20DANGELO06
Massimo Petrini
Progetto1/A le segrete 26-11-2008 12:39 Pagina 2
“ Andare oltre,
nell’altro lato delle cose,
varcare quella sottile linea
che separa idealmente,
ma anche unisce,
ogni polo con il suo opposto,
dal cui incontro/scontro nasce,
“
si rivitalizza e si perpetua l’energia.
Massimo Petrini
23 Collaboratori:
Aldo Benedetti
Mostra personale
Libreria Bocca
Donatella Bertoletti Galleria Vittorio Emanuele II, 12
Andrea Bondanini Milano
Maurizio Bottoni 8/28 gennaio 2009
Gabriella Brembati
Grazia Chiesa
Franco Colnaghi
Gianluca Corona
Sara Fontana
Angela Govi
Emanuele Lazzati
Alberto Mari
Cristina Muccioli
Mariacristina Pianta
Dangelo
Roberto Plevano
Stefano Soddu
Fotografia: tecnica e arte di tale di cosa vera o fittizzia rie-
Testata di: riprodurre immagini da cui vocata dalla memoria, volti
Sergio Dangelo verranno tratte positive o interpretati da Petrini.
rati. 1)
proposte ritratti magicamente elabo-
per il “nuovo Melzi Mantide: figura dal corpo
Quarta di Copertina opera di: snello maniacalmente inter-
Andrea Cereda di italica lingua”
Immagine: figura dei corpi pretata da Dangelo e attual-
esteriore o interiore percepi- mente, non ritratta da Petrini.
1) = vedi Petrini
In copertina: ta mediante la vista o gli altri
“Cronotopo” opera di Massimo Petrini sensi, rappresentazione men-
Rubriche
CSO IV NOVEMBRE 117 - 36012 ASIAGO VC
arte@ninosindoni.com VIA SANT'ANNA 105 - 97100 RAGUSA
Scritti d’artista
GALLERIA DELLO SCUDO
spazioforniragusa@tiscali.it
Veronica Lao Poggi STUDIO FORNI - Barbara Frigerio
VIA SCUDO DI FRANCIA 2 - 37121 VER VIA FATEBENEFRATELLI 13 - 20121MILANO
info@galleriadelloscudo.com forni.mi@iol.it
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Progetto1/A le segrete 26-11-2008 16:02 Pagina 3
Le ultime voluttà di
Ettore Greco
Tre teste n.1, 2008
Tempi moderni
dai personaggi delle mie sculture. I loro che regala una grottesca illusione di gio-
Paolo Schmidlin
volti sono presi dalla strada, dai locali not- ventù, la moda ammiccante e banalmen-
turni, dai polverosi salotti di un’anacroni- te seducente, l’oblio delle sostanze stupe-
stica nobiltà agonizzante. Oppure dagli facenti, dell’alcool e del sesso compulsivo,
ambienti volgari i del cosiddetto “jet-set”, diventano tutti palliativi per dimenticare il
dai “foyer” dei teatri o dai locali equivoci “grande vuoto” che ci attende. Fragili
del sesso a pagamento. Spesso sono argini al panico. Ma c’è sempre un
anche ombre riemerse dal cinema holly- momento in cui la realtà si ripresenta in
Paolo Schmidlin è stato recentemente al woodiano con le sue dive dall’alone mor- tutta la sua raggelante verità. E’ in questo
centro di una movimentata e scandalosa tifero. Da questi volti imbellettati traspare momento inatteso e destabilizzante di
polemica innescata da alcune opere pre- il tormento che logora il fragile ego del- “presa di coscienza”, un istante che è
sentate a una mostra milanese, tra cui il l’uomo moderno e la malinconia che lo quasi una vertigine, che amo raffigurare i
suo irriverente Miss Kitty, censurate (!) coglie quando avverte la propria debolez- miei personaggi. La scultura L’ingegner
appena dopo l’inaugurazione, con relativo za e la propria dannazione. Come dispe- Prinetti può essere un’opera emblematica
(masochistico) annullamento della mostra rata reazione al terrore di vedersi scom- a tale proposito.
