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mperatore quella che io porto. Volete voi disonorarla? - rispose l'ufficiale.

- Noi non ammettiamo che questa sia l'uniforme del nostro Imperatore, ma l'unifo rme di un esercito di occupazione che speriamo non rester a lungo nel nostro paes e - rispose Camperio. - Mi darete soddisfazione - concluse l'ufficiale. E si fece un duello. (GIOVANNI VISCONTI VENOSTA, Ricordi di giovent). CAMUS Giovanni Pietro nato nel 1582 - morto nel 1652; vescovo di Belley, discepolo e amico di San Fran cesco di Sales. 2240. Quando Camus era semplice curato di campagna, dovette presentarsi un giorn o al vescovo, che, vedendolo di aspetto molto alla buona, giudic che fosse ignora nte e gli disse con disprezzo: 1 - Scommetto che non sapete neanche i primi principii del catechismo. Vediamo: quanti sono i peccati mortali? - Otto, Eccellenza. - Vedete bene che non mi ero ingannato -riprese il vescovo. - Chi stato quell'as ino di vescovo che v ' i ha fatto prete? - Siete stato voi, Eccellenza. E in quanto ai peccati mortali, sostengo che, oltre ai sette che conoscono tutti, ce n' un ottavo: il disprezzo per i pove ri curati di campagna. (LA COMBE, Dictionnaire des anecdotes). 2241. Il vescovo e celebre predicatore Camus non poteva soffrire i frati. Fu chi amato una volta a fare il panegirico di San Francesco. - Guardate, o fedeli, - disse - che grandi miracoli ha fatto e fa San Francesco. Ges sfam una volta sola in vita sua, con tre pani e cinque pesci, circa cinquemil a persone. San Francesco fa di pi: con un paio di bracci di stoffa nutrisce tutti i santi giorni, con un miracolo perpetuo, quarantamila frati fannulloni. (PANCK OUCKE). 2242. Prima di cominciare una predica, Camus, per satireggiare certi conventi ch e chiedono ricche doti a chi vuol farsi monaca, disse: - Raccomando alla vostra carit cristiana una fanciulla che vorrebbe farsi monaca, ma troppo miserabile per poter far voto di povert. (PANCKOUCKE). 2243. San Francesco di Sales si lamentava un giorno con Carnus di aver poca memo ria. Camus gli disse: - Accontentatevi di quel che avete. Se vi manca la memoria, avete in compenso mo lto giudizio. Che dovrei dir io, che non ho n memoria n giudizio? San Francesco si mise a ridere e, abbracciando Camus, gli rispose: - Voi siete pieno di ingenuit e di grazia. Questa la prima volta che mi capita di sentir dire da uno che non ha giudizio. (PANCKOUCKE). 2244- Il cardinale di Richelieu gli domand una volta come avrebbe definito la pol itica. Camus rispose: k- Secondo me, la politica l'arte non di governare, ma di ingannare gli uomini. (Encyclopdie mthodique). 2245. Camus diceva che una cosa lo aveva sempre sorpreso grandemente, e cio che, mentre i cattolici dicono che la Bibbia molto difficile e oscura, si curano molt o poco di spiegarla e renderla chiara nei loro sermoni; e i protestanti invece, che sostengono che limpida e chiara, si lambiccano il cervello per spiegarla nei loro libri. (PANCKOUCKE). 2246. Camus predicava un giorno innanzi ai principali magistrati e funzionari di Parigi. Venne perci a parlare degli impiegati pubblici e si scagli contro l'uso e l'abuso della vendita delle cariche. - Che cosa vi resta pi ormai -. disse - se non imitare l'antico imperatore che av eva dato il sacerdozio e -altre cariche pubbliche al suo cavallo? E, dopo un min uto di pausa, riprese: - Del resto neanche questa sarebbe per voi una novit. Avete dato queste cariche a tanti asini! (PANCKOUCKE). 2247. Una volta la duchessa di Lesdiguires, che aveva una cattiva reputazione, ve ndette un suo magnifico letto. Quando il vescovo Camus seppe di questa vendita, disse: - Buon segno! Quando un operaio vende i suo arnesi di lavoro, vuol dire che abba ndona il mestiere. (BURING, Das goldene Buch der Anekdoten).

