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SOMMARIO: #5O #14N #24N 2 dicembre. La rivolta di Livorno verso il #6D #6D L'onda lunga del #6D pisano 4 7 9 14 16 18 21
#5O
Pisa, centinaia di studenti in piazza. Scontri davanti al comune
E iniziata con i picchetti davanti alle scuole questa prima giornata di lotta dellautunno; da alcuni istituti, gli studenti e le studentesse, hanno deciso di muoversi in corteo per raggiungere il concentramento in piazza S.Antonio. Qui sono giunti anche alcuni studenti da Lucca e da Pontedera, questi ultimi stamattina avevano tentato di raggiungere il corteo di Firenze, ma la celere in stazione gli ha impedito di salire sul treno, gli studenti per non si sono fermati di fronte a questo e hanno deciso di unirsi alla manifestazione pisana. Intorno alle 9 in centinaia si sono mossi per le vie di una citt completamente militarizzata, intonando cori contro le politiche di austerit imposte dal governo Monti. Prima tappa della manifestazione stata la Camera di Commercio, dove gli studenti hanno acceso fumogeni e attaccato un cartello che recitava contro il sapere-merce riprendiamoci le nostre scuole; il corteo poi ripartito lungo corso Italia. La manifestazione si fermata sotto la sede di Cepu e Grandi Scuole e, mentre dal microfono veniva sottolineato come questi istituti contribuiscano alla mercificazione dei saperi, un gruppo di studenti ha acceso dei fumogeni e lanciato allinterno del portone sacchi della spazzatura. Dopo poco i manifestanti sono giunti sotto la sede del Comune, la nostra alternativa non siete certo voi, andatevene a casa o ci pensiamo noi, hanno gridato avvicinandosi al portone del palazzo protetto dalle forze dellordine, schierate ancora una volta a difesa dei palazzi del potere. Gli studenti non si sono fermati e hanno voluto urlare la loro rabbia contro unamministrazione complice dei tagli nelle scuole, complice della realt di aule fatiscenti e sovraffolate, laboratori inutilizzabili e personale insufficiente, una realt quotidiana divenuta ormai insostenibile. Davanti al Comune dunque la tensione salita, gli studenti hanno tentato di entrare e i cordoni della celere hanno effettuato pi cariche per tentare di disperderli. Il corteo si fronteggiato per circa mezzora con le forze dellordine per poi ripartire sui lungarni. Lungo il percorso cordoni di polizia e carabinieri erano a protezione delle banche e della sede di confindustria, che certamente sono tra i maggiori complici delle politiche si austerit e del tentativo di scaricare in basso il pagamento della crisi. La manifestazione ha proseguito fino in piazza Dante e qui, la sede della Cassa di Risparmio, allarrivo degli studenti ha sbarrato lingresso. Proprio davanti alla banca si svolta una partecipatissima assemblea nella quale si rilanciato verso nuove giornate di lotta e per la costruzione di unopposizione sempre pi forte alla crisi e alle politiche del governo Monti, il governo delle banche e degli industriali che tentano ogni giorno di farsi spazio anche nelle scuole. Nel frattempo anche in altre citt toscane gli studenti medi sono scesi in piazza: a Firenze in 5000 hanno attraversato le vie del centro, a Livorno gli studenti sono scesi in piazza insieme 4
ai comitati per il diritto alla casa, i disoccupati e i precari. Intanto a Massa il corteo andato ad occupare un ex casa cantoniera: nasce cos Casa Rossa.
pratiche e nuove forme di riscatto sociale. Vogliamo riproporre alcune date che possano di nuovo darci modo di portare nelle nostre piazze e nelle nostre scuole forme di espressione di conflitto. Il primo corteo autonomo dell'anno che ha preceduto queste date per noi stato la dimostrazione che non siamo pi disposti a scendere a compromessi con chi non ha mai dato alcuna risposta alle nostre richieste, anzi preferisce schierare un cordone di forze dell'ordine davanti ai palazzi del potere locale. Per questo siamo sempre meno disposti a chiedere alternative che non arriveranno mai, e sempre pi convinti che l'unica alternativa l'autorganizzazione, la costruzione dal basso di socialit per l'aggregazione, di un sapere altro, di un'informazione di parte e critica. E' per questo vogliamo proporre altre giornate di lotta, affinch le scuole e tutto il mondo della formazione siano il motore di un vero e proprio movimento di sciopero generale che coinvolga tutte le categorie colpite da questo governo dell'austerit. 26 ottobre: assemblea regionale (ore 16 Auditorium del Complesso Marchesi, Pisa) 14 novembre: giornata di sciopero 16 novembre: SCIOPERO SOCIALE E GENERALE - giornata di mobilitazione ricompositiva 17 novembre: momenti di dibattito nelle scuole sul tema storico della giornata del diritto allo studio RIFIUTA IL DEBITO, RIPRENDITI LA TUA SCUOLA. RIBELLARSI E' GIUSTO. Student* med* in lotta Coordinamento student* med* Pisan*
#14N
La resistenza all'austerity blocca tutto e occupa la torre
Giornata di sciopero e blocco generale a Pisa. Il centro vetrina, stato letteralmente invaso dai soggetti in lotta, espulsi nelle periferie, cancellati e attaccati nelle ultime settimane, ma che, con l'autorganizzazione,sono stati capaci di creare ed allargare nuovi spazi comuni di resistenza, riprendendosi oggi la citt. Fin dalla mattina presto picchetti in vari luoghi della citt, pi o meno decentrati, hanno operato blocchi per le vie e nei luoghi di lavoro e di studio. Primo tra tutti i picchetti a ritrovarsi stato quello delle operatrici Sodexo sotto licenziamento, al presidio davanti al pronto soccorso dell'ospedale di Cisanello. Non a caso la lotta delle donne della Sodexo ha assunto nella giornata di oggi una valenza cos importante. Dopo 18 giorni e 18 notti di presidio permanente le operatrici delle pulizie, costituesi in "comitato cittadini e lavoratori per il diritto alla salute", hanno aperto in citt uno spazio di resistenza contro le politiche di taglio e licenziamento su un comparto fondamentale della riproduzione sociale: la sanit. Immediatamente, per le sue caratteristiche di radicalit e spinta alla ricomposizione sociale dal basso, la lotta della Sodexo diventata trainante rispetto a tutte quelle condizione di conflittualit sociale latenti ma represse dai vincoli imposti dai tappi della mediazione sindacale e dalla retorica della rassegnazione e dei sacrifici. La capacit di questa lotta di resistere agli attacchi condotti dal pi grande sindacato confederale, non pi capace di controllare la virale diffusione delle dinamiche di aggregazione sociale volte alla trasformazione dell'esistente, oggi si riversata nelle arterie cittadine, occupando letteralmente il centro e vincendo la scommessa su un 14n che eccedesse i limiti dello sciopero tradizionale nella direzione del blocco, dell'incontro e della messa in comune di pratiche e percorsi di riscatto sociale. A Cisanello due turni sono stati bloccati, quello delle 6 emezzo e quello delle 7 e mezzo. Dopo un corteo interno tra gli stabili della struttura ospedaliera e dopo ripetuti blocchi a singhiozzo della rotonda davanti all'ospedale il presidio, rinforzato dalla partecipazione delle operaie e degli operai Piaggio e Ceva, si mosso verso Piazza Guerrazzi, luogo di concentramento di tutti i picchetti. Lungo il percorso il corteo Sodexo si ingrossato, trascinando con s, in pi occasioni, passanti e passeggeri degli autobus bloccati nel traffico. Anche tutti gli altri picchetti, in corteo dai propri luoghi di blocco, si sono mossi verso il centro, paralizzando praticamente tutto. Dalla stazione centrale, dove alle 9 si sono ritrovati in picchetto gli studenti pendolari e gli studenti medi provenienti da Lucca, alle zone degli istituti superiori (con picchetti in dieci istituti), fino alla zona universitaria con i picchetti che sono partiti dal Teatro Rossi Aperto, dalle facolt di scienze, lettere, scienze politiche e dalla mensa di via Martiri. Quest'ultimo picchetto ha assunto un significato particolare. Dalle 7 7
