Anno VII, Numero 23 • maggio-settembre 2008 • Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in a.p. 70% - DBC Milano • ISSN 1120-8511
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Supplemento al trimestrale di attualità artistiche e culturali “Arte Incontro in Libreria” fondato nel 1990 • Registrazione Tribunale di Milano n. 199 del 19/3/1990 • Direttore Donatella Bertoletti • Responsabile Scientifico e Redattore Capo Antonio
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Frammenti di vita
GEHARD DEMETZ un…legname affettivo
attende. Demetz ci offre così una vasta casi-
stica di Ecce puer, adolescenti che, nel loro
concettuale sdoppiamento di forme, in quel
contrasto tra la superficie esterna dal pallo-
va, di richiedere un riscatto, re lunare costellata di geometrici crateri e l’in-
quasi pretendere una ragio- terna dolomitica increspatura di aggettanti ri-
ne di vita: Demetz sembra se- lievi, sintetizzano in modo personale la lezio-
guire un percorso opposto a ne del grande Medardo Rosso, una figura-
quello dei grandi protagonisti zione che è diluizione di contorni e certez-
del ’900; così, mentre il No- ze, una premessa iniziatica di vita che si rive-
vecento ha proceduto ad una la promessa di disgregazione, fisiognomica an-
progressiva destrutturazione nunciazione di una umana parabola di disil-
dell’uomo (le deformazioni al- lusione e dissolvenza, drammatica compene-
lucinate di Bacon e le impie- trazione figura-ambiente e indiscusso punto
tose disgregazioni di Lucien di partenza per la dinamica boccioniana de-
Freud) fino a diluirne anima e gli stati d’animo.
contorni fisici, Gehard sem- Ma il Nostro vuole soltanto suggerire, persi-
bra avventurarsi in un corag- stendo a donarci l’inganno di un sogno pre-
gioso sforzo di ricomposizio- ciso, di uno studiato entusiasmo adolescen-
The mouth full of stars, 2006 (particolare)
ne, un elaborato processo di ziale da Sabato del villaggio, in cui i protagoni-
assemblaggio di tasselli di legno, ciascuno cor- sti manifestano un senso di innocente e in-
Per me, che ho fatto del Futurismo una pa- rispondente ad una precisa parte del corpo. cosciente autorevolezza di atteggiamenti.
tente di vita, un (bi)sogno di ininterrotta crea- È quasi una forma di aggregazione organico- Forse quel bimbo con il cappello giallo da asi-
tività, trovarmi nello studio di Gehard Demetz molecolare che documenta uno sviluppo di no di scuola, indispettito e deriso, può sve-
è stato come fermare la macchina del Tempo, vita, la definizione di un’identità di cui si lascia
accettare una lentezza riflessiva che suona co- già intravedere maliziosamente la corruzio-
me ammissione di una vanitas soffocante, del ne: il punto di arrivo è sempre lo stesso, ne
rifiuto di guardare negli occhi la nostra ine- varia il percorso, più distaccato e concettua-
sorabile disgregazione, indifferente al tumul- le, più apparentemente figurativo, partendo
tuoso e affannato tentativo di sottrarsi al si- da sembianze adolescenziali.
lenzio, a una nudità sofferta e ostinatamente È un’originalissima tecnica ad incastro, analo-
negata, assimilata ad un incubo di dissolvi- ga a quella utilizzata nella scultura del tardo
mento. I personaggi di Demetz hanno il co- Rinascimento, quella con cui Demetz realiz-
raggio di fissare la realtà, di guardarla negli oc- za i suoi stupendi mosaici antropologici: alcu-
chi e rimanerne imprigionati, come impietri- ne tessere sono tuttavia appena sbozzate e
ti per aver osservato la Medusa: la mostruo- i loro contorni spesso non combaciano per-
sa Gorgone rappresenta in chiave mitologica fettamente, ma lasciano spazi interstiziali, qua-
il nostro moderno disagio a constatare un si a suggerire un’ansia di fretta costruttiva, zo-
vuoto d’identità, a tradurre una tragica inco- ne d’ombra all’interno di corpi ancora in acer-
municabilità, un destino già segnato e rifiuta- ba gestazione, ferite geometriche che si ri-
to. Si legge ugualmente in quegli sguardi di aprono come future cicatrici di aspettative
adolescenti la volontà di affrontare una pro- disattese. Si respira un desiderio di crescita in
quei corpi minuti, il superamento delle for-
me in cui si sentono intrappolati, vittime di
un arresto metafisico del tempo che li con-
sacra manichini dechirichiani, ma non icone
indistinte di eroi senza identità, bensì gladia-
tori moderni dai lineamenti ben definiti, of-
ferti come vittime sacrificali di una rituale ini-
ziazione, chirurgicamente vivisezionati e amo-
revolmente ricomposti.
