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POLITICA

sabato 1 dicembre 2007

IL LEADER DI AN: BENE LA VOLONTÀ DI DISCUTERE, MALE IL NO DI FI AD ALLEANZE PRIMA


DEL VOTO. L'UDC: ORA I FATTI. SCONTRO NELL'UNIONE

Per Fini luci e ombre, ok di Casini, no dalla sinistra


ROMA. Luci e ombre secondo Gianfranco Fini (nella foto), via

libera da Pier Ferdinando Casini, che invita «a passare dalle parole ai fatti», la
Lega resta in posizione attendista, mentre dall'Unione si alza il coro di no della
sinistra e dei socialisti. Le prove di dialogo tra Silvio Berlusconi e Walter
Veltroni vengono accolte così da alleati ed avversari. Il primo a reagire è il
leader di An, che definisce «positiva la volontà di Berlusconi di discutere per
varare una nuova legge elettorale che renda possibile un rapido ritorno alle
urne», ma «è negativo che si sia dichiarato indisponibile ad una nuova legge
elettorale che preveda la dichiarazione delle alleanze prima del voto». Fini, che
considerava scontato il no di Berlusconi sulle riforme istituzionali, parla anche
dell'ipotesi del referendum che, dice, «se si dovesse fare sarebbe un incentivo
formidabile per il bipolarismo». Sempre dalla CdL, Casini commenta positivamente
l'esito dell'incontro e invita a pas-

sare «dalle parole ai fatti, siamo contenti, credo che sia stato un buon inizio».
Poi il leader dell'Udc aggiunge: «Finalmente siamo stati ascoltati, si inizia a
dialogare; sulla legge elettorale si può chiudere un accordo e credo che sulle
riforme istituzionali strettamente necessarie si può lavorare in Parlamento:
quella è la sede». Infine la Lega, che ribadisce il no al referendum e di voler
giocare sulla riforma elettorale «una partita da protagonisti, indirizzandola
verso una legge elettorale che eviti il referendum, che garantisca la
proporzionalità e quindi la rappresentanza istituzionale, ma anche la
governabilità». Ma se nella CdL le reazioni non sono negative, nell'Unione è la
sinistra a mettersi di traverso. «Non avevamo dubbi che a Berlusconi l'unica
riforma che gli sta a cuore è quella di far fuori il governo Prodi. Altro che
riforme per il bene del Paese! - tuona Pino Sgobio, capogruppo del Pdci alla
Camera -. L'incontro è stato un'esperienza utile per

il Pd». Stessa musica dalla sinistra democratica, mentre anche i socialisti della
maggioranza dicono no. Di «commedia degli inganni» parla Enrico Boselli. Che poi
sferra un attacco frontale a Veltroni che, accusa, «fa finta di non accorgersi che
l'apertura di Berlusconi sulla legge elettorale è strumentale e che non ha affatto
rinunciato alla spallata. Non vuole fare le riforme istituzionali che sono
indispensabili, e neppure un Governo di grande coalizione». Altolà anche dal Prc:
«La legge elettorale va discussa nel Parlamento italiano, non può essere
appannaggio in chiave privatistica di forze politica, seppur grandi», avverte il
segretario di Rifondazione comunista, Franco Giordano, mentre il leader dei Verdi,
ALfonso Pecoraro Scanio, rilancia «il bipolarismo unico antidoto contro gli
inciuci». E Francesco Rutelli? Il vicepremier preferisce parlare del no di
Berlusconi sulle riforme istituzionali invece che del sì sulla legge elettorale.

L'INCONTRO

| Tra Pd e Fi convergenze sul proporzionale con sbarramento. Il Cavaliere: ma poi