entrambe le entrate sono state transennate e bloccate fisicamente da studenti e lavoratrici delle pulizie delle mense, in lotta nelle ultime settimane contro la nuova disciplina di lavoro imposta dal DSU con un nuovo appalto; una disciplina fatta di taglio delle ore, ridimensionamento salariale e aumento dei carichi di lavoro. Subito le lavoratrici delle pulizie delle mense hanno preso la testa del corteo dei piccchetti universitari. Oltre 12 picchetti si sono ritrovati in piazza Guerrazzi e da l un corteo forte di pi di 5000 manifestanti si mosso per via Croce al grido di "Siamo tutti Sodexo". Arrivati in piazza Vittorio Emanuele la sede della Provincia di Pisa stata sanzionata dagli studenti medi che hanno rovesciato davanti all'ingresso un cumulo di macerie. Allo stesso modo della rabbia degli studenti medi stata fatta bersaglio la sede di Grandi Scuole. Emerge con ancora pi forza il protagonismo degli studenti pi giovani che, dal contesto familiare, a quello scolastico, sempre pi percepiscono la violenza della crisi e individuano, anche nei linguaggi di piazza, precise controparti da aggredire collettivamente attraverso l'opposizione sociale. Giunto in piazza XX settembre il corteo ha sostato davanti al comune. Con decisione a un certo punto le lavoratrici Sodexo hanno condotto i manifestanti all'ingresso del comune, tentando di entrare nel palazzo, per stanare tutti i soggetti prodighi di false promesse per la citt. Le porte sono state chiuse ancora una volta e la determinazione delle operatrici Sodexo con la spinta di tutto un corteo ha portato ad attimi di tensione con la polizia schierata a protezione del comune. Il sindaco, nascosto, ha rifiutato di incontrare i lavoratori e le lavoratrici in sciopero. All'assenza delle istituzioni le lotte rispondono riprendendosi gli spazi per decidere e cambiare. La manifestazione, attraversato il ponte di Mezzo, ha paralizzato i lungarni, imboccando poi via Santa Maria e puntando verso piazza dei Miracoli. Qui il corteo ha puntato in alto. La testa del corteo si diretta verso la torre e dopo un breve parapiglia con i guardiani l'ingresso stato forzato permettendo ai manifestanti di salire su. Le lavoratrici Sodexo hanno abbracciato tutta Pisa esponendo dall'alto della torre il proprio striscione "Rise up!". Il monumento rimasto occupato per un'ora permettendo anche a tanti pisani, di salire per la prima volta sulla torre, riappropriandosi concretamente di un pezzo importante della propria citt; un fatto non scontato in una citt pensata a dimensione di turista. La giornata di blocco si conclusa con un'assemblea sul ponte di Mezzo nella quale, con le lavoratrici Sodexo, si deciso di ridarsi appuntamento nella giornata di domani, alle 11, al presidio di Cisanello, per la trattativa sindacale. Le stesse operatrici Sodexo hanno fatto ritorno al presidio riprendendosi un 'altro pezzetto di citt, riappropriandosi degli autobus del cpt. La giornata di oggi ha espresso la volont precisa di non fermarsi davanti alle forze che ci spingono alla rassegnazione. La revoca dello sciopero generale comunque convocato per sole quattro ore da parte della CGIL per la toscana costiera, ha fatto emergere con chiarezza la difficolt delle strutture non pi capaci di contenere la rabbia di quanti non ci stanno pi a vedere svendute le proprie vite sui tavoli delle trattative e tutto in nome dei profitti e delle speculazione di pochi dentro la crisi. La strutture della mediazione vengono escluse dalla politica che, interprete dei diktat finanziari, non si preoccupa pi di scendere a patti ma impone costituzionalizza finanche il suo comando. Allo stesso modo le strutture della mediazione vengono erose dalle lotte sociali e dalla loro capacit di radicarsi nelle condizioni concrete di chi questa crisi la sta pagando, dalla loro capacit di darsi continuit aprendo spazi di incontro e di allargamento per chi inizia ora a costruire dal basso le forme per uscire dalla crisi: mettersi assieme e lottare, non consegnarsi alla rassegnazione, perch, come urlato oggi dal megafono in corteo da un'operatrice della Sodexo, "noi non siamo in esubero, anzi, vogliamo essere esuberanti!".
#24N
Studenti di nuovo in piazza a Pisa, bruciata la bandiera del PD
Un'altra giornata di lotta a Pisa ha visto protagonisti gli studenti delle scuole medie superiori; il corteo convocato nel giorno dello sciopero ha paralizzato il traffico per ore e occupato i palazzi delle istituzioni della crisi; bruciata una bandiera del Partito Democratico di fronte al Comune. L'intenzione dichiarata era quella di dare continuit alle pratiche e agli obbiettivi che hanno caratterizzato la giornata di sciopero generale del 14 novembre, rilanciando la necessit di costruire ricomposizione ed opposizione sociale nei confronti delle politiche di austerity. Ed in questo gli studenti medi pisani sono riusciti perfettamente, organizzando un corteo determinato che ha attraversato la citt in lungo e in largo, bloccando per ore il traffico, prima nelle vie centrali e nei lungarni e successivamente i quartieri pi periferici fino a raggiungere l'aurelia. Che la giornata fosse intenzionata a non risolversi in una semplice sfilata stato evidente fin dall'inizio, quando il corteo, appena partito da Piazza Vittorio Emanuele II, ha fatto irruzione nel palazzo della Provincia (lo stesso edificio davanti al quale il 14 novembre gli studenti avevano scaricato secchi di macerie) occupandolo per diversi minuti e calando uno striscione dall'ultimo piano. A questo punto la manifestazione, di circa mille persone, ha attraversato Corso Italia, segnalando la sede di Grandi Scuole, si ricongiunto con il presidio dei precari della scuola, che hanno da l in poi manifestato a fianco degli studenti fino al termine del corteo, ed ha raggiunto il Comune. Era questa la tappa pi attesa, l'edificio simbolo della governance cittadina, che durante questo autunno ha sempre accolto i cortei, sia quelli degli studenti che la manifestazione del 14 novembre, facendo trovare le porte sbarrate e la celere schierata. Il Partito Democratico ed il sindaco Filippeschi, che nei salotti cittadini e nelle interviste ai giornali si fingono aperti ad ogni forma di confronto, sono invece ben consapevoli delle responsabilit che hanno nei confronti di studenti e lavoratori, visto l'appoggio al governo Monti e alla spending review. Anche stavolta l'intenzione era quella di tenere le rivendicazioni della piazza fuori dal palazzo del Comune, ma gli studenti non hanno accettato l'ennesima porta chiusa ed hanno letteralmente scardinato l'entrata del palazzo e fronteggiato la celere (questa volta schierata all'interno dell'edificio!) fino a riuscire a raggiungere i piani superiori. E mentre alcune persone affiggevano uno striscione, nella piazza antistante veniva data alle fiamme una bandiera del Partito Democratico in mezzo agli applausi. I reality show e i bisticci tra i cinque figuri che stanno monopolizzando le prime pagine dei giornali da settimane, con la farsa delle primarie del centro sinistra, evidentemente non riscuotono interesse nelle piazze pisane, ben impegnate ad affrontare di petto i 9
problemi reali, tra scuole che vanno a rotoli e ospedali in cui si accorpano reparti interi, tagliando su igiene e qualit. Il corteo poi proseguito per quasi altre due ore, assediando Confindustria, bloccando il traffico fino all'aurelia, per poi tornare nel centro cittadino ed andare a concludersi con un'assemblea in piazza, bloccando l'ingresso e i bancomat della banca Unicredit. Il corteo di oggi ha confermato la capacit degli studenti medi di attraversare ogni data di lotta con forme di mobilitazione sempre conflittuali. E' stato evidente come in tutta Italia, anche a seguito delle polemiche del 14 novembre riguardo alla gestione dell'ordine pubblico, l'intenzione fosse quella di pacificare le tensioni espresse dalle piazze, provando magari a creare un distinguo buoni e cattivi rispetto alle manifestazioni di dieci giorni fa. Per questo particolare importanza ha avuto la decisione degli studenti pisani di praticare tutti gli obbiettivi decisi in assemblea, rilanciando, piuttosto che arretrare, come nel caso del Comune dove finalmente sono riusciti ad irrompere. Due parole in conclusione riguardo alle lagne subito diffuse dai segretari locali del Pd sulla questione della bandiera: non stupisce l'immediato tentativo di spiegare qualsiasi manifestazione di legittima tensione sociale, ipotizzando la presenza dei soliti manipolatori occulti che strumentalizzano le folle, buttando benzina sul fuoco. Tenetevi pure la vostra dietrologia, dubitiamo che qualcuno ci creda ancora; in ogni caso, sia ben chiaro al Partito Democratico e a tutte le istituzioni della crisi, una bandierina bruciata non niente in confronto a quello che verr.
