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LAcropoli dei giovani

[...] altri appetiti, venuti su di soppiatto, per linsipienza delleducazione [...] si fanno molti e gagliardi. [...] E infine simpadroniscono dellacropoli dellanima giovanile, vistala vuota di dottrina e di nobili studi e veraci ragionamenti, che sono le migliori sentinelle e guardie nellanimo degli uomini cari agli Dei.
Platone, La Repubblica, 560b

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Agitatevi perch avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perch avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate perch avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.
Antonio Gramsci, LOrdine Nuovo, aprile 1919

Thomas Mann

Pagine sparse nasce dallidea che la vita non possa essere occupata dallindifferenza e dallegoismo e che una societ segnata da questi sentimenti cieca, corrotta e barbara. Pagine sparse raccoglie testi di grandi autori capaci di suscitare in chi legge un nuovo sentire, un pi alto costume: veri pensieri per contraddire vuote credenze.
Il gruppo di lettura Pagine sparse

Attenzione, Europa!
Passi scelti

In copertina: Genesi 3.23, Dio lo mand via dal giardino di Francesco Lucrezi

La scuola di Pitagora editrice

Societ di studi politici Liceo classico J. Sannazaro

Nel discorso inaugurale che Benedetto Croce pronunci nel 1924 per dare inizio alle attivit della Societ di studi politici, abolita dal fascismo poco dopo pi di un anno, il grande filosofo napoletano poneva allattenzione dei membri della neonata fondazione la necessit di risvegliare nei giovani una vera passione civile. E ricordava che nulla pu muovere allazione uomini che non siano animati da questo concreto entusiasmo. Perci la Societ di studi politici rifondata nel 2004 da un gruppo di giovani studenti raccolti intorno al magistero dellIstituto Italiano per gli Studi Filosofici e da questo incoraggiati nelliniziativa ha ideato il progetto Pagine sparse, di cui questa collana espressione, con la finalit di creare liberi spazi di riflessione e di studio. Gli opuscoli della collana nascono dal prezioso contributo degli studenti del liceo Jacopo Sannazaro, riuniti in gruppo di lettura per studiare testi scelti di grandi autori quali Piero Calamandrei, Thomas Mann, Pier Paolo Pasolini, Benedetto Croce, Antonio Gramsci e tanti altri che rappresentano i migliori custodi di quella fantasia concreta in grado di parlare ai cuori dei giovani e di radicare in essi il sentimento del pubblico e lamore per la politica. Il progetto intende rappresentare non solo unesperienza di formazione ma anche lopportunit per giovani studenti di partecipare alla redazione dei testi, dallideazione alla stampa, acquisendo in tal modo conoscenze e competenze anche in campo editoriale. Si spera che questa iniziativa possa incoraggiare altri giovani, liceali e universitari, a creare gruppi di studio per dare forma concreta alla loro naturale propensione al sapere.

Il gruppo di lettura sincontra regolarmente nella Biblioteca del Liceo classico J. Sannazaro.

Societ di studi politici Liceo classico J. Sannazaro

Pagine sparse 34

Thomas Mann

Attenzione, Europa!
Passi scelti

Napoli 2011

Questa collana pubblicata in collaborazione con lIstituto Italiano per gli Studi Filosofici ed rivolta agli studenti delle scuole medie superiori.

Societ di studi politici www.studipolitici.it info@studipolitici.it La scuola di Pitagora editrice piazza Santa Maria degli Angeli, 1 80132 Napoli www.scuoladipitagora.it info@scuoladipitagora.it

Leditore a disposizione degli aventi diritto che non ha potuto reperire.

Attenzione, Europa!
Non proprio necessario avere sessantanni per giudicare orrende le attuali condizioni dellEuropa. Goethe vecchio confessava di amare sinceramente la giovent, ma questa confessione va insieme ad altre dichiarazioni che non celano la sua impazienza per la nuova generazione, la sua mancanza di fede in essa. Quando si vede, egli scrive nel 1812, come il mondo in genere e specialmente quello giovane si abbandona ai propri piaceri e alle proprie passioni, non solo, ma come anche ci che vi in esso di pi alto e di pi buono viene sfigurato e deturpato dalle gravi follie del tempo, cos che tutto ci che dovrebbe condurre alla beatitudine diventa dannazione, senza contare lindicibile pressione delle cose esteriori, non ci si meraviglia dei misfatti con cui luomo infuria contro s stesso e contro gli altri. Noi conosciamo tutto questo: lo storpiamento di quanto vi di pi alto e di pi buono nei giovani, lindicibile pressione esteriore, 3