2248. Tallemant era andato un giorno in chiesa insieme col suo amico Camus. Quan do uscirono, Tallemant disse al compagno: - Caro mio, le vostre preghiere sono troppo lunghe! - Sapete perch? - rispose Camus. Perch pregavo che voi mi restituiste quei denari che vi ho prestato. (LEON VALLEE, La Sarabande). CANALE (Cavalier) ambasciatore della Repubblica veneziana a; Pario nel Settecento. 2249. Il cavalier Canale, ambasciatore della Repubblica di VenezW,) presso la co rte di Francia, aveva fatto coniare apposta molti bei gettoni d'argento, con lo stemma e il nome suo, per adoperarli nelle sue serate di giuoco. Egli per se ne s erviva anche come carta da visita, e li lasciava alla porta delle signore che no n trovava in casa. Essendosene qualcuno maravigliato, egli, arguto e mondano, ri spose: - Un ambasciatore sempre in giuoco; e quando una bella signora non lo riceve, ha perso il colpo e paga. (C. BANDINi, Roma nel Settecento). CANAVARI Mario n. 1855 - m. 1928; geologQ, professore all'Universit di Pisa. 2250. Mario Canavari, l'illustre geologo, in tutta la sua carriera rimand all'esa me al massimo una decina di studenti. Una sola volta fu veramente adirato per la buaggine di un candidato. Questi, interrogato sui ghiacciai, non seppe risponde re nulla. Allora il Canavari bonariamente gli disse: - Senta, mi basta che risponda a questa domanda: che cos' una morena? il candidato, nel cui povero cervello la poca scienza doveva aver fatto una terr ibile confusione, rispose: - La morena un pesce. Con le mani nei folti capelli bianchi, il professore gli ingiunse: - Vada via, se no le tiro il calamaio! (VINASSA, Aneddoti universitari). CANEVA Carlo n. 1845 - m. 1922; comandante in capo l'esercito italiano nella guerra italo-tur ca (1911-12). 2251. Il Governatore della Tripolitania, generale Caneva, osservava per la prima volta le vetrine e le mostre di Tripoli. 9 not questo cartellone, sovrastante un a bottega: In questo negozio di Meborah Debasc, se volete, oro e argento da _ogni colore. L'ultimo prezzo che dico e ciabiamo fazoletti di seta, forbici. S. S. i l generale Caneva prende qui i suoi lavamano. Tripoli di Talia. - . Il Generale s orrise e volle entrare nella bottega, non per rettificare la qualifica di Sua Sa ntit, che voleva significare Sua Eccellenza, ma per conoscere il padrone del nego zio. Quando l'israelita vide entrare il governatore che gli indicava la scritta, fece l'atto di coprire l'iscrizione con la prima stoffa che gli capit sottomano; ma qui avvenne il fantastico. La stoffa era una bandiera turca! Lo sgomento del povero commerciante era al colmo. Si butt allora in ginocchio davanti al general e, che, toccandolo fraternamente sulla spalla, disse: - Tripoli di Talia, vero? Domani vi far avere una corretta iscrizione per il vost ro negozio. (Piccolo della Sera, settembre 1922). CANEVARI Luigi attore italiano dell'Ottocento. 2252. Il brillante Canevri nel recitare una sua parte in una commedia, invece di dire: La vostra padrona tornata? commise una papera e domand al servo: - La vostra padrona tornita? L'attore che faceva da servo, con felice trovata, rispose: - Questo, signore, un affare che non mi riguarda. Canevari da parte sua: - Quest'uomo mi piace: prima d'andarmene gli voglio dare una mancia. (Minerva, 1 6 giugno 1928). CANINIO nobile romano, intimo dell'imperatore Caligola, che lo condann a morte. 2253. Caninio venne un giorno a lite con l'imperatore Caligola che, licenziandol o, gli disse: - Vai, non dubitare, ti ho condannato. a morte! Caninio, che poco stimava la vita e voleva beffarsi dei cortigianeschi ringrazia

