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Il Tav in Val di Susa ovvero la Rivoluzione Introvabile*

Di Rosalino Sacchi**

Indice
Premessa. Parte prima. Fatti, antefatti, misfatti Breve storia di un progetto abortito Arrivano i fantasmi Il mondo della scienza tiene famiglia Si muove la Scienza Ufficiale Fanno i sondaggi dove sanno che lamianto non c! Giaculatoria: Anche una sola fibra pu ucciderti L uranio di Venaus Dalla sinistra alla destra (orografica.) Parte seconda. Non solo i fantasmi Da contadini a Terziari Il Tav come simbolo di modernit e di consumismo No Tav di ieri: la ferrovia del Canavese Parte terza. I costi Parte quarta. Caramelle e mentine

Premessa
Cera una volta il Corridoio 5. Ce ancora, a dire il vero. il famoso progetto di un nuovo asse ferroviario trans-europeo Alta Velocit, 4000 km da Kiev a Lisbona. Nel quadro del Corridoio 5, cera una volta il progetto di collegamento Tav Torino-Lione: linea veloce da Torino a Susa e poi grande tunnel transalpino, dato che, come tutti sanno, tra Italia e Francia ci stanno le Alpi Occidentali. Sul versante italiano, il progetto prevedeva un tracciato nel versante nord della Val di Susa (sinistra Dora). Chiamiamolo progetto Alpetunnel-LTF dal nome delle due societ che lo hanno gestito. Quando nel 2005 ci fu lopposizione della comunit di Venaus, il tracciato venne spostato in destra-Dora: semplice no? La totale inutilit di questo spostamento (dal punto di vista geologico) l'ho gi argomentata in una lettera comparsa su Geoitalia e riportata pi avanti. Il mio atteggiamento nei confronti del Tav Torino-Lione non freddo n distaccato. Negli anni 1996-98 il progetto mi coinvolse profondamente, come coordinatore del gruppo che produsse la geologia di base del tratto internazionale da Bruzolo al confine di Stato. A cura del gruppo, una sintesi degli studi fu pubblicata come Memoria del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino (n. 41, 117 pp, 2004, 30 ) C unidea che dal 2005 ha cominciato ad assillarmi in modo particolare: chiss se qualcuno ha mai fatto il conto di quello che stanno costando al contribuente italiano (a) lenorme ritardo del progetto Tav Torino-Lione rispetto alle scadenze prefissate, e (b) questo banale spostamento del tracciato dalla sinistra alla destra Dora. Un giorno dunque ho preso il coraggio a quattro mani e mi sono detto: beh, questi due conti, visto che non li ho ancora visti, prover a farli io. Ho passato alcuni giorni tra telefono e internet, e voil. La missione si rivelata difficile, ma qualcosa sortito. Qualcosa di sorprendente, direi. Inizialmente, la mia idea era di prendere i conticini e farne una lettera al direttore di qualche giornale: arrivare al lettore e dirgli: caro uomo della pianura, bada che i 950 Venausini vanno considerati con molto rispetto. La loro performance da Guinnes dei Primati. Se capiti a Venaus e ti offrono un caff, accettalo pure senza problemi: lo hai gi pagato abbondantemente...

Ma ero cosciente della difficolt di accesso ai media. Il fatto che io sia altamente qualificato per parlare dellargomento mi gioca contro, come ho avuto ripetute occasioni di sperimentare. Sulle problematiche tecniche, ha molto pi voce il sig. Alberto Perino, spesso celebrato come il Bov della Val di Susa, che si fa fotografare con in mano un contatore di Geiger, a caccia di radioattivit in valle senza sapere, linnocente, che pu trovarne altrettanta a Torino, nelle colonne di via Roma. Per chi non lo sapesse, il Jos Bov originale un agricoltore noglobal-gourmet-pacifista-capopolo molto famoso in Francia. Poi, mi subentrata lidea che il tema valeva un piccolo approfondimento. Un ragionamento, come usano dire vip e rampanti. Allora, niente letterina, ed ecco questo pamphlet. Ho fatto presto a rendermi conto che il piccolo approfondimento aveva senso solo se gli veniva premessa una breve storia del progetto e della sua contestazione. E allora, ecco la breve storia nella parte prima dello scritto. Nel frattempo era arrivato il celebre conclave di Pra Catinat, e cio lincontro tra lOsservatorio Virano e i sindaci della valle, accolto con un entusiasmo universale quanto ingiustificato. Nel conclave non si toccato largomento costi, e pour cause (era impossibile, senza un progetto nemmeno di massima). Ma si toccato largomento tempi. Alla previsione dei costi e dei tempi sono dedicate la parte terza e quarta rispettivamente. Nella seconda, qualche divagazione storico-sociologica.

Parte prima. Fatti, antefatti, misfatti


Breve storia di un progetto abortito
Preliminarmente, utile ricordare che unopera ferroviaria attraverso le Alpi di dimensione paragonabile al progetto del nuovo tunnel di base stata appena realizzata in Svizzera (galleria di Ltschberg, tunnel di 34,6 Km di lunghezza inaugurato il 15 giugno 2007) mentre altre sono in corso di realizzazione (galleria di base del Gottardo di 57 km lunghezza e galleria del Brennero di 57 km lunghezza). Il progetto in sinistra Dora presentato da LTF nel 2006 aveva a monte unenorme mole di studi finalizzati, effettuati nel decennio precedente. Prevedeva luscita del tunnel transalpino a Venaus e poi un tracciato in galleria fino alla piana di Bruzolo e cio alla fine della tratta internazionale. Qui, dopo unuscita per 4 km, la tratta nazionale (RFI) prevedeva il rientro in galleria fino al raccordo con la linea Milano-Torino. Unaltra uscita, originalmente prevista a monte del Musin, era stata eliminata su richiesta della Regione Piemonte (DGR 68-10061 del 21 luglio 2003). Le due scelte importanti, quella della sinistra Dora e quella del tracciato in galleria, erano dettate da varie considerazioni, illustrate pi avanti. Cera anzitutto la necessit di non rubare spazio a un fondovalle gi molto ingombro di infrastrutture. Poi, il percorso era il pi breve e, proprio per il suo essere in galleria, minimizzava limpatto sullambiente, in particolare sullassetto geoidrologico. Il disagio per gli abitanti della valle si prospettava limitato agli anni della costruzione, dato che, a completamento, il transito dei treni sarebbe stato praticamente non percettibile. Va detto che negli anni 80 non cera in valle un atteggiamento pregiudizialmente ostile allopera. Aveva un suo peso la prospettiva di alleggerire il traffico dei tir, alla quale vari ambientalisti non erano insensibili. Negli anni 90 giocava contro, invece, la delusione per i mancati vantaggi portati dalla realizzazione dellautostrada nella bassa e media valle, dove oggi, lautostrada stessa considerata con fastidio. Come esempio di nimby perfetto: siamo al di l dellegoismo di valle, siamo allegoismo di sub-valle. Era infatti ovvio che quelli dellalta valle, con le loro localit sciistiche, lavrebbero pensata diversamente. E infatti, i sindaci hanno fatto outing (La Stampa, 18 settembre 2008) in modo piuttosto comico, del genere: s, noi da tempo siamo daccordo, ma abbiamo preferito mantenere segreto il nostro orientamento... Tra le cause indirette del crescente rifiuto negli anni 90, qualcuno potrebbe vedere anche la perdita di fascino dellideale europeo. Il Corridoio 5, Kiev-Lisbona, un progetto pan-europeo. In

Italia ci sono molte citt e cittadine che allingresso inalberano con fierezza il cartello citt europea, perch lEuropa o piuttosto, era lultimo dei miti: Europeo bello questa limplicazione mentre italiano nazionalistico e cattivo. Losservatore malevolo rilever che due secoli fa, quando lItalia, insieme di staterelli, era un'espressione geografica, italiano era bello e celebrato dai poeti. Vedete la variabile fortuna delle parole: idola fori. Allinizio cera il patriottismo di borgata, poi lambito si esteso: citt, regione, nazione, continente. Oggi anche losservatore pi distratto si accorge che europeo non basta pi. Anzi. In Piemonte, allepoca della gestione Ghigo, la destra remava fiaccamente per il progetto, mentre la sinistra remava contro (con lodevoli eccezioni, tipo Sergio Chiamparino). Non si sbattevano n il mondo finanziario-imprenditoriale (con la lodevole eccezione di Sergio Pininfarina), n il sindacato. Doveva essere il 1999 quando dalla Provincia (presidenza Bresso) usc persino la proposta di fare un tunnel su Brianon (Monginevro) in aggiunta a quello sulla Moriana. Se vuoi che una cosa non si faccia, il metodo migliore di proporne due! Non si far n una n laltra. La resistenza in valle crebbe, infatti, per diventare rifiuto categorico alla fine del decennio. Svan persino la percezione che, con miliardi di euro da spendere localmente e importanti cantieri da aprire, non poteva non arrivare qualcosa anche a beneficio dei valligiani in termini di denaro e di posti di lavoro, per almeno dieci-quindici anni, senza escludere esiti permanenti. Su La Stampa del 4 luglio 2008, pag. 68, sotto il titolo In Francia A.A.A. cercansi operai e case per i lavori c un box entro larticolo sul Tav. Vi si pu leggere:
Lufficio per il massimo impiego della regione Rhne Alpes ha iniziato a cercare personale per la realizzazione della Torino Lione. Nello stesso tempo lente regionale ha iniziato ad organizzare corsi di formazione professionale e sta studiando gli interventi per accogliere i lavoratori e le loro famiglie. Si tratta di unazione che punta a garantire una casa e i servizi, compresi quelli scolastici, per alcune migliaia di persone. Anche se circa il 30 per cento del personale probabile che venga ricercato nei territori attraversati dal passaggio della nuova linea (la sottolineatura del sottoscritto).

Il 30 per cento di alcune migliaia? Non male! Poche righe su una colonna, il box de La Stampa, ma difficile che non abbia trovato qualche attenzione in quella Val di Susa che tende a descrivere s stessa come area in declino. Come questo potuto accadere? la stessa domanda che si pone Salvatore Tropea su La Repubblica (v. ultimo capitolo), ed una domanda alla quale non esiste una risposta semplice. Nel prosieguo di questo libello, cercher di trovare una risposta che, per essere non semplice, pu solo risultare composta, come avrebbe detto il signore di La Palisse. Bisogna distinguere lo sviluppo di unatmosfera sfavorevole da quello di un rifiuto radicale. Cominciamo da questo ultimo, per il quale furono decisivi i fantasmi.

Arrivano i fantasmi
Nulla si crede pi fermamente di quel che meno si sa (Montaigne, Essais)

Uranio, amianto, calore geotermico: larrivo dei fantasmi si pu collocare verso la fine degli anni 90. Il ruolo di medium se lo addossarono volentieri i medici di base della valle, spronati dai pionieri dellOspedale San Luigi. C fantasma e fantasma, naturalmente. Alcuni (es. calore geotermico) si dileguarono alle prime luci del giorno per mai riapparire, come si conveniva. Per altri (uranio) lo sferragliare di catene dur pi a lungo. Il fantasma pi glorioso (amianto) resistette fino al conclave di Pra Catinat (27 29 giugno 2008) e fu debellato solo dallesorcista MarioVirano con la parola magica compensazioni. Comunque, nel maggio 2004 presi carta e penna e, per una volta, arrivai alle colonne di un quotidiano, La Stampa (Tuttoscienze, 19 maggio). Ecco qua (titolo Fantasmi sui binari Torino-Lione).