stessa. Le sculture di Schmidlin non passa- parire, c’è il tentativo di rinforzare un’indi- Questo ingegnere di mezza età (simbolo
no certo inosservate – pensiamo tra l’al- vidualità che rimane comunque vacua ed peraltro di una sorta di schizofrenia con-
tro alla provocatoria e divertente Porno effimera; è così che la chirurgia plastica temporanea) cerca di riscattare un quoti-
Queen, sicura bestemmia per gli integrali- diano grigio e frustrante con scintillanti
sti della monarchia britannica – sia per nottate da Drag Queen, all’insegna di una
vivacità espressiva e cromatica che per la trasgressione a buon mercato. Ma viene
scelta dei soggetti, sempre in grado di tur- ritratto proprio nell’ attimo di agghiac-
bare le zone più oscure e contrastate ciante lucidità in cui l’euforia svanisce;
della nostra coscienza. Nello spirito di crudeli luci al neon dissipano le inganne-
questo giornale di dare voce ai veri pro- voli penombre della discoteca, e si ritro-
tagonisti dell’arte, inseriamo di seguito un va solo con se stesso, con le sue paure e
interessante scritto di Schmidlin stesso il trucco che comincia a disfarsi. Il suo
che spiega con grande chiarezza e onestà sguardo attonito è uno sguardo interiore,
i suoi punti di vista sulle sue creature di che prende atto dei propri limiti, della
fantasia ispirate a scomode realtà. Nessun propria transitorietà; in un solo istante
critico può essere migliore interprete realizza che il tempo è passato, le aspet-
dell’autore stesso, quando questo sia in tative sono restate inappagate e i sogni di
grado di fare egregiamente anche… il felicità definitivamente accantonati.
mestiere di critico, come in questo caso. Da protagonista spensierato diviene
G. Serafini spettatore della sua stessa esistenza e del
suo vano affannarsi. “Les jeux sont faits”.
L’inevitabile solitudine dell’essere: è una Quello che resta è solo una maschera
delle problematiche più evidenti nel grottesca di infelicità.
mondo contemporaneo. Vorrei che que-
sto disagio interiore venisse comunicato
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Ingegner Prinetti, 2007
Progetto1/A le segrete 26-11-2008 13:04 Pagina 4
Elena
Monaco
l’uomo sta sulla croce del suo corpo
la testa accasciata, trafitta dalle profonde
spine della sua corona di pensieri
Paul Valéry
Lucio Fontana
Monaco - l’“irrapresentabile”
attraverso la cosa più rappresentata nei
secoli, il corpo, per trasmettere sensazioni di Emilio Scanavino. Prima che il glaucoma
intristisse la sua chiaroveggenza, il coeta-
a Genova
tuttora oscure per la scienza: amore, rab-
bia, violenza, crudeltà, sensazione del limi- neo ancorché connazionale Borges definì
te, terrore, pulsione a trasgredire.» E la quei tagli: morsi canini su velluto, laceranti
scommessa era riuscire a farlo in forma implosioni delle tele, sottili verginali ime-
classica, la più difficile poiché con essa si nei. La mostra annovera ogni sorta di
sono misurati i più grandi. Il nostro rap- “ambiente spaziale”, nonché la ricostru-
porto con il corpo, massa di carne sensi- Nessun imperativo estetico aveva mosso la zione di elementi tecnici esposti a
bile, stupefacente contenitore di ossa ten- mente e la mano di Lucio Fontana, fuorché Triennali milanesi, le “nature” folgoranti
dini muscoli umori crudelmente predesti- la peculiare autonomia espressiva in luce e colori nella cappella doganale
nato allo sfacelo, non è mai sereno né armonia con le mutazioni del- del Palazzo, e infine le sequenze
quieto. Né lo è il corpus delle fascinose l’arte, della cultura e della fisi- della “fine di Dio”, in ottempe-
immagini di Elena Monaco che, a dispetto ca del Ventesimo secolo. E’ ranza alle sensazioni spaziali
dell’armonia delle forme e della loro quanto emerge tra gli oltre l’universo e determi-
suprema quanto transitoria bellezza, raffi- spazi barocchi di Palazzo nante dalle evoluzioni
gura personaggi in spasmodiche contor- Ducale, in una Genova supreme della fisica e
sioni dentro invisibili camicie di forza (con- rinnovellata che tributa dell’astronautica.
venzioni ipocrite, superstizioni, sopraffa- il suo plauso all’artista Quest’uomo rude e
zioni violente) o costretti da cortine di filo che tanto prediligeva la virile, nato alla soglia
spinato, imprigionati in reticoli di camere Liguria, con una rasse- dell’infinita Pagatonia
della morte, protesi in disperati tuffi preci- gna a tutto campo, andina – il limite del
piti nel tentativo di sfuggirvi o serrati in dalle involute cerami- pianeta terra – andò a
avvinghianti amplessi in cui soffocare il che di Albisola del morire in un borgo
senso acre del peccato. E insieme al lin- primo periodo opera- lacustre di Lombardia,
guaggio dei corpi, trionfo della creazione e tivo alle fenditure che un buco incastonato
raccapricciante promessa di putrefazione, l’anno reso celebre, nella suggestione spazia-
il terribile linguaggio delle mani: dramma- mutando dal provocato- le della catena delle Alpi.
tici viluppi di dita serrate in incarnazioni di rio Dadaismo di Tancredi Emanuele Lazzati
angoscia, rapaci prese grifagne, artigli che Parmeggiani e dalle ingenue
affondano nella carne eccitata di amanti, trasgressioni delle Tramuture
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Concetto spaziale
La fine di Dio, 1963
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Innenwelt //
sono io?