menti degli altri, rispose: - Grazie, grazie ti sian rese, eccellentissimo imperatore! (CANT, Storia universa le). 2254. Caninio, condannato a morte da Caligola, aspettava l'ora del supplizio gio cando a dama. Quand entr un centurione ad annunciargli che il momento di morire er a giunto: - Aspetta - egli disse - che conto le mie pedine. Tranquillissimo, poich gli amici piangevano: - A che rattristarvi? Voi disputate se l'anima sia immortale, ed io vado a chiar ire la cosa! (CAN-re, Storia universale). 2255. Mentre si avvicinava al luogo del supplizio, un amico gli domand che cosa p ensasse. - Voglio osservare - rispose - se nel breve momento del trapasso l'anima s'accor ge di uscire. (CANTC, Storia universale). CANNING Giorgio nato a Londra nel 1770 - morto nel 1827; statista inglese. 2256. Suo padre era di una famiglia nobile e ricca; ma, avendo sposato una ragaz za povera contro la volont dei genitori fu diseredato e dovette mettersi a commer ciare in vini per vivere. Egli mor ancor giovane, lasciando in miseria la moglie e il figlio, Giorgio. La vedova, per poter mantenere il figlio agli studi e darg li una buona educazione, si diede alla carriera teatrale. Il piccolo Giorgio die de subito prova di una grande intelligenza. All'et di sedici anni, cominci a scriv ere in un giornale, e i suoi articoli assai ingegnosi e incisivi richiamarono su di lui l'attenzione. (LAROUSSE). 2257. Una volta un predicatore gli domand se gli era piaciuta la predica che avev a fatta in sua presenza. - Quello che. posso dire - rispose Canning - che la vostra predica stata abbasta nza corta. - S, - rispose il predicatore;- voi sapete che io evito d'essere noioso. - In quanto a questo, siete stato noioso lo stesso! (TIMBs, A centurY of anecdot es). 2258. Il grande parlamentare Canning diceva, dopo una lunga esperienza: - L'arte del parlare e dello scrivere consiste ne'l'sape'ci che.n'on si f deve ne di re ne scrivere. (CESANO, Storia aneddotica del Parlamento inglese). CANNIZZARO Stanislao nato a Palermo il 13 luglio 1826 - morto nel 1910; insigne chimico italiano. 2259. Era coraggiosissimo: dote tutt'altro che inutile al chimico, che spesso co stretto a scherzar con la morte. Di questo coraggio aveva gi dato prova in gioven t, partecipando alla rivoluzione del 1848 in Sicilia; quando poi la rivoluzione f u domata e il Borbone mostr i denti, egli, anzich ritrattarsi e scendere a comprom essi col tiranno, prefer andar in esilio. Del coraggio nella sua professione died e prova luminosa un giorno che, durante una sua lezione all'Universit di Roma, sc oppi un pallone di vetro pieno di fosforo infiammato, ,e una parte del contenuto cadde su di lui. Il professore settantenne rest impassibile; spense lui stesso, c on le mani e con dei panni, l'incendio che lo minacciava e poi, con l'abito anco ra tutto bruciacchiato, continu serenamente la lezione, rinnovando la pericolosa esperienza. (Rassegna contemporanea, giugno 1910). 1 2260. Sebbene celebre non solo in Italia, ma anche all'estero, Cannizzaro era modestissimo; e a chi gli parlava delle sue importantissime scoperte nel campo c himico, rispondeva, schermendosi, che egli non aveva altro me-; rito se non un g rande amore alla scienza: le scoperte non erano che le conseguenze di tale amore .. Pareva, in chilo sentisse, che le scoperte fossero venute da se. E aggiungeva: No, no, io sono semplicemente un mastro de scola. (Rassegna contemporanea, giugn o 1910). CANOSSA (Conte Luigi di) vescovo del XVII secolo. 