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Francesco Lamendola

Lalpinismo, in quanto evasione dal tempo, equivale alla conquista di una libert assoluta?
Avete mai provato a trovarvi in alta montagna, soli con voi stessi, davanti a una parete di roccia da scalare, con limmenso panorama spalancato sotto di voi in tutta la sua selvaggia bellezza, avvolti dal silenzio irreale di un mondo che non stato fatto per la vita comune e con la piena consapevolezza del privilegio di cui state godendo, ma anche del rischio mortale che ne il pedaggio inevitabile? Tutto diventa strano, solenne, esaltante in quegli istanti; il tempo si sfilaccia, si sbriciola, perde di significato: Kronos, il tempo quantitativo, ordinario; e subentra Kairos, laltro tempo, quello sacro e qualitativo, che in fondo non un altro tempo ma una sospensione o piuttosto una vera e propria assenza del tempo, una evasione dal regno del tempo. Ecco: il senso di euforia, di esaltazione che si prova in quei frangenti soprattutto una conseguenza di tale evasione dal tempo: perch luomo che spezza le catene del tempo entra, perci stesso, in un mondo nuovo e sconosciuto, come Alice al di l dello specchio; un mondo fantastico, ove tutto possibile, ove si messi brutalmente a tu per tu con se stessi e dove gli istanti valgono come settimane, mesi o anni; e dal quale non si ritorna mai come si era prima, non si ritorna mai uguali alluomo vecchio nel quale si tirava a campare pi o meno stancamente, con il pilota automatico pigramente inserito. noto il fascino che lalpinismo ha sempre esercitato sugli animi portati al senso del mistero, alla spiritualit, al misticismo: lesoterista e pensatore Julius Evola, il filosofo e matematico Arturo Reghini, il mago Aleister Crowley - per citare solo i primi che ci vengono alla mente - sono stati tutti dei valenti alpinisti. Non si tratta, genericamente, del fascino e dellattrazione esercitati dalle altezze, elemento che presente in tutte le religioni (si pensi allOlimpo per il paganesimo greco, al Monte Sinai per lebraismo, al Tabor per il cristianesimo, al Fujiama per lo scintoismo, ecc.) e che si ritrova in svariati riti dello sciamanesimo; intendiamo parlare di quel trovarsi a tu per tu con labisso e con la vertigine, a faccia a faccia con il vuoto sopra e sotto di s, che genera un senso straordinario di libert, peraltro inseparabile dal sentimento dellorrido e della morte incombente. Quando ci si trova in parete, sospesi letteralmente nel vuoto, nel silenzio assordante delle alte quote ove soffiano liberi i venti, rotto solo dal fruscio della corda, dal tintinnare dei moschettoni e dai risuonare argentino dei colpi di martello sui chiodi; quando non si ha altro che il cielo infinito sopra di s e il mondo intero disteso al di sotto, e ogni singola azione diventa solenne, decisiva, vitale: allora ogni pensiero meschino della vita ordinaria scompare dincanto, ogni noia e ogni preoccupazione materiale si dissolvono e non resta altro che la pura essenza della vita, colta nella sua nuda immediatezza. bello. Ma fa anche paura. Molte persone si arrampicano in montagna per evadere dal tempo quotidiano, per accedere alla dimensione fuori del tempo che propria di questa disciplina atletica; e si inebriano di quel pericoloso senso di libert che consiste nel sapere la propria vita attaccata allesile corda di sicurezza. 1

