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AGENZIA FORMATIVA

OMNIAFORM

La difesa antiparassitaria
nelle aree a criticit ambientale
a cura di Emilio Bertoncini

dispensa del progetto formativo

S.E.R.E.N.A.
Sicurezza, Efficacia e Rispetto degli Equilibri Naturali nella lotta Antiparassitaria
(matr. LU20060578)

INDICE
1 - La normativa inerente lindividuazione delle aree di salvaguardia dei campi pozzi ad uso
idropotabile .......................................................................................................................................... 3

2 Tecniche di coltivazione e tutela della falda acquifera .................................................................. 6


Avvicendamento colturale.................................................................................................................... 6
Gestione del suolo................................................................................................................................ 7
Sistemazioni idraulico - agrarie ........................................................................................................ 11
Fertilizzazione.................................................................................................................................... 11
Trattamenti antiparassitari ................................................................................................................ 14
Irrigazione in pieno campo ................................................................................................................ 17
Lotta non chimica alle erbe infestanti................................................................................................ 18

3 - Le linee guida della Regione Emilia Romagna per la difesa antiparassitaria del verde urbano:
un importante punto di riferimento .................................................................................................... 26
Introduzione ....................................................................................................................................... 26
Dieci regole doro.............................................................................................................................. 26
La difesa integrata ............................................................................................................................. 27
Mezzi biologici e biotecnici................................................................................................................ 29
Aspetti normativi della difesa antiparassitaria.................................................................................. 31
Trattamenti alla chioma con prodotti fitosanitari: precauzioni da seguire ...................................... 32
L'endoterapia ..................................................................................................................................... 33

4-

Disinfestazione in ambito civile: la lotta guidata e integrata nellindustria alimentare ........... 39

Introduzione ....................................................................................................................................... 39
La lotta integrata e guidata ............................................................................................................... 39
La prevenzione ................................................................................................................................... 40
Il monitoraggio .................................................................................................................................. 42
La lotta ............................................................................................................................................... 46

5 Sicurezza delle operazioni di disinfestazione e derattizzazione ..................................................... 48


Rischi per gli operatori ...................................................................................................................... 48
Rischi per il cittadino......................................................................................................................... 51
Rischi per lecosistema e la fauna non bersaglio .............................................................................. 51
Considerazioni conclusive ................................................................................................................. 53

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6 - Controllo delle erbe infestanti in ambito urbano: aspetti legati alla sicurezza ............................. 54
Misure a tutela dellambiente ............................................................................................................ 54
Misure a tutela dei cittadini ............................................................................................................... 55
Misure a tutela della salute dei lavoratori......................................................................................... 56
Considerazioni conclusive ................................................................................................................. 58

7 Lotta al biodeterioramento sulle cinte murarie: un caso particolare nellimpiego di erbicidi in


ambito urbano .................................................................................................................................... 60
Il biodeterioramento .......................................................................................................................... 60
Azioni di controllo dei biodeteriogeni: una proposta metodologica ................................................. 61
Azioni di controllo dei biodeteriogeni: le disposizioni della L.R. Toscana 36/1999......................... 66
Azioni di controllo dei biodeteriogeni: compatibilit con le disposizioni della L.R. Toscana 56/00 67
Conclusioni ........................................................................................................................................ 68

BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................................... 69

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1-

La normativa inerente lindividuazione delle aree di


salvaguardia dei campi pozzi ad uso idropotabile

La gestione delle risorse idriche materia di competenza delle Regioni, delle Autorit dAmbito
Ottimale e degli enti locali. Lo strumento di tutela costituito dallistituzione delle aree di
salvaguardia delle opere di captazione.
La materia disciplinata dallart. 94 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in
materia ambientale". Esso prevede che le Regioni, su proposta delle Autorit d'Ambito, istituiscano
le aree di salvaguardia per mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque
superficiali e sotterranee destinate al consumo umano erogate a terzi mediante impianto di
acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse, nonch per la tutela dello stato delle risorse.
Le aree di salvaguardia sono distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto.
La zona di tutela assoluta costituita dall'area immediatamente circostante le captazioni o
derivazioni: essa, in caso di acque sotterranee e, ove possibile, per le acque superficiali, deve avere
un'estensione di almeno dieci metri di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente
protetta e deve essere adibita esclusivamente a opere di captazione o presa e ad infrastrutture di
servizio.
La zona di rispetto costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da
sottoporre a vincoli e destinazioni d'uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la
risorsa idrica captata e pu essere suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata,
in relazione alla tipologia dell'opera di presa o captazione e alla situazione locale di vulnerabilit e
rischio della risorsa. In particolare, nella zona di rispetto sono vietati l'insediamento dei seguenti
centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attivit:
a) dispersione di fanghi e acque reflue, anche se depurati;
b) accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi;
c) spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l'impiego di tali sostanze sia
effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della

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natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della
vulnerabilit delle risorse idriche;
d) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche provenienti da piazzali e strade;
e) aree cimiteriali;
f) apertura di cave che possono essere in connessione con la falda;
g) apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di
quelli finalizzati alla variazione dell'estrazione ed alla protezione delle caratteristiche qualiquantitative della risorsa idrica;
h) gestione di rifiuti;
i) stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive;
l) centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli;
m) pozzi perdenti;
n) pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 chilogrammi per ettaro di azoto presente
negli effluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione. E' comunque vietata la
stabulazione di bestiame nella zona di rispetto ristretta.
Le Regioni e le Province Autonome disciplinano, all'interno delle zone di rispetto, le seguenti
strutture o attivit:
a) fognature;
b) edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione;
c) opere viarie, ferroviarie e in genere infrastrutture di servizio;
d) pratiche agronomiche e contenuti dei piani di utilizzazione.

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I criteri tecnici che devono essere seguiti per la perimetrazione delle aree di rispetto sono definiti
nellAccordo sancito dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni e le
Province Autonome che stabilisce le Linee guida per la tutela della qualit delle acque destinate al
consumo umano e criteri generali per lindividuazione delle aree di salvaguardia delle risorse
idriche di cui allart. 21 del Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n. 1521.
La metodologia di delimitazione si basa sul criterio geometrico per larea di tutela assoluta e, in via
provvisoria, per le aree di rispetto (minimo 200 m dalla captazione). In via definitiva per le aree di
rispetto necessario ricorrere al criterio temporale o a quello idrogeologico.
Il criterio temporale tiene conto del tempo di trasferimento attraverso la falda di eventuali
contaminazioni ed funzione anche del tempo di reazione del soggetto gestore della risorsa idrica a
fronte di fenomeni dinquinamento.
Il criterio idrogeologico si fonda sulle caratteristiche idrogeologiche specifiche dellacquifero e sui
suoi limiti. Esso prevede la protezione dellintero bacino di alimentazione dellopera di captazione
e, quando sia individuabile con precisione il bacino idrogeologico quello che consente la migliore
tutela delle acque sotterranee.

Vecchia norma di riferimento pressoch integralmente ripresa nel D.Lgs. 152/06


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2 Tecniche di coltivazione e tutela della falda acquifera


La tutela delle acque di falda passa anche attraverso ladozione di tecniche colturali ed accorgimenti
organizzativi da mettere in atto a cura degli agricoltori e degli operatori di altri settori che ricorrono
a tecniche derivate dallagricoltura.
Gli studi in corso, inclusi quelli svolti nellambito del Progetto Life Ambiente Serial Wellfir
(http://www.comune.lucca.it/life/index1.htm), non hanno chiarito con esattezza le dinamiche di
contaminazione delle falda ad opera dei prodotti ad azione antiparassitaria, mentre pi chiare
sembrano le vie di contaminazione legate ai nitrati di origine agricola. A rendere pi complessa
lanalisi dei fenomeni contribuisce lampio panorama di famiglie di prodotti chimici utilizzati nella
difesa delle colture dalle avversit, spesso con requisiti molto diversi e caratterizzati da modalit
dimpiego diversificati, sia per formulazione, sia per tecniche di applicazione.
Gli esperti concordano, tuttavia, sullopportunit di ricorrere a tecniche di coltivazione ispirate
allagricoltura integrata e biologica.
Nei paragrafi che seguono per le principali tecniche agronomiche sono indicate valutazioni di
compatibilit con le esigenze di tutela delle captazioni idropotabili e sono fornite ipotesi di
regolamentazione delle singole pratiche agricole. Esse sono state utilizzate per una prima stesura
della regolamentazione dellArea di Salvaguardia del Campo Pozzi di S. Alessio nel Comune di
Lucca2, oggi in fase di revisione per la definitiva approvazione da parte del Consiglio Regionale
Toscano. Per ovvi motivi di organicit ed esaustivit sono riferite considerazioni inerenti tutti gli
aspetti della tecnica agronomica.

Avvicendamento colturale

La omosuccessione delle colture, cio la loro ripetizione per molti anni sullo stesso terreno, una
pratica non compatibile con la tutela della falda a causa degli effetti sfavorevoli sulla fertilit del
suolo, sul comportamento delle colture e sulla flora infestante che si specializza progressivamente
rendendone difficile il controllo. E, invece, pratica compatibile il regolare avvicendamento delle
colture, cio la successione nel tempo su uno stesso terreno di colture diverse, tecnica
tradizionalmente utilizzata per evitare gli svantaggi propri della monosuccessione.
2

Primo esempio in Toscana di istituzione e regolamentazione di unarea di Salvaguardia ai sensi del D.Lgs. 152/06
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In linea con le indicazioni dei disciplinari relativi dellagricoltura integrata della Regione Toscana,
lavvicendamento delle colture opportuno che avvenga secondo le seguenti indicazioni:
o Divieto di coltivazione su uno stesso terreno protratta per oltre due anni consecutivi
delle seguenti colture: cereali estivi (mais e sorgo), cereali autunno vernini (grano
duro, grano tenero, orzo, avena, segale, triticale e farro), barbabietola da zucchero,
girasole, soia, colza, erbai annuali, colture ortive non altrimenti regolamentate ed
altre erbacee annuali.
o Divieto di ripetizione della coltura prima che sia trascorso un periodo pari alla
naturale durata del ciclo colturale per tutte le colture da foraggio, ad esclusione dei
prati stabili.
o Divieto di ripetizione di colture ortive prima che siano trascorsi i seguenti periodi:
due anni per cavolo (tutte le variet), cavolfiore, spinacio, bietola, patata,
pomodoro, zucchino, fava, cece, lupino, pisello, fagiolo, fagiolino, lattuga,
carota, finocchio, sedano, basilico, indivia e altre ortive per le quali non
specificato un diverso limite temporale;
tre anni per fragola, carciofo, cardo, peperone, melanzana, melone, cipolla,
anguria (cocomero) e cetriolo;
quattro anni per aglio e asparago.
o Divieto di successione di specie diverse appartenenti alla medesima famiglia
nellambito delle solanacee e cucurbitacee.

Le prescrizioni indicate sono riferibili a buona pratica agronomica e consentono di ridurre la


necessit di interventi per il controllo della vegetazione infestante, quindi limpiego di erbicidi.

Gestione del suolo


Il terreno costituisce lelemento base della produzione agricola di pieno campo, mentre rappresenta
un semplice supporto fisico, quando non sostituito da substrati di altra natura, per le colture definite
fuorisuolo (cio coltivate su substrati artificiali).

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Tra le pratiche di gestione del terreno ritenute importanti ai fini della tutela della risorsa idrica
figurano le lavorazioni, la realizzazione di colture di copertura, la gestione dei terreni incolti e i
riporti di suolo nelle attivit vivaistiche di pieno campo

La lavorazione del terreno non da inquadrare come pratica agronomica capace di minacciare in
via diretta le acque di falda ma influenza le dinamiche evolutive del suolo e il movimento di
potenziali inquinanti nel profilo del terreno.
Riguardo le dinamiche evolutive del suolo, uno degli aspetti pi rilevanti quello dellinterramento
di fertilizzanti organici e residui colturali operato allatto della lavorazione principale. Un eccessivo
approfondimento delle lavorazioni conduce ad una diluizione della sostanza organica apportata in
un maggiore volume di suolo, con conseguente riduzione del tenore medio di carbonio organico nel
terreno agrario. Come sottolineato da molti autori la sostanza organica capace di adsorbire alcune
sostanze inquinanti, come gli antiparassitari, riducendone il tasso di lisciviazione3 verso la falda.
Altro possibile risvolto negativo delleccessiva profondit di lavorazione il possibile interramento
di sostanze pericolose per la falda e scarsamente mobili nel terreno. Esse possono essere spostate in
strati di suolo caratterizzati da regimi termici e di umidit spesso molto diversi da quelli degli strati
superficiali con riflessi rilevanti e imprevedibili sul loro destino ambientale.
Gli inconvenienti segnalati possono trovare
soluzione in una limitazione della profondit di
lavorazione entro i 30 cm. Per evitare i problemi
derivanti

dalla

formazione

di

suole

di

lavorazione e per fruire dei vantaggi che


possono derivare dal semplice smuovimento
degli strati pi profondi del terreno si potr
prevedere

labbinamento

allaratura

della

discissura o ripuntatura a profondit maggiori.


Questa lavorazione a doppio strato un metodo
utilizzato in agricoltura biologica.
La limitazione della profondit di lavorazione
pu trovare eccezione in occasione della
3

Fig. 1 Laratura pu determinare il trasferimento


in profondit di sostanze indesiderate presenti in
superficie.

trasporto nel sottosuolo ad opera delle acque dinfiltrazione


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realizzazione di nuovi impianti per arboricoltura


da legno e da frutto, e di vivai.
In questo caso pu essere realizzato uno scasso a profondit superiore per finalit colturali in
assenza di trattamenti che possano determinare rischi per la falda acquifera. Tale intervento, del
tutto occasionale, non pu avere effetti analoghi ad una lavorazione profonda svolta annualmente a
carico del terreno.
Tra le lavorazioni del terreno figurano alcuni interventi che possono svolgere unazione positiva nel
controllo delle erbe infestanti. Di esse si dir nellapposito paragrafo.

Nellagricoltura convenzionale i terreni rimangono normalmente privi di copertura vegetale nei


periodi intercorrenti tra una coltura principale e la successiva, salvo la realizzazione di colture
intercalari da reddito. Questo pu determinare laffermarsi della flora spontanea o il permanere del
suolo scoperto, per esempio a causa delle caratteristiche residuali di alcuni erbicidi.
La prima possibilit da considerarsi condizione avversa in quanto offre alla flora infestante
lopportunit di perpetuarsi negli stessi terreni in cui sar considerata indesiderata in occasione di
successive colture. Se lintervallo di tempo tale da permettere la produzione di seme la pianta
infestante raggiunge il proprio risultato e potr ripresentarsi nella stagione successiva.
La seconda una condizione che pu favorire fenomeni di ruscellamento e percolazione che
costituiscono motivo di perdita di sostanze nutritive o di movimento verso la falda di sostanze
potenzialmente inquinanti (inclusi gli erbicidi).

Entrambi questi inconvenienti possono essere limitati ricorrendo a colture di copertura (cover crops)
realizzate nei periodi di non coltivazione dei terreni.
Alcuni studi dimostrano che, ad eccezione dei terreni argillosi, per tutti i tipi di suolo la presenza di
una coltura di copertura invernale realizzata con orzo determina una flessione delle perdite di azoto.
Nel caso dei terreni sabbiosi la riduzione superiore al 30%.

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Tab. 1 Perdite di nitrati (Kg/ha) in terreni con coltura di copertura e terreni nudi4
Terreno

Senza coltura di

Con coltura di

Variazione

copertura

copertura

percentuale

Torboso

332

65

- 80,4 %

Granulometria intermedia

40

38

- 5,0 %

Argilloso

68

90

+ 32,3 %

Sabbioso

329

220

- 36,2 %

I vantaggi in materia di controllo delle erbe infestanti sono immediatamente comprensibili:


seminando una coltura di copertura si esercita unazione avversa alle erbe infestanti in termini di
distruzione fisica delle piante germinate allatto della lavorazione del terreno e di soffocamento di
eventuali piante nate dopo la semina in seguito allo sviluppo della coltura.
Le colture di copertura possono essere coltivazioni erbacee di interesse economico o colture da
sovescio (si veda in proposito il paragrafo relativo alla fertilizzazione).

I terreni a riposo e gli incolti, se non adeguatamente gestiti, possono costituire spazi nei quali le
essenze erbacee infestanti si perpetuano giungendo ogni anno a seme e diffondendosi nei terreni
coltivati. A questo svantaggio diretto se ne accompagnano altri indiretti rappresentati dalla
maggiore facilit che i terreni incolti divengano sede di discariche abusive, con conseguenti rischi
di inquinamento, e dalla maggiore incidenza degli incendi che, propagandosi a materiali diversi da
quelli vegetali, possono costituire una minaccia di carattere ambientale. In questultima ipotesi,
oltre a possibili riflessi negativi sulla qualit delle acque di falda, anche le operazioni di
spegnimento potrebbero costituire un problema in chiave di tutela delle captazioni idropotabili.
Linsieme di questi fattori suggerisce, pertanto, la necessit di effettuare una regolare
manutenzione dei terreni a riposo o incolti con almeno due sfalci annuali da effettuare allinizio
dellestate e in autunno.

