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LA FILOSOFIA DEL 900 1.

Panorama introduttivo: la polemica tra analitici e continentali Il panorama filosofico del 900, assai complesso e variegato, per cui non basterebbe probabilmente un intero anno scolastico per trattarlo analiticamente, vede delinearsi una innegabile spaccatura tra due scuole di pensiero: la filosofia analitica e quella continentale, diverse sia per le premesse da cui partono e per le tesi a cui giungono, che per lessico, metodo, stile, finalit, tanto da apparire quasi come due mondi culturali reciprocamente piuttosto ostili. Trovare una data di nascita per la loro genesi peraltro impossibile. a filosofia analitica si sviluppa prevalentemente nei paesi di lingua inglese, mentre quella continentale fa riferimento ad una conce!ione filosofica manifestatasi perlopi" nell#$uropa continentale. %aturalmente, esistono ecce!ioni a questa schemati!!a!ione di fondo: per esempio, la filosofia analitica si fatta strada anche nei paesi scandinavi, mentre il pragmatismo americano ha pi" a che fare con tematiche affini alla filosofia continentale che a quella analitica. &eraltro, esistono filosofie come lo strutturalismo, che difficilmente possono essere inserite in uno dei due stili di pensiero, anche perch' nasce in un contesto continentale per poi svilupparsi in maniera significativa negli ()*. Inoltre, va tenuto presente che buona parte delle tesi degli analitici, sedimentatesi negli ambienti delle universit di +ambridge e ,-ford, prendono le mosse da pensatori e filosofi della scien!a che in realt nascono e muovono i loro primi passi in un contesto continentale#, come accade a .ittgenstein, il neopositivismo viennese e &opper. /uindi, almeno in un primo momento ci troviamo di fronte pi" a differen!e di prospettiva filosofica che non di area geografica. 0#altra parte, come sosteneva %iet!sche, 1non esistono fatti, ma soltanto interpreta!ioni2 e quella proposta vuol essere appunto un#interpreta!ione, che fa capo ad un#imposta!ione forse un po# schematica, la quale peraltro sinteti!!a una contrapposi!ione innegabile sviluppatasi nel panorama filosofico novecentesco. a preliminare presenta!ione di tre rilevanti nodi focali intorno a cui si dipanata la matassa del dibattito pu3 aiutare ad inquadrare i termini della questione: a) In primo luogo, sia gli analitici che i continentali si sono spesso presentati come coloro che pretendono di tagliare i ponti con la filosofia precedente, nel senso che polemi!!ano entrambi con la tradi!ione metafisica, tendente spesso a delineare un#imposta!ione fondazionalista della filosofia, secondo cui si pu3 fondare o giustificare filosoficamente la possibilit del sapere 4e della stessa scien!a5, partendo da un fondamento o principio originario 4unico o plurimo5 auto 6 evidente, tale da non poter essere messo in discussione. )appiamo che la filosofia greca si era presentata come epistme, sapere incontrovertibile e indiscutibile dall#alto dell#eviden!a ra!ionale delle sue proposi!ioni e la stessa filosofia moderna, con la linea di pensiero cartesiano 7 idealistica aveva proseguito su questa falsariga 4 non certamente 8ant, che vuole s9 giustificare le condi!ioni di possibilit della scien!a, ma che esclude di poter dedurre la realt da un principio primo, quale sicuramente non #Io penso5. *nalitici e continentali escludono tale possibilit, di deriva!ione metafisica. b) In secondo luogo, la polemica tra i due schieramenti verte sulla natura del linguaggio e sul suo rapporto con il mondo: qui emergono due visioni contrapposte, accomunate tuttavia dal credere che la storia del pensiero si divida in un prima e un dopo la svolta linguistica impressa dalla filosofia anglosassone alla filosofia del 1

900, da un lato e per i continentali in un prima e un dopo la consapevole!!a del valore fondamentale dell#ermeneutica, atteggiamento culturale che sembra contraddistinguere gli appartenenti a tale stile di pensiero. %aturalmente, tali concetti saranno espressamente spiegati nel corso della tratta!ione. c) In ultima analisi, tanto gli analitici quanto i continentali delineano un nuovo modo di concepire e praticare l#argomenta!ione filosofica, per cui si fa strada l#idea secondo cui la filosofia si presenta come meta ! filosofia, ossia come un discorso filosofico sulla filosofia stessa 4una sorta di filosofia della filosofia5. %aturalmente, chi scrive in questo contesto chiamato a fare della scelte. &erci3, si tenga presente che la tratta!ione dei temi della filosofia analitica far riferimento alla filosofia del gi citato .ittgenstein, del neopositivismo del +ircolo di :ienna e dell#epistemologia popperiana, da un lato; dall#altro, per quanto concerne i continentali, rimandando in sede manualistica all#analisi dei caratteri fondamentali dell#esisten!ialismo, ci occuperemo qui del pensiero di <artin =eidegger. "#a$ Il primo% &itt'enstein Il viennese ud>ig .ittgenstein 4?@@96?9A?5, a lungo professore di filosofia al TrinitB +ollege di +ambridge, lega la sua fortuna ad un testo destinato a fare epoca nella filosofia della scien!a del 900: il Tractatus logico philosophicus 4?9C?5. e sue idee centrali sono le seguenti: 6 6 6 6 6 1Il mondo tutto ci3 che accade2 4ossia, i fatti5; 1+i3 che accade, il fatto, l#esisten!a dei fatti atomici2; 1 a raffigura!ione logica dei fatti il pensiero2; 1Il pensiero la proposi!ione esatta2; 10i ci3 di cui non si pu3 parlare si deve tacere2;

+i3 che .ittgenstein chiama pensiero o proposi!ione raffigura, rispecchia proiettivamente la realt. +on le nostre raffigura!ioni ci rappresentiamo il mondo, per cui ad ogni elemento costitutivo del reale ne corrisponde un altro nel pensiero. a realt costituita da fatti atomici, composti a loro volta da oggetti semplici. *nalogamente, il linguaggio formato da proposi!ioni complesse 4molecolari5, che si possono dividere in proposi!ioni o atomiche 4elementari5 non ulteriormente scomponibili in altre proposi!ioni. e proposi!ioni elementari sono il corrispondente dei fatti atomici e sono combina!ioni di nomi, corrispondenti a loro volta ad oggetti. 1)ocrate ateniese2 una proposi!ioni atomica, che descrive il fatto atomico per cui )ocrate ateniese; 1)ocrate ateniese e maestro di &latone2 una proposi!ione molecolare, che riflette il fatto molecolare per cui )ocrate ateniese e maestro di &latone. a proposi!ione atomica la pi" piccola entit linguistica di cui si pu3 predicare il vero e il falso. Il fatto atomico ci3 che rende vera o falsa una proposi!ione atomica. Il fatto molecolare una combina!ione di fatti atomici che rende vera o falsa una proposi!ione molecolare. In sintesi, queste sono le idee centrali del Tractatus. %aturalmente, l#unico criterio per accertare se le proposi!ioni atomiche e molecolari siano vere o false la verifica empirica, ossia accertare, tramite l#esperien!a, se i fatti da esse descritte esistano o no. $gli presenta qui una conce!ione rigorosamente realistica del rapporto tra pensiero 7 linguaggio 6 realt. Tuttavia, .ittgenstein si rende conto che , sebbene quello della scien!a sia l#unico linguaggio che abbia senso in grado di rappresentare proiettivamente il 2

mondo, tuttavia al di l di esso c# l#inesprimibile: 1 Non come il mondo sia, ci che mistico, ma che esso sia.2 4prop. D.EE5. $ ancora: 1Il senso del mondo devessere fuori di esso. Nel mondo tutto come , e tutto avviene come avviene; non v in esso alcun valore, n, se vi fosse, avrebbe un valore. ! prop. D.E?5. " Noi sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto risposta, i nostri problemi vitali non sarebbero neppure toccati. #erto allora non resta pi$ domanda alcuna; e appunto %uesta la risposta. ! prop. D.AC5 Indubbiamente, il Tractatus stato uno dei libri di filosofia pi" influenti di tutto il FF secolo. I neopositivisti in particolare, come vedremo tra poco, pur respingendone la parte mistica#, ne accettarono quella antimetafisica, assumendo l#idea di una filosofia come attivit chiarificatrice del linguaggio scientifico e non dottrina a se stante. :a tuttavia chiarito che le differen!e tra .ittgenstein e il neopositivismo sono notevoli. In una lettera all#editore von GicHer del ?9?9, con cui il filosofo viennese stava trattando per la pubblica!ione della sua opera, .ittgenstein sostenne che il suo lavoro si divideva in due parti: 1 &i %uello che ho scritto, ed inoltre di %uello che non ho scritto. ' proprio %uesta seconda parte %uella importante. (uello che non scritto, %uello che non detto poich non dicibile scientificamente la parte pi$ importante) letica e la religione. (n Tractatus, dunque, che si divide in due parti, le quali si completano a vicenda: la prima logica e filosofica, la seconda per cos9 dire mistica#. I neopositivisti non sepper comprendere tutto ci3 e bollarono come non senso la mistica di .ittgenstein, come fecero con tutta la metafisica. In effetti, sia per l#influen!a che ebbe sulla genesi del %eopositivismo, che gra!ie all#introdu!ione che Iertrand Jussell fece al Tractatus, tutta una genera!ione di allievi pot' vedere in quest#opera la Iibbia del neopositivismo. In effetti, innegabile che qualcosa in comune ci fosse: .ittgenstein aveva tracciato una netta linea di demarca!ione tra ci3 di cui si pu3 parlare 4e il mondo si pu3 descrivere qualora se ne conoscano tutti i fatti atomici5 e ci3 di cui si deve tacere. )ia per il filosofo viennese che per i %eopositivisti, come vedremo, la metafisica non ha senso, poich' pretende di descrivere ci3 che va al di l dei fatti empirici. )olo che per il neopositivismo ci3 di cui possiamo parlare tutto ci3 che conta nella vita. &er il filosofo viennese, viceversa, tutto quello che conta nella vita proprio ci3 di cui, secondo lui, necessario tacere. "#($ Il neopositivismo viennese +i possiamo chiedere il motivo per cui una filosofia della scien!a come il neopositivismo abbia trovato proprio a :ienna terreno fertile per potersi sviluppare. * tal fine, occorre sapere che, a differen!a della maggior parte delle altre universit tedesche, :ienna si era mantenuta, in virt" dell#influen!a della +hiesa cattolica, sostan!ialmente immune dall#idealismo. Gu proprio la mentalit scolastica, oltre al prevalente orientamento politico liberale della seconda met dell#@00 4figlio dell#illuminismo e dell#empirismo5, a preparare il campo per l#approccio logico alle questioni filosofiche. Tra i principali rappresentanti di quello che passa alla storia con il nome di Circolo di Vienna , un gruppo di discussione composto da vari studiosi che si riuniva il venerd9 sera, vanno ricordati almeno )chlicH, %eurath e +arnap. &roprio gli ultimi due, insieme al matematico =ahn, pubblicarono nel ?9C9 il manifesto programmatico del *einer +reis: ,a conce-ione scientifica del mondo. I concetti chiave di tale imposta!ione sono i seguenti: a) Il principio di verificazione costituisce il criterio di distin!ione tra proposi!ioni sensate e insensate; tale principio infatti il criterio di significan!a delimitante la sfera del linguaggio sensato dal linguaggio sen!a senso. 3

