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POLITICA
libera da Pier Ferdinando Casini, che invita «a passare dalle parole ai fatti», la
Lega resta in posizione attendista, mentre dall'Unione si alza il coro di no della
sinistra e dei socialisti. Le prove di dialogo tra Silvio Berlusconi e Walter
Veltroni vengono accolte così da alleati ed avversari. Il primo a reagire è il
leader di An, che definisce «positiva la volontà di Berlusconi di discutere per
varare una nuova legge elettorale che renda possibile un rapido ritorno alle
urne», ma «è negativo che si sia dichiarato indisponibile ad una nuova legge
elettorale che preveda la dichiarazione delle alleanze prima del voto». Fini, che
considerava scontato il no di Berlusconi sulle riforme istituzionali, parla anche
dell'ipotesi del referendum che, dice, «se si dovesse fare sarebbe un incentivo
formidabile per il bipolarismo». Sempre dalla CdL, Casini commenta positivamente
l'esito dell'incontro e invita a pas-
sare «dalle parole ai fatti, siamo contenti, credo che sia stato un buon inizio».
Poi il leader dell'Udc aggiunge: «Finalmente siamo stati ascoltati, si inizia a
dialogare; sulla legge elettorale si può chiudere un accordo e credo che sulle
riforme istituzionali strettamente necessarie si può lavorare in Parlamento:
quella è la sede». Infine la Lega, che ribadisce il no al referendum e di voler
giocare sulla riforma elettorale «una partita da protagonisti, indirizzandola
verso una legge elettorale che eviti il referendum, che garantisca la
proporzionalità e quindi la rappresentanza istituzionale, ma anche la
governabilità». Ma se nella CdL le reazioni non sono negative, nell'Unione è la
sinistra a mettersi di traverso. «Non avevamo dubbi che a Berlusconi l'unica
riforma che gli sta a cuore è quella di far fuori il governo Prodi. Altro che
riforme per il bene del Paese! - tuona Pino Sgobio, capogruppo del Pdci alla
Camera -. L'incontro è stato un'esperienza utile per
il Pd». Stessa musica dalla sinistra democratica, mentre anche i socialisti della
maggioranza dicono no. Di «commedia degli inganni» parla Enrico Boselli. Che poi
sferra un attacco frontale a Veltroni che, accusa, «fa finta di non accorgersi che
l'apertura di Berlusconi sulla legge elettorale è strumentale e che non ha affatto
rinunciato alla spallata. Non vuole fare le riforme istituzionali che sono
indispensabili, e neppure un Governo di grande coalizione». Altolà anche dal Prc:
«La legge elettorale va discussa nel Parlamento italiano, non può essere
appannaggio in chiave privatistica di forze politica, seppur grandi», avverte il
segretario di Rifondazione comunista, Franco Giordano, mentre il leader dei Verdi,
ALfonso Pecoraro Scanio, rilancia «il bipolarismo unico antidoto contro gli
inciuci». E Francesco Rutelli? Il vicepremier preferisce parlare del no di
Berlusconi sulle riforme istituzionali invece che del sì sulla legge elettorale.
L'INCONTRO
L'EX PM
L
IL VERTICE DI NIZZA
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