In presenza di incolti che stanno evolvendo verso una fisionomia arborea si pu ipotizzare
lesecuzione di interventi tesi a favorire lo sviluppo di una copertura boschiva con affermazione di
specie di pregio naturalistico con riferimento allambiente pedoclimatico locale. Tra le funzioni
4

Rielaborato da Effetti della coltura di copertura sulla presenza di nitrati in acqua di falda ed in terreni diversi, in
lisimetri coltivati a mais (P.Rossi Pisa, M. Rossi) in Agricoltura e ricerca n. 164-165-166 di luglio-dicembre 1996
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rilevanti dal punto di vista ambientale figurano lospitalit per specie animali, come lavifauna, e
unazione di filtro e protezione nei confronti dei corsi dacqua. In proposito si ricorda che fasce di
vegetazione arbustiva ed arborea possono ridurre i fenomeni di deriva e ruscellamento delle
sostanze di normale impiego in agricoltura favorendo la protezione dei corpi idrici di superficie dai
fenomeni di inquinamento.

Sistemazioni idraulico - agrarie


Le sistemazioni idraulico agrarie sono opere permanenti o temporanee che assicurano il rapido
allontanamento delle acque in eccesso. Ci offre vantaggi alle colture realizzate ed impedisce
laffermarsi di una flora indesiderabile e, talvolta, difficile da eliminare. Il rapido allontanamento
delle acque meteoriche riduce, inoltre, i fenomeni di percolazione ed il trasporto verso la falda di
potenziali inquinanti solubili in acqua. Ovviamente il problema ambientale rimane nel caso che tali
sostanze siano veicolate verso i corpi idrici di superficie, ma il rapido defluire delle acque in
occasione delle precipitazioni favorisce lallontanamento dalle aree da sottoporre a salvaguardia.
Tra le pratiche da incentivare e mantenere nelle aree ambientalmente sensibili figurano il ripristino
e la regolare manutenzione di scoline e fossi collettori. Tali interventi non dovranno prevedere
limpiego di sostanze chimiche (erbicidi) ma regolari operazioni meccaniche (sfalci, risagomature
con scavafossi, ecc.) da svolgere in occasione della lavorazione del terreno e alla raccolta.

Fertilizzazione
La fertilizzazione (concimazione) una pratica irrinunciabile per la razionale coltivazione del
terreno, tuttavia pu determinare problemi di inquinamento della falda dovuti ad apporti
sconsiderati di sostanze fertilizzanti, soprattutto per quanto concerne lazoto.

La compatibilit con la tutela della risorsa idrica valutabile unicamente in funzione di un piano di
concimazione che tenga conto delle effettive necessit della coltura, delle asportazioni dovute alla
coltivazione e della dotazione di elementi nutritivi disponibili nel terreno agrario.

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Lesame della bibliografia pi recente suggerisce di non utilizzare a fini agronomici i seguenti
materiali:
 liquami, colaticci e altre sostanze liquide o solide di origine zootecnica ad eccezione del
letame bovino e dei fertilizzanti a lenta cessione (tab. 2);
 pollina;
 compost derivanti da R.S.U.;
 fanghi e altri prodotti derivanti dalle attivit di depurazione delle acque;
 scarti e sottoprodotti delle industrie agro-alimentari;
 scarti e sottoprodotti di attivit produttive e industriali;
 ogni altra sostanza non ricadente nella categoria dei fertilizzanti come definiti dalla
normativa vigente..

La limitazione suggerita per i liquami zootecnici, la pollina ed il compost deriva dalla loro elevata
dotazione di azoto direttamente mineralizzabile, fattore che pu favorire la percolazione in falda di
nitrati. Per gli altri materiali la limitazione deriva dalla possibilit che siano veicolo di sostanze
inquinanti di varia natura, inclusi i metalli pesanti.

In merito agli apporti di elementi fertilizzanti, in


linea con il D. Lgs. 152/06 e con le indicazioni
dei disciplinari di produzione integrata della
Regione Toscana sono consigliabili i seguenti
apporti:
 Azoto:

ammissibile

un

apporto

massimo pari a 170 Kg/ha. Detti apporti


potranno avvenire in ununica soluzione
o in pi interventi frazionati sulla base
degli effettivi ritmi di assorbimento delle
Fig. 2 La concimazione deve essere
razionalizzata per ridurre i rischi di
percolazione in falda dei composti azotati

colture.
 Fosforo: ammissibile un apporto
massimo pari a 150 Kg/ha di P2O5 di cui
almeno il 70 % in pre-semina..

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 Potassio: ammissibile un apporto massimo pari a 200 Kg/ha di K2O di cui almeno il 70 %
in pre-semina.
 Dai limiti relativi al fosforo e al potassio esclusa le concimazione di fondo delle colture
legnose ed arboree, per la quale sono suggeriti i seguenti quantitativi massimi: P2O5: 150
Kg/ha, K2O: 250 Kg/ha.
 Per gli apporti di letame si propongono le seguenti prescrizioni:
o tempo minimo di maturazione: 3 mesi;
o consistenza ed umidit tali da garantirne la palabilit;
o nel calcolo della quantit di azoto apportata dal letame si dovr assumere un valore
medio di 5 Kg/m3,salvo diverso riferimento scientifico di provata validit.

Tab. 2 Fertilizzanti azotati a lenta cessione


Organici

Ammendanti

compostati

derivanti da RSU

Di sintesi

Organo minerali

non I soli concimi minerali il cui Tutti

concimi

lento rilascio di azoto basato organominerali


azoto

contenenti

Cornunghia non torrefatta

su:

Estratti umici

principi attivi prodotti da esclusivamente organica.

Leonardite

condensazione di urea ed

Letame

aldeidi
inibitori

Torbe

in

forma

della

nitrificazione

Umati solubili
Vermicompost da letame

incapsulamento

ricopertura del granulo di


concime

La distribuzione in campo dei fertilizzanti azotati non ammissibile nelle seguenti situazioni:
 con terreno saturo d'acqua, gelato o innevato;
 nelle 48 ore precedenti lintervento irriguo;

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 mediante fertirrigazione, salvo che per colture con irrigazione localizzata o fuori suolo;
 a distanza inferiore a 10 metri dai pozzi di qualsiasi natura e dalle sponde dei corsi d'acqua.
Sono da ritenersi pratiche compatibili e, anzi, consigliabili al fine di aumentare la fertilit fisico
chimica dei suoli (con azione positiva anche sulla capacit di trattenere sostanze a rischio di
lisciviazione) le seguenti:

 Sovescio - Tecnica consistente nellinterramento di una coltura di breve ciclo realizzata con
lo specifico intento di interrarne la biomassa ottenendo effetti positivi sulla fertilit del
suolo. Se realizzato con specie appartenenti alla famiglia delle leguminose permette di
incrementare il tenore di azoto organico del terreno senza apporto di fertilizzanti.
 Inserimento di specie miglioratrici nellavvicendamento colturale.
 Interramento dei residui colturali previa trinciatura.
In ogni caso dovr essere vietata la bruciatura, lasportazione o altra forma di eliminazione dei
residui colturali, salvo che per dimostrate ragioni fitoiatriche o, limitatamente al 50% della
biomassa, per la costituzione di lettiere zootecniche.

Trattamenti antiparassitari
In bibliografia sono disponibili diversi modelli che cercano di prevedere il destino ambientale dei
fitofarmaci. La loro applicazione accompagnata, per, da alcune difficolt riassumibili nei
seguenti punti:
 A causa della natura dei dati di partenza, determinati con metodi non omogenei e talora
stimati o calcolati empiricamente, e della loro ampia variabilit, il valore di alcuni indici per
alcune sostanze caratterizzato da una forbice molto ampia. Ci determina unalea
dincertezza non accettabile a fronte della necessit di proteggere le falde idriche;

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 Nella determinazione di alcuni dati utilizzati nel calcolo degli indici, come il tempo di
dimezzamento, non possibile discernere con sicurezza dal complesso dei fenomeni di
dissipazione la lisciviazione, processo attraverso il quale pu essere contaminata la falda;
 La formulazione dei prodotti fitosanitari sembra poter incidere in modo sostenuto sui
parametri chemiodinamici dei principi attivi e questo pu determinare comportamenti nel
terreno molto diversi da quelli previsti con luso di indici;
 In alcuni casi documentati si riscontrata la presenza in falda di erbicidi che, sulla scorta
degli indici, dovrebbero dare ampie garanzie di tutela della medesima;
 Per alcune sostanze attive limpiego di indici diversi fornisce valutazioni completamente
differenti, evidenziando i limiti di questo approccio;
 Luso degli indici non permette di fare valutazioni quantitative ma qualitative, vale a dire
che possibile creare graduatorie di erbicidi a vario grado di pericolosit per la falda ma non
si riesce a determinare lesatta distribuzione degli erbicidi nel profilo del suolo o la quantit
degli stessi che pu giungere ad una data profondit.

Il quadro descritto pu essere accettabile in una valutazione di ampio respiro, come la registrazione
ministeriale dei prodotti fitosanitari o in una pianificazione territoriale su ampia scala, ma non per la
protezione locale di falde potenzialmente minacciate dallattivit agricola.

A completare il quadro descritto intervengono alcuni fattori generatori di ulteriore incertezza gi


citati ma che si riassumono brevemente nel seguito:
 La possibilit che alcuni fitofarmaci facilmente adsorbiti possano muoversi nel terreno con la
frazione organica solubile comportandosi come i principi attivi non adsorbiti e invalidando ogni
previsione fornita da indici e modelli;
 Linfluenza sulle dinamiche ambientali dei prodotti fitosanitari esercitata da alcune condizioni
frequentemente riscontrabili in campo (es. la non uniformit di applicazione) che non sono o
non possono essere prese in considerazione da indici e modelli,
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 Limprevedibile effetto che la formulazione dei prodotti fitosanitari e le sinergie o antagonismi


possono avere sulle caratteristiche chemiodinamiche dei principi attivi e, conseguentemente,
sulla loro degradazione;
 Leffetto, anchesso non puntualmente prevedibile, che alcune pratiche agronomiche possono
avere sul flusso idrico e sul trasporto dei fitofarmaci;
 Lalea di incertezza ancora superiore riferibile al destino ambientale dei prodotti della
degradazione degli erbicidi che va a sommarsi alla non chiara posizione dei medesimi in merito
allidoneit al consumo umano delle acque.

Il quadro delineato non permette limmediata individuazione di un sistema di valutazione dei


prodotti fitosanitari capace di dare le necessarie garanzie in merito alla tutela delle acque di falda,
sopratutto in aree ad elevata vulnerabilit.

Sulla base di quanto descritto e per quanto concerne la contaminazione della falda da sostanze
antiparassitarie provenienti dalle aree limitrofe ai campo pozzi, lunico modo per dare sufficienti
garanzie di potabilit delle acque appare quello di una severa limitazione dellimpiego di prodotti
fitosanitari.

E, pertanto, auspicabile che nelle aree pi prossime alle captazioni (zona di rispetto ristretta ai
sensi del D. Lgs. 152/06) sia vietato limpiego di erbicidi e geodisinfestanti, poich destinati
allapplicazione al terreno o a coperture vegetali incapaci di intercettarne e metabolizzarne
quantitativi elevati, e sia prevista una riduzione sostanziale dellimpiego di prodotti fitosanitari da
applicare alla parte aerea della pianta. In questultimo caso si potr prevedere lapplicazione di
prodotti fitosanitari unicamente in presenza accertata del bersaglio (lotta guidata) e in condizioni di
copertura del suolo tale da assicurare la massima intercettazione di formulato. Si ritiene che tra i
principi attivi utilizzabili possano figurare esclusivamente quelli consentiti in agricoltura biologica.

Nelle aree pi distanti dalle captazioni (zona di rispetto allargata ai sensi del D. Lgs. 152/06), anche
in considerazione delle azioni di monitoraggio e controllo che possono essere attivate sulle acque di
falda e sulle attivit agricole, pu essere consentita una maggiore libert di scelta delle misure di
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lotta antiparassitaria che possono ispirarsi ai principi dellagricoltura integrata gi normata da alcuni
disciplinari regionali, salvo alcune limitazioni nellimpiego degli erbicidi.
In particolare, nelle colture erbacee di pieno campo si ritiene opportuno limitare le possibilit
dintervento in pre-semina e pre-emergenza a favore dei trattamenti in post-emergenza che possono
essere meglio orientati sulla base delle infestanti effettivamente presenti e che non hanno come
bersaglio diretto il terreno.
Fig. 3 Lesecuzione dei
trattamenti erbicidi in presemina e pre-emergenza
una pratica sconsigliabile
nelle aree vulnerabili ai
fitofarmaci.

Irrigazione in pieno campo


Lirrigazione una delle pratiche agronomiche che possono favorire la percolazione di sostanze
inquinanti verso la falda, soprattutto in terreni permeabili, ma costituisce uno dei fattori che
agiscono positivamente sulla produttivit delle colture.
Tale pratica dovr essere svolta adottando le seguenti cautele:
 In prossimit delle captazioni (zona di rispetto ristretta ai sensi del D. Lgs. 152/06) potr essere
realizzata con tecniche di irrigazione localizzata ed impiego di ridotti volumi dacqua, cos da
limitare la percolazione nel profilo del terreno;
 Ad adeguata distanza dalle captazioni (zona di rispetto allargata ai sensi del D. Lgs. 152/06)
lirrigazione potr essere realizzata nel rispetto delle limitazioni poste per ciascuna coltura dai
disciplinari per lagricoltura integrata approvati dalla Regione Toscana.

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Lotta non chimica alle erbe infestanti


La lotta alle erbe infestanti pu essere realizzata con metodi alternativi all'impiego di erbicidi che,
opportunamente integrati, possono dare analoghi esiti tecnici. In alcuni casi si devono, per,
esprimere riserve in merito alla convenienza economica delladozione di tali tecniche, almeno al di
fuori di regimi di aiuto pubblico finalizzati alla conduzione agricola con tecniche a basso impatto
ambientale.
Le pratiche alternative possono ricondursi fondamentalmente allimpiego di mezzi fisici e a
soluzioni agronomiche. Tutte possono ritenersi tecniche compatibili con la tutela della risorsa idrica
poich riducono o evitano luso di erbicidi.

Tra i mezzi fisici si segnalano i seguenti:


 Lotta meccanica La lotta meccanica consiste in operazioni di taglio delle specie erbacee ed
arbustive infestanti o nel ricorso a lavorazioni superficiali del terreno (fresature, erpicature,
ecc.). Essa pu trovare applicazione nei terreni destinati a colture arboree (frutteti, vivai in
pieno campo di arbusti ed alberi, arboricoltura da legno, ecc.) e in tutti gli spazi non
direttamente coltivati (bordi dei campi, affossature, argini, ambito civile, ecc.).
Limitatamente alle colture sarchiabili, quali mais, girasole e molte ortive, la lavorazione del
terreno trova applicazione anche nelle coltivazioni erbacee.