Uranio, amianto, radon, calore geotermico: tutta una schiera di fantasmi, che stata evocata sul progetto Tav Torino-Lione. Fantasmi da prendere sul serio, visto che popolano gli incubi degli abitanti della Val di Susa. Parliamone un po'. Cominciamo dal fantasma pi inconsistente, e cio quello del radon. Questo gas appartiene alla catena di decadimento radioattivo delluranio, e quindi viene naturalmente e costantemente emesso dalle rocce granitiche, che sono quelle a pi alto tenore in uranio. In un ambiente non aerato pu raggiungere concentrazioni nocive: nessun uomo di senno dovrebbe farsi un pavimento di granito in camera da letto. Nellambiente aerato di una galleria o di una discarica, il problema semplicemente non esiste. Unanaloga inconsistenza ha il problema dellalta temperatura in galleria. La temperatura stata modellizzata dagli specialisti, con i dati della geochimica isotopica, e risulta analoga a quella incontrata nella Galleria del Sempione. Un secolo di progresso tecnologico dovrebbe garantire che il problema sia affrontabile con tranquillit [n.d.r., 2008: attualmente, in galleria garantita ai minatori una temperatura di max 25C fino ad abbattimento dellultimo setto]. Sulla storia che il treno verrebbe fatto viaggiare senza macchinista (a causa del caldo), difficile persino fare un commento. Cerchiamo di immaginare unazienda di trasporti ferroviari che fa bollire i passeggeri, nel contempo risparmiando i suoi dipendenti [n.d.r. 2008: ci vorrebbe quanto meno un miracolo sindacale]. Eppure si sentita anche questa []. Gli ultimi due fantasmi (uranio e amianto) sono altrettanto inconsistenti, ma necessitano di un discorso pi lungo [.]. Un aspetto comune delle rocce uranifere e delle amiantifere che di per s non fanno n bene n male. Ci sono ubicati sopra centinaia di borgate e frazioni montane dove la gente campa benissimo, forse per laria buona: paesi con un alto numero di centenari e altri vegliardi (basta vedere i manifesti funebri). Altro che prova del nonno: qui, la prova sono decine di generazioni. Ma sulluranio, in particolare esiste una vera e propria mitologia, che ignora la realt. Ad esempio, quanti sanno che le emissioni radioattive prodotte da una centrale a carbone sono di molto superiori a quelle prodotte da una centrale nucleare? Nel Massiccio di Ambin, attraversato dallopera progettata, dettagliate prospezioni per uranio effettuate dal Cnen negli anni 60 non hanno individuato nessuna concentrazione importante. Luranio temuto, quindi, quello normalmente presente nelle rocce granitiche. Se fosse nocivo, sarebbe necessario sgomberare met delle nostre valli. La radiazione emessa dalluranio proporzionale al volume della roccia, non alla superficie esposta; di conseguenza non cambia niente se il granito in discarica invece che in situ. Il caso dellamianto, nel quale le fibre nocive sono liberate proprio e soltanto dalle superfici esposte, diverso, ma non meno maltrattato (dai media) [...]. Per quanto riguarda il Tav, una situazione di pericolo pu configurarsi solo ai danni del minatore, e solo se lavora su roccia secca. Al giorno doggi, nessuno sarebbe cos criminale da operare un simile scavo senza abbattere le polveri. Dopo di che, i frammenti di roccia non sono pi pericolosi della roccia stessa, durante la breve vita che precede il loro seppellimento da parte di una coltre vegetale, che li isoler dal mondo secondo una prassi ormai consueta. Ma oggi, il pericolo che viene prospettato ben altro: non si teme per i minatori, bens per tutta la popolazione della valle (fino a Torino!). Un danno ai torinesi non mai stato riscontrato epidemiologicamente, nemmeno ai tempi quando il pennacchio di polvere della cava di Balangero si vedeva da una distanza di chilometri. Figuriamoci oggi o domani, quanto la fonte del pericolo sar una discarica di inerti seppelliti. Va qui ripetuto quanto detto per luranio: se vivere su rocce amiantifere fosse pericoloso, dovremmo (tanto per fare un esempio) sgomberare la Val di Lanzo. Purtroppo, ai mezzi di informazione arrivano dati assolutamente fantastici. Secondo una fonte televisiva (citata da La Stampa del 16 Febbraio), dagli scavi si estrarranno un milione e mezzo di tonnellate di amianto. Per valutare lassurdit del dato, basti pensare che un simile tonnellaggio equivale a circa la met della produzione annua mondiale, attualmente dellordine dei tre milioni di tonnellate. Balangero (la pi grande cava dellEuropa Occidentale) produceva circa 120.000 tonnellate allanno [.....]. Conclusione: il quadro che emerge quello di una desolante disinformazione [.....]. Gli argomenti razionali non hanno impatto emozionale. Cos, si preferisce stimolare paure ancestrali: pi semplice e di sicuro effetto. Pensiamo solo alla famosa pista olimpica scippata ad Ulzio!. La paura cont molto, anche se non voglio affatto sostenere che

fosse lunica molla della contestazione. Le motivazioni della casalinga di Susa (per parafrasare Berlusconi) e del suo sindaco ovviamente non erano le stesse, anche perch non era uguale il livello di informazione.

Il mondo della scienza tiene famiglia


Non solo i valligiani: spaventato dai fantasmi appariva anche il mondo della scienza, che infatti se ne teneva alla larga. Non parliamo della stampa, che nella storiaccia della Val di Susa teneva un atteggiamento del tipo n con lo Stato n con le Brigate Rosse. Nellautunno 2005 mandai ai responsabili delle istituzioni scientifiche torinesi con copia alle pubbliche amministrazioni e alla stampa, una lettera che apparve su Il Foglio, e che qui riporto: Sento il dovere di esprimermi, convinto come sono che il problema del Tav destinato ad avere un incidenza fortissima sul futuro del Piemonte. Nel quadro di una generale disinformazione, ci si balocca con falsi problemi: esempio, quei due o tre sondaggi da fare [quelli di Seghino, n.d.r.], che qualcuno crede condizionanti per il progetto, mentre non lo sono affatto, come ben sanno gli addetti ai lavori. Nei magazzini del Progetto Tav esistono carote relative a 50.000 metri di sondaggi! Il che significa che la natura del sottosuolo la si conosce benissimo. La protesta della Val di Susa ha motivazioni diverse, tra le quali una umanissima e oggi fondamentale, che la paura: paura di un supposto pericolo letale, che ha due nomi, amianto e uranio. Questa lettera riguarda solo uno dei due, e cio luranio. Non perch io creda nellaltro, ma solo perch il trattamento del detrito amiantifero un problema di scavo, quindi essenzialmente ingegneristico, sul quale sarebbe auspicabile che altri si pronunciassero. Veniamo al rischio uranio: si tratta di una bufala, ma luomo della strada non lo sa, purtroppo. Luranio (in ppm = parti per milione) un normale componente del granito di Venaus, come di tutti i graniti. E non ha mai fatto male a nessuno. Il mondo scientifico torinese lo sa benissimo, e si chiuso in un eloquente silenzio... Parlare significa affrontare il rancore di qualche frangia arrabbiata. Ma luomo di scienza, questo coraggio dovrebbe averlo, se vuole giustificare le sue frequenti, nobili enunciazioni su altri temi. Dopo tutto, oggi si rischia meno che ai tempi di Galileo. Le istituzioni scientifiche torinesi stanno assumendosi una grossa responsabilit col loro assordante silenzio. Se avessero parlato forte e chiaro, il problema Val di Susa forse non sarebbe mai nato. E per, due importanti istituzioni scientifiche ruppero lassordante silenzio. Ebbi risposta dalla Societ Geologica Italiana e dallAccademia delle Scienze di Torino. Va sottolineato che sono due istituzioni di grande peso e prestigio. La Societ Geologica Italiana (n. 1881, oggi 1.500 soci) la pi antica societ scientifica italiana. LAccademia delle Scienze di Torino, nata nel 1757 come Societ Privata e arricchita dalle patenti reali nel 1783, nei secoli andati ha onorato il suo motto Veritas et Utilitas, e la sua funzione di consigliere del Principe. In particolare, ricordato e riconosciuto il suo ruolo pionieristico nella diffusione in Italia del pensiero evoluzionista.

Si muove la Scienza Ufficiale


Quando le due importanti societ scientifiche appena citate decisero di muoversi, era lautunno 2005, e il terrore destato dal rischio geologico (amianto + uranio) era arrivato allacme. I primi che decisero di andare a vedere, come si dice nel linguaggio del poker, furono dei giovani, pi precisamente la Sezione Giovani della Societ Geologica Italiana. Il meritorio sforzo dei due responsabili, David Govoni e Luca Micucci, produsse in gennaio 2006 un convegno scientifico ospitato dalla Universit di Roma La Sapienza sul tema Amianto ed Uranio in Val di Susa: un approccio geologico. Moderatamente contestato dal movimento No Tav, il convegno vide ladesione di molti tra i protagonisti degli studi svolti in valle, compresi anche medici epidemiologi. Il prodotto offerto dai convegnisti consistette quasi esclusivamente di dati, cio di fatti: quanto di pi odiato dai drogati del bla bla.

Passarono pochi mesi e tra gli accademici il movimento di opinione divent pi ampio. Una joint venture tra S.G.I. e Accademia delle Scienze di Torino, con la collaborazione di due Dipartimenti dellUniversit degli Studi di Torino (Scienze della Terra, Scienze Mineralogiche e Petrologiche) produsse un altro meeting, di diversa struttura, ma anche pi significativo per certi aspetti. Si tratt di una Tavola rotonda sul tema Amianto e Uranio in Val di Susa, alla quale parteciparono, su invito, sia unampia rappresentanza di societ scientifiche e istituzioni di ricerca operanti nel campo delle Scienze della Terra (Societ Italiana di Mineralogia e Petrologia, Dipartimento di Geoscienze e Georisorse del C.N.R., Federazione Italiana Scienze della Terra, ARPA Piemonte), sia singoli esperti quali Uberto Crescenti (gi presidente della Associazione Italiana Geologi Applicati), Giorgio V. Dal Piaz (responsabile delle ricerche geologiche di base per il settore italiano del Traforo del Brennero), Tullio Regge, emerito nel Politecnico di Torino, particolarmente interessato al rischio radiologico, Gerard Seingre (Losanna), progettista e responsabile del progetto sicurezza-amianto per il traforo del Ltschberg, Attilio Boriani, presidente del 32 Congresso Geologico Internazionale. Tutti avevano avuto a disposizione il materiale del convegno precedente. Gli ultimi due esperti citati tennero la relazione introduttiva su amianto e uranio rispettivamente. Difficile mettere insieme un panel dotato di maggiore autorevolezza. A sintesi della Tavola rotonda un comunicato stampa fu allestito congiuntamente dai presidenti delle due istituzioni organizzatrici, Pietro Rossi per lAccademia e Forese Carlo Wezel per la S.G.I.: due personaggi di diversa estrazione culturale, per fortuna accomunati da un sano pragmatismo. I risultati dei due convegni furono, secondo consuetudine, sottoposti al vaglio della comunit scientifica. Un fascicolo dei Rendiconti della Societ Geologica Italiana (n. 3, 2006, pp. 5 53, qui di seguito citato come Rend. SGI 2006) raccolse alcuni abstracts di Torino, la sintesi dovuta a Rossi & Wezel, e le comunicazioni di Roma con una presentazione a tre firme (i due organizzatori e il sottoscritto). I dati contenuti negli Atti fornirono supporto per asserzioni molto incisive. Ne cito alcune nelle pagine che seguono. Qui, mi limiterei a riportare dei passi dello scritto di Rossi & Wezel, sufficienti a dare idea del chiaro orientamento che emerse da quella Tavola rotonda. Per quanto riguarda lamianto, in Valle di Susa il detrito contenente amianto, da smaltire con le cautele riservate ai materiali nocivi, valutato in un volume inferiore a 300.000 metri cubi, anche secondo le valutazioni pi caute. Alla luce di ci le eventuali variazioni in pi o in meno rispetto al volume previsto diventano un problema di bilancio economico del progetto, ma non di salute pubblica. Con il suo approccio bread and butter e la sua lucidit, il secondo dei due periodi coglie il punto perfettamente. Nello scavo delle gallerie, un po di amianto in pi o in meno comporta un po di costo in pi o in meno, ma nessun impatto sulla salute pubblica. Conclusione sullamianto: I moderni metodi di monitoraggio e di scavo (che prevedono labbattimento delle polveri in acqua e il loro filtraggio) consentono la messa in sicurezza dellambiente in cui operano gli addetti allo scavo, e a maggior ragione dellarea circostante agli sbocchi. Le normative in vigore sono largamente idonee a impedire laerodispersione di fibre nella fase di smaltimento del marino e in discarica. Segue la conclusione sulluranio: Il suo tenore nelle rocce della Valle di Susa non superiore a quello medio normalmente presente sulla crosta terrestre, come indicano sia le analisi chimiche (su radon in acqua e su uranio), sia le misurazioni della radioattivit effettuate su carote, magazzini carote, rocce in profondit (nei sondaggi) e rocce di superficie. A questa concentrazione luranio la cui radiazione ha bassissima capacit di penetrazione presenta carattere di pericolosit [in quanto generatore di radon, n.d.r.] soltanto in ambiente chiuso (cantine, grotte, gallerie abbandonate); non esiste invece un rischio n in una galleria attiva, n tanto meno in un ambiente esterno, quale quello di una discarica. Il risultato mediatico e politico di questi convegni fu nullo nellimmediato (ma forse non a lunga scadenza).

