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Costantino I (Flavius Valerius Constantinus) Imperatore, Detto Il Grande

Da Enciclopedie on line - Treccani.it

Particolare della testa di Costantino ai Musei Capitolini Costantino I (lat. Flavius Valerius Constantinus) imperatore, detto il Grande. Imperatore romano dal 306 al 337. Nacque probabilmente nel 280, da Costanzo Cloro e da Elena, a Naisso (Mesia); visse prima alla corte di Diocleziano, segu poi il padre in Britannia e alla sua morte fu acclamato imperatore dall'esercito (306), ma non fu riconosciuto da Galerio. Vinse i Franchi e gli Alamanni, si alle quindi con Massimiano e ne spos la figlia Fausta, ma quando questi congiur contro di lui lo fece uccidere (310). La morte di Galerio (311) port allo sfacelo del sistema tetrarchico e all'alleanza tra Massimino e Massenzio contro C. e Licinio. C. dalla Gallia valic le Alpi, vinse a Torino, conquist Milano, Verona, e nella battaglia del ponte Milvio (28 ott. 312) vinse Massenzio che mor nel crollo di un ponte sul Tevere. C. fu riconosciuto Augusto dal senato, sciolse il corpo dei pretoriani, a

Milano (313) eman il decreto di tolleranza verso i cristiani. Morto Massimino, C. e Licinio furono i soli capi dell'Impero; essi vennero in lotta quando Bassiano, da C. nominato Cesare, gli si ribell per istigazione di Licinio; C. condann a morte il ribelle, vinse quindi Licinio a Cibale in Pannonia (314); una seconda battaglia al Campo Mardiense (tra Filippopoli e Adrianopoli) ebbe esito incerto. Nella pace che segu, Licinio ced la Mesia e la Pannonia; i figli di C., Crispo e l'omonimo C., e il figlio di Licinio, Liciniano, furono nominati Cesari. Nel 324 C. intervenne in Tracia, provincia di Licinio, per respingere una invasione di Goti: Licinio, considerando l'intervento violazione di territorio, dichiar guerra a C., ma fu vinto ad Adrianopoli e a Crisopoli, e dovette arrendersi; poi, avendo stretto accordi con i barbari del Danubio, fu condannato a morte. C. dal 324 rimase unico imperatore. Subito dopo fece uccidere il figlio Crispo a Pola e poi la moglie Fausta a Costantinopoli, l'antica Bisanzio, cui diede il suo nome quando nel 326 vi trasport la capitale, data la situazione strategico-economica dell'Impero; con tale decisione (dettata forse anche dal desiderio di rompere la tradizione pagana pi viva in Roma) C. non super, nonostante la sua volont di unificazione, anzi contribu ad approfondire la scissione tra Occidente ed Oriente, che andranno sempre pi differenziandosi nel campo culturale e spirituale, oltre che economico, e assumeranno spesso posizioni di antagonismo, sino a che alla fine dello stesso secolo si giunger alla separazione tra Impero d'Oriente e d'Occidente.

Impero Romano di Oriente e Occidente (IV sec. dC) Nel 332 i Goti furono vinti dal figlio C. II; a 300.000 Sarmati nel 334 fu concesso di stabilirsi nelle province del Danubio e in Italia. Nel 335 C. divise l'amministrazione dell'Impero tra i figli C. II, Costante, Costanzo, e i nipoti Delmazio e Annibaliano. Quando Sapore II di Persia pretese alcune province orientali, C. marci contro di lui,

ma durante il viaggio mor presso Nicomedia (337); fu sepolto a Costantinopoli. C. continu l'assolutismo monarchico instaurato da Diocleziano, sostituendovi per, per la successione, il sistema dinastico; istitu una nuova nobilt di corte con la concessione del titolo di patrizio; estese e organizz rapidamente la gerarchia, riordinando il consilium principis e trasformandolo in sacrum consistorium, composto di membri permanenti; istitu la carica del quaestor sacri palatii, incaricato di redigere leggi e responsi e di regolare le alte carriere militari, quella del magister officiorum, capo della cancelleria imperiale, da cui dipendeva tra l'altro la schola agentium in rebus (corpo di polizia investito talora di vere funzioni di spionaggio), e altre ancora; questi alti impiegati a causa del carattere orientale della corte si confusero sempre pi con i cortigiani, e comes divenne il titolo di un grande numero di funzionar (da ricordare in particolare il comes sacrarum largitionum, preposto al fisco, e il comes rerum privatarum, preposto alla cassa privata dell'imperatore). C. attu inoltre una radicale riforma dei poteri dei prefetti del pretorio, privati ormai delle funzioni militari, per conservare invece quelle amministrative e giuridiche ed essere collocati al di sopra dei vicar dell'organizzazione dioclezianea, nel quadro di una ripartizione dell'impero in quattro prefetture (delle Gallie, d'Oriente, d'Italia e Africa, dell'Illirico), ridottesi a tre dopo la morte di Costantino (con il decadimento dell'Illirico dalla condizione di prefettura). Il comando supremo dell'esercito era affidato all'imperatore, dal quale dipendevano direttamente il magister peditum (capo della fanteria) e il magister equitum (capo della cavalleria); le due cariche potevano cumularsi in quella del magister utriusque militiae. Con C. assumeva particolare importanza la presenza di una forza militare acquartierata vicino alla residenza dell'imperatore; si preparava cos quella contrapposizione tra esercito comitatense ed esercito limitaneo, che sar in atto dall'et di Valentiniano I e di Valente (mentre formalmente si distingueva ancora tra legiones e auxilia, questi ultimi preponderanti e sempre pi esposti alla penetrazione di elementi germanici e sarmatici). Costantino fond il sistema monetario sulla stabilit del solidus aureo (di g 4,48, equivalente a 24 siliquae d'argento) e relegando perci in secondo piano il denarius di rame, si discute delle conseguenze generali che ne risultarono: se cio nel 4 secolo l'economia restasse caratterizzata dall'antitesi tra economia naturale, cui terrebbero funzionar e alti gradi dell'esercito, ed economia monetaria, cui sarebbero interessati i contribuenti, o non piuttosto da una contrapposizione tra l'economia dell'aureus, su cui si fonderebbe il potere delle classi dirigenti, e quella del denarius, con il cui potere d'acquisto era connessa la capacit economica della piccola borghesia e degli strati pi bassi del proletariato, che dalla riforma monetaria di C. sarebbero del tutto rovinati.