Fig. 4 Le lavorazioni del


terreno
permettono
di
controllare la flora infestante

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 Pirodiserbo In contesti analoghi a quelli del punto precedente e, con le dovute cautele, pu
trovare applicazione la tecnica del pirodiserbo. Essa si basa sul principio che le piante
erbacee sottoposte ad elevate temperature subiscono una rapida denaturazione delle proteine
e la lisi cellulare. In conseguenza di tali alterazioni la pianta viene letteralmente lessata e
successivamente muore disseccando. Lazione termica pu derivare da un getto di fiamma o
dallemissione di raggi infrarossi e, in nessuno dei due casi, tale da provocare fenomeni di
combustione. Lopportuna caratterizzazione e configurazione delle macchine permette di
ottenere un diserbo localizzato lungo la fila o su tutta la superficie, prestandosi
allesecuzione di diserbi localizzati o totali. Labbinamento del pirodiserbo a false semine
(vedi oltre) pu consentire una progressiva riduzione del carico di erbe infestanti gravante
sui terreni. In ogni caso lintervento colpisce esclusivamente la parte aerea delle piante
erbacee e non attivo contro la parte ipogea delle piante perenni, che devono essere
controllate con tecniche di altra natura.
 Pacciamatura - Su alcune colture ortive, ma nei primi anni di vita anche in impianti di
arboricoltura da legno5 e altre coltivazioni legnose, una valida tecnica di lotta fisica
rappresentata dalla pacciamatura. Essa consiste nella copertura del suolo con materiali in
grado di soffocare le erbe infestanti e di lasciare a libera crescita la specie coltivata. Il
sistema trova gi applicazione nellarea di studio, sebbene su superfici limitate, per alcuni
ortaggi.
 Solarizzazione - Detta anche "pacciamatura riscaldante" o "pastorizzazione solare", una
tecnica che consiste nel sottoporre il terreno allazione riscaldante dei raggi solari, mediante
pacciamatura con film plastico trasparente nella stagione calda. La tecnica, nata per il
risanamento da microrganismi dannosi, si basa sul principio che linnalzamento termico nel
terreno induce modifiche nellecosistema tellurico limitando lo sviluppo di microrganismi
patogeni e favorendo quello di specie microbiche loro antagoniste. Tuttavia, le alterate
condizioni ecologiche indotte dalla solarizzazione conducono alla devitalizzazione degli
organi di propagazione delle erbe infestanti (semi, rizomi, bulbi, bulbilli, tuberi) ottenendo
un effetto secondario di controllo delle malerbe. Questa tecnica potrebbe trovare
applicazione sui terreni non sottoposti a coltura durante i mesi pi caldi.
5

Si vedano in proposito le pubblicazioni ARSIA Progettazione e realizzazione di impianti di arboricoltura da legno e


Larboricoltura da legno in Toscana
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Fig. 5 Coltivazione di
barbatelle di vite con
impiego di pacciamatura con
film plastico

Il controllo delle erbe infestanti pu essere ottenuto anche con gli usuali mezzi agronomici
interpretati come operazioni colturali realizzate con lo specifico intento di creare condizioni
sfavorevoli allinsediamento di erbe infestanti o allo sviluppo di avversit di altra natura. Nella
maggior parte dei casi si tratta di soluzioni largamente diffuse in passato e poi abbandonate a favore
di mezzi di lotta chimica.
Tra i mezzi agronomici da prendere in considerazione in una regolamentazione dellarea figurano i
seguenti:
 Avvicendamento Come riferito in altra parte del presente lavoro, la omosuccessione un
fattore che favorisce la specializzazione della flora infestante e determina difficolt nel
controllo delle malerbe. Lavvicendamento colturale, gi trattato, non favorisce l'instaurarsi
di una flora infestante specializzata e tende ad interrompere i cicli di sviluppo delle specie
selvatiche sugli appezzamenti coltivati.
 Sovescio Lesecuzione di un sovescio nei periodi di vuoto colturale oltre a migliorare la
fertilit dei terreni pu offrire i vantaggi tipici di una coltura di copertura, compreso il
soffocamento delle erbe infestanti.
 Falsa semina La falsa semina consiste in una o pi lavorazioni del terreno non
immediatamente seguite dalla semina o dal trapianto della coltura. In tale circostanza si
verifica la germinazione delle erbe infestanti che possono poi essere distrutte mediante lotta

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fisica o meccanica e successivo interramento allatto della definitiva preparazione del letto
di semina. In questo modo si riduce la presenza di erbe infestanti nella successiva coltura.
Questo tipo di intervento, integrato con il ricorso allavvicendamento e alla periodica
coltivazione di colture di copertura, pu sortire ottimi vantaggi nel tempo.
 Gestione degli incolti Si rimanda alla gestione del suolo.

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Box di approfondimento

Le molte agricolture

Agricoltura convenzionale e agricoltura sostenibile

Lagricoltura convenzionale prevede un metodo di coltivazione generalmente intensivo che utilizza


prodotti chimici per la fertilizzazione e la difesa delle piante; ci pu comportare il ritrovamento di
residui nei prodotti (che devono comunque essere sotto i limiti di legge) e problemi ambientali
legati ad alcune pratiche (monocoltura, impiego continuativo dello stesso principio attivo, ecc.).
Attualmente lagricoltura convenzionale si orienta verso modelli di produzione a basso impatto
ambientale perci meno intensivi. Il termine basso impatto significa che non prevede solo la
semplice sostituzione di sostanze chimiche ma anche ripristino e conservazione delle fertilit fisica,
chimica, biologica e la salvaguardia della biodiversit e delle varie forme di vita presenti nel campo
coltivato.
Lagricoltura sostenibile unespressione riconducibile ad una concezione pi ampia di
sostenibilit in termini sociali, ambientali ed economici. Il concetto di sostenibilit , in qualche
modo, estremizzato nellagricoltura biologica.
Tra questi due estremi (agricoltura convenzionale e biologica) si inseriscono una serie di varianti
che prediligono un aspetto dellagricoltura sostenibile; in generale tutte queste metodologie puntano
a limitare limpiego di sostanze chimiche discostandosi dal tipo convenzionale.

Agricoltura integrata

Lagricoltura integrata un sistema di produzione che privilegia tecniche colturali di tipo


agronomico e di lotta guidata e mette come ultima risorsa limpiego di mezzi chimici.
La lotta guidata un metodo che andato a sostituire la pratica della lotta a calendario e si basa sul
parametro soglia dintervento, ovvero sinterviene quando il danno ancora, come valore,
inferiore al costo dintervento. La lotta guidata si evoluta in lotta integrata e, per quanto riguarda
questultima, vale luso di tecniche fitoiatriche alternative e/o integrative alla lotta chimica. Infine si
arriva alla lotta biologica e le biotecnologie; lotta biologica significa sfruttare gli antagonismi
naturali fra insetti, sfruttamento che implica anche conservazione dellantagonismo. Si riportano

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alcuni esempi: Bacillus thuringensis contro le larve dei lepidotteri, il Phytoseiulus persimilis contro
il ragnetto rosso, la Chrysoperla carnea contro alcuni afidi.
Lagricoltura integrata stata definita e disciplinata dalla Regione Toscana6 (e non solo) al fine di
rendere riconoscibili i suoi prodotti attraverso specifici marchi e fornire sostegno economico alle
aziende agricole che si convertono interamente a tale tecnica.
Per quanto riguarda il settore delle produzioni vegetali, le caratteristiche maggiormente degne di
nota della regolamentazione toscana sono:
- Riduzione dell'uso di prodotti chimici di sintesi (fitofarmaci, concimi e diserbanti)
- Mantenimento della fertilit del suolo
- Avvicendamento colturale
- Sovescio delle colture
- Prevenzione dei fenomeni erosivi
- Uso razionale delle risorse idriche
- Mantenimento e promozione della biodiversit
- Divieto di impiego di materiale proveniente da Organismi Geneticamente Modificati

Per il settore delle produzioni animali sono previsti:


- Allevamento di razze autoctone
- Divieto di allevamento di animali OGM e di animali clonati
- Divieto di allevamenti senza terra
- Divieto d'uso di alimenti medicati, contenenti prodotti auxinici di sintesi o OGM
- Particolare cura del benessere degli animali (Ambienti di stabulazione, consistenza numero capi)
- Disposizioni particolari per la profilassi e la cura delle malattie
- Corretta gestione delle deiezioni per ridurre l'inquinamento

Le tecniche adottabili o da utilizzare obbligatoriamente per accedere ai benefici previsti dalla


normativa sono codificati in disciplinari aggiornati periodicamente che costituiscono un riferimento
ufficiale in Toscana.

http://www.arsia.toscana.it/agriqualita/agricoltura%20integrata.htm
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Agricoltura biologica

L'IFOAM (Federazione Internazionale dei Movimenti per l'Agricoltura Biologica - International


Federation of Organic Agriculture Movements) definisce l'agricoltura biologica come "Tutti i
sistemi agricoli che promuovono la produzione di alimenti e fibre in modo sano socialmente,
economicamente e dal punto di vista ambientale. Questi sistemi hanno come base della capacit
produttiva la fertilit intrinseca del suolo e, nel rispetto della natura delle piante degli animali e del
paesaggio, ottimizzano tutti questi fattori interdipendenti. L'agricoltura biologica riduce
drasticamente l'impiego di input esterni attraverso l'esclusione di fertilizzanti, pesticidi e medicinali
chimici di sintesi. Al contrario, utilizza la forza delle leggi naturali per aumentare le rese e la
resistenza alle malattie".
L'agricoltura biologica in Europa regolamentata da due normative comunitarie: il Reg. (CEE) n
2092/91 (e successive modifiche e integrazioni) e il Reg. (CE) n 1804/99. Il primo il documento
pi importante per quanto riguarda la storia di questo tipo di agricoltura, quello che ha
regolamentato per la prima volta la produzione riconoscendola ufficialmente. relativo al metodo
di produzione biologico di prodotti agricoli e all'indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e
sulle derrate alimentari. Il regolamento del 1999 una sorta di "integrazione" al primo per quanto
riguarda nello specifico le produzioni animali. Nel giugno del 2007 stato adottato un nuovo
regolamento CE per l'agricoltura biologica, Reg. (CE) n 834/2007, che abroga il Reg. (CEE) n
2092/91 ed relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici sia di origine
vegetale che animale (compresa l'acquacoltura).

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Box di approfondimento

Necessit del controllo delle erbe infestanti

Le erbe infestanti costituiscono un problema rilevante in agricoltura, sia nella conduzione con
tecnica convenzionale, sia nellagricoltura biologica ed integrata. In questi casi, data la limitazione
del ricorso alluso di erbicidi, il controllo ancora pi difficile.
Molteplici sono le ripercussioni della presenza di erbe infestanti nella coltura, ma la riduzione della
produttivit senza dubbio quello di maggiore rilevanza.
I danni alla coltura dipendono fondamentalmente dai seguenti aspetti:
a) la competizione per la luce, particolarmente sentita nella coltivazione di ortaggi, spesso di
altezza ridotta e incapaci di sovrastare le erbe infestanti e di coprire interamente la superficie del
terreno;
b) la competizione per lacqua, talora rilevante a causa della rusticit delle specie infestanti e della
loro capacit di prevalere nelle prime fasi di sviluppo della coltura, cos da comprometterne lo
sviluppo;
c) la competizione per gli elementi nutritivi, che risulta significativa soprattutto quando la
concimazione prevalentemente minerale;
d) i fenomeni di allelopatia, cio riconducibili al rilascio nel terreno da parte delle specie infestanti
di sostanze che manifestano effetto fitotossico su altre specie vegetali (in particolare quelle
coltivate)7;
e) il parassitismo esercitato da alcune specie selvatiche come le orobanche e la cuscuta;
questultima parassitizza erba medica, girasole, trifoglio e barbabietola;
f) gli effetti sulla qualit dei prodotti, come nel caso delle granaglie di frumento contaminate da
avena selvatica e dei piselli contaminati da camomilla e Solanum nigrum che alterano seriamente
colore e sapore del prodotto lavorato;
g) la capacit di alcune infestanti di favorire, in quanto ospiti intermedi, la diffusione di alcune
patologie e parassitosi.

tra le altre specie infestanti si ricordano come specie con propriet allelopatiche le seguenti: sorghetta, gramigna,
avena selvatica e convolvolo (vilucchio)
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3-

Le linee guida della Regione Emilia Romagna per la difesa


antiparassitaria del verde urbano: un importante punto di
riferimento

Introduzione
Da anni la Regione Emilia Romagna incentiva forme di gestione del verde urbano tese alla qualit e
al rispetto per lambiente. Sul portale www.ermesagricoltura.it sono attualmente disponibili le linee
guida per la difesa antiparassitaria del verde ornamentale. Esse costituiscono un vero e proprio
riferimento tecnico di qualit e sono state utilizzate per redigere questo testo.

Dieci regole doro


Si tratta di un vero e proprio decalogo per la salvaguardia delle aree verdi urbane, un vademecum a
cui attenersi per preservare in sanit il verde tutelando al contempo la sicurezza dellambiente e la
salute dei cittadini.
1. Poich la razionalit del progetto contribuisce al conseguimento di notevoli effetti pratici ed
influisce direttamente sugli interventi di cura e manutenzione successivi allimpianto,
opportuno progettare il verde ornamentale tenendo conto dei seguenti aspetti: specie, loro
resistenza alle malattie, struttura delle chiome, esigenza di interventi colturali, destinazione
degli impianti, criteri e modi di fruizione, future esigenze del verde realizzato.
2. Utilizzare tecniche di gestione e manutenzione capaci di prevenire gli attacchi parassitari.
3. Monitorare la presenza dei parassiti nelle aree verdi.
4. Intervenire solo se si prevede che venga superata la soglia di danno (individuata su base
estetica o sanitaria).
5. Applicare strategie di difesa integrata e/o biologica, dando priorit ad interventi biologici,
meccanici, biotecnici.
6. Impiegare sostanze chimiche ad azione antiparassitaria solo quando non sono disponibili
metodi alternativi sufficientemente efficaci.

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7. Scegliere i prodotti fitosanitari nel rispetto delle normative vigenti prediligendo quelli a pi
bassa tossicit e a ridotta persistenza ambientale.
8. Individuare modalit di distribuzione dei prodotti capaci di ridurre al minimo le quantit
somministrate e di evitare il pi possibile la dispersione nellambiente; essi non devono
rappresentare un rischio per la salute e la sicurezza dei cittadini.
9. Informare adeguatamente la cittadinanza circa gli interventi realizzati.
10. Applicare le norme stabilite dai decreti di lotta obbligatoria volti ad evitare sul territorio la
diffusione di organismi nocivi da quarantena.

La difesa integrata

In questo approccio la predisposizione dei piani di difesa del verde ornamentale deve prevedere
prioritariamente interventi preventivi di natura agronomica e applicazioni di lotta biologica
eventualmente affiancati da trattamenti chimici. opportuno ricordare che gli interventi chimici
sono da considerare metodi di contenimento solo temporanei, volti a contenere situazioni ritenute
particolarmente pericolose. A lungo termine, infatti, i trattamenti con prodotti fitosanitari aggravano
i problemi senza risolverli in quanto rappresentano un fattore di selezione che porta alla comparsa
di ceppi resistenti, alla distruzione di fauna utile, allinquinamento ed allalterazione della
biocenosi8.
Per applicare correttamente sul territorio le strategie di difesa integrata consigliabile attenersi alle
seguenti indicazioni:
 conoscere la biologia dei principali parassiti vegetali e animali che possono colpire le specie
ornamentali;
 effettuare accurati monitoraggi allo scopo di individuare tempestivamente la presenza di
malattie e fitofagi e di stimarne il rischio di danno;

comunit delle specie che vive in un determinato ambiente


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 contemporaneamente alla presenza degli agenti di danno occorre verificare la presenza di


eventuali parassitoidi9 e la loro consistenza numerica;
 verificare, in relazione alla soglia di danno, se necessario intervenire;
 scegliere il momento pi opportuno per intervenire;
 privilegiare, ogni volta sia possibile, interventi di natura agronomica, meccanica e biologica,
limitando limpiego di sostanze chimiche soltanto nei casi ove non siano applicabili metodi
alternativi;
 nel caso di ricorso a prodotti chimici, scegliere il principio attivo pi selettivo e meno
tossico, da applicare alla dose ottimale e secondo adeguate modalit di distribuzione;
 Registrare in un archivio informatico tutte le informazioni di carattere agronomico (anno e
tipo di impianto, esposizione, composizione del terreno, cure colturali eseguite, ecc.),
fitopatologico (natura del fitofago, parti della pianta attaccate, tipo di danno, periodo e
livello dellinfestazione, stadi presenti del parassita, presenza e importanza della fauna utile
sul contenimento dellinsetto, tipo, numero e periodo degli interventi eseguiti, risultati e
inconvenienti riscontrati). Nel caso di interventi con prodotti chimici o biologici devono
essere presenti anche le notizie relative ai principi attivi usati e alle dosi impiegate, alle
modalit del trattamento (ad es. volume alto, normale, basso, ultrabasso, ecc.), alla parte
della pianta trattata (chioma, tronco e/o rami, radici), ecc. Disporre di notizie, quanto pi
possibile esaurienti, su ci che stato fatto negli anni precedenti, , infatti, di grande aiuto
nel predisporre il piano di interventi da eseguire.

il parassita del parassita


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Mezzi biologici e biotecnici

I mezzi biologici e biotecnici disponibili e impiegabili, si possono distinguere in:


 entomofagi (predatori e parassitoidi)
 microrganismi
 feromoni sessuali
Tra gli entomofagi pi efficaci sono da segnalare:
Cryptolaemus montrouzieri (predatore di cocciniglie)

Questo coccinellide un attivo predatore di cocciniglie sia allo stadio adulto che come
larva. Sono commercializzati barattoli contenenti 250 individui adulti, da distribuire a
spaglio sulla vegetazione. Questo predatore trova impiego in particolare contro infestazioni
di cocciniglie cotonose, ma presenta una parziale efficacia anche contro cocciniglie del
genere Ceroplastes.

