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La cultura della vita

La vita il dono pi grande, un dono che l'uomo non ha il diritto - naturale - di rifiutare in
nome di altri diritti che non sono altrettanto fondamentali, e per lo pi sono frutto
dell'egoismo, del consumismo, dell'individualismo... e di tanti altri "ismi" di cui oggi pieno
il nostro pensiero. Tutto un bombardamento di messaggi che nascono dalle varie declinazione
di questi "ismi" ci portano a negare la vita senza neppure accorgercene, a costruire una
"cultura della morte" in nome della modernit, della scienza, del progresso...
Le grandi ideologie che hanno trovato realizzazione pratica nel XX secolo hanno lasciato
una tragica scia di morte, dai campi di concentramento nazisti ai lager sovietici, dagli
esperimenti eugenetici all'internamento dei dissidenti in sedicenti ospedali psichiatrici e
all'eliminazione brutale di chi ritenuto "nemico". Ma siamo sicuri che tale barbarie sia
cessata?
Nella nostra secolarizzata Europa non stiamo forse approvando leggi similari in nome di
una "grande apertura democratica" e di una sedicente attenzione ai pi deboli quando
approviamo leggi sull'aborto senza quasi alcun limite e sull'eutanasia, o contrabbandiamo una
pericolosa pillola abortiva come la RU-486 per un "medicinale", facendo passare il tutto come
esempi di rispetto dell'individuo, di democrazia, di modernit ?


Cultura della vita e cultura della morte: la grande battaglia

di Mons. Luigi NEGRI

E' un segno dei nostri tempi: l'odio a Dio si afferma promuovendo cultura e strumenti di
morte. Il Papa non si arrende e chiama cattolici e uomini di buona volont alla mobilitazione:
deve trionfare il Vangelo della vita.
in atto nella vita sociale un grande conflitto fra la cultura della vita e la cultura della
morte.
La cultura della morte, che caratterizzata da una straordinaria ricchezza di mezzi
scientifici e tecnologici e da strumenti di pressione sulla coscienza delle nazioni e dei popoli,
la cultura dell'uomo che si considera al centro della realt e che pertanto considera la realt
come un "dato" a sua totale disposizione. L'uomo che si considera al centro della realt, dotato
di un potere assoluto, intellettuale, morale, scientifico e politico considera la persona dell'altro
semplicemente come un "dato" da conoscere, da organizzare ed eventualmente da manipolare.
Per secoli la persona dell'altro stata ridotta alle caratteristiche socio politiche ed
economiche.
L'individuo (perch questo termine era largamente preferito al termine persona) valeva
come dato da manipolare per la creazione dei grandi sistemi politici, in cui si espressa negli
ultimi due secoli l'ideologia sociologica.
L'individuo aveva tutto e solo il valore della sua funzionalit al processoideologico
politico destinato a creare un nuovo potere o a conservare un potere gi acquisito.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Gaudium et Spes, ha parlato dell'uomo ridotto a
"cittadino anonimo della citt umana" (GS, 23). Oggi, nell'orizzonte della grande ideologia
tecnocratica che domina il mondo la persona umana considerata semplicemente un dato di
carattere biologico, su cui la scienza abilitata a operare tutti i possibili esperimenti in vista
della creazione di livelli di vita fisica sempre pi rispondenti agli ideali di comodit.
La vita umana ha perso qualsiasi dimensione di mistero: non un dato, originariamente
gratuito da accogliere e da amare, una situazione che deve essere razionalizzata e dominata.
Quando la vita fisica mostra i suoi limiti, al suo sorgere, al suo declinare, per la presenza di
condizionamenti che ne aggravano la procedura o anche quando soltanto ostacola un
benessere economico e fisico considerato irrinunciabile, allora la vita umana pu essere
variamente manipolata o addirittura negata.
Le manipolazioni genetiche, l'aborto, la contraccezione, le varie forme di eutanasia
costituiscono, secondo il magistero di Giovanni Paolo II, una immensa congiura dei nuovi
potenti contro i poveri, i nuovi poveri di questa societ in cui domina un concetto di libert
assolutamente falso.
una libert che trova esclusivamente in s, come pura reazione istintiva, le proprie
ragioni ed il proprio dinamismo, non pi nell'essenziale riferimento alla verit.
Ma una libert senza verit soltanto un arbitrio, dei potenti contro i deboli. E quando le
strutture sociali e politiche assecondano questa congiura, conferendo alle violenze contro la
vita il valore di leggi, proprio allora si inizia il cammino verso il totalitarismo.
In troppi paesi del mondo il totalitarismo tecnocratico scrive ogni giorno infiniti episodi di
violenza contro il mistero della vita, come dono gratuito ospitato nel cuore di ogni persona
che Dio chiama alla vita.