Moneta con effige di Costantino L'importanza di C. per legata soprattutto alla politica verso il cristianesimo al quale concesse pienezza di libert e di diritti. Dapprima pagano, C. come primo atto di adesione al cristianesimo avrebbe fatto incidere sugli scudi dei soldati il monogramma di Cristo, destinato a ornare lo stendardo imperiale (labarum), seguendo un'ispirazione che avrebbe avuta in sogno, alla vigilia della battaglia del ponte Milvio (in hoc signo vinces), nel 313 con l'editto emanato a Milano (e firmato anche da Licinio) diede al cristianesimo riconoscimento ufficiale, poi confermato ed esteso da successive leggi, soprattutto nell'ultima parte del suo regno, dichiarandosi egli stesso cristiano (per quanto ricevesse il battesimo solo sul letto di morte) ed esortando i sudditi ad abbracciare il cristianesimo nell'editto agli Orientali del 324 (alieno tuttavia da ogni intolleranza verso il paganesimo); interessato, soprattutto per ragioni politiche, all'unit religiosa dell'Impero, s'intromise dapprima nelle controversie donatiste e in seguito, preoccupato per la diffusione dell'arianesimo, convoc il concilio di Nicea (325). Sulle monete, C. presenta fronte diritta, naso aquilino, mento prominente, volto rasato, in alcune idealizzato. Molte statue gli furono erette a Roma, a Costantinopoli e altrove. In suo onore il senato decret l'erezione di un arco di trionfo presso l'Anfiteatro Flavio. L'arco di Costantino, tuttora esistente, il pi ricco degli archi trionfali di Roma, ha tre fornici, ed decorato, oltre che da rilievi presi da altri monumenti (traianei, adrianei e antoniniani), di fregi figurati celebranti la vittoria a ponte Milvio e le altre imprese dell'imperatore.

Arco di Costantino (incisione di G.B. Piranesi 1774) Una statua equestre (perduta) gli fu eretta nel Foro, e un altro arco quadrifronte (cosiddetto Arco di Giano) nel Foro Boario. Altri edifici costantiniani in Roma furono le Terme sul Quirinale, le Terme Eleniane attigue al Palazzo Sessoriano, del quale restano alcune sale. L'improvviso fiorire dell'architettura cristiana, che segu l'editto del 313, trov valido appoggio da parte dell'imperatore. Numerosi furono gli edifici sacri - poi trasformati e ricostruiti nei secoli successivi - sorti per suo volere in tutto il territorio dell'Impero: a Costantinopoli (SS. Apostoli), nei luoghi santi della Palestina, ad Antiochia sull'Oronte, a Roma (basiliche di S. Pietro e di S. Giovanni in Laterano, mausoleo e basilica di Torpignattara, mausoleo e basilica maggiore di S. Costanza, ecc.). Tali monumenti, non ispirati a uniforme architettura ufficiale, dettero fecondo impulso alle tradizioni artistiche locali. Profonda fu l'influenza di Eusebio di Cesarea nella edizione delle bibbie commissionate da C. per le principali chiese dell'Impero. Costituto di C.: con questo nome o con quello pi esatto di Donazione costantiniana si designa quel documento che si suppose diretto nel 313 da C. a papa Silvestro, riflettente l'ordine delle dignit ecclesiastiche e la definizione dei beni temporali della Chiesa di Roma. L'autenticit del documento, posta in dubbio fin dal tempo degli Ottoni, fu impugnata vigorosamente nell'et umanistica da Nicol da Cusa e da Lorenzo Valla. Il documento di alto interesse storico come espressione di un momento di

sviluppo della dottrina politica della Chiesa romana. Sull'epoca della sua compilazione la critica storica ha oscillato tra il sec. 7 e il 9, soffermandosi per di preferenza sul periodo di Pipino e di Carlo Magno o poco oltre, e ricollegando la manipolazione del falso alla ricostituzione della dignit imperiale in Occidente, o come presupposto di questa, oppure come conseguenza della concezione imperialistica dell'et carolingia. Il testo ci pervenuto in una versione latina e in una versione greca.

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