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LE LETTERE DELLALFABETO EBRAICO

La tradizione orale spiega che le ventidue lettere dellalfabeto ebraico sono le energie spirituali
che Dio us nellopera della Creazione. Ovvero, nel pronunciare i dieci storici vi sia: Dio disse:
Sia la luce! E la luce fu; Dio disse: Ci sia un firmamento tra le acqueE cos fu; Dio disse:
Vi siano dei luminari (Gen.1), Dio combin e permut le singole lettere dellalfabeto ebraico,
che divennero di fatto i mattoni della Creazione e che tradussero il volere divino in realt.
La comprensione di questo concetto pu essere facilitata anche dal confronto dei due significati
della parola ebraica dvr, che vuole dire parola, ma anche cosa (la cosa creata dalla parola). La
tradizione orale chiama le lettere evenim, ossia pietre, il materiale di base con cui Dio cre il
mondo.
Tutta la tradizione ebraica attribuisce al proprio alfabeto un valore spirituale, etico e psicologico
che non si riscontra in alcuna altra lingua. Lo studio del simbolismo, della forma, del valore
numerico e degli insegnamenti legati a ogni lettera ha ricoperto una ruolo fondamentale per tutti i
grandi saggi della tradizione ebraica. Ogni lettera ha tre livelli: forma, suono e valore numerico.
difficile far comprendere, soprattutto a chi non conosce lebraico, la particolarit di questa
lingua sacra. Rav Tzvi Inbal disse: Il rapporto esistente tra lalfabeto ebraico e le parole della
lingua ebraica uguale a quello che lega gli elementi chimici alle formule La lingua ebraica non
ha nulla di arbitrario; al contrario, una descrizione precisa e matematica dei fenomeni che
rappresenta.
Come in chimica ogni formula indica gli elementi che compongono la materia, cos le parole
ebraiche sono composte da lettere che ne descrivono lessenza. Il termine con cui si allude infatti al
concetto di scrittura k
e
tav auri (scrittura che conferma), che rafforza il significato delle parole.
Ecco un esempio:
Prendiamo per esempio la parola zen, orecchio. Letimologia della parola ebraica zen
composta da lef, zyin e nun: iniziali di Dio; zan (nutre), nfesh (lanima). Lorecchio
dunque il mezzo attraverso cui lanima recepisce il messaggio divino.
importante notare inoltre che, se la scienza medica ha scoperto solo di recente che lorecchio
la sede dellequilibrio, la lingua ebraica aveva da tempo chiarito questa funzione, esplicitando
lassociazione tra i due concetti, come dimostrato dalle parole che li definiscono: zen
(orecchio), e izn (equilibrio).




Valore numerico 1. La lettera Alef, oltre ad essere la prima lettera dellalfabeto, rappresenta
anche il numero uno, in ebraico eh d. Il valore numerico del termine eh d 13, lo stesso
della parola ah
a
vh. La Alef dunque rappresenta sia lunicit di Dio sia il suo amore
verso le creature. La forma grafica della lettera Alef simboleggia anche la natura infinita ed
eterna di Dio. Essa consiste di tre parti: il segmento superiore destro una Yod, quello
inferiore sinistro anchesso una Yod, e queste due lettere sono connesse da una Waw
diagonale. Ogni Yod vale 10, e la Waw vale 6. La somma 26, che esattamente il valore della
somma delle lettere del Nome Divino formato da quattro lettere (Tetragramma: Yod=10,
He=5, Waw=6, He=5). Questo il nome che rappresenta Dio come Eterno, perch con queste
quattro lettere si possono formare le parole HAYA (era), HOWE (presente) e IHIE (sar).
Tutte le grandi cose si fanno con un primo piccolo passo. Mattone su mattone si costruisce una
casa. La Alef (uno), cresce e diventa elef (mille), semplicemente cambiando una vocale.
Con la lettera Alef iniziano le parole ebraiche alf (comandante, insegnante) e r
(luce). La Alef ci inizia dunque allidea dellapprendimento, allo studio e alla conoscenza
della luce, la Torah.
Alef viene anche associata allaria. awir (aria), ha tutte le lettere della parola r
(luce), pi la lettera yod. Non a caso i Salmi si concludono con il versetto kl hann
e
mh
t
e
halll Yh, ogni anima loder lEterno. Versetto che si pu leggere non solo come ogni
anima, kl hann
e
mh, bens ogni respiro, kl hann
e
imh, lodi lEterno.
La lettera Alef non si pronuncia; quel moto di labbra e laringe che precede ogni
articolazione, la voce del respiro prima di ogni parola (Elena Loewenthal)
Alef anche liniziale della parola dm (uomo), la pi nobile delle creazioni di Dio, e
quindi il nome dm che deriva dallimperativa di assomigliare a Dio, Admeh
leEln (assomiglier allAltissimo). La somiglianza di Adamo alla Divinit consiste nella sua
capacit di emularne il desiderio di contenere ed emanare r e ah
a
vh, luce e amore. Se
questo non si verifica, la parola dm si scompone in -dm, cio la Alef di sangue,
espressione che allude alla sofferenza dellumanit che si rifiuta di somigliare a Dio.
Le tre lettere che formano la parola DM alludono allunicit dellessere umano: Alef per
DM (uomo), Daleth per DIBUR (la capacit di parlare), Mem per MAASE (la capacit di
fare).
Ma come pu una persona semplice raggiungere la saggezza della Torah, che profonda come
il mare? Come fa un principiante a partire dal riconoscere una Alef per diventare un ALUF
(maestro) di Torah? La risposta data nella Torah stessa: Questo comandamento che oggi ti
do, non troppo alto per te, n troppo lontano da te. Non nel cielo Non di l dal mare
Invece questa parola molto vicina a te; nella tua bocca e nel tuo cuore, perch tu la metta in
pratica (Deut.30:11-14). Per spiegare questo, un Midrash descrive un ignorante che entra in
Sinagoga. Vedendo la gente che studiava la Torah, chiese: "Come posso io studiare tutto
questo?" Chi ascoltava gli rispose: "Comincia con l'alfabeto, continua con le Scritture, e
quindi vai avanti con il Mishnah e la Gemara". Dopo aver sentito ci, egli pens e concluse:
"Come far a studiare cos tanto?" e se ne and.























Valore numerico 2. Con la lettera Beth inizia la parola b
e
rh (creazione). La lettera Beth
rappresenta benedizione e creazione; dualit e pluralit. Dato il suo valore numerico di 2, la
Beth rappresenta il concetto di dualismo, concetto che implica diversit in ogni parte della
b
e
rh. Associando la creazione al dualismo, si spiega il motivo della diversit, della pluralit,
presente nel creato; solo Dio Unico e Assoluto. La Beth dunque simbolo del nostro mondo,
poich ogni cosa terrena caratterizzata dalla pluralit.
Letteralmente Beth significa casa, ed allude sia al punto pi santo della terra,
(BETH HAMIKDASH, il Tempio di Gerusalemme) sia alla casa (Bayit) dell'uomo, casa che
egli pu trasformare in un BETH HAMIKDASH KATAN, un santuario in miniatura. La
parola bayit significa sia casa sia donna. Alla donna in particolare stato assegnato il
difficile compito di far penetrare lo spirito divino nella sua casa. La differenza tra il valore
numerico di Mikdash (tempio, 444) e Bayit (casa, 412) 32, ovvero il valore numerico di Lev
(cuore). Questo cinsegna che soltanto mettendo il proprio cuore in una casa si pu
trasformarla in un tempio.
Appare simbolicamente significante che v (padre) ed m (madre), entrambi iniziano con la
lettera Alef, mentre bn (figlio) e bat (figlia) iniziano con la lettera Beth.
Beth sta per Bn bn (tra... e tra), ovvero per la capacit di differenziazione e deduzione.
Questi sono i tratti intellettuali che generano la Bnah (comprensione, intendimento). La
radice di dm (uomo) viene da dmah (confronto). L'uomo caratterizzato dalla sua
capacit di confrontare e mettere in contrasto, di distinguere e differenziare, di analizzare e
comprendere. Bnah anche la base dell'etica. Nella Amidah, la prima richiesta per i nostri
bisogni fisici e spirituali non la preghiera di aver successo nella nostra lotta quotidiana per il
pane, ma di avere Bnah e saggezza. Dio apparve al re Salomone in sogno e gli chiese: "Chiedi
quello che vuoi chio tin dia", e Salomone rispose: "dai al tuo servo un cuore intelligente
ondegli possadiscernere il bene dal male" (1Re 3:5,9)
La forma della lettera Beth rappresenta una casa con un lato aperto, per insegnarci che la
nostra Bayit (casa) deve essere aperta agli ospiti.
Secondo un midrash la Beth fu scelta per iniziare la Torah (con la parola B
e
rt (n principio)
perch con essa comincia la parola b
e
rkh (benedizione), in quanto il fine della Torah
portare benedizione al mondo.