I fanciulli di Demetz hanno lo stesso impeto
dei cavalieri di Marino Marini, pronti a mon- I want to be flexible, 2005 (particolare)
tare un cavallo dall’energia indomabile, sim-
bolo di quella vita che in ogni istante è pron- larci un segreto, forse sa di essere il nuovo pi-
ta a disarcionare la nostra presuntuosa sta- nocchio, di alimentare una menzogna che è
bilità, a scuotere il loro infrangibile e ostinato anche la nostra illusoria capacità di essere pro-
entusiasmo. tagonisti del nostro destino.
Demetz vuole consegnarci un sogno, ma nel E anche la ragazza di I want to be flexible con
momento stesso in cui lo confeziona, in cui il suo sguardo assorto impugna un rossetto
costruisce l’esoterica purezza esteriore dei come una torcia a cercare disorientata una
suoi personaggi, già maliziosamente conta- strada da percorrere, forse ad accusarci di
minati da tarli superficiali, ne mostra una ul- una crescita indesiderata, di un’infanzia pro-
teriore complice incompletezza nella parte fanata, costretta a spezzare precocemente la
posteriore, lasciata grezza a suggerire il disa- dolcezza di un legame affettivo con un mon-
gio interiore, il turbamento della ragione di do ormai perso e indistinto, quella stagion lie-
fronte a quel magico capriccio scenografico ve che Gehard sa evocare e scolpire nel le-
che ha il sapore di un’impalcatura di Cinecittà, gno e nel tempo con leggera e indiscussa gra-
pronta a crollare per aprirci al vuoto che ci zia leopardiana.
You sweat is salty, 2005 (particolare) Aldo Benedetti
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GUIDO CADINI
non si tratta di dipingere la vita
si tratta di rendere vivente la pittura
Pierre Bonnard
L’arte è un po’ come l’esistenza dell’anima.
La si intuisce, la si postula, la si sente. Ma non
si può svelare, né definire. Essa è connatura-
ta all’individualità dell’enigma-uomo, manife-
standosi in sensazioni nette, dettate da radi-
cati modelli inconsci e dallo stratificarsi di fe-
nomeniche suggestioni di sensi, senza chiari-
re perché le cose si percepiscano belle o brut-
te, cosa distingua il capolavoro da un’opera
dozzinale, perché quello che alcuni conside-
rano artistico venga misconosciuto da altri.
La bellezza è un balzo di cuore: innamora-
mento impetuoso, attrazione istintuale prima
che cerebrale, piacere sottile, bramosia di pos-
sesso. Nell’esorbitante panorama dell’arte, in-
calzante bailamme in cui si esibiscono geni ed
eletti mescolati a patetici ciarlatani, e a dispetto
La vecchia scuola, 2005
di una centenaria valanga di corbellerie mo-
derniste che aggrava non di poco il problema mondo. Stato d’animo che si appaga di un li- ti sembra preludere a imminenze di convul-
dell’immondizia, sopravvivono inestinguibili quefatto deliquio di mulinelli nell’acqua, di ni- sione – e la sua riflessione sulle “cose da nien-
tracce di qualità. «Ho notato che sono i semi- tori di neve che rabbrividiscono a una folata te” trasmette una gioia semplice, diretta, di ap-
deficienti a credere nell’avanguardia, e i furbi a di vento, dello sfinirsi del chiarore sugli oggetti pena sussurrato lirismo. I suoi paesaggi sono
parlarne» osserva Cioran.Tra gli epigoni di una incalzati dall’ombra, di riscatti di luce: il guizzo deserti di umani. Si saziano del lussureggiare
pittura elegiaca dai toni misurati che si ali- di un bagliore attraverso l’acqua di un vaso, dei verdi, della scabrosità dei bruni, dei decli-
menta di armonie discrete nell’attenta osser- un insolente balenio di rimbalzo sul bordo di vi maculati di ulivi, talvolta approdanti a una
vazione delle cose semplici, troviamo Guido una zuppiera o sull’erotica formosità di una remota, sognante linea di mare.
