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Metodologia di gestione dei reui zootecnici

Giulio Lazzerini, Stefano Cecchi, Camillo Zanchi, Concetta Vazzana


Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali, del Suolo e dellAmbiente Agroforestale, Universit degli Studi di Firenze

1. INTRODUZIONE
Il testo di seguito riportato ripercorre le fasi necessarie alla definizione di una metodologia di gestione dei reflui zootecnici. Nel testo si riportano alcuni esempi applicativi che consentono di agevolare la comprensione questultima. La corretta gestione dei reflui zootecnici prevede i seguenti aspetti: 1. quantificazione del volume dei reflui; 2. identificazione della loro qualit; 3. valutazione agronomica dellattitudine dei suoli ad accettare i reflui stessi; 4. programmazione delle dosi e delle epoche di spandimento in funzione del piano colturale aziendale; 5. definizione delle modalit di spandimento dei reflui in campo. In definitiva, ai fini di una corretta gestione dellutilizzo in campo dei reflui, importante unadeguata conoscenza delle caratteristiche del territorio; in particolar modo la valutazione delle caratteristiche dei suoli finalizzata allobiettivo di contribuire alla programmazione delle dosi e delle epoche di spandimento e delle tecniche agronomiche complementari in grado di conseguire i livelli desiderati di efficienza agronomica di tali matrici organiche.

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2. CARATTERISTICHE DEGLI EFFLUENTI ZOOTECNICI


Le caratteristiche principali degli effluenti zootecnici che necessario conoscere sono: il volume; le caratteristiche chimiche. dimensionare la capacit di stoccaggio; impostare correttamente i piani di concimazione; verificare se i volumi di reflui prodotti si discostano da quelli calcolati indirettamente; dimensionare gli impianti di trattamento dei reflui. loro corretta utilizzazione nella fertilizzazione delle colture; individuazione delle tecniche di trattamento e per il dimensionamento degli impianti.

La determinazione del volume necessaria ai fini di:

La determinazione delle caratteristiche chimiche necessaria ai fini della:

3. QUANTIFICAZIONE DEL VOLUME DI REFLUI ZOOTECNICI IN AZIENDA


Il letame un effluente di allevamento palabile derivante dalla miscela di feci, urine, perdite di abbeveraggio, residui alimentari e materiali lignocellulosici, provenienti da allevamenti che impiegano la lettiera. Sono assimilati al letame, se provenienti dallattivit di allevamento: - le lettiere esauste provenienti da allevamenti avicunicoli; - le deiezioni avicunicole rese palabili da processi di disidratazione operanti sia allinterno che allesterno dei ricoveri; - i letami e i liquami e/o i materiali ad essi assimilati, sottoposti a trattamento di compostaggio in miscela con residui lignocellulosici I liquami sono effluenti di allevamento non palabile, derivanti dalla miscela di feci, urine, residui alimentari, perdite di abbeveraggio, acque di veicolazione delle deiezioni, residui di lettiera. Sono assimilati al liquame, se provenienti dallattivit di allevamento: i liquidi di sgrondo di materiali palabili in fase di stoccaggio; i liquidi di sgrondo di accumuli di letame.

La quantit di deiezioni dipende da: 1. et degli animali; 2. stadio fisiologico; 3. razza; 392

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4. razione e modalit di somministrazione della stessa; 5. condizioni climatiche. Un esempio di quantificazione della produzione di deiezioni, in funzione del peso medio delle diverse categorie allevate, riportato in tabella 1 per i bovini e in tabella 2 per i suini. La quantificazione dei reflui zootecnici, sia per quelli palabili (letame e assimilati) che per quelli non palabili (liquami), pu essere fatta sia in modo diretto che indiretto. Di seguito si descrivono entrambi i metodi di calcolo per le principali categorie di animali.
Tabella 1. Quantit di deiezioni (feci + urine) prodotte dai bovini (ASAE , 1999). Categoria di animali Vitelli 0-3 mesi Vitelli 3-6 mesi Manzette 6-12 mesi Manze 12-24 mesi Vitelloni di 12 mesi Vacche da latte Peso vivo kg 70,0 140,0 230,0 390,0 400,0 600,0 Deiezioni L d -1 4,4 8,6 20,0 34,0 23,0 50,0

Tabella 2. Quantit di deiezioni (feci + urine) prodotte dai suini (Grundey, 1980). Categoria di animali Suinetti Suinetti in accrescimento Suini allingrasso Scrofe in asciutta Scrofe con suinetti di 3 settimane Peso vivo kg 6,0 30,0 30,0 80,0 80,0 -160,0 Deiezioni L d-1 2,0 3,0 7,2 10,0 13,0 8,0 15,0

3.1. Calcolo indiretto del volume di liquami e di letame


Il volume degli effluenti zootecnici pu essere calcolato con un metodo indiretto, che si basa sulla stima dei valori specifici di produzione in un campione di aziende, diverse per tipologia e modalit gestionali. Nelle tabelle 3, 4, 5 e 6 viene riportata la produzione di liquame e letame per le diverse categorie di animali, sulla base dellesperienza del CRPV di Reggio Emilia.

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Tabella 3. Produzione di efuenti zootecnici da allevamento di bovini (CRPV, 2001). Tipologia di stabulazione Peso vivo kg capo -1 Stabulazione ssa con lettiera Stabulazione ssa senza lettiera Stabulazione libera su cuccetta senza paglia Stabulazione libera con cuccette con paglia groppa a groppa Stabulazione libera con cuccette con paglia testa a testa Stabulazione libera su lettiera permanente Stabulazione libera con lettiera a scarico continuo su lettiera inclinata 500-600 500-600 500-600 500-600 500-600 500-600 500-600 Liquame m3 t-1 p.v. anno-1 9,0 33,0 33,0 20,0 13,0 14,6 9,0 Letame o materiale palabile t t-1 p.v. anno -1 26,0 15,0 22,0 22,0 26,0 m3 t-1 p.v. anno -1 34,8 19,0 26,3 45,0 37,1

Tabella 4. Produzione di efuenti zootecnici da allevamento di suini da ingrasso (CRPV, 2001). Categoria animale, fase di allevamento e tipologia di stabulazione (solo per i suini da ingrasso peso vivo 80 -160) In box multiplo senza corsia di defecazione esterna: Pavimento pieno, lavaggio al alta passione Pavimento parzialmente fessurato (almeno 1,5 m di larghezza) Pavimento totalmente fessurato In box multiplo con corsia di defecazione esterna: Pavimento pieno (anche corsia esterna), rimozione deiezioni con lavaggio a bassa pressione Pavimento pieno (anche corsia esterna), rimozione deiezioni con lavaggio a bassa pressione o a cassone a ribaltamento Pavimento pieno e corsia esterna fessurata Pavimento parzialmente fessurato (almeno 1,5 m di larghezza) e corsia esterna fessurata Pavimento totalmente fessurato (anche corsia esterna) Su lettiera: Su lettiera limitata alla corsia di defecazione (a) 6,0 Su latteria integrale (esterna a tutto il box) (b) 0,4 a ( ) per questa tipologia di stabulazione oltre a liquame viene prodotto letame: 25,2 m3 t-1 p.v. anno-1. (b) per questa tipologia di stabulazione oltre a liquame viene prodotto letame: 31,2 m3 t-1 p.v. anno-1. 73,0 55,0 55,0 44,0 37,0 73,0 44,0 37,0 Liquame m3 t-1 p.v. anno-1