Valore numerico 3. La lettera Ghimel rappresenta la beneficienza.
Dice il Midrash: "Perch la Beth guarda la Ghimel, e la Ghimel da le spalle alla Beth?"
Perch Beth rappresenta la Bayit (casa) aperta a tutti. La Ghimel rappresenta il Ghever
(uomo), che vede una persona bisognosa sull'uscio e si volge verso di essa per porgerle cibo.
Il valore della Ghimel tre, numero che allude al concetto che due fattori opposti devono
mescolarsi per formare una terza entit. Il Maharal spiega che l'unicit della Alef denota la
perfezione che esiste solo in Dio, la dualit della Beth implica diversit, eterogeneit e
molteplicit. Comunque la Ghimel significa la capacit di neutralizzare le forze contrastanti
per unirle in una unit pi coesa e duratura. Alludendo a questo principio, il Re Salomone
dice : "una corda a tre capi non si rompe cos presto" (Eccl.4:12). L'uomo superiore agli
animali perch la sua esistenza non dipende solo dalla partecipazione del maschio e della
femmina, ma dalla partecipazione di Dio, che d all'uomo il suo Spirito e lo eleva al di sopra
delle altre creature (Rashi).
La Ghimel parente di Gml (svezzare), che significa nutrire sino alla maturazione. "Il
bambino dunque crebbe e fu divezzato" (Genesi 21:8); qui Gml significa lo sviluppo di un
infante sino al punto in cui pu vivere senza l'allattamento. Il portare a maturit
considerata unazione benefica e costruttiva che aiuta il prossimo, cosi come il termine
G
e
milut Kesed (fare un gesto buono) usato per descrivere una buona azione. La forma della
Ghimel ricorda un Gml (cammello) con il suo lungo collo. Il cammello si chiama cos
perch come un bimbo svezzato e pu andare lontano senza bere (Rav Hirsh). Inoltre il
cammello equipaggiato fisicamente per sopportare stress prolungati, cosa che gli permette di
aiutare i viaggiatori a sopravvivere nel deserto, luogo privo dacqua. In questo modo il
cammello un Gmel Kesed (colui che opera per il bene). In ebraico le vocali non vengono
scritte, dando cos la possibilit di leggere linsieme delle consonanti in maniere diverse.
Nellesempio in questione, infatti, le consonanti g,m,l con le vocali i ed e verranno
lette ghimel, con la vocale a verranno lette gml, mentre con le vocali o ed e verranno
lette gmel.
Con la lettera Ghimel inizia la parola gher (proselita).




Valore numerico 4. La lettera Dalet scritta per esteso forma una parola associata al suo
messaggio.
ha la forma di una porta aperta ed il suo nome parente di Delet porta ed allude alla
porta a cui viene a bussare chi ha bisogno, il dal (povero), che bussa alla porta chiedendo
l'elemosina. Il Talmud insegna che le lettere Ghimel e Dalet stanno per ghemol dalim
essere solleciti nei confronti dei bisognosi - (Shabbat 104a). Come tali esse rappresentano uno
dei due principali temi delle mitzvot, cio i doveri dell'uomo verso i propri simili (laltro
riguarda i rapporti tra uomo e Dio).
La Dalet rappresenta la dimensione in cui lanima vive lesperienza della mancanza, della
povert, della dipendenza, esperienza importante nella crescita spirituale. Luomo, creato a
immagine di Dio, deve agire dove c mancanza. La fame nel mondo non una prova
dellinsensibilit di Dio, ma dellimmaturit di una parte dellumanit che ha pi di quanto
necessita e che per non accetta di agire in maniera degna del Creatore: non accetta di
diventare ghimel nei confronti della Dalet. Daltra parte, limportanza dellesperienza della
povert sta nel fatto che, se non si provasse mai la mancanza e quindi non si avesse idea di
cosa significhi colmarla, non si potrebbero vivere due tra i pi importanti valori spirituali:
- la totale dipendenza da Dio.
- la gratitudine nei confronti di Dio e del prossimo.
Maharal dice che la Dalet, con il suo valore numerico di 4, simboleggia il mondo fisico che si
espande nelle quattro direzioni: nord, sud, est e ovest. Quando il fiume dell'Eden usciva dal
Giardino, si estendeva in quattro percorsi (Gen.2:10).
Perch il piede della Ghimel si estende verso la Dalet? Per insegnarci che il gmel
(benefattore) deve sempre trovare il dal (bisognoso) ed offrirgli aiuto. Il Talmud spiega la
dinamica tra ghimel e dalet a partire dalla loro grafia: la ghimel ha la forma di un uomo che
corre, con la gamba protesa in avanti, verso la dalet, il povero, che guarda timidamente
indietro nella speranza che la sua mancanza venga percepita e colmata dalla ghimel. Per la
dalet da la schiena alla ghimel. Questo perch il bisognoso non deve affrontare il suo
benefattore. L'assistenza deve essere data discretamente e con grande tatto per preservare il
rispetto di chi riceve che non deve essere minimamente umiliato. Il ricco soltanto
lamministratore dei beni che appartengono di diritto al povero e che gli vengono restituiti
tramite la s
e
dqh, beneficienza. Nella pi alta forma di elemosina, n il benefattore ne il
beneficiario devono conoscere l'identit dell'altro (Shabbat 104a). Nel Tempio c'era una
stanza speciale, detta Lishqat Kassaim (la Camera del Silenzio) in cui poteva entrare
chiunque, povero o ricco, ma solo una persona alla volta, chi per prelevare la somma di cui
necessitava, chi per donare le proprie offerte (Shekalim 5:6). Chi dava non sapeva a chi e chi
riceveva non sapeva da chi. In questo modo la s
e
dqh non causava vergogna in chi ne
usufruiva n alterigia in chi, invece, la offriva. Esistono addirittura alcune organizzazioni, in
Israele, che si occupano di investigare e trovare le persone in difficolt che non osano
dichiararlo. Essi rappresentano chiaramente la ghimel che rincorre la dalet.
Dividere i propri profitti con i bisognosi preserva la ricchezza di chi dona come il sale
preserva il cibo. Il Talmud insegna che se uno vuole preservare ed accrescere i propri
possessi, deve costantemente ridurli facendo elemosina (Ketubot 66b). Prov.10:2 dice che la
s
e
dqh libera dalla morte, poich pu risparmiare alla persona che la offre eventi anche molto
spiacevoli. Come dicono i saggi: chi ha riguardo e piet per i suoi fratelli, riceve misericordia
dallalto (Talmud Yevamot 78).
Re Davide, il cui nome inizia e finisce con questa lettera, nella vita prov a tal punto la
condizione di carenza e la dipendenza totale da Dio, nel Sal.109:4 dice io non faccio che
pregare. Fu proprio lo stato di mancanza, di pericolo, che lo ispir a scrivere i salmi, la pi
profonda espressione di preghiera mai formulata dallanimo umano.



















Valore numerico 5. La lettera He rappresenta divinit, distinzione, specificit e appare due
volte nel Tetragramma.
Maharal osserva che la He formata da una Dalet e una Yod. La Dalet rappresenta il mondo
fisico, mentre la Yod denota spiritualit. Quindi la He ci insegna di riempire le nostre vite
combinando il fisico con lo spirituale.
Al nome originario di Avrm fu aggiunta una lettera, la He, e fu chiamato Avrhm.
La lettera He ha un suono morbido, ed indica la forma femminile di un nome, come yeled
(bambino), che diventa yaledah (bambina). La Torah usa questa lettera per illustrare le
caratteristiche distinte di una donna: femminilit, gentilezza. Poi Dio disse ad Abramo:
Quanto a Sarai tua moglie, non la chiamar pi Sarai; il suo nome sar invece Sarah
(Gen.17:15). Prima di questo passo Sarai era sterile; dopo questo passo Sarah divent fertile e
concep Isacco. La nuova lettera He posta alla fine del nome di Sarah implic una maggiore
femminilit e la possibilit di concepire un figlio (Yalkut Hamelitzos). La trasformazione del
nome Sarai (mia principessa) in Sarah (principessa) indica un ruolo pi elevato. Da quel
giorno non era pi solo la moglie di Abramo, ma divenne la matriarca (principessa) di tutto il
popolo dIsraele (Berachot 13a).
Il prefisso Ha (il, lo, la, le, gli, i), attaccato ad un nome diventa un articolo determinativo, cio
identifica un membro ben noto di una classe. Fu sera, poi fu mattina: e fu IL sesto giorno
(Gen.1:31). L'articolo usato solo per il sesto giorno della Creazione, cio vi un significato
per questo giorno diverso che per i precedenti cinque: il sesto giorno fu il giorno della
creazione delluomo.