#24N: comunicati
solo alle artificiose e false rappresentazioni che qualche soggetto molto interessato tenta di fare di noi. Ci auguriamo che la Pisa democratica sia in grado di dare ad un gesto come questo la giusta risposta e ci aspettiamo una netta presa di distanza, una condanna di questo gesto violento, soprattutto da coloro, come i Cobas, che hanno promosso la manifestazione ed erano presenti in piazza in forma organizzata. Francesco Nocchi (Segretario Provinciale Pd) Andrea Ferrante (Segretario Comunale Pd)
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'Entriamo in scena senza chiedere il permesso!' Comunicato studentesco sul 24N
In occasione dello sciopero delle componenti della scuola stamattina noi studenti e studentesse di Pisa abbiamo costruito un'altra giornata di lotta, nella direzione del rifiuto e del conflitto che stata assunta in tutta Europa e in tutta Italia il 14 novembre. La nostra determinazione si vista fin dal primo momento: non siamo pi disposti a subire i ricatti di questa crisi, di questo debito che grava sulle nostre spalle e su quelle delle nostre famiglie. Questo sistema di impoverimento va a colpire per prime le nostre scuole, oltre ai servizi e agli spazi che sempre pi ci vengono tolti. Le rappresentanze locali, le amministrazioni comunali e provinciali sono le prime colpevoli del degrado in cui versano le nostre strutture scolastiche e la nostra citt; questo abbiamo voluto dirlo proprio dentro i palazzi del potere, che anzich essere a disposizione dei bisogni e delle richieste dei cittadini, nel loro ruolo di edifici pubblici, sono invece sempre chiusi e militarizzati quando studenti e lavoratori vogliono esprimersi e farsi sentire. Questo per non ha fermato la nostra rabbia, non ci siamo fatti intimidire dalla celere schierata o dai portoni sbarrati, tanto da riuscire ad occupare entrambi i palazzi e a calare degli striscioni dai balconi. Alla provincia lo striscione recitava ''contro la scuola della crisi costruiamo la scuola delle lotte'', rivendicando il nostro diritto ad un sapere dignitoso e ad un'edilizia sicura, cosa che invece manca nelle nostre scuole, influenzate dal profitto e dagli investimenti di privati e caratterizzate da aule scadenti, edifici pericolosi e riscaldamenti spenti. Siamo arrivati poi al cuore del potere locale, scandendo slogan quali ''il comune siamo noi'' e ''non ci rappresenta nessuno''. Il portone chiuso e le forze dell'ordine schierate dietro di esso non ci hanno fermato come invece erano riuscite a farlo nelle altre due occasioni del 5 ottobre e del 14N -, e siamo riusciti ad entrare e occupare l'atrio, e a calare le nostre parole d'ordine dal balcone: ''non siamo merce! produciamo conflitto''. La risposta a questa crisi e a queste politiche di austerit deve essere quella di una mobilitazione di massa, che coinvolga tutte le componenti sociali che si oppongono al governo tecnico e a questo sistema. L'alternativa non minimamente percepibile nelle istituzioni e nella delega al partito e ai politici: questo abbiamo voluto dire bruciando la bandiera di quel partito che governa in citt 11
e che servo e complice della distruzione delle nostre scuole, degli ospedali, del lavoro: le votazioni di spending review, pareggio di bilancio e patto di stabilit stanno l a ricordarcelo. Nel piazzale del comune abbiamo incontrato anche i professori e i precari della scuola, che si sono uniti alla nostra contestazione a hanno poi proseguito con noi il blocco della citt: passando per i lungarni siamo arrivati fino a confindustria, diretta responsabile della privatizzazione delle scuole e del lavoro sfruttato e precario che ci aspetta in un futuro. Dopo averne assediato l'entrata, abbiamo continuato arrivando a bloccare l'Aurelia, portando quindi la nostra lotta anche in periferia e nelle vicinanze dei quartieri popolari. Rientrati poi nel centro storico, il corteo andato a bloccare l'entrata dell'Unicredit e i suoi bancomat, svolgendo un assemblea intorno ad essa e confrontandosi su come continuare nei prossimi giorni. L'argomento principale emerso da questa straordinaria giornata di lotta stato la necessit di organizzare le occupazioni nelle scuole, come pratica di interruzione della didattica e di rifiuto del ddl aprea. Questo infatti l'unico orizzonte concreto su cui continuare a lottare per respingere questa legge infame, oltre che come momento in cui valorizzare un altro tipo di cultura, di formazione e di socialit. Quello che vogliamo la riappropriazione delle nostre scuole, gi pesantemente minate dalla Gelmini in favore del guadagno delle banche e delle s.p.a. Il movimento studentesco ha dimostrato di essere forte e compatto; ha dimostrato la sua intenzione nel non dare tregua ai poteri forti e nel continuare in questa direzione di blocco e di conflitto. Un'altra via possibile: quella della lotta dal basso, quella della riappropriazione delle nostre scuole e della ricomposizione delle parti sociali. Continueremo in questa direzione anche in vista della data di sciopero del 6 Dicembre. Siamo solo all'inizio... Non ci fermer nessuno. Coordinamento studenti medi pisani
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La stoffa del PD, la pelle delle nuove generazioni.
Rete dei Comunisti Pisa
Alcune considerazioni sullincendio di una bandiera del Partito Democratico di fronte al Comune di Pisa. I risultati delle primarie del centro sinistra e il dibattito sul ballottaggio tra i due contendenti usciti dalle urne, stanno facendo calare il sipario sulla notizia della bandiera del PD incendiata di fronte al Comune di Pisa. Un evento, quello delle primarie, salutato come trionfo della democrazia e della politica, alla luce del quale lepisodio della bandiera bruciata si stempera, nella migliore delle ipotesi, come increscioso evento marginale, nella peggiore come vergognoso gesto antidemocratico e simil-sovversivo. 12
La domanda che ci poniamo e proponiamo se quelle fiammelle appiccate a una bandiera non abbiano illuminato quel che da anni si tenta di nascondere con fuochi e fiamme ben pi potenti, veri e propri fari che guidano, come nella novella del pifferaio magico, milioni di persone a scegliere oggi tra rottamatori o rottamandi. Ci domandiamo se chi ha speso due euro per mettere la propria scheda nellurna abbia letto i programmi di Bersani e Renzi, in concorrenza per dirigere un partito che si fatto garante senza se e senza ma del governo Monti, ora in competizione su programmi ancor pi liberisti e antipopolari rispetto alle manovre da macelleria sociale proposte dai professori e approvate con i voti del PD insieme a PdL, UDC, FLI eccetera. La domanda platealmente retorica e non intende offendere le intelligenze di chi ha deciso di cimentarsi in quello che riteniamo un surrogato di partecipazione democratica, non a caso di importazione statunitense. La crisi sistemica del modello capitalistico maturata in un contesto nazionale nel quale il ceto politico dominante in fase di decomposizione/ricomposizione, determinando fenomeni inusuali ed apparentemente contraddittori, di polarizzazione intorno al meno peggio tra i vari personaggi politici, a nuove forme di populismo, oppure, nella migliore delle ipotesi, a una disaffezione di massa rispetto al rito elettorale, reso inutile dai diktat della Troika (BCE,FMI,CE) che impone premier e politiche a prescindere dai risultati delle urne, per cui in Italia a Monti deve succedere Monti e/o le sue politiche economiche. Le fiamme alla bandiera hanno simbolicamente illuminato, agli occhi dei pi accorti, questa realt inoppugnabile, chiarendo attraverso un gesto forte di quale stoffa sia fatta la politica del Partito Democratico, a livello nazionale e locale. Che il gesto sia stato fatto da giovani, sulla pelle dei quali si stanno costruendo politiche di precariet permanente, di lacrime e sangue, ci pare naturale, fisiologico. Un gesto di visibilit e di democrazia diretta, in un paese nel quale per far emergere il proprio dramma sociale si costretti a bruciarsi vivi di fronte al Parlamento o a minacciare di staccare la spina di respiratori salvavita, come nel caso dei malati di SLA. Meglio che ad ardere siano le bandiere dei partiti responsabili di queste politiche, le leggi Monti/Fornero e i patti di unUnione Europea antipopolare e neo imperialista, piuttosto che i corpi di lavoratori, di giovani o di malati terminali ai quali si toglie ogni speranza. Se sintendono salvare le bandiere basta cambiare totalmente le politiche, ottenendo risultati ben pi significativi rispetto alla salvaguardia di pezzi di stoffa. Purtroppo non ci pare questo lorientamento del gruppo dirigente del PD, autocandidatosi a paladino delle politiche di Monti e del montismo prossimo venturo. Le lotte di questi mesi, in Europa e in Italia, ridanno una prospettiva collettiva a milioni di soggetti, spesso soli di fronte alla ferocia delle politiche anticrisi. Un movimento da sostenere e da difendere senza indugi, contro gli attacchi di chi mette allindice gesti simbolici o espressioni di legittima rabbia, al fine di criminalizzare le lotte e nascondere le proprie, gravi responsabilit politiche nellopera sistematica di distruzione di diritti, servizi, garanzie sociali, posti di lavoro. La Rete dei Comunisti al fianco di queste lotte e movimenti, senza se e senza ma.
