Fondatore Giacomo Lodetti / Direttore Giorgio Lodetti / Direttore Artistico Roberto Plevano / Progetto Grafico Franco Colnaghi
Anno VI, N. 20 • Gennaio-Marzo 2007 • Galleria Vittorio Emanuele II, 12 - 20121 Milano • e-mail: giorgio.lodetti @ libreriabocca.com
Le interrogatorie
ALESSANDRO PAPETTI visioni
tersi da quella pelle che è una cancrena del
tempo e il segnale più tangibile e irriverente
della nostra condizione di disfacimento.
Varlin è stato il mio primo maestro di vanitas,
Avanti… confessa! siamo entrati nel tuo studio Beh, quelli rappresentano l’estrema sintesi del a rappresentare figurativamente l’umana dis-
e abbiamo visto tutti quei ritratti, sembrano so- destino umano, simboli di una sofferenza quo- solvenza, ironicamente accettata, Bacon me
spesi con il viso all’insù, scommetto che li hai im- tidiana che ci violenta e di un sacrificio che ne ha urlato la costante, devastante contiguità.
piccati e ti sei divertito a osservarne i volti dal- cerca riscatto… In fondo la nostra vita è uno Incutono timore le tue figure senza testa, come
l’alto, quasi a implorarti di tagliare la corda e stentante alternarsi tra una consapevole cro- se volessi farle a pezzi, distruggerle e occultarle
non soffocarli! cifissione e una brutale macellazione, dolo- nei loro ambienti, in quegli interni desolatamen-
Ma no, io i ritratti li concepisco così, figure col- rosa ascesi e delirante abbruttimento, acco- te vuoti! non è che li hai sotterrati?
te in equilibrio prospettico, volti che paiono munati da esangue rassegnazione, la stessa di No, semmai sono loro a sotterrare me, a os-
interrogarsi sul proprio ruolo, quasi attendendo quei corpi appesi. sessionarmi con la loro non presenza: io ve-
una conferma, un assenso, sovrastati da un de- Il mio è un inno alla carne, cerniera di con- do già gli ambienti vuoti, popolati da una as-
stino schiacciante e timorosi di scivolare nel giunzione tra sacro e profano, guscio emotivo senza imminente, dalle ombre di coloro che
vuoto, in quel grigio plumbeo che già sembra in progressiva, inarrestabile disgregazione che sto osservando e tra un po’ saranno altrove,
inghiottirli, condannati in attesa di giudizio. sembra manifestare l’angoscia di sottrarsi al vuo- sono le figure filiformi di Giacometti che si al-
Sembra quasi che voglia essere tu il giudice: guar- to incombente, in un contorcersi baconiano in lungano nel vuoto, corrose da un’individualità
da che abbiamo trovato anche delle crocifissio- cui non interessano i volti, ma il tentativo di la- che ne tradisce la sottile, etimologica inco-
ni e dei conigli squartati! cerazione di un involucro soffocante, a scuo- municabilità, l’ulcerante consapevolezza di un
progressivo e silenzioso distacco.
Gli interni delle abitazioni deserte sono i ve-
ri protagonisti, noi siamo la polvere che li ri-
copre, le fabbriche dismesse sono lo specchio
delle nostre voci assenti, i resti inorganici di
un passaggio umano assimilabile ai residui di
un processo industriale. Nudo notturno, 2006
Però poi sei passato da queste visioni anguste
a quelle gigantesche dei cantieri navali, forse so- Nei miei immensi cantieri non si notano pre-
no mappe di qualche traffico illecito ? senze umane, ma si immaginano le folle che
In effetti sì, sono mappe, ma di un desiderio animeranno quelle costruzioni, un annuncia-
di fuga dal soffocamento di quegli ambienti to battesimo di vita, quasi un futurista varo di
spogli e desolatamente grigi, monocromi co- frastuoni che orchestrerà una miriade di emo-
me il pensiero dominante di osservare tutto zioni, caotico agglomerato di individualità.
con lo sguardo del dejà-nu, dove al classico È una silente esplosione di vita e movimen-
schema del dejà-vu, del già visto o vissuto, si to, una rivincita alla staticità degli interni, una
sostituisce un ossessivo già nudo, spogliato fuga impulsiva dal vuoto che ci attende: il mio
dell’immediatezza del presente, carico del ri- vuole essere un monumentalismo aggregan-
chiamo emotivo della scena sgombera dei te, esattamente l’opposto dei desolanti sce-
protagonisti, dell’io lasciato a contemplare il
Boulevard St. Germain, 2006 dopo, una sorta di delocazione esistenziale. Continua a pagina 18
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ROBERTO CASADIO me, che l’inesorabilità del tempo sa vorace- cio di un discinto corpo femminile disteso, in-
mente corrompere e lui ancora più celermente cendiario, inesauribile oggetto di desiderio -
la, egli si levò incontro come un Dante paci- anticipare nelle sue tele così atrocemente pre- sprofonda nel desolato sconcerto del suo di-
ficato, emergente da un girone di creature ge- saghe. E’ in primo luogo la sofferenza dei con- sfacimento peccaminoso, della sua sinistra con-
menti e dannate di incontenibile pathos, in mar- flitti della bellezza e della sua inarrestabile con- danna all’infezione del mostruoso e del brut-
cato contrasto con la sua espressione accatti- sunzione che sottende la ribellione umana ed to. Una pennellata fluente, pastosa, dal tim-
vante e distesa. Questo dissidio tra bonomia artistica di Casadio. Nudi di donna, infocate bro deciso e ricco di tonalità, staglia primi pia-
e intransigenza ci ha sempre incuriosito ed at- meteore emananti splendore (Nudo rosso, ni sfrontati su dissolventi cupezze da retro-
tratto in Roberto Casadio, cordiale e discorsi- Riposo), prepotenza di seni che “fondono” la scena, tagliate a volte dal cono indagatore di
vo nei contatti umani, impietoso e irremovibi- sottile ipocrisia dei vestiti e si mostrano incan- un occhio di bue o da un indiscreto sciabola-
le nel suo studio, a tu per tu con la devastata descenti ai nostri peccaminosi languori (Capelli re di riflettori che mettono al vivo stati d’a-
armonia di volti e di corpi, o piuttosto di ani- rossi, Brindisi), imbarazzanti avvenenze muliebri nimo, simulacri di maschere abbandonate, ca-
(Omaggio a Courbet, Le tre mele), raffinate no- scami di menzogne, estenuate ossessioni, ca-
stalgie feticiste di erotizzanti reggicalze neri ligini di memoria. Quadri che scagliano vo-
(Arlecchino e la modella, Invidia, Lussuria), le Belle luttuose censure al fascino vizioso del vive-
fumatrici irrequiete — unghie rosse affilate e re, opponendo straniato sgomento all’in-
trucco pesante a mitigare occhiaie scavate dal- terrogativo del nostro rovinoso sparire, al-
la lascivia — perse a divagare tra nebbie di fu- la bestemmia del dolore, al millenario in-
mo e di alcol su naufragi di amori e fantasmi calcolabile accumulo di sofferenze delle mol-
di figli perduti, trasfigurano in degradate crea- Brindisi, 2003
titudini umane (e animali) che dovrebbe far
ture in cui ogni attrattiva si spegne, sopraffat- scoppiare il cuore di qualsiasi dio che non
ta da garbugli di rughe, dalla fatica volgare del genti contraddizioni: Dea Madre e Furia in- si sia voluto distrarre. L’amara poesia che
vivere, dal ricordo delle ferite, dal rattrappirsi fernale, vergine e prostituta, incoercibile for- Casadio riversa nei nostri occhi affascinati
dei sogni (Nastro rosso). Roberto Casadio sa, za della natura e corpo violato, fragilità e in- e smarriti percorre un’impietosa teoria di
quando dipinge, che anche la sua mano è mo- contenibile energia rigenerante, gorgo di pas- solitudini, di dolenti intuizioni, di echi di di-
ribonda. E che essa ritrae carnali oggetti di sioni e simbolo angelicato, concupito enigma sperazione e di sfiorite bellezze disperse nel
contemplazione ormai prossimi al niente, di sublimate meschinità. Casadio, dall’entusia- tempo che ci raggiungono come un inter-
pronti a dissolversi in un soffio di cenere. La stica ammirazione per il fascino muliebre, co- minabile grido di belva ferita. Quell’urlo sor-
sua pittura rivela gli inganni dell’esistenza e sì magnificamente affermato nelle imponen- do che attraversa l’anima di ciascuno di noi
l’insondabilità del suo complesso mistero, il ti allegorie dei Vizi capitali e in particolare del- e che solo l’ultimo sipario di silenzio saprà
cui cardine non può che essere ancora la don- la Superbia — un corpo di donna colmo, di finalmente acquietare, raccogliendo nel buio
na, capace di tenere in vita il mondo, in una straordinaria avvenenza, eccitante nella sua della terra la nostra indifesa nudità.
