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LOTTA
CONTINUA
La crisi stata il terreno ideale per il Capitale per accelerare la svalorizzazione economica e politica dellodierno proletariato.
Questi processi si sono affermati per lassenza di unazione collettiva robusta e radicata nella materialit sociale. Lunica variabile che pu spezzare il dominio sulle nostre vite la ripresa di un conflitto sociale non episodico nei luoghi della produzione
della ricchezza sociale e della riproduzione del sistema.
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segue da pagina 2
da una sinistra plurale, dai movimenti post-materialisti, ecc., ecc. Non stato cos.
In questa transizione del dopo fordismo il Capitale
ha potuto cos riprendere il suo dominio, maledettamente materiale, occupando le nostre vite nel segno
del suo biopotere.
La disgregazione dei legami collettivi della nostra
classe stata il prodotto di radicali trasformazioni
nella struttura materiale della societ accompagnate
da un lavoro politico di distruzione degli spazi e delle
aggregazioni collettive nate dalle lotte di classe.
I nostri possono giungere solo dall'esplosione della
materialit delle condizioni di vita di un neoproletariato oggi frantumato e assoggettato riportando in
qualche modo l'azione collettiva nei luoghi di formazione della ricchezza sociale, di riproduzione del
sistema, contro i centri del potere diffuso e centrale.
A CHI ESITA
Bertolt Brecht
Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si lavorato tanti anni
noi siamo ancora in una condizione
pi difficile di quando
si era appena cominciato.
E il nemico ci sta innanzi
pi potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha
preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si pu negarlo.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole dordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.
Che cosa errato ora, falso, di quel che
abbiamo detto?
Qualcosa o tutto? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro,
senza
comprendere pi nessuno e da nessuno
compresi?
O contare sulla buona sorte?
Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.
da Poesie di Svendborg
in modo diverso, un po' tutti i settori del neo proletariato; precariet e disoccupazione si sono consolidate
come dati strutturali e non passeggeri.
Ma questa condizione materiale si diffusa anche
come condizione esistenziale, sotto forma di percezione del rischio e dell'insicurezza sociale che
condiziona il modo di pensare, l'agire e il non agire,
producendo vissuti di solitudine, di senso di impotenza nei confronti di una realt percepita come immodificabile.
L'iniziativa di lotta sociale deve praticare gli obiettivi del salario sociale per precari e disoccupati, del
salario minimo per tutti i lavoratori. Sono i primi
strumenti di lotta generale per contrastare l'attacco
alle condizioni di esistenza dei moderni proletari, per
praticarne l'unificazione, per tornare a pensare e progettare un nuovo soggetto collettivo, la neoclasse dei
nostri tempi.
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Giustizia
liberare tutti vuol dir lottare ancora
della societ.
Da tempo lOsservatorio sulla repressione ha iniziato a effettuare un censimento sulle denunce penali
contro militanti politici e attivisti di lotte sociali. Ora
abbiamo la necessit, per costruire la campagna, di
un quadro quanto pi possibile completo, che porter
alla creazione di un database consultabile on-line. Ad
oggi sono state censite 17 mila denunce.
Il nuovo clima di effervescenza sociale degli ultimi
anni, che non ha coinvolto solo i tradizionali settori
dellattivismo politico pi radicale ma anche ampie
realt popolari, ha portato a una pesante rappresaglia
repressiva, come gi era accaduto nei precedenti cicli
di lotte. Migliaia di persone che si trovavano a combattere con la mancanza di case, la disoccupazione,
lassenza di adeguate strutture sanitarie, la decadenza della scuola, il peggioramento delle condizioni
di lavoro, il saccheggio e la devastazione di interi
territori in nome del profitto, sono state sottoposte a
procedimenti penali o colpite da misure di polizia.
Cos come sono stati condannati e denunciati militanti politici che hanno partecipato alle mobilitazioni
di Napoli e Genova 2001 e alle manifestazioni del 14
dicembre 2010 e del 15 ottobre 2011 a Roma.
Il conflitto sociale viene ridotto a mera questione di
ordine pubblico. Cittadini e militanti che lottano contro le discariche, le basi militari, le grandi opere di
ferro e di cemento, come terremotati, pastori, disoccupati, studenti, lavoratori, sindacalisti, occupanti di
dove i detenuti vivono privi delle pi elementari garanzie civili e umane. Ad esse si affiancano i CIE,
dove sono recluse persone private della libert e di
ogni diritto solo perch senza lavoro o permesso di
permanenza in quanto migranti, e gli OPG, gli ospedali di reclusione psichiatrica pi volte destinati alla
chiusura, che rimangono a baluardo della volont
istituzionale di esclusione totale e emarginazione dei
soggetti sociali pi deboli.
Sempre pi spesso dunque i magistrati dalle aule dei
tribunali italiani motivano le loro accuse sulla base
della pericolosit sociale dellindividuo che protesta:
un diverso, un disadattato, un ribelle, a cui di volta
in volta si applicano misure giuridiche straordinarie.
