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Berlino - Una nuova barriera si snoda a Berlino su un percorso di 1,5 km davanti alla Porta di

Brandeburgo,là dove una volta si ergeva il Muro di cemento che ha diviso per 28anni l'attuale
capitale della Germania. Con la cerimonia religiosa di tutto il mondo cattolico celebrata alla
presenza del presidente federale Horst Koehler e del cancelliere Angela Merkel sono iniziate le
commemorazioni ufficiali. "Il giorno più felice per il nostro paese unito", ha commentato la
Merkel.
Le celebrazioni della caduta La cancelliera tedesca Angela Merkel, l’ex presidente
dell’Unione sovietica Gorbaciov e l’ex presidente della Polonia Walesa, hanno attraversato lo
storico ponte di Boesebruek. Il 9 novembre del 1989, alle 21:20, il ponte venne attraversato
dai primi cittadini dell’ex repubblica federale tedesca, segnando così la prima "breccia" nel
Muro. "Queste celebrazioni non sono solo per i tedeschi ma per l’intera Europa", ha poi
commentato la Merkel sottolineando come "sia valsa la pena di lottare per questo".
Il coraggio di Gorbaciov La cancelliera si è poi rivolta all’ultimo presidente sovietico,
ringraziandolo "per aver reso questo possibile": "Noi sapevamo che qualcosa stava succedendo
in Urss e sapevamo che doveva succedere" in Unione Sovietica perchè succedesse anche da
noi. E Gorbaciov ha avuto il "coraggio" di avviare questo processo: "Grazie e grazie per essere
qui oggi". Gorbaciov non si aspettava una caduta del muro prima della fine del secolo scorso.
"La storia è la causa della divisione della Germania e sarà la storia a porvi rimedio", ha
raccontato lo stesso Gorbaciov di avere detto nei suoi incontri con Helmut Kohl, all’epoca
cancelliere tedesco, quando si parlava di come superare la divisione della Germania. "Però,
pensavo che sarebbe successo nel ventunesimo secolo, mentre la riunificazione è avvenuta
molto prima", ha ammesso Gorbaciov.
Una "nuova" caduta del Muro Le celebrazioni per l’anniversario della caduta del Muro
entreranno nel vivo nel tardo pomeriggio: la Festa della Libertà avrà il suo momento
culminante nell’abbattimento del muro fatto di mille tessere di domino erette lungo un
percorso di 1,5 chilometri davanti alla Porta di Brandeburgo lungo il tracciato dell’antico Muro.
Le tessere, alte 2,5 metri, in polistirolo, sono state realizzate da studenti di numerose scuole
tedesche oltre che da artisti tedeschi e provenienti da tutto il mondo. Sarà l’ex leader di
Solidarnosc, Lech Walesa a fare cadere la prima tessera, cui seguiranno le altre in una
sequenza che simboleggerà l’accavallarsi degli eventi che si susseguirono a partire dal gennaio
del 1989, con le prime elezioni libere in Polonia e portarono nel novembre dello stesso anno
alla caduta del Muro di Berlino e alla fine dei regimi comunisti in Europa. Una festa che sarà
seguita da un gigatesco spettacolo di fuochi di artificio. La serata si concluderà con un
concerto.
Berlino, 20 anni fa cadeva il Muro
La Merkel: “Fu il giorno più felice”