Valore numerico 6. La lettera Waw, una linea verticale che allude al collegamento tra lalto e
il basso, tra terra e cielo, rappresenta completezza, redenzione e trasformazione. La forma
stessa della lettera, costituita da una yod e da una linea retta, ripropone lidea di un gancio.
Il valore numerico 6 rappresenta il completamento: il mondo fisico stato completato in sei
giorni e cos un oggetto che si autocontiene ha sei lati: sopra e sotto, destra e sinistra, davanti e
dietro (Maharal). In maniera analoga il popolo ebraico completo, autocontenuto ed unico; al
momento di ricevere la Torah, il popolo ebraico fu censito e risultarono esserci 600.000 anime,
corrispondenti alle 600.000 lettere della Torah (Maharal).
La lettera Waw la congiunzione: unisce concetti molteplici ed anche opposti. Essa
rappresenta il legame tra cielo e terra, ed ha la forma di un gancio. La Waw unisce le parole
per formare frasi, unisce le frasi per formare paragrafi, unisce i paragrafi per formare
capitoli ed unisce i capitoli per formare libri. La Waw implica relazione tra eventi e continuit
tra le generazioni. L'assenza di una Waw all'inizio di un nuovo capitolo della Torah indica
l'inizio di una nuova era o di un nuovo soggetto.
Quando si mette la Waw davanti ad un verbo nelle Scritture, essa cambia il tempo da passato
a futuro o viceversa. Uno degli esempi pi classici nella Torah Wayedaber. La parola
Yedaber significa "dir", mentre Wayedaber significa "disse". Realizzando l'interscambio tra
passato e futuro, la Waw implica assenza di tempo, portando l'uomo ad una pi vicina
comprensione del Divino, del Quale viene detto: Mille anni, agli occhi tuoi, sono come il
giorno di ieri (Sal.90:4).
Due usi molto frequenti di questo tipo di Waw sono nella conversione di Haya' (era - passato),
in Wehaya' (sar - futuro); e di Yehih (sar - futuro) in Wayehih (era - passato). In questo
esempio la Waw non solo cambia il tempo, ma trasforma anche il modo delle parole. Il
Talmud dice: (Wayehih, era) esprime tormento, Wehayah (sar) esprime gioia (Meghillah
10b). Quando avviene qualcosa di piacevole nel passato e noi speriamo che si ripeta in futuro,
usiamo Hayah (era) e lo convertiamo con la Waw in Wehayah (sar) [Shoresh Yshai, Ruth].
Viceversa, se sappiamo che qualcosa di triste debba avvenire, qualcosa che non possiamo
modificare ma che speriamo sia gi avvenuto - "fai che sia gi passato!" Allora le Scritture
usano il futuro Yehih (sar) e lo converte in passato Wayehih (era) [Kol Hatorah, Bereshit).




Valore numerico 7. La lettera Zain rappresenta spirito, sostentamento, lotta.
Il suo valore numerico la fa associare allo Shabbat, il settimo giorno, il giorno del riposo,
poich Dio cre l'universo in sei giorni, ed il settimo giorno si ripos. Tuttavia, la parola zn
si riferisce al sostentamento (alimento) e la parola zayin significa arma, alludendo alla
lotta per guadagnarsi da vivere. La contraddizione solo apparente. Il Maharl di Praga
spiega, infatti, che il numero 6 il simbolo del lavoro e dellambiente circostante (lalto, il
basso e i quattro punti cardinali), mentre il 7 il centro, il cuore di questa struttura cubica, lo
Shabbat dal quale scaturisce tutta la benedizione delle attivit lavorative.
Per sei giorni alla settimana luomo deve porsi a confronto con realt spesso estranee alla sua
spiritualit, a volte addirittura ostili, tali, comunque, da non permettergli facilmente di
raggiungere quellequilibrio tra esistenza materiale e spirituale necessario alla vita stessa.
Nello Shabbat, invece, ciascuno si ricrea la propria interiorit in uno spazio inaccessibile
durante qualsiasi altro giorno della settimana. Cos luomo ha la forza di resistere alle
richieste dei sei giorni lavorativi in cui si , talvolta, sottoposti a pressanti esigenze fisiche,
emotive e mentali solo quando riesce a ritrovare se stesso per un periodo. Tale periodo,
rappresentato dallo Shabbat, pu sembrare breve, se confrontato puramente in termini di
durata con il resto del tempo, ma assai prezioso per la profondit e lintensit con cui lo si
vive.
Bisognerebbe trascorrere uno Shabbat in un ambiente religioso, dove il telefono viene
ignorato, la televisione e i giornali tacciono, il cibo gi stato cucinato, non si viaggia n si
parla di lavoro, per rendersi pienamente conto del valore e della profondit di questa
dimensione. un tempo per recuperare energie, riflettere, rilassarsi, sviluppare la propria
spiritualit, approfondire la comunicazione e il rapporto con i familiari.
Rabbi Shimon Bar Yochai dice: Lo Shabbat and da Dio lamentandosi: "ogni giorno della
settimana ha il suo partner (il primo col secondo, il terzo col quarto, il quinto con il sesto),
mentre io sono solo". Allora Dio disse: "Israele il tuo partner". Quindi, quando Dio
pronunci il quarto comandamento sul monte Sinai, Ricordati del giorno del riposo per
santificarlo (Es.20:8), implic con ci il dovere di Israele di portare spiritualit nell'esistenza
terrena (Bereshit Rabb 11:9).
Sette sono i giorni festivi nei quali il lavoro proibito: il primo e l'ultimo giorno di Pesach e
Sukkot; Shavuot, Rosh Hashanah e Yom Kippur. Ognuno dei primi sei chiamato Shabaton
(giorno del riposo). A causa delle forti restrizioni specifiche ad esso, lo Yom Kippur
chiamato Shabat Shabaton (giorno di riposo completo) [il Gaon di Vilna, Divrei Eliyahu].
Sette sono anche i giorni di Pesach, sette (+1) quelli di Sukkot, sette settimane passano da
Pesach a Shavuot ("Omer"), sette anni dura il ciclo della Sh
e
mitah (anno sabbatico della
terra), e sette per sette anni portano allo Yovel (giubileo).
La lettera zain anche liniziale delle parole z
e
man (tempo) e zkar (ricordare). Il ruolo
del tempo e della memoria fondamentale nella ricerca spirituale. Il Nome di Dio del
Tetragramma, - - - , allude allunione di passato presente futuro. Componendo in modo
diverso le lettere del Tetragramma si ottengono le parole era () () sar (). Le
festivit bibliche hanno anche lo scopo di aiutare colui che ricerca la spiritualit a stabilire un
rapporto equilibrato tra queste tre dimensioni temporali. Da un lato, riallacciandoci
allevento passato possibile rivivere gli eventi vissuti da Israele. Dallaltro le festivit
permettono, rinforzando la fede, di proiettarsi nel futuro in maniera positiva.
Per esempio, quando il presente particolarmente difficile, colui che ha fede, grazie al ricordo
degli aiuti ricevuti in passato, ha sempre una porta aperta: la certezza di un futuro migliore.
Il ricordo nella Bibbia un vero e proprio comandamento.




















Valore numerico 8. La lettera h eth rappresenta trascendenza, grazia divina e vita.
Andando oltre a sette, il numero otto rappresenta la capacit dell'uomo di trascendere
(andare oltre) i limiti dell'esistenza fisica (Maharal).
Otto sono i sacri vestimenti del Sommo Sacerdote del Tempio (Esodo 28). Quattro sono le
spezie per l'olio di unzione e quattro per l'incenso (Es.30:23ss). Otto sono gli strumenti
musicali (sette pi il coro) che accompagnano i Leviti durante il servizio. Otto sono i giorni
della circoncisione. Otto sono i fili dello Tzitzit (Rav Bachia).
La h eth scritta nei rotoli della Torah consiste di due zain unite tra loro da un tettuccio. Essa
deriva da H at (distorta), perch sembra che le due zain siano state storte per formare la h et.
Osservando due persone che combattono con le loro zayin (armi), siano esse verbali o fisiche,
tutti dovremmo cercare di calmare le acque e portarli ad una comprensione reciproca,
unendoli sotto uno stesso tetto (Kriat HaTorah).















