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del suo rogo, il suo anatema. Conosceva forse, attraverso le scienze divinatorie
di cui i Templari erano a parte, lavvenire al quale erano destinati Filippo il
Bello e la sua discendenza? O le fiamme nelle quali egli si spegneva avevano
aperto al suo spirito una visione profetica?
Queste sono le domande che gli storici si sono poste pi volte e che si sar
senza dubbio poste anche il lettore del ciclo de I RE MALEDETTI.
La tragica vicenda si conclude con questo sesto volume della suddetta collana
nel quale ancora una volta fa spicco la profonda erudizione storica e la fervida
vena narrativa del Druon. Egli affresca in esso, con perizia di miniaturista, gli
avvenimenti nei quali si concretizza la catastrofe della casa regnante di Francia
ed il tragico destino del popolo francese che avrebbe dovuto soffrire ancora a
lungo, prima che si dissipasse, nel fumo di altri roghi, la maledizione del Gran
Maestro.
MAURICE DRUON
de lAcadmie franaise
I RE MALEDETTI
(LIBRO VI)
IL GIGLIO
E IL LEONE
(1328 1343)
P RO P R I E T L E T T E R A R I A R I S E RVA TA
PRIMA EDIZIONE APRILE 1962
Scan e Rielaborazione
di Purroso
QUESTO ROMANZO DI
M AU R I C E D RU O N
stato realizzato con la collaborazione di
GEORGES KESSEL
PIERRE DE LACRETELLE
MADELEINE MARIGNAC
Lautore desidera esprimere alla direzione della Biblioteca Nazionale e ai servizi degli
Archivi Nazionali di Parigi i propri ringraziamenti per gli aiuti preziosi dati al suo
lavoro.
CASA DI FRANCIA
Il re
FILIPPO VI DI VALOIS, pronipote di San Luigi, nipote di Filippo il Bello, figlio
primogenito del conte Carlo di Valois e della di lui prima moglie Margherita
dAnjou-Sicilia, 35 anni 1.
La regina
GIOVANNA DI BORGOGNA, detta la Zoppa, nipote di San Luigi, sorella del duca
Eudes IV e della defunta regina Margherita di Borgogna, 33 anni.
Il loro primogenito
GIOVANNI, duca di Normandia, futuro re Giovanni II il Buono, 9 anni.
Le ex-regine
GIOVANNA DEVREUX, figlia di Luigi di Francia, conte dEvreux, nipote di
Filippo il Bello, terza moglie e vedova di re Carlo IV il Bello, 25 anni.
GIOVANNA DI BORGOGNA, detta la Vedova, figlia di Mahaut dArtois, sposa
dellex re Filippo V il Lungo.
CASA DINGHILTERRA
Il re
EDOARDO III PLANTAGENETO, figlio di Edoardo II e di Isabella di Francia, 16
anni.
La regina
FILIPPA DI HAINAUT, secondogenita del conte Guglielmo di Hainaut e di
Giovanna di Valois, 14 anni.
La regina madre
ISABELLA
DI
I parenti del re
ENRICO
DETTO
CASA DI NAVARRA
La regina
GIOVANNA DI NAVARRA, figlia di Luigi X il Testardo e di Margherita di
Borgogna, nipote di Filippo il Bello, erede al trono di Navarra, 17 anni.
Il re
FILIPPO DI FRANCIA, conte dEvreux, figlio di Luigi di Francia e marito della
precedente, 21 anni circa.
CASA DI HAINAUT
GUGLIELMO, detto il Buono, conte sovrano di Hainaut, dOlanda e di Zelanda,
padre della regina Filippa dInghilterra.
GIOVANNA DI VALOIS, contessa di Hainaut, moglie del precedente e sorella di
re Filippo VI di Francia.
GIOVANNI
DI
CASA DI BORGOGNA
(ducato)
EUDES IV, duca-pari di Borgogna, fratello della defunta regina Margherita di
Borgogna e dellattuale regina Giovanna la Zoppa, 46 anni circa.
GIOVANNA DI BORGOGNA , sua sposa, figlia di re Filippo V il Lungo, nipote di
Mahaut dArtois, 19 anni.
CASA DARTOIS
MAHAUT, contessa-pari dArtois, vedova del conte Ottone IV di Borgogna,
madre dellex-regina Giovanna la Vedova e nonna della duchessa Giovanna di
Borgogna, 59 anni.
ROBERTO DARTOIS, conte-pari di Beaumont-le-Roger, signore di Conches,
nipote della precedente, cugino e cognato di re Filippo VI, 41 anni.
GIOVANNA DI VALOIS-COURTENAY, sorellastra di re Filippo VI, sposa di
Roberto dArtois e sempre indicata col titolo di contessa di BEAUMONT, 24
anni.
DI
GUGLIELMO
DI
DI
DI
GUGLIELMO
DI
TRYE,
BEHUCHET, ammiraglio.
GIOVANNI
IL
MATTO, nano.
DI
DI
DI
(Paul Valry)
PARTE PRIMA
I NUOVI RE
I IL MATRIMONIO DI GENNAIO
uomo che non si identificasse nel giovane re. Edoardo III si univa a tutte le
femmine del suo popolo. Ed era il suo regno tutto intero che sceglieva Filippa
come compagna. Tutti i sogni della giovent, tutte le delusioni dellet matura,
tutti i rimpianti della vecchiaia si volgevano verso di loro come altrettante offerte
sgorgate da ogni cuore. Quella sera, nelle strade buie, gli occhi dei fidanzati
avrebbero illuminato la notte, e anche le vecchie coppie indifferenti si sarebbero
riprese per mano dopo cena.
Se da tempi remoti i popoli saffollano ai matrimoni dei prncipi perch
vogliono vivere, per interposta persona, una felicit che, per il fatto di essere loro
mostrata da cos grandi altezze, sembra perfetta.
till death us do part fin quando la morte non ci separi
Ognuno si sent un groppo alla gola; lintera piazza parve emettere un
immenso sospiro di dolorosa sorpresa, quasi di riprovazione. No, non bisognava
parlare di morte in quel momento; non era possibile che quei due giovani
dovessero subire la sorte comune, non era ammissibile che fossero mortali.
and thereto I plight thee my troth e per tutto questo impegno la mia
fede.
Il giovane re sentiva respirare la folla, ma non la guardava.
I suoi occhi celesti, quasi grigi, dalle lunghe ciglia che solo in quel momento si
erano sollevate, non abbandonavano la fanciulla tonda e rubizza, imbacuccata nei
suoi velluti e nei suoi veli, alla quale rivolgeva la sua promessa.
Eppure Filippa non assomigliava affatto a una principessa da fiabe, e non era
nemmeno molto graziosa. Aveva i tratti grassocci degli Hainaut, il naso corto, il
viso coperto di macchie rosse. Il suo corpo mancava di grazie particolari, ma era
per lo meno una ragazza semplice che non cercava di simulare un atteggiamento
maestoso che non le sarebbe molto convenuto. Privata degli ornamenti regali, la si
sarebbe confusa con qualunque ragazza dai capelli rossi della sua et; come lei, se
ne incontravano a centinaia in tutte le nazioni del Nord. Ed era appunto questo
ad accentuare la simpatia della folla. Era stata eletta dalla sorte e da Dio, ma non
era molto diversa, fondamentalmente, dalle donne sulle quali avrebbe regnato.
Tutte le rosse un po grasse si sentivano promosse e onorate.
Commossa anche lei fin quasi a tremare, sbatteva le palpebre quasi non potesse
sostenere lo sguardo intenso del suo sposo. Tutto ci che le stava accadendo era
troppo bello. Tante corone intorno, tante mitre, e quei cavalieri e quelle dame che
scorgeva allinterno della cattedrale, schierati dietro i ceri come le anime nel
paradiso, e tutto quel popolo intorno Regina; fra poco sarebbe stata regina e
scelta per amore!
Ah! Come lo avrebbe coccolato, servito, adorato, quel bel principe biondo dalle
lunghe ciglia e dalle mani delicate, miracolosamente arrivato venti mesi prima a
Valenciennes, per accompagnare una madre in esilio che veniva a chiedere aiuto e
rifugio! I genitori li avevano mandati a giocare in giardino, con gli altri bambini; e
lui si era invaghito di lei, e lei di lui. Adesso, divenuto re, non laveva dimenticata.
Con quale gioia Filippa gli consacrava la propria vita! Temeva soltanto di non
essere abbastanza bella per piacergli sempre, n abbastanza istruita per poterlo
davvero aiutare.
Datemi, signora, la vostra mano destra le disse larcivescovo-primate.
E subito Filippa protese dalla manica di velluto una manina grassoccia che
present con fermezza, col palmo in avanti e le dita aperte.
Edoardo contempl con meraviglia quella stella rosa che gli si offriva.
Da un vassoio consegnatogli da un altro prelato, larcivescovo prese lanello
doro tempestato di rubini, lo benedisse e lo consegn al re. Lanello era umido
come tutto ci che veniva toccato da quella bruma. Poi larcivescovo, lentamente,
avvicin le mani dei due sposi.
In nome del Padre pronunci Edoardo posando lanello senza infilarlo
sullestremit del pollice di Filippa. In nome del Figlio dello Spirito
Santo disse, ripetendo il gesto sullindice e poi sul medio.
Infine fece scivolare lanello sul quarto dito dicendo:
Amen!
Era ormai sua moglie.
Come ogni madre che assiste al matrimonio del figlio, la regina Isabella aveva
le lacrime agli occhi. Si sforzava di pregare Dio perch concedesse al suo
bambino ogni felicit, ma pensava soprattutto a se stessa e soffriva. Questi ultimi
giorni lavevano condotta a un punto in cui cessava di essere la prima nel cuore di
suo figlio e nella sua casa. No, non che avesse molto da temere da quella piccola
piramide di velluti e di ricami che diventava in quellattimo sua nuora, n
nellautorit sulla corte, n in un raffronto di bellezza. Diritta, sottile e dorata, con
le belle trecce sollevate ai due lati di un viso chiarissimo, Isabella a trentasei anni
ne dimostrava appena trenta. Glielo aveva confermato il suo specchio, consultato a
lungo quella stessa mattina mentre si infilava la corona per la cerimonia. Eppure, a
partire da quel giorno, non era pi regina, ma soltanto regina-madre. Come
poteva essere avvenuto cos rapidamente? Come potevano ventanni di vita, per
altro attraversati da tante tempeste, essere svaniti in quel modo?
Pensava al suo matrimonio, celebrato esattamente ventanni prima, anchesso a
fine gennaio e anchesso nella bruma, ma a Boulogne, in Francia. Anche lei si era
sposata credendo alla felicit, anche lei aveva pronunciato le promesse nuziali con
tutto il cuore. Poteva sapere allora a chi la univano per favorire gli interessi dei
regni? Poteva sapere che il suo amore e la sua devozione sarebbero stati ricambiati
con odio, umiliazioni e disprezzo, che si sarebbe vista soppiantata dal letto del suo
sposo, e non da concubine, ma da uomini avidi e corrotti, che la sua dote sarebbe
stata usurpata e i suoi beni confiscati, che avrebbe dovuto fuggire in esilio per
salvare la propria vita in pericolo, raccogliere un esercito per riconquistare il
potere, e giungere infine ad ordinare lassassinio di Edoardo II, delluomo che le
aveva infilato al dito lanello nuziale?
S, era davvero fortunata la giovane Filippa, ad essere non solo sposata ma
amata!
Soltanto una prima unione pu essere totalmente pura e totalmente felice. Nulla
pu sostituirla, se fallisce: un secondo amore non raggiunge questa perfezione
cristallina: anche se solido come il marmo lo attraversano vene di colore diverso
che sono come il sangue disseccato del passato.
La regina Isabella volse lo sguardo verso Ruggero Mortimer barone di
Wigmore, il suo amante, luomo che grazie a lei quanto a se stesso governava da
padrone lInghilterra in nome del giovane re. Egli la stava fissando con le
sopracciglia corrugate, il viso severo e le braccia incrociate sul sontuoso mantello,
senza alcuna bont.
Intuisce ci che penso, si disse Isabella. Ma che uomo per darmi la
sensazione di essere in colpa appena cesso per un attimo di pensare soltanto a
lui?.
E, conoscendo la sua natura diffidente, gli sorrise sperando di placarlo. Che
poteva volere di pi? Viveva con lei come se fossero stati marito e moglie, bench
ella fosse regina e lui sposato; e Isabella aveva costretto il regno ad accettare i loro
pubblici amori. Aveva agito in modo che lui esercitasse un completo controllo sul
potere. Ora egli nominava uomini di sua fiducia a tutte le alte cariche; si era fatto
assegnare tutti i feudi degli ex-favoriti di Edoardo II; il Consiglio di reggenza
obbediva ai suoi ordini e interveniva soltanto per ratificare le sue volont. Aveva
persino convinto Isabella a rendersi vedova di propria iniziativa. Era colpa sua se
la chiamavano la Lupa di Francia! Come poteva impedire che ella vi pensasse in
un giorno di nozze, soprattutto essendo presente anche lesecutore, Giovanni
Maltravers, recentemente promosso siniscalco dInghilterra, il cui lungo viso
sinistro sbucava, dietro la spalla di Mortimer, come a ricordare il delitto?
Non era soltanto Isabella che si sentiva imbarazzata da quella presenza.
Giovanni Maltravers era stato il custode del defunto re, e la sua brusca
promozione alla carica di siniscalco lasciava intendere sin troppo chiaramente quali
servigi erano stati cos compensati. Tutti coloro per i quali lassassinio di Edoardo
II rappresentava ora una quasi assoluta certezza, lo fissavano impacciati e
pensavano che luccisore del padre avrebbe fatto meglio a non essere presente alle
nozze del figlio.
Il conte di Kent, fratello del morto, si chin verso il cugino Enrico Collotorto e
gli sussurr:
Sembra che adesso il regicidio dia il diritto di far parte della famiglia.
Edmondo di Kent batteva i denti per il freddo. Secondo lui la cerimonia era
troppo lunga, il rituale di York troppo complicato. Perch non celebrare il
matrimonio nella cappella della Torre di Londra o di qualche castello reale, invece
di fame pretesto per una festa popolare? La folla lo faceva star male. E per di pi
laver di fronte Maltravers
Collotorto, con il capo appoggiato alla spalla destra, uninfermit alla quale
doveva il suo soprannome, sussurr:
certo il peccato la pi facile via daccesso alla nostra casata. Il nostro
amico il primo a darcene una prova Ma, zitto! Ci sta guardando.
Con lespressione nostro amico egli alludeva a Mortimer, indicando cos
quanto fossero cambiati i sentimenti da quando egli era sbarcato, diciotto mesi
prima, alla testa dellesercito della regina, accolto come un liberatore.
In fondo, pensava Collotorto, la mano che esegue non pi spregevole
della testa che comanda. E Mortimer, e con lui Isabella, certo pi colpevole di
Maltravers. Ma anche noi siamo tutti un po colpevoli; abbiamo tutti calcato un
po troppo la mano quando si trattato di destituire Edoardo II. Non poteva
finire altrimenti.
Intanto larcivescovo stava porgendo al giovane re tre monete doro, su un verso
delle quali erano incisi gli stemmi dInghilterra e di Hainaut, e sullaltro una
pianticella di rose, il fiore emblematico della felicit coniugale. Queste monete
erano i denari per sposare, simbolo del doario, in redditi, terre e castelli, che lo
sposo costituiva per la propria consorte. Queste donazioni erano state gi precisate
per iscritto, il che rassicurava un po messer Giovanni di Hainaut, lo zio, il quale
vantava sempre un credito di quindici mila lire, per il soldo dei suoi cavalieri
durante la campagna di Scozia.
Prosternatevi, signora, ai piedi del vostro sposo, per ricevere i denari
disse larcivescovo alla sposa.
Tutti gli abitanti di York attendevano questo istante, curiosi di sapere se il loro
rituale sarebbe stato rispettato fino alla fine, e se era impegnativo per una regina
qualche appoggio; hai gi il nostro. E non dar retta a tuo zio di Borgogna; per
fare i propri interessi, cercher di convincerti a commettere delle sciocchezze.
Filippo reggente per te la soluzione migliore!
Cos, rinunciando definitivamente alla Navarra, Filippo di Valois disponeva gi
di due voti.
Luigi di Borbone era stato nominato duca qualche settimana prima e aveva
ricevuto in appannaggio la contea della Marche 3. Era il pi anziano della famiglia.
In caso di troppi inconciliabili dissidi sulla questione della reggenza, la sua qualit
di nipote di san Luigi poteva procurargli parecchi suffragi. E in ogni caso la sua
decisione avrebbe pesato sul Consiglio dei pari. Ma questo zoppo era anche un
vile. Mettersi in contrasto con il potente partito Valois sarebbe stata impresa per
un uomo pi coraggioso. Senza contare che suo figlio aveva sposato una sorella
di Filippo di Valois.
Roberto fece capire a Luigi di Borbone che prima si fosse schierato Con loro,
prima gli sarebbero stati confermati tutti i guadagni in terre e titoli che aveva
accumulato a forza di chinare la schiena nel corso dei regni precedenti. Tre voti.
Il duca di Bretagna, appena arrivato da Vannes, ancor prima di disfare i bagagli
vide apparire Roberto dArtois nel suo palazzo.
Filippo, vero? Sei daccordo Con Filippo, cosi pio, cos leale, si pu
essere certi di avere un buon re voglio dire un buon reggente.
Giovanni di Bretagna non poteva non essere con Filippo di Valois. Non aveva
forse sposato una sua sorella, Isabella, che adesso era morta, vero, ma di cui
non poteva non venerare la memoria? Roberto, per dare maggior forza al suo
passo, si era portato assai appresso la madre, Bianca di Bretagna, sorella maggiore
del duca, vecchia, piccola piccola, piena di rughe, rimasta ormai senza neppure
una briciola di senno, ma pronta ad acconsentire a tutti i desideri del suo
gigantesco figliolo. Giovanni di Bretagna si occupava pi degli affari del proprio
ducato che di quelli di Francia. Ebbene, s, Filippo perch no, giacch tutti
sembravano cos impazienti di eleggerlo!
Stava diventando la campagna dei cognati. Si chiamarono a rinforzo Guido di
Chtillon, conte di Blois, che non era nemmeno pari, e il conte Guglielmo di
Hainaut, che era addirittura estraneo al regno, in quanto entrambi avevano sposato
altre sorelle di Filippo. La grande parentela Valois incominciava gi ad apparire
come lautentica famiglia di Francia.
Erano i giorni in cui Guglielmo di Hainaut stava dando in moglie la figlia al
giovane re dInghilterra; daccordo, non cera nulla da obiettare. E anzi
alloccasione poteva essere una buona cosa. Ma era stata unidea eccellente quella
di farsi rappresentare alle nozze dal fratello Giovanni piuttosto che recarvisi di
persona, perch era qui, a Parigi, che si preparavano gli avvenimenti pi
importanti. Guglielmo il Buono non desiderava forse da un pezzo che la terra di
Blaton, patrimonio della corona di Francia, ma incuneata fra i suoi stati, gli fosse
ceduta? Ora, se Filippo fosse divenuto reggente, gli avrebbero dato Blaton, quasi
per nulla, un riscatto simbolico.
In quanto a Guido di Blois, era uno degli ultimi baroni che ancora conservasse
il diritto di battere moneta. Purtroppo, nonostante questo diritto, non aveva
denaro, ed era oberato di debiti.
Guido, mio amato parente, la reggenza riscatter il tuo diritto di batter
moneta. Sar la nostra prima preoccupazione.
In pochi giorni, Roberto aveva insomma compiuto un formidabile lavoro.