Cadini, artista da una vita pur se per un trat- mela. Cadini non fa esercizio di traslati, non ci Muri lambiti dal fogliame di chiome ventose
to in concubinato con le meno auliche vie del- parla per allusioni: gli basta mostrare le cose che hanno visto passare e giocato con i ca-
l’elettronica. Alla domanda «Perché dipingi?» nella loro occasionale postura, scenari minimi pelli e le vesti di una donna bruna, di cui è
Cadini si rivela genuino: «Non lo so. Ma avverto in cui posano la fenditura gocciante di un fi- scomparsa ogni traccia. Sussulti di solitudine,
una spinta interiore ad estrarre colori e pennel- co, una padella acciaccata, due aringhe stec- singulti nascosti dell’anima da reprimere in
li quando qualcosa palesa un suo fascino. chite, la crepa granata di un melograno, scre- fretta, come ci era stato insegnato da un’an-
L’impulso nasce dal colore, quindi si aggiungono ziature di conchiglie, un asparago a mo’ di so- tica, virile abitudine. Forse il pensiero è già so-
il gioco obliquo delle ombre, il paradosso di ac- litario reperto, il roseo petalo moribondo di litudine. Meditando sull’apparente fissità del-
costamenti azzardati nella curiosa quiete ap- sfatte peonie ai piedi di una brocca smaltata le cose, sul loro fermo respiro, ben sapendo
parente di oggetti che di solito non osserviamo di blu, improvvisando dal vero con lo stesso che alcune di esse da tempo non sono più e
e che di colpo si affermano perentori e carichi fervore di quando si pone con cavalletto e che altre dureranno beffarde molto più a lun-
di significato sul loro limitato orizzonte». pennelli davanti a un paesaggio all’aperto. go di noi. Fin quando anch’esse non saranno
Boccette piene di luce, allineate come solda- Egli trova ragione bastante in ciò che accade che ricordi di cenere. Poiché «tutto è unico e
tini in cui squillano inchiostri accesi di rosso e o sembra sul punto di accadere – chè nelle perduto per sempre».
di giallo, iridescenti valve di molluschi, bitor- nature morte l’ostentata staticità degli ogget- Giovanni Serafini
zolute zucchette variegate, carnosi finocchi,
vermigli radicchi vengono proposti con una
personale armonia cromatica giocata su toni
che col tempo si sono smorzati, come un pla-
carsi di giovanili esuberanze, attutendosi in una
sorta di composto ravvedimento, con una
sensibilità quieta che dispone alla riflessione
e al silenzio. È pittura evocatrice di richiami
felici, pervasa di una gracile poesia melanco-
nica che ci attrae come una struggente mu-
sica scordata che ci torni da lontananze re-
mote. Sono i suoi limoni un po’ anemici su un
piatto sbreccato accanto a un boccale d’ar-
gento, sono oggetti dispersi tra le pieghe di
elaborati drappeggi o madreperlacei cimite-
rini di ostriche con avanzi di limoni strizzati,
salici che carezzano voluttuosi riflessi di fiume,
pletoriche ninfee in allarmanti acquitrini na-
scosti. Cadini sembra aver serbato un suo in-
timo, particolare candore, scampato alle aspre
stravaganze del vivere, sapendo mantenere
un occhio sereno nella sua visione morale del
LeSegretediBocca 4 Spruzzaprofumo, 2005
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Il colore
FRANCO NAPOLI armonia percezione emozione
ture colorate. Napoli compone col colore. La
musica, l’armonia e il suono, derivati dalla sua
attività di musicista, rivendicano un’apparte-
nenza e una significazione indubbiamente tan-
Silenzi 17, 2007
gibili. Le stesure di colore nelle sue opere arri-
menti che si accalcavano ri- vano al nostro occhio con la medesima paca-
dondanti sulla scena pittorica, tezza e risonanza di partiture musicali sentite
ha maturato una linearità che dal nostro orecchio. Come nella musica il suo-
ha trascritto efficacemente il no da percezione diventa emozione sentita,
suo desiderio di esprimersi nel- l’arte di Franco Napoli è così indiscutibilmen-
l’arte visiva con l’apertura, for- te un fatto percettivo da cui far affiorare, in un
se insperata e non del tutto secondo tempo, il lato nascosto dell’emotività.