E ogni volta che abbiamo la
Inner world
sensazione di sentire questa
domanda, segue inevitabil-
mente anche “chi siamo
noi?”. Perché il singolo senza
la collettività non esiste e le
La fotografia di interni è un genere ricor- stanze sono luoghi dell’ap-
rente nella fotografia contemporanea. partenenza, dell’identità e
Che sia il luogo del disagio o lo specchio della sua definizione a scapito
dell’identità sociale o della vita individua- di tutto ciò che è fuori.
le, le stanze abitate veicolano il ritratto di
chi le abita, anche – soprattutto - quando Giulia Zorzi
la persona stessa non è presente nelle
immagini.
In questa presenza dell’assente risiede In esposizione
una particolare qualità dei lavori di all’Associazione Culturale
Beatrice Minda, tedesca di origine rume- MiCamera
na, che con questo lavoro esprime la Via Medardo Rosso, 19 - MI
ricerca delle proprie origini e della pro- info@micamera.com
pria identità.
Enrico
Il progetto tratta un tema estremamente
attuale quale l’identità del popolo rome- licenziare le proprie opere solo dopo una
Della Torre
no e lo affronta presentandoci 30 imma- lunga ponderazione. Non si pone dunque
gini di interni scattate tra il 2003 e il 2006, un reale contrasto, se non nella direzione
quando l’artista ha visitato appartamenti di una sua possibile sintesi, intesa come
di rumeni prima in patria e poi all’estero esaltazione di quelle soste che sono pre-
(in Francia e in Germania). senze indispensabili in un cammino con-
Diviso in tre sezioni, Interni in Romania – dotto in perenne tensione. Non è una
Interni borghesi in Francia e Germania – scoperta. Già Roberto Tassi aveva indivi-
Interni di abitazioni dei lavoratori migran- «L’antitesi naturalismo-astrazione affiora duato nell’ossimoro, un artificio letterario
ti in Francia, è stato pubblicato da Hatje come una costante nel percorso umano che concilia termini opposti, l’essenza
Cantz nel 2007 e sarà in mostra da e professionale di Enrico Della Torre. dello stile di Della Torre, fin dai suoi esor-
MiCamera da metà gennaio a fine febbra- Questi due concetti in apparenza opposti di intorno al 1954. Anche Antonio Pinelli,
io. Una serie di stanze in cui le persone sono stati il motore di una creatività ori- in un testo dedicato all’artista nel quale
non compaiono mai. ginale, alimentata dall’energia e dalla sen- cita molte frasi di quest’ultimo tratte dai
Comune a tutte le immagini è la luce, che sibilità dell’artista e vivificante l’intera sua Taccuini, evidenzia come la pittura di
le pervade e le carica di un’atmosfera opera. Della Torre è pienamente consape- Della Torre viva “sul filo sottile di un equi-
quasi soprannaturale che ne sottolinea il vole di tale contraddizione e mi è parso di librio teso fra due polarità opposte [...]
carattere feticistico, colorandole di un’au- ritrovare questa consapevolezza in due Ecco perché si accampa esattamente a
ra di solitudine spettrale. sue frasi che ho estratto e accostato: due mezza strada tra visibile e invisibile, sogno
Nelle stanze visitate, l’attenzione dell’arti- affermazioni perentorie e contrapposte, e realtà, natura e astrazione, come hanno
sta si concentra sui particolari che espri- perfettamente intuito quei critici come
mono e in qualche modo vogliono pre- Roberto Tassi, Claudio Olivieri, Vittorio
servare la cultura di appartenenza. Sereni, Elena Pontiggia, Walter Guada-
Nel caso delle abitazioni all’estero cerca- gnini, che hanno di volta in volta parlato
no di dare la sensazione di patria, anche di “equidistanza tra naturalismo e astra-
se poi mancano di un preciso, concreto zione”, di “razionalità lirica”, di “figuratività
riferimento alle persone che le abitano, dell’invisibile”, di “geometria del senti-
perché l’artista non è interessata a docu- mento” di conciliazione tra “esprit de
mentare il destino individuale, una storia géometrie” ed “esprit de finesse”.
in particolare.“In questa stanza è racchiu- Pervenire ad una sintesi degli opposti,
sa tutta la mia vita” sembra dire ciascuna fondere essere e divenire, razionalità e
immagine. sentimento, solarità diurne e incubo not-
Le abitudini e lo stile di vita si condensa- turno: questa è l’essenza della sfida che
Dall’interno all’esterno, 2008
no in questi interni. Della Torre affronta ogni qual volta si
Guardando le immagini di Beatrice Minda in cui è possibile individuare una delle pone di fronte alla tela o alla lastra [...]”».