Vedi, Filippo, vedi diceva al suo candidato, quanto ci aiutano ora i
matrimoni combinati da tuo padre. Si dice che aver troppe figlie per le
famiglie una sventura; ma quel saggio uomo, che Dio lo abbia in gloria, ha
saputo servirsi bene di tutte le tue sorelle.
S, ma bisogner anche versare il saldo delle doti rispondeva Filippo.
Molte delle mie sorelle ne hanno finora portato soltanto un quarto
A cominciare dalla cara Giovanna, mia sposa ricord Roberto dArtois,
ma appena avremo ogni potere sul Tesoro
Fu pi difficile assicurarsi lappoggio del conte di Fiandra, Luigi di Nevers.
Egli infatti non era un cognato e non si accontentava di una terra o di un po di
denaro. Desiderava la riconquista della propria contea da cui i suoi sudditi lo
avevano scacciato. Per convincerlo, bisogn promettergli una guerra.
Luigi, cugino mio, la Fiandra vi sar resa; e con le armi, ve lo giuriamo!
Dopo di che, Roberto, che pensava a tutto, si precipit di nuovo a Vincennes
per convincere Carlo IV a completare il suo testamento.
Carlo era ormai ridotto a unombra di re, e stava sputando quei pochi
frammenti di polmoni che ancora gli rimanevano.
Ma, per quanto moribondo, si ricord proprio in quel momento di quel
progetto di crociata che suo zio Carlo di Valois gli aveva a suo tempo messo in
testa E poi si era rinunciato alla crociata e poi Carlo di Valois era morto.
Questa malattia e le sofferenze che doveva sopportare erano forse un castigo per
non aver mantenuto la promessa, e quel sangue rosso che stava versando sulle
lenzuola gli ricordava che egli non aveva preso la croce per liberare i luoghi dove
Nostro Signore Ges Cristo aveva subito la Sua Santissima Passione.
Pertanto, al fine di guadagnarsi la misericordia divina, Carlo IV volle inserire
madre, la vecchia Agnese di Francia, ultima figlia di san Luigi, morta lanno
prima, e come quella energica donna aveva saputo contrattare, allepoca della
reggenza di Filippo il Lungo, lannessione della contea di Borgogna al ducato di
Borgogna. Eudes aveva allora sposato la nipote di Mahaut dArtois, di ventisette
anni pi giovane di lui, cosa di cui aveva smesso di lamentarsi da quando ella
aveva raggiunto let atta alla consumazione delle nozze.
Appena arrivato da Digione, il primo problema che affront quando si trov a
colloquio con Filippo di Valois, fu quello della eredit dArtois.
Siamo daccordo che il giorno della morte di Mahaut, la contea dArtois
passer a sua figlia, la regina Giovanna la Vedova, e da lei in seguito alla
duchessa mia sposa? Insisto su questo punto, cugino, perch conosco le pretese
di Roberto; le ha proclamate a voce piuttosto alta!
Nella difesa dei loro diritti ereditari sulle varie regioni del regno, questi grandi
principi non si mostravano meno diffidenti e meno violenti delle nuore che si
contendono i panni e il vasellame alla morte di un povero.
Due volte sono state pronunciate sentenze che hanno assegnato lArtois alla
contessa Mahaut rispose Filippo di Valois. Se nessun fatto nuovo
interviene a sostenere le richieste di Roberto, lArtois, fratello, passer alla vostra
sposa.
Non vedete nulla che possa impedirlo?
Non vedo nulla.
Cos il leale Valois, il prode cavaliere, leroe di tanti tornei, aveva gi fatto due
promesse contraddittorie.
Tuttavia, onesto nella sua duplicit, rifer a Roberto dArtois del suo incontro
con Eudes, e Roberto lo approv pienamente.
La cosa importante disse, di ottenere il voto del borgognone, e
poco importa che egli si ficchi in testa un diritto che non possiede. Fatti nuovi,
gli hai detto? Ebbene, ne troveremo, e non ti far mancare alla tua parola.
Insomma tutto va per il meglio.
Non rimaneva che attendere lultima formalit, il decesso del re, augurandosi
che si verificasse abbastanza in fretta, fin tanto che intorno a Filippo di Valois
rimaneva riunita questa bella costellazione di prncipi.
Lultimo figlio del Re di Ferro spir la vigilia della Candelora, e la notizia del
lutto regale si diffuse a Parigi lindomani mattina insieme allodore della farina
calda che serviva a fare le frittelle.
Ogni cosa sembrava dunque svolgersi secondo il piano perfettamente
congegnato da Roberto dArtois, quando la mattina fissata per il Consiglio dei pari
arriv, su una lettiga coperta di fango, un vescovo inglese dal viso sparuto e dagli
occhi stanchi che veniva a sostenere i diritti della regina Isabella.
ventre. Un re vuoto. Non cera molta differenza, in realt, fra ci che Carlo IV era
stato da vivo e ci che era adesso, dopo le fatiche degli imbalsamatori. Bambino
tardo che sua madre chiamava il papero, marito ingannato, padre infelice
inutilmente intestarditosi attraverso tre matrimoni ad assicurarsi una discendenza,
principe debole, governato prima da uno zio e poi dai cugini, era stato soltanto la
fuggevole incarnazione dellentit reale.
In fondo al grande salone a colonne del castello di Vincennes, la sua spoglia
riposava su un letto di parata, il corpo rivestito della tunica azzurra, le spalle
coperte dal mantello regale, la testa incastrata nella corona.
Pari e baroni, riuniti allestremit opposta, vedevano brillare, illuminati da quella
foresta di ceri, i piedi calzati di tela doro.
Carlo IV presiedeva il suo ultimo Consiglio, il cosiddetto Consiglio della
Camera del Re, in quanto lo si considerava ancora re; il suo regno sarebbe
terminato ufficialmente solo lindomani, nel momento in cui il suo corpo sarebbe
sceso nella tomba a Saint-Denis.
Roberto dArtois, in attesa dei ritardatari, aveva preso il vescovo inglese sotto la
sua protezione.
In quanto tempo siete arrivato? Dodici giorni da York? Non avete perso
tempo a cantar messa per strada, messer vescovo un ritmo da messaggero!
E il vostro giovane re ha avuto nozze gaie?
Credo. Non ho potuto assistervi; ero gi in viaggio rispose il vescovo
Orleton.
E lord Mortimer era in buona salute? Un grande amico, lord Mortimer, un
grande amico, e parlava spesso di monsignor Orleton che lo aveva fatto evadere
dalla Torre di Londra una bella impresa, di cui Roberto continuava a
complimentare il vescovo.
potere temporale del regno di Francia, anzitutto per la gestione della reggenza e
poi, perch saggezza impone di prevedere, per la gestione della regalit stessa, nel
caso in cui la nobilissima regina non fosse riuscita a mettere al mondo un figlio.
Il migliore fra gli eguali, primus inter pares, quello bisognava indicare, e che
fosse anche per sangue il pi vicino alla corona. Non erano forse circostanze
analoghe quelle che avevano indotto un tempo i pari-baroni e i pari-vescovi ad
affidare lo scettro al pi saggio e al pi forte di loro, il duca di Francia e conte di
Parigi, Ugo I il Grande, fondatore della gloriosa dinastia?
Il nostro defunto sovrano, che ancora per oggi accanto a noi continu
larcivescovo abbassando leggermente la mitra verso il catafalco, ha voluto
illuminarci raccomandando nel proprio testamento alla nostra scelta il suo pi
prossimo cugino, cristianissimo e valentissimo principe, in tutto degno di
governarci e di guidarci, monsignor Filippo, conte di Valois, dAnjou e del
Maine.
Il valentissimo e cristianissimo principe, con le orecchie che gli ronzavano
dallemozione, non sapeva pi quale atteggiamento assumere. Abbassare il suo
grande naso con aria modesta, sarebbe equivalso a mostrare che egli dubitava di
se stesso e del suo diritto al trono. Rialzarlo con aria arrogante e orgogliosa
avrebbe potuto indisporre i pari. Scelse pertanto di rimanere immobile, senza
batter ciglio, e di concentrare lo sguardo sui piedi calzati doro del suo defunto
cugino.
Che ognuno si raccolga nella propria coscienza concluse larcivescovo di
Reims, ed esprima il suo parere per il bene di tutti.
Monsignor Adamo Orleton era gi in piedi.
La mia coscienza pronta disse. Sono venuto qui ad esprimere il
parere del re dInghilterra e duca di Guienna.
Conosceva bene le assemblee di questo tipo, dove tutto gi stato preparato di
nascosto, ma dove ognuno esita a compiere il primo intervento. E si era affrettato
ad assicurarsi questo vantaggio.
In nome del mio signore prosegu, debbo dichiarare che la persona
pi prossima per parentela al defunto re Carlo di Francia la regina Isabella,
sua sorella, e che pertanto la reggenza deve a lei essere affidata.
Ad eccezione di Roberto dArtois, che saspettava un intervento del genere, tutti
i presenti rimasero per un attimo sbalorditi. Nessuno, durante le trattative
preliminari, aveva pensato alla regina Isabella, nessuno aveva supposto neppure
per un attimo che ella potesse vantare la minima pretesa. Lavevano semplicemente
dimenticata. Ed eccola sorgere dalle sue brume nordiche con la voce di un
che non si discutesse soltanto della reggenza ma anche, eventualmente, della stessa
corona, se ammetteva, per non tornare su una legge ormai applicata, che le
donne non potessero regnare in Francia, allora il suo reclamo non era pi in
nome della regina Isabella, ma in nome di suo figlio, re Edoardo III, solo
discendente maschio della linea diretta.
Ma se donna non pu regnare, a maggior ragione non pu trasmettere!
disse Filippo di Valois in tono irritato.
E perch, monsignore? I re di Francia non nascono dunque da donne?
Questa risposta indusse alcuni volti ad aprirsi in un sorriso. Il grande Filippo
sembrava non aver via di scampo. In fondo, il piccolo vescovo inglese non aveva
torto! La confusa consuetudine invocata quando si era trattato di discutere della
successione di Luigi X, su questo punto non diceva verbo. Ed era logico, dato
che tre fratelli si erano succeduti al trono senza generare figli maschi, che il potere
dovesse spettare piuttosto al figlio della sorella superstite che a un cugino.
Il conte di Hainaut, sinora decisamente favorevole a Valois, incominciava a
riflettere, vedendo annunciarsi per la sua figlia un avvenire inatteso.
Il vecchio conestabile Gaucher, con le palpebre rugose quanto quelle di una
tartaruga e la mano a ventaglio intorno allorecchio, chiedeva al cognato Mille di
Noyers:
Come? Che si sta dicendo?
La piega troppo complessa che aveva preso la discussione lo irritava. Sul
problema della successione delle donne aveva una sua opinione, immutata da
dodici anni. La legge dei maschi, in realt, era stato lui a proclamarla chiamando a
raccolta i pari intorno alla formula famosa: I gigli non possono finire in mano di
donna, e la Francia troppo nobile regno per essere a femmina consegnato.
Orleton, intanto, continuava il suo discorso, cercando di renderlo persuasivo.
Invitava i pari a tenere presente loccasione, che forse i secoli non avrebbero mai
pi offerto, di unire i due regni sotto lo stesso scettro. Era infatti questo il suo
profondo disegno. Finiti i litigi incessanti, gli omaggi mal definiti e le guerre di
Aquitania di cui soffrivano entrambe le nazioni; risolta linutile rivalit
commerciale che aveva creato il problema della Fiandra. Un unico popolo, dai
due lati del mare. La nobilt inglese non era forse tutta di ceppo francese? La
lingua francese non era forse comune ai due popoli? E non erano forse numerosi
i signori francesi che possedevano, per ragioni di eredit, beni in Inghilterra,
come i baroni inglesi avevano propriet in Francia?
E va bene, dateci lInghilterra, noi non la rifiutiamo ironizz Filippo di
Valois.
Santa Chiesa.
Il cancelliere Giovanni di Cherchemont aveva preparato il documento che
avrebbe chiuso la seduta ratificandone le decisioni: non rimaneva che da scriverne
il nome. E il cancelliere tracci a grandi caratteri quello del potentissimo,
nobilissimo e temutissimo signor Filippo conte di Valois, e diede poi lettura di
quellatto, nel quale non soltanto gli si attribuiva la reggenza, ma si dichiarava che
se il figlio postumo del defunto sovrano fosse stato una femmina, il reggente
sarebbe divenuto re di Francia.
Tutti i presenti posero in calce al documento la loro firma e il loro sigillo
privato; tutti, eccetto il duca di Guienna, cio il suo rappresentante monsignor
Adamo dOrleton che rifiut dicendo:
Non ci si rimette mai difendendo i propri diritti anche quando si sa che non
possono trionfare. Lavvenire grande e nelle mani di Dio.
Filippo di Valois si era accostato al catafalco e osservava il corpo del cugino, la
corona sopra la fronte cerea, il lungo scettro doro posato accanto al mantello, gli
stivaletti scintillanti.
Tutti credettero che stesse pregando, e questo gesto gli assicur il rispetto
generale.
Roberto dArtois gli venne accanto e sussurr:
Se tuo padre vivesse, trionferebbe in questo momento il caro uomo Ma
adesso abbiamo ancora due mesi da attendere
IV IL RE TROVATO
fortuna per una coppia di povera gente mettere al mondo un aborto di questo
tipo; erano sicuri di venderlo a qualche grande signore, se non addirittura al re.
I nani infatti, nessuno si sarebbe mai sognato di dubitarne, erano esseri
intermedi fra luomo e lanimale domestico. Animali, perch si poteva mettere
loro un collare, imbacuccarli, come cani ammaestrati, in abiti grotteschi e dargli
pedate sulle natiche; uomini, perch parlavano e si prestavano volontariamente,
mediante salario e mantenimento, a questo compito degradante. Dovevano
quando glielo ordinavano, fare i buffoni, saltellare, piangere o frascheggiare
come bambini, e questo anche quando i loro capelli erano divenuti bianchi. La
loro piccola statura faceva risaltare la grandezza del padrone. Venivano trasmessi
per testamento come una propriet qualsiasi. Erano il simbolo del suddito,
dellindividuo per natura sottomesso agli altri, e appositamente creato, almeno
in apparenza, per dimostrare che la specie umana era composta di razze
diverse, alcune delle quali esercitavano sulle altre un potere assoluto.
Questa degradazione comportava anche dei vantaggi, in quanto il pi piccolo, il
pi debole e il pi deforme, veniva a trovarsi fra i meglio nutriti e i meglio vestiti.
Inoltre, questo sventurato aveva il permesso, anzi addirittura lobbligo, di dire ai
padroni della razza superiore ci che non sarebbe stato tollerato da nessun altro.
Ognuno si vedeva scaricato per interposta persona delle frasi di scherno e
persino degli insulti che ogni uomo, anche il pi devoto, indirizza mentalmente a
chi lo comanda, grazie alle tradizionali familiarit spesso assai grossolane del
nano.
Esistono nani di due tipi: quelli dal naso lungo, dal viso triste e dalla doppia
gobba, e quelli dalla faccia grossa, dal naso corto e dal torso gigantesco montato
su minuscole membra nodose. Il nano di Filippo di Valois, Giovanni il Matto,
apparteneva a questultimo tipo. La sua testa arrivava giusto allaltezza delle tavole.
Portava sonagli in cima al berretto, e abiti di seta decorati di ogni sorta di strane
bestiole.
Fu lui che un giorno si avvicin a Filippo e, volteggiando e ridacchiando, gli
disse:
Sai, sire, come ti chiama il popolo? Ti chiama il re trovato.
Il venerd santo infatti, il 1 aprile dellanno 1328, la signora Giovanna dEvreux,
vedova di Carlo IV, aveva partorito. Raramente nella storia il sesso di un bimbo fu
osservato con maggior attenzione alluscita dal ventre materno. E quando si vide
che era nata una bambina, ognuno proclam che si era espressa la volont divina
e ne prov grande sollievo.
I baroni non dovevano pi tornare sulla scelta fatta alla Candelora. E
immediatamente, in unassemblea dove soltanto il rappresentante dellInghilterra
fece udire, per principio, una voce discordante, confermarono a Filippo la
concessione della Corona.
Il popolo trasse un sospiro. La maledizione del gran maestro Giacomo di
Molay sembrava esaurita. La dinastia capetingia che da trecentoquarantun anni
aveva dato senza interruzioni quattordici re alla Francia, dei quali gli ultimi
quattro erano stati spazzati via in meno di tre lustri, era ormai estinta, per lo
meno nel suo ramo principale. In ogni famiglia, dalle pi ricche alle pi
povere, la mancanza di un maschio sempre considerata, se non una disgrazia,
almeno uninferiorit. Trattandosi poi di una famiglia reale, questa incapacit
dei figli di Filippo il Bello di generare discendenti maschi era considerata la
manifestazione palese di un castigo. Ora finalmente le cose sarebbero cambiate.
A volte i popoli sono colpiti da febbri improvvise, la cui spiegazione potrebbe
essere trovata negli spostamenti degli astri, talmente sfuggono a qualsiasi altra
spiegazione: ondate disterismo crudele, come a suo tempo la crociata dei
pastorelli o il massacro dei lebbrosi, ondate di euforia delirante, come quella che
accompagn lavvento di Filippo di Valois.
Il nuovo re aveva notevole statura e potenza muscolare indispensabile ai
fondatori di dinastie. Il suo primogenito era un maschio che aveva gi nove anni e
sembrava robusto; aveva anche una figlia, e si sapeva (le corti su questi argomenti
non fanno mai mistero) che quasi ogni notte onorava la sua alta e zoppa sposa
con un entusiasmo che gli anni non parevano diminuire.
Dotato di voce forte e sonora, non farfugliava come i cugini Luigi il Testardo e
Carlo IV, n taceva come Filippo il Bello o Filippo V. Chi poteva opporsi a lui,
chi gli si poteva opporre? Chi pensava a dar retta, nellebbrezza in cui la Francia
si trovava, alla voce di quei pochi giureconsulti pagati dallInghilterra per
Ah, che buon re colui che poneva un freno alle prepotenze degli esattori delle
imposte. I lombardi, che tanto avevano prestato a suo padre e ai quali egli stesso
tanto doveva, lo benedivano. Nessuno teneva conto che la fiscalit dei precedenti
sovrani aveva sortito a lunga scadenza benefici effetti, e che se la Francia era ricca,
se vi si viveva meglio che in qualunque altro paese del mondo, se vi si
indossavano comodi panni e magari pellicce, se cerano bagni e stufe persino nei
borghi pi sperduti, il merito spettava a qui due Filippi che avevano saputo
mettere ordine nel regno, unificare le monete e render sicuro il lavoro.
Un re un re deve essere anche saggio, luomo pi saggio del suo paese.
Filippo incominci ad assumere un tono sentenzioso per enunciare con la sua
bella voce solenni princpi in cui si riconosceva un poco lo stile del suo exprecettore, larcivescovo Guglielmo di Trye.
Noi che sempre vogliamo agire secondo ragione, diceva ogni volta che
non sapeva quale decisione prendere.
E quando aveva sbagliato strada, il che avveniva frequentemente, e si trovava
costretto a proibire ci che aveva ordinato il giorno prima, dichiarava con
altrettanta pomposit: Ragionevole cosa modificare le proprie decisioni. E
anche: In ogni cosa, vale pi prevenire che essere prevenuti, enunciava
ampollosamente questo re che in ventidue anni di regno non avrebbe fatto altro
che passare di brutta sorpresa in brutta sorpresa!