contaminazione di esuberanza e di morte, di nudità procace accentuata da trasparenze di
Nastro rosso, 2004 speranza e dolore, in un groviglio di sconvol- vesti leggere - e dell’Invidia — magistrale scor- Giovanni Serafini
LE INTERROGATORIE VISIONI DI la resa incondizionata e allucinata del singolo sospensione nel tempo dei ritratti e degli in-
ALESSANDRO PAPETTI si sostituisce il prodotto di una capacità co- terni, avverto la vita come accumulo di po-
rale di reazione, un “memento vivi” che fa ab- vere tracce che ci sopravvivono, una poetica
nari urbani di Sironi, manifesto di un’angoscia bandonare il vissuto grigiore degli interni. alla Boltanski, l’oggetto come anima delle no-
umana e politica. Non mi convince questo entusiasmo, tu vuoi fuor- stre emozioni, immobile testimone di un ve-
L’alienante mancanza di orizzonti è sconfitta viare l’attenzione… loce passaggio: così poltrone, letti, tavoli par-
dalle mie costruzioni navali, il messaggio di un Sì, forse lo scopo è proprio questo, immergerci lano di noi, ma vivono di vita autonoma, rac-
Rex felliniano che presagisce il viaggio che af- in una realtà complessa in movimento, ritro- contano delle varie identità che hanno ospi-
fronteremo, una enorme capienza di presen- vare un dialogo con l’ambiente che ci accoglie, tato, come un albergo ad ore.
ze a maturare l’allegoria di un’avventura col- fuggendo dal chiuso per arginare il senso di ab- Ma questo Boltanski è tuo complice?
lettiva, di una futurista aeropittura che non bandono e crollo imminente che ci dilania, ci Ma no! è un artista che come me guarda il
vuole essere puro entusiasmo costruttivo, sfi- parla degli oggetti abbandonati, delle scolorite mondo col disincanto di chi lo vede spoglio
da eroica alla realtà, bensì enorme scialuppa impronte che sopravvivono al nostro passag- di ogni significato, che ne esalta i piccoli og-
di salvataggio, arca di Noè pronta a sottrarci gio. Così i miei personaggi li reinvento in atte- getti come monumenti alla memoria e ne Paris - Metro Passy, 2006
a un naufragio: è una giganto-pittura in cui al- sa del varo di quelle navi a popolarne le cabi- mette a nudo la fragilità. te alla mia abitazione mi fa svegliare d’im-
ne, o immersi nel traffico delle strade parigine Ecco, nell’acqua ho trovato l’elemento più provviso: ho sognato di essere Papetti, uno
in una affannosa guida verso il caos, risucchia- consono a rappresentare questo senso di so- dei più coinvolgenti e significativi artisti del
ti ancora una volta da un vortice di voluta e spensione e di disarmante nudità: forse è un panorama internazionale e ho vissuto un in-
incosciente trasgressione nei confronti di un richiamo al grembo materno o più semplice- terrogatorio da incubo, sottoposto al suo stes-
tempo che fluisce con la stessa intensità, qua- mente a un mezzo che rallenta il nostro af- so disagio di identificazione, alla sua stessa co-
si a ignorarne le dissacranti conseguenze. fanno, scomponendolo in movimenti più ge- scienza dell’inadeguatezza di un vero mezzo
Da questa euforia vitale di fuga maturo così stuali, di eleganza teatrale, che sottolineano espressivo al livello dell’umano sentire.
l’analogo disagio degli esterni, di quegli sce- un’inutile ansietà di sopravvivenza. Ora ho il terrore di continuare quell’interro-
nari urbani che paiono resti di un’esplosione Ecco, in questo atteggiamento Boltanski è mio gatorio nel chiuso del mio studio, interro-
atomica, privati improvvisamente di ogni at- complice. gando le immagini dei suoi personaggi, cer-
tività vitale, testimoni di una civiltà distrutta, Ah! finalmente hai confessato! candone una autentica complicità.
come cristallizzati nel tempo. Fortunatamente, in questa calda giornata esti-
Portacontainer notturno, 2005 Ancora una volta mi assale l’iniziale senso di va, il rumore di un tuffo nella piscina di fron- Aldo Benedetti
Digital
CYRILLE MARGARIT Evidences
ci circonda e che viviamo è lì dentro; un oc-
chio magico indagatore che mette a nudo noi
stessi e tutto ciò che ci capita a tiro.
Da lì la realtà non può sfuggire. È l’evidenza,
esprimere un
modo di sentire,
un mondo che
è quello tutto
rativo all’astratto sulla medesima base di par- Ma vi è un “ma”, una domanda, una sfida più particolare di
tenza; è il figurativo che si fa astrazione, la che altro:“ma è veramente tutto e solo quel- Cyrille Margarit.
realtà che vira verso l’astrazione e diviene so- la la realtà?” E se fosse anche qualcos’altro, Un sognatore,
gno. Quindi nel digitale il sogno è realtà. qualcosa che sta al di fuori della mera perce- uno dei pochi e
Il mondo del reale viene sperimentato e vis- zione visiva e sensoriale? Perché non prova- degli ultimi ri-
suto sotto sfaccettature diverse, sotto altre re ad andare “oltre”, a stravolgere quella realtà masti! Un senso
luci; si mostra il sogno contenuto nella realtà; per farla divenire sogno? Per vedere cosa c’è estetico il suo,
le altre possibili realtà, le moltitudini di “realtà” dietro la facciata, dietro l’angolo? Sperimentare fatto di istinto Chrysler, 2006
diverse. Un corpo umano diviene macchia, un mondo diverso per arrivare non si sa do- puro, che scatu-
colore, emozione pura; un grattacielo di New ve, alle radice dell’essere o al di là dell’essere risce inconsciamente dalla sua anima.Tutto è
York si incendia in un fuoco morbido e caldo stesso? giocato su un ideale di bellezza che è prima
che non scotta, che non ha nulla di pericolo- Da qui parte, nella ricerca di Margarit, la fu- di tutto bellezza interiore, è scavo nell’animo
so o mortale. È solo un “altro” Empire State sione tra “digital” ed “evidences” che diventa umano, è un atto di amore. Solo su una base
Building. Una Ferrari che sfreccia al Gran una nuova forma di figurazione o una pura di tal genere si può costruire un “Artista”; sul-
Premio di Monaco non è solo il mito che tut- astrazione. E Margarit gioca con figurazione l’istinto, sulla delicatezza, sulla purezza. Cyrille
ti vediamo e conosciamo; è un soffio, uno stri- e astrazione in modo nuovo su un supporto riesce ad essere tutto ciò, riesce ancora a me-
dio, un urlo, movimento puro, movimento del- di alluminio dove le fotografie non vengono ravigliarsi di fronte al mondo, alla sua bellez-
l’anima, moto del tempo, l’espace d’un matin. incollate, ma vengono direttamente impres- za, alla sua magia. Riesce ancora ad emozio-
Red Mask, 2006 È il sogno.“Evidences” in inglese significa “pro- se con una tecnica totalmente nuova. narsi di fronte ad un paesaggio o al volto di
ve” di un processo o di un discorso. Prove di La luce non è più quella proveniente dal qua- un bambino. Fino a quando avremo esseri
Il mezzo è il digitale perché le foto sono or- realtà che ci circonda. Quello che viene ri- dro, dal chiaroscuro pittorico, ma viene colta umani capaci di provare ancora e nonostan-
mai tutte in digitale; col computer si manipo- prodotto dal mezzo fotografico è realtà. direttamente dal mondo esterno; è la luce del te tutto sentimenti di tal genere, avremo an-
la e si trasforma la realtà. Attraverso il com- In francese infatti significa “evidente” vale a di- sole, del giorno che interagisce direttamente cora e fortunatamente “Artisti”.
