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DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE Questo dialogo viene scritto nel 1824 Mentre nelle operette precedenti la causa

della sofferenza posta nell'uomo stesso, si evidenzia qui, per la prima volta, ilpassaggio di Leopardi da una concezione positiva e benefica della Natura a quella contraria di Natura matrigna, crudele e indifferente. Prendendo spunto da un'opera del filosofo illuminista francese, Voltaire Storia di Jenni o il saggio e lateo(1775), in cui il filosofo parla delle minacce naturali, quali gelo e vulcani, a cui sono sottoposti gli islandesi, Leopardi sviluppa l'idea di un Islandese che viaggia, fuggendo la Natura. Ma giunto in Africa, in un luogo misterioso ed esotico, incontra proprio colei che stava evitando, con la forma di una donna gigantesca dall'aspetto "tra bello e terribile". La Natura interroga l'Islandese sulle ragioni della sua fuga. La spiegazione dell'uomo unlungo monologo in cui egli ripercorre le sue concezioni sulla condizione umana: un'articolata riflessione che lo porta a comprendere l'ineliminabile infelicit dell'esistenza. Inizialmente ritiene che la sofferenza nasca dai rapporti umani, spesso violenti. Ma il dolore pu nascere anche dall'esterno, quindi inizia a credere che l'individuo soffra perch valica i limiti assegnati dalla Natura. Infine comprende che la sofferenza insita nell'uomo, caratterizzato da un piacere mai realizzabile del tutto, e non pu essere eliminata. La vera causa dell'infelicit la Natura, che crea e poi tormenta gli esseri viventi. Questa ha assegnato all'uomo il desiderio insaziabile di piacere che non solo irraggiungibile nel corso di una vita intera, ma a volte anche dannoso e debilitante: Dopo il lungo monologo dell'Islandese interviene la Natura, che ribalta la posizione dell'uomo: questa totalmente insensibile al destino degli esseri da lei creati, ma agisce meccanicisticamente secondo un processo di creazione e distruzione, che coinvolge direttamente tutte le creature. Quella dell'Islandese una visione antropocentrica - e per tal motivo errata e parziale della realt. Con la conclusione di questo dialogo viene superata la concezione dell'uomo come elemento centrale dell'universo, ma rimane senza risposta la domanda dell'Islandese: "a chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell'universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo compongono?". Il dialogo come si detto in realt un monologo dell'Islandese, e solo all'inizio e alla fine interviene la Natura con poche e dure battute. Le parole dell'Islandese sono aspre ed accese, e ripercorrono le sue diverse riflessioni sulla sofferenza. Il protagonista accusa la Natura di essere crudele e ingiusta. Ma questa appare del tutto insensibile alle critiche, le sue parole sono ancora pi dure: essa non agisce per assecondare l'uomo, ma del tutto indifferente e insensibile davanti agli esseri da lei creati. Ed qui che si evidenzia la voluta contraddittoriet della Natura leopardiana. Si conclude loperetta con la notizia, riportata dal narratore, della probabile morte dellIslandese

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