si vota. Il sindaco: fare anche le riforme costituzionali

Veltroni-Berlusconi, ora si tratta


GIANLUCA PETTINATO
ROMA. Non si farà nessun Governo di Grande coalizione; il dialogo sarà limitato
alla legge elettorale, ma senza una scadenza precisa per il voto, anche se
Berlusconi vuole tornare alle urne al più presto, mentre Veltroni ribadisce che
«più il Governo dura più sarà possibile fare le riforme». Resta invece lo scontro
sulle riforme costituzionali: «Non ci sono i tempi», spiega il Cavaliere. «Ma
senza di esse il lavoro resterebbe a metà», insiste Veltroni. Punti d'intesa sui
contenuti si registrano invece sulla legge elettorale, se è vero che il sindaco di
Roma parla chiaro e tondo di «convergenze rilevanti» sul proporzionale con
sbarramento. Parlare di accordo è ecFaccia a faccia un'ora e cessivo, ma se Silvio
Berlusconi e Walter Veltroni di- mezza alla Camera: «L'accordo scutono circa
un'ora e mezè possibile». Apertura anche za un motivo ci sarà. E si chiarisce
subito, quando i sui regolamenti parlamentari leader di Fi e Pd, al termine del
faccia a faccia più atteso del- cambia ed è che si torni al più presto la
settimana, convocano due distinte al voto». Berlusconi ha dato la sua diconferenza
stampa per spiegare sponibilità sul cosiddetto "Vassalcom'è andata. Berlusconi
dice che sì, lum", il sistema elaborato dai costi«l'intesa è possibile», Veltroni
gli fa tuzionalisti Vassalli e Ceccanti (un eco parlando di «convergenze rile-
proporzionale con sbarramento che vanti» sulla legge elettorale e, so- mette
insieme i sistemi tedesco e spaprattutto, mettendo in evidenza il fat- gnolo), che
resta il più gradito di Velto che il rivale non ha posto «alcuna troni. «Abbiamo
cercato di essere pregiudiziale» sulla data del voto pragmatici e di confrontarci
sul mo«per il confronto sulle riforme. Que- dello proposto da Veltroni - ha detto
il Cavaliere - che presenta Tramonta la Grande coa- punti di convergenza e altri
di divergenza ma a mio avlizione: «Non ne abbiamo par- viso risolvibili». Ovvio
che Veltroni sia soddisfatto, e lato, rappresentiamo forze ricordi che «bisogna
accelerare, perché se no c'è il che rimangono alternative» referendum...». Il
dialogo tra i due è stato evidensta è la novità del giorno», sottolinea il leader
del Pd, inviando così un mes- te anche nei toni. «Veltroni è stato saggio
rassicurante a Prodi che te- corretto», dice il Cavaliere dopo aver meva un
accordo tra i due che sacri- ascoltato la conferenza stampa di Velficasse la
durata del suo Esecutivo. I troni. E il segretario del Pd conferma: due leader
restano lontani però sui «Certo, dal clima che c'era un mese tempi della riforma
elettorale: Vel- fa si sono fatti grandi passi avanti. troni parla di «12 mesi per
le rifor- Mai come oggi il Paese sembra vicime», Berlusconi invece vuol fare nel
no a dotarsi di quelle regole tanto a lungo inseguite». Ma il sindaco di Ropiù
breve tempo possibile. Anche perché il leader di Fi non è ma spiega subito che Fi
e Pd restano disponibile sulle riforme istituziona- due forze che nascono e
restano alli, proprio perché l'allungamento dei ternative. Ne è prova il fatto che
«non tempi significherebbe allungare l'a- si è parlato di grosse koalition nel
mogonia del Governo. «La data delle ele- do più assoluto», conferma Berluzioni non
è pregiudiziale - conferma sconi.

Berlusconi -. Non abbiamo fissato alcuna data». Apertura, invece, all'ipotesi di


modificare i regolamenti parlamentari. Un clima che fa dire a Veltroni che con il
Cavaliere «c'è stata la condivisione che bisogna passare a un nuovo bipolarismo
fondato sulla coesione programmatica». A cominciare da quella legge elettorale che
per entrambi dovrà dare vita a un «sistema proporzionale, che però non rinunci al
bipolarismo». Berlusconi usa argomentazioni analoghe: «Per garantire democrazia e
il bipolarismo è indispensabile che ci siano due grandi partiti alternativi tra
loro. Siamo disponibili al confronto su una nuova legge elettorale. Ma la nostra
posizione politica non
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Prodi: ho sentito Walter, il dialogo è solo all'inizio