ed anche i misfatti. La timidezza della vecchiaia non cimpedir di chiamare le cose col loro nome. Lo stesso sessantenne dice unaltra volta: La gente giovane non ascolta pi. Certo per ascoltare ci vuole anche una particolare cultura. Cultura! Le risa beffarde di tutta una generazione rispondono a questa parola. Sono dirette, si capisce, contro il termine prediletto della borghesia liberale, come se sul serio la cultura non fosse proprio nientaltro che questo: liberalismo e borghesia. Come se essa non significasse il contrario della volgarit e della povert umana, il contrario anche della pigrizia, di una miserabile rilassatezza, che rimane miserabile rilassatezza per quanto prenda atteggiamenti risoluti insomma: come se la cultura, in quanto forma, volont di libert e di verit, vita coscienziosamente vissuta, sforzo infinito, non fosse la disciplina morale stessa! Mi piace una poesia della vecchiaia di Goethe, che comincia con le parole: Dov uno che si affatichi Col peso che noi abbiamo portato? S, dov uno che si affatichi? I figli del mondo giovane affermano di avere la vita pi difficile di 4

quella che abbiamo mai avuta noi, perch ad essi riservata lavventura, la miseria, lassoluta incertezza, mentre noi abbiamo potuto crescere nella sicurezza economica dellepoca borghese. Il fatto decisivo che essi non sanno pi che cosa sia cultura nel senso pi elevato e pi profondo, che cosa sia il lavoro in s stesso, la responsabilit e la sollecitudine individuale, e trovano invece pi comodo adagiarsi nella vita collettiva. La vita collettiva una sfera comoda in confronto con lindividuale, comoda fino alla dissolutezza; quello che la generazione collettivistica si augura, si concede ed approva sono le vacanze continuate dal proprio Io. Questa giovent ama il fatto per s stesso di perdersi nella massa, sottraendosi ad ogni seriet di vita personale, senza preoccuparsi molto delle mte della marcia. Invitata a determinare con pi precisione la felicit che ci trova, essa non rivela invero una grande inclinazione verso risultati e attuazioni concrete. Lebbrezza della massa, che libera dallIo e dal suo peso, scopo a s stessa; le ideologie che vi si collegano, come Stato, socialismo, grandezza della patria, sono pi o meno subordinate, secondarie e in realt superflue: lo scopo a cui si mira lebbrezza, la liberazione dallIo, dal pensiero, o pi esatta5

mente la liberazione dalla moralit e dalla razionalit in genere; anche dalla paura naturalmente, paura della vita, che spinge a stringersi insieme collettivisticamente, a sentire un calore umano e a cantar forte: ecco tuttal pi il lato del fenomeno, che pu suscitare la nostra simpatia e la nostra pietosa comprensione. La felice esperienza di essere dispensati dal proprio Io, sottratti ad ogni responsabilit individuale, appartiene alla guerra, e quando io parlo delluomo moderno, presente, siamo daccordo dintendere lEuropeo del dopoguerra, il tipo che ha attraversato la guerra, o che nato nel mondo lasciato indietro dalla guerra. Noi siamo inclini a concepire lo stato attuale del mondo, in rapporto sia economico, sia spirituale e morale, come il risultato della guerra: e in questo andiamo forse troppo oltre. Le immense devastazioni esteriori e interiori provocate dalla guerra sono fuori dubbio; per la guerra non ha creato essa stessa il nostro mondo, ma ha solo chiarificato, rafforzato e spinto allestremo ci che esisteva gi prima. Lincredibile decadenza culturale e il regresso morale, che noi effettivamente constatiamo rispetto allOttocento, non il risultato della guerra, per quanto essa lo abbia favorito, ma era in corso gi prima. un 6