Neodryinus typhlocybae (parassitoide di Metcalfa pruinosa)

Il controllo della metcalfa con questo parassitoide avviene nel lungo periodo e non ha quindi
un effetto immediato sulle piante. Le larve del parassitoide si sviluppano a carico delle
forme giovanili di metcalfa e, raggiunta la maturit, tessono un bozzolo sericeo che viene
ancorato alla foglia e dal quale poi sfarfalla ladulto. Lindividuazione del luogo di lancio
pi opportuno fondamentale al fine di favorire linsediamento e la diffusione di N.
typhlocybae. E quindi indispensabile che il punto di lancio risponda alle seguenti
caratteristiche: presenza di Metcalfa pruinosa, nessuna potatura di contenimento sulle piante
circostanti nei due-tre anni successivi al lancio; mantenimento dellerba nellarea
perimetrale il lancio da met giugno a settembre-ottobre; presenza di alcune specie vegetali
quali, ad esempio, acero, olmo o pittosporo, che favoriscono linsediamento del parassitoide
(miglior fissaggio dei bozzoli alle foglie); conservazione fino allestate successiva delle
foglie cadute a terra a fine estate sotto le piante.

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Phytoseiulus persimilis, fitoseide (predatore di ragnetto rosso)

Contro infestazioni di Tetranychus urticae, comunemente detto ragnetto rosso, risultano


efficaci lanci del predatore specifico Phytoseiulus persimilis. Questo acaro predatore
commercializzato in confezioni da 2000 individui adulti dispersi in materiale inerte
(vermiculite) che ne rende semplice la distribuzione a spaglio sulle foglie pi basse della
vegetazione, in prossimit delle infestazioni. Il lancio va eseguito tempestivamente
allinsorgere dellinfestazione e trova impiego soprattutto su aiuole fiorite.

Amblyseius cucumeris, fitoseide (predatore di tripidi)

Amblyseius cucumeris un fitoseide predatore utilizzato per il controllo di vari tripidi


(Frankiniella occidentalis, Thrips tabaci, Heliothrips haemorroidalis ed altri) su varie
colture da fiore ed ornamentali. Questo predatore, con il corpo di colore chiaro, pur di
dimensioni molto piccole, piuttosto mobile ed in grado di utilizzare anche altre fonti di
cibo, compreso il polline, che ricerca esplorando attivamente la pianta. Il suo sviluppo
molto rapido poich il ciclo si compie in 1-2 settimane al massimo. Le condizioni ottimali
sono date da temperature intorno ai 18-20C ed elevata umidit relativa.
Il lancio va eseguito tempestivamente allinsorgere dellinfestazione e trova impiego su
aiuole fiorite e piante in vaso.

Fra i microrganismi sono soprattutto i preparati a base di tossine specifiche di batteri a rivestire
importanza nella difesa biologica contro i fitofagi delle piante ornamentali. In particolare si
consiglia limpiego di Bacillus thuringiensis ssp. kurstaki contro le larve giovani dei lepidotteri
defogliatori. Questo preparato va distribuito sulla vegetazione in soluzione acquosa ed il trattamento
va eseguito irrorando il prodotto in modo uniforme su tutta la vegetazione, soprattutto sulle parti
esterne della chioma, dove le larve si localizzano pi facilmente. Per rendere pi efficace il
trattamento si consiglia di eseguire lintervento nelle ore serali e, se necessario, di ripeterlo a
distanza di 8-10 giorni dal primo. Si raccomanda di attenersi alle dosi consigliate in etichetta e di
usare, preferibilmente, prodotti che consentano trattamenti a basso (LV) o ultra basso (ULV)
volume. I formulati a base di Bacillus thuringiensis sono innocui nei confronti delluomo, dei
vertebrati e degli insetti utili in genere.
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Nella difesa biologica al verde ornamentale luso di feromoni una pratica che trova impiego
soprattutto nella lotta contro alcune specie di lepidotteri fitofagi e, negli ultimi anni, anche per il
monitoraggio del volo di Cameraria ohridella (parassita dellippocastano). Trappole a feromone
sono infatti frequentemente usate per il monitoraggio di alcuni lepidotteri defogliatori (ad esempio
Lymantria dispar e Hyphantria cunea) mentre la tecnica della cattura massale dei maschi
applicabile per alcuni lepidotteri xilofagi (Cossus cossus e Zeuzera pyrina) e per la processionaria
del pino.

Aspetti normativi della difesa antiparassitaria

I prodotti utilizzati per difendere le piante dai parassiti sono definiti dalla legge prodotti fitosanitari,
termine che ha sostituito i precedenti di presidi sanitari e presidi medico - chirurgici. Il legislatore
ha poi definito in maniera specifica gli ex presidi medico - chirurgici da utilizzare esclusivamente
sul verde in ambito domestico nominandoli prodotti fitosanitari per piante ornamentali (P.P.O.).

Quando indispensabile realizzare un trattamento antiparassitario sul verde, ci si dovr attenere alle
seguenti indicazioni:
 per trattamenti insetticidi o fungicidi alla chioma su verde pubblico:
Utilizzare preparati registrati come prodotti fitosanitari (se si tratta di recenti
registrazioni) oppure come presidi sanitari. In etichetta deve essere specificato il
campo di impiego per il quale si ricorre al prodotto. In caso di utilizzo di presidi
sanitari, in etichetta deve essere almeno riportata la dicitura "colture ornamentali e/o
floreali". Oltre che per la coltura, il prodotto deve essere autorizzato anche per il
parassita che si vuole combattere il quale, di conseguenza, deve essere specificato in
etichetta
 per trattamenti endoterapici
Possono essere utilizzati esclusivamente preparati appositamente autorizzati per
limpiego nei confronti del parassita o dei parassiti specificati in etichetta.

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 per trattamenti insetticidi o fungicidi in giardini privati, appartamenti o balconi domestici


Utilizzare preparati registrati come ex presidi medico-chirurgici oppure come PPO
qualora vi siano recenti e specifiche registrazioni. In etichetta deve essere riportato il
parassita che si vuole combattere e la coltura che si vuole trattare.

Trattamenti alla chioma con prodotti fitosanitari: precauzioni da seguire

E consigliabile attenersi alle misure cautelative di seguito riportate:

 Utilizzare macchine irroratrici efficienti, tarate e regolate almeno una volta allanno
 Utilizzare ugelli non usurati o sporchi, preferendo quelli certificati, possibilmente in
ceramica, acciaio o plastica. Gli ugelli in ottone, apparentemente meno costosi, sono pi
soggetti ad usura e quindi a malfunzionamenti.
 In ambiente urbano importante utilizzare ugelli antideriva, che consentono di aumentare la
dimensione delle gocce e di limitarne la dispersione nellambiente
 Ricorrere possibilmente a mezzi di distribuzione che prevedono circuiti dellacqua e del
principio attivo fra loro separati, nei quali la miscelazione avviene solo in prossimit
dellelemento di distribuzione. Questo sistema permette di regolare efficacemente la dose di
impiego, di ottenere una distribuzione costante ed omogenea e di risolvere i problemi legati
al corretto svuotamento e smaltimento della miscela residua allinterno del serbatoio.
 Non effettuare trattamenti in presenza di vento.
 Informare

adeguatamente

la

cittadinanza

(tramite

cartelli,

manifesti,

volantini),

relativamente allintervento che verr eseguito, con almeno 48 ore di anticipo, quando si
interviene su parchi pubblici o viali. Raccomandare di tenere porte e finestre chiuse, nonch
di raccogliere eventuale biancheria o indumenti esposti allaperto durante lirrorazione.
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 Effettuare il trattamento nelle prime ore del mattino o in quelle serali.


 Vietare laccesso, specialmente ai bambini, nelle zone trattate fino a che non sia intercorso
un tempo di rientro di almeno 24 ore. Qualora nella zona trattata vi sia presenza di
attrezzature sportive o ludiche, le stesse, in fase di trattamento, vanno opportunamente
protette e successivamente bonificate.
 Assicurare la protezione delloperatore che esegue il trattamento.
 Utilizzare i prodotti fitosanitari alle dosi specificate in etichetta, nel rispetto del campo di
impiego.
 Rispettare tutte le precauzioni duso riportate in etichetta, compresa la corretta modalit di
smaltimento dei contenitori vuoti.

L'endoterapia
E una tecnica che si basa sul principio per cui, introducendo una sostanza caratterizzata da
propriet sistemiche direttamente nel tronco questa, attraverso il sistema vascolare della pianta, si
ridistribuisce nella chioma. In ambiente urbano i trattamenti endoterapici possono rappresentare una
soluzione per il controllo di alcuni parassiti (per es. Corythucha ciliata, Cameraria ohridella).
I principali vantaggi offerti da questa metodologia di applicazione consistono in:
- una prolungata persistenza dazione, che in molti casi permette di effettuare i trattamenti
ad anni alterni;
- una riduzione delle dosi di applicazione;
- una minore dispersione nellambiente, quindi un minore impatto ambientale.

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I principali svantaggi di questa metodologia sono:


- gli effetti negativi dovuti allapertura di ferite, che possono favorire lingresso di patogeni
(es. agenti di carie, cancro colorato del platano) e danneggiare, specialmente nei soggetti
con problemi di piccole carie incipienti, le barriere di difesa della pianta;
- costi maggiori rispetto ai trattamenti tradizionali.

Fig. 6 I trattamenti con la


tecnica dellendoterapia
offrono le migliori
condizioni di sicurezza per
il cittadino e per
loperatore. Al tempo stesso
azzerano la deriva di
sostanze attive ad azione
antiparassitaria
nellambiente.

Le considerazioni e le valutazioni che i tecnici impegnati nella gestione e difesa del verde devono
fare prima di ricorrere a tali interventi sono diverse. Prima del trattamento endoterapico occorre:
- Monitorare lentit dellinfestazione.

- Valutare il contesto in cui si trovano gli alberi infestati (una forte infestazione in
unalberatura isolata pu non rappresentare un problema; al contrario una infestazione
anche limitata su alberi vicini ad abitazioni, esercizi commerciali, hotel pu essere mal
tollerata).

- Valutare il danno prodotto dallinsetto, in particolare se il ripetersi dellinfestazione nel


tempo pu compromettere la vitalit della pianta.

- Considerare lo stato sanitario delle alberature da trattare: quelle in cattivo stato vegetativo
o cariate non devono essere sottoposte ad iniezioni; infatti lo stato sanitario degli alberi
influisce sia sulla traslocazione dei prodotti, sia sui tempi di cicatrizzazione. Una
traslocazione ridotta o rallentata, comporta necessariamente una diminuzione dellefficacia
del trattamento. Non possono inoltre essere sottoposti a trattamento endoterapico i platani
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con sintomi sospetti di cancro colorato (Ceratocystis fimbriata) o quelli presenti in aree
dove sono stati identificati focolai della malattia. In entrambi questi casi, come per qualsiasi
intervento su piante di platano (compresa la terapia endoterapica) occorre preventivamente
contattare il Servizio Fitosanitario competente sul territorio (in Toscana ARPAT).

- Richiedere alla societ che effettuer le iniezioni di utilizzare esclusivamente prodotti


specificatamente registrati per questo campo di impiego, alle dosi indicate in etichetta. Tali
formulati, essendo stati precedentemente saggiati in specifiche sperimentazioni, non
determinano problemi di fitotossicit sugli alberi trattati. Le formulazioni autorizzate,
forniscono in genere garanzie anche sulla cicatrizzazione dei fori di iniezione.

- Rivolgersi a personale specializzato. Tutte le operazioni devono essere eseguite con


accuratezza e gli attrezzi da lavoro vanno sempre disinfettati con sali quaternari di
ammonio. Nel caso di iniezioni a pressione gli aghi che vengono riutilizzati vanno sempre
disinfettati nel passaggio da una pianta allaltra. Anche i fori sul tronco vanno disinfettati
con fungicidi.
Dopo il trattamento si dovr verificarne lesito verificando le seguenti condizioni:
- Efficace controllo del parassita
- Assenza di effetti fitotossici a carico del fogliame e del legno
- Buona e rapida cicatrizzazione dei fori: se i fori non si chiudono, ci pu essere
determinato anche dalla presenza di serie lesioni interne (per es. da processi di carie non
manifestatisi allesterno).
- Sufficiente persistenza delleffetto antiparassitario
E consigliabile, inoltre, il controllo nel tempo delle piante trattate, per verificare lo stato di
cicatrizzazione dei fori ed eventuali problemi nella cicatrizzazione stessa (per es. colatura di liquido
dalla ferita). Sulla stessa alberatura raccomandabile non ripetere le applicazioni endoterapiche
lanno successivo.

Lapplicazione di formulati per trattamenti endoterapici pu avvenire con modalit diverse che sono
descritte nel seguito.

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Metodo ad assorbimento naturale

Questa metodologia di applicazione sfrutta la normale capacit assimilatoria della pianta.


Lapparecchiatura utilizzata si compone di: un contenitore sigillato contenente la sostanza
da immettere nellalbero, un condotto di uscita collegato al contenitore, tre condotti di
distribuzione provvisti, in corrispondenza di ogni estremit libera, di un ago monouso per
liniezione della sostanza nel tronco della pianta. Ciascun condotto di distribuzione dotato
di un gocciolatore e di un deflussore per il controllo e la regolazione della velocit di
assorbimento durante il trattamento, mezzi per regolare e controllare il flusso della
soluzione cos da adattare il trattamento alle caratteristiche del prodotto e della specie da
trattare, rispettando la capacit fisiologica di assorbimento della pianta.
Per procedere allapplicazione i fori sul tronco vengono praticati ad unaltezza di circa 1
metro da terra utilizzando un trapano elettrico con uninclinazione di 45. I fori, del
diametro variabile di 2-4 mm ed una profondit di 3-5 cm, sono in numero diverso a
seconda della circonferenza del tronco e delle caratteristiche morfologiche e di sviluppo del
tronco stesso (presenza di costolature, torsioni, ecc); in genere se ne pratica uno ogni 35-40
cm. Per consentire la caduta per gravit della soluzione antiparassitaria, i fori devono essere
eseguiti ad unaltezza inferiore rispetto a dove viene posizionato il contenitore della
soluzione (che di norma posto a 1,80-2 metri da terra). La capacit di assorbimento del
prodotto da parte della pianta e, quindi, la velocit dellassorbimento stesso influenzata da
una serie di fattori esterni, quali: condizioni atmosferiche, specie vegetale, fase fenologica, e
condizioni fitosanitarie dellalbero. Soprattutto stress idrici e scarsa luminosit aumentano
in modo rilevante i tempi di assorbimento, che possono essere anche di 12 - 24 ore, col
rischio di cristallizzazione e/o flocculazione del prodotto e di riduzione della cicatrizzazione
dei fori. Ci pu determinare una scarsa efficacia degli interventi.
Quando si utilizza questa tecnica su verde pubblico fondamentale assicurare la
sorveglianza del cantiere per lintera durata del trattamento.
Metodo a pressione

Questo metodo prevede lintroduzione forzata del formulato allinterno del tronco. Le
apparecchiature che si utilizzano, seppure con alcune differenze di carattere costruttivo,
sono provviste di una pompa che preleva la soluzione da un serbatoio e fornisce il liquido

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sotto pressione ad un numero variabile di condotti di distribuzione, ciascuno dei quali


collegabile ad un dosatore volumetrico di iniezione cavo. Anche in questo caso i fori sul
tronco vengono praticati con un normale trapano elettrico; il numero di fori e la loro altezza
da terra sono in funzione del diametro del tronco, della presenza di ferite, nodi, costolature,
ecc. I fori hanno un diametro di 4-6 mm e raggiungono una profondit che pu arrivare fino
a 5-6 cm. Durante liniezione un manometro permette di misurare e regolare la pressione di
esercizio, che di norma va dalle 2-3 atm fino alle 7-8 atm (in particolari situazioni). Con
questa metodologia di applicazione la velocit di assorbimento del prodotto non
influenzata dalle condizioni ambientali, bens dipende essenzialmente dalle caratteristiche
fisiologiche dellalbero.

Metodo a micropressione

Questo metodo di applicazione consiste nellintroduzione della soluzione posta allinterno


di una capsula a cui applicato un tubetto di alimentazione che viene inserito nel foro.
Prima delluso ogni capsula deve essere agitata e pressurizzata (intorno alle 0,5 atm) alla
parte sommitale predisposta per tale operazione. I fori, del diametro di 3-4 mm, vengono
praticati al colletto della pianta e raggiungono una profondit di 0,7 cm. Il numero di fori
varia a seconda della specie, del diametro del tronco e delle sue caratteristiche
morfologiche. La distanza tra una capsula e laltra di circa 15 cm. Relativamente alla
velocit di assorbimento, questa dipende sia dalle condizioni meteorologiche sia dallo stato
vegetativo e sanitario dellalbero trattato, comunque si aggira intorno ai 30-60 minuti.
A tuttoggi non sono ancora disponibili per limpiego sul verde pubblico prodotti utilizzabili
con questa tecnica applicativa.