conscia, di un vero dialogo poe- Nel maturare il passaggio che trasferisce per-
tico. Franco Napoli ha, timida- cezione in emozione si cela tutta la tensione
mente, imboccato la via della dell’intimo significato della sua ricerca. Ma que-
sua ricerca, si è ormai lasciato sto sarà il nuovo capitolo del suo racconto. Ci
alle spalle l’esuberante voglia di sono i riferimenti storici, ci sono i richiami ai
dire, tipica di chi inizia, per af- grandi maestri, ci sono legami e interessi all’ar-
frontare ora il percorso più dif- te che ha fatto la storia, ma avremo tempo per
La radice essenziale del dipingere, della Pittura, ficile: quello di una riflessione concentrata nel riparlarne.Avremo occasioni per compiere una
è il colore: qualsiasi scelta cromatica si compia, comunicare attraverso un linguaggio la cui pra- ricognizione critica sul suo lavoro, per risentire
e a qualunque soggetto sia poi indirizzata, la- tica diventa, nell’artista che la esercita, esclusi- il suo colore; Franco Napoli ha iniziato un per-
sciare su un supporto un segno, che si tradu- va. Le sue opere sono atmosfere tutte incen- corso che difficilmente ora potrà abbandona-
ca nell’immaginario come visibile, è il gradien- trate sul puro colore. Il suo campo d’azione di- re, la misura del viaggio iniziato è consapevol-
te insostituibile ed irrinunciabile di qualsiasi azio- venta il luogo in cui lente stesure stratificano le mente definita, sconosciuta resta solo la meta,
ne artistica. Si ritrova declinato nell’astrazione evoluzioni del colore stesso. La materia pitto- che si rinnova e si sposta ogni volta allungan-
o nella figurazione, attraverso forme definite o rica si rivela così in trasformazione continua ed do la via della scoperta. L’atmosfera da lui di-
raccolto in sfumature eteree e impalpabili, pe- inesorabile, non si fissa, non si lega a null’altro pinta si aprirà come sipario per lasciare vede-
sante o leggero, materico o rarefatto… Franco se non a sé stessa. Senza evocarsi in altre for- re ogni volta un nuovo paesaggio emotivo, un
Napoli, dopo percorsi e sperimentazioni diffe- me diventa cangiante, mutevole ed umorale ri- nuovo orizzonte, un novo universo incentrato
renti che hanno comportato una ricerca che manendo pura ed uguale a sé stessa. Il colore sempre sul colore. Le sue battute dipinte so-
fondeva in un unico insieme l’alternanza espres- agisce nella dissolvenza del segno che si sma- no solo agli inizi, la partitura per la sua sinfonia,
siva di forme e materiali, unitamente ai colori, terializza in stratificazioni di cromie; tanto nel- il suo concerto sono ancora tutti da scrivere.
ha trovato lentamente la sua via. Come spes- le scelte diverse e contrastanti quanto nelle va- Li ascoltiamo, poco a poco, con la giusta len-
so avviene la sua è stata un’azione a togliere, a riabili di tinte su tinte, la sua pittura avviene per tezza, lasciandoci negli occhi, ogni volta, la loro
ripulire, a ridurre all’essenziale. L’eliminazione emersioni ed immersioni appena accennate, in grande suggestione.
progressiva del superfluo, di tutti quegli ele- continua alternanza, nelle variabili delle sfuma- Matteo Galbiati
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BAR SI ●
Galleria Vittorio Emanuele II
all’apertura ufficiale del primo
Caffé Letterario
in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano
G i ov e d ì 1 5 m ag g i o o r e 1 8
S e r g i o Da n g e l o
Opere Storiche alle pareti ● Nel frigobar I Documenti
Nelle vetrine ad arco gli Hand Mades
●
Presentazione della rivista di poesia
Sergio Dangelo, Elegia, 1952, cm 40 x 30 Elegia, 1966, cm 50 x 40 (esposto alla Biennale Venezia) Elegia, 1985, cm 100 x 70
“Letteralmente” Apprendiamo da un recente sondaggio che Annibale sedette al “Select” prima di attraver-
sare le, allora, fiorite Alpi e abbiamo notizia di Voltaire che degusta gelati nello stesso “café hululant” dove, un
secolo dopo, Pablo Ruiz avrebbe assaporato il suo prezioso quarto di “eau Perrier”. Si dice oggi di un declino
del caffé letterario ma, attenti alla profezia di Hundertwasser e in ascolto al grido di Dalì (che titola “sì” il suo
diario), a Milano, malgrado tutto capitale del mondo, si inaugura il luogo già sin da ora deputato ai più felici
incontri. Non si fa obbligo, ai frequentatori di questa nuova isola felice, di indossare pastrani di tweed, di por-
tare occhiali da sommozzatore e neppure di confondere l’ombra con il soggetto. Il vantaggio del caffé lettera-
rio nei confronti del bar illetterato consiste soprattutto nel fatto che una calamìta magnetica attira, salvamento
contro ogni calamità di spiaggia, monte, valle, i clienti, poi amici, di questa vasta famiglia che comprende ma-
nipolatori di pennellesse, reggitori di penne a sfera, indagatori della e contro la noia, tutti accomunati da una
sola certezza: il parossismo non è regola fissa e in uno spazio minimo può evidenziarsi il cosmo. Giorgio, il prin-
cipe, indica a noi la strada; salita la scala il bancofrigo ospita libri, le sedie accoglienti ci consolano della ina-
deguata accoglienza del MiArt e delle sale di vendita d’arte dell’oggi, ostili. “Vengo anch’io?” sento chiedere in
galleria. “Sì, tu sì” è la risposta. “Ma perché?” “Perché sì!”