2261. Il conte Luigi di Canossa, vescovo che risiedeva a Roma, aveva delle magni fiche argenterie e tra le altre bellissime un vaso. che rappresentava una tigre. Un gentiluomo suo amico se lo fece prestare; ma, poi che dopo tre mesi non lo a veva restituito, il vescovo glielo mand a riprendere. Qualche tempo dopo, il gent iluomo mand un suo" servo al vescovo perch gli prestasse una splendida saliera che

rappresentava una tartaruga. - Dite al vostro padrone - rispose il vescovo - che, se la tigre, che il pi agile e snello degli animali, ha messo tre mesi per tornare a casa, probabilmente la tartaruga, che molto lenta, ci metter un paio d'anni; e perci non posso prestargliel a. (BLANCHARD, LOcole- des moeurs). Il CANOVA Antonio nato a Possagno nel 1757 - morto a Venezia nel 1822; celebre scultore italiano. 2262. Restato orfano a tre anni, il povero bimbo pass nella misera casetta di una vedova che aveva preso a proteggerlo; ma qualche anno dopo (il piccolo Canova a veva sei anni), non avendo denari per mantenerlo, lo port a Treviso per metterlo in un ospizio. Era una cruda giornata di gennaio con neve da per tutto. La buona donna, per non girar a lungo col bambino, lo affid a una giovanetta, bionda e so ave, perch glielo tenesse, mentre lei andava, in cerca Ma nessun ospizio poteva a ccogliere l'orfanello tanto che la vedova torn desolata a riprendere il ragazzo. Ma che cosa succedeva? C'era l, davanti alla casa, un crocchio di gente e tutti a vevano una espressione di meraviglia. Le venne incontro la fanciulla bionda. - Sapete? Il vostro bimbo ha fatto una statua di neve, una cosa magnifica, un pr odigio! Un signore distinto si fece avfi e domand alla vedova Al permesso di prendere con s il bimbo per farlo studiare. (MARINA SPANO, Iniziazione alle Belle arti). 2263. Pi tardi, quando il Canova aveva una dozzina d'anni, lo ritroviamo, quale s guattero, nella casa di un ricco signore veneto. Questo signore aveva convitato un giorno alla sua mensa persone di molto riguardo. Si trattava di un banchetto solenne. E il cuoco aveva preparato un magnifico pasticcio... se non che, nel pi bello, il pasticcio si bruci. Il cuoco si disperava. . - Lasciate fare a me! - intervenne il piccolo Canova - Voi preparerete subito un altro pasticcio, e io ci far sopra, col burro, un magnifico leone. Il cuoco aveva fiducia nel ragazzo e gli obbed. Quando il nuovo pasticcio fu port ato in tavola, i convitati stupirono per la bellezza del leone che vi era stato modellato sopra e vollero conoscere l'artista. Cos Canova comparve alla presenza d quella autorevole compagnia. La quale decise che non si poteva lasciar a far lo sguattero una creatura cos geniale. E il ricco signore, commosso, si obblig, in p resenza ai suoi ospiti, di far studiar il piccolo prodigio. 2264. Nel 1781 il Canova, giovane, era a Roma; e siccome lavorava assai tutto il giorno, la sera, per riposarsi, andava a passarla in casa del celebre incisore Volpato, che aveva una bellissima figlia, Domenica. Il Canova se ne innamor subit o, e par che la ragazza corrispondesse al suo amore; ma, essendo egli timido, no n osava dichiararsi. La ragazza, che era pi navigata di lui, lo spronava come pot eva, e tra l'altro era lei che gli pigiava il piede sotto la tavola. Ora una vol ta avvenne che il Canova, per corrispondere anche lui a quelle pigiate di sotter fugio, si sporse troppo dalla sedia e cadde. - Ve seu fato mal? - gli domand maliziosamente il Volpato padre. - Sior no - rispose il giovane. Ma in realt s'era fatto un gran male, perch, poco dopo usciva da quella casa fidan zato ufficialmente alla Domenica. (Cultura moderna, settembre 1922). 