Metodo Arbosan

E un sistema a bassa pressione (1.5 - 1.8 bar) con il quale la soluzione insetticida viene
introdotta nel legno tramite aghi di diametro pari a 4 mm. I tempi di assorbimento, in
condizioni normali, consentono di trattare 2-3/alberi/ora/attrezzatura. Questo metodo
richiede ulteriori sperimentazioni per verificare la sua applicabilit su verde pubblico,
particolarmente per quanto riguarda la cicatrizzazione dei fori.

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Lepoca in cui effettuare le iniezioni al tronco dipende dalla specie vegetale da trattare,
dallavversit da combattere, dalle condizioni ambientali, dalla tecnica utilizzata.

Trattamenti su platani contro Corythucha ciliata

Il platano pu essere trattato in una fascia

temporale piuttosto ampia. Poich la tingide compie 3 generazioni allanno, consigliabile


effettuare le iniezioni non prima che sulla vegetazione si osservino le neanidi di prima generazione
(indicativamente dalla seconda met di maggio in poi). Il periodo ottimale in cui eseguire i
trattamenti va dalla met di maggio alla seconda met del mese di giugno.
In condizioni normali il platano non presenta difficolt di assorbimento, per cui i tempi di iniezione
sono piuttosto brevi (pochi minuti con la tecnica a pressione, fino a 20-30 minuti con quella ad
assorbimento naturale). Su alberi in buono stato vegetativo, con trattamenti eseguiti in epoca
ottimale, generalmente non si hanno problemi di cicatrizzazione.

Trattamenti su ippocastani contro Cameraria ohridella A differenza del platano, lippocastano


presenta maggiori difficolt di trattamento, sia per quanto riguarda i tempi di assorbimento (che
spesso si aggirano sui 30/60 minuti ad albero con il metodo a pressione e alcune ore con quello ad
assorbimento naturale) sia per la cicatrizzazione dei fori (i tempi di cicatrizzazione sono piuttosto
lunghi, nellordine di diversi mesi). Un ulteriore aspetto, direttamente correlato con lepoca in cui
effettuare le iniezioni, determinato dalla fioritura che caratterizza questa specie e che si protrae per
circa un mese (dal 15-20 aprile fino alla terza decade di maggio a seconda della zona e
dellandamento stagionale). Allo scopo di non interferire con lattivit dei pronubi assolutamente
da evitare lesecuzione dei trattamenti endoterapici durante la fioritura. Occorre quindi intervenire
alla caduta dei petali, previo monitoraggio della presenza dellinsetto con trappole a feromone. Le
trappole vanno posizionate indicativamente tra la fine di marzo e la prima decade di aprile (in base
allandamento stagionale), attivandole con il feromone specifico per C. ohridella.

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4-

Disinfestazione in ambito civile: la lotta guidata e integrata


nellindustria alimentare

Introduzione
La presenza di imprese alimentari in aree ad elevata sensibilit ambientale pone alcuni problemi in
ordine alle possibilit dintervento contro gli organismi infestanti. La normativa vigente in materia
di igiene degli alimenti impone, infatti, ladozione di misure che ne garantiscano lassenza
allinterno dei locali (onde evitare la contaminazione degli alimenti) ma ci comporta talora
lesecuzione di trattamenti con biocidi. La lotta integrata e guidata costituiscono uno strumento per
mitigare gli impatti di eventuali trattamenti svolti in ambito civile.

La lotta integrata e guidata


Lapproccio che unisce la lotta integrata e guidata si basa su due concetti chiave:
a) il controllo degli organismi infestanti pu essere ottenuto mediante il ricorso a misure
diversificate, quindi non alla sola lotta chimica;
b) la lotta non deve essere indiscriminata e cieca, ma deve basarsi su informazioni relative al tipo
di organismo infestante presente, allentit della popolazione infestante e alla sua distribuzione
spaziale.

La combinazione di questi due concetti conduce ad una strategia articolata in tre momenti operativi
diversi:

1) prevenzione, intesa come utilizzo di tutti gli accorgimenti atti ad evitare la penetrazione degli
organismi indesiderabili nelle industrie alimentari (ma per estensione in qualunque contesto
edificato) ed il loro successivo sviluppo in sito,
2) monitoraggio, inteso come attivazione di procedure capaci di rivelare la presenza di organismi
infestanti,
3) lotta, intesa come impiego di mezzi di varia natura (chimica, fisica, comportamentale, ecc.)
capaci di ridurre o annullare lentit numerica della popolazione che sintende controllare.
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Laccezione del controllo in questo caso quella di gestire il problema mantenendolo al di sotto di
una soglia accettabile. Infatti non sempre facile eliminare completamente uninfestazione ed
evitare che essa si ripresenti nel tempo.

La prevenzione
La presenza di organismi infestanti nelle industrie alimentari da ricondurre alla concomitanza di
alcuni fattori ambientali. Tra di essi risultano di fondamentale importanza la disponibilit di
substrati alimentari, la presenza di aree rifugio e le favorevoli condizioni di umidit e temperatura.
Il quadro pu risultare ancor pi favorevole agli organismi infestanti nel caso in cui le strutture
delledificio che ospita lindustria si presentino permeabili e consentano unagevole penetrazione
anche per la semplice frequentazione.
Lattenuazione dellinfluenza di tali fattori sulle popolazioni infestanti il momento fondamentale
dellopera di prevenzione ed essenzialmente legata a due aspetti: le caratteristiche strutturali
delledificio che ospita lindustria e le modalit di gestione dei processi produttivi e degli ambienti
dellindustria.
Per caratteristiche strutturali delledificio sintendono sia quelle strettamente legate alla struttura
edilizia, sia quelle relative agli impianti ed alle attrezzature collocate stabilmente nellindustria.
Esse devono evitare il verificarsi delle seguenti situazioni:
-

lavvicinamento e la penetrazione nei locali di organismi indesiderabili, che possono


comportarsi da semplici frequentatori o dare inizio ad una vera e propria infestazione,

linsediamento, la colonizzazione ed il movimento da un locale allaltro da parte degli organismi


infestanti,

laccumulo di residui di lavorazione o di materiali daltra natura, anche derivante da


comportamenti scorretti del personale,

difficolt nelle operazioni di ispezione, pulizia, disinfezione e disinfestazione di locali, impianti


ed attrezzature,

lattrazione di insetti e roditori verso le aperture dingresso allindustria o gli impianti di


produzione,

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la disponibilit di posatoi per lo stazionamento o la nidificazione di uccelli, di aree di rifugio


temporaneo per i roditori, ecc..

Fig. 7 - Spesso le aperture di


passaggio degli impianti
tecnologici non sono
adeguatamente sigillate e offrono a
numerosi animali la possibilit di
penetrare nellindustria alimentare

La gestione dellindustria e degli spazi e locali utilizzati determinante per attenuare eventuali
difetti di progettazione, mantenere lefficacia di accorgimenti progettuali atti a limitare fenomeni
dinfestazione e per evitare linsorgere di ulteriori problemi.

Da questo punto di vista essenziale il perseguimento dei seguenti obiettivi:


-

costante assenza di materiali alimentari e non alimentari che possano essere motivo di attrazione
e sviluppo di popolazioni infestanti,

eliminazione delle aree di sosta, rifugio, penetrazione ed insediamento di organismi


indesiderabili, sia allinterno sia allesterno dellindustria,

correzione di comportamenti del personale che possono favorire la presenza di animali


indesiderabili,

assenza di locali, aree ed attrezzature non gestite e sottratte ad ogni forma di ispezione,
monitoraggio o controllo,

costante manutenzione del cordone sanitario perimetrale dellindustria.

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Fig. 8 - Lo sviluppo di erbe


infestanti sulla resede di
unindustria alimentare offre
rifugio (anche solo
temporaneo) a numerosi
organismi indesiderabili.

Fig. 9 - Tra le operazioni


preventive da effettuare, il
taglio delle erbe infestanti
sulla resede di particolare
importanza e di semplice
esecuzione.

Il monitoraggio
Scopo fondamentale delle operazioni di monitoraggio quello di rilevare la presenza di organismi
indesiderabili (insetti, roditori, ecc.) negli ambienti in cui sono svolte le attivit produttive e in
quelli limitrofi o funzionalmente connessi.
I dati del monitoraggio sono indispensabili poich consentono di conoscere informazioni relative a:

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specie indesiderabili presenti,

entit della/e popolazione/i infestante/i,

distribuzione spaziale ed andamento temporale dellinfestazione.

Tali informazioni diventano fondamentali per attivare misure di lotta mirate, localizzate e a basso
impatto.

Il monitoraggio pu essere sia sensoriale che strumentale. Il primo di basa sulluso dei sensi durante
apposite ispezioni o durante le normali operazioni di gestione e produzione, il secondo prevede il
ricorso a strumenti e attrezzature di semplice utilizzo.

Il monitoraggio sensoriale (o visivo) consiste nellispezionare gli ambienti interni ed esterni


dellindustria alla ricerca di segni della presenza di organismi indesiderabili. Lavvistamento di
esemplari di specie infestanti, la presenza di escrementi, tracce di urina, odori tipici, danni a carico
di alimenti o attrezzature, presenza di predatori, ecc. sono tutti aspetti da tenere in debita
considerazione. E ovvio che la lettura di tali segni richiede la conoscenza della biologia degli
organismi indesiderabili: non si dovranno confondere le bave sericee prodotte da larve di lepidotteri
con ragnatele, ma nemmeno trascurare il fatto che la presenza di ragni (cio di predatori) sempre
legata alla presenza di prede (es. insetti).

Le conoscenze biologiche assumono notevole importanza anche nel monitoraggio strumentale. Esso
si basa sullimpiego di strumenti di cattura o rilevazione degli organismi indesiderabili che devono
essere posizionati in modo opportuno. Tale collocazione risponde essenzialmente a due requisiti:
ridurre al minimo lintralcio alle normali operazioni lavorative (anche per evitare il danneggiamento
o la manomissione degli strumenti impiegati) e assicurare lefficacia del monitoraggio (quindi
scegliere la collocazione in funzione delle caratteristiche comportamentali della specie bersaglio).

Il monitoraggio strumentale pu essere condotto ricorrendo a soluzioni diverse. Una delle pi


utilizzate quella di trappole dotate o meno di attrattivi alimentari e/o feromonici. Il sistema di
trappolamento pu essere dei pi svariati: si va dal cartoncino collante alla gabbia metallica con
dispositivo che consente lingresso ma non luscita, dal liquido sul fondo della trappola al semplice
sacchetto di materiale plastico.
Lattrazione degli organismi bersaglio, oltre che alla presenza di attrattivi di natura alimentare o
feromonica, spesso legata alla forma della trappola e, soprattutto, alla collocazione. Trappole per
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la cattura di insetti volanti devono essere posizionate ad unaltezza di circa 2,5 metri, trappole per
roditori sono da collocare sul perimetro dei locali causa il loro tigmotattismo (tendenza a muoversi
in posizione protetta lungo le pareti), ecc.
Unaltra soluzione per il monitoraggio rappresentata dallimpiego di esche alimentari non
avvelenate da posizionare in aree potenzialmente soggette a frequentazione da parte dellorganismo
bersaglio. In questo caso indispensabile saper leggere il consumo, ovvero capire quale
organismo ha svolto lattivit trofica sulle esche attaccate. Ovviamente lassenza di segni di attivit
trofica segnale di una probabile assenza dinfestazione.

Fig. 10 Il monitoraggio
delle blatte (scarafaggi) pu
essere agevolmente svolto
con trappole a base collante
munite di attrattivo

Anche alcuni strumenti di lotta, come gli elettroinsetticidi, possono essere utilizzati per il
monitoraggio: il riconoscimento degli insetti neutralizzati d importanti informazioni sulle specie
presenti, sullentit della loro presenza e sulla loro distribuzione spaziale e temporale. E ovvio che
la capacit di preservare lintegrit degli insetti propria di alcuni elettroinsetticidi aiuta in questo
compito. Tuttavia, essi non possono trovare impiego in qualsiasi ambiente.

Se lesito del monitoraggio dipende in gran parte dalle conoscenze biologiche di chi lo svolge,
essenziali per il corretto posizionamento delle attrezzature, esso pu anche offrire sorprese
interessanti. Non di rado si rileva la presenza di specie diverse da quella cui ci si rivolge (specie

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bersaglio) e ci consente di scoprire infestazioni insospettabili, difetti di impianti e strutture o


particolari eventi della vita aziendale. In questa chiave il monitoraggio diventa uno strumento di
controllo e di gestione dellindustria al di l delle problematiche per cui viene attivato. Cos, molto
importante la lettura e linterpretazione dei dati.
Per lettura intendiamo la capacit di riconoscere gli organismi catturati con le trappole. Questo
momento di particolare importanza poich la trascrizione su una scheda di un dato errato
difficilmente correggibile a posteriori. Ecco che la conoscenza degli animali che possono rinvenirsi
in unindustria alimentare e negli ambienti contigui diventa determinante.
La fase dinterpretazione successiva e prevede lanalisi di dati disponibili su una base temporale
molto ampia. Questo momento diventa determinante per verificare lefficacia del sistema di
monitoraggio e di eventuali misure di lotta intraprese, oltre che per indicare la necessit di nuovi
interventi di lotta. Spesso in questa fase si riesce ad individuare particolari problemi di tipo
strutturale o gestionale (linfestazione rilevata solo in una certa zona dellindustria, in
concomitanza con un particolare evento della vita aziendale, ecc.).

Una domanda che spesso ci si pone la seguente: ha un senso svolgere le operazioni di


monitoraggio quando per lungo tempo non si evidenzia la presenza di organismi indesiderabili?
Tale domanda particolarmente frequente quando il monitoraggio svolto come servizio da una
ditta esterna e, di conseguenza, ha un costo ben individuabile.

La risposta alla domanda affermativa, il monitoraggio sempre utile poich:


-

consente la rapida individuazione di un problema oggi assente ma che potrebbe verificarsi in


futuro, consentendo una risposta altrettanto veloce,

offre la tranquillit documentata dellassenza di infestazioni, indispensabile in qualsiasi piano


di autocontrollo secondo il metodo HACCP;

offre dati su una base temporale molto ampia e permette di costruire una storia aziendale che
risulta elemento conoscitivo fondamentale per linterpretazione di eventuali fenomeni
dinfestazione che insorgano.

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La lotta
Quando le operazioni di monitoraggio (visivo o strumentale) evidenziano la presenza di
uninfestazione ci si trova a decidere se attivare misure di lotta e, soprattutto, ad individuare quelle
migliori. In questa fase bene distinguere tra trattamento della non conformit (la presenza di
organismi indesiderabili) e misure correttive.
Il primo anche lintervento pi urgente: nellindustria sono state rilevate presenze non tollerabili
ed esse devono essere ridotte o eliminate. Difficilmente si pu evitare lintervento chimico che
diviene il vero trattamento della non conformit. Tuttavia, esso pu essere opportunamente guidato
dai dati del monitoraggio che ci suggeriscono dove iniziata e dove si manifesta linfestazione, con
quale intensit e ad opera di quale organismo. In questo modo si pu ricorrere ad interventi chimici
localizzati e mirati (es. uso di esche insetticide in gel contro gli scarafaggi). In ogni caso si
prediligeranno i principi attivi a pi ridotta tossicit, le tecniche di distribuzione pi sicure (per il
disinfestatore, per loperatore alimentare, per gli alimenti, per lambiente, ecc.) e tutte le
precauzioni idonee a minimizzare i rischi e massimizzare lefficacia del trattamento.
Attivate le procedure per il trattamento della non conformit, si devono mettere in atto opportune
misure correttive, ovvero rimuovere le cause dellinfestazione.
In questa fase i dati del monitoraggio e quelli raccolti durante unispezione negli ambienti infestati
ed in quelli limitrofi possono offrire elementi conoscitivi essenziali. Linfestazione potrebbe essere
dovuta ad un intervenuto difetto nelle strutture (es. un vetro rotto o uno scarico difettoso), nella
gestione (inefficace controllo delle materie prime in arrivo), nei comportamenti del personale
(operazioni di pulizia mal eseguite) o ad un problema verificatosi sui terreni adiacenti allindustria
(una discarica abusiva o un deposito temporaneo di scarti alimentari), ecc. Individuata la causa si
dovr intervenire per rimuoverla (manutenzione alle strutture e agli impianti, implementazione di
un sistema di controllo delle materie prime in entrata, formazione del personale, intervento presso il
proprietario dei terreni adiacenti, ecc.).
La lotta guidata si basa sul concetto di soglia intesa come entit della popolazione infestante oltre
la quale non pi tollerabile linfestazione. Tuttavia, mentre in agricoltura questo concetto si rif a
parametri strettamente economici (si effettua il trattamento se il suo costo inferiore alla perdita
economica prevedibile) in unindustria alimentare le cose sono pi complesse.
Da un lato impossibile impedire la presenza di organismi infestanti, dallaltro lattuale normativa
pone la soglia a zero. Inoltre il danno economico dovuto allinfestazione non solo imputabile alla

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perdita di alimenti ma anche ai rischi di contaminazione microbica degli stessi, al danno


commerciale dovuto alla presenza di un insetto in una confezione e a quello a carico di impianti ed
apparecchiature e al blocco del processo produttivo a seguito dellazione distruttiva dei roditori
sulle parti elettriche.
Tutto questo conduce talora a recuperare la logica dei trattamenti a calendario, svincolati da ogni
logica di lotta guidata e integrata.
A smontare le ragioni di questa scelta intervengono per altri fenomeni in atto:
-

sempre pi rigidi controlli sui contaminanti antiparassitari negli alimenti,

sempre maggiore attenzione del mercato e del consumatore alla sanit e salubrit degli alimenti,

limpossibilit di dare soluzione alle infestazioni con il ricorso alla sola lotta chimica,

una nuova coscienza ambientale che sollecita la riduzione dellutilizzo degli antiparassitari e
strumenti di certificazione ambientale, sempre pi utili in chiave di mercato, che mal si
conciliano con trattamenti a calendario.