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riappropriarsi della citt. Una piazza piena si mossa in corteo verso la questura. 1000 circa i manifestanti. Davanti alla questura sale la tensione: una decina di agenti della digos si schierano nel piazzale antistante l'edificio, mentre camionette e reparti si schierano di fronte all'entrata della questura. Il corteo riparte e s'ingrossa al grido "delle divise blu non ne possiamo pi". Molti i ragazzi e le ragazze giovani e giovanissimi, gli stessi che hanno attraversato le strade del 14N, spesso con le sciarpe della curva. La componente pi popolare della citt si unisce al corteo che improvvisamente vira a sinistra verso la Prefettura. Il "Palazzo del governo" sguarnito. Come durante tutto il percorso la polizia non si fa vedere: oggi non giorno per le provocazioni. Alcuni agenti della questura con il casco indosso difendono il portone delle Prefettura, ma il corteo si avvicina. Alla vista di un reparto di celere inizia l'assedio con fumogeni e petardi. Viene chiuso il cancello, gli agenti si trincerano dentro lo stabile. Transenne e oggetti vari volano verso il palazzo, diverse decine di manifestanti si dirigono verso il cancello che viene riaperto. Dalla Prefettura il corteo riparte ancora pi nutrito. Un migliaio i manifestanti che si dirigono nuovamente verso Piazza Cavour, riattraversando la citt, raccogliendo gli applausi di molti passanti in via Grande. La giornata di oggi a Livorno mette in comunicazione frammenti di insofferenza sociale diffusa che la politica non riesce pi a governare e che per questo semplicemente decide di espellere o, al meglio, di ignorare. Il ruolo repressivo della polizia rappresenta quel cuscinetto debole e temporaneo di cui ancora una rappresentanza politica lontana e sconfessata si serve per tenere lontana l'emergenza sociale di quanti sentono sempre pi il bisogno di dire basta. Oggi a Livorno questo cuscinetto saltato, o meglio stato cacciato. La dinamica della giornata di lotta livornese sembra inscriversi infatti nella cornice delle lotte euromediterranee evocate fin dallo sciopero del 14N, ricalcandone alcuni tratti distintivi: l'arroganza poliziesca priva di un controllo politico qualsiasi, un controllo incapace da esercitarsi per lo scollamento dei livelli della rappresentanza da una concreta dimensione sociale, colpisce in prima misura quel proletarato giovanile senza prospettive di emancipazione sociale, lo colpisce fino a colmare una misura che poi eccede in una rabbiosa volont di riscatto. Davanti a una domenica di primarie che millantano sempre pi farsescamente una democrazia da talk show televisivo, l'isolamento e l'autoreferenzialit del Partito Democratico, al potere in citt e sul territorio, stato sancita dalla sua incapacit di cogliere minimamente la possibilit di un'irruzione simile da parte da soggetti concreti impoveriti nella crisi. Come a Pisa i responsabili del partito sfuggono alla realt lamentando "tempi bui" per una bandiera bruciata, cos a Livorno Bersani, ancora una volta contestato, fugge al molo Crociere. Ripartire da questa giornata livornese significa per tutti tradurre in spazi organizzazione e di nuovo incontro l'agibilit politica che ci guadagniamo tornando a occupare le nostre citt, per mettere in fuga definitivamente politici e polizia insieme ad un sistema al collasso.
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Verso il #6D
27 novembre. Verso il #6D, gli studenti dell'Itis si riprendono la loro scuola
Pisa Dopo il grande corteo del 24 novembre, non si fermano gli sudenti e le studentesse delle scuole superiori che rispondono al teatrino delle primarie del Pd con assemblee di istituto non autorizzate, occupazioni e autogestioni delle scuole, proiettandosi cos verso un'altra data di mobilitazione, il prossimo 6 dicembre, che vedr ancora le strade e le piazze piene della rabbia di chi ha deciso di non pagare questa crisi, di non sottostare alle misure di austerit dettate dal governo Monti e dalla Bce. Il 6 dicembre, giornata che coincide con lo sciopero generale indetto dalla Fiom, sar un'altra occasione da trasformare in sciopero sociale, connettendo le diverse realt sociali che quotidianamente subiscono il peso delle politiche di austerit. Per questo importante, da qui a quel giorno, percorrere un cammino di avvicinamento che gi parli di risposte dal basso alla crisi, di riappropriazione di saperi, tempi e spazio. A Pisa, accanto alla lotta delle lavoratrici della Sodexo che va avanti da pi di un mese, prendono sempre di pi corpo e forza le lotte degli studenti medi. Proprio ieri mattina, dopo una grande assemblea non autorizzata partecipata da centinaia e centinaia di persone, gli studenti e le studentesse dell'Itis hanno deciso di riappropriarsi della loro scuola occupandola. Un segnale che appare di buon auspicio per le lotte studentesche che stanno via via maturando e consolidando nelle diverse scuole del territorio. Di seguito il comunicato dell'occupazione: Questa mattina, a seguito di un'assemblea d'istituto non autorizzata, noi studenti dell'Istituto Tecnico Industriale Leonardo Da Vinci abbiamo occupato la nostra scuola. Proprio grazie all'assemblea di questa mattina nata la necessit di bloccare la didattica dell'istituto per rivendicare il nostro diritto a un sapere, che sia critico e realmente formativo, slegato dal profitto e dal guadagno di privati e banchieri che vogliono intromettersi nelle nostre scuole con il ddl Aprea. Abbiamo bisogno di costruire un futuro e una cultura lontani dalla logica della rappresentanza e della delega. La giornata del 24 Novembre ha costruito in tutti noi studenti la consapevolezza che un modo per cambiare le cose esiste, e quel corteo l'ha voluto ribadire colpendo quei palazzi del potere e quelle sigle di partito complici della distruzione della nostra scuola e del nostro futuro. Chiudere questi cancelli per noi vuole essere simbolo di riappropriazione di tempi, spazi e saperi che ogni giorno ci vengono tolti in maniera sempre pi violenta, sappiamo bene che l'unico modo per abbattere questa crisi l'autorganizzazione dello studente e la lotta collettiva, per questo la nostra occupazione vuole essere momento di confronto e di aggregazione, di 16
ripresa e di autogestione degli spazi, fattori che sempre pi vengono trascurati. siamo studenti, siamo incazzati e non abbiamo paura di continuare a lottare per costruire l'alternativa ad una vita di austerity e di impoverimento, voi continuate a tentare di mantenere le vostre poltrone, noi continueremo a riprenderci tutto quello che ci avete tolto. CONTRO IL DDL APREA, CONTRO IL GOVERNO TECNICO, CONTRO LA SCUOLA DELLA CRISI: OCCUPIAMO TUTTE LE SCUOLE. Studenti e studentesse dell'Itis Occupato
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#6D
#6D a Pisa: espugnato il provveditorato, occupati stazione e Ariston
Un'altra straordinaria giornata di lotta ha dimostrato oggi la determinazione degli studenti pisani, capaci di conquistare uno dopo l'altro gli obiettivi preposti: la Provincia, il Provveditorato, la stazione dei treni; a fine corteo occupato l'ex cinema Ariston insieme al Progetto Prendocasa. Una piazza, oggi, trascinata nuovamente dal protagonismo degli oltre 500 studenti medi, di Pisa e Livorno, vista la decisione della Fiom Toscana di anticipare lo sciopero a ieri; una piazza che, come dimostrato nelle scorse settimane, non ha nessuna intenzione di accettare porte chiuse. Al fianco dei giovani, le immancabili operaie Sodexo, reduci dall'occupazione della sede all'ospedale di Cisanello, i precari e le famiglie del Progetto Prendocasa. Gi ad inizio corteo si verificato il primo momento di tensione con i carabinieri che cercavano di impedire l'accesso degli studenti al palazzo della Provincia; dopo aver superato il cordone che si frapponeva all'ingresso dell'edificio, alcuni studenti hanno appeso uno striscione dal balcone. Alcuni minuti dopo si presentata una scena analoga al Provveditorato agli studi: cancello chiuso, carabinieri schierati sia dentro che fuori. Che questa strategia non risulti funzionale dovrebbe essere chiaro gi dal 24 novembre, giornata in cui gli studenti medi hanno sfondato il portone del Comune di Pisa per guadagnarsi l'accesso al palazzo. Probabilmente per era necessario dare una nuova prova di determinazione, per cui i manifestanti, per nulla scoraggiati, hanno fronteggiato le forze dell'ordine, arrivando a spingere sui cancelli del Provveditorato, fino ad abbatterli, letteralmente, guadagnandosi l'ingresso. Di fronte ad una gestione dell'ordine pubblico che sperava di intimorire gli studenti e farli desistere, con la semplice esposizione muscolare di un grande spiegamento di forze e le provocazioni durante i picchetti alle scuole, la piazza pisana ha mostrato di non voler arretrare, ma continuare a strappare spazi di agibilit. Nessun obiettivo precluso ad un movimento che disposto a conquistarselo con lo scontro e la determinazione. Pi di una volta risuonato il coro: "Faremo come a Livorno", tra i giovani che, stanchi di subire, stanno imparando ad utilizzare la propria rabbia come una risorsa. Il corteo poi proseguito bloccando alcune importanti arterie di traffico, fino a raggiungere ed invadere la stazione dei treni. Qui il blocco durato un'ora circa, e tra i numerosi interventi stata ribadita la solidariet ai No Tav colpiti dalle misure cautelari. Infine i manifestanti, intenzionati a proseguire la giornata di mobilitazione, si sono spostati nuovamente in corteo, fino a raggiungere l'ex cinema Ariston, edificio sfitto da oltre sei anni e sigillato con delle cancellate dall'amministrazione comunale a seguito delle continue occupazioni. Qui gli studenti e le lavoratrici sodexo hanno invaso l'edificio insieme ai 18
militanti del Progetto Prendocasa, che lo hanno scelto come teatro delle iniziative per il loro quinto "compleanno". La mobilitazione quindi non si conclusa ma si data appuntamento per i prossimi giorni: stasera, con il cineforum organizzato dalle lavoratrici Sodexo, domani con l'iniziativa che vedr ospiti i movimenti per il diritto alla casa di Livorno e Brescia, sabato con l'assemblea per la costruzione della camera sociale del lavoro.