LE RUBRICHE LE RUBRICHE
LAMPI CRITICI di ANDREA BONDANINI ARIMO di CRISTINA MUCCIOLI
La rubrica di Andrea Bondanini conterrà una getto ma ne rendevano incomprensibile l’u-
intervista a chi opera nell’arte, so avendo disposto le tele a prisma triango-
o la segnalazione di un’opera. lare in modo che chi vi passava davanti cam-
biava la visione e solo da
un punto di vista si capiva
che era un divano.
Altrimenti era un oggetto
inquietante, con la terza te-
la posta a terra, evocatore
di mostruosità tecnologi-
che. Non doveva decora-
re, non era un quadro, non
era un divano perché divi-
so dagli elementi modula-
ri, e poco accomodante
per la sua posizione in bas- Agostino Arrivabene,Vanitas, 2005 (particolare)
so e a terra. Imago trafor-
mava Simone in un trompe Il mio ringraziamento grande, innanzitutto, al-
l’oeil, illusorio come illuso- l’editore Giorgio Lodetti che mi ha rivolto
Imago, 1968, Istallazione con l’autore Claudio Papola, Museo dell’Aquila rio era il lusso evanescen- l’invito ad occuparmi di quanto amo di più,
te di Simone. l’arte, la filosofia, la critica, in questa rubrica,
Claudio Papola, pittore L’opera fu pensata per uscire dal circuito di ben sapendo che l’amore non è per nessu-
Ha seguito dal 1950 a oggi un percorso arti- mercificazione privata per inserirsi in uno spa- no una garanzia. Ho suggerito il titolo di Arimo
stico anticipatore di tendenze tecniche e ar- zio pubblico. Fu scelto un divano “non qua- perché al lettore chiederò in effetti una pau-
tistiche successive, rifiutando formule e ripe- dro” per non seguire la sorte del quadro so- sa – di lettura – nell’affaccendarsi frenetico e
tizioni di sé stesso. litamente collocato sopra il divano, trascu- utile di ogni giorno. Non è utile l’arte, ancor
Qui riproduciamo l’opera Imago del 1968, og- randone i moventi e percependone solo il fi- meno rischiano fatalmente di esserlo le pa-
gi al Museo dell’Aquila, ispirato dal divano ne di arredo. role sull’arte.
Simone di Cassina. Il design pretenzioso di Fu anche esposto alla Galleria San Fedele, in Secondo me è vitale, questione diversa. Utile
Simone non univa comodamente tre perso- un’importante collettiva sulle ultime ricerche non è vitale, tant’è che si può benissimo so-
ne ma le separava con la sua triplice ampia a Milano. Dunque da una parte una espres- pravvivere, senza provare davvero a vivere.
divisione, come tre loculi. Papola ne fu colpi- sione creativa e critica dell’anno 1968, dall’al- Le parentesi che andrò ad aprire e a chiu-
to e espresse la sua critica creando una istal- tra adozione anticipatoria di non pittura con dere, lo spero vivamente, con i lettori, ri-
lazione composta da tre tele con emulsione la emulsione fotografica su tela pur rimanen- guarderanno la ricerca e la riflessione sui clas-
fotografica di 120x50, che riproducevano l’og- do immagine. sici contemporanei, i nuovi classici, provando
sin d’ora a muovere dall’origine, dall’etimolo-
gia di questa parola: classico ci insegnava al li-
LE RUBRICHE
FOLLIA NELL’ARTE di CRISTINA MUCCIOLI
ceo Valentino De Marchi, deriva da classis,
flotta. I classici erano marinai specializzati, pa-
gati piuttosto bene, tanto da poter contri-
buire con le loro sostanze al bene collettivo.
