall’ATI Urban per conto intorno al valore della singola persona e prenda il via dai soggetti operanti sulla scena sociale. Per
dalla linea TAV; prevede la realizzazione di un dell’Assessorato per lo Sviluppo del Territorio trasformare l’ascolto in risorsa per la definizione dei temi strategici che saranno l’oggetto degli sviluppi
People Mover di collegamento interperiferico tra interessano l’asse metropolitano di nord ovest, urbani dei prossimi anni attraverso la restituzione di nuovo apparato normativo atto a promuovere,
nuova fiera, MM1, stazione TAV, Expo, nuovo baricentrato sull’area Urban, e potranno nella forma che meglio saprà interpretare la risposta alle sollecitazioni della città, nuove occasioni di
polo ospedaliero e stazione di Quarto Oggiaro; essere finanziati con il contributo dei fondi sviluppo.
propone la realizzazione un Personal Rapid strutturali attraverso la costituzione di un Vedere, ascoltare, valorizzare ciò che già c’è e liberamente si plasma come risposta dal basso
Transit, autofinanziato e gestito, di accesso alle Fondo di Sviluppo Urbano. La loro realizzazione ai bisogni dei singoli e della collettività è il fil rouge che guida la costruzione della nostra città.
funzioni della Città della Scienza con le stazioni connoterà la fase dimostrativa di attuazione del Immaginare una Milano del 2030 e iniziare a viverla costruendo una tensione di curiosa attesa
di Bovisa e Villapizzone, collegando il passante Piano di Governo del Territorio, nel naturale per quello che avverrà generando le condizioni affinché ognuno di noi possa trovare un terreno
con il Malpensa Express. Alle criticità connesse orizzonte europeo dell’area metropolitana accogliente e fertile per esprime se stesso, è la nostra ambiziosa sfida. Sfida che Milanopen, grazie a
con il trasporto merci su gomma, il progetto milanese. tutti voi, vuole interpretare.
risponde con una proposta di delocalizzazione

Carlo Masseroli
Assessore allo Sviluppo del Territorio
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tutto subirà, queste trasformazioni. che sta accadendo e in cui, contempora-
Informare, coinvolgere, ascoltare, dialogare neamente, si avvicendino spettacoli, labo-
potrebbe consentire un abbattimento delle ratori, concerti, letture, giochi, dibattiti che
Molti non lo sanno, ma Milano sta cambiando. diffidenze e delle resistenze a un cam- coinvolgano gli autori ma insieme scrittori,
di Luca Molinari biamento di cui Milano ha assolutamente musicisti, artisti, personaggi dello spetta-
Critico dell’architettura - Docento presso la facoltaà di Architettura di Napoli II bisogno. colo che trasformeranno in racconto diffu-
Milanopen nasce con questo obbiettivo, so l’immagine di una città che cambia.
Basta un viaggio lungo la linea di confine della città per contare decine di gru che trasformare la città che sta cambiando in E insieme ai cantieri Milanopen metterà in
punteggiano altrettanti cantieri che stanno trasformando le tante aree industriali una scena aperta a tutti. scena le nuove opere appena completate, i
abbandonate in nuovi frammenti abitati della metropoli. Milanopen guarda a tutta la metropo- tanti piccoli e grandi monumenti nascosti e
Villa Scheibler, Santa Giulia, Lambrate, Bicocca, Maciacchini, Bovisa, Portello, la li senza distinzioni tra centro e periferia rimossi della nostra storia urbana, gli studi
vecchia Fiera, Milano Fiori, Bocconi, Centrale del latte, sono solo alcuni dei luoghi come a un unico paesaggio popolato di e i luoghi pubblici e privati in cui si pro-
di profonda trasformazione di una metropoli che da qua al 2015 cambierà radical- desideri, azioni in corso, opere grandi e gettano e decidono le trasformazioni della
mente, come non è stato almeno negli ultimi trent’anni della sua storia. piccole che necessitano di essere raccon- città.
tate per essere capite e accettate. Vogliamo pensare a laboratori in cui gli
Dopo la crescita vertiginosa degli anni ni che hanno cristallizzato un’immagine Milanopen cercherà di abbattere la tradi- studenti, dalle scuole elementari alle Su-
Trenta e la seconda stagione del boom che non corrisponde all’idea di una città zionale differenza tra saperi tecnici alti, tra periori, discutano di città, dei suoi elementi
economico tra gli anni Cinquanta e Ses- pronta a profondi cambiamenti. parole ostili come architettura, urbanistica, e di come la vorrebbero. Insieme imma-
santa, Milano sta conoscendo una terza, Troppe opere sono state realizzate senza ingegneria e la gente che abita la città e il giniamo che le fermate della Metro corri-
importante stagione di profonda meta- tenere da conto dei loro futuri abitanti; la suo territorio, per fornire strumenti inediti spondenti ai lavori in corso abbiano spazi
morfosi fisica e simbolica. Una stagione città non ha saputo dare forma a un’idea per capire e partecipare alla trasformazio- dedicati al racconto elementare e visivo di
che vedrà nell’architettura e nei suoi nuovi civile e condivisa di spazio pubblico; la ne in atto. una città che sta cambiando per le migliaia
spazi urbani i segni più evidenti e tangibili periferia a volte sembra troppo lontana dal Milanopen nasce per informare e insieme di cittadini che tutti i giorni si muovono in
di questo passaggio epocale che potrebbe suo centro, mentre contemporaneamente ascoltare gli abitanti di una metropoli che città indifferenti al cambiamento. E an-
consegnare a Milano una nuova identità è legata a una nuova forma metropolitana ha bisogno di ricostruire consapevolezza e cora piccole mostre sparse nei luoghi più
economica, sociale e culturale. che va oltre i suoi confini amministrativi; i quindi orgoglio civico. inaspettati della città in cui raccontare del
Malgrado la sua lunga storia Milano è una tanti cantieri aperti sono vissuti passiva- Costruire consapevolezza tra la popola- cambiamento in corso e insieme in cui
città che ha costruito la propria matrice mente senza che si sia mai costruita una zione vuol dire formare cittadini maturi, portare altre esperienze nazionali e inter-
più riconoscibile su l’orgoglio di una mo- consapevolezza di una trasformazione pronti a essere parte di un cambiamento nazionali di cambiamento.
dernità dinamica, aperta, curiosa del cam- necessaria per una metropoli che vuole che, se condiviso, sarà più potente e dif- Milanopen diventerà un appuntamento
biamento, sperimentale. cambiare e crescere. fuso, capace di competere con le grandi fisso, annuale, in cui la città si metterà in
Milano è da sempre porta d’Europa sul- Ma la situazione sta rapidamente cam- operazioni urbane in atto in tutta Europa mostra e in cui, insieme, ascolterà la voce
l’Italia e cuore pulsante di una moder- biando: la vittoria per la sede Expo 2015 e insieme di proporre un modello ine- profonda del suo ventre. Milanopen mo-
nità anomala e originale che si è anche imporrà cambiamenti strutturali strategici dito, autonomo, capace di parlare di un strerà una città che non ha paura del fu-
espressa attraverso le sue architetture e e fondamentali per Milano; i tanti cantieri “modello Milano” in cui pubblico e privato turo, ma che lo vuole guardare negli occhi
gli spazi urbani. privati che stanno cambiando la città in siano capaci di costruire una città aperta per capire cosa ne sarà degli spazi abitati
Eppure la consapevolezza di un’identità forma di arcipelago senza legami verranno e orgogliosa della qualità diffusa dei suoi dai suoi figli. Milanopen sarà vetrina orgo-
moderna e dinamica sembra essersi affie- presto messi a sistema dal PGT e da una spazi. gliosa e internazionale dei suoi cantieri e
volita negli ultimi decenni. Milano ha paura nuova, innovativa immagine di città pub- Immaginiamo Milanopen come a una delle sue architetture per raccontare di un
del suo futuro e delle trasformazioni che la blica. grande festa diffusa, felice, unica. modo nuovo di costruire città per tutti.
riguardano. Ogni opera, ogni nuovo can- Si tratta di trasformazioni che hanno biso- Immaginiamo durante un lungo, intenso
tiere, ogni progetto pubblico o privato sono gno di essere preparate; si sente la neces- fine settimana, cantieri aperti distribuiti
visti con diffidenza e disincanto. Milano sità di costruire consapevolezza e orgoglio nell’intero arco della città dai suoi limiti più
sembra essere prigioniera di luoghi comu- nella popolazione che vivrà, ma prima di esterni al suo centro profondo; cantieri in
cui si racconti e si mostri ai cittadini quello

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Foto di Marco Casse - Milanouel!w
Foto di Davide Bongianni - Milanouel!w

Perchè la periferia arriva prima del centro.


di Piero Colaprico
Giornalista de “La Repubblica”