b) In base a tale presupposto, hanno senso unicamente le proposi!ioni in grado di essere verificate a livello empirico o fattuale 4ossia, le asser!ioni delle scien!e empiriche. c) <atematica e logica costituiscono complessi di tautologie, stipulate in modo conven!ionale e incapaci di dire alcunch' sul mondo 4come sostenuto dallo stesso .ittgenstein5; d) <etafisica, etica e religione, non essendo costituite da concetti e proposi!ioni empiricamente verificabili, sono questioni apparenti che si basano su pseudoconcetti. e) Il filosofo serio deve operare un#analisi della semantica 4rapporto tra linguaggio e realt cui esso si riferisce5 e della sintattica 4rela!ioni dei segni di un linguaggio tra di loro5 di quello che l#unico linguaggio significante, cio il discorso scientifico. f) &ertanto, la filosofia si configura come attivit chiarificatrice del linguaggio 4scientifico5 e non dottrina a s'. +ome gi .ittgenstein aveva sostenuto, la maggior delle proposi!ioni espresse nella storia della filosofia non sono false, ma semplicemente prive di senso. &artendo da tali presupposti, )chlicH paragon3 i metafisici ad attori che recitano la loro insulsa parte anche dopo che la platea si svuotata. +arnap, da canto suo, sostenne che 1i metafisici sono musicisti sen-a talento musicale2: la metafisica sorge quando si accettano come significanti termini che non hanno riferimento nell#esperien!a e con tali termini 4assoluto, cosa in s', sostan!a5 si producono frasi che pretendono di parlarci della realt sen!a poterlo. *lle riunioni del circolo il pi" radicale era sicuramente %eurath, il quale, durante la lettura e la discussione del Tractatus di .ittgenstein, interrompeva spesso esclamando 1<etafisica2, irritando non poco )chlicH. =ahn si pose come conciliatore, proponendo a %eurath di dire solo <#. Gu lo stesso %eurath, allora, a fare un#altra proposta: 1.enso che risparmieremmo tempo e fatica se dico /Non 0 ogni volta che il gruppo non sta parlando di metafisica2. $gli conduceva una autentica battaglia, come se si trattasse di andare contro un nemico politico. Jiguardo al principio di verifica!ione, aspetto fondamentale del neopositivismo, due precisa!ioni sono di obbligo: in primo luogo, le proposi!ioni metafisiche non sono false, ma prive di senso: falso ci3 che smentito dall#esperien!a, insensato ci3 che non verificabile; in secondo luogo, la verificabilit di principio, non di fatto: pu3 darsi benissimo che una proposi!ione sia sensata e teoricamente verificabile, ma che noi non possediamo i me!!i tecnici per verificarla in un determinato momento storico. a proposi!ione 1sull#altra faccia della luna esistono montagne alte K000 metri2 sensata, sebbene ci manchino i me!!i tecnici per verificarla. &ertanto, non ci sono fonti accreditate di conoscen!a oltre l#esperien!a: non c# nessun giudi!io sintetico a priori e nessuna intui!ione. e parole hanno un significato solo quando indicano qualcosa di fattuale, le asser!ioni hanno senso solo se esprimono un possibile stato di cose: solo se saremo in grado di decidere in base ai dati empirici, sar possibile trarci fuori 1da quell#inestricabile groviglio di problemi che noto sotto il nome di filosofia2. Tuttavia, le critiche al principio di verifica!ione non tardarono a farsi sentire. )oprattutto, pareva di trovarci di fronte ad un dilemma: se il criterio un#asser!ione fattuale, allora non pi" una norma assoluta con cui giudicare il linguaggio come significante o non significante; se la si vuole affermare come norma, si cade in una impasse, poich' la norma, in base al suddetto principio, non ha senso 4dal momento che va al di l di ci3 che fattuale5. %el tentativo di superare le difficolt di questa prima fase del +ircolo di :ienna 4la cosiddetta fase semantica5, %eurath prima e +arnap poi danno una dire!ione sintattica o fisicalista al neopositivismo. $# necessario porsi fin dall#ini!io in una prospettiva in cui tutte le proposi!ioni debbano risultare intersoggettive, quindi universalmente condivise. 4

* tal fine, il linguaggio non rappresenta fatti, ma un fatto fisico, ossia un insieme di suoni e di segni. a teoria della verit come corrisponden!a tra una proposi!ione e un fatto, ancora accettata dal primo .ittgenstein, sostituita da quella della verit come coeren!a tra proposi!ioni. (na proposi!ione corretta se si accorda con le altre accettate e riconosciute nel contesto delle scien!e, altrimenti non corretta. )olo cos9 sar possibile progettare un#enciclopedia delle scien!e unificata, utili!!ando l#unico linguaggio sensato, quello delle scien!e fisiche. 0al canto suo, )chlicH mosse rilevanti obie!ioni a tale deriva fisicalista dei colleghi: tale posi!ione conven!ionalista considera valido ogni linguaggio non contraddittorio. &eraltro, questo non sufficiente a rendere ragione della scien!a, poich' anche una favola ben congegnata pu3 essere non contraddittoria, sen!a per questo essere ritenuta scientifica. I conven!ionalisti fuoriescono dall#empirismo, nel momento in cui sembrano dimenticare che lo scopo delle parole di occuparsi di cose diverse dalle parole. a filosofia del secondo .ittgenstein e l#epistemologia di &opper si porranno su una strada decisamente diversa. "#c$ Il secondo &itt'enstein: le Ricerche filosofiche )e il pensiero del primo .ittgenstein aveva spronato il +ircolo di :ienna alla formula!ione di un linguaggio rigorosamente universale e perfetto alla base della scien!a, la svolta del pensatore austriaco port3 in un#altra dire!ione. Il contatto con il linguaggio reale dei bambini delle scuole elementari, dove per alcuni anni egli svolse l#attivit di maestro, influen!3 indubbiamente le ricerche di .ittgenstein, inducendolo a scrivere, tra il ?9EA e il ?9E@ le 1icerche filosofiche, che elaborano la teoria dei 'ioc)i lin'uistici. /uando noi parliamo ed elaboriamo proposi!ioni, con esse facciamo le cose pi" diverse. Iasti pensare alle esclama!ioni *cquaL#, *hiL#, *iuto#, Iello#. I giochi linguistici che produciamo con il linguaggio sono i pi" svariati e tale molteplicit non fissa, ma passibile di dar luogo a nuovi giochi linguistici. )e il linguaggio un insieme di giochi di lingua, il significato di una parola coincide con il suo uso. $ l#uso ha delle regole, che si apprendono con l#educa!ione. * questo punto dobbiamo chiederci: quando i filosofi usano certe parole, tipiche del linguaggio metafisico, esse vengono mai effettivamente usate nel linguaggio quotidianoM a filosofia costringe ad un uso univoco del linguaggio, adeguandolo for!atamente a possibilit assai ristrette e creando crampi mentali. /uando viceversa la filosofia diventa attivit chiarificatrice del linguaggio, essa assume un ruolo terapeutico, cio terapia delle malattie del linguaggio: deve mostrare, suggerire usi e possibilit a cui non avevamo mai pensato, al di l delle prospettive anguste della filosofia tradi!ionale. 0escrivendo gli innumerevoli usi del linguaggio, la filosofia deve dissolvere i suoi falsi problemi in cui per secoli si aggrovigliata. 1 (ual il tuo scopo in filosofia2 Indicare alla mosca la via di uscita dalla bottiglia. +i3 che d significato alle parole l#uso che se ne fa nel linguaggio comune: questo il nuovo criterio di significan!a, non pi" la verificabilit empirica, ma anali!!are l#impiego che nei vari giochi linguistici viene fatto dei vari termini per controllare se esso effettivamente conforme all#uso comune.

