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Verso uno scambio comunicativo


Periodico quadrimestrale dellAssociazione Sammarinese degli Psicologi (RSM) Anno VIII n. 35 gennaio-aprile 2007. Pubblicit inferiore al 40% Stampe Spedizione in abbonamento postale Tabella B Taxe percue (tassa riscossa) Autorizzazione n. 397 del 15/1/98 della Direzione Gen. PP.TT. della Repubblica di San Marino ISSN: 1124-4690. In caso di mancato recapito rinviare allufficio Postale di Borgo Maggiore 47893 (RSM) per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tassa.

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I
n questi ultimi ventanni si conclamata una frattura nella relazione tra i giovani e gli adulti, che esplosa in famiglia e nel mondo della scuola. Se fino a circa dieci anni fa la difficolt relazionale si avvertiva fondamentalmente nei licei, adesso presente anche nella scuola media inferiore, con elementi predittivi che si potrebbero cogliere gi dalla scuola elementare. Al determinarsi di tale situazione hanno probabilmente contribuito da un lato il senso di inadeguatezza, il disagio e la rabbia dei giovani (giustificata o meno), dallaltra la scarsa capacit degli adulti di comprenderli nella loro problematicit, mostrando invece di esserne indispettiti e irrigiditi; i ragazzi, quindi, si sono sentiti autorizzati e spinti ad essere sempre pi autonomi, pi intenzionati a dimostrare la loro forza, la loro indifferenza e distacco dalle regole sociali degli adulti. Le cause di questa situazione sono diverse, possiamo racchiuderle nellincapacit di noi adulti di contenere e gestire in modo attuale le problematiche giovanili: la famiglia spesso assente; la scuola presenta molte inadeguatezze determinate da troppi carichi, pochi mezzi, ma soprattutto i docenti sono stati esautorati dai giovani. La scuola stata delegata silenziosamente, ma non ufficialmente, di quegli aspetti educativi di cui prima si faceva carico la famiglia. Il mondo degli adulti trasmette, attraverso i mass-media, modelli di comportamento sociale e di immagine di s costruiti sullapparenza, rinforzando in tal modo i sentimenti di onnipotenza che sono propri dei ragazzi di questa et. Limpossibilit di rispondere a tutte le loro domande e alle richieste di aiuto ci ha spinto a cercare uno spazio e un linguaggio che sia ascoltato dai giovani e che ci permetta di ascoltarli. In collaborazione con lagenzia di stampa quotidiana DIRE nato diregiovani, un portale di informazione per giovani dai 14 ai 25 anni che si occupa di tutta linformazione, dalla musica alla politica, dallo sport allattualit, comprese le tematiche pi spinose da affrontare. Allinterno di questo portale vi saranno campagne di informazione per diverse tematiche, la prima stata I LIKE ME! La mia immagine? Mi piace!, che affronta il tema dellimmagine corporea (obesit, gli stili di vita, ecc.) in collaborazione con gli assessorati del Comune di Roma per le Politiche Giovanili e lassessorato per la Famiglia e Adolescenza. Lobiettivo generale di questo progetto , cos, riuscire a dare ai giovani lopportunit di manifestare il proprio disagio, trovare comprensione e accoglienza da parte degli adulti attraverso la presenza di esperti. A questo proposito hanno dato la loro disponibilit i membri della S.I.M.A. Societ Italiana di Medicina dellAdolescenza (presidente dott. Giuseppe Raiola), il servizio di psicologia e psicoterapia dellIstituto di Ortofonologia (responsabile dott.ssa Magda Di Renzo), cos i ragazzi avranno la possibilit di scambiarsi idee e contenuti, di dialogare attraverso il portale con gli esperti che, garantendo lanonimato, saranno disponibili on line per fugare i loro dubbi e perplessit anche con laiuto di molti responsabili scolastici. Per dare ai giovani uninformazione anche tramite i loro coetanei, in particolare attraverso la videopartecipazione, su www.diregiovani.it i navigatori potranno creare un loro spazio riservato con la consulenza di esperti, e postare gli elaborati audio-videoscritti in modo tale che loro stessi, formati come informatori/giornalisti, siano i protagonisti dellinformazione. Federico Bianchi di Castelbianco

A pagina 96 unimportante comunicazione ai Lettori

AUT. DECRETO G.R.L., ACCREDITATO CON IL S.S.N. ASSOCIATO FOAI Centro per la diagnosi e terapia dei disturbi della relazione, della comunicazione, del linguaggio, delludito, dellapprendimento e ritardo psicomotorio Centro di formazione e aggiornamento per operatori socio-sanitari, psicologi e insegnanti

Istituto di Ortofonologia
OPERATIVO DAL

1970

Direzione: via Salaria, 30 00198 Roma TEL. 06/85.42.038 06/88.40.384 FAX 06/84.13.258 ist.ortofon@flashnet.it - www.ortofonologia.it
Corso Quadriennale di Specializzazione in Psicoterapia dellEt Evolutiva a indirizzo Psicodinamico (Dec. MIUR del 23-7-2001) Convenzionato con la Facolt di Medicina dellUniversit Campus Bio-Medico di Roma per attivit di formazione e ricerca Accreditato presso il MIUR per i Corsi di Aggiornamento per Insegnanti Provider ECM accreditato presso il Ministero della Salute Rif. N. 6379 per Corsi daggiornamento per Psicologi e Operatori Socio-Sanitari Accreditato per la Formazione Superiore presso la Regione Lazio

UNI EN ISO 9001:2000 EA:37

ATTIVIT CLINICA
Servizio di Diagnosi e Valutazione
Verifica periodica

ATTIVIT DI FORMAZIONE
Corso Quadriennale di Specializzazione in Psicoterapia dellet evolutiva ad indirizzo psicodinamico Corsi di Psicomotricit

1a Visita Osservazione globale area cognitiva, linguistica, psicomotoria area affettivo-relazionale visite specialistiche psicodiagnosi Proposta terapeutica

Corsi di formazione per operatori socio-sanitari Corsi di Aggiornamento per Insegnanti Seminari Monotematici

Presa in carico
Riunioni dquipe e progetto terapeutico

Servizio Psicopedagogico
Verifica periodica

Logopedia Psicomotricit Atelier grafo-pittorico Atelier della voce Laboratorio di attivit costruttive Laboratorio ritmico-musicale e di educazione uditiva Attivit espressivo-linguistica (racconto-fiaba) Attivit espressivo-corporea e drammatizzazione Rieducazione foniatrica Servizio scuola-collaborazione con gli insegnanti
Servizio di Psicoterapia per lInfanzia e lAdolescenza

ATTIVIT DI RICERCA

CONSULENZE PSICOPEDAGOGICHE

PUBBLICAZIONI

Psicoterapia, individuale e di gruppo, con bambini Psicoterapia, individuale e di gruppo, con adolescenti Counseling e psicoterapia della coppia genitoriale

CONGRESSUALE

ATTIVIT

SCUOLA

FAMIGLIA

PEDIATRA

SERVIZI TERRITORIALI

IN QUESTO NUMERO
limmaginale
Un approccio al sogno
Patricia Berry 4

Io conto e te ti nascondi!
Renato Corsetti, Gianluca Panella 54

Lospicologo e lo sportello dascolto


Luciana Cerreti, Flavia Ferrazzoli, Anna Mammoli, Barbara Zerella 58

Limmaginale al di l della vita


Alfredo Sacchetti 14

Techn astrologica. Studio sulla Carta Natale di J. Hillman


Pia Vacante 18

La Psicologia della Salute in un Ospedale di Malattie Infettive


Alberto Vito, Martina Lupoli, Liliana Tizzano, Giuseppe Nardini, Giuseppe Viparelli

60

Magi Informa

13, 21, 23-25, 36-37 45, 52-53, 65-67, 81

La psicologia come professione


Simone Pesci 64

Questioni di psicoterapia dellet evolutiva


Il bullismo tra senso di inadeguatezza e onnipotenza
EDITORE Associazione Sammarinese degli Psicologi (RSM) DIRETTORE RESPONSABILE Riccardo Venturini RESPONSABILI SCIENTIFICI Federico Bianchi di Castelbianco Magda Di Renzo AMMINISTRAZIONE Via Canova 18, 47891 RSM tel 0549/90.95.18 fax 0549/97.09.19 PER INFORMAZIONI SULLA
PUBBLICIT

Counseling per i genitori


Il counseling come spazio per una triplice alleanza
27 Maria Cardone 68

Magda Di Renzo

Per parlare di... adolescienza. Gli adulti di fronte a una nuova sfida
Daniela Cardamoni, Daniela Quinto Mariella Tocco, Simona Trisi 31 32

Prospettive pediatriche
Le caratteristiche del comportamento alimentare in adolescenza
Pietro Campanaro 71

06/84.24.24.45 Fax 06/85.35.78.40 STAMPA SO.GRA.RO. Societ Grafica Romana SpA Via Ignazio Pettinengo, 39 00159 Roma
TIRATURA

Ingresso libero
Professione genitore: dagli Egizi allangolo piatto
Bruno Tagliacozzi

La disabilit vista da un medico degli adolescenti


Giuseppe Raiola 74 76, 82-83

100.000 copie E-MAIL babele.news.rsm@flashnet.it SITO WEB www.babelenews.net

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ISFAR Magazine

Cinema e letteratura, una lettura psicodinamica


Qualcuno con cui correre
Serena Polinari 38

Approccio psicopedagogico ed esperienze cliniche


Il mondo sconosciuto della Pet Therapy
Francesca Allegrucci, Barbara Silvioli 77

I numeri arretrati possono essere richiesti alla redazione ( previsto un contributo per le spese postali)
CHI VOLESSE SOTTOPORRE ARTICOLI ALLA RIVISTA PER EVENTUALI PUBBLICAZIONI PU INVIARE TESTI ALLA REDAZIONE Edizioni Magi srl Via G. Marchi, 4 - 00161 Roma

Fare psicologia
Psicoanalisi e telepatia
Marco Alessandrini 42

Limportanza delle emozioni nello sviluppo della mente


Chiara Lukacs Arroyo 84

Il materiale inviato non viene comunque restituito e la pubblicazione degli articoli non prevede nessuna forma di retribuzione
Il presente numero stato chiuso nel mese di aprile 2007

Evento migratorio e reazione psicogena acuta


Filippo Sciacca 47

Diversamente = diversa... mente


Maria Rita Esposito 89 96

Autismo e psicosi nellet evolutiva

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Calendario convegni

limmaginale
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Un approccio al sogno
PATRICIA BERRY
Analista junghiana, University of Dallas
Ma ogni processo psichico, per quanto pu essere osservato come tale, essenzialmente teoria, cio una presentazione; e la sua ricostruzione o ri-presentazione nel migliore dei casi una variante della presentazione stessa. C.G. JUNG1

limmaginale, anno II, 1984

na volta una paziente di Jung arriv alla seduta stranamente turbata. Sembra che avesse avuto occasione di mostrare a qualcun altro un sogno che lei e il suo analista avevano esaminato in una seduta precedente, ed era poi rimasta cos insicura per la differenza di interpretazione, che si era affrettata a chiedere una terza e poi una quarta opinione. Tutte differivano in modo essenziale. Linterpretazione dei sogni, ora recriminava, era una pseudoscienza e coloro che li interpretavano soltanto ciarlatani. Bench questo aneddoto possa riflettere un certo numero di problemi sullanalisi, e pi in particolare su questo tipo di paziente, stimola anche alcune riflessioni teoriche sui sogni. Naturalmente ogni sogno ha una variet di possibili interpretazioni e, come naturale, ogni analista ha inclinazioni, approcci e ipotesi particolari. Alcune interpretazioni, tuttavia, non sono forse pi pertinenti di altre? Esaminiamo il sogno della paziente: Giacevo su un letto in una stanza, apparentemente sola, ma con un senso di agitazione attorno a me. Una donna di mezza et entra e mi porge una chiave. Pi tardi entra un uomo, mi aiuta ad alzarmi dal letto e mi conduce al piano superiore, in una stanza sconosciuta. Possiamo ora immaginare differenti analisti junghiani e il tipo di interpretazione che ognuno di essi pu dare di questo sogno: 1. Analista Io-attivo: lintero sogno caratterizzato dolla passivit del tuo Io. Sei sdraiata: una posizione alquanto inconscia, che favorisce il senso di agitazione inconscia. Senza sforzo da parte tua, prendi quel che ti viene porto. Sei quindi portata via dallAnimus, in alto, in unarea ulteriore di fantasia passiva. 2. Analista relazione-sentimento: sei sola in una stanza, isolata e tagliata fuori dal tuo matrimonio, dalle amicizie, dai figli. Non esprimi mai sentimenti alle altre figure del sogno, n hai contatti reali con esse. Vieni quindi condotta nelle regioni superiori, in compagnia solo del tuo Animus, sola e lontana, la principessa nella torre. 3. Analista orientato sul transfert: sei in una posizione sessuale semiconscia, in cui lagitazione rappresenta le tue proiezioni erotiche non riconosciute. Fantastichi varie soluzioni: (a) la madre fallica, o (b) luomo che ti conduce al piano superiore verso uno sconosciuto culmine di intensit. Una di queste soluzioni (in chiave sessuale) si riferisce alla tua proiezione su di me come tuo salvatore.

4. Analista Animus-sviluppo: quando sei di fronte alla tua agitazione, questa diventa la donna di mezza et: hai paura di diventare vecchia e infeconda. Ma in quella donna pi anziana trovi la chiave creativa che diventa poi lAnimus sconosciuto, che ti porta verso la stanza di sopra, cio verso la parte sconosciuta della tua psiche, dove ora pu avvenire un lavoro creativo. 5. Analista introverso: eccoti infine sola con te stessa, nel vaso. Ricevi ora un aiuto dallinterno. La tua femminilit interiore ti d la chiave, perch la chiave la claustrazione in cui affronti uninquietudine interiore, finora negata dalle tue difese estroverse e dallacting-out. Questo ti porta al passo successivo, la figura dellAnimus, che ti aiuta ad alzarti dal letto e ti conduce a un altro livello. 6. Analista femminile-madre terra: giacevi passiva, con naturalezza, in contatto con i tuoi sentimenti reali (posizione depressiva). Ora puoi ricevere doni dal femminile, la madre positiva. Sfortunatamente non appena appare lAnimus perdi questa unione, seguendolo in alto verso lintelletto. 7. Analista orientato sul processo: non tanto importante il contenuto del sogno, quanto la maniera in cui lhai presentato nella nostra seduta (il fatto che me lhai raccontato con voce cos aggressiva; il fatto che hai aspettato fino alla fine dellora; il fatto che me lhai dato scritto chiaramente a macchina e poi ti sei adagiata passiva, aspettando linterpretazione). Quando leggiamo queste sette enunciazioni, quanto le tesi dellanalista sembrano evidenti in alcune e quanto credibili e accurate in altre! Tuttavia, ognuna di queste prospettive pu essere desunta da scritti di Jung sul sogno, e nessuna di esse necessariamente errata. Qui non ci interessa il giusto o lo sbagliato riguardo alle risposte precedenti, ma piuttosto perch ne preferiamo una a unaltra. Si potrebbe evitare il problema dicendo che dipende tutto dalla reazione del paziente quale interpretazione fa click per lui. Ma per quanto pratico possa essere questo approccio, nasconde una difficolt essenziale, dal momento che ha a che fare con quella che pu esser chiamata una sensibilit teoretica. Sappiamo dagli studi comparativi, fatti su indirizzi teorici e su stili di terapia diversi, che virtualmente ogni terapia funziona: ogni terapia d prova di raggiungere gli scopi che si propone, e i fallimenti hanno la stessa incidenza

limmaginale
5 quantitativa in tutti i tipi di terapia. Bench di per se stesso non sorprenda, dal punto di vista dei risultati il relativismo in terapia pu portare a gravi conseguenze. Apre la strada a un aspetto della psicoterapia poco diverso dalla ciarlataneria, dalla nevrosi da transfert sintonico, dalla suggestione isterica, dalla acquiescenza dottrinale, dalla conversione religiosa e dal lavaggio del cervello adottato in politica. Per questi e in questi troppi clicks, il soggetto si sente cambiato in meglio sulla base di intuizioni rivelate. Se manca un discernimento sensibile fra le teorie, non importa pi quale teoria abbiamo; unidea buona quanto unaltra, purch funzioni e ciascuna funziona in egual misura. Se ci sono teorie migliori o peggiori sullinterpretazione del sogno, queste non possono basarsi su ci che fa click perch quando perdiamo la nostra sensibilit su questo punto, la perdiamo anche nella pratica. Inoltre, poich il nostro pi importante modo di riflettere su quel che stiamo facendo attraverso i sogni, fuori discussione che diventare consci delle nostre ipotesi di importanza fondamentale. il punto cruciale della nostra pratica. Gli alchimisti non solo facevano esperimenti, ma trascorrevano in egual misura il loro tempo in un certo tipo di theoria pregando, leggendo e riflettendo su ci che stavano facendo. Fare della praticit il nostro criterio determinante infatti una forma di immoralit, di quel tipo che osserviamo anche nello psicopatico, per il quale buono ci che funziona. Ma piuttosto che lasciarci troppo trasportare da questa accusa morale contro il pragmatismo, sarebbe forse pi vantaggioso rivolgersi al suo contrario, allimportanza psicologica della teoria. Dal momento che la teoria cos determinante per la pratica dopo tutto, ci che mettiamo in pratica teoria , perch si possa essere consci di ci che facciamo con i sogni, dobbiamo divenire consapevoli di ci che pensiamo dei sogni. Dobbiamo esaminare non solo come mettiamo in pratica la nostra teoria, ma anche ci che di essa mettiamo in pratica. Questo significa rivolgersi alle nostre ipotesi e diventare consapevoli della nostra inconsciet anche in questo campo. Quindi, ci che elaboreremo in questo saggio uno strumento (uno tra tanti) per afferrare con pi precisione le idee che sono in fondo a noi quando esaminiamo i sogni. Nostra intenzione di elaborare alcuni mezzi per unautocoscienza interpretativa, un procedimento attraverso cui poter esaminare il nostro effettivo processo interpretativo, interpretare le nostre interpretazioni. Come abbiamo detto, i metodi hanno ipotesi sottostanti, e anche questo metodo implica una posizione teorica. Il nostro presupposto fondamentale che il sogno qualcosa in se stesso e per se stesso. un prodotto immaginale in tutto e per tutto. Indipendentemente da quel che facciamo o non facciamo con esso, unimmagine. cezione proveniente dal linguaggio poetico, cio limmagine fantastica, che si riferisce solo indirettamente alla percezione delloggetto esterno. Questa immagine si basa piuttosto sullattivit fantastica inconscia2. In questo passo Jung d luogo a una distinzione tra immaginazione e percezione. Unimmagine della fantasia sensibile anche se non percettuale; ha cio ovvie qualit sensuose forma, colore, struttura , ma queste non sono derivate da oggetti esterni. Daltro canto la percezione ha a che fare con cose reali oggettive quel che vedo reale e l. E cos, siccome rivendicano una realt esterna, le allucinazioni (sia psicotiche che psichedeliche) riguardano la percezione; mentre le immagini del sogno riguardano limmaginazione. I due modi, immaginale e percettuale, si affidano a funzioni psichiche distinte e differenziate. Per quanto concerne limmaginazione, qualsiasi questione di referente oggettivo irrilevante. Limmaginale a suo modo assolutamente reale, ma mai perch corrisponde a qualcosa di esterno. Bench figure e luoghi del sogno spesso prendano a prestito laspetto della realt percettiva, non derivano necessariamente dalla percezione. Come leggiamo in Jung, le immagini nei nostri sogni non sono riflessi di oggetti esterni, ma sono immagini interne. Ma perch allora, possiamo chiederci, a volte sogniamo figure del nostro mondo percettivo e altre volte figure che non sono mai state percepite? Di certo la figura familiare deve essere un certo tipo di immagine a posteriori, o Tagesrest. La maniera tradizionale con cui trattiamo le immagini che corrispondono a figure legate alla percezione di chiamarle prodotti dellinconscio personale e di cercare poi di classificare le proiezioni che esse ci portano. Fin qui tutto bene, perch sembra che quel che stiamo realmente facendo sia cercare di redimere queste immagini dal loro imprigionamento percettivo e di recuperarle come psichiche, spostando con ci il nostro punto di vista dal percettivo allimmaginale. Ma questo non pu avvenire, la nostra uscita da questo mondo percettivo resta bloccata, il nostro procedere si arresta quando abbiamo a che fare con queste cosiddette figure personali a un livello personale, dimenticando che sono fondamentalmente immagini della fantasia celate in immagini a posteriori. Le figure personali sono proprio quelle maggiormente legate alla nostra prospettiva letterale. Quando il mio sposo, i miei figli o un amico appaiono nel mio sogno, in una certa misura sono stati allontanati dal quella realt del mondo percettivo al quale sono cos strettamente uniti. Il sogno offre lopportunit di rendere metaforiche queste figure, e cos la psiche pu essere osservata mentre opera verso limmaginale, allontanando dal percettivo, ripetutamente e insistentemente. Si pu considerare questo movimento come lopus contra naturam della psiche, unopera che si allontana dalla realt naturale del percettuale e va verso la realt psichica dellimmaginale. Dobbiamo ora guardare pi da vicino al tipo di realt che unimmagine possiede. Dobbiamo esaminare pi accuratamente che cosa intendiamo qui per immagine, e un modo di farlo considerarla separatamente, attuando una sorta di analisi dellimmagine.

I. IMMAGINE
Dobbiamo aderire allimmagine! R.L. PEDRAZA

Come dice Jung, per immagine non intendo la riproduzione psichica delloggetto esterno, quanto piuttosto una con-

limmaginale
6 Sensualit. Una ragione per cui le immagini si fondono cos facilmente con le immagini a posteriori derivate dalla percezione sensoriale, perch anche le immagini sono fondate sui sensi, anche le immagini implicano una specie di corpo. Ma questo corpo non un corpo naturale percettivo, pi di quanto lo siano le immagini derivate da oggetti naturali percettivi. Il corpo cui si riferiscono le immagini metaforico, un corpo psichico nel quale le combinazioni sensoriali e tutte le qualit sensoriali dellimmagine, che per la percezione, per un motivo o per laltro, sarebbero bizzarre, incomplete, soverchianti o distorte, prendono qui significato. Trama. La parola trama in relazione al tessere. Cos, essere fedeli a una trama significa sentire e seguire la sua tessitura. Quando diciamo di porre un sogno nel suo contesto, con la trama, cio, della vita di chi sogna, tendiamo a dimenticare che il sogno ha un senso, una trama, tessuto secondo disegni che offrono un contesto compiuto e pieno. Le situazioni della vita non devono essere gli unici mezzi per mettere in relazione il sogno con questo suo aspetto di trama. Limmagine ha di per s una trama. Emozione. Inseparabile, sia dalla sensualit che dalla trama, lemozione. Limmagine di un sogno , o ha, una qualit demozione. I momenti del sogno possono essere espansivi, oppressivi, vuoti, minacciosi, eccitati Queste qualit emozionali non sono necessariamente riferite verbalmente dal sognatore nel suo racconto, o rappresentate dallIo del sogno nelle sue reazioni o da altre figure del sogno. Sono aderenti o inerenti allimmagine e possono non essere affatto esplicite. Anche se non riconosciute dal sognatore nel sogno, sono cruciali per la loro connessione con le immagini. Non possiamo prendere in considerazione alcuna immagine nei sogni, come nella poesia o nella pittura, senza sentire la qualit emozionale presentata dallimmagine stessa. Simultaneit. Unimmagine simultanea. Nessuna parte precede o causa unaltra parte, bench tutte le parti siano intrecciate tra di loro. Perci consideriamo il livello di immagine del sogno come non progressivo: nessuna parte avviene prima, o conduce a una qualsiasi delle altre parti. Possiamo immaginare il sogno come una serie di sovrimpressioni, e come se ogni evento aggiungesse tessuto e spessore al resto. Del sogno di prima possiamo allora dire che lIo orizzontale del sogno (la sognatrice sdraiata), la donna con la chiave, luomo che conduce di sopra, sono tutte espressioni essenziali per lo stato psichico; nessuna di esse introduce un significato secondario. Sono strati luno dellaltro e inseparabili nel tempo. Possiamo esprimere tale relazione come mentre o quando. Mentre lIo del sogno giace agitato, una donna di mezza et porge una chiave e un uomo conduce in una stanza sconosciuta. Non importa quale frase viene per prima, perch non ci pu essere priorit in unimmagine tutto viene dato contemporaneamente. Ogni cosa sta accadendo mentre tutto il resto sta accadendo in modi diversi, simultaneamente. Laccento che Jung pone sulla situazione attuale non necessariamente da identificarsi con la situazione di vita letterale, che allontana il sogno dalla presenza dellimmagine, ma pu anche voler dire che ogni parte del sogno simultaneamente presente. Relazioni interne. Tutti gli elementi (personaggi, ambienti, situazioni) allinterno di un sogno sono in qualche modo connessi. Ciascuno una parte dellimmagine globale del sogno, cos che nessuna parte pu essere privilegiata o contrapposta ad altre parti. Con questa completa relazione interna del sogno, vogliamo mettere in evidenza la piena democrazia dellimmagine: tutte le parti hanno eguale diritto di essere ascoltate, appartengono allo stato, e non ci sono posizioni privilegiate allinterno dellimmagine. (Questo non significa negare le innate gerarchie allinterno dellimmagine, cui arriveremo pi avanti, a Valore.) Vediamo ora un esempio, che mostra come la relazione interna appare nellimmagine di un sogno. Una donna sogn: Sono a letto, quando un buffo gnomo emerge dalle coltri. Mi guarda timidamente, come se volesse un contatto sessuale. Proprio in quel momento il mio amico R. (un conservatore, un responsabile e anziano gentiluomo) appare sulla porta e grida Fuggi!, come se fossi in gran pericolo. Un modo di esaminare questo sogno potrebbe essere quello di considerare lamico conservatore R. e lo gnomo briccone come opposti, tra i quali la sognatrice deve scegliere. Ma tale approccio equivarrebbe a fissarli in opposizione, rafforzando quella che gi lesperienza dellIo del sogno. Tenendo conto della coincidenza degli opposti (la coincidentia oppositorum), cio limmagine globale del sogno in cui tutte le parti si adattano luna allaltra, vedremmo lo spaventato R. costellato in realt dallo gnomo amoroso e viceversa. Loro due insieme sono limmagine. Nella vita quotidiana, quando la sognatrice in relazione con la sua creativit da gnomo, la sua bricconeria, e cos via, il suo Animus conservatore e responsabile la spaventa e la spinge a fuggire, a scindersi dagli aspetti propri dello gnomo, pi bassi; e daltra parte, quando lAnimus responsabile in uno stato di panico, da qualche parte, probabilmente a livello molto inconscio, si verifica un investimento sullo gnomo. Nella vita quotidiana fa cadere la borsa, perde le chiavi, crea inconsciamente malintesi Se dobbiamo aderire a questo livello immaginale del sogno, il punto essenziale trattenersi dallo scegliere tra i personaggi. Spesso occorre anche mantenere una certa tensione fra vari ambienti. Un uomo sogn: Mi muovevo nella cucina di mia madre e vidi lEnciclopedia Britannica sul banco. Limmagine la cucina di sua madre, dove c unenciclopedia. Una tendenza immediata sarebbe quella di distruggere questimmagine dicendo, per esempio, che unenciclopedia non sta in una cucina, o che essa mostra lAnimus di tua madre. Mentre la prima affermazione significherebbe tradire del tutto limmagine (perch le immagini pi efficaci congiungono in effetti gli opposti pi discordanti), la seconda sarebbe in se stessa unaffermazione dellAnimus un giudizio preconcetto. Ma restituendo allimmagine il riconoscimento e la dignit di un prodotto psichico infinitamente pi profondo di noi, possiamo acquietarci. Dentro la cucina di sua madre c unenciclopedia o un rospo o un vecchio storpio. La psiche ha gi fatto qualcosa, qualcosa sta accadendo nella cucina di sua madre. Per il

limmaginale
7 sognatore limportante lavorare su questimmagine (e far s che questa immagine lavori su di lui) in qualunque maniera che sia immaginativo-esperienziale il che richiede di mettere a freno il giudizio e linterpretazione. Valore. Alcune immagini sembrano pi potenti, pi attraenti di altre. Per esempio, lenciclopedia risalta sorprendentemente in quella che altrimenti apparirebbe come una scena del tutto comune. Spesso, come in questo caso, lattrazione sembra risiedere in una singolare combinazione dimmagine e di ambiente (un leone nel bagno), o a volte in una singolarit dellimmagine stessa (un serpente alato). In entrambi i casi le immagini sono innaturali. Quando il sogno presenta unimmagine che va contro il normale corso delle cose, si presume che tali immagini siano di gran valore, perch sono esempi dellopus contra naturam. Per come comprendo la concezione che Jung ha dei simboli, essi cambiano il corso della natura ed elevano la sua energia a un valore pi alto. Di qui il fatto che limmagine innaturale, insolita, peculiare sia quella che si distingue e che contiene il maggior valore. C unaltra maniera di riconoscere il valore delle immagini del sogno. Immagini ordinarie possono essere investite di sentimento, per esempio il piccolo cane marrone della mia infanzia o la sciarpa che mia madre mi regal a Natale. C per bisogno di una differenziazione tra sentimenti-sentimentalismo, kitsch, desiderio struggente, nostalgia, aspettativa Il sogno scopre limmagine del sentimento, mostrando il sentimento per quello che . Cos si pu leggere il sentimento attraverso limmagine, come limmagine attraverso il sentimento. Il cane o la sciarpa sono di gran valore solo perch li sento fortemente nel mio sogno, ma il sogno mi dice anche dove si trovano i miei forti sentimenti di nostalgia. Trattare i nostri sentimenti pi imbarazzanti di un sogno da un punto di vista sentimentale, significa perdere limbarazzo e di conseguenza la discriminazione della qualit del sentimento. Il caso simile a quelle situazioni in cui uno sente lo stimolo a scegliere tra, diciamo, citt e campagna, cielo e terra, la casa paterna e il proprio appartamento. Un sogno pu mostrare la citt come un luogo che d ai nervi, la campagna idilliaca, il cielo spaventoso, la terra nutritiva, la casa paterna complicata e insignificante, lappartamento indipendente come luogo riservato e appagante. Tuttavia ognuna di queste sensazioni una fantasia dal punto di vista dellaltra. La citt sembra minacciosa proprio a causa della mia fantasia idilliaca e viceversa. Scegliere tra luna e laltra di queste immagini parziali, significa perdere limmagine pi ampia, che dopo tutto una totalit! Identificarsi con la fantasia del sogno nei termini in cui si presentata, vuoi dire perdere il significato della fantasia. Struttura. Esistono relazioni strutturali significative interne alle immagini e tra esse. Di conseguenza le immagini in una certa misura dipendono per il loro significato una dallaltra. Ma importante su questo punto distinguersi da quegli indirizzi di pensiero che vorrebbero vedere le immagini come solo strutture, e derivanti il loro significato interamente dalle impronte che riempiono. Secondo qualsiasi tipo di pensiero strutturale, forma e materia, struttura e contenuto, possono essere separati; secondo il pensiero immaginale queste coppie sono invece ununit. Il vecchio saggio sia una struttura archetipica che un contenuto, e anche il numero quattro, il quaternio, questa idea strutturale astratta, un contenuto immaginale che appare come le quattro persone della mia famiglia, o unauto per quattro passeggeri, o un quartiere della citt. Poich le immagini con i loro contenuti sono sempre disposte strutturalmente allinterno di un sogno, non possiamo parlare di esse al di fuori di questo contesto. Luccello rosso di un sogno e luccello rosso di un altro sogno non implicano mai esattamente lo stesso contenuto, poich n la loro relazione strutturale nel sogno, n le altre immagini del sogno, con le quali sono strutturalmente in relazione, sono identiche. Ma vero anche il contrario. Dal momento che le strutture sono composte di immagini con contenuti, non possiamo parlare di esse al di fuori di questi contenuti. Sogni identici con un solo contenuto diverso, diciamo un uccello nero anzich uno rosso, porterebbero a significati diversi. In altre parole, non la posizione da sola che promuove il significato di un simbolo, ma sia la posizione che il contenuto. Luccello rosso non il risultato di determinanti strutturali (leggi di forze, opposizioni binarie, grammatica, linguistica, o altro), ma esso stesso una delle determinanti che danno forma al sogno. Limmagine essa stessa unirriducibile e completa unione di forma e contenuto, e a nostro giudizio non pu essere considerata separatamente, come se fosse solo uno dei due aspetti. Limmagine sia il contenuto di una struttura che la struttura di un contenuto.

II. IMPLICAZIONE
linterpretazione deve guardarsi dal fare uso di un qualsiasi punto di vista altro da quelli manifestamente offerti dallo stesso contenuto. Se qualcuno sogna un leone, la corretta interpretazione pu trovarsi solo nella direzione del leone; in altre parole sar essenzialmente una amplificazione di questimmagine. Ogni altra cosa sarebbe uninterpretazione inadeguata e scorretta, perch limmagine leone una presentazione del tutto inequivocabile e sufficientemente esplicita3.

Dopo aver esposto laspetto iniziale del nostro approccio al sogno come immagine, ed avere esplorato quel che limmagine, procediamo alla sua elaborazione: quel che limmagine implica. Questa seconda modalit di approccio ha a che fare con lintero procedimento del trarre implicazioni dallimmagine originale. Naturalmente, quanto pi ci allontaniamo dalleffettivo testo del sogno, tanto pi la nostra interpretazione si apre a problemi, a differenze individuali, a inclinazioni e a particolari aree di conoscenza (con le lacune che ad esse si accompagnano). Quando parliamo di questo movimento dallimmagine allimplicazione (e a una terza categoria, alla quale giungeremo pi avanti), non stiamo parlando di una progressione sequenziale nellatto di interpretare. Non che noi necessariamente osserviamo prima limmagine e poi ne traiamo delle implicazioni, e cos via, in questo ordine. Ma tutti questi sono aspetti dellinterpretazione, il cui ordine non sequenziale, ma ontologico. Limmagine primaria non nel tempo, non perch ci necessario considerarla per

limmaginale
8 prima quando si considera un sogno; limmagine primaria in un senso pi fondamentale, quello al quale ritorniamo pi e pi volte e che lo sfondo e la fonte della nostra coscienza immaginale. Cos, quando consideriamo il sogno nelle sue implicazioni, ci accorgiamo che si restringe ulteriormente la selettivit con cui stiamo operando. E questo sembra paradossale, perch si ha la sensazione (a causa del nostro maggiore sviluppo concettuale? a causa della nostra tradizione iconoclastica?) che sia limmagine il modo pi limitato. Il sogno dice solo questo, o d queste particolari immagini, mentre le implicazioni sembrano estendersi in molte direzioni. Ma allontanandoci dallimmagine e procedendo verso limplicazione, ci priviamo delle profondit dellimmagine le sue ambiguit senza limite, che possono essere solo in parte afferrate con implicazioni. Cosicch diffondersi sul sogno significa anche restringerlo unulteriore ragione per non allontanarci troppo dalla fonte. Narrazione. Fin qui abbiamo trattato il sogno da un punto di vista relativamente statico, sentendo i vari eventi del sogno come i suoi livelli e le sue trame. Ora per cominciamo ad ascoltare e a osservare il sogno nel suo aspetto narrativo e drammatico. Era a questo aspetto del sogno che Jung si riferiva quando parlava della sua struttura drammatica (esposizione, sviluppo, peripezia, lisi)4. Poich la maggior parte dei sogni appaiono in questa forma di racconto, possiamo qui giustamente seguire Jung e servirci della narrazione piuttosto che dellimmagine, come categoria primaria. Ma questo ci conduce a nuove complicazioni, la prima delle quali il carattere verbale della narrazione. Anche se le parole contengono le immagini, le parole non possono contenerle del tutto: parole e immagini non sono identiche. Dato che le immagini sono primarie per noi, qualsiasi forma in cui viene modellata limmagine per conseguenza una sua trasposizione, forse un passaggio che allontana da essa. Naturalmente, trasformando unimmagine in parole, limmagine pu vivificarsi e arricchirsi; allo stesso tempo tuttavia ci appesantisce le immagini permeandole di tutti i problemi del linguaggio. La lingua diviene ora il contesto, un contesto che richiede il suo genere di coerenza. Abbiamo fatto tutti lesperienza di lottare per scrivere in forma coerente quel che sembra un sogno essenzialmente incoerente. Ma comincio a dubitare della nostra idea di coerenza. veramente il sogno incoerente, o il nostro approccio verbale che lo rende tale? Le immagini non richiedono parole per manifestare il loro intrinseco significato, ma non appena siamo coinvolti con il linguaggio, allora ci che aderisce allimmagine viene trasposto in coerenza verbale. Cos troviamo che alcuni sogni non possono essere descritti con parole. Sembrano far resistenza alla trasposizione e allora li troviamo incoerenti. Non riusciamo a mettere assieme le immagini entro una storia. La seconda difficolt con la narrazione quindi che la sua natura verbale richiede una coerenza di tipo particolare: una storia, o il senso di una sequenza. Una cosa accade prima di unaltra e conduce a unaltra ancora. Ma la successione dei frammenti del sogno spesso ambigua. E dal punto di vista dellimmagine .deve essere cos, perch limmagine non ha un prima e un dopo. Attraverso il nostro racconto, i frammenti del sogno, la cui successione ambigua, tendono a diventare una cosa piuttosto che unaltra. Il nostro racconto genera una direzione irreversibile e d forma al sogno entro un modello definito. Rilevare i limiti della narrazione non significa mettere in dubbio il potere della parola, il logos, in terapia anzi, la maniera in cui raccontiamo la nostra storia quella in cui diamo forma alla nostra terapia; significa semplicemente mantenere distinto il racconto dallo strato immaginale fondamentale, e notare che la loro fenomenologia a volte discrepante. Quando capitano lacune verbali o narrative nel racconto del nostro sogno noi le riempiamo, elaboriamo ci che potrebbe dar senso al significato narrativo, ma non necessariamente al significato immaginale. Le immagini sono del tutto reversibili, non hanno un ordine o una successione fissa. In alcuni casi queste interpolazioni narrative distorcono o persino tradiscono limmagine, perch tendono a collassare limmagine nel racconto, entro la storia di cui parliamo. E se i sogni sono principalmente immagini la parola greca per sogno, oneiros, significa immagine e non racconto allora disporre queste immagini come se fossero una narrazione come guardare un dipinto e trarne una storia. Questo carattere di racconto rinforzato anche dalla terapia. Quando narriamo i nostri sogni, narriamo le storie della nostra vita. Non solo il contenuto dei sogni viene influenzato dallanalisi, ma lo stesso stile del nostro ricordare. Lanalisi tende a enfatizzare quello narrativo piuttosto che quello imagistico, anche se laccento posto da Jung sulla pittura e sulla scultura ha contributo a ripristinare il primato dellimmagine. Ma il nostro reale interesse qui non se sia pi fondamentale il racconto imagistico o quello narrativo. Pensiamo piuttosto, dal momento che lo stile narrativo della descrizione inestricabilmente legato a un senso di continuit che in psicoterapia chiamiamo lIo , che labuso della continuit a causa dellIo sia un rischio sempre presente. Questo ci porta alla terza e pi importante difficolt presentata dalla narrazione: essa tende a diventare il viaggio dellIo. Leroe sa bene come trovarsi al centro di ogni racconto; pu trasformare qualunque cosa in una parabola del modo di raggiungere il centro, del modo di occupare comunque il gradino pi alto. La continuit in un racconto diventa il continuo avanzare delleroe stesso. Cosicch, quando leggiamo un sogno come narrazione, non vi niente di pi tipicamente egoico che considerare la sequenza dei movimenti come una progressione che culmina nella giusta ricompensa o nella disfatta del sognatore. Il modo in cui un racconto ingloba lindividuo come suo protagonista corrompe il sogno e ne fa uno specchio ove lIo vede soltanto quel che gli interessa. E poich il suo principale interesse il progresso comunque sia, linterpretazione del sogno diviene ben presto parte del progredire eroico. Colui che sogna e colui che interpreta il sogno abbreviano la loro strada attraverso linconscio qui decidendo, l rifiutando, perch la successione degli eventi caduta preda dellidea del

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9 miglioramento progressivo. Il prima e il poi diventano anche il peggiore e il migliore. Il problema aggravato dal fatto che sia il sognatore come appare nel sogno, che le tendenze eroiche di colui che interpreta, possono presentarsi in forme pi sottili di quella ovvia che chiama in causa leroe implicitamente. Entrambi possono essere eroici nella funzione, anche se sono sensibili e umili. Come Eracle si vest con un abbigliamento femminile, pu farlo a un certo punto anche la coscienza eroica. Ma sotto questa umilt c ancora lIo come centro del sogno o della storia terapeutica. Il sogno ruota intorno a lui, intorno alla sua individuazione. Quel che veramente intendiamo quando parliamo di coscienza eroica dellIo, non tanto questa o quella figura mitologica, quanto piuttosto quellatteggiamento che rompe la continuit e linterconnessione proprie allimmagine del sogno come un tutto. Questo atteggiamento discrimina continuamente tra bene e male, amici e nemici, positivo e negativo, a seconda di quanto queste figure ed eventi si accordino con la nostra opinione di progresso. Interpretare quindi come negativi o positivi questi stessi personaggi significa considerare la narrazione nel suo aspetto esteriore, ed essere presi perci dallidea di movimento che ha lIo nel sogno. Poich lerrore di tipo piuttosto ovvio, la sofisticazione analitica ci ha insegnato a fare luna o laltra mossa opposte. Possiamo, per esempio, prendere le parti dei ragazzi cattivi, dando credito al punto di vista dellinconscio (le forze opposte allIo del sogno). Oppure possiamo tentare di prendere in maniera drastica le distanze dal racconto, giudicandolo. Allora dimostriamo come la situazione del sogno possa essere stata manipolata abilmente proprio l dove lIo ha imboccato una direzione sbagliata, o dove ha instaurato una situazione autodistruttiva. Diventiamo come insegnanti che giudicano lesecuzione. Ma con questo giudicare, forse siamo intrappolati ancor pi dal racconto e dalla sua enfasi egoica, perch questa trappola ancora pi sottile. Le nostre osservazioni interpretative sui modi migliori di trattare il sogno sono affermazioni di una coscienza eroica, la nostra, pi esperta, contro unaltra che lo di meno (quella del sognatore, ora identificato con la rappresentazione di s nel sogno). Lo stiamo semplicemente spingendo a barattare il suo mito eroico con il nostro, o a raffinarlo in conformit del nostro. Poich il coinvolgimento dellIo provocato dal racconto forse, a un certo livello, inevitabile, prima di andare avanti dovremmo mostrare per il racconto quel tanto di rispetto che gli dovuto. Non possiamo ascoltare una storia senza sentirci rapiti; non possiamo raccontare una storia senza sentire noi stessi in una parte di essa. Il racconto ci rapisce emozionalmente e immaginativamente, ed una modalit estremamente profonda di esperienza archetipica. Sia che arriviamo o no ad affermare come alcuni fanno (vedi Stephen Crites) che senza la narrazione non ci sarebbe affatto esperienza, possiamo almeno esser daccordo sul fatto che i racconti trasformano lesperienza e arricchiscono di significato archetipico i comportamenti quotidiani. Eventi personali, umori, gelosie e persino sintomi, quando sono riflessi attraverso una storia, acquistano peso e cionondimeno distanza. Schemi di vita unilaterali diventano multidimensionali, e le variazioni apportate dalla narrazione diventano tutte parti della nostra esperienza. Ma anche vero proprio il contrario, quando prendo, come una certa parte di me fa sempre, il racconto troppo egotisticamente, troppo personalmente. In questo caso sono troppo inflazionata dalla natura archetipica del materiale, e il materiale a sua volta rimpicciolito perch si adatti ai bisogni del mio Io. C anzi un aspetto regressivo della poiesis, un mezzo con il quale io posso soltanto rafforzare la mia miopia, con il quale posso tralasciare di vedere la fantasia nel suo errante aspetto autonomo, come non proprio mia. Quando la guardo nella sua grandezza archetipica, i giudizi crollano. In nessun modo posso dire che questo personaggio una persona buona, questa cattiva, questa figura fa la mossa sbagliata, o accorgermi di quanto era inconscia. I personaggi sono inconsci. Data la disposizione, essi fanno tutti quel che devono fare; e dati i personaggi, la situazione deve essere qual essa . In conclusione, il modo con cui trattiamo il racconto lo stesso con cui trattiamo la nostra psiche. Ascoltare la storia del sogno come allegoria morale, con un messaggio per un comportamento giusto o sbagliato (progressivo, regressivo), significa assidersi a giudizio al di sopra delle nostre anime. Quando tuttavia consideriamo il racconto come archetipico, tutti i personaggi diventano preziose entit soggettive, sia minori (solo un frammento di, non unidentit) che maggiori (con maggiore risonanza archetipica), di qualsiasi nostro punto di vista particolare, ristretto e riguardante lIo. Amplificazione. Una modalit con cui ci avviciniamo alla narrazione in analisi lamplificazione. Amplificare un sogno significa tentare, attraverso analoghi culturali, di renderlo pi sonoro, ricco di echi e pi ampio. A prima vista pu sembrare che questo processo richieda soprattutto un bagaglio di conoscenze culturali e una certa dose di intuizione e di fortuna. A un esame pi attento scopriamo che il processo pi selettivo e coerente. Quando ci chiediamo quel che abbiamo fatto in unamplificazione, scopriamo prima di tutto delle somiglianze. Scopriamo che una figura o il tema di un sogno, in una qualche essenziale maniera, simile a una figura o a un tema mitico. La comparazione che abbiamo fatto fa s che ci spostiamo da unimmagine personale a una collettiva e culturale; ci siamo spostati da qualcosa di pi ristretto a qualcosa di pi esteso, da qualcosa di completamente conosciuto (nel senso che a portata di mano) verso qualcosa di piuttosto sconosciuto (di ampia portata). La chiave sembra essere questa qualit di essenziale somiglianza. Mentre una somiglianza puramente casuale ci porterebbe fuori strada come lenorme quantit di amplificazione usata a volte, a danno del sogno effettivo una somiglianza dessenza rimarrebbe necessariamente in contatto con limmagine del sogno, la relazione con la quale sarebbe espressa nel similitudine (quasi o come), in modo tale da essere parallela piuttosto che sostituire leffettiva immagine del sogno. Elaborazione. I sogni sono come nodi nei quali le implicazioni si condensano, nodi che noi elaboriamo cogliendo

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10 parole chiave e, trattandoli come immagini, ne spieghiamo i significati impliciti. Andare verso il West in un sogno significa andare verso la libert, il nuovo, la morte, il tramonto, la natura, andare in senso orario, estroversione Quando il sognatore elabora o fa associazioni, c sempre il pericolo di sopravvalutarle, di renderle determinanti. Tendiamo a dimenticare che le sue osservazioni derivano probabilmente dal punto di vista conscio; sono cio egosintoniche, il che non vuoi dire che siano irrilevanti, ma che sono limitate. Nella maggior parte dei casi lelaborazione effettuata dal sognatore ci dice di pi riguardo al sognatore che non al sogno. Veniamo a sapere da questa elaborazione la situazione dellIo e i costrutti attraverso i quali egli vede se stesso. Diciamo che lamico Giovanni appare in un contesto al quale il sognatore d gli attributi associativi di pigrizia, malizia e mancanza di determinazione. Da ci possiamo supporre che lideale dellIo non-pigro, non-infido e ben determinato. Da un punto di vista molto pi importante per impariamo che il sognatore vede alla luce di questi costrutti. Dicono poco del sogno, perch dopo tutto sono elaborazioni coscienti, ma ci dicono molto sulla relazione dellIo con il contenuto amico-Giovanni. Uneccessiva sollecitudine verso il materiale associativo ci pu portare a unulteriore difficolt, in cui possiamo perdere, rivolti al punto di vista conscio, le sottigliezze di una figura del sogno. In questo modo perdiamo loccasione di dissolvere una fissit conscia, espressa dallassociazione, e per di pi rischiamo di irrigidirla ulteriormente. LIo e lamicoGiovanni diventano ancor pi fermamente radicati nelle posizioni che hanno stabilito per se stessi e luno per laltro. Ripetizione. Questa unaltra caratteristica che attira la nostra attenzione quando ascoltiamo o leggiamo un sogno, e da cui traiamo delle implicazioni. Con ripetizioni intendo somiglianze di qualsiasi tipo. Nello stesso sogno possiamo trovare ripetizioni di aggettivi varie cose chiamate grandi o verdi; o di verbi: correre, precipitarsi, affrettarsi; o somiglianze nella forma: la rotondit di uno pneumatico, la superficie rotonda di un orologio, e cos via. Oppure il sogno pu presentare ripetizione come ricorrenza di un tema, per esempio quello del movimento dal basso allalto. Nel sogno la segretaria non ha tempo e quindi un tizio deve parlare al capo; un dolore al ginocchio ora diventato un mal di testa; qualcuno viene promosso a scuola. Linsieme di queste ripetizioni mostra un tema (movimento verso lalto) interno al sogno. Questo movimento non pu essere messo in discussione non possiamo dire che potrebbe non apparire senza tradire il livello dellimmagine del sogno. La cosa migliore che possiamo fare, e non poco, di porre in rilievo la ripetizione e le sue coordinate: capo, mal di testa, promozione scolastica. Tutte queste cose hanno a che fare con unidea archetipica di pi alto, e ognuna di esse porta con s sia i benefici che i danni di tutte le altre. Riesposizione. Il modo pi sicuro per mantenere le implicazioni aderenti allimmagine di riesporre il sogno e le sue frasi dando loro una nuova inflessione. Con il termine di riesposizione intendo una sfumatura metaforica che sappia fare da eco o che rifletta il testo al di l della sua esposizione letterale. Si pu fare questo in due modi: il primo di sostituire alla parola effettiva sinonimi ed equivalenti (vedi sopra a Elaborazione, dove il movimento verso il West diventa il movimento verso la libert, la morte, ecc). Il secondo, di riesporre semplicemente con le stesse parole il testo, ma accentuando la qualit metaforica implicita nelle parole stesse. La frase letterale sto guidando diventa io sto guidando , oppure io sto guidando, a seconda di quale senso metaforico vogliamo mettere in rilievo. Senza una riesposizione tendiamo ad essere presi dallaspetto esteriore del sogno e a trarre facili conclusioni da esso, non riuscendo mai a entrare veramente dentro la psiche o il sogno. Quando siamo completamente in difficolt con un sogno, non ci pu essere meglio da fare che ripeterlo, lasciarlo risuonare di nuovo, ascoltarlo finch non si apra un varco a una nuova chiave.

III. IPOTESI
In nessun altro campo i pregiudizi, le interpretazioni sbagliate, i giudizi di valore, le idiosincrasie e le proiezioni, si manifestano pi apertamente e spudoratamente che in questo particolare campo di ricerca, tanto che si stia osservando se stessi che il proprio prossimo. ln nessun altro campo come in psicologia losservatore interferisce pi drasticamente nellesperimento5.

Fin qui abbiamo parlato della nostra interpretazione riferendoci alleffettivo testo del sogno (Immagine) e alle Implicazioni che si possono trarre da esso. Prendiamo ora in considerazione una terza categoria, lIpotesi, che pi si allontana dal testo effettivo del sogno e che di conseguenza pi esposta alle personali predilezioni, alle opinioni e alle intuizioni del singolo analista. Sotto il termine Ipotesi possiamo porre qualsiasi affermazione di causalit, ogni perch di questa o quella mossa interpretativa; e parimenti qualsiasi generalizzazione fatta sulla base del sogno, qualsiasi valutazione, prognosi, qualsiasi uso del tempo passato o futuro (questo era o questo sar), cos come qualsiasi consiglio diretto, che riguardi la situazione di vita dellanalizzando. Cos come nellimmagine tutti gli attributi descrittivi sono intrecciati e vanno a formare un unico contesto, e cos come la nostra discussione sullimplicazione si accentra sullesame del sogno come racconto, cos le sue ipotesi implicano quellunico atteggiamento da cui derivano. Questo atteggiamento di sentirsi assolutamente obbligati ad avere un effetto sullanalizzando, a dargli qualcosa, una qualsiasi cosa da portarsi via. E sembra, abbastanza curiosamente, che quanto pi gli altri due metodi hanno fallito cio, quanto pi noi abbiamo fallito nella nostra risposta immaginativa al sogno tanto pi insistente la nostra sensazione che ora dobbiamo realmente stabilire la connessione. Sfortunatamente il nostro insuccesso con limmagine e limplicazione dovuto probabilmente proprio alla nostra trascuratezza della psiche, alla nostra perdita di realt immaginale e di senso dellanima. E quando questo avviene, come sembra inevitabile, la nostra prima mossa per recuperare lanima quella di proiettarla dovunque, e poi di pretenderne la realt. Quando si perde il delicato movimento della metafora, tendiamo a chiamare in causa sostitutivi pi forti e pi letterali.