Fanno i sondaggi dove sanno che lamianto non c!


Nei giorni del convegno di Roma, Legambiente, alla quale linvito era stato doverosamente trasmesso, mise in rete un testo nel quale spiegava che linvito era da rifiutare a priori, essendo i convegnisti tutti legati al padrone e cio alle FF.SS. A illustrare la loro bestialit e/o malafede, riportava un profilo geologico dalle parti di Mompantero (incidentalmente, proprio il profilo dovuto al gruppo di ricerca coordinato dal sottoscritto: grazie della fiducia!) nel quale era indicato il tratto di galleria con probabile presenza di rocce amiantifere. Nel profilo stesso il programmato sondaggio S42 intercettava il tunnel in un tratto senza previsione di amianto. Anatema! Largomento era: fanno finta di andare a cercare lamianto, ma in realt vanno a cercarlo dove gi sanno che non c!. Per i non geologi, serve qualche spiegazione. In unopera in sottosuolo profondo, i sondaggi geognostici (che vuol dire fatti a scopo di studio) noti anche come carotaggi perch generalmente forniscono un campione (carota) della roccia attraversata, hanno soprattutto lo scopo di tarare il profilo geologico, che viene costruito interpretando dati di superficie. Neanche il pi bravo super geologo pu garantire lesattezza della sua previsione, quando estrapola un dato di superficie fino ad una profondit che, in un traforo transalpino, pu oltrepassare i duemila metri,. Costruisce il suo profilo di previsione, ma ogni tanto preferisce tararlo col sondaggio. Ne prescrive lubicazione ottimale, che il committente per suo proprio vantaggio accetta (come sempre successo in Val di Susa). Per, i sondaggi costano. Quindi, si tratta di individuarne la spaziatura che ottimizzi il rapporto costi-benefici. Di per s una scienza economico-ingegneristica, con i suoi specialisti. Se io facessi un sondaggio ogni cinquanta metri, otterrei una previsione super-perfetta ad un costo impossibile. Se non facessi nessun sondaggio, avrei costo zero, ma rischierei di pagarla cara in sede di esecuzione. Praticamente, i sondaggi funzionano come quei colpettini di sterzo che un guidatore dauto opera quasi inconsciamente, e che servono per mantenere esatta la rotta (ovvero, il profilo di previsione), senza finire nel fosso. Inoltre, forniscono al progettista un sacco di dati essenziali sulla natura delle rocce, le loro propriet meccaniche, la loro permeabilit, fratturazione, anisotropia, emissione raggi gamma, temperatura, conducibilit, contenuto in fluidi, composizione mineralogica, velocit di trasmissione delle onde P ed onde S. Incontrare una roccia piuttosto che un'altra pu dimezzare la velocit di avanzamento, e raddoppiare i costi. Sapere in anticipo essenziale. Di tutto questo, lo scrittore di Legambiente sembrava ignaro. Per lui, i sondaggi avevano lo scopo di trovare lamianto. In realt, il discorso era viziato anche da una intrinseca illogicit. Se voglio appurare la (temuta) presenza di un minerale, non vado a cercarlo dove gi so che c. Vado a cercarlo dove si sospetta che potrebbe esserci. Lasciate che mi metta (faticosamente) nei panni di un No Tav: se un sondaggio incontra amianto dove il profilo ne indica la presenza, posso solo dire bravi geologi del gruppo Sacchi, brava societ Alpetunnel-GEIE, riconosco che i vostri risultati sono attendibili. Caso mai, invece, abbia la botta di culo di trovare amianto sul tracciato allintersezione col profilo S42 che non lo prevede, alleluia! Potr gridare siete delle bestie e non sapete quello che fate. Un trionfo, o no? In realt, la previsione amianto s / amianto no frutto di un paziente lavoro di superficie e di laboratorio. La significativit dellamianto che si incontra legata al volume della roccia amiantifera, che va valutato in tre dimensioni moltiplicando i 150 metri quadrati del fronte di scavo per la lunghezza del tratto amiantifero. Lintersezione tra due strutture lineari (lasse del carotatore e quello della galleria) un punto di qualche decimetro cubo (volume delle carote). Diciamo pure che tra i tanti dati forniti dal sondaggio, quella dellamianto non il pi esaustivo. C dellaltro. Legambiente trattava il sondaggio come se fosse sulla verticale del tunnel, ma non cos! Di conseguenza, quella intersezione del tunnel con il sondaggio S42, qui da me ipotizzata per semplicit, non esiste. A causa delle difficolt di accesso, i sondaggi non sono quasi mai sulla verticale del tunnel. Di conseguenza, se si vuole utilizzarli correttamente, serve una costruzione di geologia strutturale, semplice, ma che non alla portata di ogni dilettante

Giaculatoria: Anche una sola fibra pu ucciderti


Andiamo incontro a qualcosa di peggio del Vajont (da un documento di Legambiente)

Anche una sola fibra pu ucciderti, ma soprattutto pu uccidere il tuo bambino. Fra tutti gli slogan, certamente quello che ha contato di pi. Come tutte le mamme, quelle della Val di Susa sono coraggiose e pazienti, ma possono diventare delle tigri se gli si tocca la creatura. Slogan assurdo, ma che importa? La pi autorevole istituzione italiana per lo studio degli amianti e della loro nocivit la Fondazione Scansetti, di Torino. ad essa che, giustamente, la Regione Piemonte ha affidato linformazione sul tema nel suo sito web. Attingiamo:
Domanda: lesposizione ad una singola fibra di amianto pu essere pericolosa? Risposta: Questa espressione, a fronte del fatto che lamianto naturalmente presente nellambiente in cui viviamo in basse concentrazioni (tra 0,1 e 1 fibra/litro) non ha chiaramente senso, considerando che un essere umano adulto respira tra 10.000 e 20.000 litri di aria al giorno. [omissis] I lavoratori che possono essere potenzialmente interessati ad una esposizione di amianto sono quelli che operano allinterno del cantiere.

Laffermazione prima dellomissis (questa espressione (.) non ha chiaramente senso) faceva giustizia della giaculatoria anche una sola fibra pu ucciderti. Il resto della citazione (i lavoratori () sono quelli che operano allinterno del cantieri), altrettanto esplicito e micidiale, in accordo con i dati epidemiologici. Ambedue le asserzioni coincidono con quanto dicono geologi ed epidemiologi. Diamo per scontato che gli universitari siano sempre da guardare con sospetto e che Gerard Seingre sia al servizio dei poteri forti, ma la Fondazione Scansetti, oltre alla sua autorevolezza, ha anche una reputazione di No Tav friendly! In un paese normale, queste prese di posizione avrebbero dovuto chiudere il discorso amianto. In un paese normale. Ma quando la gente ha vera paura intendo paura di morire nessun dialogo pi possibile. Ci che avvenuto in Val di Susa. Chiunque dica qualcosa di diverso da quello che vogliono sentire, viene criminalizzato: dallArpa a me medesimo. Al servizio dei poteri forti. Che a Torino vuol dire Fiat. Lascio al lettore di indovinare con che entusiasmo la Fiat (e i petrolieri) vedono lo spostamento del trasporto merci dalla strada alla ferrovia. Un documento storicamente importante quello steso in data 7 gennaio 2004 dal dott. Edoardo Gays su carta intestata dellazienda ospedaliera San Luigi di Orbassano (To). Dopo aver confermato che nella roccia attraversata dalle costruende gallerie esiste amianto, si spinge a un dato quantitativo. Il totale di smarino amiantifero previsto in uscita dalle gallerie in sinistra Dora sarebbe di 1.150.000 metri cubi. Materiale potenzialmente pericoloso per i minatori (ovvio), ma aggiunge che una analoga preoccupazione esiste per le popolazioni della bassa valle a causa della dispersione delle fibre di amianto nellaria, nei terreni e nelle acque del territorio e che la dispersione nellaria sar massiva con un deposito dei materiali a cielo aperto similmente alla cava di Balangero. A parte lo strano linguaggio dellultima frase, tra le affermazioni pi sorprendenti c che la ben nota ventosit della Val di Susa costituirebbe un rischio aggiuntivo. Buon senso suggerirebbe il contrario, e comunque laffermazione suona vagamente cinica, del genere tenetevi le vostre fibre e morite, valligiani, guardatevi dallo spedirle in pianura con il vostro maledetto vento!. Per valutare lattendibilit di queste valutazioni, servono un po di cifre, che attingo dal gi citato lavoro di Gattiglio & Sacchi (in Atti SGI 2006). Per quanto riguarda il volume dello smarino potenzialmente amiantifero presente nei tunnel del progetto in sinistra Dora, gli studi geologici individuano tre tratti di roccia amiantifera (Monpantero, Condove, Musin) che, esaminati e pesati singolarmente, portano ad una previsione globale dellordine di 230.000 metri cubi (usando il dato massimo, cio il pi pessimistico, del range di errore) con un tenore in fibre dell ordine dello 0,1 per cento sul tout venant. A formare questo tenore concorre anche lantigorite fibrosa che non compresa nella lista dei minerali classificati asbesti (cancerogeni) e che, in particolare, la forma di serpentina fibrosa pi diffusa entro il temutissimo ammasso peridotitico del Monte Musin. Questa valutazione basata sugli studi dellUniversit di Torino, Dipartimento Scienze della Terra, il che come a dire su un lavoro di anni supportato da dati di sottosuolo e studi di laboratorio (propri e del