"#d$ L%epistemolo'ia di *arl Popper +,90"!,99-$ %ella ,ogica della scoperta scientifica 4?9A95, &opper rimprovera agli analisti del linguaggio la falsa creden!a che non ci siano genuini problemi filosofici o quanto meno, se essi esistono, riguardano l#uso linguistico o il significato delle parole. *n!ich' preoccuparci delle parole e del loro significato, prendiamo in esame le teorie, i ragionamenti e la loro validit. Ini!iamo dunque dal confrontarci con una teoria del ragionamento, l#indu!ione. $bbene, secondo &opper essa non esiste. $sistono due tipi di procedimento induttivo: la prima l%induzione ripetitiva +o per enumerazione 5, che si fonda su osserva!ioni spesso ripetute, che dovrebbero fondare generali!!a!ioni alla base della teoria. In realt, nessun numero di osserva!ioni di cigni bianchi riesce a stabilire che tutti i cigni sono bianchi. *llo stesso modo, per quanti spettri di atomi di idrogeno osserviamo, non saremo mai in grado di stabilire che tutti gli atomi di idrogeno emettono spettri dello stesso genere. &erci3, l#indu!ione per enumera!ione non pu3 fondare nulla. Il secondo tipo di indu!ione usata quella eliminatoria, fondata sul metodo dell#elimina!ione o confuta!ione delle false teorie. Iacone e <ill credevano che, eliminando tutte le teorie false, si possa far valere la teoria vera. %on si rendevano per3 conto che il numero delle teorie rivali sempre poten!ialmente infinito, sebbene in ogni momento particolare possiamo prendere in esame soltanto un numero finito di teorie. 1Il fatto che per ogni problema esiste sempre uninfinit3 di solu-ioni logicamente possibili uno dei fatti decisivi di tutta la scien-a; una delle cose che fanno della scien-a unavventura cos4 eccitante. 'sso infatti rende inefficaci tutti i metodi basati sulla mera routine. 5ignifica che, nella scien-a, dobbiamo usare limmagina-ione e idee ardite, anche se luna e le altre devono sempre essere temperate dalla critica e dai controlli pi$ severi. In definitiva, il tentativo di basare l#indu!ione sull#esperien!a fallisce, perch' conduce necessariamente ad un regresso all#infinito. *lla teoria dell#indu!ione sempre stata associata un#altra idea, il fatto che la mente sia tabula rasa. /uesto aspetto, che &opper definisce osservativismo, in realt un mito. %oi siamo invece tabula plena, una lavagna piena di segni impressi in noi dalla tradi!ione o dall#evolu!ione culturale. (n esperimento presuppone sempre qualcosa da provare: questo qualcosa sono le ipotesi o congetture che si inventano per risolvere problemi. a mente non pu3 essere mai purgata da pregiudi!i e la ricerca dunque non parte mai da osserva!ioni, bens9 da problemi, per risolvere i quali c# bisogno della crea!ione di idee nuove finali!!ate alla risolu!ione di quel problema. e idee scientifiche hanno le fonti pi" disparate: possono scaturire dal mito, dalla metafisica, dal sogno, dalle emo!ioni; ci3 che importa che esse vengano provate di fatto e, per poter essere tali, esse debbono essere controllabili di principio. a ricerca ini!ia dunque dai problemi: essi esistono per essere risolti, sostiene &opper. $ per farlo, occorre inventare ipotesi che equivalgono a tentativi di risolu!ione. (na volta proposte, le ipotesi vanno provate. ,ra, dato un problema & e una teoria T proposta come solu!ione, noi diciamo: se T vera, allora dovranno darsi le conseguen!e p?, pC, pK, N pn; se ci3 accade la teoria confermata, in caso contrario essa falsificata. 1 Io ammetter certamente come empirico o scientifico, soltanto un sistema che possa essere controllato dallesperien-a. %ueste considera-ioni suggeriscono che, come criterio di demarca-ione, non si deve prendere la verificabilit3, ma la falsificabilit3 di un sistema. In altre parole) da un sistema scientifico non esiger che sia capace di essere scelto, in senso positivo, una volta per tutte, ma esiger che la sua forma logica sia tale che possa essere messo in eviden-a, per me--o di controlli empirici, in senso negativo) un sistema empirico deve poter essere confutato dallesperien-a . &erci3, conclude &opper in #ongetture e confuta-ioni, 1tutta la conoscen-a scientifica ipotetica e congetturale 2. )e da una teoria non possibile estrarre conseguen!e empiricamente controllabili 4se non cio falsificabile5, essa non scientifica. &u3 anche darsi che un#ipotesi metafisica possa 6

in futuro diventare scientifica, come accaduto con l#atomismo di 0emocrito. In questa conce!ione ipotetica e fallibilista della scien!a, i controlli non si arresteranno mai: per quante conferme una teoria possa aver ricevuto, essa non sar mai certa, perch' il prossimo controllo pu3 smentire la teoria. <entre miliardi di conferme non rendono certa una teoria, un solo fatto negativo pu3 smentirla e falsificarla. <a proprio questa asimmetria ad essere fondamentale: per quante conferme abbia ricevuto, una teoria resta poten!ialmente smentibile e allora bisogna tentare di falsificarla, perch' prima si trova l#errore, prima lo si potr eliminare elaborando una teoria migliore della precedente. )ta qui tutta l#importan!a dell#errore nell#epistemologia popperiana. * questo punto possiamo notare come la teoria della mente come tabula plena sembra richiamare alla mente la tesi Hantiana di una realt strutturata dalle fun!ioni mentali del nostro intelletto. &opper stesso ammette una certa affinit, affrettandosi tuttavia a puntuali!!are la propria differen!a con la conce!ione di 8ant: mentre per il filosofo di 8onigsberg gli schemi della mente sono necessariamente validi, in quanto la natura non pu3 contraddirli 4di fatto la natura da noi cos9 percepita. +ome possibileM )ulla base delle nostre strutture mentali disposte in un certo modo5, secondo &opper essi sono pure ipotesi che l#esperien!a sempre in grado di smentire, ossia congetture. $sse sono certamente a priori, a livello logico e psicologico, ma non valide a priori dal punto di vista gnoseologico. )econdo l#epistemologo viennese la scien!a non epistme, sapere indiscutibile: la scien!a non ha a che fare con la verit, ma con mere congetture. $gli rifiuta il modello giustifica!ionista e fonda!ionalista del sapere: non crede che la scien!a abbia un fondamento certo che la filosofia avrebbe il compito di scoprire e legittimare teoricamente; an!i, sostiene, tutte le filosofie fino ad oggi sono state giustifica!ioniste, anche quelle che facevano riferimento allo scetticismo e all#irra!ionalismo, perch', nel momento in cui denunciano il fallimento della ricerca di simili presupposti, essi non fuoriescono dalla questione della giustifica!ione del sapere. a nostra conoscen!a problematica e incerta, e dunque fallibile e correggibile; il problema di come possiamo giustificare la nostra conoscen!a privo di senso, poich' l#uomo non pu3 accedere alla verit, ma alla ricerca di essa, che sen!a fine. $cco spiegato il motivo per cui &opper cita il non sapere socratico e lo stesso $instein, quando sostiene l#incerte!!a del sapere scientifico riguardante la realt. #errore dunque pedagogicamente significativo ed parte integrante del sapere. 0a qui la sua critica verso il mar-ismo e la psicanalisi, che l#esperien!a non pu3 confutare: mentre la dottrina di $instein ha un potere esplicativo limitato, nel senso che non pretende di spiegare tutto, ed aperta a possibili smentite, le suddette teorie sono a maglie larghe, in quanto insufficientemente falsificabili. *n!i, i suoi seguaci, invece di prendere atto della confuta!ione della realt, scorgono in essa un incessante flusso di conferme 4quante volte la storia del 900 ha smentito le previsioni di <ar-M a stessa psicoanalisi, sulla base dei suoi concetti non empiricamente verificabili, come inconscio, sublima!ione, )uper Io, pu3 adattare a s' i pi" disparati comportamenti umani e magari spiegarli in modo opposto a seconda dei vari tipi di teoria psicoanalitica, facenti capo a Greud, Oung, *dlerM +hi ha ragioneM %on lo sapremo mai, perch' l#esperien!a non sar mai in grado di falsificarle5. Tre conclusioni sono a questo punto chiare: primo, il fatto che un asserto non sia scientifico non detto che sia insensato. I neopositivisti lanciarono accuse e insulti di ogni genere alla metafisica, ma con il principio di verifica!ione reintrodussero la metafisica nella scien!a, visto che le leggi stesse di natura non sono verificabili in modo definitivo, ma solo smentibili. 0#altra parte, innegabile come accanto a idee metafisiche che arrestarono il cammino della scien!a, ce ne sono state altre che lo hanno aiutato. +ome se non bastasse, la scoperta scientifica impossibile sen!a la fede in idee di natura puramente speculativa, che non sono scien!a fino a quando non divengano controllabili. )econdo, in 0iseria dello storicismo &opper acuir ulteriormente la sua critica verso il mar-ismo e tutte 7