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Tabella 5. Produzione di efuenti zootecnici da allevamento di avicoli (CRPV, 2001). Categoria animale, fase di allevamento e tipologia di stabulazione Peso vivo kg capo-1 Ovaiole e pollame in batterie di gabbie senza tecniche di disidratazione Ovaiole o pollastre in batteria di gabbie con tecniche di disidratazione o con fossa profonda aerata (durata ciclo: 10 -12 mesi le ovaiole, 4 mesi le pollastre) Ovaiole a terra (durata ciclo 10-12 mesi) Pollastre a terra con luso di lettiera (durata ciclo: 4 mesi) Pollastre da carne a terra con luso di lettiera (durata ciclo: 2 mesi) Faraone a terra con uso di lettiera (durata ciclo: 3 mesi) Tacchini a terra con uso di lettiera (durata ciclo: 0-5 mesi il maschio, 0-4 mesi la femmina) 1,8-2,0-0,8 a Liquame m3 t-1 p.v. anno-1 27,0 Letame o materiale palabile t t-1 p.v. m3 t-1 p.v. anno-1 anno-1 -

1,8-2,0-0,8 a 1,8-2,0 a 0,8 1,0 0,8 7,5-5

0,15 0,15 1,2 2,0 1,7 0,9

24,0 15,0 15,0 11,0 11,0 11,0

39,5 18,5 27,7 18,5 16,1 26,5

(a) il primo valore riferito al capo leggero, il secondo valore riferito al capo pesante, il terzo valore riferito alle pollastre. Tabella 6. Produzione di efuenti zootecnici da allevamento di ovicaprini e equini (CRPV, 2001). Categoria animale, fase di allevamento e tipologia di stabulazione Peso vivo kg capo-1 OVINI E CAPRINI Ovini e caprini con stabulazione in recinti individuali o collettivi Ovini e caprini su grigliato o fessurato EQUINI Equini con stabulazione in recinti individuali o collettivi 170,0 550,0 5,0 15,0 24,4 15,0 50,0 15,0 50,0 7,0 16,0 15,0 24,4 Liquame m3 t-1 p.v. anno-1 Letame o materiale palabile t t-1 p.v. anno-1 m3 t-1 p.v. anno-1

3.2. Calcolo diretto del volume di liquami e di letame


Bovini Per i bovini il volume degli effluenti palabili pu essere calcolato anche con un metodo diretto. 395

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Per il letame la determinazione del volume si effettua con la seguente formula:

V= m!d
dove: V (m3): m (t): d (t m-3): volume del letame; peso del letame (pesando la lettiera allo svuotamento); densit apparente del letame (0,4-0,9).

Per i liquami prodotti da allevamenti bovini il volume di determina in base alla registrazione dei tempi di riempimento dei contenitori di stoccaggio dei quali si conosce il volume. Suini Per i suini il volume degli effluenti palabili pu essere calcolato con metodo diretto raccogliendo il materiale in un cassone a volume noto. Per i liquami prodotti da allevamenti suini, il volume si pu determinare in modo diretto con una semplice istallazione di un contatore, il quale registra il tempo di funzionamento della pompa che preleva i liquami dal pozzetto finale della rete fognaria per inviarli allo stoccaggio. Avicoli Nellallevamento avicolo sono assimilate al liquame le deiezioni non mescolate a lettiera e le acque di lavaggio di strutture e attrezzature. Sono assimilate invece al letame le lettiere esauste degli allevamenti di avicoli a terra e le deiezioni di avicunicoli rese palabili da processi di disidratazione operanti sia allinterno sia allesterno dei ricoveri. La pollina degli allevamenti avicoli a terra rimossa dal ricovero a fine ciclo per cui facile da misurare il suo quantitativo sia con pesate dirette, sia con misure di volume, da cui abbastanza agevole risalire al peso, perch la densit apparente della pollina tra 0,45 0,55 t m-3.

4. PARAMETRI DI QUALIT DEI REFLUI ZOOTECNICI


La composizione degli effluenti varia in funzione: 1. della specie allevata; 2. del tipo di stabulazione; 3. della razza; 4. del tipo e della quantit di materiali di lettiera; 5. dello stadio fisiologico; 6. della taglia degli animali; 7. del tipo di alimentazione; 8. della produttivit.

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I parametri che utile conoscere nella composizione delle diverse tipologie di effluenti zootecnici, sono riportati in tabella 7.
Tabella 7. Caratteristiche qualitative degli efuenti zootecnici per le diverse categorie di animali (Regione Emilia Romagna, 1993). Parametri (%) Sostanza secca Azoto Fosforo Potassio Efuenti zootecnici Letame 20,0-30,0 3,0-7,0 0,5-2,0 3,5-8,5 Liquame bovino 10,0-16,0 4,0-6,5 1,0-1,5 3,0-5,0 Liquame suino 1,5-6,0 1,5-5,0 0,5-2,0 1,0-3,0 Pollina 60,0-80,0 30,0-47,0 13,0-25,0 14,0-17,0

Il parametro ritenuto pi importante dal punto di vista ambientale lazoto, la cui determinazione nei reflui pu essere fatta sia direttamente sia indirettamente. La stima diretta prevede la determinazione analitica del contenuto di azoto sotto le diverse forme. Si riporta ad esempio lanalisi di un liquame suino di un allevamento da ingrasso presente nellarea vulnerabile della Val di Chiana (Tab. 8). La stima indiretta pu essere fatta sulla base del bilancio dellazoto (Haberts et al., 1991):

Tabella 8. Determinazioni analitiche dellazoto contenuto in un liquame di un allevamento suinicolo. Parametri Quantit mg kg-1 stq Azoto totale Azoto ammoniacale Azoto nitrico Azoto nitroso Azoto organico 906,0 618,0 15,0 0,30 288,0

N nell 'effluente = N escreto ! N volatilizzato N escreto = N nel mangime ! N nei prodotti animali (latte, carne, uova) N volatilizzato = 0, 1 ! N nelle feci ! Fs + N nelle urine ! Fl " % Ld % " Ls % " La Fs = 1 ! $ 1 ! ( $1! ( $1! ( R' ' ' 100 & # 100 & # 100 # &
dove: Fs: fattore perdita azoto solido; Ld: perdite dirette durante i primi giorni dopo lescrezione = 4% in stalle con pavimento pieno drenato; 9% in stalle con pavimento pieno; 10% in stalle con pavimento grigliato; 10-15% in stalle con lettiera;

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Ls: perdite di stoccaggio/trasformazione = 1-6% in funzione del contenuto di paglia; se compostato 35%; La: perdite di applicazione in terreni coltivati = 80-100% letame; R: fattore di riduzione per il tipo di applicazione = 0,05 in caso di iniezione al suolo; 0,1 se arato immediatamente; 0,5-0,1 se successivamente interrato a seconda delle condizioni ambientali e del tipo di suolo (pi alto su suoli asciutti e sabbiosi).

