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Il continente americano: ambiente e popolazioni

Riassunto capitolo 10 paragrafi 5 e 6

Le origini dell’uomo americano


Sin dai tempi antichi, nel “Vecchio Mondo” (Africa, Asia e Europa), vi erano stati vari scambi
culturali, di bestiame, di vegetali, tecnologie ecc. Avevano formato una sorta di sistema unitario e le
scoperte archeologiche e le fonti scritte ci permettono di costruire con buona precisione le fasi della
storia di queste regioni. Discorso diverso per il “Nuovo Mondo” (le Americhe), qui il patrimonio
naturale dimostra che la storia si è sviluppata in maniera del tutto indipendente rispetto a quella del
Vecchio Mondo. La presenza dell’uomo pone un problema: Come è giunto nelle Americhe?
L’ipotesi più accreditata ci viene suggerita dalla cartina geografica, che gli uomini siano passati
dalla Siberia per lo stretto di Bering, divenuto praticabile durante le grandi glaciazioni. Altre ipotesi
concorrenti, ma complementari, sono che l’uomo sia passato per le isole Aleutine o attraverso
quelle del Pacifico. In ogni caso lo sviluppo dell’uomo americano è avvenuto per migliaia di anni
completamente isolato dal Vecchio Mondo.

L’America dei bufali e l’America del mais


Nel XV secolo Gli “indiani” delle grandi pianure nordamericane erano allo stato della caccia, della
pesca e della raccolta, con densità umane bassissime. Esistevano anche gruppi di nomadi che
seguivano le migrazioni dei Bufali. Ancora più rare erano le popolazioni delle attuali Argentina e
Brasile. L’America era però un continente tutt’altro che disabitato: Dal Messico al Perù la
rivoluzione agricola era avvenuta dal 3000 a.C., per far raggiungere, nel XV secolo, densità umane
altissime. Le ragioni di quest’espansione demografica risiedono in buona parte nella coltura del
mais, sconosciuto nel Vecchio mondo, che permette rendimenti molto elevati senza cure eccessive e
con poca forza lavoro.

Piante e animali del Nuovo mondo


Le qualità nutritive del mais sono inferiori a quelle del frumento o del riso, ma le regioni americane
avevano a loro disposizione un vastissimo patrimonio vegetale. Avevano inoltre l’albero della
gomma e il tabacco, il cotone era l’unica pianta comune sia all’America che all’Asia. Le americhe
erano molto povere dal punto di vista del bestiame, ciò fu una grave debolezza per le società
amerindie: sul piano alimentare (scarsità di proteine animali), agronomico (concimi), su quello
energetico (mancanza traini animali). Escludendo il bisonte, difficile da addomesticare e troppo a
nord per le società avanzate del Centro-America, le società centroamericane non avevano specie di
bovini, equini ecc. Solo il Perù possedeva il Lama, animale comunque molto lento e poco robusto.

Progresso e arretratezze di civiltà diverse


In questa realtà si svilupparono varie civiltà con caratteristiche comuni. Queste società erano
arrivate ad un’agricoltura evoluta, che faceva largo uso di canali e attrezzature irrigue, ma era
sconosciuto l’aratro e i semi venivano deposti in fori nel terreno. I Peruviani non conoscevano la
scrittura, gli Aztechi erano arrivati ad una forma primitiva di pittogrammi e i Maya a una scrittura
fonetica tutt’ora quasi indecifrata. Nessuna di queste civiltà conosceva la ruota. Sapevano lavorare
oro e argento, ma non conoscevano il ferro. Da questo punto di vista questi popoli erano all’età
della pietra. Nonostante tutto erano giunti a una civiltà urbana molto evoluta, con una grande
architettura monumentale, pur non conoscendo l’arco (architettonico). Le loro forme politiche erano
tipiche di una civiltà evoluta, ma non conoscevano la moneta, i Peruviani addirittura avevano una
società tale per cui facevano a meno del mercato. Nessuna civiltà aveva una flotta, né tantomeno
dominava gli spazi terrestri data la mancanza di veicoli a ruote. Tutte avevano grandi piramidi a
gradoni, complessi sistemi di misurazione del tempo, piramidi sociali rigide, religioni politeiste, una
casta sacerdotale molto importante.

Le civiltà messicane e l’impero Inca

Le civiltà più antiche


Nel XV secolo l’altopiano del Messico e delle Ande furono unificati rispettivamente dagli Aztechi e
dagli Inca. Fra le sedi più importanti delle antiche civiltà amerindie vi è la valle di Teotihuacan, nel
Messico centrale, nella quale sono stati trovati i resti di circa 4000 edifici. Fra questi vi è la
piramide a gradoni del dio Sole, alta 65m e con il lato alla base lungo 240m. L’intera area delle
residenze dei sacerdoti e dei templi misurava sui 30 kmq e rappresentava un centro di attrazione
urbana di grandi dimensioni. Continue ondate di invasori nomadi dal settentrione distrussero questa
civiltà nel suo periodo più fiorente.