quelle teorie di impianto olistico, per le quali sarebbe possibile cogliere la totalit di un oggetto, di un evento, di un gruppo o di una societ, e parallelamente trasformarla dal punto di vista pratico 7 politico, proprio in quanto si ritiene di aver scoperto le ferree leggi che governano la storia. Il metodo dialettico ne un classico esempio. )econdo &opper, un grave errore metodologico ritenere che noi possiamo capire la totalit di un processo dal pi" piccolo e magari insignificante pe!!o di mondo, poich' tutte le teorie possono cogliere soltanto aspetti selettivi della realt e per principio sono infinite di numero e falsificabili. 0al punto di vista operativo, l#olismo si traduce pericolosamente nell#utopismo, in virt" della sua voca!ione alla profe!ia storico 7 sociale e nel totalitarismo per quanto concerne la prassi politica. )appiamo bene come il filosofo viennese abbia indicato, ne ,a societ3 aperta e i suoi nemici , in &latone, =egel e <ar- i precursori del totalitarismo: la loro imposta!ione proprio di stampo olistico, totali!!ante, pretendendo cio di cogliere ogni aspetto del reale. a giusta domanda politica non tanto 1chi deve comandare2, quanto piuttosto 1come possibile controllare chi comanda e sostituirli sen!a spargimento di sangueM2. &er questo il fallibilismo di &opper si riflette anche in ambito politico: egli il teorico della democra!ia e della societ aperta, da liberale progressista qual : al metodo rivolu!ionario, definito di meccanica utopistica o di in'e'neria olistica, egli contrappone la tecnica sociale a spizzico, che prescrive interventi limitati e graduali, andando avanti un passo alla volta, sen!a promettere paradisi che poi si rivelano inferni veri e propri, sen!a porre fini assoluti, ma procedendo anche qui per via sperimentale, essendo disposti a correggere me!!i e fini in base alle circostan!e concrete e ai risultati ottenuti. )olo cos9 si riescono a controllare i mutamenti sociali evitando derive impreviste e pericolose, mantenendo quel bene pre!ioso e sacro che la libert. (n metodo chiaramente riformista. In ultima analisi, stato giustamente sostenuto che &opper sta ad $instein come 8ant sta a %e>ton. Infatti, mentre il criticismo la giustifica!ione teorica della scien!a galileiano 7 ne>toniana, che come questione di fatto esso non mette in dubbio 4la #ritica della 1agion pura ci presenta un universo deterministico e meccanicistico cos9 come %e>ton lo aveva descritto, al di l della differen!a riguardo alla conce!ione del tempo e dello spa!io5, dal canto suo la rivolu!ione epistemologica di &opper risente di quella scientifica compiuta da $instein: il filosofo viennese rimase colpito dal fatto che lo scien!iato avesse operato previsioni rischiose, organi!!ate non in vista di facili conferme, ma di possibili smentite. )ostenere che spa!io e tempo non sono concetti assoluti, ma dipendenti dal sistema di riferimento scelto dall#osservatore e che risultano tra di loro dipendenti o meglio strettamente intrecciati in un#unica dimensione spa!io 7 temporale non piatta ma curva, come nelle geometrie euclidee, era tesi abbastan!a a!!ardata agli ini!i del secolo FF. $ppure nessuna smentita ha finora falsificato la teoria della relativit di $instein. Il nostro universo molto pi" complesso di quello sette 7 ottocentesco. * confermarlo la stessa rivolu!ione della meccanica quantistica, secondo la quale la stessa causalit pu3 essere interpretata non pi" in senso deterministico, ma in termini rigorosamente probabilistici, in virt" del principio di indetermina!ione di =eisemberg: a livello subatomico non possiamo determinare completamente lo stato di certi sistemi, perch' lo stesso osservatore esercita un#attivit perturbatrice nei confronti dello stesso sistema. *n!i, a livello microscopico, quanto pi" si conoscono le condi!ioni ini!iali di un sistema, tanto meno se ne pu3 prevedere l#evolu!ione. &ertanto, la modalit che io impiego per conoscere le condi!ioni del sistema gi lo modifica, incidendo sul suo futuro: se io posso conoscere con certe!!a ad esempio la velocit dell#elettrone, ci3 sar possibile solo a discapito di altri parametri, come la sua posi!ione, che potr3 conoscere solo in termini di probabilit. e grande!!e di un sistema non possono mai essere cos9 espresse tramite valori ben definiti e tale incerte!!a ontologica presupposto fondamentale per comprendere la filosofia della scien!a del 900, in modo particolare l#epistemologia popperiana. 8

.#a$ Il primo Heidegger: Essere e tempo <artin =eidegger 4?@@96?9PD5 ritenuto uno dei maggiori filosofi del 900. )icuramente una figura di spicco del cosiddetti continentali#, poich' elabora quel metodo storico / ermeneutico% che prepara la strada a significative teorie e indiri!!i di pensiero come la )cuola di Grancoforte e l#ermeneutica. %el suo capolavoro 'ssere e tempo 4?9CP5 =eidegger pone, sin dalla prima fase del suo pensiero, la questione dell#essere. #analitica esisten!iale di 'ssere e tempo il tentativo di porsi una domanda fondamentale: 1 .resso %uale ente deve venir carpito il senso dellessere2 . #analitica esisten!iale l#analisi interpretativa operata dall#uomo sul fondamentale senso del suo essere e di quello del mondo circostante. ,ra, il pro(lema dell%essere coincide con 0uello del manifestarsi e dell%apparire de'li enti. $ l%apparire e manifestarsi de'li enti in relazione all%attivit1 e alla prassi umana, attuata cio dall#uomo. &ertanto, una corretta imposta!ione del problema del senso dell#essere richiede un#esplicita!ione di ci3 che l#uomo, che =eidegger chiama con il termine &asein 4$sserci5. +onsiderato nel suo modo di essere, l#uomo &a sein, esser ci: il ci +da$ sta ad indicare l%esperienza c)e l%uomo )a dell%essere2 il fatto che l#uomo sempre in situa!ione, gettato in essa, in rapporto attivo con il mondo: egli sostan!ialmente apertura verso gli altri e verso le cose. #esser gettato dell#$sserci da un lato ha una valen!a negativa, ossia essere gettato nelle situa!ioni del mondo e nei condi!ionamenti della vita, ma dall#altro ne ha una positiva, nel senso che l#uomo non pu3 mai essere qualcosa di determinato, ma pu3 solo aver 7 da 7 essere, sen!a alcuna provenien!a e alcuna finalit che sia altro dal proprio nudo esistere. In questo senso, egli privo di fondamento, di un perch' e di una finalit che sia alla base delle sue a!ioni. #esisten!a cos9 pervasa da una negativit strutturale, sia nel senso che individua la nullit del nostro esser 7 fondamento, sia in quanto il progettare certe possibilit ne esclude automaticamente altre. #$sserci, oltre a porsi la domanda sul senso dell#essere, quell#ente che non si lascia ridurre alla no!ione di essere, accettata dalla filosofia occidentale, che identifica l#essere con l#oggettivit, o come dice =eidegger con la semplice presen!a. e cose, pur essendo diverse le une dalle altre, sono tutte oggetti davanti a me: questo esser presente il tratto fondamentale che la filosofia occidentale ha visto nell#essere, per cui quello dei Qreci 4e di tutta la filosofia occidentale5 l%essere della presenza2 a cui la metafisica )a imposto si'nificati differenti# Tuttavia, l#uomo non pu3 ridursi a mero oggetto nel mondo: l#$sserci non mai semplice presen!a, perch' esso proprio quell#ente per cui le cose ci sono, sono presenti. &erci3, ancor prima di percepire direttamente 'li o''etti nel loro esser presenti alla nostra coscienza +in senso teoretico / 'noseolo'ico$2 l%uomo li usa2 si prende cura di essi: allora esistere si'nifica innanzitutto attuare possi(ilit1 di a'ire: la prassi precede la conoscenza . Genomeno cos9 non solo ci3 che si manifesta alla mia perce!ione di soggetto, ma anche 4e soprattutto5 ci3 che rimane assente e che, in qualche modo, non si manifesta 4nel senso che nel fare i miei gesti quotidiani di utili!!o delle cose o nel mio rapporto con gli altri, il percepirli e il rendermi conto di questo processo pu3 essere secondario al mio entrare in rapporto pratico con essi5. &ur essendo nuovo il contesto, la tesi non lo : che la prassi preceda la conoscen!a concetto che deriva da buona parte della filosofia ottocentesca, da <ar-, 8ierHegaard e lo stesso %iet!sche. %el cercare il senso dell#essere la ricerca si imbatte nel concetto di differenza ontolo'ica, dove l#essere dell#$sserci, che esce fuori di s', in quanto trascenden!a, esser gettato nel mondo, progetto, abissalmente diverso rispetto all#ente come essere della presen!a, cio come oggetto. Il modo di essere dell#$sserci la sua esisten!a, ed essa data, come gi sostenne 8ierHegaard, dalla possibilit, nel senso di possibilit da attuare. ,gni singolo $sserci decide della sua esisten!a e di conseguen!a l#uomo pu3 scegliersi, pu3 cio conquistarsi o perdersi. #esisten!a dunque poter 7 essere, non un mero 9

oggetto o esser 7 presente. $ poter essere vuol dire progettare, trascenden!a, nel senso di oltrepassamento. #uomo progetto e le cose del mondo originariamente utensili in fun!ione del suo progettare. (tili!!ando le cose, egli trasforma il mondo e se stesso. $gli progetto, interpreta!ione della rete di significati in cui immerso il mondo. =eidegger usa qui il termine cura 45orge6, con cui indica la totalit delle strutture dell#$sserci, sia autentiche che inautentiche. Il mondo la totalit dei rimandi e dei significati tra gli esisten!iali che lo compongono: noi, le cose e gli altri. #essere nel mondo implica un rapporto di utili!!abilit fra i suoi ospiti, in una rete o catena strumentale di rimandi continui. $sistono due fondamentali modalit di esisten!a per ognuno di noi: l#esisten!a autentica e quella inautentica. /uest#ultima riguarda il rivolgersi, da parte dell#$sserci, al piano ontico o esistentivo, ossia il piano degli enti nella loro attualit o semplice presen!a. In tale contesto, qualunque progetto l#uomo attui si riduce ad un utili!!are le cose che si ritorce contro di lui e lo rigettano a livello di fatto, anche nei rapporto sociali. Il linguaggio stesso si trasforma nell#esisten!a anonima della chiacchiera, nel senso che 1la cosa sta cos9 perch' cos9 si dice2. +hiacchiera, curiosit fine a se stessa, equivoco: queste sono le dimensioni dell#esisten!a in autentica: l#esisten!a del si dice e si fa# #analitica esisten!iale rivela che l#esisten!a anonima un poter essere dell#uomo e alla base di tale possibilit c# la deiezione, vale a dire la caduta dell#uomo sul piano delle cose del mondo. a voce della coscienza, peraltro, pu3 indurre l#uomo a distogliersi dalla cura verso gli enti e a porsi non pi" sul piano ontico o esistentivo, ma su quello ontologico o esisten!iale, dove egli ricerca il senso dell#essere degli enti, cio il senso del loro esistere. &er =eidegger, la stessa descri!ione degli oggetti effettuata dalla scien!a di carattere ontico; viceversa il discorso sul senso dell#essere e della stessa scien!a ontologico. 0#altra parte, i progetti e le scelte dell#uomo sono tutti equivalenti: io posso essere uomo sia scegliendo un possibilit sia scegliendone un#altra. /uando considera ultima e definitiva una di queste scelte o possibilit, l#uomo si disperde in un#esisten!a inautentica. /ui rischiamo di trovarci di fronte ad un vicolo cieco: l#esserci da un lato totalit, nel senso che esso, pur essendo sostan!ialmente e- 7 sistere, uscir fuori dal nulla ed esser gettato nel mondo, non uno dei due poli di rapporto con il mondo stesso 4non c# un esserci come soggetto 6 res cogitans e un mondo come res e-tensa, come in una prospettiva gnoseologica5; l#$sserci la globalit di questo stesso rapporto con le cose e con gli altri, costitutivamente $ssere6 nel 6mondo ed $ssere 6con 6gli altri. Il rapporto dell#uomo con il mondo non assimilabile alla tradi!ionale rela!ione soggetto 7 oggetto della filosofia moderna, poich' l#uomo non il soggetto cartesiano confinato nel giro delle proprie rappresenta!ioni: egli esiste solo come apertura al mondo, che a sua volta il piano globale di utili!!abilit di oggetti che esistono come strumenti del suo agire. 0all#altro lato, l#$sserci un ente che manca sempre costitutivamente di qualcosa 4cio sempre un aver 7da 7essere5. %on vi qui una contraddi!ioneM %o, perch' secondo =eidegger questo esser mancante dell#$sserci costituisce al tempo stesso la sua totalit ontologica, per cui il mancare l#unica forma definitiva e compiuta di esisten!a dell#$sserci. )econdo il filosofo di <essHirch, l#essere dell#uomo non gi dato una volta per tutte, ma consiste nel pervenire a se stesso, nell#appropriarsi di s'. Tra le varie possibilit, ve n# una a cui nessuno pu3 sfuggire: la morte. #uomo pu3 decidersi per una strada an!ich' per un#altra, ma non pu3 evitare di morire. Ginch' c# l#esisten!a, la morte una possibilit permanente ed essa la possibilit che tutte le altre possibilit divengano impossibili, e la fine di ogni progetto. a voce della coscien!a ci richiama al senso della morte e svela la nullit di ogni progetto di fronte ad essa. )e in rela!ione alla morte, alla possibilit della morte, tutte le altre singole situa!ioni appaiono impossibili, il pensiero della morte proibisce di fissarci su una situa!ione, mostrando la nullit di ogni progetto e fonda 10