Vogliamo esprimere anche due parole sulle vergognose dichiarazioni lasciate dal sindaco. Egli fa appello alle forze democratiche per emarginare i violenti e d piena solidariet alle forze di polizia. Rispondiamo che rimasto solo, con i privilegiati del suo Partito ed al Questore, nel mentre la realt va in un'altra direzione ed impone ad ogni soggetto uno sforzo per combattere dalla parte della barricata giusta, contro l'impoverimento e la crisi. Lei ha scelto da quale parte stare, noi anche. Perfino sul suo facebook i suoi "amici" vedono nella protesta il giusto modo per farsi sentire. Noi ribadiamo che le scuole in agitazione ed occupazione, i cortei, i blocchi, l'irruzione nei palazzi della crisi saranno sempre pi frequenti fin tanto che le nostre scuole saranno al freddo, i nostri genitori in cassa integrazione, i nostri fratelli disoccupati, le nostre famiglie sotto sfratto. Le sue dichiarazioni sono raccolte esclusivamente dal suo partito e dalle forze di polizia. Sul PD, passato il teatrino delle primarie, utile ricordare che con i voti favorevoli alla spending review ed il fiero appoggio al governo Monti, ha deciso da un pezzo quali siano gli interessi da difendere: quelli delle banche , dei mercati e dei privilegi della classe politica di cui fa parte. Su questore, coisp e siulp aggiungiamo solo una cosa. Denunce, intimidazioni o ricatti non ci fanno paura. Ieri, oggi e domani continueremo assieme a migliaia di persone a farci sentire, a conquistarci metro per metro il nostro presente e futuro, fino a quando non ci saremo presi tutto ci che ci spetta. Anche a costo di far cadere vecchie e fatiscenti cancellate di ferro. Questo solo l'inizio! Invitiamo tutti all'assemblea studentesca che si terr domani sabato 8 dicembre alle 16 all'Ariston occupato per organizzare nuove occasioni di sciopero sociale!
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di occupazioni cominciata ieri mattina, decisa durante la partecipatissima assemblea che si tenuta sabato all'interno dell'Ariston occupato. Non sembrano sortire effetti neanche tentativi di intimidazione sempre pi pesanti; ci giungono notizie di una visita a casa di una studentessa da parte della digos, dell'irruzione di carabinieri guidati dal preside in una scuola occupata nella provincia che ha causato il ferimento di due studentesse, della telefonata di una preside alla madre di uno studente dell'artistico infarcita di minacce e menzogne (pubblichiamo a riguardo un'intervista in coda all'articolo). Questi goffi tentativi di reprimere la rabbia non stanno sortendo altro effetto che quello di inasprirla, provocando reazioni anche nei genitori dei ragazzi. Dal primo corteo studentesco di ottobre la protesta ha avuto il merito di non fermarsi mai; non stata terminata una mobilitazione finch non vi era un appuntamento per quello seguente. Adesso la voglia di lottare sancita dall'assemblea nell'ex cinema Ariston, materializzatasi nelle occupazioni di inizio settimana, chiama per un'assemblea venerd all'interno dell'auditorium del Liceo Buonarroti occupato, per costruire una manifestazione il 21 dicembre. Giorno della fine del mondo. Ne costruiremo uno nuovo.
Come in migliaia di scuole in tutta Italia, stamani al liceo artistico Russoli gli studenti hanno intrapreso una protesta e una lotta occupando l'istituto. La dirigente scolastica, seguendo la linea dettata dal questore e dal provveditore, ha contattato alcuni genitori degli studenti protagonisti delle mobilitazioni negli istituti. Pensiamo sia importante far sapere a tutti qual il tono e quali sono le motivazioni con cui i vertici delle istituzioni si rivolgono ai genitori, affinch non passi l'idea e la pratica di intimidire ogni persona o gruppo che protesta e fa sentire la propria voce legittimamente. La preside mi ha domandato se fossi al corrente della decisione di mio figlio di occupare la scuola. Gli ho risposto che ero consapevole e che sono daccordo con la sua lotta studentesca e lei mi ha detto che quello era un atto gravissimo e che le conseguenze potevano portare a abusi sessuali e alla rottura degli attrezzi della scuola. Io penso che le condizioni in cui versano le scuole siano gravissime: quella di mio figlio ogni anno ha meno ore di laboratorio, i professori sono a rischio di perdere il proprio lavoro, aumentano i tagli economici per leducazione. Lo sanno tutti che per la maggior parte degli studenti non esiste nessuna possibilit di trovare lavoro quando finisca la scuola. La scuola incide sul reddito familiare molto. In famiglia in questo momento non siamo nelle migliore condizioni: mio marito non ha un lavoro fisso e il mio si limita a piccoli contratti a progetto, abbiamo ISEE 0, ma si fa il possibile per comprare il minimo dei materiali per la scuola e i libri (alla fine del anno scolastico ci danno un aiuto ma non per il totale). Per tutto questo sono daccordo con delle proteste, a volte forse non con un discorso violento pero si con delle risposte forti e partecipative. Voglio rispondere alle dichiarazioni del questore dopo il corteo del 6 dicembre, che ha detto che i genitori devono insegnare i figli a non protestare pi nelle stesse forme dei mesi scorsi ed ha avvertito che se i ragazzi non "rispettano le regole" andranno in contro a dei provvedimenti. Io penso che un popolo che chiede i poliziotti, lo fa perch ha ignorato i suoi maestri. Questi governi e questo sistema sono riusciti a farci credere che una pallotola sia pi economica che il gesso.