2265. Poco tempo prima delle nozze, alcuni amici intimi del Canova lo avvertiron o che la sua fidanzata non era uno stinco di santo, e quando lui usciva dalla ca sa di lei, ella si metteva ad amoreggiare con un suo vicino di casa. Sotto la casa della fidanzata c'era un fornaio, il quale teneva sempre fuori del la bottega alcuni grossi cesti. In uno di questi si nascose una sera il Canova, e poco dopo vide Domenica affacciarsi in finestra, e subito alla finestra di fac cia comparire un giovanotto. Cominci sotto gli occhi sbigottiti di Canova il pi do lce idillio. 1 1 - Ma che vale tante tenerezze - diceva il giovane, - se tra poco sposerai Ca nova? - Purtroppo - rispose la brava Domenica; - ma lo faccio per accontentare mio pad re. Il mio amore tutto per te. Sul pi bello Canova, che non ne poteva pi, sbuc fuori dalla cesta; e quel che avvenne si pu immaginare. La ragazza domand perdono; la Canova si mostr inf lessibile.

- Ormai - disse - non avr altra sposa che la mia arte. (Cultura moderna, settembr e 1922). 2266. Il conte Zulian suo protettore venne trasferito dall'ambasciata ,di Roma a quella di Costantinopoli. Ci significava per Canova perdere l'abitazione e lo st udio che lo Zulian gli aveva accordati gratuitamente nel palazzo ,dell'ambasciat a che era Palazzo Venezia; peggio ancora, voleva dire che non si sapeva che cosa sarebbe successo della statua di Teseo, che lo Zulian gli aveva ordinata e che il Canova aveva cominciato. Egli and dunque a congedarsi dall'ambasciatore con le lagrime agli occhi. Lo Zulian, abbracciandolo, gli disse che stesse senza pensie ro; perch egli aveva gi parlato col suo successore, pregandolo di lasciargli l'uso delle stanze da lui accordategli. - E il Teseo? - domand Canova. La statua era stata gi pagata. . Ma siete voi che l'avete fatto, e non io - rispose il generoso ambasciatore fatene quel che volete. Il gruppo venne poi venduto dal Canova l'anno dopo, 1782 al conte Fries ,di Vien na. (Cultura moderna, settembre 1922). - 2267. Il cardinal Rezzonico gli commission il monumento al papa Clemente XIII p er la basilica di San Pietro. Il monumento fu inaugurato il venerd-santo del 1792 verso il tramonto, e gli effetti strani di luce contribuirono -a far comparire anche pi bella l'opera bellissima. Il papa Pio VI, a vederlo, non pot trattenersi dall'esclamare: Bello, bello!; e la frase, propagandosi -per la chiesa, spinse gli altri presenti a un'ammirazione che divenne presto entusiasmo. Ma in tanto trionfo non si riusciva a trovare Canova. Dove mai si era ficcato? Canova era in mezzo alla folla accorsa, ma cos camuffato che nessuno poteva ricon oscerlo. Si era travestito a quel modo, per sentire i commenti diretti del pubbl ico e la -verit sulla sua opera. Il cardinale Rezzonico, a cui s'era messo vicino , non solo non lo riconobbe; ma sembrandogli una figura sinistra,- lo guard con d iffidenza e si allontan da lui alla svelta. (Cultura moderna, -settembre 1922). 