si ha l’impressione che si tratti di stanze chiavi di lettura del lavoro dell’artista cre-
abbandonate, perché sono fortemente monese e forse anche della sua persona- Sara Fontana
ancorate al passato, nell’arredamento, lità.“Io sono un pittore di tensioni” ci dice
Dal catalogo della mostra Enrico Della Torre
nello stile, nell’atmosfera. molto del suo carattere e dell’impulso “Prove” 20 dipinti e 20 incisioni acquerellate
Il mezzo fotografico, nella sua capacità di inarrestabile e sperimentale della sua 1980-2008, a cura di Sara Fontana
immortalare e quindi in qualche modo ricerca. È lui stesso a svelare un desiderio Galleria Daniela Rallo, Cremona
mummificare ciò che esiste, crea una con- di trasporre nelle incisioni e nelle tele
dizione in cui passato e presente coesi- quelle sensazioni impercettibili di spazio, Paesaggio, 1992
stono parimente congelati e colloca que- tempo e dinamicità che scatu-
ste immagini in una dimensione fuori dal riscono dalla natura e con-
tempo. traddistinguono il territorio
Beatrice Minda ha parlato a lungo con le dell’astrazione. Ma mi sono
persone che abitano in queste stanze. annotata anche “Nella vita
Anche se le camere tacciono, non sono contano le pause”, dove “nella
mute. Ci danno dei segnali. Non possono vita” certamente sottintende
raccontare la propria storia, ma ci sfidano “nella pittura e nell’incisione”.
a motivare la loro presenza. Questa affermazione, al con-
La nostalgia sembra essere il comune trario della precedente, riflet-
denominatore di queste immagini; nostal- te la convinzione che l’arte
gia di un passato migliore, nostalgia degli nasca dall’ozio e spiega forse
affetti lontani… mentre in quest’atmosfe- l’abitudine di Della Torre a
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Andrea Kerbaker
Proibito, 2008
Trilogia, 2008
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Eugenio Galli
Oltre l’immagine
Ospite delle “Segrete di Bocca” Eugenio Galli,
sbarca nuovamente a Milano con il suo mondo poetico,
i suoi paesaggi e i suoi tramonti sognanti e sognati, la sua personale visione
dell’oggi che va al di là di lacerazioni, ferite, tradimenti e disarmonie
per offrirci uno sguardo nuovo sull’essere umano,
tenacemente positivo e coinvolgente.
Infaticabile ricercatore e sperimentatore di nuovi linguaggi,
Galli è un esteta raffinato che dialoga con il proprio spirito
(e con la nostra anima) alla ricerca di nuove forme espressive.
Nelle sue opere dai toni delicati, sfumati, la luce è l’interprete principale;
una luce esistenziale capace di trafiggere la tela (come i tagli di Fontana),
che va oltre l’immagine, per catturare lo spirito di chi la osserva.
Le opere dell’artista, indifferentemente dalle tecniche utilizzate,
(olio, acquerello, acrilico, su tela o su carta),
ci trasmettono pacatezza e al contempo energia,
unite a una grande libertà di espressione nel segno e nel colore.
Nella luce delle sue opere, piacevolmente, ci perdiamo.
Chiara Cinelli
SEGRETE DI BOCCA
Lunedì 2 febbraio ore 18,30, 2009
Via Molino delle Armi 5 - Milano
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premio
Movimento
nelle Segrete di Bocca
2008
RIGA
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STIAMO PREPARANDO
I NUOVI INCONTRI
Tutti i lunedì, ore 18,30
da febbraio a giugno 2009
giorgio.lodetti@libreriabocca.com
Progetto1/A le segrete 26-11-2008 13:23 Pagina 12
Raffaele
Minotto
ti, sono tratti di colore distesi come unità senza eredi, la desertificazione di un
di misura a creare una mappatura delle mondo che evoca il vuoto polveroso
figure, quasi un reticolo alla Chuck Close delle stanze di Ferroni, le ombre di
che proietta una radiografia umana e Claudio Parmigiani, i letti sfatti e abbando-
sociale. nati, orfani dell’impronta umana, i segni
Minotto vuole suggerirci la fragilità pre- lasciati sulle pareti dalle sagome di mobili
Un Divisionismo proustiano, uno scavare ziosa della vita e la sua irripetibile sacrali- spariti nell’umiliante oblio di una discarica.
nella materia per ricostruire un ricordo e tà, scuotendoci dall’apparente situazione Minotto reagisce a questa sorta di
registrare un’emozione: un mosaico di di inerti spettatori costretti all’immobilità moderna “pulizia etica”, alla rassegnazione
piccole tessere colorate che si addensano di un misterioso e incerto equilibrio. di una vita senza continuità, di un mondo
in un magico sogno caleidoscopico che Questo senso di silenziosa rivalsa lo ritro- senza testamento: le sue opere diventano
lacera gli schemi visivi tradizionali e si viamo nelle radici venete di Minotto, nel un proclama di commemorazione umana
e sociale di personaggi
che avanzano insieme
a noi come il popolo
del Quarto Stato di
Pellizza da Volpedo,
con l’orgoglio di una
sfida collettiva.