fenomeno singolare, determinato in prima linea dallascesa delluomo massa e dal suo impadronirsi del potere, come ha brillantemente descritto Jos Ortega y Gasset nel suo libro La rebelin de las masas. tragico constatare che alla generosit dellOttocento di quellepoca grandiosa nella sua produttivit, grazie per i cui benefici scientifici e sociali la popolazione europea ha potuto triplicarsi che, dico, alla straordinaria buona volont di quel secolo va attribuita la colpa di tutta la sconsigliatezza del nostro presente; che questa crisi, che minaccia di rigettarci nella barbarie, ha la sua radice nella miope magnanimit di quel secolo. Ortega descrive magnificamente linvasione delle nuove masse in una civilt di cui esse si servono come se fosse natura, senza conoscerne le complicatissime premesse e senza quindi averne il minimo rispetto. Un esempio del loro modo di comportarsi verso le condizioni a cui debbono la vita che esse calpestano, o per meglio dire sfruttano la democrazia liberale, per distruggerla. possibilissimo che con tutto il loro amore puerile e primitivo per la tecnica provochino la decadenza anche di questa, perch non sospettano che essa non che il prodotto utilitario di uno studio libero e disinteressato per 7

amore della conoscenza e perch disprezzano lidealismo e tutto ci che ha da fare con esso, quindi la libert e la verit. Il fenomeno di questo quasi brusco abbassamento di livello, di questo regresso, di questo ritorno al primitivo, non solo fino allottusit di fronte alla sfumatura, ma fino allodio violento di essa, questo fenomeno, che il secolo XIX non avrebbe ritenuto possibile, perch credeva nella durata, riempie di sgomento, in quanto apre ulteriori possibilit e mostra che le pi grandi conquiste possono andare ancora perdute e cadere nelloblo, e che la civilt stessa non affatto sicura da un tale destino. Ripeto che la decadenza della cultura europea non stata veramente prodotta dalla guerra, ma solo accelerata ed acuita da essa. Non la guerra ha sollevato per prima lenorme ondata di barbarie eccentrica e di triviale volgarit primitiva democratico-plebea, che passa sul mondo; essa lha soltanto spinta pi in su, rafforzandone la potenza brutale, cos come non ha provocato, ma solo accelerato la decadenza, lestinzione di concetti morigeratori e benignamente severi, quali cultura, spirito, arte, idea. Questi sono ritenuti concetti dei tempi borghesi, ciarpame idealistico ottocentesco. E infatti il secolo XIX fu innanzi tutto unepoca idea8

listica: solo oggi ci si accorge, con una certa commozione, di come era idealistico! Credeva non solo nella benedizione della democrazia liberale, ma anche nel socialismo: un socialismo desideroso di elevare le masse, di istruirle, di apportare loro scienza, cultura, arte, i beni della civilt. Oggi ci si convinti che pi importante ed anche pi facile dominare le masse, perfezionando sempre pi larte grossolana di giocare sulla loro psicologia: dunque introducendo al posto delleducazione la propaganda, non senza lintimo consenso delle masse, a quanto pare, le quali in fondo si sentono portate in un ambiente pi moderno e pi familiare da unestrosa tecnica di propaganda, che da qualsiasi idea di educazione. Esse sono organizzabili, e si vede che sono grate per ogni organizzazione, non importa di che spirito, sia pure lo spirito della violenza. La violenza un principio straordinariamente semplificatore; nessuna meraviglia che trovi la comprensione delle masse. Bisogna constatare che a quello spirito manc il senso della responsabilit, la comprensione che il fenomeno morale intimamente legato con lintellettuale, che salgono e cadono insieme e che la conseguenza del disprezzo della ragione un imbarbarimento morale. Migliaia e migliaia di docenti del9

lirrazionale non si preoccuparono se il popolo non veniva da essi educato per caso al sanculottismo morale e alla ottusit di fronte ad ogni orrore. Le nuove masse sentirono decantare la grandiosa detronizzazione dello spirito e della ragione compiutasi nella sfera superiore, come la pi moderna delle innovazioni, e non poterono esserne molto sbalordite, poich procedimenti corrispondenti erano da un pezzo praticamente in corso anche in mezzo a loro. Molte cose, che la pi severa umanit ottocentesca non avrebbe concesse, erano di nuovo diventate possibili, si erano di nuovo insinuate fra il chiasso e lo scampanellio da fiera dellepoca presente; fiorivano scienze occulte di ogni sorta, mezze scienze e ciarlatanerie, oscuro spirito settario e insulse religioni da strapazzo, crassa ciurmeria e fede da carbonari, tutto questo era molto in voga e determinava lo stile del tempo: e tutto questo da molte persone colte non era sentito come un volgare ciarpame moderno, come un impoverimento culturale, bens veniva mistificato come rinascita di profonde forze vitali e dellintimo, rispettabile valore dellanima popolare. Fu cos preparato il terreno anche alla pi assurda e vergognosa superstizione collettiva: ma non la superstizione ottusa e senza pensieri di epoche pre10