Politecnico di Torino), e corredato di profili geologici. Legittimo considerarla attendibile. La stessa pubblicazione fornisce anche i dati relativi alle due cave a cielo aperto di Caprie e di Balangero: dati facilmente ottenibili dagli uffici della Provincia, dallex Distretto Minerario e dalle riviste minerarie. Particolarmente interessante il caso della cava di Caprie (tuttora attiva, che io sappia) nella quale viene coltivata quella stessa serpentina amiantifera che da Condove si prolunga a SantAmbrogio, sullaltro versante della valle: in tutta la letteratura protestataria non compare praticamente mai, perch come un bruscolo in un occhio. O forse gode di protezioni celesti. Nella cava si abbattono annualmente 80.000 metri cubi di roccia. Presumendo una decina di anni per la realizzazione dei tre tunnel, a opera completata il volume di serpentina estratto sar molto minore di quello abbattuto nello stesso periodo nella cava di Caprie! Se poi passiamo allaltro termine di confronto, e cio alla cava (abbandonata) di Balangero, beh quella abbatteva annualmente circa un milione di metri cubi di roccia (= circa 1,4 milioni di metri cubi di pietrisco) ad alto tenore di amianto (cut off del 3 per cento di fibre) con processo di macinazione a secco, a cielo aperto (il procedimento fu ammodernato poco tempo prima della chiusura). Tenendo conto del tonnellaggio e delle modalit operative la quantit di fibre liberata a Balangero nei decenni di attivit stata vari ordini di grandezza superiore a quella preventivata per lopera in progetto: un confronto improponibile (Gattiglio & Sacchi, cit.). Conosco bene la cava di Balangero. geologicamente molto interessante, e tutti gli anni ci portavo gli studenti. Quaranta anni fa, quando la visitai per la prima volta, il pennacchio di polvere si vedeva da chilometri di distanza. Quaranta anni sarebbe il periodo giusto per avere nella bassa valle un riscontro epidemiologico. Che per non c! Evidentemente, il vento provvedeva a diluire quel pennacchio in milioni di metri cubi daria. Degno di nota: il riscontro non c nemmeno sui lavoratori della cava! I danni che non hanno fatto alla popolazione milioni di metri cubi di serpentina con alta percentuale di fibre, macinata a secco, bisogna aspettarseli da 200.000 metri cubi di serpentina allo 0,1 per cento, abbattuti in galleria e trattati con filtri e brume deau Il documento Gays, del 7 gennaio 2004, le cifre e gli associati commenti hanno avuto ricadute sorprendenti, come quella di cui riferisco: una denuncia apparsa sul sito web di Legambiente nel Febbraio 2004 con titolo (sottotitolo?) arrivata l'ora di scappare da Torino?. Leggiamo a proposito dello smarino [tra parentesi i miei commenti]:
Non tutti sanno che in un millimetro quadrato, vi sono circa 50mila fibre di amianto [un mm quadrato ununit di superficie, ma le fibre sono piccoli volumi.]. sufficiente che poche di queste fibre, liberate nell'aria, penetrino attraverso la bocca e il naso, si facciano strada lungo laringe, trachea e bronchi e si insinuino nei polmoni e il danno fatto; sono fibre talmente piccole che difficilmente vengono espulse. Semplicemente stanno l, affondano nelle membrane del polmone, risalgono verso la pleura e la danneggiano. [Un torinese medio inspira circa 4 milioni di fibre allanno, prevalentemente actinolite, tremolite e crisotilo. Questo ultimo una forma di serpentino a differenza degli altri due nel nostro apparato respiratorio ha una sopravvivenza di circa tre giorni, e la sua nocivit controversa. In una qualsiasi vacca della bassa Val di Susa, morta di vecchiaia o di mattatoio, il reperto autoptico segnala circa 50.000 fibre per grammo di preparato secco. Cf. Belluso in Rend. SGI 2006] . Nel tempo, si manifestano i primi sintomi: affanno, tosse e qualche linea di febbre. Si fanno gli esami, arriva la diagnosi e, da allora, meno di un anno di vita. L'amianto un materiale leggerissimo [non vero: peso specifico circa 3] e per questo [non per questo!] estremamente volatile. [omissis: riprende il tema del vento gi toccato dal dott. Gays]. Ha sollevato enorme scalpore, il mese scorso, l'intervento del dott. Gays (oncologo del S. Luigi) durante una delle serate informative sul Tav: se si scava, il rischio enorme. Per Gays andiamo incontro a qualcosa di peggio del Vajont: i morti saranno molti, molti di pi, ma saranno morti silenziosi, "diluiti" in decine di anni. E saranno nella stragrande maggioranza morti "nostrani" (sic). Tutti sanno che l'amianto pericoloso. I lavoratori del tunnel e i trasportatori di terra saranno tutelati come prescrive la legge: camion con cabine climatizzate e microfiltrate, docce e bagni specifici, mascherine e tute speciali "usa e getta" da stoccare come materiale pericolo. Il problema tutto degli ignari cittadini: 20 anni di mascherina per tutti? Impossibile. [omissis]. Il professor Severino Bruna, primario del reparto di pneumologia del San Luigi, ha dichiarato che: L'amianto rappresenta da sempre [bizzarra precisazione temporale] uno dei componenti principali della crosta terrestre e, finch riposa sotto terra non in grado di rivelare la propria attivit patogenetica. L'intelligenza sta nel non smuoverlo. [n.d.r.: sta anche nel non fare asserzioni infondate. Basta scorrere un

manuale di geologia e, anche tenendosi su valori esagerati (1 per cento di serpentine nella crosta continentale e 0,1 per cento di amianto nella serpentina), la percentuale di amianti nella crosta dei continenti dellordine di un centomillesimo. Da sempre uno dei componenti principali della crosta terrestre???]. Semplice. Per ulteriori informazioni [comicit involontaria] visita il sito di Legambiente.

Per confronto, si veda la relazione di Gerard Seingre in Rend SGI 2006: durante la costruzione del traforo del Ltschberg, in vicinanza dello sbocco il tasso di fibre aerodisperse stato quasi sempre al di sotto di 0,5 per litro, (valore normale per la citt di Torino). Ma Seingre ha lhandicap di essere un autentico esperto In Italia quei casi di mesotelioma pleurico o peritoneale che non hanno indicazioni di una documentata esposizione professionale a fibre di asbesto sono dellordine di duecento allanno (Cattaneo, Cavallo & Fo in Rend. SGI 2006). Sulle implicazioni pu aprirsi una discussione filosofica, nella quale un semplice professore (a riposo) di Geologia non intende addentrarsi. Nel 2006, con due miei giovani colleghi, scrivevamo che il destino di quei duecento sembrerebbe una lotteria gestita dalla Parca (Sacchi, Govoni & Micucci, cit.). Mi limito ad annotare che nello stesso periodo, le patologie da alcol e fumo in Italia ammazzano un numero di persone che le diverse fonti valutano tra 100.000 e 150.000. Secondo Mercedes Bresso, Presidente della Regione Piemonte, e favorevole alle nuove ipotesi di tracciato: Nessuno mai sapr quanto sarebbe costato il vecchio tracciato a causa della presenza dellamianto (1/7/2008, dichiarazioni alla stampa). In realt, non cos: esiste unesperienza recente del tutto paragonabile, quella del traforo del Ltschberg (Svizzera) dove lamianto ha fermato lavanzamento del TBM per solo 9 giorni. Per sapere quanto sarebbe costato ecc. le fonti di informazione, dunque, non mancano. Ma c di pi. Mi piacerebbe conoscere un tracciato Tav in Val di Susa, su qualunque versante (destra, sinistra o centro) che non si imbatta in amianto. Una soluzione ci sarebbe, a dire il vero, postmoderna: tutto in viadotto, da Susa a Settimo. Vedere passare il treno a 300 km lora meglio dei videogiochi: piacerebbe molto ai bambini (un po meno agli adulti, magari). Tra i pericoli denunciati nella sterminata letteratura protestatoria c anche quello che il detrito di serpentina amiantifera in discarica inquini la falda freatica. Se bene intendo, si configura una vicenda come la seguente. Dalla discarica, fibre di amianto raggiungono lacqua della falda che le veicola in superficie, in un suolo, dal quale vengono aerodisperse in misura sufficiente ad incidere significativamente sullatmosfera. Vicenda surreale. Eppure, lallarme stato alimentato anche da fonte medica!

L uranio di Venaus
Vulgus vult decipi

Tra tutti i figuranti dello psicodramma, luranio di Venaus si certamente ritagliato un ruolo di protagonista: come il joker shakespeariano o certe maschere della Commedia dellArte. Limbocco del tunnel transalpino era previsto a Venaus, ma i Venausini lo hanno respinto perch avevano paura dello smarino di granito (Granito di Ambin) che doveva uscire dal famoso cunicolo e in seguito dalla galleria transalpina (ma avevano veramente paura? Oggi non ne sono pi molto sicuro, come si vedr nel capitolo conclusivo). Riepiloghiamo. Le rocce granitiche in generale hanno un tenore in uranio un po superiore a quello medio della crosta terrestre. In casi rari e fortunati, per effetto di ben conosciuti processi geologici di arricchimento, luranio pu formare delle concentrazioni con rango di giacimenti. In Italia, purtroppo, ne abbiamo solo un paio. Il Granito di Ambin ha un tenore medio di uranio sulle 4 ppm, (allincirca, quello medio della crosta terrestre). stato oggetto di prospezione in tre diversi periodi, nella speranza di incontrare uno di quei casi rari e fortunati. Senza successo, come ho gi ricordato. Non sono conosciuti indizi i quali facciano prevedere che questa evenienza si verifichi. La

superficie topografica della catena ha campionato il granito random. E questo campione molto esteso: in particolare oggi forma i conoidi detritici che, quando sono vegetati ed hanno inclinazione moderata, sono sede privilegiata di insediamenti, trovandosi relativamente al sicuro da alluvioni. Uno di questi conoidi quello sul quale costruita Venaus. In tutto lo psicodramma della Val di Susa, questo forse laspetto pi assurdo. I Venausini vivono da sempre su una discarica naturale di quello stesso granito. Soltanto che nessuno glielo ha mai detto Per carit, possono vivere tranquillissimi. Luranio ha delle peculiarit che luomo della strada, quello col cartello uranio? no grazie, di solito non conosce. Perch sa pochissimo sulluranio e pochissimo sulla radioattivit. Per esempio, probabilmente ignora che noi, soprattutto a causa del potassio che conteniamo, siamo naturalmente radioattivi con unemissione non lontanissima da quella quella del granito. Ignora altres che la radiazione alfa delluranio ha una penetrativit di micron nella roccia e di centimetri in aria. Praticamente, per avere un danno dal granito, bisogna quanto meno polverizzarlo finemente e poi mangiarlo. Luranio nel suo ambiente naturale, cio, in un minerale accessorio di rocce magmatiche, non pu produrre danni per sua propria virt, a causa della natura della sua radiazione. Danni pu farne, in compenso, un prodotto del suo decadimento radioattivo, il radon, il quale per, essendo un gas, ha la importante caratteristica di non accumularsi in un ambiente aerato. Come scrivevo nel 2004 in un articolo gi citato, nellambiente aerato di una galleria o di una discarica, il problema semplicemente non esiste. Anche gli studi effettuati nel mega-impianto elettrico di Pont Ventoux presso Susa hanno indicato che il tenore cresce solo nelle gallerie abbandonate. Ma questo ben noto. E infatti, esiste tutta una normativa che tutela i lavoratori operanti, ad esempio, nelle grotte (guide turistiche, ecc.), imponendo verifiche del tasso di radon, e limiti del tempo di permanenza. Vedi ad es. Cigna in Rend SGI 2006. Difficile sostenere che sia ambiente non aerato un tunnel dove transitano treni a 200 km/h. La scarsit di uranio nelle rocce della Val di Susa lasciava prevedere che scarseggiasse anche il radon suo figlio, e questo stato puntualmente riscontrato (Volpe in Rend. SGI 2006). Dobbiamo al Politecnico di Torino, Dipartimento di Ingegneria del Territorio, dellAmbiente e della Geotecnologia, un rapporto allestito nel 2005 per LTF, riportato da Gattiglio & Sacchi (cit.). Sentiamolo: Con le misure radiometriche effettuate nei fori di sondaggio e sulle carote estratte si valutato il fondo radiometrico osservando, ad esempio, che il maggiore contributo alle variazioni allinterno della caroteca dove le carote vengono poste da imputare al pavimento e alle pareti del capannone. Caso mai non fosse sufficientemente chiaro: analizzati 7.000 metri di carote di uno dei magazzini, loggetto risultato pi radioattivo era il magazzino stesso. E continua; () Sono state effettuate misure di spettrometria gamma presso laboratori Enea; esse hanno accertato valori nei campioni per 238U, 226Ra, 232Th e 40K sempre inferiori o al massimo di poco superiori ai valori medi riscontrati sulla crosta terrestre che sono comunque di quasi un ordine di grandezza inferiore rispetto alla soglia di rischio. (. ). I campioni sono stati anche caratterizzati in termini di un indice di concentrazione di attivit radioattiva proposto dalla Comunit Europea (I Radiation Protection 112), un indice atto a rappresentare i rischi radiologici e costruito sulla base di un criterio di dose alla popolazione posta pari a 1mSv/anno cui corrisponde I=1. Dalla analisi dellindice calcolato per tutti i materiali estratti e campionati dai sondaggi a oggi esaminati possono essere utilizzati come materiali da costruzione restituendo tutti un I<1 quindi a trascurabile impatto radiologico. Caso mai non fosse chiaro: il materiale delle carote tutto risulta idoneo come materiale da costruzione, ma, secondo il No Tav pensiero, inidoneo per finire in un calcestruzzo oppure in discarica nelle cave abbandonate del Moncenisio. Incidentalmente, il granito (non diverso da quello di Venaus) che uscir dal tunnel a Susa o a Gravere o chi sa dove (ammesso che lopera si faccia) un inerte di qualit buona/ottima destinato ad essere in gran parte utilizzato per i calcestruzzi del progetto. Mineralogicamente, analogo alla Pietra di Luserna, utilizzatissima nelledilizia piemontese. consolante che il terrore dal granitoide di Venaus non si sia esteso a quello di Lucerna, con conseguenze catastrofiche per i condominii torinesi. Oggi, delluranio non si parla praticamente pi. concesso di illudersi che sia subentrata