Accentuando la funzione repressivo-preventiva (fogli di via, domicilio coatto, DASPO), oppure sospendendo alcuni principi di garanzia (leggi di emergenza), fino a prevederne lannichilimento attraverso la
negazione di diritti inderogabili. ci che alcuni giuristi denunciano come spostamento, sul piano del diritto penale, da un sistema giuridico basato sui diritti
della persona a un sistema fondato prevalentemente
sulla ragion di Stato. Una situazione che nella attuale
crisi di legittimazione del sistema politico e di logoramento degli istituti di democrazia rappresentativa
rischia di aggravarsi drasticamente.
Non quindi un caso che dal 2001 a oggi, con lavanzare della crisi economica e laumento delle
lotte, si contano 11 sentenze definitive per i reati di
devastazione e saccheggio, compresa quella per i fatti di Genova 2001, a cui vanno aggiunte 7 persone
condannate in primo grado a 6 anni di reclusione per
i fatti accaduti il 15 ottobre 2011 a Roma, mentre per
la stessa manifestazione altre 18 sono ora imputate
ed in corso il processo.
Le lotte sociali hanno sempre marciato su un crinale sottile che anticipa legalit future urtando quelle
presenti. Le organizzazioni della classe operaia, i
movimenti sociali e i gruppi rivoluzionari hanno
storicamente fatto ricorso alle campagne per lamnistia per tutelare le proprie battaglie, salvaguardare i
propri militanti, le proprie componenti sociali. Oggi
sollevare il problema politico della legittimit delle
lotte, anche nelle loro forme di resistenza, condurre
una battaglia per la difesa e lallargamento degli spazi di agibilit politica, pu contribuire a sviluppare
la solidariet fra le varie lotte, a costruire la garanzia
che possano riprodursi in futuro. Le amnistie sono un
corollario del diritto di resistenza. Lanciare una campagna per lamnistia sociale vuole dire salvaguardare lazione collettiva e rilanciare una teoria della
trasformazione, dove il conflitto, lazione dal basso,
anche nelle sue forme di rottura, di opposizione pi
dura, riveste una valenza positiva quale forza motrice
del cambiamento.
Nel pensiero giuridico le amnistie hanno rappresentato un mezzo per affrontare gli attriti e sanare le fratture tra costituzione legale e costituzione materiale,
tra la fissit e il ritardo della prima e linstabilit e il
movimento della seconda. Sono servite a ridurre la
discordanza di tempi tra conservazione istituzionale
e inevitabile trasformazione della societ incidendo sulle politiche penali e rappresentando momenti
decisivi nel processo daggiornamento del diritto.
stato cos per oltre un secolo, ma in Italia le ultime
amnistie politiche risalgono al 1968 e al 1970.
Aprire un percorso di lotta e una vertenza per lamnistia sociale che copra reati, denunce e condanne
utilizzati per reprimere lotte sociali, manifestazioni,
battaglie sui territori, scontri di piazza e per un indulto che incida anche su altre tipologie di reato, associativi per esempio, pu contribuire a mettere in discussione la legittimit dellarsenale emergenziale e
fungere da vettore per un percorso verso una amnistia
generale slegata da quegli atteggiamenti compassionevoli e paternalisti che muovono le campagne delegate agli specialisti dellassistenzialismo carcerario,
allassociazionismo di settore, agli imprenditori della
politica. Riportando lattenzione dei movimenti verso lesercizio di una critica radicale della societ penale che preveda anche labolizione dellergastolo e
della tortura dellart. 41 bis.
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La nostra storia
Continua eravamo noi giovani operati venuti dal sud a riempire piccole e
grandi fabbriche, a riempire quartieri
costruiti apposta per noi, erano gli studenti che rifiutavano ogni potere: famiglia, scuola e stato.
Pensare a Lotta Continua vuol dire immaginarsi una comunit di comunisti
che si dava alla politica con la generosit di chi vuole davvero cambiare,
di chi convinto della necessit di farlo, questo era e non altro. Purtroppo
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Laltra storia
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piripiri
Con queste note vogliamo provare a interrogarci e a ragionare sui processi di cambiamento del mercato del lavoro e sullevoluzione della condizione sociale torinese, a partire dal nostro punto di vista, che quello del moderno proletariato.
crisi.
PRIMA PARTE
Prima della crisi, nel 2007, i dati dell'area euro (che rileva questa condizione
dal 2003) ci dicevano che la povert relativa dei lavoratori interessava
l'8-10% del totale, arrivando a valori
vicini al 20% per i lavoratori a tempo
determinato. Nello stesso anno la popolazione a rischio povert relativa era
pari al 18% della popolazione, mentre
il 25% era il dato del rischio della povert minorile. Nel 2007 la spesa italiana per il contrasto alla povert era di
circa 11 euro per abitante contro i 503
dell'Olanda, i 323 della Norvegia, i 273
della Danimarca, i 118 della Francia, i
91 della Grecia.