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11 Sembra adesso che il sogno possa essere reso effettivamente rilevante soltanto connettendolo a un concetto di realt pi semplicistico, procedimento questo che va a discapito dellimmagine, la cui realt immaginale non pu pi essere percepita. Abbiamo perso cos la nostra pietra di paragone dellimmagine come psiche e della psiche come immagine, e anche quella che deve essere la nostra premessa, cio che niente pu essere pi rilevante o reale dellimmagine stessa del sogno. Tentiamo in modo disperato di mettere in relazione il sogno con la fantasia collettiva di una realt che chiamiamo vita, relazioni, il mondo quotidiano. Ma, piuttosto curiosamente, questo movimento diventa spesso un procedere verso la magia. Perch, perdendo il vero potere dellimmagine, deriviamo il nostro potere da una connessione magica con il mondo della materia costruito dalllo. Per magia qui intendo: interpretare gli aspetti impersonali del mondo secondo le mie personali intenzioni e i miei interessi (servendomi dei sogni per la prognosi, la diagnosi, le predizioni, le connessioni segrete). Una forma moderna di pensiero magico il pensiero causale. Causalit. Il sogno come Immagine non fa asserzioni causali. Gli eventi accadono in relazione luno allaltro, ma questi eventi si integrano come in pittura o scultura, senza rapporti causali. Quando nelle nostre interpretazioni facciamo asserzioni causali, come a volte pu essere utile fare, non parliamo pi dellimmaginazione a partire dallimmaginazione, ma dellimmaginazione a partire da una serie di ipotesi proprie della fisica. Il modo in cui lo facciamo fa differenza nella nostra interpretazione. Del frammento di sogno Sono in una stanza con il signor X quando improvvisamente le luci si spengono, si potrebbe dire: a) Il signor X determina lo spegnersi delle luci. (In rozzi termini analitici, ci significherebbe che la mia ombra X, con tutte le caratteristiche sue proprie, causa incoscienza. Dopo aver detto questo, procederemmo a focalizzare la nostra attenzione soprattutto sullagente, lombra X.) b) Oppure X il risultato dello spegnersi della luce. (In questo caso lincoscienza una precondizione per la comparsa di X, e cos dirigeremo la nostra attenzione sullo stato inconscio come agente.) Prendiamo un altro esempio:Io e il mio fidanzato stiamo correndo sulle montagne, sopra una slitta trainata da cavalli. Giungiamo di fronte alla casa di mia madre. Lei ci vede e sbatte la porta cos forte che i cavalli, presi dal panico, ci trascinano gi per unaltura, ad andatura terrificante. La relazione causale pi evidente fornita qui dallIo del sogno la madre che sbatte la porta causa panico nei cavalli. Ma prendere questo come base per linterpretazione del sogno, significa ignorare limmagine nel suo insieme. Io e il mio fidanzato che andiamo in slitta sulla neve della montagna, potrebbe essere visto anche come causa del fatto che mia madre sbatta la porta, oppure come causa del panico dei cavalli e del loro correre verso il basso. Se concediamo eguale riconoscimento a ogni aspetto del sogno, comprendiamo che tutti gli eventi sono connessi e che si costellano simultaneamente lun laltro. Dal punto di vista analitico quindi la situazione nel suo insieme che dobbiamo intuire, non luno o laltro aspetto che, considerato da un punto di vista causale, tenderebbe a escludere il resto. Forse questo il reale pericolo del pensiero causale e la ragione per cui Jung ci mise in guardia da esso. Quando a qualcosa viene data priorit come causa principale, ogni altra cosa diviene secondaria, semplici aspetti, la cui intenzionalit non maggiore che se fossero palle da biliardo. Di conseguenza la finalit viene attribuita solo alla causa (o cause) iniziale, e il resto cade in uno stato senza anima, senza movimento o intenzionalit. Valutazione. Questa si riferisce a qualsiasi affermazione negativa-positiva, a qualsiasi giudizio di valore, che siano riferiti a un sogno o a una parte qualsiasi di esso. A livello di immagine il criterio della valutazione non pu essere applicato, perch limmagine semplicemente . Mia madre che conficca aghi su di me (come immagine) non n positiva n negativa; semplicemente . NellImplicazione tuttavia, con la sua enfasi narrativa, i personaggi assumono una certa qualit, se non proprio buona o cattiva almeno daiuto o dostacolo. Mia madre sta ascoltando me, il protagonista. Questo per cos solo perch ho lidea di me stesso come protagonista, e di conseguenza sono portato a considerare gli altri come aiuto od ostacolo. Qualsiasi idea valutativa sul comportamento di mia madre che conficca gli spilli mia madre un personaggio negativo, oppure tutto ci per il mio bene pura e semplice ipotesi. Nel nostro sogno iniziale, con i sette esempi interpretativi, potremmo con egual ragione supporre che sia bene che la sognatrice stia sdraiata, oppure che questo atteggiamento sia pura passivit; o ancora che luomo sconosciuto rappresenti lintellettualizzazione che la porta in alto e fuori strada, oppure un Animus positivo che la conduce nelle regioni sconosciute della sua psiche. Alcune di queste ipotesi riteniamo riflettano le nostre proiezioni specifiche sul sogno, oppure le nostre idee su tali cose in genere. Generalizzazione. Un sogno lesposizione specifica di una particolare costellazione di personaggi e ambienti, cosicch qualsiasi tentativo di generalizzazione a partire da esso un fare ipotesi. Molto di quel che facciamo in psicologia ha a che fare con la generalizzazione. Esaminiamo un avvenimento o un fatto specifico e immediatamente cerchiamo di dargli un qualche significato generale, di adattarlo a un contesto pi ampio. Tendiamo, sulla base di un singolo sogno, a dire che il sognatore questo o quel tipo di persona, o che ha questo o quel problema. Gli procuriamo unidentit operativa. Le generalizzazioni sono estremamente utili fino a che ci rendiamo conto che sono semplici ipotesi pi o meno acute; per molto di quel che ricaviamo da esse possiamo realizzarlo anche tramite lamplificazione. Con lamplificazione richiamiamo lattenzione su paralleli, patterns di significato. Tuttavia nellamplificazione il particolare non viene perso di vista, non inghiottito dal generale, ma gli viene posto a fianco, come una seconda melodia nella medesima tonalit. Motivi particolari di un sogno possono senza difficolt andare paralleli a quelli mitici e tuttavia senza essere sussunti da questi. Specificazione. Abbastanza connesso alla generalizzazione qualcosa che potrebbe sembrare a prima vista un

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12 suo opposto. Invece di ampliare il contesto del sogno, la specificazione riguarda la sua delimitazione al fine di una disamina specifica. Il sogno si focalizza sulluno o laltro interesse del sognatore. Diciamo: Questo sogno ha a che fare con lanalisi, oppure con la tua relazione con tuo padre, col tuo lavoro, col tuo matrimonio, alludendo con questo al fatto che il sognatore dovrebbe fare qualcosa riguardo a queste situazioni e che il sogno sta dando delle indicazioni. Infatti discutiamo del sogno come se fosse unentit teologica; che conosce come un Dio onnisciente, che si prende cura come il Dio del Nuovo Testamento, che crea come il Dio del Vecchio Testamento, ma che tuttavia la pensa proprio come te o me. Il sogno si interessa di tutte le piccole cose di cui ci interessiamo noi dove andare, cosa fare e poi ci corregge, quando abbiamo fatto quello che non dovremmo fare o abbiamo preso decisioni sbagliate. Se specifichiamo il sogno in un messaggio, il sogno viene antropomorfizzato e divinizzato. Sia che questa tendenza venga considerata come una secolarizzazione dellistinto religioso, uno spostamento, oppure una nuova fonte inesauribile di significato, questa tendenza del tutto conforme ai nostri pregiudizi teologici. Ma qualsiasi posizione prendiamo rispetto a questa questione teologica, dal punto di vista psicologico una cosa rimane certa: tutte le conclusioni specifiche che noi traiamo appartengono al campo dellipotesi. Il sogno non d un consiglio specifico; lo facciamo noi, appoggiandoci come sostegno al sogno. * Quando ripensiamo a queste ipotesi, ci si accorge che la maggior parte di ci che effettivamente facciamo in terapia cade allinterno di questa categoria. Possiamo quindi presumere che lanalisi del sogno sia estremamente personale, al punto che queste interpretazioni ci dicono di pi su colui che interpreta che non sul materiale in esame. E in realt cos, come sappiamo dalle sette diverse interpretazioni con cui abbiamo iniziato. Se linterpretazione del sogno cos soggettiva, ci potremmo chiedere com che funziona davvero. Proprio qui sta il tranello perch linterpretazione funziona. Quel che la fa funzionare deve basarsi su qualcosa di diverso dallimmagine del sogno e dalle sue implicazioni. Dato che la relazione tra limmagine del sogno e le nostre ipotesi cos tenue, non siamo pi nella situazione di poter dichiarare che le nostre interpretazioni siano basate sul sogno. La loro validit deve derivare da unaltra sorgente, che presumo di poter chiamare abilit terapeutica. Vuoi dire forse che abbiamo percorso un circolo completo, per ritornare poi al pragmatismo con il quale abbiamo iniziato e al quale abbiamo tentato di sfuggire? Se le nostre interpretazioni sono sostanzialmente ipotesi e queste hanno successo in virt dellabilit terapeutica, allora forse dobbiamo sostenere la nostra abilit pratica con una teoria delle terapia, distinta per esempio dalla teoria dei sogni e non una volta ancora camuffata con essa. Siamo partiti fiduciosamente in questa direzione, tentando di riconoscere e distinguere tra i nostri procedimenti riguardo ai sogni. Nel ripensarci possiamo anche chiederci perch gran parte delle cose che facciamo con i sogni sia unipotesi. Nonostante la ricchezza interna dellimmagine del sogno, o forse proprio a causa di essa, ci sembra di prestare troppo poca attenzione a questa categoria. Potrebbe darsi che facciamo delle ipotesi proprio perch non siamo capaci di immaginare? Il sogno ci confonde con la forza delle sue immagini e noi generalmente ci troviamo in difficolt a rispondere con pari forza. La nostra immaginazione non allenata e non possediamo unadeguata epistemologia dellimmaginazione, in modo da incontrarci con limmagine del sogno al suo stesso livello. Il training analitico ci insegna pi che altro come fare ipotesi sui sogni e come elaborare le loro implicazioni. Impariamo imitando le ipotesi che fanno i nostri analisti sui nostri stessi sogni. Quel che non impariamo una psicologia dellimmagine paragonabile a ci che studenti di archeologia, iconografia, estetica, o esegesi dei testi imparerebbero sullimmagine nei loro campi. Del resto non sappiamo neanche cominciare a scoprire quella che potrebbe essere una psicologia dellimmagine, finch in psicologia continueremo a servirci di quelli che consideriamo i nostri scopi terapeutici. Forse sarebbe pi appropriata laltra strada circolare: scoprire quello di cui limmagine ha bisogno e da questo far derivare la nostra terapia. Ma coltivare limmaginazione e sviluppare una sua epistemologia impresa piena di rischi. Da una parte dobbiamo riconoscere la nostra storica stentatezza nei confronti dellimmaginazione (come Casey ha dimostrato)6 cosicch, quando iniziamo a immaginare in risposta alle immagini del sogno, della letteratura o di altro, non ci sorprendiamo di fronte alla povert e alla soggettivit delle nostre risposte. Daltra parte, come a compensare liconoclastia della nostra tradizione, vi unindifferenziata glorificazione delle immagini che non porta n alla precisione n a una relazione psicologica con esse. Forse lunica strada fra queste due limitanti alternative una via negativa, una psicologia dellimmagine che parta dal riconoscimento di procedimenti non appropriati. In questo saggio abbiamo tentato un tale approccio. Il nostro intento stato quello di elaborare un metodo di consapevolezza interpretativa, e di chiarire cos qualcosa della confusione derivante dalle immagini primarie della psiche quelle che si presentano nei sogni. Riflettendo sui nostri procedimenti interpretativi di fronte ai sogni, possiamo ricavarne una certa differenziazione, rendendoci conto di quando non stiamo dando allimmaginale ci che gli dovuto. Traduzione di Bruno Minuti gentilmente concessa dai Quaderni della Biblioteca Alleanza per la Fondazione Individuale

NOTE
C.G.. Jung, CW, vol. 17, par. 162. C.G. Jung (1921), Tipi psicologici, in Opere, vol. VI, p. 451 s. 3. C.G. Jung, CW, vol. 17, par. 162. 4. C.G. Jung (1945/1948), Lessenza dei sogni, in Opere, vol. VIII, p. 317. 5. C.G. Jung, CW, vol. 17, par. 160. 6. Vedi E. Casey, Verso unimmaginazione archetipica, limmaginale, 2, 1984 [N.d.R., Babele, 32, gennaio-aprile, 2006].
1 2.

In libreria

C.G. Jung Lettere, 1906-1961


in 3 volumi
redazione@magiedizioni.com - www.magiedizioni.com

limmaginale
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Limmaginale al di l della vita


ALFREDO SACCHETTI
Antropologo
limmaginale, anno II, n. 2, 1984
Scartafacci dOggi, Yerba Buena (Tucumn), 4 dicembre 1983. Dialogo di Alfredo Sacchetti (antropologo) con Benjamn Toledo (psichiatra), alle falde delle Ande de La Aconquija, nella regione dell'antico Tucumn, nel luogo in cui si incontrarono, lottarono e soffrirono molte razze di indigeni e di bianchi e dove ora abitano i loro discendenti. Un insieme di voci.

ggi ho avuto, a Tucumn, uninteressante conversazione con Benjamn Toledo, eminente psichiatra e mio amico, sullimmaginale in noi stessi, quella presenza esistenziale e ontologica che un tempo veniva chiamata archetipica, propria dellindividuo, in un senso quasi paradigmatico1. E ci siamo chiesti qualcosa sul suo destino e sulla sua eventuale immortalit. Tutto ci, naturalmente, mira a non confondere loggetto o, per meglio dire, il soggetto dellimmaginale con ci che semplicemente immaginario o fantastico. Non so pi a chi di noi due appartengano queste idee. Tuttavia, ci che importante che rimangano vive come esperienze uniche e che rispondano a una dinamica di apertura verso il mondo, come la Weltoffenheit di Arnold Gehlen2. Probabilmente ci porremo in contrasto con il neopositivismo del suddetto autore, ma tutto ci che rimane di questa apertura valido e reale: come quando, allalba, apriamo una finestra sulle Ande illuminate dai primi raggi del sole, sentiamo il canto degli uccelli, respiriamo profondamente, diciamo buon giorno, o non diciamo niente, perch le parole sono superflue. Innanzi a quella natura penetrante e profumata, mistica e calda, in prossimit del tropico australe, si apre il mondo intero, a prescindere dalla latitudine in cui ci si trova, e sembra di sentire le voci pi strane provenienti da tutti i continenti, talvolta espressioni di gioia, altre volte pianti prolungati, ovvero canti al Signore. Probabilmente questo tutto il dramma dellesistenza, una sorta di mundus imaginalis del quale ci parla Dario V. Caggia, secondo lantico significato del Thesaurus Linguae, Latinae3. Tuttavia, noi lo sentiamo dentro, come qualcosa di presente e ontologico che l: cos come se quelle voci lontane geograficamente venissero captate da un potente apparecchio a onde corte, si sovrapponessero a una baraonda continua e fosse impossibile distinguerle per comprendere il loro linguaggio o per stabilire una sorta di dialogo con esse: poich dietro quella confusione vi sono sicuramente degli esseri che godono o soffrono, cantano o gridano disperati in una strana catarsi. Vorremmo comprenderne qualcosa. Sar, dunque, meglio chiudere nuovamente quella finestra e vedere se possibile sintetizzare, isolandola, una di quelle voci, nella tranquillit del mio pensatoio. E mi rendo conto di essermi inebriato di aria e di profumi campestri, e che ora percepisco meglio. Vedo persino limmagine fisica

di ognuno dei miei amici, non importa se si trovano realmente in questo continente australe o in Africa, in Asia o nellantico mondo mediterraneo ove nacquero i miei avi. come uneidofania4 di tutti loro, con aspetti caratteristici che un tempo mi affascinarono ma che ora non so, n mi domando, se continuano ad essere cos come li videro i miei occhi. Eppure li vedo, sono qui presenti insieme a me, perch sento le loro voci, parlo con loro, mi rispondono: il nuovo dialogo avviene in un nuovo miracoloso incontro. Sto sognando? No. una fantasia? Neppure; perch coerente, profonda, essenziale. E allora? Probabilmente un reincontrarsi di anime. Lo diciamo con enfasi, quasi senza volerlo, e poi ci rendiamo conto che noi non vogliamo usare cos, semplicemente quella parola, senza averne proposto una spiegazione psicologica e, di conseguenza, epistemologica ed esistenziale. Non vogliamo cos semplicemente sfuggire alla nostra naturale tendenza professionale per la ricerca. Scorgiamo, dunque, quel concetto di immaginale eidofanico di cui si accennato ma in senso dinamico, tangibile, e ci sembra che quel nuovo dialogo di per s una vivencia (esperienza di vita), una vivencia rinnovata nel tempo e nello spazio. Pertanto formuliamo messaggi, percepiamo psicofanie5 di ogni genere e, talvolta, vere teofanie: tutte manifestazioni che nascono spontaneamente dallessere e che trascendono i momenti passati. Il dialogo diviene eterno, ricerca valori e difetti, sia particolari che universali. Direi, per, che non ci conduce a unassiologia ma semplicemente a una situazione di fatto, in quanto sento la necessit di fermarmi, riposare e meditare sul bene e sul male, sul sacro e sul profano, su ci che vivo e su ci che morto, sul vero e sul falso e guardo stupefatto. Non ho ancora operato una scelta. Sto qui e ascolto perch quelle voci risuonano in me, pregnanti, ed esigono una risposta. Continuo, dunque, quella vivencia nel tentativo di divenire protagonista del teatro dellimmaginale. Assumo, pertanto, posizioni concrete, fisso un comportamento, scrivo a un amico o salgo rapidamente in automobile, o in aereo per recarmi a tenere una lezione o una conferenza. come svegliarsi per incanto. La nostra meditazione odierna non deve, tuttavia, varcare la soglia dellesistenziale. Vogliamo sapere qualcosa di pi, e possibilmente, molto di pi di ci che accaduto, perch fa parte della nostra vita e si ripete quotidianamente. Non vi sar qualcosa di immortale?

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15 Quando mi trovo di fronte a questa parola mi vengono i brividi, perch mi rendo improvvisamente conto che il dialogo che avevo avviato con Luigi Fantappi e Niels Bohr (il matematico e il fisico), Canto Petrocchi (il paleontologo africanista), Sergio Sergi (lantropologo) e potrei continuare con un lungo elenco non fantasia, lho gi detto, eppure questi amici sono gi morti. E vero che ho altri amici vivi, lontano da qui, che non so cosa facciano in questo momento sebbene percepisca le loro voci, talvolta vigorose. Cosa accade in questo mondo irreale e quasi paradossale nellincanto della mia esistenza? Dapprima, ho oltrepassato lo spazio dei continenti e dei mari, ora questo paradosso si ingigantisce poich sto oltrepassando il tempo e ho quasi la sensazione che se non lo facessi non varrebbe la pena di vivere, perch continuo a cercare loro del tempo, di cui ci ha parlato Andr Breton6. come se il senso della vita fosse presente in questo dialogo perenne, in questo desiderio di conoscere non solo quello che accade attorno a me ma anche pi lontano, a Buenos Aires, a Cordoba, a Rio de Janeiro o a Belem, a Philadelphia o a Chicago, a Roma o a Napoli, a Barcellona o a Madrid, a Lisbona o a Oporto, poich in questi luoghi e in tanti altri ho degli amici o, Dio mio, li ho avuti. Devo essere sicuramente sveglio dato che Benjamn, il mio amico qui presente, daccordo, acconsente e in questo momento la segretaria mi porta il primo numero della rivista Limmaginale appena arrivata dallItalia con i nomi noti di Dario V. Caggia, Beppino Disertori, Marcella Piazza e altri7, filosofi e neuropsichiatri illustri del nostro tempo. Cosa vuol dire tutto ci? Sto scavando nei miti e nei misteri che si trovano effettivamente nelle tradizioni di tutti i popoli? Probabilmente. Ma, in realt, la meditazione mi esalta ancor di pi, perch la sento realmente dentro e gli amici che credevo morti non sono scomparsi: il loro immaginale vive con noi, palpita come noi, perch immortale immortale fino a quando esisteranno uomini sulla Terra o fino a quando ci sar Dio tra noi, perch ho paura di pensare allaldil, alla fine di tutto questo. Ricordo che nella Sardegna dei nuraghi i pastori di un tempo vagavano con i loro greggi fra antiche torri, tumuli funerari e resti di antichi castra, credendo ancora nel mitologema dei loro avi sullesistenza atemporale. Durante le mie ricerche antropologiche mi invitarono a sperimentare quella vita dormendo negli antichi nuraghi8. Avrei, cos, vissuto fuori dal tempo e mi sarei pure reso conto, essi dicevano, del senso della mia esistenza. Ne parlai poi a Roma, negli anni Quaranta, con uno dei pi illustri studiosi di mitologia, Karl Kernyi9, in conversazioni indimenticabili. Egli mi diede la spiegazione psicologica, sulla quale conveniva pure il mio maestro di Storia delle Religioni, Raffaele Pettazzoni10: in tutto il mondo arcaico mediterraneo si credeva che il tempo scomparisse dalle nostre dimensioni ontiche nellora in cui il sole nel punto pi alto. Il sole, che con il suo percorso ci indica il trascorrere del tempo, si ferma e allora io, come lEpimenide cretese, vivo fuori dal tempo, in armonia con la interpretatio graeca, con quella dei Sette Dormienti di Efeso o dellantico Kronos iberico. Ma, allora, mito o realt? Ancora una volta esigiamo una risposta a quel dialogo perenne che ci parla di immortalit: dunque limmaginale di tutte quelle presenze dellanima che si riflette sulle pendici delle nostre Ande? Me lo fa pensare Pasquale Magni quando nella sua rivista dal titolo significativo di Responsabilit del Sapere (1983), afferma che la luce accesa sulle montagne dellantico Tucumn11 visibile anche da Roma. Egli stato da noi per parlarci del suo nuovo atteggiamento epistemologico, dellhomo solaris12 che si manifesta in un dialogo chiaro tra logica mentis e logica entis, questultima intesa forse come riflesso dellimmaginale di cui abbiamo parlato13. Se limmaginale come eidofania risponde dunque a una logica entis della persona presente e immortale al di l della vita, grazie alla quale il dialogo continua, ci domandiamo se tutto questo non costituisce forse un archetipo, una sorta di consentium gentium, come fu concepito da C.G. Jung14. Se ne discute con Benjamn Toledo. Ma, in realt, se cos fosse, non vi sarebbe dialogo ma semplicemente un patrimonio ereditato o acquisito dalla cultura dei nostri avi. La nostra sarebbe stata, infatti, una pura illusione o un paradosso sarcastico della vita. Non pu esistere un dialogo innanzi a una pura ideologia o atteggiamento teoretico. Noi, di converso, parlavamo di eidos: di unimmagine concreta, di voci sonore, come quelle captate dalla radio o quelle emesse dagli uccelli che spiano dai rami degli alberi: tutte armonie dellessere che richiedono la propria presenza e che si identificano per la loro tipologia, al di l dello spazio e del tempo, e si riconoscono quando si avuta la fortuna di convivere nel bios dellesistenza. per questo motivo che non prediligo la parola archetipo, di coniazione junghiana, sebbene ne faccia uso, ma non desidero generalizzarla. Preferisco distinguere larcheofania pura dalla tipofania. La prima manifestazione una semplice eredit di un patrimonio comune senza volto; la seconda la reale permanenza di un essere da me rappresentato o che mi trovo innanzi; qui, e non pu morire. Forse stato, ma continua a vivere e dialogare con me. Non so se resta, tuttavia, il suo corpo mortale: ci che meno mi importa e che probabilmente non ho mai amato in quanto tale. Ebbene, sarebbe opportuno chiarire ancora una volta che senso ha limmortalit di quellimmaginale che ci affascina nelle nostre meditazioni. Potrebbe essere quella menzionata dallo scrittore argentino Borges, che occupa anche un posto donore nella magnifica opera siciliana di Antonio Buttitta Il carretto racconta? In altre parole, cos che garantisce quellimmortalit? Lo leggiamo, insieme a Benjamn, su un testo di Borges, dove lautore dice: Ho dedicato gli ultimi ventanni alla poesia anglosassone. Conosco a memoria molte poesie anglosassoni, Lunica cosa che non conosco il nome dei poeti. Ma cosa importa? Cosa importa se io, ripetendo le poesie del IX secolo, sento qualcosa che qualcuno sent in quel tempo? Egli vive in me in quel momento, io sono quel morto. Ognuno di noi, in un determinato momento, tutti gli uomini, tutti gli uomini morti precedentemente. Non solo quelli che hanno il nostro stesso sangue [] Lo stesso pu dirsi per la musica e per il linguaggio. Il linguaggio una creazione, una sorta di immortalit. Io sto usando la lingua spagnola. Quanti morti spagnoli stanno vivendo in me? Il mio parere o il mio giudi-

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16 zio non hanno importanza; non hanno importanza i nomi del passato [] ma, piuttosto, limmortalit, la nostra immortalit. Questimmortalit non ha motivo di essere individuale (sic), pu prescindere dal fatto incidentale dei nomi e dei cognomi, pu prescindere dalla nostra memoria. Perch supporre di continuare in unaltra vita con la nostra memoria, come se io continuassi a pensare per tutta la vita alla mia infanzia, a Palermo, ad Androgu o a Montevideo? Perch tornare sempre su queste cose? un espediente letterario; posso dimenticare tutto questo e continuare a esistere, e tutto questo vivr in me anche se io non lo nomino. La cosa pi importante forse quella che non rammentiamo in modo preciso. Le cose importanti le ricordiamo, forse, senza rendercene conto. [] Per concludere, dir che credo nellimmortalit: non nellimmortalit individuale, ma in quella cosmica. Continueremo ad essere immortali, al di l della nostra memoria sopravvivono le nostre azioni, i nostri gesti, i nostri atteggiamenti, tutta quella parte meravigliosa della storia delluniverso anche se non lo sapremo mai, ed meglio non saperlo15. In questa lunga citazione vi sono delle verit, ma anche implicito un paradosso antropologico inaccettabile e assurdo. Cos immortale per Borges? Senzaltro non quello che abbiamo chiamato limmaginale della persona. E allora, tutto ci che riguarda la memoria di azioni, gesti e atteggiamenti pu solo passare nella presenza cosmica, fuori dal tempo. Io non accetto questa distruzione ontologica e non comprendo come, in tal modo, sia possibile continuare il dialogo dellaldil quando, per converso, lunica cosa che mi assicura limmortalit quella comunicazione interpersonale che definisco intersistemica dal punto di vista psicogenetico16. Naturalmente non nego la memoria delle azioni, ma non tutto. Non solo il ricordo di qualcosa di passato, morto o scomparso nella lontananza. il presente e lattivo, ci che mi illumina di nuovo, ci che vive in me, ci che permane in me e io sono capace di percepirlo e trasmetterlo: una presenza ontica e immaginale, una nuova eidofania dellessere. Borges non riesce a sentire ci, sebbene abbia ragione quando afferma che non ci interessa il ricordo dei nomi: questi sarebbero nomina che si perdono a causa della loro arbitrariet originaria. vero, ma talvolta servono anche per fare un concreto riferimento a tutto un insieme di modalit sincretiche17 che definiscono lessere individuale. Se cos non fosse resterebbero soltanto delle immagini isolate, atteggiamenti circostanziali, e si perderebbe linsieme scenico di una vita. Il dialogo si spezzerebbe, ancora una volta, in frammenti senza senso. E io so che cos non . Che grande scenografia quella della Genesi quando Dio presenta ad Adamo tutti gli animali che ha creato, e gli dice: Tu darai loro dei nomi e quelli saranno i loro veri nomi!18 I loro veri nomi: vuol dire che sono gi qualcosa di pi di nomina, che hanno gi un riferimento sistemico e ontologico, sono gi il riflesso di una realt. Benjamn condivide, perch lo vediamo, dice, persino nella continuit del pensiero schizofrenico, quando il delirio non in grado di rompere la continuit immaginale, la dinamica personale: lo potr condurre verso assurde realt, ma il dialogo in quanto tale sopravvive come un paradossale teatro di esseri privi di umanit, talvolta sarcastico e drammatico, ma reale, allucinante, coerente con se stesso. Lindividuo, allora, si isola dal mondo rifletto io e continua a vivere, malato, come un immaginale onirico in tutta la sua dissolutezza19: si spaventa, gode, fa strane smorfie, ma il tutto molto coerente con il suo mondo perverso. Tuttavia, la dinamica psicogenetica sempre la stessa: cambiato soltanto il palcoscenico della vita, la dimensione della sua presenza. E il problema dellimmortalit?, insisto io. Forse implica, nella sua complessit, la tipologia del Systema in tutte le sue tetradiche strutture ontiche: quella biogenetica formativa e funzionale della macchina corporea, quella intuitiva spazio-temporale di presenza delluno, quella associativa e sacrale e, infine, quella valutativa ed epistemologica: tutto luniverso implicito della persona, che abbia o non abbia nome. Una simile struttura sembrerebbe molto semplice osserva Benjamn perch, essendo tetradica fa pensare al mandala tibetano20, quelle forme universali che tu hai studiato e che sono presenti nella cultura andina21. Queste conducono sempre verso il centro ontologico dellessere. Come si spiega, allora, linsieme di voci che prima sentivamo, il tumulto del loro incontro, le migliaia e migliaia di ricordi personali, le sensazioni di presenze concrete che ci affascinano o ci turbano? Io rispondo deciso: si spiegano con quella chiara progressione geometrica che inizia con luno-persona, continua con le sue due facce delluniverso ontologico (logica entis) e delluniverso esistenziale (logica mentis) (sono 2); poi passa alla suddetta divisione tetradica (sono 4), e cos via fino ai due aspetti analitici di ogni dimensione (sono 8); le disposizioni di introversione o estroversione psicogenetica delle quali parlava Jung (sono 16); le tendenze epagogiche aristoteliche rivolte verso i poli del particolare e delluniversale (sono 32), del meriston o dellameres; la ricerca assiologica dei valori e delle rispettive enantiofanie (sono 64); le dinamiche consce e inconsce (sono 128), e infine tutte le possibili versioni del carattere dellIo, fino allinfinito (sono ). La progressione si compie, inesorabile, fatidica, con una rapidit stupefacente, spettacolare, e il palcoscenico della vita o dellaldil che cerchiamo si popola di personaggi insospettati, cos, come per incanto, come quando nel cielo nero, australe, di questantico Tucumn compaiono milioni di stelle. Anche tra queste deve esistere un dialogo, a modo loro, se si rispettano nella loro armonia cosmica. Probabilmente solo luomo capace di ribellarsi nel suo universo esistenziale ed capace di genocidi, dice Benjamn. vero. questo il dramma di quella che si preteso di chiamare libert e della dignit che ne deriva. Ma forse questa la vera ragione che dovrebbe animare il dialogo, poich quando larmonia cosmica si allaccia alla libert delluomo o quello stato che credetti tale pu divenire amore, amore senza querimonie, come diceva lautore del Martin Fierro con la sua saggezza creola delle pampas del sud22. Ora s che possiamo riaprire la finestra perch, fuori, in quel frastuono di voci e canti, sappiamo per certo che esistono anime che vagano e ci ascoltano, in agguato tra le foglie degli alberi fioriti di Tucumn. Sar unallucinazione?, chiede qualcuno, e Benjamn riflette. Ancora una volta: sar retorica? Non so cosa vogliono dire quelle parole nella loro essenza ultima. Non sono esistenzialista in senso filosofico, tutta-

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17 via, ho la certezza che si tratta di una vivencia mia. Non posso tradurre vivencia in nessuna lingua, poich lessere qui presente, che guarda con la sua coscienza come quei volti di pietra viva che appaiono come sfingi nella poesia di Trakl interpretata da Heidegger.

NOTE
Definizione del Thesaurus Lingua Latinae, poi scomparsa nelle lingue volgari. 2. A. Gehlen, Der Mensch, Frankfurt, 1974. 3. D.V. Caggia, Limmaginale, Limmaginale, Rassegna di psicologia analitico-esistenziale, analisi immaginale e archetipologica, n. 1, Lecce, 1983. 4. leidos come forma, aspetto, specie o natura della personalit nella sua standardizzazione, secondo il concetto di G. Bateson e luso, in Naven: A survey of the problems suggested by a composite picture of a culture of a New Guinea tribe drawn from three points of view, 2a ed. Stanford, 1958. 5. A. Sacchetti, Psicofanie, Portugal, Junta Distrital do Porto, 1966. 6. Cfr. Limmaginale, Rassegna gi citata. 7. Ibidem. 8. A. Sacchetti, Astrazione e simbolismo nellornamentazione. A proposito dellartigianato sardo, Rivista di Etnografia, vol. XVI, Napoli, 1962. 9. K. Kernyi, Miti e misteri, Torino, Einaudi, 1950. 10. R. Pettazzoni, La religione primitiva in Sardegna, Piacenza, 1912. La citazione importante, sebbene io, oggi, dubiterei circa la diretta eredit africana che il Maestro sosteneva. 11. P. Magni, Rassegne di Responsabilit del Sapere, Roma, 1982. 12. P. Magni, Homo solaris, Roma, Il Fuoco, 1982. 13. P. Magni, Per una nuova epistemologia, Folia Humanistica, XIX, 209, Barcellona, 1981. 14. C.G. Jung, Psicologia e alchimia, Torino, Boringhieri, 1981. 15. A. Buttitta, Il carretto racconta, Palermo, Giada, 1982. 16. A. Sacchetti, Prospezioni storiche del mio Systema psicogenetico, Atti dellAccademia Roveretana degli Agiati, Rovereto, 1983. 17. Il concetto di sincretismo (e lopposto di diacretismo) culturale stato introdotto in occasione di un Simposio sullAntropologia dAmerica, che si tenuto a Tucumn (1982) presso IUniversidad del Norte Santo Tomas de Aquino ( UNSTA ) sotto gli auspici della Fundacion Genus. 18. Genesi, 2, 19. 19. Ci riferiamo alla dissoluzione psicogenetica di coniazione jacksoniana ripresa in considerazione da B. Disertori e Marcella Piazza nel Trattato di psichiatria e socio-psichiatria, Padova, Liviana, 1970. 20. G. Tucci, Teoria e pratica del mandala, Roma, Astrolabio, 1949. 21. A. Sacchetti, Uomini e dei sul tetto dAmerica, Genova, Silva, 1966, Vedi anche Forme mandaliche nel mondo andino, LUniverso, XLVI, 6, Firenze, 1966. 22. A. Sacchetti, Mito, parodia e libert, dal Don Chisciotte al Martin Fierro , Rovereto, Atti dellAccademia Roveretana degli Agiati, 1981.
1.

VARIAZIONI SUL TEMA


Limmaginale, come una sorta di biotipo dellanima, non qualcosa di esclusivamente esistenziale, n la persona nella sua totalit. Non neppure larchetipo in senso junghiano ma, piuttosto, larchetipo proprio, il proprio paradigma basico, come se si facesse unipotesi tipologica individuale, come se io rappresentassi realmente una tipofania di questo e non un semplice esemplare, cos come la biotipologia e la statistica trattano il corpo e le sue funzioni. Il mio dialogo, allora, non si stabilisce con una persona reale, viva s, ma gi ridotta a un paradigma. Limmaginale di Juan, ma non Juan che vive e sta scrivendo in questo momento, seduto nel suo studio di Belm, vale a dire il suo archetipo che non ha n maschera, n contingenza, n condiscendenza: potrebbe essere quello di ieri o quello di domani. Esiste un pericolo: potrei non conoscere abbastanza bene Juan per scoprire il suo immaginale: credo in lui, parlo con colui che pensavo fosse Juan, probabilmente con un altro Juan, che non il mio amico Juan. vero. Ma importante? E vi anche un paradosso: probabilmente quel Juan di domani non il Juan di oggi. Pu darsi che sia un altro. E inoltre: sto parlando della sua immortalit, limmortalit di qualcuno che, deve ancora essere e non , tuttavia vive in me. questo il vero Juan cui mi riferisco. Ha lanima o limmaginale della sua anima, ovvero larcheofania presente di ci che sar. Non lo so. Questaltro Juan che una semplice manifestazione ontica dellanima come persona, lo conosce solo Dio. Tutto ci mi fa pensare allimmagine come categoria. Molti sono i filosofi che hanno trattato largomento: da Cartesio a Hume, da Spinoza a Leibniz, da Sartre a Bachelard a Husserl e tutta la scuola dellesistenzialismo o della fenomenologia dei giorni nostri. Non questo il luogo adatto per rifiutare atteggiamenti che non trovano spazio in queste pagine. Ci che interessa stabilire che la categoria di questimmagine quella dellimmaginale delluomo non una mera idea n un modello, ma unautentica espressione di un qualit presente che non sfugge alle nostre percezioni poich risveglia in noi una sorta di familiarit necessaria, immanente e profonda in tutte le dimensioni psicogenetiche dellessere: e rivela un universo nel quale siamo consci di essere protagonisti. Traduzione di Maria Rosaria Buri

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Techn astrologica. Studio sulla Carta Natale di J. Hillman


PIA VACANTE
Dottoressa in Storia e Filosofia (CT), socia CIDA (Centro Italiano di Astrologia)

orrei qui attualizzare, attraverso un lavoro di ermeneutica astrologica, i principi teorici esposti in un mio precedente articolo, apparso su Babele 33 (p. 20), dal titolo: Breve introduzione alla disciplina astrologica. La scelta di fare un lavoro ermeneutico sulla Carta Natale di Hillman nasce anzitutto come ringraziamento personale a un grande Pensatore, e, volutamente, linterpretazione non toccher la sua vita privata, bens tender a evidenziare le sincronie tra la sua personale combinazione archetipica, configurata nella Carta Natale, e il suo Pensiero. Ho inserito il grafico natale di Hillman per consentire di visualizzare, sia da un punto di vista strettamente tecnico, che immaginale, i contenuti che saranno discussi. Con lausilio delle tecniche astrologiche, evocheremo le trame della vocazione-missione che anima la sua Carta Natale. Nel rispetto di questa prospettiva di lettura, sar privilegiato lasse del Fato, e nellinterpretazione saranno utilizzate le Stelle Fisse, definite da me e da un mio caro amico le Moire dellAnima. Le stelle fisse, a causa del loro movimento lentissimo (percorrono circa 1 di longitudine ogni 72 anni), costituiscono la rete necessaria (Ananke), su cui si innestano le dinamiche archetipiche dei pianeti erranti1, alias il mondo di Psiche, che intessuto (riferisce Kerenyi che tutte e tre le Moire erano Klothes, filatrici, anche se solo una di loro si chiamava Cloto), in ogni sua immagine dal filo di Ananke e dalle sue numerose personizzazioni, le straniere residenti (Hillman, 1991, p. 123). Quando una o pi stelle fisse entrano in aspetto sinergico con uno o pi pianeti-archetipi di una Carta Natale si attiva la necessaria luce simbolica della stella [... che] un raggio che illumina una zona della mente e ci fa risuonare note, sentimenti, idee (Gambassi, 2003), e aggiungerei altres la patologizzazione intrinseca al nucleo di significati archetipici della stella e del pianeta (o dei pianeti) che entrano in sinergia. Fatte queste premesse chiarificatrici, vi auguro buona lettura.

La nascita di Hillman avviene sotto legida di uno Yeros Gamos celeste: Sole e Luna (Anima e Animus) in novilunio in Ariete, scandiscono un nuovo punto di partenza (Ariete), il rilascio di un nuovo seme, di un nuovo logos, che dar inizio a un nuovo ciclo (aspetto di novilunio).

di notevole importanza soffermarsi sul fatto che la nascita in questione avviene durante un novilunio (con uno scarto di pochi secondi). Se in astrologia la Carta Natale di ciascuno rappresenta il progetto del proprio Daimon, la cosiddetta Carta di Luna Nuova Prenatale (cio una Carta eretta per il momento esatto del 1 novilunio precedente la propria data di nascita), rappresenta lo specifico progetto dello Spirito, entro il quale il proprio Daimon chiamato a operare. In un caso come quello che ci accingiamo a indagare, cio il caso in cui una nascita avviene durante un novilunio, le istanze del S coincidono perfettamente col progetto pi largo nel quale si inseriti, cio col progetto del novilunio in questione. Uomini di grande levatura sono nati durante la fase di novilunio, e in genere si tratta di personaggi accomunati dal fatto di essere stati dei pionieri, degli iniziatori, che hanno indicato nuovi percorsi al Pensiero, che hanno lasciato profonde tracce dei loro ideali personali nel sociale di appartenenza, o addirittura arricchito il patrimonio culturale dellintera umanit. Valgano come esempi Freud, Marx, Nasser, il presidente egiziano fautore del nazionalismo arabo o panarabismo, il profeta persiano Bab, che a met del 1800 fu nella sua patria il promotore di nuove forme di religiosit, e pass attraverso il martirio, e, per finire, la regina Vittoria, simbolo vero e proprio di unepoca, che incarn e inaugur uno stile espresso da un codice estetico e comportamentale ben preciso. Di fronte ai due luminari (Sole e Luna), in opposizione2, si erge Spica, stella fissa di prima grandezza della costellazione Virgo, la cui luce simbolica legata ai Misteri Eleusini, alla fecondit, alla medicina, al concetto di prendersi cura, concetto ulteriormente scandito dalla congiunzione3 di Kirone (che evoca la dialettica del guaritore-ferito) ai due luminari, ai quali si oppone, altres, la stella Arcturus (stella fissa della costellazione Bootis, che troviamo congiunta al Sole natale di Nietzsche), che conferisce ricchezza e onori, nonch notoriet sociale e professionale. Anche i simboli dei gradi sabiani su cui poggia il novilunio, indicano un elevatissimo grado di fecondit, simboleggiato da una donna incinta, il cui bambino assumer varie forme emotive e culturali (Rudhyar, 1973, p. 59). Secondo lastrologia classica, in ogni oroscopo il rapporto soli-lunare, qualsiasi esso sia, produce le polarit conosciute come Tyche (Parte di Fortuna) e Daimon (Parte di Spirito), che rappresentano, rispettivamente, lautorealizza-

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Figura 1. La Carta Natale di James Hillman

zione materiale e sociale, e lOpus contra naturam, cio il percorso evolutivo ascendente, il cui movimento conduce dalla materialit allAnima. Nel caso di novilunio, Tyche e Daimon sono congiunti allAscendente, e cos nel nostro caso. LAscendente viene posto dallastrologia classica, come datore della vita e dello Spirito, ond chiamato timone (Picard, 1997, p. 129). Ma cosa evoca lAscendente in questo caso? LAscendente cade in Gemelli, dunque sullasse della conoscenza (Gemelli-Sagittario). LAscendente, Tyche e Daimon sono sinergicamente in aspetto a una particolare rete stellare, che fa capo al Centro Galattico a cui congiunto il Punto di Illuminazione, opposto polare della Parte di Fortuna4. Il Centro Galattico5, astronomicamente conosciuto come A Sagittarius, una radiosorgente, una stella nera, che, dagli antichi (dalla mitologia cinese allindiana, alla greca, e via dicendo), veniva immaginata come il Cuore pulsante dellAnima del mondo, la Via degli di e delle anime, il Tempio della Sacralit Universale, e il pensiero va subito a Lanima del mondo e il pensiero del cuore5. Oltre al Centro Galattico, la rete stellare suddetta, comprende stelle fisse come Betelgeuse, stella fissa della costellazione Orione e congiunta allAscendente, la cui luce simbolica evoca lingresso del Tempio della Conoscenza, la porta simbolica della Casa della Fratellanza, e Zavijava, stella fissa della costellazione Virgo, che rappresenta la Mente della Donna Celeste, la Mente nel suo significato di guida interiore. Anche Kirone (la cura), oltre ad essere congiunto ad Alrischa, stella fissa della costellazione Pisces che evoca i legami dAnima tra lumano e il Divino, in aspetto di Grande Trigono6 con il Centro Galattico e con Regulus (una delle quattro stelle regali dellastrologia classica), che rappresenta il cuore, il cuor di Leone (costellazione a cui appartiene la stella): Per il coeur de lion, il compito della coscienza risiede allora nel riconoscere il costrutto archetipico del suo pensiero: che le sue azioni, i suoi desideri, le sue appassionanti convinzioni sono tutte immaginazioni creazioni dellhimma e che quanto esso sperimenta come vita, amore e mondo,

la propria enthymesis che allesterno si manifesta come macrocosmo (Hillman, 1993, p. 48). Latteggiamento nei confronti dellAnima viene indicato dagli aspetti astrologici di Plutone-Ade. Plutone congiunto a Sirio, la stella ardente, della costellazione Canis Major, la stella fissa pi luminosa del cielo. La luce simbolica di Sirio evoca, secondo gli antichi astrologi, Hermes, o il dio egiziano Anubi, figure legate alla funzione di psicopompo, guida di anime. Plutone intrattiene un aspetto di trigono con Venere, che congiunta al Medio Cielo, traduco: la vocazione (Medio Cielo) di Hillman sono i valori (Venere) inferi (Plutone, il principio alchemico di morte e rinascita), ed proprio il mito di Ade e Persefone (Plutone trigono a Venere) che costella questa configurazione astrologica, che in Re-visione della psicologia diventa: Ade, Persefone e una psicologia della morte, da cui traggo le seguenti parole: Qui la morte il punto di vista al di l e al di sotto della preoccupazione della vita, deletteralizzata, non pi morte medica ed escatologia teologica di paradiso e inferno. La morte nellanima non vissuta come proiezione nel tempo [...] essa simultanea alla vita di ogni giorno, cos come Ade sta fianco a fianco con suo fratello Zeus. La ricchezza di Ade-Plutone si riferisce in termini psicologici alle ricchezze che vengono alla luce allorch si riconoscono le interiori profondit dellimmaginazione (Hillman, 2000, p. 348). Nella nostra Carta Venere inoltre congiunta alla stella fissa Deneb della costellazione Cygnus, che conferisce straordinarie capacit di apprendimento, e alla stella fissa Sadachbia (costellazione Aquarius), la fortuna (o la stella) delle cose nascoste, che evoca la possibilit di accedere alle conoscenze psichiche e spirituali, celate agli occhi della comune coscienza profana. Oltre al fatto che la congiunzione al grado di Venere al Medio Cielo denota la vocazione estetica: La bellezza una necessit epistemologica; il modo in cui gli dei toccano i nostri sensi, raggiungono il cuore, e ci attirano nella vita. La bellezza anche una necessit ontologica, che fonda le particola-

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20 rit sensibili del mondo. Afrodite d uno sfondo archetipico alla filosofia della singolarit, e consente al cuore di trovare lintimit con ogni evento particolare in un cosmo pluralistico. Per il mondo pervaso di anima anche noi siamo oggetti dellaisthesis, inspirati esteticamente dallAnima Mundi, da lei percepiti, forse persino espirati esteticamente, come immagini, da un himma ardente nel cuore (Hillman, 1993, pp. 71-72). Il novilunio in congiunzione a Kirone in 11 Casa testimonia della diffusione nel sociale, nel mondo, della prospettiva archetipica e del prendersi cura delle figure immaginali che risiedono e governano la nostra anima. Tutto ci viene ulteriormente rafforzato dalla congiunzione di Giove alla stella fissa Nashira (costellazione Capricornus), che evoca il mito del portatore di buone notizie, dellapostolo, del diffusore del Dharma, di colui che diffonde nel mondo la conoscenza che stato in grado di tirar fuori dal profondo (Nashira), e del maestro (Giove) dellAnima (ancora Giove). La prometeica e combattiva forza trasformativa opera nel profondo (Marte in Acquario, in 8 Casa, Casa cosignificante del segno Scorpione), avanzando instancabilmente nei territori conoscitivi (Marte congiunto a Giove e membri entrambi del Quadrato a T), e si indirizza al prendersi cura di (con tutte le implicanze che ne derivano, ma che qui non possiamo discutere), stimolata e attivata dal quintile7 che si crea tra Marte (forza e autodeterminazione) e Kirone (la cura). Il tutto gestito da un Mercurio Prometeico (cio una mente lungimirante), da una supermente scattante (congiunzione Mercurio-Urano8), e da una mente rivolta verso il profondo, impegnata con notevole sforzo nella costruzione di nuove strutture di coscienza (larga quadratura calante9 MercurioPlutone). Mercurio inoltre congiunto a Deneb Kaitos, la coda della balena, stella fissa della costellazione Cetus, che rappresenta il potere della coda, la forza del rivolgimento, nonch congiunto a Zaniah, stella fissa della costellazione Virgo, che indica la trasgressione, e il suo stile di pensiero e di scrittura ad esso speculare, ne sono la manifestazione fenomenica. Nella Carta che stiamo discutendo, parecchie sinergie tra pianeti e stelle indicano, in senso destinale, la fatica del percorso, a cui luomo Hillman, solo con se stesso, ha dovuto fare fronte: per esempio, Sole e Luna sono congiunti a Baten Kaitos, stella fissa della costellazione Cetus, che d tendenza a esaurimenti nervosi, Venere opposta a Thuban, stella fissa della costellazione Draco, che d carattere solitario, orgoglioso ed emotivo, Saturno congiunto a Unukhalai, collo del serpente, stella fissa della costellazione Serpens che conferma ancora i pericoli dellesaurimento nervoso, e ricordiamo infine lascendente in Gemelli (sistema nervoso) e la forte enfasi sullasse 3-9 Casa (asse Gemelli-Sagittario). Liniziazione al mondo infero avviene, nella nostra Carta, attraverso modalit potenzialmente e altamente trasformative, che consentono lingresso in campi pi elevati, o profondi, e la cui attivazione si pu manifestare fenomenicamente attraverso crisi personali tanto massacranti, quanto degne di essere sacralizzate. La configurazione astrologica pi pregnante, per quanto riguarda questa tematica, il Quadrato a T. La configurazione astrologica detta Quadrato a T, riguarda la dialettica tra lattivit (i due quadrati) e lequilibrio (lopposizione). una configurazione che d forza e motivazione in prospettiva di una meta, il rischio quello di sprecare le energie per mancanza di equilibrio. un gioco di forze che possono implodere conflittualmente, o esprimersi, anche creativamente, nel mondo fenomenico. In questo caso la manifestazione fenomenica che chiamiamo crisi, funge da elemento catartico-rigenerativo (Saturno in 6 Casa e punto focale del Quadrato a T), grazie al quale possibile guadagnare vasti territori al mondo della conoscenza (lopposizione del Quadrato a T si svolge sullasse 3-9 Casa), ma attraverso rapporti ombra molto tormentati con cui luomo Hillman ha dovuto fare i conti in maniera intensa e problematica. E a questo proposito emblematicamente significativa, in questo oroscopo, la posizione di Lilith-Luna Nera-Ecate. Secondo Kerenyi, Ecate non pu essere considerata un archetipo come gli altri, in quanto essa non ha un suo topos ben preciso, poich quando nel nascente Olimpo vennero distribuite le dignit e le onoranze (cio in altri termini il sistema delle Dignit e Debilit planetarie), Zeus, onorandola sopra tutte le altre divinit, le permise di mantenere la triplice dignit che ella possedeva come divinit pre-olimpica, e cio il prendere parte alle questioni che riguardavano il cielo, il mare, la terra, e probabilmente anche gli inferi, data la sua somiglianza a Persefone, anche lei monogenes, figlia unica, come Ecate. La valenza erotica nera di Ecate deve essere assunta come unespressione essenziale dellintera psiche. Dobbiamo vedere in Lilith-Luna Nera, al di l del significato biologico, laspetto spirituale del demoniaco e del suo significato numinoso (Sicuteri, 1978, p. 140). Nella nostra Carta, Ecate insidia Nettuno10 (al quale congiunto): il regno delle ombre lunari, dei deliri allucinatori, dellangoscia divorante, gioca a costringere luomo in quel buio in cui tutte le vacche sono nere, funge da deterrente allimpeto conoscitivo (Ecate opposta alla congiunzione GioveMarte in 9 Casa11), graffia, in aspetto di quadratura, con le sue unghie nere e i piedi sporchi di fango, il punto Vertex (lascendente dellAnima) e Saturno (la struttura ossea e psicologica), e la crisi sopravviene, tra i meandri terrifici del velo di Ecate, che copre tutte le cose, perfino quelle invisibili. La via che la Carta propone in vista di un buon utilizzo del Quadrato a T la ricaviamo dai seguenti elementi: le crisi catartico-purificatorie (Saturno in 6 Casa) fungono da strumenti per levoluzione spirituale della persona (congiunzione di Saturno alla stella fissa Hadar-Agena della costellazione Centaurus), che potenzialmente in grado di acquisire conoscenza dei fattori strutturali (archetipici), da cui emanano tutte le manifestazioni fenomenico-esistenziali (simbolo sabiano del grado su cui poggia Saturno). La riuscita dellopera comporta altres la tematica dello scontro-incontro (opposizione Saturno-Algol) con Al Ghul, il mostro, il drago, stella fissa della costellazione Perseus, il cui mito quello di Perseo che mostra la testa di Medusa. La stella, considerata dagli antichi astrologi tra le pi malefiche del cielo, una binaria a eclissi, e poich entrambe le stelle da cui composta si occultano a vicenda secondo certi ritmi temporali, da qui trae origine lidea di Algol-decapitazione. Algol rappresenta il conflitto tra la parte luminosa e quella oscura della psiche, la lotta col mostro, il tesoro da conquistare, la principessa da liberare: il Pensiero Riflesso (Atena salva Perseo dalla pietrificazione mostrandogli la testa di Medusa riflessa in uno scudo lucente) la

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21 chiave che il mito propone, cos come la visione in trasparenza il personale modo hillmaniano di superamento delleclissi (Algol): Delle cinque pulsioni istintuali che Jung prende in esame (fame, sessualit, attivit, riflessione, creazione), la nozione di riflessione piegarsi allindietro e volgersi verso linterno dando le spalle al mondo e ai suoi stimoli per dedicare lattenzione a immagini ed esperienze psichiche quella che pi si avvicina alla sua nozione di Anima [...] Ovvero come si esprime Jung: la riflessione un atto spirituale che va in direzione opposta a quella del processo naturale; latto per cui ci fermiamo, richiamiamo alla mente una cosa, ci formiamo unimmagine, e ci poniamo in relazione con ci che abbiamo veduto. Essa va dunque intesa come atto del diventare coscienti [...] Da questi brani emergono conseguenze di vasta portata. Essi indicano nientemeno che una visione completamente diversa del fondamento archetipico della coscienza. Se il divenire coscienti ha le sue radici nella riflessione, e se listinto riflessivo rimanda allarchetipo dellAnima, allora la coscienza stessa pu essere pi profondamente concepita come fondata sullAnima, anzich sullIo (Hillman, 1989, pp. 113 e 117). La chiave che ci pu permettere di comprendere meglio il significato del Quadrato a T, il simbolo sabiano del grado vuoto e opposto al Midpoint Vertex-Saturno, entrambi pianeti focali della configurazione. Il simbolo dice testualmente: lispirazione spirituale che viene allindividuo nel superamento delle crisi (Rudhyar, 1973, p. 72), e dice ancora che come No ricevette il messaggio della colomba, dopo aver affrontato una crisi collettiva, cos, il modo in cui viene affrontata la crisi personale, risultante da sconvolgimenti emotivi o dallirruzione di forze e di impulsi inconsci nella coscienza (ibidem, p. 73), pu condurre al messaggio dello Spirito Santo che annuncia una Nuova Legge (ibidem). Al di l del letteralismo delle parole appena citate, le immagini del simbolo rimandano alla potenzialit intrinseca di rendere se stessi (in questo caso attraverso un certo modo di fruire le crisi) una sorta di canale aperto, un punto focale attraverso cui le forze Trans-personali annunciano una Nuova Legge alla coscienza personale, cio nuove prospettive di Pensiero, e che nella fattispecie ri-aprono al Pensare (uso il termine Pensare nel senso strettamente heideggeriano) possibilit antiche, e pur sempre attuali nellAnima: trattasi ovviamente della prospettiva archetipica, che, fenomenicamente, si manifesta attraverso la vitalit psicologica che anima la sua opera. Tornando a Ecate-Luna Nera, (che grande rilievo possiede nella Carta in questione), secondo il Kerenyi, la dea trimorfa Ecate-Lamia-Empusa, oltre che con i piedi di fango, veniva raffigurata con i sandali di bronzo, in qualit di tartaruchos (padrona del Tartaro) e, infine, nel suo aspetto di dea luminosa, essa indossava sandali doro: ancora una volta ritorna il tema della via archetipica che conduce dal profano al sacro, dalla materia allAnima, ecco Eleusi e Persefone e Ade, ecco la trasformazione della psiche, di cui voglio che sia lui stesso a parlare: Poich questo mito al centro del principale culto misterico greco di trasformazione psicologica, quello di Eleusi, la violenza di Ade sullanima innocente una necessit centrale per la trasformazione psichica (Hillman, 2000, p. 268). Questo laspetto numinoso di Ecate-Luna Nera, una numinosit che richiede per essere resa attuale (nel senso aristotelico del termine), un vero e proprio addestramento alla

rivista di psicologia analitica


Nuova serie n. 23 Volume 75/2007

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22 concentrazione totale, e una focalizzazione interiore di energia e di coscienza in vista di unautorealizzazione spirituale (simbolo sabiano del grado su cui poggia Lilith-Ecate). Attraversando luoghi psichici tormentati e faticosissimi, con estrema disciplina (Saturno in 6 Casa), limmagine di Ecate con i piedi pieni di fango pu trasmutarsi nella Lamia con i calzari doro. La Sacralit del pensiero hillmaniano trova qui le sue radici destinali, la sua personale Epistroph. La Spiritualit nellopera hillmaniana permea di s ogni cosa, aleggia dentro e fuori, sopra e sotto, sfuggente e inafferrabile alla concettualizzazione, e percepibile soltanto con lintuizione noetica. Il senso della devozione e del rilascio, topoi psichici su cui possibile dipanare la matassa del quadrato a T (asse 6-12 Casa), trovano espressione in parole come queste: Le mie fantasie e i miei sintomi mi rimettono al mio posto. Non si tratta pi di sapere a quale luogo appartengono, a quale Dio, ma a quale luogo appartengo io, su quale altare posso lasciare me stesso, entro quale mito la mia sofferenza si trasformer in devozione (Hillman, 1972, p. 194). Mercurio e Urano, in Decima Casa costituiscono alleati archetipici di grande rilievo (entrambi sono in trigono a Saturno) allOpus contra naturam proposto dal quadrato a T: una mente (Mercurio) scattante, instancabile, che procede a ritmi inarrestabili (Urano), e che cos appare nel mondo (la congiunzione tra i due pianeti si verifica in Decima Casa). Ma c ancora di pi: il simbolo sabiano di Mercurio narra della sacra identit di Atman e Brahman (lAnima personale e lAnima del mondo), e configura un tipo di individuo che, oltre ad essere unimmagine della Totalit dal punto di vista dellambiente in cui vive, anche un agente attraverso cui la Totalit pu esprimere se stessa in un atto di risonanza e di liberazione creative (Rudhyar, 1973, p. 47), che consentono (e questo il simbolo sabiano di Urano) di trasformare la falce di Luna Nuova (ricordiamo il novilunio tra Sole e Luna) in Luna Piena, anzi nella pi Piena fra tutte le Lune. Lesperienza esistenziale e immaginale hillmaniana ci indica la Via che conduce alla Luna Piena della coscienza. Sia la Luna Nuova che la Luna Piena costituiscono degli inizi. La Luna Nuova il punto di partenza del ciclo della vita, la Luna Piena svela il regno dellidentit spirituale delluomo, della sua immortalit individuale (Rudhyar, 1985, p. 36).

