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imprenditrice
per
eccellenza
mettendosi
gradualmente
in
contrapposizione con laristocrazia, vista come una classe inerte e ferma sui suoi
antichi privilegi.
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La borghesia infatti in prima fila nel ri chiedere che lordine sociale venga
mantenuto dallalto poich lordine travalica quella di equilibrio se
necessario, in quanto lesercizio delle attivit produttive dar il massimo qualora
la societ sar ben regolata e senza frequenti conflitti interna 3 .
Dunque vi sono tre elementi alla base della nascita dello stato moderno: la
pacificazione interna, lordine e lefficienza. Infatti, il progresso economico e
produttivo non possono sussistere se la macchina burocratica, giuridica e
amministrativa dello Stato non si adegua alle novit e alla complessit che la
nuova societ richiede.
Dunque, la spinta principale allo sviluppo dello Stato moderno provenne dalla
borghesia in quanto classe pi operosa a livello prima manifat turiero,
commerciale e preindustriale e successivamente su scala industriale sempre pi
vasta. Essa infatti rimase ai margini della vita politica fino alla met del XVII
secolo e soprattutto con la Rivoluzione. In un primo periodo storico essa esercit
una pressione esterna sui monarchi affinch regolassero in maniera razionale
lamministrazione delle tasse, dei raccolti, dei commerci 4 .
Le continue tensioni fra le nazioni, che si ripercuotono sullEuropa in maniera
pressoch
continua,
non
potevano
non
esercitare
grande
influenza
Spunti sullinfluenza che la classe borghese ha avuto nella costruzione di uno stato ordinato si possono trovare in
K.Marx, F.Engels, Manifesto del partito comunista, Milano, Newton, p. 70 e segg.; si veda anche J. Ortega Y Gasset,
La ribellione delle masse, Bologna, Il Mulino, 1962, p. 109 e segg.
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Cfr. P. Anderson, Lo stato assoluto, cit., capitolo primo.
Il prestigio della dinastia veniva poi assicurato dalle frequenti guerre italiane
che servivano ai sovrani per sfogare in qualche modo laggressivit della
piccola nobilt.
Lo sforzo francese per ottenere il predominio italiano cominciato da Carlo VIII
(1496) e conclusosi mezzo secolo dopo (1559) con il trattato di CateauCambresis non port al successo sperato poich nel confronto con la rivale
Spagna, meglio organizzata sul piano strategico e con la possibilit di disporre
basi nel nord Europa e sul mare, grazie anche allalleanza con i genovesi, la
Francia usc pesantemente sconfitta nellaspirazione al controllo della penisola
transalpina.
In tal senso, la prima sconfitta in terra straniera per la giovane nazione francese
offr ad essa modo di abbandonare lespansione territoriale e concentrarsi sulla
razionalizzazione amministrativa e politica interna.
Del resto, la stessa conclusione fallimentare delle guerre in Italia, unite ai
problemi di successione sorti alla morte di Francesco I, misero in evidenza la
fragilit della monarchia e lesigenza di un suo rafforzamento.
Alla morte del sovrano dunque ebbe inizio un quarantennio di sanguinose lotte
civili che si accompagnarono a quelle legate alla Riforma. Esse svelarono in
qualche modo anche la struttura del corpo sociale e politico francese della
seconda met del Cinquecento.
La lotta fra ugonotti e la Santa Lega per il controllo della monarchia rimasta
vacante dopo la morte di Enrico II e la reggenza di Caterina de Medici, divenne
un confronto nel quale confluirono tutti i conflitti politici interni gi in nuce da
molto tempo prima.
Le tre casate in lotta furono i Guisa, i Montomorency e i Borboni. Ognuna di
esse aveva un suo territorio nel senso che esse esercitavano un controllo di tipo
demaniale, avevano fortissime relazioni clientelari e godevano ciascuna di un
forte appoggio allinterno dellamministrazione centrale.