Esistono frasi che si sentono solo in periferia: «Quando mi sono accorto che a spacciare erano i
ragazzi difficili che venivano in Oratorio ai tempi in cui facevo l’educatore, e che li conoscevo uno per
uno, è stato un bel problema», dice un trentenne barbuto e spettinato. «Potevo denunciarli? No,
vero? Perciò, per restituire la piazza alla gente comune, abbiamo organizzato una festa a sorpresa,
tutto qui».
Nelle periferie nulla sembra facile, tanto meno la vita quotidiana di tante persone. Eppure molte cose
buone e buonissime succedono perché non è poca la gente che si guarda in faccia. Se la grande
città assomiglia a un labirinto, a volte la periferia funziona come una specie di filo d’Arianna: tra
quei palazzoni e quelle strade a volte «sgarrupate» si apre l’anticamera delle novità, quelle che poi
faranno “tendenza”.
Non è in centro che si sono visti il primo cassiere di supermercato nato in Africa centrale, le donne
musulmane velate, i graffiti tanto osteggiati ma che, qualche volta, esplodono di colori dove esistono
solo cemento e fretta. Non è davanti alle vetrine del centro che i preti di strada offrono un’alternativa
a chi sembra aver smesso di avere alternative a quindici anni. Non è nelle scuole prestigiose, ma in
quelle costruite un po’ al risparmio che nascono le esperienze destinate a fare «pedagogia».
La periferia viene trattata un po’ come il parente povero e sfortunato, ma Barack Obama non è
nato nel centro di Chicago da una famiglia ricca. Prima o poi, anche Milano ci darà un politico nato
dal basso, uno scrittore che non ha sentito l’italiano in casa ma l’ha imparato sui banchi di scuola,
un musicista che riuscirà a trasformare il frastuono dei vialoni, i colori dei cappellini delle band
sudamericane, il bianco degli abiti dell’iman, il nero del parroco, il reggiseno a vista della biondina e
chissà che altro in un nuovo sound, il sound dell’“onnipoli”, la città dove c’è tutto, come è Milano.
E’ però molto, molto tempo che Milano non ha un sogno. Che cosa ci resta davvero? Sì, gli stilisti,
il commercio, l’apertura mentale, l’investitore serio, l’impresa di successo, la possibilità di trovare
ancora non «un» lavoro, ma «il» lavoro, quello che vogliamo, senza la necessità di implorare una
raccomandazione. Sì, Milano è ancora la città che è sempre stata, ci sono l’Inter e il Milan, la Borsa
e la Scala, ci sono le università e i suoi celebri istituti clinici e di ricerca. Ma quando la guardiamo, la
guardiamo come attraverso un vetro appannato. L’intero mondo arranca, Milano non può essere
diversa, certo.
Eppure, se uno perde i pregiudizi e gira nella nostra periferia, trova che qualche lembo di sogno
positivo esista e resista. Lontano dal centro della città, dalla Galleria, dal denaro più facile. Vai al
Paolo Pini, l’ex ospedale psichiatrico, e ci trovi spettacoli contemporanei affollati di gente venuta da
chissà dove. Vai all’università della Bovisa e vedi le sale ricavate dalla vecchia fabbrica di funivie e ti
viene da sorridere, perché in concreto ecco la vieta metafora della scuola che serve per scalare le
vette. Vai nel parchetto che confina con lo stradone trafficato e ci trovi due squadre di calcio, una del
Senegal e l’altra di chissà dove, che si affrontano con tanto d’arbitro, anche se le porte non ci sono,
anche se sull’erba pallida a segnare i pali ci sono i maglioni, però nei cuori c’è la voglia leale di dire
goal quando è goal.
La sfida è permettere alla periferia e ai suoi abitanti di segnare il goal, a tutti noi che italiani e
stranieri, non molliamo, resistiamo, ci diamo da fare, tra associazioni e parrocchie, doposcuola
e piazze. Non sarà facile, ma l’importante è crederci. Come ci credono i piccoli bambini cinesi,
marocchini, filippini che, al mattino, vedi correre sui marciapiedi un tempo più deserti. Come quelle
mamme straniere che, nonostante i tanti momenti duri, hanno un regalo da farci: il sorriso di tutti
quelli che non hanno perso la voglia di credere che se non saremo noi, riusciranno i nostri figli a
«mettere sotto» una vita forse agra, ma che non ci fa paura, vista dall’angolo di questi cortili dove,
ancora oggi, ci si conosce e ci si saluta. Molto più qui che in centro.

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Foto di Susanna Cernotti - Associazione Vill@perta

Quarto Open
di Gianni Biondillo
Scrittore e Architetto

Non c’è volta che appena succede qualcosa di brutto, di criminale, a Quarto Oggiaro, non riceva
una telefonata dal solito giornalista di nera. Nella loro deformazione professionale è l’albero che
cade la notizia, non la foresta che cresce. Solo che citare sui quotidiani il mio quartiere unicamente
quando accade qualcosa di disdicevole paralizza Quarto Oggiaro, nell’immaginario meneghino,
in una idea falsa e sfocata, in una realtà deformata che non tiene conto di tutto il contesto, fatto
sopratutto di persone oneste. Quando, chiacchierando con un estraneo, racconto da dove vengo,
il mio interlocutore mette subito mano al portafogli, controllando se non glie l’ho già portato via.
Non ultimo non dimentichiamo quanto oggi “paghi” la politica della paura. Parlare sempre e solo di
sicurezza forse raccoglie voti ma ci fa sentire tutti più insicuri. Nessuno ha voglia di uscire di casa,
meno che mai nessuno ha voglia di andare in posti pericolosi. Come Quarto Oggiaro, appunto. Che,
però, pericoloso non è affatto.
Dico sempre, scherzando, che ci ho vissuto tutta la vita e mai nessuno mi ha scippato la catenina.
Girare per quel quartiere - il quartiere della mia infanzia, dei miei primi amori, delle amicizie eterne -
è pericoloso tanto quanto girare per Piazza del Duomo. Cosa facciamo, insomma, ci barrichiamo nei
nostri accoglienti appartamenti? Che errore clamoroso sarebbe smettere di vivere la città come fosse
la naturale estensione della nostra casa!
Insomma, ogni volta che mi telefona il solito giornalista mi arrabbio. Mi indigno, anzi. Quando ero
ragazzino io quasi ci si vergognava di essere quartoggiaresi. Un mio caro amico, approdato in un
liceo del centro, dalla vergogna raccontava di abitare in un altro quartiere. Oggi non è più così. Oggi
i ragazzi sono orgogliosi di vivere in questo quartiere, che, certo, i suoi problemi li ha. Ma, dato che il
resto della città (pieno di preconcetti) lo snobba, cerca di risolverseli dal basso. Non avete idea di che
straordinaria rete di solidarietà, di associazionismo, di attività culturali o sportive, o di intrattenimento,
si svolgano a Quarto Oggiaro, scaturite dai suoi stessi abitanti. Quando ero un moccioso non c’erano
le sfilate dei carri a carnevale, né la festa della primavera, né un centro per anziani, e tanto altro
ancora. Oggi ci sono.
Oggi, insomma, bisognerebbe fare luce sulla foresta che cresce. Questa è anche la ragione che
mi ha fatto abbracciare il progetto di Milanopen. Una volta tanto sarebbe bello che non fossero i
quartoggiaresi ad andare in centro o negli altri quartieri meglio serviti della città. Sarebbe bello che
la città, che tutta Milano, si riversasse qui, scoprisse le piccole meraviglie di un quartiere difficile.
Architettoniche, artistiche, culturali. Ma soprattutto scoprisse i suoi abitanti. Un autentico patrimonio
di cultura popolare che chiede ad alta voce che gli venga scrollato di dosso un assurdo pregiudizio.
Chiede cittadinanza. Allora che la cittadinanza tutta, una volta tanto, venga a fargli visita, come si
fa ad un parente; verrà sicuramente accolto nel migliore e più affettuoso dei modi. Per questo fine
settimana mettete al centro una periferia. Capace che poi ci tornate.