puter la realtà diventa sogno e il sogno di- re sotto gli occhi di tutti: reale. Per Cyrille con il supporto di alluminio dandogli nuance Cyrille è uno di questi.
venta una nuova realtà reinventata e diffe- Margarit la realtà è quella che si vede e si fis- e modulazioni differenti. Una tecnica nuova,
rente. Il digitale permette di passare dal figu- sa attraverso un obiettivo.Tutto il mondo che una nuova sperimentazione sui materiali per Cynthia Penna
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LUCIANO VENTRONE Still-human-life
caratteristiche: oggi la scelta di rappresenta-
re con la stessa tecnica e lo stesso sguardo il
corpo femminile. Non è la prima volta che
l’autore decide di affrontare temi diversi dal-
la natura morta, ne sono un esempio i de-
serti e le marine, ma forse il nudo si inserisce
in modo più incisivo all’interno del suo uni-
verso pittorico. Nelle prime opere su questo
tema compare accanto alla modella un pic-
colo cesto di frutta, quasi una dichiarazione
di poetica, un rimando evidente alle altre ope-
re per evidenziare la medesima attenzione
posta nel raffigurare le membra femminili al
pari di una zucca o di un melograno. Anche
la scena pittorica è la stessa: un fondo nero
ed un piano d’appoggio bianco. Non vi è un
interesse psicologico, introspettivo; dal volto
della modella non traspaiono emozioni o sen-
sazioni che tradiscano il suo stato d’animo, o Oltre la geometria, 2006
svelino qualcosa della sua personalità, tutto
ciò che si vuole svelare è lì, davanti ai nostri
GALLERIA FORNI - Bologna
occhi, nell’armonia e nell’eleganza del suo cor-
po, nel fascino emanato dai suoi capelli, rap- Presso FORNIBOOKSHOP saranno in ven-
Leptis magna, 2006 presentati nei più piccoli dettagli, tanto da dita e consultabili diversi prodotti editoriali:
sembrare veri, tangibili. La sua interiorità ri- non solo i cataloghi delle mostre ospitate dal-
STUDIO FORNI - Milano mane un mistero, conservato per sempre nel- la Galleria nel corso del tempo, ma anche i
Il corpo femminile, cantato da poeti e scrit- l’atmosfera rarefatta del quadro. volumi editi da prestigiose case editrici qua-
tori, immortalato sulla tela dai più grandi pit- Nelle ultime opere scompare anche il cesto li Electa, Charta e Skira sull’opera di alcuni
tori di tutti i tempi, diviene il soggetto pre- di frutta, la composizione diviene ancora più importanti artisti che hanno esposto presso
essenziale, affidata solo al corpo della model- la Galleria; fra tutti basti citare Giorgio Tonelli,
scelto da Luciano Ventrone, per un nuovo ci-
Luciano Ventrone, Alessandro Papetti o
clo di opere, che affiancano ed accompagna- la, che assume, a volte, posizioni più articola-
Giovanni La Cognata.
no le più note nature morte. te, descrivendo all’interno della tela delle for-
Il nuovo spazio si propone in questo modo di diventare un punto di riferimento per l’editoria d’arte e le
Ventrone aveva già affrontato questo tema me geometriche nelle quali la luce si insinua pubblicazioni di un settore, quello fotografico, che vanta un numero sempre più ampio di appassionati.
all’inizio della sua carriera, prima di intra- accentuando le forme o sottraendo allo sguar- L’ambiente, reso caldo e accogliente dalle librerie in legno, è stato pensato tanto per poter ospi-
prendere quel lungo viaggio che lo ha porta- do porzioni di pelle. In alcuni dipinti i giochi tare appuntamenti quali presentazioni e anteprime, quanto per favorire la consultazione del ma-
to ad essere uno dei più indiscussi maestri del chiaroscurali sono più violenti, lasciando in om- teriale da parte del pubblico.
nostro tempo. In questi anni di continua ri- bra intere parti del corpo, come in Leptis ma-
cerca pittorica, sulla luce e sul colore,Ventrone gna dove, forse non a caso, è proprio il viso a
Galleria Forni - Bologna, via Farini, 26 - e-mail: forni @ galleriaforni.it
ha dato vita a memorabili cicli di nature mor- rimanere quasi nascosto, mantenendo così an-
te, immortalando sulla tela composizioni di cora una volta celati i segreti dell’anima. Studio Forni - Milano, via Fatebenefratelli, 13 - e-mail: forni.mi @ iol.it
frutti o foglie illuminati da quella luce fredda, www.galleriaforni.it
algida che è divenuta una della sue più note Barbara Frigerio
Premio Movimento
CLAUDIO MAGRASSI Segrete di Bocca
non essendo particolarmente appetibile, of-
fre la possilità ai giovani di entrare in con-
tatto con molti addetti ai lavori, tutti quei
personaggi che negli anni hanno collabora-
società ma a lei resistiti, volti veri. La sua ri-
cerca è introspettiva dell’animo umano, vol-
ti dipinti in spazi chiusi illuminati da luci cal-
de e colori forti: rossi, marroni, gialli. Ho vi-
albanese, studia a Brera, in due anni, ha già to e collaborano con la rivista e la Libreria. sto poche opere recenti e, mentre le pri-
all’attivo nonostante la giovane età, classe Galleristi e soci si sono già interessati a con- me erano legate alla tradizione Caravagge-
’81, tre mostre personali, la segnalazione a tattare i finalisti ed in particolare Claudio, sca, a personaggi e simboli religiosi, in par-
numerosi premi organizzati in Italia, un ca- con il quale, ho già avviato i programmi per ticolare la crocefissione e la corona di spi-
talogo edito con Bocca e contatti interna- il prossimo anno. Il suo lavoro non è velo- ne, o nature morte; i volti hanno tutta la tra-
zionali. Ovviamente per Claudio dovrò at- ce, sono opere dipinte con colori cupi, te- dizione della pittura precedente, e soprat-
tendere un po’ di tempo, ma gli esordi so- le sbrecciate, cucite e rattoppate, volti che tutto hanno quello che io reputo fonda-
no molto interessanti, classe ’69, ha fre- scrutano e si scrutano, a volte sofferenti a mentale in un giovane artista, la personalità,
quentato il Liceo Artistico di Tortona dove volte autoritari, non più giovani ma non an- sono riconoscibili quindi sono suoi.
attualmete vive, per affinare e migliorare la ziani, uomini che conoscono la vita, che han-
conoscenza delle tecniche artistiche ha fre- no sofferto e gioito, volti consumati dalla Giorgio Lodetti
quantato lo studio di colleghi, tra cui quel-
lo di Benedicenti. Ha all’attivo diverse mo-
stre personali e collettive. Claudio, che ho
conosciuto alla serata di premiazione in li-
Privato vende al miglior offerente opere della propria collezione
Krisalide, 2006
breria, è una persona di una sensibiltà e sem-
d’arte di artisti contemporanei. Prenotare una visita al 339.6859871
Sono già passati tre anni da quando con un plicità disarmanti. Quando l’ho proclamato Opere di Ajmone, Arrivabene, Bacci, Baj, Becon, Becca, Berrocal,
gruppo di amici decisi di organizzare un Pre- vincitore, si è visibilmente commosso tra- Bertante, Bonalumi, Borioli, Celada, Colnaghi, Corona, Dangelo, Del
mio di pittura dedicato ai giovani artisti, che smettendomi la sua emozione. Il premio pur
si è fatto e si è andato consolidando nei due Pezzo, Della Torre, Fomez, Lavagnino, Nespolo, Olivieri, Papetti, Petrus,
appuntamenti biennali previsti, 2004 e 2006, Ercole e Luca Pignatelli, Arnaldo Pomodoro, Raciti, Rampinelli,
con catalogo edito Bocca contenente le
opere finaliste e l’elenco dei partecipanti.
