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Raimondo Lullo

Il lamento della Filosofia


Dio con la tua altissima sapienza e virt inizia il libro del lamento della Filosofia.

Al pi illustre dei principi e serenissimo re dei Francesi, a Filippo, che rifulge di una eccelsa corona regale per dono di Ges Cristo e per suo aiuto ammirabile, splendidamente dotato per sua grazia di beni di natura e danimo, la Filosofia e i suoi dodici princip fondamentali esprimono la loro gratitudine per lincremento della loro forza.

PROLOGO Poich si sa per certo che si deve chiedere aiuto a colui che tra tutti precipuo per lo splendore del suo sapere, e poich io so che voi rifulgete tra i re della cristianit per la potenza e per lo zelo della fede cristiana, oltre che per la vostra grande carit, perci ricorro a voi , come al degno coadiutore e al massimo sostegno della verit, chiedendo giustizia ed aiuto per loffesa che mi portata dagli averroisti nella vostra citt di Parigi. Essi affermano che secondo il mio modo specifico di comprendere, che lintelligibile, la fede cattolica erronea e falsa; ma daltra parte dicono che vera in quanto fede, e perci mi recano grande offesa, poich il mio modo di conoscere non implica contraddizione tra lintelligenza e la fede. Chiedo dunque vendetta di ci per quanto posso. Dicono peraltro di credere la santa fede cattolica, e di non intendere che sia falsa; ma si scusano anche di non poter comprendere che la Vergine possa generare un figlio, o che qualche cosa venga dal nulla, e cos degli altri articoli della fede. Tutto ci si pu concedere quanto al senso e allimmaginazione, ma non in relazione alle dodici imperatrici, di cui si parla nel libro del Natale, che toccano i princip della teologia. Essendo Dio il soggetto della teologia stessa, esse possono far s a piacimento che la Vergine generi un bimbo e cose consimili. Io sono filosofia in due modi: nel primo il mio intelletto produce la scienza, con lapporto della sensibilit e dellimmaginazione; nel secondo collabora con le dodici imperatrici, che sono: 1) la Bont divina, 2) la Grandezza, 3) lEternit, 4) la Potenza, 5) la Sapienza, 6) la Volont, 7) la Virt, 8) la Verit, 9) la Gloria, ) la Perfezione, ) la Giustizia e ) la Misericordia. Con esse mi colloco su di un livello superiore, ed ho una

corona doro; con la sensibilit e limmaginazione su di un livello inferiore, ed ho una corona dargento. La Filosofia dice sospirando e piangendo: Confesso di fronte ai miei princip, che sono: 1) la Forma, 2) la Materia, 3) la Generazione, 4) la Corruzione, 5) gli Elementi, 6) la facolt Vegetativa, 7) la Sensibilit, 8) lImmaginazione, 9) il Moto, ) lIntelletto, ) la Volont e ) la Memoria, che non ho mai concepito frodi o inganni contro la teologia; anzi confesso di essere la sua ancella, cos che per mezzo di quel che concepisco nellanimo io comprenda gli esseri reali e dia lode e benedizione a Dio e alle imperatrici, ed abbia nozione dellessenza divina e della sua attivit intrinseca, come delle sue imperatrici e dei loro atti. Ahim, dice la Filosofia, triste e addolorata qual sono! Non sapete voi forse, princip miei, che io sono tale? E voi altri, che cosa siete?. Tutti risposero, tranne lIntelletto, che taceva, e dissero che essa era la vera ed autentica ancella della teologia. E tu, Intelletto, disse la Filosofia, che cosa dici?. Rispose lIntelletto: Io sono quasi completamente pervertito, poich a Parigi sono divenuto preda di opinioni, e perci che cosa posso dire? La mia luce dovrebbe essere fatta di chiarezza e verit; ma resa fosca e tenebrosa dai falsi errori dei filosofi, che mi soffocano al punto di lasciarmi appena un po di fiato e di forza. Non vedo altro rimedio, se non che Dio mi venga in aiuto per mezzo del re dei Francesi, e in fretta, perch gli errori aumentano e la verit viene soffocata. E il fulcro di ci Parigi, poich la fama dice che sono pi presente in essa che in qualsiasi altra citt. Mentre cos la Filosofia si lamentava e doleva ed esclamava ad alta voce: Ahim, dove sono i religiosi, i letterati e i devoti e altri che possano aiutarmi?, mentre cos la Filosofia gridava, sospirava e piangeva, accadde che Raimondo, la Contrizione e la Penitenza uscissero da Parigi, parlando della perversa condizione del mondo. In un prato dilettoso, sotto un albero su cui cantavano numerosi uccelli, trovarono la Filosofia e i suoi princip di cui s detto che cercavano col un qualche sollievo nella bellezza delle piante e nel canto degli uccelli; ed anche vi era una fontana molto bella. Le Donne suddette e Raimondo chiesero alla Filosofia perch si lamentasse e dolesse cos fortemente. Ella ne disse la causa; ed espose loro quel che s detto sopra. Dopo di ci preg Raimondo e le due Donne, perch andassero dal re dei Francesi e gli riferissero quel che avevano udito, cos che vi ponesse rimedio, e si appellassero alla sua responsabilit affinch ci non si facesse. Ma le Donne e Raimondo vollero prima di ci conoscere lo stato dei suoi princip. Ci piacque alla Filosofia; e disse che per prima parlasse di se stessa la Forma, e in modo tale che le Donne e Raimondo potessero farsene una precisa nozione.

I LA FORMA Disse la Forma: Sono quellente che d lessere alla realt. Sono assoluta e primitiva, poich insieme alla materia prima costituisco lunica sostanza generale di tutto luniverso. Disse ancora la Forma: Sono composizione assoluta [tratta] dalla forma della bont,

della grandezza, della durata, della potenza, dellistinto, dellappetito, della virt, della verit, del diletto e della perfezione. Sono una sola forma assoluta a partire da tutti i princip innati e attivi; e devo essere attivata appunto per mezzo della bont, della grandezza, e cos si dica degli altri princip innati, dei quali sono costituita; e cos sono assoluta. In due modi sono forma, cio sostanzialmente e accidentalmente. E sono ente in potenza nei confronti di tutte le forme particolari; io esisto in atto, ed esse vengono allesistenza a partire dalla mia essenza e dagli agenti sostanziali. Da me e da esse escono le forme accidentali; in me ed in esse sono stabili e permanenti; e perci sono forma assoluta. Disse la Forma: Sono sostanza in potenza, cio costituisco la sostanza insieme alla materia. E perci le forme particolari secondo liter della generazione dapprima esistono in potenza, poi in atto; e questo avviene quando siano attivate. Disse la Forma: Non sono privazione, poich sono un ente che esiste in atto; ma secondo la mia generazione e corruzione le forme particolari sono talvolta antiche, talvolta nuove. Se fossi privazione, a causa della trasformazione cadrei nel non essere; ma ci impossibile secondo la mia natura, poich non sono composta di contrari, ma di princip che concordano tra di s, come s detto sopra. Un essere assoluto non pu essere sottoposto a privazione a causa di qualche parte che gli sia contraria. Disse la Forma: In quanto sono azione assoluta, sono priva di ogni essere materiale, altrimenti non sarei azione assoluta. Le mie forme particolari nelle quali sono diffusa ed estesa in tutti gli individui, sono distinte dalle materie particolari, per il fatto che sono attive nellesistere e nellagire. Altrimenti in qualche modo la materia avrebbe capacit di agire e io di ricevere la sua azione: il che impossibile. Disse la Forma: Io sono tutta quanta nella materia come principio di attivit, e la materia tutta quanta in me come principio di accoglimento. Perci sono unita con lei nella sostanza, e i miei accidenti e i suoi sono connessi. Altrimenti non sarei una sola sostanza estesa e continua; il che impossibile. Disse la Forma: Poich sono nella materia prima ed in tutte le materie particolari, attivandole tramite le mie forme particolari, nasce da me unazione sostanziale e una vera azione predicamentale, con cui agisco nei confronti della materia prima e in tutte le materie particolari. Dalla materia prima scaturisce la passione predicamentale e da entrambe scaturisce il moto generale, reso attivo dalla mia natura ed attivo da quella della materia. Le sostanze, che esistono in stato potenziale con i propri accidenti, sono mosse da questo moto verso lessere attuale, nuovo e generato. E in forza della corruzione la privazione viene resa antica e la posizione [nellessere] viene rinnovata, e ci incessantemente. Disse la Forma: Io e la materia siamo in rapporto analogico; tuttavia io sono originariamente, mentre la materia secondaria. La ragione ne , che nel movimento io sono colei che inizia in forza dellazione, mentre la materia segue in forza della passione. Ne consegue che io sia il suo fine, poich sono finalizzata a me stessa, mentre lei non finalizzata a s, ma a me. E perci, prima che io venga a mancare, essa viene a mancare nelle realt particolari, non essendo capace di accogliere la mia azione nella sua totalit in quanto si trova pi in basso, non in quanto si trova pi in alto, essendo per natura assoluta capacit di accogliere. E ancora disse la Forma: Io sono somiglianza di Dio, e la materia dissomiglianza da lui, poich Dio forma e non materia. Ne consegue che io sono pi buona, grande, durevole e potente, intelligibile, amabile, virtuosa, vera, perfetta, gloriosa, della materia.

Ne consegue ancora che posso operare nella materia pi di quel che la materia possa accogliere. Ma questo poter agire di pi in me in potenza, e non posso portarlo allatto, poich la materia non capace di sopportarlo. Ne consegue ancora, che la mia essenza intensiva, per cos dire, forza della bont, della grandezza e via dicendo, mentre la materia estesa; e che nella corruzione la materia inizia a mancare prima di me. Quanto alla generazione, io sono originaria, la materia secondaria. Perci sono pi profonda della materia, essendo simile alla forma divina che profonda nei confronti dei suoi correlativi, ad esempio nei confronti delle persone divine; e cos si dica della divina bont e quel che segue, che profonda nei confronti dei suoi correlativi. Dunque la mia bont e gli altri miei attributi sono pi profondi della bont della materia. Disse la Forma: Sono una in numero, esclusivamente. Ci vuoi dire che venendo a mancare la forma di un individuo, viene instaurata di nuovo in un altro individuo che ha generato, e questo in senso assoluto. Se supponiamo che tutti gli individui vengano a mancare, io verrei ad essere restaurata nel mio numero singolare e nella mia natura. Lo mostra questo esempio: poniamo che da un blocco dargento vengano tratti una scodella e una bottiglia, e vengano messi in una fornace; se la loro forma si rovinasse, non si rovinerebbe per largento, ed in esso vi sarebbero in potenza unaltra scodella e unaltra bottiglia o un vaso e cos via. Disse la Forma: Io conservo la sostanza attivandola, e ci con ragione, poich sono fine; e la materia rendendola capace di accoglienza, in quanto si volge a me. Perci se consideriamo la conservazione in senso stretto, sono primitiva, la materia invece secondaria. Ne consegue che, come la generazione della sostanza dipende da me originariamente, cos la sua corruzione dipende dalla materia originariamente, in tanto che io non mancherei mai nel conservare e nellattivare, se la materia potesse accogliere questa mia opera di conservazione. Ne consegue che la materia ha pi a che fare di me con la privazione nelle sostanze corruttibili. Ed ancora disse la Forma: Quel che s detto della conservazione sostanziale pu essere attribuito a suo modo a quella accidentale, come la bianchezza di quel che bianco, la negrezza di quel che nero, poich la bianchezza forma accidentale, non materia. Perci essendo io forma sostanziale, a me e non alla materia compete la conservazione della forma accidentale. Quando la bianchezza in quel che bianco viene a mancare, ci avviene in primo luogo a partire dalla materia. Disse la Forma: Io e la materia unite intrinsecamente costituiamo la sostanza individuata. Essa inizia per mezzo mio, come s detto; e viene aumentata ed estesa perch io sono attiva e la materia passiva; e laumento si estende tanto quanto pu sopportano lestensione della materia. Da ci viene la quantit comune intensiva ed estensiva; intensiva per mezzo mio, estensiva per mezzo della materia. Disse la Forma: Io sono accolta nelle realt particolari in quanto le attivo; la materia in quanto accoglie e riceve. Si veda questo esempio: il fuoco riscalda laria; in quanto la riscalda ne accolto, attivandola; e fa s che laria accolga il calore come potenza passiva; laria corrisponde alla passione quanto alla materia, e il fuoco allazione quanto alla sua forma. Disse la Forma: Io sono ente in atto comparativamente [alla materia]; la materia ente in potenza, come appare da questo esempio: lanimale in potenza nelluovo, e la sbarra nel ferro. Questo vale quanto alla materia, e attende la mia azione. Ne motivo il fatto che io sono naturalmente originaria in causa dellazione, la materia secondaria in causa della sua capacit recettiva, come s detto sopra. Perci a me conviene lessere in atto, e alla materia lessere in potenza.