Mai un monarca sciorin da cos grande altezza tante banalit. Quando si
credeva che stesse riflettendo, in realt pensava soltanto alla frase che avrebbe
potuto formulare per far limpressione di aver riflettuto; ma la sua testa era vuota
come una noce in una brutta stagione.
Un re, un vero re, non dimentichiamolo, ha il dovere di essere coraggioso, di
essere prode e di essere fastoso! In realt Filippo aveva disposizione solo per le
armi. Non per la guerra, proprio per le armi, le giostre, i tornei. Come istruttore
di giovani cavalieri alla corte di un barone di secondaria importanza, avrebbe fatto
miracoli. Come sovrano, il suo palazzo assomigliava a un castello dei romanzi
della Tavola Rotonda, che erano molto letti in quellepoca e di cui si era nutrita la
sua fantasia. Fu tutta una serie di tornei, di feste, di banchetti, di cacce, di
divertimenti, e poi ancora di tornei con profusione di piume sugli elmi e cavalli
pi agghindati che le donne.
Filippo si occupava con molta seriet del regno unora al giorno, dopo una
giostra da cui tornava madido di sudore o un banchetto da cui usciva con la
pancia pesante e il cervello annebbiato. Il suo cancelliere, il suo tesoriere, i suoi
innumerevoli funzionari, decidevano per lui, oppure andavano a chiedere ordini a
accredit parecchie idee sbagliate: anzitutto linvincibilit del nuovo re, e poi
linutilit in guerra dei fanti. Ventanni pi tardi, Crcy 9 sarebbe stata una
conseguenza di queste illusioni.
Nellattesa, chiunque avesse bandiera, chiunque portasse lancia, persino il pi
umile scudiero, squadrava con disprezzo, dallalto della sua sella, le specie inferiori
che camminavano a piedi.
Quellautunno, verso la met del mese dottobre, la signora Clemenza
dUngheria, la sventurata regina che era stata la seconda sposa di Luigi il
Testardo, moriva a trentacinque anni nellantico palazzo del Tempio, sua
abitazione. Lasciava tanti debiti che una settimana dopo la sua morte tutto ci che
ella possedeva, anelli, corone, gioielli, mobili, biancheria, oreficeria, persino gli
utensili da cucina, vennero messi allasta a richiesta dei suoi creditori italiani, i
Bardi e i Tolomei.
Il vecchio Spinello Tolomei, arrancando, spingendo avanti il ventre, tenendo un
occhio aperto e laltro chiuso, presenzi a questa vendita in cui sei oreficibanditori, nominati dal re, facevano le perizie. E tutto ci che era stato donato alla
regina Clemenza in un anno di illusoria felicit venne disperso.
Per quattro giorni tuonarono le voci dei banditori, Simone di Clockettes,
Giovanni Pascon, Pietro di Besanon e Giovanni di Lilla:
Un bel cappello doro10, nel quale sono quattro grossi rubini balasci, quattro
grossi smeraldi, sedici piccoli balasci, sedici piccoli smeraldi e otto rubini di
Alessandria, valutato seicento lire. Venduto al re!.
Un ditale, con quattro zaffiri, tre dei quali sfaccettati e uno no, valutato
quaranta lire. Venduto al re!.
Un ditale, con sei rubini orientali, tre smeraldi sfaccettati e tre diamanti di
smeraldo, valutato duecento lire. Venduto al re!.
Una scodella dargento dorato, venticinque boccali, due vassoi, un bacile,
valutati duecento lire. Venduti a monsignor dArtois, conte di Beaumont!.
Dodici boccali dargento dorato smaltato con le insegne di Francia e
dUngheria, una grande saliera dargento dorato retta da quattro babbuini, il tutto
per quattrocentoquindici lire. Venduti a monsignor dArtois, conte di Beaumont!.
Una borsetta ricamata doro, costellata di perle e di doppie, e contenente uno
zaffiro orientale. Valutata sedici lire. Venduta al re!.
La compagnia dei Bardi acquist loggetto pi caro: un anello nel quale era
incastonato il pi grosso rubino di Clemenza dUngheria, valutato mille lire. Non
dovettero neppure pagarlo poich la somma sarebbe stata defalcata dai loro crediti,
ed erano inoltre sicuri di rivenderlo al papa che, dopo essere stato per molto
tempo loro debitore, era divenuto favolosamente ricco.
Roberto dArtois, quasi a dimostrare che boccali e arnesi per bere in genere
non costituivano il suo unico interesse, acquist per trenta lire anche una bibbia in
francese.
Abiti da cappella, tuniche e dalmatiche diventarono invece propriet del
vescovo di Chartres.
Un orefice, Guglielmo le Flament, ottenne a buon prezzo il servizio da tavola
in oro della regina defunta, che comprendeva anche una forchetta, la prima che
mai si fosse fabbricata al mondo.
Dai cavalli della scuderia si ricavarono seicentonovantadue lire. La carrozza
della signora Clemenza e quella delle sue damigelle furono egualmente messe
allasta.
E quando ogni cosa venne asportata dal palazzo del Tempio, si ebbe la
sensazione di chiudere una casa maledetta.
Sembrava davvero, quellanno, che il passato si estinguesse, come per virt
propria, per lasciare posto al nuovo regno. Il vescovo di Arras, Thierry dHirson,
cancelliere della contessa Mahaut, moriva nel mese di novembre. Era stato per
trentanni il consigliere della contessa, nonch il suo amante e il suo complice in
ogni intrigo. Mahaut stava diventando sempre pi sola. Roberto dArtois fece
nominare alla diocesi di Arras un ecclesiastico del partito Valois, Pietro Roger 11.
Tutto andava male per Mahaut, e tutto andava bene per Roberto, che veniva ad
assumere importanza sempre maggiore e accedeva man mano agli onori supremi.
Nel gennaio del 1329, Filippo VI concedeva il titolo di pari al conte di Beaumont
le Roger; Roberto diventava cos pari di Francia.
Poi, giacch il re dInghilterra non si decideva a rendere omaggio al nuovo
sovrano, si stabil di confiscare ancora una volta il ducato di Guienna. Ma prima
di mettere in atto la minaccia, si mand Roberto dArtois ad Avignone per
convincere papa Giovanni XXII a intervenire.
Roberto pass sulle rive del Rodano due settimane incantevoli. Avignone infatti,
dove affluiva tutto loro della cristianit, era divenuta, per chi amava la tavola, il
gioco e le belle cortigiane, un paese di cuccagna, retto da un papa ottuagenario
ed ascetico, tutto assorbito dal problema della visione beatifica.
Al nuovo pari di Francia furono concesse parecchie udienze dal Santo Padre;
venne dato un banchetto in suo onore nel castello pontificio, e gli si diede agio
dintrattenersi dottamente con parecchi cardinali. Ma, fedele alle tumultuose
abitudini della sua giovinezza, ebbe anche rapporti con persone di dubbia
contessa, che i suoi tre figli, Giovanni, Giacomo e Roberto, il maggiore dei quali,
a otto anni, gi prometteva di diventare grande e forte, che i suoi scudieri, i suoi
servitori e tutto il seguito che si era portato appresso da Parigi, potessero
contemplarlo in tutto il suo splendore; ma desiderava anche ammirarsi con i
propri occhi.
A tal fine aveva chiesto tutti gli specchi che si trovavano nei bagagli della sua
scorta, specchi di argento levigato, tondi come piatti, specchi a manico, specchi di
vetro su fondo di stagno, tagliati a forma di ottagono in una cornice di argento
dorato, e li aveva fatti appendere, uno accanto allaltro, alla tappezzeria della
camera in cui si trovava12. Chiss come sarebbe stato contento il vescovo di
Amiens vedendo il suo bellarazzo lacerato dai chiodi che vi erano stati conficcati!
Ma che importanza aveva? Un principe di Francia poteva pure permetterselo.
Monsignore Roberto dArtois, signore di Conches e conte di Beaumont-le-Roger
era impaziente di contemplarsi nel suo costume di pari che indossava per la prima
volta.
Si voltava, girava, avanzava di due passi, rinculava, ma non riusciva a cogliere la
propria immagine che a frammenti, come i pezzi staccati di una vetrata: a sinistra,
lelsa dorata della lunga spada e, un po pi in alto, a destra, un pezzo di petto
dove, sul giaco di seta, era ricamato il suo stemma; qui la spalla a cui era puntato
con uno scintillante fermaglio il grande mantello da pari, e quasi allaltezza del
pavimento le frange della lunga tunica rialzata dagli speroni doro; e poi, in alto, la
monumentale corona da pari a otto fioroni uguali, sulla quale aveva fatto
incastonare tutti i rubini acquistati allasta dei beni della defunta regina Clemenza.
Ora sono dignitosamente vestito dichiar. Sarebbe stato davvero un
peccato se non mi avessero nominato pari; labito mi sta veramente bene.
La contessa di Beaumont, anchessa in abito di gala, sembrava condividere solo
Dagli hortillons14 della zona arrivavano, su barche piatte spinte avanti da una
pertica sugli stretti canali, mucchi di giaggioli, di ranuncoli, di giacinti e di gigli
che venivano scaricati sulle banchine del porto fluviale prima di essere sparsi per
le strade, i cortili e le sale dove sarebbero passati i re. La citt era satura del
profumo di tutti quei fiori calpestati, di quel polline che si incollava alle suole e si
mescolava allodore acre dei cavalli e della folla.
E i viveri! E i vini! E le carni! E le farine! E le spezie! Greggi di buoi, di
montoni e di maiali venivano spinti verso i mattatoi che funzionavano in
permanenza; file interrotte di carriaggi portavano nelle cucine dei palazzi daini,
cervi, cinghiali, caprioli, lepri, e tutti i pesci del mare, gli storioni, i salmoni, le
ombrine, e i pesci dei fiumi, i lunghi lucci, le reine, le tinche, i granchi, e tutti i
volatili, i capponi pi gustosi, le oche pi grasse, i fagiani dai vivaci colori, i cigni,
i candidi aironi e i variegati pavoni. Ovunque, poi, si dava mano alle botti.
Chiunque indossasse la livrea di un signore, fosse anche lultimo dei lacch, si
dava arie di persona importante. Le ragazze perdevano la testa. I mercanti italiani
erano accorsi da ogni dove a questa favolosa fiera organizzata dal re. Le facciate
degli edifici sparivano sotto le sete, i broccati e gli arazzi appesi alle finestre in
segno di festa. Cerano troppe campane, troppe fanfare e troppe grida, troppi
palafreni e troppi cani, troppe vivande e troppi beveraggi, troppi prncipi, troppi
ladri, troppe puttane, troppo lusso e troppo oro, troppi re! Da far scoppiare la
testa.
Il regno sinebriava contemplandosi nella sua potenza, come Roberto dArtois
sinebriava contemplando se stesso davanti ai suoi specchi.
Lormet, il suo vecchio servitore, anche lui vestito di nuovo, ma un po
imbronciato in tutta quella festa oh, non per faccende gravi, ma solo perch
Gillet di Nelle assumeva troppa importanza nella casa, perch intorno al suo
padrone si vedevano continuamente facce nuove si avvicin a Roberto e gli
sussurr:
La signora che stavate aspettando qui.
Il gigante si volt di scatto.
Falla entrare rispose.
Diede una lunga strizzata docchio alla contessa, sua moglie, e poi con grandi
gesti spinse tutti verso la porta gridando:
Uscite, e mettetevi in fila in cortile.
Poi rimase solo un momento, davanti alla finestra, a guardare la folla ammassata
nelle vicinanze della cattedrale per ammirare chi vi entrava, una folla contenuta a
fatica da un cordone di arcieri. Lass le campane continuavano il loro frastuono; e
E allora?
Qualcuno ci aveva preceduti. Labbiamo trovata vuota.
Ah, che bella notizia! disse Roberto impallidendo un poco. Sono
ormai due mesi che continuate a dirmi: Monsignore posso farvi avere i
documenti che vi renderanno il possesso della vostra contea. So dove si trovano.
Datemi una terra e dei redditi e ve li porter la settimana prossima. Poi
passa quella settimana e ne passa ancora unaltra C la famiglia dHirson al
castello, non posso andarci quando sono l loro.
Ci sono andata, monsignore, ma la chiave che avevo non serviva. Abbiate un
po di pazienza e finalmente, il giorno in cui devo mostrare al re i due
documenti
Tre, monsignore: il contratto di nozze del conte Filippo vostro padre, la
lettera del conte Roberto, vostro nonno, e quella di monsignor Thierry
Meglio ancora! Tre! venite a dirmi con quellaria da stupida: Non li ho;
la cassaforte era vuota!. Pensate forse che io vi creda?
Chiedetelo a Maciot che mi ha accompagnata! Non vedete monsignore che
il mio disappunto ancora pi grande del vostro?
Un lampo cattivo e sospettoso comparve negli occhi di Roberto dArtois che,
mutando tono, chiese:
Dimmi un po, Divion, non starai per caso cercando di imbrogliarmi? Vuoi
avere di pi, o mi hai tradito per Mahaut?
Monsignore! ma che cosa immaginate? esclam la donna ormai prossima
a piangere. Quando tutte le pene e le privazioni di cui soffro le devo alla
contessa Mahaut che mi ha sottratto ci che il mio caro signor Thierry mi
aveva lasciato in testamento! Ah, le auguro tutto il male che voi potete farle, alla
signora Mahaut. Pensate, monsignore: per dodici anni sono stata lamica di
Thierry, e per questo molta gente mi ha voltato le spalle. Eppure, un vescovo
un uomo come gli altri! Ma la gente cos cattiva
La Divion ricominciava a raccontare la sua storia, che Roberto aveva gi
ascoltato almeno tre volte. Parlava in fretta. Sotto le sue sopracciglia diritte, il suo
sguardo sembrava rivolto allinterno di se stessa, come avviene a tutti gli individui
che ruminano incessantemente sui propri affari e non badano ad altro che a s.
Ovviamente, non poteva aspettarsi nulla dal marito da cui si era divisa per
andare a vivere in casa del vescovo Thierry. Ammetteva che il marito era stato
piuttosto accomodante, forse perch aveva smesso abbastanza presto di essere un
uomo Monsignore capiva certamente cosa ella volesse dire. Era stato per
metterla al riparo dal bisogno, per ringraziarla di tutti i buoni anni che lei gli
aveva dato, che il vescovo Thierry laveva inserita nel suo testamento, lasciandole
case, denaro e redditi. Ma il vescovo diffidava della signora Mahaut, che pure era
costretto a nominare sua esecutrice testamentaria.
Sempre mi ha visto di malocchio, perch ero pi giovane di lei e perch un
tempo Thierry, me lo ha confidato lui stesso, aveva dovuto passare per il suo
letto. Lui lo sapeva che mi avrebbe giocato un brutto tiro dopo la sua
scomparsa, e sapeva anche che tutti gli Hirson, che mi sono contrari, a
cominciare da Beatrice, la pi perfida, la damigella di compagnia di Mahaut,
avrebbero fatto il possibile per scacciarmi di casa e privarmi di tutto
Roberto aveva cessato di ascoltare quella inesauribile chiacchierona. Aveva
posato su una cassa la sua pesante corona e rifletteva arruffandosi i rossi capelli. Il
suo bel piano crollava. Il pi piccolo documento di prova, fratello, e subito
autorizzo la revisione dei giudizi del 1309 e del 1318, gli aveva detto Filippo VI.
Ma capisci bene che non posso farne a meno, per quanto sia desideroso di
servirti, senza perdere la faccia davanti a Eudes di Borgogna, con le conseguenze
che puoi facilmente immaginare. E lui si era vantato di poter fornire non un
piccolo documento, ma dei documenti formidabili, addirittura gli atti che Mahaut
aveva fatto sparire per usurpare leredit dArtois!
E fra qualche minuto disse, devo essere alla cattedrale per lomaggio.
Quale omaggio? domand la Divion.
Quello del re dInghilterra, diamine!
Ah! dunque per questo che c tanta gente in citt e che facevo cos fatica
a camminare.
Quella stupida, indaffarata comera nel rimasticare i suoi drammetti personali,
non vedeva niente, non si rendeva conto di niente, non si informava di niente!
Roberto si chiese se non era stato un po troppo imprudente a prestar credito ai
discorsi di quella donna, e se i documenti, la cassaforte di Hesdin, la confessione
del vescovo erano esistiti nella realt o soltanto nella sua fantasia. E Maciot il
tedesco, era stato anche lui ingannato, oppure era daccordo?
Dite la verit, donna! Voi non le avete mai viste quelle lettere!
Ma s, monsignore! esclam la Divion, accostando le due mani agli
zigomi sporgenti. stato al castello di Hirson, il giorno che Thierry si
sentito male, prima che lo trasportassero al palazzo di Arras. Giovanna mia,
mi ha detto, voglio premunirti contro la signora Mahaut come me ne sono
premunito io. Ella crede che le lettere sigillate, da lei fatte togliere dagli archivi
per derubare monsignor Roberto, siano state tutte bruciate. Ma sul fuoco ci
sono finite soltanto quelle degli archivi di Parigi, e alla sua presenza, mentre le
gli atti sigillati! Quando era ormai arrivato cos vicino a confonderla, ad ottenere
finalmente su di lei quella vittoria cui stava lavorando da ventanni, Roberto
sarebbe dunque stato costretto a rinunciarvi e perch? Per una chiave perduta
dalla concubina di un vescovo!
Ma contro i malvagi non forse lecito far uso di eguali malvagit? Bisogna
davvero essere tanto scrupolosi nella scelta dei mezzi quando si tratta di far
trionfare una causa giusta?
A pensarci bene, se Mahaut aveva in suo possesso i documenti trovati nella
cassaforte forzata del castello di Hirson anche supponendo che non li avesse
immediatamente distrutti come tutto lasciava credere non era in condizioni di
poterli mostrare, o di alludere alla loro esistenza, poich quei documenti erano la
prova della sua colpevolezza. E si sarebbe trovata davvero nei pasticci Mahaut, se
qualcuno le avesse presentato lettere perfettamente identiche a quelle scomparse!
Almeno avesse avuta tutta la giornata davanti a s, per poter riflettere, chiedere
ulteriori informazioni ma no, doveva decidere entro unora, e decidere da solo.
Vi rivedr, donna; ma non mostratevi troppo in giro, disse.
Eppure, falsificare dei documenti era un grosso rischio
Riprese la sua monumentale corona, la indoss, e diede una occhiata agli
specchi che riflettevano la sua immagine spezzettata in trenta frammenti. Poi part
per la cattedrale.
VI LOMAGGIO E LO SPERGIURO
bilancia era ancora immobile e ad ogni piatto, si era aggiunto il peso di quel falso
giuramento che si erano reciprocamente costretti a pronunciare.
Da domani saranno nominati commissari per condurre linchiesta e
illuminare la mia giustizia. Chi ha mentito sar castigato da Dio e chi ha detto il
vero consolidato nel suo diritto disse Filippo facendo cenno al vescovo di
portare via lEvangelo.
Dio non obbligato ad intervenire direttamente per punire lo spergiuro, il
Cielo pu anche rimanere muto. Le anime malvagie hanno in se stesse quanto
necessario per procurare loro le pi grandi disgrazie.
PARTE SECONDA
I I TESTIMONI
oltre la spalliera.
Sulla panca di pietra erano seduti tre personaggi: al centro, il vecchio conte di
Bouville, linterrogato, alla sua destra il cavaliere di Villebresme, commissario del
re, e dallaltra parte il notaio Pietro Tesson, che trascriveva la deposizione.
Il notaio Tesson portava un berretto da chierico su un enorme cranio a cupola
da cui scendevano ciocche di capelli lisci; aveva il naso a punta e un mento
esageratamente lungo ed affilato; il suo profilo faceva pensare al primo quarto
della luna.