Rognoni, Attilio Rossi, Sanesi, Sangregorio, Sersale, Sesia, Tadini,
L’idea è nata dalla necessità di contattare Tiboni, Vago, Valentini, Velasco, Vicentini, Vistosi, Zanon, Zazzeri e altri.
giovani artisti fuori dal mio tradizionale am-
bito, infatti, sono riuscito a conoscerne pa-
recchi, sia in italia che all’estero. Grazie al N O T A D E L L ’ E D I T O R E
contributo e al sostegno di molti critici, tra
i quali vorrei citare Aldo Benedetti,Antonio
D’Amico, Philippe Daverio,Victoria Fernan- Per ricevere gli inviti e le comunicazioni degli eventi promossi
dez, Sara Fontana, si continua e per il pros- dalla libreria è necessario inviare via e-mail nome e cognome a:
simo appuntamento, con la recente colla-
borazione di Antonella Piccardi della Galle- giorgio.lodetti@libreriabocca.com
ria ArteIdea ci saranno considerevoli cam-
biamenti, che non svelerò in questa sede. BIANUCCI CINELLI studio
Entrambe le edizioni hanno suscitato mol- comunicazione La Libreria Bocca è lieta di annun-
to interesse di pubblico e di critica, ma il organizzazione eventi ciare la collaborazione con l’ufficio
ufficio stampa
fatto che mi entusiasma di più, è il notevo- stampa diretto da Francesca e
le successo degli artisti selezionati, ovvia- Chiara Bianucci Cinelli, per una
via Lambro, 7 - 20129 Milano - Italia
mente in primis i vincitori delle due edizio- maggiore e migliore diffusione
tel. +39 0229414955
ni: Eltjon Valle 2004 e Claudio Magrassi 2006. fax +39 0220401644 delle iniziative culturali promosse.
Con Eltjon ho avuto la riprova che talento,
impegno e voglia di fare premiano. Artista Larvale II, 2006
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Maria Teresa
MATÈ Isenburg Negri
brante. Dopo quel primo incontro ci siamo vi-
sti spesso in Libreria e un paio di volte a casa
sua con mia moglie Laura. Matè è una scultrice
ma non scolpisce, i suoi lavori non sono dipin-
mondo riservato ai soli addetti;gli artisti per pri- ti, ma si appendono, non hanno le dimensioni
mi, non amano essere ignorati dal pubblico e si volumetriche di una normale scultura,ma a que-
lamentano quando i vernisage sono deserti, a sta appartengono.Utilizza spesso il vetro,un ma-
differenza del passato, dove la prassi era non teriale forte e delicato, trasparente e colorato,
presenziare neppure.Oggi tutte le presentazioni ma anche: ceramica, porcellana, plastica, spec-
sono delle vere e proprie celebrazioni,feste nel- chio. Le sue opere sono agglomerati, stratifica-
la festa, tutto è più veloce e frenetico, la mostra zioni di storie e di eventi accaduti.Da anni la sua
deve funzionare il giorno della pre- ricerca sonda il riciclaggio di materiali
sentazione se non addirittura di uso quotidiano e comune,
prima dell’apertura ufficiale. piatti, piattini, tazze, tazzine,
La durata serve solo per teiere, barattoli, zucche-
concludere trattative, riere e altro che,una vol- te, animali imbalsamati o in ceramica, sculture
contatti,vendite e nuo- ta rotti, perdendo la lo- etniche, maschere, un caleidoscopio di vita e ri-
ve esposizione. Il fine ro funzione primaria, cordi, di frammenti di vite passate e presenti,
è la diffusione dell’o- quindi rifiutati accan- sue, loro, nostre.
pera,la sua circolazio- tonati gettati,vengono Viaggiando per il mondo è una testimone degli
ne sul mercato, un sapientemente riabili- avvenimenti a cavallo di due secoli, ricordi, pen-
meccanismo in cui ci tati, una reinterpreta- sieri e sensazioni che tornano sono presenti e
cascano molti,ma spes- zione del ready-made di fanno parte della sua arte.C’è il sole della Florida,
Vetro nell’immaginario,2003 so,anche qui esistono le Duchamp. Lei non sce- il colore del deserto del Sahara, la terra
famose, mosche bianche. glie un solo oggetto ne d’Oriente e la sua filosofia,ci sono passato,pre-
Da circa dieci anni organizzo mostre, di artisti Ci sono personalità al di so- raccoglie molti, li recupera, li sente e futuro nell’arte di Matè e tanto altro. Il
contemporanei è un lavoro che, tra una diffi- pra delle parti che, con il loro utilizza e,unendoli ad altri,dà lo- piacere di essere incantati, affascinati e illusi di
coltà e l’altra, faccio con piacere, ovviamente al- passato più o meno ricco di rico- ro nuova vita. Le sue accumulazioni rivedere noi stessi riflessi nelle sue opere,la pos-
ternato a quella che è la mia principale attività: noscimenti ed esposizioni,si estraniano, non diventano opere d’arte da ammirare e con- sibilità di interpretarle o essere interpretati da
il libraio. Il rapporto con chi fa arte, l’Artista, è chiedono, non si propongono, ma sono capaci templare, con una loro storia da raccontare e un’arte che ci è appartenuta nella quotidianità
sempre diverso,in questo caso l’esperienza ser- di coinvolgerti, interessarti e mostrarti le loro testimoniare,appese alle pareti si affacciano sul- e ora non è più nostra ma di Matè che le ha
ve solo per essere il più pratico possibile, infat- opere con quella competenza tipica dei grandi. l’ambiente circostante che così viene riflesso, dato nuova vita.
ti come in tutti i rapporti interpersonali, non ci È questo il caso di Matè, nome d’arte di Maria sfaccettato, smontato, ricomposto, distorto, in-
sono regole fisse su come doversi comporta- Teresa Isenburg Negri. Un giorno è entrata in grandito, rimpicciolito. È un dialogo unico, con- Giorgio Lodetti
re o su cosa dire. Ogni mostra rappresenta un Libreria e, come spesso accade, c’era un amico tinuo, irripetibile, magico. Lo stesso apparta-
passo in più in un mondo che solo apparente- comune che ci ha presentati, Sergio Dangelo. mento vive delle storie di Matè, ricco di parti- SpazioBoccainGalleria
mente può sembrare chiuso e ristretto, l’arte, Matè è un’artista che porta con eleganza e char- colari di sue opere, di oggetti raccolti e non an-
soprattutto quella contemporanea, non è un me i suoi anni, ha una luce interiore forte e vi- cora utilizzati, di piccole sculture, di fiori e pian- mercoledì 21 febbraio 2007 - ore 18,30
Angelo Sblendore, con il suo co- di un racconto e donarci l’ebbrezza dell’inten- Matteo Galbiati
gnome bello e strano, ci rimanda sità, così alle opere di Gian-
con le sue “sblendide” rose sui ni Moretti non servono
banchi di scuola. Rosa rosae, rosae dettagli superflui, non oc-
rosam. Rosa rosa, Rosae rosarum corre una dichiarazione di
rosis, rosas rosae rosis. intenti ma basta l’accenno
Lui le declina in tutti i casi, abla- e delle ombre sfuggevoli
tivo compreso, singolare e non. fanno breccia in noi, per
Lasciando il mondo latino ci ri- aprire, con un leggero sus-
troviamo nella poesia francese sulto, il nostro sentire. Non
dell’800 che dà i titoli a questi si devono capire, non si de-
lavori: L’alba spirituale, L’orgoglio A colei che è troppo gaia, 2006 vono solo vedere, per af-
punito, Canto d’autunno, A colei ferrarle bisogna innanzi-
che è troppo gaia, De profundis calmavi, sono poesie di Baudelaire della raccolta I Fiori del tutto sentirle le sue opere.