I Guisa controllavano direttamente il Nord-Est della Francia, i Montmorency
avevano il loro dominio nelle zone centrali del Paese, mentre il Sud-Ovest era
sotto linfluenza dei Borboni. Dunque la Francia intera appariva dominata e
divisa in tre grandi aree di influenza e laspra lotta fra le tre casate assunse il
sapore di una lotta feudale.
Il secolo XVI
Si
ha
quindi
lavvio
del
Grande
secolo
che
vede
repentinamente
Richelieu
Colbert
quali
procedettero
gradualmente
alla
monumenti, il suo valore simbolico di capitale del regno, valore aumentato nel
prestigio dinastico dalla stessa figura del sovrano borbone.
Si deve quindi osservare una profonda svolta politica segnata dallavvento di
Enrico IV, un re che, a differenza dei suoi deboli immediati predecessori, ha
conquistato il trono con la forza e con il valore ed deciso ad imporre la sua
suprema autorit ai principi: avvio ad una politica di restaurazione, o di instaura zione, della piena sovranit del monarca contro le forze partico laristiche e
centrifughe della grande nobilt.
Sul piano economico, allindomani della pacificazione generale, le strutture
amministrative dei poteri pubblici, si preoccuparono di incoraggiare la ripresa
delle attivit agricole, del commercio ed un lungo periodo di pace influ
positivamente sulle casse dello Stato le quali risentirono dei benefici apportati
dalla politica condotta da Sully, il cancelliere ugonotto, che nel breve volger di
tempo raddoppio le entrate soprattutto grazie ad una massiccia politica di
imposte indirette, al taglio delle spese e allopera di razionalizzazione degli
appalti delle imposte.
In questo periodo si svilupper ulteriormente una pratica per accrescere le
finanze dello Stato avviata gi da tempo. Nel 1604 infatti venne rinnovato la
vendita degli uffici nellapparato statale, la paulette, che prende il nome da
Paulet. Tale pratica, esistente da oltre un secolo, venne ampliata da Paulet e resa
stabile
attraverso
la
trasformazione
di
tali
uffici
come
trasmissibili
dovr aspettare il fatidico 1789 per vedere riuniti nuovamente gli stati generali)
nella quale Richelieu era stato rappresentante del clero.
Ma soltanto dopo la presa della Rochelle si delinea chiaramente la politica che
Richelieu seguir con grande coerenza e tenacia negli anni seguenti. La
Rochelle, notevole porto atlantico e centro importante, forse il maggiore, della
religione riformata era stata una delle piazze assegnata agli ugonotti dall'editto
di Nantes come garanzia della pace religiosa.
Ma la concessione era per temporanea ed era gi scaduta da tempo quando
Richelieu si decise a muovere un attacco decisivo (1628), mostrando che non era
disposto a tollerare nessuna eccezione alla rigorosa imposi zione dell'assoluta e
preminente autorit del re e del potere centrale.
province del regno. Essi venivano nominati direttamente dal re, potevano essere
revocati e i loro uffici non erano vendibili; a poco a poco essi divennero
limmagine del potere centrale in ogni angolo del Paese.
Gradualmente Richelieu procedette alla demolizione delle antiche autorit
locali affiancando dapprima allo loro attivit quella degli intendenti, e
successivamente sostituendoli del tutto con queste nuove figure, pi fidate
perch sotto il diretto controllo del potere centrale.
Proseguiva intanto alacremente la vendita degli uffici che era divenuta un vero
e proprio mercato in cui confluiva soprattutto parte dei proventi delle attivit
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Cfr. B.F. Porsnev, Lotte contadine e urbane nel Grand Siecle, Milano, Jaca Book, 1978.
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dellaristocrazia.
In
tal
senso
nobili
si
ritrovarono
di
fatto
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energie e le risorse della Francia nel vano sforzo di egemonia europea. Resta il
fatto che un tale sforzo, una tale politica di conquiste, rivelatasi alla fine
rovinosa, non sarebbe stata possibile senza 1'incontrollato e dispotico potere
assunto dal re.
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