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Dividere le lotte:
gli attacchi sul Tirreno e il frame dei cattivi maestri Rassegna stampa Tirreno:
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"Ho apprezzato la gestione dell'ordine pubblico del questore Gianfranco Bernabei che ha visto privilegiare l'uso dell'inchiostro per le denunce a quello del manganello e del lacrimogeno". Lo ha detto il prefetto di Pisa, Francesco Tagliente, riferendosi ai disordini avvenuti negli ultimi cortei studenteschi, durante la cerimonia per il tradizionale incontro per gli auguri natalizi con tutte le autorit civili, militari e religiose della provincia di Pisa. "Il manganello genera una reazione in piazza, il lacrimogeno rabbia - ha spiegato Tagliente mentre l'inchiostro per compilare un'informativa dettagliata alla magistratura su chi si reso responsabile di episodi di violenza e teppismo assai pi efficace anche come deterrente per evitare il ripetersi di questi episodi. I ragazzi e i loro genitori devono sapere che se in piazza le forze di polizia mantengono un certo atteggiamento, non significa che loro possono fare ci che vogliono, ma che entro un anno possono essere presi a casa e messi nelle patrie galere per i reati commessi ai danni della collettivit, come successo per quanto accaduto in piazza San Giovanni a Roma". Tagliente ha tracciato anche un bilancio di 11 mesi di attivit delle forze dell'ordine in provincia di Pisa dal quale emerge che rispetto allo stesso periodo del 2011 "si registra una generalizzata flessione di tutti i reati, fatta eccezione per le rapine in casa delle quali c' stata una recrudescenza nelle ultime settimane". "Per questo - ha concluso - necessario che chi commette questi reati e viene arrestato resti di pi in carcere, perch quando questi episodi si ripetono con frequenza il segno che ad agire sono coloro che sono appena usciti e che sanno fare solo questo: delinquere". Fonte: ANSA
Officina 5 punte
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Un altro importante cambiamento da registrare nel netto tracollo del consenso verso queste pratiche diffamatorie. La realt della crisi e l'aumento dei comunicatori grazie ai social network ha fatto crescere esponenzialmente l'approvazione di gran parte della popolazione nei confronti delle forme anche pi radicali delle proteste. Prendiamo in esame il periodo 5 ottobre 6 dicembre, ovvero il primo e l'ultimo corteo studentesco. Qui interessante notare le infantili tattiche che Il Tirreno mette in campo. L'unico stile che caratterizza la testata del "gruppo l'Espresso" quello di una narrazione che ricalca lo stesso punto di vista della questura, del PD, del Provveditore, del Sindaco. Un punto di vista esterno alla realt della stragrande maggioranza della popolazione, immerso in una favola in cui i conflitti sociali non solo non devono esistere, ma proprio non sono ammessi. Ogni commento schiacciato sulla legalit, una cornice intatta e non scalfita dall'evidenza dell'insopportabilit di regole del gioco costruite appositamente per continuare ad escludere i pi. I giovani che si ribellano sono "alieni", le realt sociali e politiche di movimento "apprendisti stregoni". Perci quando la realt irrompe in questo teatrino, i protagonisti devono essere rappresentati maldestramente con lo stesso atteggiamento con cui si descrive qualcosa che non si conosce, e che non si vuole conoscere, perch fa paura. Perch riconoscerlo significherebbe sapergli dare delle risposte. E si sa che in tempi di austerity non esistono altre soluzioni, oltre la bieca e becera propaganda, la criminalizzazione, la rimozione delle cause dei fenomeni sociali, e quindi la conseguente oppressione. A conferma che gli alieni sono loro, e di sicuro non gli studenti, la scelta tecnico-editoriale di non pubblicare sulle edizioni on line gli articoli che invece trovano ampio spazio sul cartaceo. Una doppia necessit spinge questa decisione tutta politica: nelle edizioni on line, cos come sui profili Facebook del Tirreno, possibile un contatto con la realt, seppur parziale, di una comunit non pi completamente governata, quella del lettore medio del Tirreno. Egli interpreta, condiziona e misura il grado di consenso al potere dominante. Da notare che dopo il corteo del 24 novembre erano stati decine i commenti a favore dei manifestanti che avevano bruciato la bandiera del PD, occupato l'atrio del comune ed invaso l'Aurelia. Cos come sono stati decine quelli che hanno risposto il 6 dicembre stesso sulla bacheca di Filippeschi schierandosi apertamente dalla parte degli studenti. Il piano reale fa paura quando si avvicina, ecco quindi che il Tirreno decide di cancellare ogni presenza on line della sua truce e grottesca interpretazione dei fenomeni sociali: centinaia e centinaia di ragazzini imbambolati da "apprendisti stregoni", educati da "cattivi maestri" che si lasciano guidare verso irrazionali comportamenti di odio. L'altra considerazione da fare sulla difficolt di assunzione anche solo a specifici segmenti sociali, di questo frame basato sulla teoria del complotto. La "regia occulta" che starebbe dietro a manovrare le manifestazioni non nient'altro, come ormai sanno anche i muri, che il chiaro ed esplicito progetto sociale e politico dei movimenti sociali che da decenni lo portano avanti alla luce del sole a suon di centinaia di iniziative pubbliche. Il tentativo di ridurlo a fenomeno eversivo non nuovo in questa citt: dal 2002 ad oggi periodicamente soggetti appartenenti al medesimo partito e al medesimo gruppo di potere, rispolverano dal cilindro interviste camuffate, notizie inventate senza nessuna giustificazione delle fonti, campagna mediatica martellante contro realt politiche e sociali che si trovano protagoniste di conflitti sociali. Fu cos dopo Genova 2001, con i tentativi di "perseguitare" compagni del sindacalismo di base; fu cos nella infame gestione della questura comandata dal questore Introcaso e gestita dal capo della Digos Greco, dove le occupazioni di spazi sociali o scuole venivano narrate come "brodo di cultura del terrorismo" e successivamente sgomberate pistole in pugno. Fu cos nell'emergere delle prime spinte del precariato sociale giovanile, nella primavera 2009. Fu cos nelle lotte per la casa di Via Marsala, dove famiglie in resistenza da sgomberi e sfratti portati avanti congiuntamente da palazzinari ed istituzioni venivano accusate di aver perso il cervello seguendo gruppi antagonisti. Fu cos nell'autunno 2010, pochi giorni prima dell'esplosione del movimento No Gelmini, dove Cgil e Tirreno dopo che la polizia manganell studentesse dell'Alberghiero - decisero di condannare 29
gruppuscoli violenti che volevano instillare paura e terrore negli scioperi generali. Ed cos anche oggi. E' vero, esiste un clima di odio e tensione sociale, ed quello scaricato verso il basso della societ, a suon di corruzione, tagli, licenziamenti e precariet. Le risposte di lotta che stanno nascendo, ancora troppo timide, hanno il merito per di tematizzare nella giusta maniera i problemi: non c' pi niente da chiedere, ma tutto da conquistare. Una impostazione che chiara ai pi: se vero che anche solo pochi anni fa di fronte a proteste pi o meno radicali il lettore medio del Tirreno avrebbe per lo meno tentennato sullo schierarsi, oggi egli riconosce in quei soggetti che si ribellano i propri figli. Riconosce che l'unico problema di ordine pubblico, di tensione, di rabbia e di odio quello che vede una classe politica complice e colpevole di "non far niente" per frenare una devastazione sociale in cui a pagare il 99% della popolazione, ed a guadagnarci i soliti privilegiati. L'emulazione di questi comportamenti d'insubordinazione, la loro possibile riproduzione estesa e massificata, rappresentano il problema da scongiurare. Di fronte a una tendenza di medio periodo in cui il prodursi di conflitti e della rabbia raggiunger nuove vette, facendo definitivamente saltare quei tappi utili alla conservazione delle ingiustizie esistenti, siamo proprio curiosi su quale sar la linea editoriale del Tirreno per narrare questi fenomeni. Alieni? Barbari? Incivili? Black Block travestiti da pensionati oppure da infermieri oppure da professori oppure da