D'altra parte, prima ancora dell'esplodere della crisi, il valore dei salari
medi netti italiani si collocava al 23
posto sui 30 paesi dell'OCSE ( i paesi pi sviluppati). Detto tra parentesi
questo dato abbassa di fatto la soglia
della stessa povert relativa, rispetto
agli altri paesi dell'Unione Europea,
essendo questa un valore relazionale
e non assoluto. Da uno sguardo veloce
sulla condizione sociale metropolitana
risulta poi evidente che il problema del
reddito ha ricadute immediate sulla crisi abitativa, sull'accesso alle cure, alla
formazione, ai trasporti, sul pagamento
delle bollette. Gli indicatori pi significativi sul peggioramento, strutturale e
congiunturale, delle condizioni di vita
del proletariato sono numerosi e non
il caso di soffermarsi troppo su questi
numeri. Risulta evidente che la problematica del reddito assume una decisa
centralit per le condizioni sociali e per
i programma di lotta di tutti i segmenti
del proletariato odierno.
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piripiri
Cic: mi dicevi che recentemente avete avuto un cambio di appalto; in molti casi un nuovo appalto significa anche cambiamenti nei rapporti di lavoro. Cos'
successo da voi?
Luigi: prima avevamo dei mascalzoni, ma lasciamo
perdere. Questi nuovi arrivati si sono presentati dicendo: siamo parte di un grosso consorzio di cooperative, noi vogliamo rispettare il Contratto nazionale
della logistica. Ci siamo stupiti, sar la volta buona
che vediamo dei cambiamenti, ci siamo detti. Sono
arrivati con al seguito la Cisl e la prima cosa che ci
dicono stata: meglio che fate le tessere al sindacato, cos mettiamo ordine nella vostra situazione
Cic: qual stata la reazione dei lavoratori?
di straordinario per a due condizioni, cio con l'obbligo di superare le 12 ore di lavoro giornaliere e al
sabato di superare almeno le 6 ore di lavoro.
Cic: nella vostra situazione quali sono i rapporti che
la committenza intrattiene con la cooperativa a cui
appalta il lavoro?
Luigi: i rapporti non sono mai chiari, c' sempre una
sovrapposizione. Succede che sono le stesse persone
che stanno nel Consiglio di amministrazione che costituiscono la cooperativa a cui poi danno l'appalto.
Dopo qualche anno chiudono la cooperativa, chiudono l'appalto e le stesse persone aprono una nuova cooperativa con un nuovo nome e noi si ricomincia da
capo oppure si peggiora. In ogni caso committenza e
cooperative vanno sempre a braccetto.
La nuova cooperativa ha chiesto all'impresa di non
fare sovraccarichi sui mezzi per non prenderci verbali e la sospensione del contoterzi. Qual stata la
reazione della committenza? non me ne frega un
cazzo, il lavoro l'abbiamo sempre fatto cos e cos
continuiamo a farlo
Si sta dentro una situazione di ricatto continuo, non ci
sono n regole n diritti e in questa situazione difficile trascinare la gente. Tutto si risolve in un rapporto
individuale fra le dirigenze e il lavoratore e questo
sempre la parte pi debole. Facciamo lavori usuranti
e non possibile andare avanti in queste condizioni
per chiss quanto tempo.
Se arrivo al punto di vendita mica sto fermo, mica
nessuno mi viene a prendere la roba, gliela devo portare io, lavoro mio; altro che 47 ore contrattuali di
lavoro discontinuo! Le pause non esistono, come autisti si fa il lavoro di facchinaggio, si scaricano i camion, per quel tempo lavorato nessuno ce lo paga.
Abbiamo anche un appalto per una ditta di ristorazione che paga anche il facchinaggio alla committenza.
Abbiamo chiesto di girare il compenso di facchinaggio agli autisti, cosa ci hanno risposto? non se ne
parla nemmeno, quella l'unica forma di guadagno
che abbiamo con quel lavoro!
www.lottacontinua.eu
LOTTA CONTINUA - 8
piripiri
Pubblichiamo una prima parte di un percorso di confronti che intendono mettere a fuoco alcune tematiche centrali per avviare unazione
collettiva nellambito della precariet/disoccupazione.
Labbiamo pensata come una pre-inchiesta indispensabile per raccogliere il materiale di orientamento per una inchiesta vera e propria,
quantitativamente allargata.
Abbiamo messo a confronto quattro situazioni di precariet. Si tratta di due ex lavoratori metalmeccanici, a suo tempo iscritti alla Fiom,
di cui uno delegato in una fabbrica di Beinasco che ha chiuso circa tre anni fa e due giovani lavoratori precari che si definiscono studenti
universitari a tempo perso, fuoricorso, che hanno partecipato alle lotte contro la riforma Gelmini-Tremonti.
Collettivo d'inchiesta e conricerca: negli ultimi anni
si scritto e parlato molto della condizione precaria.
Abbiamo a disposizione un'ampia letteratura che ha
sviscerato la precariet un po' da tutti i punti di vista, dalla condizione esistenziale a quella economica,
dall'identit psicologica e sociale ai dispositivi della
precariet stessa. Molte interviste hanno raccontato
la sfiga di essere precario.
Pochi passi in avanti sono stati fatti dal punto di vista della messa a punto degli attrezzi necessari per
affrontare con un conflitto politico questa condizione
che oramai dilaga nella societ e si presenta come la
condizione dominante della vita dei proletari moderni.