Male che ispirano Sblendore nella realizzazione dei suoi lavori, oli su tela con colori di mar- Affascina, cosa che perso-
ca Rembrandt, a volte colori Maimeri. Marroni, verdi, beige, amaranto, rosso, puro olio bian- nalmente ho avuto modo
co, puro olio azzurro, per rendere la terra, il cielo, la nebbia, il ghiaccio e la brina. Queste di comprovare ripetuta-
rose sono persone, hanno ca- mente, proprio la giustap-
ratteri e atteggiamenti antro-
pomorfi. Nei quadri di Sblen-
dore può esserci un freddo nor-
dico, la rosa è persona, è ricor-
do di un sud caldo e freddo, si-
lente, poetico e serio. La bianca
SIMONA CIARI In progress
rosa thea, la rossa rosa gallica Ispirarsi alla natura senza indulgere ad atteg-
sono figure teatrali frustate dal giamenti di naturalismo è quanto compete al-
vento e dalla neve che non è al- la ricerca pittorica di Simona Ciari che di quel-
tro che calce, spessore materi- lo sconfinato territorio esplora piuttosto che
co che copre i colori ad olio. I le forme, la magica energia degli elementi e so-
quadri di Sblendore sono ma- no suoi temi il cielo il mare il sole la sabbia —
terico-espressivi, comunicano come dire l’aria l’acqua il fuoco e la terra —.
una temperatura a volte Celsius, De profundis clamavi, 2006 C’è infatti qualcosa d’alchemico anche nella fat-
a volte Fahrenheit, soffiano il tualità delle opere in cui l’artista sperimenta il
vento in faccia a chi guarda, ma siccome per Sblendore tristezza è mezza bellezza, oltre al dialogo tra materie diverse coniugando il co-
vento, da questi lavori esce anche una musica di Sibelius. Essi sono osservabili da tutte le po- lore pittorico ad ingredienti plastici che le con-
sizioni perché non hanno un piano di riferimento di paesaggio. Questi frammenti di affreschi sentono d’intervenire sulla superficie e susci-
pompeiani si possono vedere da nord, sud, est ed ovest. Le rose e le foglie sono classiche, tare spessori e sgocciolature, solchi incisi, gra-
quasi fiamminghe, è lo sfondo nulose striature.
che rende contemporanei que- L'Orgoglio punito, 2006 Con ulteriore scatto espressivo interagiscono
sti lavori, a volte invadendo i pri- anche vetri trasparenti, sassi colorati e fili di ra-
mi piani per dichiarare “Siamo me, quasi a scandire il mobile e imprevedibile
nel terzo millennio”. sconfinamento tra gli elementi. Ogni suo spar-
Queste rose e queste foglie, co- tito sembra infatti teso a rendere gli opposti
sì macrofotograficamente pre- compartecipi di un unico disegno armonico e nante viaggio ricco di suggestioni figurali e
cise sembrano essere le uniche come naturale riflesso anche nella struttura- astratte, luce e spazio non reinventati per una
forme di vita ad aver resistito zione dell’opera ricorre spesso la composi- rappresentazione fantastica ma nutrimento di
al soffio della bora. E nel vento zione multipla, di più parti destinate a comu- un equilibrio nuovo tra percezione tattile e vi-
si sente un’eco: è il nome del- nicare nella loro combinazione di forma e co- siva capace di attribuire all’immagine la vibra-
la rosa. lore nello spazio. E luce e spazio, liberi da re- zione di un evento in progress.
gole di fisica scientificità, appaiono essere i nu-
Jean Blanchaert meri guida che accompagnano questo affasci- Roberta Fiorini
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La spirale del gusto opere per una collezione
a cura di Adalberto Borioli
Neoclassico, 2006
colta capricciosa di chi vuole sminuire il gu-
sto naturale del bello.
Daniel Tarondo. Dicevamo: tutto nuovo, nien-
te di nuovo. Ci troviamo di fronte ad una pit-
ALEJANDRO FERNANDEZ
“Tutto ciò che è bello, è tura legata al gesto del disegno, dove i segni na tra paura e amore e biso-
bello di per sé; ha il termine della sua bellezza di pigmento si incrociano e danno forma a gno di attraversare sempre
dentro di sé; né annovera tra le sue parti la lode; volti spesso monocromatici, intensi. questa porta suprema.
e lodato non diventa né peggiore né migliore”. Rivive il segno del disegno del quattrocento Parole, vibrazioni che da echi
Marco Aurelio, I ricordi IV, 19 ma senza essere fuori tempo. Una pittura fre- si fanno pittura. La necessità
sca, allegra, positiva, che entra in simbiosi con di reinventare la scrittura è per
La cosa che più mi ha colpita di Daniel è la l’osservatore trasmettendogli la sensazione riallacciarsi ad una tradizione
straordinaria tenacia che gli ha permesso di che ogni cosa sia al proprio posto. Perché, si storica orale ormai quasi per-
non farsi soffocare da quella invisibile pre- chiede spesso Daniel, che senso ha dividere duta, è rievocazione di un mi-
senza che attraversa la vita di molti artisti: di i propri spazi con immagini che creano an- to passato, cancellato con una
arte non si vive. L’artista è diverso, vive nel goscia, tristezza, mancanza di luce? sofferenza collettiva che per
suo mondo, non ha voglia di lavorare, vive di secoli fu lotta silenziosa ad ar-
notte, non ha regole. Qualcuno sopravvive e Loredana Perrone mi impari. I numeri raffigurati
si rovescia l’immagine: quell’artista è superio- sono semi gettati verso un fu-
re, ha avuto il coraggio delle proprie idee, la- turo misterioso e migliore. Gli
vora ininterrottamente anche di notte, riesce SpazioBoccainGalleria archetipi solari, o meglio di
a vivere senza farsi sopraffare dalle regole. mercoledì 31 gennaio 2007 - ore 18,30 contrapposizione e compe-
Perché l’arte, per nascere dall’anima dell’arti- netrazione Sole/Luna, emer-
sta, ha prima subito centinaia di processi fuo- Angelo, 2006
gono nelle scelte cromatiche:
ri e dentro di lui. Daniel Horizonte marino, 2006 i gialli, i rossi, i blu, i bianchi.Al-
ha coltivato il proprio so- la ricerca rappresentativa di
gno senza mai vacillare, La porta delle stelle altre percepite dimensioni e ci invia questo ul-
è stato capace di far vi- timo supremo messaggio: venite, guardate vi
vere la propria vocazio- L’arte di Alejandro Fernandez assale e cattura mostro la mia anima.
ne pienamente. Ognuno, con un impatto che è allo stesso tempo, dia-
certo, vive secondo la
Alberto E. Cantù
logo e percorso. L’essenza primaria: pensie-
propria verità. Gli arche- ro/parola/opera, si stabilisce in un pulsare ener-
tipi che segnano il giusto getico dal “fuori” al ”dentro” e viceversa. SpazioBoccainGalleria
cammino sono di pochi, Le sue opere, schematizzate dalla “finestra/si- mercoledì 10 gennaio 2007 - ore 18,30
è impegnativo aguzzare pario”, si fanno veicolo di condivise emozioni: fino al 23 gennaio 2007
la vista dell’anima per far- ricevere e dare, tuttavia nella scelta quotidia-
si consigliare.Conoscendo
l’artista Daniel mi ralle-
gro al pensiero che an-
che lui non sia rimasto
contaminato da verità
che appartengono al si-
stema solare di altri.