Disse la Forma: Sono ente determinato, essendo attiva; la materia invece ente confuso, in quanto passiva. La materia, a differenza di me, principio di confusione nella potenzialit. Disse la Forma: Sono ente perfetto; e perci la materia mi ricerca. A causa di questa appetibilit cerco di agire verso la materia e la materia cerca di accogliermi. Ne consegue che la materia tratta a perfezione per mio mezzo e non di per se stessa. Disse la Forma: Sono tratta attraverso le forme particolari, una forma particolare venendo generata dallaltra sotto linflusso dei miei princip innati suddetti, che sono mossi per mezzo dei princip divini, come ad esempio la mia bont per mezzo della bont divina, la mia grandezza per mezzo della grandezza divina, e cos si dica degli altri. E ci effettivamente, poich quanto pi sussisto riferendomi ad essi, tanto pi sono alta e sublime. Disse la Forma: Son tratta attraverso lottava sfera, che mi conduce in Saturno e via dicendo. Mi muovo attraverso gli elementi e ci che diviene elemento; nei corpi celesti sono resa celeste; negli elementi sono elemento, vegetale nei vegetali, sensibile nei sensibili, dotata di immaginazione in ci che dotato di immaginazione. Nellacqua fredda sono in potenza ad esser riscaldata; nella bianchezza sono fatta bianca. Mi muovo nella generazione e nella corruzione, ma non sono mossa dalla privazione, come sopra s detto. Ed ancora disse la Forma: Non sono un ente che esista tra essere e non essere; poich se fosse cos, il non essere sarebbe essere; il che contraddittorio. In verit ho a che fare con il non essere accidentalmente in quella sostanza che esiste in potenza e non in atto; e giungo alla corruzione con riguardo al suo numero innovato. Di nuovo disse la Forma: Tutte le forme particolari derivano da me, e luna deriva dallaltra secondo la via della generazione. Altrimenti una forma non tenderebbe verso unaltra al fine di moltiplicare la propria specie; n vi sarebbe alcun soggetto in cui vi fosse un moto successivo; e tutte queste cose sarebbero contro la mia natura. Ed ancora disse la Forma: Sono finita; e tutte le mie parti sono individuate e finite. La mia natura capace di operare, ma ne incapace se confrontata col primo essere, che ha un potere infinito, e pu agire su di me miracolosamente secondo la sua volont. Molte altre cose avrebbe detto la Forma di se stessa. Ma le tralascio per brevit, dicendo che tutte quante si possono dedurre da ci che stato or ora detto. Lasciamo questo compito alle sottili considerazioni dellintelletto scientifico. II LA MATERIA Disse la Materia: Sono un ente, dal quale procede qualcosa sotto il profilo della passivit. Ci avviene sostanzialmente e accidentalmente, poich sono duplice. Da me che sono originaria, nasce la materia particolare, che parte sostanziale della sostanza, come ad esempio la materia della rosa, del cavallo e simili. Ma sono anche accidentale, come il ferro che in potenza nei confronti della spada, e la grammatica nei confronti del grammatico. Disse la Materia: Io provengo dalla bont passiva, e cos dalla grandezza passiva, dalla durata, dalla potenza, dallistinto, dallappetito, dalla capacit e via dicendo. Sono

composta di tutte queste passioni innate. E sono estesa e mossa e individuata attraverso tutto il cielo ed anche tutti gli elementi e le realt che sono rese elementi. Ma rimango sempre materia prima continua indivisa quanto alla mia pura essenza e quanto al mio numero. Perci dovunque sia sono passiva e posta in movimento secondo bont, grandezza e via dicendo. Sono passiva e posta in movimento sotto linflusso della forma prima, con la quale sono congiunta, e sono con essa una sola sostanza, in cui tutte le sostanze corporee sono incluse. Ma soprattutto sono posta in movimento e sono passiva in rapporto alla forma prima, Dio, che con la sua bont conferisce la sua capacit passiva alla mia bont e con la sua grandezza la conferisce alla mia grandezza, e cos via dicendo. Egli il mio fine, la mia causa prima; ed io sono suo effetto in senso assoluto, n contro di lui ho alcun potere o possibilit di resistenza, poich se fosse cos sarei attiva, ribelle e non obbediente, e la capacit passiva finita renderebbe passiva lazione infinita di Dio, il che impossibile. Dio perci pu agire nei miei confronti sia secondo la mia natura sia al di l della mia natura, miracolosamente, perch si vengano a conoscere la sua grande potenza e la sua capacit infinita, linfinita libert della sua infinita volont, ed anche il suo dominio. Disse la Materia: Sono assoluta capacit ricettiva sotto limperio della forma assoluta, alla quale sono congiunta. E come dal mare derivano tutte le acque dei fiumi e a lui ritornano, cos da me derivano tutte le materie particolari e a me ritornano, poich sono assoluta. Ed ancora disse la Materia: Non sono un ente che esista in potenza in senso assoluto, perch se cos fosse il soggetto in cui sono sostanza sarebbe in potenza, e cos successivamente allinfinito, il che impossibile. Sono dunque ente che esiste in atto, essendo assoluta. Ma sono ente che esiste in potenza nei confronti di tutte le sostanze particolari che sussistono sotto forme particolari. E di nuovo disse la Materia: Sono sostanza in potenza, in quanto di per me stessa sono parte della sostanza, e senza di me la sostanza non pu sussistere. La sostanza, che io sono in potenza, viene allessere per mezzo della generazione o della produzione artificiale. Per mezzo della generazione, come la rosa in un roseto, nel quale in potenza; per mezzo della produzione artificiale, come nel caso delle parti di un edificio, nelle quali ledificio esiste in potenza, prima che sia costruito. Disse la Materia: Non sono privazione, se non potenzialmente, poich le mie materie particolari vengono sottoposte alla privazione secondo la corruzione a causa del mio essere in potenza. A ci consegue la privazione delle forme particolari, come s detto nel capitolo sulla forma. Di nuovo disse la Materia: Nella mia natura non si trova forma, che nasca da me e sia finalizzata a me; se fosse cos, non sarei passivit assoluta, e sotto un certo profilo le mie parti sarebbero prive della mia essenza e natura, il che impossibile, essendo io semplicemente assoluta. Ed ancora disse la Materia: Sono assoluta, e in quanto tale non sono rinnovata nelle mie parti. Ma le stesse materie particolari sono rinnovate in quanto passano dalla potenza allatto. E quando si corrompono, non io mi rinnovo come privazione, poich sono assoluta. Diversamente esse, essendo particolari, sono rinnovate nella privazione. Disse la Materia individuata: Sono in forza della quantit, ad esempio lunga, larga e profonda e rotonda nel cerchio o nel corpo sferico. Sono anche determinata secondo la qualit, come resa luminosa e calda nella fiamma, rosseggiante nel vino, dolce nel miele, pesante nella terra e lieve nel fuoco.

Di nuovo disse la Materia: Sono in relazione, poich sono passiva mentre la forma cui sottost attiva. E sono in relazione sostanzialmente e accidentalmente. Sostanzialmente, come nella generazione, in cui il generante genera quel che generato; accidentalmente, come nelle realt meccaniche, in cui il produttore fa o fabbrica il prodotto o il producibile, e via dicendo. Disse la Materia: Accolgo in me dei modi di essere, nei cui confronti sono passiva, e passo da una specie ad unaltra, come la mia bont passiva, che grande se sussunta sotto la mia grandezza passiva, e al contrario. E cos si dica degli altri miei princip passivi innati. Ancora disse la Materia: Sono nel sito, e questo in cielo, negli elementi e nelle realt composte di elementi. Il mio sito assoluto; diffuso nei molti siti particolari, ma rimane in se stesso assolutamente. Ed ancora disse la Materia: Sono nel tempo, e nel tempo passo successivamente da un ora a un altro, altrimenti non sarei nel movimento successivo continuato. Tuttavia, secondo che sono accolta nelle materie passive particolari, in un [momento del] tempo sono in una materia particolare, in un altro in unaltra, rimanendo per essenza indivisa, poich il mio movimento assoluto, e cos di conseguenza la mia essenza. Di nuovo disse la Materia: Sono assoluta nel luogo Ed in quanto sono diffusa e raccolta nelle realt materiali particolari, sono collocata nei luoghi particolari, e mediante le mie materie particolari passo da un luogo a un altro, restando collocata nel mio luogo assoluto, e il luogo stesso in me reso passivo e non esteso al di fuori di me, essendo una parte dei miei accidenti, con i quali sono congiunta. Disse la Materia: Sono [materia] prima quanto alla mia essenza, perch sono assoluta, come s detto. E se non fossi congiunta con la prima forma, e se essa non fosse prima, non avrei di che essere passivit primitiva, e cos non sarei materia prima. Ci evidente, perch la mia bont passiva primitiva, la mia grandezza e cos via non sarebbero congiunte con lazione primitiva della bont, della grandezza e via dicendo. E come, privata della prima forma, una forma particolare non potrebbe esser generata da unaltra, cos anche, se io, che sono la materia prima, non fossi, una materia particolare non potrebbe esser generata da unaltra, e, venendo una di esse a corruzione, la sua stessa essenza sarebbe corrotta, e nelluniverso verrebbe a crearsi un vuoto, ed anche una discontinuit ed una cessazione di movimento, e per conseguenza tutto luniverso verrebbe successivamente ridotto al nulla, il che impossibile. Disse la Materia: Potrei dire molte altre cose di me, ma sarebbe troppo lungo. Da quel che ho detto di me stessa si pu capire tutto quel che si pu dire di me. III LA GENERAZIONE Disse la Generazione: Sono lessere che nasce e viene allesistenza. Per mezzo del mio nascere e venire allesistenza molti esseri nascono e vengono allesistenza, quando io nasco e vengo allesistenza con i miei propri correlativi, come ad esempio nelle realt naturali il principio generante assoluto, ci che generabile e loperazione del generare, con i quali sono quel che sono. Principalmente in tre modi nasco e vengo allesistenza a partire dai miei princip innati, come la bont, la grandezza, la durata, la potenza,