" % Ld % " Ls % " La Fl = 1 ! $ 1 ! ( $1! ( $1! ( R' ' ' 100 100 100 # & # & # &
dove: Fl: Fattore perdita azoto liquido

Ld: perdite dirette durante i primi giorni dopo lescrezione = 4% in stalle con pavimento pieno drenato; 9% in stalle con pavimento pieno; 10% in stalle con pavimento grigliati; 10-15% in stalle con lettiera permanente; Ls: perdite di stoccaggio/trasformazione = liquami: 3-7% in fossa aperta; 1% in fossa chiusa liquami densi (misto urine/feci) = 2-5% in fossa aperta; 0,7% in fossa chiusa; La: perdite di applicazione in terreni coltivati = 50-100% liquami; R: fattore di riduzione per il tipo di applicazione = 0,05 in caso di iniezione al suolo; 0.1 se arato immediatamente; 0,5-0,1 se successivamente interrato a seconda delle condizioni ambientali e del tipo di suolo (pi alto su suoli asciutti e sabbiosi)

N Feci = Quantit di alimenti fornita con la razione (kg) x Proteina grezza (g kg -1 s.s.)) (Quantit di alimenti fornita con la razione (kg) x Proteina digeribile (g kg-1 s.s.)) N nelle urine = N sup N nelle feci - Nm - Ng N sup (quantitativo di azoto negli alimenti della razione) = Quantit di alimenti fornita con la razione (kg)*N contenuto di azoto dove: N: contenuto di azoto = Proteina grezza (g kg -1 s.s)/6,25

Nm: kg di latte prodotto Ng: kg di carne prodotta Inoltre la stima dellazoto contenuto nei liquami pu essere fatta sempre indirettamente usando valori tabellari come quelli riportati nel Piano di Azione della Regione Toscana in applicazione della Direttiva nitrati (Allegato 2, Decreto del Presidente della GR 13 luglio 2006, n.32/R) (Tab. 9).

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Tabella 9. Azoto prodotto da animali di interesse zootecnico estratto Allegato 2 Piano di azione Regione Toscana DPGr 32R (valori al campo per anno al netto delle perdite per emissioni di ammoniaca).
Categoria animale e tipologia di stabulazione Azoto al campo (al netto delle perdite) Totale kg capo-1 anno-1 Suini: scrofe con suinetti no a 30 kg p.v. stabulazione senza lettiera stabulazione su lettiera 9,8 110,0 110,0 110,0 83,0 138,0 138,0 62,0 39,0 85,0 53,0 36,0 120,0 120,0 120,0 26,0 61,0 17,0 120,0 20,0 33,6 84,0 84,0 84,0 18,0 43,0 12,0 8,6 8,6 67,0 67,0 67,0 12,0 55,0 66,0 41,0 72,0 100,0 94,0 59,0 103,0 76,0 99,0 53,0 85,0 stabulazione senza lettiera stabulazione su lettiera 26,4 kg t-1 p.v. anno-1 101,0 101,0 101,0 nel liquame nel letame kg t-1 p.v. anno-1 kg t-1 p.v. anno-1

Suini: accrescimento/Ingrasso

Vacche in produzione (latte) (peso vivo: 600 kg capo-1) ssa o libera senza lettiera libera su lettiera permanente ssa con lettiera, libera su lettiera inclinata libera a cuccette con paglia (groppa a groppa) libera a cuccette con paglia (testa a testa)

Rimonta vacche da latte (peso vivo: 300 kg capo-1) libera in box su pavimento fessurato libera a cuccette senza paglia o con uso modesto di paglia ssa con lettiera libera con lettiera permanente solo in zona riposo (asportazione a ne ciclo) libera con lettiera permanente anche in zona di alimentazione; libera con lettiera inclinata vitelli su pavimento fessurato vitelli su lettiera libera in box su pavimento fessurato libera a cuccette senza paglia o con uso modesto di paglia ssa con lettiera libera con lettiera permanente solo in zona riposo (asportazione a ne ciclo) libera con lettiera permanente anche in zona di alimentazione; libera con lettiera inclinata vitelli a carne bianca su pavimento fessurato (peso vivo: 130 kg capo-1) vitelli a carne bianca su lettiera (peso vivo: 130 kg capo-1)

Bovini allingrasso (peso vivo: 400 kg capo-1)

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5. GESTIONE AGRONOMICA DEI REFLUI ZOOTECNICI


Lutilizzazione agronomica degli effluenti richiede la conoscenza dei seguenti aspetti: 1. caratterizzazione dei suoli e valutazione della loro attitudine a ricevere reflui; 2. programmazione delle dosi (piano di concimazione); 3. programmazione delle epoche di spandimento; 4. scelta delle tecniche di spandimento.

5.1. Valutazione dellattitudine dei suoli a ricevere reui zootecnici


Si propone una metodologia di valutazione dellattitudine dei suoli ad accettare reflui zootecnici, che mutuata dallesperienza fatta in Emilia Romagna e descritta nel Manuale per la gestione e lutilizzazione agronomica dei reflui zootecnici elaborato dalla Regione Emilia Romagna a cura del C.R.P.A di Reggio Emilia nel 1993. Si riportano alcuni schemi interpretativi che il tecnico pu utilizzare per giungere a formulare un giudizio sullattitudine dei suoli ad accettare reflui zootecnici. E opportuno ricordare che tali modelli conducono a stime qualitative, la cui funzione essenzialmente quella di formalizzare un percorso valutativo che il tecnico deve compiere, in maniera da consentirgli di formulare un giudizio tecnicamente corretto. La valutazione dellattitudine dei suoli a ricevere reflui prevede la predisposizione dei seguenti modelli: 1. capacit di accettazione delle piogge nel corso della stagione umida; 2. infiltrazione; 3. capacit depurativa del suolo; 4. rischio di inondazione.

5.2. Capacit di accettazione delle piogge nel corso della stagione umida
Per capacit di accettazione delle piogge nel corso della stagione umida sintende lattitudine delle terre ad accettare le acque di pioggia senza che si verifichino ruscellamento superficiale e/o percolazione rapida in profondit. Per valutare la capacit di accettazione delle piogge necessario conoscere le seguenti caratteristiche del suolo: disponibilit di ossigeno;

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permeabilit al di sopra di un orizzonte poco permeabile; profondit di un orizzonte poco permeabile; pendenza.