Valore numerico 9. La lettera t eth rappresenta bont.
Per comprendere il significato della lettera t eth, come di ogni altra lettera dellalfabeto,
necessario risalire alla prima volta in cui compare scritta nella Bibbia, analizzandone il
contesto. La prima t eth che appare nella Bibbia nella parola hr k t v la luce era buona
- (Gen.1:4). Ovvero essa associata allidea del bene.
Le prime tavole della Legge (Es.20:2-17) sono in versione differente dalle seconde (Deut.5:6-
21). Nella prima versione appaiono tutte le lettere dell'alfabeto tranne la t eth. Nella seconda
versione, appare la t eth nel quinto comandamento: lemaan yt av lk (e tu abbia bene). I
saggi spiegano: Dio sapeva che Mos avrebbe rotto le prime tavole. Se esse avessero contenuto
la parola t ov (bont), ci avrebbe significato che si sarebbe spezzato tutto il bene della terra.
Per togliere all'uomo questa preoccupazione, Dio tolse la t eth dalla prima versione (Baba
Kamma 55a). Inoltre la seconda versione delle Tavole conteneva diciassette lettere pi della
prima. La ghematria di t ov (bont) proprio diciassette (Baal HaTurim).















Valore numerico 10. La decima lettera dellalfabeto ebraico la Yod, la lettera pi piccola,
ed liniziale del Tetragramma, del popolo e della terra dIsraele.
appena pi grande di un puntino; non si pu dividere in componenti. Essa allude al Nome,
che Uno e Indivisibile. Implica anche che la grandezza si raggiunge con l'umilt (Maharal).
Yod la prima lettera del Tetragramma y-h-w-h. Il popolo ebraico ha quattro nomi, che
iniziano tutti con Yod: Yaakov, Israel, Yehudah e Yeshurun. Ci indica che, sebbene questa
nazione sia perseguitata e dispersa nel mondo, essa non smette mai la propria missione, che
quella di santificare il Nome di Dio sulla terra. LEterno ha riposto in voi la sua affezione e vi
ha scelti, non perch foste pi numerosi di tutti gli altri popoli, ch anzi siete meno numerosi
dogni altro popolo (Deut.7:7). La Yod rappresenta questo piccolo grande popolo, come viene
definito nella Torah. Tale concetto stato perfettamente espresso in un articolo di Mark
Twain (Harpers Magazine, 1897) sul miracolo del popolo ebraico che, pur rappresentando
luno per cento della popolazione mondiale, conta tra i suoi esponenti il maggior numero di
premi Nobel, scienziati, filosofi, uomini daffari. Nellarticolo Mark Twain si chiede:
Qual la forza misteriosa che sta dietro a questo popolo, che, a differenza delle grandi civilt
antiche, lunico a non essere scomparso? Dove sono limpero egizio, babilonese e persiano? Dove
sono limpero greco, quello romano e gli altri grandi popoli della storia, che fecero tanto rumore e
poi svanirono nel nulla, lasciando solo splendide rovine? Perch questo popolo, il pi perseguitato,
sopravvissuto a tutti?.
Alla domanda di Mark Twain si potrebbe rispondere in vari modi. Questo piccolo popolo,
questo puntino nel mare delle nazioni, stato scelto da Dio la grande Yod del
Tetragramma per manifestare al mondo intero che non sono i leader dellumanit a fare la
storia, bens la Divina Provvidenza. Come notiamo analizzando la storia del popolo ebraico, la
dinamica di questo rapporto, tra la grande e la piccola Yod (Dio e Israele), si sviluppa
allinterno della relazione fra tre inseparabili realt: Dio, il popolo e la terra dIsraele.
Il popolo dIsraele, con le sue cadute e le miracolose rinascite, testimonia lassoluta
dipendenza da Dio. La terra dIsraele, pur essendo stata promessa ad Abrahamo, un dono
soggetto a condizione: perch la terra mia, e voi state da me come forestieri e avventizi
(Lev.25:23). Non si tratta di una terra comune, essa esegue la volont del Creatore: una terra
che vomita o divora i suoi abitanti, paese sul quale stanno del continuo gli occhi dellEterno, del
tuo Dio, dal principio dellanno sino alla fine (Deut.11:12); una terra sulla quale si posano
anche gli occhi del mondo, che ne esaminano, commentano e diffondono senza piet ogni
errore o imperfezione.
Il prezzo dellelezione infatti la severit del trattamento: come nel cammino spirituale dei
singoli individui, pi ci si avvicina a Dio, pi alto il prezzo da pagare per ogni errore. Cos
accadde a Mos, il cui desiderio e le cui preghiere di poter entrare nella terra promessa non
vennero accolte solo per lo sbaglio di aver colpito la roccia invece di parlarle. Essere a
conoscenza degli insegnamenti biblici richiede un comportamento adeguato. come la
differenza che esiste tra viaggiare a 200 km orari o a 60. Ad alte velocit, sterzare il volante di
due gradi pu avere conseguenze catastrofiche.
Le Scritture illustrano chiaramente che dietro ogni persecuzione del popolo ebraico cera
sempre la mano di Dio (cfr. Is.10:5). Fu Lui, quindi, che appicc il fuoco al Santuario di
Gerusalemme (usando come strumento i nemici dIsraele) perch era divenuto un mero
spazio fisico, dove il sacrificio sostituiva e non pi accompagnava il pentimento.
La parola Yod pu essere letta come Yd (mano), e denota potere e possesso. Figurativamente,
una mano chiusa denota possesso - come in terrai stretto in mano questo danaro (Deut.14:25)
e in apri liberalmente la tua mano al tuo fratello povero e bisognoso (Deut.15:11). Per questo
il neonato ha le mani chiuse alla nascita, come a dire: "il mondo intero mio"; quando si
muore, invece, le mani sono aperte, ad indicare che non ci si porta dietro niente di fisico da
questo mondo (Mechiltah, Esodo 17).
Per preparare il ruolo, cos importante nella storia dell'uomo, di Abramo, al suo nome
originario fu aggiunta una He, formando cos una parola che significa "padre delle nazioni".
E a sua moglie Sarai, fu sostituita la Yod con una He, per diventare Sarah. La Yod, il cui
valore dieci, stata divisa in due He, ognuna delle quali vale cinque, una fu data ad
Abrahamo, e l'altra restituita a Sarah, madre dIsraele (Berachot 13a).














Valore numerico 20. Con la lettera Kaf inizia la parola kah che significa forza, energia.
Studiando le Scritture possiamo notare che la forza uno degli attributi divini maggiormente
citati.
La lettera Kaf rappresenta la corona e la realizzazione. La sequenza talmudica dell'alfabeto
insegna: se fai ci che Alef Beth Ghimel Dalet dice, cio se studi la Torah ed agisci a fin di
bene, allora He Waw, Dio, ti dar Zain H et Tet Yod, sostentamento, accettazione, bont e
successione. Infine, Egli ti metter una K
e
ter, corona (Shabbat 104a).
Ci sono tre corone: K
e
ter Torah, K
e
ter Kehunah e K
e
ter Malkut; la corona della Torah, la
corona del sacerdozio e la corona reale, ma la quarta corona, Keter Shem Tov (la corona del
buon nome), superiore a tutte e tre (Avot 4:13).
K come Kaf (contenitore) ha un doppio simbolismo. Esso sta per il palmo della mano che serve
da contenitore e, allo stesso tempo, identifica la misura di quanto esso contiene. Kaf quindi
definisce la produttivit e la realizzazione che risultano da uno sforzo mentale o fisico, cos
come la Yod, che sta per Yd (mano), indica potere e possesso (Ibn Ezra).
La benedizione della Havdaah, che separa la conclusione dello Shabbat dal passaggio al
giorno lavorativo, si esegue aprendo e chiudendo le mani di fronte alla luce della candela. La
mano aperta simboleggia il riposo dello Shabbat, mentre la mano chiusa simboleggia l'essere
pronti per l'azione ed il ritorno al mondo del lavoro e della realizzazione (Maharam
Rotenburg).