una percezione della bufala? Visto che i primi a denunciarla con voce alta e chiara sono stati i convegnisti di Roma e Torino 2006, compreso il sottoscritto, beh darebbe lidea di un lavoro non sprecato. Ma motivi di dubbio non mancano, come vedremo.

Dalla sinistra alla destra (orografica)


Con il ritorno del progetto destra Dora, il Tav passer praticamente dentro Avigliana. Un bel risultato per il quale dobbiamo dire grazie a Ferrentino e a tutto il Pd di valle (Roberto Marceca, assessore allUrbanistica, Comune di Avigliana, in La Stampa, 16 09 2008)

Era il giugno 2007 quando, accertata lesclusione della opzione in sinistra Dora, i giornali pubblicarono gli estremi di un progetto alternativo tanto segreto quanto geologicamente assurdo. Scrissi la lettera riportata qui sotto che comparve su Geoitalia, organo della Federazione Italiana Scienze della Terra - FIST (n. 20, 2007). (.) Negli anni 80 [omissis] lobiezione condivisibile alla nuova linea ferroviaria era che il fondovalle ospitava due strade statali, unautostrada e una ferrovia, e quindi era gi troppo ingombro. Limpatto ambientale (pensiamo anche solo allinquinamento acustico) in una valle larga, ma non larghissima, sarebbe stato alto. Questa la ragione per la quale il tracciato progettuale fu spostato in galleria. La opzione in sinistra-Dora fu poi privilegiata per ragioni sia ferroviarie, sia geologiche [n.d.r.: tra laltro, la galleria in destra sarebbe stata molto pellicolare]. Oggi dallopzione di sinistra si passa a quella di destra, secondo una nuova ipotesi (segretissima, e per apparsa sui principali quotidiani). Lo sbocco del tunnel transalpino, contestato a Venaus, si sposta a Chiomonte o Gravere (a quanto pare, quelli di Chiomonte/Gravere sono figli di un Dio minore, ma bisogna vedere se qualcuno glielo ha spiegato). Ironicamente, il tracciato viene spostato di nuovo, parzialmente, in superficie. Per, attenzione, non proprio in superficie, bens in una trincea coperta, cio in quella che tecnicamente si chiama galleria artificiale, scavata in rocce permeabili (le alluvioni della Dora con la relativa falda acquifera). Le gallerie del progetto originale attraversando rocce cristalline (quasi impermeabili), avevano, sullassetto geoidrologico, un impatto ovviamente molto minore e pi localizzato. Un bel risultato. Il tracciato segreto, che si allunga di una dozzina di km rispetto al vecchio, va studiato completamente da zero. Lindagine geologica (rilievi di superficie, geofisica, sondaggi, monitoraggi), essenziale per la progettazione, richiede almeno tre anni per portarsi al livello attuale del progetto LTF. I tempi si dilatano enormemente, i costi vanno dietro. Tutto questo per evitare lattraversamento di rocce amiantifere. Sullinsussistenza di un rischio amianto legato allo scavo delle gallerie, gli uomini di scienza si sono gi espressi chiaramente in due diversi convegni [.....]. Prevedendo in dieci anni la durata dei cantieri, la cubatura di roccia amiantifera estratta dalle gallerie si e no un quinto di quella prodotta nello stesso periodo dalla cava di Caprie, che allegramente attiva con la benedizione del sindaco e degli ambientalisti tutti. Considerato che le serpentine (amiantifere) formano una fascia continua tra Condove e Piossasco, se si vuole evitarle a ogni costo bisogna dimenticare la Val Sangone, attraversare in superficie (o in galleria artificiale) le serpentine di SantAmbrogio, e poi bucare la morena terminale della valle per arrivare a Orbassano. Bucare una grande morena con una sezione di avanzamento oltre 150 metri quadrati non niente di divertente: chiedere agli ingegneri galleristi. Ma c di pi. Il progetto implica di scavare una gigantesca trincea nei sedimenti della Dora. Qualcuno crede che i sedimenti della Dora non contengano fibre di amianto? Lacqua del fiume ha costruito un letto di sedimenti erodendo rocce portatrici di amianto, dopo di che, se nei sedimenti non c amianto, si tratta di miracolo o magia. Allora: sappiamo che dalla galleria la polvere amiantifera non esce, perch viene confinata con i moderni mezzi tecnici (filtri, brume deau eccetera). Ma voglio vedere come fanno a ottenere lo stesso risultato in uno scavo a cielo aperto [.]. Secondo le ipotesi nuovissime (2008), il tracciato si allungherebbe di circa cinque km.

Proporzionale ai km anche limpatto ambientale. Ad avviso di chi scrive, limpatto ambientale di una grande opera pubblica non necessariamente negativo, e per quasi invariabilmente viene inteso come negativo. Nella fattispecie, quei cinque km non sembrano preoccupare nessuno. Rispettano il genius loci (Mario Virano, La Stampa, 12 luglio 2008) ci che non accadeva, a quanto pare col tracciato originale. Il quale, correndo nelle viscere della dorsale tra Dora Riparia e Stura di Vi, rischiava forse di incontrare e violare le frontiere di Agarttha, il mitico Regno sotterraneo caro agli occultisti, del quale lubicazione tuttora misteriosa.

Parte seconda. Non solo i fantasmi


Da contadini a terziari
I motivi allorigine del nulla deve cambiare e del basta migliorare un po i treni dei pendolari, non essendo semplici, possono solo risultare composti, come anticipavo qualche pagina innanzi, evocando il signore di La Palisse. Latmosfera predisponente di quellatteggiamento figlia di una certa vicenda storica. E qui devo prenderla un po alla lontana. I miei primi ricordi infantili risalgono agli ultimi anni pre-bellici, e sono quelli di unItalia che, malgrado lo sviluppo industriale del periodo postunitario e fascista, era rimasta essenzialmente contadina. Le cose non erano molto cambiate negli anni 40 e 50. Cambiarono vertiginosamente negli anni 60. La classe operaia crebbe e and (quasi) in paradiso. Ma il fenomeno fu effimero. Oggi la classe operaia, in particolare quella di etnia italiana, si va volatilizzando (e vota per Berlusconi! Ma questa unaltra storia). Mentre si cominciava a delocalizzare in un mondo globalizzato, il paese si terziarizzava e questo segnava il completamento di una storia che in Inghilterra era cominciata nel 700 quando, cercando i sedimenti deposti dal Diluvio Universale, i pii geologi avevano trovato il carbone. Da noi la transizione era durata molto ma molto meno ed era mancato il tempo per metabolizzarla. La Fabbrica dinamica, la Terra statica. La fabbrica del nonno da buttare via, ma la terra sempre la stessa. Continua a idealizzare lampio gesto del seminatore Nelle valli, il rapporto delluomo con la terra e con la roba particolarmente stretto e durevole. Il cambiamento lento. In Alto Adige ci sono valli alpine dove il dialetto un tedesco arcaico. La tendenza alla chiusura e a vedere il forestiero come un intruso disturbatore molto forte. Figuriamoci una calata di operai/minatori, in una valle come quella di Susa, dove non c tradizione mineraria. In Val Chisone, forse sarebbe stato tutto diverso. Dopo tanto cavare talco e grafite, le gallerie non li spaventano.

Il Tav come simbolo di modernit e di consumismo


Dal tempo di Galileo in poi, circola un rifiuto della scienza moderna, ispirato dal rimpianto di un eden perduto, e della conoscenza olistica. Un rifiuto che riciccia nei luoghi e nelle circostanze pi svariate, accolto con ira e sdegno dagli uomini di scienza. Il rifiuto della scienza moderna sta nellinconscio di chi dice bisogna curare il malato, non la malattia. attestato dal dilagare delle medicine alternative e tradizionali o magari pseudo tradizionali. radicato nello stile di pensiero New Age. Dal radicato conservatorismo delluomo di montagna, breve il passaggio al rifiuto della modernit e infine al rifiuto della scienza stessa. E il Tav visto come figlio della scienza moderna, o quanto meno, di sua figlia, la tecnologia. Individuare le radici della (dilagante) mentalit antiscientifica non semplice. Va detto che anche tra i nemici della Scienza si possono distinguere due tipologie. C il tizio che esalta la medicina ayurvedica, e tuttavia utilizza antibiotici e risonanza magnetica (RNM), e si misura il colesterolo. Poi, c quello radicale che rifiuta farmaci e vaccinazioni: forse pi gnugnu (termine piemontese che descrive persona non particolarmente astuta. Sinonimo: badola) ma certo pi coerente. Di solito non campa a lungo, e quindi va facendosi raro.