Lo schema per la stima della capacit di accettazione delle piogge nella stagione umida di seguito descritto (Tab. 10).
Tabella 10. Schema per la valutazione della capacit di accettazione delle piogge nella stagione umida (Regione Emilia Romagna, 1993).
Classe di pendenza Profondit Classi di disponibilit orizzonte di ossigeno poco permeabile Elevata Buona > 100 50-100 < 50 Moderata > 100 50-100 < 50 Imperfetta > 100 50-100 < 50 1 1 *** 2 2 3 4 4 5 0-8 % Media Bassa 1 1 *** 2 3 4 4 5 5 2 2 *** 3 3 4 5 5 5 Elevata 1 2 *** 3 3 4 5 5 5 8-16 % Media 1 2 *** 3 4 4 5 5 5 Bassa 2 3 *** 4 4 4 5 5 5 Elevata 1 3 *** *** 4 4 *** *** 5 16-35 % Media Bassa 2 3 *** 4 4 5 5 5 5 3 4 *** 5 5 5 5 5 5

Permeabilit al di sopra dello strato poco permeabile

Le classi di capacit di accettazione delle piogge sono le seguenti: 1 = molto alta; 2 = alta; 3 = moderata; 4 = bassa; 5 = molto bassa. *** Combinazione di caratteri poco probabili.

5.3. Disponibilit di ossigeno


valutata attraverso un rilevamento diretto delle condizioni di umidit allinterno del profilo nelle diverse stagioni dellanno; oppure indirettamente, verificando la presenza allinterno del profilo di orizzonti di suolo aventi colorazioni normalmente associate a stati di saturazione idrica temporanea o permanente. Ai fini della valutazione dellattitudine dei suoli ad accettare reflui, sono state proposte le seguenti classi di disponibilit di ossigeno: 1. buona: il suolo non mai saturo di acqua entro una profondit di 50 cm dalla superficie mentre pu esserlo, per un periodo di tempo inferiore ai 30 giorni cumulativi nel corso dellanno, entro una profondit tra 50 e 80 cm; 2. moderata: il suolo non mai saturo di acqua entro una profondit di 50 cm dalla superficie, mentre pu esserlo, per un periodo di tempo oscillante dai 30 ai 90 giorni cumulativi nel corso dellanno, entro una profondit compresa tra 50 e 80 cm; 401

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3. imperfetta: il suolo saturo di acqua entro una profondit di 50 cm in qualche periodo nel corso dellanno e pu esserlo per un periodo di tempo superiore ai 90 giorni cumulativi nel corso dellanno, entro una profondit compresa tra 50 e 80 cm. I suoli appartenenti alle classi moderata e pi ancora alla classe imperfetta sono caratterizzati da una ridotta attitudine a ricevere i reflui, in modo speciale in prossimit del periodo invernale - primaverile nel corso del quale si possono verificare le condizioni di saturazione idrica allinterno del profilo.

5.4. Permeabilit del suolo


Una valutazione di campagna della permeabilit dei diversi orizzonti presenti nel profilo pedologico pu essere effettuata ricorrendo al seguente schema (la classe di permeabilit assegnata al suolo corrisponde a quella dellorizzonte meno permeabile presente entro una profondit di 150 cm) (Tab. 11).
Tabella 11. Schema di valutazione della permeabilit (Regione Emilia Romagna, 1993). Classe di Cm x h-1 permeabilit Caratteristiche del suolo classe tessiturale sabbiosa o franco-grossolana; consistenza friabile o molto friabile; struttura granulare da moderatamente a fortemente sviluppata; struttura poliedrica fortemente sviluppata; sono assenti pellicole orientate per pressione e/o scorrimento.

Elevata

> 3,5

Media

contenuto di argilla dal 18 al 35%; sono assenti pellicole orientate per pressione e/o scorrimento; 3,5-0,035 contenuto in argilla > 35% con struttura prismatica grossolana (> 10 cm) molto sviluppata; sono assenti pellicole orientate per pressione e/o scorrimento. < 0,035 35% di argilla, con una delle seguenti caratteristiche: struttura debolmente sviluppata; comuni pellicole orientate per pressione e/o scorrimento

Bassa

5.5. Profondit di un orizzonte poco permeabile


La presenza, allinterno del profilo, di un orizzonte poco permeabile pu favorire il raggiungimento, in corrispondenza di periodi piovosi, della saturazione idrica degli orizzonti sovrastanti, con il conseguente rischio che sinneschino flussi di ruscellamento superficiale e/o sotto-superficiale. Si definisce poco permeabile un orizzonte che presenta bassa permeabilit (<0,035 cm ! h-1), caratterizzato generalmente da tessitura fine (argilla > 35%), con aggregati strutturali debolmente sviluppati, aventi facce lisciate e striate a causa delle forti pressioni che si originano in seguito al rigonfiamento delle argille nel corso del periodo umido. 402

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Il tecnico dovr rilevare la presenza allinterno del profilo di un orizzonte poco permeabile, con il seguente criterio: 1. meno di 50 cm dalla superficie; 2. tra 50 100 cm dalla superficie; 3. maggiore di 100 cm dalla superficie.

5.6. Pendenza
Le classi di pendenza proposte sono le seguenti: < 8 %; 8 16 %; > 16 %.

5.7. Inltrabilit
La velocit dinfiltrazione pu essere stimata indirettamente attraverso la tendenza del suolo a formare crosta superficiale, per evidenziare suoli che presentano periodi pi o meno duraturi in cui si ha collasso degli aggregati superficiali e quindi notevole riduzione della velocit di infiltrazione. Tale tendenza pu essere stimata in via diretta con la verifica in campagna della presenza di crosta, per via indiretta, calcolando a partire da dati analitici, lindice di incrostrazione del suolo. La formula che pu essere utilizzata la seguente:

Indice di incrostazione =
dove: Zf: Zc: C: % limo fine (20 2 micron);

1, 5 ! Zf + 0, 75 ! Zc C + 10 ! OM

% limo grossolano (50 20 micron); % argilla (< 2 micron);

OM: % sostanza organica. Le classi dellindice di incrostazione proposte sono le seguenti: bassa < 1,2; moderata 1,2 1,6; elevata > 1,6.

5.8. Capacit depurativa dei suoli


La stima della capacit depurativa del suolo si basa sullanalisi dei seguenti parametri: 403

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reazione del terreno (pH); capacit di scambio cationico (C.S.C.); contenuto in scheletro; profondit utile alle radici.

Lo schema per la stima della capacit depurativa del suolo il seguente (Tab. 12).
Tabella 12. Capacit depurativa dei suoli (Regione Emilia Romagna, 1993). Profondit utile alle radici (3) Scheletro (% V) (1) < 35 > 35 C.S.C. (meq/100 g) (2) > 10 < 10 > 10 < 10 5 5 5 5 < 50 cm > 6,5 < 6,5 5 5 5 5 50 100 cm pH (4) > 6,5 2 3 4 5 < 6,5 4 4 5 5 > 6,5 1 3 3 4 < 6,5 3 4 4 4 > 100 cm

Le classi di capacit depurativa sono: 1 = molto alta; 2 = alta; 3 = moderata; 4 = bassa; 5 = molto bassa. (1) Contenuto in scheletro: la quantit di scheletro (diametro delle particelle superiore a 2 mm) viene stimata entro una profondit di un metro. (2) Capacit di scambio cationico: il tecnico dovr prendere in considerazione il pH del solo orizzonte lavorato. (3) Profondit utile alle radici: la profondit del suolo fino ad orizzonte non penetrabile e/o abitabile permanentemente dagli apparati radicali delle colture. (4) Reazione del terreno: il tecnico dovr prendere in considerazione il pH del solo orizzonte lavorato.