2268. Lo scultore francese Sausy non riconosceva il valore del Canova, c,lie chia mava il Veneziano tradotto in greco, per schernire il suo stile classicheggiante . Un amico del Canova, Antonio d'Este, d'accordo con lui, pens di fare -una beffa a l Sausy. Prese i calchi d'una mano del Minotauro e d'un piede ,del Teseo, li avv olse in un panno, e fece in modo di capitare nello studio del Sausy; il quale gl i domand che cosa avesse in quell'involto. - Ho comperato or ora da un antiquario due pezzi che mi sembrano buoni. Roba cla ssica senza dubbio... - disse il d'Este. - Ditemi anche voi "il -vostro parere. - Superbi! - esclam il Sausy, vedendoli. - Questo stile! Portateli .al vostro Can ova, che impari. La beffa, risaputasi fra gli artisti, suscito` molte-risa e, accrebbe rinomanza a l Canova. (A. PADOVAN, 11 libro degli aneddoti). 2269- Il papa Pio VII volle farlo marchese d'Ischia con tremila scudi di assegno annuo. Canova accett con grandissimo piacere l'assegno e stabili subito di farne pension i e premi per pittori e artisti giovani e sovvenzioni per artisti vecchi e inabi li. Ma, in quanto al titolo, non lo voleva e brig perch fosse revocato il decreto; tuttavia il papa non volle accontentarlo. E Canova diceva con rasse gnazione: - Bisogner donca che me lo tegna? (Nuova Antologia, 1891). CANOVAS DEL CASTILLO Antonio nato a Malaga nel 1828 - assassinato a Santa Agueda nel 1897; uomo politico e mi nistro spagnuolo. 2270. A Madrid, tutte le sere alcuni studenti si radunavano in un caff a parlar d i politica. Durante un inverno, essi notarono che, mentre essi parlavano animata mente tra loro, da parecchio tempo, c'era un signore che sedeva in un tavolo vic ino e che non perdeva una sillaba dei loro discorsi. Preoccupati che si trattass e di una spia, una sera deliberarono di affrontare lo sconosciuto. Questi allora disse chi era: era nientemeno Gioacchino Maria Lopezi uno dei pi famosi oratori parlamentari di allora. - Ebbene - disse - io non verr pi; ma ricordatevi che c' uno di voi che un giorno o

ccuper sicuramente le pi alte cariche dello Stato e dar savie leggi al nostro paese . E cos dicendo indic uno di loro, che era Canovas del Castillo. (Revue des deux mon des, 1 settembre 1897). 2271. Canovas del Castillo era giovane ancora, e occupatissimo a far lavori stor ici negli archivi di Simancas, quando scoppi la rivoluzione del 1868. Egli non vi partecip in nessun modo. Assistette pi tardi all'arrivo dall'Italia del re eletto , Amedeo di Savoia, e sebbene non rappresentasse il suo ideale, si guard bene dal combatterlo. Vide partire Amedeo e instaurarsi la repubblica; e anche allora tacque e aspett. Aspett fin che non fu instaurata la reggenza. Allo ra si fece avanti e fu investito lui dell'alta carica di reggente. Disse semplic emente la famosa frase: - Eccomi a continuare la storia della Spagna. (Revue des deux mondes,, 1 settemb re 1897). 2272. Era un formidabile oratore e trascinava tutti con la sua eloquenza commoss a e nobile. Interrogato, un giorno, sulle doti che deve avere un oratore, disse. - L'oratore deve avere il dono di dominare nel silenzio. Il silenzio era, secondo lui, la maggior soddisfazione che l'oratore potesse gus tare. - Il silenzio la comunicazione intima, magnetica, dell'intelligenza di chi parla con l'intelligenza di chi ascolta. Il silenzio imposto prima dalla voce e dal gesto, e poi dalla frase, dal sentimento, dall'idea. Il silenzio sottomett e umilmente mille voci diverse a una voce sola, e mille intelligenze discordi a una intelligenza sola. In mezzo appunto a questo silenzio, che sapeva imporre cos, egli parlava e dominava. (Revue des deux niondes, 1 settembre 1897). CANROBERT (Francesco Certain) n. 1809 - m. 1895; maresciallo di Francia. 