cos9 la storicit dell#esisten!a. L%esistenza autentica perci3 un essere per la morte . a voce della coscien!a la chiamata del poter essere che risveglia l#esserci al proprio s' e lo rende consapevole che il fondamento stesso dell#esserci un non#, nullit, assen!a di fondamento. 0ando ascolto a questa chiamata, l#esserci assume l#angosciosa libert per la morte come una decisione anticipatrice: solo essendo consapevole di questa sua radicale nullit, che anticipa la morte, solo comprendendo che, in quanto gettato da sempre nel mondo, l#$sserci gi da sempre consegnato alla morte, l#uomo capisce fino in fondo il proprio destino. a morte non sopravviene mai all#$sserci dall#esterno, perch' essa nell#essere, nella natura stessa dell#uomo. $ssa l#origine che viene dal futuro, la dire!ione dell#esisten!a, la verit originaria dell#$sserci. #uomo va verso la morte come la freccia diretta verso il bersaglio e per questo filosofare , in fondo, imparare a morire, come gi &latone, in un senso molto diverso, aveva affermato. =eidegger cita un antico proverbio boemo, secondo cui 1l#uomo, appena nato, gi abbastan!a vecchio per morire2. /uando l#uomo accetta la morte come possibilit incondi!ionata e insormontabile, egli fa esperien!a dell#an'oscia, che gi 8ierHegaard aveva definito la vertigine della libert: l#angoscia rivela all#uomo la presen!a del nulla. $ssa non va confusa con la paura; infatti si ha paura di qualcosa e questo stato trova cittadinan!a quando l#uomo si prende cura di enti intramondani. :iceversa, ci si angoscia di niente. #uomo si angoscia davanti al nulla, al nulla di senso, cio al non senso dei progetti umani e della stessa esisten!a. $sistere autenticamente significa guardare il faccia alla possibilit del proprio non essere, di sentire l#angoscia del proprio essere per la morte, di accettare la propria finite!!a, mentre l#esisten!a anonima e banale, che vive nel )i impersonale, non ha questo coraggio 4a scanso di equivoci, si noti che qui =eidegger non critica in senso moralistico l#esisten!a in autentica, ma fedele alla sua analitica esisten!iale, si limita semplicemente a prendere atto e a descrivere le strutture dell#$sserci e del suo $ssere nel mondo5. 0i fronte a tali prospettive muta anche la conce!ione del tempo: il tempo inautentico si caratteri!!a per la preoccupa!ione per il successo, per l#atten!ione alla riuscita e rimanda all#esisten!a gettata tra le cose del mondo. /ui l#uomo che affonda nel )i impersonale rimane perduto nell#ente presso cui di volta in volta affaccendato. $# questo il significato del tempo usato nel pensiero comune e nella scien!a. Il tempo autentico quello in cui l#uomo vive un#esisten!a angosciata, che vede l#insignifican!a di ogni progetto e fine umano, che rende equivalenti tutti i progetti. #uomo che vive autenticamente continua a vivere la vita banale del suo tempo, giacch' non pu3 farne a meno, ma lo fa con tutto il distacco tipico di chi ha avuto, attraverso l#esperien!a anticipatrice della morte, la rivela!ione del nulla dei progetti umani e dell#esisten!a umana. :a detto, a scanso di equivoci, che precorrere la morte non vuol dire anticiparla come realt, con il suicidio oppure attendere il momento del decesso e prepararsi a tale evento: se posta in atto, la morte si annullerebbe come possibilit. &recorrere la morte significa mantenersi costantemente nell#imminen!a della morte, un#imminen!a che sovrasta, dice =eidegger, come possibilit radicale. )olo cos9 l#esserci si apre all#autentica comprensione delle concrete possibilit offerte dalla vita, per sceglierle responsabilmente sen!a subirle in modo passivo, banale e ripetitivo. &rendersi cura di s' e degli enti del mondo 4compresi gli altri5 implica l#unifica!ione delle tre dimensioni temporali. )e l#uomo vive un#esisten!a in autentica, non in grado di comprendere la stretta connessione tra le tre dimensioni temporali: il passato un essere / 'i1 / in2 un essere gettato che ci inchioda al passato e ci porta a subire gli eventi e ad accettare passivamente la tradi!ione che ci ha reso ci3 che siamo; il presente un essere / presso , deie!ione che radica l#esserci nel prendersi cura delle cose affannandosi banalmente e confusamente in esse, nella dimensione della gi ricordata esisten!a impersonale, dove si assorbiti sen!a requie nelle cose da fare; il futuro essere / avanti / a s4 , progetto, che coincide con un 11

protendere verso la bulimica attesa del successo fine a se stesso. :iceversa, esistere autenticamente implica vivere in modo pieno anche la temporalit non certo come strutture tra di loro giustapposte e appiccicate una dopo l#altra: qui passato, presente e futuro esistono solo nella loro rela!ione reciproca. Il tempo dell#esisten!a autentica l#unit del suo destino e appropriarsi del proprio destino significa decidere di progettare il futuro a partire dal passato. Il tempo la struttura della possibilit che costituisce l#essen!a pi" piena dell#$sserci: 1 a temporalit3 rende possibile lunit3 dellesisten-a !76 e costituisce la totalit3 originaria della struttura della #ura. I momenti della cura non stanno assieme per giustapposi-ione, allo stesso modo che la temporalit3 non risulta dalla somma /temporale di avvenire, essere stato e presente. ,a temporalit3 non assolutamente un ente. 'ssa non , ma si temporali--a !76 nelle diverse modalit3 che sono proprie di essa . In definitiva, #$sserci tempo, e la temporalit ci3 che rende possibile l#$sserci nella totalit delle sue determina!ioni strutturali. )toricit autentica assumere il proprio destino, farlo proprio, dove destino lo storici!!arsi originario dell#$sserci, l#atto con cui l#uomo tramanda se stesso in una possibilit ereditata e tuttavia scelta. %ella storicit inautentica, al contrario, #$sserci 1 attento alle novit3 immediate, ha gi3 dimenticato lantico. Il 5i !lesisten-a anonima6 rifugge dalla scelta. #ieco nei confronti delle possibilit3, non in grado di ripetere lessente stato; si sofferma e si mantiene presso le briciole di realt3 vaganti nel mondanamente storico, presso le opinioni e le informa-ioni prevalenti. .erduto nella presenta-ione delloggi, esso comprende il passato a partire dal presente !76. ,esisten-a inautenticamente storica, oppressa dal peso del passato, per essa inconoscibile, non va in cerca che del moderno. .#($ Il secondo Heidegger 0agli anni #K0 in poi =eidegger sviluppa ulteriormente il suo pensiero, sebbene la maggior parte di questi scritti sar pubblicata solo tra il ?9EK e il secondo dopoguerra. )ui motivi di questa svolta si scritto molto. %oi qui ci limitiamo a ricordare l#adesione di =eidegger nel ?9KK al na!ismo, scelta politica che, an!ich' figlia di convinta adesione ideologica, frutto di una clamorosa illusione, piuttosto ricorrente nella storia della filosofia: il fatto che la cultura possa servirsi della dittatura come di uno strumento, pi" efficace di altre forme di governo, per condurre la filosofia al potere e rendere pi" ra!ionale la stessa vita politica e la sua fonda!ione. $gli manifest3, indubbiamente, poca intelligen!a politica e scarso senso di lungimiran!a. Ien presto si rese conto dell#errore e il na!ismo punt3 a ridurlo al silen!io a livello politico. Il problema che =eidegger non rinneg3 mai quell#esperien!a facendo autocritica: fu questo che lo pose nella condi!ione di essere interdetto dall#insegnamento nell#immediato secondo dopoguerra, nel ?9ED, salvo essere poi riabilitato pochi anni dopo 4?9A?5. $# proprio a seguito di tale esperien!a, che egli rimette in discussione il rapporto tra attivit umana e verit. )ul senso effettivo di questa svolta, la domanda che molti interpreti si sono posti la seguente: gli scritti posteriori a 'ssere e tempo costituiscono una effettiva svolta 4+ehre5 nella filosofia heideggeriana o ne sono la logica continua!ioneM &er rispondere a tale domanda, certo di per s' decisamente complessa, occorre notare come $ssere e tempo sia un#opera incompiuta: la ter!a se!ione del testo in questione, che avrebbe dovuto compiere l#ultimo sfor!o della ricerca, ossia il passaggio dalla temporalit dell#esisten!a al senso temporale dell#essere in generale, non stata pi" pubblicata. Tale interru!ione non certo casuale e denota un problema irrisolto, di cui =eidegger si rende conto: per giungere ad un#ontologia universale che indaghi il senso dell#essere in generale, egli ha intrapreso la strada preliminare di un#analitica esisten!iale, cio un#ermeneutica dell# esserci; tuttavia, nel cercare il senso dell#essere, se restiamo nell#ambito dell#analitica esisten!iale, cio dal punto di vista 12