Fig. 11 - Gli interventi di


disinfestazione, eseguiti in condizioni
di assoluta sicurezza, sono solo una
delle possibilit prese in
considerazione nella lotta integrata.

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Sicurezza
delle
derattizzazione

operazioni

di

disinfestazione

Il controllo degli organismi infestanti dinteresse igienico sanitario ha lo scopo di assicurare


ligienicit e la sicurezza degli ambienti domestici e civili. Tuttavia esso introduce due tipologie di
rischio che necessario minimizzare: rischi per gli operatori che svolgono i servizi e rischi per
lambiente in senso lato (cittadino, organismi non bersaglio, ecosistema).

Rischi per gli operatori


Lo svolgimento delle operazioni di controllo degli organismi infestanti (disinfestazione,
derattizzazione, ecc.) espone gli operatori a varie tipologie di rischio. Esse possono essere riassunte
nei seguenti punti:
-

rischi connessi con limpiego di sostanze chimiche potenzialmente pericolose (contatto,


inalazione ed ingestione di formulati rodenticidi, disinfettanti e disinfestanti);

rischi connessi con la presenza di animali molesti (punture dinsetto) e dimportanza igienico sanitaria (contaminazione biologica degli ambienti di lavoro);

rischi connessi con limpiego delle attrezzature di lavoro;

rischi connessi con il particolare ambiente dintervento.

Al fine di minimizzare tali rischi indispensabile seguire le seguenti linee guida:


-

le attrezzature devono essere conformi alle moderne tecniche costruttive ed alle norme vigenti;

la loro manutenzione deve assicurarne la massima efficienza ed il loro utilizzo deve essere
conforme alle indicazioni dei libretti di uso e manutenzione forniti dal costruttore, cos da
consentire unottimale esecuzione degli interventi in condizioni di assoluta sicurezza;

durante lo svolgimento dei servizi gli addetti devono muoversi lungo percorsi pedonali sicuri
individuati negli ambienti di intervento, evitando atteggiamenti che possano aumentare i rischi o
determinarne di nuovi;

si deve evitare laccesso in zone ove sono segnalati rischi particolari (es. folgorazione, caduta,
schiacciamento, esposizione a sostanze pericolose, ecc.) se non dopo aver predisposto ed

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attivato opportune procedure di sicurezza (es. linterruzione dellerogazione dellenergia


elettrica);
-

lorganizzazione del cantiere di lavoro deve tenere conto dei rischi legati al contesto
dintervento e saranno previste misure e procedure adeguate ad evitare situazioni di pericolo;

la movimentazione degli automezzi e degli organi delle attrezzature automontate (es.


atomizzatori, pompe, ecc.) deve essere effettuata seguendo una condotta finalizzata a ridurre al
minimo ogni rischio di danno e/o infortunio;

la scelta dei formulati (rodenticidi, disinfettanti, disinfestanti) dovr privilegiare quelli che,
compatibilmente con la loro efficacia, sono ritenuti meno pericolosi;

a pari condizioni, si preferiranno formulati il cui impiego riduce lesposizione al pericolo (es.
prodotti fitosanitari e biocidi in sacchetto idrosolubile);

gli operatori devono avere sempre a disposizione tutti i dispositivi di protezione individuale
necessari per lesecuzione in piena sicurezza degli interventi e sono tenuti al loro impiego
ogniqualvolta si renda necessario;

i D.P.I. da mantenere a disposizione degli operatori, che li impiegheranno secondo le specifiche


condizioni di lavoro (es. tipo di formulato da impiegare), sono i seguenti:
 Tuta con copricapo per protezione da sostanze chimiche
 Semimaschera con doppio filtro di idonee caratteristiche
 Occhiali protettivi
 Guanti professionali adeguati al servizio effettuato
 Scarpe antinfortunistiche
 Cuffie ad attenuazione controllata per la protezione acustica (se si utilizzano attrezzature
rumorose)
 Eventuali protezioni da animali molesti (es. indumenti protettivi da apicoltore per gli
intervento contro le vespe).

il cantiere di lavoro deve essere organizzato in modo da non compromettere il deflusso di mezzi
e persone e gli interventi di soccorso in caso di emergenza;

le vie d'esodo, le uscite di sicurezza ed i presidi antincendio presenti negli ambienti dintervento
devono essere mantenuti accessibili e utilizzabili;

devono essere previste opportune procedure di emergenza e gli operatori dovranno essere
adeguatamente formati per poter svolgere il primo soccorso ai colleghi in difficolt.

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La gestione di questultima problematica


assume caratteristiche peculiari legate alla
particolarit degli interventi digiene che

Fig. 12 Luso dei DPI


consente di ridurre
lesposizione ai rischi non
eliminabili.

possono essere svolti.

Nellevenienza
rodenticida

dellingestione
durante

il

derattizzazione

(fatto

di

improbabile)

si

dovr

immediatamente
(servizio

una

emergenza

di

servizio
per

di
assai

contattare

struttura
118)

esca

sanitaria

segnalando

il

problema e lantidoto richiesto (per gli


anticoagulanti la vitamina K) e, ove ne ricorra
lesigenza si metter in preallarme il pi
vicino centro antiveleni.

Qualora si dovesse verificare un contatto accidentale con sostanze insetticide e disinfettanti si


proceder invece nel seguente modo:
-

immediato lavaggio con acqua fresca delle parti del corpo venute a contatto con il formulato;

spostamento della persona verso aree ben aerate e iperventilazione polmonare in caso di
inalazione del prodotto;

stimolazione del riflesso del vomito in caso di ingestione accidentale del formulato (salvo
diversa indicazione riportata in etichetta);

nel caso si tratti dinalazione, ingestione o contatto con aree sensibili (occhi, mucose, area
genitale e perianale) e quando si rilevi una situazione di gravit della contaminazione dovr
essere chiamato immediatamente il soccorso medico (tel. 118) segnalando il tipo di
contaminazione ed eventualmente si allerter il pi vicino centro antiveleni;

al personale di soccorso dovr essere mostrata letichetta del formulato impiegato e saranno
fornite tutte le indicazioni circa la dinamica dellincidente.

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Rischi per il cittadino


Lo svolgimento delle operazioni di disinfestazione e derattizzazione espone i cittadini alle seguenti
tipologie di rischio:
-

rischi connessi alla deriva di sostanze chimiche potenzialmente pericolose e, pi in generale,


alla loro presenza nellambiente (es. esche rodenticide),

rischi connessi limpiego di automezzi ed attrezzature per le operazioni di disinfestazione.

Tali rischi possono essere efficacemente ridotti osservando le seguenti linee guida:
-

il cittadino deve essere informato di quanto accade (volantini, comunicati stampa, manifesti,
segnaletica di sicurezza per il servizio di derattizzazione, ecc.) e delle misure che pu adottare
per ridurre il rischio;

riducendo il rischio mediante:


-

il ricorso a metodologie di lavoro con ridotta pericolosit (misure preventive di natura fisica
e agronomica, lotta antilarvale contro le zanzare, ecc.);

lutilizzo di formulati a ridotta tossicit per luomo e di modalit di distribuzione capaci di


assicurare ridotta deriva e dispersione dei formulati (impiego di bagnanti e adesivanti,
ricorso allendoterapia nei trattamenti fitosanitari, utilizzo di erogatori di sicurezza nella
derattizzazione, ecc.),

delimitazione delle aree dintervento (es. attraverso ordinanze di divieto di sosta, di


circolazione, di accesso, ecc.);

utilizzo di automezzi e attrezzature in conformit alla vigente normativa (es. Nuovo Codice
della Strada), alle prescrizioni del relativo libretto duso e manutenzione e alle procedure
previste a tutela della cittadinanza nello specifico contesto dintervento.

Rischi per lecosistema e la fauna non bersaglio


Le operazioni di disinfestazione e derattizzazione espongono lecosistema urbano alle conseguenze
dellimpiego di sostanze chimiche ad azione biocida. Esse possono essere cos riassunte:
-

inquinamento di aria, acqua e suolo;

danni alla fauna utile;


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rottura degli equilibri ambientali con rischio dimprovvisa pullulazione di organismi


normalmente sotto controllo;

- possibile insorgenza di resistenza ai biocidi nelle specie indesiderabili e dannose.

La difesa dellambiente, in riferimento alla tematica trattata, passa pertanto attraverso i seguenti
punti:
-

riduzione degli interventi curativi allo stretto necessario e preferenza per la prevenzione (es.
igiene ambientale, gestione rifiuti, bonifica siti degradati, ecc.),

ricorso a metodologie e soluzioni tecniche a basso impatto ambientale, quali:


 lotta integrata e guidata;
 impiego di mezzi agronomici e fisici;
 interventi mirati, selettivi e localizzati;
 ricorso a formulati biologici e a mezzi biotecnici;
 lotta agli stadi biologici degli infestanti pi sensibili agli interventi (es. lotta antilarvale a
zanzare e mosche);
 ricorso a soluzioni capaci di tutelare la fauna non bersaglio (es. uso di esche rodenticide
paraffinate anzich di granaglie appetibili ai volatili, posizionamento delle esche in
erogatori di sicurezza, ecc.).

sensibilizzazione della popolazione circa:


 la possibilit di attivare misure preventive sulle singole propriet (es. eliminazione dei
ristagni dacqua contro le zanzare, corretta gestione delle concimaie nella lotta alle
mosche, ecc.);
 la reale valenza igienico sanitaria dellorganismo infestante;
 limportanza ecologica di alcuni animali molesti (es. zanzare);
 esistenza di metodi dintervento meno eclatanti ma ugualmente efficaci.
Fig. 13 I trattamenti contro le larve di
zanzara presenti nei ristagni dacqua
consentono di rendere minimo limpatto
ambientale degli interventi
massimizzando al tempo stesso
lefficacia.

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Considerazioni conclusive
La sicurezza non un concetto astratto ma qualcosa di molto pratico e le carenze in questo settore
possono avere conseguenze particolarmente gravi. Tuttavia, un atteggiamento assai diffuso quello
di considerare indicazioni come quelle fin qui fornite una buona teoria difficile da tradurre nella
pratica quotidiana. Questo non solo sbagliato, ma anche il principale limite al raggiungimento di
elevati livelli di sicurezza.
Da questo discende che la vera battaglia per la sicurezza delle operazioni di controllo degli
organismi infestanti mirata a rendere consapevoli i vari attori (le aziende erogatrici di servizi, i
loro operatori, gli enti pubblici e privati, la popolazione) che la soluzione ad alcuni problemi pu
venire da metodi talora assai semplici e di ridotta visibilit ma efficaci quanto quelli
tradizionalmente impiegati.

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6 - Controllo delle erbe infestanti in ambito urbano: aspetti


legati alla sicurezza
Il controllo delle erbe infestanti in ambito cittadino si rende necessario per risolvere o attenuare
alcuni problemi, tra i quali possibile citare il degrado estetico degli spazi urbani, fenomeni di
competizione idrica tra le piante coltivate e quelle spontanee indesiderate, la possibilit che le erbe
infestanti siano ospiti di parassiti delle piante ornamentali, i rischi dincendio di aree incolte nel
periodo estivo e, non ultimo, il danno estetico e strutturale a monumenti e manufatti di particolare
pregio.
Le risorse tecniche oggi disponibili offrono ampie possibilit di scelta (lotta meccanica, pirodiserbo,
pacciamatura, corrette pratiche agronomiche, lotta chimica, ecc.) ma la particolarit dellambiente
dintervento impone agli operatori la valutazione di alcuni aspetti di grande rilevanza, quali le
misure da attivare a tutela dellambiente, del cittadino e dei lavoratori.

Misure a tutela dellambiente


Le strategie dintervento devono essere fortemente improntate alla riduzione dellimpatto
ambientale dei lavori. Nel concreto, gli strumenti metodologici disponibili sono da ricercare tra i
seguenti:
-

ricorso in via principale alla lotta fisica e agronomica (es. frequente taglio, rimozione e
smaltimento della parte aerea delle piante indesiderate);

limitato ricorso allimpiego di formulati erbicidi e, in tal caso,




ricorso a tecniche di distribuzione dei formulati erbicidi che consentano di:

ridurre la quantit complessiva di formulato erbicida da impiegare,

eliminare fenomeni di deriva,

massimizzare la selettivit dellintervento.

rigoroso rispetto delle prescrizioni di legge con particolare riferimento allArt. 6 comma
3 della L.R. n. 36 del 01.07.1999 Impiego diserbanti e geodisinfestanti nei settori extra
agricoli (che prevede, tra laltro, lottenimento dallA.S.L. competente per territorio
del Nulla osta di carattere sanitario allesecuzione degli interventi di diserbo chimico);

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esclusione dei trattamenti erbicidi nelle aree in cui si manifesti rischio di deriva verso
corpi idrici di superficie;

esclusione dal trattamento con formulati ad azione erbicida delle aree di rispetto dei
pozzi per il prelievo di acque ad uso potabile;

interruzione di eventuali trattamenti con irrorazione degli erbicidi in caso di condizioni


climatiche che possano pregiudicarne lefficacia (con inutile dispersione di erbicida) o
che possano favorire la dispersione del formulato nellambiente.

Misure a tutela dei cittadini


La sicurezza della cittadinanza e la tutela della salute pubblica sono da intendersi come prerequisiti
della metodologia di lotta che sar scelta e, concretamente, gli strumenti metodologici disponibili
sono da ricercare tra i seguenti:

a) misure di carattere generale:


-

interruzione dei lavori in caso di rischio immediato per la cittadinanza e/o le persone
presenti in vicinanza del cantiere;

eventuale richiesta agli enti competenti dinterdizione al traffico pedonale, ciclabile e


motorizzato in aree dintervento che possano presentarsi a rischio e contemporanea
esecuzione dei lavori in orari in cui tale interdizione reca il minor disagio possibile alla
cittadinanza;

sorveglianza diretta delle aree di lavoro in cui si riscontri la possibilit di uninterazione a


rischio tra utenza degli spazi cittadini e cantiere di lavoro;

impiego di segnaletica mobile utile a evidenziare la presenza del cantiere e recante le


prescrizioni per i non addetti ai lavori.

b) misure specifiche per gli interventi di lotta meccanica:


-

delimitazione e sorveglianza del cantiere di lavoro,

scelta, tra le opzioni disponibili, delle modalit operative pi sicure nei confronti della
cittadinanza.

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c) misure specifiche per gli interventi di lotta chimica:


- predisposizione delle misure ricordate per la tutela dellambiente;
-

delimitazione e segnalazione delle aree oggetto di trattamento erbicida secondo le


indicazioni contenute nellArt. 6 comma 3 della L.R. Toscana n. 36 del 01.07.1999
Impiego diserbanti e geodisinfestanti nei settori extra agricoli e quelle eventualmente
fornite nel Nulla osta di carattere sanitario rilasciato dallA.S.L. competente per territorio;

interruzione dei trattamenti diserbanti in caso di condizioni ambientali che possano


determinare rischi immediati di contaminazione ambientale e pregiudizio della salute
pubblica;

realizzazione degli interventi in epoche ed orari caratterizzati dalla ridotta presenza di


persone nelle aree oggetto di trattamento;

esclusione degli interventi chimici in aree che non consentano un adeguato livello di
sicurezza della salute pubblica.

