Sin dai tempi antichi, nel “Vecchio Mondo” (Africa, Asia e Europa), vi erano stati vari scambi culturali, di bestiame, di vegetali, tecnologie ecc. Avevano formato una sorta di sistema unitario e le scoperte archeologiche e le fonti scritte ci permettono di costruire con buona precisione le fasi della storia di queste regioni. Discorso diverso per il “Nuovo Mondo” (le Americhe), qui il patrimonio naturale dimostra che la storia si è sviluppata in maniera del tutto indipendente rispetto a quella del Vecchio Mondo. La presenza dell’uomo pone un problema: Come è giunto nelle Americhe? L’ipotesi più accreditata ci viene suggerita dalla cartina geografica, che gli uomini siano passati dalla Siberia per lo stretto di Bering, divenuto praticabile durante le grandi glaciazioni. Altre ipotesi concorrenti, ma complementari, sono che l’uomo sia passato per le isole Aleutine o attraverso quelle del Pacifico. In ogni caso lo sviluppo dell’uomo americano è avvenuto per migliaia di anni completamente isolato dal Vecchio Mondo.
L’America dei bufali e l’America del mais
Nel XV secolo Gli “indiani” delle grandi pianure nordamericane erano allo stato della caccia, della pesca e della raccolta, con densità umane bassissime. Esistevano anche gruppi di nomadi che seguivano le migrazioni dei Bufali. Ancora più rare erano le popolazioni delle attuali Argentina e Brasile. L’America era però un continente tutt’altro che disabitato: Dal Messico al Perù la rivoluzione agricola era avvenuta dal 3000 a.C., per far raggiungere, nel XV secolo, densità umane altissime. Le ragioni di quest’espansione demografica risiedono in buona parte nella coltura del mais, sconosciuto nel Vecchio mondo, che permette rendimenti molto elevati senza cure eccessive e con poca forza lavoro.
Piante e animali del Nuovo mondo
Le qualità nutritive del mais sono inferiori a quelle del frumento o del riso, ma le regioni americane avevano a loro disposizione un vastissimo patrimonio vegetale. Avevano inoltre l’albero della gomma e il tabacco, il cotone era l’unica pianta comune sia all’America che all’Asia. Le americhe erano molto povere dal punto di vista del bestiame, ciò fu una grave debolezza per le società amerindie: sul piano alimentare (scarsità di proteine animali), agronomico (concimi), su quello energetico (mancanza traini animali). Escludendo il bisonte, difficile da addomesticare e troppo a nord per le società avanzate del Centro-America, le società centroamericane non avevano specie di bovini, equini ecc. Solo il Perù possedeva il Lama, animale comunque molto lento e poco robusto.
Progresso e arretratezze di civiltà diverse
In questa realtà si svilupparono varie civiltà con caratteristiche comuni. Queste società erano arrivate ad un’agricoltura evoluta, che faceva largo uso di canali e attrezzature irrigue, ma era sconosciuto l’aratro e i semi venivano deposti in fori nel terreno. I Peruviani non conoscevano la scrittura, gli Aztechi erano arrivati ad una forma primitiva di pittogrammi e i Maya a una scrittura fonetica tutt’ora quasi indecifrata. Nessuna di queste civiltà conosceva la ruota. Sapevano lavorare oro e argento, ma non conoscevano il ferro. Da questo punto di vista questi popoli erano all’età della pietra. Nonostante tutto erano giunti a una civiltà urbana molto evoluta, con una grande architettura monumentale, pur non conoscendo l’arco (architettonico). Le loro forme politiche erano tipiche di una civiltà evoluta, ma non conoscevano la moneta, i Peruviani addirittura avevano una società tale per cui facevano a meno del mercato. Nessuna civiltà aveva una flotta, né tantomeno dominava gli spazi terrestri data la mancanza di veicoli a ruote. Tutte avevano grandi piramidi a gradoni, complessi sistemi di misurazione del tempo, piramidi sociali rigide, religioni politeiste, una casta sacerdotale molto importante.
Le civiltà messicane e l’impero Inca
Le civiltà più antiche
Nel XV secolo l’altopiano del Messico e delle Ande furono unificati rispettivamente dagli Aztechi e dagli Inca. Fra le sedi più importanti delle antiche civiltà amerindie vi è la valle di Teotihuacan, nel Messico centrale, nella quale sono stati trovati i resti di circa 4000 edifici. Fra questi vi è la piramide a gradoni del dio Sole, alta 65m e con il lato alla base lungo 240m. L’intera area delle residenze dei sacerdoti e dei templi misurava sui 30 kmq e rappresentava un centro di attrazione urbana di grandi dimensioni. Continue ondate di invasori nomadi dal settentrione distrussero questa civiltà nel suo periodo più fiorente.
