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cesare Lombroso: saLvare Luomo, non La sua scienza di Duccio Chiapello

Cesare Lombroso, con lomen delloscurit scientifica inscritto nel nomen e con le sue architetture teoriche edificate su azzardi socio-antropologici, aveva certamente il physique du rle adatto a catalizzare i pi facili strali dei critici del socialismo dei professori. Ci si potrebbe dunque stupire notando come, in Gramsci, laggettivo lombrosiano subisca un trattamento ben peggiore di quello riservato al sostantivo cui si riferisce. Lautore dellUomo delinquente la celebre opera del 1878 non infatti mai un bersaglio polemico diretto: lo piuttosto la sua figura elevata a indiscutibile icona, caposcuola, sacerdote e santone della fatale saldatura fra la fede socialista e un preciso credo scientifico: il pi arido, secco, sterile, sconsolatamente sterile pensiero del XIX secolo, ovverosia il positivismo (SF, pp. 12-13). Chiosando i giudizi espressi da Lombroso su Davide Lazzaretti, Gramsci li giudica espressioni del costume culturale del tempo, manifestazioni di un approccio teorico che, invece di studiare le origini di un avvenimento collettivo, e le ragioni del suo diffondersi, del suo essere collettivo, preferisce invece isolare il protagonista di quellevento, delineandone la biografia patologica, spesso costruita con una buona dose di arbitrio e semplificazione, magari prendendo le mosse da motivi non accertati o interpretabili in modo diverso. Che per Gramsci il problema non sia tanto Lombroso in quanto tale, ma piuttosto la sua canonizzazione scientifica e il conseguente lucro che viene tratto dallacritica traduzione delle sue teorie in istituzioni e politiche di controllo, facilmente desumibile dalla conclusione del suo ragionamento: per una lite sociale, gli elementi dei gruppi subalterni hanno sempre alcunch di barbarico e di patologico (Q 23, p. 2279). Ci spiega la particolare insistenza sulla pseudoscienza lombrosiana, di cui coglie due componenti di particolare insidiosit: la debolezza dei suoi presupposti scientifici e la

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loro palese funzionalit a un ampio spettro di operazioni di legittimazione delle disuguaglianze e delle subalternit sociali. evidente la condanna di un approccio che, muovendo da assiomi artificiosi, si presta a sterilizzare se non a liquidare ogni possibile analisi storico-sociale, nel nome di una fisiologia e morfologia degenerativa prive di qualsivoglia radicamento scientifico. Lindividuazione nelle classi sottomesse di un peculiare serbatoio patologico, le cui manifestazioni sarebbero oggettivamente riscontrabili e misurabili nel singolo individuo in forma di alterazioni macroscopiche, mostra nel modo pi lampante i limiti dellandata al popolo che aveva contraddistinto il socialismo dei professori. Come Lombroso venga introdotto da Gramsci nel perimetro di questo contesto polemico reso con grande evidenza dalle durissime parole vergate in occasione del suicidio di un ragazzo internato in un istituto di educazione correttiva per minorenni, intitolato allo stesso Lombroso: circostanza che fa dellepisodio una raffigurazione icastica degli esiti di una acritica traduzione della lezione dellantropologo nella concretezza della realt sociale. Gramsci precisa che, nei tempi della scienza trionfante, listituto in cui avvenuto il suicidio ha subito una svolta modernizzatrice, ben attestata dalla intestazione a Lombroso, ed attualmente amministrato e diretto da discepoli ed ammiratori del morto maestro. Premesso ci, insinua una nota di sarcasmo proprio nei confronti di quel maestro che ha trascorso il suo tempo a misurare crani ed angoli facciali, ad interrogare destramente criminali e pazzi per cogliere e fissare in schemi logici il segreto della loro psiche. A uno scienziato di tal genere, ben saddice lintitolazione di una simile istituzione, in quanto nessuno pi di lui si troverebbe al suo posto, in un istituto di corrigendi. Deposta lironia, Gramsci interpreta senza mezzi termini il suicidio come ennesimo sintomo dei devastanti effetti di teorie artificiosamente concepite, che della scientificit hanno lambizione ma non i requisiti e misurano con la stadera e il doppio decimetro nullaltro che lapparenza esterna delluomo. Tali teorie hanno poi trovato la peggiore delle applicazioni per mano di coloro che hanno fatto delle tesi lombrosiane una fede: trattasi di istituti concepiti da chi crede di aver risolto il problema della correzione dei minorenni, quando ha preparato per essi un alloggio a cubatura scientifica, quando ha ridotto la loro vita ad una cronometrica divisione del tempo, ed ogni tanto li fa passare sotto gli strumenti perfezionati dellosservazione da gabinetto. La risposta di Gramsci non potrebbe essere pi netta: occorre recidere il cordone ombelicale che lega il socialismo a certa pseudoscienza, con