Valore numerico 30. La lettera Lamed rappresenta l'insegnamento e l'intenzione.
La Lamed una lettera grandiosa che si innalza sopra le altre dalla sua posizione in mezzo
all'alfabeto. Per questo essa rappresenta il Re dei re. Da un lato della Lamed siede la Kaf, che
allude al Kisseh hakavod (il trono glorioso di Dio), dall'altro lato si trova invece la Mem, che
allude all'attributo Malkut (regno di Dio). Queste tre lettere insieme formano la parola Melek
(Re).
Il nome Lamed, deriva da Limd, che significa sia insegnare che imparare. L'uomo ha il
dovere di insegnare la volont di Dio, ma non pu farlo sino a quando non ha acquisito
conoscenza. Per questo la Lamed la pi alta lettera dell'alfabeto, suggerendo che il vero
talento dell'uomo sta nella sua capacit di imparare ed insegnare. La lettera Lamed liniziale
della parola limmd (studio, insegnamento).
Nell'alfabeto, le lettere Beth e Lamed, formanti la parola Lv (cuore), sono precedute dalle
lettere Alef e Kaf, che formano, a loro volta, la parola Ak (ma). Il termine "ma" indica,
generalmente, una limitazione. Ma le stesse Beth e Lamed sono seguite dalle lettere Ghimel e
Mem, che insieme formano la parola Gm (anche), un termine che indica un di pi a quanto
appena detto. Ci conferma il detto dei saggi: non importa se si fa troppo poco o si esagera,
l'importante fare con il cuore (Berachot 5b).
La lettera Lamed indica direzione, moto a luogo, scopo. Il Talmud dice: uno che saluta un
amico non dovrebbe dirgli "Lek Beshalom" (vai in pace)", ma "Lek Leshalom" (vai verso la
pace) [Berachot 64a].
La Lamed la pi alta lettera dell'alfabeto, mentre la pi bassa la Yod. Insieme formano la
parola L (a me). Come scritto: Wihytem l s
e
gullh (e sarete per Me un tesoro) [Es.19:5],
dove la relazione tra Dio ed il popolo ebraico simboleggiata dal termine L, a Me (Pesiktah
Rabbati).
La Torah inizia con la lettera Beth e finisce con la lettera Lamed. Si pu leggere Lv (cuore) o
lbal (non). Dio ha detto ad Israele: "Figlio mio, se sei guidato da questi due termini - cuore,
che rappresenta la sincerit, e non, che rappresenta la coscienza di ci che si deve evitare,
allora hai ubbidito a tutta la Torah" (Otiot Rabbi Akiva).




Valore numerico 40. La lettera Mem rappresenta il rivelato e il nascosto. Il termine pi
evidentemente collegato alla Mem lacqua, poich scrivendo questa lettera per esteso
Mem ha le stesse consonanti della parola mayim (acqua). Lassociazione pi classica che
riguarda lacqua la Torah.
Per capire pienamente il significato dellacqua nella Torah necessario parlare del mikweh, il
bagno rituale. I pi antichi riferimenti al mikweh nella Torah riguardano un cambiamento
di stato: limmersione che per la prima volta i sacerdoti eseguirono fu il principale atto
rituale che li differenzi dal resto del popolo. Ugualmente il mikweh, il rito di purificazione
del Sommo Sacerdote come preparazione della sua entrata nel Santo dei Santi, nel giorno di
Kippur aveva come finalit il cambiamento di stato e la purificazione rituale, necessaria
perch potesse trovarsi di fronte alla Shekinah e conseguire il perdono per tutti i suoi fratelli.
Limmersione nel mikweh, il battesimo, di colui che si converte abbracciando la fede nel
Messia, allude alla trasformazione che lanima subisce proprio per tale fede. Tale
metamorfosi spirituale rappresenta una nuova nascita.
Dopo limmersione, il convertito come se fosse un bambino appena nato (cfr. Talmud
Yevamot 48:2) e, uscendo dal mikweh, egli come se fosse una nuova persona da ogni punto
di vista. La radice stessa della parola mayim ci pu illuminare su tale processo. Ma linizio
della parola mayim significa cosa, in forma interrogativa: con limmersione nel mikweh si
dimostra di essere pronti ad annullare il proprio ego la parte fissa, immutabile della
personalit e a chiedersi: Cosa sono io?. Anche lespressione w
e
nah n m? Cosa siamo
noi? (Es.16:7), il dubbio ontologico espresso da Mos a Dio, vuole descrivere lo stato
psicologico e spirituale di chi pronto a mettere in discussione il suo io con un interrogativo, e
dunque a rinascere.
La Mem anche liniziale del redentore Messia. Uno dei suoi nomi s emah ,
germoglio (Zac.3:8), termine che allude anchesso alla capacit rigenerativa, rinnovatrice,
ricreativa che dal Messia si diffonde allumanit.
La Mem ha due forme: una aperta e una chiusa. La Mem aperta usata dovunque tranne che
in fine alla parola. L si usa solo la Mem chiusa (finale). La Mem aperta indica la gloria
rivelata delle azioni di Dio. La Mem chiusa indica quella parte delle regole celesti che
nascosta all'uomo. Agli aspetti rivelati e nascosti del Suo regno si allude anche nel Suo Nome
Maqom (Onnipresente - Luogo). Dio chiamato Maqom dato che Egli impregna i luoghi del
mondo (Psikt Rabbati 21:1). Il Nome Maqom inizia con una Mem aperta e finisce con una
Mem chiusa. La Mem aperta indica il fatto che Egli percepito attraverso il funzionamento
meraviglioso dell'universo. Ma, in ultima analisi, Egli resta ignoto, invisibile e nascosto, come
indicato dalla Mem chiusa.
La storia del popolo ebraico caratterizzata da esilio e redenzione. Il primo esilio fu in
Mizraim (Egitto). La Mem iniziale dice che il paese era inizialmente aperto e che gli ebrei
potevano entrare ed uscire liberamente dal paese e dalle loro case. La Mem finale simboleggia
il fatto che alla fine il paese era per loro chiuso, trovandosi cos schiavi intrappolati senza via
di uscita (Sifsei Kohen).
Il diluvio dur 40 giorni (Gen.7:4). Mos stette 40 giorni e 40 notti sul monte Sinai. Mos visse
40 anni nel palazzo del Faraone, 40 anni a Madian e 40 anni come capo dIsraele.






















Valore numerico 50. La Nun appare in due forme: quella normale e quella allungata che si
usa solo alla fine di una parola.
La lettera Nun connessa al concetto di N
e
flh (caduta) ovvero alle varie prove esistenziali
inviate da Dio allessere umano durante la sua vita per invitarlo a cercare nel profondo il
potere di risalire in alto, oltre i limiti della sua personalit.
Nun in s e per s implica speranza, redenzione e, eventualmente, la futura risurrezione: la
Nun sta per N
e
flh, ma, allo stesso tempo, implica i concetti di Nr (candela), luce nel buio e
Neamah (anima), spirito del corpo.
Alcuni sono destinati a conoscere Dio nel momento della propria caduta e nella successiva
risalita. Il segreto della rinascita dalla morte, insegnato dalla Nun, consiste nella capacit di
capire che la caduta pu elevarci notevolmente se si comprende che, anche nellabisso, Dio
vicino. infatti scritto: aveva fatto delle tenebre la sua stanza nascosta (Sal.18:11); e ancora:
quandanche camminassi nella valle dellombra della morte, io non temerei male alcuno,
perch tu sei con me (Sal.23:4). Con tale consapevolezza sar pi facile rialzarsi.
LEterno riprende colui chegli ama, come un padre il figliuolo che gradisce (Prov.3:12). Da
questo versetto possibile capire che le sofferenze devono essere intese come una prova
mandata da Dio e sono quindi lespressione del suo amore. Nun anche liniziale della parola
nissayin (prova).