Nemica del Tav la modernit, dunque. Ma tra i nemici, non il pi temibile: assai peggiori il complotto e il consumismo. diffusa in Occidente una visione del mondo figlia (madre?) del pensiero ambientalista, secondo la quale luomo moderno crede di essere libero, mentre in realt schiavo di un condizionamento che ha prodotto unomologazione del pensiero. Alcuni vedono tutto questo come il prodotto da un complotto globale finalizzato a incrementare i consumi. Esiste, come si sa, una vera mitologia del Complotto, oggetto di unampia letteratura. Ebbene, il progetto Tav Torino-Lione inciampato nella mitologia del Complotto e nel paradigma ambientalista, entrambi arrivati in valle senza ritardo. Gli ambientalisti (basta unocchiata ai loro curricula) quasi invariabilmente partono da posizioni cattoliche per poi transitare nel vecchio Pci o in qualche movimento di estrema sinistra. Perdute due fedi una di seguito all'altra, hanno colmato il vuoto sacralizzando la natura. Ogni intervento sulla natura visto come sacrilegio, onde il fanatismo e l'antimodernismo, dato che la modernit si alimenta di un continuo intervento sulla natura. E allora no Tav, no ogm, no Mose, no quarta corsia, no nucleare, no rigassificatore, no, no, no.... Ed ecco anche l'odio per la macchina in generale e per l'auto in particolare (le "domeniche a piedi") con qualche tocco di odio per il ricco (magari simbolizzato dagli esecrati "suv"). Il tutto si traduce in un conservatorismo esasperato, ovviamente. Lateizzante Tito Lucrezio Caro ce laveva con il fanatismo religioso, che indusse al sacrificio della innocente Ifigenia. Ma i fanatismi laici non sono meglio Il responsabile del condizionamento viene da qualcuno designato orwellianamente come Il Grande Fratello e ha contorni indistinti entro i quali, comunque, possibile riconoscere il grande capitale, i mass media, lAmerica, la pubblicit, la grande industria, il mercato, la scienza, la Trilateral, le banche, i poteri forti, la tv, pi altri agenti dettati da scelte individuali. Ad esempio, uno pu metterci le case farmaceutiche, un altro gli Ebrei, o la medicina moderna. E poi, immancabile, the vilain of the piece: la multinazionale. Gli operai che, al tempo della rivoluzione industriale, distruggevano i telai accusati di rubare loro il lavoro (luddismo), si battevano ante litteram contro la societ dei consumi. Interessante il confronto con il "luddismo" sui generis vecchio di due millenni, che incontriamo spulciando i detti del grande Ciuang Tze, uno dei padri del Taoismo. La storia quella di un vecchio contadino che faticosamente attinge acqua, un secchio per volta. Passa un amico e gli spiega che con un certo meccanismo a leva pu moltiplicare il suo risultato. Al che il vecchio risponde irato: Ho udito dire dal mio maestro: se uno utilizza macchine, allora compie macchinalmente tutti i suoi atti; chi compie macchinalmente i suoi atti, ha alla fine un cuor di macchina e perde la sua semplicit [...] Non che io non conosca tali cose, ma mi vergogno di applicarle. Affascinante la posizione di Ciuang Tze. Chi la sposa dovrebbe seguirla fino in fondo, lasciare la lavatrice, e fare il bucato con la cenere E accettare, contento, di andare da Torino a Lione passando per Bardonecchia.

No Tav di ieri: la ferrovia del Canavese


Si chiacchiera di Tav, e la vecchia signora interloquisce divertita. Mia nonna mi raccontava che quando era bambina andava a fare le manifestazioni contro la ferrovia Canavesana. Colpito dallidea di questi No Tav ante litteram, mi sono interessato un po per ricostruire i fatti, che sono interessanti, ma richiedono di riepilogare brevemente la storia della trazione a vapore. Nei primi decenni dell800, la carrozza che portava oltralpe il giovane Cavour non era dissimile da quella che aveva trasportato Giulio Cesare, e anche la durata del viaggio era la stessa, dato che i cavalli non erano geneticamente modificati. Velocit media sugli 8 km/ora. Occorsero 1800 anni perch si realizzasse un cambiamento epocale con lavvento della strada ferrata e della locomotiva. Nata in Inghilterra nel 1825, la trazione a vapore fin dallinizio aveva incontrato non poche ostilit, e qui lascio la parola ad uno studioso di riconosciuta autorevolezza, Luigi Ballatore (Storia delle Ferrovie in Piemonte, ed. Piemonte in Bancarella, 1996).
Non mancarono terribili profezie. Cera chi prevedeva che un essere umano, trasportato alla folle

velocit di 30 chilometri/ora, sarebbe soffocato non riuscendo a respirare. Si arriv persino ad affermare che le vibrazioni dei carri, con carichi di uova e di latte, avrebbero trasformato le prime in omelette e le seconde in burro mentre [omissis] le pecore avrebbero perso il vello. E ancora: nel 1834 il papa Gregorio XVI disse a Gladstone: Voi inglesi siete tutti soggetti alla tisi per il passaggio cos rapido nellaria che fate andando in ferrovia.

In Italia il vapore incontr esiti variabili. Laccoglienza migliore fu a Napoli (1839), dove linaugurazione della Napoli-Portici (prima linea ferroviaria italiana) si svolse tra lentusiasmo popolare. La locomotiva Vesuvio viaggiava sui 40 km lora. Daltra parte, Ferdinando II di Borbone era un tipo pragmatico: secondo un aneddoto dellepoca, a un ministro che gli stava vantando la qualit di una nuova strada disse prendi la carrozza e andiamo: le strade si giudicano col culo. Altrove, le cose andarono diversamente. Nello Stato Pontificio, ad esempio, Papa Gregorio XVI riteneva il mostro dacciaio uninvenzione diabolica, ma non cos il successore Pio IX che, negli anni 40, diede avvio ad un progetto di strade ferrate. Andarono diversamente anche in Piemonte, e in particolare in Canavese. Lidea di una strada ferrata che colleghi Settimo con Rivarolo e Cuorgn nasce nel 1854 (lanno in cui si inaugura la Torino-Pinerolo, a vapore). Due anni dopo viene costituita la Societ Anonima della strada ferrata centrale del Canavese e dopo altri due anni si raggiunge una decisione tecnica importante; la scelta della trazione a cavalli, meno dispendiosa di quella a vapore. Nel 1863 iniziano i lavori e nel 1866 si inaugura il servizio Settimo-Rivarolo. Senza la Legge Obiettivo, i soli dodici anni intercorsi tra la nascita dellidea e la sua realizzazione sono un discreto exploit. Per, la trazione era a cavalli... Quando, nel 1874, fu presentato il progetto di trazione a vapore, i contestatori sostennero che i raccolti avrebbero sofferto per il fumo e per le scintille, precursori ed equivalente antico delluranio di Venaus. Ecco, allora, la nonna No Tav! La storia ebbe un lieto fine, comunque, e il dicembre 1884 vide linaugurazione del segmento da Settimo a Pont Canavese. La nonna ripieg gli striscioni. Daltronde, si sa che i reggitori dellepoca avevano modi un po maneschi. Il generale Bava Beccaris era in carriera e stava per diventare Direttore Generale di Artiglieria. Vita dura per le innovazioni, sempre e comunque. Mezzo secolo prima era stata la volta della pubblica illuminazione a gas, considerata pericolosa dagli antigasisti. A Milano nel 1835 un Regolamento stilato a cura dell'Imperial Regia Delegazione dell'Istituto di Scienze e Lettere metteva in guardia contro i pericoli terribili della fabbricazione e dell'uso del gas illuminante, nel caso che siffatto genere di notturna illuminazione avesse ad essere introdotta anche in questa provincia. A Torino linnovazione fu sperimentata in alcune strade del centro il 1 ottobre 1846 ed ebbe buona accoglienza secondo cronache depoca. Nelle strade delle grandi citt italiane, lilluminazione a gas dur un mezzo secolo, prima di venire soppiantata dalla elettrica. Non sarebbe quindi mai nata, utilizzando il criterio di sicurezza caro agli ambientalisti (le tre generazioni ovvero la prova del nonno). A meno che la elettrica, a sua volta, eccetera.

Parte terza. I conti


Non si pu essere ricchi e stupidi per pi di una generazione (Romano Prodi. Citata da Nature, n. 375, giu. 1995, pag. 620)

Oggi si possono fare due ipotesi sul destino del progetto ferroviario Torino-Lione. La prima che lopera non si faccia n ora n mai. La seconda che lopera si faccia, con lo switch da sinistra Dora a destra Dora. La prima ipotesi, con la quale la nuova connessione ferroviaria passerebbe a nord delle Alpi escludendo lItalia, non si presta alla mia valutazione, in quanto le implicazioni e le ricadute sono di natura e dimensioni tali da sfidare la mia capacit di analisi (e probabilmente, la capacit di analisi di chiunque). Ma la seconda ipotesi si presta. Per inquadrare la situazione, utile ricapitolare qualche data significativa. 1994: il Consiglio dEuropa inserisce il Torino-Lione fra i 14 progetti prioritari 2001: accordo intergovernativo italofrancese (poi approvato dai due Parlamenti, e divenuto

Trattato) 2003: il Cipe approva il progetto preliminare LTF, mentre il governo francese approva il progetto sul versante francese e lUnione Europea approva il finanziamento (per inciso, la Francia ha rispettato esattamente la sua crono-programmazione) 2005: la rivolta di Venaus impedisce lavvio dei lavori di prospezione 2006: pronto il progetto definitivo per il tratto Bruzolo-Confine. Dopo il Marzo 2006 non succede pi nulla tranne riunioni di concertazione, in particolare quelle dellOsservatorio Virano (70 incontri fino al 30 maggio 2008) e quelle del Tavolo politico. Ma non solo le date. Ci sono alcuni altri dati obiettivi dai quali la valutazione di tempi e costi non pu prescindere: in questo momento, non si ancora nemmeno scelto un tracciato; comunque chiaro che il progetto LTF stato abbandonato e che il tracciato, qualunque esso sia, sar in destra Dora e su Orbassano; gli studi di base per la progettazione sul nuovo tracciato sono praticamente a zero; il progetto LTF per la tratta internazionale (da Bruzolo al confine di Stato) era stato approvato dal Cipe nel 2003 (in forma preliminare), e presentato nel 2006 (il definitivo); gli studi finalizzati alla progettazione, completati nel 2004, erano durati circa otto anni (le prime ricerche risalgono addirittura allinizio degli anni 90); nella ottimistica ipotesi che entro il corrente anno si arrivi a una scelta di tracciato, comunque impensabile che nel 2008 possa partire un qualsiasi tipo di indagine. Con queste premesse una valutazione minimale del ritardo pu essere di cinque anni, tenendo come riferimento il 2003 (approvazione Cipe). Prima di passare a quei due conti che ho preannunciato, ci va qualche chiarimento ulteriore. Il costo totale dellopera (in euro; m = milioni, mld = miliardi) stimato dai governi nel 2004 in 13 mld di cui 6,7 mld per la tratta internazionale (tra Bruzolo e St. Jean de Maurienne), 2,3 mld per la tratta nazionale italiana (tra Settimo a Bruzolo) e 3,9 per la tratta nazionale francese (tra St.Jean de Maurienne e Chambry, localit St. Andr Le Gaz). Il costo globale del progetto sar fifty fifty tra i due paesi. Laccordo prevede infatti che il costo per la parte internazionale sia prevalentemente (63 per cento) a carico dellItalia per compensare il costo maggiore della tratta nazionale francese, assai pi lunga della italiana. Il costo globale della parte italiana quindi pari a 2,3 mld pi 63 per cento di 6,7 per un totale (nel 2004) di 6,5 mld. Dunque, dalla mia fatica qualcosa sortito. Questo qualcosa dovrebbe idealmente materializzarsi in un numero, che risponda alla domanda quanto coster al contribuente italiano la contestazione in Val di Susa? ma come si vedr, il mondo reale non il mondo ideale. A costruire quel numero concorrono due tipi di addendi. Al primo appartengono i costi gi affrontati per il progetto LTF: soldi buttati alle ortiche con labbandono del progetto. La dimensione di questo spreco gi perpetrato pu essere calcolata con buona approssimazione sulla base di documenti reperibili in rete. Alla seconda tipologia appartiene il maggiore costo del nuovo tracciato. Questo costo non pu essere calcolato che con ampio margine di errore, perch mancano ancora troppi elementi di valutazione (per esempio, il tracciato!). Ne dar cenno, ma cominciamo dalle varie voci dellaltro costo, quello calcolabile. Pu incuriosire una delle voci, lunica che non mi costata fatica, in quanto lha gi calcolata un gruppo di ricerca specializzato in Trasporti e Infrastrutture (Osservatorio Piemonte), sulla base di fonti molto autorevoli (es., Ires Piemonte): il costo della concertazione, ottenuto quantizzando in uomini, tempo e retribuzione le riunioni tenute dagli organismi che detta concertazione hanno costruito. Quello che riporto qui sotto un costo ampiamente sottostimato, sia perch tiene conto solo delle retribuzioni (ignora le spese di missione, ad esempio, insieme a molte altre), sia perch considera solo lattivit di alcuni organismi, in particolare: incontri in Regione Piemonte sui progetti preliminari RFA e LTF; Commissione Rivalta; Osservatorio Virano; Tavolo politico di Palazzo Chigi. Per inciso, alcuni risultati sono sconcertanti. Confrontando i costi della concertazione del Tav Milano-Napoli e del Torino-Lione, questi ultimi, su base chilometrica, sono risultati 44 volte superiori secondo la valutazione pi bassa (con la forbice si arriva a 65).