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un ritorno ai fondamentali dellessere uomini, anche al prezzo di apparire naf. Pertanto, Meno pseudoscienza, e pi senso comune, e soprattutto pi affetto e sincerit. Gramsci tocca lo zenit della sua argomentazione quando punta sdegnosamente il dito contro gli apprendisti stregoni che si divertono a fare i loro giochi di pazienza sui minorenni non tutelati da nessuno, secondo un metodo che di scientifico conserva solo il ricorso alla sperimentazione, resa per parossistica dalla debolezza teorica degli assunti di base (SM, pp. 172-73). A fronte di ci si pu a buon titolo parlare ricalcando il lessico gramsciano di cadornismo scientifico. chiara infatti la considerazione puramente strumentale riservata agli individui, ridotti a materia grezza pervicacemente sacrificata a tesi da far valere ad oltranza, contro ogni evidenza. Perci, posto di fronte ai prodotti del credo lombrosiano, Gramsci non esita a dirsi piuttosto fautore della semplice doxa del senso comune, che perlomeno non oscura il valore di una vita umana. Il paradigma lombrosiano non che pseudoscienza, e la pseudoscienza non pu evolvere in scienza: occorre pertanto il salutare coraggio di una sterzata a ritroso, della presa datto di un fallimento, della liquidazione di ci che finora parso come la nuova frontiera del sapere positivo e invece soltanto illusione e inganno: giudizio, questo, non su un pensatore, ma su un modo di organizzare la societ, che con il pretesto della scientificit struttura e inasprisce disumani organismi di controllo. Per la verit, Gramsci avrebbe specifiche ragioni per rivolgere una critica particolarmente aspra non solo allimperante lombrosismo, ma anche allo stesso Lombroso, i cui argomenti lo toccano anche da un punto di vista strettamente personale. Occorre infatti ricordare che secondo lo psichiatra la Sardegna era da annoverarsi fra le provincie antropologicamente ultradolicocefaliche (Lombroso 1898, p. 41). Lultra-dolicocefalia caratteristica fisica che consiste in un cranio dalla lunghezza abnorme in rapporto al diametro trasverso era considerata dallautore dellUomo delinquente un tratto peculiare nei sardi: da ci sarebbe derivata una diminuita capacit cranica che li avrebbe resi poco inclini a progredire e migliorare. Tra i caratteri di inferiorit ravvisati da Lombroso, cera anche una probabile inclinazione alla criminalit. Anche considerato un simile dettaglio, pu forse essere fonte di qualche sorpresa notare quanto sia articolato e misurato il giudizio gramsciano su Lombroso. Per certi versi, pu addirittura rappresentare un archetipo di felice discernimento fra diversi aspetti che il pensiero critico deve af-

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frontare separatamente, se nel suo esercizio intende evitare di sovrapporre dimensioni distinte, quali le qualit individuali, la statura intellettuale, la sfera morale, il milieu socio-culturale, leffettiva valenza scientifica del contributo di un pensatore. Gramsci opera, proprio a proposito di Lombroso, quella fondamentale separazione critica non solo fra luomo e lo (pseudo)scienziato, ma anche, allinterno della stessa persona intellectualis del professore socialista, fra lavanguardista della controversa medicina antropometrica e lavveduto scandagliatore dellanima umana, innanzitutto della propria. Fiero assertore di una scienza che si articola sulluomo, Gramsci ben comprende che proprio sul piano dellumanit e della sua sincera passione di ricercatore per ci che humanum est Lombroso conserva la sua originaria e innata dignit dintellettuale perbene (dorsi 1999, p. 164). Le sue pagine possono essere rilette e riscoperte anche dal lettore che avversa le derive del positivismo pi dogmatico e deteriore, perch non si esauriscono nellalveo di quella pseudoscienza di cui pure fu maestro. Non dunque un caso che Lombroso rimanga costantemente presente, per la durata duna vita, nella libreria di Gramsci, anche quando egli affronta i pi alti marosi della propria esistenza.Eccolo ad esempio citare, in una lettera scritta alla moglie dalla Casa penale di Turi, un passo del diario giovanile lombrosiano:
Scrive il Lombroso: Mi ricordo benissimo dellepoca in cui vidi me stesso nello specchio e mi accorsi della mia presenza mi dest la pi viva curiosit. Ero tra i 4 e 6 anni. Il Lombroso distingue nella sua vita giovanile lepoca in cui si accorse del suo esistere come persona fisica e quella in cui si accorse della sua persona psichica (a 16 anni) e mi pare che la distinzione sia giusta e che abbia la sua importanza (LC1, p. 219).