BOLOGNA. «Non ho nessun commento da fare. Ho sentito Veltroni ed era soddisfatto».
È sera, il faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni è terminato da
qualche ora, e il presidente del Consiglio, Romano Prodi, rispondendo ai
giornalisti circa l'esito dell'incontro, esprime la sua prima valutazione. Spiega
di avere avuto una telefonata con Veltroni dopo l'incontro, e l'esito appare per
il momento come una valutazione positiva: «Ho solo questa valutazione. Non ho che
da riferirlo. Questo - ha detto Prodi - è quello che mi ha detto Veltroni dopo il
colloquio e prima della conferenza stampa che credo comunque abbia rispecchiato
questo senso di soddisfazione per questo inizio di dialogo, ripeto inizio di
dialogo», sottolinea. Non è mancata la domanda a Prodi circa le affermazioni del
leader di Forza Italia, che ha ringraziato Veltroni per la solidarietà espressagli
a seguito delle minacce di Bin Laden, ma ha anche ironicamente sottolineato come
la stessa solidarietà non l'abbia ricevuta dal premier. La risposta di Prodi stata
lapidaria: «La buona educazione mi impedisce di rispondere».
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Se son rose fioriranno. Silvio Berlusconi ha incontrato il leader del Pd Walter


V
Veltroni

L'EX PM
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| Il leader dell'Idv vuole la verifica: «Lavoro ad un'area laica e liberale. Il


bipolarismo resti»
siamo in condizione di stabilire un'alleanza con la sinistra massimalista».
Insomma, basta con i ricatti dei comunisti. Tuttavia Di Pietro, pur ribadendo «la
fiducia al governo Prodi», si dice anche «disponibile alla verifica» chiesta per
gennaio proprio dai "nemici" dalla sinistra comunista e massimalista, «purché
tutte le cose da fare siano già scritte nel programma dell'Unione e purché anche a
noi sia consentito dire la nostra». Di Pietro ripete che il suo partito «non farà
né ricatti né ostruzionismi come chi oggi, forte del proprio voto in senato, pone
insopportabili pregiudiziali». Anche s e non pronuncia mai la parola, Di Pietro,
di fatto, torna a chiedere un rimpasto di governo. Il leader dell'Idv la chiama
«una riorganizzazione del Governo sul piano funzionale, compresa la riduzione del
numero dei ministri e dei sottosegretari in base al testo di riforma all'esame
della Camera». Che, però, se approvato, entrerà in vigore solo con il prossimo
Esecutivo. Un obiettivo, questo, rispetto al quale l'ex Pm «mette a disposizione
anche il suo stesso ministero». Di Pietro sottolinea che per il suo partito «resta
prioritario» il dialogo con il Pd. «Tuttavia - prosegue - deve essere lo stesso Pd
a chiarire che collaborazione vuole intrattenere con noi». Ancora una volta,
dunque, il problema sta nel rapporto con la sinistra estrema «che si basa su
ideologie passate», per cui «il cerino delle alleanze per ora è nelle mani del
Pd». Infine la legge elettorale. Di Pietro chiede che innanzitutto si difenda il
bipolarismo: «Il sistema bipolare resta un perno, perché è necessario che i
cittadini che vanno a votare sappiano prima chi votano, perché e quale sarà
l'alleanza di governo. Farlo dopo significa votare al buio».
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Di Pietro: mai più coi comunisti


ROMA. «Per questa legislatura ribadiamo la nostra fiducia al governo Prodi, sia
per ciò che ha fatto sia per rispetto degli elettori». Ormai non passa giorno che
la maggioranza non si destrutturi. Non fa eccezione l'Italia dei Valori. A mettere
le carte sul tavolo è Antonio Di Pietro (nella foto) che, dopo una riunione
dell'esecutivo nazionale del partito, spiega il suo nuovo progetto: «Per il futuro
ci impegniamo a costruire un'area politica più vasta, liberale, laica, post
ideologica, con i valori della solidarietà e del libero mercato». La domanda,
però, resta chi saranno i nuovo compagni di viaggio di Di Pietro: l'Idv, è la
risposta dell'ex pm, la farà «con chi ci sta, con chi vuole fare, perché l'epoca
della ideologia è finita». Di Pietro quindi dialogherà «con tutti e se si chiamerà
cosa bianca o in un altro modo non so». Una cosa certa però c'è già: «Per la
prossima legislatura non
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A DICEMBRE

OGGI A ROMA E MILANO PROTESTA ANTI-TAGLI


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IL VERTICE DI NIZZA
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Giordano: la Cosa Rossa si farà, ma solo se uniti