L’enigma dei Maya
La civiltà Maya si sviluppò su una superficie di 320000 kmq tra lo Yucatan, il Guatemala, Belize, parte dell’Honduras e di El Salvador. Nel periodo di maggior sviluppo l’area dei Maya aveva oltre 100 centri urbani, che erano soprattutto città-santuario, con edifici di culto, una popolazione stabile di sacerdoti e una fluttuante richiamata nelle festività. La maggior parte di queste città si trovava in mezzo alla foresta. Il fiorire di una tale civiltà in un ambiente tanto avverso coltivando mais, fagioli, cacao con una tecnologia rurale primitivissima è un grande enigma. Altrettanto enigmatico è l’abbandono totale e definitivo di queste città fra il IX e X secolo. I Maya avevano una conoscenza dell‘astronomia elevatissima. Possedevano un anno solare più preciso di quello gregoriano. Insieme all’anno solare c’era un anno civile di 365 giorni, diviso in 18 mesi di 20 giorni, caratterizzato dal ritorno periodico di 5 giorni funesti. L’anno era suddiviso in 20 settimane di 13 giorni ciascuna e questo ciclo di 260 giorni veniva a coincidere ogni 52 anni solari con quello di 365 (considerato come un secolo). L’anno veniva diviso anche in 360 giorni, e veniva chiamato Tun, ogni 20 tun (Katun) venivano erette delle steli con gli eventi occorsi e datate a partire da una datazione assoluta che decorre dal 3113 a.C.
Il dominio degli Aztechi in Messico
Gli Aztechi erano uno degli ultimi popoli nomadi invasori provenienti dal nord e penetrati intorno al XII secolo nell’altipiano messicano. Guerrieri feroci, fondarono nel XIV secolo la capitale Tenochtitlan sul lago Tezcoco. Sorta in mezzo al lago su isole naturali e artificiali costruite su palafitte, era una città galleggiante, le cui strade erano rappresentate da un intreccio di canali. Sulla superficie del lago vennero creati dei giardini galleggianti variamente coltivati e irrigati per mezzo di acquedotti, essendo l’acqua del lago troppo salmastra. Alleati con due città, gli Aztechi cominciarono dal 1428 a sottomettere tutto l’altipiano, al tempo del loro ultimo imperatore Montezuma II avevano il controllo di tutta la pianura del golfo del Messico.
La visione del mondo e la cultura degli Aztechi
Gli Aztechi raccolsero dalle civiltà che soppiantarono una cultura molto complessa. Fra i loro dei vi era Quetzalcoatl, dio della sapienza, che si era allontanato dal mondo degli uomini promettendo di tornarvi. Oltre a questo culto vi erano aspetti molto più inquietanti. Il mondo era visto in uno stato di continua precarietà. La natura era colma di forze distruttive che andavano controllate. La concezione del tempo vedeva un periodico ritorno catastrofi. L’orrore di un cataclisma terrorizzava la popolazione gli ultimi 5 giorni del secolo di 52 anni, il fuoco, che veniva sempre mantenuto acceso, veniva così, per un rito, spento e riacceso. Era di fronte al sole che gli Aztechi mostravano la loro “incertezza”, perché il sole potesse rinnovarsi e per impedire all’ignoto di prendere il sopravvento, infatti erano praticati continui sacrifici, anche umani, che avvenivano sulle piramidi. Le guerre di espansioni Azteche avevano così, sì utilità economica, venivano infatti chiesti ingenti tributi, ma servivano anche per procurare prigionieri da sacrificare al sole.
La complessa organizzazione sociale della civiltà andina
Nel XV secolo l’area andina era dominata dalla città di Cuzco, il cui signore veniva chiamato Inca. L’impero Inca era solo uno degli ultimi arrivati dopo una lunga serie di civiltà agricole. Le civiltà agricole peruviane sorgevano sulla costa, in un ambiente arido, ma il passaggio di parecchi fiumi dalle Ande ha permesso la coltivazione sulle loro sponde, con la derivazioni di canali e con la nascita di un’agricoltura irrigua. In seguito erano stati colonizzati anche gli altipiani, con la coltivazione della patata. Le comunità andine dividevano il suolo tra gli Ayllu, gruppi parentali allargati che ridistribuivano periodicamente la terra fra le singole famiglie in maniera equilibrata.
Spazio naturale e divisione del lavoro
Nelle comunità andine il lavoro, era diviso in funzione dello sviluppo “in verticale” del territorio (sui monti). Dalla pianura costiera ai rilievi montani vi erano quindi diversissimi ambienti, che erano altrettanto diversamente sfruttati. Il controllo di questo spazio e la fioritura della società richiedeva quindi un continuo scambio di beni, ma non esisteva il mercato, perciò questo avveniva tramite un meccanismo di regali reciproci, scambi, prestiti ecc. Costruendo inoltre così una società fortemente coesa.
L’organizzazione politica ed economica
Il periodo di maggior sviluppo dell’impero di Cuzco è avvenuto nel XV secolo, che comprese Perù, Bolivia e, alla fine del XV secolo, anche Ecuador. L’Inca aveva fatto costruire una strada da Cuzco alla principale città delle nuove conquiste, Quito, e, a sud, da Cuzco a Talca, in Cile. Su questa strada, specialmente da Quito, viaggiavano i messaggi per l’imperatore, attraverso messaggeri che, seppure corressero a piedi, erano in grado, dandosi il cambio frequentemente, di percorrere per intero i 2000 km che distanziavano le 2 città, in una settimana.