5.9. Rischio di inondazione


Le classi per la stima del rischio di inondazione sono riportate in tabella 13. Ai fini della valutazione finale della capacit di accettazione di reflui pu essere
Tabella 13. Rischio di inondazione (Regione Emilia Romagna, 1993). Entit del rischio di inondazione Nessuno Raro Occasionale Frequenza degli eventi nessuna possibilit ragionevole 1-5 volte in 100 anni 5-50 volte in 100 anni

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effettuata ricorrendo allo schema riportato in tabella 14.


Tabella 14. Attitudine allo spandimento liquami (Regione Emilia Romagna, 1993). Qualit delle terre Rischio di inondazione Indice di incrostrazione (Inltrabilit) Capacit di accettazione delle piogge Capacit depurativa Attitudine allo spandimento liquami Elevata Assente < 1,2 (> 2 cm x h-1) Molto alta, alta Molto alta, alta Moderata Raro 1,2 1,6 (2 - 0,5 cm x h-1) Moderata Moderata Bassa Bassa > 1,6 (< 0,5 cm x h-1) Bassa, molto bassa Bassa, molto bassa

6. ESEMPIO DI RILEVAMENTO DELLE CARATTERISTICHE DEI SUOLI AL FINE DI VALUTARNE LATTITUDINE A RICEVERE REFLUI ZOOTECNICI DI UNA AZIENDA CON ALLEVAMENTO SUINICOLO
Al fine di effettuare una corretta utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici necessario suddividere il territorio aziendale in aree omogenee e per ognuna di queste valutare la capacit di ricevere i reflui zootecnici. Per unit omogenea di gestione si intende una porzione del territorio aziendale omogenea al suo interno per: unit geomorfologica di appartenenza o la vulnerabilit idrogeologica; tipo di suolo prevalenti; tipo di ordinamento colturale.

Le fasi operative necessarie per individuare le aree omogenee aziendali sono le seguenti: consultazione dei documenti cartografici disponibili; rilevamento di campagna, se non presente, con il riconoscimento delle tipologie di suolo presenti a livello aziendale; suddivisione della superficie aziendale in aree omogenee.

Allinterno di ciascunarea omogenea vanno individuati gli appezzamenti aziendali e il tipo di coltivazioni presenti. Si riporta un esempio di descrizione di una delle due aree omogenee di unazienda suinicola allinterno della ZVN della Val di Chiana, quella di Gabbiamo nel comune di Cortona, con la valutazione dellattitudine dei suoli a ricevere liquami.

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6.1. Caratterizzazione dellarea omogenea di Gabbiano


In figura 1 riportata larea omogenea aziendale di Gabbiano, mentre in figura 2 riportata la tipologia di suolo su cui lazienda insiste. Le caratteristiche del suolo sono state definite in base alla cartografia geologica della Regione Toscana in scala 1:250.000.
Figura 1. Unit omogenea di territorio aziendale in localit Gabbiano (immagine estratta da Google Map) (larea omogenea evidenziata con cerchio bianco).

Figura 2. Cartograa del suolo Fornace allinterno dellarea omogenea oggetto di studio (Regione Toscana, 2002).

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6.1.1. Valutazione dellattitudine dei suoli a ricevere reui dellarea omogenea di Gabbiano - Cortona
Caratteri del suolo Il suolo Fornace classificato secondo la Soil Taxonomy come Chromic Haplusterts, fine, mixed, mesic (USDA, 2003) e come Calcaric Vertisols secondo il World Reference Base (FAO, 1998). Sono suoli moderatamente profondi, non ghiaiosi, a tessitura argillosa, da moderatamente a molto calcarei, con reazione da moderatamente a fortemente alcalina. Sono suoli mal drenati. Orizzonti principali La sequenza caratteristica degli orizzonti genetici : Ap-Bssg-Cssg. Ap 0-30 cm: umido, colore umido bruno grigio scuro (2,5Y 4/2). Consistenza: adesivo, plastico. Struttura poliedrica angolare, grande,fortemente sviluppata e struttura secondaria prismatica, grande, fortemente sviluppata; concrezioni di carbonato di calcio, poche e concrezioni ferro-manganesifere, poche; pori fini (1 mm), scarsi (0.3%). Radici molto fini, poche. Effervescenza violenta. Limite inferiore: chiaro, lineare; pH di campagna: 8,3. Bssg 30-65 cm: umido, colore umido bruno grigio scuro (2,5Y 4/3). Consistenza: molto adesivo, molto plastico. Struttura poliedrica subangolare, grande, debolmente sviluppata; concrezioni di carbonato di calcio, comuni e concrezioni ferro-manganesifere; pori fini (1 mm), scarsi (0,3%). Radici molto fini, poche. Effervescenza violenta. Limite inferiore: chiaro, ondulato; pH di campagna: 8,5. Cssg 65-125 cm: umido, colore umido oliva (5Y 4/3). Consistenza: molto adesivo, molto plastico. Massivo; concrezioni di carbonato di calcio, poche e concrezioni ferro-manganesifere, poche; pori molto fini (0,5 mm), molto scarsi (0,1%). Radici molto fini, poche. Effervescenza violenta. Limite inferiore: sconosciuto.

Qualit del suolo e problematiche di gestione Suoli tenaci e pesanti, con il rischio di diventare asfittici grazie ad un drenaggio piuttosto difficile e ad una bassa permeabilit. A causa di tali caratteristiche idrauliche, il suolo necessita di interventi accurati di sistemazione idraulico-agraria per lallontanamento delle acque in eccesso. La presenza di un rischio moderato di erosione superficiale richiede la messa in atto dinterventi per la conservazione del suolo. Il rischio dincrostamento superficiale assente. Caratteristiche Chimiche Di seguito si riportano le caratteristiche chimiche dei tre orizzonti del suolo studiato (Tab. 15). Attitudine del suolo a ricevere reflui da allevamento suinicolo Seguendo lo schema riportato al capitolo 5, la capacit del suolo a ricevere i liquami definita in funzione dei seguenti parametri. 407

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Tabella 15. Caratteristiche chimiche degli orizzonti del suolo Fornace. Caratteristiche Limite inferiore cm Sabbia molto ne % Sabbia totale % Limo % Argilla % Classe USDA CaCO3 totale % pH in H2O CSC Ca+Mg Na K TSB (%) Carbonio organico % Codice orizzonte Ap 30,0 0,0 39,3 25,7 35,0 FA 6,2 8,3 29,7 29,0 0,18 0,48 100,0 0,61 Bssg 65,0 0,0 27,2 22,4 50,4 A 13,7 8,5 33,9 32,8 0,62 0,44 100,0 0,33 Cssg 125,0 0,0 17,4 25,2 57,4 A 10,6 8,6 34,1 32,0 1,63 0,47 100,0 0,23