cedenti, bens una superstizione modernamente democratica, che presuppone per ciascuno il diritto di pensare, una superstizione con concezione filosofica. Senza dubbio il bisogno insegna a pensare: la questione solo di sapere come. Che cosa avviene quando masse di ceto medio e inferiore al medio, immiserite, spossessate, sconvolte dal bisogno e cariche di rancori, cominciano a pensare e a far della mistica, abbiamo potuto sperimentare. Al piccolo borghese si era detto che la ragione era abolita, che era lecito insultare lintelletto, che a questi fantasmi aventi qualche rapporto col socialismo, con linternazionalismo ed anche con lo spirito ebraico era da attribuirsi la colpa della sua miseria, ed a buon diritto egli orient il suo pensiero contro la ragione, impar a pronunciare la parola linguisticamente difficile, ma molto gradita allistinto: irrazionalismo. La popolarizzazione dellirrazionale, fenomeno del secondo e terzo decennio del nostro secolo, forse lo spettacolo pi deplorevole e pi ridicolo che possa offrire la storia. Il piccolo borghese, imbarbaritosi nel pensiero, invent di propria iniziativa la parola bestia intellettuale, espressione sciocca, ma autorizzata in certo modo dalla sfera superiore dello spirito anti11

spirituale, e pieno deffetto nella sua oltraggiosit inferiore: formula micidiale, che colpiva innanzi tutto ogni volont di ragione politica e sociale, la volont della pace, il sentimento europeo, ma al di l di questo colpiva propriamente ogni disciplina spirituale e ogni moralit. Ma come lo spirito antispirituale non pu far a meno di essere ancora spirito, cos anche il suo rampollo subalterno, luomo-massa ragionante, non se la cava senza spirito e senza pensiero. Egli parla, filosofeggia e scrive, e ci che mette fuori non altro che spirito storpiato, intellettualismo a buon mercato. Laria piena di pensiero di masse acciarpato ed eccitato, vapori di letteratura corrotta gravano sopra un popolo e rendono impossibile il respiro. Luomo-massa che filosofeggia contro la ragione ha usurpato, per s solo, il diritto di pensare, di parlare e di scrivere, chiudendo la bocca a tutti gli altri e, sicuro da ogni contraddizione, fa uso della sua prerogativa in modo tale, che si rimane sbalorditi e si vorrebbe maledire la democrazia liberale, che ha insegnato a ciascuno a leggere e a scrivere. Si ha limpressione che il pensiero stesso e la parola siano disonorati per sempre da un cos miserabile abuso. Una cultura da trivio deplorevolmente sovreccitata butta fuori senza ritegno le sue 12

pseudo-conoscenze, i suoi virulenti teoremi, le sue filastrocche mistagogiche e le sue decisioni impudentemente proclamate per la durata di un millennio; e solo debolmente, solo con paura una scienza in parte intimidita, in parte vergognosamente simpatizzante osa una lieve reazione. Non passer molto tempo e questo pseudopensiero avr dappertutto il potere di attuare le sue idee, di convertirsi con audace violenza in storia. La storia sar improntata da esso. Ma non ha qualcosa di profondamente cristiano questa vittoriosa insurrezione dei poveri di spirito, questo fallimento della scienza, della cultura, dellintelligenza, della civilt, di fronte al gusto e al giudizio della piccola gente, dei pescatori, dei doganieri e dei peccatori? Io credo che si debba andar cauti nelluso di questi paralleli. La rivoluzione cristiana e quella delluomo-massa mostrano differenze di carattere, differenze di benevolenza e di cordialit umana, per dirla nel modo pi semplice, che equivalgono ad un serio monito contro confusioni e falsi riconoscimenti. Il nostro tempo ha prodotto questo fenomeno di strana perversione: una riunione in massa di gente molto povera di spirito, morbosamente esaltata, ha applaudito allabolizione dei diritti delluomo, che qualcuno proclamava dal13