Uscire dalla ruota, para-
frasando i buddisti, per
l’artista è questo. Daniel
ha percoso a lungo quel-
la ricca galleria capace di Totorita, 2006
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Le città
MARCO TAMBURRO Invisibili
te nei nostri sogni più reconditi, teatri, scac-
chiere e pedane da gioco che diventano tanti
campi di battaglia o vie di fuga dove l’uomo
mette in gioco la sua ultima carta e prova a ti-
comunicativa delle im-
magini, attraverso una
varietà di passaggi e sfu-
mature tonali di bianco
Tamburro. Le città che egli rappresenta sono rare l’ultimo dado che segnerà la sua sorte. Il e nero, interrotte spes-
l’espressione più tangibile del caos umano e senso di instabilità e di ansia convulsiva che so da violenti squarci di
del vuoto esistenziale che attanaglia l’uomo prorompe da queste tele si percepisce so- rosso. A dare ancora
moderno, un vuoto questo che va dilatando- prattutto dalle linee-forza dinamiche che si più forza al senso di fin-
si sempre più e che rischia di aprire un solco spezzano, si scontrano, si intersecano tra loro, zione scenica e alla ri-
sotto ai nostri piedi, per poi ingogliarci defini- segnando traiettorie labili e sfuggenti che petitività delle cose che
tivamente nel buio insondabile delle sue vi- confondono i passanti nel loro cammino, un si manifestano all’uomo,
scere infernali. labirinto di sensazioni e di stati d’animo che si negli ultimi lavori l’arti-
In questi dipinti la figura umana è una sempli- perdono nel vuoto dell’esistenza. La propen- sta mette in scena sem-
ce comparsa, un’ombra, uno spettro consu- sione verso gli ampi spazi scenici che l’artista plici oggetti, scelti e de-
mato dal tempo che insegue incessantemen- matura con l’esperienza scenografica insieme contestualizzati secon-
te le traiettorie infinite della città, attraversan- alla passione per la fotografia, assolvono un do un criterio di ripeti-
do lunghe strisce pedonali, salendo in alto a ruolo fondamentale nella realizzazione dei suoi tività multipla:puzzle,da-
vertiginosi e monumentali grattacieli. L’esistenza quadri: il rapporto architettura-spazio diviene di, orologi, biglie, se-
dell’uomo si riduce a un repentino passaggio sempre più articolato e mutevole, amalga- mafori, obbiettivi, nien-
sulla terra, un segno transitorio che indica il mandosi con i vortici delle pennellate dinami- te altro che un pretesto
termine del suo breve viaggio, un viaggio che che, con i segni graffianti che rendono l’opera per rafforzare il valore
Attesa, 2006
all’andata è sempre bello, ma al suo ritorno ci sempre più vicina a un graffito metropolitano dell’immagine stessa,per
lascia a metà strada. e con le dinamiche inquadrature prospettiche, avvalorare l’esistenza
“…le esalazioni che ristagnano sui tetti delle me- Con la sua acuta e visionaria fantasia Marco prese dall’alto, dal basso, di sbieco, che sem- materiale che li con-
tropoli, il fumo opaco che non si disperde, la cap- riesce ad andare oltre alla semplice percezio- brano evocare la pittura aereo-futurista. Que- nota. Come un regista,
pa di miasmi che pesa sulle vie bituminose. Non ne del reale, riesce a trascendere questa mi- sto costante senso di mobilità che ritroviamo Tamburro si diverte ad
le labili nebbie della memoria né l’asciutta tra- sera e triste realtà che ci circonda, per con- nelle sue opere serve a rendere la realtà stes- assemblare i suoi pez- Particolare
sparenza, ma il bruciaticcio delle vite bruciate che durci con il solo ausilio dei suoi sensi e della sa del quadro effettivamente mobile, attraver- zi e le sue pedine die-
forma una crosta sulle città, la spugna gonfia di sua immaginazione verso un viaggio dove il var- so segni e pennellate labili e sfuggenti che sem- tro alle quinte sceniche di quel “teatro della
materia vitale che non scorre più, l’ingorgo di pas- co è un orizzonte infinito aperto a tutti, dove brano percorrere la tela all’infinito, inarresta- vita” che per lui non è altro che la rappre-
sato presente futuro che blocca le esistenze cal- c’è spazio per i sogni e per i desideri più arca- bilmente. Le immagini che dipinge sono spes- sentazione simbolica di un’umanità trasfor-
cificate nell’illusione del movimento: questo tro- ni: prospettive traballanti, fatiscenti e avveniri- so sgranate ed evanescenti, solcate da ombre mata in tristi burattini manipolati da un con-
vavi al termine del viaggio”. stici grattacieli, uomini-clown sospesi su fili in- spettrali che assumono forme diverse secon- gegno infinito di fili, tra i quali si rivede im-
Questo frammento di brano tratto da Le città stabili, volti simbolici come quello indemonia- do la definizione dei contorni e dell’intensità potente anche lui.
invisibili di Italo Calvino evoca in me alcune im- to di Jack Nicholson in Shining o quello malin- del timbro cromatico. Il mezzo cromatico
magini delle famose città-metropoli di Marco conico di Charlot che entrano silenziosamen- rafforza maggiormente la potenza e la sintesi Barbara Tamburro
Die Emotion
ERIO CARNEVALI der farbe
what you see, i riverberi profondi di una poe-
sia del luogo fondamentale: quella, per inten-
derci, che rastrema sapori di natura entro to-
ni e rapporti in consonanza, che spreme tra-
È una pittura che echeggia una tradizione li- sparenze e liquidità sino a produrle in brividi
rica, fatta di orizzonti slontanati. emotivi: senza che ciò comporti altro che co-
Astratta, certo, ma per sintesi tesa di pulsa- lore, colore solo. Quanto è diverso, questo
zioni emotive in comportamenti primari: del scriver pittura alla prima, dai rigorismi meto-
colore, delle sue temperature, dei gesti sem- dologici e dagli alibi gestaltici sui quali pure s’è
plificati, ma quasi intensivi, che gli danno luo- ritenuto di proiettare, in decenni d’equivoco,
go. Erio Carnevali persegue con limpida one- ogni esperienza di pittura senza oggetti.
stà intellettuale — merce rara, in questi tem- Quanto, soprattutto, è figlio non della messa
pi di blague visiva — un percorso che rimonta in distanza del naturale fatto oggetto, e anzi
alle radici meno clamorose del moderno, quel del Raccorciamento estremo, sino al punto di
districarsi dei fondamenti del pittorico dalla confondersi, per osmosi sentimentale, del-
cultura di simbolo, che pure ha significato, del l’artista con la sua visione. Questo il punto sul
Il segreto, 2006
simbolo, ritenere e amplificare umori, e spes- quale Carnevali, sereno inflessibile, lavora per
sori, in una sorta di nudità essenziale della vi- scavo metodologico, elidendo ogni traccia che Identificazione senza premesse, o aggettivi, o
sione. Così, dopo la stagione fondamentale lo possa far riferire a un dover essere pitto- regole. Identificazione definitiva, nitida, sonante.
dei ripensamenti kandinskijani, primi Novanta, rico fatto di tradizione e modalità, e invece Pittura che dice se stessa, e forse ancora un
egli ha percorso il crinale sottile della tradi- scandendo le tappe, verrebbe da dire le gior- mondo.
zione nuova statunitense, l’hard edge soprat- nate, di un processo lucido di identificazione
Leçon de morale, 2006 tutto, ma come liberando, sotto l’icasticità del del flusso emotivo con il colore, con la luce. Flaminio Gualdoni
Emma Vitti
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CLAUDIO BUSO L’iper...marcato
santottino: ancora una volta il
Realismo italiano aveva tutta-
via connotazioni diverse da
quello americano. Mentre gli
si può comunque non leggervi un preciso statunitensi Richard Estes e
messaggio di omologazione, appartenenza ad Don Eddy esibiscono una stu-
una società che fa dell’equazione Arte = Vita diata maestria nel costruire una
un ossessivo istinto di protagonismo, di cieca spiazzante tensione spaziale nei
fede nei principi di un ostentato consumismo, riflessi di vetrine e carrozzerie
vistosa asserzione di presenza. di automobili, cancellando la
Così lattine di Coca Cola e di zuppe presenza umana, quasi impri-
Campbell, automobili e oggetti di massa as- gionando ogni emozione al di
surgono a propaganda di un sistema di vita, fuori di una raggelante ogget-
fabbrica (Factory) di una felicità fragile e illu- tività, i Realisti italiani affronta-
soria : gli stessi successivi ritratti di personag- no altri orizzonti: Gianfranco
gi famosi sembrano trasformarsi in fotogra- Ferroni proietta scenari urbani
fie formato tessera scattate in diverse condi- già esistenzialmente deforma-
zioni di luce, ma segnate dalla stessa allucina- ti, Banchieri disegna periferie
ta, algida assenza di emozioni, assorti repli- dove l’uomo è un semplice ma-
canti del vuoto. In Italia la Pop Art ha anno- nichino di passaggio. Il succes-
verato esponenti di più esplicita e tormenta- sivo Iperrealismo (nome coniato dopo la VII Cronogramma n. 23: De signo medio, 2006
ta ironia: dalla caotica e convulsa simbologia Biennale di Parigi nel 1971) sembra voler ri-
me prezioso incantesimo. È questo che co-
del grande Schifano, nutrita di insaziabile cu- qualificare, quasi con un ingannevole “ritorno
Cronogramma n. 1: De curru mali, 2006 municano le opere di Buso, il traguardo di una
riosità e avidità di bruciare emozioni, allo scon- all’ordine”, questo progetto di progressiva alie-