Valore numerico 60. La lettera Samekh rappresenta sostegno, protezione e fiducia.
La radice della lettera Samekh significa sostegno, fiducia, e rappresenta lidea della protezione
Divina. La Samekh, unita alla lettera precedente, la Nun, compone la parola ns
(miracolo). I miracoli avvengono soprattutto dopo aver superato la prova, e Dio li concede per
aver agito con maturit accettando le prove e le perdite. Bisogna mantenere la capacit di
capire che anche nelloscurit, nei momenti in cui sembra che male e sofferenza siano lunica
realt, la presenza di Dio sempre vicina. La ricorrenza di H anukkah, che si festeggia nel
mese di kislev e avviene nel periodo dellanno vicino al solstizio dinverno, celebra appunto la
vittoria della luce sulloscurit.
Quando si comprende che in ogni periodo nero della vita, Dio ci prende per mano e ci parla
in privato, diventa possibile trasformare la sofferenza in luce. Solo allora cesser laffanno
doloroso: questo atteggiamento molto pi efficace del lamento sterile e passivo. Nella vita di
ognuno ci sono periodi in cui il nostro santuario interiore viene devastato da malattie, perdite
o conflitti affettivi. In questi momenti importante mantenere uno stretto contatto con quella
parte del nostro spirito che nessuna esperienza pu indebolire o sporcare, perch parte di
Dio. A volte difficile esserne consapevoli, perch, soprattutto in questi periodi, quasi
impercettibile. Ma solo ritrovandola sar possibile illuminare spazi sempre pi estesi della
nostra propria mente e della propria esistenza. Questo il significato della piccola quantit di
olio che riusc a mantenere il candelabro acceso per otto giorni. Da qui la centralit
dellinsegnamento: proibito disperare! La disperazione lo strumento di Satana. Quando ci
sentiamo lontani dalla luce dobbiamo ricordare H anukkah e tenere presente il versetto:
canter allEterno finch io viva; salmegger al mio Dio finch io esista (Sal.104:33). Con
quel poco che resta della mia vita, elever un canto che mi render pronto per ricevere un
miracolo che trasformi la mia esistenza.
Il perimetro della Samekh denota Dio, il Protettore; il suo interno denota Israele, il
dipendente. Il centro della Samekh allude al Mishkan (Tabernacolo), il luogo dove la Presenza
Divina dimorava durante il viaggio nel deserto (Otiot Rabbi Akiva).







Valore numerico 70. La parola ayn (occhio, sorgente) fa s che la lettera ayn sia il simbolo
della visione e della percezione, ovvero della coscienza superiore che permette di elevarsi oltre
il livello materiale. La lettera ayn associata alla rettificazione del sentimrnto dellira. Il
legame tra la fede e la capacit di non adirarsi descritto in maniera molto esplicita: colui
che si adira non ha fede (Hilkhot Hadeot); o ancora: colui che si adira come se adorasse
altri di (Talmud Shabbat 105b). In altre parole, chi si irrita si sostituisce a Dio pretendendo
di essere il regista della propria esistenza. Chi invece ha fede nella provvidenza divina ed
certo che Dio controlla e segue il mondo in ogni istante, capisce che Egli lartefice di tutto ci
che accade nella vita.
Quando siamo messi alla prova, se riusciamo a scorgere il volto di Dio, con locchio della
sapienza, sar pi facile non adirarci.
Chi copre i falli si procura amore, ma chi sempre vi torna su, disunisce gli amici migliori
(Prov.17:9). Quando un amico ci arreca un torto, invece di fissare la nostra attenzione su
questo episodio negativo dovremmo ricordare il bene che ci ha fatto. La gratitudine ci aiuter
a perdonare e salver quindi la nostra amicizia. Sono numerosi i saggi longevi che
attribuivano la loro buona salute al fatto di non cedere allira.
Fra tutti gli organi, l'occhio quello che rivela all'uomo pi di tutti. La parola ayn (correlata
a Maayn - fontana) significa anche sorgente dacqua (Gen.16:7). Esattamente come una
sorgente porta l'acqua dalle profondit della terra alla luce del sole, cos l'occhio porta la
percezione del mondo nella mente dell'uomo.
L'occhio il mondo: il bianco rappresenta l'oceano, l'iride la terra, la pupilla Gerusalemme
e l'immagine che vede chi osserva il Tempio (Derech Erez Zuta).
Cos come ayn significa occhio, la parola Meein (come) usata per descrivere l'essenza o la
somiglianza a qualcosa. ayn (occhio) che identifica primariamente l'organo della vista,
rappresenta anche la luce, ovvero il veicolo che rende possibile la visione.
Nella calligrafia della Torah, la ayn formata da una Yod allungata e una Zain (Beit Yossef).
La ghematria delle due lettere 17, cos come il valore di Tv (bene). Questo insegna che si
deve sempre guardare la gente con ayn tvah (occhio buono), e giudicare gli altri
favorevolmente, come dice il Salmo: vedrai il bene di Gerusalemme (Sal.128:5).
Il valore numerico della ayn (70) fondamentale nella Bibbia, in particolare per quanto
concerne la dialettica tra Israele, le nazioni e il loro faticoso cammino verso la comprensione
reciproca. Lumanit parlava una lingua comune; quando, per, la generazione della Torre di
Babele fu punita da Dio per la sua arroganza e immoralit, fu dispersa, confusa e
frammentata in settanta lingue diverse. Leffusione dello Spirito Santo a Pentecoste offr una
nuova possibilit alle genti di tornare allunione originaria per la fede nel Messia dIsraele.
Il popolo ebraico ha avuto il compito di essere il punto di riferimento per tutte le nazioni.
Quando i dodici figli di Giacobbe, con i loro figli, scesero in Egitto erano settanta anime e Dio
fiss i confini dei popoli tenendo conto del numero dei figliuoli dIsraele (Deut.32:8).
Limportanza, per Israele, di rapportarsi alle nazioni del mondo si rispecchia in alcune leggi
della Torah: il Sinedrio era composto da settanta anziani. Durante la festivit di Sukkot, al
tempo del Santuario, il popolo pregava e offriva sacrifici (70 tori) affinch tutte le nazioni del
mondo fossero benedette da Dio.






















Valore numerico 80. La lettera Pe rappresenta parola e silenzio.
La Pe sta per Peh (bocca), l'organo della parola. Dio cre l'uomo e gli soffi nelle narici un
alito vitale, e luomo divenne unanima vivente (Gen.2:7). Onkelos sostiene che il termine
essere vivente da interpretare come "anima che parla". Rashi commenta che ci che
differenzia l'uomo dagli animali la capacit di fare un discorso intelligente. La capacit di
parlare porta l'uomo in cima alla graduatoria delle quattro categorie di esistenza: Domem
(silente); omeah (germogliante); H ay (vivente) e Medaber (parlante) [Maharal].
La Kabbala nota che la Pe formata da una Kaf e una Yod. La Kaf rappresenta Klh
(contenitore), che contiene la Yod, ovvero la spiritualit. La Yod nella Kaf rappresenta lo
spirito contenuto nel corpo umano, oppure i Dieci Comandamenti nell'Arca (Magen David).
Nell'alfabeto, la ayn precede la Pe, dato che l'occhio percepisce e poi la bocca esprime il
pensiero. C' comunque un luogo dove la posizione di queste due lettere si inverte. Nel Libro
delle Lamentazioni (sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme) i versi dei primi quattro
capitoli sono formate da parole in ordine alfabetico ("acrostico"). In tre capitoli su quattro la
ayn precede la Pe. L'anomalia allude al fatto che a quel tempo si era deviato dalla via di Dio.
La Pe senza daghesh (puntino in centro) ha un suono morbido (f), la Pe con il daghesh ha
invece un suono duro (p). La radice Rf
e
(curare) usata nella Torah con la forma morbida,
quando chi cura Dio, io sono lEterno che ti guarisco" (Es.15:26); e con la forma dura,
quando chi cura il dottore, lo far curare fino a guarigione (Es.21:19). La differenza sta
nel fatto che il medico cura con dolore, mentre Dio cura naturalmente (Baal Haturim).
La Peh (bocca) data all'uomo per servire lo scopo morale di usare la parola al servizio di Dio
(Tefillah Zaka). Il lutto il momento del silenzio. Al silenzio si allude mangiando uova e
lenticchie, che sono cibi rotondi che non hanno "bocca" (Baba Basra 16b).
La pi classica espressione legata alla parola Pe Trah ebeal peh (Torah
orale), ossia linsieme di interpretazioni delle Scritture. Per capire il significato di Tradizione
Orale bisogna introdurre limportante nozione del ruolo delle vocali e delle consonanti nella
Torah. In ebraico il testo scritto composto solo da consonanti, mentre le vocali vengono
aggiunte da chi legge: ogni parola pu quindi avere pi di un significato. La Torah non
dunque un testo fisso ma si presta a diverse interpretazioni.
I 48 sentieri della Torah sono quelli elencati nelle Massime dei Padri (Pirkeh Avot 6:6).
Citer, come esempio, i primi due sentieri secondo gli insegnamenti di Rav Noah Weinberg.
1. Be Talmud (lo studio della vita)
Il primo sentiero che cinsegna il Pirkeh Avot Be Talmud, ovvero lessere in uno stato di
costante apprendimento nello studio della vita. Dobbiamo far uscire ogni evento e ogni
nostro incontro dalla casualit, volgendoli in stimoli alla riflessione e al dialogo con Dio.
necessario quindi arginare la tendenza della mente a distrarsi e a divagare tenendola in uno
stato di vigile allerta.
Purtroppo nella nostra societ occidentale e materialistica la gente anzich scegliere di
dedicare il proprio tempo libero ad attivit edificanti e significative per crescere in
consapevolezza, preferisce mantenere in uno stato di non apprendimento la propria coscienza
guardando la televisione o altre cose, in totale opposizione al consiglio biblico di non buttare
via il tempo inutilmente. possibile superare queste difficolt quotidiane con alcuni consigli
pratici.