Vogliamo aprire un ragionamento che, dando per
acquisito lo statuto economico-sociale-esistenziale
del precario, intraprenda un percorso di confronti e
che hai imparato a padroneggiare al lavoro, nel mondo della fabbrica, non vale pi nulla, non ti serve pi
a niente perch ti chiedono lavori che non sai fare.
Usano parole di cui non conosci il significato e ti accorgi che la tua azienda ti ha deteriorato anche le tue
capacit professionali. Ti viene richiesto da un momento all'altro di adattarti, devi avere una capacit di
adattamento che non hai sviluppato pi di tanto. Tu
eri abituato al tuo tran tran e ti arriva una mazzata che
nemmeno pensavi potesse arrivare nel tuo futuro. Allora in questo disorientamento fai le file agli sportelli
di uffici che non sai nemmeno cosa possono offrirti
veramente. Rispondi a domande, compili fogli, sei
costretto ad affidarti a questa burocrazia che alla fine
non ti d nulla...appena c' qualcosa la chiamiamo.
Poi si dice, si parla della solitudine del disoccupato,
ma l'esperienza che ti fa capire che non c' nessuno
Roby: credo che noi dovremmo capire bene la funzione politica dei servizi per il lavoro. Far capire che
sono servizi per l'impresa, che non fanno un lavoro
per il disoccupato ma operano per i bisogni dell'imprenditore, anche utilizzando soldi pubblici.
Dentro questi posti ti selezionano, ti classificano, ti
mettono dentro una graduatoria. Si classificati come
schiavi moderni, inseriti dentro delle fasce. Sono dei
gestori del mercato del lavoro per conto delle imprese, tu sei una merce che va profilata come dicono
loro e poi il compratore fa la sua scelta!
Cic: quindi a livello di istituzioni pubbliche e private il precario-disoccupato incontra i cosiddetti servizi per il lavoro, i Centri per l'impiego, la varie
Agenzie per il lavoro che lo testano, lo classificano,
lo profilano. Un insieme di organismi che si sono
diffusi con l'aumento dei problemi occupazionali e
che a loro volta sono diventati un lavoro che produce
profitti con risultati effettivi alquanto scarsi. Perch
quando l'obiettivo quello di far incontrare offerta
e domanda di lavoro, se manca la domanda non pu
esserci incontro. In compenso questi servizi per il
lavoro consumano direttamente o indirettamente una
parte del valore sociale prodotto dai proletari.
Cambiamo ora il punto di vista, poniamoci dalla parte dei reali interessi di chi senza lavoro. Proviamo
a guardare le cose con l'obiettivo di creare una forza sociale che rappresenti la condizione dell'odierna
precariet, che possa trovare le parole e le azioni per
interpretarne, in modo conflittuale, i reali bisogni.
Partiamo da un problema che non riesce ancora a trovare risposte, cio quello degli strumenti, dei dispositivi di aggregazione e di organizzazione, degli spazi
in cui i proletari senza lavoro possano incontrarsi e
organizzare l'azione collettiva.
Roby: noi oggi si parte praticamente da zero, non c'
nulla e nessuno che in citt si occupi realmente dei
precari e dei disoccupati. Non si conosce veramente
questa condizione, perch Torino non ha un passato,
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non ha una storia di precariet e disoccupazione ad
un grado cos elevato.
Certo in passato ci sono gi state situazioni del genere, ma oggi diverso, oggi queste situazioni sono
generali, oggi c' la crisi, quella vera, non ci sono
prospettive, non c' futuro. Come diceva prima Domenico questa realt ci disorienta, siamo soli e senza
riferimenti sociali.
Quali possano essere gli strumenti per far partire lotte durature non lo so, non sono capace di figurarmi
in che modo si possa far fronte ad un problema cos
grosso che,come dicevi, da anni non ha soluzioni pur
essendoci stati molti tentativi un po' dappertutto.
Faccio un esempio per farmi capire. Mi capita di parlarne con mio padre che ora in pensione ma che ha
fatto il delegato quando lavorava in Fiat, allora i delegati lo erano veramente, rappresentavano veramente la base operaia, erano una forza. Tutte le cose se le
sono conquistate cambiando le cose, hanno preso in
mano la loro situazione di fabbrica, hanno imposto
le loro esigenze, i loro rappresentanti. Sono riusciti
per un po' a cambiare la vita in fabbrica a renderla
pi sopportabile, hanno imposto l'eliminazione delle
Commissioni interne, salari pi alti, ritmi pi tranquilli e tutte queste cose qui. Allora c'erano anche gli
studenti che andavano davanti alle porte delle fabbriche, c'erano i gruppi della sinistra rivoluzionaria che
facevano da stimolo e da collegamento, che spingevano in avanti le rivendicazioni e le lotte.
Dico questo solo per dire che per aprirsi delle prospettive hanno dovuto pensare in modo nuovo, inventarsi degli strumenti nuovi, creare una situazione
completamente nuova; solo cos hanno potuto cambiare le cose, almeno per un po' di anni.
