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Lo Straordinario e Orrido Caso del Messia di Sappada

Era il 28 novembre 1859 quando il parroco don Mattia Kratter scriveva al proprio arcidiacono in merito al caso successo nel borgo di Sappada circa un figlio di tal Pietro Colle dAdamo, danni 18, il quale per tre volte ebbe modo di trovare tre pietre con delle iscrizioni, e stemmi applicati. Il monsignore invitava il diretto superiore ad esaminare il contenuto della documentazione inviata circa il rinvenimento e sollecitava, per sua tranquillit nonch per desiderio dello scopritore di tali monumenti, affinch si recasse in persona per ispezionare le pietre, e darne in seguito il suo giudizio, dopo aver ascoltato anche i testimoni oculari prodotti dal giovane che si era proclamato nientemeno che Messia. Il 6 dicembre 1859 larcidiacono, venuto a conoscenza dei fatti, invitava il parroco alla prudenza e a non cedere a facili entusiasmi.

Ad appurare la questione, infatti, il prelato aveva inviato due ispettori per indagare sulle pietre, lapidi ed iscrizioni trovate dal Colle dAdamo. I messi, fedelissimi, avevano riferito a don Kratter il parere del superiore, il quale, secondo le consuetudini ecclesiastiche riguardo a tali novit che presentano segni meravigliosi, era diffidente nel prestarvi fede ed invitava il parroco ad usare moderazione e discrezione nel trattar la vicenda, potendo creare facili illusioni ed inganni a discapito della moralit. Il parroco stesso ed i parrocchiani venivano invitati a rimaner tranquilli ed a temporeggiare in attesa della soluzione dellenigma della misteriosa scoperta e soprattutto, invitava ad evitare specialmente quelle dimostrazioni di gioia che venivano sollecitate dalle iscrizioni, ci, infatti avrebbe provocato il pericolo di incorrere nelle sanzioni imposte dall

Autorit civile ed ecclesiastica. Preoccupato dagli eventi larcidiacono Trojero si premurava di informare lArcivescovo implorandone lautorit di un giudizio attendibile. Il porporato non aveva ancora potuto esaminare bene la documentazione trasmessa, ma tutto sommato, da una prima analisi dei fatti, monsignore reputava che laccaduto fosse di poca importanza e da far passare nel dimenticatoio onde evitare di non eccitare la meraviglia, la creduloneria e, probabilmente, anche il riso e lo scherno dei pi smaliziati. Ma cosera accaduto di preciso? Celestino di Pietro Colle dAdamo detto anche Pittore asseriva di aver trovato sopra un monte a Nord di Granvilla tre lapidi o pietre con iscrizioni, una in luglio, una ai primi di ottobre, una negli ultimi giorni di novembre. Le due prime avevano suscitato entusiasmo nel popolo in quanto le iscrizioni asserivano la propriet di quei boschi non sappadini di cui i borgatari sognavano la ripartizione. Il tutto era stato rapportato alla Delegazione provinciale di Belluno, che lo respinse come fatto puerile. Era stata rinvenuta, per, una terza lapide! Il rinvenimento, agli occhi degli animi pi semplici (e non ce nerano pochi! sottolinea l

arcidiacono), sembrava meraviglioso, poich il giovine Celestino nei giorni antecedenti risultava dominato da spirito malinconico, inquieto che lo stimolava a trasferirsi nuovamente al luogo in cui aveva trovate le altre due pietre. Diceva di veder lass un bel fuoco, invitava altri a seguirlo, ed alla fine una sera in compagnia di alcuni individui si rec sopra la montagna, dove giunto si lasci cadere sul terreno come se fosse spinto da improvviso impetuoso vento e l rimase alcuni minuti come svenuto. Poi, ad un tratto, si alz in piedi e cominci a dire di essere ritornato sulla terra sano e salvo, e determinato dissotterr la lapide ricoperta da un sottile strato di fieno e da poca terra. Allegro e gioioso per il suo nuovo rinvenimento, presa la lapide, la trasporta gi al paese, e l comincia a minacciar guai a chi non gli presta fede. Sembra che una delle iscrizioni, oltre a sollecitare giubilo per gli straordinari

avvenimenti, profetizzasse il rapimento del giovane Colle dAdamo nel giro di pochi giorni, ma da chi? E per esser condotto dove? Per alcuni giorni, tranne alcuni segni di ingiustificata allegria, non si sentirono

troppi schiamazzi, ma il giorno 11 laffare prese un nuovo aspetto, ben diverso, divenendo religioso e serio, in conseguenza di un discorso tenuto dal giovane Colle nella casa paterna, nella quale aveva annunciato di essere inviato da Dio a sostegno della sua Chiesa e Religione. Aveva inveito contro coloro i quali, a suo giudizio, erano increduli, e a causa di questi ultimi minacci niente meno che la distruzione del mondo per mezzo di una pioggia di zolfo.