listinto, lappetito, la virt e via dicendo. Ognuno di essi relazionato [allaltro] per natura, ed io sono nata e venuta allesistenza da queste stesse relazioni: dapprima come sostanza che esiste in potenza; in secondo luogo, come sostanza che proceduta dalla potenza allatto; in terzo, dallesterno allinterno, come il nutrimento, la crescita e via dicendo. Sono sostanza che esiste in potenza, e sono generata come i miei accidenti. Esisto in potenza ad esempio nella pietra, nel ferro e nel movimento, come la spiga [ in potenza] nel chicco di grano, e lo sperma nellanimale, e via dicendo. La fiamma tratta per mezzo della generazione dalla potenza allatto, e cos si dica della spiga e simili. Ci avviene perch ci che genera, genera nella sua propria capacit passiva, che la generabilit, per mezzo [delloperazione] del generare, in tanto che la forma particolare generata dalla forma universale, e la materia particolare dalla materia universale, e ci che correlato particolarmente da ci che correlato universalmente. Tutto ci avviene per mezzo della fecondit della mia natura, poich sono assoluta, e derivata dai primi princip, come s detto, e dalla loro fecondit. La fiamma o la spiga generate in atto vivono, si nutrono e crescono a seconda di quel che ricevono dal di fuori; ad esempio la fiamma nella lampada alimentata dallolio, e in lei vi unaltra fiamma in potenza, se si aggiunga una candela per contatto. Cos si dica del chicco di grano seminato in terra, nel quale sono in potenza molti chicchi, e si portano allatto per mezzo mio ed in me, in quanto la funzione vegetativa accresce e tramuta gli elementi nella specie del grano. Nel grano seminato si trova in atto la linfa nutritiva della radice. Dalla radice vengon generate altre molte realt umide radicali, e dal nutrimento altre molte entit di nutrimento nelle spighe di grano. E ci avviene per mio mezzo secondo bont, grandezza, durata, potenza e via dicendo, sia formalmente che materialmente, mediante il movimento generato che va dalla potenza allatto. Disse la Generazione: Ho parlato della generazione che si ha nella fiamma e nelle piante. Ora intendo parlare della generazione che si ha negli animali. Ecco un esempio: luovo stato generato in potenza nella gallina per mezzo del gallo, ed stato portato allatto. Quando poi esiste in atto, nelluovo vi in potenza lanimale, e viene portato in atto dal movimento e dallaccrescimento dei princip innati: e ci , perch il suo venire allessere buono e grande. Il pollo generato ed esistente in atto, una volta uscito dalluovo, esiste nei suoi elementi, nella sua capacit vegetativa e sensitiva. Esso vive mangiando grano o erba, e si nutre di cose che gli vengono dal di fuori. II chicco di grano realt vegetale composta di elementi; questa sua natura lo rende linfa nutriente per il pollo; e lumidit radicale come una lampada vivente, per cos dire, che si moltiplica per mezzo dellumidit del nutrimento, come la fiamma si alimenta dellolio nella lampada. Il pollo dotato di sensibilit, perch la facolt sensibile parte di esso. In esso vi erano dunque in potenza degli atti sensitivi, come il vedere per mezzo della vista, ludire per mezzo delludito, e simili. Essi vengono portati allatto per mezzo mio, poich si tratta di cosa buona, grande e via dicendo. Il pollo vede la figura, il colore e simili nel chicco di grano: perci la visibilit del chicco che di per s non dotato di sensibilit generata per accidente; altrimenti il pollo non avrebbe alcun rapporto con il chicco. Questa visibilit generata per mio mezzo, dice la Generazione, e per mezzo della mia bont, grandezza e via dicendo, che sono generate in me per mezzo di princip superiori innati, come si detto sopra. Mentre il pollo mangia il chicco di grano o lerba, si genera il sapore; e ci avviene per

mezzo mio e della mia bont, grandezza e via dicendo. Ma il sapore non in potenza nel grano, se non per accidente; propriamente esso generato dal senso, e tratto dalla potenza allatto. Il pollo dotato di immaginazione in forza della facolt immaginativa, e di sensibilit in forza della facolt sensitiva. Perci latto dellimmaginazione in potenza, e viene portato allatto tramite le specie astratte dalle realt sensibili. Perci il gallo immagina il luogo in cui mangi il grano, e cos si dica della fonte, ove bevette lacqua. Disse la Generazione: Come ho detto del pollo, cos pu dirsi dello sperma nellutero femminile, nel quale il seme si incontra con lumidit del nutrimento radicale. La radice [dellessere umano] vive per mezzo dellumidit nutritiva e del mestruo della donna, e si muove crescendo, definendo lineamenti, figure e simili; e ci avviene per mezzo mio, poich buono in causa della mia bont, e grande per la mia grandezza, e via dicendo. Disse la Generazione: Il pollo non vive nellacqua come il pesce, n il pesce sulla terra come il pollo; e la salamandra vive nel fuoco e non nellacqua n sulla terra; e ci accade perch sono diffusa, e feconda, in molte specie e modi. Stando cos le cose, non vi da stupirsi del fatto che la giustizia divina, al di l o al di sopra della mia natura, faccia di me quel che meglio le piace, conservando i corpi dei dannati nella fornace sempiterna, come il fuoco, che conserva la salamandra nella sua fiamma, in cui la salamandra generata e nutrita e cresce; soprattutto perch la giustizia divina senza confronto pi buona, grande e cos via, di quel che io sia. Disse la Generazione: Molte cose ho detto e pi ancora potrei dire di me stessa naturalmente secondo la sostanza e laccidente, in cui sono diffusa ed estesa, e in questo modo, ossia bene, con potenza, con grandezza e via dicendo. Ma voglio lasciare questo argomento e passare alla generazione delle virt, come segue: La giustizia, disse la Generazione, labito per cui il giusto agisce giustamente. Esso generato per mezzo mio, dapprima posto in potenza, poi portato in atto, nutrito e accresciuto obiettivamente per mezzo dellanima umana. Questo stesso abito discende dallinflusso e dalla fecondit dei princip innati, che sono la bont, la grandezza e via dicendo. Lanima poi, oggettivando le specie, giustamente coltivandole, comprendendole e amandole, genera labito delle specie che ha raccolto, e ci possibile poich buona, grande e via dicendo. Questo carattere buono e grande dato dai princip primitivi divini, ossia dalla bont e dalla grandezza divine, cos che lanima abbia un giusto comprendere, coltivare ed amare, con i quali sia causa di un giusto sentire, nel vedere, nelludire e via dicendo, ed anche di un giusto immaginare oggettivamente. Tutte queste cose discendono dalla giustizia divina, che causa e fine primitivo, cos che le genti abbiano pace e giustizia reciproca, e siano disposte ad agir bene e ad evitare il male. Disse la Generazione: La prudenza labito per il quale la persona prudente agisce prudentemente, scegliendo le cose buone ed evitando quelle cattive, scegliendo piuttosto i beni grandi che quelli piccoli, abbandonando prima il male grande che quello piccolo, e, se lo possa, ogni male in senso assoluto. Questabito generato per mio mezzo, ed come un ramo staccato dalla sapienza superiore, che ne causa per via di somiglianza , per mio tramite; di poi per mezzo mio e delluomo viene tratto dalla potenza allatto, cos che luomo agisca prudentemente per mezzo dellanima in senso oggettivo, muovendo le potenze inferiori allutilit del corpo, sentendo e immaginando, in modo che lanima sia disposta ad agire in conformit con labito della prudenza. Luomo prudente colui che accoglie le somiglianze degli esseri, le buone e le cattive, e sceglie le buone ad esempio, ed evita le cattive. Ancora disse la Generazione: La fortezza labito di chi forte nel suo cuore, ed

prodotto dalla volont, che tende al fine primitivo da lei desiderato. In ordine ad esso la volont soffre pene e sofferenze, a causa di quel che avviene contro la sua operazione; labito della fortezza la rende forte e calma nel suo vigore. Labito stesso generato dalle somiglianze che vengon messe dinnanzi dalla volont, per mio mezzo, in quanto posto in potenza, e per mezzo dellagente, come ad esempio per mezzo delluomo. Per mezzo mio e della stessa volont viene dedotto labito pratico, attuale. In dipendenza di questabito luomo pugnace contro i vizi, con lappoggio delle virt, che sono congiunte e collegate con la fortezza, in quanto il senso e limmaginazione [di per s soli] non possono resistere nel vedere, udire eccetera. Di nuovo disse la Generazione: La temperanza labito per cui luomo temperato agisce temperatamente, mangiando, bevendo, vestendosi e via dicendo. Questabito un ramo della giustizia sotto il profilo dellequilibrio, cos che luomo viva sano e via dicendo. Esso generato dalle raffigurazioni raccolte dallanima; ed tratto dalla potenza allatto per mezzo mio e delluomo. Questabito vive e dura tanto, quanta la fecondit delle potenze dellanima, che rende temperate oggettivamente, come deve; e questo bene, grandemente eccetera. Di nuovo disse la Generazione: La fede un abito dato da Dio, per mezzo del quale lintelletto comprende al di sopra delle sue forze quelle realt che con la sua natura non pu raggiungere, come sono gli articoli di fede e simili; e questabito permanente, in quanto generato da raffigurazioni superiori, come ad esempio dalla raffigurazione della bont divina, della grandezza e via dicendo. In ci non ho capacit generativa naturale, ma sono uno strumento della grazia divina. Di questo stesso abito fan parte il credere e, subordinatamente al credere, lintendere. Quanto lo stesso intendere si innalza a un oggetto superiore, tanto pi il credere si innalza su di esso, come lolio sullacqua; infatti quanto pi lacqua cresce, tanto pi lolio si innalza con essa e su di essa. Perci lintelletto raggiunge lo stesso oggetto per mezzo dellintendere e del credere, ma in modo diverso, e comunque pi per mezzo del credere che dellintendere. Di nuovo disse la Generazione: La speranza labito in virt del quale colui che spera, spera di essere aiutato e perdonato da Dio; ed un tal abito dato da Dio. Io sono lo strumento nel generare la speranza oggettivamente mediante lanima. Questo abito stabilisce un legame tra Dio e luomo, ed reso fecondo dalle ragioni divine nei miei princip innati. Quando sia pienamente formato, esso la gioia e la consolazione degli uomini. Non parlo qui di quellabito che difforme dalla speranza, nel quale i peccatori, rimanendo in peccato, credono di aver aiuto e perdono da Dio. Esso spurio, perch difforme rispetto alla speranza, e non generato da quelle somiglianze da cui generata la vera speranza, che nascono dai miei princip innati. Di nuovo disse la Generazione: La carit labito in virt del quale luomo pieno di carit ama Dio sopra se stesso, e il prossimo come se stesso. Un tale abito dato da Dio. Io stessa e la volont umana non siamo in grado di generarlo, poich esso si colloca permanentemente al di l delle forze della volont; tuttavia io sono una disposizione ad accogliere labito della carit e a generarlo. La volont divina lo pone in potenza, e per mezzo della volont umana conformata ad esso lo trae dalla potenza allatto, cos che secondo quellatto agisca bene, con grandezza e via dicendo. E di nuovo disse la Generazione: La sapienza un abito dato da Dio, che esalta lintelletto, conferendogli una scienza infusa, cos che si innalzi al di sopra della sapienza che riguarda cose inferiori, e sia cos alto e ben disposto a intendere le cose vere, come la volont lo per mezzo della carit. Senza un tale abito lintelletto in questa vita avrebbe nocumento, posto che esso unalta potenza causata dallintelletto

divino, come la volont umana causata dalla volont divina. Ma con questo abito lintelletto agisce sapientemente; ed io gli preparo le specie di cui si vale. Disse la Generazione: Ho parlato delle sette virt principali. Da quel che ho detto si pu sapere quali siano le loro essenze, come si generano, crescono e si nutrono, e cos a proposito delle virt che ne derivano, come lumilt, la pazienza, la costanza e via dicendo. Questa scienza prepara ad acquisire la vita eterna, e le virt sono le vie su cui si muove. IV LA CORRUZIONE Disse la Corruzione: Sono il passare dallessere nel non essere: perci sono in contradizione con quel che s detto della generazione. Disse la Corruzione: Sono duplice: in un modo sono, semplicemente; nellaltro sono sotto un certo aspetto e accidentalmente. Sono semplicemente, come quando qualche cosa perde il suo essere sostanziale, ad esempio luomo perde la sua forma umana. Sono sotto un certo aspetto e accidentalmente, come quando qualche cosa perde la sua forma accidentale (ad esempio se un uomo perde la bianchezza, che aveva, si dice che si corrompe secondo un aspetto, ossia secondo la bianchezza, che un accidente). E di nuovo disse la Corruzione: Quando la sostanza in stato potenziale con i suoi accidenti nella via della generazione, come s detto, anchio sono l in potenza, come nelluovo, in cui lanimale in potenza. Se quelluovo viene rotto, la potenza viene meno, ed io dallessere traggo la privazione di quellanimale. Disse la Corruzione: La fiamma viene meno nella lampada, quando manca lolio. Mentre la fiamma durava, io ero in potenza; terminata la fiamma, sono portata allatto. Il chicco di grano nel granaio ha in potenza la spiga, ed io sono in quella stessa potenzialit per portarla ad un esito contrario. Quando il chicco seminato e ne nasce una spiga, io corrompo il chicco nella sua entit numerica; infatti la sua essenza viene trasformata in molti chicchi, che vengono generati nella spiga. In ogni chicco vi unaltra spiga in potenza quanto alla generazione, ed io sono in loro in potenza per portarli ad un esito contrario. Perci, in fasi successive, sono la conseguenza contraria alla generazione; la generazione porta allessere, ed io alla privazione dello stesso essere. E di nuovo disse la Corruzione: Nello sperma giunto nellutero vi lanimale in potenza per mezzo della generazione, ed io sono nello sperma in potenza quanto alla privazione; una volta che sia generato lanimale, lo sperma si corrompe, e il suo essere si tramuta in unaltra e nuova essenza, nella quale io sono nuovamente in potenza. Ne segue che io e la generazione siamo connesse, e tuttavia diverse. Ci necessario, cos che il movimento della natura sia continuo, dalla potenza allatto e dallatto alla potenza, circolarmente. Di nuovo disse la Corruzione: Il pollo mangia il chicco, nel quale vi la spiga in potenza. Mangiato il chicco, disse la Corruzione, io sono portata successivamente allatto, togliendo alla spiga la sua potenzialit e il numero al chicco. Io sono in potenza nella carne del pollo, che viene dal chicco; quando il pollo muore, sono causa del fatto che non ci sia pi. Si vede da ci in qual modo io e la generazione siamo contraddittorie

