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Domenica
20 Dicembre 2015
da Rigillo e Villoresi
U L L A
R I P R O D U Z I O N E
D E I
C A P O L A V O R I
MA LA VERA ARTE
PU ESISTERE IN COPIA?
RAUL GABRIEL
a collocazione della copia
una parte dellumanit lavora
del Caravaggio a Palermo
alacremente alla sua
un evento che ritengo
inconsistenza. In questo rito
emblematico. Il fatto che
autoassolvente ci sono figuranti
un artista tra i pi corporei e
e sacerdoti della liturgia della
vibranti per la fibra stessa del
riproduzione. Curatori del
suo lavoro, pi che per il suo
salotto radical chic e vecchie
modo di rappresentare, venga
cariatidi assetate di
sostituito da una copia in un
vampirizzare la modernit nel
luogo dove lautenticit del
tentativo di ringiovanire al
simbolo imprescindibile. Il
sangue della prossima novit
riferimento ai simboli nel mio
tecnologica. A costoro dico che
caso non certamente riferito
la questione delle possibilit del
allopposizione alla mafia, verso
processo tecnologico gi
cui anche un gesto di questo
materia del passato come
tipo ha una valenza di invito a
categoria, in arte come nella
non accettare il fato, ma a
scienza, ed adatta unicamente
contrastarlo. Un parallelo mi
ad alimentare in forma
apparso immediato. In queste
compulsiva il mercato di massa.
ultime settimane qualcuno ha
Autoibernarsi in una patina
ideato unoperazione che
seriosa contemplando
sarebbe antidoto e risposta alle
estaticamente il numero di pixel
terribili devastazioni della storia
o la re-topologizzazione
e dei monumenti che Daesh sta
infinitesimale dei modelli 3D
compiendo a Palmira e dintorni.
significa nutrirsi di una catena
Loperazione consiste nel
fitta di gesti vuoti ed segno di
rifacimento in 3D di modelli dei
unirreversibile vecchiaia dello
monumenti
spirito. La
distrutti.
riproduzione
Sicuramente
non il futuro
interessante e
dellarte e tanto
lodevole sotto
meno un
il profilo della
pensiero che
documentabbia a cuore
azione, della
luomo. Forse
manifestazione
in passato ha
civile e cos via.
avuto una
Ma non si pu
centralit per
farla passare
un breve
come risposta
periodo, intesa
culturale, o
come processo,
metodo di lotta SIRIA. Le distruzioni di Palmira
non come
a chi dispone
significato.
devastazioni e
Oggi solo il
furti. Non si
futuro di un
Si sviluppa il dibattito
contrasta il
mercato
terrore
sul rifacimento in 3D di opere massificato. In
autentico con
fede e in arte
distrutte come a Palmira
la produzione
non vi nulla
Spesso sono solo scelte
di falsi. Fare
di pi insidioso
frutto
del
mercato:
si
corre
copie 3D o 2D
e per-verso
il rischio di scambiare
dei capolavori
dello scambio
autenticit e finzione. Forse tra autenticit e
opera
meglio lassenza: il "Sembra finzione. I
meritoria e
tecnicamente
simboli, le
vero!" un epitaffio
davanguardia,
opere hanno
travestito dinnovazione
ma non
una capacit
avanguardia
osmotica
nella sua accezione pi intima. I
enorme nei confronti di chi ne
monumenti purtroppo si
viene a contatto, pi o meno
possono distruggere. Ci che
cosciente. La finzione delle
non si pu distruggere il
opere trasmette falsit dei
pensiero che li incarna, che
contenuti. Le copie vanno bene
dentro essi trova punto di
per gli archivi, per i libri di testo,
incontro ma non di termine,
per la divulgazione. Il simbolo
forza generativa della vita che si
carne stessa dellincontro e non
oppone alla morte. Il rilancio
mediazione di comunicati
rispetto alla distruzione deve
stampa. Non si pu barattare il
essere in termini di generazione,
credo per la credibilit. Il
non di replicazione.
Sembra vero! epitaffio
Replicazione opportunamente
mortale che si traveste da
tarata e completamente
innovazione. Non si tratta delle
deidentificata, adattabile,
tecniche, tutte potenzialmente
compiaciuta del suo processo
incredibili fonti di espressione.