Complesso di scambio (meq/100g)

Capacit di accettazione delle piogge nel corso della stagione umida E risultata molto bassa. E consigliabile evitare apporti rilevanti di liquami quando il suolo prossimo alla capacit di campo, in modo particolare in vicinanza o durante i periodi dellanno caratterizzati da elevata piovosit. Parametri correlati: Disponibilit di ossigeno: imperfetta Permeabilit: bassa Pendenza: 8-16%

Infiltrazione (indice di incrostazione fra 1,2 1,6) E risultata moderata. I suoli sono caratterizzati da bassi valori della velocit di infiltrazione in corrispondenza di alcune fasi del ciclo colturale. Ai fini di una migliore gestione dei reflui necessario migliorare la struttura dellorizzonte lavorato attraverso linserimento in rotazione con i cereali di colture foraggere o apportando letame. Inoltre si pu agire frazionando lapporto di liquame. Capacit depurativa del suolo E risultata alta. Le condizioni chimico-fisiche consentono la rapida degradazione della sostanza organica apportata e ladsorbimento di potenziali inquinanti. Parametri correlati:

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1. pH: > 6,5; 2. CSC: > 10; 3. Scheletro: <35%; 4. Profondit utile alle radici: 50 100 cm. Rischio di inondazione E risultata assente. Giudizio finale di Attitudine dei suoli a ricevere liquami Nellazienda oggetto di studio i suoli hanno un valore moderato di attitudine a ricevere liquami per la capacit di accettazione delle piogge nel corso della stagione umida, che il fattore limitante individuato. Si consiglia di non effettuare la somministrazione dei liquami in corrispondenza dei periodi dellanno caratterizzati da elevata piovosit, con lobiettivo di impedire il loro dilavamento nei corpi idrici superficiali.

7. ELABORAZIONE DI UN PIANO DI CONCIMAZIONE PER LUTILIZZO DIRETTO DEI REFLUI ZOOTECNICI


Per la determinazione delle reali quantit di azoto da apportare alle colture con reflui zootecnici occorre effettuare un bilancio dellazoto, basandosi sulla stima delle diverse entrate e uscite. Quando le prime superano le seconde si giustifica lapporto di azoto mediante fertilizzanti. Ai fini del calcolo delle unit di azoto stata utilizzata la formula di calcolo elaborata con il progetto RIANPA. Di seguito si descrive la formula di calcolo per quantificare lazoto da distribuire sottoforma sia organica che minerale: Qn = Fn - (Np +Nm)+(Ln +Nv +NDe ) NCP dove: Qn: Fn: Np: quantit di azoto (N) da distribuire sottoforma di concime organico e/o minerale; fabbisogno di azoto della coltura; quantit di azoto proveniente dalle precipitazioni atmosferiche;

Nm: quantit di azoto proveniente dalla mineralizzazione della sostanza organica del terreno; Ln: Nv: quantit di azoto lisciviata; quantit di azoto volatilizzata;

NDe: quantit di azoto denitrificata; Ncp: quantit di azoto lasciata nel terreno o sottratta al terreno dalla coltivazione della coltura precedente. Per ciascunarea omogenea e per singola coltura si riporta lo schema di programma 409

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di fertilizzazione annuale (Tab. 16).

Tabella 16. Programma di fertilizzazione annuale per lutilizzo di reui zootecnici Progetto RIAMPA Area omogenea Fattori critici Capacit di accettazione piogge Indice di incrostrazione Capacit depurativa Supercie (ha) 1 2 3 4 5 6 7 Coltura Fabbisogno della coltura (Fn) Azoto proveniente dalle precipitazioni atmosferiche (Np) N kg ha-1 N kg ha-1 Area omogenea App. 1 App. 2 App. 3 Media Azienda Totale

Quantit di azoto proveniente dalla mineralizzazione della sostanza N kg ha-1 organica del terreno (Nm) Quantit di azoto lisciviata (Ln) Quantit di azoto denitricata (NDe) Quantit di azoto lasciata nel terreno o sottratta al terreno dalla coltivazione della coltura precedente (Ncp) N kg ha-1 Quantit di azoto volatilizzata (Nv) N kg ha-1 N kg ha-1

N kg ha-1

Azoto derivante dalla distribuzione di concimi organici alla coltura N kg ha-1 precedente (NCO) Indici Apporti: NP + Nm (3+4) Perdite: LN +Nv + NDe (5+6+7) N kg ha-1 N kg ha-1

10 11 12

Quantit di azoto (N) da distribuire sottoforma di concime organico e/o N kg ha-1 minerale (Qn) (2-10+11)

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8. ESEMPIO DI CALCOLO DELLE UNIT DI AZOTO DA DISTRIBUIRE SOTTO FORMA DI CONCIME ORGANICO E/ O MINERALE ALLINTERNO DI UNA AZIENDA CON ALLEVAMENTO SUINICOLO
Lazienda ha una superficie totale di 121,8 ha, suddivisa in 2 aree omogenee, ed una superficie coltivata di 108,1 ettari. Tipologia azienda: allevamento suinicolo da ingrasso Numero capi allevati: 1600 Superficie coltivata: 108,1 ha: 1. Grano: 63,9 ha; 2. Girasole: 10,6 ha; 3. Erba medica: 19,7 ha; 4. Favino: 13, 9 ha; 5. Colture su cui viene fatta la fertilizzazione con liquami: grano e il girasole pari ad una superficie di 88,5 ha. Quantit di azoto al campo dei liquami: 116, 9 kg ha-1. Quantit di azoto da distribuire sottoforma di concime organico e/o minerale: Grano duro: 111,0 kg ha-1; Girasole: 64,0 kg ha-1.

9. PROGRAMMAZIONE DELLE EPOCHE DI SPANDIMENTO


Con lobiettivo di razionalizzare la concimazione organica, il calendario degli apporti non deve conformarsi alla dinamica di produzione degli effluenti e alla necessit di svuotamento dei serbatoi di stoccaggio, bens seguire una programmazione ragionata, in funzione delle esigenze delle colture praticate. Lepoca di spandimento dei reflui condizionata dai seguenti aspetti: 1. agibilit del terreno (es. pendenza); 2. andamento climatico; 3. presenza e ciclo di sviluppo della coltura; 4. sistema di distribuzione adottato. Lefficienza di una concimazione organica correlata dunque alla possibilit di raccordare la praticabilit degli apporti alle fasi di maggiore utilizzazione dellazoto da parte delle colture e di maggiore attivit della microflora del suolo. Il periodo in cui lo spandimento pi facile quello della preparazione del terreno

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e quindi in assenza della coltura. Nella pratica agronomica questa considerazione si traduce sostanzialmente in due epoche: quella primaverile e quella estivo - autunnale. Nei regimi arativi sono possibili altri momenti dintervento, ma la presenza di una coltura impone ladozione di modalit e di attrezzature particolari. Lefficienza della concimazione in funzione dellepoca di spandimento in campo pu essere riassunta nella tabella 17. Il giudizio di efficienza viene espresso secondo una graduatoria a tre livelli: basso, medio, alto. Gli apporti di liquami effettuati in forte anticipo rispetto alla semina e alla crescita di una coltura vengono considerati a bassa efficienza.