luna allaltra. Disse la Corruzione: Potrei dire di me molte altre cose. Ma da quel che s detto lintelletto sia speculativo che attivo pu venire a conoscere quel che daltro di me si pu dire. Ora voglio passare alle virt morali e mostrare in qual modo si corrompano e generino i vizi, poich sono contraddittori [ad esse]. Di nuovo disse la Corruzione: La giustizia e lavarizia sono in contraddizione reciproca. Perci lavarizia viene generata nel modo opposto a quello in cui generata la giustizia, come s detto sopra. Finch luomo abituato alla giustizia, lavarizia rimane in potenza; ma quando la giustizia viene a corrompersi, lavarizia passa dalla potenza allatto. Labito dellavarizia messo insieme e generato per opera della malizia contro il fine della bont, il qual fine ridotto in privazione. Perci lavaro in questo suo abito malvagio e privo di riposo, poich tiene per s quel che ha da dare agli altri, e il suo appetito perverso, insaziabile e a detrimento dei diritti altrui. Ancora disse la Corruzione: La gola e la temperanza sono contraddittorie. Quando vi la temperanza, io sono in potenza in un soggetto, quando la temperanza viene a corruzione si genera la gola, e passa dalla potenza allatto. Viene cos mostrato in qual modo labito della gola venga generato dalla malizia, e nasca come appetito perverso. Ne consegue che luomo goloso senza pace, poich non si volge al fine della bont e ne privato. Perci quando mangia molto, si amareggia per aver mangiato troppo; quando mangia poco, e non ha da mangiare, se ne duole, e cos si avvia allinfermit, alla corruzione e alla morte. Disse la Corruzione: La lussuria e la castit sono contraddittorie. La castit un abito prodotto dalle somiglianze dei princip innati; la lussuria dalla loro dissomiglianza. Invero le somiglianze delle virt e le dissomiglianze di esse sono contraddittorie. Ne consegue che labito della castit e labito della lussuria sono contraddittori quanto alla grandezza che pu essere buona o cattiva, alla durata buona o cattiva, alla capacit buona o cattiva, allistinto, allappetito buono o cattivo, alla virt e al vizio, alla verit che pu essere formata o difforme, al piacere che pu essere formato o difforme, alla perfezione o allimperfezione, e cos via. Di nuovo disse la Corruzione: La superbia e lumilt sono contraddittorie. Perci quando lumilt viene generata, si corrompe la superbia, e viceversa. Ne consegue che lumilt contro tutti i vizi quali che siano, la superbia contro tutte le virt. Ne conseguono due abiti, luno contraddittorio laltro contrario. Quello contrario nasce dal contraddittorio, poich i termini sono pi distanti tra i contraddittori che tra i contrari. Io poi, disse la Corruzione, sono intensa nei contraddittori ed estensa nei contrari. Viene qui mostrato in qual modo io e la generazione siamo contraddittorie ed opposte nelle realt morali. Cos essendo, luomo superbo si abitua alla superbia contro i suoi stessi princip innati, ragione per cui inquieto. Luomo umile invece abituato allumilt, che formata dalle somiglianze dei princip innati, ed dunque sereno, paziente, benevolo, prudente, giusto, e via dicendo. Disse la Corruzione: La fede e linfedelt sono contraddittorie. La fede un abito, come s detto nella parte relativa alla generazione. Linfedelt anchessa un abito, che nasce dalle similitudini contraddittorie; perci linfedele contraddice agli articoli della fede. E lo fa in due modi, credendo e conoscendo con lintelligenza. Credendo, come il Saraceno, il quale non crede che Dio sia trino e incarnato, e via dicendo; nel secondo modo come lAverroista cristiano, il quale afferma che sotto il profilo razionale impossibile che Dio sia trino e incarnato; ma dice di credere che Dio sia trino e

incarnato, in quanto afferma di essere cattolico. Cos il Cattolico e il Saraceno sono in contraddizione tra di s; ed anche il Cattolico e lAverroista, poich se in verit e in senso assoluto impossibile che la trinit e lincarnazione siano, anche impossibile che la fede cattolica sia vera . La fede labito per cui il vero Cattolico pone le altezze delle ragioni divine in uninfinit che sotto ogni rispetto semplice; ma il Saraceno e lAverroista cristiano negano tutto ci. Il Cattolico afferma che lessere divino possiede una bont perfettissima ed infinita, una grandezza incommensurabile ed infinita, e cos via; ed anche che Dio Signore della natura creata, cui d potere di agire naturalmente; non vi dunque alcunch che gli possa resistere, ed impedisca che Egli operi al di l della natura, secondo il suo volere e miracolosamente. Questo quel che la fede afferma in base allinfinita bont, grandezza e via dicendo di Dio. Ne segue che la fede positiva, linfedelt per causa mia privativa: dico per causa mia, poich io corrompo e perverto lintelletto, e linfedele in effetti tale. Di nuovo disse la Corruzione: La speranza e la disperazione sono contraddittorie. La speranza un abito generato, come s detto: e poich io mi contrappongo alla generazione, da me nasce la disperazione, e nasce in contraddizione ai princip della speranza. La speranza si contrappone a me in quanto fondata sulla giustizia, sulla prudenza e cos via; ed io sono contro la speranza in quanto sono fondata sullavarizia, sulla gola e cos via. Colui che disperato sempre nella tristezza e nel dolore, poich il suo abito di disperazione costituito da molti mali grandi e durevoli, per cui manca di tutti i beni grandi e via dicendo. La carit e la crudelt sono contraddittorie. Ne consegue che la crudelt un abito formato dalle somiglianze dei princip contraddittori a quelli di cui formata la carit. Luomo crudele ama se stesso pi che non ami Dio, e se stesso pi del suo prossimo. Ne consegue che il suo desiderio perverso, in quanto contro la giustizia, la prudenza e via dicendo. Egli privo di tranquillit; nel fare il male crede di trovare la pace, ma non la trova, poich il fare il male abito di privazione e di corruzione. La sapienza e la stoltezza sono abiti contraddittori; sono costituiti di princip contraddittori, a cui consegue una contraddizione. Perci la stoltezza pu essere individuata in base a quelle cose che sono state dette della sapienza. Lo stolto ha unintelligenza perversa, per cui quando crede di fare il bene fa il male e viceversa. Lo stolto mio grande amico; non cos luomo sapiente, che amico della generazione nelle cose grandi e durevoli e cos via. La Corruzione fin cos il suo discorso, nel quale forn, mi pare, unadeguata descrizione di se stessa. V LA VIRT ELEMENTATIVA Disse la virt Elementativa: Sono una virt naturale, che proviene dalle forme sostanziali e accidentali degli elementi. Dalle forme sostanziali, poich sono costituita dalle quattro forme degli elementi; e dalle forme accidentali, poich sono costituita dalle quattro qualit, cio dal caldo, dal freddo, dallumido e dal secco, e cos si dica degli altri accidenti. E come ho detto delle forme sostanziali, cos dico delle quattro materie degli elementi.

Nelle forme sono attiva e nelle materie passiva; perci provengo tutta quanta da esse, e tutta consisto in esse. Gli elementi poi, in quanto io sono un abito, agiscono e ricevono riguardo a me nelle cose generali e corruttibili, secondo quel che s detto della generazione, della corruzione, della forma e della materia. Disse la virt Elementativa: I princip innati degli elementi sono la bont, la grandezza, la durata eccetera. Questi stessi princip esistenti negli elementi sono raccolti in me mediante gli elementi, cos che io abbia la natura di quei princip, che buona, grande e via dicendo; e per questa natura vi sono le realt sostanziate degli elementi, i metalli, le piante e gli animali. Ed ancora disse la virt Elementativa: Il fuoco una sostanza semplice. Si dice semplice, perch ha raccolti in s la sua forma, la sua materia e gli accidenti specifici, in modo che una sostanza distinta dagli altri elementi. Quel che dico del fuoco lo si intenda della semplicit degli altri elementi; ne consegue che la mia natura semplice, e la traduco poi negli elementi per via di generazione. Gli elementi si associano a vicenda, come si vede nelle quattro masse sensibili: la fiamma calda e secca; laria umida e calda, o anche fredda quando freddo; lacqua in una pentola scaldata al fuoco calda, sparsa nellatmosfera umida; la terra fredda per lacqua, umida per laria e calda per la fiamma. Sono composta in virt di queste quattro masse, dice la Virt elementativa, ed ho una natura composta, che trasmetto agli elementi che sono compositi per mio mezzo. Come il calore la qualit specifica del fuoco, e ci in senso assoluto, lumidit dellaria, la freddezza dellacqua e la siccit della terra, cos queste qualit sono in me in senso assoluto. E poich vengono associate per accidente secondo le modalit della composizione degli elementi, cos in me sono composite, e in quanto sono in me, entrano nelle realt che accolgono gli elementi, e restano in esse permanentemente. Quattro sono i colori principali, disse la virt Elementativa, ossia: la luminosit, che il colore del fuoco; la trasparenza, che il colore dellaria; la bianchezza dellacqua e loscurit della terra. Questi colori sono in me nella loro distinzione; e poich gli elementi si associano, ed io sono formata da loro, sono anche in me come compositi. Perci naturalmente trasferisco questi stessi colori nelle realt che ricevono gli elementi secondo la semplicit e la composizione. I colori intensi significano la semplicit nelle realt che ricevono gli elementi; mentre i colori estesi e confusi significano la composizione. Disse la virt Elementativa: Il fuoco, laria sono lievi, lacqua e la terra pesanti. Ne consegue il movimento da ci che superiore a ci che inferiore e viceversa. E a motivo dellopposizione accidentale quel che per sua natura sale in alto, anche discende, e viceversa, secondo il pi e il meno nel soggetto in cui sono Da ci procedono il moto retto e quello obliquo; e, secondo che sono in me e si svolgono in me, io, estesa in tutte le realt che accolgono gli elementi, causo quei moti retti ed obliqui. Ed ancora disse la virt Elementativa: Poich gli elementi sono quattro, e ciascuno di essi agisce nellaltro, come ad esempio il fuoco riscaldando laria, e laria rendendo umida lacqua, lacqua raffreddando la terra, e la terra asciugando il fuoco, ne nasce un moto circolare continuo. E poich la mia essenza deriva da questi elementi, il mio movimento in parte naturalmente circolare, ed io trasmetto questa natura alle realt che ricevono gli elementi. Disse la virt Elementativa: Da quel che stato detto di me e da me, si pu conoscere la mia essenza e la mia operazione nelle realt che ricevono gli elementi, il nutrimento e