2273. Dopo il combattimento eroico di . Mascara, il colonnello Combes offri al C anrobert, che era allora tenente, la croce al valore. . - Signor colonnello, L-~ rispose Canrobert - io non ho fatto altro che eseguir e gli ordini del mio capitano: un vecchio soldato che ha combattuto a Marengo e non ha ancora la croce. Datela dunque a lui. lo sono giovane e ho -tempo d'aspet tare. Fu esaudito. Il capitano venne decorato, ed egli attese d'aver la croce dopo l'a ssedio di Costantina. (La Tribuna, 1 febbraio 1895). 2274. Canrobert, allora colonnello degli zuavi, slanciandosi a Zaatcha sulla bre ccia, si volt verso i suoi e grid: - 0 miei zuavi, ricordatevi che, se udite suonare la ritirata, essa non pu suonar e mai per noi. Nessuno di quanti mi seguono deve tornare indietro, mai. E il gio vane colonnello coi lunghi capelli al vento si slanci all'assalto. (La Tribuna, 1 febbraio 1895). 2275. Al ritorno dalla guerra di Crimea, Napoleone III disse al generale Canrobe rt: - Voi siete maresciallo di Francia! Ah, grazie, sire! Permettetemi di scriverlo a mia madre. t gi fatto - rispose l'imperatore. Napoleone aveva avuto il gentile pensiero d'informare la vecchia madre del valor oso soldato. (P. MtNItRE, Journal). 2276. Napoleone III aveva annunziata una sua prossima visita a Cha^- lons. Il ma resciallo Canrobert, immaginando che l'imperatore avrebbe voluto -passare in riv ista l'esercito, credette necessario passare un'ispezione preparatoria. E poi ch e not -un fantaccino la cui uniforme era infangata, ironicamente -gli disse: - Ti mander la mia cameriera a spazzolarti la tunica, e cos imparerai ,come si fa. Il soldato, molto imbarazzato, rispose: - Signor maresciallo, non c' bisogno che v'incomodiate a mandarmi la -vostra came riera: tanto io la vedo tutte le sere. Uno scoppio di risa accolse l'ingenua risposta del soldato, e lo stesso ' mareegenerale. (La Tribuna, 24 gennaio 1896). sciallo prese part all'allegria ge

2277. Il maresciallo Canrobert era nel camerino di Madaleine la sera della prima rappresentazione di Demi-Monde. Tutti i principali attori erano attorno a lui, e avevano un aspetto funebre. - Non siete allegri questa sera - disse il maresciallo; che diamine avete? - Capirete, maresciallo, - rispose Madaleine, che pareva anhe pi com-mosso degli a ltri - la sera di una prima rappresentazione molto importante, e per quanto abbi amo fatto tutto per ottenere una vittoria, non siamo tranquilli, e anzi vi confe ssiamo che abbiamo molta paura. - Paura? - fece il maresciallo, con aria stupefatta. - Ahi - rispose Madaleine, con fine garbo - non avevo riflettuto che voi non sap ete che cosa significhi questo vocabolo. Aspettate. E rivoltosi al servo di scena, disse: - Picard, per favore, porta un dizionario al signor maresciallo! Il maresciallo sorrise a questo garbato complimento. (LEON VALLEE, La Sarabande). 