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Foto di Foto.rob - Milanouel!w

Fare città. Comunità, reti, luoghi, eventi.


di Gisella Bassanini
Architetto. Docente al Politecnico di Milano, sede di Piacenza

Capita sempre più frequentemente di leggere sui quotidiani, così come nei libri scritti dagli esperti
che a vario titolo si occupano di città, intere pagine in cui si lamenta un progressivo indebolimento
se non addirittura un’assenza di passione e di impegno che caratterizza in generale l’odierna società
italiana. Una sorta di diffusa apatia, un generale sentimento di disinteresse nei confronti delle
questioni civili ed etiche, della qualità dei luoghi urbani, dello stato in cui versano i “beni comuni” e in
primis lo spazio pubblico. Accanto a ciò – annotano gli esperti – assistiamo ad un lento e inesorabile
processo di scollamento tra sfera pubblica e sfera privata, tra chi governa e chi è governato, tra chi
progetta e chi abita. Tra saperi esperti e saperi comuni. Tra le politiche, i progetti urbani e le pratiche
e le esperienze di cui quotidianamente si fanno portatrici le comunità locali e le diverse realtà che
operano sul territorio. Si scrive di “città senza cittadini” e di “cittadini senza città”, di “relazioni prive
di empatia”, di territori urbani simili a infiniti non-luoghi nei quali la storia, le culture, le soggettività
singole e collettive, le vite vissute sembrano un ricordo del passato e non qualcosa con cui facciamo
i conti ogni giorno. D’altra parte, assistiamo a cittadini e cittadine che con una presenza sempre più
evidente, singolarmente o in forma associata, chiedono di essere informati e aggiornati sulle vicende
che riguardano le loro città, i loro quartieri; domandano di poter partecipare più attivamente alla vita
urbana, ai processi di cambiamento che la coinvolgono e ai progetti che ne stanno mutando forma
e destino. Producono città e beni pubblici e non ne sono solo passivi e distaccati utilizzatori. Le città
sono probabilmente sia una cosa che l’altra. È come noi le osserviamo e da che punto lo facciamo,
cosa vogliamo cercare e valorizzare a fare la differenza. L’evento Milanopen è stato da subito pensato
come un momento di partecipazione attiva delle diverse realtà che operano nella città, in questo
primo appuntamento con riferimento al territorio di Urban II (Bovisa, Quarto Oggiaro). Non è stato
difficile entrare in contatto e collaborare con il ricco e articolato tessuto associativo, gruppi formali
e informali, istituzioni pubbliche e private, luoghi che quotidianamente producono e mettono a
disposizione del quartiere e dell’intera città socialità, cultura, e anche passioni, desideri, tempi e spazi
secondo quello spirito vitale, collaborativo, empatico e creativo che da sempre anima il tessuto sociale
milanese, anche se non sempre ne siamo consapevoli. Penso a Milanopen come ad un’occasione
che amplifica e connette ciò che già esiste annunciando ciò che potrebbe esistere. Nel suo essere
amplificatore e connettore di mondi, di comunità, di soggetti, istituzioni e di pratiche, questo evento
infatti non si ferma al racconto del solo presente, del già dato (per quanto significativo), ma ci indica
un modo di ragionare insieme sulla città e le sue trasformazioni che è annuncio e rappresentazione
di un futuro possibile, di un modo di stare e fare insieme con impegno, passione e un sorriso sulle
labbra.

Cantiere Bovisa

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Foto di Davide Bongianni - Milanuel!w
Milano e la sua memoria.
Gli ultimi lamponi di Bovisa
di John Foot
Storico. Professore presso l’università di Oxford e l’University College di Londra

Settant’anni fa alla Bovisa, vicino a piazzale Lugano, c’erano grandi campi dove si coltivavano i lamponi e
in quei campi lavoravano donne che portavano appesi al collo dei cestini in cui mettevano i lamponi che
raccoglievano. Alla fine della giornata passavano due o tre carri per trasportare i frutti a Sesto San Giovanni.
I lamponi venivano usati dalla Campari per produrre il famoso Bitter rosso, bevuto in tutto il mondo. Poi, nel
1935, accadde l’inaspettato. Negli stati Uniti si scoprì che un insetto – una specie di coccinella – produceva
lo stesso tipo di rosso ad un costo assai più contenuto. I lamponi della Bovisa non servivano più. La loro
produzione crollò. Presto, la terra fu venduta a industriali e speculatori edilizi.
La storia degli ultimi lamponi della Bovisa è una storia di globalizzazione prima che la parola globalizzazione
fosse inventata.
Oggi non rimane traccia di quella produzione, tranne che nella memoria di qualche anziano residente della
zona. L’area dove campi fertili producevano lamponi è ora un misto di fabbriche abbandonate, rifiuti tossici,
spazzatura, strade e condominii
anonimi. È quasi incredibile, e non meno surreale, immaginare la produzione di lamponi qui; eppure i
campi di lamponi alla Bovisa non sono cosa di duecento anni fa, ma parte del passato recente di Milano,
un passato rurale che non solo è stato dimenticato, ma più o meno cancellato dal paesaggio di questa città.
Settant’anni fa in Bovisa c’erano i contadini, venivano coltivati i frutti e molta gente viveva nelle cascine. Per
anni l’attività agricola sopravvisse accanto alle enormi fabbriche chimiche, metallurgiche ed elettriche della
zona, che era conosciuta come la “piccola Manchester”. Oggi, nel 2004, entrambi questi passati sono stati
spazzati via. Milano, come ha sempre fatto, è andata avanti, senza pietà, senza fermarsi a guardare
indietro o solo a fare l’inventario di quel che c’era. Presto saranno molto poche le persone che ricorderanno
questo passato rurale-industriale e allora la storia di Milano, come storia d’oblio di sé, avrà fatto un altro
passo avanti.
Ma il passato è ovunque, se sappiamo dove cercarlo, e anche in Bovisa rimangono tracce della campagna
e della “piccola Manchester”, nelle storie della gente ma soprattutto nella struttura degli edifici: cascine che
sono diventati appartamenti, case di ringhiera che sono diventate qualcos’altro, attraverso piccoli e grandi
interventi succedutisi nel tempo. Milano è una ricca, spaventosa e straordinaria serie di strati, nessuno dei
quali è mai stato, in realtà, spazzato via del tutto. È un palinsesto complicato. Sta a noi – tutti noi – storici,
architetti, cittadini, giovani e anziani, scoprire, documentare e capire questa serie di passati, e lo possiamo
fare non solo guardando cosa c’è ora, ma anche guardando a cosa è andato perduto.
I lamponi perduti della Bovisa possono essere un buon punto di partenza.

L’Antico codice manoscritto sul quale, raschiata la prima scrittura, è stato scritto un nuovo testo.

(L’articolo è stato pubblicato su Chiamamilano nel giugno 2004)

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Quarto Oggiaro - Edificio in via Satta

Aler si racconta
di Loris Zaffra
Presidente Aler Milano

Aler compie il giro di boa dei suoi primi cento anni di attività. Un secolo di domande alle quali si
sono succedute puntualmente altrettante risposte alle esigenze che, in base al periodo storico e
al contesto sociale, presentavano i cittadini di Milano e provincia. Un impegno che Aler ha sempre
rispettato.
Anche oggi l’emergenza abitativa coinvolge categorie sempre nuove, penso soprattutto ai giovani,
che non possono sostenere le rate del mutuo, e che tante volte non hanno nemmeno i presupposti
per stipularlo, agli studenti, ai coniugi separati che si trovano senza tetto, ai lavoratori precari e
agli stranieri. E Aler risponde con progetti giusti per contenuti e metodi. Quelli che rispondono a
un bisogno primario, la casa, che però non è l’unico. E Aler lo sa. Dettaglio non da poco poiché la
qualità della vita dei cittadini dipende da un sistema di relazioni e di servizi che il contesto deve
offrire. Vuol dire housing sociale e una progettazione edilizia e urbanistica non speculativa, rispettosa
degli standard di qualità, realmente integrata, pensata per ricomporre le fratture, riarmonizzare le
discontinuità delle periferie e risolvere i problemi del degrado e dell’abusivismo. La logica è sempre
di più quella di creare un mix sociale all’interno dei quartieri, per evitare le ghettizzazioni, e creare
dei veri e propri centri vitali, dove alle fasce disagiate si uniscano famiglie del ceto medio e che con
gli anziani delle case popolari e delle Rsa create da Aler si mescolino giovani studenti universitari. E
se questo è il vero obbiettivo finale, verso il quale volgere lo sguardo, l’occhio attento dell’azienda di
Viale Romagna non si discosta troppo dalla vicina realtà, dando sempre la priorità al problema della
sicurezza e dell’assistenza, in un dialogo alla pari con i cittadini. I tutor di Aler girano nei quartieri
come sentinelle, pronti ad intervenire sui casi di occupazione abusiva per evitare che si leda il diritto
alla casa a chi spetta veramente e a registrare problemi e disagi degli inquilini. Nei quartieri sono
sempre presenti altre figure, incaricate da Aler: i custodi sociali, che seguono gli anziani, i minori e
gli adulti in difficoltà, fanno la spesa, pagano le bollette e fanno compagnia a chi ha bisogno di una
presenza più vicina dell’Azienda.
Insomma, per Aler è ogni giorno portare avanti l’impegno di una mission che l’Azienda sintetizza nella
realizzazione di quartieri in cui vivere serenamente e dignitosamente. Come dire: si scrive housing
sociale, si legge dare una casa in un pezzo di città e non in un deserto di periferia. Sfida che il nuovo
corso dell’Aler traduce in progetti - Rsa, programma regionale per l’emergenza abitativa, costruzioni
a canone concordato, recupero dei sottotetti, locazioni temporanee, residenze universitarie - per
offrire una risposta mirata alle esigenze della domanda, e che a loro volta diventano numeri: 127
alloggi per locazione a termine con futura vendita, 67 alloggi di autocostruzione in affitto, 251 alloggi
a canone moderato, 431 alloggi grazie al recupero dei sottotetti e, ancora, tre residenze sanitarie
(via Quarenghi, via Baroni e quartiere Stadera) per complessivi 385 posti letto. Ci sono poi cinque
nuove residenze universitarie (Gratosoglio, Campus Martinitt, quartiere Mazzini, quartiere Stadera e
quartiere Attendolo Sforza) che rendono disponibili qualcosa come 926 posti letto e 426 alloggi.
Insomma Aler, attraverso la comprensione dei bisogni reali dei cittadini, inventa e produce un
ventaglio di idee e proposte nuove che risponderanno sempre più a vecchie e nuove necessità.