Monsignore, disse, con grande rispetto, posso leggervi la vostra
testimonianza?
Fate, messere, fate rispose Bouville.
E la sua mano si diresse a tentoni verso il piccolo frutto verde e ne constat la
durezza. Il giardiniere, pens, avrebbe dovuto potare il ramo.
Il notaio si chin verso la piccola scrivania portatile che teneva sulle ginocchia e
incominci:
Il diciassettesimo giorno del mese di giugno dellanno 1329, noi, Pietro di
Villebresme, cavaliere
Re Filippo VI non aveva perduto tempo. Due giorni dopo lo scandalo di
Amiens e i giuramenti pronunciati nella cattedrale, aveva nominato una
commissione dinchiesta; e gli interrogatori erano incominciati meno di una
settimana dopo il ritorno della corte a Parigi.
e noi, Pietro Tesson, notaio del re, siamo venuti ad udire
Messer Tesson, disse Bouville siete voi lo stesso Tesson che era un
tempo addetto al palazzo di monsignore dArtois?
Lo stesso, monsignore
E adesso siete notaio del re? Benissimo, benissimo, le mie congratulazioni
il detto contratto fra le mani, e che nello stesso trattato era esplicitamente scritto
che la contea dArtois sarebbe passata per diritto ereditario al detto monsignor
Filippo dArtois e, dopo di lui, ai suoi eredi maschi, rudi dal detto
matrimonio
Bouville agit la mano:
Non ho affermato questo. Ho avuto il trattato per le mani, come gi vi ho
detto e come ho accennato a monsignor Roberto dArtois in persona, laltro
giorno quando venuto a trovarmi, ma non posso in coscienza ricordarmi di
averlo letto.
E perch, monsignore, avreste tenuto in mano il contratto, se non per
leggerlo? domand messer di Villebresme.
Per portarlo al cancelliere del mio signore e permettergli di sigillarlo; vi
vennero infatti impressi, e di questo mi ricordo bene, i sigilli di tutti i pari, fra i
quali era anche quello del mio signore, Filippo il Bello, in quanto primogenito
del sovrano.
Prendetene nota, Tesson, disse Villebresme. Tutti i pari hanno
apposto il loro sigillo Ma, anche non avendo letto il documento, sapevate,
monsignore, che leredit dArtois era assicurata al conte Filippo e ai suoi eredi
maschi?
Lho sentito dire rispose Bouville, ma non posso affermare nulla di
pi.
I modi con cui il giovane Villebresme cercava di fargli dire pi di quanto lui
sapesse lo irritavano un poco. Non era ancora nato, quel ragazzo, e suo padre
era ancora ben lungi dal generarlo, quando erano avvenuti gli avvenimenti sui
quali svolgeva la sua inchiesta! Guardateli l, questi piccoli funzionari regi, tutti
impettiti per le loro nuove cariche! Un giorno si sarebbero ritrovati anche loro,
vecchi e soli, appoggiati alla spalliera del loro giardino S, Bouville ricordava
queste clausole inserite nel contratto nuziale di Filippo dArtois. Ma quando ne
aveva sentito parlare per la prima volta? Al momento del matrimonio stesso,
nell82, oppure nel 98 quando il conte Filippo era morto per le ferite ricevute
alla battaglia di Furnes? O forse quando il vecchio conte Roberto II venne
ucciso alla battaglia di Courtrai, nel 1302, sopravvivendo cos di quattro anni a
suo figlio, e dando cos origine alla lite fra sua figlia Mahaut e suo nipote,
lattuale Roberto III?
Si chiedeva a Bouville di essere preciso su un ricordo che poteva risalire a un
momento qualsiasi in un periodo di oltre ventanni. E non erano venuti a
bombardarlo di domande soltanto il notaio Tesson e questo messer di
Villebresme, ma persino monsignor Roberto dArtois, che era stato assai cortese e
rispettoso, bisognava ammetterlo, ma parlava a voce troppo alta, si agitava molto e
in giardino calpestava i fiori con gli stivali!
Rettifichiamo allora in questi termini disse il notaio, dopo aver corretto il
testo: e che egli ebbe il detto trattato fra le mani, ma lo tenne solo per
poco tempo, e ricorda anche che fu sigillato da tutti i pari; inoltre il conte di
Bouville ci ha dichiarato di aver sentito dire, allora, che nel detto trattato era
precisamente scritto che la contea di Artois
Bouville approv chinando il capo. Avrebbe preferito che si sopprimessero
quegli allora, quei sentito dire, allora che il notaio aveva introdotto nella
sua relazione. Ma era stanco di discutere. E poi una parola davvero tanto
importante?
sarebbe passato agli eredi maschi nati dal detto matrimonio; e ha inoltre
affermato che il trattato venne collocato negli archivi della corte, e ancora
considera in fede che sia stato pi tardi sottratto dai suddetti archivi per
manovre maliziose e per ordine della signora Mahaut dArtois
Non ho nemmeno detto questo disse Bouville.
Non lavete detto in questa forma, monsignore, rispose Villebresme,
ma una conseguenza logica della vostra deposizione. Riprendiamo ci che
avete affermato. Prima di tutto che il contratto nuziale esisteva, in secondo
luogo che lo avete visto, in terzo luogo che venne collocato negli archivi
sigillato col sigillo dei dodici pari
Di nuovo Villebresme scambi unocchiata di rassegnazione con il notaio.
sigillato col sigillo dei pari ripet per far piacere al testimone.
Affermate inoltre che questo contratto escludeva dalleredit la contessa Mahaut,
e che scomparve dagli archivi, sicch non pot essere presentato al processo
intentato da monsignor Roberto dArtois a sua zia. Chi credete dunque che
labbia fatto sottrarre? Pensate sia stato re Filippo il Bello a impartire
questordine?
Era una domanda perfida. Non si era detto molte volte, che Filippo il Bello, per
favorire la suocera dei suoi due ultimi figli, aveva emesso in suo favore una
sentenza troppo compiacente? Ancora un poco e qualcuno avrebbe incominciato
a insinuare che era stato Bouville in persona a far sparire i documenti!
Non immischiate, messere, la memoria del re Filippo il Bello, mio signore,
a unazione cos malvagia rispose con dignit.
Al disopra dei tetti e delle fronde stavano suonando le campane di SaintGermain-des-Prs. Bouville pens che era lora in cui gli portavano una scodella
coscienza.
Il piccolo Pietro di Machaut, dalle grigie sopracciglia riunite al disopra del
naso, da una gamba irrigidita per una brutta caduta in torneo, continuava a far
lucidare accuratamente corazze che non avrebbe mai pi indossato. Era vanesio
quanto astioso, e ben lo sapeva Roberto dArtois che si era preso il disturbo di
andarlo a trovare due volte per sentirsi appunto raccontare di quella famosa
cavalcata dietro la carretta di messer Enguerrand.
Ebbene aveva detto Roberto, ripetete tutto questo ai commissari del re
che verranno a chiedere la vostra testimonianza sulla mia vicenda. Le opinioni
di un uomo prode quale voi siete hanno grande importanza; illuminerete il re
nella sua giustizia e vi acquisterete grande gratitudine sia da lui che da me. Non
vi hanno mai dato una pensione per i servigi resi al regno da vostro padre e da
voi stesso?
Mai
Quale ingiustizia! Mentre tanti falsi intriganti, tanti borghesi e tanti villani rifatti
si erano fatti inserire dagli ultimi sovrani nella lista dei beneficati dalla corte, come
si era potuto dimenticare un uomo di cos grande virt? Si trattava, senza alcun
dubbio, di una dimenticanza volontaria, ispirata dalla contessa Mahaut che era
sempre stata amica e complice di Enguerrand di Marigny!
Roberto dArtois avrebbe personalmente vigilato perch a questa iniquit si
ponesse rimedio.
Sicch quando il cavaliere di Villebresme, sempre affiancato dal notaio Tesson,
si era presentato nellabitazione dellex-scudiero, lo zelo di costui nel rispondere
non era stato inferiore a quello del commissario nel porre le domande.
Linterrogatorio ebbe luogo in un giardino vicino, poich secondo le norme
procedurali dellepoca, le deposizioni dovevano essere ricevute in luogo aperto e
allaria libera.
A sentire Pietro di Machaut, si sarebbe potuto credere che lesecuzione di
Marigny fosse avvenuta due giorni prima.
Insomma diceva Villebresme, voi, messere, eravate accanto alla
carretta quando ne scese messer Enguerrand per salire al patibolo?
Ci sono salito sulla carretta rispose Machaut, e per ordine di re Luigi
X ho chiesto al condannato di quali colpe di governo voleva accusarsi prima di
comparire davanti a Dio.
In realt questo incarico era stato affidato a Tommaso di Marfontaine, ma
Tommaso di Marfontaine era ormai morto da un pezzo
E Marigny continu a proclamarsi innocente di tutte le accuse che gli erano
affreschi sacri, dipinti piuttosto malamente, che avevano come colori dominanti
locra e lazzurro; quattro alte figure di santi, per ispirare fiducia, diceva il
padrone di casa. A destra, San Giorgio, che abbatteva il drago; di fronte, San
Maurizio, laltro patrono dei cavalieri, in piedi con corazza e giaco azzurro; sul
muro di fondo, San Pietro che traeva dal mare le sue inesauribili reti; Santa
Maddalena infine, patrona delle peccatrici e vestita soltanto dei suoi capelli doro
tra i quali sbucavano con una certa impudicizia le anche, occupava lultima
parete. Era soprattutto verso questultimo muro che monsignor Roberto amava
posare i suoi occhi.
Anche le travi del soffitto erano dipinte in ocra, giallo e azzurro, e
irregolarmente decorati dei blasoni dArtois, di Beaumont e di Valois.
Larredamento era costituito da tavoli ricoperti di broccati, da cofani sui quali
erano posate armi di gran pregio, e da pesanti torcieri di ferro dorato.
Roberto si alz dal suo grande scranno e restitu al notaio gli originali delle
deposizioni che aveva in precedenza scorso.
Benissimo, eccellenti documenti dichiar, soprattutto la confessione
di messer di Machaut, che sembra molto spontanea e che completa
perfettamente quella del conte di Bouville. Siete decisamente abile, messer
Tesson della Chicane, e non rimpiango di avervi innalzato alla posizione che
attualmente occupate. Dietro quel vostro viso da quaresima si nasconde pi
astuzia che nella testa vuota di tanti avvocati del Parlamento. Bisogna ammettere
che Dio vi ha dato molto posto per alloggiarvi il vostro cervello.
Il notaio ebbe un sorriso ossequioso e chin il cranio smisurato che, ricoperto
da un berretto, sembrava un enorme cavolo nero. I burleschi complimenti di
monsignor dArtois dissimulavano forse qualche promessa di carriera.
Tutto qui il bottino? Nessunaltra notizia per oggi? aggiunse Roberto.
Camera dei conti, questo s che era importante e non ammetteva rinvii! Perch
messer Andrieu e messer di Villebresme, erano due degli otto commissari invitati
a istruire il processo dArtois.
Quei commissari era stato Roberto a indicarli a Filippo VI, ed era stato lui in
pratica e sceglierli Se prendessimo Bouchart di Montmorency? Ci ha sempre
serviti con fedelt Se prendessimo Pietro di Cugnires, un uomo accorto e
tutti lo rispettano. E lo stesso aveva fatto per i notai, fra i quali quel Pietro
Tesson da ventanni legato, prima al palazzo dei Valois e poi alla casa di Roberto.
Mai Tesson si era sentito cos importante; mai era stato trattato con tanta
amichevole familiarit, colmato di tanti pezzi di stoffa per gli abiti della sua sposa,
n di tanti sacchetti doro per s. Tuttavia era stanco, perch Roberto era
estremamente esigente con chi lavorava per lui e perch la sua vitalit era
semplicemente spossante.
Prima di tutto monsignor Roberto stava quasi sempre in piedi. Camminava
senza sosta, su e gi per il suo studio, fra quelle colossali immagini di santi. E
messer Tesson non poteva decentemente sedersi alla presenza di un personaggio
cos illustre, addirittura un pari di Francia. Ma i notai sono abituati a lavorare
seduti; per cui messer Tesson faceva fatica a reggere la sua valigetta di cuoio nero,
che non osava posare sui broccati, e dalla quale estraeva uno dopo laltro i
documenti; temeva di arrivare al termine del processo con un mal di reni che gli
sarebbe durato tutta la vita.
Ho visto disse rispondendo alla domanda di Roberto, lex-podest
Guglielmo della Planche attualmente detenuto allo Chtelet. In precedenza era
andata a trovarlo la signora di Divion, e lui ha testimoniato proprio come noi ci
aspettavamo. Chiede che non dimentichiate di parlare a messer Mille di Noyers
per la sua grazia, perch in una brutta situazione e corre gravi rischi di finire
impiccato16.
Far in modo che venga rilasciato; dorma pure tranquillo. E Simone
Dourier lavete interrogato?
Non ancora, monsignore, ma gli ho parlato. pronto a dichiarare davanti ai
commissari che era presente quel giorno del 1302 in cui il conte Roberto II,
vostro nonno, poco prima di spirare, dett la lettera che confermava il vostro
diritto alla eredit dArtois.
Ah! Benissimo benissimo
Gli ho anche promesso che sarebbe stato riassunto nel vostro palazzo e che
avrebbe ricevuto da voi una pensione
Perch ne era stato scacciato? domand Roberto.
III I FALSARI
percorso sar facile e breve; si superano facilmente, anzi con un certo piacere, i
primi ostacoli; ma presto la foresta si infittisce, la strada scompare, si ramifica in
sentieri che vanno a smarrirsi nelle paludi; ad ogni passo si inciampa, si perde
terreno, si sprofonda, ci si arrabbia, si compie una lunga serie di gesti inutili,
ognuno dei quali costituisce una nuova imprudenza.
A prima vista non c nulla di pi semplice che contraffare un vecchio
documento. Un foglio di pergamena ingiallita al sole e invecchiata nella cenere, la
mano di uno scrivano assoldato e qualche sigillo da applicare sui lacci di seta:
operazioni tutte che dovrebbero esigere poco tempo e modiche spese.
Eppure Roberto dArtois aveva dovuto provvisoriamente rinunciare a far
ricostruire il contratto di nozze di suo padre. Ci non soltanto per la difficolt di
trovare i nomi dei dodici pari, ma anche perch latto doveva essere redatto in
latino e non tutti gli scrivani conoscevano la formula utilizzata a quel tempo nei
contratti di nozze principesche. Lex-cappellano della regina Clemenza dUngheria,
dotto in queste materie, tardava a comunicare le formule dapertura e di chiusura;
n si osava insistere troppo, temendo di insospettirlo.
Cera poi il problema dei sigilli.
Dite a un incisore di monete di copiarli da antiche impronte aveva detto
Roberto.
Ma gli incisori erano legati da giuramento; quello della corte, interrogato, aveva
dichiarato che non era possibile imitare esattamente un sigillo, che mai due conii
erano identici, e che la cera sigillata da un falso conio era facilmente riconoscibile
agli occhi di un esperto. In quanto ai conii originali, venivano sempre distrutti alla
morte del loro proprietario.
Bisognava dunque procurarsi degli atti provvisti delle impronte necessarie,
staccare queste impronte, il che non costituiva certo unoperazione facile, e
Monsignor Roberto era un poco impaziente, perch ormai erano stati ascoltati
tutti i testimoni, e il re, con amabile premura, aveva incominciato a chiedergli se
avrebbe presto presentato quei documenti sulla cui esistenza aveva giurato.
Ancora due giorni, ancora un giorno di pazienza; monsignor Roberto sarebbe
stato soddisfatto!
o le preoccupazioni del suo processo gliene lasciano il tempo, ama passare la fine
settimana a Ruilly, in un castello che sua moglie ha ereditato dal padre, conte di
Valois.
Prati e foreste danno a questa dimora una piacevole frescura. E Roberto vi tiene
la sua uccelliera da caccia. La famiglia numerosa, perch molti giovani nobili,
prima di essere armati cavalieri, vengono da Roberto per diventare suoi scudieri,
dispensieri o valletti di camera. Chi non riesce ad entrare nella casa del re, si
sforza di essere assunto in quella del conte di Artois, si fa raccomandare da
parenti influenti, e una volta accettato, cerca di distinguersi per il suo zelo. Tenere
la briglia del cavallo di monsignore, tendergli il guanto di cuoio sul quale si
poser il suo falcone, portare a tavola il suo coperto, rovesciare sulle sue mani
possenti la brocca dacqua prima dei pasti, equivale ad avanzare un poco nella
gerarchia dello stato; venire a scuotere il suo guanciale la mattina, per svegliarlo,
quasi come scuotere i guanciali del buon Dio, poich monsignore, su questo
sono tutti daccordo, che a corte fa il bello e il cattivo tempo.
Quel sabato dinizio settembre, ha invitato alcuni suoi amici, fra i quali messer
di Brcy, il cavaliere di Hangest, membro del parlamento, larcidiacono
dAvranches, e persino il vecchio conte di Bouville, ormai quasi cieco, che ha
mandato a prendere in lettiga. A chi era disposto ad alzarsi di primo mattino ha
offerto una piccola partita di caccia agli uccelli.
Ora i suoi ospiti sono riuniti nella sala di giustizia, dove Roberto in persona, in
abiti da campagna, se ne sta familiarmente seduto sul suo grande trono.
presente la contessa di Beaumont, sua sposa, e anche il notaio Tesson che ha
posato sul tavolo la scrivania portatile e le penne.
Miei buoni signori, amici miei, dice, ho chiesto la vostra compagnia
perch voi mi portiate consiglio.
sempre lusingata la gente quando si chiede il suo parere.
I giovani scudieri nobili offrono agli invitati le bevande di prima del pasto, i vini
aromatizzati, e fanno passare in vassoi dargento dorato confetti conditi di spezie e
mandorle sbucciate. Stanno attenti a non fare rumore n sbagli, tengono gli occhi
aperti, fanno provvista di ricordi; un giorno diranno: Cero anchio quella volta
da monsignor Roberto, e cera anche il conte di Bouville, lex-ciambellano di re
Filippo il Bello.
Roberto parla pacatamente, seriamente: una certa signora Divion, che egli
conosce appena, venuta ad offrirgli una lettera che ha avuto insieme ad altre, dal
vescovo Thierry dHirson di cui era lamichetta, confida abbassando la voce.
Naturalmente la Divion vuole denaro; queste donne sono tutte eguali! Ma il
documento sembra importante. Tuttavia, prima di acquistarlo, vuole essere sicuro
che non lo imbroglino, che la lettera sia autentica, che possa servire come prova al
suo processo, e non sia opera di un falsario fabbricata appositamente per
estorcergli denaro.
Per questo ha invitato i suoi amici, che sono persone sagge e pi esperte di lui
in fatto di scritti, a esaminare il documento.
Ogni tanto, Roberto getta unocchiata a sua moglie per essere sicuro delleffetto
prodotto. Giovanna approva con cenni impercettibili del capo; ammira la
grossolana malizia del suo sposo, e labilit di quello scaltro gigante nel fingersi
ingenuo quando vuole ingannare. Fa linquieto, il sospettoso. Gli altri non
mancheranno di approvarla una lettera cos ben fatta; e dopo averla approvata non
cambieranno pi parere, e negli ambienti della corte e del parlamento si
diffonder la notizia che Roberto ha in mano la prova del suo diritto.
Fate entrare questa signora Divion dice Roberto con aria severa.