a. Costanza. Non serve a nulla meditare due volte la settimana trascorrendo poi il resto del
tempo a guardare programmi televisivi di scarso o nullo valore. della massima importanza
scegliere con cura i propri amici, le proprie letture, i film da vedere, le attivit del tempo
libero a cui dedicarsi. Un film che non insegna nulla di positivo, che non apre il cuore e la
mente, o un incontro sociale che non fa crescere, sono sicuramente una perdita di tempo.

b. Concentrazione. Lincapacit di concentrarsi, di portare a termine un lavoro iniziato,
espressione dellincapacit di dedicarci completamente a ci che stiamo facendo. Quando
studi, studia; quando preghi, prega, insegnano tutti i grandi saggi.
Un ottimo allenamento quello di proporsi giornalmente una certa attivit da svolgersi in
maniera costante e continuativa, inizialmente per almeno dieci minuti e poi via via per un
quarto dora, mezzora, unora e cos via, il tutto senza dannose interruzioni. Questo
allenamento alla costanza ci permette di riconquistare il controllo sulla nostra mente, che
come una scimmia che si sposta incessantemente da un ramo allaltro senza mai riposarsi.

c. Stabilit. Quando la nostra vita impostata sulla precariet, sulla mancanza di
progettualit quotidiana, allora la nostra crescita spirituale si scontrer con gli inevitabili
ostacoli del mondo fisico e materiale.

d. Riflessione. importante fare ogni sera, prima di addormentarci, unopera di revisione
della nostra giornata. Il calendario biblico, con i suoi punti fissi nel tempo, ci pone
costantemente di fronte a cicliche revisioni del nostro operato e di realizzazione spirituale. Il
fine che il ciclico passare del tempo assomigli di pi a una spirale che si accresce verso lalto,
che al perimetro di una circonferenza che si scrive e riscrive su se stessa.

2. Be
e
miah (in ascolto)
Durante le nostre conversazioni e nella nostra vita relazionale dobbiamo dunque imparare ad
apprendere e ascoltare in maniera attenta e consapevole. A volte ci succede di essere distratti,
di dare poco peso ai messaggi che riceviamo, perch le nostre menti sono sovraffollate di
pensieri di ogni genere. Lascolto profondo deve tenere in grande conto anche il tono di voce e
lautenticit del suono emesso dal nostro interlocutore.

C un altro tipo di ascolto ed quello della Shekhinah, di Dio. Sappiamo veramente cosa
desideriamo dalla vita? Affinch questo ascolto si realizzi dobbiamo innanzitutto tacitare il
nostro rumore e disordine interiore. Il significato della parola Shemah proprio questo:
- She, iniziale di eqt (silenzio) ovvero fare silenzio nella nostra mente.
- M, iniziale di mah (che cosa) ovvero ascoltare la Ql deman dakah che ci parla, la
Voce sottile e silenziosa.
- Ah, iniziale di ayin (occhio), il raggiungimento della visione illuminata del terzo
occhio, il centro della fronte (il punto dove si mettono i tefillin).

Valore numerico 90. La lettera ade rappresenta giustizia e umilt.
La ade in mezzo alla parola mezzo indica s
e
dqh (beneficenza). Accanto ad essa vi sono due
lettere: la H et e la Yod. Insieme esse formano la parola H ay (vita). Le lettere all'inizio ed alla
fine della parola sono invece la Mem e la Tau, che insieme formano la parola Met (morte).
Questo indica che facendo beneficenza la persona si tiene vicina la vita e lontana la morte (il
Gaon di Vilna).
ade sta per addq, il Giusto, riferendosi al Signore, che chiamato addq w
e
yar il Giusto
e Retto Deut.32:4. La vera giustizia esiste solo in Dio ed Sua parte integrante. Il termine
addq anche usato per definire l'uomo che emula la giustizia di Dio, conducendo una vita
intrisa di integrit e verit.
















Valore numerico 100. La lettera Qof rappresenta santit e ciclo di crescita.
La lettera Qof allude alla Q
e
dah, cio alla santit, sacralit, diversit. La parola
qdh, oltre che santo significa anche diverso, separato. Dio santo nel senso che nessun altro
essere o cosa pu essere comparata a Lui. La santit implica che l'oggetto in discussione sia
separato dalle altre faccende. Se un oggetto sacro, significa che ha un grado di santit che ci
proibisce di usarlo per i nostri piaceri quotidiani. Se una persona santa, essa ad un livello
superiore delle altre. Paradossalmente, proprio il versetto che in Es.19:6 parla di diversit e
della separazione del popolo ebraico, contiene il precetto divino che esorta gli ebrei a
diventare un regno di sacerdoti, di maestri di fede nel Dio unico per gli altri popoli. Un
comandamento questo che sembra contraddittorio: da un lato gli ebrei sono invitati a sentirsi
e dichiararsi diversi e a separarsi dai popoli tra cui vivono, dallaltro lato sono esortati ad
avere rapporti cos profondi con i non ebrei da poter loro trasmettere, con il proprio esempio,
la fede nel vero Dio.
Il valore di Qof 186, lo stesso di Maqom (luogo - onnipresente), uno dei Nomi Divini. La
lettera Qof consiste di una Kaf ed una Waw, due lettere che hanno una ghematria di 26, la
stessa del Tetragramma Yod-He-Waw-He.
Qof sta anche per Qorbn (offerta al Tempio, sacrificio). Il termine Qorbn deriva dalla
radice Qarev, avvicinarsi. Quando c'era il Tempio, le offerte al Tempio portavano chi le
faceva pi vicini a Dio. (Magen David).
La parola Qof significa anche scimmia. Il fatto che questa lettera rappresenti sia la santit che
un animale, una parodia dell'umanit ed offre un importante spunto sul ruolo dell'uomo.
L'uomo creato ad immagine di Dio, ed solo un po pi in basso degli angeli (Sal.8:5).
L'uomo deve emulare Dio, anche se non potr mai raggiungere la Sua santit. Se l'uomo
agisce ad immagine di Dio, il suo potenziale illimitato. Ma se egli solo una povera
imitazione di ci che l'uomo pu fare, allora solo un primate. Cos come una scimmia
assomiglia ed imita l'uomo meglio di qualunque altro animale, non potr mai raggiungere il
livello di un essere umano.