Veniamo allora a costruire il monumento allo spreco: Ricerche in sinistra Dora, da buttare (sondaggi e studi vari) pari allo 0,5% di 6,5 mld: 32 m Progettazione da buttare (preliminare e definitivo LTF, cunicolo di Venaus e relativi costi di contenzioso): 50 m Struttura dellEnte Promotore: costi di semplice sopravvivenza su cinque anni: 5 m Costo della Concertazione su cinque anni secondo lipotesi pi bassa: 115 m Considerando, (1) che non mi illudo di avere individuato tutti i fattori di costo, (2) che non ho computato il danno indiretto determinato dal mancato utilizzo di una infrastruttura importante e (3) che sempre ho adottato lopzione pi prudente, i 200 m (sottostimati!) che risultano, sono una cifra vertiginosa. Ma si tratta solo dello spreco gi perpetrato: inferiore rispetto allaltra voce della quale ho fatto cenno, e cio il maggior costo del tracciato via Orbassano, comportato sia dalla maggiore lunghezza (circa 5 km che valgono 400 m, sulla base di una semplice proporzione rispetto al costo totale dellopera), sia dalla complessit geologico-urbanistico-ambientale (espropri, attraversamento di aree urbanizzate, interferenza con la falda freatica, avanzamento in materiale morenico ecc.). Ma proprio questa complessit che rende il conto impossibile, soprattutto trovandosi alle prese con un tracciato ancora ignoto. Le valutazioni di stampa stanno in un range da 1 mld a 2 mld. Il valore pi basso certamente sottostimato anche alla luce dellincremento chilometrico appena citato. I cinque anni di ritardo valgono altri 600 m semplicemente sulla base dellaumento Istat: dimentichiamoli caritatevolmente, considerandoli come assorbiti dallinflazione (anche se nessuno li dimentica quando si tratta di censurare laumento dei costi). giustificato parlare di un costo vertiginoso?

Parte quarta. Caramelle e mentine


Questa mia Breve Storia della Rivoluzione Introvabile verr qualificata come un libello. Per zeppa di fatti, difficili da contestare, come anticipavo in apertura. Vuole esprimere quella grande collera dei fatti (come la chiamava Michel Foucault) che non scuote gli eredi del siate realisti, chiedete limpossibile. Le cifre che ho esposto, quanto meno quelle sullo spreco gi perpetrato, hanno una caratteristica importante: sono difficili da contestare. Bilanci, gare di appalto, accordi internazionali Tutto ufficiale e tutto reperibile in rete, basta avere la pazienza di cercarlo. Viva la glasnost. Come incipit di queste conclusioni, mi piace scegliere un passo del comunicato stampa che a firma Pietro Rossi e Forese Carlo Wezel chiuse il citato convegno di Torino del 2006. Alla luce delle risultanze del convegno vi si legge non esiste un rischio prevedibile per la salute pubblica come effetto dei lavori di scavo. Quello che invece si pone, e che lungi dallessere risolto, piuttosto un problema di corretta informazione e di comunicazione dei risultati delle ricerche scientifiche gi condotte: su questo terreno si auspica una pi incisiva azione delle amministrazioni locali a tutti i livelli, dalla Regione ai comuni interessati, e dei mass media. Quale tipo di (dis) informazione circolasse nella realt, lo abbiamo visto in pagine precedenti. E non solo a livello dei manifestanti. Il titolo Rivoluzione Introvabile, spudoratamente rubato a un famoso libello di Raymond Aron dedicato al maggio 1968, lo ho aggiunto dopo la grande riunione di concertazione nota come il conclave di Pra Catinat (27-29 giugno 2008). Prima, poteva sembrare una vera rivoluzione con i suoi Robespierre incorruttibili (Alberto Perino), i suoi Danton transigenti (Antonio Ferrentino) e la speranza/timore di un Termidoro (Matteoli, Martinat). Dato il suo carattere marcatamente movimentista-assembleare-barricadero ancor pi poteva richiamare la Comune di Parigi, con il sindaco di Condove nei panni di Louise Michel. Ma a Pra Catinat tutto cambiato. Si chiesto e ottenuto un Piano Marshall per la valle. Il discorso stato di compensazioni. Dunque, non una vera rivoluzione. Neanche uno sfogo di acne giovanile. Compensazioni, per, parola che non

va mai detta, come il nome di Dio nel Vecchio Testamento: dora in poi, CMPNSZN. Incidentalmente, era meno prude la Regione Piemonte, visto che la parola proibita compare, ad esempio, nel DGR 26 12997 del 12/07/2004. A dire il vero, una rivoluzione il Corridoio Lisbona-Kiev la ospit negli ultimi mesi del 2004, ma non in Val di Susa. Mentre a Seghino si avvicinavano minacciose le sonde della CMC, e il popolo No Tav si preparava alla battaglia, a Kiev una rivoluzione-dei-fiori abbatteva un regime sovietizzante, usando come armi dei cartelli irridenti tipo sono un marxista della corrente Groucho, e senza che i carri armati uscissero dalle caserme. Per inciso, oggi si tende a far credere che consultazione con gli enti locali e concertazione siano state inventate dallOsservatorio Virano, ma non proprio cos. Prendiamo come esempio il progetto preliminare della cosidetta Gronda ferroviaria Settimo-San Didero presentato e pubblicato il 7 marzo 2003. Lo studio era stato presentato il 12 aprile 2002 alla presenza dei sindaci della Valle di Susa. Ebbene, in quegli undici mesi intercorsi, si sono svolti 23 incontri del cosiddetto Tavolo tecnico-politico in cui la Gronda stata discussa con il sistema degli Enti Locali (fonte: sito WEB della Regione Piemonte). Se il costo delluranio di Venaus in termini di spreco puro e semplice da brividi, quello delle future CMPNSZN ancora pi alto, ma diverso per natura: una specie di caramella da un miliardo (fonti giornalistiche) regalata alla valle (sia a chi la vuole, sia a chi non la vuole), e che il contribuente si sarebbe risparmiata volentieri. Lidea iniziale doveva essere: con una mano ti do la caramella, con laltra mi dai il Tav. Ma dalla valle arrivato qualcosa di meglio, un progetto del tipo con una mano mi dai la caramella e con laltra non ti do niente. Si tratta del progetto FARE, espresso in una Relazione finale presentata dai tecnici della Comunit Montana Bassa Valle di Susa, scritta in modo elegante (anche se, in alcune parti, criptico), messa sul tavolo e presa in attenta considerazione al conclave. Di che cosa si tratta? Il progetto prevede lo svolgersi di attivit in quattro fasi succedentesi a partire da Torino, denominate come segue 1) potenziare il nodo di Torino, 2) adeguare la tratta metropolitana, 3) potenziare la linea in bassa valle e infine 4) duplicare la linea di valico. Per queste ultime due fasi, di lettura non facile, opportuna una citazione testuale. La attingo dal documento di sintesi della relazione, elaborato dagli stessi autori:
FASE 3:POTENZIARE LA LINEA DELLA BASSA VALLE Soltanto se e quando il traffico crescer ancora, finir per saturare anche la tratta Avigliana Bussoleno, determinando fra laltro unimpatto acustico non trascurabile. Date le previsioni, non accadr prima del 2025. A questo punto sar necessario potenziare la linea della bassa valle, garantendone il raccordo con la tratta di valico, in modo da garantire una buona accessibilit anche alle zone turistiche dellalta valle. FASE 4: DUPLICARE LA TRATTA DI VALICO A lungo termine, continuando a crescere, il traffico finir anche per saturare la tratta di valico: nello scenario ottimistico, questo accadr verso il 2029-2030, mentre in quello pessimistico lorizzonte si spinge fino al 2045. Soltanto se e quando si verificher una situazione di questo genere, sar necessario duplicare la tratta di valico.

Un aumento del traffico ferroviario che porti a saturazione la linea della Val di Susa chiaramente visto dagli autori del documento come uneventualit sfortunata. Perch mai il fatto che ci avvenga nel 2030 definito come uno scenario ottimistico, mentre lipotesi 2045 definita pessimistica? Apparentemente, una bizzarria. Ma chiudiamo questo inciso semantico. Dato che tratta di valico significa tratta dellalta valle finalizzata a garantire una buona accessibilit anche alle zone turistiche dellalta valle dopo il potenziamento (eventuale) della linea nella Bassa Valle, il via (eventuale) alla fase 4 previsto per il periodo tra il 2029 e il 2045, data questa ultima qualificata come al di fuori di ogni ragionevole orizzonte previsionale. Lavvio di ogni fase sarebbe subordinato alla completa realizzazione della precedente, da verificare con meccanismi complessi, ancora non messi a punto. Praticamente, tre caramelle (dato che la quarta appare tacitamente esclusa) scalate nel tempo sostituirebbero la mega-caramella.