Tuttavia, potremmo domandarci: la dimensione atemporale esperita nel corso di tali esperienze, coincide sic et simpliciter con la libert assoluta o soltanto una esperienza psicologica, preziosa quanto si vuole, ma pur sempre legata ad un particolare stato dellessere e non gi ad una trasformazione ontologica del soggetto in questione? In altre parole: allorch lalpinista, sospeso nel vuoto, si sente pervaso da una sensazione di felicit che coincide con il senso della libert assoluta, sta REALMENTE sperimentando luniverso della libert, oppure ne sta solo vivendo una copia sbiadita, una duplicazione soggettiva, che non lo portano davvero fuori di s e oltre di s, ma glie ne danno solamente lillusione? Non si tratta di una questione oziosa. Senza scomodare Platone e il mito della caverna, naturale domandarsi se quel che si trova esattamente quello di cui si era andati alla ricerca; vale a dire, se la realt dellesperienza estatica dellalpinista conforme alle aspettative con le quali era stata intrapresa. Ci sia permesso di dubitarne. La libert di cui si inebria la coscienza dellalpinista, per quanto gagliarda ed esaltante possa rivelarsi, non in alcun modo, a nostro avviso, la libert assoluta, perch interamente legata alle circostanze materiali che lhanno resa possibile. Lesperienza della libert assoluta (assoluta sempre in senso relativo, ch nulla di assoluto esiste nella sfera del mondo fisico) prescinde interamente dalla materia e, quindi, non ha bisogno n di montagne, n di pareti di roccia, tanto meno di strumenti artificiali per innalzare il proprio corpo, e sia pure dopo averlo fortificato mediante una opportuna preparazione atletica. Quando il mistico entra in unione con lEssere, non ha bisogno di spostarsi fisicamente a tre o quattromila metri di quota; non ha bisogno di corda e moschettoni; non ha bisogno di aspettare una giornata limpida e serena. Non ha bisogno di alcuna cosa che non si trovi gi nelle profondit della sua stessa anima. Egli ha bisogno solo di concentrarsi, di rientrare in se stesso, di abbandonarsi alla grande corrente della Coscienza universale; come un fiume tranquillo e maestoso che scorre verso loceano, il mistico non dipende pi da nulla e nessuno e trova in s stesso quella scintilla divina che lo mette in comunione profonda con tutte le cose. Tale la vera esperienza della libert: una libert totale, incondizionata; non quella che pu incrinarsi al primo soffio di vento, al primo strappo di una banalissima corda, al primo franare di un mucchio di sassi. Si rifletta su quanto ha scritto Joe Simpson, uno dei massimi scalatori dellultima generazione ( nato nel 1960 e si laureato in Lettere e Filosofia allUniversit di Edimburgo), nel suo libro Questo gioco di fantasmi. Storie vere di un sopravvissuto (titolo originale: This game of ghost, Londra, 1993; traduzione italiana di Paola Mazzarelli, Torino, Vivalda Editori, 1994, 2001, pp. 336338): Trovarsi sotto unimmensa parete ghiacciata e muovere il primo passo, quello che ci consegna allazione, sempre una scelta. In questa scelta c il piacere e la consolazione di scegliere la propria paura. cosa che si fa perch la si vuole fare. muovere incontro allimmediato futuro, e a tutto ci che ci scaglier contro, a braccia aperte e con mente chiara, fiduciosi che saremo in grado di affrontarlo e tenerlo sotto controllo. Ma non c controllo, n scelta nellansia dei genitori , nelle incertezze del manager stressato, negli incubi di chi solo e insicuro. Se cominciamo ad assecondarle, quelle paure immaginarie ci terranno prigionieri. Sono lo scotto del pensiero, la penitenza del vivere. In un certo senso lalpinista smette di vivere nel momento in cui comincia ad arrampicare. Esce dal mondo dellansia per entrare in un mondo in cui on c spazio , n tempo per tali distrazioni. Lunica cosa di cui gli importa sopravvivere al presente. Bollette e mutui da pagare, amici e nemici, tutto svapora nella necessit di concentrarsi in ci che accade al momento. una vita separata, di decisioni semplici, nette: SCALDATI, NUTRITI, BADA A QUELLO CHE FAI, RIPOSATI, ABBI