Geniale e poetica dun-
que l’idea di Minotto di
rappresentare i perso-
naggi di una via della
città impegnati nelle
proprie attività, La si-
gnora Ivana della polle-
ria, Il macellaio Giusep-
pe, Guerrino il fruttiven-
dolo, Il barista France-
sco, umanità protesa
verso un approdo di
solidale convivenza, a-
malgama di esistenze
che si innestano su una
comune e fulminea av-
ventura di vita, compli-
ci di una stessa inarre-
stabile mutazione ge-
netica, quasi una salda-
tura a caldo di affetti e
situazioni.
Come la Liverpool dei
Beatles, scopriamo una
compone quasi improvvisamente a svela- richiamo suggestivo alla delicata ansia spi- magica Penny Lane, microcosmo variegato
re un’annunciazione, un miraggio di se- rituale del grande poeta veneto Andrea di personaggi che in-crociano i propri
greta e delicata compostezza. Zanzotto: il tema del passaggio, del ciclo destini in una simbolica e rivisitata “via” en
È questa l’impressione che suscitano le della vita e del distacco assumono nel rose, come quella interpretata dalla subli-
tele di Minotto, un brulichio di pennellate Nostro veste figurativa. me Edith Piaf, sostenuta da un’incrollabi-
che ci sottopongono quasi ad un esame Non è tuttavia il ricordo di fantasmi le fede in una ecumenica solidarietà e
della vista, mettendo alla prova la nostra ormai cancellati, strappati ai luoghi segna- accesa dalle ver tiginose tonalità di
capacità di “leggere” le figure, di ricom- ti dalla loro presenza: “Onde eli?”, “dove Minotto, autentico cantore di un riscatto
porne i contorni e recuperarne la memo- sono...?” è l’invocazione di Zanzotto, che collettivo...
ria, un quotidiano miracolo di vita che si ne è della Pina dei giornali, dell’Aurora e Aldo Benedetti
materializza in quelle “fiammelle” di colo- dei suoi dolcini, della Teresa?
Le cornici di Armando, 2008
re amorevolmente accostate sull’altare È la cancellazione di una generazione Il macellaio Giuseppe, 2008
votivo di una sopravvivenza invocata
con accorata spiritualità, accarezzata
con la delicata consapevolezza di una
inarrestabile decomposizione.
È un “tonalismo alla distanza” quello di
Minotto, le figure si delineano solo
allontanandosi dalla tela, un prodigio di
prospettiva che risale alla tradizione
veneta della pittura tonale, felice tenta-
tivo di scavare la complessità psicologi-
ca attraverso una stesura di colori rapi-
da e istintiva, realizzata con piccoli trat-
ti, particelle di luce di cui fu insuperabi-
le demiurgo il geniale Tiziano, audace e
inquieto antesignano di tachisme e
pointillisme.
“Impressionismo materico” che coniu-
ga la densità coloristica di un Cavaglieri
alla delicatezza raffinata e intimista degli
interni e delle figure di un Bonnard, fino
agli arabeschi onirici di Matisse o ai
bagliori del delirio cromatico della
“Lampada ad arco” del Balla più futuri-
sta: le opere di Minotto, più che ritrat-
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Public Art
a Trieste e dintorni
Si sta per pubblicare con la Silvana
Editoriale un nuovo libro sulla Public Art
a seguito dei numerosi eventi svolti l’anno
scorso a Trieste in quest’ambito.
Per gentile concessione di Maria Campitelli
estrapoliamo dalla sua introduzione questa
parte: l’operazione “Public Art a Trieste” e
dintorni, svoltasi nell’arco del 2007 e pro-
trattasi con certi episodi (workshop ed
eventi nell’ambito urbano) fino al 2008, è
stata soprattutto un tentativo di informa-
zione su un aspetto dell’espressivita con-
temporanea - la Public Art appunto -
quanto mai dilatata, articolata e soggetta a
svariate interpretazioni. È stato il primo
grande evento ideato con sistematicità, Osservatorio in opera (OINO, Piero Almeoni, Paola Sabatti Bassini, Roberta Sisti),
per offrire la varietà di proposte che la “ASSIcurATI”, installazione - performance in p.zza Goldoni - Trieste. Foto: Carlo Andreasi
Public Art comporta, in un territorio –
La spiritualità
Trieste e dintorni – poco addestrato alla
ricezione di progetti innovativi nel campo ecclesiastica ha poi certamente contribui-
nell’arte
dell’arte. Nel 2001 c’è stato un preceden- to alla creazione di quei grandi capolavori
te importante, “Transform” (documentato artistici che sono ormai parte del patri-
con video nella mostra annessa), promos- monio culturale odierno.