Il tutto si sarebbe realizzato nel giro di sette anni, ma il Padre Eterno, grazie alle preghiere di Celestino, avrebbe differito di 14 anni tale limite, e poi fino a 21, per permettere al maggior numero di persone di convenirsi alla nuova Religione. Ci non basta. Sembra che qualche giorno pi tardi, il 15, Celestino Colle avrebbe avuto lardimento di recarsi in canonica con un crocifisso accompagnato da due discepoli che issavano candele accese, qui alla presenza del Parroco, del Cooperatore, e del Mansionario di Cimasappada protest ripetutamente, affermando che i Preti anzich a Ges Cristo avrebbero giurato al demonio. Sosteneva, per giunta, che la loro fede poggiasse su un cumulo di sabbia e proprio per questo egli era stato inviato dal Cielo per fondare una nuova religione. Era sorprendente, per giunta, il modo in cui il giovane voleva avvalorare le sue profezie. Entrato in chiesa Celestino, dopo aver preso uno stiletto si incise le mani, allesterno e allinterno, poi il piede sinistro, dal sangue fuoriuscito prese a far croci sul pavimento invocando ogni volta la Santissima Trinit a testimonianza delle sue asserzioni e ribadendo le sue convinzioni circa la fede dei preti. Celestino trascur solo di trafiggersi il piede destro e il costato dicendo che i Sacerdoti presenti non erano degni di vedere tali azioni, perch malvagi e destinati allinferno. Ci volle tutta la pazienza del Reverendo Padre Agostino Leitner per trattenersi e trattenere gli altri Sacerdoti presenti, gi pronti a scagliarvisi contro.

Si provvide, intanto ad inviare un Rapporto al Commissario Distrettuale che invi due gendarmi che provvidero, prudentemente, a consigliare al giovane di prender dimora in una casa attigua a quella paterna, in quanto luogo ritenuto pi sicuro. Per risposta, il Cursore Comunale, esecutore dellordine, ebbe insulti, minacce e proteste ripetute. Celestino affermava che nessun potere al mondo, n civile n ecclesiastico, avrebbe potuto rimuoverlo dalla sua abitazione e continuava a sostenere che Preti, Vescovi ed il Papa stesso, col tempo sarebbero venuti l a venerarlo.

I gendarmi, stupefatti, decisero di recarsi di persona a casa del Messia per raccogliere prove dirette dellarroganza e inconsistenza delle sue parole, arrivando a intimargli larresto. Celestino ammanettato venne, di seguito sfidato a liberarsi, intanto lo si condusse in Auronzo. Sembra che durante il viaggio lapocrifo profeta abbia confessato che le lapidi erano state scritte proprio in quel medesimo anno. Per, il meraviglioso caso non si concluse con quella circostanza. Non si sa come e perch il giovane Riformatore insieme al padre, contro le attese dei paesani, dopo soli 9 giorni torn libero. Egli aveva precedentemente annunciato che il giorno di S. Giovanni Evangelista avrebbe tenuto un altro discorso in casa sua al quale invitava tutti i Sappadini. Si racconta che in Auronzo abbia anche profetizzato sciagure su Sappada se non veniva posto in libert per recitare il suo sermone. Il discorso fu fatto!

Celestino prese a parlare all una pomeridiana di fronte a una moltitudine imponente tanto che la Chiesa Parrocchiale per la funzione vespertina risultava deserta. Quel giorno dopo aver asperso lacqua benedetta, che poi gett a terra, il profeta vi sovrappose un crocefisso e principi ad invocare, o meglio imprecare, affinch il Crocifisso si rialzasse se voleva essere creduto vero Ges Cristo. La celebrazione segu con la professione della fede in Dio, in Ges Cristo, nel Credo, ne Comandamenti. Quella fu anche loccasione per istituire il Collegio Apostolico della nuova religione composto di 12 individui dai quali venne eliminato come Giuda corrotto un fratello del

Parroco. Segu la nomina di 4 Evangelisti, di 2 Segretari, a tutti loro, ovviamente era riservato senza dubbio alcuno il Regno dei Cieli.