Tabella 17. Efcienza di utilizzo dei reui zootecnici in funzione delle diverse colture e delle epoche di distribuzione (Regione Emilia Romagna, 1993). Colture Epoche di distribuzione Pre-aratura (estate o inizio autunno) Terreno nudo (autunno) Mais e Sorgo Pre-semina (primavera) Copertura (primavera) Fertirrigazione (estate) Pre-aratura (estate o inizio autunno) Cereali autunno - vernini Pre-semina (autunno) Copertura (autunno - inverno) Levata (ne inverno o inizio primavera) Pre-aratura (estate o inizio autunno) Erbai autunno primaverili Pre-semina (autunno) Copertura (autunno) Levata (primavera) Pre-semina (primavera) Erbai primaverili - estivi Copertura (primavera) Fertirrigazione (estate) Impianto autunnale Impianto primaverile Prati di graminacee o misti Ripresa vegetativa Tagli primaverili Tagli estivi e autunnali Apporti tardo - autunnali Vigneti e frutteti Avvio vegetativo (primavera) Formazione del legno (autunno) Efcienza Bassa Bassa Alta Alta Media Bassa Bassa Media Alta Bassa Bassa Media Alta Alta Alta Media Bassa Media Alta Alta Media Bassa Media Bassa

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Lesempio tipico quello della distribuzione estivo-autunnale in pre-impianto ad un cereale autunno-vernino, o ancor pi al mais, per il quale lazoto minerale apportato e quello derivante dalla mineralizzazione dellazoto organico, permangono nel sistema suolo per lungo tempo prima di essere assorbito dalla coltura, da cui pu derivare la loro lisciviazione invernale nei corpi idrici. Vengono invece considerate ad alta efficienza le distribuzioni primaverili, perch apportano lazoto in vicinanza o allimpianto delle colture primaverili-estive o nella fase di crescita vigorosa dei cereali autunno-vernini, in un periodo di forte richiesta di nutrienti. Fra questi due estremi vi sono una serie di situazioni intermedie, le quali vengono indicate con efficienza media: per esempio la distribuzione estiva in copertura con la fertirrigazione non ha lefficienza massima, perch la volatilizzazione dellazoto ammoniacale pu essere rilevante.

10. CRITERI DI CORRETTA GESTIONE DEI REFLUI ZOOTECNICI


Ai fini di una corretta gestione della pratica agronomica e in relazione allutilizzo agricolo dei reflui zootecnici possono essere definiti sia criteri generali che criteri specifici di utilizzazione per i reflui palabili e non palabili, in funzione delle specie coltivate. Criteri generali 1. la distribuzione dei reflui deve essere considerata come strumento agronomico di produzioni delle rese e non come mezzo di smaltimento; 2. lutilizzazione dei reflui deve essere effettuata in funzione dei fabbisogni colturali; 3. dislocare le colture a maggior rischio nitrati nei terreni e nelle situazioni meno vulnerabili dal punto di vista ambientale; 4. tenere sotto controllo la meteorologia autunno-invernale con particolare riguardo alla piovosit, e su questa base rivedere lo schema di concimazione azotata previsto; 5. attribuire un realistico obiettivo di produzione ad ogni appezzamento in funzione del suo livello di fertilit. Rivederne il valore qualora intervengano avvenimenti sfavorevoli nel corso della campagna agraria; 6. variare la concimazione per appezzamento in funzione della fertilit naturale del terreno, dellobiettivo di produzione, della rotazione praticata e delle concimazioni precedenti; 7. evitare apporti molto anticipati rispetto allassorbimento attivo da parte della coltura: limitare gli apporti autunnali o invernali ai casi strettamente necessari e con dosi contenute;

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8. frazionare lazoto per aumentarne lefficienza di utilizzazione, soprattutto per distribuzioni autunno invernali, per colture a ciclo lungo e per terreni leggeri e poco profondi; 9. scegliere terreni che per attitudine fisica (ben strutturati, profondi) si trovino nello stato migliore per laccettazione dei reflui zootecnici. Sui terreni a tessitura grossolana (sabbiosi) a rischio nitrati, si deve ridurre la dose totale e aumentarne il frazionamento degli spandimenti. Criteri specifici Si descrivono i criteri di gestione dei reflui per le principali tipologie di colture. Cereali autunno vernini Questo gruppo di colture ha una limitata propensione allutilizzazione dei reflui per diverse ragioni: 1. al momento dellaratura, con interramento immediate ad agostosettembre un periodo che viene molto utilizzato per la somministrazione di liquami perche su terreno nudo, anche se poco efficiente. Per anche il periodo che crea minori problemi allagricoltore dal punto di vista gestionale; 2. alla semina delle colture (inizio autunno) sono generalmente presenti nel terreno scorte adeguate di nitrati provenienti dalla mineralizzazione della sostanza organica; 3. landamento climatico della stagione caratterizzato da abbondanti precipitazioni e dunque sconsigliato lapporto anticipato di elementi nutritivi che andrebbero incontro a rischio di lisciviazione; 4. dal punto di vista produttivo lo stadio fenologico pi importante quello di programmazione della spiga e in particolare di differenziazione dei fiori durante i quali devono essere soddisfatti interamente i fabbisogni azotati; 5. la distribuzione dei reflui in levata considerata efficiente ma difficile da realizzare praticamente. Generalmente lo stato idrico dei terreni non consente lentrata dei mezzi di distribuzione. Cereali primaverili estivi A queste colture, che in genere aprono una rotazione (rinnovo), si attribuiscono ottime capacit di utilizzazione dei reflui e pi in generale di sfruttamento della concimazione organica. Occorre pur sempre tenere presenti gli aspetti di tutela ambientale: 1. il ciclo colturale di tali specie si svolge dalla primavera allautunno periodo relativamente caldo e secco per cui difficilmente si pu ipotizzare un surplus idrico responsabile della lisciviazione dellazoto; 2. il ritmo di assorbimento dei principi nutritivi (azoto) ha lo stesso andamento di quello della mineralizzazione della sostanza organica del terreno e di quella apportata con i reflui, per cui queste colture sono in grado di sfruttare al meglio il flusso di nitrati che si produce nel terreno; 3. per effetto di quanto detto in precedenza tali colture possono essere considerate 414