In occasione di alcuni interventi parlati e au- la come drammatica, seppur geniale, espres- Per questo cercavano di mimetizzarsi tra gli
spicabilmente sione intima ed esistenziale dell’artista. infra classem.
Emblematici, dicevamo, ma tutt’oggi chiaro- E per questo, cioè diremmo oggi per ragioni
scurali nella loro infinita riserva interpretativa, fiscali, Catone, meritandosi l’appellativo di cen-
nell’attualizzazione costante di un pensiero e sore, sentenziò nel 169 a.C. senza possibilità
di un atteggiamento che, riscoprendoli nel di equivoco, le loro basi patrimoniali.
proprio oggi, rende contemporanei anche gli Oggi le possibilità interpretative sono multi-
antichi. ple, certo meno riduttive e distanti dai crite-
Dalla manìa platonica alla Malinconia di Duerer, ri degli antichi Romani. Ma anche tanto ne-
dall’Incubo di Fuessly all’Urlo di Munch, dalla bulose da suscitare un senso di straniamen-
Nave dei folli di H. Bosch alla Barca Sola di W. to dall’arte e dal suo nuovo prodursi.
Lazzaro, da Van Gogh a Sironi, da Goya a Alla scultura, alla pittura, alla decorazione e al
Bacon, da Picasso a Pollock, per citare e sfio- mosaico, si aggiungono le installazioni, la vi-
rare alcuni nomi della storia dell’arte che so- deoart, la bodyart, la fotografia, che ancora
no per noi già immagini, ci inoltreremo nelle abbisogna di riscatto per essere considerata
selve oscure che ogni epoca ha vissuto e ha appieno una forma d’arte, non una semplice
magistralmente rappresentato, consegnando- fonte documentaria. Siamo in un labirinto di
cele sublimate dal genio. cui non cerchiamo l’uscita.
Marco Bernacchia Più di un “Virgilio” ci accompagnerà in questo Vorremmo stare nell’arte, con l’arte, condi-
percorso, tracciato sin da subito da quel che videre con essa una relazione più empatica,
dialogati Giacomo Leopardi chiamava il pensiero emo- non sovraccaricata di linguaggi critici erudi-
con il pubblico, la Libreria Bocca tratterà di al- zionale: un approccio delicato ma capace di tissimi ma ostici ai non addetti ai lavori, per
cuni esempi emblematici della follia secondo arginare la definitività claustrofobica di una ra- concederci con un arimo la possibilità di go-
due possibili raggruppamenti: quella interpre- gione carnefice: della critica, della storia, dei dere degli scenari più nuovi e affascinanti
tata dagli artisti come oggetto tematico; quel- benpensanti di impensate Recanati. dell’arte.
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m a rc o a rd u i n i .it
Verso Torrechiara. 2007
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SCRITTI D’ARTISTA
DAVOLIANI INTERNI di GIANLUCA CORONA
Tempo fa, in occasio- sa nell’aria immobile mentre viene colpita
ne di una personale dalla luce che filtra violentemente di lato.
che Angelo Davoli Vediamo noi stessi all’interno di quei luoghi
tenne nello spazio come proiettati indietro nel tempo, fino al-
suggestivo della chie- la nostra infanzia quando, spinti dalla curio-
sa sconsacrata San sità, ci divertivamo a esplorare i luoghi mi-
Mattia a Bologna mi steriosi e abbandonati.
imbattei in alcuni suoi Lì dentro è come se si creasse un dialogo
lavori che colpirono immaginario tra noi e l’infinito quasi fosse-
particolarmente la mia ro dei luoghi sacri (Alessandro Riva le ave-
attenzione. va a suo tempo definite archeologie dello spi-
Conoscevo bene il rito). Simboli di un epoca dimenticata dove Angelo Davoli, Interno 24
suo lavoro principale poter ritrovare un senso più intimo e umano
dedicato alle vedute di se. Ma se solitamente, nei quadri di Davoli, luce e il luogo, tra la tecnica pittorica quasi ri-
Gianluca Corona con archeologie indu- vediamo questi relitti industriali ripresi dall’e- nascimentale, fatta di sottili velature, e la mo-
striali ma in quell’oc- sterno, qui vi penetriamo nelle viscere, siamo dernità dei soggetti.
casione vidi approfondito, in qualche modo nello scheletro del mostro. Pare udire il tonfo Tanti pittori di oggi lavorano sul tema dell’ar-
definito, un genere che egli aveva affrontato, dei nostri passi che echeggia in questi deso- cheologia industriale spesso in modo banale
se non sbaglio, solo sporadicamente fino ad lati abissi facendo un viaggio attraverso l’ignoto. e dilettantistico.
allora. Quello degli interni. Successivamente Un viaggio che ci inquieta ma che ci fa anche Davoli, con ispirazione e mestiere, è riuscito
alla visita di quella mostra ho guardato e ri- riflettere. Guardando questi lavori mi è capi- ad andare oltre l’esprimibile.