NOTE
I sette pianeti dellastrologia classica Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno che si muovono molto velocemente in relazione alle costellazioni: dai tredici gradi circa che percorre giornalmente la Luna sulleclittica, allindugiare di Saturno su un determinato grado eclittico anche fino a un mese e mezzo, nel caso in cui, su quel grado, il moto diretto del pianeta si converte in retrogrado o viceversa. 2. Consiglio di immaginare laspetto astrologico di opposizione come una sorta di aut-aut, un vero e proprio faccia a faccia tra le funzioni psichichepianeti coinvolti, che pu risolversi in una realizzazione integrativa, oppure in una frustrante frattura. 3. Laspetto astrologico di congiunzione indica forme di cooperazione tra le funzioni psichiche indicate da due o pi pianeti che hanno lo stesso grado di longitudine, o che si trovano a pochi gradi di longitudine luno dallaltro. 4. Secondo D. Rudhyar il Punto di Illuminazione la potenzialit insita in ciascun essere umano di percorrere la via cosciente. 5. Il Centro Galattico, nellUranografia circondato dalle costellazioni di Ofiuchus (alchimia, medicina), Scorpio (profondit psichica), e Sagittarius (conoscenza). 6. Il trigono un aspetto astrologico che simboleggia un libero fluire tra le funzioni psichiche rappresentate dai corpi celesti coinvolti. 7. Il quintile un aspetto astrologico che offre lutilizzo di illimitate capacit creative, e che si riscontra con frequenza in individui altamente creativi. 8 Mercurio rappresenta la mente umana e i suoi processi; Urano, ottava superiore di Mercurio, simboleggia la Mente Universale, la Ragione Illuminata. 9 La quadratura calante indica una fase del rapporto tra due pianeti-funzioni psichiche, in cui vengono esperite forme di crisi non nellattivit o nellazione, bens nella coscienza, e, grazie ad esse, lindividuo tende a costruire, con notevole sforzo, forme nuove di coscienza, relativamente alla visione che stata interiorizzata durante la fase di opposizione. 10. Larchetipo Nettuno ha a che fare con lunificazione, lunione di Atman e Brahman, o, se preferiamo il linguaggio plotiniano, lattualizzarsi dellEpistroph. 11. Ricordo che la 9 Casa veniva cos considerata dagli antichi astrologi: ci che degli di, e i sogni e lespatrio....Quando il Sole, passata la culminazione, declina verso occidente, muta da una regione allaltra. Perci a questa Casa furono attribuiti i viaggi e quelli lunghi, giacch questa Casa sopra lorizzonte. Ora poich la scienza si fonda sulla continua ricerca e sul moto incessante dellanima, la Casa nona fu chiamata Casa della sapienza, della legge e dei sogni, quasi anima che muta da luogo a luogo (Picard, 1997, pp. 134-135).
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BIBLIOGRAFIA
ACAMPORA E., Le stelle fisse, Milano, Armenia, 1988. DE LONGCHAMPS M.T., I nodi lunari e la luna nera. Il loro significato astrologico, Roma, Mediterranee, 1997. GAMBASSI M., Conoscere le stelle. Studio astronomico e astrologico, Torino, Edizioni Federico Capone, 2003. HILLMAN J., Il mito dellanalisi, Milano, Adelphi, 1972. Anima. Anatomia di una nozione personificata, Milano, Adelphi, 1989. La vana fuga dagli di, Milano, Adelphi, 1991. Lanima del mondo e il pensiero del cuore, Milano, Garzanti, 1993. Re-visione della psicologia, Milano, Adelphi, 2000. KERENYI K., Gli di e gli eroi della Grecia, Milano, Il Saggiatore, 2002. PICARD E., Le case astrologiche derivate, Milano, Xenia Editori, 1997. RUDHYAR D., Il ciclo delle trasformazioni. Una reinterpretazione astrologica dei simboli sabiani, Roma, Astrolabio-Ubaldini, 1973. Il ciclo di lunazione. Una chiave per la comprensione della personalit, Roma, Astrolabio-Ubaldini, 1985. SICUTERI R., Astrologia e mito, Roma, Astrolabio-Ubaldini, 1978.

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JEAN KNOX ARCHETIPO, ATTACCAMENTO, ANALISI
La psicologia junghiana e la mente emergente
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CLAUDIO WIDMANN (a cura di) IL RITO


In psicologia, in patologia, in terapia
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uesto volume rappresenta il primo esauriente tentativo di integrare alcuni aspetti della psicologia analitica con le nozioni provenienti dalle neuroscienze e dalla psicologia in generale. Lobiettivo principale rappresentato dallaggiornamento del concetto di archetipo sulla base dei risultati derivati da indagini sperimentali e da studi basati sullosservazione. Inoltrandosi negli ambiti delle scienze cognitive, della psicologia evolutiva e della teoria dellattaccamento, lautrice interpreta in una prospettiva nuova la teoria e la pratica junghiane. Ne deriva una dettagliata e ben documentata proposta di revisione e reinterpretazione della natura dellarchetipo, del suo funzionamento psichico e del suo contributo al processo di cambiamento nel corso della terapia analitica. La mente e i significati non esistono a priori, afferma Jean Knox, ma derivano da processi evolutivi e dallesperienza delle relazioni interpersonali. Gli archetipi che emergono nel corso delle prime fasi dello sviluppo psichico costituiscono il fondamento per levoluzione dei significati essenziali secondo i quali gradualmente costruiamo i modelli mentali del mondo circostante, organizzando le esperienze quotidiane in schemi che potranno poi guidare le nostre future aspettative di vita in tutti gli aspetti, incluse quelle relazionali. Lo studio sullemergenza del significato simbolico nella mente umana, sia nel corso dello sviluppo che durante il processo analitico offre, infine, una cornice per lintegrazione della psicologia junghiana nella prospettiva evolutiva.

l rito non appartiene a nessun ambito specifico dellesistenza, scrive Claudio Widmann, Non esclusivo del sacro n del profano, non prerogativa delluomo religioso n di quello secolare; non fenomeno unicamente soggettivo, n unicamente collettivo, non ha scopi solamente propiziatori n solo gratulatori. Il rito appartiene alla normalit e alla patologia; presente nelle culture arcaiche e nella civilt postindustriale; praticato da persone ingenue e superstiziose e da persone intellettuali e razionali. Il rito delluomo. Nellantropologia, con i suoi riti agrari, nella patologia, con rituali ossessivi eseguiti negli ospedali psichiatrici, nella terapia, con il setting rigoroso della stanza dello psicoanalista, nei momenti cruciali dellesistenza, con i riti di nascita e di morte, quelli di passaggio allet adulta, il matrimonio, lingresso e luscita dallattivit lavorativa... la vita delluomo satura di comportamenti rituali. La loro estensione universale e la loro presenza attraversa i tempi. Avvolti da una particolare tonalit emotiva, i riti trasfigurano le persone, luoghi, oggetti e azioni della quotidianit. Attraverso il rito lindividuo entra in una dimensione che lo sovrasta, e fa esperienza delle realt transpersonali. La maschera e il travestimento trovano nel rito le loro ragioni storiche e soprattutto psicologiche. Gli autori dei saggi qui raccolti, in un excursus che attraversa diversi ambiti dellesperienza umana, del rito analizzano il suo carattere simbolico, le sue potenzialit strutturanti, trasmutative e terapeutiche.Dimostrano come il rito accompagni levoluzione psichica individuale e collettiva e come la molteplicit dei riti partecipi alla formulazione dellidentit delluomo.

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SONU SHAMDASANI JUNG E LA CREAZIONE DELLA PSICOLOGIA MODERNA
Il sogno di una scienza
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NATHAN SCHWARTZ-SALANT MURRAY STEIN TRANSFERT E CONTROTRANSFERT

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C 18,00 FORMATO: 14,5X21 PAGG. 224

er troppo tempo la figura di C.G.Jung rimasta bersaglio di opinioni e interpretazioni che hanno avuto poco a che vedere con la realt dei fatti. Occultista, ciarlatano, profeta, misogino, scienziato, ateo, razzista, apostata freudiano, psichiatra e antipsichiatra, gnostico, mistico, guaritore A che cosa si deve una tale proliferazione degli Jung? possibile che si tratti sempre della stessa persona? Dopo decenni di creazione di miti intorno alla sua figura, la domanda chi era C.G. Jung? si fa davvero pressante. Jung ha creato una scienza che nel contempo una chiave di lettura della psiche umana, la pi ad ampio raggio che si sia mai vista in Occidente. Una delle figure pi controverse del panorama intellettuale occidentale , in realt, uno dei suoi personaggi pi importanti. Il lavoro di Sonu Shamdasani rappresenta, paradossalmente, il primo e sicuramente pi esaustivo lavoro sulla formazione della teoria psicologica di Jung,sulla sua importanza nella creazione della moderna psicologia, sullinfluenza che il suo pensiero ha avuto nello sviluppo delle scienze umane e nella storia sociale e intellettuale del XX secolo. Il volume apre nuove prospettive su tutta la psicologia odierna e il ricco e finora inedito archivio utilizzato dallautore costituisce una base per ogni futura valutazione dellopera junghiana.

na delle premesse basilari al rapporto terapeutico era, per Jung, lincontro tra la malattia del paziente e la parte sana dellanalista.Questa interazione che richiede un confronto,necessita di uninterpretazione dei vissuti di transfert e controtransfert al fine di elaborare e integrare i contenuti del paziente. Nellaffrontare questi concetti cruciali della relazione terapeutica, gli autori dei saggi qui raccolti cercano di vincere molte delle resistenze e rimozioni ancora presenti nel mondo analitico. Sorprendentemente, questo argomento cos fondamentale non sufficientemente dibattuto, come se tutta la psicologia analitica dovesse ancora fare chiarezza sul grande mare di inconsciet (per citare lespressione di uno degli autori), rappresentato in analisi da questi due processi psichici di enorme importanza per la cura. La ricchezza delle argomentazioni e delle prospettive qui proposte, la franchezza nellesposizione delle lacune esistenti, la vasta scelta delle situazioni cliniche e le amplificazioni teoriche rendono questo volume un prezioso strumento di riflessione e di lavoro. A distanza di anni dalla pubblicazione de La psicologia della traslazione, il pi significativo studio di Jung relativo al transfert, le diverse riflessioni sui processi transferali/controtransferali riportano alle pi recenti ricerche e a una possibile apertura e confronto con le altre scuole psicoanalitiche. Ne deriva un contributo che va oltre la stanza danalisi, un vero arricchimento nei termini umanistici generali.

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EDIZIONI MAGI
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informadilibri

Immagini dallInconscio
ANTONIETTA DONFRANCESCO MICHELE ANGELO VENIER IL GESTO CHE RACCONTA
Setting analitico e Gioco della Sabbia
IMMAGINI DALLINCONSCIO ISBN: 978-88-7487-219-0
C 20,00 FORMATO: 14,5X21 PAGG. 250

(a cura di)

NATHAN SCHWARTZ-SALANT MURRAY STEIN (a cura di) PROCESSI ARCHETIPICI IN PSICOTERAPIA


IMMAGINI DALLINCONSCIO ISBN: 978-88-7487-156-8
C 20,00 FORMATO: 14,5X21 PAGG. 256

uesto libro collettaneo stato scritto da alcuni analisti junghiani che hanno introdotto nel loro setting analitico il Gioco della Sabbia. La trasformazione del setting analitico tradizionale ha stimolato una pi acuta attenzione a certi temi classici, rinnovati dallo spiazzamento che porta a concepire il Gioco della Sabbia come uno strumento preverbale, da poter utilizzare all'interno di uno spazio codificato. Estraneo al setting tradizionale e invadente per la sua visibilit, il Gioco della Sabbia ha provocato riflessioni e confronti su tematiche condivise da chiunque si rivolga con interesse alla vita pi segreta della psiche.Tra i temi trattati: funzione del setting; primi incontri; elaborazione del controtransfert; ridefinizione di agito; processo simbolico; attenzione al corpo del paziente e a quello del terapeuta; ridefinizione dell'ascolto analitico; relazione con i sogni. Due contributi presentano il punto di vista pi attuale delle neuroscienze sulla memoria e relativamente alla percezione dell'altro, nonch la teoria di Wilma Bucci del Codice Multiplo, per l'osservazione della comunicazione emotiva del paziente.

na raccolta di saggi sullutilizzo delle dinamiche archetipiche nel corso della psicoterapia. Il soggetto stesso dellanalisi, la psiche del paziente, si basa sugli archetipi: forme tipiche, originarie ed ereditarie di esperienze psichiche ricorrenti. Il complesso rapporto tra analista e paziente fondamentalmente ispirato e condizionato dal processo archetipico. Quando, in un modo o nellaltro, qualcosa nella vita non funziona, sono sempre gli archetipi a essere chiamati in causa. Depositari dei modelli di comportamento umano, gli archetipi possono riportarci, per cos dire, sulla strada giusta. Dove si rivolge la forza vitale del paziente? In quale direzione tentano di portare il paziente le sue energie originarie? In che modo lanalista riesce ad allinearsi allarchetipo in questione? Lottica che seguono gli autori quella di affrontare i processi archetipici non solo allinterno dellanalisi junghiana, ma anche negli altri indirizzi psicoterapeutici, come per esempio quello di Winnicott o di Balint, con incursioni nei nuovi ambiti di ricerca psicoanalitica, tra cui quello sul sistema affettivo archetipico di Stewart.

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LATELIER GRAFO-PITTORICO
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Istituto di Ortofonologia
Servizio di Psicoterapia per lInfanzia e lAdolescenza

CORSO QUADRIENNALE DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA DELLET EVOLUTIVA AD INDIRIZZO PSICODINAMICO


Decreto MIUR del 23.07.2001

Anno accademico 2007-2008

Direttrice: Dott.ssa Magda Di Renzo

Lobiettivo del corso di formare psicoterapeuti dellet evolutiva, dalla primissima infanzia alladolescenza, in grado di utilizzare strumenti inerenti la diagnosi, il trattamento psicoterapeutico e la ricerca clinica.
LA FORMAZIONE PREVEDE ORIENTAMENTO DIDATTICO DEL QUADRIENNIO

Una conoscenza approfondita delle teorie degli autori che hanno contribuito storicamente allidentificazione delle linee di sviluppo del mondo intrapsichico infantile e adolescenziale. Una padronanza di tecniche espressive che consentano di raggiungere ed entrare in contatto con il paziente a qualunque livello esso si trovi, dalla dimensione pi arcaica a quella pi evoluta, al fine di dar forma a una relazione significativa. Una competenza relativa alle dinamiche familiari e al loro trattamento in counseling. Una conoscenza della visione dellindividuo e delle sue produzioni simboliche nellottica della psicologia analitica di C.G. Jung.

(artt. 8 e 9 del D.M. MIUR n. 509/1998) 1.200 ore di insegnamento teorico, 400 ore di formazione pratica, di cui: 100 ore di lavoro psicologico individuale, 100 ore di supervisione dei casi clinici, 200 ore di formazione personale in attivit di gruppo e laboratorio. Le 400 ore di tirocinio saranno effettuate presso le strutture interne o presso strutture esterne convenzionate. Le ore di formazione individuale previste dal programma si effettueranno durante il corso di studi. Previa accettazione del Consiglio dei Docenti, la formazione individuale pu essere svolta anche con psicoterapeuti esterni alla scuola.

REQUISITI PER LAMMISSIONE

Diploma di Laurea in Psicologia o in Medicina e il superamento delle prove di selezione


NUMERO DEGLI ALLIEVI

15
SEDE DEL CORSO

Istituto di Ortofonologia, via Alessandria, 128/b 00198 Roma

PER INFORMAZIONI E DOMANDA DISCRIZIONE

Istituto di Ortofonologia, Via Salaria, 30 00198 Roma tel. 06.88.40.384 06.85.42.038 fax 06.8413258 ist.ortofon@flashnet.it www.ortofonologia.it scuolapsicoterapia@ortofonologia.it

QUESTIONI DI PSICOTERAPIA DELLET EVOLUTIVA


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ISTITUTO DI ORTOFONOLOGIA ROMA


con la collaborazione scientifica dellUNIVERSIT CAMPUS BIO-MEDICO Roma

Corso quadriennale di Specializzazione in Psicoterapia dellEt Evolutiva a indirizzo psicodinamico

esistenza della scuola di psicoterapia infantile, che rappresenta la concretizzazione di 30 anni di lavoro con il mondo dellinfanzia, costituisce anche per noi un nuovo percorso di studio e di ricerca. Nonostante il notevole impegno di molti a favore delluniverso infantile, riteniamo che molto si debba ancora fare per fornire una risposta concreta di aiuto al bambino che si trova a vivere oggi in un contesto cos difficile e complesso, e soprattutto cos diverso da quello che ha segnato linfanzia di noi terapeuti. Ci sembra che oggi limpegno pi importante di chi lavora con i bambini sia quello del confronto e della collaborazione tra adulti. Un confronto che permetta di superare, senza rinnegarle, le posizioni che hanno fondato il nostro fare terapeutico per adattarlo alle nuove richieste che arrivano dai bambini, dalla famiglia, dalla scuola. Un confronto che aiuti a divenire pi consapevoli dei propri strumenti terapeutici al punto da poterli mettere a disposizione di altre professionalit senza rischiare confusive sovrapposizioni. Un confronto, ancora, che favorisca nuovi impegni di studi e ricerche per rispettare i luoghi del bambino, ma anche per dare sempre maggiore dignit a quelli abitati dalladulto.

La rubrica QUESTIONI DI PSICOTERAPIA DELLET EVOLUTIVA uno spazio di riflessione che ospita contributi provenienti da diverse aree culturali o da differenti indirizzi, ma che hanno tutti lobiettivo comune di una psicoterapia a misura di bambino. Attendiamo i vostri interventi.

Il bullismo tra senso di inadeguatezza e onnipotenza


MAGDA DI RENZO
Analista junghiana, responsabile del Servizio di Psicoterapia dellEt Evolutiva dellIstituto di Ortofonologia di Roma Relazione presentata al Convegno ARPEA Per parlare di adolescienza. Gli adulti di fronte a una nuova sfida, svoltosi a Teramo il 3 marzo 2007

n questo intervento vorrei porre la mia attenzione soprattutto sulla natura relazionale del fenomeno bullismo, per comprenderne il senso psichico pi profondo sia in riferimento ai reali rapporti tra coetanei sia in relazione alla dinamica interna che abita tanto la vittima quanto laggressore. Come stato ormai sottolineato da pi parti, per comprendere il fenomeno del bullismo bisogna prendere in considerazione il bullo, la vittima e lo spettatore quali personaggi che concorrono, attraverso modalit differenti ma a volte complementari, alla messa in atto del comportamento aggressivo. Il bullo manifesta la propria aggressivit in modo diretto (attraverso comportamenti fisici o atti verbali) o in modo indiretto (attraverso comportamenti di denigrazione o esclusione) e svolge per lo pi le proprie azioni nellambiente scolastico scegliendo spesso come vittima predestinata un compagno di classe. Generalmente si differenzia il bullo dominante con le sue caratteristiche di aggressivit, forza, opposizione alle regole che ne fanno un progettatore ed esecu-

tore di atti di violenza dal bullo gregario che assume per lo pi la funzione di sobillatore e che si pone come seguace del primo. Ne condivide cio gli obiettivi, ma non in grado di prendere iniziative violente n capace di portare avanti unazione da solo. La vittima viene invece identificata come passiva-sottomessa o provocatrice. Nel primo caso si tratta del classico bambino un po isolato dal contesto classe, che non in grado di reagire in nessun modo allattacco del bullo e che arriva a colpevolizzarsi del proprio comportamento senza riuscire a parlarne per il timore che la violenza aumenti. Nel secondo caso si tratta del bambino che in qualche modo provoca gli attacchi degli altri e qualche volta prova a reagire con gesti aggressivi che non riescono per mai ad avere la meglio su quelli del bullo. Nella categoria dello spettatore troviamo invece i sostenitori del bullo (coloro cio che assistono alla violenza ridendo o anche solo guardando), i difensori della vittima (che tentano di interrompere latto o che comunque tentano di consolare la vittima) e la cosiddetta maggioranza silenziosa che

QUESTIONI DI PSICOTERAPIA DELLET EVOLUTIVA


28 tenta di rimanere fuori dalla situazione non prendendo posizione in alcun modo. Prima di addentrarmi in riflessioni che riguardano la dinamica psichica, vorrei chiarire un aspetto che spesso divide lopinione pubblica e cio il fatto che lepisodio di bullismo di cui ci stiamo occupando va differenziato dai comportamenti goliardici, da sempre presenti in et adolescenziale. Per quanto riguarda infatti il fenomeno dellattacco a un esponente del gruppo vissuto realmente o emotivamente come pi debole possiamo dire che si tratta di un qualcosa di universale che ha a che fare con il bisogno del gruppo di ridefinire di tanto in tanto la propria forza e supremazia. Lalleanza necessaria per sferrare un attacco allesterno ha infatti lo scopo di far sperimentare ai vari rappresentanti del gruppo il senso di appartenenza e di coesione. Il fatto che lattacco venga perpetrato nei confronti delle persone pi deboli funzionale a definire un senso di identit e di differenziazione da ci che viene avvertito come estraneo. I ragazzi sentono la necessit di ribadire la propria identit con azioni considerate trasgressive dal mondo degli adulti, e per questo si lanciano in bravate. ovvio che in ogni epoca questi fenomeni hanno assunto connotazioni diverse sia in riferimento allambiente socio-culturale sia in relazione alla tipologia dei vari rappresentanti del gruppo. Ci che certamente cambiato oggi, e che connota latto di bullismo, la modalit attraverso la quale viene espressa laggressivit. I rapporti che attualmente uniscono gli adolescenti sono infatti caratterizzati da una maggiore distanza emotiva e questo rende pi efferata laggressione nei confronti soprattutto dei deboli, perch non ci sono quei vincoli affettivi che consentono di moderare la propria istintualit. Pi che a bravate, quindi, oggi assistiamo a veri e propri atti anti-sociali, nei quali sembra che i ragazzi abbiano perso il senso di responsabilit. Dalle ricerche campionarie svolte da Telefono Azzurro ed Eurispes su una popolazione di ragazzi dai 12 ai 18 anni emerge che un terzo degli intervistati ha partecipato in qualche modo a fenomeni di bullismo e che il 17% ha avuto una parte attiva in azioni di minaccia o violenza. Questi dati confermano lentit del fenomeno e fanno protendere per una spiegazione pi complessa, che va oltre la manifestazione di una normale prova di forza adolescenziale. Ed proprio su questo aspetto che vorrei interrogarmi per riflettere sul senso che oggi assume laggressivit dei ragazzi, sia nei confronti di se stessi sia verso il gruppo dei pari. Mettendo a confronto la tipologia del bullo con quella della vittima, alcuni autori hanno sottolineato il fatto che il bullo, a differenza della vittima, non soffre di insicurezza e di bassa autostima e che ha piuttosto bisogno di dominare sugli altri senza provare la minima empatia. Se sul piano descrittivo questa constatazione del comportamento appare corretta, credo che a livello intrapsichico la dinamica sia pi complessa e che tutti i partecipanti al fenomeno condividano in fondo lo stesso nucleo complessuale. Vorrei innanzitutto distinguere, con Guggenbhl-Craig, un tipo di violenza in presenza di Eros, da un tipo di violenza che si svolge invece in assenza di Eros perch ritengo che proprio questa distinzione ci aiuti a cogliere la differenza tra la classica bravata e il fenomeno del bullismo. La violenza in presenza di Eros , infatti, quella che consente di mettere laggressivit al servizio di comportamenti adeguati socialmente ed eticamente e che favorisce empatia nella misura in cui mette a confronto delle forze che possono essere considerate paritetiche. Uno scontro di tipo adolescenziale favorisce in realt un incontro a un livello pi profondo nella misura in cui permette il riconoscimento dellaltro come superiore o inferiore in quel determinato ambito senza che si metta in atto un rifiuto radicale n una totale idealizzazione. La violenza in assenza di Eros, invece, si concretizza in atti distruttivi che si alimentano di se stessi perch lo scopo perseguito univoco, non toccato da quellambivalenza che permette di rimanere in contatto anche con la parte amorevole di se stesso. La violenza in presenza di Eros , dunque, quella che un individuo pu esercitare per difendersi o proteggere un altro da una sopraffazione o che funzionale al riconoscimento di un diritto o di un dovere (come molte delle azioni educative che gli adulti devono esercitare nei confronti dei bambini) mentre la violenza in assenza di eros quella che persegue solo i suoi scopi senza porsi degli obiettivi sociali educativi o relazionali, una violenza cio che viene esercitata sullaltro in quanto oggetto e non in quanto individuo. Nella relazione bullo-vittima manca innanzi tutto la simmetria del rapporto per cui entrambi i partecipanti condividono quellarea che oscilla senza soluzione di continuit tra impotenza e onnipotenza come se non ci fosse mai la possibilit di immaginare una trasformazione delle forze psichiche messe in campo. Una sorta di scissione che attribuisce a uno dei componenti del rapporto tutta la polarit opposta a quella dellaltro e che depriva entrambi del senso di umilt che aiuterebbe luno a chiedere aiuto e laltro a porgerlo. Una scissione in cui sembra convivere anche quella maggioranza silenziosa che non trova la forza di sollecitare cambiamenti, come se quellazione fosse una necessit ineludibile, una sorta di iniziazione a un mondo anestetizzato che non sembra accorgersi di nulla. Ragazzi che si trovano in campi di battaglia dove gli adulti non sembrano avere accesso per lincapacit a contenere unaggressivit agita, forse perch non sufficientemente elaborata, o a contrapporsi con una violenza che sia piena di Eros per porre limiti e confini al servizio di una convivenza sociale. in questo senso che anche il bullo pu essere considerato, a livello profondo, un insicuro, un individuo incapace di far fronte allinadeguatezza al punto da rimuoverla completamente a favore di una prepotenza che persegue solo il fine della supremazia sullaltro. Questa considerazione mi sembra particolarmente importante per le implicazioni che ha sul piano educativo e terapeutico e per la possibilit di continuare a immaginare nuovi percorsi almeno da parte degli adulti. Considerare il bullo solo come un individuo incapace di sintonizzarsi con le emozioni dellaltro e proteso solo alla supremazia, significa continuare a rimanere in quellottica di scissione che determina appunto il fenomeno nella sua complessit e che non consente di trovare soluzioni pi radicali al problema. N appare proficuo considerare la vittima solo come un individuo incapace, insicuro e ansioso perch questo significherebbe ignorare, da una parte, laggressivit repressa di cui portatrice e, dallaltra, la dimensione di onnipotenza presente nellatto di non chiedere aiuto. Ma tutto ci

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29 pu significare anche, a mio avviso, deresponsabilizzare gli adulti dal loro ruolo educativo e contenitivo. I dati rilevanti emersi nelle ricerche ci impongono una riflessione che non spinga verso atteggiamenti di tipo costituzionalistico, ma che chiami in causa lambiente ristretto della famiglia e quello pi allargato della societ. Dovremmo forse interrogarci sui modelli che, in quanto adulti, proponiamo ai nostri ragazzi e comprendere in che modo spingiamo verso comportamenti anestetizzati che ignorano la presenza di emozioni e affetti. Per la prima volta, per esempio, nella storia dellumanit lo sviluppo della tecnica non gestito dai padri ma dai figli e questo crea una mancanza di contenimento per i ragazzi. Lo sviluppo incessante dei mezzi di comunicazione aumenta sempre pi il dislivello e spesso gli adulti non sanno porsi come modelli n, tantomeno, come argini. Nellavventurarsi verso nuovi territori i ragazzi sono soli e non sono in grado di gestire le proprie emozioni al cospetto di strumenti che si propongono come seducenti ed eccitanti. Diventare registi delle proprie azioni, invadere la privacy dellaltro, sconfiggere virtualmente il nemico con azioni aggressive, essere costantemente in relazione con pi persone senza un confronto diretto sono tutte operazioni funzionali a garantire la propria supremazia senza sforzo e responsabilit. Senza sottolineare il concetto ormai chiaro della pericolosit di non saper adeguatamente distinguere il mondo reale da quello virtuale. Credo che i genitori e, per quel che possono gli insegnanti, dovrebbero porre seri limiti alluso sconsiderato di comunicazioni virtuali per aiutare i ragazzi a crescere emotivamente, oltre che cognitivamente. Luso, per esempio, di videogiochi che portano i ragazzi a imitare comportamenti violenti dovrebbe essere impedito nellinfanzia e permesso limitatamente nelladolescenza. Nella pratica clinica incontro spesso ragazzi che cadono preda di vere e proprie crisi di rabbia incontenibile dopo avere giocato per ore con lo stesso videogioco in cui bisogna ammazzare un numero sconsiderato di persone per passare al livello successivo. Credo che il dato si commenti da solo. Lincremento della comunicazione a distanza ha sicuramente ridotto la possibilit di incontri pi intimi che richiedono necessariamente vicinanza. La contraddizione quindi solo apparente, perch la facilitazione caratterizzata da incontri virtuali in cui si pu non essere se stessi protegge da quei sentimenti di inadeguatezza o vergogna che si possono sperimentare in un incontro reale. Lidea di poter raggiungere chiunque e in qualsiasi momento alimenta il senso di onnipotenza di cui i ragazzi sono portatori e impedisce il sano confronto con il limite. I ragazzi che vivono una parte considerevole del loro tempo in una realt virtuale non sperimentano la possibilit di sopportare la frustrazione e rischiano di rispondere con la violenza ogni volta che non riescono a soddisfare immediatamente una loro esigenza. Lincapacit di tollerare la frustrazione credo che sia la principale carenza dei nostri ragazzi e la responsabile di molte storie di disagio psichico e di devianza. Linsicurezza, la vergogna, il pudore e la preoccupazione sono sentimenti indispensabili per venire a patti con se stessi e con la vita, ma sembra che oggi anche gli adulti abbiano paura di farli sperimentare ai propri figli in nome di un presunto ideale di felicit. Innanzitutto ritengo che servirebbe una maggiore solidariet tra adulti, per indicare linee educative che siano coerenti. Troppo spesso genitori e insegnanti si trovano in posizione di contrasto, sovrapponendosi confusamente nei ruoli e lasciando spazio alle pretese o alle proteste dei ragazzi che trovano facili scappatoie a molte delle loro azioni. Mi riferisco in particolare al fatto che quando gli insegnanti assumono una posizione forte nei confronti di azioni violente vengono spesso accusati dai genitori quali persecutori del ragazzo. Leducazione del comportamento inizia molto presto, perch i bambini hanno bisogno di essere protetti dalla loro stessa aggressivit. Permettere a un bambino, come purtroppo accade sempre pi spesso, di reagire con violenza non penalizzandolo ma anzi incoraggiandolo per la sua forza significa non aiutarlo a capire che la comunicazione passa attraverso comportamenti pi evoluti come il linguaggio verbale. Non un caso che i disturbi del linguaggio siano in continuo aumento, proprio in una societ che sembra aver fatto della comunicazione il suo obiettivo supremo. Lapprendimento alla comunicazione deve partire dalle prime relazioni affettive e deve poter proseguire lungo tutto larco dello sviluppo. La comunicazione necessita di pause, si accresce attraverso le possibili incomprensioni e trova il suo massimo dispiegamento in un contesto che abbia una buona significativit emotiva. Non possibile raggiungere unadeguata maturazione se non ci si confronta con i limiti imposti dalla presenza dellaltro e questa la principale funzione educativa degli adulti.

c.i.Ps.Ps.i.a.
C E N T R O I TA L I A N O D I P S I C O T E R A P I A P S I C O A N A L I T I C A P E R L I N FA N Z I A E L A D O L E S C E N Z A
(Istituto di Formazione in Psicoterapia)

Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica per lInfanzia e lAdolescenza


(Riconosciuto dal MURST con Decreto del 16/11/2000) SCADENZA ISCRIZIONI 30 GIUGNO 2007 Segreteria c.i.Ps.Ps.i.a.: Via Savena Antico, 17 40139 Bologna tel./fax: 051/62.40.016; e-mail: segreteria@cipspsia.it; sito web: www.cipspsia.it

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30 Quando ci troviamo al cospetto di comportamenti fortemente aggressivi come quelli descritti in questi ultimi tempi dalla cronaca possiamo sicuramente affermare che ci troviamo allapice di una linea di condotta preesistente. A parte casi eccezionali in cui ci pu essere una reazione improvvisa ed eccessiva, il ragazzo che arriva a un gesto violento ha gi sperimentato profondi sentimenti di inadeguatezza e ha sicuramente mostrato dei segnali che sono stati disattesi dallambiente. Questi segnali possono essere di varia natura, ma sono quasi sempre riconoscibili a un occhio attento. Come stato evidenziato in storie diventate di dominio pubblico, alcuni di questi ragazzi presentavano unesagerata timidezza e una forte chiusura nei confronti dei coetanei, mentre altri avevano presentato fin dai primi anni di scuola un comportamento aggressivo. Nel primo caso si tratta di ragazzi che non riescono a confrontarsi con i coetanei utilizzando la giusta dose di aggressivit per rispondere alla critica o allinsensibilit e quindi si uniscono a una banda forte per trovare unidentit e riscattare il senso di insopportabile impotenza. Nel secondo caso si tratta invece di ragazzi che non sono stati adeguatamente contenuti a tempo debito e che hanno fatto della violenza la strategia comunicativa per eccellenza. chiaro che in entrambi i casi sarebbe necessario un intervento delladulto prima che il comportamento si esasperi oltre i limiti sopportabili dal ragazzo. Di fronte a un comportamento violento sono necessarie fondamentalmente una buona dose di empatia per il disagio sottostante latto e un adeguato senso di responsabilizzazione per le conseguenze del comportamento violento. Questi atteggiamenti sono entrambi necessari per comunicare al ragazzo la gravit dellatto senza condannarlo irrimediabilmente. Mi sembra che un problema oggi molto frequente tra gli adolescenti e tra i bambini sia uneccessiva inconsapevolezza del proprio operato in nome di una comprensione a oltranza da parte degli adulti. Per contenere realmente un ragazzo necessario essere vicino alla sua emozione in modo da stimolarlo a unelaborazione e a una possibile riparazione del danno. Perdonarlo o condannarlo troppo in fretta significa invitarlo a rimuovere i sentimenti penosi che si nascondono dietro il suo comportamento deprivandolo di una possibile trasformazione. Sono quindi necessari interventi mirati nella scuola per consentire ai ragazzi unelaborazione dei propri vissuti proprio nel luogo dove si perpetrano le loro azioni negative. Unesperienza che stiamo conducendo da due anni in una scuola media alla periferia di Roma ci ha fatto comprendere quanto, al di l di possibili aspettative, i ragazzi siano pronti a chiedere aiuto. Il nostro progetto iniziale riguardava soprattutto interventi in aula e un coinvolgimento degli insegnanti con lidea che i ragazzi di quellet non avrebbero usufruito dello sportello dascolto. Abbiamo invece dovuto potenziare il nostro intervento con i ragazzi, che sono stati i primi a usufruire di uno spazio psicologico, aiutando anche gli adulti ad avere fiducia in un ascolto pi attento che potesse andare oltre le prestazioni e gli obiettivi frenetici di un apprendimento senzanima.

N ovum

Istituto di Ortofonologia

Novum uno spazio culturale promosso dal Consiglio dei Docenti della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia dellet evolutiva a indirizzo psicodinamico dellIstituto di Ortofonologia. costituito dagli specializzandi, dai diplomati e dai docenti della Scuola.

N o vum
Ladesione a Novum prevede la partecipazione ai Forum, la partecipazione gratuita ai convegni dellIstituto e la possibilit di partecipare ai futuri servizi che saranno attivati (ECM, etc.). Sul sito (accesso protetto da password) verranno pubblicati gli abstract degli elaborati clinici dei diplomati della Scuola; saranno disponibili video di eventi culturali e scientifici promossi dallIstituto; prevista lapertura di una sala virtuale come forum di scambio comunicativo e di un forum clinico; sar approntata una sezione dedicata alla consultazione di materiale didattico e bibliografico; in progettazione una sezione che raccolga i lavori prodotti nellambito del seminario interdisciplinare su Cinema e Letteratura.

Novum riceve anche il contributo scientifico e culturale di esperti del settore. Lo scopo quello di favorire lo scambio professionale, scientifico, informativo tra i partecipanti e di convogliare ricerche, elaborati, articoli e materiali vari per renderli condivisibili e disponibili sullo spazio in allestimento del sito dellIstituto. Annualmente previsto un incontro di tutti i partecipanti su temi preordinati.

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Per parlare di adolescienza. Gli adulti di fronte a una nuova sfida*

l giorno sabato 3 marzo 2007 si svolto a Teramo il 1 Convegno organizzato dallAssociazione ARPEA (Associazione Romana di Psicoterapia per let Evolutiva e lAdolescenza) dal titolo Per parlare di adolescienza. Gli adulti di fronte a una nuova sfida. La scelta di questo tema il risultato del primo anno di attivit dellAssociazione, che ha voluto porre lattenzione su unet particolare della vita. let che crea pi preoccupazioni, pi dubbi e pi difficolt al mondo degli adulti, non solo ai genitori e alla famiglia pi estesa, ma anche alle istituzioni, alla scuola, agli insegnanti, ai medici, agli psicologi, agli psicoterapeuti e in generale a tutti coloro che si occupano di adolescenti. stata volutamente inserita una i nella parola adolescenza, perch crediamo che per la sua complessit e per gli interrogativi che evoca possa essere considerata una nuova scienza. La giornata, ricca di interventi, ha visto il susseguirsi di relazioni relative ai diversi aspetti delladolescenza trattati da diversi punti di vista: Le caratteristiche del comportamento alimentare in adolescenza dott. Pietro Campanaro, nutrizionista specialista in scienze dellalimentazione del Centro Regionale di Fisiopatologia della nutrizione di Giulianova (TE); Psicosomatica e psicoterapia analitica nelladolescenza: dal corpo ai sogni dott. Fausto Agresta, psicologo, psicoterapeuta, docente di psicosomatica, Facolt di Psicologia (Prof. M. Fulcheri), Universit di Chieti; Sulladolescentologia: un punto di vista medico dott.ssa Giuliana Ciarelli, pediatra di base e adolescentologa, Teramo; I servizi di fronte al disagio mentale in Adolescenza dott. Renato Cerbo, Neuropsichiatria infantile, direttore Centro Regionale per le psicosi infantili, Universit-ASL, LAquila; Il bullismo tra senso di inadeguatezza e onnipotenza dott.ssa Magda Di Renzo, analista junghiana, direttrice della Scuola di Psicoterapia dellEt Evolutiva, Istituto di Ortofonologia, Roma; La distanza tra le reali motivazioni allo studio degli adolescenti e gli insegnanti: siamo vecchi? dott.ssa Daniela Patriarca, insegnante Liceo Scientifico A. Einstein, Teramo; La disabilitadolescenza. Il disabile e il mito delladolescenza dott. David Pizzi, assistente sociale specialista, Istituzione dei servizi Sociali, Vasto (CH); Adozione e adolescenza dott.ssa Clementina Salerni, psicologa, referente per larea psicologica dellente autorizzato In cammino per la famiglia, Chieti, Centro Il Piccolo Principe, Pescara; Il linguaggio degli adolescenti dott.ssa Anna Mammoli, psicologa, psicoterapeuta, Istituto di Ortofonologia, Roma; Piercing e tatuaggi: la manipolazione del corpo in adolescenza dott.ssa Mariella Tocco, psicologa, psicoterapeuta dellet evolutiva, responsabile del Servizio di diagnosi e valutazione ARPEA, Centro Il Piccolo Principe, Pescara.

Obiettivo del Convegno stato quello di dare voce alle mille sfaccettature del mondo adolescenziale che il dott. Campanaro ha paragonato a un caminetto o a una Ferrari il corpo delladolescente ha bisogno di un adeguato rifornimento perch altrimenti il fuoco non arde o il motore si ingolfa e che la dott.ssa Ciarelli ha definito entrata nel mistero chiamata alla vita. una fase positiva della crescita ma anche ad alto rischio di fallimento sottolinea il dott. Cerbo e prosegue non dobbiamo aspettare ladolescente ma dobbiamo raggiungerlo nei luoghi di vita; la dott.ssa Patriarca ci offre la possibilit di entrare nel mondo degli adolescenti e sentire la loro voce, i loro pensieri leggendo qualche brano dai loro temi mentre il dott. Agresta sottolinea limportanza del ruolo della famiglia. La dott.ssa Di Renzo illustra un tema di attualit recente, il bullismo, sottolineando lincapacit delladulto di contenere laggressivit delladolescente facendosi portavoce di quanti, guardando le immagini alla TV, hanno pensato: Ma dove erano gli adulti quando quei ragazzi maltrattavano il loro compagno?. E cosa dire poi delladolescente disabile con le sue grandi risorse, che il dott. Pizzi ha illustrato con unimmagine anche gli asini hanno le ali a indicare la straordinaria capacit di questi soggetti di utilizzare le proprie risorse personali? Quali risposte dare alladolescente adottato, angosciosamente alla ricerca della propria identit e delle proprie origini, descritto dalla dott.ssa Salerni? Cosa pensare di quegli strani modi di esprimersi descritti dalla dott.ssa Memmoli il linguaggio moderno degli sms e dei murales e dalla dott.ssa Tocco i piercing e i tatuaggi? Sono tanti gli interrogativi ai quali tale convegno ha cercato di dare delle risposte, risposte che forse stiamo ancora cercando. Questa giornata stata sicuramente ricca di spunti di riflessione soprattutto per noi adulti, genitori, professionisti, che abbiamo la tendenza a mettere in discussione i comportamenti degli adolescenti e non pensiamo che probabilmente i primi a mettersi in discussione dovremmo essere proprio noi. Con affetto ringraziamo i relatori intervenuti al Convegno, i partecipanti, in particolare gli studenti adolescenti che hanno accolto il nostro invito, la Citt di Teramo, la Provincia di Teramo e lOrdine degli Psicologi dellAbruzzo.

* Il presente articolo stato redatto da DANIELA CARDAMONI, psicologa, corso quadriennale di specializzazione in psicoterapia dellet evolutiva dellIstituto di Ortofonologia di Roma, presidente ARPEA; DANIELA QUINTO, psicologa, psicoterapeuta dellet evolutiva, vicepresidente ARPEA; MARIELLA TOCCO, psicologa, psicoterapeuta dellet evolutiva, responsabile servizio di psicodiagnosi e valutazione ARPEA; SIMONA TRISI, psicologa, psicoterapeuta dellet evolutiva, responsabile servizio di psicoterapia ARPEA.

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Giornata dei lettori e delle letture
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n appuntamento da non mancare. Lo avevamo detto e cos stato. Ingresso lib(e)ro, levento culturale che si svolto a Roma il 24 marzo allAuditorium di via Rieti, ha richiamato tante persone attente e interessate, come si conviene a una Giornata dei lettori e delle letture. Un grande evento per le Edizioni Magi che, per la prima volta dopo dieci anni hanno organizzato, dalle 10 alle 23, una serie di tavole rotonde con esperti e di presentazioni di novit editoriali. Una scommessa e una sfida, questo evento, che ha richiesto il lavoro di tutti noi, dallufficio commerciale a quello delle pubbliche relazioni e allufficio stampa, senza dimenticare limpegno della redazione che ogni giorno segue in tutte le fasi i nostri libri. Tutti insieme, sotto lo sguardo attento di Federico Bianchi di Castelbianco e di Magda Di Renzo, abbiamo accolto lettori, esperti e tutti coloro che hanno risposto al nostro invito a partecipare a questo evento. In tanti sono venuti ad ascoltare gli esperti e gli autori dei nostri libri, a partecipare con domande e interventi alle tavole rotonde. Ed ecco che abbiamo potuto dare un volto ai nostri lettori: insegnanti, docenti, pedagogisti, psicologi, assistenti sociali, psichiatri, studenti universitari ma anche genitori e tante donne, interessate alla nostra collana Parole daltro genere. Tra un dibattito e un altro stato possibile fare uno spuntino e acquistare i nostri libri, dando unocchiata anche alle nostre novit e a tutta la nostra produzione editoriale. Per premiare linteresse dei lettori, stato rilasciato un attestato di partecipazione ed stato dato in omaggio un libro in tema con la sessione seguita. La formula scelta, quella delle tavole rotonde, ha consentito di mettere a confronto punti di vista diversi e di dare spazio agli interventi del pubblico. Di grande interesse le tematiche scelte: il rapporto genitori-figli, la sensibilit e la creativit femminile, le fasi delladolescenza. Molto seguito, in serata, lincontro con i principali esperti sul pensiero junghiano e i suoi sviluppi. Non sono mancate le presentazioni di alcune novit e di due riviste, AeP Adolescenza e Psicoanalisi, organo ufficiale

dellA.R.P.Ad. e di RPA, la Rivista di Psicologia Analitica dellAssociazione Gruppo di Psicologia Analitica. Ecco una sintesi delle varie sessioni: I. PROFESSIONE GENITORE Certi che leducazione di un figlio comincia dalleducazione dei suoi genitori, abbiamo messo a confronto il parere di alcuni nostri autori ed esperti sul nuovo concetto di famiglia, sul ruolo dei padri, sul rapporto tra genitori e scuola. Di grande interesse il dibattito su bambini e pubblicit (professoressa Maria DAlessio). Si parlato anche dei problemi dei bambini in ospedale (Michele Capurso) e di come i bambini vivono gli adulti, insieme a psicologi e psicoterapeuti (Francesca Emili, Flavia Ferrazzoli, Bruno Tagliacozzi). La dottoressa Simonetta Matone, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Roma, ci ha spiegato perch Il tribunale non risolve. Una mamma Mery La Rosa ci ha parlato delladozione e della sua allegra trib, ripercorrendo tutte le tappe del suo percorso. A moderare la sessione e a parlare di quel figlio che non arriva la senatrice Paola Binetti, autrice del libro Una storia tormentata. Il desiderio di maternit e di paternit nelle coppie sterili. II. PAGINE AL FEMMINILE Sul palco le donne che scrivono, che si occupano di cura e di educazione, che si misurano con il tempo che passa, con il difficile rapporto col Potere. Abbiamo messo a confronto madri e figlie e ascoltato le testimonianze di chi si trova, ancora oggi, ad affrontare il tema della violenza sulle donne. Non mancato lintervento di uno psicoterapeuta (Alessandro De Filippi) attento a queste tematiche, nellottica secondo la quale non pu mai venire meno il confronto con il Maschile. A moderare, Elena Liotta, curatrice della nostra Collana Parole daltro genere che ha guidato il dibattito e gli interventi delle autrici Daniela Lucatti e Geni Valle, della psicoanalista Carole Beebe Tarantelli e della psicoterapeuta Renata Biserni.

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III. ADOLESCENZE, ET SORPRENDENTI Per indagare i passaggi dellet in cui pi facile perdersi, abbiamo passato in rassegna i passaggi non sempre lineari delladolescenza, la ricerca dellidentit che passa attraverso riti di iniziazione e del rischio e che si confronta con le regole del gruppo. Tutto da esplorare il rapporto con limmagine allo specchio che cambia e che spesso difficile da accettare. Sotto la guida del professor Gianluigi Monniello, hanno attraversato il pianeta adolescenza la professoressa Anna Maria Di Santo, il neuropsichiatra infantile Italo Gionangeli, lanalista junghiana Luisa Ruffa e lo psicoterapeuta Luca Vallario. IV. INCONTRARE JUNG Tutta dedicata al pensiero junghiano lultima sessione del nostro evento, con un confronto a 360 gradi sulle teorie di Jung: grazie agli interventi di noti esperti (Magda Di Renzo moderatrice, Paolo Aite, Robert Mercurio, Luciano Perez, Marcello Pignatelli, Luigi Turinese, Antonio Vitolo e Clau-

dio Widmann) stato possibile riscontrare la grande attualit del suo pensiero. Si parlato dei suoi viaggi in Africa, in India e in America e delle sue Lettere , pubblicate di recente in tre volumi in unedizione di prestigio. Abbiamo anche preso in esame quelle Immagini dallinconscio come sogni e fiabe su cui si basa la psicologia analitica. Si parlato anche del gioco della sabbia e del rapporto tra luomo e il suo destino. Tutti hanno avuto la possibilit di conoscere Jung come persona e come psicologo. Lui che ha trattato la psiche con locchio del ricercatore e come un amante dellanima. Larticolo che segue la trascrizione dellintervento del dottor Bruno Tagliacozzi, analista junghiano, psicoterapeuta dellIstituto di Ortofonologia di Roma alla sessione Professione genitore. Rita Proto Ufficio Stampa Edizioni Magi

Novit editoriali presentate:

Dal sentire allessere Il libro tratta di un approccio terapeutico (i Gruppi di Incontro, introdotti in Italia allinizio degli anni Settanta) volto a potenziare le facolt fondamentali della persona (sensazioni-emozioni-sentimenti, cognizione, immaginazione) e a sviluppare una buona capacit relazionale. Dopo aver ricostruito lo sfondo socio-culturale nel quale tale metodica ha avuto origine, lautrice Maria Felice Pacitto, che stata tra i primi a utilizzarla in Italia, ne ha illustrato il funzionamento e le possibilit di applicazione. Relatori Giovanni Salonia, direttore della scuola di specializzazione in psicoterapia della Gestalt H.C.C. e Michele Festa, direttore CSU Centro Studi Umanologia di Roma. Omicida e artista, le due facce del serial killer Come sarebbe andata se Hitler fosse stato accettato nellAccademia di Belle Arti di Vienna? Da questa insolita domanda parte Ruben De Luca, autore di questo testo che, per la prima volta, descrive i serial killer come artisti mancati, analizzandone le opere pittoriche. Lipotesi innovativa che si possa impostare un trattamento di arteterapia che trasformi la pulsione distruttrice in unenergia creatrice. intervenuta, oltre allautore, Chiara Camerani, psicologa, presidente CEPIC, Centro Europeo di Psicologia, Investigazione e Criminologia. Rivista AeP Adolescenza e Psicoanalisi Organo ufficiale dellA.R.P.Ad., lAssociazione Romana per la Psicoterapia dellAdolescenza. Fondata da Arnaldo Novelletto, semestrale ed lunica dedicata alla psicoanalisi delladolescenza e alle sue espressioni nei contesti istituzionali. aperta ai contributi di altri gruppi italiani che si occupano di adolescenza. Ne hanno parlato Gianluigi Monniello, Direttore AeP, Psicoanalista SPI, Sapienza Universit di Roma, Adriana Maltese, Presidente A.R.P.Ad. Psicoanalista SPI, Sapienza Universit di Roma, Daniele Biondo, Ordinario A.R.P.Ad., Tito Baldini, Docente A.R.P.Ad., Psicoanalista SPI. Affetto, trauma, alessitimia Carole Beebe Tarantelli, psicoanalista e docente Sapienza Universit di Roma e Luigi Scoppola, psichiatra libero docente in Gerontologia e didatta S.I.P.P., hanno parlato del trauma psichico e del suo effetto pi grave, lalessitimia: la difficolt di riconoscere e descrivere i propri sentimenti. Analizzati a fondo i processi che sostengono il nostro equilibrio emotivo, gli eventi che lo minano ma soprattutto le cure che cercano di ripristinarlo. Da ieri a oggi Il pensiero di Carl Gustav Jung e la storia della Rivista di Psicologia Analitica presente in Italia dal 1970 Prima uscita ufficiale per RPA, la prima rivista italiana che ha voluto diffondere il pensiero di Carl Gustav Jung. Ha carattere monografico ed semestrale. La sua redazione costituita da analisti dellInternazionale Junghiana. Apre le sue pagine ad altre scuole analitiche e pensatori di altre discipline. Sono intervenuti Paolo Aite, psichiatra, analista didatta junghiano, Marcello Pignatelli medico, analista junghiano e Angelo Malinconico, psichiatra, analista junghiano. La fabbrica delle immagini Cosa pu comunicare un film? Quali sono le emozioni e i sentimenti che vuole rappresentare? Ne abbiamo parlato con lautrice Teresa Biondi, Adriana Berselli, costumista per le scene dello spettacolo, Flavio De Bernardinis, storico e critico di Cinema, Sapienza Universit di Roma, Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Chiamate in causa Antropologia e Psicologia, per una storia sui generis del Cinema che analizza i modelli culturali rappresentati nella messa in scena filmica.