la crescita, la generazione e la corruzione, e via dicendo. VI LA VEGETATIVA Disse la Vegetativa: Io sono virt raccolta nella realt vegetale, di cui sono lanima. Per me il vegetale vegeta, e la vegetabilit la sua caratteristica specifica, e latto del vegetare procede da entrambi. Il vegetale vegeta per gli elementi che vengono tramutati ed acquisiti nella sua conformazione specifica, mediante latto del vegetare o lattivit del vegetare, che diviene vegetale specifico, ed nutrito generato ed aumentato dalla mia essenza, [di me] che sono la vegetazione. Disse la Vegetativa: Ho tre specie nella mia natura, che sono la generazione, la crescita e il nutrimento. Ma di queste specie si dice nel capitolo sulla generazione. Io poi sono una parte del mondo, diffusa e distesa negli alberi e negli animali. I miei princip innati sono bont, grandezza, durata, potenza, istinto, appetito, virt e cos via, che in me sono raccolti e resi specifici. La mia essenza e natura provengono da tutte queste realt, e cos tutte le mie operazioni e il mio movimento. Disse la Vegetativa: Lalbero buono, ed buono in causa della bont. Io ne sono lanima. Sono dunque buona per la bont che raccolta in me. Lalbero sottost alla generazione, alla crescita e al nutrimento. La sua bont vive e cresce attingendo alla bont degli elementi, come la fiamma attinge allolio della lampada: perci lalbero produce un frutto buono. Questo frutto generato, cresciuto e nutrito nella mia bont e della mia bont, e rimane in me. E poich la mia bont feconda, essa stessa pone altri frutti in potenza in quel frutto. Ed cosa buona che la mia bont sia insieme stabile e passi da una specie allaltra, e che la mia natura buona non sia oziosa n vada a finire in nulla. Disse la Vegetativa: In me raccolta la grandezza, ed in me specificata e numerata; e mi stata data, perch la mia natura sia grande. In causa sua lalbero grande, ed ha una quantit, una virt e una natura grandi, per cui ha in s unaltra pianta in potenza. E quando quella pianta, che in potenza, portata allatto, ha in s unaltra pianta in potenza, cos che io sia virt vegetativa dotata di grandezza. Non posso essere grande in questo modo, successivamente, senza grandezza degli elementi, per cui posso accrescere la grandezza della pianta. Ma la grandezza degli elementi non basta a questo, a meno che la grandezza del cielo non sia produttiva per mezzo del movimento. Il suo movimento reso grande per mezzo della grandezza, che il suo principio innato, causato dalla divina grandezza. Questa produce la grandezza del cielo e la grandezza degli elementi, e la mia stessa grandezza; e ci avviene, perch abbraccia tutte le grandezze estrinseche e ne il fine. Se la mia natura potesse accogliere tutta la grandezza che la grandezza divina capace di porre in me, la mia grandezza sarebbe estesa allinfinito; ma non pu farlo nei miei confronti, poich non posso ricevere linfinit, in quanto linfinit non pu appartenere alla mia natura n rimanere in essa. Perci confesso che la causa divina pu produrre maggior grandezza nel suo effetto, di quel che leffetto possa accogliere. Questo degno e giusto, poich la causa possiede una finalit pi alta dei suoi effetti. Ne abbiamo un esempio nel caso della forma e della materia, in quanto la forma ha un fine

pi alto della materia, cui conferisce lessere. Se la materia non pu accogliere tutto lessere che la forma pu dare, non ne consegue che la forma stia in ozio, poich rimane attivamente nella sua grandezza intensiva, e la materia rimane passiva nella sua estensibilit. Perci, dice la Vegetativa, dicon male coloro che affermano che la divina grandezza non pu agire o produrre grandezza nel mondo, pi di quel che il mondo possa ricevere. La grandezza divina considerata in se stessa non rimane oziosa nella sua natura intensiva, come lintelletto divino, che tanto grande per il suo intendere, quanto lo per il suo esistere. Dio non dunque ozioso nella sua grandezza, n intrinsecamente n estrinsecamente, come si dimostrato. Disse la Vegetativa: Sono durevole in causa della durata che accolta in me e specificata nei miei individui, come ad esempio nella rosa, nel giglio e nella viola. E cos duro e continuo da un individuo allaltro successivamente, poich la durata la mia natura, in me assoluta e connaturale, mentre nelle realt particolari che fanno capo a me diffusa e profusa. Se questa rosa o questa viola non durano, non per questo sono oziosa, poich continuo in unaltra rosa e in unaltra viola, tratte dalla potenza allatto. Continuo finch sono in potenza, ed anche quando vengono allatto e si corrompono, resto nella mia assoluta durata e natura. Disse la Vegetativa: Sono potente. La potest che ho la mia natura, che mi conferita dalla potest assoluta che si fatta subalterna in me. Dico che assoluta per questo motivo, che ho potere nella rosa e nella viola ed anche nel cavallo, nelluomo e via dicendo. La potest che ho su questa rosa, lho formalmente e materialmente, poich la potest della stessa rosa viene dalla mia potest assoluta; perci la sua potest generata nutrita e accresciuta dalla mia potest. E se la rosa potesse avere tanta potest, quanta la mia potest assoluta, essa sarebbe tanto grande quanto lo la mia. Questo impossibile, poich n la specie della rosa n la mia natura potrebbero sopportarlo, in quanto ci che particolare non pu essere tanto potente quanto luniversale. Pertanto, sebbene la mia potest non possa essere contenuta tutta quanta in questa rosa, non ne consegue che io me ne stia in ozio e vada a finire in nulla. Quando la rosa scompare, la mia potest in potenza nel roseto, e anche supponendo che il roseto scomparisse e cos tutti gli altri alberi, la mia potest rimarrebbe nella mia natura assoluta subalternata, raccolta in me dalla prima potest, che a sua volta causata dalla potest divina. Ed ancora disse la Vegetativa: Mi stato dato un istinto a me subordinato e connaturato. Con questo istinto ho una natura capace di causare nel roseto una rosa dotata ditale figura, di quel fogliame, di quei colori, di quellodore, come se fossi dotata di intelletto per far ci, come il pittore tramite la sua intelligenza e la sua immaginazione dipinge una rosa siffatta sulla parete. E quel che dico della rosa pu dirsi del giglio della viola e di altri fiori. Disse ancora la Vegetativa: Ho in me un appetito, per cui desidero che i vegetali vegetino. Questo mi stato dato tramite un appetito superiore che in me raccolto e reso da assoluto subalterno; per suo mezzo desidero questa rosa, questo giglio e questa viola, e quali desidero tali ho. Ho bisogno comunque di aiuto dal primo motore, che la prima causa, come la volont divina che espressa nel mio appetito. Essa assoluta, e il mio appetito le subalternato ed inserito per sua virt nelle realt particolari. Ed io nella mia natura sono sostenuta dal mio appetito. Disse la Vegetativa: Come ho dato esempi circa la bont, la grandezza e via dicendo nel mostrare la mia essenza e natura, le mie operazioni e i miei princip primitivi, cos potrei dire della virt, della verit, del diletto e della perfezione, e via dicendo.

VII LA SENSITIVA Disse la Sensitiva: Io sono una virt e una natura, per cui le cose che sono, in me e nella mia natura sono dotate di sensibilit vale a dire la virt elementativa, quella vegetativa, quella immaginativa, con tutte le qualit che hanno in me. Questo ben noto allintelligenza perspicace e dotta nella scienza naturale, per mezzo di quel che s detto circa la materia, la forma, la generazione e la corruzione. Disse la Sensitiva: In me convengono pi forme e pi materie con i loro accidenti, come s detto, cio la virt elementativa, quella vegetativa e quella immaginativa, ed insieme costituiamo una sola natura. E nella mia relazione naturale con loro stesse componiamo lanimale, congiungendo in me le loro relazioni, come ad esempio il principio senziente, elementante, vegetante, immaginante visti come forma, e poi ci che sensibile, ci che elementabile, vegetabile, immaginabile, ed ancora latto del sentire, del vegetare, dellelementare e dellimmaginare. In tal modo costituiamo lanimale, composto dalle predette potenze, che sente per mezzo mio ci che sensibile, ed ha il sentire nellessere elemento, nel vegetare e cos via. Disse la Sensitiva: Le relazioni predette sono poste in quanto tali tramite i princip innati, come a dire la bont, la grandezza e cos via. Questi sono i nostri princip subalternati, che discendono dai princip supremi come dalle loro cause primitive, ossia dalla bont, dalla grandezza e dalle altre qualit divine. I nostri princip sono sussunti sotto questi stessi a loro piacimento, come a dire il finito si comprende per mezzo dellinfinito, il nuovo per mezzo delleterno e cos via. E se noi potessimo accogliere ancor di pi gli influssi fecondi dallalto, questi potrebbero ancor pi agire in noi; ma non possiamo, perch abbiamo nature finite e relazioni finite, e dunque sempre nuove, e perch tra linfinito ed il finito e leterno e ci che nuovo non vi alcuna proporzione. Come viene in me la virt degli elementi, per ricevere in me sensibilit, cos io accedo a lei per essere sostanziata degli elementi. E perci sento in un soggetto dotato di sensibilit, nel quale sono. Esso per mezzo mio possiede una sensibilit attiva , tramite la quale sente il calore, il freddo, la fame, la sete, il dolore, il piacere e via dicendo. Altrimenti non avrei azione n una natura attiva; il che impossibile, poich se mancasse la mia capacit di sentire mancherebbe la sua sensibilit, e per conseguenza latto del sentire; e le mie relazioni non sarebbero nulla in natura, n le altre relazioni che entrano in me, di cui s detto. E di nuovo disse la Sensitiva: La virt vegetativa dotata di sensibilit in me. Essa mi associata con le sue tre specie di cui gi s parlato nel capitolo dedicato alla virt vegetativa. Ne consegue nella mia natura latto della generazione, della nutrizione, della crescita. Nella generazione genero delle facolt sensibili, come ad esempio per mezzo della potenza visiva delle operazioni visive, per mezzo di quella uditiva delle operazioni uditive, e via dicendo. Nutro poi e moltiplico queste stesse secondo gli oggetti estrinseci, come ad esempio secondo il colore e la figura della pietra, ponendo le loro somiglianze nella mia sensibilit assoluta, che la mia propria caratteristica, nella quale le rendo sensibili, cio visibili: ad esempio tendo per accidente visibile la pietra, che di per s non dotata di sensibilit. Disse la Sensitiva: Il roseto non in grado di per se stesso di trarre la rosa dalla

potenza allatto senza intervento del cielo. Neppure io sono capace di rendere visibile la pietra per mio potere, senza potere del cielo. E quel che dico del potere lo dico della mia bont, della grandezza e cos via, che han bisogno naturalmente di un aiuto per rendere buona e grande la visibilit della pietra. Ed ho maggior bisogno dellaiuto della bont e della grandezza primitive, che sono le cause prime, che di quelle secondarie. E poich ho pi bisogno delle cause prime che di quelle seconde, dipendo pi dalle cause prime che dalle seconde. E come le cause seconde talvolta mi offendono nei miei sensi esteriori a causa della debolezza di questi, molto pi e senza confronto le cause prime possono operare su di me a loro piacimento e miracolosamente al di l della mia natura. Disse la Sensitiva: Io tendo a questo, che la sensibilit sia senziente ed agente, cio abbia una natura attiva, e per conseguenza anche passiva in quanto collegata al sentire. Pertanto quando ho potere di agire naturalmente per mio conto, il mio appetito acquietato e in quiescenza. E quando qualche cosa dal di fuori me lo impedisce, secondo la mia natura questo mi risulta odioso, per cos dire, e repellente, come ad esempio quando desidero vedere o udire o mangiare o bere qualche cosa e via dicendo. Di nuovo disse la Sensitiva: Il mio appetito ha due specie fra le altre: luna lintensit, laltra lestensione. Esso vicino per la sua intensit, lontano per la sua estensione; come leccessivo calore nellacqua bollente si sente di pi in causa mia che il freddo nel ghiaccio o nella neve. La ragione ne che pi nocivo un principio sensibile troppo caldo che troppo freddo, poich il fuoco pi attivo dellacqua. Lo stesso posso dire circa quel che si pu odorare e vedere; un fetore eccessivo pi nocivo di quanto sia dilettevole un intenso profumo; e cos si dica della vista e delle altre operazioni sensibili, secondo le loro modalit, in quanto si presentano loro oggetti pi intensi o meno intensi. E di nuovo disse la Sensitiva: Sono anima assoluta in ci che provvisto di senso, ossia per mezzo del senso comune. E sono resa particolare nei sensi esteriori. Sono presente in subordine in qualsiasi senso esteriore, come ad esempio nella potenza visiva, la quale in grado di sentire lorgano, cio locchio che pu vedere il bianco il nero e il colore intermedio che nasce dalla loro mescolanza. Comunque la potenza visiva capace tanto di vedere il colore confuso -quello che si ritrova nelle sostanze colorate -, quanto il bianco e il nero assoluti. Ma il colore confuso non tanto disposto ad essere oggettivato per suo mezzo, quanto il colore intensivo. Si vede da ci che non manchevole la potenza visiva di per se stessa, ma il soggetto, che diversamente formato e proporzionato Perci dico e confesso che la divina potest capace di fare in me di per se stessa e in vista di se stessa pi di quel che io sia capace di accogliere di per me e in vista di me stessa. Questo degno e giusto, poich essa causa e fine, ed io effetto. Ed ancora disse la Sensitiva: Molte altre cose potrei dire con verit di me stessa; ma posso esser conosciuta da quelle cose che ho detto di me, quanto alla mia natura, allessenza, allesistenza e alla capacit di agire. VIII LIMMAGINATIVA