Adesso ci troviamo a vivere una vita di precariet che
ci rovina un po' giorno per giorno, per tutti i motivi
che ben conosciamo. Dentro questa situazione dobbiamo inventarci delle strade adatte a noi che non
possono pi essere quelle del passato; non so quali
ma di questo sono sicuro.
Cosa pu servirci di quello che c' in giro oggi? per
me non c' quasi nulla. Dei partiti politici meglio
non parlarne. I Centri sociali, per come li conosco
io, non si occupano dei nostri problemi. Fanno cose,
certo anche giuste, contro la Tav, contro gli sfratti,
la scuola, i concerti, per la precariet quella vera, il
lavoro, al di fuori della loro azione. Questo richiede
un modo di ragionare che loro non hanno, un modo di
far politica che non pu dare risultati immediati, che
non darebbe una visibilit mediatica.
Il sindacato? Lasciamo perdere per favore! quando
sento parlare di sindacato mi si rizzano i capelli, mi
incazzo. Il sindacato quando va bene, quando fa il
suo mestiere e oggi non lo fa di certo, pu difendere
chi lavora in un'azienda. Ma qui abbiamo davanti a
noi un tipo di problemi completamente diverso. Qui
si tratta di pensare e agire su un piano nuovo, non
sindacale...
Cic: vuoi dire che non si tratta di intervenire solo
su un ordine di problemi di tipo economico, che
richiesta una sorta di rivoluzione culturale che riguarda l'ideologia, la politica, i luoghi di aggregazione dei soggetti, il modo in cui la societ intera pensa
alla precariet?
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piripiri
ESISTENZA PRECARIA
La corrosione della vita nel capitalismo flessibile.
La precariet, colpendo lentit e la continuit del reddito, erode le basi materiali delle nostre vite. La condizione precaria si estende ben
oltre il rapporto di lavoro; occupando tutta la vita compromette la sfera delle relazioni emotivo-affettive. Blocca il possibile sviluppo
dellautonomia individuale, frammenta i vissuti impedendo la costruzione di immaginari e di progetti di continuit della nostra esistenza.
La precariet stravolge le nostre vite producendo allo stesso tempo una miseria materiale, una miseria culturale, una miseria giuridica nei
rapporti di lavoro.
Precarizzazione, trasformazione dei rapporti a tempo indeterminato in rapporti di lavoro precari, il processo che da anni stravolge il
mondo del lavoro e che ha trovato una forte accelerazione in questi anni di crisi economico-finanziaria.
Qui di seguito un lavoratore metalmeccanico precario dellarea metropolitana milanese racconta la sua
esperienza e le implicazioni dei processi di precarizzazione.
Da quanti anni sei precario?
Sono precario da circa sei anni. La ditta dove lavoravo, a tempo indeterminato, ha chiuso i battenti poco prima
che esplodesse la crisi ed essendo una
realt con meno di quindici dipendenti
non stato difficile farci finire tutti in
mezzo alla strada senza certezze per il
futuro.
Come stato il tuo inserimento nel
mondo del precariato?
Diciamo che appena la mia vecchia
fabbrica ha chiuso pensavo che sarei
comunque riuscito a trovarmi un lavoro senza lintermediazione di un agenzia interinale: era il 2006, la crisi non
era ancora arrivata e potevo contare su
unesperienza personale di dieci anni
nel settore metalmeccanico.
Cos per non stato e allimprovviso
mi si sono aperti gli occhi sulla realt:
la miseria che veniva descritta sui giornali ora la vedevo quotidianamente in
tutte le ditte che a me e ad altri nella
mia condizione ci chiudevano la porta
in faccia.
E siccome i mesi passavano senza vedere la bench minima possibilit di
fare nemmeno un colloquio, mi sono
trovato costretto per necessit di sopravvivenza a dovermi affidare a pi
agenzie di lavoro interinale. Ecco, questo in breve stato il mio percorso nel
mondo del precariato.
Come cambiata la tua vita una volta che sei diventato precario?
Le parole non bastano a volte per far
comprendere cosa vuol dire vivere
ogni giorno senza sapere cosa sar di
te stesso domani una cosa che per
essere capita veramente deve essere
vissuta sulla pelle.
Il passaggio da un lavoro a tempo indeterminato al precariato stato umiliante: i primi tempi, non so come dire,
ma mi vergognavo anche con la mia
compagna per il tipo di vita che ero costretto a fare, anche se non dipendeva
da me.
Il fatto di non sapere mai se sarei stato
confermato, se il mio contratto sarebbe
stato prolungato, o se sarebbe finito con
la fine del mese, mi toglieva la voglia
di godermi anche i momenti belli con
la mia compagna, perch ogni minimo
pensiero tornava sempre alla domanda
domani che far?.
Pur lavorando non si ha alcuna sicurezza per il futuro, perch tutto dipende da
decisioni altrui, anche la tua stessa vita
vincolata dal fatto di non essere assunti a tempo indeterminato, e non perch
non sia favorevole alla lotta, anzi
Mio padre era un operaio, uno di quelli
che faceva parte della classe operaia
che fu protagonista delle lotte degli
anni settanta.