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Professione genitore: dagli Egizi allangolo piatto


BRUNO TAGLIACOZZI
Coordinatore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia dellEt Evolutiva a indirizzo psicodinamico dellIstituto di Ortofonologia, analista junghiano, CIPA Roma
Relazione presentata alla tavola rotonda Professione genitore, nellambito della manifestazione Ingresso lib(e)ro. Giornata dei lettori e delle letture a cura delle Edizioni Magi tenutasi a Roma il 24 marzo 2007

iamo ospiti della casa editrice Magi che ringrazio per linvito a presenziare a questa tavola rotonda sulla Professione genitore in un ambiente ricco di parole scritte e di immagini. Non ho resistito alla tentazione di iniziare il mio intervento parlandovi attraverso delle immagini: un film, Million Dollar Baby, del 2004, vincitore di quattro premi Oscar, con attore protagonista e regista Clint Eastwood. Million Dollar Baby la storia di una giovane donna, Maggie, e di un uomo in et avanzata, Frankie. Lei una cameriera in cerca di un riscatto personale e sociale attraverso la boxe; lui il gestore di una scalcinata ma umanissima palestra di pugili. Lei cerca un padre prematuramente scomparso lunico in famiglia con il quale aveva avuto un rapporto significativo; lui cerca una figlia che non vede da anni e che ostinatamente respinge le lettere sue al mittente. Un film che sobriamente, ma con calore e sentimento tocca i temi fondamentali dei rapporti generazionali. I due, insieme, arriveranno al successo, fino allevento tragico che segner la fine di un sogno e il definitivo consolidarsi di una relazione profonda fra i due personaggi. Al termine del film, la voce narrante chiuder cos lultima scena: Frankie non mai pi tornato. Non ha lasciato neanche un messaggio, nessuno ha mai saputo che fine abbia fatto. Ho sperato che fosse venuto a cercare te [la figlia naturale]. A chiederti per lennesima volta di perdonarlo. Ma forse non cera rimasto pi niente nel suo cuore. Spero solo che abbia trovato un posto dove vivere in pace. Un posto in mezzo ai cedri e alle querce. Sperduto tra il nulla e laddio. Ma forse soltanto unillusione. Ovunque si trovi adesso, ho pensato che fosse giusto farti sapere chi era veramente tuo padre. Perch ho voluto narrarvi questo film? Perch introduce molto bene il tema di cui voglio parlarvi: la relazione tra genitori e figli. E questo film una dimostrazione di quanto profonda questa esigenza e di quanto facilmente possiamo disattenderla. Di quanto pi facile, a volte, ricostruire una relazione da capo piuttosto che viverla con le persone giuste. Fermiamoci qui e cancelliamo tutto. Torniamo alla realt. La storia del film drammatica, ma proviamo a pensare se nella vita di tutti i giorni potremmo trovarci in una situazione simile. In una situazione, cio, in cui stiamo ponendo i presupposti per vivere in maniera distorta il rapporto con laltro, in cui le fantasie e i desideri del genitore possono portare a non vedere il figlio reale. E qui non posso non ricordare Jung quan-

do afferma che: Gli influssi pi forti che agiscono sui bambini non provengono affatto dallatteggiamento cosciente dei genitori, bens dal loro sfondo inconscio. Ci che di norma influisce di pi sul bambino a livello psichico quella vita che i genitori non hanno vissuto: quel pezzo di vita che eventualmente avrebbe anche potuto essere vissuto, se certi pretesti pi o meno sottili non lavessero impedito. Si tratta di un aspetto della vita a cui ci si sottratti, magari con una pia menzogna. Da qui si svilupperanno i germi pi virulenti2. Un esempio pratico. Avete presente un padre alla partita di calcio del figlio? Il primo pensa di essere il padre di Totti, mentre il figlio non riesce a farsi una ragione del perch il genitore non capisca le sue difficolt, non lo aiuti, non lo conforti invece di inveire contro di lui. come se il padre vedesse unimmagine diversa da quella del figlio reale, come se avesse una benda sugli occhi, come se giocasse a moscacieca, mentre su quella benda si riflettono immagini interiori e non il figlio reale. Un altro esempio. Le aspirazioni scolastico-culturali di una madre nei confronti di un figlio. Anche qui ci ritroviamo in una situazione simile, in cui il bambino rischia di non essere visto: la mamma vede nella sua benda Einstein, Aristotele o Piero Angela, ma non riesce a prendere contatto con il bambino reale che ha davanti a s. Fermiamoci nuovamente e cancelliamo tutto. Lasciamo solamente limmagine del genitore che gioca a moscacieca con il bambino. Cambiamo prospettiva e mettiamoci dalla parte del bambino. Il bambino si sente trasparente come quando ci si siede a tavola, tutti intorno alla tavola e voi siete lunica persona di spalle al televisore Se il genitore nel proprio mondo immaginario quando si relaziona con il figlio, quale possibilit ha il bambino di farsi sentire, di esprimere le sue paure, le sue angosce? Al bambino non resta che seguire la stessa strada indicata dai genitori: la fuga nellimmaginario. Cos a un genitore che si rapporta con un figlio immaginario far da sponda un bambino che si relazioner con genitori immaginari. Perch capite quanto difficile rapportarsi con dei genitori che non ti capiscono rispetto a dei genitori perfetti: immaginari ma perfetti! Pensate cos a tutte quelle patologie che vanno dal mentire patologico fino alla pseudologia fantastica. Limpossibilit di un incontro reale

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sulle questioni fondamentali della vita: affetto, accudimento, protezione, comprensione e la necessaria e conseguente fuga dalla realt. Ma volevo lasciarvi un messaggio positivo e di speranza e, quindi, andiamo a cercare unalternativa che ci consenta di trovare o ritrovare un terreno sul quale instaurare un dialogo tra genitori e figli.

Fermiamoci ancora una volta, cancelliamo tutto e ricominciamo da capo.


Dobbiamo individuare uno spazio nella vita quotidiana allinterno del quale stabilire un contatto con il bambino reale e non con quello immaginario. Proviamo a pensare alla nostra giornata tipo. Dov il bambino reale? Sicuramente quello che dorme nella sua stanza per circa 10 ore ogni notte. Quello s il bambino reale, ma purtroppo non sta in relazione con noi: dorme. A scuola, allora, in quelle 8 ore certamente sveglio. Ma anche in questo caso il bambino reale non in contatto con noi. Facendo un rapido conto: 10 + 8 = 18 e 24 18 = 6: ci rimangono circa 6 ore per entrare in contatto con nostro figlio. Inizia il pomeriggio. Certamente anche lui avr bisogno dei suoi tempi di recupero, da alternare fra un po di attivit fisica, di catechismo, qualche visita medica, un po di televisione, di PlayStation, di Game Boy, ecc. Pazienza per ci resta il momento della cena: tutti insieme intorno a una tavola per incontrarci. Per: il pap vuole ascoltare il telegiornale, la mamma desidera vedere il suo programma preferito e i bambini mettono il muso se non vedono i cartoni. E magari siete anche quello trasparente di spalle alla televisione Avete mai pensato che la nostra vita si svolge come quella degli antichi Egizi raffigurata negli affreschi delle piramidi? Loro non conoscevano le leggi della prospettiva. Noi s, ma usiamo sempre la prospettiva centrale, quella con il punto di fuga al centro del foglio; tutti guardiamo verso il centro e i nostri scambi comunicativi si svolgono perennemente di fianco: siamo di fianco quando si guarda la televisione, quando si sta in macchina, quando si passeggia, nel confessionale della liturgia cattolica e persino sul lettino dellanalista. Per fortuna, rimangono ancora unora o due prima di andare a dormire. Ma siamo oramai tutti stanchi e assonnati. E ci si addormenta come capita, ma sempre con lo sguardo fisso verso il punto di fuga del televisore e rigorosamente di fianco. Ma allora: dove possiamo recuperare il rapporto con il nostro bambino reale?

necessarie sullarrivo di un figlio nella nostra vita. Non pensate che abbia troppo esagerato nel raccontarvi le 24 ore del nostro ipotetico bambino. Purtroppo la quotidianit del lavoro con i genitori mi costringe a questo duro realismo, pur lenito dagli sforzi di tante mamme e tanti pap che riscoprono attraverso la riflessione e la consapevolezza la ricchezza del ruolo genitoriale. Entrare in contatto con il bambino reale significa smettere di giocare a moscacieca, togliere la benda e guardare nostro figlio negli occhi, con le sue debolezze e la sua forza. In un contatto profondo fatto di ascolto e dialogo, di attenzione e preoccupazione. un cambiamento di prospettiva di soli 180 rispetto al vivere di profilo; praticamente un angolo piatto, se non fosse che questo termine, piatto, evoca una mancanza di profondit. Ma in realt nel linguaggio matematico langolo piatto definito come langolo i cui lati siano luno il prolungamento dellaltro2, e allora quale immagine migliore per rappresentare il rapporto tra genitore e figlio: luno il prolungamento dellaltro, restituendoci non solo il senso di un contatto diretto e contestuale, ma anche una prospettiva storica di trasmissione di valori ed esperienze attraverso le generazioni. E ancora, il prolungamento presuppone anche il contatto fisico, il toccarsi, labbracciarsi, il ritorno a modalit antiche di comunicazione profonda con laltro che hanno caratterizzato linizio della vita e, soprattutto, linizio della vita di relazione alla nascita del bambino. Entrare nel campo visivo dellaltro, comunicare, stringere un contatto fisico. Fermiamoci definitivamente, ma questa volta non cancelliamo nulla.

NOTE
1. Prefazione a F.G. Wickes, Il mondo psichico dellinfanzia (1931), in Opere, vol. XVII, Lo sviluppo della personalit, Torino, Bollati Boringhieri, 1991, p. 42. 2. Voce: piatto, tratta dal Vocabolario della Lingua Italiana, edito dallIstituto della Enciclopedia Italiana.

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Fermiamoci, cancelliamo tutto, ricominciamo da capo.


Il nostro bambino l, davanti a noi, tutti i giorni e siamo noi a educarlo allaffettivit e alla relazione, uneducazione che non possiamo relegare a qualche guizzo di presenzialismo del fine settimana. Non dobbiamo poi stupirci se ladolescenza si trasformer da periodo critico a un periodo impossibile: il lasso di tempo che intercorre fra linfanzia e la pubert incredibilmente breve. Il rapporto con un figlio non si pu rimandare nel tempo o al tempo in cui sar in grado di parlare e di risponderci o a tempi migliori: un rapporto che va costruito subito, ancor prima della sua nascita, con le fantasie questa volta s

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NOVIT GENNAIOAPRILE

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Professione genitore
BARBARA MONDELLI IO TI AMORO
ovvero sullarte, in disuso, di essere genitori normali
PROFESSIONE GENITORE ISBN: 978-88-7487-217-6 C 12,00 FORMATO: 13X21 PAGG. 104 ono infallibili, di norma, i presupposti che tutte le famiglie siano diverse, che scrivere i manuali per i genitori sia compito di esperti, che non ci siano soluzioni uguali per problemi apparentemente uguali. Ma quando una mamma (di tre figli maschi) decide di raccontare il modo in cui ha organizzato la propria famiglia, le scelte che ha fatto nelle situazioni problematiche, le sensazioni che lhanno guidata nelle delicate questioni delleducazione giornaliera, e se questo racconto trasuda di logica, ironia, affetto, buon senso e santa pazienza, ne viene fuori un qualcosa che supera di gran lunga il consiglio del pi esperto degli esperti. Come fare per riuscire a sentirli tutti e tre mentre parlano contemporaneamente? Come dividere lattenzione e laffetto perch nessuno si senta geloso? Come non farsi inghiottire dalle faccende domestiche e trovare il tempo per stare insieme? Come ricavare del tempo per se stessi? E poi, le autonomie personali, la scuola, i parenti, gli amici. La societ dei consumi e leconomia domestica. La qualit del tempo libero. Questo vivace ritratto di una famiglia diventa, fin dalle prime pagine, una fonte da cui non pochi genitori potranno attingere a piene mani.

Pedagogia clinica
GUIDO PESCI MARTA MANI (a cura di) IL PEDAGOGISTA CLINICO NELLE ISTITUZIONI
PEDAGOGIA CLINICA ISBN: 978-88-7487-226-8
C 13,00 FORMATO: 15,5X21 PAGG. 144

l criterio qualificante una professione, che contempla l'acquisizione di competenze, di produzioni del sapere e di abilit nell'impiego di metodi e tecniche, fa del pedagogista clinico un protagonista ampiamente premiato dalla rilevanza sociale dei suoi interventi specialistici. Egli esercita la professione in studi o centri privati, conduce attivit su progetti e convenzioni in istituzioni sanitarie, sociali, scolastiche e giudiziarie ed in grado di incidere positivamente e con significativi vantaggi sulla societ. Nel volume il lettore trova illustrate esperienze concrete, che ben richiamano l'attenzione sulla competenza dei pedagogisti clinici e sugli spazi operativi in cui essi agiscono.

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EDIZIONI MAGI
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Forma mentis
F. BIANCHI DI CASTELBIANCO M. CAPURSO M. DI RENZO TI RACCONTO IL MIO OSPEDALE Esprimere e comprendere il vissuto della malattia
FORMA MENTIS ISBN: 978-88-7487-209-1 C 20,00 FORMATO: 14,5X21 PAGG. 208

TERESA BIONDI LA FABBRICA DELLE IMMAGINI Cultura e psicologia nell'arte filmica


FORMA MENTIS ISBN: 978-88-7487-188-9 C 26,00 FORMATO: 16,5X24 PAGG. 288

elemento che pi di ogni altro determina la percezione di una malattia il vissuto che la accompagna. Per poterlo comprendere necessario dare direttamente voce al bambino, accogliendo le sue modalit espressive e ascoltandone le esperienze di ospedalizzazione. Solo cos possibile capire come il bambino vive e si rappresenta la malattia, di cosa ha bisogno per affrontarla, quali aspetti della relazione di aiuto sono per lui i pi efficaci. Nello svolgimento della ricerca,di cui questo libro riassume gli esiti, si scelto di ascoltare direttamente i bambini, andandoli a incontrare nel luogo di cura. Le forme espressive di grande libert il disegno, la scrittura, la poesia accompagnate dalla ricerca di amicizie, dal gioco e, soprattutto, dallascolto empatico da parte degli adulti, hanno consentito ai bambini di rivelare i loro sentimenti. Le risposte emotive del nucleo familiare, le modalit di erogazione della cura e le caratteristiche del luogo in cui si affronta il processo di guarigione, viste e narrate con gli occhi dei bambini malati, ci consentono di vedere sotto una luce nuova alcune delle problematiche connesse allospedalizzazione in et pediatrica. Oltre a offrire concreti spunti formativi e nuove conoscenze per aiutare quanti operano nellambito della malattia pediatrica e della relazione di aiuto, i risultati di questa indagine hanno valenze riferibili a tutto il mondo dellinfanzia. Emerge con chiarezza che quando il bambino ha lopportunit di esprimersi, impara ad avere meno paura del proprio mondo interiore e riesce a far fronte anche ad eventi eccezionali e ad emozioni penose. Ogni volta che interviene attivamente su decisioni che lo coinvolgono, si abitua a fare altrettanto anche nelle situazioni ordinarie,imparando limportanza della partecipazione attiva nella societ in cui vive. La capacit di far sentire la propria voce in modo costruttivo di fronte a un problema diventa cos uno strumento inestimabile nel suo processo di crescita.

a storia del cinema ci regala un grande numero di film che contengono immagini e fatti provenienti da ogni parte del mondo, raccontati da svariati punti di vista e, quindi, in grado di divenire un compendio della cultura, della conoscenza e dellanima umana. Il volume illustra i concetti che sottendono la costruzione del racconto filmico e le forme di rappresentazione attraverso immagini. Dalle immagini nella mente alle immagini in movimento... La capacit del cinema di riprodurre immagini mentali, modi di pensare e comportamenti nei diversi ambienti culturali di appartenenza si concretizza nella creazione di una vera e propria psico-antropologia filmica della contemporaneit, in grado di mettere in scena le caratterizzazioni tipiche dei popoli e delle nazioni e la multiculturalit e multietnicit, anche nellottica della globalizzazione, con il conseguente annullamento delle specificit culturali, delle differenze e dei contenuti originari. Il volume, attraverso la prospettiva interdisciplinare dellanalisi filmica che permette lapprofondimento delle funzioni simboliche , considera il prodotto filmico lespressione e la rappresentazione dellinconscio e dellimmaginario individuale e collettivo. Partendo dalla teoria moreniana che afferma la capacit magica della riproduzione tecnica delle immagini viventi e dallanalisi del linguaggio filmico, si prosegue alla scoperta degli strumenti utilizzati dalla cinematografia per esteriorizzare linconscio, allesame delle forme e delle tecniche del pensiero narrativo, della capacit di simulare attivit mentali e di mettere in scena lessenza intima del pensiero delluomo correlato con le azioni dellambiente. Uno studio della commedia allitaliana, in chiusura del volume, riassume ed esemplifica le tesi portanti dellintera trattazione.

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CINEMA E LETTERATURA, UNA LETTURA PSICODINAMICA


38 Questa rubrica raccoglie i lavori di un seminario interdisciplinare che si occupa di opere cinematografiche e letterarie in una prospettiva psicologica. Il seminario, considerato come propedeutico alla supervisione clinica, si svolge nel primo biennio del Corso di Specializzazione in Psicoterapia dellet evolutiva a indirizzo psicodinamico con lobiettivo di elaborare e condividere una narrazione dallo stesso punto prospettico, ma con una poliedricit di ascolti.

Qualcuno con cui correre


SERENA POLINARI
Psicologa, Specializzanda Corso Quadriennale di Specializzazione in Psicoterapia dellEt Evolutiva a indirizzo psicodinamico dellIstituto di Ortofonologia Roma
Qualcuno con cui correre (Mondadori, 2001) di David Grossman n cane corre per strada inseguito da un ragazzo: cos inizia Qualcuno con cui correre, romanzo di David Grossman, e cos lautore ci trascina in una corsa a perdifiato per le vie di Gerusalemme dietro un cane che si infila nei vicoli impervi del centro storico, passa veloce tra le bancarelle dei mercati senza darci nemmeno il tempo di chiederci dove stiamo andando. Lo seguiamo e basta. Proprio come Assaf, il ragazzino che tiene il guinzaglio, cui stato affidato larduo compito di rintracciare il proprietario dellanimale. Il cane, anzi la cagna, Dinka, conduce Assaf in luoghi impensati, di fronte a strani e inquietanti personaggi, attraverso cui, a poco a poco, come in un puzzle, si compone il ritratto della misteriosa proprietaria: Tamar, una ragazza di buona famiglia, fuggita da casa per salvare il fratello Shay, musicista eccezionale, convinto che solo drogandosi pu suonare come Jimi Hendrix. Shay caduto, da oltre un anno, nella rete di un protettore mafioso, un personaggio che ospita in una grande casa ragazzi con aspirazioni artistiche e li sfrutta, mandandoli a esibirsi in giro per Israele, accompagnati dai suoi scagnozzi che intascano i soldi lasciati in elemosina dal pubblico. Piccola, determinata, con una voce bellissima, Tamar ha elaborato un piano per far fuggire il fratello, ha preparato una grotta in una valle solitaria, portandoci tutto il necessario per far fronte alle inevitabili crisi di astinenza di Shay. Un piano audace in cui Assaf viene coinvolto prima ancora di aver incontrato la giovane, affascinato com da quella figura che a poco a poco prende vita nella sua mente e nel suo cuore. Tamar, fingendosi una ragazza sola e derelitta, inizia a esibirsi, a cantare nelle vie di Gerusalemme e cos viene avvicinata da due vecchietti che la conducono nella casa di Pessah. Qui Tamar si scontra con una dura realt, fra artisti di strada e giovani dalla vita spezzata, mendicanti, prostitute e violenti sfruttatori. Sono giovani, adolescenti in fuga dalle loro famiglie, dagli adulti di riferimento, dalle loro regole e imposizioni, ma anche e soprattutto da se stessi, dai propri limiti, dalle proprie insoddisfazioni e frustrazioni. La prima notte nella casa, Tamar viene aiutata da Shelly, una ragazza fragile, con lanima ferita, che le diventa amica, le spiega le regole di quel posto orribile e la fa sentire un po meno sola. Inizia a esibirsi in strada agli ordini di Pessah e dopo alcuni giorni, a cena, finalmente vede Shay: magro, deperito, lombra di se stesso, ma ancora in grado, nonostante tutto, di comprendere il loro codice segreto, il loro alfabeto muto e cos Tamar gli dice di essere l per salvarlo. Due giorni dopo il loro incontro, Tamar, animata da una nuova forza, si introduce nellufficio di Pessah, fruga nella sua agenda e scopre che lei e il fratello dovranno esibirsi nello stesso luogo, dopo nove giorni; loccasione che aspettava, quello sarebbe stato il momento giusto per la fuga, cos telefona allamica Leah e le chiede di andarli a prendere con la sua auto; purtroppo Tamar viene scoperta da Pessah e non riesce a dire allamica il luogo dellappuntamento. Lindomani, dopo essersi esibita, consegna a un uomo del pubblico un foglietto di carta, in cui lo prega di aiutarla e di telefonare a Leah. Sei giorni prima della fuga, durante la cena, Pessah chiede a Tamar di cantare, di far ascoltare la sua voce agli altri ragazzi; dopo un momento di esitazione e sconcerto, Tamar inizia a cantare e canta per lunica persona che esistesse in quel momento, Shay; il fratello lascia la sala, ma vi fa ritorno con la chitarra con cui intona i primi accordi di Imagine; un momento coinvolgente, emozionante, di profonda condivisione; la musica li unisce e permette loro di sentire, riconoscere e dar voce alla propria emotivit; un episodio importante, fondamentale, perch spezza il silenzio tra i due fratelli e perch induce Pessah a farli esibire insieme in strada, facilitando cos la loro fuga. Quella sera, Shelly entra in crisi, riflette su se stessa, sulla sua vita, piange per la sua condizione, ma non trova la forza per reagire, cos si lascia adescare da un trafficante di droga e con lui trova la morte; un duro colpo per Tamar, che perde una compagna affettuosa e generosa ed costretta a elaborare unaltra difficile separazione. Il giorno della fuga, durante la loro esibizione, Tamar richiama lattenzione del pubblico su Miko, delinquente al servizio di Pessah, mentre ruba il portafogli a una vecchietta: in pochi secondi la folla inizia a urlare, a muoversi, dando ai

CINEMA E LETTERATURA, UNA LETTURA PSICODINAMICA


39 due fratelli loccasione di fuggire; Tamar e Shay corrono con tutte le loro forze verso un futuro diverso, verso la libert e verso la macchina di Leah; riescono a raggiungerla grazie allaiuto di Moshe Honigman, luomo disponibile e altruista a cui Tamar aveva consegnato il biglietto, che aveva deciso di dare il suo contributo fino alla fine e impugnando un fucile riesce a bloccare Shishko, laltro membro della banda che quel giorno sorvegliava i ragazzi. Una volta in macchina, Tamar pu finalmente riabbracciare Leah e la sua figlioletta Noah, ma subito dopo si rende conto di aver dimenticato Dinka; nella confusione, nel groviglio delle gambe, Dinka si era messa ad abbaiare, aveva perso lorientamento e anche i suoi padroni. Un silenzio pesante scende nellabitacolo e un dolore e unangoscia insopportabile colpisce Tamar, che perde Dinka proprio quando ritrova Shay, cose se fosse stato necessario sacrificare qualcosa, qualcuno, per riaverlo. Sar Assaf a trovarla e si lascer guidare per le vie di Gerusalemme alla ricerca di Tamar: Dinka lo condurr da Teodora, da Matzliah e infine da Leah; attraverso i loro racconti, tassello dopo tassello, la storia di Tamar prende vita sotto gli occhi di Assaf, che, incredulo, scopre di essere catturato dalla figura di quella ragazza tanto dolce e determinata. Leah conduce Assaf nella grotta, l finalmente incontra Tamar, le riconsegna Dinka e i due ragazzi vivono insieme i giorni difficili del recupero di Shay, pronti a partire per correre lungo quel percorso magico che lamore, scoperto insieme a sedici anni. I protagonisti di questo libro sono, dunque, due adolescenti: Assaf, sedicenne timido e impacciato e Tamar, ragazza tanto decisa e dura, quanto dolce e triste. ASSAF un ragazzo molto fragile, insicuro, con poca autostima e fiducia in s, che incontra molte difficolt e problemi nel relazionarsi con i coetanei. La sua insicurezza lo porta a evitare il confronto con gli altri e a subire passivamente le loro iniziative. Il ragazzo, superate le riserve e i dubbi iniziali, decide di correre dietro Dinka; ma cosa rincorre davvero Assaf? Perch tanta ostinazione nella ricerca? E se fosse solo il pretesto per fuggire? O un confuso desiderio di correre incontro alla vita? C un po di tutto questo nella sua mente inquieta di adolescente; corre Assaf, e si sente invadere da una sensazione misteriosa e sconosciuta, dal piacere di una corsa verso lignoto. una corsa che gli permette di conoscere a poco a poco Tamar, ma che soprattutto gli consente di conoscere se stesso, scoprire le proprie capacit, maturare una nuova consapevolezza di s; un viaggio nella vita della ragazza, ma soprattutto un viaggio alla scoperta di s. TAMAR una ragazza sicura e concreta, ma anche piena di poesia e di paura; si rimane colpiti e affascinati dalla sua capacit sconfinata di amore, dalla sua capacit di entrare in relazione empatica con gli altri, dal suo dono di saper instaurare legami profondi e sinceri con le persone pi diverse. Tamar si trova per a dover affrontare da sola una situazione difficile: di fronte a dei genitori incapaci di reagire al dolore e fornire laiuto necessario e il giusto contenimento a Shay,

ISCRA
DIRETTORE RESPONSABILE Dott. Fabio Bassoli

S.R.L.

Istituto Modenese di Psicoterapia Sistemica e Relazionale

Corso di Specializzazione in Psicoterapia Sistemica e Relazionale


LIstituto ha ottenuto il riconoscimento del M.I.U.R. con decreto del 10/10/1994 (G. Uff. n. 250)

Training di 4 anni accademici di 500 ore ciascuno Per i laureati in Psicologia, in Medicina e Chirurgia
SEDE DEI CORSI Modena - Cesena DIRETTORE ATTIVIT DIDATTICA Dott. Mauro Mariotti

Altri corsi aperti a laureati e diplomati


Corso biennale di Mediazione Sistemica
Danno accesso al corso, lauree o diplomi universitari (psicologia, giurisprudenza, scienze sociali, scienze delleducazione, filosofia, sociologia); diplomi superiori cui sia seguita proficua e pluriennale esperienza lavorativa nel campo dellinsegnamento, delleducazione o nellintervento sociale

Patrocinato dallAIMS Associazione Internazionale Mediatori Sistemici Riconosciuto dal Forum Europeo

Corso di Counselling Sistemico

Rivolto a tutti coloro in possesso di diploma di scuola superiore con esperienza lavorativa nel campo dellinsegnamento, delleducazione o nellintervento sociale

Riconosciuto dal CNCP (Coordinamento Nazionale Counselor Professionisti)

Informazioni ISCRA srl Largo Aldo Moro, n. 28 int. 4 41100 Modena Tel. 059/23.81.77 Fax 059/21.03.70 Corso Garibaldi n. 42 47023 Cesena Tel. 0547/25.147 E-mail: info@iscra.it SITO WEB: www.iscra.it

CINEMA E LETTERATURA, UNA LETTURA PSICODINAMICA


40 sente di doversi far carico della situazione, sente che deve essere lei a reggere e a salvarlo. Per fronteggiare tutto questo costretta a indossare una maschera, a strutturare un Falso S, a mostrarsi dura, decisa, determinata, nascondendo la parte pi fragile e indifesa di s. Prima di partire per questa avventura, Tamar si taglia i lunghi capelli e ci rappresenta simbolicamente la ridefinizione della propria immagine. Per comprendere fino in fondo la psicologia di questi due personaggi, che sembrano compensarsi, necessario analizzare il rapporto con la famiglia dorigine, con le loro figure parentali. La famiglia di Assaf molto presente e solida. La mamma descritta come ansiosa e iperprotettiva, al punto da non facilitare il processo di separazione-individuazione di Assaf, che sembra essere ancora nella fase di idealizzazione, non ancora pronto a mettere in discussione i suoi genitori. I genitori di Tamar sono borghesi, istruiti, razionali, ma poco capaci di manifestare affetto e soprattutto di comprendere i bisogni dei figli; una famiglia, oserei dire, abbandonica, costituita da quattro persone sole, in cui poco presente la comunicazione e la condivisione. Di fronte alla crisi adolescenziale di Shay, al suo ricorso alla droga, i genitori restano svuotati e paralizzati, incapaci di reagire e di porsi come figure autorevoli in grado di sostenerlo e aiutarlo. SHAY un adolescente inquieto, aggressivo, prepotente, insofferente a qualsiasi regola e imposizione, ma anche estremamente fragile e vulnerabile; si droga, nellillusione di aumentare cos le proprie capacit personali e relazionali e soprattutto per fuggire da se stesso, dalla sofferenza, dalle difficolt e dalla solitudine che caratterizzano il passaggio allet adulta. lui a telefonare a Tamar e a chiederle di aiutarlo, ma quando se la trova davanti ha paura, ha paura di seguirla nella fuga, ha paura di introdurre anche il minimo cambiamento nella sua vita distrutta. Come psicologi ci troviamo spesso di fronte persone che ci chiedono di aiutarle, ma che, di fatto, non facilitano il nostro lavoro, non collaborano, perch hanno trovato un equilibrio, anche se nella sofferenza, e temono di spezzarlo, perdendo sicurezza e stabilit. Tutto il romanzo, pur nel realismo dei particolari, sembra sospeso in unatmosfera fantastica ed costruito con i pi classici ingredienti della fiaba: c una principessa in jeans e t-shirt, che verr salvata da un cavaliere coraggioso, c il cattivo da sconfiggere, che assomiglia a un orco crudele, ci sono i geni buoni, che aiuteranno i protagonisti nella loro impresa: ricordiamo Teodora, Karnaf, Leah, Moshe Honigman. Non manca nemmeno un cane un po magico, che fin dalle prime righe appare come il catalizzatore di tutti i sentimenti positivi: DINKA, un personaggio circolare del libro, che consente lincontro tra Assaf e Tamar, lunione tra il maschile e il femminile. Rappresenta un punto di riferimento per entrambi, lalter ego sia di Tamar che di Assaf, la parte intuitiva, pi istintiva, pi coraggiosa, la spinta a fare, ad andare avanti. La prima persona da cui Dinka conduce Assaf TEODORA: unanziana suora che da oltre 50 anni vive in clausura in un ospizio, in attesa dei pellegrini dallIsola di Liksos, in Grecia, suo paese natale. Circa settantanni prima

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41 che Teodora nascesse, il capo del suo villaggio aveva deciso di costruire a Gerusalemme un ospizio per accogliere gli abitanti dellisola che si recavano in pellegrinaggio in Terra Santa; ledificio doveva essere custodito da ununica suora, scelta a sorte tra le ragazze dellisola. La prescelta fu Teodora, ma dopo due anni trascorsi nellospizio, giunse la notizia che un terribile terremoto aveva ucciso tutti gli abitanti del suo villaggio. Per comprendere il suo personaggio importante tornare proprio a questo punto della sua storia, alla sua adolescenza, ai suoi 16 anni, quando improvvisamente perde tutti. Si ritrova sola, senza pi punti di riferimento, a poter scegliere il proprio destino, il proprio futuro. Non aveva pi senso restare in quella casa, in attesa di qualcuno che non sarebbe mai arrivato; ha la possibilit di scegliere liberamente la propria strada, di cambiarla, ma Teodora sola e spaventata da un mondo che non conosce e cos sceglie di continuare a vivere nel ruolo che le era stato assegnato. Non si sente pronta ad affrontare il mondo e cos lo porta, un pezzetto alla volta, nella sua stanza: legge libri, studia, impara lebraico antico e moderno, intrattiene una corrispondenza con intellettuali, filosofi e scrittori; ma il suo mondo fatto solo di parole, descrizioni, personaggi e vicende scritte. A Teodora Assaf racconta dei suoi genitori, del loro viaggio negli Stati Uniti, per andare a trovare la sua sorella maggiore Reli, orafa di successo, trasferitasi l un anno prima perch sentiva il bisogno di pi libert e spazio. Le parla di Muki, la sorellina di 3 anni, della sua dolcezza e tenerezza e di Roy, il suo miglior amico, con cui, negli ultimi tempi, aveva tante difficolt a relazionarsi per i suoi atteggiamenti da leader, che il nostro protagonista, insicuro e fragile, non era in grado di gestire e frenare. La suora racconta, invece, ad Assaf del primo incontro con Tamar e di come quella ragazza aveva saputo risvegliare in lei il ricordo della sua adolescenza, del suo villaggio, dei suoi amici, della sua mamma sempre indaffarata e stanca, impossibilitata a stare sola un minuto con lei. Tamar le ricorda la Teodora sedicenne, vivace, spigliata e irrequieta, le ricorda i suoi genitori che non avevano saputo combattere per lei, cos come quelli di Shay non erano stati in grado di farlo per lui. Verso la fine del romanzo, per aiutare Tamar, che tanto laveva colpita per la sua determinazione e il suo coraggio, Teodora, dopo 52 anni, trova la forza di uscire, di affrontare il mondo e cos attira su di s lattenzione di Pessah, che stava inseguendo Assaf e Dinka, permettendo ai due di arrivare da Leah. LEAH, cara amica di Tamar, proprietaria di un ristorante, ha una vita difficile alle spalle, una figlia adorabile da crescere e un carattere generoso e leale. Sostiene Tamar durante tutta lavventura, spedendo le lettere che la ragazza aveva preparato per tranquillizzare i suoi genitori, facendole cantare da alcuni artisti di strada Happy Birthday nel giorno del suo compleanno, aiutandola nella fuga, portando da lei Assaf e Dinka, ma soprattutto non facendole mai mancare il suo affetto e la sua presenza. Leah per Tamar un punto di riferimento importante, un porto sicuro da cui partire e a cui approdare nei momenti di difficolt, quella base sicura che la ragazza non trova nei genitori. Anche Assaf ha un amico che lo sostiene e lo consiglia durante i giorni della ricerca: KARNAF, lex fidanzato di Reli, di cui ancora tanto innamorato, grazie al quale verranno arrestati Pessah e i suoi uomini.

SOFFERMANDOSI A RIFLETTERE...
Qualcuno con cui correre un romanzo avventuroso, incalzante, commovente, in grado di illuminare il mistero delladolescenza, inoltrandosi con sicurezza nelle sue difficolt e nelle sue chiusure, per mostrarci la generosit e le grandezze di cui capace. Il libro esplora ladolescenza, un periodo di transizione, di crisi, caratterizzato da trasformazioni corporee, psicologiche, relazionali, che richiede allindividuo unelaborazione del proprio senso di identit. Molte difficolt e disagi di questa fase del ciclo vitale possono insorgere o essere rafforzati proprio da questa ricerca di un nuovo modo dessere nel mondo. Ladolescente acquisisce nuove capacit cognitive, a cominciare dalla capacit di riflettere sui propri pensieri, di immergersi in una nuova dimensione temporale attraverso cui ha accesso al presente, al passato e al futuro. Deve al contempo tollerare il dubbio, la solitudine, la tristezza e langoscia che da tutto ci scaturiscono; vive nella continua ambivalenza tra lessere una persona indipendente e ribelle, che reclama la sua autonomia, e il bisogno di profonda dipendenza in ambito familiare. Assaf, come molti sedicenni, sente da un lato una certa riluttanza ad abbandonare le sicurezze del mondo infantile, e dallaltro un irresistibile richiamo verso il mondo degli adulti, che per avverte come sconosciuto, complesso e inquietante. Sia verso il proprio passato infantile, che ormai svanisce, che verso i propri genitori, c un misto indefinito di voglia di distacco e di rassicurazione. Nel difficile compito di costruzione della propria identit ladolescente chiamato a separarsi dai propri genitori, a metterli in discussione, ad abbandonare o ridefinire i loro valori, le loro idee, le loro regole, elaborando il lutto che accompagna qualsiasi perdita. Larea psichica del libro proprio quella della separazione. Tamar, costretta a vivere separazioni dolorose: da Shay, da Shelly, da Dinka, ma, come ogni adolescente, anche dai propri genitori e dallimmagine di se stessa bambina. Il rimodellamento della personalit delladolescente dovrebbe diventare uno stimolo per il rimodellamento della famiglia: i genitori dovrebbero accompagnare il figlio nel processo di separazione, trovare rimedio al vuoto che egli inevitabilmente lascia, dare il giusto peso al suo comportamento ribelle, impulsivo, incoerente, ambivalente, alle sue richieste di libert e alle sue esigenze di guida, controllo e sostegno. Il libro ci offre lo spunto per riflettere sulle ulteriori difficolt che gli adolescenti incontrano quando tutto questo non avviene, quando i genitori non sono in grado di porsi come figure affidabili, forti, autorevoli, in grado di fornire il giusto sostegno e contenimento, o quando si pongono come eccessivamente protettivi e limitanti. Qualcuno con cui correre ci immerge nelladolescenza, nelle sue difficolt e contraddizioni, senza farci mai dimenticare, per, che questa et contiene in s aspetti evolutivi e creativi.

FARE PSICOLOGIA
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Psicoanalisi e telepatia
Introduzione allarticolo di Istvan Holls Psicopatologia dei problemi telepatici quotidiani (1933)
Che sar pubblicato sul prossimo numero

MARCO ALESSANDRINI
Psichiatra, psicoanalista, responsabile dellUnit territoriale del Centro di Salute Mentale della ASL di Chieti, Professore a contratto presso la Facolt di Medicina e la Facolt di Psicologia dellUniversit di Chieti

na breve introduzione ai rapporti tra psicoanalisi e telepatia non pu esaurire i nodi che questo tema solleva. per possibile accennare ad alcuni aspetti generali e individuarne i possibili risvolti in termini di tecnica psicoterapeutica. Infatti, come scriveva gi Georges Devereux nel 1953, studi di questo genere non sono contributi di psicoanalisti riguardo a problemi di parapsicologia. Sono invece, specificamente, studi psicoanalitici dei cosiddetti fenomeni-psi, e devono quindi essere considerati essenzialmente come contributi alla teoria e alla pratica della psicoanalisi clinica (Devereux, 1953, p. IX). Non devono tuttavia neppure essere trascurati i risvolti che queste teorie hanno in termini di responsabilit individuale. Esse infatti rendono possibile ipotizzare un contatto tra menti allinterno del quale lindividuo, che in questa prospettiva sarebbe influenzato da atmosfere psichiche interpersonali gruppali e collettive , a sua volta e inconsapevolmente le influenzerebbe. Non si tratta perci di svelare soltanto eventuali influssi telepatici, preriflessivi e nascosti, tra paziente e analista nel loro incontro ben delimitato e peculiare, quanto anche una possibile e pi vasta rete di contatto inter-psichico tra tutti gli individui della comunit umana, i quali in questo senso sarebbero corresponsabili, sebbene inconsapevolmente, di tensioni o conflitti che pervadono momenti storici e persone. Riguardo al solo primo aspetto, ovvero la pratica della psicoanalisi clinica, larticolo di Holls (che sar pubblicato sul prossimo numero), e che per la prima volta compare in traduzione italiana, unanimemente considerato paradigmatico. Esamina infatti il possibile verificarsi di fenomeni telepatici nello specifico ambito della relazione tra paziente e analista. In sostanza, si occupa dellipotetico intervento della telepatia nei fenomeni di transfert-controtransfert, seguendo in questo la strada che Freud aveva dischiuso appena qualche anno prima. bene per premettere che Freud aveva esaminato soltanto il possibile emergere, nei sogni notturni dellanalista, di contenuti trasmessi telepaticamente dal paziente. Sempre Freud, inoltre, quasi per mitigare la portata delle proprie ipotesi, si era chiesto se questi contenuti eventualmente ricevuti dal terapeuta per via telepatica non si limiterebbero a concorrere al formarsi del sogno secondo ununica modalit, la stessa dovuta ai cosiddetti resti diurni, vale a dire fornendo il solo materiale di rivestimento per il desiderio inconscio. Egli infatti valutava con scetticismo lidea che questi contenuti potessero invece influenzare il desiderio inconscio stesso. In altri ter-

ISTVN HOLLS: BREVE NOTA BIOGRAFICA Medico ungherese, psichiatra e psicoanalista, Istvn Holls nasce a Budapest nel 1872, dove muore nel 1957. Proveniente da una modesta famiglia ebrea, fondatore, nel 1913, insieme a Sndor Ferenczi, Sndor Rado, Hugo Ignotus e altri, della Societ Psicoanalitica Ungherese. Di questa inizialmente vicepresidente e poi, dal 1933 al 1939, presidente. Gi in questo periodo esercita come psicoanalista. anche vicino ai circoli letterari, ai fermenti artistici dellepoca. Nel 1918 effettua unanalisi personale a Vienna con Paul Federn, analista gi rinomato per la specifica attenzione rivolta a pazienti psicotici. Le psicosi sono anche il principale campo di interesse di Holls, il quale diventa direttore del pi importante manicomio del paese, soprannominato Casa Gialla e situato a Lipotmez, nelle vicinanze della capitale. Nel frattempo, traduce in ungherese due opere di Freud, Linterpretazione dei sogni (insieme a Ferenczi) e LIo e lEs (insieme a Gza Dukes). Viene per presto destituito dallincarico nel 1925, sotto il regime antisemita di Mikls Horthy, e nel 1944, insieme alla moglie, sfugge fortunosamente alla morte durante un tentativo di deportazione. A salvarlo insieme ad altri ebrei, il diplomatico svedese Raoul Wallenberg, e in quelloccasione Holls ha unintensa esperienza interiore che amer interpretare come intervento di segni dal cielo. Egli riprende lattivit di psicoanalista, e nella Societ Ungherese lavora al fianco di Imre Hermann. Ormai anziano, ha un episodio delirante. Termina i suoi giorni ricoverato nella Casa Gialla, alla quale, nel 1927, poco dopo la sua destituzione, aveva dedicato uno straordinario resoconto di esperienze cliniche, il romanzo-saggio I miei addii alla Casa Gialla (pubblicato in Italia dalle Edizioni Magi nel 2000).

mini, Freud riteneva che non potessero inserirsi direttamente in profondit e causare, del desiderio inconscio, oltre al semplice rivestimento anche linsorgenza e il contenuto. Ecco pertanto che egli, ribadendo le proprie esitazioni, in conclusione precisava che il suo atteggiamento personale rispetto a questa materia continua a essere riluttante e ambivalente (Freud, 1921, p. 349). Da questi pochi accenni tuttavia gi chiaro che nel parlare di questo argomento emergono almeno due nodi cruciali.

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43 Un primo nodo la natura delle relazioni interumane, delle quali la relazione terapeuta-paziente soltanto una variante, sebbene talmente particolare da rendere pi evidenti le dinamiche in gioco. Ecco perci che proprio in rapporto allipotesi della telepatia necessario domandarsi se alla percezione razionale e cosciente di una netta separazione tra la mente di due o pi individui non sfugga una sottostante condizione di contatto, o addirittura di non-separazione. Un secondo nodo, derivazione diretta di quello appena detto, riguarda la delimitazione della mente, in particolare la conformazione e i confini dellinconscio. In pratica vengono chiamate in causa non solo le relazioni dellinconscio con le persone esterne, vale a dire con linconscio degli altri individui, ma le relazioni che linconscio potrebbe intrattenere con lintera realt esterna, inclusi gli oggetti materiali e gli accadimenti concreti. Riguardo a entrambi questi temi larticolo di Holls propone una spiegazione precisa, estrapolandola da un nutrito elenco di esempi clinici. Lautore rileva che i contenuti rimossi del paziente sembrano riemergere, in seduta, nelle libere associazioni che in quel momento occupano la mente dellanalista. La sola spiegazione possibile, negli esempi da lui esaminati, sembra perci appunto linconsapevole trasmissione dei contenuti per via telepatica, dallinconscio del paziente allinconscio dellanalista, del quale ultimo, poi, i contenuti raggiungerebbero la coscienza tramite il canale preconscio che genera le libere associazioni. Holls inoltre, in ci differenziandosi nettamente da Freud, considera anche la possibilit inversa, vale a dire il possibile affiorare, nelle libere associazioni del paziente, di contenuti rimossi dellanalista. Riguardo invece al vero e proprio meccanismo di una simile comunicazione telepatica, la spiegazione che Holls propone si appoggia a una sorta di metafora neurologica. Egli accenna a unipotetica conduzione di impulsi tra il sistema nervoso del paziente e il sistema nervoso dellanalista. In sostanza, la sua una variante, pi dettagliata e ardita, di quel dialogo degli inconsci di cui gi parlava, pi dogni altro psicoanalista, il collega e amico Ferenczi, anchegli ungherese. Infatti questultimo, sia pure non riferendosi ai fenomeni telepatici, scriveva che gli inconsci di due persone si capiscono e si lasciano capire reciprocamente a fondo, senza che la coscienza di entrambi ne abbia sentore (Ferenczi, 1915, p. 151). Ma volendo aggiornare e migliorare lipotesi di Holls, sorge spontaneo chiedersi con quale esatto meccanismo, in effetti, potrebbe avvenire il dialogo tra inconsci. Soprattutto, va da s domandarsi se lipotetico passaggio di contenuti psichici da una mente allaltra potrebbe verificarsi soltanto attraverso una supposta via telepatica. Ma anche qualora lipotesi di questa via fosse la pi accettabile, rimarrebbe poi inevitabile interrogarsi pi a fondo sulleventuale meccanismo dellipotetica via telepatica. Infatti la spiegazione fornita da Holls, relativa a una conduzione di impulsi, tra un individuo e laltro, per il tramite del rispettivo sistema nervoso, sembra semplicemente sostituire alla parola inconscio la parola sistema nervoso, lasciando in realt irrisolto il problema. In effetti se questo, pi in generale, non altro che il tema dellempatia (Einfhlung) il sentire-con il paziente, limmedesimarsi in lui per qui interrogato lesatto meccani-

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44 smo di questo sentire gli altri. La vera domanda, insomma, riguarda la natura della mente e dei rapporti tra menti. Daltronde, la stessa definizione classica del termine telepatia solleva apertamente la questione. Si consideri infatti che in un recente e aggiornato manuale la definizione suona come segue: Telepatia: Comparsa simultanea di un identico pensiero (contenuto psichico) nella mente di due o pi individui distanti e non esposti a un medesimo stimolo sensoriale (Biondi, 2004, p. 137 il corsivo mio). * Tentando una schematizzazione, si pu dunque dire che su questo argomento le posizioni psicoanalitiche si suddividono in due grandi orientamenti. Un primo orientamento esemplificato dallarticolo che Paul Schilder scrisse in risposta alle tesi di Holls. Secondo Schilder, anche qualora lanalista parli molto poco, egli, nondimeno, ha modi caratteristici di espressione e di pensiero; questi vengono percepiti dagli analizzandi nel [loro] sistema Inconscio, per lo pi tramite identificazione (Schilder, 1934, p. 224). In altre parole, questo orientamento ritiene che tra gli esseri umani la cosiddetta comunicazione non-verbale, complessa e incessante sebbene abitualmente inosservata e inconscia, sia responsabile di uno scambio di informazioni ben maggiore di quanto comunemente viene supposto. Pertanto, il cosiddetto contagio emotivo tra persone (Hatfield et al., 1994) non deriverebbe da trasmissioni telepatiche, vale a dire dal passaggio di contenuti psichici da una mente allaltra attraverso canali diversi da quelli sensoriali, bens da una comunicazione mediata proprio dai canali sensoriali, sebbene su un piano non-verbale e inconscio. Da questo punto di vista la moderna etologia, per esempio, e soprattutto la cosiddetta etologia umana, ha molto da insegnare (Eibl-Eibesfeldt, 1984). Il secondo orientamento ritiene invece che la comunicazione tra menti si svolga su un ipotetico piano non sensoriale. Ma in questo caso le teorie psicoanalitiche si dividono in due gruppi. Da un lato, alcune suggeriscono che specifiche funzioni non sensoriali, prima fra tutte lintuizione, siano abbinate ai canali sensoriali, potendo perci recepire, pur sempre per via sensoriale, anche ci che tuttavia non affatto sensoriale. Si tratterebbe pertanto di un sentire che pur mediato dalla sensorialit travalicherebbe di gran lunga questultima, essendo legato a una sorta di facolt intuitiva inconscia. In sostanza, alla sensorialit fisica sarebbe sempre inconsapevolmente affiancata una funzione cognitiva di tipo intuitivo ed emotivo. Rientra allora in questo ambito, per esempio, la teoria kleiniana dellidentificazione proiettiva (e non certo un caso che la Klein abbia effettuato la propria prima analisi personale con Ferenczi). Secondo questa teoria, un contenuto inconscio del paziente, un contenuto di per s non-sensoriale, pu essere inviato allanalista, e letteralmente evacuato in questultimo, attraverso gli scambi comunicativi sensoriali, sia verbali che non-verbali. A ben vedere, comunque, anche cos formulata questa teoria, e lintero gruppo di eventuali altri analoghi modelli, solo unamplificazione delle teorie che rientrano nellorientamento precedente, quello preconizzato da Schilder. Si limita infatti a estendere la natura e lampiezza delle comunicazioni per via sensoriale, aggiungendo a queste un sottile e pi vasto risvolto di tipo intuitivo e non-sensoriale. Ben altro sostiene invece il gruppo di teorie secondo cui la natura stessa della mente deve essere concepita in termini diversi da quelli abituali e correnti. La mente stessa, infatti, pu essere immaginata come non racchiusa entro i soli confini fisici del corpo, oppure come connessa con i processi organici e corporei in grado tale da porsi in continuit con la fisicit materiale del mondo esterno. In entrambi questi casi, pertanto, la comunicazione tra menti avverrebbe per via non-sensoriale, tramite una effettiva, sottostante non-separazione tra interno ed esterno e tra psiche e materia, inclusa la materia del mondo esterno. Ecco allora, per esempio, le considerazioni di Bion, secondo il quale la nostra pelle utile come metodo per dire quali sono i limiti della nostra composizione fisica, della nostra anatomia e fisiologia. improbabile [per] che questo costituisca unadeguata descrizione dei limiti della nostra mente (1977, p. 207). Qui perci la mente non pu pi essere identificata con il solo corpo, n con la materialit e i confini di questultimo. Di conseguenza, volendo estremizzare, secondo questo modello pertanto possibile che le menti si tocchino tra loro direttamente e concretamente, nel momento stesso in cui invece i corpi, con la propria ingannevole delimitazione, offrono unovvia e visibile impressione di separazione e distanza. Si spiega dunque in questo modo perch, nel caso specifico della relazione analitica, in questo caso ispirandosi non solo a Bion ma alla fisica quantistica, teorie recenti abbiano creato il concetto di campo bipersonale: un inconscio comune alle due persone specificamente il terapeuta e il paziente , nel senso di un unico campo di forze che conterrebbe lattivit mentale inconscia di entrambi i componenti della coppia. quanto daltronde lo stesso Bion afferma in altra forma, vale a dire quando ipotizza unarea della mente da lui chiamata protomentale: unarea unitariamente psichica e fisica, e inoltre transindividuale, ossia situata o espansa al di l dei limiti fisici e psichici dellindividualit conscia. Lungo questa medesima scia inevitabile menzionare anche la teoria di Matte Blanco (1988). Secondo questo autore la realt, e quindi anche la mente o lindividualit, rivelano una diversa conformazione a seconda della logica che losservatore adotta. Cos, se guardata con gli occhi della logica della coscienza, basata sul principio di non-contraddizione, la mente appare interna allindividuo e distinta dal corpo, ma se guardata con gli occhi della logica non-aristotelica, la logica dellinconscio, la mente potr apparire come estesa allesterno dellindividuo e addirittura coincidente con la materia e con il corpo. Anche Lacan, a sua volta, sia pure limitandosi a spunti pi occasionali e meno dettagliati, sostiene che ogni significante sia esso un sogno, il racconto di un sogno, un gesto, un suono, un silenzio e via dicendo di per s il sapere dellinconscio. Ecco perci che il significante, cos inteso, rimbalza da un soggetto allaltro al punto che la sequenza delle ripetizioni, la catena dei significanti, ossia la girandola degli elementi gi ripetuti o da ripetere non appartiene a nessuno in particolare. Non c struttura a s, n c inconscio a s (Nasio, 1992, p. 27).

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45 Come conseguenza immediata e cruciale, questi orientamenti concettuali implicano dunque che la tecnica psicoterapeutica si allarghi a una lettura attenta dellintera realt dellincontro analitico: la realt materiale della stanza, gli accadimenti concreti che si verificano nellambiente durante la seduta, e via dicendo. E tutto ci, in conclusione, ancora pi evidente qualora si consideri unulteriore teoria appartenente in fondo, nonostante le sue assolute peculiarit, al medesimo filone di pensiero: la teoria della sincronicit proposta da Jung (1951, 1952). Questultimo infatti sostiene che larchetipo, quale forza generativa che orienterebbe la psiche dalle profondit dellinconscio, ha una natura psicoide, ossia psicofisica, e che perci sarebbe in grado di imprimere significato psicologico a elementi e accadimenti materiali, anche qui travalicando le comuni delimitazioni tra mente e corpo e tra interno ed esterno. Linnovazione introdotta da questa teoria per appunto lattenzione al significato: un avvenimento interno (per esempio un pensiero dellanalista) pu rivelarsi connesso a un avvenimento esterno (per esempio un gesto o una frase del paziente) da uno stesso significato affettivo. Il significato affettivo sarebbe di origine archetipica e perci deriverebbe dallinconscio psicoide, capace, in quanto tale, di creare un reale, psicofisico contatto tra analista e paziente, scavalcando cos la delimitazione e la separatezza tra i loro corpi fisici. In questo senso, e pi in generale, quando tra due eventi non sembra poter esistere un rapporto di causa ed effetto, eppure essi appaiono collegati in maniera significativa e non casuale, il legame sarebbe stato indotto e creato dal significato stesso, il quale quindi avrebbe agito se accettabile un ossimoro come una sorta di causa acausale. In pratica il significato, tramite il livello psicofisico o psicoide da cui deriverebbe, sarebbe in grado di influenzare la materia esterna, e perci si potrebbe aggiungere potrebbe influenzare eventualmente anche linconscio psicofisico di un altro individuo. Si pu infine notare che proprio entro lottica di questultima teoria, la teoria junghiana della sincronicit, potrebbe rientrare pi specificamente, sia pure con la sua veste semplicistica, lipotesi formulata da Holls riguardo a una conduzione di impulsi, tra due individui, da un sistema nervoso allaltro. * Come gi detto, levidente complessit di questi modelli non pu essere qui riassunta, ma soltanto accennata. E se essi sono, comunque, nientaltro che modelli, il loro scopo resta tuttavia rendere ragione di fenomeni clinici e umani che si propongono comunemente allattenzione, sebbene soltanto come coincidenze insolite e inspiegabilmente non casuali. vero tuttavia, proprio da un punto di vista psicoanalitico, che queste speculazioni, questi modelli, potrebbero anche derivare soltanto da un desiderio fusionale non risolto, da un bisogno di appagare bisogni simbiotici e di alleviare, in questo modo, il sentimento di finitezza e di solitudine a cui tutti siamo sottoposti. Il confronto con lirrimediabile alterit di coloro che incontriamo, e con lalterit del mondo e degli eventi, anche il confronto con lestraneit di ciascuno rispetto a se stesso, con lignoto, la precariet e limpotenza che abitano in fondo il proprio stesso esistere. Le suddette teorie

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46 potrebbero allora esprimere soltanto linconscio bisogno di negare e compensare questa costitutiva ferita narcisistica. altrettanto vero, come sottolinea Holls, che queste variegate ipotesi teoriche potrebbero anche provenire dal riemergere inconscio di un bisogno infantile di meraviglioso. Io per credo che linteresse per questi temi sia mosso, nei casi migliori, dalla constatazione delleffettiva complessit dellidentit umana e delle relazioni interpersonali che concorrono a formarla. E che questo interesse derivi anche dalla reale sensazione che pur restando inevitabilmente confinati, noi tutti, nella caducit e nellisolamento della propria mente, questa sia per in costante e vertiginoso interscambio con le menti altrui, effettivamente inserita in atmosfere emotive appartenenti a contesti pi ampi, quali la propria famiglia, la propria citt, il proprio gruppo etnico-sociale, fino allintero momento storico e culturale. Tuttavia non penso che questarea di studi debba necessariamente condurre a una qualche teoria certa e definitiva. Deve piuttosto stimolare a osservare se stessi, e il mondo che ci circonda, con mente aperta anche a una logica diversa da quella razionale, basata direbbe Matte Blanco sul principio di non-contraddizione. Se poi ci servisse anche soltanto a sentirsi responsabili, nel nostro essere profondo e nellagire quotidiano, di unatmosfera emotiva che potrebbe ripercuotersi, a propria insaputa, su altri a noi vicini o a noi lontani, questo sarebbe gi un risultato enorme. Perch il tema della telepatia, dopo tutto, se sfrondato dallalone di magia o di meraviglioso che lo riveste, diventa una radicale interrogazione sul principio della responsabilit individuale. O meglio, sul principio dellapporto che lindividuo pu dare a tutto ci che di transindividuale e di irrimediabilmente ignoto lo attraversa e lo trascina, attraversando e trascinando, insieme a lui, anche gli altri.

BIBLIOGRAFIA
BION W.R. (1977), Seminari brasiliani, in Il cambiamento catastrofico, Torino, Loescher, 1981. BIONDI M., La ricerca psichica. Fatti ed evidenze degli studi parapsicologici, Roma, Il Minotauro, 2004. DEVEREUX G., Introduction, in Psychoanalysis and the occult, New York, International Universities Press, 1953. EIBL-EIBESFELDT I. (1984), Etologia umana. Le basi biologiche e culturali del comportamento, Torino, Bollati Boringhieri, 1993 e 2001. FERENCZI S. (1915), Anomalie psicogene del timbro di voce, in Opere, vol. II, Milano, Cortina, 1990. FREUD S. (1921), Psicoanalisi e telepatia, in Opere di Sigmund Freud, vol. IX, Torino, Boringhieri, 1977. HATFIELD E., CACIOPPO J.T., RAPSON R.L. (1994), Il contagio emotivo, Cinisello Balsamo, San Paolo, 1997. JUNG C.G. (1951), La sincronicit, in Opere, vol. VIII, Torino, Boringhieri, 1976. (1952), La sincronicit come principio di nessi acausali, in Opere, vol. VIII, op. cit. MATTE BLANCO I. (1988), Pensare, sentire, essere, Torino, Einaudi, 1995. NASIO J.-D. (1992), Cinque lezioni sulla teoria di Lacan, Roma, Editori Riuniti, 1998. SCHILDER P., Psychopathology of everyday telepathic phenomena. Remarks concerning I. Holls article, Imago, 20, 1934, pp. 219-224 (anche in: Devereux, op. cit.).