Disse lImmaginativa: Sono virt che si sviluppa da quella sensitiva, e rimango in essa. Dico che si sviluppa da essa, perch in essa sono in potenza a produrre tutte le cose immaginabili; rimango poi in essa, perch il mio soggetto, da cui estraggo ogni cosa immaginabile. Ed ancora disse lImmaginativa: Sono una parte a s stante delluniverso, perch una parte della bont assoluta raccolta in me, e cos si dica di quellaltra parte delluniverso che la grandezza e cos via. Sono costituita sostanzialmente e accidentalmente di tutti questi attributi, ragion per cui sono una sostanza assoluta quanto alla mia essenza e alla mia natura, e ho degli accidenti assoluti, che procedono dalla mia sostanza e rimangono in me. Disse lImmaginativa: Qualsiasi dei miei princip assoluti inserito in me, poich proviene dai correlativi della facolt sensitiva. Ma questi correlativi costituiscono in me dei correlativi comuni, come il principio immaginante, ci che si pu immaginare e latto dellimmaginare. Qualsiasi di essi dunque un correlativo assoluto nei confronti di molte cose, poich la mia facolt immaginativa pu immaginare molti individui, che esistono secondo molte specie, e li immagina secondo la mia capacit recettiva comune e propria, che la immaginabiit, in cui possono essere tratti dalla potenza allatto con latto comune dellimmaginazione. Ed ancora disse lImmaginativa: Io e la facolt sensitiva siamo unite assieme, e luna totalmente estesa nellaltra; altrimenti non potrei immaginare tutte le realt sensibili, astraendo le specie sensibili che immagino in me. Poich sono unita con la facolt sensitiva e immagino realt sensibili, muovo la facolt sensitiva a sentire secondo il pi e il meno, e muovo perci il suo istinto e appetito al piacere o al suo opposto Ed ancora disse lImmaginativa: Sono assoluta in me stessa, unita con il senso assoluto e con quello comune; sono determinata e subalternata nei sensi esteriori, come nella visione, nelludito eccetera: nella vista sono potenza in generale a immaginare le cose che si posson vedere, come la bianchezza in quel che bianco e la figura in un castello e cos via; e lo stesso si dica della facolt uditiva nelludito, in cui immagino dei suoni senza voci. Disse lImmaginativa: Poich sono determinata nei sensi esteriori, per mezzo loro sono determinata nelle realt particolari, come ad esempio a immaginare un castello, una rosa, un suono e cos via. Di nuovo disse lImmaginativa: La facolt sensitiva non pu moltiplicare le chimere, poich non pu agire su di me, essendo mio soggetto e non viceversa. Io sono al di sopra, essa al di sotto; per conseguenza la mia bont al di sopra della sua, la mia grandezza al di sopra della sua e cos delle altre qualit. Ne consegue che sono la sua perfezione per accidente; come ad esempio quando manca di calore o di cibo o di coito, immagino la sua mancanza e dirigo la mia immaginazione alloggetto desiderato; e questo oggetto sensibile per mezzo suo e immaginabile per mezzo mio. Disse lImmaginativa: Essendo collegata con la facolt sensitiva, posso immaginare a mio piacere una chimera; e me la raffiguro composta di molte somiglianze particolari, che differiscono secondo la specie, ad esempio una chimera che abbia capo di uomo, corpo di leone, zampe di bove, coda di pesce e cos via. Di nuovo disse lImmaginativa: Le cose che io immagino sono buone in forza della mia bont; e se sono cattive lo sono per accidente. Secondo la mia grandezza immagino cose grandi; e se voglio posso immaginare le cose piccole poich sono in senso assoluto al di sopra della facolt sensitiva. Il miele dolce, e posso immaginare che sia tale; ma se voglio posso immaginarlo amaro, e posso fare a mio piacere una chimera composta

di dolcezza e di amarezza, come ho fatto la chimera sopradetta; e la facolt sensitiva non pu impedirmi di farlo. Non c da stupirsene, perch sono al di sopra di lei come sua forma, e lei al di sotto di me come materia; e questo accade perch la mia bont al di sopra della sua, la mia grandezza al di sopra della sua, e via dicendo. I miei princip innati nuotano al di sopra dei suoi, come lolio sta al di sopra dellacqua. Posto che cos , che c di strano se Dio con i suoi princip o dignit primitivi e necessari pu agire sulla mia natura miracolosamente e anche al di l della natura della facolt sensitiva, poich siamo potenze inferiori, e le dignit di Dio sono a noi superiori?. Di nuovo disse lImmaginativa: La facolt sensitiva non pu estendere le sue forze al di l delle mie, poich tutto quel che essa pu sentire io lo posso immaginare; ma io posso immaginare delle chimere, ed essa non potrebbe n sentirle n obiettare a ci. Ma lintelletto una potenza che mi trascende, molto pi di quel che io trascenda la facolt sensitiva, poich sostanza spirituale, e noi apparteniamo invece al genere della corporeit. Non vi dunque da stupirsi se lintelletto umano in grado di oggettivare specie e generi astratti, mentre io non posso immaginare queste specie e questi generi. E quel che dico dellintelletto lo dico della volont e della memoria, delle quali costituita lanima razionale, che hanno princip innati pi alti di quelli che io abbia. Molte altre cose, disse lImmaginativa, potrei dire di me sotto il profilo filosofico. Bastino quelle che ho detto, poich da esse possono venir dedotte la mia essenza, la mia natura e la mia operazione, concesso tuttavia che lintelligenza che ne tratta sia edotta delle cose naturali e filosofiche; altrimenti no, dato che le mie dottrine sono alte e profonde. IX IL MOVIMENTO Disse il Movimento: Sono un essere che esiste in potenza verso un atto. Esisto nel soggetto nel quale sono, con il che il principio movente muove quel che mobile dalla potenza allatto. Disse il Movimento: Sono un essere assoluto che in primo luogo esce e scaturisce dai princip innati del cielo, come dalla bont, dalla grandezza, dalla durata e cos via, poich in quanto la bont rende buona la grandezza, e la grandezza rende grande la bont, e altrettanto si dica delle altre qualit, cos sono generato e scaturisco dai loro correlativi. Il cielo costituito di forma e materia e dei dieci predicamenti. La forma muove se stessa per mezzo mio in via attiva, e muove la materia in via passiva; e ci secondo la quantit, poich sono dotato di quantit con qualit, e sono dotato di qualit con i correlativi, e sono relativo, e via dicendo. Disse il Movimento: Sono anima del cielo, con la quale il cielo muove se stesso ; come suo abito naturale, per cui quel che si muove muove se stesso per mio mezzo; come fuoco che per il suo calore muove se stesso a scaldare, e per la sua leggerezza muove se stesso a salire in alto, come acqua che per la sua pesantezza scende verso il basso, e cos via. Sono movimento assoluto, subalternato allottava sfera che quella di Saturno e cos discendo per le altre sfere e per le sfere degli elementi fino alle realt particolari che vegetano, come fino alla pietra, alla rosa, al cavallo e via dicendo. Sono mobile e mi muovo attraverso tutte queste realt, passando dalla potenza allatto continuamente e

successivamente. E questo gi stato espresso in quel che s detto nel capitolo della forma, della materia, della generazione, della corruzione eccetera. Di nuovo disse il Movimento: Sono continuo in quanto sono unessenza assoluta, esteso in maniera continua in tutto luniverso, poich luniverso nella sua totalit un solo individuo continuo e corporeo, formato dai suoi princip generali, come dalla bont, dalla grandezza e cos via, come s detto a proposito della forma generale, della materia generale e dei dieci predicamenti. Tutte queste realt sono continue, non contingue quanto al sopra o quanto al sotto, perch se fosse cos, il mondo sarebbe una realt indivisa discontinua non unica. Ci implicherebbe il vuoto, ed io non sarei continuo, ma successivo, diviso: il che impossibile. Ma nelle realt particolari sono privo di continuit, in quanto le specie differiscono luna dallaltra, come lasino, la capra e via dicendo, mentre resto indiviso quanto alla mia essenza, cos che tutte le cose siano in me ed io in loro, privo di qualsiasi vuoto tramite lesistenza e la capacit operativa. E di nuovo disse il Movimento: Sono diviso in tre specie tra altre. Queste sono laccrescimento, lalterazione (per cui si veda la corruzione e la generazione), e il movimento locale, come le nuvole nel cielo che si muovono da un luogo ad un altro; come la pioggia che si muove dallalto al basso, poich pesante; e come il pesce che si muove nellacqua con la coda, o il cavallo sulla terra che si muove con le zampe. Disse inoltre il Movimento: Ho ancora quattro specie, che sono: lelementativa, la vegetativa, la sensitiva e limmaginativa. Mi muovo allinterno di queste e muovo altre cose, come nei singoli capitoli stato spiegato. Ed ancora disse il Movimento: Ho ancora tre specie, e cio il moto circolare, quello retto e quello obliquo. Il movimento circolare evidente nel cielo; quello retto si vede nella discesa dellacqua e nellascesa del fuoco, e nella freccia che si muove nellaria; e lo stesso si dica del vento e simili. Infine il moto obliquo si ha in angoli acuti, retti o ottusi. Disse inoltre il Movimento: Sono secondo quattro qualit, con cui muovo e sono mobile; cos nella fiamma, nellacqua calda, nel ghiaccio e simili, costituisco quattro qualit, come la bile, il sangue, il flegma e la melancolia. Disse ancora il Movimento: Muovo e sono mobile artificialmente, come la nave che mossa dal vento, e il marinaio che mosso secondo il movimento della nave, e la figura di un edificio che passa dalla potenza allatto; e cos di altre cose meccaniche . Sono movimento secondo la privazione, come nel caso della cecit, della sordit e simili, sia nel caso di un senso infetto sia dellimmaginazione infetta; e cos di altri. Inoltre disse il Movimento: Sono movimento in un soggetto che muove a causa del cibo, della bevanda e cos via. Di nuovo disse il Movimento: Potrei dire molte altre cose di me, mostrando la mia essenza, la mia esistenza e la mia capacit operativa, il mio istinto, il mio appetito, la mia origine, la mia bont, la mia grandezza, la mia quantit, qualit e via dicendo. Ma da quel che ho detto di me possono esser dedotte tutte le cose che di me possono dirsi, da parte di unintelligenza che comprenda le cose con finezza. X LINTELLETTO