Quarto Oggiaro - Complesso residenziale di via Concilio Vaticano II

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Franco Albini, Ignazio Gardella, Edificio nel quartiere “Mangiagalli” Iacp, Milano,1950-52 - © Fondazione Franco Albini, Milano

Milano. C’era una volta il quartiere.


Di Federico Bucci
Storico e critico dell’architettura. Docente alla facoltà di Architettura civile del Politecnico di Milano

“La periferia, co’ suoi pargoli, co’ suoi pellirosse, ha raggiunto i fiori e i campi. Otteneva, un tempo, le
cure, e suscitava l’interesse, degli ‘investori’ tipo 1890-1920, anche 1920-30: case popolari: gremite
di popolo retribuente al cinque sei per cento il capitale investito. Scala A, scala B, scala C, scala D
(...). Altro genere periferico è invece il quartiere (il centro residenziale), venuto per così dire di moda
in quest’ultimo decennio. Il residenziale serve piuttosto il cetomedio, o addirittura ricco: dacché i
signorucci, i riccucci, aiutati per lo più da mutui bancari, possono pagare il premio al capitale investito.
Nell’articolo da cui è tratta la citazione, pubblicato nel 1955 sulla rivista “Civiltà delle macchine” col
titolo Quartieri suburbani, Carlo Emilio Gadda, ingegnere-scrittore milanese, è capace di penetrare
con sapiente ironia le dinamiche di sviluppo del territorio nazionale, condizionate dai fallimenti della
pianificazione pubblica e dalla bulimia della speculazione privata.
Ragionando in termini di potenzialità del patrimonio architettonico esistente e dei progetti di crescita
della città, emerge abbastanza chiaramente una “linea lombarda” declinata collettivamente nella
precisa coscienza territoriale dell’espansione urbana. Ed ecco che, in un possibile itinerario storico, il
tema del “quartiere popolare” (prodotto della stagione eroica dell’avanguardia architettonica moderna,
significativamente maturato nel dopoguerra) è il primo a farsi incontro.
Cercando tra i “quartieri organici” che l’iniziativa pubblica ha costruito nella periferia di Milano, a
partire dagli anni tra le due guerre fino ai grandi piani della ricostruzione postbellica, non è difficile
incontrare esempi in cui l’orizzonte della modernità funzionalista e dell’edilizia di massa, si colora
di inedite policromie espressive tradotte in soluzioni compositive rigorose e nel contempo mai prive
di estro immaginativo: dal Quartiere Fabio Filzi di Franco Albini, Renato Camus e Giancarlo Palanti
(1935-38) al QT8 coordinato da Piero Bottoni (1946-53), fino allo straordinario Quartiere Feltre
(1957-60). Se a queste realizzazioni aggiungiamo le elaborazioni che quegli stessi protagonisti
hanno condotto in campo teorico, ad esempio il progetto di Milano Verde (1938) o il piano AR
(1944-45), si tratteggiano i contorni del “modello di sviluppo della città” che animava quelle
sperimentazioni architettoniche, segnate dal caratteristico passo della cultura lombarda, cioè intrise
di romantica utopia trasformativa e fiduciose in una salda razionalità scientifica. Ciò che oggi ha infatti
maggior valore, nelle migliori esperienze dell’architettura milanese a contatto con la progettazione dei
nuovi quartieri, è una precisa idea di sviluppo della metropoli in grado di relazionare il costruito con il
verde e la campagna.
Questi “quartieri suburbani”, che soprattutto nella Milano del dopoguerra hanno svolto il difficile
compito di costruire le nuove centralità della città moderna e che oggi sono quasi dimenticati in
nome di una “vetrinizzazione” del territorio che conferma il primato dei “luoghi di
consumo”, meritano di essere valorizzati sia per le indubbie potenzialità progettuali che potrebbero
esprimere in termini sociali (in quanto luoghi dell’incontro-scontro con le nuove immigrazioni),
sia per tornare a riflettere sul un tema dell’abitare collettivo (in una società dispersa nei labirinti
dell’individualismo).
Nel magmatico paesaggio della periferia milanese, molti di quei quartieri potrebbero ridiventare
oggetto di studio ed essere restituiti alla vita sociale. Anche quando la loro collocazione storica e
ideologica ha perduto il senso originario, essi sono testimonianze di una cultura che ha rifiutato
la massificazione di parole e cose, che ha fondato “luoghi delle relazioni” per contrastare le
individualistiche chiusure di Suburbia, il gran teatro della morte della civiltà.

Franco Albini, Renato Camus, Giancarlo Palanti, Quartiere “Fabio Filzi”, Ifacp, Milano, 1936-38 - © Fondazione Franco Albini, Milano

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Foto Marco Casse - Milanouel!w 34 35
Modernità debole e diffusa
Di Andrea Branzi
Docente Facoltà di Design, Politecnico di Milano

Un aspetto costante dell’attività di Andrea Branzi è costituito dalla riflessione teorica sulle mutazioni
interne alla cultura del progetto, e sulle relazioni tra questa e il contesto socio-tecnologico.
E’ autore di numerosi libri sulla teoria del progetto contemporaneo e sulla storia del design italiano.
Nell’ambito dei corsi di Teorie del Progetto e di Design di Interni presso la facoltà di Design del
Politecnico di Milano da tempo Branzi conduce degli approfondimenti di ricerca sull’area di Bovisa e
le sue potenzialità di nuovo Parco dell’innovazione, anche con un nuovo gruppo di ricerca dal nome
Lab.I.R.Int
Di seguito riportiamo alcune immagini dei progetti di tesi di laurea che verranno presentati da
Andrea Branzi sabato 22 novembre alle ore 10 presso lo Spazio Blitz.

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Foto di Federica Olivieri - Milanouel!w
Foto di Susanna Venisti - Milanouel!w

Le ragioni di Bovisa
Note di un racconto sulla goccia di Milano
Di Leonardo Cascitelli
Urbanista e Direttore area tecnica e marketing territoriale Aler

L’amico pittore Jonathan Guaitamacchi nei suoi quadri in bianco e nero rappresenta Bovisa veloce
come i suoi cambiamenti e immutabile come la sua foggia. Jonathan mi ha insegnato a guardare il
gigante Bovisa attraverso l’atmosfera in chiaroscuro e a intuire che quel gigante del territorio urbano
è il vulcano di Milano, a volte quieto, a volte esplosivo, in fermento o in attesa, ma mai spento.
Bovisa è il territorio soggiogato alla produzione che si innesta, si perde e si confonde nell’esperienza
umana dei suoi abitanti.
Bovisa dipende da come ci arrivi: dallo stretto, basso e lastricato fornice ferroviario a nord o dalla
maglia fitta del vecchio quartiere operaio e di Dergano a est o dalle larghe viscere ferroviarie e
metropolitane che, con l’esattezza degli arrivi e partenze, ingurgitano e vomitano i “battaglioni” di
studenti, oppure ancora dalla nuova frontiera che da ovest annuncia gli scheletri dei gasometri come
bocche a presidio del brulicante sottobosco.
Molto dipende anche da perché ci arrivi, come fai ad arrivarci o come fai a uscirci da Bovisa.
Ho visto persone perse nel suo labirintico intreccio di aste di ferro, che alla fine dell’800
completano la cesura ferroviaria, dannazione e forza di questo territorio; ho visto persone perse
dalla disperazione di droga e desolazione che le fabbriche ormai spente degli anni ottanta hanno
iniettato in ogni interstizio, di vite residenti e di speranze africane, di quei primi flussi immigratori
di extracomunitari a Milano. Ho saputo di persone che da qui hanno fatto grande Milano e il
mondo al ritmo delle sirene, in una produzione continua di acciaio e creatività che nel secolo
scorso raggiungeva anche l’altra parte del globo. Il Pian del Sole e il Canada ringraziano ancora
per le teleferiche e i nastri trasportatori della Ceretti e Tanfani, che nel 1920 ebbe la lungimiranza
di spostarsi da viale Monte Nero in Via Durando, dove oggi c’è la sede delle Facoltà di Design e
di Architettura Civile, luogo di creatività che accoglie ed esporta studenti di moda, di interni, di
comunicazione, di architettura, mentre dall’altra parte della stazione i componenti brevettati alla
Facoltà di Ingegneria Aerospaziale raggiungono oltre la luna i confini inesplorati tra la Bovisa e
l’universo. Quei confini inesplorabili delle storie personali che si incrociano ai destini dei luoghi: come
la storia “Della macelleria e del padrone”. Correva il 1972 e le proteste operaie accecate d’odio
antico finivano a volte in atti di violenza. Tra fumo e lacrimogeni alcuni inseguono il padrone che
trova rifugio e protezione nella bottega del macellaio, operaio tra operai. La motivazione del gesto di
salvataggio del macellaio? Non per umana pietà, né tanto meno perché il nome Bovisa rimanda ai
bovini che prima dei Gasometri calpestavano l’erba e dove i suoi genitori aprirono bottega, ma solo
perché quel padrone nella mensa della fabbrica “el dà da mangià la stesa carne a lu perari che la
mangia lù e la su familia”, e il macellaio lo sa.
A Bovisa un declino diventa una nuova alba. I giovani, insieme alla produzione, alla ricerca e
all’innovazione sono una costante. Nel magma creativo di lapilli e cenere mai sopita l’Armenia Film
o i laboratori del Teatro alla Scala lasciano spazio alla TBVS - Triennale Bovisa, all’Istituto di ricerca
Mario Negri, alla produzione televisiva di Telelombardia-Antenna 3, ma anche a studi e case per
artisti, designer, associazioni, creativi che hanno preso il posto delle botteghe, dei magazzini e delle
officine che punteggiavano le strade e le piazze, oggi come allora, senza soluzione di continuità tra
mattoni, materia e relazione.