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Evento migratorio e reazione psicogena acuta


Il caso di un rifugiato politico eritreo
FILIPPO SCIACCA
Dirigente Psicologo SPDC di Agrigento

esperienza clinica che mi accingo a descrivere, avvenuta presso lUnit di Psichiatria (SPDC) di Agrigento dove lavoro in qualit di Dirigente Psicologo, mette in evidenza alcuni interessanti aspetti psicopatologici della persona immigrata. Il caso di T.R., infatti, mi ha permesso di conoscere pi a fondo una grave condizione psicopatologica determinata dallevento migratorio vissuto come trauma. T.R. stato ricoverato nel SPDC tra lagosto e il settembre del 2004, ma stato difficoltoso poter raccogliere i suoi dati anagrafici, clinici e le notizie sul suo contesto di vita. Di certo, evidenziava in maniera esponenziale e amplificata i problemi e gli aspetti psicologici di un giovane migrante. Era sbarcato a Lampedusa da uno dei famosi barconi della speranza; sbarchi di immigrati che gi da parecchi anni, soprattutto nei mesi estivi, fanno cronaca per le condizioni spesso drammatiche in cui avvengono. Gli immigrati sono accolti dapprima nel sovraffollato Centro di Accoglienza dellisola, poi portati in nave a Porto Empedocle per essere sottoposti ai controlli delle forze dellordine di Agrigento; infine sono smistati in altri Centri di Accoglienza, o rimpatriati.

per stabilire il luogo che lo avrebbe ospitato dopo le dimissioni. Infatti T.R. non poteva essere ospitato presso il locale Centro di Accoglienza perch non era considerato clandestino, ma rifugiato politico. A partire dalle scarne notizie si ricostruir, infatti, che il motivo della migrazione di T.R. era dovuta al fatto di essere stato renitente al servizio militare eritreo, di essere fuggito per evitare la guerra come altri giovani eritrei suoi coetanei. La guerra tra Eritrea ed Etiopia, scoppiata nel 1998 per il controllo delle terre a Sud comprese tra i fiumi Tacazz e Mareb, un conflitto sulla delimitazione di un confine e non una guerra etnica, religiosa, tribale o causata da uno scontro di potere. Per tale motivo i villaggi sono rastrellati alla ricerca di giovani che non abbiano assolto agli obblighi di leva e gli studenti sono bloccati dalla coscrizione obbligatoria. C molto malcontento, e chi pu fugge perch il rischio pi grande per i giovani soldati eritrei non il nemico etiopico, quanto gli stenti e le malattie che hanno decimato la giovent di questo paese.

QUADRO CLINICO E SINTOMATOLOGIA


Visti la difficile condizione psico-fisica di T.R. e, soprattutto, il fatto che non parlava, ho inizialmente osservato con attenzione i segni clinici e i suoi comportamenti. Evidente appariva il dimagrimento, la disidratazione, il blocco psicomotorio (stava ore sdraiato per terra o fermo in una posizione), il restringimento del campo di coscienza. Lespressione del volto era perplessa, sofferente e triste. Il quadro clinico, in base ai parametri dellICD 10, evidenziava quindi una reazione psicogena acuta da stress grave, determinata dallo shock subito dallevento migratorio (e quindi dallo shock culturale) con manifestazioni di: stupor, caratterizzato da grave rallentamento psicomotorio e mimico-gestuale, scarso contatto visivo, mutismo senza diretta risposta agli stimoli. Non comunicava neanche con il non verbale. Permaneva, tuttavia, il riflesso di orientamento e con gli occhi seguiva le modificazioni oggettuali dellambiente; catatonismo con assunzione di posture bizzarre; negativismo e disbulia: compiva azioni motorie di significato opposto od opponeva resistenza alle istruzioni (per esempio, se messo a letto si buttava subito per terra); stereotipie afinalistiche ed ecoprassia, con imitazione ripe-

NOTIZIE ANAMNESTICHE SUL CASO


Le notizie anamnestiche su T.R. sono apparse, fin da subito, scarne e povere di informazioni. T.R. un giovane eritreo di 24 anni, celibe, che, giunto a Porto Empedocle stato urgentemente ricoverato presso lUnit Operativa di Medicina dellAzienda Ospedaliera S. Giovanni di Dio di Agrigento per malnutrizione, dimagrimento, disidratazione e attacchi di panico. Fu chiesta anche la consulenza degli operatori dellUnit di Psichiatria (S.P.D.C.), allocata nello stesso Ospedale, poich T.R. evidenziava restringimento del campo di coscienza e un comportamento bizzarro caratterizzato da immobilit o da movimenti afinalistici. Inoltre non parlava e perci stato considerato sordomuto, o disfonico (infatti fu richiesta visita ORL). Si stava via via creano lidea, la sensazione, limmagine che T.R. fosse un paziente irrecuperabile. Viste la particolare condizione sintomatologica e la difficile gestione del paziente nel reparto di Medicina fu deciso il suo trasferimento presso il SPDC. Il ricovero durato 45 giorni e, durante questo periodo, c stata anche lattivazione dei Servizi Sociali dellAzienda Ospedaliera e del Comune di Agrigento

Istituto di Ortofonologia
XII CONVEGNO NAZIONALE

Diagnosi e terapia dei disturbi della relazione, della comunicazione, del linguaggio, delludito, dellapprendimento e ritardo psicomotorio

Aut. G.R.L. accreditato con il S.S.N - Associato FOAI Accreditato presso il MIUR per i Corsi di Aggiornamento per Insegnanti Provider ECM accreditato presso il Ministero della Salute rif. n. 6379 per Corsi d'Aggiornamento per Psicologi e Operatori Socio-Sanitari Accreditato per la formazione superiore presso la Regione Lazio

Dalla diagnosi alla terapia: percorsi di comunicazione e relazione

27-28 OTTOBRE 2007 - ROMA


del bambino con autismo per evidenziarne lindividualit non solo in termini di compromissione, deficit o mancanza, ma anche in termini di potenzialit presenti. Verr prospettata una nuova lettura del mondo autismo basata sulla conoscenza dei singoli bambini con i loro stati mentali, emotivi e affettivi, e verranno portati dati quantitativi e qualitativi per sostenere lefficacia di un approccio diagnostico e terapeutico che integri le diverse aree dello sviluppo in una visione globale. I dati delle ricerche presentate riguardano un ampio campione di bambini con diagnosi di autismo e un ulteriore campione di oltre 50 bambini seguiti nel progetto Tartaruga che verr presentato nellambito del convegno.

Sappiamo ormai tanto dellautismo, ma quanto conosciamo del bambino autistico? Sappiamo ormai quello che fa e quello che non fa, ma quanto comprendiamo del significato profondo dei suoi comportamenti? Sappiamo ormai quello che prova e quello che non prova, ma quanto condividiamo del suo vissuto emotivo? Riteniamo che la diagnosi di Disturbo Generalizzato dello Sviluppo non possa essere esaustiva di una costellazione di comportamenti cos complessa e rischi uneccessiva omogeneizzazione che non consente la definizione di un intervento terapeutico mirato. Scopo del convegno quindi la ridefinizione dei comportamenti

PROGRAMMA

PERCORSI DIAGNOSTICI Autismo e psicosi: un itinerario attraverso concezioni, definizioni e trattamenti Percorsi diagnostici e terapeutici: limportanza di un progetto individuale Losservazione dei comportamenti nellautismo: dallanamnesi alla valutazione clinica Autismo e affetto: dalla consapevolezza primaria alla condivisione dei propri vissuti emotivi Autismo e concezioni della mente: la comprensione dei propri e altrui stati mentali ed emotivi Comunicazione e linguaggio: limportanza della condivisione di significati Stereotipie, manierismi, interessi sensoriali insoliti: come comprenderne il significato attraverso un approccio relazionale

PERCORSI TERAPEUTICI Presentazione del progetto Tartaruga Il lavoro dquipe come antidoto alla frammentazione della comunicazione Lapproccio al mondo emotivo del bambino autistico: lintervento psicoterapico Musicoterapia: i suoni di un silenzio che comunica oltre la parola Larcaico contatto con lacqua e con gli animali in un contesto significativo: la terapia di gruppo in acqua e la pet-therapy Il contatto come definizione del limite corporeo nella terapia con il bambino autistico: il massaggio pediatrico, lintervento psicomotorio e lapproccio osteopatico Lintervento logopedico tra costruzione del pensiero e concezione linguistica Entrare nel mondo del bambino: la terapia domiciliare Il coinvolgimento della famiglia nel progetto terapeutico: counseling ai genitori individuale e di gruppo, seminari informativi e gruppi di incontro Scuola e setting terapeutico: confronto e scambio tra due contesti significativi del bambino

Relatori: quipe del Servizio di Psicologia e Psicoterapia dellIstituto di Ortofonologia. Responsabile Magda Di Renzo prevista la partecipazione di alcuni ospiti
SEDE DEL CONVEGNO
MODALIT DI PAGAMENTO
Vaglia postale o assegno bancario intestato allIstituto di Ortofonologia

QUOTA DI PARTECIPAZIONE

entro il 30 giugno 2007: 90,00

studenti universitari, 1a laurea: 50,00

Centro Congressi Frentani, via dei Frentani 4 Roma

oltre il 30 giugno 2007: +30,00

studenti universitari 1a laurea: +20,00

Sono stati richiesti al Ministero della Salute crediti ECM e al Ministero dellUniversit e della Ricerca Scientifica le autorizzazioni quale Corso dAggiornamento, allesonero dallinsegnamento. Verr rilasciato lattestato di partecipazione. Convenzioni card Magieoltre.

INFORMAZIONI E ISCRIZIONI: SEGRETERIA ORGANIZZATIVA

Istituto di Ortofonologia, via Salaria, 30 00198 Roma; tel. 06.88.40.384 06.854.20.38, fax: 06.84.13.258, segr.salaria@ortofonologia.it

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50 titiva dei movimenti (per esempio, camminava seguendo o affiancandosi agli operatori). La psicologia culturale e la letteratura transculturale individuano lincidenza dei problemi della migrazione, quali traumi, chock culturale, vissuti di sradicamento, distacco dalla famiglia e dal mondo degli affetti. La migrazione un cambiamento cos profondo che pu produrre molta sofferenza sulla psiche della persona, sul suo funzionamento, tanto pi se la migrazione stata forzata o ambivalente. La migrazione allora diventa un trauma che genera stress psichico, sentimenti di impotenza, perdita dellautostima, emozioni intense e spesso congelate, che emergono, dissociate dalla parola, sotto forma di sensazioni somatiche e reazioni comportamentali. Beneduce descrive bene in alcuni suoi scritti le conseguenze psichiche e sociali della guerra1. Esiste, infatti, un legame tra guerra, migrazione, disagio psichico e manifestazioni psicopatologiche. La migrazione rappresenta unesperienza traumatica e di crisi. Usando la scrittura ho provato a fargli brevi domande in lingua inglese per verificare se la conoscesse. Con mia sorpresa, afferrando a stento la penna, T.R. inizi a scrivermi le risposte in inglese. Solo molto tempo dopo mi fu anche possibile farlo disegnare (disegno della casa, dellalbero, ecc.). Tramite questo intervento ho potuto finalmente raccogliere le notizie anamnestiche mancanti. Innanzitutto T.R. non sapeva dove si trovasse, cio in Italia. Ha iniziato a scrivere la sua et e di essere nato nel villaggio di Sesewe. Aggiungo che in Eritrea il fenomeno dellurbanizzazione modesto, rimanendo il villaggio ununit sociale molto vivace. di religione cristiano-copta. I suoi genitori sono viventi e risiedono a Sesewe. Ha 3 fratelli (di cui due maggiori) e 2 sorelle, e alcuni di loro vivono in un altro villaggio di montagna, Segheneiti a Sud-Est di Asmara, dove T.R. ha frequentato la scuola secondaria. Gli piace studiare e mi ha risposto che le sue materie preferite sono soprattutto la matematica, poi la chimica, la storia e la geografia. Dal modo in cui mi forniva le informazioni e dai contenuti espressi ho potuto costatare che le sue funzioni cognitive apparivano integre. Ha ringraziato i dottori, affermando che non avrebbe mai dimenticato il loro aiuto: Dio il creatore del mondo e al secondo posto ci sono i dottori. Scriveva sempre pi spesso del suo corpo e della sua salute, che sentiva progressivamente migliorare. Alla domanda su quali fossero i suoi problemi riferiva di non stare bene economicamente e di avere necessit di soldi, di essere renitente al servizio militare eritreo. Aggiungeva di avere degli amici a Genova. Ma alle domande che gli ponevo sui suoi problemi, sulle sue emozioni, sui suoi pensieri, manifestava difficolt a rispondere. Come se non riuscisse a identificare bene o a rappresentare la propria sfera psichica e il pensiero. A ogni mio tentativo di approfondimento degli aspetti psichici mi rispondeva laconicamente che, adesso, la sua testa era libera. Con pi facilit, invece, parlava del suo corpo: Tutto il mio corpo sta migliorando. Oppure mi rispondeva alle domande sui piatti tipici eritrei o sui suoi sport preferiti: volley e calcio. Progressivamente T.R. ha cominciato, finalmente, a usare la voce, parlando dapprima in inglese e poi, con i suoi amici mediatori, nella sua lingua. La presenza confortante di due connazionali che fungevano da mediatori ha favorito il superamento del trauma migratorio. Essi gli hanno dato supporto e rassicurazione, riducendo il sentimento di estraneit e permettendo lespressione verbalizzata di bisogni, paure e dubbi. Ma nel contempo, questo suo progressivo miglioramento, ha aiutato gli operatori a modificare lidea, la sensazione e limmagine di non recuperabilit che si era gi costruita intorno a T.R. Dopo la dimissione stato in grado di raggiungere i suoi amici di Genova, in precedenza contattati dal Servizio Sociale, che sono stati disponibili a ospitarlo. I risultati ottenuti hanno mostrato lefficacia della corretta presa in carico dellalterit culturale, attraverso un atteggiamento capace di entrare in contatto con le manifestazioni psicopatologiche, anche quelle considerate pi difficili. Unulteriore considerazione, in conclusione, va fatta su questo caso. E cio che le risposte fornite da T.R. hanno fatto emergere, al di l dei risultati ottenuti dagli interventi, un altro

INTERAZIONI OPERATORI-PAZIENTE
Vista la particolare condizione psicopatologica e le difficolt di comunicazione, inizialmente gli operatori del reparto si sono adoperati per cercare di stabilire con T.R. un minimo contatto, anche attraverso il non verbale, al fine di renderlo pi collaborativo. Successivamente sono stati invitati come mediatori due connazionali eritrei che parlavano la stessa lingua: soprattutto un giovane, chiamato Michele, che risiedeva da tempo ad Agrigento e una ragazza che veniva in reparto saltuariamente. Anche con loro T.R. non sembrava mostrare ascolto e non manifestava feedback alle loro domande e ai loro discorsi. Si rinforzava in tutti gli operatori, dunque, lidea che T.R. fosse sordomuto. Credo che gli sforzi effettuati per interagire con T.R. hanno fatto emergere e riconoscere in tutti gli operatori la complessit del fenomeno e la necessaria sensibilit nel sapere stimolare e aiutare. Soprattutto con gli stranieri profughi questa sensibilit deve essere particolarmente vigile, e quando non siamo in grado di aiutarli dobbiamo chiaramente riflettere su questa inadeguatezza e assumere una posizione attiva nella ricerca di alternative. Il caso di T.R. stato affrontato nelle discussioni di quipe. Veniva inoltre somministrata terapia psicofarmacologica. Nella mia interazione con T.R. ho mantenuto un atteggiamento di accoglienza, di pazienza, ma nel contempo di stimolo attraverso la gestualit, lo sguardo e il sorriso. Ho utilizzato in modo massiccio la comunicazione non verbale. Gradualmente egli, a partire dai suoi movimenti e comportamenti mimetici (seguirmi mentre camminavo, entrare nella mia stanza, sedersi, ecc.), ha manifestato pi collaborativit. Posso affermare che per strutturare strategie di intervento in questa situazione di interazione transculturale non si possono applicare delle soluzioni precostituite ed necessario uscire dagli schemi operativi consueti.

INTERVENTI EFFETTUATI E RISULTATI OTTENUTI


La progressiva e maggiore disponibilit a collaborare di T.R. mi ha permesso di fare alcuni iniziali tentativi di interazione con luso della penna, o matita, e dei fogli.

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51 dato interessante: la difficolt che egli aveva a rappresentarsi e descrivere la propria vita psichica e la tendenza a esperire e a comunicare la sofferenza nella forma di sintomi somatici e a parlarne soltanto in tal senso. Questa difficolt poteva giustificare la forma tutta non-verbale e analogica con cui il suo disagio si estrinsecava, la scelta di una via somatica, di un linguaggio del corpo? Mi sono posto la questione se questa difficolt, oltre ad essere stata determinata dalla condizione psicopatologica da lui vissuta e dal lento recupero delle sue capacit, potesse essere connessa a una particolare concezione culturale di rappresentare la vita psichica, la salute e la malattia. Era come se T.R., pur avendo studiato e individuando nella testa e nel cervello la sede dei processi mentali, non sapesse esprimere e definire con chiarezza i contenuti psichici; il suo vissuto non era messo a fuoco e riconosciuto, ma rimaneva vago e nebuloso. Le manifestazioni della sua vita psichica non potevano altrimenti essere espresse e spiegate se non attraverso il filtro del corpo e la sofferenza somatica. Tale difficolt di riconoscere ed esprimere verbalmente la sofferenza interna segno caratteristico dellalessitimia, che significa letteralmente affetto senza parole (dal greco a-, lexis- [discorso, parola], thyms [affetto, emozione]) e definisce propriamente lincapacit di comunicare verbalmente le emozioni. Nella definizione di Sifneos, introdotta per la prima volta nel 1972, lalessitimia un disturbo affettivo-cognitivo che descrive alcune caratteristiche dei pazienti psicosomatici, ma che oggi si ritiene essere una caratteristica di molte patologie psichiche. Si tratta di una dimensione psicopatologica trans-nosografica, ma che trova il suo ancoraggio nella fase pre-verbale dello sviluppo psico-affettivo dellinfans, corrispondente a una modalit di funzionamento psichico sia regressivo sia costituzionale che determina il blocco degli affetti in caso di situazioni traumatiche. In essa si colgono quattro caratteristiche fondamentali: incapacit a identificare e verbalizzare le emozioni e i sentimenti, limitazione dellattivit immaginaria, pensiero concreto con scarsa elaborazione dei vissuti, ricorso allazione o alla somatizzazione per evitare i conflitti o per esprimere le emozioni. Lalessitimia pu essere primaria oppure secondaria, dovuta a stress ( presente, infatti, nei disturbi post-traumatici da stress), et o cultura. In questultimo caso dovuto a fattori culturali il problema non risiede tanto nella mancanza di espressione delle emozioni e dei vissuti, ma nella scarsa distinzione, nelle culture non occidentali, della sfera affettiva da quella somatica. Presso le culture tradizionali la salute consiste di una componente fisica e di una componente emozionale che sono solo in parte differenziate, e pi la cultura tradizionale, minore la distinzione fra malattia fisica e disturbo psicologico. In occidente questa concezione stata progressivamente soppiantata da un netto dualismo mente-corpo attribuendo un significato di salute e benessere allespressione individuale e verbalizzata dei vissuti psichici2. La persona non solo dovrebbe essere capace di parlare delle proprie emozioni ma dovrebbe saper utilizzare un idioma relativo al conflitto intrapsichico o interpersonale per esprimere la propria sofferenza. La riluttanza a comportarsi in questo modo deve essere interpretata come un deficit psicologico, lalessitimia, caratterizzato da unincapacit a mentalizzare e a esprimere simbolicamente le emozioni; somatizzazioni e alessitimia sono considerate espressioni patologiche o quantomeno poco evolute. Gli studi transculturali, invece, evidenziano le profonde differenze che esistono nellesperienza e nellespressione degli affetti, soprattutto nellespressione corporea della sofferenza, che minimizza le componenti psichiche ed emotive. In culture ove verbalizzare le emozioni negative considerato disdicevole, espressione di individualismo inaccettabile, o stigmatizzato, lespressione della sofferenza attraverso il corpo diviene lunico mezzo comunicativo possibile, utilizzando peraltro dei meccanismi connaturati alla nostra specie. I risultati di una recente ricerca condotta da Dion (1996) su un campione di 950 studenti di entrambi i sessi, distinti per etnia, mostrano che i segni specifici dellalessitimia sono significativamente maggiori nel gruppo di studenti non occidentali. Gi nel 1963 gli psicoanalisti francesi Marty e MUzan avevano sottolineato limportanza delluso del concetto di pensiero concreto (pense operatoire) per designare un tipo di funzionamento mentale che non appartiene esclusivamente ai pazienti psicosomatici, ma che connaturato nelluomo. Nella maggior parte delle persone tale pensiero concreto o alessitimico non sarebbe il risultato di resistenze, ma si tratterebbe di un pensiero cosciente, che tenderebbe verso un deficit della capacit simbolica, che non si rappresenta un legame evidente tra il dato somatico e lattivit fantasmatica.

NOTE
1. Vedi in particolare R. Beneduce, Bambini fra Guerra e Pace: il caso di Eritrea ed Etiopia. Uno studio sui bambini che hanno bisogno di particolari misure di protezione, Firenze, ICDC-UNICEF e Cooperazione Italiana, 1999, pp. 1-45. 2. Preciso, tuttavia, che fin dalle origini greche della nostra cultura il rapporto psiche/soma era rappresentato anche in modo indistinto e olistico, come per esempio nei poemi omerici, nella scuola medica di Ippocrate, nelle concezioni filosofiche di Democrito, di Epicuro e poi di Lucrezio in cui la psiche fortemente connessa al corpo, nella concezione fisica della psiche di Aristotele. Tali rappresentazioni della vita psichica erano in contrasto sempre in ambiente greco-romano con la visione dualistica di Pitagora, di Empedocle, di Platone e, pi in l, del cristianesimo.

BIBLIOGRAFIA
AGUGLIA E., FORTI B., Le dimensioni della sofferenza psichica, Articolo tratto da Internet. BENEDICE R., Bambini fra Guerra e Pace: il caso di Eritrea ed Etiopia. Uno studio sui bambini che hanno bisogno di particolari misure di protezione, Firenze, ICDC-UNICEF e Cooperazione Italiana, 1999. (a cura di), Mente, persona, cultura. Materiali di etnopsicologia, Torino, lHarmattan Italia, 1999. DION K.L., Ethnolinguistic correlates of alexithymia: Toward a cultural perspective, Journal of Psychosomatic Research, 41(6), 1996, pp. 531539. MARTY P., MUZAN M., La pense opratoire, Revue Franaise de Psychanalyse, 27(suppl), 1963, pp. 1345-1356. MELLINA S., Psicopatologia dei migranti, Roma, Lombardo Editore, 1992. Vite altrove. Migrazione e disagio psichico. Etnopsichiatria e migrazioni in Italia, Milano, Feltrinelli, 2000. NATHAN T., Principi di etnopsicoanalisi, Torino, Bollati Boringhieri, 1996. SIFNEOS F.E., The prevalence of alexithimic characteristics in psychosomatic patients, Psychother. Psychosom., 22, 1973, pp. 255-262.

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Psiche e trauma
Prefazione alledizione italiana di Carole Beebe Tarantelli

HENRY KRYSTAL AFFETTO, TRAUMA, ALESSITIMIA


Con un contributo di John H. Krystal

COLLANA: PSICHE E TRAUMA ISBN: 978-88-7487-201-5 bili e quindi inaccessibili al pensiero opo la promulgazione, in GerC 44,00 FORMATO: 16,5X24 PAGG. 480 metapsicologico e clinico. Anna mania occidentale, delle leggi Freud aveva proposto una definiziodindennizzo per risarcire le vittime ne che distingueva il trauma in del regime nazista per gli effetti senso stretto da altri tipi di espepermanenti delle persecuzioni subirienza, per quanto dolorosi fossero, e te, si riun negli Stati Uniti un grupche era il punto di partenza per un po di psichiatri e psicoanalisti (alcuriesame del trauma. Penso che leni dei quali sopravvissuti essi stessi pisodio sia stato perturbante? Che ai campi di sterminio) per tentare di sia stato importante nellalterare il dare una formulazione teorica a ci corso dello sviluppo successivo? Che di cui erano stati testimoni nelle sia stato patogeno? Oppure intendo migliaia di interviste condotte con traumatico nel senso stretto del terle vittime. Lorrore dei racconti sulla mine, cio sconvolgente, distruttivo, sopravvivenza nei ghetti e nei causa di disgregazione interna per campi di sterminio della Germania avere interrotto il funzionamento nazista erano indescrivibili, come lo dellIo e la sua mediazione? erano i postumi sintomatici presen([1964]; 1979, p. 729). Era evidente tati dai pazienti ventanni dopo la che un riesame era essenziale poiloro liberazione. Gli studiosi hanno ch, se gli psicoanalisti dovevano per di pi scoperto che le reazioni essere in grado di trattare gli effetti traumatiche delle vittime dei nazisti sulla mente umana delle esperienze erano dello stesso ordine di quelle estreme, era essenziale capirli. Limosservate da Robert Lifton (1968) plicita speranza era inoltre che, se studiando i sopravvissuti alla leffetto di eventi cos estremi e bomba atomica di Hiroshima. In massicci come i campi di sterminio nazisti e la bomba atomica altre parole, hanno riscontrato che il trauma psichico massiccio fossero stati studiati utilizzando un rigoroso livello intellettuale aveva come risultato dei postumi sintomatici riconoscibili che, e fenomenologico, sarebbe stata anche la premessa per potersi nonostante lattenzione prestata dopo la prima guerra mondiaimpegnare su tipi pi comuni di esperienze traumatiche, quali la le alle nevrosi traumatiche belliche, non erano stati ancora stuviolenza sessuale, i maltrattamenti, le aggressioni, ecc. diati adeguatamente come fenomeno a s stante. Dai loro sforIl problema concettuale con cui si sono scontrati Krystal e zi nacque un libro, Massive Psychic Trauma (1968), curato da gli altri psicoanalisti che hanno scritto Massive Psychic Trauma Henry Krystal. era lo stesso nel quale simbatt Freud una volta abbandonata Gli autori hanno constatato che le teorie psicoanalitiche del la teoria della seduzione (la teoria della situazione intollerabitrauma erano inadeguate, sia a livello fenomenologico che le) a favore del ruolo della fantasia nella vita psichica (la teoria metapsicologico, a spiegare le reazioni che avevano riscontrato, degli impulsi inaccettabili), cosicch lidea dellorigine traumae che, se la teoria doveva dare ragione dellesperienza vissuta sul tica della nevrosi scomparve, almeno per un certo periodo, dal palcoscenico della storia, leffetto sulla mente del trauma catasuo pensiero. Il conflitto tra visione oggettiva e soggettiva strofico doveva essere riesaminato. Segnalando linadeguatezza del trauma intrinseca alla riflessione su di esso. La domanda delle interpretazioni contemporanee del trauma, seguivano : come pu la nostra teoria dare ragione degli effetti del trauAnna Freud (1967), la quale temeva che il termine venisse ma esterno (Freud, 1920) senza tradire la nostra conoscenza impiegato in un senso cos impreciso da rischiare di diventare delle dinamiche della patogenesi e il ruolo attivo della mente confuso e quindi inutile. Gli psicoanalisti tendevano infatti a nel dare forma alla reazione allesperienza? Se, per esempio, il designare come traumatica ogni esperienza patogena, persino trauma psichico fosse semplicemente il risultato di eventi quella meramente conturbante. Perch per esempio, si chiedeva obbiettivamente sconvolgenti, la domanda diventerebbe ineviKrystal, Masud Khan (1974) parla di trauma cumulativo e non tabilmente: come quantificare lintensit di stimolo necessaria di sovrapposizione di esperienze patogene? Il risultato dellima definire un evento abbastanza sconvolgente da provocare un precisione terminologica e concettuale era che le esperienze trauma, che , forse, una domanda assurda? Per il DSM-III, per estreme non avevano alcuna specificit, diventando cos invisi-

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fare un esempio, il trauma provocato da un agente stressante riconoscibile che provochi dei sintomi importanti di angoscia in quasi tutti (1982, p. 111), che potrebbe essere classificata una non-definizione. In una visone puramente esterna del trauma, come quella del DSM-III, il ruolo della mente nellelaborare e dare una forma soggettiva alla reazione praticamente irrilevante. Esiste daltro canto un problema reale riguardo al fatto se stimoli puramente intrapsichici, per quanto raccapriccianti per lIo, siano in realt paragonabili agli effetti di uno stimolo esterno sconvolgente, come lessere testimoni della distruzione di tutta la propria famiglia in un campo di sterminio o lessere torturati o stuprati. Da uno dei due punti di vista, levento traumatico irrilevante e limpotenza inerme della vittima meramente soggettiva. Dallaltro, linsistenza sullagente stressante oggettivo si appropria della possibilit di pensare alle sottigliezze della risposta soggettiva al trauma. Freud stesso ha ritenuto necessario reintrodurre lidea di trauma, in quanto situazione intollerabile, in Inibizione, sintomo e angoscia (1926), in cui riappare la vecchia teoria dellimpotenza inerme dellIo e lorigine traumatica delle nevrosi. Negli anni successivi alla pubblicazione di Massive Psychic Trauma, Henry Krystal ha elaborato una teoria della dinamica psichica del trauma che prende quellidea come punto di partenza. Krystal ha infatti sviluppato un preciso e sistematico modello metapsicologico e fenomenologico del trauma catastrofico che costituisce i capitoli centrali di questo importante libro. A suo modo di vedere, come stato per Freud dopo il 1926, la chiave della natura traumatica di un evento lesperienza soggettiva di impotenza inerme o lincapacit di evitare il pericolo implicito in esso. DesPres, uno studioso dellOlocausto, rappresenta con unimmagine il senso di totale inermit provocato dalla situazione traumatica: la prima condizione di un evento estremo che non c via di scampo, nessun posto in cui andare salvo la tomba (1976, p. 7). Il problema cruciale, per Freud, era stato se limpotenza motoria dellio lincapacit di allontanarsi dalla situazione traumatica (per esempio con la fuga) diventasse o meno unimpotenza psichica (p. 168), ovvero lincapacit di strutturare una difesa che potesse allontanare lio dalla situazione che minaccia di travolgerlo. Krystal porta il ragionamento di Freud un passo oltre: lessenza della situazione traumatica che il pericolo soggettivamente riconosciuto come inevitabile e che ci si arrende a esso; ci provoca una condizione di impotenza fisica e psichica. Ne risulta che lo stato emotivo della vittima si trasforma da ipervigile e iperattivo (o ansioso, che segnala che la minaccia stata registrata e ci si sta difendendo contro di essa) in uno di blocco progressivo delle emozioni accompagnato da uninibizione anchessa progressiva delle sensazioni fisiche e delle funzioni mentali fino a raggiungere uno stato catatonico. In altre parole, la risposta al trauma catastrofico una regressione repentina, in quanto gli affetti si risomatizzano (o si deverbalizzano). Se la reazione traumatica provocata dallesperienza soggettiva di resa di fronte a un pericolo sopraffacente, il risultato ultimo di essa, se non bloccata, la morte psicogena. In altre parole, la vittima cede completamente e si arrende alla pul-

sione di morte, cosicch non riesce pi a contrastare linerzia propria dellorganismo vivente (Freud, 1920, p. 222). Che cosa succede, si domanda Krystal, alle persone che si arrendono al pericolo inevitabile, ma non muoiono? Ha constatato che il sintomo pi tenace delle vittime di traumi una depressione diffusa, spesso grave, accompagnata da unansia anchessa persistente e grave, che pu portare a un restringimento del campo vitale con sintomi di stanchezza, riduzione della vitalit, anedonia o, nei casi pi gravi, con i disturbi cognitivi e affettivi dellalessitimia. La reazione al trauma pu essere considerata un tentativo di regolare la risposta emotiva che la reazione allevento sopraffacente: la minaccia del ritorno di unangoscia senza limiti pu trasformare gli affetti in emergenze, e lottunderli nel tentativo di tollerarli pu portare a un blocco cognitivo e affettivo. Per citare Krystal: Dopo aver vissuto la morte, nessuna creatura rimarr pi la stessa: il senso di sicurezza o persino la fede non saranno mai pi completamente recuperati. come se questincontro avesse fornito uno sfondo oscuro sul quale dipingere il resto della vita (p. 158). Le vittime di un trauma catastrofico possono cio manifestare un disturbo affettivo che dura per tutta la vita. Ci ha portato Krystal alla ricerca racchiusa nella prima e terza parte del libro. Al fine di capire il trauma e i disturbi affettivi che provoca, infatti, aveva bisogno di una teoria degli affetti valida che, com noto, una delle aree pi problematiche della teoria psicoanalitica. Krystal esamina, nei capitoli di apertura del libro, laspetto motivazionale degli affetti. Sviluppa poi una teoria genetica di essi, tracciandone levoluzione dalle emozioni indifferenziate (o precursori degli affetti) dellinfanzia attraverso il complesso processo della strutturazione fisiologica e psicologica che permette una crescente differenziazione e tolleranza degli affetti fino, e attraverso, limportantissima fase evolutiva adolescenziale. Nella parte finale del libro, Krystal riferisce sul suo importantissimo contributo allo studio dellalessitimia, una sindrome in cui le emozioni sono indifferenziate, vaghe, aspecifiche e vissute primariamente a livello somatico. Il paziente alessitimico vive gli affetti in modo indifferenziato e non riesce a distinguere tra stati di stanchezza, tristezza, fame o malattia. Krystal ha constatato che lalessitimia pu derivare da un arresto dello sviluppo genetico dellaffetto e che pu inoltre essere uno dei principali postumi post-traumatici laddove vi sia stata una regressione affettiva massiccia. I problemi che spesso accompagnano questo disturbo sono lindebolimento della capacit di avere cura di s e lanedonia. Ho insistito sulla visione del trauma psichico massiccio di Krystal e sul disturbo dellaffettivit che ne il principale effetto a lungo termine. Proprio riconoscendo e studiando la devastazione emotiva di chi sia stato gravemente traumatizzato, si reso conto che, per guarire dal trauma, le emozioni negative di odio e terrore, che ne sono leredit pi frequente, devono essere controbilanciate da affetti in uguale misura positivi. Questo libro non quindi soltanto unanalisi della resa al trauma e della paralisi emotiva che Krystal considera la sua conseguenza pi importante. anche un libro sullamore e sulla guarigione.

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Io conto e te ti nascondi!
Conversazioni tra bambini e animali come fattore di sviluppo del linguaggio1
RENATO CORSETTI 2 GIANLUCA PANELLA3
Facolt di Psicologia 1, Universit di Roma La Sapienza

INTRODUZIONE

uesto articolo affronta un campo ancora poco esplorato finora negli studi sullacquisizione del linguaggio nellinfanzia: il contributo degli animali domestici allo sviluppo linguistico del bambino. Sono chiari i rapporti di familiarit e di intenso affetto che si instaurano tra bambini e animali, gi in et precedente alla produzione delle prime parole. Le terapie con lausilio di animali domestici (AAT) che rientrano nelloramai nota Pet Therapy4, oggi mirano a un recupero globale in soggetti con diverse patologie (autismo, plurihandicap, ipovedenti e non vedenti, sindrome di down, epilessia, disturbi dansia e di stress, cardiopatie, morbo di Parkinson e Alzheimer, ecc), mentre non sono presenti oggi delle terapie mirate esclusivamente al recupero delle abilit linguistiche negli utenti di queste cure. Se la terapia con gli animali apporta dei benefici a un certo tipo di utenza patologica, ci siamo chiesti se la presenza di uno stimolo, quale lanimale, nella vita di bambini sani non possa facilitare il loro sviluppo delle capacit linguistiche. Abbiamo, perci, voluto indagare quanto la presenza di questo interlocutore privilegiato, induca il bambino a voler comunicare di pi e quindi quale sia lesito di questa maggiore comunicazione relativamente allo sviluppo del linguaggio. I dati raccolti, che si riferiscono essenzialmente al tipo di frasi prodotte dai soggetti, indicano un effetto positivo sullandamento dello sviluppo della capacit di produzione di frasi via via pi complesse, come si vedr pi in dettaglio in seguito.

CENNI SULLO SVILUPPO LINGUISTICO DEL BAMBINO


Nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito al modificarsi dei paradigmi di riferimento e delle teorie sullacquisizione del linguaggio da parte del bambino. Noi crediamo che lapproccio attuale, che definiremmo integrato quellapproccio, cio, che tiene conto sia delle abilit specie-specifiche, sia dei prerequisiti dello sviluppo organico e dello sviluppo delle abilit cognitive generali, sia del contributo fondamentale dellambiente, come pure dellaltrettanto essenziale contributo attivo del soggetto che sta imparando possa contribuire a far avanzare gli studi in questo settore pi delle precedenti visioni che tendevano a sottolineare il contributo di un solo fattore (Corsetti, 2003). Lacquisizione del linguaggio nel bambino si presenta come lo snodarsi di una serie di fasi, che si succedono in un determinato ordine, condiviso da molti bambini. Al tempo stesso, que-

sto processo caratterizzato da numerose variazioni individuali che riguardano non solo i tempi, ma anche i modi e le strategie di apprendimento. Tutto questo ben noto e non necessita di ulteriori osservazioni in questo articolo. Basti dire che sono state individuate dagli studiosi del settore una serie di stadi o tappe cosiddette universali dellacquisizione del linguaggio che sembrano ritrovarsi in tutti i bambini indipendentemente dalla lingua cui sono esposti e che stanno imparando. Non si possono tacere gli studi comparativi, a parere di chi scrive molto fecondi di risultati, fra lacquisizione in pi lingue (crosslinguistic in inglese) a partire dai lavori di Slobin (1985). Questi studi indicano le differenze tra la serie di tappe di acquisizione in dipendenza delle caratteristiche di funzionamento della lingua in questione. In sintesi, le cose pi frequenti e pi regolari vengono imparate prima, ma esse non sono le stesse nelle varie lingue. Intorno ai ventiquattro mesi, variazioni individuali a parte, generalmente i bambini cominciano a combinare le parole in frasi. E questo , a parere degli studiosi di sviluppo del linguaggio infantile, un fatto fondamentale. Tuttavia la capacit di combinare simboli strettamente collegata alla quantit di vocaboli posseduta: le cento parole sembrano rappresentare una soglia minima per passare alla frase, ma data la variabilit individuale, non vi un numero minimo stabilito di parole per poter determinare la capacit combinatoria del bambino e poi importante sottolineare lo stile dacquisizione del bambino che pu essere di tipo olistico o analitico5. Verso i tre anni il bambino costruisce correttamente le frasi semplici e affermative ed sempre in questo periodo che il bambino inizia a usare i pronomi io, tu, egli; si pone dunque in rapporto con linterlocutore (Francescato, 1970). Parisi (1977) sostiene che le strutture frasali vengono acquisite dal bambino allincirca alla stessa et, indipendentemente dallambiente socio-culturale in cui cresce. In genere, la lunghezza media delle frasi prodotte da un bambino considerata uno degli indici pi importanti e attendibili del suo sviluppo linguistico. In pratica, verso i tre-quattro anni molti bambini possiedono le strutture sottostanti a tutte le frasi di una lingua e la differenza rispetto agli adulti sta eventualmente nella frequenza duso di queste strutture.

LA RICERCA
La ricerca stata effettuata su un campione di 36 soggetti, sani, tutti figli unici, residenti in provincia di Roma, scelti in base al sesso, allet anagrafica e al livello socio-culturale.

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TABELLA 1.
SOGGETTO 1 2 3 4 5 6 SESSO M M M F F F ET 2; 11, 28 2; 8, 12 2; 7, 1 2; 4, 13 2; 11, 20 2; 10, 5 LIVELLO
SOCIO-CULTURALE

TABELLA 3.
SOGGETTO 13 14 15 16 17 18 SESSO M M M F F F ET 4; 2, 4; 0, 4; 0, 4; 1, 4; 1, 4; 3, 23 4 20 8 25 10 LIVELLO
SOCIO-CULTURALE

A M B A M B

A M B A M B

TABELLA 2.
SOGGETTO 7 8 9 10 11 12 SESSO M M M F F F ET 3; 7, 3; 4, 3; 5, 3; 6, 3; 4, 3; 5, 23 6 26 2 15 22 LIVELLO
SOCIO-CULTURALE

TABELLA 4.
GR/TF G1S
PS SIN FNI FNC FAI FACA FACM FCI FCII FCIE FCR FBI FBC FBS

A M B A M B

12 10 26

4 3

12 6

4 3

4 3

4 2

13 5

11 10 4 4

G1C 18 23 19 16 8 3 Gr = Gruppi; Tf = Tipologia frasale

Il gruppo sperimentale formato da 18 soggetti che posseggono animali domestici (cani, gatti, criceti, conigli, papere, galline, uccellini, ecc) e il gruppo di controllo da 18 soggetti senza animali nellambiente domestico. Il gruppo sperimentale stato suddiviso in 3 gruppi: il primo comprende 6 soggetti di cui 3 maschi e 3 femmine di et compresa tra i 2 anni e 6 mesi e i 3 anni (et media di 2 anni e 10 mesi), il secondo composto da 6 soggetti, di cui 3 maschi e 3 femmine di et compresa tra i 3 e i 4 anni (et media di 3 anni e 5 mesi), e il terzo comprende 6 soggetti di cui 3 maschi e 3 femmine di et compresa tra i 4 anni e i 4 anni e 6 mesi (et media di 4 anni e 2 mesi). Inoltre ogni gruppo sperimentale suddiviso in 2 soggetti (1 maschio, 1 femmina) di livello socio-culturale basso (B), 2 di livello medio (M) e 2 di livello alto (A). Il gruppo di controllo composto con le stesse caratteristiche di quello sperimentale. Nelle tabelle che seguono sono riportate le caratteristiche dei 18 soggetti del gruppo sperimentale (sesso, et e livello socio-culturale: alto, medio, basso) per ogni sottogruppo. In tabella 1 sono riportate le caratteristiche dei 6 soggetti del Gruppo 1, nella 2 le caratteristiche dei 6 soggetti del Gruppo 2, nella 3 quelle dei 6 soggetti del Gruppo 3. La raccolta dati stata cos svolta: sono stati fatti degli incontri individuali con i soggetti, della durata di 45 minuti ciascuno, durante i quali veniva fatta unaudioregistrazione del linguaggio spontaneo prodotto dal bambino in interazione con il ricercatore e lanimale domestico (questultimo era presente nel solo caso del gruppo sperimentale, ovviamente). In seguito sono state trascritte le registrazioni ed stata effettuata la categorizzazione degli enunciati (seguendo in linea di massima la categorizzazione di Taeschner, Volterra, 1986, con adattamenti. Vedi anche Corsetti, 2004). La nostra categorizzazione considera: le parole singole (PS), i sintagmi (SIN), le frasi nucleari complete e incomplete (FNC, FNI), le frasi ampliate con modificatore e avverbiale e incomplete (FACA, FACM, FAI), le frasi complesse inserite implicite ed esplicite, relative e incomplete (FCII, FCIE, FCR, FCI), le frasi binucleari subordinate, coordinate e incomplete (FBS, FBC, FBI). Per ogni soggetto stata redatta una scheda di analisi con le frequenze e il rispettivo grafico di riferimento concernente

la distribuzione frasale, le frequenze medie di ogni gruppo, e infine i confronti delle frequenze medie tra i vari soggetti traendo delle conclusioni che hanno confermato lipotesi di partenza, ovvero che la presenza di un animale domestico influenza positivamente lo sviluppo linguistico (misurato attraverso la struttura frasale) dei soggetti nelle varie fasce det. Seguono le tabelle riassuntive dei confronti delle frequenze medie di ogni gruppo sperimentale e di controllo (tabelle 4, 5 e 6). Dopo aver osservato che la presenza dellanimale domestico influenza in maniera positiva lo sviluppo linguistico in

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TABELLA 5.
GR/TF G2S
PS SIN FNI FNC FAI FACA FACM FCI FCII FCIE FCR FBI FBC FBS

TABELLA 7.
DG/TF
G1SG1C G2SG2C G3SG3C
FCII FCIE FCR FBI FBC FBS PS SIN FNI FNC FAI FACA FACM FCI FCII FCIE FCR FBI FBC FBS

13 17 16 23

19

7 4

16 13

5 4

5 3

4 3

17 11

11 5

7 5

-9 -5 -7

-11 -9 -3 -5 3 -7

10 6 6

1 1 0

1 -1 2

1 3 3

6 3 1

1 1 1

1 2 2

2 1 1

8 4 2

7 6 6

6 2 4

G2C 18 20 13 17 18 5 Gr = Gruppi; Tf = Tipologia frasale

TABELLA 6.
GR/TF G3S
PS SIN FNI FNC FAI FACA FACM FCI

Dg = Differenze tra i gruppi Tf = Tipologia frasale

12 10

21

10

7 4

10 9

6 5

5 3

6 5

11 9

14 12 8 8

G3C 19 15 15 15 10 4 Gr = Gruppi; Tf = Tipologia frasale

anni e 10 mesi), probabilmente a causa di una maggiore intensit di rapporto e comunicazione con lanimale rispetto allinterazione con altri componenti della famiglia, o estranei.

tutti e tre i gruppi, si voluto vedere in quale dei gruppi tale presenza risultasse maggiore. I confronti effettuati mettono in evidenza una differenza tra gruppi: il primo gruppo sperimentale (et media 2 anni e 10 mesi), evidenzia una differenza tra le frequenze medie, con il gruppo di controllo, maggiore rispetto al secondo e al terzo gruppo; il secondo gruppo sperimentale (et media 3 anni e 5 mesi), evidenzia una differenza tra le frequenze medie, con il gruppo di controllo, simile al terzo gruppo (et media 4 anni e 2 mesi). La presenza dellanimale, quindi, influenza maggiormente lo sviluppo linguistico nei bambini del primo gruppo sperimentale, i pi giovani. La tabella 7 riassume le differenze tra le frequenze medie del gruppo sperimentale e di controllo.

BIBLIOGRAFIA
ANTINUCCI F., Le strutture della sintassi, Bari-Roma, Laterza, 1970. CAMAIONI L., Psicologia dello sviluppo del linguaggio, Bologna, Il Mulino, 2001. CASELLI M.C., CASADIO P., Il primo vocabolario del bambino, Milano, Franco Angeli, 1995. CONDORET A., Lanimal compagnon de lenfant, Paris, Fleurus, 1973/1976. CORSETTI R., Appunti di psicopedagogia del linguaggio e della comunicazione, Roma, Kappa, 2003. Indicazioni per lutilizzo del sistema di analisi del linguaggio Childes, Roma, Kappa, 2004. FRANCESCATO G., Il linguaggio infantile: strutturazione e apprendimento, Torino, Einaudi, 1970. GIOVANARDI C., GUALDO R., Inglese-Italiano 1 a 1 Tradurre o non tradurre le parole inglesi?, San Cesario di Lecce, Manni, 2003. LEVINSON B., Pet and human development, Springfield (IL), Charles C. Thomas Publisher, 1972. PARISI D., Sviluppo del linguaggio e ambiente sociale, Firenze, La Nuova Italia, 1977. SLOBIN D.I. (a cura di), The crosslinguistic study of language acquisition. Vol. 1: The data, Hillsdale, New Jersey-London, Lawrence Erlbaum Associates, 1985. TAESCHNER T., VOLTERRA V., Strumenti di analisi per una prima valutazione del linguaggio infantile, Roma, Bulzoni, 1986.

DISCUSSIONE DEI RISULTATI E CONCLUSIONI


In base allanalisi effettuata della struttura frasale dei gruppi sperimentale e di controllo emerso che il gruppo sperimentale (con presenza dellanimale), in tutte le fasce di et prese in considerazione, ha formulato un maggior numero di frasi meglio strutturate (frasi nucleari complete, complesse e binucleari) rispetto al gruppo di controllo (assenza dellanimale). La presenza dellanimale domestico ha influito positivamente sulla strutturazione delle frasi emesse nellarco dellaudioregistrazione libera. Il gruppo di controllo ha riportato dei valori di frequenze medie maggiori per quanto concerne le parole singole, i sintagmi e le frasi nucleari incomplete nel gruppo 1 (et media di 2 anni e 10 mesi); le parole singole, i sintagmi e le frasi ampliate con avverbiale nel gruppo 2 (et media di 3 anni e 5 mesi); e le parole singole, i sintagmi e le frasi nucleari incomplete nel gruppo 3 (et media di 4 anni e 2 mesi). In sostanza, quindi, il gruppo di controllo produce pi parole singole o sintagmi e meno strutture pi complesse. Inoltre i confronti effettuati mettono in evidenza una differenza tra gruppi: il primo gruppo sperimentale (et media 2 anni e 10 mesi), evidenzia una differenza tra le frequenze medie, con il gruppo di controllo, maggiore rispetto al secondo e al terzo gruppo; il secondo gruppo sperimentale (et media 3 anni e 5 mesi), evidenzia una differenza tra le frequenze medie, con il gruppo di controllo, simile al terzo gruppo (et media 4 anni e 2 mesi). Quindi la presenza dellanimale indicativamente sembra che influenzi maggiormente lo sviluppo linguistico nei bambini piccoli, di et compresa tra i 2 anni e 6 mesi e i 3 anni (et media 2

NOTE
Questo articolo basato su una ricerca effettuata per una tesi di laurea discussa nella Facolt di Psicologia 1, Universit di Roma La Sapienza, nel luglio 2004, relatrice la professoressa Traute Taeschner. La frase Io conto e te ti nascondi! la frase di un bambino al suo animale domestico, registrata nel corso della ricerca. 2. Renato Corsetti, professore nella Facolt di Psicologia 1, Universit di Roma La Sapienza, ha curato limpostazione della tesi e, in parte, la redazione di questo articolo. 3. Gianluca Panella, laureato in psicologia dello sviluppo e delleducazione nella Facolt di Psicologia 1, Universit di Roma La Sapienza, nel luglio 2004 si occupato dellimpostazione della ricerca, della raccolta dei dati e della successiva analisi. specializzando nel Corso in Psicoterapia dellEt Evolutiva a indirizzo psicodinamico dellIstituto di Ortofonologia di Roma. 4. Non esiste ancora un equivalente sufficientemente stabilizzato per la locuzione Pet Therapy. Varie proposte sono apparse negli ultimi anni: terapia dolce con gli animali, terapia con gli animali domestici, cuccioloterapia, ecc. Vedi in Giovanardi e Gualdo (2003, p. 228). 5. I bambini olistici con un numero di parole anche basso, possono talvolta produrre enunciati di pi parole che per risultano costituiti in genere da frasi fatte (per esempio, Va via, Ecco mamma), che sembrano riproduzioni memorizzate per intero, piuttosto che frasi analizzate nelle loro parti componenti. Viceversa, i bambini definiti analitici iniziano a comporre le frasi quando il loro vocabolario tende ad essere numericamente pi alto; queste risultano combinazioni non rigide, pi produttive, e costituite da parole gi in precedenza analizzate e usate come parole singole con quella ricchezza comunicativa e informativa descritta in precedenza come capacit di mettere in relazione parti della realt (Caselli, Casadio, 1995, p. 27).
1.

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Lospicologo e lo sportello dascolto


LUCIANA CERRETI FLAVIA FERRAZZOLI ANNA MAMMOLI BARBARA ZERELLA
Psicoterapeute, Istituto di Ortofonologia Roma

osa significa lavorare come psicologhe (o forse dovremmo dire ospicologhe) nello sportello dascolto di una scuola media inferiore? Questa stata la prima domanda che ci siamo poste quando ci stato proposto di partecipare a un progetto di prevenzione e di ascolto presso una struttura scolastica i cui studenti erano dei preadolescenti. Diverse sono state le riflessioni che hanno seguito il quesito appena riportato, a posteriori possiamo sicuramente considerarle necessarie per la progettazione e lorganizzazione del lavoro che ci saremmo prestate a compiere. Siamo unquipe di psicologhe psicoterapeute dellIstituto di Ortofonologia che dal dicembre 2005 opera presso una scuola media inferiore alle porte di Roma. La scuola inserita in una realt urbanistica di periferia, e ci implica una serie di disagi legati a questa condizione quali, per esempio, la carenza di strutture ricreative e di aggregazione per bambini e ragazzi. Inoltre, si riscontra in maniera forte lesigenza di creare un tessuto sociale che integri le diverse culture, dal momento che nel quartiere sono presenti numerose famiglie straniere. Il primo punto che abbiamo dovuto affrontare in coincidenza dellinizio di questo lavoro stato quello di riflettere attentamente sul ruolo che saremmo andate a ricoprire. La nostra formazione di psicoterapeute ci consente di sperimentarci con un lavoro basato sulla relazione significativa con il paziente e per la strutturazione ben definita di spazi e tempi, stabiliti in rapporto alle necessit del caso, ci permette di constatare lo sviluppo del viaggio terapeutico intrapreso con laltra persona. Lavorando presso uno sportello scolastico, invece, il ruolo che ci veniva chiesto di ricoprire era quello del consulente psicologico: incontrare i ragazzi che avessero richiesto un colloquio, in un tempo decisamente limitato e con bassissima frequenza. In fondo avremmo lavorato in uno sportello dascolto e non presso uno studio di psicoterapia e, come spesso si sente dire nel gergo degli psi, questa organizzazione strutturale degli incontri ci avrebbe protetto, nonch indicato, di non aprire porte o finestre di esperienze o ricordi di vita che per il tempo e il luogo in cui operavamo non avremmo potuto chiudere, ovvero elaborare. Questa piccola difficolt iniziale si poi trasformata in un punto di forza nel nostro lavoro. Pi volte, riportan-

do i casi riscontrati a scuola nello spazio di riflessione che lquipe si ritagliava per una mattina a settimana, la nostra voglia di andare oltre il limite della consulenza, lesigenza di effettuare un intervento pi esteso ci ha permesso di fare considerazioni che, in caso contrario, sarebbero rimaste in ombra e di poter lavorare, per quanto fosse possibile in quello spazio, sulle reazioni personali suscitate dagli incontri svolti a scuola. La mattina che ci serviva e che utilizziamo tuttora per organizzare il nostro lavoro, da noi chiamato spazio di riflessione, non coincide con un momento di supervisione bens rappresenta unoccasione di passaggi di informazioni tra tutti i componenti dellquipe, tra cui la coordinatrice e la responsabile del progetto. anche un momento nodale del nostro lavoro in cui possibile dare libero spazio alle fantasie, ai pensieri, alle considerazioni sulle situazioni vissute a scuola, che danno forma alla vera e propria parte operativa del nostro lavoro, ovvero attivit e incontri con tutte le figure che sono presenti nella struttura scolastica (ragazzi, professori, insegnanti di sostegno, assistenti, infermieri, collaboratori) e che vi gravitano intorno (genitori, nonni, fratelli) o che occasionalmente hanno a che fare con listituzione scuola (assistenti sociali, rappresentanti di cooperative e associazioni). La prima volta che abbiamo varcato la soglia della scuola, dove avremmo tenuto lo sportello dascolto, siamo state colpite positivamente dalla grande struttura che ci avrebbe accolto e dai numerosi lavori fatti dai ragazzi affissi sui muri sotto forma di murales e cartelloni. Eravamo molto emozionate e curiose allo stesso tempo, e abbiamo pensato che frequentare quella scuola ci sarebbe piaciuto molto! Ma come sarebbe stato limpatto con i professori? E con i ragazzi? Lincontro di presentazione avuto con i docenti stato molto breve e colloquiale. I presenti ci hanno illustrato lorganizzazione scolastica rispetto agli spazi e ai tempi, riferendoci anche i principali obiettivi affrontati e raggiunti nelle varie classi attraverso il loro lavoro. Daltro canto, noi abbiamo illustrato il nostro ruolo allinterno della scuola, che non avrebbe rappresentato una sovrapposizione o sostituzione al loro ma, al contrario, avrebbe avuto una funzione di collaborazione e di integrazione con il loro lavoro.