impiegati pubblici? Appare quindi immediato e comprensibile che le cazzate scritte in questi giorni, non trovando alcun appiglio nella realt, servano esclusivamente ad indicare input di comando, a formare ipotesi repressive che vengono sperimentate sulle lotte in formazione e che tentano di contrastare un nuovo protagonismo sociale in citt. Lo vediamo nelle centinaia di minacce d'arresto fatte dal carabiniere di periferia e provincia fino alla Digos nei confronti di quindicenni e sedicenni intenzionati a non disoccupare la scuola. Lo vediamo nell'isterica reazione di presidi che imprimono l'acceleratore nella prassi intimidatoria che caratterizza qualsiasi ruolo dirigenziale impegnato a mantenere l'ordine in una situazione di crescente tagli e impoverimento. Lo vediamo dalle rappresentazioni mediatiche che vengono date ad artificiali situazioni di dissociazione portate avanti da gruppi di studenti assenti in qualsiasi livello di mobilitazione. Tristi eventi che precedono articoli in cui vengono annunciati "rastrellamenti" e la caccia allo studente che ha spinto il cancello del provveditorato. Abbandonata la ricerca del consenso, il Tirreno si dedica a riportare le veline di Questura, partiti, istituzioni, chiarendo quale sia l'informazione di regime: mettere paura ed instillare a suon di minacce e ricatti nei soggetti sociali nuovi e pesanti dispositivi di assoggettamento: "se protesti, se ti fai sentire, se esci dagli schemi di una compatibilit fattasi sempre pi rassegnazione, sarai nei guai". Le lotte studentesche dalle scuole occupate e dei cortei ci parlano di questa nuova posta in palio: il conquistarsi di nuove frontiere dell'agibilit politica in citt per i movimenti, ovvero la possibilit di incidere effettivamente nella realt e di portare a casa risultati che vadano oltre le comode enunciazioni d'intenti ed i proclami di cambiamento al riparo da un qualsiasi mettersi in gioco. Infoaut_Pisa
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dalle nostre scuole ma parlano anche di altro, parlano di rifiuto del sistema di sacrifici che vogliono imporci e per questo parlano a tutti. Rispondiamo e ci organizziamo quando aumenta l'abbandono scolastico giovanile, quando il legame con il mondo del lavoro rappresentato dai contratti di apprendistato della riforma Fornero a 3 euro e 80 l'ora, quando la disoccupazione dei nostri genitori aumenta a dismisura abbattendo gli ultimi argini di welfare famigliare, quando gli sfratti per morosit si contano ormai nell'ordine delle migliaia in qualsiasi citt di provifancia. Questo il momento in cui iniziamo a lottare e per questo ci organizziamo nella piena autonomia dei nostri comportamenti, lavorando affinch tutti, dagli altri studenti ai nostri genitori, fino ai lavoratori in lotta, agli universatari e a precari, si uniscano a noi. Noi abbiamo deciso di aprire le porte che per anni ci hanno chiuso in faccia. Per questo siamo attaccati in questi giorni con violenze ed intimidazioni. All'artistico professori 50enni prendono a catenate in faccia studenti che occupano. All'alberghiero presidi sceriffi incitano alla repressione. Al Dini ed al Pacinotti i dirigenti scolastici hanno maldestramente respinto gli studenti, sbattendo loro i portoni in faccia. Facciamo paura perch il 6 dicembre eravamo a volto scoperto a voler entrare in provincia ed in provveditorato. Perch non arretriamo di fronte a chi esibisce muscoli, scudi e manganelli, messo l a costruire barriere per impedire di farci arrivare laddove si decide sulle nostre scuole e sulle nostre vite. Gioved in tanti abbiamo deciso di farci sentire, e se caduto un cancello di ferro che pesa quintali, senza utilizzo di alcuno strumento, perch era fissato male. Nessuno per dice che davanti al Comune sono stati schierati dalle 7 di mattina alle 19 di sera decine di agenti in antisommossa. Che gli unici caschi e le uniche armature che abbiamo visto sono quelle della tanto acclamata "legalit". Un coro unico unisce presidi, provveditore, questore, sindaco. Un coro violento, che grida alla repressione, che conduce all'educazione ed all'istruzione del manganello e dell'intimidazione. Chiunque in questa fase, attraverso comunicati, si sia dissociato dalle nostre mobilitazioni, ha scelto gi da che parte stare. Chi si dissocia, chi sta zitto di fronte a quanto succede nei nostri istituti ed in citt, cerca solo di mettere altri cancelli davanti al nostro futuro. Noi sorridiamo, e da ieri abbiamo deciso di ri-occupare istituti, autogestire i nostri precorsi formativi, lottare contro i tagli all'istruzione. Non ci resta che vincere. Rilanciamo una grande assemblea cittadina per venerd 14 dicembre alle ore 18, nell'auditorium del Complesso Marchesi, per costruire la manifestazione del 21.12.12. Lo studente paura non ne ha! Studenti e studentesse del Dini in lotta Studenti e studentesse dell'Alberghiero in agitazione Studenti e studentesse dell'ITIS in lotta Studenti e Studentesse del Buonarroti occupato Studenti e studentesse del Biologico in lotta Studenti e studentesse dell'Artistico Russoli di Cascina in agitazione Studenti e studentesse dell'Artistico di Pisa occupato Alcuni studenti e studentesse del Magistrale Studenti e studentesse del Santoni occupato Studenti e studentesse del Pacinotti in agitazione
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Intervista ad alcune ragazze del liceo Russoli di cascina in merito alle giornate di mobilitazione scorse e il tentativo di occupazione sgomberato dalle forze dell'ordine.
Che ne pensi della giornata di lotta del 6 dicembre? Il 6 dicembre stata per noi studenti una giornata di lotta che ci ha reso tutti partecipi e protagonisti del corteo, noi studenti abbiamo dato un segnale forte con le azioni alla provincia, poi al provveditorato, alla stazione ed infine con l'occupazione dell'ariston, siamo riusciti a praticare una giornata di lotta vera e incisiva. Riguardo alla campagna mediatica portata avanti dal PD, la questura e il Tirreno? Penso che il tirreno dica molte "cazzate" dietro le pressioni delle istituzioni a partire dalla lagna della bandiera bruciata fino alle criminalizzazioni di questi giorni sul web e sulla carta stampata nel evidente tentativo di dividere gli studenti. Raccontaci cosa successo lunedi mattina durante il tentativo di occupazione Ieri in una decina di studenti abbiamo provato ad occupare, il resto degli studenti era d'accordo e in poco tempo siamo diventati una settantina nonostante le minacce della vicepreside, la quale ci ha intimiditi di aprire i cancelli altrimenti avrebbe chiamato la polizia. Dopo circa 15 minuti sono arrivati 2 carabinieri che nonostante capissero le nostre intenzioni e i motivi che ci hanno spinto ad occupare hanno dovuto eseguire gli ordini e sgomberarci, nel frattempo sono stati chiamati i pompieri per tagliare le catene ai cancelli ma noi quando sono arrivati le avevamo gia tolte e cosi se ne sono andati. Dopo qualche minuto di discussione con i carabinieri e la vicepreside arrivato il maresciallo dei carabinieri che con fare da sceriffo ha aperto i cancelli con forza facendo cadere 2 studentesse. A quel punto tutti gli studenti a parte le 5, sono rimasti fuori in sciopero e una delegazione di studenti andata a parlare con la vicepreside che gli ha detto che per occupare avrebbero dovuto fare una raccolta firme tra gli studenti che ha portato ad una novantina di firme su 200 studenti totali. Come hanno reagito i professori nei confronti dell'occupazione? La maggior parte appena la polizia ha fatto irruzione sono entrati mentre alcuni anche se tacitamente erano d'accordo con l'occupazione. Raccontaci dell'atto intimidatorio di cui sei stata oggetto Qualche giorno fa dopo il corteo del 6 dicembre due carabinieri sono venuti a casa mia per parlare con i miei genitori del fatto che il 6 ero in piazza con i miei compagni di classe e che avrebbero visionato i filmati per denunciare chiunque avesse preso parte alle azioni fatte durante il corteo. Come hanno reagito i tuoi genitori? Ovviamente mia madre si preoccupata molto e mi ha detto di non prendere pi parte ai cortei e alle occupazioni non perche fosse contraria ma per paura che la polizia mi denunciasse. Anche se io continuo ad andarci!