Mi ricordo bene quando tornava a casa
con la testa spaccata da qualche manganellata: le sue lotte, i sacrifici della
sua generazione, sono impressi nella
mia memoria in modo indelebile: il
testamento umano, politico e sociale
che ho cercato di fare mio e per il quale sar sempre debitore, perch mi ha
insegnato l importanza profonda dell
appartenenza ad una classe, ad un pensiero che voleva davvero stravolgere il
mondo e che aveva l intelligenza per
farlo.
Oggi, invece, mi sembra di non appartenere a nulla: faccio loperaio come
mio padre ma dentro e fuori di me sento solo il vuoto.
E anche per questo che io mi vergogno
ad entrare in fabbrica quando vedo fuori i miei compagni a picchettare, perch
vorrei essere parte di loro, stare dalla
stessa parte: loro mi danno una pacca
sulla spalla, mi dicono dai, entra, e
mi sembra di poter entrare con un po
di colpa in meno
Ma loro sanno che se sar confermato
sar al loro fianco a dare la solidariet
che hanno sempre dimostrato nei miei
confronti!
Non credi che questa comprensione nei confronti dei precari possa
indebolire lunit e la lotta allinterno delle singole aziende?
Indubbiamente. Come ho detto, la nostra realt combattiva perch noi precari siamo un piccolo numero allinterno della fabbrica.
Se per il rapporto dovesse invertirsi,
come accade in altre realt, allora sia
lunit che la forza delle lotte verrebbero spezzate irrimediabilmente a favore
dei padroni.
Daltronde il precariato stato creato anche per questo (o forse solo per
questo): rompere lunit dei lavoratori
e far scomparire cos ogni minimo residuo di coscienza di classe.
Per essere veramente uniti con gli altri
lavoratori, noi precari dovremmo fare
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piripiri
ci riprovano, vanno arrestati. La BossiFini esce politicamente rafforzata dalla cancellazione del reato e si capisce
bene che chi oggi festeggia o lo fa in
malafede, difendendo lapartheid democratico, oppure non ha capito come
funziona la cosiddetta regolazione
dellimmigrazione.
Il PD di governo, anzich rincorrere le
bandiere leghiste, dovrebbe piuttosto
pensare alle sue, come lesistenza dei
CIE (i CPT introdotti dalla Turco Napolitano) e la logica dei flussi. A scanso di equivoci: nemmeno chi ha votato
contro labolizione del reato lo ha fatto
perch dalla parte dei migranti, ma
solo per aggiungere anche le sue stelle nel firmamento del razzismo. Sono
tutti daccordo, infatti, sul modello
dintegrazione da perseguire, che ha
dei risvolti penosi anche nella sbandierata soluzione svuota carceri di far
scontare ai migranti la pena nel paese
dorigine. Un recente accordo con il
Marocco prevede infatti il trasferimento dei detenuti marocchini dalle carceri
italiane a quelle del Marocco, in nome
del reintegro in quella che viene definita la societ di appartenzenza di
questi migranti. Si decide dunque per
legge a quale societ devono appartenere uomini e donne che, al contrario,
mostrano con il loro movimento di voler scegliere liberamente il loro futuro.
Noi siamo ben contenti se si abolisce
il reato di clandestinit, del resto gi
fortemente depotenziato da diversi
provvedimenti di tribunali italiani ed
Europei. Abbiamo per imparato a conoscere come funzionano il razzismo
istituzionale, le gerarchie e lo sfruttamento che produce, e a non fidarci di
chi continua a proporre miglioramenti
di facciata per mantenere la sostanza
del legame tra permesso di soggiorno e
rapporto di lavoro. Per questo non fermeremo la nostra lotta.
Da: coordinamentomigranti.org
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piripiri
www.lottacontinua.eu
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LOTTA CONTINUA
ANNO I N. 4 DICEMBRE 2012
Autorizzazione del Tribunale di Torino
n. 13 del 10/3/2012
Direttore Responsabile: Michela
Zucca
Stampa: La Grafica Nuova - via Somalia, 108/32, 10127 Torino
Sede di Torino
Redazione: c.so G. Cesare, 14/F,
10142 Torino
email: elleci-red@libero.it
tel:
cel.: 334-6158305 (Torino)
347-5765220 ( Milano)
Sito web: www.conflittimetropolitani.
it
Chiuso il 14-04-2014 alle ore 23:59:59
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Piemonte, come per incanto. Da qualche parte dovevano ben essere passati:
la via principale di Chiavenna si chiama via Dolcino, e in alta Val Chiavenna
(covo di eretici ben documentato) c
un paese che si chiama Campodolcino. A Cimego, su una popolazione che
oggi fa poco pi di 400 abitanti, furono
censiti nei primi anni del 300 qualcosa
come 50 eretici. Diverse donne furono
bruciate come streghe. Una pass alla
storia come avvelenatrice: ma si rese
colpevole di ribellione contro il vescovo, nella seconda met del 400.