Presente, appunto: finch non c altro che il presente e non ci sono pi paure a minare la sicurezza. Vivere per il presente, per lora e qui, comporta un inaspettato vantaggio. Se riusciamo a sottrarci al bisogno di conoscere il futuro e a liberarci dalle pastoie del passato, e dunque il nostro agire solo nel presente e per il presente, conquistiamo una libert assoluta. Il puro e semplice esistere ci rende pi liberi di quanto possiamo immaginare. Questa convinzione mi porta quanto pi vicino possibile alla comprensione della visione esistenzialista. Jean-Paul Sartre sosteneva che solo la realt affidabile e che speranze, ambizioni sogni, aspettative, sono illusori. Luomo non altro che una serie di azioni egli esiste solo in quanto realizza se stesso e dunque non altro che la somma delle sue azioni, non altro che ci che la sua vita. Nella libert assoluta che si realizza con il vivere esclusivamente nel presente, sia pure per breve tempo, mi sembra di sperimentare di persona ci che Sartre intendeva dire. Laccettazione di un alto livello di rischio per lalpinista una scelta. Nel compierla, lintera responsabilit della sua esistenza riposa sulle sue spalle. Questo vale per ogni momento della sua vita, ma mai appare con tanta evidenza come quando lalpinista entra nelluniverso sospeso del presente. L ogni sua azione ha influenza diretta sulla sua esistenza e su quella del compagno, verso il quale ha altrettanta responsabilit che verso se stesso. Sartre dice che lesistenzialismo non una filosofia del quietismo, dal momento che definisce luomo del suo agire; n una descrizione pessimistica delluomo, giacch non vi dottrina pi ottimista di quella che pone il destino delluomo alinterno delluomo stesso Non neppure un tentativo di distogliere luomo dallazione, poich anzi lesistenzialismo afferma che non vi speranza se non nellazione e che lunica cosa che consente alluomo di vivere lagire. Lesistenzialismo unetica dellazione e dellimpegno.. Vi sono momenti in alta montagna, momenti di intensa vitalit, in cui proprio cos. Sono fragili momenti transitori, quando i confini tra il vivere e il morire sembrano sovrapporsi, quando passato e futuro cessano di esistere e si liberi. questo darsi completamente al presente che rende cos difficile voltarsi indietro a guardare quel che si fatto e spiegare perch si scelto di farlo. Forse bisogna accettare il fatto che un giorno il nostro futuro io si volter indietro e si far beffe di ci che siamo oggi, che verr il momento in cui rinnegheremo ci in cui oggi crediamo. Nel guardare indietro si perde la prospettiva del presente: per questo non si pu mai spiegare davvero il proprio agire. Quando lalpinista si muove sul labile confine tra la vita e la morte e sbircia con cautela dallaltra parte, come se fosse immortale,, n vivo, n morto. Quando scende dalla montagna e rimette piede nella vita, cerca, senza riuscirci di comprendere lesperienza che ha vissuto. Di quelle giornate conserva un ricordo potente e bellissimo, ma non sa dire esattamente che cosa successo. Sa che qualcosa effettivamente accaduto, ma non riesce a metterci il dito sopra. Ma con il riprendere del tempo, con il tornare del pensiero al passato e al futuro, la certezza a poco a poco svanisce fino ad assomigliare al vago ricordo di un fantasma intravisto di sfuggita in fondo a un corridoio sbiadito. Un tempo sapevamo che cosa avevamo visto, non cerano dubbi sulla sua realt; ora non sappiamo pi con certezza, ora nulla sembra reale.
CURA DI TE E DEL TUO COMPAGNO, SII PRESENTE.

Lesperienza interiore dellalpinistica somiglia molto, in effetti - anche per il suo carattere volontaristico ed eroico - ad una affermazione dellio, ad una manifestazione vitalistica della filosofia dellesistenzialismo. Tuttavia, se lesistenzialismo solo una filosofia dellhinc et nunc, allora la sua identificazione delluomo con le azioni che egli compie, ne rivela lintimo carattere anti-metafisico ed antispirituale: perch solo aprendosi alla dimensione dellinfinito, lanima esce realmente da se stessa; diversamente, rimane prigioniera delle pesanti catene dellego. In altri termini: se fosse vero che luomo soltanto la somma delle sue azioni, cadremmo nel pi grossolano comportamentismo: non varrebbe la pena di chiedersi perch compiamo determinate azioni e non altre, perch facciamo determinate scelte: basterebbe immergersi nel flusso temporale e lasciarsi trasportare da esso. 3

Invero, non si capisce nemmeno perch dovremmo prenderci la briga di scegliere: basterebbe lazione per lazione; se noi e le nostre azioni siamo tutto ci che esiste, allora che differenza passa tra unazione e laltra? Identificare luomo con le sue azioni e queste ultime con la sequenza temporale degli istanti in cui le compie, significa svilirlo e rimpicciolirlo; significa ridurlo alle dimensioni di un nanerottolo presuntuoso, che si inorgoglisce di evadere dal tempo, quando in realt sta solo ribadendo le catene della propria schiavit. Non si passa dal Kronos al Kairos, dal tempo quantitativo e materiale al tempo qualitativo e spirituale, se non in virt di un salto, di una rottura radicale: ma nessuna rottura radicale possibile se si rimane allinterno del circolo vizioso, per cui il nostro essere si misura in quantit di tempo e il ritmo temporale delle nostre azioni definisce tutto intero il nostro essere. In questo modo non si esce dal tempo, se ne diventa definitivamente schiavi. Perci, ben venga lalpinismo come sana pratica sportiva e anche, perch no, come occasione di riflessioni spirituali e di intense emozioni dellanima; ma non si dimentichi che esso non potr mai offrire, per sua natura, la via regale daccesso alla libert assoluta. Per altra via, per altri porti verrai a piaggia, direbbe il gran padre Dante, non qui, per passare. Per altra via: e cio quella che scende allinterno dellanima, indipendentemente dai paesaggi e dalle situazioni esteriori legati alla dimensione del corpo fisico.

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