Quanto al nuovo mega-tunnel, non esplicitamente escluso, ma la sua eventuale realizzazione si collocherebbe ancora pi in l, in un periodo posteriore alla data di saturazione delle opere esistenti, e quindi successivo a quel mitico tempo al di fuori di ogni ragionevole orizzonte previsionale evocato per lipotesi pessimistica della fase 4. Col che siamo passati su un terreno escatologico e su un tempo vicino a quello del Secondo Avvento vaticinato dai millenaristi medievali. Il FARE una proposta importante, comunque, perch la appoggiano i sindaci della Valle (tranne alcuni, che di Tav non vogliono proprio sentir parlare). Quelli che alle nostre caramelle non intendono dare neanche una leccatina sono i partners francesi, i quali hanno gi messo in chiaro che, per i nostri sfizi, non tireranno fuori neanche un euro. Il documento finale del conclave (Punti di accordo per la progettazione della nuova linea e per le nuove politiche di trasporto per il territorio) vede il principale punto di disaccordo proprio in questa procedura per fasi sostenuta dagli enti locali della Bassa Valle in contrasto con quella per lotti funzionali prevista in precedenza. Una procedura per lotti funzionali fu certamente quella adottata a suo tempo per la tratta Susa Modane. La costruzione della Susa-Bardonecchia (40 km) e quella del traforo furono insieme approvate nel 1857, quando la Savoia era parte del Regno Sabaudo, e insieme realizzate. Nel 1871, il tunnel del Frejus e la Susa-Bardonecchia furono insieme inaugurati con anticipo sulla previsione, malgrado fossero intervenute due guerre di indipendenza e il passaggio della Savoia alla Francia. Sia concesso di fantasticare quale sarebbe stato lo svolgimento con una procedura per fasi e con la tempistica FARE. Sommando i tempi della Susa-Bardonecchia con quelli del tunnel, e adottando la ipotesi FARE pi ottimistica, si pu pensare ad uninaugurazione verso il 1890, ovvero ad un ritardo di ventanni. Se ci si confronta invece con lipotesi pessimistica, quella al di fuori di ogni ragionevole orizzonte previsionale, allora i brindisi del 1871 avrebbero dovuto essere rimandati al nuovo secolo, il che come dire che il tunnel non si sarebbe mai fatto. Il genius loci sarebbe vissuto tranquillo. Tornando al documento FARE (rilanciato dai sindaci il 29 agosto in un loro mini-conclave al Rocciamelone) la sua caratteristica principale, alla quale legato il siluramento di fatto del tunnel transalpino e del Tav con esso, di fare coincidere la problematica ferroviaria della Val di Susa con il miglioramento del servizio Torino Susa e (eventualmente) del suo prolungamento a Bardonecchia con (eventuali) riflessi in Moriana. Il fatto che il progetto Torino-Lione nasca come parte di una linea transeuropea fuggevolmente citato e rapidamente accantonato. Che cosa fosse stato deciso a Pra Catinat, poteva apparire oscuro il 30 giugno 2008, ma in realt era chiaro: non era stato deciso niente, men che meno un tracciato. Ma ci non diminu lentusiasmo bipartisan dei politici. La mia esplorazione di internet la ho chiusa quel giorno perch non me ne aspetto pi niente nellimmediato: per ora sufficiente scorrere i giornali. Cominciamo dal 30 giugno 2008, il giorno dei titoli a 5 colonne, e sentiamo due protagonisti. Antonio Ferrentino: Questo non un accordo sul tracciato, ma su un percorso di incontro e concertazione. Eravamo ancora a decidere un percorso di incontro e concertazione! E Alberto Perino: Per noi non cambia assolutamente nulla. Il 1 luglio un box de La Stampa titola Virano sar il Bertolaso del super treno con sottotitolo Pieni poteri (bum). La Repubblica invece se la piglia con lamministratore delegato di RFI Mauro Moretti che sempre stato scettico sulla riuscita dellOsservatorio e oggi uno degli sconfitti (mah). Ancora Ferrentino (al Corriere della Sera): Se qualcuno pensa di aprire i cantieri per i sondaggi nel 2010 [altrove definiti una fuga in avanti di Virano, n.d.r.], sappia che dovr farlo con lesercito e i carri armati. Parole che non bastano a scalfire lottimismo. Per questo bisogna aspettare fino al 9 luglio, quando il Consiglio Comunale di Avigliana boccia laccordo tecnico raggiunto nellOsservatorio di Mario Virano perch le ipotesi di possibili soluzioni sono troppo penalizzanti per il proprio territorio. Chiss che qualcuno abbia ricordato la mia lettera del 2007 in Geoitalia: Bucare una grande morena con una sezione di avanzamento oltre 150 metri quadrati non niente di divertente: chiedere agli ingegneri galleristi. Non divertente per nessuno, non solo per gli ingegneri. Leuforia bipartisan, prima di collassare dur una decina di giorni. La cosa pi straordinaria

che avesse potuto nascere: bastava chiedere ai sindaci Gli euforici, e cio politici, giornalisti, e anche industriali (ovazione per Virano allUnione Industriale, se pure con qualche parola di prudenza da Marcegaglia e da Montezemolo) chiaramente non avevano affatto letto il documento conclusivo del conclave E s che in rete! Sibillina la posizione di Legambiente secondo la quale lintesa premia il territorio e lascia a bocca asciutta il partito degli appalti (criptica, e quindi difficile da commentare: significa che lopera non si far mai? O che si far tutta a trattativa privata?). La Stampa comincia ad avere le idee chiare il 27 settembre, quando, a commento di un certo piano da 235 milioni, intitola Tav, un treno di soldi per sedurre la Valsusa. Il testo precisa che non si tratta di compensazioni (quindi, lanima salva), bens di far crescere nelle popolazioni della Valsusa lappeal per la realizzazione del collegamento. Il nulla uscito dal conclave bene espresso dal penultimo capoverso del documento conclusivo, che vale la pena di riportare.
Lorizzonte temporale dei prossimi mesi potr consentire di progettare la progettazione ovvero di definire il calendario di attivit e tutte quelle specifiche e quegli adempimenti che possono dare concretezza alle indicazioni che in questo documento sono state esposte. Quegli stessi mesi sono quelli occorrenti per definire anche il pacchetto delle misure trasportistiche sopra richiamate e per configurare gli strumenti (giuridici, amministrativi, normativi) occorrenti per dare concretezza a tutti gli elementi di garanzia la cui importanza stata ampiamente sottolineata e che in conclusione ulteriormente si ribadisce.

Leggiamolo con attenzione. Che cosa faremo nei prossimi mesi? Non una progettazione, per carit, anche perch, mancando un tracciato, non si saprebbe che cosa progettare: una meta progettazione con la quale siamo al livello teologico della controversia sul filioque. Va beh uno dice ma almeno definiremo tutti gli elementi di garanzia la cui importanza stata ampiamente sottolineata, e cio confezioneremo la caramella di cui sopra. Oh mai pi, come si dice a Torino. Quei mesi saranno dedicati a definire le leggi, le norme e i meccanismi amministrativi che consentano di intraprendere la confezione. Il tracciato non si conosce, ma comunque avr dei vincoli. Per esempio, dovr considerare anche la valorizzazione dei beni storico-artistico-naturalistici attraverso la loro visibilit da parte di chi viaggia. La visione certo non sar quella che poteva avere Vittorio Alfieri dalla sua carrozza, in viaggio per Parigi, ma tant, qualcosa bisogna pur sacrificare. Il costo della concertazione stato definito da qualcuno come il costo della democrazia. In realt il costo del suo contrario. Nel mondo occidentale, che la democrazia ha inventato, il concetto di democrazia inscindibilmente associato a quello di delega, proprio quello che qui viene meno, contestato a tutti i livelli. Si veda ad esempio, su La Stampa del 21 dicembre 2006, la risposta, animata da un entusiasmo movimentista-sessantottino, di Lucia Annunziata alla lettera di un lettore (il sottoscritto): Ben oltre la delega, si comincia a esercitare il diritto individuale alla verifica. Incidentalmente, tale corrispondenza indusse il Bov della Val di Susa (www.webalice.it/davi.luciano/documenti_TAV) a qualificare il sottoscritto come coglione prezzolato (non che trattasse molto meglio Lucia Annunziata...). Quello che Lucia Annunziata chiamava una maturazione democratica e il diritto individuale alla verifica in realt il diritto individuale al veto. Col quale, nessun paese pu sopravvivere. Non tutto. Le motivazioni della gente hanno natura e vigore completamente diversi. Facciamo un esempio assolutamente ipotetico. Diciamo che a Susa ci sia un 90 per cento di gente che vede con favore la nuova linea ferroviaria AV, perch ama lidea di potere raggiungere Parigi in poco piu di tre ore e perch pensa che il progetto porter del lavoro in valle. Motivazioni non ideologiche. E diciamo che il 10 per cento si opponga perch ha paura dellamianto, o perch odia la modernit e i Mac Donalds e il consumismo, o perch ha sacralizzato la natura. Poi, chiamiamo tutti a pronunciarsi in una bella assemblea. Quelli del 90 per cento, semplicemente evaporano. Non vanno al corteo, e la sera restano in poltrona a guardare Dr House. Nessuno li vedr n li sentir. Non si scende in piazza con quella motivazione utilitaria e debole. con motivazioni forti che si

scende in piazza. Paura, odio, ideologia, il sacro sono motivazioni forti. Il risultato facilmente prevedibile. Il giorno dopo i giornali titoleranno con la rabbia dei Segusini. Da notare che uranio e amianto sembrano essersi volatilizzati. Nessuno ne parla pi. Dovrei essere contento, dopo avere predicato per anni che era una bufala: per un simile risultato,valeva la pena di prendersi qualche apprezzamento rude dal Bov della Val di Susa. Invece, un dubbio atroce: convinto come ero che la gente della valle fosse veramente preoccupata per la propria salute, non sar che mi hanno preso in giro? arrivato Pra Catinat con le CMPNSZN: altro che uranio e amianto A rafforzare il mio dubbio atroce ha concorso un articolo (ottimo, anche se avrei preferito leggerlo qualche anno fa) di Salvatore Tropea su La Repubblica, del 2 agosto 2008. Sentiamo (le sottolineature sono mie):
Se un giorno qualcuno prover a scrivere la storia dellAlta Velocit [....] trover complicato far comprendere allincredulo lettore le motivazioni di volta in volta addotte dai militanti del partito del no, ovvero da quel gruppo, numericamente inferiore a quanto si voglia far credere, che ha scelto di battere la strada del rifiuto cambiando strategia man mano che qualcuno ha razionalmente smontato il castello della sua opposizione. Potr farlo con qualche successo soltanto dopo aver premesso che c stato un tempo in cui linterdizione andata al potere in un posto dove la ragione sera concessa una pausa.

A nord o a sud delle Alpi, il Corridoio 5 si far: su questo ci sono pochi dubbi. La sua importanza esaltata dai crescenti costi energetici ed ambientali del trasporto aereo. Quanto al Tav Torino Lione, invece, la domanda si far? impende sempre. La ragione, ottimistica, dice che tornare indietro impossibile: i francesi scavano da anni (anche a nostre spese) sul loro versante (che cosa ne faranno delle gallerie? Discoteche? Cantine per invecchiare lo champagne?). E noi abbiamo gi speso una barca di soldi sul versante nostro. Per non dire delle ragioni di fondo, geosocio-politico-economico-culturali. Ma nulla impossibile, se c gente che ancora si oppone al Mose (Venezia), oggi realizzato all80 per cento. Allora cerco di visualizzare la scena. Anno 2040, la talpa avanza lentamente sulla statale n. 25 protetta dagli elicotteri, e dai blindati del centenario Berlusconi (rieletto da poco per la settima volta). A Susa, incontreranno le barricate assistite dalla protezione civile che fornisce pasti caldi e coperte ai dimostranti e lecca lecca biologici ai bambini. In mezzo, Mario Virano e Antonio Ferrentino, incanutiti, tentano un mediazione proponendo un percorso di incontro e concertazione (luno per fare il Tav, laltro per non farlo, ovviamente). A Torino, in via Arcivescovado, Sua Eminenza richiama i valori del dialogo. Eccetera. No. A visualizzare, proprio non riesco: lottimismo della ragione non pesa quanto il pessimismo del cuore. E tuttavia non detto che le CMPNSZN non ammansiscano anche i barricadieri! Certo, nel vecchio progetto in sinistra Dora linterferenza con gli abitati del fondo valle era minima. La caramella diventava una mentina. Magari una bella stazione dalle parti di Susa, particolarmente apprezzata dalle localit sciistiche. Lunico personaggio pubblico che tempo addietro si espresso in favore del vecchio progetto il senatore Martinat. Forse la saggezza dei capelli bianchi. Pensiamoci: il prezzo della democrazia ormai pagato. Magari potremmo cavarcela aggiungendo una mentina.

*Una versione breve di questo scritto comparsa con titolo Breve storia del Tav in Val di Susa nella rivista Gallerie e Grandi Opere Sotterranee, n. 88, 2008. **Rosalino Sacchi lo studioso che, anche con lorganizzazione di congressi scientifici, pi ha contribuito a rendere manifesta la natura di bufala del presunto rischio/salute legato ai lavori del progetto Tav in Val di Susa. Socio corrispondente dellAccademia delle Scienze di Torino, gi ordinario di Geologia nellUniversit degli Studi di Torino, Rosalino Sacchi, nellambito dei suoi studi sulle Alpi Occidentali, ha coordinato, negli anni 1996 98, la ricerca geologica di base per il progetto Tav nel settore italiano della tratta internazionale.

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