Leonardo Cascitelli

Bodio Center Istituto Mario Negri

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La Cristalleria Livellara

Bovisa e la sua storia


Di Maria Vittoria Capitanucci
Storico e critico dell’architettura. Docente al Politecnico di Milano

L’unicità della Bovisa è forse quella di aver mantenuto la caratteristica di un borgo a sé stante
nonostante la sua vocazione precoce e antica ad accogliere nel proprio territorio numerose attività
produttive. Più vicina, dunque, all’idea di un piccolo paese che a quella di un quartiere della periferia
storica a Nord di Milano, la Bovisa deve forse il suo nomead una carattereistica agraria interessante:
quello di essere zona fertile per il pascolo dei buoi (bovis). Un tempo costellata di cascine, dal 1932
viene assorbita dal Comune di Milano. La sua trasformazione da territorio ‘agricolo’ a periferia
industriale, o meglio a limite industriale cittadino, ha il proprio esordio intorno alla fine dell’Ottocento
quando tra la Bovisasca e Villapizzone, a Dergano, lungo la ferrovia, nasce la fabbrica chimica
fondata da Giuseppe Candiani. Con il tempo, seguono nuovi capannoni industriali: la La Vogel, la
Montecatini, la Fabbrica saponi Calamari (poi Sirio), la Edoardo Piatti (poi Ivi, poi Ppg) e ai primi
del 1900, La Sessa-Cantù, la Brill, la Fernet Branca, fino alla Carlo Erba nella vicina Via Imbonati,.
Sopraggiungono, poi, la Ceretti & Tanfani, impianti di sollevamento e trasporto, attualmente
trasformata nella sede del Politecnico con le Facoltà di Architettura civile e Design, la Bologna
(meccanica e bulloneria), Origoni (lamiere e tubi), Paccagnini (minuterie), Smeriglio (mole abrasive),
Broggi (officine metallurgiche), Fbm (costruzioni meccaniche). La ferrovia FS, del 1910 circa, definisce
il perimetro nord del quartiere ma, al tempo stesso, crea la connessione con la città e contribuisce
all’accessibilità del quartiere. In questa realtà produttiva non manca anche un aspetto innovativo
della cultura del XX secolo: qui infatti tra i capannoni industriali sorsero anche i primi teatri di posa
milanesi con Milano Film e l’Armenia Film e, di quest’ultima, notevole cittadella cinematografia,
rimane oggi solo una suggestiva cancellata, sacrificata alla logica della trasformazione dell’area
con un insediamento residenziale. A poca distanza esisteva, fino a poco tempo fa, la Fabbrica della
Scala con i laboratori e i magazzini del Teatro alla Scala. Un luogo speciale, scelto persino da Luca
Ronconi come location per un suo spettacolo teatrale, oggi però demolito per far spazio a una delle
tre fasi in cui è articolato il grande “Progetto Bovisa” legato al Politecnico di Milano. Risale invece
al 1905 l’impianto delle Officine del Gas con le sue torri dei gasometri, una presenza ancor oggi
significativa nel disegno del territorio, sia nella definizione dell’area detta ‘la goccia’, sia più in generale
sullo skyline cittadino. L’edilizia residenziale non è in primo piano in questo quartiere dalla tradizione
più che popolare, piccolo borghese: pochi interventi di tipo sovvenzionato, nessuna firma di prima
grandezza, un’architettura severa tra anni Trenta e Cinquanta costeggia Via Imbonati, con grandi
corpi in laterizio di muziana memoria intervallati a qualche palazzo novecentista, poi d’improvviso
una rara villa unifamiliare razionalista, per poi riprendere con un’edilizia compatta ma senza picchi.
Cuore del quartiere è piazzale Bausan, frutto del disegno voluto, nel 1912, dal prg Pavia Masera.
A poca distanza, in Via Maffucci, negli anni Sessanta i due grandi maestri del razionalismo italiano
Figini e Pollini hanno realizzato la chiesa di Ss. Giovanni e Paolo: un complesso parrocchiale in
mattone, articolato in corpi chiusi mossi da rientranze e sporgenze, quasi un fortino calato nel

Chiesa di Ss. Giovanni e Paolo La fabbrica Candiani 1890


Architetti L. Figini, G. Pollini - 1964 Archivio Fondazione Perini
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quartiere, pronto a prendere luce dall’alto, dai tagli sulla copertura. Tutto intorno la nuova Bovisa,
quella che, dopo la dismissione di gran parte delle attività produttive e dopo aver perso parte della
propria identità, ha riacquistato una propria specificità, quella di Polo Scientifico per la città e ora è
coinvolta con ben 11 aree in occasione dell’Expo 2015. Inutile sottolineare che la Bovisa ha subito
in questi ultimi tempi un’urbanizzazione densa corredata da un potenziamento dei servizi pubblici e
dall’aumento del valore degli immobili .
Il sistema dei trasporti qui è ben articolato, la zona è infatti servita dalle Ferrovie Nord e dal
Passante Ferroviario, da tram, filobus e autobus, ed è in progetto anche una fermata della
Metropolitana Gialla (MM3). Nel 2006 è nata la Triennale BoViSa, lo spazio legato alla storica
Istituzione milanese che qui dedicata la propria attenzione all’Arte Moderna e Contemporanea (aperto
ogni giorno dalle 11 alle 23), dove in questi giorni è in corso la mostra Guido Crepax - Valentina la
forma del tempo. Nel corso del 2008 si sono conclusi, inoltre, numerosi interventi di ampio respiro
come la nuova sede dell’Istituto Mario Negri e quella di Telelombardia, mentre gli interventi del
Politecnico sono ancora in corso, così come quelli su iniziativa dell’impresa Ceccarelli affidati all’Atelier
Mendini, con ben tre progetti per questa area: l’edificio Ronchi in via Guicciardi-Carnevali, uno nella
ex-Campari in Via Schiaffino e il Tara Rossa tra Via Cosenza e Via Durando. Purtroppo in tempi
recenti si è aperto il duro dibattito sulla presenza e il possibile allontanamento, in parte attuato, dei
campi nomadi da questa zona (Bovisasca, in particolare), un tema ampiamente dibattuto anche
grazie all’intervento di alcune delle associazioni del quartiere, come Il Centro Culturale Multietnico
“La Tenda”, l’ Associazione “Luca Rossi” e “Bovisa verde”. Caratterizza infatti la Bovisa una presenza
notevole di associazioni e centri cultural-ricreativi destinati all’assoluta eterogeneità generazionale,
etnica e culturale degli abitanti di Bovisa, un quartiere che parla di democratica e contemporanea
convivenza.

Villa Pogliani - Architetto G. Di Lenna 1938

Spazio Blitz - Ex fabbrica trattori Massey- Ferguson Foto di Guido Molino - Milanouel!w

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Zona ex industriale, via Stephenson

Quarto Oggiaro, una storia recente


Di Maria Vittoria Capitanucci
Storico e critico dell’architettura. Docente al Politecnico di Milano