so dal Conai, a cura di Emanuela De Ma aldilà della richiesta della committenza
Cecco e Roberto Pinto per l’organizza- e dei dettami iconografici imposti dalla
zione dell’Associazione Arte Continua e chiesa stessa, ogni artista ha sempre rive-
Comunicarte, incentrato però unicamen- lato se stesso ed il proprio credo all’inter-
te sul “site-specific”, con svariate installa- Il rapporto tra le credenze spirituali e no della sua opera.
zioni urbane di artisti internazionali. religiose di un popolo e l’espressione arti- Sono innumerevoli i casi di artisti che con
Questo progetto invece è nato dal deside- stica prodotta è sempre stato molto il passare degli anni hanno trasformato il
rio di proporre la varietà di interventi che forte in tutta la storia dell’arte e della cul- modo di dipingere in base ai propri cam-
rispondono oggi all’assunto, in senso fisico tura. Anche nei primi manufatti artistici, biamenti interiori, ad un intensificarsi del
e concettuale, di “pubblico” per compor- risalenti all’epoca della preistoria, si senso del sacro all’interno della loro vita;
re, per quanto possibile, un quadro delle riscontra un senso più profondo rispetto da Tiziano a Michelangelo, a Botticelli, per
potenzialità creative connesse a situazioni al semplice desiderio di rappresentare la fare solo qualche nome, gli artisti del pas-
pubbliche, caratterizzate da intenti di realtà circostante. sato hanno saputo immettere la loro
riqualificazione, di trasformazione, di Con l’avvento del cattolicesimo questo anima spirituale all’interno delle loro
miglioramento sia in senso ambientale rapporto si è fatto ancora più stretto, la opere.
che sociale. E “pubblico” è un termine pittura viene usata anche come strumen- E con l’avvento dell’era moderna?
quanto mai labile, onnicomprensivo e to di diffusione e narrazione della dottri- Slegati dalle grandi committenze, e dalla
quindi generico, in continua oscillazione di na cristiana. La grande committenza presenza, se vogliamo ingombrante della
significati, a seconda dell’evoluzione nello chiesa, gli artisti hanno continua-
sviluppo diacronico della Public Art stessa. to a parlare di religione o spiri-
L’evento plurimo di Trieste è stato un po’ tualità?
l’esaltazione dell’arte fuori dai suoi terri- La dimensione più intimistica ed
tori consacrati, musei e gallerie (d’altron- individuale in cui si è trovato e si
de questa è l’origine della Public Art (1), a trova l’uomo “moderno” ha certo
partire dagli anni ’60 del secolo scorso) cambiato lo scenario; gli stilemi e
ribadendo un processo di democratizza- le immagini iconografiche, tradi-
zione, di apertura e coinvolgimento che è zionalmente legate alla religione
proprio del suo percorso. Esso va senz’al- cattolica si sono affiancati a sim-
tro ricercato, come origine, in tutto l’arco boli meno facilmente riconducibi-
di posizioni critiche delle avanguardie del li ad una verità rivelata, ma non
secolo scorso nei confronti di posizioni per questo meno intrise di sacra-
stabilizzanti - da quelle storiche degli inizi lità, per lo meno negli intenti.
del secolo a quelle del secondo dopo- Dalla teosofia di Madame Blava-
guerra - inglobando, Fluxus, Minimalismo, tsky, che ha sensibilmente influen-
Land-Art, Performance e Body-Art, Situazio- zato i suoi scritti, Kandinsky, all’ini-
nismo internazionale. zio del novecento, continua a
Questi movimenti rispondevano sia sostenere il ruolo di un’arte “al
all’impulso di rapportarsi all’altro, sia alla servizio del divino”; definendo
volontà di configurare espressioni al di l’espressione artistica un “ponte”
fuori dei recinti consacrati, in dimensioni tra l’uomo e Dio.
e con materiali mai prima sperimentati. Tra astrazioni e realismi l’arte
E alla base ci sono delle idee di fondo, continua ancora oggi ad essere
come l’identificazione di arte e vita, la espressione della spiritualità e del
fusione delle arti in un bisogno illimitato senso del divino umano, ed è
di libertà (superando la divisione nei vari quello che cercherò di racconta-
generi, pittura, scultura…), in sostanza re in questa piccola rubrica.