Appare Giovanna di Divion, molto provinciale, molto modesta; dal soggolo di
lino spunta un volto triangolare dagli occhi cerchiati dombra. Non ha bisogno di
fingersi intimidita; lo davvero. Estrae da una grande borsa di tela una pergamena
arrotolata da cui pendono parecchi sigilli, e la consegna a Roberto che la spiega,
la esamina un momento e la passa poi al notaio.
Esaminate i sigilli, messer Tesson.
Il notaio verifica lattaccatura dei lacci di seta, e china sulla pergamena il suo
enorme berretto nero e il suo profilo a quarto di luna.
proprio il sigillo del defunto conte vostro nonno, monsignore dice con
aria convinta.
Controllate, miei buoni amici, dice Roberto.
Il documento passa di mano in mano. Monsignor di Brcy conferma che i
sigilli delle podesterie dArras e di Bthune sono autentici; il conte di Bouville
sembra dire:
Monsignore il vostro processo vinto.
Il notaio conclude:
e abbiamo questo sigillato con il nostro sigillo nel nostro palazzo di
Arras, il ventottesimo giorno di giugno dellanno di grazia
milletrecentoventidue.
Roberto non pu reprimere un sussulto. La contessa di Beaumont impallidisce.
La Divion, appoggiata al muro, si sente morire.
Non sono i soli ad avere inteso milletrecentoventidue. Tutte le teste si sono
voltate con sorpresa verso il notaio che d anchegli qualche segno di
disorientamento.
Avete letto milletrecentoventidue? domanda il cavaliere di Hangest.
Ma intendevate dire milletrecentodue, lanno della morte di Roberto, vero?
Messer Tesson sarebbe ben felice di potersi accusare di un lapsus; ma il
documento li, sotto i suoi occhi, e vi chiaramente scritto milletrecentoventidue.
Ora tutti chiederanno di rivederlo. Come ha potuto verificarsi una cosa simile?
Ah, immagina gi il malumore di monsignore Roberto! E lui, Tesson, in quale
imbroglio si lasciato imbarcare. Allo Chtelet finir tutta questa storia!
Fa quanto pu per riparare al disastro; bofonchia:
un errore di scrittura Ma s, naturalmente, milletrecentodue che
bisogna leggere
E subito immerge la penna nellinchiostro, raschia e cancella alcune lettere,
corregge la data.
Avete il diritto di correggere in quel modo? gli dice il cavaliere dHangest
un po sorpreso.
Ma s, messere, dice il notaio; ci sono due punti segnati sotto la
parola, ed abitudine dei notai correggere le parole mal scritte sotto le quali
sono stati segnati dei punti
Questo vero, conferma larcidiacono dAvranches.
Ma lincidente ha distrutto tutte le belle impressioni provocate dalla lettura.
Roberto chiama uno scudiero, gli comanda sottovoce di sollecitare il pranzo, e
si sforza di rianimare la conversazione:
Insomma, messer Tesson, per voi la lettera buona?
Certo, monsignore, certo, saffretta a rispondere Tesson.
E anche per voi, messer arcidiacono?
Mi sembra buona.
Forse, dice messer di Brcy in tono amichevole, dovreste farla
confrontare con altre lettere del defunto Conte dArtois dello stesso anno
E come faccio, amico mio, risponde Roberto, come faccio a
confrontare quando mia zia Mahaut conserva tutto nei propri archivi! A me il
documento sembra buono. Non sinventano simili cose! Nemmeno io sapevo
tanto, e in particolare ignoravo che Mahaut avesse rinunciato.
In quel momento si sente dal cortile uno squillo di tromba. Roberto batte le
mani.
il segnale dellacqua, messeri! Andiamo a lavarci le mani che il pranzo
pronto.
Schiumante di rabbia, camminava su e gi nella camera della contessa sua
sposa, e faceva tremare il pavimento sotto i suoi passi.
Voi lavete letta! E lha letta Tesson! E lha letta la Divion! E nessuno,
nessuno di voi riuscito a vedere quello sciagurato ventidue che rischia di far
crollare tutta la nostra costruzione!
Ma anche voi, amico mio, risponde con calma Giovanna di Beaumont,
anche voi avete letto e riletto questa lettera, e ne eravate anche molto
soddisfatto, mi sembra.
Eh s! lho letta, e nemmeno io mi sono accorto dellerrore! Leggere con gli
occhi e leggere a voce non la stessa cosa. Ma come potevo pensare che si
sarebbe commessa una sciocchezza simile? C voluto quel somaro di notaio
e quellaltro somaro che ha scritto la lettera come si chiama quello?
Rossignol? Si afferma capace di redigere un documento, vi sottrae pi
denaro di quanto ne occorra per costruire una casa, e non nemmeno in
grado di scrivere la data giusta! Lo far arrestare, quel Rossignol, e lo far
frustare a sangue!
Dovreste farlo cercare a Saint-Jacques, amico mio, dove andato in
pellegrinaggio con i vostri denari.
Al suo ritorno, allora!
Non temete che parli un po troppo forte, mentre lo frusteranno?
Roberto alz le spalle.
E fortuna che questo avvenuto qui e non durante la lettura davanti al
Parlamento! Dovreste stare pi attenta, amica mia, per gli altri documenti, e
evitare che si commettano errori di tale sorta.
La signora di Beaumont trovava ingiusto che la collera del suo sposo si
scaricasse su di lei. Deplorava lerrore quanto lui, ne era altrettanto contristata, ma
dopo tutta la fatica che aveva fatto, dopo essersi graffiata le mani a tagliare la cera
V MAHAUT E BEATRICE
strillava la contessa Mahaut. Ma come, faccio arrestare quelle due donne, che
ci avrebbero permesso di sapere tutto, e appena prese subito le rilasciano?
La contessa Mahaut, nel suo castello di Conflans sulla Senna, nei pressi di
Vincennes, aveva appena saputo che le due serve della Divion, arrestate per suo
ordine dal podest di Arras, erano state liberate. La sua rabbia era al colmo, e quei
disgraziati cui si rivolgevano, le sue maledizioni, erano rappresentati per il
momento dalla sola Beatrice dHirson, sua damigella di compagnia, sulla quale
sfogava il suo furore. Anche perch il podest di Arras era uno zio di Beatrice,
fratello minore del defunto vescovo Thierry.
Quelle meschine, signora, rispose con calma Beatrice, sono state
rilasciate per ordine del re, rappresentato da due agenti.
Suvvia! Il re se ne infischia di due serve che tengono cucina in un sobborgo
dArras! Sono state rilasciate per ordine di Roberto, che si precipitato dal re
per ottenere un mandato di scarcerazione. Si almeno preso il nome di quegli
agenti? Ci si assicurati che erano davvero ufficiali del re?
Si chiamano Maciot il Tedesco e Giovanni le Servoisier, signora, rispose
Beatrice con la stessa calma.
Due armigeri di Roberto! Lo conosco quel Maciot; uno di quelli che quel
delinquente di mio nipote sfrutta in tutte le sue malvagie imprese. E per
cominciare, come ha saputo Roberto che le serve della Divion erano state
catturate? domand Mahaut gettando uno sguardo carico di sospetto sulla
dama di compagnia.
Monsignor Roberto ha ancora molti amici nellArtois, lo sapete bene,
signora.
Mi auguro, disse Mahaut, che non ne abbia trovato anche fra le
persone che pi mi sono vicine Servirmi male gi equivale a tradirmi! E tutti
E quelle pitture, fatte nemmeno dieci anni fa! strillava indicando gli
affreschi della galleria di Conflans Quarantotto lire parigine, ho dato a
quellartista che tuo zio Dionigi aveva fatto venire da Bruxelles, e che aveva
assicurato di adoperare i colori pi fini18! Nemmeno dieci anni, eppure guarda!
Largento degli elmi sta gi scolorendosi e il fondo tutto screpolato. Lo
chiami un lavoro onesto questo?
Beatrice si annoiava. Intorno a Mahaut erano numerose persone, ma tutte pi
anziane di lei. La contessa dArtois stava ora in genere lontana dalla corte di
Francia interamente soggetta allinfluenza di Roberto. Laggi, a Parigi, a SaintGermain, intorno al re trovato, si susseguivano ininterrottamente giostre, feste e
tornei, per il compleanno della regina, per la partenza del re di Boemia, o anche
senza alcuna ragione, semplicemente per divertirsi un poco. Mahaut non ci andava
praticamente mai, limitandosi a brevissime apparizioni quando ne era costretta dal
suo rango di pari del regno. Non aveva pi let di danzare carole, n voglia di
guardare gli altri spassarsela, soprattutto in una corte dove era trattata tanto male.
Non le piaceva nemmeno pi starsene a Parigi, nel palazzo di via Mauconseil;
viveva isolata dietro le alte muraglie di Conflans, oppure a Hesdin, che aveva
dovuto far restaurare dopo le devastazioni compiute da Roberto nel 1316.
Tirannica da quando era rimasta senza amanti lultimo era stato il vescovo
Thierry dHirson, che passava dal suo letto a quello della Divion, e di qui lodio
di Mahaut per questa donna temendo di essere sorpresa da notturni malesseri,
costringeva Beatrice a dormire nella sua camera, dove ristagnavano odori di
vecchiaia, di farmacia e di cibo. Mahaut, infatti, continuava a divorare con la stessa
voracit di un tempo, colta ad ogni momento da mostruoso appetito; tende ed
arazzi puzzavano di civet, di cacciagione, di salsa allaglio. Frequenti indigestioni la
costringevano a chiamare medici, barbieri e farmacisti; alle carni marinate, si
succedevano le pozioni e le tisane calde. Ah, erano passati i bei tempi in cui
Beatrice aiutava Mahaut ad avvelenare i re!
Anche Beatrice incominciava a sentire il peso del tempo. La sua giovinezza
stava finendo. Trentatr anni let in cui tutte le donne, anche le pi perverse,
contemplano i due versanti della loro vita, pensano con nostalgia alle stagioni
trascorse, e con inquietudine a quelle a venire. Beatrice era sempre bella e ne
aveva la conferma negli occhi degli uomini, i suoi specchi preferiti. Ma sapeva
anche di non avere pi quel colore di frutto dorato che era stato la maggior
attrattiva dei suoi ventanni; gli occhi molto scuri, che quasi non lasciavano
trasparire il bianco fra le ciglia, erano meno brillanti al momento del risveglio; i
fianchi si erano un po appesantiti e la costringevano ad accomodare i suoi abiti.
Era insomma venuto il momento in cui non era pi possibile perdere tempo.
Ma come fare con questa Mahaut che la costringeva a dormire in camera sua,
come fuggire per raggiungere un amante occasionale, o per andare a mezzanotte
in qualche casa nascosta, ed assistervi a una messa nera, e trovare nella pratica del
sabba il gusto del piacere?
Cosa stai fantasticando? le url bruscamente la contessa.
Non sto fantasticando, signora, rispose Beatrice, posando su di lei il suo
sguardo torbido, penso soltanto che potreste trovare per servirvi una ragazza
migliore di me; conto infatti di sposarmi.
Era una battuta scientemente cattiva, i cui effetti non tardarono molto a farsi
sentire.
Saresti davvero un bel partito! esclam Mahaut. Oh! Si trover bene
chi ti prender in moglie; potr cercare il tuo pulzellaggio nei letti di tutti i miei
scudieri prima di trovarvi anche le sue corna!
Allet mia, signora, dopo essere rimasta tanto tempo nubile per servirvi, il
pulzellaggio pi disgrazia che virt. E ad ogni modo assai pi comune
delle case e dei beni che potrei portare in dote a un marito.
Se potrai conservarli, figlia mia! Se te li lascer quei beni! Sono stati infatti
accumulati a mie spese!
Beatrice sorrise e i suoi occhi neri di nuovo si velarono.
Oh! Signora, disse con estrema dolcezza, non toglierete certo i vostri
benefici a chi vi ha servita nelle imprese cos segrete che abbiamo compiuto
insieme!
Mahaut la fiss con odio: Questa schifosa mi ha in mano.
Beatrice sapeva quanto le era necessario ricordare a Mahaut i cadaveri regali che
stavano fra loro, i confetti del Testardo e il veleno sulle labbra del piccolo
Giovanni I e sapeva anche come sarebbe finita questa scena: con un afflusso di
sangue al viso della contessa, e con un bavaglio rosso tracciato sul suo collo
bovino.
Non ti sposerai! Ecco, ecco, vedi il male che mi fai a tenermi testa, puoi
essere contenta disse Mahaut lasciandosi cadere su una sedia. Ecco, il
sangue mi sale alle orecchie e le orecchie mi ronzano; avr ancora bisogno di
un salasso.
Non sar per caso il mangiar troppo, signora, che vi obbliga a farvi estrarre
tanto sangue?
Mangio ci che mi piace url Mahaut, e quando mi piace! Non ho
bisogno di unignorante come te per decidere cosa mi fa bene. Va a prendermi
Mahaut fiss con attenzione il volto calmo, quasi sorridente, della sua damigella
di compagnia.
Corri grossi rischi disse. Se mai Roberto venisse a saperlo
Lo so, signora, so cosa rischio, ma il pericolo non mi spaventa, disse
Beatrice, rimboccando alla contessa, che si era messa a letto, la coperta
ricamata.
Sei proprio una brava ragazza disse Mahaut. Non ti brucia troppo la
guancia?
S, signora, per servirvi
VI BEATRICE E ROBERTO
ormet laveva ricevuta alla porticina del palazzo, quella da cui entravano i
brevi risate, quello sguardo nero che brillava un attimo e subito si spegneva dietro
le lunghe ciglia ricurve, tutto questo lo turbava un poco.
Sta attento, Roberto, pensava, una famosa baldracca questa, e non credere
che te labbiano mandata per il tuo bene!.
La conosceva da un pezzo, la damigella Beatrice! Non era la prima volta che ne
veniva provocato. Ricordava come allabbazia di Chalis, uscendo da un consiglio
notturno di re Carlo IV sulle faccende dInghilterra, aveva trovato Beatrice che lo
aspettava sotto gli archi del chiostro della locanda. E tante altre volte Ad ogni
incontro, lo stesso sguardo puntato nei suoi occhi, lo stesso ondeggiare dei
fianchi, lo stesso ansimare del petto. Roberto non era uomo che si sentisse legato
alla fedelt coniugale; un tronco dalbero provvisto di sottana sarebbe stato
sufficiente per farlo uscire dal retto cammino. Ma questa ragazza, che era legata a
Mahaut e disposta a compiere per lei qualsiasi cosa, gli aveva sempre ispirato
prudenza.
Bella mia, siete certamente una sgualdrina, ma forse siete anche saggia. Mia
zia crede di vincere la causa; ma voi, che avete un cervello pi fino, sapete gi
che finir per perdere. E pensate che il buon vento cesser di soffiare dalle parti
di Conflans e che sarebbe questo il momento di mettersi in buona luce con
quel monsignor Roberto di cui si tanto sparlato, al quale si tanto nuociuto,
e la cui mano nel giorno della vendetta rischia di essere troppo pesante. Non
cos?
Camminava su e gi per la stanza come era sua abitudine. Indossava un giaco
corto, attillato sulla pancia e gli enormi muscoli delle cosce, tendevano la stoffa
delle sue brache. Beatrice, attraverso le ciglia, non cessava di squadrarlo, dalla rossa
chioma fino agli stivali.
Quanto deve pesare! pens.
Ma non basta un sorriso ad ottenere i miei favori, sappiatelo,
continuava Roberto. A meno che non abbiate gran bisogno di denaro e dei
segreti da vendermi! Io so compensare chi mi serve, ma sono spietato con chi
vuole truffarmi!
Non ho nulla da vendervi, monsignore.
Allora, damigella Beatrice, nel vostro interesse e per il vostro bene, sappiate
che vi converr star lontana dalle porte del mio palazzo, qualunque sia il
pretesto che vi induce ad avvicinarvisi! Le mie cucine sono ben sorvegliate, i
miei piatti e i miei cibi vengono regolarmente assaggiati prima che me ne serva!
Beatrice si pass la punta della lingua sulle labbra, come se gustasse un
saporoso liquore.
Mauconseil, proprio accanto a quello della contessa dArtois, un palazzo che aveva
ampliato acquistando la casa di un vicino di nome Giuliano Bonnefille. Fu questa
casa, ricevuta in eredit, che Beatrice propose a Roberto dArtois come sede dei
loro incontri.
La prospettiva di divertirsi con la dama di compagnia di Mahaut, accanto al
palazzo di Mahaut, in una casa pagata con i denari di Mahaut, e che, per di pi,
si chiamava ancora casa Bonnefille, era tale da soddisfare la naturale tendenza di
Roberto al grottesco. A volte il destino propone svaghi di tal genere
Eppure Roberto, in un primo tempo, ne us solo con estrema prudenza.
Bench anchegli possedesse nella stessa strada un palazzo, dove non risiedeva, ma
che poteva sempre servirgli a giustificare la sua presenza nelle vicinanze, preferiva
recarsi a casa Bonnefille solo dopo il tramonto. In quei quartieri vicini alla Senna,
con vie strette e ingombre di una folla fitta e lenta, un principe come Roberto
dArtois, cos riconoscibile per la statura e per gli scudieri che lo scortavano, non
poteva passare inosservato. Roberto attendeva dunque il crepuscolo. Si faceva
sempre accompagnare da Gillet di Nelle e da tre servitori, scelti fra i pi discreti e
soprattutto fra i pi forti. Gillet era il cervello della scorta, e i tre atleti dai pugni di
macellai stavano di guardia alle porte di casa Bonnefille, senza livrea, come
sfaccendati qualsiasi.
Durante le prime visite, Roberto rifiut di bere il vino aromatizzato che
Beatrice gli offriva. La donzella pu essere stata incaricata di avvelenarmi,
pensava. Solo a malincuore si spogliava della sopravveste foderata di una fitta
maglia di ferro; e nemmeno nei momenti del piacere distoglieva mai lo sguardo
dalla cassa sulla quale aveva posato la daga.
Beatrice si compiaceva di scorgere in lui simili timori. Ma come, lei piccola
borghese dellArtois, lei, ragazza ancora nubile a trentanni suonati, lei che era
passata fra lenzuola di ogni sorta, poteva ispirar timore a un simile colosso, a un
cos potente pari di Francia?
Per lei inoltre, per lei soprattutto, lavventura aveva il fascino della perversit.
Nella casa di suo zio il vescovo! E con il nemico mortale della signora Mahaut,
alla quale, per giustificare le proprie assenze, Beatrice doveva continuamente
raccontare nuove bubbole La Divion era reticente non avrebbe ceduto
subito e sarebbe stata una pazzia versarle una forte somma in cambio della
quale avrebbe potuto vendere soltanto una grossa bugia No, bisognava vederla
spesso, estirparle poco alla volta, i resoconti degli intrighi del malvagio monsignor
Roberto, indurla a svelare i nomi dei testimoni compiacenti, e poi verificare le sue
parole, andare a trovare messer Juvigny al Louvre o Michelet Guroult, il
servitore del notaio Tesson. E per compiere tutto questo ci voleva tempo, e fatica,
e denaro Avrei davvero bisogno, signora, di dare una pezza di stoffa a quello
scrivano per sua moglie; servir a sciogliergli la lingua. Mi autorizzate a prendere
due lire?.
E quale piacere guardare negli occhi la signora Mahaut, sorriderle e pensare:
Meno di dodici ore fa, mi offrivo completamente nuda al vostro signor nipote!
Nel vedere la sua damigella di compagnia che si dava tanto da fare per esserle
utile, Mahaut la strapazzava meno, le mostrava nuovamente affetto e non le
lesinava complimenti. Per Beatrice era unoccupazione doppiamente raffinata
beffare Mahaut mentre dedicava gran parte della sue energie a conquistare
Roberto. Perch per conquistare un uomo non basta passare unora con lui nello
stesso letto, come per diventare padrone di una bestia feroce, non basta
comperarla e tenerla in gabbia.