Proprio tra gli adepti sembra che ci fossero quelli che maggiormente perseveravano nell errore, tra costoro in modo particolare tale Fasil, di professione calzolaio, nella cui dimora si tenevano le prediche di Celestino, e, soprattutto il Segretario del Messia Ferdinando Quinz, chiamato comunemente Agente dello Spirito, che si poteva considerare il principale autore di questo vergognosissimo pazzo lavoro, egli,

accompagnandosi sempre al fianco del giovane Colle ne sosteneva il coraggio e la memoria nei sermoni recitati ed era anche il pi fervido ed ostinato difensore delle idee espresse dal profeta... daltronde non si poteva che prestar fede a chi, posto in libert, dopo la deduzione nelle carceri di Auronzo, per disposizione di Dio stesso, affinch desse principio e compimento alla grande opera della fondazione della nuova Chiesa. Non basta! Il Messia affermava che il tempo aveva cancellato la memoria di un profeta che aveva annunciato la venuta di Celestino, gi tanti secoli prima dellera volgare, come vero Messia, vero Ges Cristo, e la sua missione avrebbe avuto compimento entro pochi anni nel mondo intero. Seguivano, come al solito, maledizioni ed invettive contro i soliti increduli, qualificati collepiteto di Farisei, tra i quali annoverava i signori Hoffer. I pi assennati, il Clero, la Deputazione Curiale

cominciarono a non tollerare pi tanto disordine, tanto che, malgrado la neve caduta che ingombrava i passi, il parroco di Sappada si era recato di gioved sera, presso larcidiaconato, per riferire quanto accaduto ed implorare un deciso provvedimento. Il parroco era felice che in quello stesso tempo lAutorit Distrettuale aveva provveduto ad un intervento pi deciso nei confronti dei vari sobillatori. LArcidiacono comunque, era preoccupato per la moralit della comunit che ne aveva sofferto non poco, perch il numero di coloro che avevano creduto alle parole del

Messia non era esiguo, per di pi si erano registrate gravi risse tra i credenti e gli increduli. Non poche erano le discordie nate tra i membri

delle stesse famiglie in cui si annoveravano posizioni diverse circa il Profeta, anche fra mariti e mogli si erano alimentati i litigi e i maltrattamenti che ne derivavano, causa la loro incredulit circa il vangelo neomessianico, le costringeva a domandare la separazione dai consorti. Tra gli Apostoli si trovava anche il Nonzolo Parrocchiale, un segretario e il Maestro Corrile e Fabbriciere, il primo a ravvedersi ed umiliarsi dopo la sua destituzione operata dal Mansionario di

Cimasappada. Lintervento demergenza del parroco aveva prodotto qualche effetto, come pure il rigore usato contro i Capi, informati delle censure Ecclesiastiche. Aveva comunque lasciato la porta aperta al ravvedimento, usando carit e benignit, specie nei confronti degli ignoranti che avevano creduto per semplicit danimo pi che per vera fede. La bont manifestata doveva essere utile anche a redimere, tra gli ignoranti citati, i parenti del parroco, infatti lo stesso Celestino risultava essere figlio di una sorella di quello.

Rimaneva ancora da chiarire il comportamento da adottare coi sobillatori e con i sedotti quanto ad eventuali censure, ritrattazioni, ammissione a sacramenti. Il caso inatteso e veramente orrido... ricerca un pronto riparo... Si sa che, nonostante la benignit professata, in cattive acque, dopo tali fatti navig il parroco don Mattia il quale venne accusato, oltre che di aver partecipato e benedetto i riti del profeta, di avvalersi dei servigi di perpetue troppo giovani, come nel caso della sorella di Dorotea Orter, ospitata in canonica, dopo lallontanamento della pi anziana germana e la sua dislocazione in una casa di propriet del parroco. Il sacerdote venne pure allontanato da Sappada e intercettato l11 novembre 1867 a Tolmezzo dove in compagnia di altri sciagurati sera dato a ubriachezza, molestie e schiamazzi. Dello stesso Celestino si persero le tracce quando ci si rese conto che tutta la messinscena era stata allestita per rivendicare alla sua famiglia il possesso dei boschi della Digola, termin lo schiamazzo e terminarono pure i miracoli.

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