E’ recente la storia di Quarto Oggiaro, quel quartiere definitosi dopo la seconda guerra mondiale e
concretizzatosi davvero ancor più tardi nell’area in cui, tra Cinquecento e Seicento, sorgevano già e
solo aristocratiche ville e cascine, in assoluta assenza di urbanità. Quarto Oggiaro, duro e generoso,
noto ai più per la cronaca nera ma da sempre pronto ad accogliere le ondate immigratorie italiane,
soprattutto quelle dal sud. Un quartiere dove, a una prima occhiata, sembra difficile rintracciare
architetture significative da raccontare. Un tessuto denso che all’improvviso si interrompe, case alte
(le torri di via Lessona) e quartieri chiusi (quelli di via de Pisis ricordano gli Höfe viennesi) , poche
presenze storiche ma notevolissime come Villa Scheibler (al centro di uno degli interventi Urban
con il suo grande parco), a cui si affiancano la Villa Caimi e, a poca distanza, Villa Radice Fossati,
già su territorio di Villapizzone. Casi esclusivi che sembrano calati da un universo altro, qui infatti
tutto sembra pensato nella assoluta ‘normalità’, almeno per quanto concerne il tema residenziale,
l’eccezione invece sta negli edifici religiosi a partire dalla storica chiesa di Ss. Nazaro e Celso (cappella
votiva del 1285, poi chiesa nel 1621, ampliata nel 1880) fino alla serie di templi contemporanei
come la Pentecoste, la Resurrezione, Santa Agnese e Santa Lucia, spinti esercizi di stile sui temi
del moderno. L’inizio di Viale Eritrea sembra l’esordio o l’epigono di una città di provincia degli anni
settanta, con palazzine che abbiamo imparato a non riconoscere e che invece hanno una loro qualità,
affiancate a interessanti interventi di edilizia sovvenzionata dei primi anni Cinquanta. Percorsi diretti
al quasi nulla che, all’improvviso, si aprono in un disegno urbano avvolgente come quello di Via
Concilio Vaticano disegnato attraverso il vedere e il sistema residenziale per lo IACP (ora Aler) dall’ing.
Camillo Rossotti o ancora Quartieri come l’Aldini II che si interrompe per fare spazio alla bella sagoma
delle piscine coperte Cantù, per poi riprendere nell’Aldini I (1965), intervento che giunge a lambire
le residenze di Via Drago pensate nei più recenti anni Novanta da Aldo Rossi. Più in là la storia della
Gescal si fa ancora più intensa con Vialba I e II (1965-59, arch. E. Cerrutti) e ancora più verso il
centro cittadino con i quartieri Ina Casa Mangiagalli I e II, dove ebbero modo di sperimentare anche
Albini e Gardella.
Anche a Quarto, come in Bovisa, le attività produttive hanno avuto il proprio esordio a fine ‘800 con
la Smalteria Moneta (dimessa nel 1970), le Officine Meccaniche Girala, per poi proseguire negli anni
Venti con la Valente SIM e le raffinerie FINA, quest’ultime abbattute e oggi destinate ad un sistema
di parco e residenza su iniziativa di Euromilano (‘Milano Certosa’). Risale invece agli anni Trenta
la realizzazione dell’ospedale Sacco (ampliato nel 1970), mentre sorgeva a Quarto la sede della
Fondazione Mario Negri (1960), trasferitasi da quest’anno nel nuovo edificio in Bovisa.
Insomma un luogo da scoprire, un quartiere che racconta la storia complessa di gente che lì vive e
ha vissuto dagli anni Cinquanta e di nuove generazioni che parlano di cambiamento.

Complesso residenziale di Via Zoagli e Via Cittadini


Architetto Aldo Rossi

Chiesa di Santa Lucia - Architetto B. Villa

46 47
MilanOpen Programma Proiezione del film di G. Patricola : Sarà presente il regista.

Venerdì 21 Novembre 2008 - Villa Scheibler – Quarto Oggiaro - Milano 20:45 – 22:15 Fondazione C.Perini – Via Aldini 72
Rassegna di filmati cine video corti dedicata agli autori di opere Cine-Video amatoriali che hanno partecipato al Concorso Nazionale Perini 2008.
9.30-10.30 ( nota : la manifestazione si terrà anche nei giorni 18-19-20 Novembre,con lo stesso orario?)
“OPEN CITY. WHICH URBAN DESIGN FOR THE PUBLIC CITY?”
Carlo Masseroli, Assessore allo sviluppo del territorio del Comune di Milano 21:00 Chiesa di SS. MM. Nazaro e Celso in Quarto Uglerio - Via Aldini, 33
Franco Sarbia, Assistenza tecnica all’elaborazione e allo sviluppo del Programma Urban II Milano “Un gioiello a Quarto Oggiaro. L’organo V. Mascioni, 1904”
Giovanni Oggioni, Direttore settore pianificazione urbanistica generale Comune di Milano Incontro con brani organistici eseguiti da padre Gianmario Monza, introduce Fausto Moretti, agronomo ed esperto di storia del territorio locale.

11.00 – 13.00 21:00 – 23:00 CAM - Centro Aggregativo Multifunzionale - Via Lessona 20
LA CITTA’ DEL FUTURO TRA NUOVE REGOLE E PROGETTO URBANO – MODELLI DI SVILUPPO URBANO IN EUROPA E NEGLI U.S.A Proiezione di cortometraggi realizzati dagli allievi della Scuola del Cinema.... Il nome della scuola...abbiamo un titolo/ tema proiezione? Milena
Paolo Simonetti, Direttore centrale direzione sviluppo del territorio del Comune di Milano
Olympia Kazi , Urban Design New York Bovisa
Jeroen Ruitenbeek , Urban Design Rotterdam
10:00 Blitz - Via Enrico Cosenz, 44/4
14.00 – 16.00 Incontro con Andrea Branzi “Un lavoro di ricerca nell’ambito dell’università”
URBAN FUTURO- TAVOLO TECNICO: MODELLI DI ATTUAZIONE DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO: I FONDI DI SVILUPPO URBANO ( UR-
BAN, UE, MINISTERO, CDB, BEI) 12:00 Blitz - Via Enrico Cosenz, 44/4
Incontro con Francesco e Alessandro Mendini.
Franco Sarbia, Assistenza tecnica all’elaborazione e allo sviluppo del Programma Urban II Milano In caso di bel tempo: a spasso con Francesco e Alessandro Mendini attraverso i luoghi dei cantieri dell’atelier Mendini
Ivano Ilardo, Direttore Generale Fondo Montepulce di Perugia - Tara gialla (ex campari), via Schiaffino
Alberto Mutti, Capo Servizio Progettazione del Comune di Ravenna - Tara rossa (ex I.C.I.), via Cosenz, via Durando
Gianni Carbonaro, European Investment Bank –BEI - Senio (ex Ronchi), via Guicciardi, via Carnevali
Loredana Campagna, Ministero delle Infrastrutture - Progetti del gruppo Ceccarelli:
Sebastiano Zilli, Commissione Europea, DG Regio - Davanzati 49, via Davanzati 49
- Residenza l’oasi, via Candiani 19, 21, 23
16.00 - 18.00 - Fabriche Leva, via Carnevale 48
PENSARE GLI SPAZI PUBBLICI DEL FUTURO: L’EUROPA. - Residenza Tara verde, via Carnevale 29/31
Luca Molinari Studio/Milano
Metrogramma/Milano Domenica 22 Novembre 2008
A12 Associati/ Milano
Ecosistema Urbano / Madrid Quarto Oggiaro: Villa Scheibler – open dalle 9:30 alle 18:30
Beckmann-N’Thepe/ Parigi Visite guidate in villa a cura degli studenti...MV completi tu per favore?

18:30 Inaugurazione “ MilanOpen chiama milanouel!w” “ Check in.Europe” a cura di........


Mostra fotografica a cielo aperto con scatti del gruppo di Flicker Milanouel!W
Istantanee di Scalo Farini, Bovisa, Quartoggiaro, Villa Pizzone e Villa Scheiber- “ MilanOpen chiama milanouel!w”
E
Inaugurazione “ Check in.Europe” a cura di........ ....-...... Corale Graf.... Gise hai titolo o ora??? Possiamo chiamarli??
Quarto Oggiaro
9:30 Spazio Aler
Sabato 22 Novembre 2008 Itinerario attraverso i quartieri Mangiagalli I e II, realizzati a cavallo degli anni ‘50 (1946-1952) da Franco Albini e Ignazio Gardella. L’itinerario sarà
Quarto Oggiaro: Villa Scheibler – open dalle 9:30 alle 18:30 curato da Federico Bucci, storico dell’architettura e docente del Politecnico di Milano.
Visite guidate in villa a cura degli studenti...MV completi tu per favore?