FARE PSICOLOGIA
59 Nonostante queste premesse, avevamo considerato che sarebbe servito del tempo per concretizzare tale collaborazione e per superare difficolt quali: il timore che i ragazzi usufruissero dello sportello dascolto a scapito della didattica e anche la difficolt a entrare in sinergia con il corpo docente nel perseguire obiettivi comuni e strategie di intervento. Possiamo affermare con soddisfazione che, con il trascorrere delle settimane, lo scambio con i professori avvenuto pi di frequente e questo ci ha dato la possibilit di instaurare un rapporto caratterizzato da stima e fiducia reciproca. Abbiamo potuto incontrare per la prima volta lo sguardo dei ragazzi quando siamo passate nelle classi per presentare lattivazione del nuovo servizio presso la loro scuola. Alcuni di loro sembravano stupiti dalla nostra presenza, altri annoiati, altri infastiditi, altri ancora molto interessati. Nel presentarci abbiamo cercato di stuzzicare la loro fantasia sulla figura dello psicologo e sulla presenza di uno sportello dascolto nella loro scuola. Dopo pochi istanti di imbarazzo, sottolineato da un momentaneo silenzio, i ragazzi hanno riferito liberamente le loro considerazioni. Molti di loro hanno fatto riferimento a trasmissioni televisive in cui hanno potuto ascoltare interviste e riflessioni fatte da alcuni psicologi, altri hanno ricordato telefilm o film in cui cera un attore che interpretava questo ruolo. Pochi sono stati i ragazzi che hanno riportato di aver incontrato direttamente uno psicologo, se non perch si trattava di un amico di famiglia o perch avevano conoscenti che hanno usufruito di un servizio psicologico. Dopo aver chiarito quali fossero le nostre competenze e quale sarebbe stato il nostro ruolo allinterno della loro scuola, non sono mancate diverse espressioni maliziose sui volti di alcuni alunni. I loro sguardi esprimevano un chiaro pensiero: grazie allattivazione dello sportello dascolto sarebbe stato pi semplice trovare un escamotage per perdere qualche lezioncina. Questo sorriso si spento qualche minuto dopo, quando abbiamo chiarito le modalit di prenotazione per eventuali colloqui: i ragazzi di volta in volta avrebbero dovuto segnare il loro nome su di un foglio per poi essere chiamati da noi psicologhe negli orari pi congeniali in relazione allorganizzazione del nostro lavoro. La nostra aspettativa rispetto alla frequentazione dei ragazzi allo sportello era molto bassa rispetto a quella che poi si verificata essere la loro richiesta. Lo sportello dascolto ha riscosso un gran successo fra gli alunni, infatti ben il 60% dei ragazzi si rivolto a noi almeno una volta. Allinizio immaginavamo di dover concedere agli alunni un po di tempo per studiarci e per poterci conoscere e invece, sin dalle prime settimane di attivit, sono state numerose le iscrizioni per i colloqui. Alcuni di loro mostravano una grande curiosit nello scoprire lo sportello sia come luogo che come funzione. Diverse e curiose sono state le fantasie che ci hanno riportato a riguardo e che ricordiamo con simpatia: Mi aspettavo di trovare un vetro che ci dividesse proprio come sistemato negli uffici postali, oppure, e adesso che sai qual il mio problema mi dai lindicazione per risolverlo?. Alcuni ragazzi, una volta entrati allo sportello, ci chiedevano cosa fare o dire, altri, incuriositi dalla nostra professione, ci chiedevano quale era stato il nostro percorso di studi. Nei primi incontri la maggior parte dei ragazzi hanno preferito essere accompagnati da un compagno di classe che potesse sostenerli nel parlare con noi o che magari avrebbe riportato una situazione di interesse comune alla loro. Con il trascorrere delle settimane, i ragazzi hanno manifestato una maggiore fiducia nei nostri confronti, manifestata dalla frequentazione pi assidua in cui si presentavano singolarmente. Le tematiche riportate sono state le pi disparate, da quelle che appaiono pi banali (ma che per noi mai lo sono) a quelle pi serie legate a sofferenze familiari, a problemi di salute e difficolt relazionali. Molti hanno trovato in questo spazio per loro un porto sicuro, dove poter essere ascoltati e accettati senza giudizio. Alcuni hanno scoperto la possibilit di intraprendere un viaggio personale, altri vorrebbero saltare la lezione di turno, ma il pi delle volte servita una scusa non troppo seria per farsi chiamare e poi ci si aperti. I ragazzi scoprono un mondo nuovo, lesistenza di alternative. La capacit di dire di no e di ragionare con la propria testa. In un mondo frenetico e ad alta funzionalit i ragazzi trovano nello sportello dascolto uno spazio in cui in cui correre non consigliato e in cui possibile sentirsi forte partendo dalla descrizione dei propri limiti e dal racconto di quelle esperienze ricordate come sbagliate. In conclusione vorremmo farvi partecipi di alcune risposte simpatiche, curiose e assolutamente veritiere date dai ragazzi rispetto alla nostra richiesta di conoscere quali fossero le loro riflessioni e considerazioni riguardanti la figura dello psicologo e lattivit dello sportello, attivo ormai da quasi due anni nella loro scuola. Chi lo psicologo? Lopsicologo uno che ti ascolta!. Lo spigologo una persona a cui gli devi dire come ti senti tu!. Lospicologo Barbara e Luciana. Lopsicologo una persona laureata in spsicologia!. Cos lo sportello dascolto? una porta che ci si parla!. una porta che tu vai e l trovi lopsicologo e nessuno ti pu sentire. un aiuto per noi ragazzi. lo studio del lospsicologo. tipo un cassetto dei segreti e ti aiuta a ragionare. Cosa non in grado di fare uno psicologo? Lo psicologo non in grado di fare una cosa come risolvere solo lui i problemi, ci vuole sempre il tuo sforzo!. Con quali strumenti lavora? Con la bocca. Con la comunicazione e la gentilezza. Lo strumento lascoltare. Ti fa paura lo psicologo? No, perch una persona normale, mica un mostro!. Cambieresti qualcosa dello sportello? S, che a ogni visita ti danno una barretta di cioccolata!.

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La Psicologia della Salute in un Ospedale di Malattie Infettive


Nuove strade verso il cambiamento
ALBERTO VITO
Psicologo, Responsabile U.O. Psicologia Ospedaliera A.O. Cotugno (Na), Componente Commissione Nazionale Lotta allAIDS Ministero della Salute (Roma)

MARTINA LUPOLI, LILIANA TIZZANO


Psicologhe, borsiste, U.O. Psicologia Ospedaliera A.O. Cotugno (Na)

GIUSEPPE NARDINI, GIUSEPPE VIPARELLI


Psichiatri Dirigenti, U.O.C. Psichiatria di Consultazione A.O. Cotugno (Na)

INTRODUZIONE

attuale Psicologia Ospedaliera, libera dal meccanicismo del modello clinico bio-medico, trova oggi la sua maggiore ispirazione teorica nei principi della Psicologia della Salute, a sua volta influenzata dalla Teoria Generale dei Sistemi; da tali presupposti teorici stanno nascendo nuovi modi di operare in ambito sanitario. Lobiettivo di questo contributo proprio quello di illustrare, attraverso lanalisi sintetica dei principi teorici fondanti la Psicologia Ospedaliera e attraverso la descrizione delle attivit dellU.O. di Psicologia Ospedaliera dellA.O. Cotugno, il nostro tentativo quotidiano di rendere operativi i principi della Psicologia della Salute, trasferiti allinterno del contesto ospedale di malattie infettive.

DALLA PATOGENESI ALLA SALUTOGENESI: NUOVI SPAZI PER LA PSICOLOGIA DELLA SALUTE
La Psicologia della Salute reputata uno dei pi importanti contributi della psicologia scientifica in ambito sanitario. Essa trova i suoi presupposti teorici in un nuovo paradigma che antepone il concetto di salutogenesi a quello di patogenesi, focalizzando lattenzione sulla promozione della salute piuttosto che sulla lotta alla malattia. Nella promozione della salute lobiettivo diventa lo sviluppo della persona, dei gruppi, delle comunit, in una visione attenta alle dinamiche interne ed esterne ai sistemi in cui le vicende di questo sviluppo prendono forma. Questo presuppone un passaggio dal vecchio modello biomedico al nuovo modello bio-psico-sociale; ovvero il passaggio dalla scissione tra mente e corpo, allassunzione generale che ogni condizione di salute o di malattia sia la conseguenza dellinterazione tra fattori biologici, psicologici e sociali (Engels, 1977, 1980; Schwartz, 1982).

Tale modello contiene un forte riferimento al concetto di sistema, inteso come unentit dinamica le cui componenti sono in continua e reciproca interazione in modo da formare ununit o un tutto organico (von Bertalanffy, 1968). Lopzione sistemica comporta sia la specificit di ciascun livello di organizzazione, sia la necessit di indicare in modo netto la natura delle relazioni e dellinterdipendenza tra i livelli di interazione. Questi nuovi orientamenti teorici hanno notevoli ricadute sul piano operativo e organizzativo, ma tale cambio di prospettiva non affatto di facile realizzazione. Tant vero che, ancora oggi, lo stato di salute di una persona viene definito pi sulla base di indicatori di morbilit e mortalit, piuttosto che su indicatori di vitalit. Nonostante queste difficolt, tuttavia, in Italia si assiste al costante proliferare di iniziative scientifico-culturali in grado di segnare la tendenza verso un cambiamento importante. Tra di esse, ci appaiono di particolare rilievo: lapertura di tre scuole universitarie di specializzazione quadriennale in Psicologia della Salute (Roma, Torino, Bologna); di un dottorato di ricerca (Firenze) e di alcuni corsi di perfezionamento; oltre alla realizzazione di varie iniziative congressuali e alla nascita della Societ Italiana di Psicologia della Salute (SIPSA) e della Societ Italiana di Psicologia Ospedaliera e Territoriale (SIPSOT). Anche la nuova denominazione del Ministero della Sanit, che dal 2003 ha preso il nome di Ministero della Salute, un segno che anche sul piano istituzionale lentamente viene recepito questo cambiamento di prospettiva. Sembra dunque che questo nuovo modello teorico sia ormai condiviso a livello nazionale, sanitario, sociale e di comunit anche se si ancora lontani da una sua piena realizzazione sul piano operativo.

FARE PSICOLOGIA
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UN CONTESTO OBBLIGATO PER LA PROMOZIONE DELLA SALUTE: LA PSICOLOGIA IN OSPEDALE


La Psicologia della Salute sta esercitando una notevole influenza sugli psicologi operanti in ambito clinico-medico; in particolare, ci avviene nellambito ospedaliero. Lobiettivo della Psicologia Ospedaliera legato oggi proprio alla volont di accrescere la dignit dei pazienti cui lospedale, a causa della sua organizzazione meccanicistica, ha per molti anni negato la dimensione soggettiva, biografica, affettiva e sociale. Tale modalit organizzativa, anteponendo le necessit del sistema a quelle dellindividuo, provoca una regressione e un appiattimento del paziente, impedendogli gran parte dei contatti affettivi, sociali e lavorativi, formandolo allidea della malattia come cosa altra da s. A questo approccio, si contrapposto il modello bio-psico-sociale che apre la strada a un nuovo modo di considerare il servizio sanitario, pi vicino alle persone e pi attento alle loro esigenze. Lingresso della Psicologia nella struttura ospedaliera ha permesso una visione pi complessa della persona malata la cui specifica patologia rappresenta soltanto uninterfaccia, seppur essenziale, di un ben pi articolato insieme di componenti diverse e indipendenti tra loro. Inoltre, in unottica sistemica, per prendersi cura della persona tuttavia indispensabile risolvere il problema dellintegrazione delle competenze e dei rapporti fra i vari specialisti allinterno del sistema dellofferta, e successivamente quello dellinterazione con il sistema della domanda. Non concepibile unapertura dialogica reale verso la domanda dellutente senza unevoluzione chiara dellorganizzazione interna al sistema dellofferta, che valorizzi le specificit di ogni singola disciplina. Sia pur in diversa misura presente, ai vari livelli specialistici, la paura di una maggiore apertura alla domanda dellutente. Chi offre servizi sembra disperatamente ancorato al timore di perdere potere nel momento in cui il servizio non sia pi orientato alla tecnica ma allutenza (Carli, 1996). In Italia lingresso dello psicologo nella struttura ospedaliera avvenuto solo di recente rispetto ad altri paesi occidentali, a tuttoggi si possono contare almeno 37 strutture complesse di Psicologia Ospedaliera attualmente attive, di cui ben 12 nella sola Regione Piemonte. Tale dato indica una crescita a macchia di leopardo, legato a sforzi in singole realt pi che a un riconoscimento condiviso a livello generale della sua importanza (dati SIPSOT). I servizi offerti vanno dallambito clinico quale psicodiagnosi, counseling e psicoterapia, allambito formativo fino ad arrivare alla ricerca applicata alla realt ospedaliera.

La Psicologia della Salute nelle Malattie Infettive Come gi detto, il contributo della psicologia ha consentito unattenzione sempre maggiore alla componente soggettiva del paziente, creando le condizioni per una visione pi ampia dellassistenza alla persona malata. Daltro canto, invece, i progressi della medicina hanno permesso la guarigione da molte malattie e hanno consentito che diverse patologie, un tempo mortali, assumessero un decorso cronico. Queste due discipline, strettamente correlate tra loro, possono dunque contribuire in modo sinergico al miglioramento generale della qualit della vita delle persone malate.

In particolare la Psicologia, focalizzando la sua attenzione sulla relazione operatore-paziente, tenta di operare dei cambiamenti il pi possibile stabili non solo nelle aree dellespressione sintomatica, della sofferenza psichica e dei pattern di comportamenti disturbati; ma anche rivolgendosi alla promozione della crescita e dello sviluppo verso una maturazione personale. Compito dellintervento psicologico inoltre quello di aiutare a ridurre il pi possibile lo stress aggiuntivo legato alla percezione della malattia, alle strategie che si utilizzano per affrontarla e alle sue ricadute relazionali che costituisce una conseguenza indiretta della patologia. Un discorso specifico riguarda le malattie infettive e a trasmissione sessuale, come lHIV, che ancora oggi sono altamente stigmatizzate socialmente. I progressi nel campo farmacologici, in particolare con lavvento dei farmaci antiretrovirali, hanno trasformato radicalmente il decorso dellinfezione da HIV che oggi va considerata alla stregua di una patologia cronica, ponendo ancor pi in primo piano le questioni legate alla qualit della vita dei pazienti e dei loro familiari. La qualit della vita non pu pi essere legata a parametri oggettivi ma va ricondotta allesperienza soggettiva del singolo individuo che in grado di valutare il proprio livello di benessere; essa costituisce uno dei pi importanti parametri per valutare la salute di un malato cronico. Secondo Taylor S. (1997) molto importante studiare la qualit della vita del malato cronico, per valutare quanto la malattia ostacoli lo svolgimento delle normali attivit di vita quotidiana, in particolare le attivit professionali, sociali e personali; inoltre necessario valutare limpatto del trattamento sulla qualit della vita, per verificare che il trattamento non sia pi nocivo del disturbo stesso. Tra le varie fasi di adattamento del paziente alla nuova condizione una delle pi importanti quella della comunicazione della diagnosi, cui possono seguire diversi gradi di adattamento emotivo che vanno dagli stati di smarrimento e incredulit iniziali ai tentativi di adattamento e riorganizzazione successivi o, al contrario, di negazione e di rifiuto della malattia e, conseguentemente, delle terapie e delle strategie di prevenzione dellulteriore diffusione del virus. proprio su questi tentativi di adattamento che si inserisce lintervento psicologico mirato a favorire il processo di accettazione e reazione alla patologia e a migliorare la collaborazione con lquipe curante per una giusta aderenza terapeutica. Tali malattie si diffondono allinterno di una relazione sessuale, ma che quasi sempre anche affettiva ed emotiva, in cui laltro riveste un ruolo assai significativo, e pertanto anche lintervento sanitario, di prevenzione e di cura, deve essere rivolto al sistema relazionale del paziente. Lo psicologo avr lobiettivo di promuovere comportamenti e stili di vita orientati alla salute psichica, attraverso lindividuazione delle aree di disagio, e potenziare le risorse individuali e familiari. Infine, va ricordato che ai progressi nel campo farmacologico non sono corrisposte modifiche altrettanto forti nellimmaginario collettivo relative alla persona sieropositiva, che tuttora rischia di essere oggetto di discriminazioni dolorose. In tal caso, il ruolo dello psicologo pu svolgere una funzione particolarmente utile.

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62 Attivit dellU.O. di Psicologia Ospedaliera dellA.O.D. Cotugno LUnit Operativa di Psicologia Ospedaliera si costituita di recente allinterno dellOspedale Cotugno, ed collocata allinterno della U.O. complessa di Psichiatria di Consultazione ed Epidemiologia Comportamentale. LU.O. stata strutturata dopo una pi lunga presenza, maturata in circa dieci anni di attivit, degli psicologi allinterno del contesto ospedaliero; e adotta una modalit operativa che coniuga una duplice attenzione sia alla componente strettamente organica delle patologie, sia alla componente psicologica che talvolta rappresenta una risposta reattiva alla scoperta della malattia, evocando risposte non sempre funzionali al trattamento farmacologico e terapeutico. Le aree di intervento clinico di pertinenza del Servizio sono diverse, tra cui una parte cospicua, sebbene non esclusiva, dedicata proprio ai pazienti affetti da HIV. Per essi stato messo a punto uno specifico modello di intervento psicologico, in cui lassistenza proposta sin dal momento in cui linfezione viene diagnosticata e per tutto il percorso della malattia. La connotazione di cronicit, che sempre di pi assume linfezione, ha spostato lobiettivo dellintervento psicologico dallelaborazione del vissuto di morte imminente a un intervento diverso e complesso teso a stimolare ladozione di nuovi stili di vita e la modifica delle proprie aspettative. La persona sieropositiva va aiutata a convivere con linfezione da HIV e con le complesse questioni psicologiche che essa pone. Il rapporto con il proprio partner, con i propri genitori, con i propri figli, con i propri amici, la progettualit personale, i desideri e le paure sono le tematiche che pu affrontare con lo psicologo il quale, nel rispetto della libert delle scelte individuali, favorir un processo di presa di coscienza delle sue dinamiche interne. inoltre importante individuare le risorse e gli affetti su cui il paziente sieropositivo pu contare e mettere insieme le disponibilit e i contributi di aiuto che le persone che lo circondano possono fornirgli per creare intorno a lui un nuovo supporto sociale. La partecipazione dei familiari al trattamento psicologico rappresenta una risorsa fondamentale per migliorare la qualit della vita sia delle persone sieropositive sia di coloro ad esse pi vicine. Un intervento specifico rappresentato dalla consulenza alla coppia, in cui uno dei componenti o tutti e due sono sieropositivi. Esso si propone di favorire la presenza nella coppia di regole di funzionamento e di convinzioni che consentano un equilibrio armonico e il rispetto di norme preventive. Unarea peculiare della consulenza psicologica consiste nellintervento finalizzato a migliorare laderenza a protocolli farmacologici complessi. Laderenza terapeutica deve essere considerata un fenomeno comportamentale complesso, influenzato da molti fattori e favorito da un supporto psicologico. Un intervento psicoterapeutico pure proposto ai pazienti worried well, ovvero coloro che si sottopongono pi volte al test HIV e che nutrono una paura eccessiva di aver contratto linfezione, mostrando una forte dimensione ipocondriaca. Ma, oltre che ai pazienti HIV, lintervento psicologico pu essere rivolto a tutti i pazienti dellospedale, a prescindere dalla patologia organica di base, sia ricoverati, sia in regime di day-hospital che in trattamento ambulatoriale. Durante il ricovero, lintervento dello psicologo consiste in consulenze nei reparti, che avvengono su richiesta del medico, o del paziente stesso e dei suoi familiari. Talvolta lo psicologo condivide lintervento di consulenza con lo psichiatra e, insieme a questi, valuta il proseguimento dellintervento. La consulenza un intervento a breve termine, focalizzato sul problema, che tuttavia talvolta prosegue con una presa in carico pi strutturata. Inoltre, attivo un servizio ambulatoriale che eroga trattamenti di psicoterapia breve (sino a 16 sedute) con orientamento sistemico-relazionale. Il trattamento ambulatoriale rivolto sia agli ex degenti dellospedale che a pazienti esterni, che possono afferire al Servizio mediante richiesta del medico curante. stata recentemente condotta una ricerca volta a conoscere la percezione dei pazienti in merito allattivit psicoterapeutica svolta in un ambulatorio collocato allinterno di un ospedale di malattie infettive (Babele, n. 22), da cui emerso che i diversi pazienti avvertivano il contesto plurispecialistico ospedaliero pi contenitivo e protettivo nei confronti di strutture quali i SER.T. e i D.S.M., che seguono prevalentemente pazienti con patologie facilmente riconoscibili. Gli interventi ambulatoriali possono schematicamente essere suddivisi in: a) interventi di tipo consulenziale, di breve termine, focalizzati sul problema, che possono talvolta proseguire con una presa in carico pi strutturata; b) trattamenti di psicoterapia breve, a cui pu seguire linvio ad altra struttura. Dallo scorso aprile attivo presso lospedale il centro per la cura del tabagismo, indirizzato sia al personale dipendente dellospedale, sia ai pazienti che si rivolgono al servizio per altre cure. rivolto principalmente ai dipendenti perch gli operatori sanitari occupano un ruolo particolarmente importante nelle campagne antifumo e il loro comportamento, nei confronti del fumo, ha una particolare importanza per la ricaduta sul resto della popolazione. Svolgendo questa attivit ci siamo resi conto che essa pu rappresentare una modalit indiretta di presa in carico delle problematiche dei dipendenti dellospedale, che pu intervenire positivamente sul fenomeno complesso del burn-out che caratterizza molto spesso la cura di pazienti il cui carico emotivo diventa difficilmente sostenibile e gestibile. Pertanto uno degli obiettivi da perseguire, accanto alla cura del tabagismo, una funzione di sostegno ai dipendenti che permetta loro di rendere pi facilmente esplicite le difficolt eventualmente connesse alla loro attivit professionale, evitando nel contempo alla nostra quipe triangolazioni interne allorganizzazione ospedaliera. Il Centro opera secondo un approccio integrato che tiene conto tanto delle problematiche psicologiche connesse con labitudine del fumo, tanto degli aspetti fisici che il tabagismo comporta. Il problema viene affrontato in primis attraverso incontri individuali, condotti da uno psicologo, con una finalit informativa sui costi-benefici dellabitudine al fumo. Successivamente viene appositamente adibito uno spazio in cui possibile approfondire la storia personale di ogni fumatore e le abitudini legate al fumo. Si rivelata utile la somministrazione di un questionario appositamente strutturato per misurare il grado di dipendenza del paziente. I colloqui prevedono unanalisi della motivazione al trattamento, con una prima fase di auto-osservazione cui fa seguito il programma vero e proprio di disassuefazione. Le strategie operative si indirizzano secondo il modello cognitivocomportamentale. Infine, si svolgono incontri di gruppo tesi al-

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63 la condivisione degli obiettivi e alla discussione delle difficolt legate alla decisione di smettere di fumare, con lintento di rafforzare la motivazione e ridurre le ricadute, mantenendo una stabilit nel tempo del programma di disassuefazione. Allintervento psicologico, ove richiesto, si affianca la consulenza di uno psichiatra, del pneumologo e delloncologo, al fine di valutare lentit dei danni prodotti fino a quel momento, e di concordare gli appropriati trattamenti farmacologici. Attualmente in corso una ricerca che prevede, mediante la somministrazione di un questionario a oltre 400 persone, di conoscere gli atteggiamenti nei confronti del tabagismo di tutti i dipendenti dellAzienda. Di recentissima apertura lo sportello dascolto psicologico per gli stranieri, uniniziativa nata a seguito dellemergenza Tsunami, che ha colpito le popolazioni del sud-est asiatico. Questo intervento si inscrive nellottica pi ampia di unindividualizzazione dei bisogni e della cura dei pazienti, attraverso interventi improntati alle caratteristiche non solo della persona, ma anche e soprattutto del suo contesto di vita. Ecco perch in collaborazione con il servizio di Psichiatria, si sono offerte consulenze gratuite ai parenti delle vittime dello Tsunami, che risiedono nel nostro territorio, e che a seguito della catastrofe potevano aver sviluppato una Sindrome Post traumatica da Stress. Lattenzione verso i pazienti immigrati proseguita e nei giorni scorsi stato firmato un Protocollo dIntesa con lAssessorato ai Servizi Sociali del Comune di Napoli, che prevede la pubblicizzazione tra le popolazioni immigrate residenti nel Comune dello sportello dascolto psicologico e la possibilit di sottoporsi gratuitamente e in anonimato al test HIV presso lospedale, anche per gli stranieri privi di permesso di soggiorno. Inoltre, il Comune metter a disposizione dei mediatori culturali, che per alcune ore a settimana affiancheranno gli operatori sanitari della nostra Azienda. Inoltre, il servizio partecipa alle lezioni dei Corsi AIDS per gli operatori del sistema sanitario sia a Napoli che nelle altre citt della regione Campania. Sono promosse attivit seminariali e convegni, in collaborazione con la Societ Italiana di Psicoinfettivologia. Nellanno 2004 stato tenuto il ciclo di seminari di psicologia ospedaliera: Prendersi cura: Aspetti psicologici e relazionali nel trattamento terapeutico del paziente ospedaliero. Il contesto delle malattie infettive in epoca SARS (accreditato ECM) e i seminari clinici Lidentit del Terapeuta, rivolti a psicoterapeuti in formazione. La partecipazione a tali attivit era gratuita.

Ricerca Il Servizio svolge anche attivit di ricerca, di concerto con il Servizio di Psichiatria di Consultazione e promuove collaborazioni nazionali. Fine ultimo cercare una conferma delle ipotesi teoriche che emergono attraverso il lavoro strettamente clinico. A tal fine, le attuali aree di ricerca si sono focalizzate sulla comunicazione medico-paziente, laderenza ai trattamenti farmacologici complessi, la psicologia ospedaliera, la psico-oncologia. Attualmente sono attivi quattro progetti di ricerca finanziati dallIstituto Superiore di Sanit, approvati allinterno del V Programma Nazionale di ricerca sullAIDS, su tematiche riguardanti limpatto della diagnosi di sieropositivit, sulle dinamiche familiari, le caratteristiche psicologiche delle coppie con partner sieropositivo, i fattori di rischio di contrarre linfezione HIV per i pazienti psichiatrici gravi, gli aspetti psicosociali nel reclutamento dei volontari nelle sperimentazioni per il vaccino. Su tali progetti, i cui responsabili scientifici sono i responsabili del servizio di Psichiatria e dellU.O. di Psicologia sono impegnati 14 borsisti, di cui 10 psicologi. Il Responsabile del Servizio, infine, componente della Commissione Nazionale per la lotta contro lAIDS e le altre malattie infettive istituita dal Ministero della Salute.

Formazione Accanto a tutte le attivit di ordine puramente clinico, molto spazio destinato anche allattivit formativa. La scelta di portare avanti lattivit formativa legata alla promozione di un modello culturale, affinch attraverso lesperienza pratica si possano meglio sedimentare quegli aspetti strettamente legati al modello teorico di riferimento che sottende le attivit cliniche. Il Servizio riconosciuto idoneo per lo svolgimento dei tirocini pre-laurea e post-laurea e ospita laureati delle Facolt di Psicologia sia dellUniversit di Roma che di Caserta. Inoltre offre la propria attivit di ricerca e supervisione a progetti di tesi psicologica. Sono anche attive alcune convenzioni con alcune scuole di specializzazione riconosciute dal MURST per i tirocini degli allievi ai Corsi quadriennali di abilitazione alla psicoterapia. Lattivit di supervisione indirizzata sia ai tirocinanti che agli psicologi convenzionati che operano allinterno del Servizio di Ospedalizzazione Domiciliare, che assiste prevalentemente pazienti con AIDS, oncologici o con gravi patologie epatiche. Generalmente si articola in incontri di gruppo, a cadenza mensile, in cui si lascia ampio spazio alla discussione ed elaborazione dei dubbi e delle problematiche connesse alla gestione del paziente.

BIBLIOGRAFIA
BATESON G., Verso unecologia della mente, Milano, Adelphi, 1977. BERTALANFFY VON L., Teoria dei sistemi, Milano, Mondadori, 1971. BERTINI M., Psicologia e Salute, Roma, Nis, 1988. Da Panacea a Igea: verso il delinearsi di un cambiamento di paradigma nel panorama della salute umana, Milano, Franco Angeli, 2001. BRAIBANTI P., Pensare la salute, Milano, Franco Angeli, 2002. ENGELS G.L., The need for a new medical model, Science, 196, 1977, pp. 129-136. GADAMER H.G., Dove si nasconde la salute, Milano, Cortina, 1993. MARINIELLO A., NARDINI G., VITO A., STARACE F., Aspetti relazionali e comportamenti di salute in coppie eterosessuali con infezione da HIV, in Psicologia della Salute, Milano, Franco Angeli, 3, 2002, pp. 91-110. MAURIELLO S., VITO A., STARACE F., La percezione del contesto negli utenti di un servizio, Babele, 22, 2002, pp. 66-68. NARDINI G., CAFARO L., DE MICCO A., TIZZANO L., VIPARELLI G., VITO A., STARACE F., Valutazione delle problematiche psichiatriche e degli aspetti psicosociali nelle epatopatie croniche, in Psichiatria di Consultazione, Roma, Edizioni CIC, VIII, 1, gennaio-marzo 2005. TAYLOR S.E., Health Psychology, New York, McGraw-Hill, 1995. VITO A., NARDINI G., Levoluzione dellassistenza psicologica nellassistenza da HIV, in Infezione da HIV: Repertorio delle Sperimentazioni terapeutiche, Positifs, IX, 2003, pp. 57-58.

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La psicologia come professione


SIMONE PESCI
Reflector Docente dellISFAR Post-Universit delle Professioni di Firenze Presidente della SIR (Societ Internazionale di Reflecting)

a legge che istituisce e garantisce, dopo lunghe e aspre battaglie, la professione di psicologo, offre a questo specialista possibilit notevoli che spaziano in vari ambiti di applicazione. La professione di psicologo comprende luso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attivit di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunit. Comprende altres le attivit di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito. Per esercitare la professione di psicologo necessario aver conseguito labilitazione in psicologia mediante lesame di Stato ed essere iscritto nellapposito albo professionale. [] Lesercizio dellattivit psicoterapeutica subordinato a una specifica formazione professionale, da acquisirsi, dopo il conseguimento della laurea in psicologia o in medicina e chirurgia, mediante corsi di specializzazione almeno quadriennali che prevedano adeguata formazione e addestramento in psicoterapia, attivati ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162, presso scuole di specializzazione universitaria o presso istituti a tal fine riconosciuti con le procedure di cui allarticolo 3 del citato decreto del Presidente della Repubblica (Legge 56/89, artt. 1-3). La Legge 56/89 stabilisce chi e che cosa fa lo psicologo, indica i destinatari del suo intervento professionale e come pu raggiungere la sua abilit/abilitazione professionale. Per di pi istituisce lOrdine degli Psicologi. Dalla Legge appare chiaro che lo psicologo ha molte possibilit di intervento e per esplicare la sua professionalit ha il diritto e il dovere di entrare in possesso delle abilit che gli consentano di svolgere a pieno la sua professione. Questo testo fondamentale, dunque, dovrebbe essere incorniciato in tutte le camerette degli studenti di psicologia in modo che questi, nel loro percorso formativo, prendano coscienza e pretendano quegli strumenti teorici e tecnici capaci di implementare la giurisprudenza. Le universit si impegnano fortemente a garantire un bagaglio teorico importante agli studenti di psicologia; non sempre per questo bagaglio teorico accompagnato da una

conoscenza applicativa, che spesso viene circoscritta allanno di tirocinio che traghetta lo studente allEsame di Stato, sempre che gli enti convenzionati si impegnino nel potenziare la professionalit dei tirocinanti anzich obbligarli spesso in lavori impropri, niente affatto conformi alle disposizioni legislative. In realt, nelle universit, in buona fede o per calcoli di convenienza, non sempre si respira un clima che porti lo studente alla coscienza della sua professione. Non vi fate illusioni, ragazzi: avete da studiare! Ora dovete fare cinque anni di universit e poi altri quattro di specializzazione, se volete far qualcosa. Una frase che abbastanza usuale, utilizzata dai docenti per far credere agli studenti che la laurea in psicologia, pur con la conseguente abilitazione professionale, non garantisca una professione, e quando parlano di interventi psicologici facilmente li confondono con le psicoterapie relegando il ruolo dello psicologo a quello che prima veniva chiamato testista. La psicologia applicata deriva i suoi strumenti dai dati e dalle scoperte, in specie, della psicologia generale e sperimentale che si occupano della ricerca in ambito psicologico e forniscono le notizie utili allapplicazione. La psicologia applicata volge lattenzione a diversi ambiti del sociale che in generale possiamo raggruppare in quelle che sono definite Psicologia del lavoro e delle Organizzazioni e Psicologia Clinica e dello Sviluppo. Considerando la legge 56/89 e lo schema di riferimento (schema 1) si capisce come lintervento psicologico, che applica le conoscenze psicologiche allaiuto di singoli, gruppi, organismi sociali e comunit, diverso e non per questo pi o meno efficace, rispetto alla psicoterapia che invece si basa per la maggior parte su teorie (ipotesi) sulla personalit, pi o meno confermate dalla ricerca, su teorizzazioni che spesso prendono le caratteristiche di metapsicologie. utile distinguere, ma ci che pi conta che gli studenti di psicologia hanno il diritto e il dovere di conoscere ci che possono fare, perch lo possono fare, e come farlo. Se il sapere (e parte del saper fare) pu essere fornito dalluniversit, al tirocinio e a occasioni formative post lauream si dovranno demandare il saper fare vero e proprio e una formazione per il saper essere. Gli psicologi gi iscritti allAlbo professionale e i laureati in psicologia hanno il diritto di acquisire abilit operative adatte a soddisfare con professionalit ed efficacia quanto previsto dallOrdinamento della professione.

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Psicologia Generale e Sperimentale Teorie (ipotesi) della Personalit
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Psicologia applicata

informadilibri Reflecting

Lavoro e Organizzazioni

Clinica e Sviluppo

Psicoterapia

Schema 1

Lo psicologo deve poter acquisire una formazione che sia occasione per accrescere la capacit di servizio, saper prestare una deontologica attenzione alla persona e innalzare le proprie competenze per svolgere la libera professione o un qualificato lavoro dipendente. Il percorso formativo, universitario o, pi facilmente, postuniversitario, deve essere teso a far acquisire abilit concrete nellutilizzo di modalit di accoglienza e conoscitive della persona (anamnesi, scopia semiotica, ecc.); a far conseguire competenze operative specifiche per la scelta appropriata di metodi e tecniche diagnostiche nelle differenti situazioni di patologia o di disagio e di valutazione delle risorse; a far assumere modalit per lelaborazione delle informazioni fino alla formulazione diagnostica; a rendere capaci di realizzare interventi abilitativi, riabilitativi e di sostegno psicologico; a far apprendere i metodi, le tecniche e gli ausili per favorire nelle persone un equilibrio psicologico e relazionale. Alla luce di queste considerazioni gli psicologi, se avranno consapevolezza dei propri mezzi e sufficienti capacit nel saper fare, potranno agire con competenza e professionalit sul mercato del lavoro, ritrovando o confermando lo spazio che meritano nella societ e diventando esempio di scienza applicata al benessere, senza invidia o avversione nei confronti di nessunaltra categoria professionale, poich padroni del loro bagaglio teorico e pratico.

Collana diretta da Guido Pesci e Simone Pesci La collana assume il compito di divulgare i principi e le modalit con cui facilitare lindividuo a riflettere, a meditare su di s, sul proprio essere e sul proprio esistere utilizzando le proprie risorse. Essa intende destare e sviluppare nuovi modelli di vita e di pensiero, organizzare nel sociale unazione di riscatto contro i fraudolenti tentativi del persuadere, del guidare e del consigliare, estendere nella socialit nuove tutele per una vita pi vera e pi libera. La collana si propone di fornire i mezzi per aiutare la persona a innalzare ledificio della propria personalit, discernere ogni aspetto delluniversalit che le appartiene, muoversi nella propria interiorit e conoscere se stessa, fino a creare cos una societ pensante e armoniosa.

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REFLECTING
Un metodo per lo sviluppo del S
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C 9,00 FORMATO: 15,5X21 PAGG. 120 l metodo Reflecting si basa sul principio che possibile giungere a una comprensione profonda di noi stessi solamente per mezzo della riflessione. Esso respinge ogni procedimento che si affida allincoraggiamento, alle istruzioni, alle interpretazioni e ai buoni consigli, per offrire invece un aiuto esclusivo e indispensabile a promuovere la riflessione. Perch la persona possa essere aiutata in questo suo procedere, e possa trovare nella riflessione un contributo alla propria crescita, il metodo fa appello a tutti i contenuti espressivi e comunicativi andando oltre lutilizzo della parola come frammento della comunicazione. Lobiettivo di questo nuovo metodo quello di favorire unevoluzione positiva sfruttando le risorse personali. un modo per analizzarsi, conoscersi e proporsi in direzione di una crescita che agevoli il coraggio di affrontare i rischi e le delusioni esistenziali e che favorisca lo sviluppo delle proprie potenzialit fino a raggiungere la libert di essere se stessi.

SIMONE PESCI (a cura di)

MANUALE DI REFLECTING
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ASSOCIAZIONE ITALIANA STUDI SULLE PSICOPATOLOGIE DELLESPRESSIONE E ARTETERAPIA

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C 11,00 FORMATO: 15,5X21 PAGG. 128 li autori si propongono di dare una risposta operativa e formativa a quanti intendono seguire un percorso di aiuto a favore di persone in difficolt. Il manuale che segue in collana il libro Reflecting. Un metodo per lo sviluppo del S conferma lanimata concezione che alla terapia occorre una svolta. Non accettabile che molti operatori siano convinti di possedere risposte per gli altri, di interpretare per gli altri, incoraggiare, indirizzare, dare consigli e considerare tutto questo terapia. La terapia deve abbandonare il protagonismo della parola usata per conoscere, liberare, condurre laltro; quella parola-farmaco sulla quale si costituita la sovranit terapeutica, che si propone di alimentare gli spazi di silenzio con domande e affermazioni, con spiegazioni e conclusioni. La persona, per il Reflector, non ha bisogno di un insegnante tecnico, di un interprete poliglotta, di una schiavit segreta della propria psiche, di uninfluenza esercitata da qualcuno su di lei, poich necessita di una totale indipendenza nelle relazioni. Il Reflecting un modo di porsi di fronte allaltro per fornirgli gli strumenti adatti alla riflessione. Il Reflector, infatti, non d risposte, ma aiuta a riflettere.

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Il percorso di formazione in Arteterapia rivolto a persone che intendono avvalersi dellarte visiva in ambito terapeutico, educativo, preventivo, assistenziale, riabilitativo, in relazione alla propria professionalit, come mezzo di riarmonizzazione della persona, al fine di garantire e generare una migliore qualit della vita individuale e sociale.

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C 20,00 FORMATO: 13X21 PAGG. 224

n saggio che si snoda tra le peculiarit del pensiero femminile, la spiritualit delle donne, i loro modi di esercitare il potere, la loro naturale propensione alla creazione delle condizioni di base, allaccudimento, alla sensibilit ambientale, a vedere anche altro... E oltre. Non ci si accorge nemmeno pi del fatto che il modo di pensare degli uomini si imposto incondizionatamente nelleducazione collettiva. Fino a diventare lunico possibile, anche per le donne. Leducazione scolastica e quella universitaria non mostrano nessuna sensibilit nei confronti delle donne, della loro vita e delle loro esigenze. Come anche il mondo del lavoro, della cultura, della politica e delleconomia. E anche se ci sono donne che pensano di interpretare le esigenze delle altre donne, continuano a usare senza accorgersene categorie maschili. Un buon inizio, scrive lautrice, pensare che c qualcosa di incontaminato, un nucleo di libert nel cuore di ogni donna. Quel qualcosa che non ha bisogno di poggiarsi sui grandi sistemi di pensiero creati da alcuni grandi uomini, quel qualcosa che senza sfide n presunzioni permette a ciascuna donna di pensare la sua realt e agire in modo autentico, partendo da s. Se si vuole che le donne siano pi presenti nella vita della comunit, occorre che i loro suggerimenti vengano ascoltati, che si dia fiducia ai loro presentimenti, che vengano accolte le loro emozioni e che le loro idee, per quanto divergenti o apparentemente impossibili, vengano realizzate non meno di tante assurdit prodotte dagli uomini.

he cosa sarebbe la psicologia se Jung non avesse incontrato Freud? Che cosa sarebbe la filosofia se Sartre non avesse incontrato Simone de Beauvoir? Che cosa sarebbe la nostra vita se non avessimo incontrato quellautore, quelluomo o quella donna? lecito chiedersi se la vita simbolica, oltre che nei sogni, si manifesti anche nella realt sotto forma di coincidenze significative? Due avvenimenti non collegati da nessuna causa, ma che tuttavia, accadendo simultaneamente, creano un senso per la persona che ne soggetta... la sincronicit senza dubbio uno dei fenomeni psichici pi affascinanti. Questo libro, della sincronicit indaga innanzitutto la sfera relazionale. Parla degli incontri, sincronistici appunto, che fanno s che persone, autori e opere si presentino nella nostra vita in momenti determinanti, acquisendo cos un valore simbolico di trasformazione. Vengono esaminati i processi psichici che si manifestano sotto forma di motivi tematici o di inclinazioni che ci attirano e ci conducono impercettibilmente verso una persona, un lavoro oppure un paese. Lautore spiega in che modo possiamo approfondire il senso di un avvenimento sincronistico e, per creare ipotesi interpretative, fa ricorso anche a metafore tratte dalle scienze della complessit e dalla teoria del caos.

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EDIZIONI MAGI
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informadilibri

Psicologia clinica
MARIA FELICE PACITTO DAL SENTIRE ALLESSERE
I Gruppi dIncontro, un approccio umanistico-fenomenologico-esistenziale ai temi della sofferenza psichica e della crescita psicologica
PSICOLOGIA CLINICA ISBN: 978-88-7487-211-4
C 20,00 FORMATO: 14,5X21 PAGG. 296

ruppi dIncontro, un approccio terapeutico introdotto in Italia agli inizi degli anni Settanta e finalizzato a facilitare la scoperta dellinterezza dellorganismo umano (emozioni, sentimenti, sensazioni, capacit immaginativa), a favorire lo sviluppo di modalit comunicative soddisfacenti, a trovare un senso allesistenza elaborando un progetto di vita, sono il tema principale di questa trattazione. Gli strumenti e le soluzioni operative di questo metodo sono sorretti da un articolato sostrato teoretico. Il libro fa la storia dei Gruppi dIncontro e della Psicologia Umanistica, movimento allinterno del quale essi si sono sviluppati; della Psicologia Umanistica vengono ricostruiti lo sfondo culturale americano e le connessioni con la filosofia fenomenologico-esistenziale e con quella ermeneutica, sorte in Europa. Le trame filosofiche si intrecciano anche con i riferimenti alla ricerca psicologica contemporanea davanguardia (Infant Research) e a quella neuropsicologica (Damasio, Gallese), mettendo in evidenza come le nuove scoperte in questi ambiti confermino intuizioni filosofiche, assimilate e fatte proprie dalla psicoterapia. Dei Gruppi dIncontro, indirizzati non solo alla persona afflitta da disagio psichico o a chi affronta una problematica esistenziale, ma anche a chiunque voglia vivere in maniera pi consapevole e piena, lautrice presenta gli obiettivi, lintera procedura e la quasi totalit degli esercizi tradizionalmente utilizzati.

FABIO CARBONARI INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO


PSICOLOGIA CLINICA ISBN: 978-88-7487-222-0
C 12,00 FORMATO: 14,5X21 PAGG. 112

na rapida guida di riferimento alle principali teorie inerenti lo sviluppo umano (psicologia dello sviluppo, comportamentismo, psicoanalisi, epistemologia genetica, cognitivismo, neuroscienze cognitive, approccio evoluzionista, ecologico, ecc.). Senza pretese di esaustivit, lautore guida il lettore in un percorso organico di avvicinamento a una materia piuttosto complessa. Pur essendo unico e ben definito loggetto di studio lessere umano in evoluzione sono molteplici gli approcci conosci-

tivi. Data larticolazione stessa della mente umana, questa non pu essere mai descritta da ununica teoria, la quale risulterebbe riduttiva, ma si pu tentare di spiegarla tramite la ricerca di sinergie tra punti di vista e approcci diversi. Tale articolazione non significa, quindi, conflittualit interna alla disciplina psicologica, quanto capacit di rendere conto della complessit umana. In tal senso il libro fornisce al lettore gli strumenti per avvicinare e comprendere i processi evolutivi nelle loro specificit e la persona nella sua globalit.

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COUNSELING PER I GENITORI


68 Responsabili del servizio

DOTT. FEDERICO BIANCHI DI CASTELBIANCO DOTT.SSA MAGDA DI RENZO


quipe composta da: DOTT.SSA ANTONELLA BIANCHI - DOTT.SSA MARIA CARDONE - DOTT.SSA FLAVIA FERRAZZOLI DOTT.SSA MARIA LUISA RUFFA - DOTT. BRUNO TAGLIACOZZI - DOTT.SSA ELIANA TISCI DOTT. CARLO VALITUTTI - DOTT.SSA PAOLA VICHI

l counseling rivolto ai genitori sta sempre pi assumendo, nel nostro servizio, connotazioni peculiari in riferimento ai progetti terapeutici che rispondono allesigenza del singolo bambino. La forma di aiuto rivolta ai genitori contestualizzata in base a due parametri fondamentali: i problemi del bambino e la capacit del genitore di contenere, elaborare, predisporre nuove risposte nel rispetto delle singole personalit dei genitori e delle problematiche presenti. Rispettando i livelli dei singoli genitori e le problematiche della famiglia vengono cio proposti interventi mirati ad affrontare specifici temi educativi o riflessioni sullo stile educativo, o elaborazioni di nodi complessuali che influenzano il rapporto con i propri figli nella convinzione che il bambino non pu oltrepassare i limiti psicologici che gli vengono inconsapevolmente imposti dai genitori. A tale proposito risultato palese come la risoluzione di problematiche individuali/coniugali/genitoriali a qualsivoglia livello di approfondimento abbia consentito al bambino di attuare quel salto di qualit allinterno del suo specifico programma terapeutico, se non la sua definitiva risoluzione. Accanto al counseling individuale stata sempre pi potenziata lattivit di gruppo. I gruppi dei genitori sono organizzati in parallelo alle attivit terapeutiche di gruppo rivolte ai bambini. Due spazi terapeutici compresenti (la coincidenza degli orari favorisce la partecipazione dei genitori) che migliorano la comunicazione e la relazione tra i vari partecipanti e fanno della stanza di terapia un luogo di interazione sociale, oltre che di elaborazione individuale e collettiva. Un luogo, quello del gruppo, che consente di aprire a una dimensione collettiva di riflessione e condivisione del proprio vissuto problematico, spesso sentito come unico e indeclinabile e che si avvale del ruolo dello psicoterapeuta conduttore quale attivatore e fluidificatore della comunicazione, in grado di restituire ai singoli e allintero gruppo il significato e il valore di una rinnovata consapevolezza. Inoltre il lavoro parallelo dei due gruppi favorisce una migliore comprensione delle relazioni genitori-figli e uno scambio di importanti informazioni e riflessioni tra tutti i componenti dellquipe terapeutica.

Il counseling come spazio per una triplice alleanza


MARIA CARDONE
Psicologa e Psicoterapeuta, Istituto di Ortofonologia Roma

possibile pensare al counseling rivolto ai genitori come a una sorta di spazio dai molteplici significati e sfaccettature. Questo lavoro con i genitori, che affianca e si svolge in parallelo al trattamento del bambino o delladolescente, ha come obiettivo generale quello di aiutare i genitori a investire in modo adeguato i loro sforzi e le loro risorse nel percorso terapeutico del figlio, cos che questa sinergia possa garantire nel tempo il successo del trattamento stesso. Tale obiettivo, per, raggiungibile solo a patto che nel counseling si crei un particolare spazio mentale, affettivo e relazionale che permetta ai genitori di pensare, accogliere e comprendere i bisogni del figlio, sollecitando risposte adeguate nei suoi confronti. Il terapeuta che lavora con i genitori, in altri termini, cerca di ricostruire il figlio reale nella mente della madre e del padre, tentando da una parte di coinvolgerli in un processo di comprensione empatica e, dallaltra, di attivare o di riattivare una genitorialit positiva. Lo spa-

zio del counseling, quindi, si configura come uno spazio di sostegno e di contenimento allinterno del quale il genitore deposita prima ed elabora dopo una complessa costellazione di vissuti, dubbi, conflitti, difese, fantasie e aspettative. sempre allinterno di questo spazio che il genitore pu esprimere fino in fondo le sue richieste di aiuto, pu sentirsi accolto nella sua ferita narcisistica legata al fatto di avere un figlio che ha bisogno di aiuto, pu sentirsi contenuto nel suo senso di vergogna e nei profondi vissuti di incompetenza che lo portano a considerarsi responsabile del sintomo del figlio. Commenti ricorrenti dei genitori che denotano chiaramente questi vissuti di inadeguatezza sono, per esempio: colpa mia se mio figlio sta male, Con mio figlio ho sbagliato tutto, Sono proprio una frana come genitore. Il counseling anche uno spazio dincontro nel quale il genitore proietta sul terapeuta un ideale di competenza e di conoscenza totale rispetto allallevamento del figlio e, proprio grazie

COUNSELING PER I GENITORI


69 a questa proiezione, si trova a vivere delle inevitabili regressioni che devono essere adeguatamente gestite dal counselor. Attraverso la relazione con il terapeuta, il genitore pu apprendere nuovi stili comunicativi, pu sperimentare modalit relazionali pi adeguate e gratificanti, pu attribuire nuovi significati alle esperienze vissute e condivise con il figlio. In questo spazio di relazione, quindi, oltre al disagio e alla frustrazione si pu sperimentare anche il cambiamento, oltre alla consapevolezza dei propri limiti e fragilit ci si sente anche rinforzati nelle capacit personali e della coppia genitoriale. In virt di tutti questi aspetti, lo spazio del counseling rappresenta quello che Winnicott (1971) definisce uno spazio potenziale, uno spazio cio dove la genitorialit si pone come area intermedia tra il genitore e il bambino. In uno spazio cos definito, un posto di rilievo spetta allalleanza terapeutica, perch questo il prerequisito essenziale per attuare un processo attivo e positivo di cambiamento e di trasformazione. Il concetto di alleanza terapeutica subisce una particolare estensione e ampliamento nellambito del lavoro con i genitori in quanto lo scenario degli interlocutori si allarga: bambino/adolescente, madre, padre, terapeuta del bambino/adolescente. Il clinico si trova cos costantemente a chiedersi dove deve collocarsi psichicamente e con chi deve stabilire lalleanza. La reale difficolt e la sfida continua per il counselor che lavora con i genitori, infatti, proprio quella di mantenere la stessa distanza (emotiva e psichica) rispetto ai genitori e al bambino o alladolescente, concedendosi allo stesso tempo una completa libert affettiva per sperimentare lintera gamma di sentimenti controtransferali che inevitabilmente si attivano nel setting. A volte difficile evitare di identificarsi con luna o con laltra parte, oppure a volte si pu sentire il forte impulso a diventare una sorta di avvocato difensore che pu di volta in volta schierarsi a favore del bambino/adolescente, o della madre, o del padre, o della coppia genitoriale nel suo insieme. Per fronteggiare tutto ci necessario pi che mai lavorare utilizzando in modo consapevole il transfert e il controtransfert, modulandoli adeguatamente. Nel counseling con i genitori il terapeuta deve sempre tenere a mente la centralit della relazione genitore-figlio e, di conseguenza, latteggiamento terapeutico deve essere caratterizzato da un profondo rispetto per tale relazione nella sua complessa mutualit. In questo delicato lavoro il terapeuta, secondo me, deve sempre sapere dove e quando fermarsi perch solo cos pu evitare un senso di onnipotenza, e pu scongiurare il pericolo di manipolazioni e invasioni, pi o meno inconsapevoli, di ruoli e di setting. opportuno, inoltre, avere un dialogo continuo e costante con tutti gli operatori coinvolti nel trattamento del bambino o delladolescente, evitando cos il rischio di pericolose scissioni e collusioni. In questo senso, come se parte del lavoro terapeutico con i genitori si svolgesse al di fuori del setting stesso. Ricapitolando, possiamo affermare che lo spazio del counseling si configura, in realt, come uno spazio per una triplice alleanza, nel senso che il counselor, oltre a creare lalleanza terapeutica con i genitori, deve stabilire una sorta di alleanza interna anche con il bambino/adolescente e con il suo terapeuta. Solo cos sar possibile la ricomposizione delle varie esperienze in un quadro coerente e potenzialmente positivo per tutti gli interlocutori coinvolti. Vorrei proporre, a questo punto, una breve situazione clinica che racchiude in modo emblematico quanto fin qui descritto. Da circa un anno seguo in counseling la signora S. con una frequenza quindicinale. Qualche volta ho avuto modo di incontrare anche il marito, da solo o insieme alla moglie. Il loro bambino di tre anni e mezzo, Giulio, presenta problemi dello spettro autistico ed stato inserito in un particolare progetto terapeutico che prevede settimanalmente la terapia ambulatoriale, la terapia domiciliare, la nuototerapia, la pet-therapy e, inoltre, vengono programmati incontri sistematici con la scuola materna dove il bambino inserito. Giulio ha una sorella maggiore di sette anni che la signora S. ha avuto da un precedente matrimonio. Leducazione di Giulio stata particolarmente rigida per quanto riguarda gli orari e le modalit dei pasti e del dormire, ed emerge chiaramente la difficolt di entrambi i genitori a rapportarsi con il figlio, a comprendere i suoi bisogni e a rispondervi in modo adeguato. Quando ho incontrato la prima volta i signori S., mi ha subito colpito la dinamica interna della coppia e il loro modo di comunicare. Il marito si pone come il pi competente tra i due, ten-

Associazione Medica Italiana per lo Studio della Ipnosi

A.M.I.S.I.
Scuola Europea di Psicoterapia Ipnotica
Corso quadriennale di specializzazione e formazione a carattere post-universitario di psicoterapeuti ipnotisti neo-ericksoniani
Riservato a medici e psicologi
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ANNO ACCADEMICO 2007/2008


Inizio Corso ottobre 2007 16 fine settimana compreso venerd nel corso dellanno accademico Per informazioni, costi e documenti rivolgersi in segreteria

COUNSELING PER I GENITORI


70 de a svalutare la moglie e a trattarla con sufficienza, spesso linterrompe bruscamente mentre parla, prendendo lui la parola. molto difeso rispetto alla possibilit di frequentare il counseling, dice che non potr venire agli incontri per motivi di lavoro, ma mi assicura che la moglie vi parteciper perch ne ha bisogno. I pochi incontri ai quali stato presente anche lui avevano un carattere ufficiale, nel senso che era venuto per parlare di cose importanti (per esempio, della diagnosi e del progetto terapeutico del figlio), come se implicitamente considerasse la moglie poco attendibile e incapace di occuparsi di questi temi. Il signor S., inoltre, focalizza tutta la sua attenzione sulla mancanza di linguaggio di Giulio, trascurando o minimizzando le altre evidenti difficolt, come per esempio le sue continue stereotipie motorie e la forte chiusura rispetto alla relazione. Per quanto riguarda la moglie, invece, mi colpisce il fatto che lei cambi completamente atteggiamento a seconda se da sola o in presenza del marito. Quando sono presenti entrambi, la signora S. molto pi timorosa nel parlare, chiede quasi il permesso al marito, e anche ci che dice sempre misurato, descrive la realt in modo molto edulcorato, quasi non vedesse le reali difficolt di Giulio. Quando da sola, invece, pur continuando ad avere un tono di voce decisamente infantile, esprime per pi liberamente i suoi pensieri e le emozioni, mostrando anche una certa sensibilit nel comprendere il significato profondo di alcuni comportamenti del figlio. La prima fase del lavoro con la signora S., dopo aver chiarito le modalit e gli obiettivi dei nostri incontri, si focalizzata sulla spiegazione e, soprattutto, sullaccettazione emotiva della diagnosi di autismo. Questa stata una fase particolarmente delicata. Da una parte emergevano i profondi vissuti di sofferenza, di colpa e di inadeguatezza della signora man mano che prendeva consapevolezza dei problemi e delle difficolt di Giulio. Dallaltra cerano i miei vissuti controtransferali, altrettanto forti, soprattutto di irritazione per il suo modo di parlare e per una sorta di aggressivit passiva che emergeva dal suo modo di fare, modo di fare che era anche fortemente manipolatorio (la signora, infatti, era meno fragile e indifesa di quanto volesse fare intendere). Queste reazioni controtransferali, condivise anche da tutti gli altri operatori coinvolti nel trattamento di Giulio, potevano facilmente distorcere lalleanza terapeutica con la madre e potevano portarmi a degli interventi molto direttivi, trasformando cos lo spazio del counseling in uno spazio in cui dare semplicemente indicazioni educative e pedagogiche. Ma, sicuramente la signora S. non aveva bisogno solo di questo. Successivamente il lavoro del counseling proseguito con lobiettivo specifico di aiutare la madre di Giulio a riconoscere i segnali comunicativi, i bisogni e i desideri del figlio in modo da rispondervi in modo sintonico. I genitori di Giulio, come ho gi accennato prima, tendevano a dare da mangiare al bambino o a metterlo a letto a orari rigidamente prestabiliti, ignorando i segnali che lui poteva dare in questa direzione. La stessa cosa succedeva con le attivit ludiche, nel senso che proponevano a Giulio giochi che lui non gradiva affatto, o che non erano adatti per quel determinato momento (per esempio, gli proponevano giochi molto movimentati quando era stanco e assonnato). Lo stesso tipo di difficolt si riscontrava anche nella capacit dei genitori di riconoscere e di prendersi cura di un malessere, fisico o emotivo, del bambino. La madre, inoltre, tendeva molto ad anticipare le richieste del figlio, a sovrapporsi a lui e a utilizzare modalit comunicative molto ridondanti ed eccessive che, probabilmente, ancora di pi suscitavano in Giulio una chiusura rispetto alla relazione. La totale assenza di linguaggio del bambino rendeva, ovviamente, difficoltosa ogni modalit comunicativa e di interazione con gli altri e, come spesso accade con lautismo, aveva creato una sorta di circolo vizioso annullando tutti quei rinforzi positivi che gratificano il genitore e lo avvicinano ancora di pi al bambino. Lobiettivo del counseling, quindi, era quello di aiutare la signora S. a superare il suo senso di frustrazione e a rapportarsi a Giulio come a un individuo dotato di intenzionalit, di pensieri propri e di specifici bisogni fisiologici ed emotivi. Man mano che la donna esprimeva il suo disagio e il suo sentirsi inadeguata come madre e come individuo, si evidenziava una sorta di regressione che la spingeva sempre di pi ad affidarsi allo spazio del counseling e a esplicitare una chiara richiesta di aiuto, proiettando su di me unideale funzione materna. In questo spazio la signora S., attraverso la mia presenza costante e accogliente, ha potuto fare lesperienza di essere accolta, contenuta e sostenuta. Simbolicamente come se avessi preso in braccio la mia paziente e mi fossi presa cura totalmente dei suoi bisogni. Questa regressione, ovviamente, ha attivato anche una forte dipendenza e in varie occasioni come se mi fossi trovata di fronte a una bambina piccola, e non a una donna adulta. In questa fase del lavoro con la signora S. stato fondamentale il poter vivere quella triplice alleanza di cui parlavo prima. Oltre a prendere simbolicamente in braccio la signora, infatti, dovevo riuscire anche ad allearmi con i bisogni emotivi del figlio e ad accogliere le richieste concrete fatte dai vari operatori coinvolti nel trattamento di Giulio. Tutto ci ha evitato che il counseling si trasformasse in una terapia personale della madre. La particolare dimensione affettiva e relazionale del counseling, unita al lavoro terapeutico su obiettivi mirati, ha gradualmente portato a un cambiamento positivo, attivando nella signora S. una migliore capacit di prendersi cura di Giulio, di ascoltarlo e di rispettare i suoi tempi e i suoi desideri. La qualit della relazione tra madre e figlio sta notevolmente migliorando, la signora S. inizia a vivere in modo pi sereno e gratificante il suo ruolo genitoriale e sempre di pi riesce ad attribuire un significato ai comportamenti di Giulio e a sostenerlo nel suo percorso terapeutico. La signora S., inoltre, si mostra sempre pi attiva e autonoma rispetto alla mia figura, come se avesse interiorizzato lo spazio terapeutico del counseling e, di conseguenza, la sua capacit di riflettere e di lavorare sulle varie tematiche prosegue anche fuori dal setting, tra un incontro e laltro. Nonostante tutti questi significativi miglioramenti, il lavoro terapeutico con la signora S. (e anche con Giulio) sar ancora lungo e complesso. Credo, per, che una tappa importante sia stata raggiunta e ora si inizier a lavorare su altri obiettivi specifici, potendo contare su questa funzione materna ritrovata.