Misure a tutela della salute dei lavoratori


La sicurezza dei lavoratori materia ampia e caratterizzata da molteplicit di vedute, nonch da una
vasta normativa comunitaria e nazionale. Tuttavia, opinione dello scrivente che largomento possa
essere trattato in modo concreto e che le linee guida da seguire debbano contemplare i seguenti
aspetti:

a) misure di carattere generale:


-

formazione e informazione del personale sui rischi specifici delle mansioni da svolgere,

delimitazione e segnalazione del cantiere di lavoro per evitare interazioni con il traffico
veicolare e lutenza dellarea oggetto di trattamento (con conseguenze per lincolumit fisica
dei lavoratori);

nellorganizzazione del cantiere si dovr assicurare la presenza di idonee vie di fuga in caso
si verificassero circostanze che mettano a rischio la salute degli operatori, dando la
preferenza a quelle naturalmente presenti negli spazi dintervento;

il cantiere sar altres strutturato in modo da individuare percorsi pedonali che evitino
pericolose interazioni con automezzi ed attrezzature impiegate nei lavori;
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gli operatori dovranno procedere con le cautele del caso evitando atteggiamenti che possano
aumentare i rischi ed eviteranno di accedere in zone ove siano segnalati rischi particolari (es.
folgorazione, caduta, schiacciamento, esposizione a sostanze pericolose, ecc.) se non dopo
aver predisposto ed attivato opportune procedure di sicurezza;

b) misure specifiche per lutilizzo di automezzi e attrezzature:


-

la movimentazione degli automezzi dovr tener conto, oltre che delle disposizioni del
Nuovo Codice della Strada e del relativo regolamento di esecuzione ed attuazione, delle
possibili interazioni tra i mezzi impiegati nei lavori;

i movimenti di automezzi, attrezzature e personale dovranno essere coordinati in modo da


evitare pericoli per il personale;

le attrezzature da impiegare saranno mantenute in perfetta efficienza ed utilizzate in


conformit alle indicazioni del Libretto duso e manutenzione fornito dal produttore e
comunque in forme pi restrittive che consentano adeguate garanzie per gli operatori; in
particolare si terr conto delle possibili interazioni con i lavoratori, le attrezzature, gli
automezzi e i manufatti presenti nellambiente di lavoro;

c) misure specifiche per le operazioni di eliminazione meccanica delle infestanti:


-

si terr conto dei principali rischi correlati con i lavori da svolgere e si predisporranno
misure tese a ridurre o eliminare i rischi individuati,

- per attenuare il rischio residuo si preveder limpiego di dispositivi di protezione individuali


appropriati per le operazioni da compiere (imbraco di sicurezza per leventuale
stazionamento su piattaforma idraulica, abbigliamento di sicurezza per limpiego di
strumenti di taglio, calzature antinfortunistiche, copricapo di sicurezza, ecc.);

d) misure specifiche per limpiego di formulati erbicidi:


-

adozione delle misure ricordate per la tutela dellambiente;

rigoroso rispetto delle prescrizioni contenute nellArt. 6 comma 3 della L.R. Toscana n. 36
del 01.07.1999 Impiego diserbanti e geodisinfestanti nei settori extra agricoli e quelle
eventualmente fornite nel Nulla osta di carattere sanitario rilasciato dallA.S.L.
competente per territorio;
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interruzione dei trattamenti diserbanti in caso di condizioni ambientali che possano


determinare rischi immediati per la salute e lincolumit fisica degli operatori;

ricorso a tecniche di distribuzione capaci di assicurare limpiego di quantit minime di


formulato e di ridurre gli effetti di deriva che possono interessare il personale al lavoro,

esclusione dei formulati appartenenti alle classi tossicologiche tossici, molto tossici e
nocivi;

rigoroso rispetto delle norme di sicurezza indicate nelle schede tecniche, etichette e schede
di sicurezza del formulati da utilizzare;

realizzazione degli interventi in presenza del solo personale indispensabile per lesecuzione
del lavoro in sicurezza;

impiego dei dispositivi di protezione individuali capaci di ridurre i rischi di inalazione,


contatto ed ingestione dei formulati ad azione diserbante (tuta con copricapo per protezione
da sostanze chimiche, semimaschera o maschera con doppio filtro idoneo allimpiego di
prodotti fitosanitari, occhiali per la protezione da sostanze organiche ed inorganiche
contenute nei formulati, guanti professionali in gomma di caratteristiche adeguate al servizio
effettuato).
Fig. 14 pirodiserbo a
fiamma libera
sperimentazione sulle mura
di Lucca

Considerazioni conclusive

Il controllo delle erbe infestanti in ambito cittadino spesso irrinunciabile ma ci non deve far
venire meno le ragioni della sicurezza. Per assicurare elevati livelli di sicurezza ambientale, dei
cittadini e degli operatori fondamentale effettuare scelte ponderate e guidate da un atteggiamento
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culturale innovativo in cui lincolumit delle persone e il rispetto dellambiente siano presi in
adeguata considerazione allatto della destinazione di risorse economiche. In caso contrario
lesperienza insegna che la soluzione economicamente pi vantaggiosa quella in cui non si
prende in considerazione la salute e lincolumit fisica delle persone e, ancor meno, la tutela
dellambiente.

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7 Lotta al biodeterioramento sulle cinte murarie: un caso


particolare nellimpiego di erbicidi in ambito urbano

Il biodeterioramento

Il biodeterioramento un fenomeno complesso nel quale linsediamento di organismi viventi su


manufatti e opere delluomo determina, in concorso con altri fattori ambientali, azioni chimico fisiche capaci di compromettere leggibilit, funzionalit ed integrit dei medesimi.
Lattitudine

dei

vegetali

comportarsi

da

biodeteriogeni (agenti di biodeterioramento)


funzione delle loro caratteristiche ecologiche e del
sito di crescita dei singoli esemplari. Le specie
della flora rupicola e ruderale (da rudus = rudere),
sono pi frequentemente ascrivibili alla classe dei
biodeteriogeni poich adatte a vivere nelle
condizioni ambientali estreme che si ricreano su
alcune costruzioni, come le cinte murarie, i
monumenti e gli edifici in genere.
Le azioni svolte dai vegetali possono avere natura
diretta, come le sollecitazioni esercitate dalle radici
in accrescimento, o

indiretta, come quando

laccumulo di foglie determina la formazione di


substrati utili allinsediamento di piante superiori

Fig. 14 Suffrutici (Erysimum


cheiri) insediati su una cinta muraria

oppure come quando le stesse piante creano habitat


favorevoli alla fauna biodeteriogena (soprattutto
volatili).
La somma di tali azioni determina danni riferibili alle seguenti categorie:
-

degrado strutturale

perdita di funzionalit

danno estetico (fino alla totale perdita di leggibilit dellopera)

pericolo per la pubblica incolumit.


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Azioni di controllo dei biodeteriogeni: una proposta metodologica


Per limitare lentit del danno e, soprattutto, a complemento di opere di restauro architettonico si
rende spesso necessario intervenire contro la flora biodeteriogena e la richiesta tipo quella di
interventi risolutivi e duraturi, quasi miracolosi. Limpreparazione della committenza e dei
soggetti coinvolti (dal funzionario o amministratore pubblico al consulente esperto di elementi non
viventi, come larchitetto o lingegnere) si estende poi allambito normativo, spesso fortemente
restrittivo rispetto alle possibilit dimpiegare erbicidi in ambito urbano.

Un corretto e razionale approccio prevede che la lotta sia articolata in tre fasi successive e
strettamente complementari:
 FASE 1 Devitalizzazione delle piante per mezzo di prodotti ad azione erbicida,
 FASE 2 Rimozione delle piante devitalizzate,
 FASE 3 Interventi chimici e meccanici di rifinitura.

Le tre fasi perseguono lobiettivo di eliminare la flora infestante e di devitalizzare gli apparati
radicali non eliminabili mediante asportazione meccanica.

Per gli esemplari con portamento arbustivo, arboreo e rampicante opportuno prevedere
unoperazione preliminare (precedente alla fase 1) di riduzione della chioma mediante tagli di
potatura. In funzione dellepoca di effettivo inizio dei lavori, tale taglio potr essere pi o meno
energico ed avere diverse finalit. In ogni caso, esso contribuir a ridurre il volume di chioma da
trattare con conseguente riduzione del rischio di deriva durante i trattamenti con erbicidi; nel caso di
interventi da realizzare nel periodo primaverile, un taglio energico potr essere seguito da un
riscoppio vegetativo che massimizza lattivit biologica della pianta e la conseguente efficacia del
trattamento erbicida.
Alle tre fasi poco sopra individuate seguiranno le normali operazioni di restauro in occasione delle
quali si potr procedere alla rimozione degli apparati radicali residui delle piante devitalizzate.
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Lavvenuta devitalizzazione sar segnalata, a distanza di alcuni giorni dal trattamento,


dallappassimento ed ingiallimento della parte aerea dei singoli esemplari.

La tabella 3 fornisce indicazioni di dettaglio riguardo le modalit di esecuzione degli interventi e gli
obiettivi perseguiti nelle diverse fasi di lavoro. Le informazioni ed indicazioni operative sono state
formulate con riferimento ad un contesto operativo cos caratterizzabile:
-

intervento su una cinta muraria accessibile con ausili a tutte le altezze,

realizzazione degli interventi nel periodo di massima attivit vegetativa delle piante,

assenza di scuole, asili e edifici ad uso assimilabile e punti di captazione di acque per usi
idropotabili nei pressi delle aree oggetto di trattamento,

avvenuto rilascio del nulla osta sanitario per operazioni di diserbo in aree extra-agricole
con conseguente deroga alle distanze minime dalle abitazioni e dalle vie di pubblico
passaggio,

svolgimento dei trattamenti erbicidi in condizioni ambientali e di cantiere idonee e conformi


alla vigente normativa.

Tabella 3 Specifiche tecniche relative alle diverse fasi di lavoro


Fase

Obiettivi

Operazioni da compiere

 Intervento preliminare
su rampicanti, arbusti e
soggetti a portamento
arboreo
 FASE
1

Devitalizzazione delle
piante per mezzo di
prodotti
ad
azione
erbicida
 FASE 2 Rimozione
delle
piante
devitalizzate
 FASE 3 Interventi
chimici e meccanici di
rifinitura

- minimizzazione dei rischi di


deriva
- massimizzazione degli effetti
del trattamento erbicida
- devitalizzazione delle piante
presenti
- predisposizione alle operazioni
di rimozione degli apparati
radicali dalle murature
- Eliminazione del danno estetico
- Riduzione del danno strutturale

- Tagli di potatura con riduzione di circa


del volume della chioma

- Completamento dei lavori


- Riduzione delleffetto dei fattori
ecologici che favoriscono lo
sviluppo di flora vascolare e
non vascolare

- Applicazione di erbicidi sistemici alla


pianta in piena attivit vegetativa,
meglio se in fase di attiva crescita

- Eliminazione della parte aerea delle


piante devitalizzate
- Rimozione degli apparati radicali
- Applicazione di erbicidi e successiva
rimozione delle piante residue
- Rimozione degli accumuli di detriti e
dei potenziali substrati di sviluppo
delle piante
- Lavaggio
delle
superfici
precedentemente interessate dalla
presenza di flora con soluzioni idonee
- E possibile che i lavori di rifinitura
richiedano pi interventi successivi

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Fig. 15 Disseccamento della vegetazione in seguito


a trattamenti erbicidi sulle mura di Castiglione
Garfagnana (LU)

Le modalit operative degli interventi chimici e meccanici contemplati alle fasi 1 e 2 sono riassunte
nella tabella 4.

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Tabella 4 Specifiche tecniche operative


Operazione


Applicazione di
erbicidi sistemici
alla pianta in
piena
attivit
vegetativa, meglio
se in fase di attiva
crescita (inclusi
gli interventi di
rifinitura)

Contesto
- Aree con diffusa presenza
di vegetazione erbacea e
suffrutici.

Modalit
operative
- Trattamento
fitosanitari
erbicida.

con
ad

Prescrizioni
comuni
prodotti
azione

- Il trattamento avr carattere


diffuso su tutta la superficie
interessata dalla vegetazione.
- Siti
dinfestazione
puntiformi con presenza di
uno o pochi esemplari
concentrati su aree definite
e di piccole dimensioni con
specie riferibili a suffrutici
e limitato corredo di piante
erbacee e flora non
vascolare.

- Trattamento
fitosanitari
erbicida.

con
ad

prodotti
azione

- Siti
dinfestazione
puntiformi con vegetazione
arborea,
arbustiva
o
rampicante.

- Interventi cesori preventivi


atti a diminuire il volume di
chioma da trattare e a
favorire lo sviluppo di nuova
vegetazione10.

- Trattamento
a
carattere
localizzato sulle sole foglie e
altre porzioni verdi della
parte aerea delle piante senza
alcuna dispersione su altre
superfici limitrofe.

- Trattamento
fitosanitari
erbicida.

con
ad

prodotti
azione

- Trattamento localizzato sulle


foglie di arbusti, rampicanti,
e alberelli senza alcuna
dispersione su altre superfici
limitrofe.
- Qualora ne ricorrano le
condizioni, si potr sostituire
il trattamento per aspersione
sulle foglie con quello
endoterapico per ridurre i
fenomeni di deriva.

10

- Adozione di tutte le
cautele
operative
necessarie ad evitare
danni
alle
strutture
architettoniche
delle
mura.
- Impiego
di
prodotti
fitosanitari
non
aggressivi
verso
gli
elementi
architettonici
delle mura.
- Trattamento con prodotti
fitosanitari ad azione
erbicida per i quali si sia
ottenuto il necessario
nulla osta sanitario
dalla U.S.L. competente
per territorio.
- Uso
di
mezzi
di
distribuzione a bassa
pressione
muniti
di
campana,
di
barre
umettanti
o
altre
soluzioni
atte
ad
escludere fenomeni di
deriva
oppure
della
tecnica endoterapica.
- Impiego di adesivanti e
bagnanti.
- Svolgimento
delle
operazioni in condizioni
ambientali sfavorevoli ai
fenomeni
di
deriva
(assenza
di
vento,
pioggia, ecc.).
- Cantiere
di
lavoro
allestito in conformit
alle disposizioni della
normativa in materia di
igiene e sicurezza nei
luoghi di lavoro e della
L.R. Toscana 36/99.
- Rigoroso rispetto delle
indicazioni
presenti
nelletichetta
dei
formulati
e
delle
eventuali
prescrizioni
formulate dalla A.S.L. in
sede di rilascio del nulla
osta sanitario ai sensi
della L.R. 36/99.

intervento subordinato alleffettiva possibilit di ottenere un riscoppio vegetativo da verificare allatto dellesecuzione
dei lavori
64
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Eliminazione
della parte aerea
delle
piante
devitalizzate
(inclusi
gli
interventi
di
rifinitura)

- Tutti i contesti

Rimozione degli
apparati radicali
(inclusi
gli
interventi
di
rifinitura)

Rimozione degli
accumuli di detriti
e dei potenziali
substrati
di
sviluppo
delle
piante

- Aree e superfici interessate


dalla presenza di detriti e
substrati di sviluppo delle
piante estranei alla struttura
architettonica delle mura

Lavaggio
delle
superfici
precedentemente
interessate dalla
presenza di flora
con
soluzioni
idonee

- Aree e superfici interessate


dalla presenza di flora
erbacea
ed
eventuali
muschi e licheni

- Interventi meccanici con


attrezzature manuali idonee
al taglio degli elementi
erbacei e legnosi disseccati.
- Qualora
leliminazione
dellintera parte aerea della
pianta renda pi difficili le
operazioni successive, si
potr omettere lesecuzione
dei tagli.
- Ove gli apparati radicali
abbiano un modesto o nullo
legame con gli elementi
strutturali si proceder con
cautela
alla
trazione
dellapparato radicale e alla
contestuale rimozione dei
detriti su cui avvenuta la
radicazione.
- Nelle situazioni in cui il
restauro prevede operazioni
del tipo scuci e cuci, la
rimozione della stuccatura o
altri interventi invasivi, si
proceder alla rimozione con
attrezzature
meccaniche
dellintero apparato radicale
o di sue porzioni.
- Ove il collegamento tra
apparati radicali e paramento
impedisca
la
semplice
trazione e non siano previsti
gli interventi citati al punto
precedente,
gli
apparati
radicali ormai devitalizzati
saranno
mantenuti
nel
paramento.
- Interventi meccanici con
attrezzature manuali prive di
parti capaci di provocare
danno alle mura.
- Spazzolatura, rimozione con
aria compressa o eventuale
lavaggio
per
assicurare
lintegrale rimozione del
materiale presente.
- Lavaggio con soluzioni a
base di sali quaternari
dammonio o con prodotti
specifici.