nuova luce, l’emozione di una “prima visio-
Mi avevano sempre parlato di Claudio Buso certante visionismo capitalistico e capitolino nazione, recuperando le immagini nitide di
ne”: i soggetti e gli scenari prendono forma
(Padova 1955) come di un artista rappre- del tragico Franco Angeli. La Pop Art era già una realtà di cui siamo disorientati spettato-
da immagini fotografiche scattate in prece-
sentante di una certa Pop Art italiana, desi- degenerata in denuncia di autodistruzione e ri, ormai rinsaviti dall’ubriacatura della stagio-
denza e accuratamente selezionate secondo
deroso di iconizzare città e luoghi, a denun- si avviava a rifugiarsi nel Realismo e nel con- ne Pop, consapevoli di un negato protagoni-
un criterio di protagonismo emotivo, quasi a
ciarne quasi un’assuefazione consumistica. seguente Iperrealismo, il fascino chiassoso del smo, di un fluire della vita fine a sé stessa, co-
impressionare un’altra pellicola, quella del ri-
Quando ebbi occasione di vederne un’ope- consumismo rivelava tutta la sua inconsisten- me il caricatore di un proiettore di diapositi-
cordo, ottenendo un magico effetto evocati-
ra cominciai a dubitare della mia stessa ca- za e il boom economico segnava la stessa fles- ve. Ecco allora che l’Iperrealismo vuole addi-
vo e associativo. Nasce così il soggetto dei
pacità critica, mi accorsi che nulla era più di- sione del ripensamento ideologico post ses- rittura superare la realtà, mettendone a fuo-
taxi gialli, i mitici yellow cabs simbolo di New
stante da una sensibilità Pop di quella com- co, fotograficamente, det-
York, bagliori luminescenti di una metropoli
posta e luminosa Piazza Cordusio di Milano, tagli ancor più inconsueti,
che ne fa elemento connotativo del suo dna:
crocevia simbolico di uno stile di vita, mira- ma non per drogarci di
ancora un preciso profilo e impianto archi-
colo futurista che si arresta e diventa sogno miti consumistici, quanto
tettonico contraddistingue le Piazze di
rubato alla velocità, permeato della stessa ve- per renderci coscienti del-
Bologna, Bergamo e Milano, ciascuna con la
lata e malinconica dolcezza di una cartolina l’umana capacità di indagi-
propria luce, non quella piatta e metafisica
ricordo. La Pop Art nasce in America negli an- ne, riconoscerci almeno
delle Piazze d’Italia di De Chirico, tutte so-
ni Cinquanta opponendosi al dominio del- nel ruolo di estasiati nar-
spese nello stesso scultoreo silenzio, ma un
l’Arte Astratta e sostenendo un’autentica li- ratori di una favola lucida
taglio luminoso che apre la ferita della me-
turgia celebrativa di immagini e oggetti della e ambigua. È proprio la ri-
moria, scolpendo un’inquadratura indelebile
realtà quotidiana, accreditandone il ruolo di produzione fotografica a
che sintetizza spazio e colori. E qui veniamo
mito, feticcio da elevare agli altari dell’Arte fornirci particolari irrile-
ad un altro carattere distintivo delle opere di
cancellando il confine tra Arte e vita. vanti su cui generalmente
Buso, la consuetudine, che si rivela intima esi-
Questa rivalutazione dell’oggetto è un tenta- non ci soffermiamo ad ali-
genza, di identificare univocamente, quasi con
tivo limite di esaltare la materialità, quasi a far- mentare una curiosità
un moderno codice a barre, ciascun sogget-
ne un laico culto di sopravvivenza, un pre- istintiva che il vivere quo-
to, rivendicandone i natali e le peculiarità.
zioso quanto vistoso viatico di salvezza alla tidiano soffoca, svelando-
Ogni opera è vissuta come la nascita di una
consapevole disgregazione di un mondo ar- ci impensabili capolavori
nuova creatura, attimo da catalogare e regi-
tificiale e inconsistente. di perfezione: non più
strare attribuendogli un “codice vitale”, del
Andy Warhol ha stigmatizzato questa ango- dunque esaltazione di ido-
tutto analogo a quello fiscale, ricavato da un
scia attraverso una ripetitiva sequenza di ope- li pubblicitari, ma sguardo
algoritmo che tiene conto del luogo, del sog-
re che appaiono testimonianze di un’epoca, stupito di chi ogni giorno
getto ritratto e dell’ora: questa caratteristica,
affrancate da qualsiasi apparente interpreta- si apre alla vita, di chi ne
che può apparire fredda archiviazione, è in ef-
zione ideologica, pura “segnaletica” di vita: non Cronogramma n. 31: De curru mali, 2006 custodisce ogni istante co-
fetti desiderio di assorbire ogni singolo istan-
te di vita, rendendone inalienabile l’esperien-
Il ritratto? za. Si può sintetizzare come una “ipermarca-
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Tra Oriente
BEPPE BOLCHI Città senza tempo LEO-NILDE CARABBA e Occidente
servare. La fotografia a foro stenopeico, pur nosce leggi ed imbrigliamenti, ma tra-
non restituendo i minimi dettagli consentiti duce materialmente dei componi-
dagli obiettivi sempre più tecnologici, riesce menti astrali per i quali è interprete
nell’intento di rendere l’atmosfera, unitamen- e segreta traduttrice di linguaggi a noi
te a una assoluta leggibilità dei luoghi; una vi- sconosciuti. Le soluzioni composte
sione quasi onirica, ma comunque reale, così non accompagnano solo la matema-
come tutti i lavori dell’Autore, che pur scate- tica ma l’esistenza. I colori sono gialli
nando approcci creativi diversificati, riesce accesi, verdi, rossi, arancioni, e il blu
sempre a rendere efficacemente la realtà, of- notte, materializzati con le polveri del
frendo nuovi spunti di visione e di analisi. Il sole. Possiamo immaginare queste
percorso di questo progetto si snoda attra- opere collocate nell’immenso Orien-
verso paesi e città diversi fra loro, accomu- te immerso nel fiume di colori degli
nati, però, dalla notazione autobiografica del- abiti delle donne che si adagiano e
l’autore. Infatti si tratta di un viaggio a ritroso s’intingono nel Sacro Fiume. L’Occi-
nel tempo, rivisitando tutti i luoghi più cari o dente è assorbito, trasformato, spia-
che in qualche modo hanno segnato la sua nato dai ricordi di un’America lonta-
vita. Luoghi in cui ha trascorso momenti o an- na, lasciata negli anni Ottanta, oltre
ni, però tutti significativi del percorso stesso l’Oceano e con l’orizzonte ormai in
della sua esperienza, dei successi, delle diffi- Polittico DAU, lampada wood, 2006 chiaroscuro. Le donne lasciano spes-
coltà, delle sfide. Un tragitto che non è an- ,lL’aria, l’acqua, la terra, il fuoco, al di là della in- so i loro difficili riconoscimenti e intraprendo-
cora terminato e quindi in qualche modo un dubbia scelta assunziale, sono protagonisti istin- no viaggi per ricominciare da un a capo senza
work-in-progress, seppur celebrativo dei cin- tuali delle opere di LeoNilde Carabba, poten- limiti e senza storie che si portano in valigie la-
quanta anni trascorsi a stretto contatto con ze vitali allo stato puro che hanno trovato nel- sciate alla stazione. È questo che le arricchisce,
la Fotografia, dalla prima Bencini agli attuali le sue opere una possibilità d’espressione e di saper lasciare la materialità delle cose, a volte
Città senza tempo è un progetto di Beppe apparecchi digitali. Italia, Germania, Inghilter- coagulo fino a dare corpo a un’immaterilità il tutto, per ricostruire altrove.
Bolchi che affronta il tema del paesaggio ur- ra, Stati Uniti, Francia, Scozia, un viaggio nel energetica vestita di colore. Le opere di Carabba trasportano lo spettato-
bano con l’apparecchio a foro stenopeico. Il mondo Occidentale pilotato dalle esperien- La pittura è una passione intensa che danna re in compensazioni siderali dove il passaggio
risultato che se ne ottiene sono immagini che ze familiari e professionali che sono sempre ed esalta la vita, Carabba vi si immerge come metacomunicativo è senza peso corporeo. La
uniscono, alla fissità dei luoghi e delle archi- diventate anche esperienze di vita.[…] in una catarsi da teatro tragico greco ed espri- proiezione prospettica travalica le leggi degli
tetture, la traccia del passaggio delle perso- La morbidezza delle immagini dovuta alla tec- me potenzialità cosmiche in sequenze pittori- spazi considerati e ingarbuglia la lucidità dei
ne, quindi la percezione della loro presenza, nica di ripresa, ben si presta a rappresentare che che avvolgono e travolgono. Il fruitore ten- luoghi architettonici in fibre luminose. C’è un
ma non la loro figura. La città rappresentata la memoria; l’assenza del colore, pur nelle pa- de a scomparire magicamente nel buio della ordine nascosto nella successione delle tesse-
in questo modo restituisce la valenza di case, stose tonalità dei grigi, restituisce questi ri- sala, a essere sommerso da visioni notturne at- re che gravitano attorno al grande centro mo-
edifici, arredi, quasi fini a se stessi, pur se di- cordi senza altre emozioni, fermando il tem- traversate da impercettibili luci gialloidi che ri- tore, punto di partenza e arrivo, dove i segni
segnati e realizzati in funzione dell’uomo. Una po e, allo stesso momento, rappresentando- mangono intrise negli occhi e che restituisco- sono ribellamente liberi nel rigore di una com-
rivincita che l’antica tecnica del foro steno- lo pienamente con le lunghe pose necessa- no una dimensione quasi extrasensoriale. posizione decisamente progettata.