Il possesso non costituisce potere.
Si diventa completamente padroni di una bestia feroce solo quando talmente
domata che basta il suono della voce per tenerla calma e costringerla a rinfoderare
gli artigli, e uno sguardo le serve da gabbia.
Le diffidenze di Roberto erano per Beatrice altrettanti artigli da limare. In tutta
la sua carriera di cacciatrice mai aveva avuto occasione di affrontare un simile capo
di selvaggina, cos grosso e di cos cattiva reputazione da essere ormai passato in
proverbio. Si arrivava quasi a fare il nome di Roberto dArtois per metter paura ai
bambini.
Il giorno in cui Roberto accett dalla mano di Beatrice una coppa di
grenache20, fu il giorno della sua prima vittoria. Avrei potuto metterci del veleno,
e lui lo avrebbe bevuto.
E quando una volta, come lorco delle fiabe, saddorment, ella prov
finalmente un sentimento di trionfo. Sul collo del gigante era una linea ben precisa
nel punto ove si chiudeva labito o la corazza; il colore mattone del viso,
abbronzato allaria aperta, sinterrompeva bruscamente e, sotto, incominciava la
pelle bianca, chiazzata da macchie rosse e coperta sulle spalle da peli rossi come
setole di maiale. A Beatrice questa linea sembrava tracciata per il filo di una scure.
I capelli color rame, arricciati in boccoli sulle guance, si erano spostati
scoprendo un orecchio piccolo, delicato, infantile, commovente. Si potrebbe,
pensava Beatrice, affondare un ferro in questo piccolo orecchio sino a
raggiungere il cervello.
Qualche minuto dopo, egli si svegli di soprassalto, profondamente inquieto.
Visto, monsignore, che non ti ho ucciso? disse lei ridendo.
La sua risata metteva a nudo una gengiva rosso scura.
Come per ringraziarla, ricominci la danza. Doveva ammettere che lei lo
assecondava bene, inventiva, sorniona, poco controllata, mai restia, e pronta a
urlare a gran voce la sua gioia. Roberto, che avendo alzato gonne di ogni tipo, di
seta, di lino o di canapa, si riteneva gran maestro di puttanaggio, doveva
riconoscere di aver trovato una partner pi in gamba di lui.
Se nei sabba, amica mia, le diceva, che hai imparato tutte queste
galanterie, dovrebbero mandarvi un maggior numero di vergini!
Beatrice infatti gli parlava spesso del sabba e del Diavolo. Questa ragazza in
apparenza pigra e molle, dal passo ondeggiante e dalla parola strascicata, rivelava
solo a letto la sua vera violenza, e i suoi discorsi si facevano incalzanti e animati
solo quando parlava di diavoli o di stregoneria.
Perch non ti sei mai sposata? le domandava Roberto.
Non ti devono essere mancati pretendenti, soprattutto se hai fornito loro questi
assaggi prematrimoniali
Perch il matrimonio si fa in chiesa, e la chiesa non mi piace.
Inginocchiata sul letto, con le mani sulle ginocchia e unombra nel cavo del
ventre, Beatrice, diceva:
Devi capire, monsignore, che i preti e i papi di Roma e di Avignone non
insegnano la verit. Non esiste un solo Dio, ce ne sono due, quello della luce e
quello delle tenebre, il Principe del Bene e il Principe del Male. Prima della
creazione del mondo, il popolo delle tenebre si ribellato al popolo della luce,
e i vassalli del Male, per poter veramente esistere, poich il male nulla e
morte, hanno divorato una parte dei princpi del bene. E poich le due forze
del Bene e del Male erano in loro, hanno potuto creare il mondo e generare gli
uomini in cui i due princpi sono mescolati e sempre in lotta, e in cui il male
che vince, poich lelemento naturale della stirpe originaria. E si capisce che
esistono due princpi dal fatto che esistono luomo e la donna, fatti come te e
come me, in modo diverso continu lei con un sorriso avido. Ed il
male che sollecita i nostri ventri e li spinge a unirsi Ora la gente in cui la
natura del Male pi forte della natura del Bene, deve onorare Satana e fare un
patto con lui per essere felice e trionfare nei suoi affari; per tutti costoro il
Signore del Bene il vero nemico.
Questa strana filosofia, che puzzava parecchio di zolfo e nella quale
sopravvivevano frammenti mal digeriti di manicheismo, elementi impuri delle
dottrine catare, mal trasmessi e mal compresi, era allora pi diffusa di quanto non
credessero le persone al potere. Beatrice non costituiva uneccezione, ma a
Roberto, il cui spirito non aveva mai sfiorato problemi di tal genere, schiudeva le
porte di un mondo misterioso; e soprattutto lo impressionava per il fatto di udire
simili ragionamenti dalla bocca di una donna.
Hai pi cervello di quanto avrei creduto. Chi ti ha insegnato queste cose?
Degli ex-templari rispose lei.
Ah, i templari! Certo, sapevano molte cose
E voi li avete distrutti!
Non io, non io! esclamava Roberto. Filippo il Bello e Enguerrand, gli
amici di Mahaut Ma Carlo di Valois e io ci eravamo opposti alla loro
distruzione
Sono rimasti potenti per opera di magia; tutte le sventure capitate da allora
al regno sono state provocate dal fatto che i templari hanno stretto con Satana
dopo che il papa li aveva condannati
Le sventure del regno, le sventure del regno diceva Roberto poco
convinto. Ho limpressione che qualcuna sia opera pi di mia zia che del
diavolo. stata lei infatti a liquidare mio cugino il Testardo e poi suo figlio
Per caso non gli avresti dato una mano anche tu?
Egli le rivolgeva spesso questa domanda, ma ogni volta Beatrice evitava di
rispondere. Oppure sorrideva vagamente come se non avesse inteso; o anche
rispondeva a sproposito.
Mahaut non sa non sa che ho fatto un patto con il diavolo se no certo
mi scaccerebbe
E subito incominciava un rapido discorso sul suo tema favorito, la messa nera,
il contrario, la negazione della messa cristiana, che doveva essere celebrata a
mezzanotte, in un sotterraneo, preferibilmente accanto a un cimitero; lidolo aveva
una testa a due facce e si distribuivano ostie nere che venivano consacrate
apita che tutta una macchinazione preparata per lungo tempo sia
virt fisiche e intellettuali che le rendono superiori, per diritto naturale, a tutte le
altre. Le dame imperiali di Roma e di Costantinopoli, a quanto raccontavano i
romanzi dei menestrelli, non erano tutte nate sui gradini di un trono. Nella societ
dei grandi di questo mondo, sdraiandosi che una donna fa pi facilmente
strada
Per lasciarsi convincere, Beatrice ci mise il tempo necessario ad essere ben certa
della sua presa su colui che voleva dominare lei. Per convincerla Roberto dovette
impegnarsi sino in fondo, garantirle cento volte che sarebbe entrata nel suo
palazzo, enumerarle i titoli e i privilegi di cui avrebbe goduto e le terre che le
avrebbe donato S, allora, poteva forse indicargli un mago che, piantando aghi
su una statuetta di cera ben lavorata e pronunciando certi scongiuri, avrebbe svolto
azione letale su Mahaut. Ma continuava a fingere esitazioni e scrupoli: Mahaut
non era forse la benefattrice sua e di tutta la famiglia di Hirson?
Fibbie doro e fermagli di pietre preziose vennero ad appendersi al suo collo;
Roberto stava imparando gli usi della galanteria. Accarezzando con una mano il
gioiello che le aveva appena regalato, Beatrice diceva che, perch lo scongiuro
riuscisse, il mezzo pi rapido e sicuro consisteva nel prendere un bambino di
meno di cinque anni, fargli inghiottire unostia bianca, tagliargli la testa e lasciar
gocciolare il sangue su unostia nera da far mangiare in seguito, con qualche
sotterfugio, allammaliato. Non sarebbe stato difficile trovare un bambino di meno
di cinque anni; quante famiglie povere, sovraccariche di figli, avrebbero accettato
di venderne uno, senza che fosse necessario dir loro per quale scopo!
Roberto arricciava il naso: troppe complicazioni per un risultato troppo incerto.
Preferiva un buon veleno, un semplice veleno, che si somministra e che compie la
sua opera.
Infine Beatrice parve lasciarsi convincere, per devozione a quel diavolo che
adorava, per limpazienza di vivere accanto a lui nel palazzo dArtois, per la
speranza di vederlo parecchie volte al giorno. Per lui era pronta a tutto. Si era
procurata gi da una settimana una tale provvista di arsenico bianco da poter
sterminare lintero quartiere, quando Roberto credette di trionfare convincendola
ad accettare cinquanta lire per acquistarne un poco.
Ora bisognava attendere una occasione favorevole. Beatrice fece presente a
Roberto che Mahaut era circondata da medici che accorrevano alla minima
indisposizione della signora; le cucine erano sorvegliate e i coppieri diligenti
Non era certo un compito facile.
Poi, bruscamente, Roberto cambi parere. Aveva avuto un lungo colloquio con
il re, che, avendo ricevuto il rapporto dei commissari che avevano cos ben
lavorato sotto la direzione del querelante pi che mai convinto del buon diritto
del cognato, non chiedeva che favorirlo; e, per evitare un processo il cui esito era
indubbiamente certo, ma le cui risonanze non potevano non essere sgradevoli per
la corte e per tutto il regno, aveva stabilito di mandare a chiamare Mahaut per
indurla a Rinunciare allArtois.
Non accetter mai disse Beatrice, lo sai meglio di me, monsignore.
Proviamo, comunque. Se il re riuscisse a farle sentire ragione, non sarebbe
forse la soluzione migliore?
No: la soluzione migliore il veleno.
Leventualit di una sistemazione amichevole non avrebbe affatto giovato a
Beatrice; avrebbe per lo meno rimandato di qualche tempo il suo ingresso nel
palazzo di Roberto, costringendola a rimanere dama di compagnia della contessa
fino allo sua morte, Dio sa quando! Adesso era Beatrice che voleva affrettare le
cose: gli ostacoli e le difficolt che lei stessa aveva sollevato non la spaventavano
pi. Loccasione favorevole? Ne aveva parecchie ogni giorno, se non altro quando
portava alla contessa Mahaut le sue tisane o le sue medicine
Ma il re lha invitata a recarsi fra tre giorni a Maubuisson! insisteva
Roberto.
Alla fine i due amanti arrivarono a un accordo: o Mahaut avrebbe accettato la
proposta di rinunciare allArtois, e allora lavrebbero lasciata in vita; oppure
avrebbe rifiutato e, in tal caso, quello stesso giorno, Beatrice le avrebbe
somministrato il veleno. Quale migliore occasione? Mahaut colpita da un
malessere appena lasciata la mensa del re! Chi avrebbe potuto sospettare
questultimo di averla fatta assassinare, o, pur sospettandolo, avrebbe osato dirlo?
Filippo VI aveva proposto a Roberto di presenziare allincontro di
conciliazione: ma Roberto rifiut.
Sire, fratello mio, le vostre parole otterranno pi facilmente effetto se io non
ci sar; Mahaut mi odia molto e la mia presenza rischierebbe di accrescere la
sua ostinazione, anzich convincerla a sottomettersi.
Lo pensava davvero, ma voleva anche, con la sua assenza, sottrarsi a qualsiasi
accusa eventuale
Tre giorni dopo, il 23 ottobre, la contessa Mahaut, sballottata nella sua grande
lettiga tutta d oro e decorata dalle anni gentilizie dArtois, avanzava sulla strada di
Pontoise. Laccompagnava la sola figlia superstite, la regina Giovanna, vedova di
Filippo il Lungo. Beatrice sedeva di fronte alla padrona su uno sgabello di panno.
Cosa credete voglia proporvi il re? diceva Beatrice.
Se un compromesso, scusatemi se mi permetto di darvi un consiglio, ma vi
invito a rifiutarlo. Fra poco vi presenter tutte le prove contro monsignor Roberto.
La Divion finalmente pronta fornirci di che confonderlo.
Perch non la porti un po da me questa Divion che ti divenuta cos amica
e che io non vedo mai? disse Mahaut.
Non possibile, signora; teme per la sua vita. Se monsignor Roberto lo
sapesse, non le lascerebbe pi la possibilit di sentir messa la mattina dopo.
Persino io ricevo le sue visite solo di notte a casa Bonnefille, e la vedo sempre
arrivare scortata da parecchi servitori che la sorvegliano continuamente. Ma
rifiutate con decisione, signora, rifiutate!
Giovanna la Vedova, in abito bianco, guardava sfilare il paesaggio e taceva. Apr
bocca soltanto quando apparvero in lontananza i tetti aguzzi di Maubuisson, al di
l delle masse fulve della foresta, e per dire:
Vi ricordate, madre mia, quindici anni fa
Quindici anni fa, su questa stessa strada, in abito di bigello e con il capo rasato,
ella urlava la sua innocenza nella nera carretta che la conduceva verso Dourdan. E
unaltra carretta dello stesso colore portava sua sorella Bianca e sua cugina
Margherita di Borgogna a Chteau-Gaillard Quindici anni!
Era stata graziata e aveva ritrovato laffetto del suo sposo. Margherita era morta
e Luigi X era morto Giovanna non aveva mai fatto domande a Mahaut sulle
circostanze della scomparsa del Testardo e del piccolo Giovanni I E Filippo il
Lungo era divenuto re per sei anni, ed era morto a sua volta. Giovanna non aveva
limpressione di essere la stessa persona che quindici anni prima aveva vissuto
latroce giornata di Maubuisson, n quella che era stata consacrata regna di
Francia a Reims, n quella che si trovava in quel momento su quella lettiga. Il
solo elemento di continuit era rappresentato da questa madre imponente e
autoritaria, che laveva sempre dominata e alla quale, sin da quando era bimba,
aveva paura di rivolgere la parola.
Anche Mahaut ricordava
E sempre per colpa di quel maledetto Roberto disse.
Era stato lui a combinare tutta la faccenda con quella schifosa di Isabella i cui
affari, a quanto mi dicono, non vanno tanto bene per il momento, come del resto
quelli di Mortimer di cui la puttana. Saranno tutti puniti un giorno!
Ognuna seguiva i propri pensieri.
Ora invece li ho i capelli e ho le rughe mormor la regina vedova.
Avrai lArtois, figlia mia, disse Mahaut posandole una mano sul
ginocchio.
Beatrice contemplava la campagna e sorrideva alle nubi
cognato, significa proprio che non molto sicuro dei suoi titoli e preferisce, da
quel mariuolo che , pagare una rendita di quarantamila lire annue piuttosto che
mostrare i suoi documenti falsi!.
Rifiuto, sire e cugino, disse poi di spogliarmi cos del mio; siccome
lArtois mi appartiene, la vostra giustizia mi permetter di conservarlo.
Filippo VI la fiss al di sopra del suo grande naso. Questa ostinazione nel
rifiuto era forse dettata a Mahaut da un sentimento dorgoglio, oppure dal timore,
cedendo, di accreditare tutte le accuse Filippo, come ultimo compromesso,
aveva anche una soluzione di ricambio: Mahaut avrebbe conservato la contea, i
titoli e i diritti, nonch la corona di pari, vita natural durante, ma avrebbe istituito,
davanti al re, con un atto ratificato dai pari, suo nipote Roberto erede dellArtois.
Onestamente non aveva nessun motivo di opporsi a questa soluzione; il suo solo
figlio maschio le era stato ben presto rapito da Dio; sua figlia, qui presente, era
fornita di un doario di regina; sua nipote signoreggiava, attraverso il matrimonio,
sullenorme ducato di Borgogna. Poteva forse Mahaut sperare di pi? In quanto
allArtois sarebbe tornato un giorno al suo naturale destinatario.
Potete negare, cugina, che se vostro fratello, il conte Filippo, non fosse
morto prima di vostro padre, vostro nipote sarebbe oggi il signore della
contea? Cos entrambi potrete salvare lonore e io dar alla contesa che vi
oppone una soluzione onesta.
Mahaut strinse le mascelle e scosse il capo in segno di diniego.
Allora Filippo VI si mostr piuttosto irritato e fece affrettare la conclusione del
pasto. Poich Mahaut assumeva questa posizione, poich gli rivolgeva loffesa di
respingere il suo arbitrato, si sarebbe presentata al processo e peggio per lei!
Non vi invito ad alloggiare qui, cugina, disse, subito dopo essersi lavato
le mani, non credo che soggiornare nella mia corte sia per voi gradevole.
Era la disgrazia, chiaramente espressa.
Prima di rimettersi in cammino, Mahaut and per convenienza a versare
qualche lacrima sulla tomba di sua figlia Bianca, nella cappella dellabbazia. Era
stata lei, nel suo testamento, a decidere di essere seppellita qui22.
Ah! disse, Maubuisson non ci ha certo portato fortuna. Ma per
dormirvi morta che importanza ha?
Durante tutto il viaggio di ritorno, non cess di manifestare la sua collera.
Lo avete sentite quel grosso balordo che la mala sorte ci ha dat per re?
Rinunciare allArtois, cos, tranquillamente, solo per fargli piacere! Nominare
mio erede quel grosso verme di Roberto! Preferirei mi si disseccasse la mano
piuttosto che accettare una cosa simile! Ah, deve esserci stato fra loro un lungo
al letto di Mahaut e sollev la cortina di arazzi che veniva chiusa per la notte. La
veilleuse appesa al baldacchino diffondeva una debole luce azzurrina. Beatrice era
in camicia e teneva in mano un cucchiaio.
Signora, avete dimenticato di prendere la composta di cotogne
Mahaut, sonnecchiando, e con i sensi in lotta fra la collera e la stanchezza, disse
semplicemente:
Ah s sei stata una brava ragazza ad averci pensato.
E inghiott il contenuto del cucchiaio.
Due ore prima dellalba, svegli tutta la sua gente con grandi urla e strepito di
campanelli. La trovarono che stava vomitando su un bacile che Beatrice le tendeva.
Tommaso le Miesier e Guglielmo del Venat, i suoi medici, subito chiamati, si
fecero raccontare minutamente quanto era avvenuto il giorno prima e descrivere in
ogni particolare ci che la contessa aveva mangiato; conclusero senza difficolt che
si era trattato di una forte indigestione, accompagnata da un flusso di sangue di
origine nervosa.
Mandarono a chiamare il barbiere Thomas che, per i quindici soldi abituali,
salass la contessa, e la Miesier, lerbaiola del Petit Pont, che le fece un clistere di
erbe23.
Beatrice, con il pretesto di andare a prendere un elettuario da messer Palin lo
speziale, la sera si allontan e and a raggiungere Roberto tre porte pi in la, in
casa Bonnefille.
fatto gli disse.
morta? esclam Roberto.
Oh no, soffrir a lungo! disse Beatrice con un lampo nero negli occhi.
Ma dovremo essere prudenti, monsignore, e vederci meno spesso in questi
tempi.
PARTE TERZA
fronte bassa sotto una corona di radi capelli color birra e nascondeva le mani nelle
maniche. Il suo abito di frate predicatore era di un bianco assai discutibile.
Volgeva gli occhi da sinistra a destra e per tre volte aveva chiesto se mylord era
solo, e se non rischiavano di essere uditi da qualche altro orecchio.
Ma s, parlate pure disse il conte di Kent dal fondo della sua poltrona,
agitando la gamba con una sfumatura di annoiata impazienza.
Mylord, il nostro buon sire, re Edoardo II ancora vivo.