- Adozione di tutte le
cautele
operative
necessarie ad evitare
danni
alle
strutture
architettoniche
delle
mura.
- Divieto di impiego di
attrezzature generatrici di
fiamme
e
calore,
motorizzate e con organi
in
movimento
che
possano
provocare
lesioni meccaniche a
carico degli elementi
architettonici delle mura,
salvo che siano previste
per altre operazioni di
restauro architettonico.

- Impiego formulati non


aggressivi
verso
gli
elementi
architettonici
delle mura.
- Rigoroso rispetto delle
indicazioni
presenti
nelletichetta
dei
formulati.

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Azioni di controllo dei biodeteriogeni: le disposizioni della L.R. Toscana 36/1999


La L.R. Toscana 36/1999 Disciplina per limpiego dei diserbanti e geodisinfestanti nei settori non
agricoli e procedure per limpiego dei diserbanti e geodisinfestanti in agricoltura fornisce allart. 6
alcune prescrizioni di carattere operativo in merito allimpiego in ambito non agricolo di prodotti
fitosanitari ad azione diserbante e geodisinfestestante. Nel caso in questione paiono di particolare
rilevanza le seguenti limitazioni e prescrizioni:
 Per scopi non agricoli consentito il solo impiego di prodotti non appartenenti alle classi
"molto tossici", "tossici"e "nocivi" di cui al D.P.R. n. 223/88 e non compresi fra le seguenti
sostanze:
o

prodotti fitosanitari classificati dalla Direttiva Comunitaria 67/548 come sostanze


cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione (frasi di rischio: R40
Possibilit di effetti irreversibili, R45 Pu provocare il cancro, R46 Pu provocare
alterazioni genetiche, R49 Pu provocare il cancro per inalazione, R60 Pu
diminuire la fertilit, R61 Pu danneggiare i bambini non ancora nati, R62
Possibile rischio di riduzione della fertilit, R63 Possibile rischio di danno ai
bambini non ancora nati, R64 Possibile rischio per i bambini allattati al seno);

prodotti fitosanitari classificati dalla Commissione Consultiva Tossicologica


Nazionale (CCTN) come sostanze cancerogene di categoria 1, 2, 3 (3a, 3b) o
mutagene di categoria 1, 2, 3 o tossico riproduttive di categoria 1, 2, 3;

prodotti fitosanitari classificati dallAgenzia Internazionale per la Ricerca sul


cancro (IARC) di Lione e dellOrganizzazione Mondiale della Sanit
(WHO) come sostanze cancerogene nel gruppo 1, 2 (2a, 2b).

 I prodotti impiegati devono avere caratteristiche di minima persistenza ambientale


accertata con la registrazione del prodotto e non devono riportare in etichetta indicazioni di
tossicit per la fauna terrestre e acquatica, nonch per la microflora e la microfauna.

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La valutazione di compatibilit dei formulati commerciali con le prescrizioni della legge pu essere
condotta sulla base dei seguenti elementi e strumenti:
 Programma informatico dbSP V.1.0 edito dallIstituto Superiore di Sanit (Laboratorio di
tossicologia applicata) e relativo alle sostanze classificate pericolose ai sensi della Direttiva
Comunitaria 67/548. Il database del programma contiene 3135 sostanze di riferimento;
 Informazioni reperibili su schede tecniche, etichette e schede di sicurezza dei formulati;
 Informazioni ottenute presso i competenti uffici della USL competente per territorio.
Tra le caratteristiche da valutare per ciascun prodotto figura il campo dimpiego indicato in
etichetta, caratteristica fondamentale per ottenere deroghe alle distanze minime da abitazioni,
ricoveri di animali e strade di pubblico passaggio11 ai sensi dellart. 6, comma 812 della norma di
riferimento.

Azioni di controllo dei biodeteriogeni: compatibilit con le disposizioni della L.R.


Toscana 56/2000
La L.R. Toscana 56/2000 Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e
seminaturali, della flora e della fauna selvatiche vieta, allarticolo 6, il danneggiamento,
lestirpazione, la distruzione e la raccolta delle specie vegetali protette elencate nellallegato C
della medesima legge.
Tra le piante presenti sulle cinta murarie di possono figurare specie soggette a tutela, come le
sassifraghe.

11

Art. 6, comma 6: Le aree interessate dai trattamenti devono trovarsi a non meno di 10 metri dalle abitazioni e dai
ricoveri degli animali Art.6, comma 7: Le aree interessate dai trattamenti devono altres trovarsi a non meno di 10
metri dalle strade di pubblico passaggio.
12
E possibile derogare dalle distanze di cui ai commi 6 e 7 del presente articolo quando sulle stesse aree vengano
effettuati trattamenti con prodotti fitosanitari appositamente registrati presso il Ministero della Sanita per tali scopi
e distribuiti con macchine irroratrici dotate di dispositivi per caduta, per contatto o altri con effetto deriva della stessa
grandezza.
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La norma di riferimento allarticolo 7 comma 2, esclude dalloperativit dei divieti di cui


allarticolo 6 le operazioni inerenti la ripulitura delle scarpate stradali e ferroviarie e le piante
che provengano da colture o giardini. Il caso specifico dei lavori di controllo dei biodeteriogeni
su cinte murarie non contemplato e sembra che non sia assimilabile a quelli menzionati dalla
legge. Stando ad informazioni ottenute presso la Regione Toscana in via ufficiosa, loperativit dei
divieti viene meno quando il danneggiamento delle specie soggette a tutela sia condotto per finalit
di tutela della pubblica incolumit, come nel caso di lavori di messa in sicurezza di una cinta
muraria. In questa ipotesi e qualora la natura dei lavori sia esplicitamente quella della messa in
sicurezza delle mura, si potr procedere alleliminazione di specie soggette a tutela, ma si consiglia
caso per caso di acquisire un parere dei competenti uffici regionali o un parere legale.

Conclusioni

Gli interventi contro la flora biodeteriogena insediata sulle cinte murarie costituiscono un caso
particolare nel quale limpiego di erbicidi costituisce solo una delle possibilit operative. Esso deve
integrarsi in un programma di azioni fortemente imperniate sugli interventi meccanici, sia per
motivi di efficacia, sia per le forti limitazioni allimpiego imposte da alcune normative di
riferimento e, in particolare, da alcune leggi regionali vigenti in Toscana.

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68

BIBLIOGRAFIA
G. Cicognani, F. Taccani, C. Pedretti CRITERI IGIENICI NELLA PROGETTAZIONE DELLE
MACCHINE E DEGLI IMPIANTI PRODUTTIVI PER LINDUSTRIA ALIMENTARE - in Atti
del 2 simposio La difesa antiparassitaria nelle industrie alimentari la protezione degli alimenti
a cura di G. Domenichini Piacenza 1977

G. Cicognani PREVENZIONE E CONTROLLO DELLE INFESTAZIONI NELLINDUSTRIA


ALIMENTARE dalla rivista Disinfestazione n. 6/89

L. Suss GLI INTRUSI GUIDA DI ENTOMOLOGIA URBANA Bologna 1990

L. Santini BIOLOGIA E CONTROLLO DI MAMMIFERI RODITORI IN AMBIENTE URBANO


in Atti del Seminario I Biologi e lAmbiente oltre il 2000 Venezia 1996

Az. Regionale per lo Sviluppo e lInnovazione nel Settore Agricolo-forestale INTRODUZIONE


ALLA QUALITA NEL SETTORE AGROALIMENTARE Quaderno ARSIA 2/98

Az. Regionale per lo Sviluppo e lInnovazione nel Settore Agricolo-forestale LINEE GUIDA PER
LAPPLICAZIONE DEL D. LGS. 155/97 NELLE AZIENDE AGRICOLE TOSCANE Quaderni
ARSIA 3/98, 4/98, 5/98, 6/98

G. Zicari SISTEMA HACCP: UNA PROMESSA DELLE INDUSTRIE AL CONSUMATORE in


Alimenti & Bevande n. 3-4/99

P.G. Tupini TOPI, GROSSI TOPI, INSEPARABILI, QUANTO SGRADITI, COMPAGNI


DELLUOMO in Alimenti & Bevande n. 5/99

M.P. Gianotti PULIZIA, DISINFEZIONE E DISINFESTAZIONE in Alimenti & Bevande n.


5/99

P.G. Tupini AUTOCONTROLLO, OSSIA: SCRIVI CIO CHE FAI E FAI CIO CHE HAI
SCRITTO in Alimenti & Bevande n. 9/99
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A. Bertoldi PROCESSO OPERATIVO E SVILUPPO DELLHACCP in Alimenti & Bevande n.


9/99

G. Domenichini SISTEMI OPERATIVI INTEGRATI PER LA DIFESA DELLE DERRATE


DAGLI ORGANISMI INFESTANTI in Tecnica Molitoria dicembre 1999

B. Gilardi, A. DAngeli OBIETTIVI: SICUREZZA E IGIENE. CHI BEN PROGETTA E A


META DELLOPERA in Alimenti & Bevande n. 5/2000

M. Pagani SINTESI DELLE LEZIONI DI ZOOLOGIA APPLICATA AGLI AMBIENTI DI


CONSERVAZIONE E TRASFORMAZIONE DELLE DERRATE dispensa fornita durante il
Corso di Perfezionamento Master Difesa degli Alimenti e Sanit Ambientale Piacenza A.A.
2000-2001

A. Ambanelli APPUNTI SULLA LEGISLAZIONE ALIMENTARE dispensa fornita durante il


Corso di Perfezionamento Master Difesa degli Alimenti e Sanit Ambientale Piacenza A.A.
2000-2001

E. Bertoncini ESPERIENZE DI DIFESA DAGLI ORGANISMI INFESTANTI IN UN CENTRO


COTTURA PER LA RISTORAZIONE COLLETTIVA Tesi finale del 5 Corso di
Perfezionamento Master in Difesa degli Alimenti e Sanit Ambientale Piacenza A.A. 2000-2001

PROGETTO LIFE SERIAL WELLFIR: I RISULTATI DI UN TRIENNIO DI ATTIVITA PER


LA SALVAGUARDIA DELLA RISORSA IDRICA, a cura di M. Di Bugno, N. Silvestri, T.
Sabbatini, Lucca 2007

LISTITUZIONE E LA REGOLAMENTAZIONE DELLE AREE DI SALVAGUARDIA DELLE


ACQUE UTILIZZATE A SCOPO IDROPOTABILE - LESPERIENZA DEL CAMPO POZZI DI
S.ALESSIO, COMUNE DI LUCCA: IPOTESI NORMATIVA E PRATICHE AGRICOLE
SOSTENIBILI, a cura della Regione Toscana, autori G.Ruberti, A. Pei, Firenze 2007

Sito web del Progetto Life Ambiente Serial Wellfir (http://www.comune.lucca.it/life/index1.htm)


LA DIFESA ANTIPARASSITARIA NELLE AREE A CRITICIT AMBIENTALE
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LA PREVISIONE DELLA CONTAMINAZIONE DELLE ACQUE SOTTERRANEE DA


PRODOTTI FITOSANITARI di E.Capri, L.Padovani, M.Trevisan (Bologna, 1999), Volume n.69
della serie Quaderni di tecniche di protezione ambientale sezione protezione delle acque
sotterranee del CNR

PROTEZIONE DELLE RISORSE IDRICHE: IPOTESI DI UTILIZZO AGRICOLO DEL SUOLO


IN AREE DI SALVAGUARDIA DELLE CAPTAZIONI AD USO IDROPOTABILE. Regione
Piemonte, Assessorato allAmbiente. Torino, 2000.

PRONTUARIO DEI FITOFARMACI di Mario Muccinelli, Edizioni Edagricole, 8^ Edizione

STUDIO

AGRONOMICO

DELLE

AREE

DI

SALVAGUARDIA

DEI

POZZI

PER

LEMUNGIMENTO DI ACQUE PER USO UMANO DI SANTALESSIO, STAFF STUDIO


ASSOCIATO gennaio 2003

STUDIO AGRONOMICO FINALIZZATO ALLINDIVIDUAZIONE ED

ISTITUZIONE

DELLAREA DI SALVAGUARDIA AI SENSI DELLART. 21 DEL D.LGS. 152/99 PER IL


CAMPO POZZI DI SANTALESSIO, STAFF STUDIO ASSOCIATO settembre 2003

DISERBANTI E LORO IMPIEGO di Battistino Vercesi, Edizioni Edagricole, 3^ Edizione

FITOFAGI DELLE COLTURE ERBACEE Pollini, Ponti, Laffi - Verona, 1992

COLTIVAZIONI ERBACEE DA PIENO CAMPO F. Bonciarelli, Bologna 1992


EFFETTI DEL COLTURA DI COPERTURA SULLA PRESENZA DI NITRATI IN ACQUA DI
FALDA ED IN TERRENI DIVERSI, IN LISIMETRI COLTIVATI A MAIS (P.Rossi Pisa, M.
Rossi) in Agricoltura e ricerca n. 164-165-166 di luglio-dicembre 1996
GUIDA ALLA CONCIMAZIONE. METODI, PROCEDURE E STRUMENTI PER UN
SERVIZIO DI CONSULENZA MANUALI 33 edito da Unione Europea e Regione Campania
(anno 2000),

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71

GUIDA ALLA LETTURA ED INTERPRETAZIONE DEL CODICE DI BUONA PRATICA


AGRICOLA PER LA PROTEZIONE DELLE ACQUE DAI NITRATI edito dal Ministero delle
Risorse Agricole, Alimentari e Forestali nellambito della Collana del Progetto Finalizzato Panda
Quaderno n 2

MOBILIT DEI PRODOTTI FITOSANITARI NEL SUOLO E VERSO LE ACQUE


SOTTERRANEE: ASPETTI LEGISLATIVI S. Cervelli, C. Vischetti in Mobilit dei prodotti
fitosanitari nel suolo, Quaderno del Progetto PANDA - giugno 2003

SISTEMI COLTURALI E RISCHI AMBIENTALI: ALCUNI ELEMENTI DI RIFLESSIONE


AGRONOMICA di E.Bonari e N.Silvestri in Lo studio dellagricoltura allinterno del parco,
pubblicazione del Consorzio del parco naturale Migliarino S.Rossore Massaciuccoli (Pisa, 1993)

STUDIO

AGRONOMICO

DELLAREA

INTERESSATA

DAI

POZZI

PRODUTTIVI

REALIZZATI A MONTE DELLA LOC. ALLA GUARDIA NELLAMBITO DEL PRIMO


LOTTO PER LA REALIZZAZIONE DELLACQUEDOTTO INTERCOMUNALE LUCCACAPANNORI, RELATIVO ALLA FRAZIONE DI S.PIETRO A VICO, STAFF STUDIO
ASSOCIATO, marzo 2001.

Deliberazione del Consiglio Regionale del Piemonte del 17 giugno 2003, n. 287-20269

LA PREVISIONE DELLA CONTAMINAZIONE DELLE ACQUE SOTTERRANEE DA


PRODOTTI FITOSANITARI di E.Capri, L.Padovani, M.Trevisan (Bologna, 1999)

IL DATASET DI TOR MANCINA CON APPLICAZIONI MODELLISTICHE DESCRIZIONE


DEL DATASET di R. Francaviglia, E. Capri e M. Trevisan in Mobilit dei prodotti fitosanitari nel
suolo, Quaderno del Progetto PANDA (giugno 2003) a cura di E.Capri e R. Francaviglia

LEACHABILITY OF PESTICIDES - ASSESSMENT OF THE VARIATION OF DT50- AND


KOC-VALUES, USED IN THE GUS INDEX di Bo Lindhardt, Inge S. Fomsgaard, Walter Brsch
e Rossana Bossi. Pubblicazione disponibile sul sito della Danish Environmental Protection Agency.
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72

I NITRATI DI ORIGINE AGRICOLA NELLA ACQUE SOTTERRANEE, L. Padovani, M.


Trevisan (Bologna, 2002)

EFFETTI DELLA COLTURA DI COPERTURA SULLA PRESENZA DI NITRATI IN ACQUA


DI FALDA ED IN TERRENI DIVERSI, IN LISIMETRI COLTIVATI A MAIS (P.Rossi Pisa, M.
Rossi) in Agricoltura e ricerca n. 164-165-166 di luglio-dicembre 1996

Misura 6.2 del PSR 2001-2006 della Regione Toscana "Introduzione o mantenimento dei metodi
dellagricoltura integrata"

IL CONTROLLO FISICO DELLE INFESTANTI SU SPINACIO IN COLTIVAZIONE


BIOLOGICA ED INTEGRATA NELLA BASSA VALLE DEL SERCHIO, a cura di A. Peruzzi
(Pisa, 2006)

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