Valore numerico 200. La lettera Resh rappresenta scelta tra grandezza e degradazione.
Il Talmud sostiene che la Resh sta per Ra (malvagio). Nella Hagadah di Pesach uno dei
quattro figli il malvagio. Gli altri tre chiedono spiegazioni ai genitori quando tuo figlio ti
domander (Deut.6:20), mentre il malvagio dice a suoi genitori "e quando i vostri figli vi
diranno", in modo da autoescludersi dai comandamenti di Pesach. Quando vi fede, non ci
sono pi domande, quando non vi fede non ci sono pi risposte (Chafetz Haim).
Il Midrash nota che la parola Has r (la roccia), parola che allude ad una natura tenace e
forte, si pu leggere alla rovescia come Rs eh (vuole). Cos come la s r (roccia) si pu
trasformare in Rs eh (volont), il rifiuto si pu trasformare in propensione.
Sebbene la Resh allude al Ra (malvagio), essa contiene in s la speranza per la sua
redenzione. La lettera Resh si pu comparare ad un tubo piegato sul proprio asse, come una
porta appoggiata al cardine. Questo insegna che la persona malvagia si pu girare verso la
Qof - che rappresenta la santit - trovandosi cos faccia a faccia con Dio. La parola Resh
significa ereditare, come disse Mos ad Israele
a
lh r (vai e prendine possesso Deut.1:21).
Ma le stesse lettere si possono leggere come Ra (povero) come in w
e
lr n kl (il povero
non aveva nulla 2Sam.12:3). La Kabbala dice che questi due termini contrastanti sono
simboleggiati dalla forma della lettera Resh.
La Resh e la Dalet sono molto simili. L'unica differenza tra le due lettere sta nell'angolo
superiore destro: nella Dalet esso acuto e sporgente, mentre nella Resh arrotondato. La
Dalet simboleggia stretta fedelt ai valori di Dio, mentre la Resh simboleggia idolatrie antiche
e moderne, che si piegano facilmente alle mode.
La lettera Resh associata alla parola r (testa). Per difendere la nostra r (testa)
dal raa (rumore) e dal ra (male) bisogna resistere alla tentazione di sparlare. I
maestri della tradizione ebraica insegnano che il laon hara (la maldicenza) causa della
maggior parte delle malattie che ci colpiscono. Quando evochiamo anche inconsapevolmente
limmagine di una persona che ci ha fatto un torto o con cui abbiamo un rapporto conflittuale,
dobbiamo reagire pensando alla nostra missione esistenziale (rettificazione) e liberandoci dei
pensieri ossessivi riguardante quella degli altri.
anche proibito lasciarsi andare al veleno dellira. Se riusciamo a ricordarci che chi ci fa
adirare , di fatto, un maestro che ci sta mettendo alla prova aiutandoci a riconoscere quella
parte immatura e violenta di noi stessi, ci sar molto pi facile gestire la situazione.
Lautocontrollo dei nostri pensieri e delle nostre emozioni negative, come lira, si conquista
gradualmente ma con sforzo costante.
Con la lettera resh inizia anche la parola refah (guarigione).


Valore numerico 300. La forma della lettera in ricorda fenomeni naturali che sembrano
sollevarsi verso il cielo, come a cercare Dio. Ad esempio i rami di un albero, le fiamme del
fal, o un campo di fiori. Questo simbolismo si trova anche quando Mos prega mentre Israele
combatte Amalek. La Torah ci dice che Israele prevaleva quando Mos teneva alzate le sue
mani (Es.17:11). La in una silouhette di Mos, con le due braccia larghe e la testa in mezzo
(Magen David). Non erano dei supposti poteri magici di Mos a dare la vittoria, ma la

mnh (fede) con la quale egli ispirava il popolo di Israele a rivolgere i propri occhi verso
Dio (Mishnah; Rosh Hashanah 3:8). La forma della in ricorda dunque lo sforzo dellanima
di elevarsi e di riunirsi a Dio. Come la fiamma brucia proprio grazie alla trasformazione di un
elemento materiale, la in la lettera dellelevazione spirituale, della fiamma interiore che
brucia i contenuti materiale della mente.
La in liniziale di lm e alwah: sono la pace e la serenit che vengono dal senso
di completezza, di accettazione del nostro destino, di riconciliazione con Dio e con i nostri
simili. Il ruolo della pace e del superamento dei conflitti cos importante che la preghiera
del Signore (rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori)
costituisce una vera e propria meditazione sul perdono nei confronti di tutti coloro che ci
hanno inflitto offese. Dopo aver ritrovato e apprezzato la quiete interiore, pi facile
eliminare dalla nostra coscienza le tracce di risentimento, ira e conflitto. Si arriver a capire
che perdonare diventer non solo possibile, ma necessario. Non pu esservi pace finch il
risentimento rode lanima; importante imparare a perdonare, non solo per amore di Dio e
del prossimo, ma soprattutto per amore e piet verso noi stessi.
Nel primo versetto dello Shema: Ascolta Israele lEterno nostro
Dio lEterno uno, due lettere appaiono in caratteri pi grossi, la ayn e la dalet, che
compongono la parola d (testimone). Questa parola allude al ruolo del popolo ebraico in
quanto testimone del vero Dio tra i popoli. av, che inizia con la in, la radice della parola
tevah, che significa letteralmente ritorno, inversione di direzione. Lo Shema linvito
ad ascoltare quella voce interiore che la voce di Dio in noi, che ci spinge in direzione della
pace e della saggezza.
Per questo, pur attribuendo grande importanza ai processi di autocritica e al fatto di mettere
in discussione noi stessi, bisogna porre un limite al tempo concesso per tali cose. Infatti, pi ci
si focalizza e ci si concentra sulla propria negativit, sulla propria umana imperfezione,
seppure al fine di superarla, pi si corre il rischio di identificarsi con essa.
La in anche liniziale di rah (canto) e la musica ha il potere di tagliare via lo
spirito di negativit, come dimostra il duplice senso della parola zamer che significa sia
cantare che potare, tagliare: quando re Saul fu posseduto da uno spirito cattivo (1Sam.16:14), i
suoi consiglieri gli suggerirono di farsi allietare dalla musica di Davide per liberarsi dallo
spirito che lo turbava.
Quando la in si lega a Qof (scimmia - mimo stupido) ed a Resh di Ra (malvagio), forma
insieme ad esse lo eqer (falso) (Shabbat 104a).
Sebbene nell'alfabeto la in compaia dopo la Qof e la Resh, essa appare all'inizio della parola
eqer (falso), perch anche la pi nefanda menzogna cerca sempre di travestirsi da verit
(Rashi, Num.13:27) dato che una affermazione completamente falsa - come per esempio
"l'uomo una pietra" - sar sempre rifiutata per il suo stesso non-senso (Zohar, Maharal).
in correlata a n (dente). La forma della in ricorda un molare, che macina il cibo con le
sue punte acuminate. La parola in (dente) , a sua volta, legata a anan (acuto). Quindi
w
e
innantm levneyk (ripeterai queste cose ai tuoi figli Deut.6:7), significa "insegna ai
tuoi figli cos intensamente che essi capiscano la Torah chiaramente e le sue parole saranno
acutamente definite, oltre ogni dubbio (Kiddushin 30a).



















Valore numerico 400. La lettera Tau rappresenta verit e perfezione.
Tau sta pera

met (verit). Contrariamente a molti altri casi, in cui la prima lettera del
nome a dare il significato, nel caso di

met (verit), l'ultima lettera, Tau lega il nome al


significato. Questo allude alla natura della verit: anche se all'inizio essa pare essere meno
attraente della falsit, alla fin fine la verit prevale.
La verit eterna, ma quando le viene tolta la alef, che il pi piccolo valore di

met, allora
rimane la Met (morte).
Tutte le lettere della parola

met poggiano su basi solide, mentre le lettere della parola eqer


(falso) poggiano su un punto solo, risultando cos molto instabili. L'idea espressa eqer en la
raglim (le bugie non hanno gambe). Da questo probabilmente deriva il proverbio "Le bugie
hanno le gambe corte".
Al serpente, prima creatura al mondo a dire le bugie, furono tolte le zampe, e fu condannato a
strisciare (Rashi, Bereshit 3:14).
La Tau liniziale della parola tefillah (preghiera). Uno dei significati del termine
t
e
fillh unione; la pi alta forma di unione che possiamo avere con Dio la capacit di
sentirlo cos vicino da potergli parlare. Inoltre, pi si riesce a parlare con Dio pi lo si sente
vicino; questo fenomeno un dato assodato nel campo della comunicazione. Pi due esseri
umani sono vicini, pi riescono a comunicare; pi comunicano e pi si sentono vicini.
La Tau liniziale della parola tevah (pentimento, ritorno): ritorno alla vera essenza
originaria e unica, alla Alef, la prima lettera dellalfabeto. Uno dei mezzi pi efficaci per
realizzare questo ritorno la t
e
fillh, larma capace di abbattere il muro di separazione che si
erge tra Dio e le sue creature che si sono allontanate dalla verit. Salomone, in Prov.17:3
paragona il cuore, che raggiunge lespressione pi intensa nella preghiera, allopera di
raffinamento delloro e dellargento: La coppella per largento e il fornello per loro, ma chi
prova i cuori lEterno. Kesef, argento, in ebraico ha anche il significato di desiderio: prima
della preghiera dobbiamo raffinare la qualit dei nostri desideri e delle nostre richieste. Per
questo motivo lAmidah inizia con le parole del Sal.51:15, Signore, apri le mie labbra. Ovvero:
sii Tu stesso a pregare attraverso di me. Allora sar lo Spirito di Dio (Rom.8:26) ad esprimere
le necessit che promuovono il benessere individuale insieme a quello della collettivit. Allora
la preghiera non sar pi la lista della spesa, quellatto opportunistico definito dal Baal
Shem Tov labbaiare del cane che chiede cibo al suo padrone.

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