pi che del suo contenuto. Non
Si tratta dellasservimento
quello lantidoto. La copia non
rassegnato alla logica da
mimesi, non metafora, non
discount delluomo e della
nulla se non illusione. Se della
meraviglia che ha in s, per
nostra contemporaneit dovesse
farne prodotto da distributore
succedere come per le
automatico. La verosimiglianza
meraviglie storiche siriane
non un obiettivo. Lobiettivo
distrutte con bombe e bulldozer
il riversamento di vita nel gesto,
dai fanatici, non rimarrebbe
nella cultura, nella forma, nel
traccia di nulla. Perch gran
pensiero. Lattualit urgente dei
parte della contemporaneit
nostri giorni non consente una
replicante e salottieromemoria statica, celebrativa,
alternativa non ha in s alcun
autocompiaciuta del come
progetto se non la propria
rispetto al perch. Meglio
autocelebrazione, baloccandosi
lassenza autentica, che cerca la
con i gadget che il mercato
parusa di una presenza vera,
tecnologico ben lieto di offrire
della finzione anestetica di una
per la lobotomizzazione
pigrizia che da estetica diviene
politicamente corretta dei suoi
spirituale.
utenti. Forse la prima volta che
RIPRODUZIONE RISERVATA
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QUASI OTTANTENNE. Cesare Cavalleri nel suo studio. Il mensile Studi Cattolici nato nel 1956, lui lo dirige dal 1965. Auguri!
CAVALLERI
Direttore demi-sicle
ALESSANDRO ZACCURI
l record c, ma non ancora assoluto. Marted 22 dicembre Cesare Cavalleri festeggia
i cinquantanni ininterrotti alla direzione
del mensile Studi Cattolici. Mezzo secolo
non uno scherzo, ma linteressato annuncia di voler fare di meglio: Il primato
rimane a monsignor Andrea Spada, al timone dellEco di Bergamo per 51 anni. Sono determinato a superarlo. Lincrocio degli anniversari ancora pi ricco. Lanno prossimo Cavalleri
compir 80 anni, per esempio, ma la sua anche
la pi longeva tra le firme di Avvenire: Credo di essere rimasto lunico a scrivere ininterrottamente
dal 1968 dice e questo mi risulta un po strano.
Per molto tempo, nella mia vita, sono stato il pi
giovane della compagnia. Adesso invece mi ritrovo nella parte del veterano.
Nel 1965, quando il ventinovenne Cavalleri ne assume la direzione, la redazione di Studi Cattolici
si appena trasferita da Roma a Milano: La rivista era nata come bimestrale nel 1956 spiega .
Io collaboravo gi come critico letterario e, pi sporadicamente, con interventi di argomento economico. Perch la mia formazione e rimane quella: economia statistica. Nonostante tutto, il mio
immaginario ha ancora molto di matematico.
Il boom economico, il ConcilioVaticano II: il 1965
un anno di grandi speranze.
Verissimo, ma nella realt accade quello che
Stendhal descrive nella Certosa di Parma: non ci
si rende mai conto di trovarsi in un frangente storico straordinario. Era, in ogni caso, un momento
di grande fervore, anche dal punto di vista culturale. Personalmente ero rimasto molto colpito dallaffermarsi della Neoavanguardia. Tra gli effetti
positivi del Gruppo 63 va annoverato, se non altro,
lavermi convinto a non scrivere pi poesia. Milano era una citt effervescente, che dava la sensazione di una modernit mai sperimentata prima.
Cera la metropolitana e questo, per me che non
ho mai guidato lautomobile, era un simbolo di
quel tempo felice. Le frange estremiste esistevano
gi, ma si aveva limpressione che fossero facilmente controllabili. Quella che venuta in seguito stata tutta unaltra storia.
E nella Chiesa che cosa stava succedendo?
La rivista, cos come le Edizioni Ares che la pubblicano, sempre stata vicina allOpus Dei, senza
mai assumere n rivendicare la funzione di organo ufficiale. Di sicuro, per, dal Concilio Vaticano
II veniva la conferma, al pi alto livello, di una serie di istanze da sempre carissime alla spiritualit
di san Josemara Escriv de Balaguer: la chiamata
universale alla santit, la valorizzazione del laicato. Questo non poteva non renderci felici. Contestualmente, rimanendo fedeli alla scelta di restare sempre dalla parte del Papa, ci siamo subito ac-
corti di come, nel racconto dei media, stesse crescendo una sorta di Concilio parallelo, in virt del
quale si spacciavano come acquisizioni conciliari quelle che erano tuttal pi posizioni parziali e
personali. Paolo VI era intervenuto in maniera pi
che tempestiva con la celebre premessa alle Lumen
Gentium, nella quale si chiariva la posizione del Papa rispetto al Concilio, ma lequivoco proseguito per molto tempo. Se penso a certi commenti
giornalistici al recente Sinodo dei vescovi, direi che
dura tuttora.
Com cambiata in questi cinquantanni la funzione delle riviste culturali?
Le riviste, in s, non hanno mai avuto una funzione di tipo creativo. Anche le testate storiche del
primo Novecento, come Lacerba e La Voce, sono