Questa organizzazione sicuramente
complessa, ramificata, internazionale
e transnazionale, dura negli anni, perfino nei secoli, e si sospetta si travasi
poi in altre formazioni, come quelle dei
Perfetti di Buonarroti. E ben lontana
dallo spontaneismo insurrezionale, privo di base teorica, che si assegna alle
jacqueries. Possiamo parlare di organizzazione rivoluzionaria? Dipende dal
senso che si d a questa parola. Secondo Barrington Moore, forse il pi grande esperto di rivolta sociale, la storia
La rete di oppositori far poi da substrato fertile per tutto quanto succeder
nei secoli successivi.
Queste vie di rifugio, ma anche di produzione e riproduzione di cultura, passavano per le montagne: un caso documentato storicamente quello delle
Sibille dei Monti Sibillini, perch il
papa le accus di volerlo avvelenare a
distanza e quindi ci mand linquisizione per bruciarle. Ma anche sulle Alpi e
sui Pirenei funzionavano dei circuiti di
case amiche in cui si dava ospitalit
a chi doveva sparire. Basti pensare alla
rete costruita dalle beghine,e a quella
dei valdesi (che arriva fino allItalia
meridionale). Anche queste, documentate da fonti scritte.
In questi networks clandestini la funzione della donna essenziale, decisiva, preponderante: lei che decide
se aprire le porte della propria casa, o
no. E lha fatto per secoli: dalle rivolte
medioevali alla resistenza alloccupazione nazista, sono state le contadine
delle Alpi a dare rifugio ed ospitalit ai
soldati in fuga e ai partigiani, mentre
mariti padri e fratelli mancavano, sapendo coscientemente e scegliendo di
mettere a repentaglio la propria vita, e
quella dei propri figli, le case e i campi,
coltivate da sole con laiuto di qualche
vecchio, i pochi animali da cortile e le
mucche. Cos come tanti secoli prima.
Cos come sempre, si potrebbe dire.
Tutto il Medio Evo scosso dalle rivolte. Che si combattono principalmente
per conservare il diritto di coltivare la
terra su cui si vive, gli antichi rapporti
LOTTA CONTINUA - 16
Questo blog intende valorizzare tutti i conflitti che, nelle condizioni attuali sono connotati da parzialit, motivati in gran parte da bisogni immediati o quantomeno
da bisogni non (ancora?) radicali, com' stato nel ciclo di lotte degli anni '60 e '70.
Assumendo la cassetta degli attrezzi della critica marxiana, consideriamo la condizione proletaria (sempre storicamente determinata e mai astratta) come il terreno
da cui pu nascere il rifiuto, la negazione in tutte le sue forme, dall'indignazione al riot. Questa la stazione di partenza, ma non pu essere quella di arrivo.
Corrisponde ad un primo livello di consapevolezza all'interno di un percorso che attraversa, in un tragitto ideale, diversi strati di conoscenza e di presa di coscienza.
() Se vero che ogni lotta porta in s un significato politico implicito, questo va reso esplicito. Il che significa per noi politicizzare le lotte, collocando i bisogni
dei subalterni dentro il sistema complessivo, i suoi rapporti sociali, i meccanismi che producono le classi sociali, vuol dire individuare e indicare il nemico reale
(superare le retoriche anti-casta, a cui va sostituita la controparte di classe), i suoi strumenti, il ruolo dello Stato e dei suoi apparati ideologici e di controllo sociale.
Significa rendere espliciti i meccanismi del capitalismo che conducono all'impoverimento, al declassamento sociale, alla compressione dei bisogni, alla precariet
lavorativa ed esistenziale, al deterioramento del lavoro, all'esposizione al rischio sociale del capitalismo odierno, cosiddetto ().
La scomposizione del diamante del lavoro ci rimanda un insieme di schegge che formano una composizione della classe proletaria estremamente debole, strutturalmente fragile.
I bisogni della nuova composizione proletaria si muovono oggi su molteplici fronti che devono aggredire il salario reale, i bisogni sociali (abitazione, salute, trasporti,
formazione...), il salario differito (le pensioni), il salario sociale per disoccupati e precari, la rivendicazione di un salario minimo orario, i diritti sociali prima ancora
di quelli civili,ecc.
Ognuno di questi obiettivi contiene un significato politico implicito perch questi bisogni sono il prodotto dei meccanismi di funzionamento del capitalismo che
espropriano ricchezza a tutto il lavoro sociale e destabilizzano permanentemente la condizione dei soggetti proletari. Rendere palese questo contenuto significa anche
operare per unificare le lotte, per ricomporre la frammentazione sociale proletaria e operare nella direzione della ricomposizione politica della classe a venire, che
l'obiettivo strategico di questa fase. (...)
Oggi la necessit di intercettare il lavoro diffuso territorialmente, precario, disoccupato, migrante; le esigenze di creare strumenti organizzatavi territoriali per sostenere le lotte proletarie, pongono nodi da districare che non hanno trovato, ad oggi, soluzioni durature(...).
Nell'attuale condizione di frammentazione del moderno proletariato ogni passo verso la riunificazione va inteso come un salto di coscienza politico, perch un
riconoscersi come soggetto collettivo, come classe, una presa di coscienza che pu maturare nelle lotte e nel riconoscimento del nemico e che nessuna propaganda
di partito (stata mai) in grado di realizzare.