una spinta della prassi artistica e della sua
fruizione in direzione antiborghese. Barbara Frigerio
Foto di
Maria Campitelli Giancarlo Pagliara
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Progetto1/A le segrete 26-11-2008 14:42 Pagina 16
Fred
Charap
diventano documenti del passa-
to, il loro valore cronografico e il
nesso profondo tra storia e scrit-
tura è al centro della ricerca pit-
torica di Fred Charap i cui muri
sono la stratificazione metaforica
Fred Charap nasce a New York nel 1940 di tracce simboliche attinte da
da genitori ebrei russi, si specializza in vari campi semantici tra loro cor-
facoltà giuridico amministrative facendo relati e comunicanti. Forma e
carriera come consulente sindacale ma la contenuto, significante e significa-
sua vera vocazione è' l'arte e negli anni to trovano una piena corrispon-
'80 si trasferisce in Toscana, dove attual- denza nella tecnica usata da
mente vive, per dedicarsi interamente alla Charap che procede per sovrap-
pittura. Attivo a Milano e in Piemonte, posizione di pezzi di iuta irrego-
Fred ha esposto in varie gallerie italiane lari incollati sulla tela che viene
ed europee (da Firenze, a Parigi, alla successivamente graffiata, strap-
Svizzera), una sua opera è esposta al pata, scavata e ritracciata da altri
Museo dei Lumi di Casale Monferrato simboli, colori e segni. Sui muri
dove a settembre si terra' una sua perso- elabora un nuovo codice seman-
nale di dipinti e disegni. tico e narrativo che recupera la
Nel Febbraio del 2008 ha esposto a dimensione storica del simbolo e
Milano alla Libreria Bocca dove è prevista la riconiuga in un linguaggio pit-
un'altra mostra di opere di grande forma- torico fatto di sovrascritture
to incentrate sul tema dei muri. I muri di continuamente mutevoli e di
Fred, The Palimpsests, nascono appunto tracce riemerse.
dall'idea di palinsesto, termine che indica Il valore cronografico del muro
una superficie, una pagina manoscritta, un sta proprio nella sua mutevolez- Muro, particolare 2008
rotolo di pergamena o una tavoletta che za, la simbologia stessa del muro cambia
anticamente (a causa della carenza di nel tempo e nella storia, esso è letto York, San Francisco e della Toscana ma
materiale cartaceo) veniva scritta, cancel- come elemento dinamico in rapporto hanno anche il valore di una più compo-
lata e nuovamente riscritta. anche con la natura, le stagioni, le luci del sita e articolata narrazione, sono i muri
Progressivamente, con il passare del giorno. Il palinsesto diventa così uno spa- della storia ebraica oppure i muri che
tempo, i labili resti delle scritture sotto- zio speculativo, un percorso concettuale, celano a ogniuno domande irrisolte, muri
stanti riaffiorano sulla superficie che divie- gestuale e filosofico che sta tra le parole come ostacoli da valicare, muri che rac-
ne così un testo costituito dalla stratifica- e la pittura. chiudono il significato recondito della
zione storica di più linguaggi. I muri nascono da una dimensione sog- nostra storia.
Da sempre l'uomo scrive o rappresenta gettiva come diario in cui l'artista raccon-
la propria storia su muri e pietre che ta e tratteggia i suoi muri, quelli di New Camilla Bertolino
Arimo
la quale facciamo Arimo, ci fermiamo: giu- modare, adattare (se fingere ex forma rei
sto il tempo di consultare un dizionario. publicae, conformarsi secondo la forma
Che figura!
Figura, dice il mio, deriva da fingo: fingere. politica dello Stato), e: educare. Cantare
Collegato all’arte, riaffiora nella figura l’ar- per esempio è fingere vocem. C’è anche
tificio necessario, purtroppo a volte suffi- ammaestrare (magister equum fingit.. il
ciente, affinché essa sia riconosciuta come maestro ammaestra il cavallo). Infine c’è
tale. Ma significa anche apparizione, fanta- fingere, simulare. Infine.
sma, modo carattere, genere, qualità, alle- “Fingono” e figurano insomma gli attori, i
Qual’è il minimo comun denominatore goria, effigie, statua d’argilla (da modella- cantanti, i militari che contraffanno il
tra un’opera astratta o informale, concet- re).Torniamo al fingere. volto, i filosofi che terminano un discorso
tuale o transavanguardistica, naive, sur- Oggi per noi questa parola, ha soltanto un in un certo modo o definiscono la
realista o impressionista? significato negativo, ma come primo, sapienza (fingunt sapientiam), gli scrittori
Occorre davvero fermarsi al minimo, per andando umilmente per ordine, leggo e i poeti che nova verba fingunt, foggiano
trovarlo: sono tutte figure. invece sul dizionario: formare, plasmare, nuove parole.
Tra il breve elenco appena citato, manca sognare, inventare, meditare, escogitare, Fingono gli scienziati in laboratorio, nel
lo stile figurativo perché al di là della tas- creare, fare, fabbricare, accarezzare, acco- creare assenza di gravità, piani perfetta-
sonomia critica, delle nostre mente lisci per annullare gli
bussole per scaffali (pur attriti, nelle simulazioni di
necessarie ma non esausti- volo, nel fare ipotesi dette
ve), ogni opera d’arte è una “per assurdo”, utili alla for-
figura. Figuriamoci! Sappiamo mulazione di tesi funzionali.
tutti che cos’è una figura, Fingono i geografi nel met-
paroletta che si innesta nel tere una cintura al mondo,
linguaggio comune anche chiamata equatore.
per designare situazioni rela- E figurano gli artisti nel rap-
zionali, comportamentali: il presentare, che è presenta-
parlare figurato con vivide re una seconda volta una
rievocazioni, il fare una brut- realtà, perché la prima non
ta o una bella figura davanti a basta. Vedere non basta a
qualcuno per esempio, non raffigurare.
richiede che il soggetto sia Occorre immaginare quel
munito di cavalletto, tela e che si è visto.
colori. Figurarsi qualcosa,
significa immaginare, a volte Cristina Muccioli
per assurdo.