2278. Il conte Vimercati, addetto militare all'ambasciata d'Italia a Parigi e ag ente segreto personale di Vittorio Emanuele II, aveva avuto notizia delle intenz ioni dell'Austria e della Prussia rispetto alla Francia, per accaparrarsene l'am icizia durante la guerra austro-prussiana del 1866. E non manc di riferirle al ma resciallo Canrobert, di cui era amico: - Se marcerete con l'Austria, essa vi offrir la- riva del Reno; se invecOZ volete l'amicizia della Prussia, essa. vi offre il Belgio. - Ho capito - rispose, sorridendo, Canrobert ciascuno pronto a darci quello che non gli appartiene. (Deutsche Revue, dicembre 1904). CANTU' Cesare nato a Brivio nel 1805 morto a Milano nel 1895; scrittore italiano, autore tra l 'altro di una celebrata Storia Universale. 2279. Era stato arrestato quale cospiratore contro l'Austria e tenuto per ben tr edici mesi in prigione. Ma non si riusc in alcun modo a cavargli nemmeno una paro la di bocca. Rilasciato, gli fu proibito l'insegnamento privato, sperando cos di domarlo con la fame. Ma Cant si diede allora ai suoi studi storici e pubblic di l a poco la sua Storia lombarda del secolo XVII, che piacque molto, specialmente p-rch, dipingendo egli vivamente gli orrori della dominazione spagnuola, tutti com presero che egli voleva alludere anche a quella austriaca. Il - famigerato capo della polizia, Zaiotti, a proposito di quel libro e del suc cesso che riportava, disse: - Quel giovane fa due passi verso la gloria e tre verso la galera. (Mussi, Meneg hino ride). 2280. Contro il Cant insorsero moltissimi nemici, i quali scagliarono addosso a l ui ogni sorta di contumelie e di calunnie. Il Romussi, che stimava molto la sua dignit di vita e il suo ingegno, si maravigliava perch egli non rintuzzasse le acc use. Cant rispose: - Farei un servizio ai miei nemici, occupandomi di loro; non avrei pi tempo per l avorare. Scriverei un libro di meno, ed proprio quello che essi vorrebbero! (Rom ussi, Glorie viventi). 2281. Il Cant era gi famoso in tutto il mondo e gi vecchio, quando gli capit quest'e pisodio che deve far riflettere sull'inconsistenza della gloria umana. Teneva egli a battesimo un nipotino, e richiesto dal prete del proprio nome, ris pose: - Sono Cesare Cant. E gli pareva che fosse dire abbastanza. Ma il prete soggiunse: - Cant, va bene. Ma che cosa fa? Che mestiere esercita? t possidente? negoziante? (GAVAllI SPECH, in casa?). 2282. Il Cant, anche da vecchio, amava circondarsi di giovani, amava il loro chia sso, le loro chiacchiere, i loro scherzi. Tutti i gioved e le domeniche, radunava in casa sua parenti ed amici, in maggioranza giovani e signorine, dalle 15 alle 17. Si cominciava con l'Accademia: quattro o cinque presenti, indifferentemente maschi o femmine, dovevano declamare una poesia a loro scelta, e guai a chi, de signato, si rifiutasse. Finita questa prima parte dello spettacolo, cominciava l a seconda parte, la musica. Chi sapeva suonare, doveva suonare. E finalmente, la terza parte: i giovani e le signorine dovevano ballare. Ed egli si godeva il ga

io spettacolo, sorridendo beatamente. (GAVAllI SPECH., A in casa?). CANUTO n. 995 - m. 1035; grande re di Danimarca, d'Inghilterra' e di _Norvegia. 2283. Il re Canuto di Danimarca fu crudele e violento, ma amava la-'-' giustizia . Un giorno, in un accesso d'ira, uccise un suo paggio; ma il giorno dopo, penti to, scese dal trono e domand 'd'esser giudicato come un privato., cittadino, aven do violato la legge che lui stesso aveva fatto. E poich nessuno. fu tanto audace di volerlo giudicare, si giudic da se, condannandosi a pagare quattro volte tanto la multa stabilita per gli omicidi. (Anecdotes du Nord)GSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}smF&'/

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