lalto della tribuna per mezzo dellaltoparlante. Dalla semplicit pu venire la verit, dalla perversit no. Forse mi si risponder che il movimento moderno di natura eroica, mentre la trasformazione cristiana del mondo e la Rivoluzione Francese avevano soltanto un carattere altruistico, umanitario. Ma per quanto io ami ed ammiri leroico nelle sue grandi manifestazioni spirituali, non posso impormi di credere alleroismo della piccola gente. Il mondo di questa non eroico, giornalistico, romantico-criminale; ha molto del libro che si smercia a pochi soldi sulle bancarelle e del film ad effetto, ma non ha proprio nulla di eroico. Si dovrebbe poter chiamare eroico un truce delitto, perch questa parola potesse essere appropriata al moderno mondo delle masse. Si stenter a chiamare eroico il nuovo stile criminale della politica, creazione di un fanatismo inferiore. Per poter solo comprendere che cos leroismo ci vuole un livello morale pi alto che quello di una filosofia, per la quale la violenza e la menzogna rappresentano i principi fondamentali di tutta la vita. questa infatti la filosofia del piccolo borghese, ammalato di furore speculativo. Oltre che alla violenza egli crede solo alla menzogna ed a questa forse ancora pi ardente14

mente che a quella. Fra le idee europee che, grazie alla propria elevazione, egli ritiene definitivamente liquidate: verit, libert, giustizia, la verit per lui la pi odiosa, la pi impossibile. Egli vi sostituisce il mito: questa parola ha nel suo vocabolario culturale una parte altrettanto rilevante quanto la parola eroico. Se si guarda pi da vicino che cosa intende con essa, risulta che leliminazione della differenza fra verit e ciarlatanismo. Il problema della verit, cio della verit come idea assoluta e nella sua dipendenza dalla vita, della verit nella sua eternit e nella sua variabilit, un problema del pi grave peso morale. Che cos la verit? Cos domanda non solo lo scettico patrizio romano, cos domanda la filosofia stessa, lo spirito che pensa criticamente s stesso. Esso vuole vivere, esso ammette che la vita ha bisogno della verit, dalla quale aiutata, promossa. Solo ci che promuove la vita vero. Questa affermazione pu andare. Ma per non cadere fuori da ogni morale, per non sprofondarsi in un abisso di cinismo, necessario completarla con laltra affermazione: Solo la verit promuove la vita. Se la verit non data una volta per tutte, ma variabile, tanto pi profonda coscienziosa e sensibile devessere la preoccupazione delluomo spirituale 15

per la ricerca di essa, la sua attenzione ai moti dello spirito mondiale, ai mutamenti nel quadro della verit, a ci che giusto e necessario nel tempo, per non dire: a ci che voluto da Dio, a cui luomo spirituale deve servire, incurante dellodio degli ottusi, dei paurosi e degli ostinati, degli interessati alla conservazione di quello che diventato falso e cattivo. Cos dunque in poche parole si presenta il problema della verit alla mente umana pur mediocremente bennata, pur mediocremente timorosa di Dio. Al tipo umano di cui ho parlato invece fu riservato un altro compito: mettere sul trono la menzogna come unica potenza creatrice della vita e storicamente efficace; farsi una filosofia dellabolizione di ogni differenza fra verit e menzogna; istituire in Europa un vergognoso pragmatismo, che nega lo spirito stesso in favore dellutile, che commette od approva senza scrupolo delitti, quando servono ai suoi surrogati dellassoluto, e non indietreggia neppure dal concetto della falsificazione, anzi attribuisce alla falsificazione lo stesso valore che alla verit, se essa utile nel suo senso. Non voglio giungere al punto di identificare addirittura questo tipo con luomo moderno. Ma un tipo diffuso, un tipo-massa, e quando dico che 16

esso caratterizza il tempo, esprimo per lo meno la sua propria convinzione: quella convinzione che gli d lo slancio baldanzoso, con cui si accinge a sorpassare un mondo tenuto in svantaggio da inibizioni morali, e a farsi suo padrone e maestro. Ci che sarebbe il risultato perfettamente chiaro e sicuro. Sarebbe la guerra, la catastrofe generale, la rovina della civilt. mia ferma convinzione che solo questo e nientaltro pu essere la conseguenza dellattiva filosofia di un tale tipo umano e perci mi parso un dovere venire a parlare di esso e della terribile minaccia che ne deriva. davvero inquietante osservare la debolezza del mondo anziano e colto di fronte a questa violenza unica, assistere al suo indietreggiamento smarrito e costernato. Intimidito, intontito, incosciente di quel che gli accade, con un sorriso attonito sulle labbra, esso sgombra una posizione dopo laltra e sembra disposto a confessare che non comprende pi il mondo. Discende al livello spirituale e morale del nemico, adotta il suo stupido linguaggio, si adatta alle sue misere categorie di pensiero, alla maliziosa ottusit delle sue idiosincrasie e alle sue alternative propagandistiche, e non se naccorge nemmeno. forse gi perduto. Lo senza dubbio, se non si strappa alla ipnosi, se non rientra in s 17