dell#esserci che si pone la questione dell#essere, non possiamo andare oltre e tentare di progredire nella questione dell#$ssere. 0el resto, l#analitica esisten!iale, nell#intento di =eidegger, non va scambiata per una filosofia esisten!ialistica, imperniata sul soggetto: infatti, mentre l#esisten!ialismo si impegna a descrivere la struttura costitutiva dell#essere umano, l#analitica esisten!iale ha un unico obiettivo: interpretare il senso dell#esserci in generale e si presenta dunque come ontologia che si pone la fondamentale domanda sull#essere. &erci3, se apparentemente $ssere e tempo ha in comune con l#esisten!ialismo molti concetti, tuttavia la prospettiva di fondo all#interno della quale si muove decisamente diversa. =eidegger ad un certo punto si rende conto che il concetto di esserci, in altre parole di umanit, del tutto inadeguato a cogliere l#ambito ontologico entro cui si muove il senso dell#essere e dello stesso ente 7 uomo. a prima solu!ione che =eidegger ha dato al problema della differen!a ontologica quindi inadeguato: il pro(lema della differenza tra l%essere e l%ente consiste nell%attri(uire all%uomo la facolt1 di attuare 0uesta differenza2 ossia in virt5 della prassi umana c)e noi ci rendiamo conto c)e l%essere dell%ente come trascendenza e pro'etto radicalmente altro dall%ente considerato come pura presenza# )enonch', il filosofo tedesco ribalta, a partire dalla met degli anni Trenta, questa solu!ione. Da ora in poi la differenza ontolo'ica non sar1 pi5 svelata e concepita attraverso il prodotto di un%attivit1 umana2 (ens6 come un accadimento + Ereignis$ di cui n4 l%uomo n4 i sin'oli enti possono esser causa . a ,ettera sullumanismo del ?9EP indicativa al riguardo: rispondendo ad una domanda postagli da Oean Iaufret su come ridare senso alla parola umanismo, avvertita come pressante soprattutto nel contesto del secondo dopoguerra, =eidegger sostiene: 1 ogni umanismo o si fonda su una metafisica o pone se stesso a fondamento di una metafisica del genere. ' metafisica ogni determina-ione dellessen-a delluomo che gi3 presuppone, sapendolo o non sapendolo, linterpreta-ione dellente, sen-a porre il problema della verit3 dellessere. +osa significa porre il problema della verit dell#essereM In $ssere e tempo l#esserci, pur ponendo la questione dell#essere, ha finito per ricadere in una imposta!ione metafisica e tale opera risultata incompiuta proprio in quanto esprimendosi nel linguaggio metafisico, l#unico peraltro disponibile, non riusciva a cogliere la verit dell#essere. #uomo, come egli ha sostenuto in +ant e il problema della metafisica ! ?9C95, il luogotenente del nulla, poich' solo nell#angoscia di fronte al nulla si apre la dimensione per cui in noi possa nascere la domanda stupita 4che gi eibni! si era posto5: 1 perch in generale lente e non piuttosto il nullaM2. a metafisica occidentale 4e in parte il primo =eidegger5 ha cercato il senso dell#essere indagando gli enti, identificando l#essere con l#oggettivit, cio con la semplice presen!a degli enti. #importan!a di $ssere e tempo , potremmo dire, di carattere negativo#, poich' ha chiaramente mostrato 4di qui il suo essere un testo incompiuto5 come sia impossibile porsi adeguatamente la domanda sull#essere se si resta nel punto di vista dell#esserci, cio dell#uomo. &er questo motivo nella ,ettera sull#umanismo =eidegger afferma la necessit di un rovesciamento della 0uestione dell%essere, cos9 come essa stata impostata in $ssere e tempo. +on ci3, egli non vuole abbandonare l#originario interesse ontologico, ma, mentre prima pensava l%uomo nel suo rapportarsi all%essere2 ora pensa l%essere e la sua verit1 in rapporto all%uomo . %e ,a dottrina platonica della verit3 4pubblicata nel ?9EC, ma risalente ai primi anni #K05, =eidegger vede in &latone il primo responsabile di quel processo per cui la metafisica stata ridotta a fisica: con lui la metafisica ha smarrito il senso autentico dell#essere, concependolo come oggetto e cio come ente, separato e perci3 altro dal pensiero, il quale, ingabbiando l#essere e sottoponendolo ai suoi schemi, imponendogli le sue categorie e i suoi valori, ha sostan!ialmente dimenticato, occultato il senso autentico dell#essere. #essere in realt non l#ente, a cui lo ha ridotto la metafisica ma qualcosa di abissalmente diverso da esso 4si ripropone qui il concetto di differen!a ontologica, in 13

termini diversi dalla prima fase5. #essere non pu3 essere pensato sul modello degli enti, poich' ne costituisce l#ori!!onte all#interno del quale essi si manifestano. La verit1 ontolo'ica2 ossia la comprensione dell%essere2 precede e fonda per 7eide''er la verit1 ontica2 cio la conoscenza de'li enti . %on concependo il reale significato della differen!a ontologica, la metafisica ha condotto all#oblio dell#essere, alla dimentican!a del suo significato originario, che solo i cosiddetti pensatori aurorali 4*nassimandro, $raclito, &armenide5 avevano intravisto. $ssi, infatti 4qui sta il punto chiave5 avevano concepito la verit non come adeguamento del pensiero all#essere 4un adeguamento del tutto apparente, poich' il pensiero, ribadiamo, ad aver imposto la sue strutture logiche ed etiche all#essere, trasformandolo in ente5, bens9 come dis ! velamento dell#$ssere, come testimonia l#etimologia di 8ltheia 4che vuol dire appunto disvelamento o non nascondimento5. &latone ha capovolto i termini della questione, fondando l#essere sulla verit del pensiero che lo giudica e lo finiti!!a. a metafisica, cos9, si pone nel modo sbagliato la questione dell#essere e ne oblia il senso pi" profondo. a dimentican!a del senso autentico dell#essere e quindi della differen!a tra essere ed ente una sorta di oblio al quadrato, un oblio dell#oblio: la metafisica non solo conduce a questo itinerario, ma ne resta fondamentalmente inconsapevole. 0a qui in poi la metafisica stata onto / teo / lo'ia, ossia unit inscindibile di ontologia 4interessata al fondamento dell#ente, cio all#ente in quanto ente5, teologia 4facendo dipendere tutti gli enti da quell#ente supremo che 0io5, logica 4poich' ha pensato l#ente in riferimento alla ragione, instaurando il predominio del pensiero sull#essere, approccio che ha in =egel il suo culmine5. a metafisica occidentale trova il suo culmine ed inveramento nel pensatore apparentemente pi" insospettabile: %iet!sche 41 il platonico pi$ sfrenato lo definisce =eidegger5, la cui filosofia, lungi dall#essere la distru!ione della tradi!ione metafisica, in realt l#ultima metafisica della storia. $gli infatti, riducendo l#essere a volont di poten!a, non ha fatto altro che portare all#ennesima poten!a l#oblio del senso dell#essere, ovvero la tenden!a occidentale a fare dell#uomo la regola o misura delle cose. +onducendo alla dimentican!a pi" abissale dell#essere in favore dell#ente, la metafisica occidentale l#essen!a stessa del nichilismo, e la sua storia del nichilismo, poich' con tale approccio dell#essere non ne niente. /ual , si chiede =eidegger, il punto pi" alto, la manifesta!ione pi" significativa della volont di poten!a e di dominio della civilt occidentaleM )icuramente, la tecnica. %e ,a %uestione della tecnica 4?9E95 egli sostiene che essa porta a compimento proprio quella volont di dominio con cui ini!iata, da &latone in poi, la storia della metafisica: poco importa che tale volont di dominio sia intellettuale nei filosofi e materiale nella tecnica, poich' il presupposto lo stesso, cio asservire l#ente alla volont, alla manipolabilit umana. &er descrivere l#essen!a della tecnica moderna, =eidegger usa il termine 8estell 4che :olpi traduce con impianto e :attimo con imposi-ione5. <entre la tecnica antica si limitava a favorire l#opera della natura, la tecnica moderna non si dispiega nella mera forma della pro 7 du!ione, ma in quella della pro 7 voca!ione, traendo fuori dalla natura energia da accumulare e da impiegare. %ell#ambito della tecnica, tutto si allinea nell#ori!!onte dell#utili!!abilit e dell#ordinabilit. %essun oggetto pi" neutro, ma asservito alla volont di dominio. Il 9estell, l#impianto, la totalit1 del porre tecnico che costringe le cose ad essere fruibili e manipolabili. I vari modi di questo porre 4 5tellen5, che in tedesco risultano strettamente collegati anche a livello linguistico, sono il rappresentare 4:ortstellen5, il produrre 4;erstellen6, il disporre 4<estellen6. In esso alberga un grave pericolo, che non proviene tanto dagli effetti mortali che possono avere le macchine, ma dal fatto che, a causa dell#essen!a nichilistica della tecnica, l#essen!a dell#uomo e della verit possono andare smarriti. In ogni caso, a scanso di equivoci, l#uomo non ha alcun potere sulla tecnica: essa non il risultato di una macchina!ione umana. 14