I prossimi 8 e 9 dicembre a Roma la Cosa Rossa «si farà, sarà un grandissimo
evento e immagino ci sarà una enorme partecipazione». Lo sostiene il segretario di
Rifondazione comunista Franco Giordano (nella foto), all'indomani dello strappo in
aula alla camera sul welfare. La Cosa rossa dunque si farà «perché c'è un popolo
in Italia che ha bisogno di una sinistra unitaria e plurale - prosegue - né
frantumata e né divisa, che deve costruire una cultura politica nuova di
trasformazione della società italiana». Per questo il segretario di Rifondazione
lancia una stoccata al Pdci: «Naturalmente l'investimento strategico che noi
facciamo su un soggetto unitario e plurale è tale per cui dobbiamo posizionarci
tutti su di un terreno unitario».
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BOLOGNA.

Sicurezza, poliziotti in piazza contro il Governo An al fianco degli agenti,


Casini attacca Amato
ROMA. «L'esclusione delle forze dell'ordine dai lavori usuranti nella nuova
riforma previdenziale l'ennesimo schiaffo in faccia a chi tutti i giorni rischia
la vita sulle strade. Dopo i tagli al Viminale e i ridicoli aumenti di stipendio,
l'Esecutivo dimostra ancora una volta la sua ostilità nei confronti degli uomini
in divisa». Il capogruppo di An alla Camera, Ignazio La Russa, spiega così le
motivazioni con cui il partito oggi «scenderà nelle piazze italiane al fianco
delle forze dell'ordine per sostenere le loro legittime richieste». Le
manifestazioni saranno due, oggi, a Roma e a Milano, per protestare contro i
contenuti della Finanziaria relativi al comparto Difesa e Sicurezza: contenuti
definiti dai sindacati delle Forze di polizia e dai Cocer delle Forze armate
«assolutamente insoddisfacenti». A Roma la manifestazione è stata indetta dalle
segreterie dei sindacati di polizia Siulp, Siap-Anfp, Silp per la Cgil, Consap-
Italia sicura, Fsp-Ugl, Coisp e
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Roma-Parigi: è pace sulle note di 'o sole mio


NIZZA. Roma e Parigi firmano due importanti accordi sul nucleare e la rete
elettrica e si lasciano alle spalle un contenzioso che avvelenava da tempo i
rapporti tra i due Paesi. Non a caso, Romano Prodi e Nicolas Sarkozy parlano senza
mezzi termini di "pax elettrica" e di intese «estremamente importanti». Il
rinnovato feeling tra i due Paesi si è concretizzato anche attraverso parole di
stima e simpatia tra Prodi e Sarkozy. Un crescendo che ha portato il presidente
francese a prefigurare un percorso comune, in Europa e nel Mondo, tra Francia e
Italia, «mano nella mano». Ma, parole a parte, il nuovo inquilino dell'Eliseo ha
voluto dimostrare plasticamente al suo «amico» Romano l'affetto e la simpatia che
nutre per l'Italia prima trascinando il Professore in due bagni di folla per le
strade di Nizza, tra ovazioni e strette di mano. Poi coinvolgendolo, in un noto
ristorante della città, in una kermesse canora che ha visto nel repertorio anche
'O sole mio. Prodi è stato accolto con un calore tutto mediterraneo dal presidente
francese e dai nizzardi.
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Uilps, «con l'adesione - si legge in un comunicato congiunto - dei sindacati delle


altre Forze di polizia e dei Cocer delle Forze armate». Appuntamento alle 9:30 in
piazza della Repubblica, poi il corteo. A Milano, invece, su iniziativa di Sap
(Sindacato autonomo di polizia), Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria)
e Sapaf (Sindacato autonomo polizia ambientale forestale), insieme al Conapo
(Sindacato autonomo vigili del fuoco) e ad altre sigle sindacali, scenderanno in
piazza «'migliaia di agenti liberi dal servizio» per protestare «contro la
Finanziaria 2008, che non stanzia risorse adeguate per la sicurezza, che lascia a
piedi le volanti e che regala 5 euro al mese di aumento ai poliziotti». E un duro
attacco al ministro dell'Interno, Giuliano Amato, lo scaglia Pier Ferdinando
Casini: «Così non si può andare avanti, questo Governo deve scendere dal pero
impegnarsi per difendere i cittadini che sono vessati dalla delinquenza», tuona il
leader dell'Udc parlando a Bari.

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