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Un movimento che fa paura. Non solo perch brucia la bandiera del PD, non solo perch fa cadere cancelli e spalancare portoni, non solo perch occupa senza chiedere il permesso. Fa paura perch ha consenso. Perch interpreta la volont di ribellione e cambiamento che risiede, sempre meno in latenza, nel 99% della popolazione. Fa paura perch questo consenso si sta trasformando in partecipazione, solidariet, complicit. In riconoscimento collettivo. E allora va stroncato. Ma noi sorridiamo, e andiamo avanti. Voglio spendere qualche parola per liquidare quei silenzi di tutti i partiti e i sindacati che in un momento importante come questo scelgono di stare in silenzio. Sia chiaro: non ci lamentiamo dell'assenza di comunicati di solidariet fasulli o pacche sulle spalle, o del fatto che l'unica presa di posizione, con decine di scuole in agitazione ed una repressione in arrivo, sia stata quella a favore di agenti (sic!) feriti da un cancello caduto a terra, spinto da studenti che volevano entrare in un ufficio pubblico. Semplicemente ci domandiamo perch chi tanto bravo a enunciare belle e importanti prospettive di cambiamento, allo stesso tempo incapace o colpevole di scomparire nel momento in cui i cambiamenti prendono forma. Dove sono i professori che si lagnano dell'aumento dell'orario di lavoro, dei magri salari, della precariet quando presidi, poliziotti e istituzioni vorrebbero cancellare la possibilit di opporci? Dove sono i sindacati o i partiti quando sui giornali locali vengono annunciate repressioni cruente e lanciate cacce alle streghe? Dove sono i cosiddetti soggetti di movimento, quando il movimento, quello vero e non autorappresentato, lo stanno praticando da mesi in migliaia? Sia beninteso, non si tratta di dare lezioni di movimento n di fare i (cattivi) maestrini. Piuttosto quello che ci interessa stimolare e attivare quei meccanismi di partecipazione e di costruzione collettiva, che formino nuove relazioni sociali, nuovi sistemi di produzione di sapere e di organizzazione. Se sta aumentando il livello di conflitto sociale, pensiamo che questo possa effettivamente incidere nel cambiare le cose, nel momento in cui ci si attrezza per resistere ad ogni scontata reazione che il blocco di potere tenta di esercitare affinch nulla cambi. Attrezzarsi per reggere e rilanciare un passo che noi studenti medi, dalle scuole in agitazione, stiamo compiendo. La costruzione del prossimo corteo del 21 dicembre, dalle scuole in lotta contro crisi e austerit un altra occasione da non perdere. Una diciottenne Militante del Collettivo Autonomo Studenti Pisani
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Dovremmo scendere in piazza con loro lettera dei genitori degli studenti pisani
Una generazione di giovanissimi sta scendendo in piazza decisamente arrabbiata. Una generazione che vede i propri genitori navigare con difficolt tra uno stipendio e laltro, tagliando spese sempre meno superflue; che vede i fratelli e le sorelle maggiori espulsi da universit sempre pi elitarie, condannati a forme sempre pi selvagge di sfruttamento, o costretti a conciliare studio e lavoro nero; che frequenta scuole impoverite nelle risorse umane, materiali e motivazionali, segnate anchesse da un precariato che offende lidea stessa di sapere, in cui ogni idea di comunit educante lasciata morire per fare spazio ad un grande parcheggio senza uscite. Una generazione inascoltata che trova davanti a se solo portoni chiusi e militarmente protetti: chi governa la citt, chi amministra le scuole o chi rappresenta il ministero dellistruzione del tutto disinteressato ai bisogni di cui i ragazzi sono portatori. Invece di ascoltare, si sprecano parole vecchie e cos abusate da far quasi sorridere: i giornali parlano di ira, atti preordinati e violenti, tensioni, violenze, intemperanze, cattivi maestri, minoranze aggressive. Invece di capire, si rispolvera la mai sopita tentazione del teorema e del cattivo maestro. Questore e Provveditore si appellano a genitori e docenti perch educhino alla legalit. Comincino a rendere legali gli edifici dove questi ragazzi, che sono nostri figli, devono vivere tutte le mattine. Comincino almeno ad indignarsi per lo sfruttamento medioevale del lavoro che sorregge listruzione pubblica. Comincino a far rispettare davvero la nostra Costituzione e affermino nella realt quotidiana il diritto alle pari opportunit formative per tutti. Falsi miti, individualismo, tv spazzatura, riforme della scuola sempre pi autoritarie e meno qualificanti, annientamento del pensiero critico: si provato in tutti i modi ad azzerare la capacit di conoscere e di riconoscersi, di pensarsi portatori di diritti e non sudditi ossequienti e sopiti. La crisi, lausterit imposta, il debito contratto dalla finanza e pagato dai salari e dai servizi hanno cominciato a far cortocircuitare uno schema che negli ultimi venti anni aveva quasi funzionato. Una generazione formata al precariato in un mondo che sa essere sempre pi precario non ha tanta voglia di essere presa in giro: cattivi maestri non sono i loro fratelli maggiori, sono coloro che vorrebbero continuare ad arricchirsi vendendo le loro vite e cancellando i loro diritti. Come genitori dovremmo essere fieri di avere figli che, abbandonate le vie assai pi facili dellindividualismo, lottano per i diritti di tutti, anche quelli di genitori che troppo spesso borbottano e si lamentano continuando a piegare la testa. Dovremmo raccogliere il loro invito e scendere in piazza con loro. Alcuni genitori di studenti in mobilitazione
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che non avranno niente da perdere e che avranno vissuto lesperienza di un potere che, per puro spirito di autoconservazione, non solo non ha ascoltato, ma ha pesantemente criminalizzato e punito le loro istanze di cambiamento. Manterranno a questo punto la fiducia in un agire politico come quello attuale, o sceglieranno altre vie? La classe dirigente di oggi forse spera nella rassegnazione, ma lo scenario pu evolversi in molte direzioni. La Grecia in fondo non poi cos distante.
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finisci nei casini, adesso capiscono che nei casini ci siamo gi, e che se c' una speranza di cambiamento sta solo nel fatto di unirsi e opporsi. Quando scendiamo in piazza lo facciamo carichi di una condizione personale, generazionale e familiare frutto dell'ingiustizia che viviamo sulla nostra pelle ogni giorno. Questa carica stiamo imparando a trasmetterla ad i nostri compagni di classe, ai nostri amici, ai nostri vicini. Dal 6D ad oggi le scuole e le piazze continuano a riempirsi di energie e di bisogni collettivi. Parallelamente viene costruita sui giornali una rappresentazione caricaturale della nostra protesta: da essere le neet generation, improvvisamente per i media diventiamo una massa di stupidi ragazzini che compiono illegalit e violenze che mettono a repentaglio la collettivit. Le operaie, gli studenti universitari, i disoccupati e tutti quei soggetti di movimento che contribuiscono a far crescere le lotte diventano cattivi maestri e apprendisti stregoni che manipolano le nostre menti a suon di riti vodoo. I nostri genitori ed i nostri insegnanti sono invitati da questore, prefetto, sindaco e provveditore a vigilare ancora di pi sulle nostre vite, pena arresti, denunce o manganellate. Una narrazione che farebbe ridere se non si trasformasse immediatamente in una stretta repressiva che ha cercato inutilmente di impedire occupazioni ed iniziative. Professori che prendono a catenate in faccia studenti intenti a non sgomberare la propria scuola; telefonate di presidi a genitori e minacce di sospensione; criminalizzazione delle proteste sui giornali, hanno provato ad instaurare un clima di violenza che vorrebbe spaventarci. Non hanno ancora capito: LO STUDENTE PAURA NON NE HA. La scuola da spazio da liberare, da vivere e riappropriarsi, deve essere trasformata in una caserma in cui obbedire. Quello che deve essere insegnato non la condivisione e la cooperazione, ma la competizione e l'individualismo: passioni tristi basate sul rancore, che utilizzano una infantile predisposizione di alcuni studenti a sottomettersi ed a farsi compiacere dai potenti siano presidi, politici o corpi di polizia - come giustificazione alla chiusura di ogni spazio di libert. Le hanno provate tutte: dopo le minacce ed i falliti tentativi di presidi e DIGOS di chiudere portoni al Dini, al Pacinotti ed al Fascetti, hanno provato al Buonarroti con il ritornello reazionario e fascista del vogliamo studiare. Niente da fare, anche noi vogliamo studiare, ma non in aule fatiscenti, al freddo, in condizione di ricatto, e soprattutto vogliamo contare anche noi su cosa e come studiamo. Queste sono le occupazioni, queste sono le motivazioni delle nostre lotte e le pratiche che le determinano. Alcuni interventi fatti da lavoratori in assemblea hanno ribadito che noi studenti medi interpretiamo attivamente una condizione comune alla maggior parte della popolazione: un senso d'insofferenza che non rimane lamentela o frustrazione, ma che diventa mobilitazione e crescita collettiva. Dobbiamo continuare, cercando di estendere in largo e in lungo la profonda consapevolezza che non esiste alternativa al mettersi in discussione, al trovare il modo con cui ognuno di noi da attore si trasforma in protagonista della propria vita. Tasse, debiti, tagli, disservizi, ritmi di lavoro e studio impossibili, precariet ed insicurezza: questo quello che attende un popolo di sudditi ignoranti. Noi proponiamo invece di seguire a scioperare, di farci sentire ed insieme costruire le nuove forme con cui riprenderci ci di cui abbiamo bisogno. Per questo abbiamo deciso di chiudere il 2012 con un altro appuntamento pubblico e sociale in citt. Il 21.12.12, giorno predetto alla fine del mondo, noi scenderemo in piazza alle 18 di sera, e spingiamo ogni genitore, insegnante, precario, operaio, disoccupato a seguirci nel volerne costruire uno nuovo e diverso, basato sulla lotta e sul riscatto sociale. Un mondo in cui tutti credano in loro stessi e nelle potenzialit di trasformazione del movimento. Porteremo tamburi, coperchi e pentole, faremo cartelloni e striscioni, utilizzeremo fischi e trombette, per cambiare la frustrazione di un mancato acquisto pre-natalizio nella felicit piena di una mobilitazione in crescita.
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