stesso. In ogni umanesimo c un elemento di debolezza che va congiunto col suo disprezzo del fanatismo, con la sua tolleranza e col suo amore del dubbio, insomma con la sua naturale bont, e che in certe circostanze pu diventargli fatale. Ci che oggi sarebbe necessario un umanesimo militante, un umanesimo che scopra la propria virilit e si saturi della convinzione che il principio della libert, della tolleranza e del dubbio non deve lasciarsi sfruttare e sorpassare da un fanatismo, che senza vergogna e senza dubbi. Se lumanesimo europeo diventato incapace di una gagliarda rinascita delle sue idee; se non pi in grado di rendere la propria anima consapevole di s stessa in una pugnace alacrit di vita, andr in rovina e ci sar una Europa, il cui nome non sar pi che unespressione e da cui sarebbe meglio rifugiarsi nella neutralit fuori del tempo.

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Pagine sparse
Gi pubblicato in questa collana:
1. Pier Paolo Pasolini, I giovani infelici 2. Antonio Gramsci, Indifferenti 3. Piero Calamandrei, Discorso sulla Costituzione e altri scritti 4. Adolfo Omodeo, Per la riconquista della libert 5. Erich Fromm, Lamore per la vita 6. Luis Seplveda, Crediamo ancora nei sogni 7. Platone e Plotino, Sulla Bellezza 8. Erasmo da Rotterdam, Il lamento della pace 9. Silvano Agosti, Lettere dalla Kirghisia sulleducazione e sullamore 10. Le mie parole sono come le stelle: non tramontano mai. Lettera inviata da un capo indiano al presidente Washington 11. Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, Sulla genesi della stupidit e altri scritti 12. Herbert Marcuse, La fine dellutopia 13. La grave malattia del pensare. Discorso del capo Tuiavii alluomo bianco 14. Gruppo Marcuse, Miseria umana della pubblicit 15. Italo Calvino, La leggerezza 16. Giacomo Leopardi, Discorso sopra lo stato presente dei costumi deglItaliani 17. Piero Calamandrei, Difendiamo la scuola democratica 18. Pier Paolo Pasolini e Ugo Gregoretti, Laviamoci il cervello. Passi scelti dal film Ro.Go.Pa.G., in appendice Idillio e pubblicit di Paul Ginsborg 19. Miguel Benasayag e Grard Schmit, Lepoca delle passioni tristi. Lideologia della crisi 20. Miguel Benasayag e Grard Schmit, Lepoca delle passioni tristi. Il futuro come minaccia 21. Piero Calamandrei, Il significato morale del fascismo da Passato e avvenire della Resistenza 22. Piero Calamandrei, Leredit ideale della lotta di liberazione da Passato e avvenire della Resistenza

23. Pier Paolo Pasolini, La televisione, i mass media e lomologazione 24. George Orwell, I principi della neolingua, in appendice La parabola di Buddha sulla casa in fiamme di Bertolt Brecht 25. Sulla soglia (Passi scelti dalle opere di Kafka, Tornatore e Beckett 26. Carmelo Bene, Quattro momenti su tutto il nulla. Primo momento Il linguaggio 27. Fdor M. Dostoevskij, La decisione, in appendice Laperturadecidente di Martin Heidegger 28. Martin Heidegger, Sullumanesimo e la storicit dellavvenire 29. Manifesto della rete alternativa di resistenza, in appendice A chi esita di Bertold Brecht 30. Noam Chomsky, There is no alternative. Il lavaggio dei cervelli in libert 31. Piero Calamandrei, Futuro postumo. Discorso allumanit post atomica 32. Aleksandra Kollontaj, Largo allEros alato! Lamore da compagni 33. Aristotele, Sullamicizia. Nota a margine di Giorgio Agamben 34. Thomas Mann, Attenzione Europa! 35. Carl Schmitt, La tirannia dei valori e le categorie del politico 36. Miguel Benasayag, Anglique Del Rey, Elogio del conflitto 37. Jorge Luis Borges, Storia delleternit 38. Rainer Maria Rilke, Elogio della solitudine, da Lettere ad un giovane poeta 39. Rainer Maria Rilke, I giovani non sanno ancora lamore, da Lettere ad un giovane poeta 40. Hanna Arendt, Lumanit in tempi bui

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