Disse lIntelletto: Sono una sostanza creata composita, a cui compete in senso proprio lintendere, e in senso accidentale il credere. Disse lIntelletto: Sono creato per mezzo dellintelletto divino. La bont mi associata e congiunta in causa della bont divina, la grandezza della grandezza divina, la durata delleternit divina, la potest della potest divina, la volont della volont divina, la virt della virt divina, la verit della verit divina, il diletto della gloria divina, e via dicendo. In causa della bont sono buono, della magnitudine grande, delleternit durevole, della potest potente, e cos via. Essendo associato a queste qualit, sono in grado di comprendere le realt generali, come il genere, la specie e le cose astratte, poich ci buono, grande e via dicendo. Sono composto di tutti questi princip, cos da comprendere bene, con grandezza eccetera loggetto primo, che il mio fine, e tutte le cose sono a causa di lui. Con questi, elaboro una scienza profonda circa la bont, la grandezza e cos via. E di nuovo disse lIntelletto: Poich sono composto di tutte queste cose, in tanto che ciascuna di esse in me, ed io in loro essenzialmente, moltiplichiamo lestensione della nostra unica essenza. Questo avviene anche per la volont e per la memoria, fintantoch siamo una sola essenza, una sola anima immortale, composta di quel che s detto. E di nuovo disse lIntelletto: Lintelletto divino infinito, e comprende tutte le cose. Perci mi conosce in quanto finito, ragion per cui sono necessitato ad essere quantificato; e cos si dica della mia qualit, della relazione e degli altri predicamenti, che sono supportati dalla mia sostanza e connessi con lei. E dunque necessario che io sia reso particolare, secondo che sono unito al corpo di Pietro; ed un altro intelletto distinto da me unito al corpo di Guglielmo, e cos via E questo avviene perch lintelletto sommo richiede per la sua dignit di essere conosciuto e lodato da molti intelletti, e di rendere beati nella sua gloria sempiterna gli intelletti beati. Di nuovo disse lIntelletto: Sono posto in relazione, perch sono intelletto agente, intelligente; e sono anche intelletto possibile, ossia sono ricettivo nei confronti di me stesso, in cui risiedono le specie intelligibili E per mezzo di queste specie lintelletto conosce gli enti reali e il suo stesso conoscere intrinseco. Tutte queste cose, poich sono parti di me, sono [mie] per essenza; ma sono anche distinte, poich sono relazionate. Senza questa distinzione non sarebbero relazionate, n avrebbero una natura, n io stesso in me stesso produrrei delle dottrine scientifiche; e non potrei produrne al di fuori di esse, poich la potenza non agisce naturalmente al di fuori della sua essenza. Di nuovo disse lIntelletto: Poich sono intelletto agente, sono anche forma; poich sono intelletto possibile, sono materia. Sono forma con la forma della bont, e materia con la materia della bont, e cos si dica della grandezza eccetera. E sono capace di porre rapporti come ad esempio tra il conoscere e il rendere buoni o grandi e via dicendo. Di nuovo disse lIntelletto: Sono attivo per mezzo della mia forma. Questa azione primitiva e non predicamentale, poich si pu scambiare con la forma stessa; e perci si tratta di unazione sostanziale. Da essa nasce lazione accidentale predicamentale, e cos si dica della materia secondo la sua modalit. Lazione e la passione predicamentali sono degli strumenti tramite i quali vengono acquisite le specie astratte dal senso e illuminate dallimmaginazione e radicate nella mia propria capacit recettiva, nella quale sono rese intelligibili. Queste specie intelligibili sono estranee, e sono acquisite per accidente; e cos si dica dellatto del comprendere estrinseco, che nasce dal principio intelligente e dalloggetto intelligibile in quanto predicamentali.

Di nuovo disse lIntelletto: Sono vita; e in quanto sono vita, sono vita e forma del corpo, con cui sono congiunto. La ragione di questo che porto le quattro potenze del corpo (che sono lelementativa, la vegetativa, la sensitiva e limmaginativa) a essere specie umana. Luomo reso perfetto per mio mezzo, e a sua volta mi muove a conoscere, poich la mia natura il conoscere; e questo per natura. In senso morale invece, se mi muove a conoscere secondo il bene, sono vero e buono. Ma se luomo stesso malvagio moralmente, e mi spinge a conoscere in maniera sofistica, sono malvagio e falso, poich vengo deviato dal mio fine e reso succube al peccato. Di nuovo disse lIntelletto: La mia funzione consiste nellessere la facolt che per prima acquisisce le specie, le distingue, le mette in accordo o in contrapposizione. E se non posso conoscerle, le rendo credibili; e cos in via accidentale porto a credere o a ipotizzare. E quando sto a mezza strada tra il conoscere e il credere, propongo delle opinioni e dei dubbi, e, privo di quiete, mi trovo in difficolt, poich di per me stesso sono portato a concludere al vero o al falso. Se concludo al vero, trovo la quiete; se al falso, cado nellignoranza. Di nuovo disse lIntelletto: Vi una differenza tra me e luomo nel quale sono, poich sono una parte di lui. Per mia natura non sono mai in errore, poich mio oggetto proprio quel che intelligibile, e la mia natura orientata ad esso. Ma luomo composto di molteplici potenze. Egli muove me, come il tutto muove le proprie parti. Perci se vengo ingannato da lui, vengo meno, non per causa mia, ma contro la mia natura, poich talvolta luomo ha una cos grande volont di avere quel che desidera, che non ho pi libert di andare avanti o di ricercare la verit, come nel caso dellira o di passioni simili. Di nuovo disse lIntelletto: In due modi conosco e produco scienza. Nel primo modo quando percepisco ed immagino realt inferiori, come nelle arti liberali e in quelle meccaniche, e nelle scienze morali. Altro il modo in cui considero le realt che sono superiori, come ad esempio Dio, le sue dignit e le sostanze separate E come le scienze inferiori riguardano il possibile e limpossibile, cos pure le scienze superiori. Sono pi alto e affermativo quanto alla possibilit e allimpossibilit nei confronti di quel che superiore, piuttosto che di quel che inferiore; Dio opera a livello superiore con la sua bont e la sua grandezza e via dicendo le cose che gli sono possibili ed evita le cose impossibili, non potendo fare cose malvagie, e via dicendo. Confesso che Dio oggetto pi alto di quel che io possa comprendere. La sua bont, la sua grandezza e via dicendo, e anche il suo agire intrinseco ed estrinseco, sono pi intelligibili di per s di quel che io possa comprendere, essendo io potenza inferiore, ed Egli oggetto superiore. La cosa non sta cos per queste altre scienze inferiori, che si fondano sulla sensibilit e limmaginazione, poich io, essendo spirito, sono pi disposto e pronto a conoscere le realt superiori di quanto la sensibilit e limmaginazione mi siano sufficienti, poich appartengono al genere della corporeit. Di nuovo disse lIntelletto: Confesso che lintelletto divino infinito e profondo di per s e in causa della sua bont, grandezza e via dicendo, essendo di natura diversa rispetto a tutto ci che materiale e accidentale, e coincidente con le ragioni stesse. Questa infinit e profondit, che ha in virt dei suoi correlativi infiniti, non pu essere impedita da alcun ente, poich tutte le altre cose sono inferiori, e le dignit stesse sono superiori, esistendo in grado superlativo. Quello che confesso necessario che sia vero; in caso contrario, sarei pi alto oggettivando un Dio finto o una chimera spirituale, che non oggettivando un Dio vero e reale; il che falso e impossibile. Altrimenti sarebbe pi alta la mia capacit di oggettivazione, di quel che io sia causato per mezzo di Dio, il che

assurdo. Disse lIntelletto: Potrei dire molte altre cose di me stesso, ma sarebbe troppo lungo. Ma da quel che ho detto si pu intendere tutto quel che di me si pu dire. XI LA VOLONT Disse la Volont: Sono una sostanza creata, cui propriamente spetta il volere, e per accidente il non volere. Disse la Volont: Mi spetta propriamente il volere, poich sono costituita da tre miei correlativi, ossia dal soggetto volente, da ci che pu essere voluto e dallatto del volere, in virt dei quali sono profonda. Col volere infatti ricerco le cose che possono volersi e sono utili, col non volere odio le cose che devono odiarsi, e inutili. Di nuovo disse la Volont: Sono una sostanza associata con la bont, la grandezza eccetera, come stato detto dellintelletto, che mio fratello. La bont comune a entrambi, e cos la grandezza e via dicendo. Ragion per cui i suoi correlativi e i miei sono egualmente buoni, grandi eccetera, e ci perch loggetto sommo, che Dio, egualmente buono, grande eccetera. Perci Egli pu essere oggettivato con bont e grandezza, contemplandolo e nellaltra vita glorificandolo. Disse la Volont: Il mio amore duplice, come s detto dellintelletto, che fa scienza in due modi. Lamore si avvale della sensibilit e dellimmaginazione per soddisfare al corpo con il quale sono congiunta a proposito di quel che gli necessario, volendo le cose che gli sono utili e non volendo quelle inutili. E questo lo faccio soprattutto per me, essendo forma del corpo e venendo orientata per suo mezzo ad amare loggetto sommo, che il mio fine e il fine del corpo. Lamore che ho per quel che superiore spirituale, poich sono spirito che trascende con la sua bont la bont del corpo, e con la sua grandezza la grandezza del corpo, e via dicendo. Ne segue che la possibilit che ho di elevarmi a quel che al di sopra di me, pi alta della possibilit che ho di volgermi con lamore a quel che mi inferiore. E cos si dica dellimpossibile secondo la sua modalit, nel senso che gli oggetti inferiori non sono tanto amabili per natura quanto gli oggetti superiori, come Dio e le sue ragioni, e la sua operazione intrinseca ed estrinseca: e cos si dica degli angeli, dellaltra vita e via dicendo. Disse la volont: Sono composta a mio modo, come si detto dellintelletto; e perci sono assoluta nel volere secondo il bene, la grandezza eccetera. E se amo secondo il bene e la grandezza, sono buona, se al contrario, cattiva, e mi abituo al male. Nel volere ho la libert in due modi: posso volere il bene, poich sono buona secondo natura, e soprattutto perch la bont divina causa in me la mia bont naturale, e mi d il libero arbitrio per volere il bene. Secondo un altro modo ho al contrario il libero arbitrio per volere il male; e questo perch sono creata dal nulla. Il male infatti abito privativo, come il bene abito positivo. Perci luomo, di cui sono una parte, pu agire bene o male. Se per mezzo mio ama cose buone, buono moralmente; se malvagie, malvagio moralmente. Dicono perci male coloro i quali affermano che io, volont, sono unica in tutti gli uomini; poich se cos fosse, non sarei soggetta alla giustizia di Dio che retribuisce bene per bene e male per male. Ma la divina volont non vuol ci, poich la stessa cosa che la giustizia, e mi render beata nella vita sempiterna, se sono buona