Il 9 novembre 1989 cadeva il Muro di Berlino, una tappa storica che segnò il definitivo tramonto
della Guerra Fredda e della politica dei blocchi. Decine di capi di Stato e di governo provenienti da
tutto il mondo, e oltre 100.000 persone, sono attese nella capitale tedesca per il 20esimo
anniversario dell’evento.
“Questo giorno ha cambiato la vita di molta gente – ha scritto la Merkel nel suo messaggio
settimanale su Internet -, inclusa la mia vita”. La riunificazione tedesca e l’Unione europea sono
sempre state, e lo saranno sempre, due facce della stessa medaglia.
La nuova Germania
Meno di un anno dopo la caduta del Muro, il 3 ottobre 1990, la Germania festeggiò la riunificazione
ufficiale del Paese. Da allora, i vari governi non hanno mai interrotto il processo che ancora oggi
punta a cancellare le differenze tra le regioni orientali e occidentali del Paese. Secondo uno studio
dell’istituto di ricerca Iwh pubblicato dal domenicale Welt am Sonntag, la Germania ha investito
finora 1.300 miliardi di euro nelle regioni dell’ex Repubblica democratica tedesca per raggiungere
questo obiettivo.
I risultati di questo programma si vedono, anche se rimane molta strada da fare: nel 1991, l’output
pro capite delle regioni orientali era pari al 33% di quelle occidentali, contro l’attuale 70% –
secondo l’istituto Iw di Colonia – e nei prossimi 10 anni dovrebbe raggiungere l’80%. Venti anni
dopo la caduta del Muro, quindi, il divario è ancora notevole. Tanto che circa il 12% dei tedeschi
vorrebbe di nuovo il Muro, una percentuale equamente distribuita tra le regioni occidentali e
orientali.
Il 9 Novembre 1989 le lacrime di gioia della popolazione tedesca, finalmente riunita sopra le
macerie del Muro di Berlino dopo decenni di forzata separazione ed isolamento, segnavano
simbolicamente la fine del comunismo e della Guerra Fredda. L’Occidente per un momento
assaporava un trionfo totale e assoluto su un avversario già da tempo moribondo, ma
pervicacemente insediato ad Est, restio fino all’ultimo ad aprire i confini, liberare i dissidenti,
arrendersi all’inequivocabile superiorità del sistema liberale e di mercato.
La generazione nata in prossimità di quell’evento, a cavallo fra gli ultimi due decenni del ventesimo
secolo, oggi può leggere solo sui libri di storia gli eventi, i drammi, le tensioni, i conflitti ideologici
e le asprezze di una Guerra Fredda percepita come parentesi ormai conclusa, comunque distante e
lontana, offuscata dal passare degli anni. I giovani tendono a dimenticare e rimuovere, senza
rendersi conto dell’enorme importanza che ebbe, nel fluire della storia, quel giorno di 20 anni fa.
Sembra insomma che la “libertà” sia dovuta e scontata; mentre la libertà va conquistata, giorno
dopo giorno, a prezzo di enormi sacrifici.
Più di quarant’anni di Guerra Fredda non avevano addormentato del tutto lo spirito unitario della
Germania, la volontà di un riavvicinamento al di là delle barriere e dei confini. Il popolo della
Germania dell’Est, angariato da un regime ormai sclerotico ed illegittimo, privo di qualsivoglia
consenso dopo anni di disastri e fallimenti, non poteva attendere un giorno di più. La libertà era a
portata di mano, bastava solo prendere una piccozza per demolire il simbolo nefando della tirannia
comunista, dell’isolamento imposto. E quella gente comune prese la piccozza, scavalcò le guardie
armate che per troppe volte avevano sparato e ucciso innocenti, prese coraggio, e infine eliminò in
una sola notte il Muro di Berlino.
In poche ore, centinaia di migliaia di persone scesero in piazza, oltrepassarono la linea di confine,
riabbracciarono i propri cari, e festeggiarono, ubriachi di felicità e commozione per la libertà
ritrovata. Il comunismo si scoprì cadavere in putrefazione, e in un sol colpo crollò su se stesso senza
colpo ferire. La Germania trovò allora la sua unità. Ma la trovò, nel giro di alcuni mesi, l’intera
Europa Orientale, stanca dell’oppressione sovietica, della presenza asfissiante dell’Armata Rossa,
stanca di partiti comunisti ipetrofici, burocratizzati, e di regimi malati, autocratici, privi di ogni
appoggio popolare, succubi di Mosca e di qualche tiranno locale.
Il Crollo del Muro di Berlino deve essere ricordato come un evento di capitale importanza, in
quanto punto di svolta epocale, momento di passaggio nodale. Un sistema politico, ideologico,
economico, sociale e culturale svaniva per lasciare il posto, se non ad una nuova era di pace e di
diritti, ad una luminosa speranza di cambiamento, basata anche e soprattutto sulla restaurazione di
valori mai obliati. Ricordiamo il 9 Novembre 1989 come un giorno di Libertà e di speranza.

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