BIBLIOGRAFIA
BINETTI P., BRUNI R., Il counseling in una prospettiva multimodale, Roma, Edizioni Magi, 2003. GIANNAKOULAS A., FIZZAROTTI SELVAGGI S., Il counselling psicodinamico, Roma, Borla, 2003. TSIANTIS J., BOETHIOUS S. B., HALLERFORS B., HORNE A., TISCHLER L. (2000), Il lavoro con i genitori, Roma, Borla, 2002.

PROSPETTIVE PEDIATRICHE
71

Le caratteristiche del comportamento alimentare in adolescenza


PIETRO CAMPANARO
Medico Chirurgo-Nutrizionista, Specialista in Scienze dellAlimentazione, Collaboratore del Centro Regionale di Fisiopatologia della Nutrizione Giulianova ASL Teramo

dati riguardanti il sovrappeso-obesit e i DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) in adolescenza sono abbastanza preoccupanti; circa un adolescente su cinque ha problemi in tal senso. Nonostante le varie campagne di informazione sulla corretta alimentazione e linsegnamento nelle scuole, non si assiste a un miglioramento della situazione. come se le argomentazioni sullalimentazione, seppur proposte e trattate in maniera scientifica e corretta, non riescano a penetrare e a modificare alcuni comportamenti errati degli adolescenti per quanto riguarda il rapporto con gli alimenti; sembra addirittura che si parlino lingue diverse! Occorre allora immedesimarsi nel linguaggio degli adolescenti, a volte semplice e immediato, in altre molto complesso, per proporre temi di alimentazione corretta ed equilibrata stimolando la loro intelligenza attraverso riflessioni alla loro portata. Ladolescenza un periodo della vita compreso tra i 12 e i 19 anni. Studi recenti parlano di un allungamento di questo periodo tra i 9 e 24 anni, importantissimo per i cambiamenti che si verificano nella persona; la fascia di et pi ricca di cambiamenti a livello fisico, psichico ed emotivo, let doro per fare prevenzione; un corretto investimento durante ladolescenza un bene che dura tutta la vita. Si pu ben capire quanta importanza abbia lalimentazione in questo periodo che seppure con alcune mediazioni, non deve mai essere lasciata al caso. Volendo provare a definire che cos lalimentazione potremmo dire che lintroduzione di alimenti scelti, preparati e ingeriti in forme e modalit diverse, atte a soddisfare le esigenze energetiche e nutrizionali dellorganismo. Ecco la chiave di lettura: soddisfare le esigenze dellorganismo con alimenti vari, preparati in forme accettabili e accettate dagli adolescenti, ascoltare le loro esigenze e propone unalimentazione giusta per loro, al passo con i loro ritmi e con i loro tempi. Tuttavia occorre fare molta informazione perch la materia adolescente si plasmi e diventi consapevole delle basi di una corretta alimentazione; un adolescente, anche se apparentemente refrattario, ha molta voglia di recepire, basta parlare il suo linguaggio! Osserviamo le immagini che seguono, accompagnate dalle domande. Apparentemente sono tre banali domande che, rafforzate dalle immagini, attirano subito la curiosit delladolescente e stuzzicano la sua intelligenza a dare una risposta o comunque, nella peggiore delle ipotesi, non lo lascia re-

Si pu avere un bel fuoco che brucia senza mettere legna nel caminetto?

Si pu costruire una casa senza cemento?

corretto mettere il Diesel in una Ferrari?

frattario e indifferente di fronte allargomento, sar portato a chiedersi che cosa gli voglia dire chi ha proposto queste domande. Il corpo di un adolescente come un caminetto che ha bisogno di tanta legna per bruciare molto, di tanto cemento per costruirsi solido ed anche come una Ferrari che ha bisogno del giusto carburante per andare a 300 allora. Semplici considerazioni, banali se vogliamo, che spingono alle prime riflessioni su concetti molto pi complessi riguardanti i fabbisogni di un adolescente, il metabolismo, ecc. Quando si salta un pasto (specie la colazione) non si mette la legna e il corpo non ha energia da bruciare.

PROSPETTIVE PEDIATRICHE
72 Quando non si introducono abbastanza minerali e vitamine la struttura non viene su solida. Quando gli alimenti che si mangiano sono sbagliati il motore si ingolfa e la macchina non corre velocemente. tico? Niente di pi semplice! Basta alimentarsi prevalentemente con pane, pasta, riso, biscotti, fiocchi di cereali (carboidrati 55-60%), non mangiare troppi secondi (proteine 1015%), un secondo nellarco della giornata pu bastare, e fare un po attenzione ai condimenti (grassi 25-30%) con qualche trucchetto e senza nulla togliere al gusto. Fare una buona colazione, un buon pranzo e una cena non troppo pesante. Poche e semplici regole per attuare unalimentazione equilibrata e una corretta ripartizione dei nutrienti, il resto lo fa lorganismo delladolescente che con il suo metabolismo pu andare a 300 allora! Le proposte di alimentazione per un adolescente non devono mai essere impositive, conviene invece indicare delle corrette tracce da seguire, lasciando allo stesso le scelte da effettuare senza vietare i cibi da adolescenti. Di seguito sono riportate alcune tracce per i vari momenti della giornata e alcune considerazioni sugli errori pi comuni.
COLAZIONE

Altre considerazioni che mettono in evidenza in maniera molto semplice gli errori fondamentali pi comuni dellalimentazione di un adolescente e lo fanno riflettere sulla propria alimentazione. giunto il momento di chiarire e approfondire per i pi curiosi alcuni di questi concetti fondamentali espressi. Cominciamo dal metabolismo. Tutta la complessit della materia pu essere riassunta in pochi sintetici concetti: il metabolismo lenergia utilizzata da un individuo a riposo, in uno stato termico neutrale, a digiuno da 12-14 ore, in condizioni di totale rilassamento psicologico e fisico, esso corrisponde al 60-75% della spesa energetica totale ed lenergia utilizzata dallorganismo per compiere i lavori interni necessari al mantenimento del corpo, cio quello che lorganismo consuma per mantenersi acceso al minimo. Ma per potersi mantenere acceso al minimo un organismo, come il fuoco, ha bisogno di un minimo di legna. Affrontiamo ora la questione dei fabbisogni di un adolescente. Quasi tutti hanno una cultura sulle diete, quasi nessuno sa quali sono i propri fabbisogni. Il fabbisogno di energia di un adolescente dipende dalla fascia di et:
MASCHI
13-15 anni 16-17 anni 18-20 anni 2550 2800 3050

Liquidi: latte, t, caff, latte di soia, latte di riso, succo (migliorano la funzionalit intestinale, reintegrano la perdita di liquidi durante il sonno). Alimenti prevalentemente carboidrati: pane, fette biscottate, cereali, dolci casalinghi, biscotti casalinghi, ecc. (danno energia per affrontare la giornata).

FEMMINE
2150 2200 2150

Saltare la colazione o prendere solo un caff crea un notevole stress al corpo, non fa attivare correttamente il metabolismo riducendo il consumo calorico, predispone a una fame e a un assorbimento maggiore nei pasti successivi.
SPUNTINO DEL MATTINO E MERENDA

Fonte LARN (Livelli di Assunzione Raccomandabili di Nutrienti per la popolazione italiana)

Liquidi: t, caff, succo. Alimenti: piccolo panino, crackers, barretta di cereali, biscotti da forno, gelato piccolo, yogurt gelato.

Tanti adolescenti che stanno a dieta introducono molto meno del fabbisogno quotidiano per paura di ingrassare (il fuoco non arde), altri molto di pi, ma alimenti non utili ai fabbisogni dellorganismo (il motore si ingolfa con un carburante non adatto). Arriviamo al punto dellalimentazione equilibrata; molto si detto e molto si proposto per promuovere un modello di alimentazione equilibrata. Anche in questo caso, semplificando al massimo, possiamo dire che lalimentazione equilibrata deve essere caratterizzata da una giusta proporzione tra i nutrienti: Carboidrati Grassi Proteine 55-60% 25-30% 10-15%

Reintegra il calo fisiologico delle energie, contribuisce ad attenuare la fame a pranzo e a cena.
PRANZO

e da una corretta ripartizione dei nutrienti nellarco della giornata: Colazione e spuntino mattina Pranzo e merenda Cena 15-25% 40-45% 35-40%

Primo: (piatto prevalente) pasta, riso, minestra, pasta e legumi, o pane in equivalenza al primo per chi fa pranzo al sacco. Secondo: se occorre piccoli quantitativi. Contorno: (importantissimo e preferibilmente crudo) insalata, ortaggi, verdure cotte. Pane: modeste quantit. Frutta: di stagione, modeste quantit (1 frutto). Errori pi comuni del pranzo: consumare prevalentemente secondi (le proteine affaticano la digestione); mangiare solo primo e frutta (tende a far ingrassare).
CENA

Concetti molto complessi da far paura perfino a un matema-

Secondo: (piatto prevalente) carne, pesce, uova, affettati, formaggi, ecc., in rapporto alla struttura fisica. Contorno: (importante) insalata, ortaggi, verdure cotte. Pane: quantit medie. Frutta: di stagione, modeste quantit (1 frutto).

PROSPETTIVE PEDIATRICHE
73 La pizza pu sostituire una cena completa. Gli errori pi comuni della cena: consumare prevalentemente carboidrati (affatica la digestione); mangiare grosse porzioni di secondo (aumenta lapporto di grassi e le proteine non utilizzate vengono trasformate in grasso). molto zuccherine, consumarne una quantit elevata come mangiare tanti dolci, conviene berne al massimo 1-2 bicchieri o 1 lattina al giorno.

ALCUNI TRUCCHI ALIMENTARI GIUSTI

Lhamburger meglio senza sottiletta o formaggio e con poche salse (pi carico pi difficile da digerire e ingolfa il motore).

Per chi pratica attivit fisico-sportiva importante che prima dellattivit (60-90 min.) vengano introdotte energie sotto forma di carboidrati (maltodestrine) per favorire la prestazione fisica, il consumo di energia e di grassi e preservare la massa muscolare: pane e marmellata o cioccolata, crostata di frutta, dolci da forno sono lideale. Sicuramente i dolci e la cioccolata non sono da colpevolizzare, vanno considerati gratificazioni e si possono consumare facendo attenzione a non eccedere nelle quantit e soprattutto dopo aver garantito allorganismo tutti i nutrienti fondamentali. Non ci si deve saziare con i dolci!

I.I.W. ISTITUTO ITALIANO WARTEGG


Fondatore e Presidente: Prof. Alessandro Crisi

Nella scelta delle salse per insaporire un alimento meglio il ketchup (100 calorie per 100 grammi) che la maionese (650 calorie per 100 grammi).

LI.I.W. propone in ambito Clinico, della Selezione, dellOrientamento e della Ricerca una nuova modalit di interpretazione del Test di Wartegg completamente originale e innovativa rispetto a quella proposta dal suo ideatore Ehrig Wartegg. Tale metodica che, a partire dal 2002 stata introdotta nei Reparti Selezione della Marina Militare, dellEsercito Italiano e della Polizia di Stato, si avvale anche di specifici software realizzati per soddisfare le diverse esigenze di ciascun ambito di applicazione. LI.I.W. opera a Roma offrendo i seguenti servizi: 1. ATTIVIT DIDATTICA Accreditato presso il Ministero della Sanit, oltre alla formazione specifica sul nuovo metodo dinterpretazione del Wartegg, lI.I.W. organizza corsi di formazione per Psicologi e Psichiatri su: luso clinico di una Batteria di Test (Prove Grafiche, Wartegg, M.M.P.I.-2 e W.A.I.S.-R); singoli test quali il Rorschach; la WAIS-R; lMMPI-2.

La pizza meglio mangiarla a cena, possibilmente con le verdure e non abbinarla alle patatine fritte, il tutto diventa troppo difficile da digerire e tende a far ingrassare.

2. APPLICATIVO LI.I.W. mette in vendita il materiale per lutilizzo della nuova metodica e precisamente: schede per la somministrazione individuale o collettiva (copyright IIW); software per la valutazione computerizzata del test in ambito Clinico, della Selezione e dellOrientamento (copyright IIW). 3. SERVIZIO DI SCORING Possono essere inviati protocolli Wartegg che lI.I.W. provvede a siglare per poi stilare un profilo computerizzato differenziato per il contesto Clinico, della Selezione o dellOrientamento. Maggiori informazioni possono essere richieste presso: Segreteria: 06.56.33.97.41 (il Ma, Me e Ve h 16-19) www.wartegg.com email: ist.it.wartegg@flashnet.it

Le bevande gassate (coca, aranciata, gassosa, ecc.) sono

PROSPETTIVE PEDIATRICHE
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La disabilit vista da un medico degli adolescenti


GIUSEPPE RAIOLA
U.O.S. di Auxoendocrinologia e Medicina dellAdolescenza, U.O. di Pediatria, A.O. Pugliese-Ciaccio Catanzaro

e testimonianze dei genitori e di tutti coloro che quotidianamente agiscono in favore dei disabili favoriscono una maggiore consapevolezza delle varie problematiche che si debbono affrontare in unepoca, quale la nostra, diperindividualismo esasperato. chiaro come lo sforzo da fare sia quello di favorire processi dintegrazione in un ambiente costruito intorno al concetto di normalit. Le prove alle quali sono sottoposti i genitori di ragazzi diversamente abili sono dure ed estremamente difficoltose, non solo per le insuperabili barriere mentali della nostra societ, ma anche per i conti che ognuno di loro deve fare con i sensi di colpa. Si avverte linquietudine che pervade queste famiglie e quella sensazione di sentirsi reciprocamente inadeguati. Ognuno di questi ragazzi ha una sua identit, delle peculiarit, delle insperate risorse, ma anche dei limiti; comunque ognuno di loro una risorsa, con una propria storia di vita, un proprio percorso evolutivo, una modalit relazionale, una rete di legami, una propria organizzazione e un proprio equilibrio, che per quanto diversi o destrutturati sono comunque i suoi. Si dovr prendere coscienza che la persona diversamente abile ha una sua elaborazione della realt che non ridotta rispetto alla nostra, ma strutturalmente diversa. Assodato ci, le famiglie, sostenute dalla societ, dalle istituzioni, devono iniziare questo lungo e tortuoso cammino intrapreso con la volont di rendere autonomo il ragazzo. Ma la tentazione di caricare sulle proprie spalle il ragazzo con tutto il fardello di difficolt e amarezze grande! Forse sarebbe pi comodo, meno frustrante o forse

darebbe la sensazione di giusta espiazione della presunta colpa. Inoltre, questi genitori conoscono molto bene il valore di un cammino condiviso, fatto di brusche o impercettibili accelerazioni, ma anche dinterminabili rallentamenti; ma tutto ci deve essere fatto necessariamente insieme con la speranza che anche gli altri capiscano e accettino. Ma perch gli altri accettino necessario che avvenga una rivoluzione culturale nella societ, alla cui base deve esservi lintegrazione e la responsabilit sociale; la societ deve essere consapevole del fatto che il diversamente abile o viene collocato al suo centro o non sta da nessuna parte. Senza assunzione di responsabilit sociale, oltretutto, non pu esistere cura della persona con disabilit, che viene quindi vissuta come costo, problema; senza cura delle relazioni verso la persona diversamente abile non c responsabilit sociale, ma azione adempitiva di cose dovute e servizi necessari. Sullo sfondo di questo progetto emerge la volont di prendersi cura della disabilit non come un problema, ma come una dimensione della vita; ci ha permesso di ridisegnare il valore dellumanit del singolo, che non pu mai essere svincolata dalla sua dimensione sociale. ormai evidente come lelevata qualit deve contraddistinguere limpegno dellassociazionismo e del volontariato; solo attraverso la qualificazione di questi soggetti si potr garantire ai nostri ragazzi un adeguato supporto abilitativo in grado di permettere un loro graduale e stabile inserimento sociale. Il mio lavoro mi porta, quotidianamente, a incontrare giovani con malattie e con disagi pi o meno gravi; grazie allinsegnamento quotidiano fornitomi da questi ragazzi (e dalle loro famiglie) ho imparato a considerare la sofferenza e le difficolt come maestre di vita, ragion per cui i malati, le persone diversamente abili, ma anche i poveri e persino i tossicodipendenti, appaiono come entit, come centri di sapere. E allora, chi pi soffre pi sa. Da diversi anni collaboro con alcune associazioni di volontariato la cui attivit volta allassistenza di giovani soggetti con disabilit; lessermi inoltrato in questo particolarissimo settore ha contribuito notevolmente alla mia crescita professionale e umana. Per tutto ci sono a loro molto grato. Credo che il miglior modo per concludere questo mio breve intervento sia quello di citare una bellissima frase di Mario Capanna tratta dal libro Speranze: giunto il momento di considerare il presente in base al futuro, pi che in relazione al passato!. Solo cos daremo corpo ai sogni e ai diritti dei nostri ragazzi.

APPROCCIO PSICOPEDAGOGICO ED ESPERIENZE CLINICHE


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Il mondo sconosciuto della Pet Therapy


Le Terapie Assistite con il cane: definizione, metodologia e finalit
FRANCESCA ALLEGRUCCI
Responsabile scientifico dellANUCSS (Associazione Nazionale Utilizzo del Cane per Scopi Sociali)

BARBARA SILVIOLI
Psicologa dellet evolutiva, ANUCSS

a tendenza delluomo a servirsi degli animali per gli scopi pi disparati e a vivere a stretto contatto con essi diffusa in tutte le culture e societ. Tale tendenza legata al principio del benessere psico-fisico, che ha come punto dorigine il rapporto affettivo che lanimale in grado di instaurare con lessere umano. Il rapporto uomo-animale alle origini fu favorito dalla somiglianza delle rispettive strutture sociali, in quanto entrambi vivevano in gruppi e cacciavano gli animali, formando vere e proprie bande. Varie sono le ipotesi che cercano di spiegare come siano nati i primi contatti tra luomo e il cane; quella pi accreditata ipotizza un incontro casuale, probabilmente durante la caccia, con dei lupacchiotti che una volta portati nella dimora umana avrebbero interagito con lessere umano, e in particolare con i bambini e da l sarebbe cominciata la prima domesticazione. In effetti diversi sono i documenti storici dai quali possibile affermare che la relazione tra luomo e il cane basata su un legame atavico, legame che coinvolge diversi aspetti: cane come collaboratore per la caccia e quindi per la sopravvivenza della specie, cane come oggetto da venerare avente funzioni magiche e propiziatorie, cane come compagno con cui avere uno scambio affettivo sereno e gratificante.

ESORDI DELLA PET-THERAPY


La storia dellutilizzazione degli animali come coadiuvanti alle normali terapie mediche pu essere fatta risalire gi al tempo della preistoria. Il gran numero di animali citati nella mitologia e i numerosi dipinti di domesticazione degli animali provano che linterazione tra luomo e lanimale in realt non frutto di nuove scoperte ma che tale rapporto esistito da sempre. I primi resoconti documentati risalgono al 1792 quando in Inghilterra, presso il York Retreat Hospital, lo psicologo William Tuke, insieme ad alcuni suoi collaboratori, incoraggi i suoi pazienti malati di mente ad accudire gli animali per potenziarne lautocontrollo e lo scambio affettivo. Nel 1942 il Pawling Army Air Force Convalescent Hospital utilizz gli animali da compagnia, ritenendoli efficaci nel modulare positivamente lo stato psichico dei pazienti. Nel 1970 presso lOspedale Psichiatrico Infantile del Michigan venne adottato un cane come sostegno psicologico per i bambini ricoverati. La Pet-Therapy nasce in America grazie al neuropsichiatra

infantile Boris Levinson, il quale not che la presenza del proprio cane aveva effetti positivi durante le sedute con i suoi piccoli pazienti. Document il modo in cui lanimale da compagnia fungeva da ponte tra il professionista e il paziente, favorendo il costituirsi di unalleanza terapeutica e fornendo al paziente la motivazione a partecipare attivamente al processo terapeutico stesso. Lanimale forniva al bambino la possibilit di proiettare il proprio mondo interiore, difficilmente esprimibile, ed era occasione di scambio affettivo e di gioco che rendevano pi gradito lincontro terapeutico. Grandi personalit nel campo della ricerca psicologica ed etologica, come Bowlby e Lorenz, sottolineano limportanza dello scambio affettivo ed emozionale per il benessere e la salute di un individuo, e sono proprio queste le variabili principali che entrano in gioco nella relazione uomo-animale. Secondo Guttaman gli animali esercitano un effetto positivo anche a livello dei processi comunicativi, aiutando il bambino a superare il delicato passaggio dal linguaggio orale al linguaggio scritto. Molti psicologi hanno compiuto osservazioni per verificare lutilit pratica dellimpiego della Pet-Therapy. In unindagine condotta negli Stati Uniti, su oltre 400 psicoterapisti la maggior parte di essi ha affermato di avere utilizzato tale approccio, soprattutto con i bambini. Bernard (1989) ha rilevato, su bambini mentalmente ritardati, leffetto maggiormente stimolante della presenza di un cane rispetto a un giocattolo. Analogamente Pellettier (1989) ha ipotizzato come la presenza di un animale familiare potesse determinare in bambini affetti da Sindrome di Down uno sviluppo significativo di comportamenti sociali positivi verso lanimale e una diminuzione significativa di comportamenti sociali negativi. Il meccanismo che entra in gioco in questi casi semplice: lanimale, attraverso il gioco e la comunicazione non verbale, esercita sui bambini difficili, nei momenti pi critici dello sviluppo, una funzione sia educativa che terapeutica.

DIFFERENZE TRA AAA, TAA, EAA


Pet Therapy in italiano Uso Terapeutico degli Animali da Compagnia (UTAC) un termine generico che indica un supporto ai metodi di cura che interessano alcune patologie con lausilio degli animali. Tale termine, se da un lato ha il vantaggio di essere breve e facilmente memorizzabile, nasconde ambiguit che possono dare adito a fraintendimenti concettuali:

APPROCCIO PSICOPEDAGOGICO ED ESPERIENZE CLINICHE


78 non fa capire bene chi sia il fruitore della terapia, se luomo o lanimale, e pu far pensare che si utilizzino esclusivamente animali da compagnia come cane o gatto. In realt in questo tipo di interventi lelemento terapeutico la relazione che lanimale in grado di instaurare con lessere umano e luomo il fruitore dellintervento. Gli animali utilizzati negli interventi sono molteplici e variano a seconda delle specifiche esigenze (cavallo, delfino, cane, animali da cortile, gatto, ecc.). La Pet Therapy si presenta sotto diverse forme: le Attivit Assistite con gli Animali (AAA), le Terapie Assistite con gli Animali (TAA), lEducazione Assistita con gli Animali (EAA). Non sempre la linea di confine tra queste tipologie risulta chiara. Sebbene diverse ricerche abbiano dimostrato che il contatto con gli animali per gli input emotivo/sensoriali gioiosi e rilassanti che offre di per s pu avere effetti terapeutici dal punto di vista psicofisiologico, non sempre si pu parlare di Pet Therapy. Da questo punto di vista anche ladozione di un animale domestico ha un risvolto terapeutico, che costituisce un apprezzabile plusvalore, ma non si tratta di Pet Therapy. Altra confusione molto diffusa quella che ha indotto a definire terapie iniziative che, per lassenza di una precisa intenzionalit terapeutica e delle necessarie figure professionali, si pongono piuttosto nel campo delle attivit con animali (Giuseppini, 1997).

LE TERAPIE ASSISTITE CON GLI ANIMALI (TAA)


Le Terapie Assistite con Animali, sono interventi finalizzati a curare la salute psicofisica degli individui. Si tratta di co-terapie rivolte a persone con problemi fisici e/o psichici, da affiancare ad altre cure. Viene precedentemente realizzato un progetto individualizzato, attraverso unquipe multidisciplinare che collabora alla stesura, verifica e messa in opera del progetto stesso. Tale intervento prevede innanzitutto la scelta dellanimale adatto in base allo scopo da raggiungere. Le TAA sono interventi co-terapeutici che hanno lo scopo di promuovere e migliorare le funzioni fisiche, sociali, emozionali e cognitive delluomo; gli animali vengono utilizzati a scopo terapeutico, nelle scuole, nelle prigioni, negli ospizi, negli ospedali, nei programmi di recupero per tossicodipendenti o per la riabilitazione di persone affette dal virus dellHIV, da spina bifida, dal Morbo di Alzheimer, da sindrome di Down, da autismo, ecc. Essendo obiettivo di una co-terapia quello di inserirsi allinterno di un progetto terapeutico pi ampio, al fine di contribuire a migliorare alcuni deficit legati alla patologia, o ridurre gli effetti negativi della salute del paziente, rispetto alle attivit svolte con lausilio degli animali (AAA), le Terapie Assistite con gli Animali agiscono su una malattia che stata diagnosticata seguendo un preciso protocollo terapeutico. Dunque quello che distingue le Attivit Assistite con gli Animali dalle Terapie che le seconde prevedono necessariamente la collaborazione di molteplici figure professionali (dal neurologo al fisiatra, dallo psicologo al pedagogista, ecc.) che sono in grado di sfruttare al meglio le potenzialit del cane, dellutente e della loro relazione; prevedono, inoltre, la presenza di una progettazione specifica in grado di garantire che lattivit tra lanimale e lutente non avvenga per caso, solo per il fatto che essi interagiscono spontaneamente tra di loro. Centrale sar quindi il come essi interagiranno, in modo che i risultati ottenuti siano stati in un certo senso programmati e attesi. Infine, altra sostanziale differenza che mentre i risultati delle AAA non vengono misurati ed osservati empiricamente, nel caso delle TAA prevista la raccolta dei dati e la sperimentazione al fine di effettuare una valutazione in termini di processo e di esito.

ATTIVIT ASSISTITE CON GLI ANIMALI (AAA)


Le Attivit Assistite con gli Animali (AAA) consistono in attivit di tipo ricreativo e rieducativo che mirano a migliorare la qualit della vita incrementando, per mezzo dellanimale, lo stato generale di benessere di alcune categorie di persone. Per esempio gli anziani o i malati terminali soffrono spesso a causa della solitudine in cui il loro status li costringe. Un animale in questo caso offre amicizia, compagnia, fonte di allegria e spesso stimola e motiva al gioco e alle passeggiate che, a loro volta, facilitano i contatti sociali. LAAA si esprime in una variet di azioni condotte da professionisti, paraprofessionisti e volontari in associazione con animali che presentano determinate caratteristiche e criteri (ovviamente il personale deve possedere specifiche conoscenze sugli animali e sulla popolazione con cui interagisce). LAAA pu essere sia attiva-diretta, prevedere cio il contatto fisico con lanimale, che attiva-indiretta. Nellultimo caso la persona, pur non toccando lanimale, trae ugualmente benefici dalla sua presenza, dallosservarlo e/o dai suoni da lui emessi. A tal riguardo ricordiamo gli esperimenti condotti presso studi dentistici dove lintroduzione di un acquario, in alcuni casi, ha addirittura evitato il ricorrere allanestesia nel curare i pazienti: la variet dei colori, il rincorrersi dei pesci, il simpatico suono prodotto dalle loro bollicine provoca, infatti, uno stato di relax profondo e intenso. Gli obiettivi principali delle AAA sono quelli di favorire la socializzazione e fornire agli utenti un momento di svago e divertimento. A differenza delle Terapie Assistite con gli Animali, le AAA non hanno obiettivi specifici programmati per ogni sessione; gli operatori, siano questi professionisti o volontari, non sono obbligati a raccogliere informazioni durante gli incontri, che vengono gestiti con spontaneit e la cui durata non rigidamente programmata.

EDUCAZIONE ASSISTITA CON LAUSILIO DI ANIMALI (EAA)


LEAA una forma di educazione mediata dallanimale di tipo prettamente ludico, costituita da incontri che coinvolgono gli animali, appositamente preparati in contesti educativo-formativi. Per il bambino lanimale riveste un ruolo affettivo notevole, grazie alla capacit relazionale dellanimale stesso, che permette un continuo scambio emozionale. Con lanimale i bambini instaurano un rapporto mimico e gestuale, riscoprendo la capacit non verbale di comunicazione e affinando la propria sensibilit e ricettivit ai segnali esterni di piacere e di stress del compagno di giochi; questi rappresentano tutta una serie di fattori fondamentali anche nella vita sociale tra coetanei e adulti, quindi necessari per una strutturazione equilibrata della personalit.

ANIMALI IMPIEGATI IN PET THERAPY


Gli animali che vengono solitamente coinvolti nella Pet

APPROCCIO PSICOPEDAGOGICO ED ESPERIENZE CLINICHE


79 Therapy sono: asini, capre e mucche; criceti e conigli; uccelli; pesci; delfini; cavalli; gatti; cani. Criceti, conigli: sono animali molto diffusi nelle nostre case, perch piccoli e gestibili molto facilmente. Osservare, accarezzare, prendersi cura di questi animaletti pu arrecare grande beneficio soprattutto ai bambini che stanno attraversando una fase difficile nella loro crescita. Uccelli: in particolare stato rilevato leffetto benefico derivato dal prendersi cura di questi animaletti. Pesci: stato constatato che losservazione dei pesci di un acquario pu contribuire a ridurre la tachicardia e la tensione muscolare, avendo una forte capacit rilassante. Delfini: in Pet Therapy occupano un posto privilegiato. Risultano particolarmente efficaci per pazienti affetti da depressione e disturbi della comunicazione, e soprattutto per i pazienti autistici, aiutandoli a uscire, almeno parzialmente dal proprio isolamento. Purtroppo i costi proibitivi delle strutture e del mantenimento degli animali impediscono lutilizzo pi ampio dei benefici di questa terapia. Il contatto con i delfini stimola inoltre la motivazione, laumento di fiducia, la capacit motoria e comunicativa, la capacit di memorizzare e di elaborare concetti. Non dimentichiamo inoltre che il luogo in cui viene effettuata fornisce un feedback positivo cinestesico e di riduzione dello stress. Cavallo: la terapia per mezzo del cavallo viene identificata come ippoterapia. Con questo termine intendiamo un insieme di attivit equestri eseguite con una finalit terapeutica, diretta ai disabili fisici, psichici o con diverse problematiche socio-relazionali. Interessa diverse aree: sviluppo e potenziamento muscolare; orientamento spaziale; abilit visuo-spaziali semplici e complesse; integrazione relazionale. Nellambito dellippoterapia si riconoscono generalmente quattro fasi denominate: 1) ippoterapia; 2) riabilitazione equestre; 3) fase presportiva; 4) fase sportiva. Non tutti i pazienti raggiungono la fase della riabilitazione, data la gravit della loro disabilit. Si distingue nettamente la pratica sportiva per disabili, che non agisce specificatamente sulla menomazione e la disabilit, pur avendo un effetto favorevole sulla persona disabile. Gatto: per le sue caratteristiche di indipendenza e facilit di accudimento, lo si preferisce per persone che vivono sole e che non sono agevolate negli spostamenti. Cane: lutilizzo del cane nella Pet Therapy fortemente privilegiato poich possiede caratteristiche che gli consento di avere una grande capacit di relazionarsi con lambiente e con lessere umano in modo del tutto particolare. di inadeguatezza. La fiducia e lapprezzamento incondizionato che mostra il cane favorisce nel paziente lo sviluppo di un senso di s positivo. Laspetto pi immediatamente corporeo del contatto ha un importante effetto su tutto lapparato psicomotorio. Giocare con un cane significa essere stimolati a camminare o correre insieme a lui, lanciare e recuperare oggetti, rincorrerlo, toccarlo, accarezzarlo. Significa anche relazionarsi con lanimale, tenendolo in grembo, sedendosi o sdraiandosi vicino a lui, sentendo il calore e la morbidezza del suo pelo, apprezzando i colori e gli odori del manto, riuscendo a comprendere le espressioni e i diversi segnali che ci invia di gratificazione, di fastidio, di richiesta, ecc. Si tratta di interazioni complesse, che coinvolgono lapparato motorio-percettivo, cos come quello emotivo-affettivo, che sviluppano la consapevolezza del proprio essere nel mondo e del proprio io-corporeo, favorendo levoluzione spontanea di capacit e conoscenze necessarie alla relazione. Il cane, inoltre, in grado di riconoscere la disabilit della persona con handicap, e riesce pertanto a modulare naturalmente il suo comportamento in modo da rispettarne le caratteristiche, esso in grado di decidere quale comportamento adottare a seconda delle circostanze. A differenza delluomo, per, non d un giudizio di valore su tali diversit: il suo comportamento non influenzato da pregiudizi o implicazioni morali che possono condizionare negativamente i rapporti con gli umani. Certi aspetti quali uneccessiva salivazione, forti odori, stridii e vocalizzi particolari, stereotipie comportamentali che solitamente generano distanza nel rapporto tra esseri umani sono elementi abituali nel mondo comunicativo-relazionale dei cani e quindi non solo non generano reazioni di rifiuto o fuga ma, spesso, ne catalizzano lattenzione e linteresse. La presenza dei deficit fisici, sensoriali e/o psichici spesso non dostacolo alla comunicazione, in quanto il cane capace di interagire a qualsiasi livello di gravit del soggetto e lo fa utilizzando soprattutto la corporeit e il linguaggio non verbale. A livello cognitivo il cane pu essere utilizzato per stimolare un bambino a contare le sue zampe o il numero di volte in cui riporta una palla; pu insegnargli a rispettare i tempi di attesa tra un esercizio e laltro, ecc. A livello motorio il cane pu stimolare azioni quali il correre o il lanciare oggetti, pu accrescere la consapevolezza dellintensit del tocco e favorire il coordinamento oculo-manuale, accarezzandolo o porgendogli un biscotto. Lorientamento spaziale pu essere sviluppato prevedendo la direzione in cui il cane correr per recuperare loggetto o individuando la sua posizione rispetto al paziente. La presenza del cane, a livello della socializzazione, intensifica la comunicazione verbale e le interazioni con le altre persone, si tratti delloperatore, del terapeuta o di chiunque altro partecipi alle attivit con lanimale. Per quanto riguarda lautonomia, lacquisizione di capacit di accudimento, anche cos semplice come dare il cibo o spazzolare lanimale, rendono il paziente molto pi sicuro di s e disponibile allapprendimento di autonomie inerenti la propria vita quotidiana e lautogestione. La presenza di un forte polo di attrazione come il cane insostituibile: accentra a lungo linteresse e aiuta a memorizzare e integrare apprendimenti diversi. Ed proprio in virt delle innumerevoli sollecitazioni che nascono dalla relazione con lanimale e che offre a tutti i livelli, fisici e

POTENZIALIT DELLIMPIEGO DEL CANE NEI PROGRAMMI DI AAA E TAA


Laddove la capacit di comunicazione e/o di relazione tra uomo e uomo sono compromesse, il contatto con lanimale caratterizzato da immediatezza, spontaneit, assenza di giudizio o critica permette al paziente di superare molti timori e percezioni

Istituto di Ortofonologia
Centro per la diagnosi e terapia dei disturbi della relazione e della comunicazione
Accreditato con il SSN Sede di aggiornamento professionale

Aggiornamento professionale per gli insegnanti


scuola dellinfanzia scuola primaria scuola secondaria di primo grado
(autorizzazione MIUR Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio Decreto prot. n. 7961 del 15/06/05)

ANNO SCOLASTICO 2007/2008


CITTADINI DEL MONDO!
Analisi delle problematiche relative allintegrazione scolastica del bambino e delladolescente immigrato. La progettazione e la gestione di azioni educative specifiche. La programmazione di Unit Didattiche di Apprendimento. La riflessione metaculturale e il circuito autogenerativo come strumenti metodologici funzionali allintegrazione delle diversit culturali. La comunicazione tra famiglia e insegnanti per favorire il processo educativo. I rapporti tra i bambini immigrati e i compagni del gruppo classe. Gli strumenti per la conoscenza e la gestione delle dinamiche del gruppo classe. La figura del mediatore culturale come facilitatore e promotore di azioni educative territoriali condivise. Lo sportello psicopedagogico nella scuola. inizio corso: autunno 2007

IMPARARE CON IL CORPO


Le problematiche psicomotorie nella scuola. Lo sviluppo psicomotorio e lapprendimento. Lapproccio psicomotorio a scuola: lambito educativo. Lapproccio psicomotorio alle materie curriculari. Lespressione corporea e la comunicazione efficace. I cambiamenti fisici e psicologici tipici della preadolescenza e delladolescenza. I cambiamenti fisici e le situazioni patologiche. Come mettere in atto nel gioco della vita comportamenti equilibrati dal punto di vista fisico, emotivo, cognitivo. inizio corso: autunno 2007

LA VOCE
La scheda di rilevamento VHI, aspetti teorici sul funzionamento degli organi fonatori, proiezione audio-video. Esercitazioni pratiche di rilassamento, stretching e respirazione, esercizi di coordinazione pneumofonica. Esercizi vocali (altezza tonale, intensit) esercizi di risonanza, esperienze di voce proiettata finalizzate alluso professionale della voce, questionario di gradimento. 20-21 ottobre 2007

I DISTURBI DEL LINGUAGGIO E DELLAPPRENDIMENTO IN ET EVOLUTIVA


Lo sviluppo del linguaggio e le sue componenti strutturali. La comprensione e la produzione linguistica. Gli aspetti costitutivi della lingua. Caratteristiche generali del linguaggio infantile. Le tappe fondamentali dello sviluppo della competenza comunicativa. Il modello integrato della comunicazione. Le patologie del linguaggio in et evolutiva. Le patologie dellapprendimento in et evolutiva. Lapproccio psicopedagogico ai disturbi del linguaggio e dellapprendimento. I disturbi del linguaggio che interessano il versante fonetico. I disturbi del linguaggio che interessano il versante lessicale, semantico e sintattico. Le dislessie in et evolutiva. I disturbi dellapprendimento scolastico inizio corso: autunno 2007

IL LINGUAGGIO MUSICALE COME CONTESTO EDUCATIVO


La progettazione e la gestione di unesperienza musicale collettiva. La composizione musicale con i suoni informali. Il sistema suono/silenzio. Il repertorio musicale. La composizione con i suoni vocalici. Lanalisi e la composizione con i suoni alfabetici. Il parlato. La produzione musicale con i suoni del corpo. La produzione musicale con strumenti e oggetti. La scrittura e la lettura dei suoni informali. I criteri e i concetti cognitivi per la composizione musicale. Il Grafico musicale. Le sequenze trasformazionali. La composizione musicale con i suoni formali. La scrittura dei suoni codificati. Limprovvisazione musicale collettiva. Il gioco musicale. Il ritmo e gli elementi di fraseologia. Il gioco musicale e la socializzazione. Elementi di musicoterapia. inizio corso: autunno 2007

NE ZIO N E NV CO

SEDE DEI CORSI: VIA ALESSANDRIA 128/B ROMA

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Ogni Corso prevede: 30 ore in orario pomeridiano, una quota di partecipazione individuale di a 100,00 (solo per il corso LA VOCE la quota di a 200) oppure una quota per listituzione scolastica di a 2.000,00. Le iscrizioni sono limitate dato il carattere dei corsi estremamente operativo. Verranno forniti materiali didattici e libri specifici. Per i titolari di Magieoltre a 85.00

PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI:


Tel. 06.8552887 Fax 06.8557247 e-mail segr.savoia@ortofonologia.it ( necessario indicare il nome della scuola e del referente da contattare con i relativi recapiti) Progetto Scuola: via P. Petrocchi, 8/B Roma - tel. 06.82003740

APPROCCIO PSICOPEDAGOGICO ED ESPERIENZE CLINICHE


81 psichici, che il cane diventa un veicolo privilegiato che consente alluomo di fare unesperienza ricca, unica e irripetibile in cui emozioni e conoscenze nascono e si sviluppano in modo spontaneo e naturale. professionisti con una specifica preparazione nel settore sono in grado di valutarne le possibilit e le modalit dimpiego.

BIBLIOGRAFIA
BALLERINI G., Animali amici della salute. Curarsi con la pet therapy, Milano, Xenia, 1993. Animali terapia dellanima, Brescia, Ed. Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche, 2000. BAUN M., BERGSTROM N., THOMAS L., Physiological effect of human companion animal bonding, Nursing Research, 33, 1984, pp. 125-129. DEL NEGRO E., Pet Therapy. Il metodo Zara: un programma di riabilitazione psicoaffettiva, Milano, Franco Angeli, 1998. FRIEDMANN E., KATCHER A., LYNCH J., THOMAS S., Animal companions and one-year survival of patients after discharge from a coronary care unit, Public Health Reports, 95, 1980, pp. 307-312. FRIEDMANN E., KATCHER A., LYNCH J., THOMAS S., MESSENT P., Social interaction and blod pressure: influence of animal companions, Journal of Nervous and Mental Disease, 171, 1983, pp. 461-465. GIACON M., Pet Therapy: psicoterapia con laiuto di amici del mondo animale, Roma, Mediterranee, 1992. Lanimale nella cura del disabile, La rosa blu ANFFAS, genn.-febbr. 2000, pp. 31-35. GIUSEPPINI M., Terapie assistite da animali e delfinoterapia: metodologie e esperienze, Convegno SITACA, 1997. MESSENT P.R., Pets as social facilitators, Veterinary Clinics of North America: Small Animal Practice, 15, 1985, pp. 387-393. MESSENT P. R., Review of international conference on the human companion animal bond held at Philadelphia, Royal Society of Health Journal, 102, 1982, pp. 105-107. PAGEAT P., Cani si nasce, padroni si diventa, Milano, Nuova Pratiche Editrice, 2000. ROUSSELET BLANC V., MANGEZ C., Gli animali guaritori, Milano, Geo, 1993. WILSON C.C., NETTING F. E., Companion animals and the elderly: A state-ofthe-art summary, Journal of the American Veterinary Medical Association, 183, 1983, pp. 1425-1429.

CON QUALE TIPOLOGIA DUTENZA PI EFFICACE LA PET THERAPY?


In realt non esiste unutenza in particolare; limpiego di programmi di AAA e TAA ha visto applicazioni dagli esiti soddisfacenti con patologie dellinfanzia e adolescenza (autismo, ADHD, ecc.), con disturbi sensoriali (sordit e cecit), con disturbi di personalit, disturbi delladattamento, disturbi dansia e dumore, disturbi psicotici, disturbi psichiatrici, con le tossicodipendenze, gli immunodepressi e i malati terminali, con anziani, con i post comatosi, ecc. importante per tener conto che possono esistere controindicazioni al suo impiego in particolare con patologie quali ipocondria, disturbo ossessivo-compulsivo, depressione grave, oligofrenia grave, qualsiasi patologia psichica che possa portare al maltrattamento dellanimale e zoofobia. Altri elementi da tenere in forte considerazione sono la presenza di allergie al pelo degli animali o assenza di interesse per lanimale. Ovviamente dietro ogni patologia c la persona, che unica e irripetibile ed quindi importante valutare di caso in caso e programmare interventi individualizzati. Pet Therapy, dunque, non vuol dire prendere un cane con s o averlo semplicemente accanto, per quanto piacevole possa essere la sua compagnia. Essa una disciplina vera e propria. In quanto tale non una panacea per tutte le patologie e deve essere applicata dopo attenta valutazione: essa non universalmente efficace, ossia non adatta a tutti gli individui e solo esperti e

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Forma mentis
DARIO CASADEI PIER LUIGI RIGHETTI (a cura di) LINTERVENTO PSICOLOGICO IN GINECOLOGIA
FORMA MENTIS ISBN: 978-88-7487-212-1 C 23,00 FORMATO: 14,5X21 PAGG. 320

egli ultimi anni si sta assistendo a un interesse sempre pi specifico verso l'applicazione clinica della psicologia in ambito ospedaliero, con metodologie e interventi mirati. L'apporto dello psicologo, al di l dell'intervento di tipo diagnostico e terapeutico, mirato alla cura della qualit di vita del paziente ospedalizzato, del suo contesto relazionale ed rivolto anche al personale medico e paramedico. Nel volume vengono esaminati i protocolli gi sperimentati (e gi applicati in alcune strutture ospedaliere) e il ruolo che la psicologia pu avere in area ginecologica. Gli autori (psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, ginecologi, chirurghi ginecologi, onco-ginecologi e bioetici) presenta-

no con grande chiarezza le acquisizioni specifiche maturate sul campo, senza tralasciare alcun aspetto specifico dell'area ginecologica (il lavoro in corsia, protocolli di supporto chirurgico, l'area dell'oncologia ginecologica, aspetti di sessuologia, menopausa, bioetica e procreazione medicalmente assistita). Si tratta di un testo che affronta il vissuto ospedaliero nella consapevolezza delle difficolt ancora presenti ma con la finalit di riportare la malattia, oggi altamente e solamente medicalizzata, a una dimensione umana e personale. Per evitare che la tecnologia, la burocrazia, l'efficienza rendano il rapporto Sanit-Paziente un contratto per curare quella macchina biologica che il nostro corpo, trascurando la sua intrinseca interdipendenza con la psiche e dimenticandosi dell'attenzione che dev'essere invece prestata alla persona nella sua globalit.

APPROCCIO PSICOPEDAGOGICO ED ESPERIENZE CLINICHE


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Limportanza delle emozioni nello sviluppo della mente


Stanley Greenspan, Le origini emotive dellintelligenza*
CHIARA LUKACS ARROYO
Psicologa
* in S. Greenspan, B. Lieff Benderly, The Growth of the Mind, 1997 (Lintelligenza del cuore, Milano, Mondadori, 1998). Questo articolo nasce dellesperienza di tirocinio presso lassociazione A.I.A.B.A. (Associazione Italiana per lAssistenza ai Bambini Autistici), via Desiderio da Settignano 50135 Settignano (Firenze), in collaborazione con il dott. Xavier Barrett.

egli ultimi tempi, grazie alla ricerca di Stanley Greenspan e ad altre recenti ricerche sui processi che costruiscono lo sviluppo della mente, una nuova teoria si aperta nel campo dellautismo, apportando notevoli cambiamenti nel modo di pensare e di vivere questo disturbo: Abbiamo scoperto che le capacit pi elevate della mente umana, come lintelligenza, la moralit e il senso di s, hanno insospettate origini comuni (Greenspan, 1997, p. 3). Analizzando i primi stadi dello sviluppo della mente, si visto che ciascuno stadio richiede una serie di esperienze fondamentali e specifiche (ibidem, p. 3). Contrariamente allidea cognitivista dello sviluppo, per, tali esperienze non sono cognitive, ma essenzialmente emotive; per riprendere le parole di Greenspan esse consistono in sottili scambi emotivi (ibidem); ci si riferisce dunque a unemotivit fatta di scambio sottile, uninterazione sensibile costruita sui dettagli, cui a me, personalmente, piace pensare come a una sorta di molecolarit dellinterazione. La grande innovazione costituita dunque dalla scoperta che in realt sono le emozioni, e non la stimolazione cognitiva, a determinare larchitettura della mente (ibidem). Greenspan osserva come limportanza delle esperienze emotive che sono alla base dello sviluppo mentale sempre pi spesso sottovalutata in tutti gli aspetti della vita quotidiana (ibidem). Egli sostiene inoltre che il primato dellaspetto cognitivo su quello emotivo ha le sue origini nella filosofia degli antichi greci: Fin dai tempi della Grecia antica, i filosofi hanno posto il lato razionale della mente al di sopra di quello emotivo, considerandoli separati luno dallaltro (ibidem, pp. 3-4). Tale concezione della mente, secondo cui lintelletto sarebbe una facolt superiore, necessaria a dominare passione e sentimento, ha influito profondamente sul pensiero occidentale, al punto di improntare di s alcune delle nostre istituzioni e opinioni fondamentali (ibidem, p. 4). A causa di questa dicotomia, infatti, la nostra cultura ha investito a lungo e in misura incommensurabile, dal punto di vista intellettuale e istituzionale, nellidea che ragione ed emozione siano separate e inconciliabili e che in una societ civile debba prevalere la razionalit (ibidem). Per secoli abbiamo ritenuto che intelletto ed emozione rappresentassero due parti

diverse della mente, in una visione polarizzata della mente che non stata ancora superata. Gli psicologi moderni come Jean Piaget, che ha descritto gli stadi percorsi dal bambino per imparare a pensare, e come Noam Chomsky, che ha ipotizzato il modello di acquisizione delle strutture grammaticali, seppure abbiano apportato importanti contributi alla comprensione delle strategie usate dai bambini per apprendere, trattano la nascita delle abilit cognitive separatamente rispetto allo sviluppo delle emozioni. Pur riconoscendo che affetto e intelligenza interagiscano e si influenzino, Piaget afferma che laffetto non la causa della strutturalizzazione progressiva che segna la crescita cognitiva. Da queste premesse sono stati costruiti metodi di osservazione e interventi nellambito della psicologia dello sviluppo e delleducazione. Greenspan si chiede: Ma si tratta davvero di premesse fondate? (ibidem). I risultati emersi da ricerche sullo sviluppo infantile mettono in luce le lacune della teoria tradizionale. Partendo dallanalisi dellarchitettura emotiva della mente e dei suoi livelli pi profondi, Greenspan muove una critica al modo di trattare i bambini e di catalogare i loro comportamenti come ritardi cognitivi da parte di molti psicologi; e si pone un interrogativo: Una bambina di un anno che lancia tutto attorno, cibo e giocattoli, e che non balbetta ancora come quasi tutti i coetanei, ha un deficit intellettuale significativo? Non riuscendo a convincerla nemmeno a cercare una pallina nascosta sotto un bicchiere rovesciato, lo psicologo conclude che effettivamente molto probabile che la bambina abbia un ritardo cognitivo (ibidem). A questo proposito Greenspan muove una critica che interessante riportare per intero: Sono cinquantanni che gli esperti chiedono a bambini di stare bravi in braccio alla mamma, di prestare attenzione e svolgere determinati esercizi in modo da far capire agli adulti quanto sono intelligenti. Sono cinquantanni che gli esperti suddividono quelli che non riescono a capire e ad esaudire le loro misteriose richieste in varie categorie di deficit mentale dai nomi pi o meno astrusi. Gli specialisti hanno a lungo sostenuto che, assegnando un punteggio preciso alla capacit di infilare perni negli appositi fori, di raggruppare dei cartoncini in base alla forma o di tro-

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85 vare una pallina nascosta sotto un bicchiere, si possano misurare con altrettanta precisione lintelligenza e il grado di competenza raggiunto dai bambini (ibidem, pp. 4-5). Greenspan parte dai risultati di ricerche ed esperienze cliniche recenti per dimostrare che questo tipo di valutazione si basa su premesse completamente sbagliate. Egli propone un nuovo modo per valutare un bambino. Infatti quando un altro esperto esamina una bambina adottando un approccio diverso, una variet di comportamenti ed emozioni significative sembrano attraversare il bambino: prendendo come esempio una bambina di dodici mesi, la osserva giocare da sola e gli sembra attiva, curiosa, intraprendente: sta a sentire il rumore delle macchinine che si scontrano, studia con interesse la superfice ruvida di una palla di gomma, cerca di tirare per il naso la madre (ibidem, p. 5). Appena stato cambiato approccio, incoraggiandola a prendere parte agli scambi scherzosi, lo psicologo si convince che nel complesso il suo sviluppo cognitivo rientri nella norma: A un esame pi approfondito la bambina si rivelata piena di energie e si lanciata in balbettii pi variegati (ibidem). Se un approccio diverso bastato a mettere in evidenza le potenzialit linguistiche della bambina, chiaro che i test e i principi in base ai quali la bambina era stata dichiarata ritardata hanno dei gravi limiti (ibidem). Questo apre la strada a una nuova visione della mente secondo cui la chiave dellintelligenza e dello sviluppo mentale sta nelle prime relazioni e nelle prime esperienze emotive, vissute attraverso leccitante reciprocit con la madre e non rappresentate da capacit isolate come quella di inserire un perno in un foro o di trovare una pallina (ibidem). Tuttavia Greenspan insiste nellevidenziare le resistenze della societ moderna nelladottare questa nuova visione dello sviluppo mentale: Le conclusioni sul ruolo delle emozioni nellapprendimento del pensiero tratte dallosservazione di bambini [in et scolare] contrastano apertamente con linterpretazione tradizionale dello sviluppo mentale, che separa emozione e ragione privilegiando ora luna, ora laltra (ibidem, p. 7). A questo proposito egli riconduce al pensiero di Kant, considerato il padre della filosofia e della psicologia moderna (ibidem), la formulazione degli interrogativi su cui da allora vertono gli studi cognitivi, e dunque le origini di questa dicotomia. Kant, come anche Piaget e altri teorici cognitivi, descrivendo il modo in cui i bambini imparano a pensare, non ha mai preso in considerazione fino in fondo, nelle sue teorie sulla conoscenza, il ruolo degli affetti e delle emozioni. A tal proposito Greenspan riconosce linnovazione del pensiero freudiano: Freud, invece, ha rivelato lesistenza di complessi meccanismi emotivi che influiscono profondamente sul comportamento (ibidem). Egli sottolinea come Freud, partendo dallopera di filosofi come Schopenhauer, abbia dimostrato che i desideri inconsci non sono inferiori allintelletto, bens potenti forze che possono costituire una minaccia per la razionalit. Dalle sue scoperte sono sorti in ambito psicologico nuovi movimenti e visioni del rapporto tra razionalit ed emotivit. Tra la fine degli anni Trenta e i primi anni Settanta pionieri come Hartmann, Thomkins, Kohut hanno individuato altri diversi ruoli positivi e negativi delle emozioni. Le loro idee si sono riflesse nelleducazione dei bambini. Si iniziato a parlare con i figli di sensazioni e sentimenti: Negli anni Sessanta e nei primi anni Settanta, nel sistema scolastico americano stato riconosciuto laspetto emotivo del comportamento e in molte scuole si parlato liberamente di relazioni e sentimenti (ibidem, p. 8). Con la scoperta dei farmaci nel trattamento delle malattie mentali, linteresse clinico si orientato nel campo psicofarmacologico, mettendo le teorie freudiane talmente in ombra che due recenti studi della scienza comportamentale e delle ricerche neurologiche sullimportanza delle emozioni sono stati accolti dai lettori americani come grandi novit, seppure entrambi mantengano per certi aspetti la dicotomia tradizionale tra sensazioni e conoscenza. A questo proposito limportanza dellesperienza emotiva trova conferma in due opere: facciamo riferimento allopera di Daniel Goleman, collaboratore scientifico del New York Times e al suo uso

Societ Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi


Presidente: Dr. Riccardo Arone di Bertolino

S.M.I.P.I.