*llora, guardiamo di chiarire meglio, a questo punto, cosa intende =eidegger per $ssere e per disvelamento dello stesso, poich' qui sta l#autentica portata della cosiddetta svolta# heideggeriana. #$ssere non un ente e nemmeno l#ente privilegiato, ma ci3 che entifica ogni ente, ci3 che gli permette di essere e lo rende visibile, manifesto . #$ssere disvelamento, come abbiamo ricordato in preceden!a, svelate!!a che accade, l#ori!!onte o radura !,ichtung6, al cui interno gli enti divengono manifesti. Jadura vuol dire luogo che si dirada a poco a poco e si apre alla luce. ,ichtung, cui corrisponde la forma italiana arcaica chiarit#, ha in s' sia il significato di chiaro# che quello di rado#: lo schiudersi di una chiusura, l#illuminarsi di una !ona d#ombra. =eidegger usa tale termine per indicare il carattere chiaroscurale della verit. #accadere dei diversi mondi storici costituisce la storia dell#$ssere, che la storia del suo donarsi all#ente 4e all#uomo stesso5 e al contempo del suo celarsi, del suo nascondersi. #essere, insomma, non si disvela mai completamente e ogni epoca della storia dell#$ssere segnata da una sospensione 4epoch in greco5 della rivela!ione dell#essere: pertanto, il destino dell#$ssere tutt#uno con il suo assentarsi. )ar chiaro, allora, come la comprensione dell#essere, per quanto esplicita e consapevole possa risultare all#uomo, apre ogni possibile altra comprensione e il rapporto con le cose e il mondo che ci circonda. +i3 significa anche che l#$ssere non una presen!a statica o una struttura immutabile, bens9 un accadere storico, ossia un Evento !'reignis6 che si d" 4's gibt6 agli enti e all#uomo stesso in destini e linguaggi via via differenti. a differen!a netta con la prima fase che, mentre in essa la storicit era fondamentalmente umana, adesso la storia dell#uomo ha senso solo se si iscrive nel contesto della storia dell#$ssere come $vento. #$ssere, la cui manifesta!ione privilegiata il linguaggio, come vedremo tra poco, non coincide puramente con le varie epoche 4quella heideggeriana non una imposta!ione meramente storicistica5, ma ci3 che apre e istituisce le varie epoche della storia. 1 &as 'reignis ereignet , dice =eidegger, 1l#evento eventuali!!a2, cio fa accadere#, permette l#accadere degli eventi storici non riducendosi puramente ad essi 4non a caso #$ssere un evento che si manifesta e si nasconde al tempo stesso5. Il termine 'reignis, tuttavia, non ha solo il carattere storico dell#accadere 4e del suo celarsi5: esso deriva da eigen, che significa proprio# nel senso dell#appartenen!a: ci3 significa che Essere e uomo sono tra di loro coessenziali , poich' se l#uomo in quanto appartiene all#essere, quest#ultimo, a sua volta, riferito essen!ialmente all#uomo. Il mondo non cos9 come solo gra!ie all#uomo, ma neppure prescindendo dall#uomo. #essere ha bisogno dell#uomo per la sua rivela!ione, per la sua custodia e configura!ione. 'reignis indica dunque l#originaria coappartenen!a di uomo ed essere, poich' nelle varie aperture epocali dell#$ssere avviene una reciproca appropria!ione di uomo ed essere in virt" della quale essi risultano consegnati# l#uno all#altro. ,ra, sebbene la filosofia heideggeriana ruoti interamente intorno al concetto di $ssere, tuttavia esso con il passare del tempo apparso screditato o comunque insoddisfacente agli occhi di =eidegger: volendo difendersi dal modo di pensare metafisico, egli ini!i3 ad usare la grafia arcaica 5e=n o addirittura la cancellatura cruciforme sopra 5ein . Jisulter chiara l#imposta!ione decisamente antiumanistica del pensiero del secondo =eidegger. In 5entieri interrotti !?9A05 egli considera umanistica ogni dottrina 1 che spieghi e valuti lente nel suo insieme a partire dalluomo e in vista delluomo . 0el resto, nella gi citata ,ettera sullumanismo il filosofo tedesco distinse nettamente il suo pensiero da quello esisten!ialistico, criticando in modo particolare le tesi esposte da )arte nel saggio del ?9ED ,esisten-ialismo un umanismo, per cui "siamo su un piano dove c solamente luomo . #umanismo, sostiene =eidegger, contrariamente a quanto si pensa 4 come fa lo stesso )artre5, non una dottrina antimetafisica, ma un#imposta!ione che fa parte integrante della storia stessa della metafisica e del suo oblio dell#essere. &ertanto, 15

oltrepassare la metafisica vorr dire andare oltre l#umanismo. #uomo non deve essere pi" il padrone dellente2 ma il pastore dellessere: egli non pi" il soggetto privilegiato che impone all#essere i suoi valori e la sua volont di dominio 4ci3 significa padrone dell#ente5: 1luomo piuttosto gettato dallessere stesso nella verit3 dellessere, in modo che, cos4 esistendo, custodisca la verit3 dellessere, affinch nella luce dellessere lente appaia come %uel che lente . 5e e come esso appaia !76 non luomo a deciderlo. ,avvento dellente riposa nel destino dellessere . &er quanto concerne il rapporto con l#esisten!ialismo, sarebbe inopportuno 4come =eidegger sembra fare5 non eviden!iare il fondamentale contributo che questo filosofo ha dato allo sviluppo di tale corrente di pensiero e di alcuni dei suoi concetti pi" rilevanti. <a un conto influen!are 4e forse, magari essere a sua volta influen!ati5 l#esisten!ialismo e comprendere certi concetti heideggeriani alla luce del contesto culturale esisten!ialista, altro ritenere, come a lungo ha fatto la storiografia filosofica, =eidegger un pensatore esisten!ialista, soprattutto in virt" del pensiero successivo alla +ehre !)volta5. 0el resto, alcuni concetti tipici di $ssere e tempo vengono ripensati alla luce della filosofia dell#essere e dell#$vento: l#esisten!a non pi" il progetto in virt" del quale l#uomo si rapporta all#essere, ma lo stare dentro la verit dell#essere, nel senso che non c# un uomo in grado di prescindere da essa. *llo stesso modo, inautenticit e deie!ione non sono pi" modalit improprie del modo umano di stare al mondo, bens9 modalit improprie del rapporto dell#uomo con la verit e coincidono cos9 con aspetti facenti capo all#oblio dell#$ssere. Il progetto stesso cessa di essere espressione di un#attivit umana, per divenire una manifesta!ione tipica di un#ini!iativa dell#essere. (n aspetto a questo punto dovrebbe essere chiaro: l#oblio dell#essere 4e l#oblio di questo oblio5 non dovuto ad un errore dell#uomo, ma il prodotto dell#accadere dell#$ssere stesso. #oblio dell#essere, che il tratto essen!iale della storia della metafisica, il risultato del celarsi da parte dell#essere e della conseguente incomprensione da parte dell#uomo. $# in definitiva il prodotto necessario di un $vento: la storia della metafisica in quanto essen!a del nichilismo 4per cui del senso autentico dell#essere non ne pi" niente5 si inquadra nella storia dell#essere stesso come disvelamento, nel senso di rivela!ione e occultamento. Il compito dell#uomo sar quello di rispondere ad una chiamata, a quello che =eidegger definisce lappello dellessere: il sottrarsi in un certo modo 4diverso a seconda delle epoche5 da parte dell#essere ha dato vita a quel modo particolare da parte dell#uomo di coappartenere all#$ssere, che ha prodotto l#interpretare l#$ssere stesso in quanto ente 4 e la storia stessa della metafisica5. *desso, giunti all#epoca che ha segnato la fine della metafisica e la sua sostitu!ione con la tecnica, il pensiero scopre che gli enti sono stati abbandonati dall#essere e proprio tale abbandono ha prodotto il dominio degli enti e la ridu!ione del mondo a calcolabilit e macchina!ione. &erci3 improprio dire che =eidegger contro la tecnica come contro la metafisica: nella sua diagnosi 4o sarebbe meglio dire interpreta!ione5 egli eviden!ia la necessit di un processo. $gli non pensa all#utopia di un mondo sen!a tecnica; al contrario, proprio nella tecnica sta la possibilit di un altro ini!io. Infatti, se nell#et della tecnica la metafisica giunge alla propria fine, con tale esito si apre la possibilit per il pensiero di ascoltare il richiamo, l#appello dell#$ssere e di corrispondervi in un modo non pi" malato o obliato. +oncludendo la conferen!a che ha poi dato vita al testo ,a %uestione della tecnica, =eidegger scrive: 1(uanto pi$ ci avviciniamo al pericolo, tanto pi$ chiaramente cominciano a illuminarsi le vie verso ci che salva, e tanto pi$ noi domandiamo. .erch il domandare la piet3 del pensare . / +he cosa significa $ssere M# coincide per il filosofo tedesco, fin dalle prime battute del suo pensiero, con 1che vuol dire domandareM2 0omandare significa porsi in modo autentico la questione dell#essere. *llora superare la metafisica e il senso stesso del dominio non dipender da una decisione umana, ma da una nuova e diversa rivela!ione epocale dell#$ssere. /uale potr essere in questo contesto l#atteggiamento dell#uomo, dal momento che gli coessen!iale all#essereM 16