peico, con i suoi lunghi tempi di posa, con le rie per impressionare propriamente la pelli- Cercare di scoprire quali formule utilizza è dif-
sue visioni pensate e non rubate, fa in modo cola.[…] ficile saperlo, è come un magma che non co- Donatella Airoldi
che sia la città stessa a entrare nell’immagine,
a specchiarsi, ad aprirsi e rappresentarsi nel- Teresio Nocent
nuovi percorsi di
la sua realtà, semplice o complessa, piacevo-
le o meno bella, con prospettive assoluta-
mente naturali, non falsate da obiettivi che
vogliono codificare, stringere, allargare e quin-
ELIO MAZZELLA Pittoscultura
di, in qualche modo, falsificare i luoghi stessi. L’universo pittorico si ammanta di continui ri-
Gli abitanti, le persone, gli animali, sono solo svolti emotivi e nell’arte contemporanea cap-
fantasmi, tracce di un passaggio che c’è oggi tiamo immagini che sono il risultato di un per-
e che c’era ieri e ci auguriamo ci sarà doma- corso intrinseco che l’artista ha operato su se
ni. Quello che viene impressionato stabilmente stesso. Dall’inconscio emergono mondi incon-
sulla pellicola sono invece le strutture che l’uo- taminati che vivono nel cosmo dei ricordi o
mo ha costruito e che l’uomo può sì di- della fantasia e con abilità divengono riflessi pit-
struggere, ma che normalmente gli sopravvi- torici,pronti a risvegliare l’io bambino,dormiente
vono, testimoni di vite presenti e passate, con- dentro ogni anima. L’arte ha la capacità di far
tenitori di esistenze, di passioni, di dolori, di affiorare sommerse immaginazioni che si ma-
entusiasmi che via via si dissolvono lasciando terializzano, divenendo immagini cariche di vi-
il posto ai ricordi e alla storia. La città rimane talità, provenienti da una realtà misteriosa: quel-
in silenzio, ascolta, avvolge, protegge, a volte la intrinseca dell’anima. Assistiamo al travaglio,
schiaccia e stritola chi non riesce ad adeguarsi sulla superficie, di un colore, a volte solo appe-
ai ritmi imposti dai suoi simili, non certo da na accennato, che si armonizza con la materia
mura e cancelli erti per proteggere e con- Milano, 2006 plasmabile e a rilievo della malta a cemento. Il
concretarsi di forme che emergono dalla lun-
ga preparazione stratificata di cemento e che
ora il sapiente dosaggio dell’arte del levare, di
Le Segrete di Bocca michelangiolesca memoria, ha reso oggettive,
sono figlie della pitto-scultura. Non un sempli-
via molino delle armi 5/3 20132 milano ce dipinto che col gioco chiaroscurale rende
tridimensionale la composizione, né un rilievo
scultoreo… «c’è ancora un confine tra le due ar-
La Libreria Bocca in collaborazione con la Galleria Poleschi di ti?», si chiede Argan; bensì un creare contem- elabora un antro di sole napoletano a Milano
Milano hanno il piacere di invitarla alla personale di poraneo e istantaneo di malta e colore. Ele- in via Canonica al 41 dove il geometrismo del-
menti scanditi in uno spazio dinamico che si ag- le scacchiere irregolari, i mondi geografici e le
grovigliano e si stendono con l’ausilio di stru- figure antropomorfe stilizzate e alterate prefi-
CERCASI
CURATORE D’IMMAGINE
338 2380 938
WONDERFUL sembra sfidare il creato, sovvertendo para-
dossalmente l’ordine che lo governa, utiliz-
zando in diretta la natura – pesci, uccelli – al
posto dei media convenzionali. Una sorta di
MARC FERROUD Fili sospesi
neo-barocco, già evocato vent’anni fa da illu- Fili di ferro sospe- sce il rischio alla sicurezza che presiede alla ap-
stri studiosi, come Omar Calabrese e Gillo si, costruzioni in plicazione delle leggi”.
Dorfles, un barocco aggiornato all’era tecno- equilibrio nell’aria, Deve essere sulla base di questa convinzione
logica, che non si esaurisce nello splendore del disegni scolpiti che, dopo anni passati ad occuparsi di infor-
decoro ma investe le ardue tematiche del no- che si auto-gene- matica, Ferroud ha deciso di dedicarsi intera-
stro tempo. Undici artisti tra la magia di una rano: questo è il mente all’arte. Le sue sculture non hanno mai
Serra ottocentesca convertita a spazio espo- linguaggio delle un titolo, solo la data in cui sono state create,
sitivo nella triestina Villa Revoltella e la galleria sculture dell’arti- quasi che attribuir loro un nome rischierebbe
LipanjePuntin; tra l’arte tout court e i percorsi sta francese Marc di fissarle/agganciarle ad un senso che non gli
della moda — è presente anche Roberto Cap- Ferroud. è proprio, accostarle ad un simbolo rischie-
pucci con i sui abiti/scultura — perché i cri- Nato a Parigi nel rebbe di ingabbiarle. I disegni scolpiti di Fer-
nali tra i due versanti sono spesso oltrepassa- 1954, Ferroud ha roud sono, invece, lasciati liberi di fluttuare nel-
Arlette Vermeiren ti in una reciproca proficua invasività. Gli altri alle spalle una for- lo spazio fisico e nell’universo di senso; sono
artisti a proporre svariate “meraviglie” sono mazione non solo aperti al molteplice e al diverso che caratte-
Wonderful* o della “meraviglia”. Una mostra Alessandro Amaducci, Giuliana Balbi, Lore Bert, poetica e lettera- rizza il mondo d’oggi.
internazionale promossa dal Gruppo 78 di Lucia Flego, Robert Longo, Anna Pontel, Am- ria, ma anche in-
Trieste, incentrata sul recupero di una bellez- paro Sard, Carole Solvay, Arlette Vermeiren. formatica e scientifica che insieme si ritrovano Alessandra de Bigontina
za accantonata, che enfatizza la visibilità del- Il catalogo si arricchisce dei contributi critici e sono sintetizzate nelle sue sculture aeree.
l’arte, il suo concreto disvelamento, al contra- di Luciano Panella e di Paola Goretti, oltre a Con una scrittura tutta personale, questo ar-
rio di concettuali minimalismi in voga non tan- quello introduttivo della curatrice: tista lavora il filo di ferro galvanizzato creando
to tempo fa. Rinnovo di un vestimento sun- delle architetture che si muovono nell’aria in
tuoso e spericolati incroci linguistici; un de- Maria Campitelli un incontro fra leggerezza e complessità. La
bordare nella forma come nei contenuti. L’o- * Catalogo della mostra omonima svolta a Trieste leggerezza quasi spirituale delle forme flessuose
pera H2O di Robert Gkligorov, ad esempio, alla Serra di Villa Revoltella e alla Galleria LipanjePuntin che possono arrivare fino a tre metri di altez-
za e la complessità matematica degli equilibri
plastici che le sostengono e le reggono, ma non
impediscono loro di muoversi. Un gioco, sen-
za contraddizioni, fra il rigore della razionalità
cartesiana e scientifica da un lato e il fluttuare
dell’emotività e dell’interiorità dall’altro. L’uni-
verso che Ferroud mette in scena attraverso
le sue opere è abitato, come dice Alain Jouf-
froy nel libro Ferroud - L’invention de Marc Fer-
roud,“da un uomo che, nonostante tutto, preferi-
Il mistero
CAMILLA SOLYAGUA delle piccole cose
Se è vero che è lo sguardo il vero mezzo artisti- Three Seahorses, 1998
co del fotografo e che è appunto il modo in cui
vede il mondo a fare la differenza, senza dubbio
Anna Pontel Camille Solyagua è un’artista inconfondibile e ori-
ginale. I soggetti delle sue opere, appartenenti al
mondo degli esseri viventi — fiori, farfalle, uccelli,
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