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86 del termine intelligenza emotiva per richiamare lattenzione sui trascurati aspetti positivi delle emozioni nello sviluppo, gi descritti da Freud e altri, compresa la capacit di interpretarle, di rispondere ad esse e, nelle relazioni, di viverle con empatia (ibidem). In sostanza il suo pensiero che queste capacit contano pi che non il grado di intelligenza che si misura con i test del QI. Nel campo della neurologia facciamo riferimento alle ricerche di Antonio Damasio, che hanno portato alla scoperta che lesioni della corteccia prefrontale, dove risiedono le facolt che regolano le emozioni, possono portare punteggi relativamente normali nei test di intelligenza e tuttavia compromettere gravemente le capacit connesse al giudizio, alla pianificazione motoria alla capacit di valutare lambiente. Le ricerche neurologiche insomma avvalorano i risultati ottenuti da molti studiosi e psicoterapeuti sullimportanza delle emozioni anche per funzioni complesse della personalit come la prova di realt e il giudizio (ibidem, p. 9). Seppure dunque queste opere ridestano linteresse per il ruolo delle emozioni nello sviluppo, esse mantengono inalterata la dicotomia storica tra sfera cognitiva e sfera affettiva, la prima privilegiando laspetto emotivo, e la seconda dimostrando che certe lesioni cerebrali possono influire sulle emozioni senza influenzare altri aspetti critici dei processi cognitivi. Leterna dicotomia tra emozioni e intelligenza perdura perch, fino a tempi recenti, si trascurato il modo in cui esse interagiscono nelle prime fasi dellevoluzione della mente, senza chiedersi per esempio se [] le emozioni non svolgano anche un ruolo specifico e importantissimo nello sviluppo dellintelligenza, o se lesperienza emotiva non sia indispensabile per acquisire capacit cognitive tradizionali (ibidem). Dagli studi di Greenspan sullet evolutiva emerge che il loro scopo principale quello di creare, organizzare e orchestrare molte delle funzioni fondamentali della mente (ibidem). Moltissime funzioni, quali intelligenza, senso di s, coscienza e moralit hanno tutte radici comuni nelle primissime esperienze emotive: Per quanto possa sembrare strano, le emozioni sono artefici di una vasta gamma di operazioni cognitive nel corso di tutta la vita e rendono possibile il pensiero creativo in ogni sua forma (ibidem). A favore del legame tra sfera affettiva e intellettiva depongono varie fonti, fra cui le ricerche in campo neurologico, da cui si scoperto che le primissime esperienze di vita influiscono sulla struttura stessa del cervello. A questo proposito noto da tempo che lesperienza pu far s che le cellule cerebrali vengano impiegate per determinati scopi: Negli studi di imaging del cervello stato osservato che chi suona uno strumento musicale ha un maggior numero di collegamenti neurali a livello corticale in corrispondenza delle dita usate pi spesso (ibidem, p. 10). La mancanza o lalterazione delle esperienze necessarie pu portare varie carenze che influiscono sulla struttura cerebrale durante il resto dellinfanzia e nellet adulta. Limportanza dellesperienza emotiva, in particolare ai fini delle funzioni intellettuali e sociali superiori, trova conferma nel fatto che larea del cervello preposta alla regola-

IL FANTASTICO MONDO DEI SOGNI Capire e interpretare la vita onirica


abina Rellini, psicologa e psicoterapeuta, tratta da anni il tema del sogno e ne indaga lessenza in termini interdisciplinari. Il suo libro esplora il misterioso mondo del sogno in chiave psicologica, storica e antropologica, senza tralasciare la funzione terapeutica dellesperienza onirica e lutilit di ricordarla e analizzarla. Tutti sognano senza distinzione di sesso o di et, ma in modi differenti. Lautrice si inoltra in quelle aree dove il sogno si integra con la scienza, la letteratura, la musica, la pittura, il cinema e la vita quotidiana. Il chimico Kekul esorta i suoi colleghi a sognare per arrivare alla verit. Il poeta Saint-Pol-Roux, prima di addormentarsi, appende alla porta della camera da letto il cartello: Lo scrittore sta lavorando. Lucio Dalla sostiene: Bisogna imparare a sognare per essere liberi. Lartista William Blake trae indicazioni da alcuni suoi sogni per una nuova tecnica di incisione. Il regista Lelouch afferma: I sogni sono elementi determinanti della nostra vita. Io, prima di fare un film, lo sogno. In quanto riflette la personalit del suo autore, il sogno un

valido strumento che aiuta a scoprire le proprie potenzialit creative, a individuare e superare un problema, un conflitto o un momento di crisi; suggerisce anche utili spunti di riflessione relativi ad aspetti emozionali e cognitivi. Lesperienza onirica, dunque, consente di mettere in gioco se stessi e di confrontarsi con la propria realt psicologica. Questa inesauribile risorsa della vita inconscia, puntando un fascio di luce su zone profonde oscure e inesplorate, diventa fondamentale ai fini dellautoconoscenza e dellequilibrio psicofisico di ogni individuo. Il testo scorre limpido e spedito. Agevole per com strutturato, il libro pu essere letto in modo sequenziale o soffermandosi a soddisfare una curiosit sui simbolismi onirici; le illustrazioni e il glossario finale ne completano il lavoro denso di elementi che punteggiano un ampio e originale giro di compasso.

Sabina Rellini, Il fantastico mondo dei sogni. Capire e interpretare la vita onirica, Roma, Edup, 2005, pp. 252 a 12.00

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87 zione emotiva (la corteccia prefrontale) presenta unattivit metabolica pi intensa tra i sei e i dodici mesi di vita, ovvero nel periodo in cui i bambini partecipano a un maggior numero di interazioni reciproche e aumentano le capacit intellettive. Inoltre lesperienza pu stimolare modificazioni ormonali: sembra per esempio che un contatto fisico rassicurante induca il rilascio di ormoni della crescita e che ormoni come lossitocina facilitino processi emotivi quali affiliazione e intimit. In generale negli anni formativi si ha una delicata interazione tra predisposizione genetica ed esperienza ambientale, ma non tutte le esperienze sono uguali: pare infatti che i bambini abbiano bisogno di particolari tipi di interazioni emotive, adatti alle loro esigenze evolutive specifiche (ibidem). Questo genere di ricerche porta a chiedersi quali siano le esperienze precoci pi utili per lo sviluppo del sistema nervoso del bambino. Varie attivit precoci, che vengono utilizzate come indici della presenza o meno di specifiche capacit nel bambino, non costituiscono le basi del vero apprendimento: Tali capacit motorio-percettive e altri strumenti del sistema nervoso sono degni di nota, ma non costituiscono di per s una forma di ragionamento (ibidem, p. 11). Lidea che lemozione partecipi in maniera attiva e fondamentale alla formazione dellintelletto nuova e per molti sorprendente, ma su queste basi ha gi influenzato i metodi usati per valutare neonati e bambini: Nel numero di giugno 1994 di Zero to Three, pubblicato dal National Center for Infants, Toddlers, and Families, sosteniamo che il principale metro per misurare la competenza evolutiva e intellettuale dei bambini debbano essere gli scambi emotivi con le figure di accudimento, e non la capacit di infilare perni nel foro giusto o di trovare palline nascoste (ibidem). Queste conclusioni trovano conferma nelle ricerche condotte da Greenspan in tre ambiti diversi. Il primo rappresentato dal lavoro con i suoi collaboratori su bambini con gravi problemi di tipo biologico, fra cui alcuni con sintomi di autismo. Partendo dallipotesi che in questi soggetti i problemi fisiologici ostacolano le esperienze emotive necessarie allo sviluppo mentale, e lassenza di esperienze emotive critiche causa linsorgenza dei sintomi autistici, Greenspan e collaboratori hanno trovato il modo di modificare e aggirare alcuni dei limiti fisiologici, rendendo possibili le esperienze emotive indispensabili; e molti di quei bambini, crescendo, sono diventati intelligenti ed emotivamente sani. Osservando leffetto di esperienze emotive diverse sullintelligenza, Greenspan e collaboratori hanno cominciato a capire limportanza della loro influenza anche sullevoluzione intellettuale e sociale. Un altro ambito di ricerca rappresentato anche dal lavoro con bambini il cui sviluppo procede in maniera relativamente normale e osservando gli stadi che attraversano mano a mano che emergono le capacit cognitive e sociali. Da queste osservazioni appare evidente che certi tipi di educazione emotiva portano alla salute psichica e che lesperienza affettiva svolge un ruolo primario in molti aspetti dello sviluppo cognitivo. Dagli esperimenti condotti insieme a Stephen Porges della University of Maryland risulta che alcune aree del cervello e del sistema nervoso che controllano la regolazione emotiva svolgono una funzione cruciale nei processi cognitivi: In uno studio mirato abbiamo riscontrato che i valori di tale funzione di regolazione emotiva misurati a otto mesi sono correlati con il punteggio ottenuto nei test del QI svolti a quattro anni di et (ibidem, p. 12). Un terzo ordine di conferme riguardo al rapporto tra intelletto ed emozione viene dal lavoro svolto con famiglie a rischio multiplo. In queste famiglie, afflitte da molteplici fattori di rischio, il grado di mancata evoluzione delle capacit cognitive e sociali dei bambini dipende dalla misura in cui la famiglia non ha saputo rispondere ai loro bisogni emotivi nei vari stadi dello sviluppo. In questo modo Greenspan e collaboratori hanno scoperto di che cosa hanno bisogno questi bambini nelle varie fasi osservando gli effetti della sua mancanza. Attraverso studi su interventi precoci, stato possibile dimostrare che, assicurando le esperienze necessarie ai neonati a rischio e alle loro famiglie, si ottengono risultati positivi: Le nuove capacit adattive spesso persistono nel resto dellinfanzia, nelladolescenza e nella vita adulta (ibidem). Su queste basi emersa una nuova interpretazione di come si sviluppa la mente nei primi mesi di vita, che integra lesperienza di intimit emotiva del bambino con levoluzione delle capacit intellettuali e, in definitiva, con il senso del s. Il modo migliore per comprendere linfluenza delle emozioni sullo sviluppo cognitivo osservare il modo in cui i bambini autistici imparano a pensare e a comunicare. Dal lavoro condotto su questi bambini stato possibile rendersi conto di quanto i programmi terapeutici tradizionali ad essi rivolti siano in realt inadatti allo scopo di offrire loro unesperienza emotiva: osservando questi bambini in programmi intensivi che andavano dalle venti alle quaranta ore alla settimana, Greenspan e collaboratori hanno osservato come essi tentino soprattutto di insegnare loro a parlare o di far acquisire capacit cognitive o strategie comportamentali, ma anche quando essi imparano a costruire delle frasi, ad allacciarsi le scarpe o a battere su un tamburo, non hanno la spontaneit gioiosa, lentusiasmo, la flessibilit nel risolvere i problemi e lapertura emotiva che sono naturali alla loro et (ibidem, p. 15). Questi bambini esprimevano pensieri meccanici e stereotipati, mentre si aveva limpressione che in essi si celasse un enorme potenziale creativo. Risultati molto diversi si sono ottenuti con programmi come quello che ha rivelato le vere capacit della bambina di un anno, per la quale la madre temeva un ritardo dello sviluppo, di cui abbiamo parlato sopra: Un programma di stimolazione emotiva che incominci nel momento in cui il bambino sfugge i sorrisi e gli approcci dei genitori e che sfrutti il ruolo dellemozione nella normale evoluzione mentale sembra dare risultati migliori dal punto di vista degli schemi intellettuali ed emotivi rispetto alle strategie di stimolazione cognitiva diretta (ibidem, p. 16). Con questo approccio stato possibile aiutare un buon numero di bambini a superare problemi specifici, incoraggiandoli a stabilire scambi emotivi con una figura di accudimento, incominciando con semplici gesti ed espressioni del viso. Prendiamo il caso di Tony, entrato nel programma a diciotto mesi; nel primo anno di vita si era mostrato chiuso

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88 in se stesso e indifferente ai sorrisi e alle manifestazioni di affetto che gli venivano rivolti. Arrivato a diciotto mesi senza aver incominciato a parlare, era circa un anno indietro rispetto alla media: In effetti Tony non cercava praticamente mai di comunicare e i genitori erano molto preoccupati (ibidem). Angosciati dallo spettro dellautismo, i genitori lo portarono in un centro medico rinomato, dove un esperto di sviluppo infantile diagnostic un disturbo grave e pervasivo dello sviluppo, ovvero, in parole povere, lautismo: La prognosi lasciava intendere che nellarco di tre anni [] si sarebbe trovato prigioniero in un regno inaccessibile e solitario, fatto di azioni stereotipate e ripetitive, di ritardo mentale e di quasi totale esclusione dai rapporti umani (ibidem, p. 17). Nonostante il mondo delle amicizie, dellapprendimento e la speranza di un futuro sembrassero a lui preclusi, dopo tre anni e mezzo di terapia incentrata sulle interazioni affettive, Tony, che a quel punto aveva cinque anni, era completamente cambiato: Giocava con gli amici, impegnava i genitori e i maestri in discussioni animate, contestava con decisione lora di andare a letto e aveva un numero infinito di domande e risposte sul perch il mondo fatto e come fatto (ibidem). In una registrazione fatta per documentare i progressi compiuti dai diciotto mesi in poi, Tony dice di volere quel gioco l che ha Steven; alla domanda Perch lo vuoi? risponde Perch divertente; quando gli viene chiesto se Steven avrebbe ceduto volentieri quel giocattolo, rispondeva con una risata e un sorriso sempre pi grande: No. Si arrabbierebbe (ibidem). Successivamente Tony ha dimostrato di essere in grado di formulare pensieri astratti e di percepire sfumature di comportamento: al padre, che cercava di convincerlo di essere simpatico a un altro bambino, ha detto: Lo so che gentile, ma non vuol dire che ha voglia di stare con me (ibidem). Oggi Tony ha dieci anni e, per quanto ancora poco coordinato dal punto di vista fisico, le sue capacit mentali continuano ad aumentare: Ai test di valutazione del QI le sue capacit verbali e cognitive risultano molto superiori alle aspettative per la sua et (ibidem). Molti bambini autistici, come Tony, entrati nel programma di Greenspan, hanno fatto progressi, dimostrando vera creativit ed empatia, e superando varie fasi dello sviluppo. Con laiuto degli psicologi del centro questi bambini imparano a stabilire relazioni con gli altri, collegando prima gesti e sentimenti e poi parole e sentimenti. Infatti, dal lavoro con questi bambini si scoperto che alla base dellintelligenza c il collegamento fra un sentimento o un desiderio e unazione, mentre alla base del disturbo autistico c proprio la difficolt a stabilire questo tipo di collegamento: Quando un gesto o unespressione verbale si riferisce in qualche modo ai suoi sentimenti o desideri anche semplici come quello di uscire o di ricevere una palla il bambino impara a usarlo in maniera appropriata ed efficace (ibidem, p. 18). A questo scopo nella terapia utilizziamo pertanto le intenzioni e i sentimenti spontanei come base dellapprendimento individuale (ibidem). Con una bambina di due anni che non parlava, ma passava ore a guardare nel vuoto e a fregare con la mano sempre lo stesso punto del tappeto, stato usato proprio questo gesto ripetitivo per aprire una comunicazione: In quella ripetizione anormale vedemmo non soltanto un sintomo di autismo, ma anche un segno di interesse e motivazione e pensammo che quei pochi centimetri quadrati di pavimento potessero aprire uno spiraglio e rendere possibile un legame emotivo e, in seguito, lapprendimento (ibidem). Proponendo alla madre di mettere la mano vicino a quella della figlia, sul punto preferito del tappeto, dopo ripetuti tentativi della bambina di scostare la mano della madre, al terzo giorno questa interazione era divenuta il punto di partenza di un legame emotivo: La bambina incominci a sorridere quando spingeva via la mano della madre (ibidem, p. 19). Dallallontanare la mano al cercarla e alloffrire sorrisi per richiamarla, la bambina progred fino a usare i gesti in un dialogo non verbale; in seguito incominci a emettere suoni propri imitando la madre che nitriva come un cavallo quando le si gettava tra le braccia. Con laiuto del terapeuta, si allargava lo zoo immaginario e diventava pi ricco e complesso lo scambio emotivo: via via madre e figlia si finsero cavalli che nitrivano, mucche che muggivano e cani che abbaiavano (ibidem). Dal gioco simbolico passarono al pensiero e alle parole: Oggi, a sette anni, la bambina prova emozioni adatte alla sua et, ha degli amici e una fantasia vivace [] Abbiamo lavorato con un gran numero di bambini autistici e molti di essi hanno fatto progressi analoghi. Passando in rassegna oltre duecento casi di piccoli sospetti autistici sottoposti a questo genere di terapia, abbiamo scoperto che tra il 58 e il 73 per cento del campione era diventato affettuoso e comunicativo (ibidem). In questo modo viene aperta la via chiusa delle emozioni, perch essi si incamminino verso un mondo nuovo, luogo di significato, dove la solitudine e il vuoto delle relazioni congelate, lasciano intravedere una nuova vita. E li vediamo volare su questi fiori, affamati di nettare come le api, li vediamo gioire e creare come nessun altro bambino capace di fare. Esemplare a tal proposito lillustrazione che ledizione Mondadori sceglie come copertina dello scritto di Greenspan Lintelligenza del cuore: il disegno di David Tillinghast raffigura un grande cuore rosso con una scala che sale fino in cima ad esso; un uomo, a braccia aperte, gi sopra il cuore, mentre un altro uomo, in basso, ha appena iniziato a salire. evidente che il disegno sta a significare la conquista di qualcosa, la scalata del cuore, nel senso di un recupero della propria profondit e sensibilit; senza vergogna, ma con il coraggio di chi lotta, non per la vita biologica, ma per una vita libera. La scalata del cuore come meta finale non solo dei bambini autistici, ma di ogni essere umano, noi compresi. A questo punto mi viene in mente un articolo scritto per il giornale da Silvia Vegetti Finzi, in cui essa parlava in generale del termine di una terapia condotta con successo. Larticolo comunicava pi o meno questo: guarire un paziente restituire la gioia di vivere, e riuscire a fare questo significa restituire dignit e rispetto alla vita umana, recuperando un po di umanit per se stessi in un mondo che troppo spesso soccombe al degrado che porta con s lannullamento del rispetto e dellumanit, forze e valori vitali che ciascuno di noi chiamato a preservare.

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Diversamente = diversa... mente


MARIA RITA ESPOSITO
Pedagogista, Consulente pedagogico, Esperta Tutela dei Minori, Docente sezione ospedaliera nella Scuola dellInfanzia Pozzuoli (NA)

INTRODUZIONE
a Scuola Secondaria di 1 grado1 rinnova il proposito di promuovere i processi formativi in quanto si preoccupa di adoperare il sapere (le conoscenze) e il fare (abilit) che tenuta a insegnare come occasioni per sviluppare armonicamente la personalit degli allievi in tutte le direzioni (etiche, religiose, sociali, intellettuali, affettive, operative, creative, ecc) e per consentire loro di agire in maniera matura e responsabile. Questa indicazione, tratta da Obiettivi generali del processo formativo2, traslata nella didattica dellhandicap, diventa responsabilit professionale per il docente specializzato di attuare piani individualizzati atti a promuovere il pieno sviluppo della personalit dellallievo che si ha di fronte. Non pi, ormai, linsegnante di sostegno che mira a operare intorno a un percorso unico annuale per quel ragazzo3, ma un piano di lavoro che diventa, in termini di finalit, obiettivi e modalit attuative, progetto per/di il gruppo-classe.

I PIANI EDUCATIVI INDIVIDUALIZZATI: DALLAMBIENTE ALLAPPRENDIMENTO


Il piano individualizzato, pertanto, deve tenere presente una premessa metodologica fondamentale, che, fra laltro, andrebbe presa in esame da ogni team di docenti di base: partire dalla consapevolezza che, per favorire la spinta motivazionale allapprendimento e per promuovere momenti significativi di crescita culturale, importante creare un ambiente accogliente e sereno, che divenga quindi spazio di eccellenza. Ogni PEI va caratterizzato, nel primo periodo dellanno scolastico4, da una serie di obiettivi che, ponendosi come prioritari e propedeutici a quelli pi specificamente relativi agli apprendimenti, alle conoscenze e alle competenze disciplinari, faccia leva sullimportanza della relazione, della convivenza democratica e dellinterazione espressione/comunicazione. Promuovere un clima relazionale positivo significa dare valore al rispetto e allempatia come elementi-cardine dellinterazione, sviluppando pertanto nel gruppo, in modo graduale e formativo, atteggiamenti chiari, leali e tendenti al bene comune. In questo giocano un ruolo fondamentale i messaggi, lanciati dal docente, ma anche quelli che si strutturano nella relazione di gruppo: comportamenti direttivi, ordini, rimproveri, scherno modificano il comportamento dellalunno. Critiche, giudizi, rappresentazioni stereotipate danno significativi effetti alla relazione personale nonch allidea che lo studente ha di s e del gruppo. Messaggi, diretti e indiretti, quali quelli dellesagerare col sarcasmo, con lironia, con il pietismo, spesso proprio verso sog-

getti con abilit diverse, tendono col tempo a divenire segnali di rifiuto, di ambiguit, incidendo non poco sullespressivit, sulla spontaneit di chi li vive. Luso pertanto di strategie metodologiche che operano intorno a gruppi di lavoro diviene un percorso costante nella vita scolastica della classe: questo obiettivo va realizzato attraverso percorsi metodologici ad hoc, atti cio a utilizzare strategie non classiche (quali la lezione frontale, il compito individuale) o almeno non solo quelle. Ne un esempio il Focus group: si tratta di una forma di intervista di gruppo, come la definisce Kitzinger, o di una discussione attentamente pianificata, come dice Krueger, che si basa sulla comunicazione fra i partecipanti al fine di esplorare, chiarire, ricercare opinioni di interesse comune. La discussione verte di solito intorno a un argomento comune e prestabilito dal moderatore: il modo in cui largomento viene trattato dipende dalle caratteristiche dei partecipanti, dal livello di strutturazione della griglia di domande, dallo scopo che la ricerca e lincontro si prefiggono, dallabilit del moderatore. Attraverso queste e altre tecniche operative il docente deve, nel lavoro collegiale, favorire nel gruppo di studenti la consapevolezza a crescere con una comunicazione efficace, basata cio su un approccio descrittivo/oggettivo e non valutativo soprattutto nei confronti e in relazione alle esperienze interpersonali con il compagno diversamente abile (vedi schemi). Questi aspetti della comunicazione rappresentano il punto di partenza di un progetto didattico rivolto al gruppo e allallievo diversamente abile, e, pertanto, qualificano lo strumento operativo del docente stesso. Gli errori pi frequenti in ambito educativo, relativi alla comunicazione e nella fattispecie alla relazione col ragazzo disabile, sono spesso proprio appannaggio di alcuni docenti che, poi, rappresentando un relatore/interlocutore per il gruppo-classe significativo, viene emulato nellespressione di alcuni comportamenti. Danneggiare limmagine personale che lalunno va formandosi nella relazione col gruppo-classe (specie nel primo anno), sottostimare le sue potenzialit, minacciare provvedimenti autoritari, umiliare e ridicolizzare, personalizzare il posto in classe5, interrogare il gruppo informandosi sullalunno in sua assenza, approvare in maniera smisurata, esprime nel docente che lo fa o nello studente una chiara trasmissione di messaggi che attiva inevitabilmente una determinata reazione cognitiva e comportamentale del ragazzo che si ha di fronte6. Questo fa ben comprendere che per il docente specializzato essere di sostegno significa in maniera complessa qualificarsi come sostegno alla relazione fra gli allievi e come sostegno alla didattica tutta: pertanto un piano individualizzato non pu contenere definitivamente obiettivi a medio e lungo termine, mentre fissando finalit precise deve configurandosi come un processo dinamico ed evolutivo di:

APPROCCIO PSICOPEDAGOGICO ED ESPERIENZE CLINICHE


90 osservazione; auto-osservazione; relazione/comunicazione; progettazione, attuazione, verifica/valutazione didattica. cati alle tipologie e alle competenze relative ai singoli deficit, quindi alle categorizzazioni, alle possibilit che sono date di avere competenze ancorate alla specifica definizione del deficit: spesso il docente e gli alunni stessi di classe elicitano unattenzione alla vita dellallievo diversamente abile in relazione alla sua patologia (prendiamo, per esempio, un ragazzo con sordit grave), tralasciando molte volte in modo inconsapevole la comprensione dei meccanismi di apprendimento o lorganizzazione delle percezioni (per esempio, di chi presenta problemi di udito). Pu essere utile precisare che lallievo diversamente abile, soprattutto ormai preadolescente, non necessariamente in situazione di handicap allinterno della classe, poich la presenza di un deficit (a questa et e se nel percorso pregresso di tipo scolastico si operato introno ai concetti di recupero, potenzialit delle capacit e prevenzione) non pu pregiudicare ladeguato inserimento e la partecipazione attiva alla vita sociale e didattica della classe. Si pu parlare di situazione di handicap solo quando, in presenza di una patologia, necessaria una mediazione esterna per socializzare, comunicare e apprendere. In questa prospettiva il ruolo del docente di sostegno acquista un ruolo mediatore che cambia e, che, in questo caso, si qualifica come mediatore tra allievo, classe, docenti altri e discipline: a carico dellinsegnante di sostegno la programmazione e la gestione, in compresenza e in collegialit, del piano didattico individualizzato dellalunno. Questo deve essere preso in seria considerazione dal team dei docenti, anche e soprattutto in relazione al fatto che in molte circostanze la copertura oraria da parte del docente specializzato, per ogni singolo allievo con bisogni speciali, venga garantita al minimo. Accanto a ci si presenta, allinterno dello stesso gruppoclasse, la fisiologica condizione di allievi appartenenti a pi fasce di livello di apprendimento, che rende pertanto complessa lattivazione di percorsi didattici di carattere disciplinare. Ne consegue a volte che il docente disciplinare non riesce a integrare e a collegare le attivit predisposte dal collega di sostegno a quelle dellintera classe: questa prassi, che si rivela poco efficace, in contraddizione con un concetto fondamentale della didattica speciale, quello cio indicato dalla C.M. 184/1991 in cui affermato il principio della contitolarit docente di sostegno/docente di base.

LOSSERVAZIONE
importante che il docente specializzato nella formazione e nellesperienza della sua didattica tenda ad allontanarsi il pi possibile dalle definizioni7 per esercitare invece un costante processo di astrazione da convinzioni prefissate, pregiudizi, credenze tendendo invece a un allenamento continuo, per s e per il gruppo di studenti, alla flessibilit, alla costruzione di spazi e tempi didattici alternativi. Quando diciamo che un preadolescente autistico ci aspettiamo che manifesti i comportamenti tipici dellautismo, o per meglio capirci quelli ormai parte della nostra rappresentazione sociale del tipo Rain Man, il personaggio interpretato da Dustin Hoffman. Lalunno potrebbe invece avere condotte pseudoautistiche, non gravi, e in maniera pi o meno inconsapevole8 trovare questo ruolo difficile da modificare perch proprio ci che gli altri si aspettano da lui: la lettura delle diagnosi, spesso qualificate da una scarsit di informazioni, fa ben considerare al docente che senza unaccurata osservazione (sviluppata sui piani occasionale e sistematico) nei primi mesi dellanno scolastico davvero difficile comprendere quello che meglio non fare. In altri termini il rischio quello di rimanere molto attac-

LA DIDATTICA SPECIALE
Allinterno della didattica speciale estremamente difficile generalizzare strategie e approcci metodologici, che possano cio risultare efficaci, efficienti e pertinenti in pi situazioni (o anche in situazioni relative a uno stesso handicap), poich il docente deve considerare in maniera consapevole e complessa lunicit che contraddistingue ogni singola situazione di diversa abilit, che pertanto delinea percorsi flessibili, modificabili e sempre contestualizzabili. Questo deve qualificare un punto di partenza importante di fronte alla stesura di un piano di lavoro individualizzato che, partendo da unosservazione tendente a elicitare tutti gli elementi di capacit e di abilit dellallievo diversamente abile, si strutturi in una serie di unit didattiche che coadiuvino a breve, medio e lungo termine il raggiungimento di traguardi formativi ed educativi adeguati, seppur minimi9.

APPROCCIO PSICOPEDAGOGICO ED ESPERIENZE CLINICHE


91 I piani di studio individualizzati trovano quindi un punto-forza sulla motivazione10 che, come in qualsiasi situazione di apprendimento, rende lo studente positivamente rinforzato nellautostima e nella fiducia delle proprie capacit/abilit. Creare situazioni didattiche che scatenino nellalunno desiderio e quindi esplorazione e avvicinamento alle esperienze significa motivarlo, e ci si qualifica come fattore importantissimo se si pensa che la motivazione: ha poca influenza sulla MBT (memoria a breve termine); agisce sui livelli pi elevati della memoria (in particolar modo su quella semantica); agisce in maniera significativa sullaumento delle strategie di organizzazione gi sperimentate. La pianificazione delle unit didattiche, in sede collegiale di programmazione, dovrebbe tenere costantemente in considerazione certe indicazioni-standard che promuovono apprendimenti significativi: il rendere ogni componente della classe protagonista del proprio apprendimento pu essere favorito, e quasi sempre cos che accade, al di l della specifica disciplina, ma lelemento di spinta motivazionale si collega allutilizzo di strumenti/strategie (la cosiddetta motivazione strumentale) come i pi moderni sistemi mediali. La motivazione nasce soprattutto quando il piano di lavoro struttura tempi e spazi a misura di alunno: gestire lo spazio aula in circle time; promuovere ricerche in piccoli gruppi distribuendo adeguatamente capacit, abilit e affinit dei componenti;
con il patrocinio di

non definire regole fisse per la disposizione nei banchi (favorire cio la rotazione periodica o contestualizzata); usare il tutoring, il cooperative learning11. Accanto a ci si aggiunge il fatto che lintroduzione di nuove tecnologie, come le tecnologie dellinformazione e della comunicazione (TIC), nelleducazione e nella didattica rappresenta un fattore sostanziale dei cambiamenti dei contenuti da insegnare nelle varie discipline curriculari. Si pensi per esempio a come la diffusione della tecnologia digitale abbia influenzato i programmi di insegnamento della matematica, inserendo linformatica, la probabilit, la statistica. Ci implica quindi che tali cambiamenti sono espressione di nuovi bisogni formativi che riflettono pertanto le trasformazioni dei metodi di lavoro.

APPENDICE
La didattica laboratoriale Lo spazio-laboratoriale si qualifica come spazio/tempo in cui lespressione e la comunicazione dei linguaggi non verbali viene privilegiata: questo ambiente didattico, adeguatamente strutturato, consente di coinvolgere soggetti con problemi relazionali. Esso cio va strutturato in relazione e in risposta a determinati disagi, a determinate finalit conseguibili e questo caratterizza anche lampiezza e larredo. Un laboratorio funzionale allespressivit corporea12 richiede uno spazio ampio (una palestra, per esempio) e una se-

SIPI
Centro di ricerca e sperimentazione metaculturale

Scuola Popolare di Musica del Testaccio

Unione dei Comuni della Bassa Sabina

Societ Italiana di Psicoterapia Integrata


Direttore scientifico prof. Giovanni Ariano

SEDE

DIDATTICA:

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di aggiornamento professionale per insegnanti della scuola dellobbligo 30 ore - numero chiuso
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92 rie di strumenti atti a promuovere un vissuto, una percezione e una rappresentazione del corpo, dellorientamento spaziotemporale, della coordinazione formativi per la personalit: specchi, forme, angolo-relax, ecc. Un laboratorio funzionale alla prevenzione e al recupero dei disturbi specifici dellapprendimento sar supportato da strumenti quali lavagne, tabelloni murali, PC, audioregistratori, video, che si esprimono come alternative didattiche al foglio e alla penna. tante la relazione con larte terapeuta che crea il contesto relazionale adatto perch il paziente senta di potersi fidare e inizi il percorso espressivo. Larte-terapia, come precisa la professoressa Imperatore13, pone obiettivi primari di: rafforzare la struttura e i meccanismi adattivi dellIo; svolgere unazione catartica; far emergere e chiarire i contenuti interiori latenti; sviluppare la capacit di integrazione e relazione con gli altri; aiutare a realizzare un migliore controllo degli impulsi; dare sfogo a tensioni/conflittualit emotive.

Larte-terapia Essa, come la definisce Naumburg (1966), si orienta sul riconoscimento che pensieri e sentimenti fondamentali di un soggetto sono derivati dallinconscio e raggiungono la loro espressione nelle immagini, piuttosto che nelle parole. Kramer (1985) la definisce formulazione della cosiddetta esperienza interiore. Larte terapia un intervento di aiuto e di sostegno alla persona a mediazione non verbale, che utilizza i materiali artistici e il processo creativo come sostituzione o integrazione della comunicazione verbale, nellinterazione con loperatore. Lintervento si svolge attraverso un momento attivo, in cui la persona protagonista di quanto avviene: il paziente esprime contenuti personali che possono essere ricordi, sensazioni, sogni, desideri, emozioni con il dipingere, il disegnare e il modellare. Questo percorso avviene in un luogo protetto dove larte terapeuta prepara i materiali e lambiente in modo da creare un clima di rilassamento e tranquillit. In questo intervento impor-

Il gioco Esso potrebbe qualificare la metodologia per eccellenza nella scuola e con gli alunni diversamente abili: purtroppo spessissimo capita che, nel passaggio dalla scuola dellinfanzia alla scuola elementare, la foga nel terminare i programmi porti i docenti a dedicarvi sempre minor tempo. Il gioco si rappresenta come strumento di apprendimento fondamentale dallinfanzia allet adulta ed esso pertanto rappresenta un elemento motivazionale di primaria importanza per promuovere lo sforzo che porta alla conoscenza, alla competenza, al coinvolgimento e allautodeterminazione. Non si riescono in questa sede a elencare le strategie innumerevoli di gioco, che non vanno comunque intese solo quali i giochi di regole, di socializzazione, di competizione, ma anche e soprattutto il gioco come modalit didattica e terapeutica per gli

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93 alunni diversamente abili, quindi come strategia che sottenda significativamente ogni obiettivo educativo/formativo. E per traslare il discorso dalle possibilit di offerta formativa alla didattica speciale, in modo da poter soddisfare il pi efficacemente possibile i bisogni formativi degli allievi diversamente abili, le strategie di valutazione e intervento di derivazione cognitivo-comportamentale, i sistemi di insegnamento strutturato, la facilitazione di varie forme di comunicazione, leducazione alla percezione degli stati mentali propri e altrui, ladattamento degli obiettivi individualizzati a quelli di classe e viceversa, lutilizzo adeguato della risorsa compagni rientrano fra tali opportunit. Questa analisi prende di conseguenza in considerazione due ulteriori aspetti di notevole significato operativo per i fini che persegue un piano di lavoro individualizzato, che sono quelli di indicare metodologie praticabili per favorire lintegrazione scolastica dei diversamente abili come obiettivo trasversale e costantemente presenti agli altri: lutilit di promuovere la conoscenza dei deficit e dellhandicap in classe; la possibilit di avvalersi delle nuove tecnologie informatiche.

Lutilizzo delle tecnologie informatiche Lutilizzo del computer nella didattica sta assumendo un rilievo considerevole nella scuola italiana, anche se non sempre al proliferare dellhardware si associano software adeguati alle esigenze e specifiche competenze nella gestione degli stessi. Le prospettive che si aprono per facilitare lapprendimento dellalunno in situazione di handicap sono notevoli, e riguardano sia aspetti curriculari (per esempio, esercitazioni sulle abilit strumentali di lettura, scrittura e calcolo), sia la possibilit di gestire in maniera controllata progetti di recupero e programmi prettamente riabilitativi. Per lintero gruppo-classe e quindi anche per lallievo con handicap luso dello strumento informatico in un laboratorio appositamente attrezzato pu costituire, e ormai costituisce, unopportunit interessante, che pu avvicinare lallievo alle attivit svolte dal resto della classe e viceversa, oltre che qualificarsi come elemento che motiva maggiormente gli studenti rispetto a una lezione classicamente organizzata (si veda, per esempio, una lezione frontale): linterazione con il computer permette di focalizzare lattenzione per tempi prolungati su dei compiti e facilita la gestione di esercitazioni in maniera autonoma. Due strategie di lavoro di gruppo: il circle time, il focus group ormai abitudine interagire, allinterno dei contesti lavorativi nei quali operano gruppi di azione, per migliorare lofferta del team attraverso strategie come quelle del circle time (letteralmente: tempo del cerchio) e del focus group. Attraverso la prima strategia si favorisce la relazione fra tutti i componenti del gruppo, dando valore a ogni affermazione e accettando senza necessariamente condividere proposte e comunicazioni di ognuno. Allinterno del contesto scolastico utilizzare questa strategia di lavoro vuol dire per il docente: osservare gli allievi in maniera complessa, cogliere le dinamiche che emergono nello spazio/tempo dedicato allattivit, rilevare disagi e conflitti tra studenti, dare maggiore attenzione allascolto/scambio/dialogo rispetto a una lezione frontale. Gi la strutturazione dello spazio, in cerchio appunto, senza la mediazione del banco, e con la possibilit di interagire anche con lo sguardo con ogni compagno, predispone positivamente a un lavoro che tende a favorire una riduzione delle resistenze e quindi una crescita del gruppo, che diviene terapia preziosa per lalunno diversamente abile. Attraverso il focus group, con la mediazione didattica del docente/moderatore, la discussione pu essere innanzitutto tradotta in un articolato giudizio che permette allinsegnante (al team di insegnanti) di capire meglio e rispondere adeguatamente alle esigenze dei ragazzi e quindi calibrare le proprie modalit (nei tempi, negli spazi) di intervento. Rispetto a un questionario il focus ha lindubbio vantaggio, per il docente che ne abbia competenze acquisite, di permettere al moderatore di esaminare anche i processi cognitivi e di pensiero che sottendono la definizione delle categorie utilizzate durante la discussione.

Promuovere la conoscenza dei deficit e dellhandicap in classe Come gi indicato nellimportanza di approcciare un piano didattico substratificato da un clima sereno e accogliente, nel momento in cui viene stimolata nei ragazzi una conoscenza adeguata e una valorizzazione dei compagni tutti, attraverso uneducazione allequazione diversamente= diversamente, pi facile che si attivino azioni prosociali di aiuto e sostegno. E se ci in generale vale per ogni componente del gruppo-classe, esso si esprime soprattutto con lo studente con handicap, in quanto necessario che i compagni capiscano, interiorizzino e consapevolizzino che alcune particolarit comportamentali, come le scarse relazioni sociali o alcuni atteggiamenti aggressivi (soprattutto su queste fa leva il gruppo in fase preadolescenziale) non sono dovuti ad aspetti/atteggiamenti che vanno pertanto scherniti, ma sono conseguenze inevitabili di un deficit. Ideale sarebbe, in misura allet e alla conoscenza geneScuola superiore di psicologia applicata

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94 rale della classe frequentata dallallievo con diversa abilit, la conoscenza del deficit o della patologia attraverso unattivit organizzata in modo completo: si pu andare da semplici spiegazioni degli aspetti principali della sindrome, alla visione di trasmissioni televisive sullargomento o di film che hanno presentato mirabilmente storie riferite a persone con handicap simili, alla lettura e commento di biografie di persone/personaggi, fino allo studio scientifico delle conoscenze disponibili sui correlati neurofisiologici, relazionali, apprenditivi intorno a quella disabilit.

NOTE
Possiamo generalizzare a tutti gli ordini di scuole. Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati nella scuola secondaria 1 grado (24/12/2002). 3. Si user indistintamente il termine ragazzo, studente, allievo, alunno. 4. I primi due mesi almeno se si tratta di uno studente che frequenta per la prima volta quella classe. 5. In genere accanto alla cattedra. 6. Si generalizzi il concetto, ma lo si consideri relativo nei suoi aspetti pi dettagliati alla personalit dellalunno in questione, alla diversa abilit di cui portatore, al contesto e alla situazione contingente. 7. Cui spesso invece si incorre, specie quando, essendo docenti di sostegno, si trattano tipologie di handicap (EH DH - CH), una patologie specifiche (autismo, sindrome di Down, ecc.). 8. E ci strettamente in relazione alla gravit della patologia, al punto dello spettro in cui si posiziona il suo disagio psichiatrico/psichico. 9. Il senso di traguardo minimo va inteso in maniera generalizzata, in quanto esso si precisa in relazione alla tipologia di handicap di cui portatore lalunno, o anche pu considerarsi come traguardo minimo in una precisa acquisizione strumentale (per esempio, matematica) e non in unaltra. Inoltre, per es. per alunni che presentano patologie cosiddette molto gravi, occorre rendere semplificato il percorso di apprendimento, le operazioni cognitive, gli items proposti. 10. Motivazione: insieme di meccanismi biologici e psicologici che determinano lazione, il suo orientamento, la sua intensit, la sua persistenza. Essa notoriamente divisa in estrinseca (voti, premi, ricompense, ecc.) e intrinseca (ricerca di unattivit per linteresse che essa procura per il soggetto o di per s). 11. Cooperative learning: al fine di massimizzare lapprendimento del gruppo pi studenti operano in attivit di scambio di esperienze, competenze, conoscenze, dipendendo in maniera interattiva gli uni dagli altri, considerando il supporto di ognuno indispensabile al gruppo. 12. Comportamenti patologici relativi alla motricit: alterazione dellimmagine di s, disprassie, inadeguata lateralizzazione. 13. Laboratorio di didattica speciale. C/l Scienze della Formazione Primaria. Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa, Napoli.
1. 2.

CONCLUSIONE
Lintenzione perseguita da questo lavoro articolato in quattro contributi era quello di considerare il bambino autistico nella sua esperienza scolastica, cercando di individuare degli itinerari per favorire il processo dintegrazione. Ho messo in risalto come la situazione che si viene a determinare nel momento in cui in una classe viene inserito un allievo affetto da autismo sia in realt molto complicata, in considerazione delle particolarit cognitive e comportamentali che presenta. Partendo da questo presupposto, ho cercato di individuare alcuni percorsi metodologici tenendo in considerazione due aspetti principali: da un lato lesistenza di vari approcci di trattamento dellautismo, sperimentati a livello internazionale, che hanno dimostrato la loro efficacia, seppure in contesti differenti da quello scolastico; dallaltro la necessit di coniugare le indicazioni tecniche con unattenzione alle principali metodologie per facilitare lintegrazione, che da pi parti sono state proposte. Mi riferisco, in particolare, alla possibilit di adattare gli obiettivi della classe e quelli individualizzati per renderli, almeno in alcune parti, compatibili; allorganizzazione delle attivit in gruppi cooperativi; allutilizzazione adeguata della risorsa compagni; allo studio del deficit in classe; allopportunit di far riferimento alle nuove tecnologie informatiche. Lo sforzo, in sintesi, stato quello di portare un contributo per la delineazione di una didattica speciale per lintegrazione del bambino autistico. Pur nella sinteticit del lavoro, spero comunque che gli educatori possano trovare alcuni stimoli che li aiutino nel loro procedere quotidiano.
CONSULENZA FORMAZIONE PSICOTERAPIA Via Tiburtina, 994 - 00156 Roma Tel./fax. 06.40801848 Presidente: 349.0716027 Segreteria: 389.6893827

BIBLIOGRAFIA
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CALENDARIO CONVEGNI
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Catanzaro, 23-26 Maggio 2007 2nd Joint Meeting on Adolescence Medicine Problematiche etiche, mediche e sociali del nuovo adolescente Teatro Politeama Segreteria organizzativa: Chronos tel. 0961.744565-707833 fax 0961.709250 info@organizzazionechronos.it Macerata, 24-27 Maggio 2007 15 Convegno Scientifico Relazioni e Strutture Sviluppi della teoria della Gestalt in psicologia e campi affini Conference Committee Macerata 2007 macerata@gestalttheory.net www.gestalttheory.net/con/ Chieti, 25-27 Maggio 2007 IV Congresso Nazionale GRP Modelli teorici e aspetti clinici a confronto: la concezione multidimensionale della psicosomatica moderna Universit G. DAnnunzio, Chieti-Pescara Segreteria Organizzativa: tel. 0871.3555214 psicologiaclinica@unich.it ; mimmoag@hotmail.com; fagresta@hotmail.com Montesilvano (PE), 26 Maggio 2007 Convegno Teoria e modelli in psicoanalisi Serena Majestic Hotel Viale Maresca 12 Per informazioni: S.I.P.P. tel. 06.85358650 fax 06.62276737 sipp@mclink.it Bologna, 26-27 Maggio 2007 Convegno Famiglie ipermoderne nelle cure psicoanalitiche Hotel Europa Via Boldrini Segreteria Organizzativa: tel. 06.6786703 fax 06.6786684 rcalabria@racine.ra.it Roma, 28 Maggio 2007 Convegno Ladolescenza liquida Nuove identit e nuove forme di cura Residenza di Ripetta Via di Ripetta, 231 Per informazioni: IPRS tel. 06.32652401 fax 06.32652433 iprs@iprs.it Palmi (RC), 31 Maggio 01 Giugno 2007 Convegno I disturbi dellapprendimento Segreteria Organizzativa: tel. 0966/22136 fax 0966/22161 psicologiapplicata@scuolapsicologia.it Milazzo (Messina), 1-2 Giugno 2007 Convegno Salute e equilibrio nutrizionale in pediatria Duomo Antico Castello di Milazzo Segreteria organizzativa: Servizitalia tel. 091.6250453 fax 091.303150 info@servizitalia.it Padova, 7-9 Giugno 2007 7 Congresso nazionale Disabilit, trattamento, integrazione Facolt di Psicologia Universit di Padova Via Venezia, 12-13 Segreteria organizzativa: tel. 049.8278464 fax 049.8278451 isabella.giannini@unipd.it Torino, 8 Giugno 2007 Giornata di studio Religione, Scuola, Educazione e Identit Sedi: Universit degli studi di Torino Facolt di Scienze della formazione Fondazione Feyles Via Maria Vittoria, 38 Torino Universit degli studi di Torino Aula Magna del Rettorato giornata.resei@unito.it Cetraro (Cosenza), 8-9 Giugno 2007 Convegno Quando le sopravvissute partoriscono Grand Hotel S. Michele Segreteria Organizzativa: tel. 0982.977294 fax 0982.977294 Salvatore-bellusci@libero.it Frosinone, 8-9 Giugno 2007 Convegno La riabilitazione nella prassi psichiatrica Dalla sofferenza verso lautonomia tel. 0775.854426 347.4110368 ale.mura@tin.it Milano, 8-9-10 giugno 2007 Psiche, Affetti e Tecne Collegio San Carlo Via Morozzo della Rocca, 12 Per informazioni: Promoest Milano tel. 02.43911468 fax 02.48018575 l.orlandi@promoest.com www.coirag.org Milano, 9 Giugno 2007 Convegno Bambini con disordini dellattaccamento in affido e adozione Interventi clinici e psicosociali Auditorium Palazzo Kramer via Kramer 5, Milano Segreteria organizzativa: tel./fax 02.29511150 349.3109575 formazione.cta@tiscali.it Bra (Cuneo), 14 Giugno 2007 Congresso La psicologia nei servizi sanitari e lumanizzazione delle cure. Formazione, Organizzazione, Benessere Teatro Politeama Foglione Segreteria organizzativa: tel. 0173.316077 fax 0173.316548 psicologia@asl18.it Firenze, 14-17 Giugno 2007 Congresso Umorismo e altre strategie per sopravvivere alle crisi emozionali Palazzo dei Congressi Piazza Adua, 1 Promo Leader Service Congress Srl tel. 055.2482271 fax 055.2482270 fiap-eap2007@promoleader.com Lugano Svizzera, 14-16 Giugno 2007 5 Congresso Europeo Tra distruttivit e creativit: I disturbi della personalit dal beb alladolescente Palazzo dei Congressi Per informazioni: AEPEA tel. 00441.918152151 fax 00441.918152159 aepea-lugano2007@ti.ch www.ti.ch/aepea-lugano2007 Roma, 15 Giugno 2007 XII corso internazionale di medicina transculturale Alie radici.. Aula Raffaele Bastianelli, I.F.O, via Ognibene, 25 Roma Mostacciano Per informazioni: tel. 06.58543780 fax 06.58543686 buonomini@ifo.it Valmontone, 16 giugno 2007 La sfida del cambiamento: Linfermiere in psichiatria. Ruoli e competenze Segreteria organizzativa: Comunit Socio-Riabilitativa Francesco Per informazioni: tel. 06.9596383 Napoli, 21-24 Giugno 2007 IV Congresso internazionale interdisciplinare CISAT di Psicologia,Psicoterapia e Letteratura La forma dellanima. LArteterapia come psicologia clinica Per informazioni: CISAT tel. 081.5461662 339.2854243 fax 081.2203022 cisat@centrostudiarteterapia.org Pescara, 7 luglio 2007 Convegno Le artiterapie per colorare la vita Per informazioni: tel. 085.4914348 cell. 347.2952894 info@artelieu.it www.artelieu.it Napoli, 20-22 settembre 2007 10 Congresso della Societ Italiana di Psichiatria Biologica (SIPB) Psicopatologia e Neuroscienze Per informazioni: tel. 081.5666501 majmario@tin.it

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con la presente lettera desidero mettervi a conoscenza di unimportante decisione in merito al futuro di Babele. Dopo 11 anni (con 35 numeri pubblicati) di distribuzione gratuita che tre volte lanno continua a raggiungere pi di 100 mila abbonati, si rende ora necessaria lintroduzione di un abbonamento a pagamento. Il motivo di questa scelta dovuto al costante aumento dei costi della carta e di quelli tipografici, che non consente pi la pubblicazione della rivista senza un apporto, anche se minimo, dei suoi lettori. Vi riassumo brevemente le principali novit che verranno introdotte a partire dal mese di gennaio 2008 e vi invito fin dora a contattarci per ogni dubbio e/o ulteriore informazione, scrivendo al seguente indirizzo mail: info@babelenews.net

labbonamento a pagamento avr inizio dal mese di gennaio 2008 il suo costo sar di 9,00 euro lanno (3 numeri) limporto dellabbonamento sar unico, sia per persone fisiche che enti, associazioni, scuole, etc. grazie alla collaborazione di vecchia data, labbonamento sar gratuito per i clienti delle Edizioni Magi (lacquisto, per esempio, di almeno 1 volume nellarco del 2007 d diritto allabbonamento gratuito per lanno 2008) la campagna abbonamenti sar gestita dalle Edizioni Magi la modalit di abbonamento sar la seguente: linvio della richiesta dabbonamento, con il consenso al trattamento dei dati personali (potete utilizzare il modulo sottostante oppure quello presente sul sito www.magiedizioni.com) il versamento dellintera quota annuale sul C/C postale n. 90884008 intestato a Edizioni Scientifiche Magi srl, via Giuseppe Marchi 4 00161 Roma.
Tutto il resto rimane invariato. Su Babele continueranno a trovare spazio articoli finalizzati ad approfondire, da pi punti di vista, le pi diverse tematiche inerenti agli ambiti psicologico, pedagogico, educativo e riabilitativo. Certo della vostra comprensione e convinto di annoverarvi tra i nostri abbonati, auguro a tutti buona lettura, cordialmente Il Direttore Responsabile

Dott. Riccardo Venturini


Repubblica di San Marino, 30 gennaio 2007
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