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a basso rischio dinquinamento ambientale, a patto che la concimazione sia appropriata, lirrigazione corretta in quantit e modalit di somministrazione; 4. si consiglia il frazionamento della concimazione che consente laumento dellefficienza azotata. Coltivazioni arboree Gli orientamenti del mercato di questi prodotti e le preferenze dei consumatori si stanno facendo sempre pi esigenti e selettivi: ormai cognizione acquisita che la redditivit di queste produzioni agricole non funzione della quantit ma della genuinit, della tipicit e della qualit espresse da marchi di produzione. Ci vuol dire ladozione di tecniche colturali rispettose dellambiente e della salute dei consumatori. Non bisogna dimenticare poi come tali colture (in particolare i vigneti) sono localizzate su terreni con pendenza talvolta elevata e con sistemi scolanti non rispondenti alle esigenze e quindi con pericolo di ruscellamento nei corpi idrici. Non il caso delle colture frutticole della Val di Chiana che sono localizzate in gran parte su terreni di pianura e ben drenati. In questo contesto si deve inserire lutilizzo agronomico dei reflui. Lutilizzazione deve rispondere ai seguenti criteri: 1. le distribuzioni si devono effettuare quasi esclusivamente a rasoterra; 2. linterramento dei reflui deve essere evitato per non danneggiare gli apparati radicali di tali fruttiferi e per non danneggiare leventuale cotico erboso formatosi spontaneamente o impiantato artificialmente; 3. il risultato migliore dal punto di vista della nutrizione azotata e della salvaguardia ambientale si consegue con la distribuzione primaverile quando larboreto esce dal riposo invernale e riprende a vegetare.

11. PROGRAMMAZIONE DELLE EPOCHE DI SPANDIMENTO DEI REFLUI ZOOTECNICI DI UNA AZIENDA SUINICOLA
Si descrive la programmazione delle epoche di spandimento di una delle due aree omogenee di una azienda suinicola allinterno della ZVN Zona del Canale Maestro della Chiana nel comune di Cortona. Le colture presenti allinterno dellarea omogenea sono grano ripetuto un anno e avvicendato nellanno successivo con il girasole. In tabella 18 descritto il programma annuale di distribuzione dei liquami prodotti in azienda.

12. MODALIT DI DISTRIBUZIONE DEGLI EFFLUENTI ZOOTECNICI


Le tecniche di distribuzione hanno una rilevante influenza sugli aspetti gestionali ed economici a livello aziendale e sullimpatto che questi possono provocare al415

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Tabella 18. Programmazione delle epoche di spandimento dei reui zootecnici in funzione delle diverse colture. Epoca di distribuzione Coltura Grano Girasole Pre-aratura (estate o inizio autunno) Bassa efcienza Levata (ne inverno o inizio primavera) Alta efcienza* Alta efcienza Alta efcienza Pre-semina (primavera) Copertura (primavera)

* La distribuzione in levata al cereale autunnovernino il periodo migliore perch apporta lazoto nella fase di crescita vigorosa della coltura e nel periodo di forte richiesta di nutrienti.

lambiente. I principali problemi legate ad una scorretta distribuzione sono: 1. lemissione di odori e di ammoniaca; 2. la compattazione del terreno; 3. limbrattamento delle colture; 4. la disomogeneit di applicazione delle dosi; 5. il ruscellamento in terreni in pendenza. In tabella 19 si riportano le caratteristiche tecniche delle diverse tipologie di impianti di distribuzione dei liquami.
Tabella 19. Caratteristiche tecniche delle diverse tipologie di impianti di distribuzione dei liquami. Tecnica Serbatoi trainati o semoventi Separazione delle fasi di trasporto e di spandimento (con tubazioni avvolgibili) Svantaggi Distribuzione disomogenea. Produzione di aerosol ed emissioni. Limita la compattazione del terreno. Permette lintervento su terreno lavorato, la distribuzione del liquame pi efciente. Assenza di aerosol. Eliminazione di scorrimento superciale. Riduzione delle perdite di ammoniaca (tra il 3-12%). Eliminazione della contaminazione dei foraggi per lapplicazione su prato. Adatta allo spandimento di liquami chiaricati. Vantaggi

Dispositivi iniettori

Distribuzione in supercie con dispositivi a bassa pressione

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Lo spandimento effettuato di norma in superficie con serbatoi trainati o semoventi in pressione (alta e bassa), utilizzati sia per il trasporto che la distribuzione. La distribuzione effettuata in genere con un unico mezzo tra le fasi di carico, trasporto e spandimento. La separazione delle fasi di trasporto da quelle di spandimento limita sostanzialmente il compattamento del terreno. Lutilizzo di tali dispositivi ad alta pressione determina diffusione di odori e perdite di ammoniaca. Tali problemi sono contenuti con lutilizzo di distributori a bassa pressione, disponibili per listallazione su carrobotte o su tubazioni avvolgibili. Lutilizzo di dispositivi iniettori che incorporano i liquami nel terreno allatto della distribuzione consente di limitare le emissioni di ammoniaca. I dispositivi per linterramento dei liquami possono essere installati su un carro botte oppure essere alimentati da tubazioni avvolgibili e trainate da un trattore. Durante la distribuzione dei liquami con tali dispositivi vi lapertura di un solco con dischi o assolcatori, posteriormente ai quali vengono posizionati i tubi di adduzione dei liquami. Tali metodi, rispetto alla distribuzione superficiale dei liquami, hanno i seguenti svantaggi: 1. limitato periodo utile per il loro ingresso in campo; 2. maggiore potenza richiesta per disporre della necessaria forza di trazione.

13. BIBLIOGRAFIA
ASAE, 1999. ASAE Standard 2000. 47th edition. Centro di Ricerche Produzioni Animali, 2001. Liquami zootecnici. Manuale per lutilizzazione Agronomica. Ed LInformatore Agrario, p. 320. FAO, 1998. World Reference Base for Soil Resources. Rome: Food and Agriculture Organization of the United Nations. Haberts F., Oomen G., Witte R., 1991. FARM a calculating model for arable, diary, beef and mixed farms, thesis for doctoral examination in agricolture, Wageningen (NL). Grundey K., 1980. Tackling farm waste. Farming press Ltd, Ipswich UK, p. 249. Progetto RIANPA. Supporto tecnico per la Gestione dei Piani di Concimazione: http://www.arsia.toscana.it. Regione Emilia Romagna, 1993. Manuale per la corretta gestione e lutilizzazione agronomica dei reflui zootecnici. Centro di Ricerche Produzioni Animali. Reggio Emilia. Ed. Regione Emilia Romagna, p.317. Regione Toscana. Decreto del Presidente della GR n.32/R del 13 luglio 2006. Regolamento recante definizione del programma dazione obbligatorio per le zone 417

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vulnerabili di cui allarticolo 92, comma 6 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 (Norme in materia ambientale) in attuazione della direttiva del Consiglio 91/976/CE del 12 dicembre 1991. Regione Toscana, 2002. Progetto Carta dei suoli 1:250.000, Regione Toscana. Soil Survey Staff USDA, 2003. Keys to Soil Taxonomy, 9th edition. USDA NRCS, Washinghton, D.C.

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