Edmondo di Kent non ebbe il sussulto che ci si sarebbe potuto aspettare, prima
di tutto perch non era uomo da palesare volentieri le sue emozioni, e poi perch
questa stupefacente notizia gli era gi stata comunicata, qualche giorno prima, da
un altro emissario.
Il re Edoardo segretamente rinchiuso nel castello di Corfe riprese il
monaco, lho visto e ve ne fornisco testimonianza.
Il conte di Kent si alz, scavalc il suo levriere e si avvicin alla finestra dai
piccoli vetri e dalle traverse di piombo, oltre la quale osserv per un attimo il cielo
grigio sopra il suo maniero di Kensington.
Kent aveva ventinove anni: non era pi lo smilzo giovanetto che durante la
disastrosa guerra di Guienna del 1324 aveva comandato le truppe inglesi e che, in
La Role assediata, era stato costretto ad arrendersi per deficienza di uomini allo
zio Carlo di Valois. Ma, bench un poco ingrassato, conservava sempre il suo
biondo pallore e la sua distaccata noncuranza, che mascherava pi un
temperamento di sognatore che uno spirito riflessivo.
Davvero, non aveva mai udito cosa pi sbalorditiva! Cos il suo fratellastro
Edoardo II, il cui decesso era stato annunciato tre anni prima, che aveva la sua
tomba a Gloucester e di cui in tutto il regno nessuno pi esitava a nominare
gli assassini era ancora al mondo? La detenzione nel castello di Berkeley,
dallagire
Queste le cose cui stava confusamente pensando, davanti alla finestra del castello
di Kensington. Il monaco era tuttora immobile, con le mani nascoste nelle
maniche. Anche il fatto che fosse un frate predicatore, come il primo messaggero
che gi gli aveva smentito la morte di Edoardo II induceva a riflettere il conte di
Kent e lo invitava a prendere sul serio la notizia, perch lordine dei domenicani
era notoriamente ostile a Mortimer.
Se la notizia era fondata, tutti i sospetti di regicidio che pesavano su Isabella, su
Mortimer e sui loro complici, venivano automaticamente a cadere. Ma essa poteva
anche modificare tutta la situazione del regno. Ora infatti il popolo rimpiangeva
Edoardo II e, passando da un estremo allaltro, non era lontano dal fare di quel
principe dissoluto un martire. Se egli fosse stato ancora vivo, il Parlamento
avrebbe benissimo potuto ritornare sulle sue passate decisioni, dichiarando che gli
erano state imposte, e restaurare il suo ex sovrano.
Di fatto, quale prova reale esisteva della sua morte? Gli abitanti di Berkeley che
erano sfilati davanti alla salma? Ma quanti di loro avevano visto Edoardo II in
precedenza? Chi poteva affermare che non era stato loro mostrato un altro
cadavere? Nessun membro della famiglia reale aveva assistito alle misteriose
esequie nella cattedrale di Gloucester; e inoltre il corpo era stato messo nella
tomba un mese dopo, in una cassa coperta da un panno nero.
E voi, frate Dienhead, lavete davvero visto con i vostri occhi? domand
Kent voltandosi verso di lui.
Tommaso Dienhead si guard di nuovo attorno, da buon cospiratore, e rispose
a bassa voce:
stato il priore del nostro ordine a mandarmi laggi; mi sono guadagnato
la fiducia del cappellano che, per lasciarmi entrare, mi ha costretto a indossare
abiti laici. Per unintera giornata sono rimasto nascosto in un piccolo edificio, in
vista del corpo di guardia; poi, la sera, mi hanno permesso di entrare nel
salone, dove ho visto con questi occhi il re seduto a tavola e circondato da un
servizio donore.
Gli avete parlato?
Non mi hanno permesso di avvicinarmi disse il frate; ma il
cappellano, me lo ha mostrato, da dietro un pilastro, e mi ha detto: lui.
Kent rimase un attimo in silenzio e poi chiese:
Se ho bisogno di voi, posso farvi cercare nel convento dei frati predicatori?
No, mylord, il priore mi ha consigliato per ora di non rimanere in
convento.
Gli diede il suo indirizzo di Londra, presso un chierico del quartiere di San
Paolo.
Kent apr la borsa e gli offr tre monete doro. Il frate rifiut; non aveva il
diritto di accettare alcun dono.
Per le elemosine del vostro ordine disse il conte di Kent.
Allora Dienhead allung una mano fuor della manica, sinchin
profondamente e si ritir.
Quello stesso giorno, Edmondo di Kent ne informava i due maggiori prelati
che avevano partecipato alla fallita congiura, Graveson, vescovo di Londra, e
Guglielmo di Melton, arcivescovo di York, colui che aveva celebrato il matrimonio
fra Edoardo III e Filippa di Hainaut.
Mi stato affermato per due volte, e da fonti che sembrano sicure scriveva
loro.
Le risposte non si fecero aspettare. Graveson era perfettamente daccordo e
assicurava il conte di Kent del suo appoggio per qualsiasi azione egli volesse
intraprendere; in quanto allarcivescovo di York, primate dInghilterra, invi il
proprio cappellano Allyn con la promessa di cinquecento armigeri, e se
necessario anche di pi, per liberare lex-re.
Dopo di che Kent stabil anche altri contatti, soprattutto con lord della Zouche,
e con parecchi altri gentiluomini, come lord Beaumont e sir Tommaso Rosslyn,
che si erano rifugiati a Parigi per sottrarsi alle vendette di Mortimer. In Francia si
era insomma costituito un nuovo partito di emigrati.
Ma la spinta decisiva venne data da una comunicazione personale e segreta di
Giovanni XXII al conte di Kent. Il Santo Padre, avendo anche lui saputo che re
Edoardo II era ancora vivo, gli raccomandava di fare qualsiasi cosa per liberarlo,
assolvendo in anticipo quanti avrebbero partecipato allimpresa ab omni poena
et culpa Si poteva forse dire pi chiaramente che tutti i mezzi erano buoni?
Arrivava persino a minacciare il conte di Kent di scomunica se non accettava di
eseguire questa missione assolutamente sacra.
Non si trattava comunque di un messaggio orale, ma di una lettera in latino in
cui un eminente prelato della Santa Sede, che si firmava in modo quasi
indecifrabile, riferiva fedelmente le parole pronunciate da Giovanni XXII in un
colloquio su questo argomento.
Una missione, guidata dal cancelliere Burghersh vescovo di Lincoln, era appena
tornata da Avignone dove era andata a negoziare lipotetico matrimonio della
sorella di Edoardo III con lerede di Francia. La lettera era stata portata da un
membro di questa ambasceria.
svolto il processo e sapendo che il re non aveva ancora potuto pronunciarsi sulla
grazia, rifiutavano ostinatamente di esercitare il loro ufficio su un principe del
sangue. Preferivano perdere il posto.
Ci si rivolse allora agli ufficiali della guarnigione perch designassero uno dei
loro uomini o chiedessero un volontario cui sarebbe stato offerto un lautissimo
compenso. Gli ufficiali reagirono con un gesto di disgusto. Erano pronti a
mantenere lordine, a montare di guardia intorno al Parlamento, ad accompagnare
il condannato sino al luogo dellesecuzione, ma non bisognava chiedere di pi n
ad essi n ai loro soldati.
Mortimer ebbe uno scatto di collera, violento e feroce, contro il governatore.
Non avete nelle vostre prigioni qualche assassino, qualche falsario, qualche
brigante che voglia in cambio aver salva la vita? Su, affrettatevi, se non volete
finire in prigione anche voi!
Visitando le segrete si trov finalmente luomo adatto; aveva rubato in chiesa e
doveva essere impiccato la settimana dopo. Gli si consegn la scure, ma egli
chiese anche una maschera.
Era ormai calata la notte. Alla luce delle torce, vacillante sotto la bufera, il conte
di Kent vide venire avanti il suo carnefice e comprese che le lunghe ore di
speranza erano state soltanto unultima e beffarda illusione. Gett un orribile urlo;
si dovette farlo inginocchiare a forza davanti al ceppo.
Quel boia improvvisato era pi pauroso che crudele, e tremava pi della sua
vittima. Stentava pensino a sollevare la scure. Manc il colpo, e la lama scivol sui
capelli. Dovette ricominciare quattro volte, abbassando lascia su una disgustosa
pappa rossa. I vecchi arcieri, tuttintorno, vomitavano.
Cos mor, non ancora trentenne, il conte Edmondo di Kent, principe pieno di
grazia e dingenuit. E un ladro di cibori venne restituito alla sua famiglia.
Quando il giovane re Edoardo III usc da una lunga disputa in latino sulle
dottrine di Mastro Occam, gli fecero sapere che lo zio era stato decapitato.
Senza mio ordine? domand stupito.
Mand a chiamare lord Montagli che lo aveva accompagnato allomaggio di
Amiens, e di cui aveva potuto in varie occasioni constatare la lealt.
Mylord, gli disse, voi eravate al Parlamento quel giorno. Vorrei sapere
la verit
II LA SCURE DI NOTTINGHAM
legalit.
Fonte della legge il sovrano, e la sovranit spetta al popolo che la esercita o
attraverso una rappresentanza da esso eletta o attraverso una delega concessa
ereditariamente a un monarca, o, a volte, secondo entrambe le forme, come gi
allora avveniva in Inghilterra.
Non esisteva dunque in questo paese atto legale che non comportasse
necessariamente il contemporaneo consenso del monarca e del popolo, fosse
questo consenso tacito o espresso.
La decapitazione del conte di Kent era formalmente legale, in quanto i poteri
del re erano esercitati dal Consiglio di reggenza, e, in assenza del conte di
Lancaster, presidente di questo Consiglio, il decreto di condanna era stato firmato
dalla regina madre; ma questa decapitazione non aveva avuto n lautentico
consenso di un Parlamento, riunito sotto minaccia di violenza, n ladesione del
re, ignaro di un ordine emanato a suo nome; latto insomma non poteva non
essere funesto ai suoi autori.
Edoardo III mostr il pi possibile la sua riprovazione, imponendo per lo zio
Kent funerali degni di un principe del sangue 24. Siccome non si trattava ormai che
di un cadavere, Mortimer accett di condiscendere ai desideri del giovane re. Ma
Edoardo non gli avrebbe mai perdonato di aver disposto a sua insaputa della vita
di un membro della sua famiglia; n di aver fatto svenire la signora Filippa
allannuncio brutale della morte dello zio. Ora la giovane regina era incinta di sei
mesi e si sarebbero potuti avere per lei maggiori riguardi. Edoardo ne rimprover
la madre e, avendo costei replicato con irritazione che la signora Filippa si
mostrava eccessivamente sensibile verso i nemici del regno mentre per essere
regina bisognava avere un animo forte, Edoardo rispose:
Non tutte le donne, signora, hanno il cuore di pietra come voi.
Lincidente non ebbe conseguenze sulla signora Filippa che, verso la met di
giugno, mise al mondo un figlio25. Edoardo III prov la gioia semplice, dignitosa
e profonda che quella di ogni uomo alla nascita del primo figlio datogli dalla
donna che ama e da cui amato. Contemporaneamente si sentiva, come re,
improvvisamente maturato. La sua successione era assicurata. Il sentimento della
dinastia, il proprio posto fra la serie degli antenati e quella dei discendenti,
questultima ancora fragile, ma gi presente in una spumosa culla, occupava tutti i
suoi pensieri e gli rendeva sempre meno sopportabile limpotenza giuridica nella
quale lo si manteneva.
Tuttavia si faceva prendere da scrupoli; non serve a nulla rovesciare una cricca
dirigente se non ci sono uomini migliori per sostituirla, n princpi migliori da far
applicare.
Sapr davvero regnare, e sono abbastanza maturo per questo? si chiedeva
spesso.
Sul suo spirito avevano lasciato tracce profonde lesempio detestabile di suo
padre, totalmente dominato dai Despenser, e quello altrettanto detestabile che
offriva sua madre in bala di Ruggero Mortimer.
La sua forzata inazione gli permetteva di osservare e di riflettere. Non poteva
avvenire nulla nel regno senza il Parlamento, senza il suo accordo spontaneo o
forzato. Limportanza assunta negli ultimi anni da questa assemblea consultiva,
riunita sempre pi spesso, in ogni luogo e a ogni proposito, era diretta
conseguenza di una cattiva amministrazione, di spedizioni militari mal guidate, di
disordini nella famiglia regnante e della continua ostilit fra il potere centrale e la
coalizione dei grandi feudatari.
Bisognava farla finita con quei rovinosi trasferimenti in base ai quali i Lord e i
Comuni dovevano precipitarsi a Winchester, a Salisbury, a York, per tenervi sedute
il cui unico scopo era di permettere a lord Mortimer di far sentire la sua autorit
sul re.
Quando sar veramente re, il Parlamento si riunir a date fisse, e per quanto
possibile a Londra. Lesercito? Il nostro non lesercito del re sono eserciti di
baroni che obbediscono al loro arbitrio. Ci vorrebbe unesercito reclutato al
servizio del regno, e comandato da uomini che dovessero al re tutto il loro
potere La giustizia? La giustizia deve essere concentrata in mani sovrane e
bisogna sforzarsi a che essa sia eguale per tutti. Nel regno di Francia, checch se
ne dica, lordine maggiore. Bisogna anche concedere maggior libert al
commercio, diminuendo magari le tasse e i divieti sui traffici del cuoio e delle lane
che costituiscono la nostra ricchezza e che sono oggi, a quanto si dice,
gravemente intralciati.
Queste erano idee che potevano sembrare estremamente semplici ma cessavano
di esserlo per il fatto di trovarsi nella testa di un re, idee quasi rivoluzionarie, in
unepoca di anarchia, di arbitri e di crudelt, quale raramente un paese ha
conosciuto.
Il giovane tormentato sovrano ritrovava nel suo pensiero le aspirazioni del
popolo oppresso. Rivelava le sue intenzioni soltanto a poche persone, a Filippa
sua sposa, a Guglielmo di Mauny, lo scudiero che ella aveva portato con s dallo
Hainaut, e soprattutto a lord Montagu che gli trasmetteva i punti di vista dei
giovani lord.
a ventanni di solito che un uomo formula i pochi princpi che applicher
poi per il resto della vita. Edoardo III aveva una grande qualit per un uomo
chiamato a regnare: mancava di passioni e di vizi. Aveva avuto la fortuna di
sposare una principessa che amava; aveva la fortuna di continuare ad amarla.
Possedeva quella forma suprema di orgoglio che consiste nel ritenere naturale la
propria posizione di re. Esigeva rispetto alla sua persona e alle sue funzioni;
disprezzava il servilismo in quanto esclude la franchezza. Detestava le inutili
pompe, in quanto insultano la miseria e rappresentano il contrario esatto della
vera maest.
Persone che avevano un tempo soggiornato alla corte di Francia dicevano che
egli assomigliava sotto molti aspetti a Filippo il Bello: riconoscevano nel suo viso
la stessa forma e lo stesso pallore, e nei suoi occhi azzurri, nei rari momenti in cui
alzava le lunghe ciglia, la stessa freddezza.
Edoardo era certo pi comunicativo ed entusiasta del nonno materno. Ma quelli
che cos parlavano avevano conosciuto il Re di Ferro solo negli ultimi anni, dopo
pi di un quarto di secolo di potere; nessuno ricordava cosa era stato Filippo a
ventanni. Il sangue di Francia in Edoardo III aveva prevalso su quello dei
Plantageneti, e pareva che sul trono dInghilterra sedesse un autentico capetingio.
Nellottobre di quello stesso 1330, si convoc di nuovo il Parlamento, questa
volta a Nottingham, nel nord del regno. La riunione si annunciava tempestosa; la
maggior parte dei Lord non perdonava lesecuzione del conte di Kent, che
costituiva tuttora un peso sulle loro coscienze. Tanto pi che il processo aveva
confermato tutti i loro sospetti circa lassassinio di Edoardo II.
Il saggio e coraggioso conte di Lancaster, detto Collotorto e detto anche il
vecchio Lancaster, perch era il solo membro della famiglia reale che fosse riuscito
a salvare sino ai cinquantanni la sua grossa testa inclinata, era finalmente tornato.
dellonore ai Lord, la restaurazione della legalit nel suo regno. Assai pi che il
giorno dellincoronazione, il regno di Edoardo III incominciava ora, con quel
lucido ferro piantato nella quercia scura, e quel colpo, quel grande scricchiolio di
legni, la cui eco si ripercuoteva sotto le volte di Nottingham.
Altre dieci scuri colpirono la porta, e presto il pesante battente cedette.
Ruggero Mortimer era al centro della stanza; aveva fatto in tempo a indossare le
brache; indossava una camicia bianca aperta sul petto e teneva in mano la spada.
I suoi occhi color pietra brillavano sotto le folte sopracciglia, capelli brizzolati e
scarmigliati attorniavano il suo volto rude; era ancora assai forte quelluomo.
La regina Isabella gli stava accanto con il viso bagnato di lacrime; tremava dal
freddo e dalla paura; i suoi piedini nudi formavano due piccole macchie sul
pavimento. Si scorgeva, nella stanza accanto, un letto disfatto. Il primo sguardo del
giovane re fu per il ventre di Isabella, di cui la camicia da notte metteva in risalto
la rotondit. Mai avrebbe perdonato a Mortimer di aver ridotto sua madre, cos
bella e cos valorosa nellavversit, cos crudele nel trionfo, ma sempre cos regale,
a quella figura di femmina piangente cui si stava per sottrarre il maschio, e che si
torceva le mani gemendo:
Figlio mio, figlio mio diletto, vi scongiuro, risparmiate il caro Mortimer!
Si era posta fra il figlio e lamante.
Ha forse lui risparmiato il vostro onore? disse Edoardo.
Non fate male al suo corpo! esclam Isabella. un valoroso cavaliere
ed nostro amatissimo amico; ricordatevi, dovete a lui il vostro trono!
I congiurati esitavano. Ci sarebbe stata lotta? Si sarebbe dovuto uccidere
Mortimer sotto gli occhi della regina?
Si gi abbastanza ripagato per aver affrettato la mia ascesa al trono! Suvvia,
miei lord, impadronitevi di lui disse il giovane re allontanando la madre e
facendo segno ai compagni di avanzare.
Montagu, i Bohun, lord Molins e Giovanni Nevil, indifferente al sangue che
zampillava dal suo braccio, circondarono Mortimer. Due scuri si alzarono dietro
lui, tre lame si diressero verso i suoi fianchi, una mano si abbatt sul suo braccio
per indurlo a lasciare la spada. Lo si spinse verso la porta. Prima di varcarla,
Mortimer si volt.
Addio, Isabella, mia regina, esclam, ci siamo davvero amati!
Ed era vero. Il pi grande, il pi spettacolare, il pi devastante amore del
secolo, iniziato come unimpresa cavalleresca, e destinato a commuovere tutte le
corti dEuropa, compresa la Santa Sede, questa passione che aveva armato una
flotta, equipaggiato un esercito e si era consumata in un potere tirannico e
sanguinoso, si concludeva fra le scuri, nel riverbero di una fumosa torcia. Ruggero
Mortimer, ottavo barone di Wigmore, ex Gran Giudice dIrlanda, primo conte
della Marche, era condotto verso la prigione; e la sua regale amante, in camicia,
sabbatteva ai piedi del letto.
Prima dellalba venivano arrestati Bereford, Daverill, Wynyard e tutte le
principali creature di Mortimer, e si inizi la caccia al siniscalco Maltravers, a
Gournay e a Ogle, i tre assassini di Edoardo II che erano immediatamente fuggiti.