Interno 23
guardato quelle immagini in catalogo e anco- tato di ascoltare una
ra oggi non smettono di emozionarmi. Credo musica del ‘600 spa-
che con questa serie, meno nota, egli abbia gnolo per voce sola e
toccato vette poetiche davvero notevoli. In accompagnamento per
questi dipinti si percepisce un senso di smar- viole da gamba: solilo-
rimento assoluto, di profonda inquietudine. quio amoroso di un ani-
Sono come dei percorsi nel buio dell’anima, ma a Dio di Francesco
attimi sospesi nel tempo. Inside è un’opera che Guerriero con testo di
riporta a certe atmosfere dei dipinti del Lope de Vega. Ho no-
Parmigianino o del Beccafumi, Nascita della tato che, pur apparte-
Vergine. C’è la stessa luce calda che avvolge nendo a un’ epoca re-
un’ambientazione, in questo caso, attualissima. mota, questo brano si
Sono spazi gelidi e silenziosi di cui non riu- sposava perfettamente
sciamo a vedere i confini in profondità o in al- con l’atmosfera rare-
tezza e questo ci crea turbamento. In Interno fatta dei dipinti. Forse
23 e Interno 24 è come se si riuscisse a per- proprio per lo stesso
cepire la polvere di anni sul terreno o sospe- contrasto che c’è tra la
SCRITTI D’ARTISTA
LA VITA IN ARTE di ANGELA GOVI
ro di felicità, quel brivido a fior di pelle che mi
spetta di diritto e che voglio condividere col
mondo. E li reclamo con la mia energia, un te-
soro da far sgorgare al di fuori di me.
senza neppure rendermi conto; la vita dei miei Un’energia pulsante, quasi una preghiera che
affetti, quelli passati che silenziosamente rin- lascio spontaneamente debordare come un
grazio per ciò che mi hanno dato e che mai urlo di gioia, dandole di volta in volta forme
potrò scordare; la vita di quelli che dal passa- diverse o sempre simili tra loro. Ho lavorato
to mi hanno scortata fino ad oggi, quelli più sul concetto di energia positiva: il più delle vol-
grandi, più importati che mai potranno esser te occorre alimentare questo stato, sostenerlo,
dati per scontati; la vita degli amori futuri, di irrobustirlo, farlo crescere. Sì, più che uno sta-
ogni tipo, quelli che accenderanno immanca- to d’animo è un muscolo, che scaldato ed al-
bilmente nuove luci nell’anima; la vita straor- lenato risponde dovutamente. Costa fatica la
dinaria dei miei figli, il mio più autentico pro- vita per ognuno di noi, ma ancor di più costa
getto di vita. renderla bella, interessante, sorprendente sen-
Ho guardato poi la mia arte dall’esterno, da za disperare, senza cedere, credendoci. Ecco
spettatore, per poter riflettere sul da farsi, e in opera la mia testarda visione e di qui, l’uso
l’unica risposta che ho trovato è: «continua a della materia per rappresentarla sulle tele, l’u-
declamare la vita, finchè ne hai una». Quindi, so dei colori, la ricerca delle pietre e la sco-
più che un canto di malinconia e di tristezza, perta delle forme solide. Nella pittura le mie
o un moto di trasgressione o di maledizione icone sono elementi del mare: nicchi, anemoni,
Ho iniziato a dipingere per rispondere ad un come molti vorrebbero attribuire all’animo di conchiglie, ondate, dune ed altro, perché ho
atroce urlo di dolore: quello della morte di un’artista, il mio è un grido di forza, di grande traslato nel mare il senso dell’esistenza il sen-
mia madre. Ho continuato a dipingere im- energia positiva. Un inno alla potenza divina so di pace e burrasca, quiete e tormenta, te-
plorando un disperato bisogno di felicità: quel- che ci fa guardare al di là dell’esistenza. Ebbene nebra e arcobaleno, come sempre, in ogni no-
lo della vita. La vita che mi ritrovo addosso l’arte è questo per me: reclamare quel respi- stra vita.