“ Check in.Europe” a cura di........ 15:00 – 17:30 Salone Teatro Santa Lucia, Parrocchia Santa Lucia
via Federico De Roberto, 20
“ MilanOpen chiama milanouel!w” Proiezione dei film di F. Martina “A due calci dal paradiso” (2006) e “Ascolto il tuo cuore,Milano” (2007). Sarà presente il regista Fabio Martina. Se-
guirà un dibattito con la partecipazione dello scrittore e architetto Gianni Biondillo
Dalle 16:30 alle 18:30
Acli Lombardia - funzionamento e la filosofia di un GAS (gruppo di acquisto solidale) 21:00 -23:00 CAM - Centro Aggregativo Multifunzionale - Via Lessona 20
Proiezione del film “I luoghi di Christian” di E. Annese e R. Monteleone, progetto coordinato da Ermanno Olmi “Bovisa ‘89. Postazione della Memo-
Quarto Oggiaro ria”, sarà presente il regista Elvio Annese. Seguirà un’intervento dal titolo “Le ragioni di Bovisa. Note di un racconto sulla goccia di Milano” di Leonar-
14:30 Chiesa S.Lucia – Via Federico De Roberto, 20 do Cascitelli, architetto e direttore Area tecnica Aler, Milano.
“Le Vetrate di Santa Lucia”
Narrazione di Elvis Pinna sulle vetrate della chiesa, realizzate da lui stesso agli inizi degli anni ‘80. Seguirà l’itinerario presso le chiese del quartiere. Bovisa
. Chiesa della Pentecoste, Via Graf 29
. Chiesa dei SS. MM .Nazaro e Celso, Via Aldini, 33 11:00 Piazza Bausan
. Chiesa di Sant’Agnese, Via Arsia, 3 Francesco Radino: la Bovisa raccontata attraverso la visione di un fotografo.
. Ex Chiesa dei SS Agricola e Vitale, via Orsini Francesco Radino trasformerà l’itinerario in un work in progress realizzando un reportage fotografico durante il percorso.
. Chiesa della Resurrezione, Via Longarone, 5
14:00 Chiesa Santi Giovanni e Paolo....
15:00 -18:00 Istituto Comprensivo Trilussa-Via Trilussa, 10-Via Graf, 70-Via Graf, 74 Percorso con Maria Vittoria Capitanucci - “ Un fortino tra le architetture industriali
“Open Day”
In contemporanea all’evento di “Open Day Trilussa” all’interno di ciascun plesso scolastico verrà allestito un laboratorio creativo-interattivo sul tema Lunedì 24 Novembre 2008
“I bambini/ragazzi e la città”
Quarto Oggiaro: Villa Scheibler – open dalle 9:30 alle 18:30
16:30 -18:00 Oratorio della Parrocchia SS. MM. Nazaro e Celso in Quarto Uglerio Percorsi guidati nei cantieri Urban
Via Aldini, 33 14:00 – 18:00 Comitato di sorveglianza
48 49
“Figli delle stelle. Per coperta il cielo”(2007).
Ingresso principale della ex cittadella cinematografica Armenia film - 1909

La scuola di cinema
Di Daniele Maggioni
Direttore della Scuola di Cinema, Televisione e Nuovi Media

Narrare con le immagini il presente. Spingersi fino alle radici dei fatti e scavare oltre l’apparente.
Porre uno sguardo profondo sul reale per mostrare il vero e il giusto: queste sono le intenzioni
culturali che animano la Scuola di Cinema, Televisione e Nuovi Media che fa parte della Fondazione
Scuole Civiche di Milano.

La Scuola ha organizzato la didattica cercando di portare nel suo progetto formativo molti dei
principi in base ai quali è strutturata l’attività lavorativa del settore cine-televisivo.All’interno dei vari
corsi viene infatti proposta un’alternanza tra i momenti tipici della formazione d’aula con quelli più
specificatamente destinati alle esercitazioni e alle produzioni. Gli studenti sono chiamati a svolgere
concretamente e in modo professionale i ruoli che sono previsti nel mondo del lavoro. Per adempire
al meglio a questa parte formativa la Scuola si è strutturata come una casa di produzione, all’interno
della quale gli studenti prestano la loro attività professionale simulando le condizioni della realtà
lavorativa.

Il programma di filmati realizzati dalla Scuola e presentati a Milanopen


In oltre quarant’anni di attività la Scuola ha realizzato numerosi filmati in cui la nostra città è
protagonista assoluta o fa da luogo in cui si svolgono storie e vicende. Per questa iniziativa, i filmati
proposti sono:

Milano Città Fantasma di Francesca Fuso


Un’esile incrinatura di Tomas Tezzon
Il CT delle onde di Daniela Paternostro
Organica Urbe di Valeria Palermo
Milano in jazz di Salvatore D’Alia
Milano Settanta di Davide Fois
Fatmir di Ermir Keta
La superficie delle cose di Dario Antonioli
Diario di un pendolare di Davide Fois
Viaggio intorno a Miracolo a Milano di Sanela Baijric
Ambiente Cucina di Giuliano Ricci
Isola Anita di Claudia Bellante

Bovisa: muro perimetrale Quarto Oggiaro:


dell’Armenia film e l’intervento Torri residenziali di via Lessona
residenziale Casa ecologica

50 51
52 53
Foto di Davide Bongianni - Milanouel!w
Foto di Marco Casse - Milanouel!w

Milanouel!w guarda Milano

La macchina organizzativa di MW – Milanouel!W inizia a muovere i primi passi grazie


all’incontro tra Luca Molinari e gli admins di MW. Nasce la voglia di partecipare al progetto
che ha l’obiettivo di aprire la città di Milano agli stessi milanesi.
L’idea è dimostrare che Milano non è solo il duomo ma c’è molto di più. Gli utenti di MW
raccolgono l’invito ed escono a fotografare la città di cui ci si vuole riappropriare e che ha
voglia di mostrarsi ai concittadini.
L’entusiasmo è alto e gli scatti sono tanti, la selezione avviene attraverso la votazione
diretta da parte degli utenti di MW. Come sempre accade, anche in questo caso, i membri
del gruppo si ‘autoproducono’ accollandosi la spesa della stampa – non proprio irrisoria –
pur di aderire ad un progetto interessante ed importante quale è Milanopen.

Gli scatti selezionati raccontano il rinnovamento delle aree interessate dal progetto,
perciò anche nell’allestimento si decide di sottolineare la contrapposizione tra
l’abbandono – ormai in via di superamento – e la rinascita di questi luoghi.

Mostra fotografica - Risultati del concorso indetto da Flickr con gruppo MW


Villa Scheibler, venerdì 21 – lunedì 24 novembre

54 55
Cos’è Check-in Architecture
Check-in Architecture è un progetto partecipativo di ricerca che vede protagonisti studenti di
architettura, arte, design e sociologia provenienti da 24 università europee per raccontare le nostre
città attraverso realizzazioni audio-video della lunghezza di 3 minuti.

Il progetto è una sfida a una generazione che sta cambiando il modo di viaggiare in Europa e
interagire con i nuovi media, una generazione che vive low-cost.
Check-in Architecture verifica, analizza e visualizza la presenza dei giovani e il loro modo di cambiare
la geografia dei nostri immaginari.
Attraverso un’iscrizione online, gli studenti che hanno portato a termine le missioni individuate e
proposte dai curatori - Andrea Lissoni, Luca Molinari e Luca Martinazzoli – coordinati da Mario
Flavio Benini, hanno così viaggiato attraverso luoghi d’Europa che offrono nodi di rilevanza culturale.

Una redazione composta da Fabio Falzone, Nicola Bozzi e Andrew Berardini ha attivato ricerche e
redatto i testi informativi di ogni singola missione proposta agli studenti.

Check-in Architecture è una piattaforma crossmediale nata su Internet. Il progetto ha interagito


con i suoi partecipanti attraverso un sito che è anche collettore di tutti i documentari archiviati su
YouTube e Google Maps e attraverso un blog, per depositare riflessioni sulle missioni già avvenute
o proporne di nuove. Check-in Architecture è stata anche una pubblicazione free press, parte della
programmazione di Urban Screen e due volte in mostra: il XXIII Congresso Internazionale degli
Architetti a Torino e XI Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.

Villa Scheibler, venerdì 21 – lunedì 24 novembre

checkinarchitecture.com
youtube.com/checkinarchitecture
checkinarchitecture.blogspot.com
http://picasaweb.google.com/checkinarchitecture

Foto di Marco Casse - Milanouel!w


56 57
Foto di Marta Dore - Flickr

B
OV
ISA

Q
UA
RTO

ITINERARI 58 59
ASSOCIAZIONI
LABORATORI
ATTIVITA’ CULTURALI
1b
1_Cantiere Bovisa s.r.l.
via A. Carnevali 26

2_The Bag Art Factory POLITECNICO DI


via D. Guicciardi 10 7 1a 4b MILANO
3_Material Connexion Milano
via B.Davanzati 33
4a
4_A4A design
via B. Davanzati 33 8 4e
POLITECNICO DI
MILANO 4d
5_Associazione Zona Bovisa
c/o Base B Metriquadricreativi
via Lambruschini 36 4

6_Biblioteca Dergano-Bovisa 6 3
via F. Baldinucci 76 1 2 4g
4f 4c
7_School for Children POLITECNICO DI
via Cosenz 35 5 MILANO 3a
POLITECNICO DI 2a
8_Circolo Arci La Scighera MILANO
via G. Candiani 131 1_Gabriele basilico_LA RIFLESSIONE DI UN FOTOGRAFO CHE CI CONDUCE IN DUE AREE EX INDUSTRIALI
2_Andrea Branzi_UN LAVORO DI RICERCA NELL'AMBITO DELL'UNIVERSITA' sabato 22 novembre ore 10 c/o Triennale Bovisa
3_Francesco Radino_LA BOVISA RACCONTATA ATTRAVERSO LA VISIONE DI UN FOTOGRAFO domenica 23 novembre ore 11 c/o piazza Bausan
4_Francesco e Alessandro Mendini accompagnano attraverso i luoghi dei cantieri dell’Atelier Mendini
ITINERARI
1a_Industria Livellara 2a_ Triennale Bovisa 3a_piazza Bausan 4a_Tara Gialla (ex Campari)
Via Bovisasca 57-59 Via Raffaele Lambruschini 31 Via schiaffino
1b_ Blitz (ex Massey Ferguson trattori) 4b_Tara Rossa (ex I.C.I.)
Via Cosenz 44/4 Via Cosenz,-via Durando
4c_Senio (ex Ronchi)
Via Guicciardi-via Carnevali
progetti gruppo Ceccarelli
4d_Davanzati 49
Via Davanzati 49
4e_Residenza L’Oasi
Via Candiani 19-21-23
4f_Fabbriche Leva
Via Carnevali 48
4g_Residenza Tara Verde
Via Carnevali 29-31