I meccanismi del capitalismo flessibile hanno prodotto nuove condizioni proletarie che si sono materialmente tradotte in deprezzamento del valore del lavoro, declassamento delle condizioni di vita della base sociale, precariet. E' ritornata quella povert assoluta che nel fordismo maturo sembrava debellata come problema
sociale o quantomeno ridotto a fenomeno marginale.
La diffusione di queste condizioni sociali ha determinato una crisi di legittimit del sistema e un acuirsi delle contraddizioni sociali che, incontrando enormi difficolt a strutturarsi in rivendicazioni collettive consapevoli, si esprimono anche in diverse forme di disordine sociale e di illegalit. Nel capitalismo in versione
neoliberista, che finora riuscito a chiudere i canali della rivendicazione collettiva, i conflitti parziali tendono ad essere concepiti come anomalie sociali, ad essere
etichettati come irrazionalit, devianza, criminalit, quando non terrorismo (il sempre paventato pericolo del ritorno delle ideologie e degli anni di piombo).
Dentro un tessuto sociale lacerato, di usura dei legami sociali, di produzione di marginalit a livello di massa sono emersi processi di ri-carcerizzazione. (...)
Dalla frantumazione della vecchia classe laboriosa emergono nuove classi pericolose fra cui si distingue il proletariato d'importazione. Su questo segmento di
classe globale si costruita la figura del nemico pubblico numero uno da controllare rigidamente con un sistema di governo che consenta di estrarre il massimo di
profitto con la minor spesa possibile.
I CIE, creati per controllare i flussi, sono lager amministrativi che stanno l come monito, modello di governo delle classi pericolose, sperimentazione di tecniche
di controllo e repressione da estendere a tutti i marginali. Rappresentano un atto politico di una guerra metropolitana contro i nuovi poveri, contro gli scarti umani
prodotti dal capitalismo del dopo-fordismo. (...)
La fragilit dei movimenti degli ultimi trent'anni emerge in tutta evidenza con l'irrompere della crisi che ci ha trovati disarmati politicamente, culturalmente e organizzativamente. (...)
A noi interessa tenere ben ferma l'identit oggettiva, la composizione sociale dei movimenti e la soggettivit esplicitata ( la rappresentazione di s, i simboli, l'individuazione del campo amico-nemico, le credenze, gli slogan, il lessico, i desideri, l'ideologia, gli immaginari, ecc) e il rapporto fra le due dimensioni (oggettivit e
soggettivit). Assumendo come cartina al tornasole il criterio dell'autonomia, o meglio il livello dell'autonomia espressa nei confronti del sistema, per afferrarne le
tendenze e quindi le potenzialit di sviluppo e di permanenza nel tempo e la possibilit di sviluppare contro-egemonia o contro-potere che dir si voglia.
Oggi il nocciolo duro del problema come porci dentro una realt (oggettiva e soggettiva) che non ha precedenti nella nostra storia. Le difficolt e la complessit del
presente pu spingere a rifugiarci dentro le famiglie tradizionali del movimento operaio, dentro riti, linguaggi e strutture rassicuranti. Questo significherebbe morire
o trasformarci in testimoni, il che sarebbe la stessa cosa. Quello che in gioco non pu essere un ritorno, la difesa di identit oramai consumate, nate e cresciute
in un mondo che non c' pi.
Proprio per le caratteristiche della nuova composizione di classe non possiamo aspettarci l'emergere spontaneo di movimenti e di una soggettivit orientata in senso
classista. N si pu cadere nell'illusione che dentro la realt odierna l'attesa ri-composizione del soggetto collettivo anti-capitalista possa avvenire nella piazza o a
colpi di rituali scadenze autunnali. Un processo del genere non pu che concretizzarsi in profondit, nella invisibile e sotterranea lotta di classe quotidiana, a partire
dai vissuti materiali dei nostri soggetti sociali e dall'azione di un'intelligenza politica collettiva.
La scomposizione della vecchia composizione di classe a centralit operaia, cosa ci consegna dal nostro punto di vista di classe ? cosa ci dice l'analisi delle condizioni
materiali e della soggettivit neo-proletaria? possiamo individuare un soggetto materialmente e politicamente centrale, anche tendenzialmente capace di aggregare
attorno a s gli altri segmenti proletari, com' stato per l'operaio-massa, per il partito di Mirafiori ? quali livelli di autonomia e di politicit implicita esprimono i
movimenti e come valorizzarli? Come realizzare la socializzazione e la circolazione delle lotte? quali obiettivi di lotta possono favorire la ricomposizione del soggetto collettivo anti-capitalista? in che modo individuare le tendenze dei conflitti? come fare controinformazione e comunicazione nella realt odierna? come contrastare
l'azione repressiva degli apparati poliziesco-penali? di quali nuovi attrezzi abbiamo bisogno e quali possiamo recuperare dalla nostra storia?
Su questi e su altri interrogativi vogliamo aprire un confronto dialettico a partire dai processi e dai movimenti sociali, uscendo da quelle rigidit ideologiche che
offuscano la possibilit di interpretare le nuove tendenze che la realt ci consegna, per poter tornare a osare lottare, osare vincere!
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