LeSegretediBocca 12
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LE RUBRICHE
STANZE DELL’ARTE di SARA FONTANA
La recente kermesse del Salone del Mobile è riche che hanno saputo rinnovarsi nei de-
stata l’ennesima occasione per ribadire l’an- cenni (è il caso di Claudia Gian Ferrari e di
nullamento dei confini che ancora potevano Gio’ Marconi) e i nuovi poli di ZonaVentura,
esistere tra arte, design e graphic design. ZonaTortona, Bicocca e Bovisa che accolgo-
Diretti a un’inevitabile ibridazione sembrano no gallerie e studi giovani, il neonato spazio
anche i ruoli tradizionali del sistema arte: l’ar- sperimentale Conduits/Gea Politi e la galle-
tista, il curatore, il gallerista, il designer tradi- ria di Jonathan Zebina, calciatore francese in
zionale e forse anche il critico rischiano di tra- forza alla Juventus e noto appassionato d’ar-
sformarsi in stereotipi rispetto al nuovo che te, che in controtendenza ha scelto una lo-
avanza. Inoltre è sempre più difficile circoscri- cation nel cuore di Brera. Alighiero Boetti, Immaginando tutto, 1998
vere i luoghi e gli spazi per l’arte. Si propon- Non sarà quindi facile, date le scadenze non
gono alla ribalta spazi insoliti e originali, frut- troppo serrate di questa rubrica, individuare Lampertico), artisti noti internazionalmente
to del crescente interesse degli artisti a poter il nuovo e il meglio, offrendo una sintesi il più (John Bock alla Galleria Giò Marconi) e una
esporre i propri prodotti ma anche esito di possibile esaustiva della programmazione an- rosa di promettenti giovani artisti italiani (Carlo
una filosofia nuova. cora in corso al momento della distribuzione Benvenuto da Suzy Shammah, Michael Fliri da
Quindi, nonostante i cronici timori di inflazio- del foglio. Raffaella Cortese, Linda Fregni Nagler da
ne suscitati dal proliferare di fiere, di aste te- Potrebbe degenerare in un contenitore infor- Alessandro De March, Karin Andersen allo
levisive e non e di spazi alternativi, pare che le mativo di materiale eclettico indifferenziato, Studio d’Arte Cannaviello, Marco Campanini
gallerie tradizionali siano al culmine di un pe- ma spero di riuscire ad approfondire, almeno da Fotografia Italiana Arte contemporanea,
riodo di prosperità, anche nel contesto del qualche volta, il lavoro di un artista, la fortu- Alberto Gianfreda, Michele Napoli, Daniela
mercato internazionale e del dialogo con le na di un tema o la vitalità di un quartiere, o Novello, Nada Pivetta e Fabrizio Pozzoli nel-
istituzioni. Questa rubrica cercherà di dare addirittura ad affrontare questioni più gene- la collettiva S-cultura#1 da Guido Iemmi).
uno sguardo alle proposte delle gallerie pri- rali inerenti il sistema dell’arte. A ciò andrebbe aggiunta l’attesa riscoperta di
vate e dei nuovi spazi che operano oggi sulla Per oggi resta lo spazio per una rapida car- due artisti difficilmente inquadrabili per la ric-
scena.Al centro del mirino ci saranno Milano rellata sulla chiusura di stagione a Milano, cer- chezza della loro ricerca: Claudio Costa, uni-
e provincia, ma sarà impossibile escludere del to in grande stile, fra standard di livello mu- co rappresentante in Italia dell’arte antropo-
tutto la presenza di altre realtà nazionali inte- seale (le mostre di Fausto Melotti e di Jannis logica, in mostra alla Galleria Blu, e Betty
ressanti. Milano resta comunque la situazione Kounellis da Christian Stein e quella di Danon, artista concettuale e protagonista del-
più vivace, dato che vi convivono gallerie sto- Alighiero Boetti e Dadamaino da Matteo la poesia visiva, presentata da Maria Cilena.
BROS PAO
SONDA
SPAZIOBOCCAINGALLERIA
GALLERIA VITTORIO EMANUELE II, 12 - MILANO
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Passaggio, 2007
massimo_bollani @fastwebnet.it
IMPAGINATO MAGGIO 2008 2-05-2008 12:57 Pagina 16
Mare Nostrum
max_marrra@msn.com