EDIFICI DI PARTICOLARE
VALORE

B
1_Livellara (ex Balestrini)
via Bovisasca 57-59

2_Blitz (ex MasseyFerguson)


2 via Cosenz 44/4

OV
1 3_Politecnico di Milano
campus Bovisa (ex Ceretti e Tanfani)
via Durando 10

4_Armenia Film
via Baldinucci
POLITECNICO DI 4
MILANO 3 5_Villa Pogliani

ISA
via Prestinari 16

6_Chiesa SS. Giovanni e Paolo


via Catone 10

7_Bodio Center (ex Tenax)


viale L. Bodio 37

8_sede Telelombardia
POLITECNICO DI (ex alcatel)
5 via Colico 36
MILANO 10
8_Istituto Mario Negri
(ex IVI PPG)
via Mario Negri 1
9
9_Politecnico di Milano
8 campus La Masa (ex FBM)
via La Masa L’analisi e la mappatura del Quartiere Bovisa è a cura degli
studenti del Politecnico di Milano facoltà di Design: Cristina De Martino
Paola Fino
6 Corrado Luca Gadaleta
Chiara Greppi
7 Iris Keci
Francesco La Melia

60 61
QU
AR T O
I AR O
OGG

62 63
A_EDILIZIA C-Istruzione e cultura
E-Aree dismesse
Edilizia privatA Biblioteca (ex docce pubbliche)
c1_via Otranto (ang. Via Carbonia) e1_Casa internazionale G.W. Pfeiffer
a1_Via Amoretti_1963 e2_Zona industriale, Via Stephenson
a2_Via De Roberto, angolo Via Traversi (foto a2.1 - a2.2) Asili nido comunali e3_Villa Caimi, Via Aldini 42
a3_Via Gazzoletti, 3 c2_via Aldini, 68
a4_Torri di Via Lessona, 6 c3_via Cogne, 24 F-Cantieri aperti
realizzate tra il 1975 e il 1980 dalla Società immobiliare c4_via Lopez, 10
Lessona Bertani e Baselli; il progetto originario prevedeva f1_Progetto EuroMilano_vie Palizzi, Eritrea, De Pisis
la costruzioni di 10 edifici, per le proteste dei cittadini ne Scuole dell’infazia pubbliche a_area residenziale
vengono realizzate 7; nel progetto viene incluso il CAM di b_area verde
via Lessona 20 c5_via Arsia, 2
c6_via Capuana, 8 f2_Progetto Eritrea-Bovisasca
a5_Via Lessona, 46
c7_via Graf, 72 f3_Centro per la sicurezza urbana e per la mobilità sostenibile,
a6_Via di Lorenzo, 5
c8_via Satta, 19 Via Drago
a7_Via Melato, 1
c9_via Val Lagarina, 26/A f4_Edifici residenziali, Via Stephenson 81
a8_Via F. Orsini, 60
f5_Struttura alberghiera e uffici, Via Stephenson
a9_Via Satta, 20
il progetto prevede la presenza di spazi commerciali e di servizi Scuole dell’infazia private
c10_Adele Bassani_via Lessona,70 G-Verde pubblico
al cittadino al piano terra degli edifici
a10_Via Traversi, angolo Via Satta c11_Maria Ausiliatrice_via Aldini, 52
g1_Parco di Villa Scheibler, via Lessona
a11_Via Trilussa, 12, angolo Via Traversi
Scuole primarie pubbliche g2_Parco Simoni, Vie Simoni-Lopez_ex cava Cabassi
a12_Via Trilussa, 23
c12_Gherardini, via Cittadini, 9 g3_vie Graf-Traversi
a13_Via Trilussa, 24
c13_Graf, via Graf, 70 g4_via Lessona, 20
a14_Via Vittani, 1
c14_Trilussa, via Trilussa, 10 g5_Via De Roberto, fontana
Edilizia pubblica c15_Val Lagarina, via Val Lagarina, 44

Scuole secondarie di primo grado pubbliche I-Impianti industriali


a15_Largo Boccioni, 10
a16_Via Cogne, 4 c16_Graf, via Graf, 74
c17_G.B.Vico, via Orsini,25 i1_Bohler Acciai Italia, via Palizzi, 90
a17_Via Cogne, 9 - 11
i2_Henkel, via Barrella, 6
a18_Via Concilio Vaticano II, complesso Aldini 2
Scuole secondarie di primo grado private i3_Ex Officine meccaniche Girola Caldaie, via Palizzi, 119
nasce tra il 1967 e il 1968
c18_Pastor Angelicus, via Cittadini i4_Ex Smalterie Moneta, via Mambretti, 9
a19_vie De Pisis Graf, complesso Aldini 1
Dismessa dal 1970, l’insediamento è stato oggetto di
nasce tra il 1964 e il 1965 come quartiere monoclasse.
Scuole secondarie di secondo grado pubbliche ristrutturazioni nel 1992 e oggi parte degli edifici sono occupati
dormitorio su realizzazione dell’ACPM, istituto case popolari
c19_IIPSC Frisi, via Otranto (ang. Cittadini), 1 da Rete 4 e da Profit
a20_Via Satta, angolo Via Lessona
c20_IPSIA Mainardi, via Aldini, 74 i5_Ex Valente SIM, via palizzi, 71
a21_Via Satta
c21_IPSSP Dudovich, via Amoretti, 61/63 Demolite le strutture nel 1998, oggi vi sorge l’Esselunga di
a22_Via Satta, angolo Via Traversi
Certosa
a23_Via Traversi, 24
Centri di formazione professionale i6_Autoparco Fiorenza, Via Stephenson 66

QU
a24_Via Traversi, angolo Via Melato
c22_via Amoretti,30 i7_Edificio industriale Profital SpA, Via Stephenson 74
a25_Vie Zoagli e Cittadini_progettista Aldo Rossi
c23_A.Greppi, via Satta, 23

B-Chiese D-Strutture e servizi

O
d1_via Aldini, 72

T
b1_Chiesa della Pentecoste, Via Graf, 29

AR
nasce nel 1980 in un ex scuola materna; -C.D.D. (Centro socio-educativo per disabili)
nel 1992 vengono aperti l’oratorio e il consiglio pastorale -C.P.S. (Centro psico-sociale)
b2_Chiesa della Resurrezione, Via Longarone, 5 -C.P.B.A. (Servizi per l’infanzia)
costruita tra il 1961 e il 1962; le vetrate vengono realizzate tra il -Centro anziani

O
-Circolo Culturale “Carlo Perini”

R
1982 e il 1985 da Elvis Pinna

I A
b3_Chiesa di Sant’Agnese Vergine e Martire, -Consultorio familiare

OG G
Via Arsia, 3 la parrochhia nasce nel 1939; su progetto dell’arch. d2_via Eritrea, 62_Ex Istituto Mario Negri
Amos Edallo del 1953 e successivamente dell’arch. Antonello d3_via Graf, 3_Centro balneare Cantù
Vicenti del 1955 viene costruita la chiesa; l’affresco di facciata è d4_via Lessona, 13_Associazione Quarto Oggiaro Vivibile
opera di Nicola Neonata, i dipinti interni diAlberto Bogani d5_via Lessona, 20-Centro C.A.M. (Centro aggregativo
b4_ Chiesa di Santa Lucia, Via De Roberto, 20 multifunzionale)-Centro Donne
dal 1961 al 1964 l’impresa Borlo Mangiarotti si occupa della d6_via Lessona, 55_Centro C.M.A.(Centro per anziani)
costruzione; vengono effettuati interventi artistici e architettonici d7_via Pascarella, 20_Centro anziani
per opera dell’arch. B. Villa; la chiesa viene consacrata nel 1981 d8_via Traversi, 19_Mercato comunale coperto
b5_Chiesa Matrice dei Santi Nazaro e Celso, Via Aldini, 33 d9_via Val Trompia, 45/A (ex biblioteca comunale)
ex cappella votiva medievale trasformata in chiesa nel 1400, -C.A.M. (Centro aggregativo multifunzionale)
-quartolaboratorio L’analisi e la mappatura del Quartiere Quarto Oggiaro è a
facciata ottocentesca
b6_Ex Chiesetta dei Santi Agricola e Vitale, via Orsini
cura degli studenti del Politecnico di Milano facoltà di Design: Patrizia Frazza
Francesca Garegnani
Veronica Gariboldi
Ivan Puzzovio
64 65
66 67
Foto di Susanna Venisti - Milanouel!w

68

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