Questione nebulosamente Hilla Ram
chiara, quella della figura, per Take my hearth, its yours, 2008
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Ernesto
Achilli
Ernesto Achilli è pittore oltrepadano di
forte e significativa personalità artistica,
che ha alle spalle un valido itinerario
espositivo in Italia ed all'estero.
Scrivendo di lui, in passato, ho accennato
al convincente e stimolante “realismo esi-
stenziale” di questo cantore della sua
terra. Ed in effetti, la sua poetica si carat-
terizza per il forte legame, contenuto nei
dipinti, fra arte, natura e territorio.
In essi, oltre la progettualità ed il rigore
compositivo, si avverte l’esigenza di ricol-
legarsi con le proprie radici, basandosi
sulla capacità di osservare attentamente
le cose come sono in sè stesse, e poi di
descriverle fedelmente, maneggiando con
maestria le risorse intellettuali e tecniche
della pittura.
In Achilli si riscontra l’attenta osservazio-
ne degli ambienti e delle realtà in essi Più o meno fini, 2008
presenti, osservazione compiuta con
scrupolo quasi amoroso, e poi portata sti stessi oggetti erano in dimestichezza e ca di energie ma serena che era propria
sulle tele con “intelletto d’amore”: così gli di essi si servivano. Ernesto Achilli ci di quegli anni. Come nota con sincera
oggetti perdono la loro originaria funzio- ripropone così con un raffinato taglio passione l’artista, immedesimandosi nella
nalità, e ad essi, come nota lo stesso arti- interpretativo, sensazioni acquisite nell’in- ragionata vicenda del suo laborioso
sta, si restituisce la dignità perduta, e al fanzia e nella prima giovinezza della sua impegno creativo.
contempo si mantiene vivo e palpitante il vita: richiami di un mondo espressi con
ricordo di coloro che un tempo con que- l’arte, che sa comunicarci l’atmosfera cari- Siro Brondoni
Inni
voluto, cercato e di-
d’incanto semplice
panato su un teatri-
no dinamico ma po-
sto al chiarore della
luce del sole, quan-
do ancora alto non
è, per abbagliare la
Posare lo sguardo su un dettaglio e terra.
immaginarlo ingigantito, mostruosamente Questa è la poetica
e palesemente grande dinanzi ai nostri di Nicola Brindicci,
occhi, pensando che esso possa precipita- semplice, sulle spire
re o che per una strana legge fisica possa dell’essenziale,
restare eternamente bloccato per con- ottemperata con gli
trapporre il suo perpetuo e silente strumenti dell’im-
immobilismo al dinamismo della vita quo- maginifico ma co-
tidiana. Scorgere, poi, un cielo mutevole, struita con l’animo
dai colori tersi, cangianti, pronti a rivelare dell’io bambino, in-
la verità delle cose e a comunicare che nocente e puro,
l’immagine che abbiamo dinanzi è solo predisposto a ricer-
frutto di un silente processo d’osserva- care l’essenza delle cose e attraverso esse inesplorati, tutto si ferma dinanzi al sapo-
raccontare una di- re dell’ermetico decantato nell’immedia-
mensione spirituale to e reso immortale, come fosse un inno
della natura o forse d’incanto semplice.
giocosa. Due antipodi Le opere di Nicola Brindicci sono tracce
che sono propri di di meditazioni o pensieri d’inganno, forse
Nicola, che si evinco- sono l’uno e l’altra cosa messi insieme
no anche nelle opere queste fotografie scattate con la macchi-
esposte alla Libreria na fotografica meccanica (non conosce le
Bocca, un pot-pourrì regole del digitale), anche se un elemen-
della sua produzione to è certo: l’artista sa di voler stimolare la
fotografica. riflessione sulla dimensione della vita di
Dalle lacunose lande ciascuno e quindi sulla collettività!
solitarie dei rossi mi- Non rimane altro che lasciarsi coinvolge-
lanesi, alle aggraziate re per stimolare pensieri e propositi crea-
forme vetrose di sug- tivi! …d’altronde, uno dei compiti dell’ar-
gestiva trasparenza, te, non è forse quello di renderci migliori?
agli aghi sulla neve
che giocano forman- Antonio D’Amico
do paesi e sentieri Androidi, 2008
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