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Di fronte a questa situazione, che Giovanni Paolo II ha molte volte descritto in modo
lucido, penetrante ed impegnativo sta il grandeVangelo della vita che fondamento ed
energia alimentante una autentica cultura della vita.
"L'uomo chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua
esistenza terrena, poich consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio.
L'altezza di questa vocazione soprannaturale rivela la grandezza e la preziosit della vita
umana anche nella sua fase temporale. La vita nel tempo, infatti, condizione basilare,
momento iniziale e parte integrante dell'intero e unitario processo dell'esistenza umana.
Un processo che, inaspettatamente e immeritatamente, viene illuminato dalla promessa e
rinnovato dal dono della vita divina, che raggiunger il suo pieno compimento nell'eternit
(cf. 1 Gv 3, 1-2).
Nello stesso tempo, proprio questa chiamata soprannaturale sottolinea la relativit della
vita terrena dell'uomo e della donna. Essa, in verit, non realt "ultima", ma "penultima";
comunque realt sacra che civiene affidata perch la custodiamo con senso di responsabilit
e la portiamo a perfezione nell'amore e nel dono di noi stessi a Dio e ai fratelli.
La Chiesa sa che questo Vangelo della vita, consegnatole dal suo Signore, ha un'eco
profonda e persuasiva nel cuore di ogni persona, credente e anche non credente, perch esso,
mentre ne supera infinitamente le attese, vi corrisponde in modo sorprendente.
Pur tra difficolt e incertezze, ogni uomo sinceramente aperto alla verit e al bene, con
la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, pu arrivare a riconoscere
nella legge naturale scritta nel cuore (cf. Rm 2, 14-15) il valore sacro della vita umana dal
primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere
sommamente rispettato questo suo bene primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda
l'umana convivenza e la stessa comunit politica."
(Evangelium Vitae, n 2)

Proclamare il Vangelo di Ges Cristo proclamare coerentemente e con-seguentemente il
Vangelo della vita. La vita della persona sacra, perch la persona appartiene integralmente
al mistero di Cristo e di Dio e, in questo mistero e per questo mistero, la persona umana "per
sempre".
La vita fisica la condizione inevitabile perch la persona umana viva sulla terra e viva
quindi il suo cammino di responsabilit verso Cristo nelle varie circostanze della sua
esistenza; poich condizione dell'esistenza storica della persona umana, la vita fisica affonda
le sue radici dove affonda le sue radici la persona, cio nel mistero di Dio. Per questo la vita
fisica non a disposizione di nessuno, n dei genitori n dello Stato, n della scienza n della
tecnica, perch integralmente dono di Dio concesso misteriosamente ad una libert umana
perch potesse vivere la sua avventura terrena come cammino verso Dio o contro Dio.
La fine della vita fisica, mediante la morte fisica, non annulla la persona come
avvenimento di perennit in Dio, muta solo le condizioni entro le quali la persona vive il
dramma del suo amore o del suo odio al mistero di Dio.
La proclamazione della cultura della vita, attraverso la testimonianza impegnata di tanti
cristiani che fanno dell'amore alla vita, anche nei suoi aspetti pi gravi o pi deboli o dei suoi
condizionamenti pi penosi, occasione di testimonianza quotidiana di fronte al mondo e alla
sua violenza la grande responsabilit che incombe su tutta la Chiesa e su ogni cristiano.
Aprire ogni giorno, con la parola e con le opere quella via nuova che va dal cuore di Dio al
mondo e che rende il mondo un luogo di positivit, contro ogni tentazione di violenza, di
sopraffazione o di meschinit.
Evangelium vitae
La gravita morale dell'aborto procurato appare in tutta la sua verit se si riconosce che si
tratta di un omicidio e, in particolare, se si considerano le circostanze specifiche che lo
qualificano. Chi viene soppresso un essere umano che si affaccia alla vita, ossia quanto di
pi innocente in assoluto si possa immaginare: mai potrebbe essere considerato un
aggressore, meno che mai un ingiusto aggressore! debole, inerme, al punto di essere privo
anche di quella minima forma di difesa che costituita dalla forza implorante dei gemiti e del
pianto del neonato. totalmente affidato alla protezione e alle cure di colei che lo porta in
grembo. Eppure, talvolta, proprio lei, la mamma, a deciderne e a chiederne la soppressione
e persino a procurarla
(Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 58).

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