nellagire, cos da essere mio oggetto nelleternit per amore, e questo buono, grande e via dicendo. Di nuovo disse la Volont: Io sono resa particolare in Pietro. E poich sono associata con la bont, la grandezza eccetera, i miei correlativi sono i princip universali, con i quali trascendo obiettivamente la sensibilit e limmaginazione, che non possono elevarsi ai generi, le specie e le realt astratte, come la sostanza e le qualit astratte; e cos si dica degli altri predicamenti astratti. Io invece posso con lamore, avendo una natura pi alta del senso e dellimmaginazione; e migliore per bont spirituale, e pi grande per grandezza spirituale e via dicendo, di quel che essi labbiano per bont corporale. N vi da stupirsene, poich io posso amare il primo Oggetto: il senso no, tramite il sentire, n limmaginazione tramite limmaginare, poich Dio non sensibile n immaginabile; ma pu essere amato per mio tramite, e conosciuto per tramite dellintelletto, che mio fratello, e ricordato per il tramite della memoria, che mia sorella. Non vi alcun essere, tranne lanima e langelo, che possa obiettivare Dio, ricordandolo, conoscendolo e amandolo; e in vista di queste tre [finalit], tutte le altre cose sono state create ed ordinate. Disse la Volont: Sono potenza capace di comandare, perch sono capace di desiderare. Sono capace di comandare, perch comando allintelletto e alla memoria, cos che rendano oggettivo loggetto che desidero. Lintelletto poi e la memoria mi chiedono di rendere oggettivo loggetto che essi desiderano. E ci avviene secondo un ordine di natura, cos che agiamo bene ed insieme ci aiutiamo al fine di oggettivare con bont, con grandezza e cos via ed acquistiamo il merito della beatitudine con labito della giustizia, della prudenza e cos via. Luomo malvagio, quando pervertito, li rende deformi, quando abituato allavarizia, allimprudenza e cos via. Ma noi non possiamo nulla senza di lui, poich egli il principio del movimento, e noi le realt mobili; egli luniversale, noi i particolari. E di nuovo disse la Volont: Cos, con labito della carit sono ordinata ed esaltata, come lintelletto per mezzo dellabito della fede. Talvolta il suo abito e il mio si riferiscono nello stesso modo allo stesso oggetto, amandolo e credendolo. E quando lintelletto pi elevato per labito della fede, da cui viene rivestito di sapienza, allora il suo abito e il mio si rapportano egualmente allo stesso oggetto amandolo e conoscendolo. Ed allora siamo in atto perfetto, per quanto la perfezione si pu ritrovare in questa vita. Disse la Volont: Sono capacit di scelta, ed in due modi: scegliendo ed amando oppure odiando le specie colte dallintelletto e rese da lui intelligibili e credibili. Queste stesse specie, trovate dallintelletto e scelte da me, le collochiamo nella memoria, che nostra sorella, cos che le custodisca e le renda in s antiche, e noi ne possiamo acquisire di nuove. E quando vogliamo recuperare le specie antiche, ne poniamo di nuove nella memoria, affinch siano ivi rese antiche a loro volta, ed essa ci renda indietro quelle che dapprima vi avevamo poste. Ma spesso la memoria molto affaticata nel ricevere e nel ridare indietro specie, poich non pu farlo nello stesso momento, anche perch passato troppo tempo. Perci, quando non pu restituirci le specie antiche, lintelletto ed io siamo in grande travaglio, e per conseguenza la stessa memoria; e quando ce le rende, siamo in tranquillit. Ancora disse la Volont: Lintelletto, fratello mio, ha un grande vantaggio su di me, poich se egli desidera oggettivare, conoscendolo, un oggetto buono, grande e cos via, e non pu, ne scusato; ma io non posso avere scusa, poich sono pronta, se voglio, ad amare il bene; e se non voglio, ne ho colpa. Mi abituo a questo stato di colpa, ma

lintelletto non si abitua allignoranza, scegliendola, perch essa sua nemica. Ma me infelice quando scelgo la malvagit, che mi nemica! Non dico che ci avvenga in causa della mia natura, poich nessun principio di attivit desidera agire in senso a s contrario; ma [ci avviene] in causa delluomo, al quale servo, che talvolta agisce male per mio tramite, perch malvagio. Disse la Volont: Potrei dire di me molte altre cose, ma quel che ho detto sia sufficiente allintelligenza critica, poich da quel che ho detto possono essere conosciute la mia essenza, la mia attivit e la mia natura, la mia quantit e qualit e cos via. XII LA MEMORIA Disse la Memoria: Sono una sostanza creata e composita, cui compete il ricordare, e per accidente il dimenticare. Disse la Memoria: Sono associata alla bont, alla grandezza e via dicendo, come lintelletto e la volont; e perci insieme partecipiamo ad una sola bont, grandezza e via dicendo. Perci nel mio ricordare bene vi sono lintendere e lamare bene. Da questi tre beni formato un unico atto buono comune, in cui sono molti atti buoni diversi, poich siamo tre potenze diverse. E quel che dico della bont, lo dico della grandezza e cos via. Ed ancora disse la Memoria: Sono composta dei miei princip innati, cio della bont, della grandezza e cos via, e questa la prima composizione. La seconda composizione che sono una sostanza composta di forma e di materia; la terza che sono composta con lintelletto e la volont, poich tutti e tre siamo lunica anima delluomo Morto luomo, noi restiamo quel che siamo, poich restano le tre specie predette di composizione. Ne consegue che lanima stessa immortale, possedendo per se stessa e per sua natura queste tre specie di composizione. Di nuovo disse la Memoria: Sono [una realt] in relazione, poich ho tre correlativi, insieme ai quali sono creata, ossia il principio del ricordare, ci che si ricorda e latto del ricordare. Tutti e tre sono una sola sostanza e una sola natura. Per mezzo del principio del ricordare raccolgo le specie che mi sono trasmesse dallintelletto e dalla volont; le colloco nella mia capacit ricettiva, ossia nella mia ricordabilit, ove le rendo capaci di esser ricordabili ed antiche. E quando le rid indietro, il mio principio del ricordare si tramuta in principio dellevocare alla mente, che porta dalla potenza allatto quelle specie, che la mia capacit di ricordare aveva collocato nella mia ricordabilit. evidente, disse la Memoria, che ho due specie, e per conseguenza due atti, cio il ricordare e levocare alla mente. Per mezzo della prima ricordo; della seconda evoco alla mente, ossia restituisco quel che ho ricordato; e con queste sono grande e profonda. Disse la Memoria: Per la mia natura restano quelle cose che sono passate, e cos faccio scienza di quel che trascorso. Lintelletto che scopre le scienze viene prima, ed io sono la sua conseguenza, distinta da lui secondo la potenza, perch in caso contrario non appena lintelletto fosse causa di scienza, quel che ne consegue seguirebbe immediatamente, e nellattimo presente [lintelletto] intenderebbe quel che aveva inteso

in passato; il che impossibile. E dunque chiaro che siamo due potenze distinte secondo quel che precede e quel che segue. Lo si pu anche provare per mezzo della volont, sorella nostra, che sta nel mezzo [tra di noi], scegliendo specie nuove tramite lintelletto, e specie antiche per opera mia. Se non fossimo potenze distinte, lintelletto ed io, la volont nello stesso istante sceglierebbe specie nuove e antiche, e non vi sarebbe pi successione, il che impossibile. Stando cos le cose, sbagliano quanti dicono che io e lintelletto siamo una stessa potenza. Il possibile e limpossibile sono miei strumenti. Secondo il possibile posso accogliere e restituire specie; secondo limpossibile a volte non posso rendere indietro delle specie antiche che in me sono semplicemente obliterate; e questo, sia perch passato troppo tempo, sia perch le specie mi erano state date da una comprensione e da un volere troppo lenti, sia perch non le avevo frequentemente tratte dalla potenza allatto. Di nuovo disse la Memoria: Talvolta restituisco le specie per mezzo del simile e del dissimile, e senza di essi non posso restituirle. Lo mostro con questo esempio: se dimentico il nome di un uomo, e lintelletto e la volont richiedono che fornisca loro quel nome, che avevano posto in me, se mi ricordo di alcune azioni che quelluomo ha fatto bene o male, con amicizia o inimicizia, e mi ricordo del motivo per cui lintelletto e la volont desiderano che io dia loro quel nome, allora la mia bont, grandezza e via dicendo mi aiutano ad estrarre da me quella specie, ricordando il fine buono o cattivo che ne consegue; e cos si dica della grandezza e della piccolezza, e via dicendo. Seguendo una tale disposizione sar difficile che non ritrovi quel nome, che avevo dimenticato Di nuovo disse la Memoria: In effetti la mia natura la melancolia, poich col freddo restringo le specie e le conservo, parlando in metafora, posto che lacqua ha una natura restrittiva; e posto che la terra comporta in s dei vuoti, ho dei luoghi in cui posso porre le stesse specie, secondo che mi capitano La volont poi, avendo effettivamente natura aerea, molte volte mi impedisce di restituire le specie, a causa delleccessivo desiderio che ne ha. E lintelletto, che ha effettivamente natura ignea, reso deforme dalleccesso di volont, e non pu deliberare con me che renda quelle stesse specie. Perci molto spesso luomo tanto intento a recuperare delle specie con un eccesso di volont, o le oggettiva con tanta frequenza, che diviene stolto; il suo intelletto reso deforme, perch non sa congiungere specie con specie n associarle ordinatamente. Ed io spingo a caso luomo a ricordare una specie e poi unaltra, senza la mia seconda specie, ossia quel richiamare alla mente di cui si diceva sopra. Inoltre disse la Memoria: Come ho detto della volont, che talvolta mi di ostacolo, cos dico dellintelletto, fratello mio, che talvolta mi di impedimento, ad esempio quando un uomo legge a lungo un libro, per comprendere una verit che desidera [conoscere]. Se persevera a lungo nel leggere, lintelletto tanto si perde nellintendere che mi rende ostica ad accogliere le specie; e questo per leccessivo affaticamento di entrambi. Il rimedio consiste nel leggere per poco tempo, cos da permettermi di richiamare frequentemente quella stessa lettura. Disse la Memoria: Come lintelletto che mi precede con lintendere, ed io lo seguo con il ricordare ha due modi di far scienza, come s detto nel capitolo a lui dedicato, cos io ho due modi di agire. Concepisco nel primo per mezzo del senso e dellimmaginazione, ed ascendo [nel secondo] al di sopra del senso e dellimmaginazione, quando mi pongo dinnanzi Dio, le sue operazioni e le sue ragioni. Quando mi muovo verso lalto sono lieve, dilettosa, sana, retta e sollecita; quando verso

il basso pigra, lenta e grezza. Questo non viene per dalla mia natura, ma dai miei oggetti, che sono inferiori, e riguardano le finalit del corpo; e questi oggetti mi danno impedimento a pormi dinnanzi oggetti superiori, relativi alle finalit dellanima. Di nuovo disse la Memoria: Ho detto molte cose di me, e molte altre potrei dire. Ma da quel che ho detto possono essere conosciute la mia natura, la mia essenza e le mie operazioni, posto che lintelletto sia sottile e ben fondato con i suoi correlativi distinti, e non grossolano; poich dalla sua grossolanit sono resa grossolana anchio, posto che sono sua conseguenza. FINE DEL LIBRO Dopo che i dodici princip della Filosofia ebbero parlato, disse la Filosofia alle Donne e a Raimondo: Avete sentito quel che dicono di se stessi i miei princip, e il consiglio che ha dato nel Prologo il mio Intelletto. Vi prego perci per quanto posso di riferire quel che avete udito al serenissimo signor Filippo re dei Francesi, perch mi dia soddisfazione delloffesa recatami, come d soddisfazione alla santa fede cattolica, della quale difensore vero e legale. E tu, Raimondo, disse la Filosofia, devi far penitenza, se non ottemperi a ci secondo tutto il tuo potere. Disse Raimondo: Signora Filosofia, sono pronto ad offrire tutto me stesso e quel che sono per il tuo onore e per quello della Teologia, che amo sopra tutte le cose. E tu Filosofia sai che ho lavorato a lungo per questo, e ho lasciato per raggiungerlo tutto quel che possedevo su questa terra. Ma che cosa capace di fare il mio poco potere, che impari a unimpresa cos alta e impegnativa? Tua limpresa; e tu prega il serenissimo re dei Francesi che le ponga mano virilmente e devotamente, sia trattando coi maestri e coi baccellieri in Sacra Scrittura, sia con quelli della Facolt delle Arti che ti sembrino pi adatti. Fra te e la Teologia non si pu infatti dare alcun contrasto, ma una totale concordia, dato che tu sei sua ancella e la Teologia tua padrona; essa il tuo fine, in quanto Dio il suo soggetto. Rispose la Filosofia: Raimondo, dici bene; ed io far a questo proposito quel che potr, dato che sono tenuta a farlo. Tu poi non essere timido n tardo, ma fiducioso e audace, e proclama con spirito filosofico quel che hai udito dai miei princip nelle chiese, nelle scuole e nelle piazze. Abbi confidenza in Dio e nelle predette imperatrici, in me e nei miei princip, che ti saremo vicini e ti daremo forza e ti dirigeremo, quando disputerai e predicherai. Finito il discorso della Filosofia, le Donne e Raimondo andarono dal serenissimo re, e gli riferirono umilmente e devotamente quel che avevano da dirgli. Il re, che molto umile, sincero e devoto, accolse benignamente quello che gli dissero, fu mosso a compunzione e a misericordia da quello che ud, e diede buona speranza a Raimondo e alle Donne di voler compiere un gran bene. A lode ed onore di Dio fin Raimondo questo libro a Parigi nel mese di febbraio dellanno 1310 dallincarnazione del Signor nostro Ges Cristo.

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