L’enigma dei Maya


La civiltà Maya si sviluppò su una superficie di 320000 kmq tra lo Yucatan, il Guatemala, Belize,
parte dell’Honduras e di El Salvador. Nel periodo di maggior sviluppo l’area dei Maya aveva oltre
100 centri urbani, che erano soprattutto città-santuario, con edifici di culto, una popolazione stabile
di sacerdoti e una fluttuante richiamata nelle festività. La maggior parte di queste città si trovava in
mezzo alla foresta. Il fiorire di una tale civiltà in un ambiente tanto avverso coltivando mais, fagioli,
cacao con una tecnologia rurale primitivissima è un grande enigma. Altrettanto enigmatico è
l’abbandono totale e definitivo di queste città fra il IX e X secolo. I Maya avevano una conoscenza
dell‘astronomia elevatissima. Possedevano un anno solare più preciso di quello gregoriano. Insieme
all’anno solare c’era un anno civile di 365 giorni, diviso in 18 mesi di 20 giorni, caratterizzato dal
ritorno periodico di 5 giorni funesti. L’anno era suddiviso in 20 settimane di 13 giorni ciascuna e
questo ciclo di 260 giorni veniva a coincidere ogni 52 anni solari con quello di 365 (considerato
come un secolo). L’anno veniva diviso anche in 360 giorni, e veniva chiamato Tun, ogni 20 tun
(Katun) venivano erette delle steli con gli eventi occorsi e datate a partire da una datazione assoluta
che decorre dal 3113 a.C.

Il dominio degli Aztechi in Messico


Gli Aztechi erano uno degli ultimi popoli nomadi invasori provenienti dal nord e penetrati intorno
al XII secolo nell’altipiano messicano. Guerrieri feroci, fondarono nel XIV secolo la capitale
Tenochtitlan sul lago Tezcoco. Sorta in mezzo al lago su isole naturali e artificiali costruite su
palafitte, era una città galleggiante, le cui strade erano rappresentate da un intreccio di canali. Sulla
superficie del lago vennero creati dei giardini galleggianti variamente coltivati e irrigati per mezzo
di acquedotti, essendo l’acqua del lago troppo salmastra. Alleati con due città, gli Aztechi
cominciarono dal 1428 a sottomettere tutto l’altipiano, al tempo del loro ultimo imperatore
Montezuma II avevano il controllo di tutta la pianura del golfo del Messico.

La visione del mondo e la cultura degli Aztechi


Gli Aztechi raccolsero dalle civiltà che soppiantarono una cultura molto complessa. Fra i loro dei vi
era Quetzalcoatl, dio della sapienza, che si era allontanato dal mondo degli uomini promettendo di
tornarvi. Oltre a questo culto vi erano aspetti molto più inquietanti. Il mondo era visto in uno stato
di continua precarietà. La natura era colma di forze distruttive che andavano controllate. La
concezione del tempo vedeva un periodico ritorno catastrofi. L’orrore di un cataclisma terrorizzava
la popolazione gli ultimi 5 giorni del secolo di 52 anni, il fuoco, che veniva sempre mantenuto
acceso, veniva così, per un rito, spento e riacceso. Era di fronte al sole che gli Aztechi mostravano
la loro “incertezza”, perché il sole potesse rinnovarsi e per impedire all’ignoto di prendere il
sopravvento, infatti erano praticati continui sacrifici, anche umani, che avvenivano sulle piramidi.
Le guerre di espansioni Azteche avevano così, sì utilità economica, venivano infatti chiesti ingenti
tributi, ma servivano anche per procurare prigionieri da sacrificare al sole.

La complessa organizzazione sociale della civiltà andina


Nel XV secolo l’area andina era dominata dalla città di Cuzco, il cui signore veniva chiamato Inca.
L’impero Inca era solo uno degli ultimi arrivati dopo una lunga serie di civiltà agricole. Le civiltà
agricole peruviane sorgevano sulla costa, in un ambiente arido, ma il passaggio di parecchi fiumi
dalle Ande ha permesso la coltivazione sulle loro sponde, con la derivazioni di canali e con la
nascita di un’agricoltura irrigua. In seguito erano stati colonizzati anche gli altipiani, con la
coltivazione della patata. Le comunità andine dividevano il suolo tra gli Ayllu, gruppi parentali
allargati che ridistribuivano periodicamente la terra fra le singole famiglie in maniera equilibrata.

Spazio naturale e divisione del lavoro


Nelle comunità andine il lavoro, era diviso in funzione dello sviluppo “in verticale” del territorio
(sui monti). Dalla pianura costiera ai rilievi montani vi erano quindi diversissimi ambienti, che
erano altrettanto diversamente sfruttati. Il controllo di questo spazio e la fioritura della società
richiedeva quindi un continuo scambio di beni, ma non esisteva il mercato, perciò questo avveniva
tramite un meccanismo di regali reciproci, scambi, prestiti ecc. Costruendo inoltre così una società
fortemente coesa.

L’organizzazione politica ed economica


Il periodo di maggior sviluppo dell’impero di Cuzco è avvenuto nel XV secolo, che comprese Perù,
Bolivia e, alla fine del XV secolo, anche Ecuador. L’Inca aveva fatto costruire una strada da Cuzco
alla principale città delle nuove conquiste, Quito, e, a sud, da Cuzco a Talca, in Cile. Su questa
strada, specialmente da Quito, viaggiavano i messaggi per l’imperatore, attraverso messaggeri che,
seppure corressero a piedi, erano in grado, dandosi il cambio frequentemente, di percorrere per
intero i 2000 km che distanziavano le 2 città, in una settimana.

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