a fine della metafisica per =eidegger coincide con la fine della filosofia 4che non significa smettere di pensare5: questo processo implica l#avvento di un pensiero antitetico a quello calcolante della scien!a 7 tecnica, un pensiero che egli definisce rammemorante, che ha lo scopo di mantenere vivo il problema dell#essere e di effettuare un salto al di l della concettualit logica della filosofia. Il pensiero stesso appartiene all#$ssere, in quanto esso stesso che lo fa avvenire. *ll#uomo, dunque, che non pu3 pi" esercitare alcuna forma di padronan!a nei suoi confronti, non rester altro 4essendo non solo soggetto passivo ma anche tramite attivo della manifesta!ione epocale dell#$ssere5 che l#ascolto dell#$ssere e la sua custodia, tale da trasformarlo in pastore dell#$ssere. #uomo non subisce mai in modo passivo l#$ssere e il disvelamento 4non lo ha fatto neanche all#epoca della metafisica5: 1 5empre luomo governato dal destino del disvelamento. 0a non si tratta mai della fatalit3 di una costri-ione. Infatti, luomo diventa libero solo nella misura in cui, appunto, appartiene allambito del destino e cos4 diventa un ascoltante, non per un servo . )e la verit non coincide mai interamente nel rendersi manifesto da parte dell#essere 4come ha creduto la metafisica da &latone in poi5, ma anche con il suo ritrarsi; se ci3 ha causato un abbandono degli enti da parte dell#essere, e ci3 appartiene del resto all#essen!a della verit 4per cui il nichilismo stesso e l#oblio dell#essere un tratto essen!iale della storia della verit5, allora la libert e l#atteggiamento dell#uomo coincideranno con l#abbandono e con il lasciar essere lente 49elassenheit6, assecondare, corrispondere al suo appello e alla sua manifesta!ione epocale. )olo cos9 potremo superare la metafisica e non assecondare il dominio con cui la tecnica pervade di s' il mondo. )e in quest#epoca non si pu3 uscire dall#oblio, si potr per3 raccogliersi in esso, affondare nella dimentican!a, in quel luogo aurorale dove l#$ssere, celandosi, si confonde con il nulla. Il pensiero a questo punto non pi" una facolt del soggetto che si rivolge all#altro da s', ma intima coapparten!a di uomo ed essere. &i" che voler afferrare il mistero dell#essere, l#uomo deve ringra!iare per il dono del pensiero, dimorando in ci3 che raccoglie ogni pensiero rammemorante, abbandonarsi radicalmente alla presen!a dell#essere che ci interpella anche attraverso la sua stessa assen!a. Il compito del pensiero, che ha portato in =eidegger ad un distruzione della storia dell%ontolo'ia quello di rivolgersi ai pensatori aurorali 4i lavori interpretativi su *nassimandro, $raclito e &armenide non sono casuali5 e di operare un#analisi del linguaggio. 0a sempre l#uomo esiste nel linguaggio e come linguaggio; tuttavia, parlare del linguaggio non impresa facile: 1In verit3, parlare del linguaggio forse anche peggio che scrivere sul silen-io. !In cammino verso il linguaggio, >?@?6. /uest#opera, che tenter di fare chiare!!a su quanto detto sopra, si inquadra in un contesto ben preciso: da un lato, =eidegger a conoscen!a del dibattito sul linguaggio a cui la filosofia analitica si avviata prendendo le mosse dal secondo .ittgenstein# e non ne assolutamente soddisfatto, ritenendo che esso conduca ad una mistifica!ione del significato stesso del linguaggio; inoltre, si accostato allo studio del taoismo, notando affinit importanti tra il ,ogos e il Tao, e un tratto di forte somiglian!a tra la cultura orientale e i primi pensatori greci, non ancora caduti nell#oblio dell#essere. /ui l#antiumanismo raggiunge il suo apice: =eidegger sostiene che chi parla nel linguaggio non l#uomo, ma il linguaggio stesso. /ui si potrebbe istituire una sorta di sillogismo: se l#essen!a dell#uomo il linguaggio e il linguaggio questione che riguarda, che istituita dall#essere, allora l#essen!a dell#uomo principalmente relativa all#essere. Il linguaggio che ci costituisce nei vari ori!!onti storico 7 culturali non crea!ione umana, bens9 qualcosa di ricevuto, di donato all#uomo. $gli puntuali!!a che contrapporsi in modo antiumanistico all#umanesimo, come quello sartriano, non significa svilire l#uomo, svalutarne la dignit; se mai l#umanesimo che, avendo ridotto l#uomo a padrone dell#ente e avendo obliato l#essere, abbassa l#uomo e la sua essen!a. a dignit umana consiste proprio nella custodia ontolo'ica della verit1 dell%essere . 1,uomo piuttosto /gettato 17

dallessere stesso nella verit3 dellessere, in modo che cos4 e sistendo, custodisca la verit3 dellessere . !,ettera sullumanismo6. *nche quando =eidegger parla di 0estino 4 9eschicA6, esso non va inteso in senso metafisico, come fato inesorabile, ma come insieme 4Q e6 che inviato dall#$ssere all#uomo, una sorta di dono, di appello, che sottintende una sua necessaria risposta. #$ssere si svela perci3 nel linguaggio, ma non in quello scientifico che domina gli enti o in quello inautentico della chiacchiera o dell#equivoco, ma nel linguaggio autentico dell#arte, in particolare in quello della poesia 4&ichtung5: 1Il linguaggio la casa dellessere. In %uesta dimora abita luomo. I pensatori e i poeti sono i guardiani di %uesta dimora . !,ettera sullumanismo6. %ella forma aurorale, originaria della poesia, la parola assume un carattere sacrale: la poesia, il 0ire originario, d nome alle cose e cos9 facendo fonda l#essere. Gonda!ione, ribadiamo, che non opera umana, ma dono dell#essere. $# il linguaggio stesso e in esso l#essere che parla attraverso il dire poetico. 1&imora dell'ssere il linguaggio, perch il linguaggio, come #ire $%age& originario, il modo dell'reignis . !In cammino verso il linguaggio.6 Jitrarre se stessi per porsi in silen!io, nell#ascolto dell#essere, l#atteggiamento di abbandono nei confronti dell#essere, l#unico corretto. I pensatori essen!iali, aurorali, come *nassimandro, &armenide, $raclito, =olderlin sono i testimoni o gli ascoltatori della voce dell#essere, gli autentici pastori dell#essere: 1Il pensatore dice lessere. Il poeta nomina il sacro . !5entieri interrotti, >?@B6. )e %iet!sche era rimasto all#interno del nichilismo, =olderlin va oltre e per primo anticipa un#epoca nuova: 1Il poeta pensa nella regione delimitata da %uellillumina-ione dellessere che, in %uanto dominio della metafisica occidentale autocompientesi, giunta alla sua configura-ione conclusiva !76. ,e tracce, sovente, sono ben poco visibili, e sono sempre il retaggio di unindica-ione appena presentita. 'sser poeta nel tempo della povert3 significa) cantando, ispirarsi alla traccia degli &ei fuggiti. 'cco perch nel tempo della notte del mondo il poeta canta il 5acro. 'cco perch, nel linguaggio di ;olderlin, la notte del mondo la notte sacra . !5entieri interrotti6. /uesto il tempo della povert estrema in quanto caratteri!!ato dal non pi"# degli dei fuggiti e dal non ancora# del 0io che viene. +osa intende =eidegger con la parola 0ioM $gli contrappone l#abbandono alle cose e all#essere !9elassenheit6 all#arrogan!a moderna del volere e del produrre. /uesto atteggiamento intrinsecamente legato al tenersi aperti per il mistero e alla conce!ione dell#$ssere come assen!a di fondamento 4 8bgrund6, nel senso di profondit o abisso: ai procedimenti dimostrativi della metafisica, egli contrappone i versi di *ngelus )ilesius 4pseudonimo di Oohannes )cheffer5, poeta tedesco del F:II secolo5: 1la rosa sen-a perch) fiorisce perch fiorisce . &ensare per =eidegger ringra!iare, connettendo tra di loro &enAen !&ensare5 e &anAen !ringra!iare5. Tale conce!ione del pensare come affidamento 4all#essere5 e ringra!iamento 4per il dono dell#essere5 ci fa comprendere la vicinan!a del secondo =eidegger alla problematica religiosa. In una intervista al giornale tedesco &er 5piegel della met degli anni #D0 4che fu rilasciata dal filosofo purch' venisse divulgata solo dopo la sua morte, come in effetti avvenne5, egli cos9 si espresse: 1 ,a filosofia non potr3 produrre nessuna immediata modifica-ione dello stato attuale del modo. ' %uesto non vale soltanto per la filosofia, ma anche per tutto ci che mera intrapresa umana. Crmai solo un &io ci pu salvare . Il senso di tale espressione non affatto chiaro, cos9 come ci3 che =eidegger pensa veramente di 0io: la sua riflessione 4come avviene in definitiva per buona parte di ci3 che sostiene il secondo =eidegger#5 resta vaga e indeterminata. 0i certo, egli si oppone al 0io dei filosofi: an!i, un pensiero privo del 0io filosofico risulta pi" vicino al dio divino#. *llo stesso modo l#$ssere non si identifica con 0io: l#essere non 0io n' il fondamento del mondo, non n' il 0io dei filosofi n' quello delle religioni. &eraltro, il manifestarsi di 0io pu3 avvenire solo nella dimensione dell#$ssere, 1poich il sacro pu apparire solo se prima, dopo lunga prepara-ione, lessere stesso viene a diradarsi ed esperito nella sua 18

verit3 . !,ettera sullumanismo6. #avvento dell#essere sembra perci3 accompagnarsi ad un possibile nuovo avvento di 0io. Ien pi" chiara la conce!ione heideggeriana dell#arte. $gli rifiuta il modello storicistico. #arte non esprime n' rispecchia l#epoca in cui si sviluppa, ma la plasma: il senso di un#opera non si afferra attraverso la comprensione di una certa epoca, ma al contrario, attraverso un#opera che si capisce il senso di una determinata epoca. I poeti sono gli inventori della cultura di un popolo, gli forniscono identit, istituendo usan!e e costumi. +on il rapporto stretto tra essere e linguaggio, l#ontologia diviene ermeneutica, ossia eserci!io di interpreta!ione. #ascolto di cui parla =eidegger assume la forma concreta dell#interpreta!ione. 0i qui le innumerevoli disamine linguistiche e la capillare insisten!a sull#etimo delle parole da parte del pensatore tedesco, che non sono un orpello decorativo fine a se stesso, ma sostan!iano la sua riflessione. Il detto, del resto, si colloca sempre nell#ambito del non detto e del non dicibile, che nutre e sorregge il 0ire poetante e pensante, cos9 come il rivelarsi dell#$ssere l#altra faccia del suo ritrarsi. /uesto non vuol dire che =eidegger, quando parla di non detto o di mistero sia accomunabile ad un pensatore mistico: la sua ontologia ermeneutica scorge nell#$ssere un totalmente altro mai interamente esplicitabile e comunicabile. Il suo un pensiero costantemente in cammino che non pretende di cogliere certe!!e sistematiche e assolute, ma si accontenta di semplici segnavia#: 1itinerari, non opere2, il motto in esergo che troviamo nella pubblica!ione delle opere complete del filosofo di <essHirch.

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