Grazie a questa personale sensibilit, che lo porta a non accantonare affatto lopera di un autore che pure, ai suoi occhi, non a torto incarna un pensiero perfettamente funzionale allo scadimento del materialismo storico in ipoteca deterministica, Gramsci sa trarre parole a loro modo definitive sui connotati intellettuali di Lombroso. Condannatane senza appello lopera, salva infatti luomo e non luomo in quanto cittadino privato, ma in quanto portatore di quella originaria, sincera passione e volont tenace (SG, p. 85), che pure nei suoi lavori cos pervicacemente si volge a servizio di un sapere pseudoscientifico. In Lombroso, Gramsci sa vedere luomo di valore, che pur esercitando un cattivo mestiere, riesce a far del bene

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proprio in ragione del suo plus individuale. Inequivocabili, a tal proposito, le sue parole: Credo che pi della psicanalisi conti il medico curante; il vecchio Lombroso, sulla base della psichiatria tradizionale, otteneva risultati sorprendenti che io credo erano dovuti pi alla sua capacit di medico che alla teoria scientifica (astratta). Il prestigio scientifico del professore era a tal punto elevato, insomma, che i pazienti, dopo la prima visita e senza aver iniziato cura alcuna , gi iniziavano a ristabilirsi per il solo fatto di riacquistare fiducia in se stessi. Gramsci conclude pertanto accomunando Lombroso a Freud: entrambi, infatti, hanno voluto fare una filosofia generale di alcuni criteri empirici di osservazione, ma ci importa poco. Ci che conta, al di l dei fallaci presupposti scientifici, lattenzione alluomo, lo sguardo di chi vede in esso il malato, non la malattia. questo ci che rende il medico cos apprezzato e stimato, anche oltre il suo status di scienziato (LC3, p. 415). Una qualit che lautore dellUomo delinquente ha, ma che mancher ai suoi ripetitori (SF, p. 12). Ecco dunque che guardando in controluce la figura del famoso psichiatra, si scorge la sua statura dintellettuale emergere dalle storture di unimpalcatura scientifica destinata invece a crollare, non senza aver lasciato strascichi. Proprio questo Lombroso riscattato dal destino di spregevole santino positivista pu aiutare a chiarire il rapporto fra la generazione figlia di se stessa (ON2, p. 404), a cui Gramsci rivendica lappartenenza, e landata al popolo degli antenati professori, la cui lezione respinge. Certo, quella generazione ha dichiaratamente e programmaticamente rinnegato i padri. Ma non li potrebbe rinnegare, se non li avesse; n potrebbe trarre orgoglio dallessersi fatta figlia di se stessa, se non agitasse questa bandiera contro i profeti di una via vecchia e paternalistica al socialismo, che sono lutile e vivida incarnazione di ci che non ha pi da essere. Il non aver padri risuonerebbe, altrimenti, di uneco vuota, inquietante e lontana. Invece ha un significato denso e preciso: innanzitutto quello dellabbandono dellantico pietismo e del vago umanitarismo, e poi quello di un approfondimento intellettuale scevro da ci che nel contempo teorema e superstizione socio-antropologica; infine, quello di un avvicinamento alle frotte di uomini diversi da noi che si adunano in comizi, in sciopero o in festa , allo scopo di accompagnarsi con loro, sentire i loro discorsi, parlare con loro, interessarsi della loro lotta (toGLiatti 2001, p. 144). I figli di se stessi hanno pur tuttavia avuto dei padri, e gi allepoca di quei padri ci fu un tempo dentusiasmo e di sincero afflato sociale. Unet di dolci errori che va condannata dal punto di vista teorico e pratico,

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ma che tuttavia va salvata per le qualit umane che talvolta seppe esprimere, per quella fede politica e sociale che pag gli effetti di una falsa fede scientifica (SF, p. 12), ma che da questultima, almeno nelle sue pi grandi figure, non fu interamente sopraffatta. Scrivere la storia su una tabula rasa, insomma un compito da ingegneri sociali che fortunatamente non grava sul socialismo del tempo di Gramsci. Ci che occorre fare piuttosto cancellare le superstizioni del positivismo deteriore, liberando le possibilit di sviluppo e azione che un incoerente e deficitario apparato antropologico-scientifico ha ingabbiato. Gli errori teorici del passato, specialmente quelli commessi con onest intellettuale, restano un fondamentale contribuito al progresso scientifico; non si avanza se non sbagliando: questo il marchio della conoscenza. Ci che invece inaccettabile trasformare lindividuo, specie se debole, in carne per reiterati giochi di pazienza che trascendono da qualsiasi certezza positiva. Ci che insomma va archiviato non luomo Lombroso, ma lIstituto Lombroso. Bibliografia
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