La mattina la folla si era raccolta nelle strade di Nottingham e urlava di gioia al
passaggio della scorta che portava via su una carretta, onta suprema per un
cavaliere, Mortimer incatenato. Collotorto, con lorecchio sulla spalla, si trovava in
prima fila e, bench i suoi occhi malati vedessero a stento il corteo, saltava dalla
gioia e gettava in aria il berretto.
Dove lo portano? chiedeva la gente.
Alla Torre di Londra.
Lo stesso enorme uccellaccio, attento e sornione, che sette anni prima cercava
di beccare gli occhi del prigioniero attraverso le sbarre dello sfiatatoio, era
tornato ad appostarsi davanti alla cella.
Era per scherno che Mortimer era stato mandato nella stessa segreta di un
tempo? Nel luogo dove il padre lo aveva rinchiuso per diciassette mesi, toccava
ora al figlio tenerlo prigioniero. Mortimer pensava che doveva esserci nella sua
natura, nella sua persona, qualcosa che Io rendeva insopportabile allautorit regia,
o che gli rendeva intollerabile questa autorit. In ogni modo, un re e lui non
potevano coabitare nella stessa nazione, e uno dei due doveva necessariamente
sparire. E se era riuscito a sopprimere un re, un altro re avrebbe soppresso lui.
grande sventura nascere con lanimo di un monarca, quando non si destinati a
regnare.
Se invece lo avevano riportato i quel carcere per prudenza, perch sapevano
quali mezzi aveva a suo tempo utilizzato per uscirne, si trattava di una precauzione
davvero inutile: stavolta non aveva la minima voglia di evadere.
Ruggero Mortimer aveva limpressione di essere morto a Nottingham. Per
individui come lui, dominati dallorgoglio, e le cui ambizioni pi alte sono state
sia pure fuggevolmente soddisfatte, perdere il potere equivale a morire. Il vero
Mortimer era ormai, e per leternit, consegnato alle cronache dInghilterra. La
segreta della Torre conteneva soltanto il suo carnale e indifferente involucro.
Ma, cosa strana, questo involucro, aveva ritrovato antiche abitudini. Come chi
tornando, dopo ventanni dassenza, nella casa della sua infanzia, sente il
ginocchio premere istintivamente, per una sorta di memoria muscolare, sul
battente della porta che un tempo apriva a forza, o il piede saltare
meccanicamente il gradino logoro, nello stesso modo Mortimer aveva ritrovato i
gesti della precedente detenzione. Poteva, persino di notte, percorrere i pochi passi
dallo sfiatatoio al muro senza mai urtare; appena tornato, aveva riportato lo
sgabello al suo antico posto; riconosceva i rumori familiari, il cambio della
guardia, le campane della cappella di San Pietro che annunciavano gli Uffizi; e
questo senza il minimo sforzo di concentrazione. Sapeva a quale ora gli avrebbero
portato da mangiare. Il cibo era appena meno peggiore che allepoca dellignobile
Seagrave.
Poich il barbiere Ogle era stato allora lintermediario che aveva permesso a
Mortimer di organizzare la sua fuga, ora ci si rifiutava di mandargli qualcuno che
lo radesse. Germogliava cos sulle sue guance una barba di un mese.
Ma, a parte questo particolare, nulla era cambiato, nemmeno quel corvo che
Mortimer aveva un tempo soprannominato Edoardo, e che fingeva di dormire,
spalancando ogni tanto il suo occhio tondo prima di spingere il grosso becco
attraverso le sbarre.
Ah, s! Mancava qualcosa: i tristi monologhi del suo vecchio zio, lord Mortimer
di Chirk, sdraiato sul tavolaccio che gli serviva da giaciglio Adesso Ruggero
Mortimer capiva perch il vecchio si era rifiutato di accompagnarlo nellevasione.
Non per paura del rischio, n per debolezza del corpo; rimane sempre forza
sufficiente a iniziare un cammino, anche se si dovr cadere percorrendolo. Era
stata la sensazione di essere arrivato al termine della sua vita che aveva trattenuto il
vecchio lord di Chirk, e lo aveva indotto ad attendere di sua volont la fine su
quel tavolaccio.
Per Ruggero Mortimer, che aveva soltanto quarantacinque anni, la morte non
sarebbe venuta da sola. Provava un vago senso dangoscia quando guardava verso
il centro di Green, il luogo dove abitualmente veniva posto il ceppo. Ma ci si
abitua allimminenza della morte, con tutta una serie di pensieri che finiscono per
portare a una rassegnata malinconia. Mortimer si diceva che il corvo sornione
sarebbe sopravvissuto a lui e avrebbe schernito altri prigionieri. Anche i topi
sarebbero sopravvissuti, i grossi topi bagnati che lasciavano di notte le rive
fangose del Tamigi e correvano sulle pietre della fortezza, persino la pulce che lo
tormentava sotto la camicia sarebbe saltata sul boia il giorno della decapitazione e
avrebbe continuato a vivere. Ogni vita che scompare dal mondo lascia intatte le
altre. Niente pi banale del morire.
A volte pensava a sua moglie, lady Giovanna, senza nostalgia e senza rimorsi.
Laveva tenuta abbastanza lontana nellora della sua potenza per pensare che
qualcuno potesse prendersela con lei. Con ogni probabilit non le avrebbero
sequestrato i suoi beni personali. E i figli? S, certo i figli avrebbero dovuto subire
il peso degli od che lo avevano abbattuto, ma siccome era poco probabile che un
giorno diventassero uomini capaci e ambiziosi quanto lui, quale importanza aveva
che diventassero o meno conti della Marches? Il grande Mortimer era lui, o
meglio ci che lui era stato. Non provava rimpianti n per la moglie n per i figli.
E la regina? La regina Isabella sarebbe morta anche lei un giorno, e da
quellistante sarebbe scomparsa dalla terra lunica persona che aveva potuto
conoscerlo nella sua verit. Solo quando pensava a Isabella cessava di sentire
quello sprezzante distacco dallesistenza. Era morto a Nottingham, certo; ma il
ricordo di quei quattro anni di passione continuava a vivere, un po come i capelli
che si ostinano a crescere quando il cuore ha smesso di battere. Ecco cosa doveva
ancora tagliare il boia. Una volta separata la testa dal corpo, si sarebbe cancellato il
ricordo delle mani regali che si erano allacciate intorno al suo collo.
Come ogni mattina, Mortimer aveva chiesto la data. Era il ventinove novembre;
il Parlamento doveva dunque trovarsi riunito e il prigioniero si aspettava di essere
chiamato a comparire. Conosceva a sufficienza la vilt delle assemblee per esser
certo che nessuno avrebbe preso le sue difese, anzi. Lord e Comuni si sarebbero
fatta premura di vendicarsi del terrore che egli aveva loro per tanto tempo ispirato.
Il giudizio era gi stato pronunciato nella camera di Nottingham. Non lo si
sarebbe sottoposto a un atto di giustizia, ma solo a un necessario simulacro, a una
formalit, proprio come per le condanne da lui ordinate un tempo.
Un sovrano di ventanni impaziente di governare e i giovani lord impazienti di
poter contare sui favori del re avevano bisogno della sua scomparsa per essere
certi del proprio potere.
La mia morte per il piccolo Edoardo il complemento indispensabile della
sua consacrazione Eppure non faranno meglio di me, il popolo sotto il loro
governo non sar pi soddisfatto. Dove non sono riuscito io, chi mai potrebbe
riuscire?.
Quale atteggiamento assumere in quel simulacro di processo? Supplicare come
il conte di Kent? Confessare le proprie colpe, implorare, offrire di sottomettersi a
piedi nudi e con la corda al collo, confessandosi pentito dei suoi errori? Bisogna
avere una gran voglia di vivere per imporsi la commedia del pentimento! Non ho
commesso errori. Sono stato il pi forte, e lo sono rimasto fin quando altri, in
quel momento pi forti, non mi hanno abbattuto. Tutto qui!.
Linsulto, allora? Affrontare per unultima volta quel Parlamento di montoni e
urlare: Ho preso le armi contro il re Edoardo II. Miei signori, chi di voi che
oggi mi giudicate non mi ha allora seguito? Sono evaso dalla Torre di Londra.
Miei lord vescovi, chi di voi che oggi mi giudicate non ha fornito aiuti e denaro
per la mia libert? Ho salvato la regina Isabella dalla morte per mano dei
favoriti del suo sposo, ho arruolato truppe e armato una flotta che vi hanno
liberato dai Despenser, ho deposto il re che odiavate e fatto incoronare suo figlio
che oggi mi fa giudicare. Lord, conti, baroni e vescovi, e voi messeri dei Comuni,
chi di voi non mi ha chiesto di compiere tutto questo e non ha a tutto
acconsentito? Persino allamore che mi ha portato la regina! Potete solo
rimproverarmi di avere agito in vostra vece, e vi facile, oggi, dilaniarmi, per far
dimenticare con la morte di un solo uomo ci che fu opera di tutti.
Oppure il silenzio rifiutare di rispondere allinterrogatorio, rifiutare di
presentare una difesa, non prendersi inutilmente la briga di giustificarsi. Lasciare
urlare i cani che non si possono pi controllare con la frusta Ma quanto avevo
ragione imponendo loro un regime di terrore!.
Un rumore di passi lo distolse dai suoi pensieri. il momento, pens.
Si apr la porta e apparvero alcuni armigeri che si scostarono per lasciar passare
il conte di Norfolk, maresciallo dInghilterra, seguito dal lord Mayor e dagli
sceriffi di Londra, nonch da parecchi delegati dei Lord e dei Comuni. La cella
non poteva contenere tutta questa gente, che si ammassava nellangusto corridoio.
Mylord, disse il conte di Norfolk, per ordine del re vengo a darvi
lettura del giudizio pronunciato contro di voi ieri laltro dal Parlamento riunito.
I presenti rimasero sorpresi nel vedere Mortimer sorridere a questo annuncio.
Un sorriso calmo, sprezzante, che non si rivolgeva a loro ma a se stesso. Il
giudizio era gi stato pronunciato da due giorni, senza mandato di
comparizione, senza interrogatorio, senza difesa E lui, solo un attimo prima,
si preoccupava dellatteggiamento da assumere davanti agli accusatori.
Preoccupazione inutile! E dura lezione; avrebbe potuto, per i Despenser, per il
conte di Arundel e per il conte di Kent, rinunciare a qualsiasi formalit legale.
Il coroner della corte aveva iniziato la lettura della sentenza28.
Atteso che si dispose dal Parlamento riunito a Londra immediatamente dopo
lincoronazione del re nostro signore, che il Consiglio del re avrebbe compreso
cinque vescovi, due conti, e cinque baroni e che nulla sarebbe mai stato deciso
senza la loro approvazione e che se il detto Ruggero Mortimer, senza alcun
rispetto per la volont del Parlamento, si appropriato del governo e della
amministrazione del regno, assumendo e rimpiazzando a suo capriccio funzionari
della casa del re e del regno intero per fare posto ai suoi amici .
In piedi, appoggiato al muro e con una mano posata sulla sbarra dello
sfiatatoio, Ruggero Mortimer, contemplava il Green e sembrava appena interessato
dalla lettura.
Atteso che, essendo il padre del nostro re rinchiuso nel castello di
Kenilworth per decisione dei pari del regno, alfine di rimanervi e di essere trattato
secondo la sua dignit di principe, il detto Ruggero ordin di rifiutargli tutto ci
che egli avrebbe chiesto e lo fece trasferire nel castello di Berkeley dove in seguito,
per ordine del detto Ruggero, venne proditoriamente e ignominiosamente
assassinato.
Vattene, uccellaccio del malaugurio strill Mortimer con gran stupore di
tutti i presenti, poich il corvo sornione gli aveva sferrato una grande beccata
sul dorso della mano.
Atteso che, bench fosse proibito per decreto del re, sigillato con il suo
gran sigillo, penetrare in armi nella sala di deliberazione del parlamento riunito a
Salisbury, e questo sotto pena di fellonia, il detto Ruggero e la sua scorta armata
non di meno vi penetrarono, violando cos il decreto regale.
La lista delle accuse era interminabile. Si rimproverava a Mortimer la spedizione
militare contro il conte di Lancaster; le spie collocate presso il giovane sovrano
costretto cos ad agire pi da prigioniero che da re; la confisca a suo vantaggio,
quasi fossero doni, di numerose terre appartenenti alla corona; i soprusi, le
spoliazioni, e la messa al bando di numerosi baroni che si erano ribellati alla sua
tirannia; il complotto architettato per far credere al conte di Kent che il padre del
re era ancora vivo, il che indusse il detto conte a verificare i fatti con i mezzi pi
onesti e pi leali; lusurpazione dei poteri regi per condurre il conte di Kent
davanti al Parlamento e farlo mettere a morte; lo storno di somme destinate a
finanziare la guerra di Guascogna, nonch di trentamila marchi dargento versati
dagli scozzesi in applicazione del trattato di pace; e il sequestro del Tesoro regio a
vantaggio suo e di altri membri del Consiglio in guisa tale che il re non era pi in
grado di vivere secondo la sua posizione. Era infine accusato di aver acceso la
discordia tra il padre del re e la regina sua consorte, essendo cos responsabile
del fatto che la regina non torn mai dal suo signore per condividerne il letto,
con gran disonore del re e di tutto il regno , nonch di aver disonorato la regina,
mostrandosi accanto a lei come il suo amante notorio e confesso .
Mortimer, fissando gli occhi sul soffitto e accarezzandosi la barba, aveva ripreso
a sorridere; era tutta la sua storia quella che stavano leggendo e che, in quella
strana forma, sarebbe entrata per sempre negli archivi del regno.
per questo che il re ha incaricato i conti, i baroni, e gli altri, di pronunciare
un giusto giudizio contro Ruggero Mortimer; il che i membri del Parlamento,
dopo essersi concertati hanno fatto, dichiarando che tutte le accuse elencate, sono
fondate, notorie e conosciute da tutto il popolo, particolarmente il comma
riguardante la morte del re nel castello di Berkeley. Per questo stato da loro
deciso che il detto Ruggero, traditore e nemico del re e del regno, venga
trascinato sul graticcio e successivamente impiccato.
Mortimer ebbe un leggero sussulto. Niente ceppo, dunque. Nemmeno alla fine
sarebbero mancate le sorprese.
e anche che la sentenza sia senza appello, come quelle a suo tempo
pronunciate dal detto Mortimer nei processi contro i due Despenser e contro il
compianto lord Edmondo, conte di Kent e zio del re.
Il coroner aveva terminato e stava ravvolgendo i suoi fogli.
Il conte di Norfolk, fratello del conte di Kent, fissava Mortimer negli occhi. Che
motivo aveva costui, che era rimasto ben quieto per tutti gli ultimi mesi, per
riapparire con quellaria da vendicatore e da giustiziere? Fu quello sguardo che
fece venire a Mortimer il desiderio di parlare oh! non a lungo! Soltanto per dire
al conte maresciallo e, attraverso questo personaggio, al re, ai consiglieri, ai Lord,
ai Comuni, al clero e al popolo, a tutti insomma coloro che erano stati un tempo
a lui sottomessi:
Quando apparir nel regno dInghilterra un uomo capace di fare tutte le
cose che voi avete enumerato, ancora vi assoggetterete a lui nello stesso modo.
Ma non credo che nasca tanto presto Ora venuto il momento di farla finita.
Mi portate via subito?
Sembrava che desse ancora degli ordini e intendesse comandare la propria
esecuzione.
S, mylord, disse il conte di Norfolk, subito. Vi portiamo alle
Common Gallows.
Le Common Gallows, il patibolo dei ladri, dei banditi, dei falsari, dei ruffiani, il
patibolo della malavita.
E va bene, andiamo! disse Mortimer.
Ma prima dovete essere spogliato, per il graticcio
Benissimo, spogliatemi Gli tolsero tutti gli abiti lasciandogli soltanto un
pezzo di tela intorno alle reni. Usc cos, nudo fra quella scorta ben coperta,
sotto la gelida pioggerellina di novembre. Il suo alto corpo muscoloso
costituiva una macchia chiara fra tutti gli abiti scuri ed i vestiti di ferro delle
guardie.
Il graticcio era nel Green, fatto di ruvidi panconcelli posati su due pattini, e
legati ai finimenti di due cavalli da tiro.
Mortimer conserv il suo sorriso sprezzante anche alla vista di questa specie di
cocchio. Quante cure, quanti sforzi per umiliarlo! Si sdrai senza aiuto sul
graticcio, dove gli legarono i polsi e le caviglie; poi il cavallo si mise in cammino
che cadeva sulla via Mauconseil. Da parecchie ore attendeva Roberto dArtois che
aveva promesso di venirla a trovare quel pomeriggio. Ma Roberto non manteneva
mai le sue promesse, n le piccole n le grandi, e Beatrice si considerava molto
stupida a credergli ancora.
Per una donna che attende, un uomo ha tutti i torti. Roberto, del resto, non le
aveva anche promesso, e da quasi un anno, di nominarla dama di compagnia nel
suo palazzo? In fondo, non era diverso da sua zia: tutti gli Artois si
assomigliavano. Degli ingrati! Ci si ammazzava a esaudire i loro desideri; si
correva dalle erbaiole e dagli indovini; si uccideva per favorire i loro interessi; si
rischiava la forca o il rogo Perch se avessero sorpreso Beatrice nellatto di
versare larsenico nella tisana della signora Mahaut o il sale di mercurio nel
boccale di Giovanna la Vedova non sarebbe certo stato il monsignor Roberto ad
essere arrestato. Questa donna, avrebbe detto, non la conosco! Sostiene di aver
agito dietro mio ordine? Bugia. Faceva parte della corte di mia zia, non della mia.
Dice queste cose per salvarsi. Fatela dunque arrotare. Fra la parola di un principe
di Francia, cognato del re, e quella di unoscura nipote di vescovo, la cui famiglia
non era neppure pi in auge, chi mai avrebbe esitato?
E perch ho fatto tutto questo? pensava Beatrice. Per attendere. Per
attendere, confinata nella mia casa, che monsignor Roberto si degni di venirmi a
trovare una volta la settimana! Aveva detto che sarebbe venuto dopo i Vespri; e
adesso gi suonata la benedizione. Probabilmente sar ancora andato a far
baldoria, a cena con qualche barone, a parlare delle sue grandi imprese, degli
affari del regno, del suo processo, ad accarezzare le reni di tutte le cameriere.
Persino la Divion adesso mangia alla sua tavola, lo so di certo! E io devo
starmene qui a guardare la pioggia. Finir per arrivare a notte fonda, gonfio di
cibo, scosso dai rutti e con le guance in fiamme; mi dir quattro sciocchezze,
sabbatter sul letto per dormirvi unora, e ripartir. Ammesso che venga.
Beatrice si annoiava ancor pi che a Conflans negli ultimi mesi di Mahaut. I
suoi amori con Roberto erano praticamente finiti. Aveva creduto di poter domare
il gigante, ma era stato lui a vincere. La passione, contrastata e umiliata, si
tramutava in sordo rancore. Attendere, sempre attendere! E nemmeno poter uscire,
girare per le taverne con unamica alla ricerca di qualche avventura: Roberto
poteva pur sempre arrivare da un momento allaltro. E per di pi la faceva
sorvegliare!
Capiva benissimo che egli si stava staccando da lei e che veniva a trovarla solo
per dovere, considerandola una complice che bisognava trattare bene. A volte
passavano due settimane intere senza che egli le testimoniasse il minimo desiderio.
Ma non vincerai sempre monsignor Roberto! si diceva lei. E, segretamente,
incominciava ad odiarlo, non riuscendo a possederlo abbastanza.
Aveva provato le migliori ricette di filtri damore: Spillate un poco del vostro
sangue, un venerd di primavera; mettetelo a disseccare in forno in un vasetto, con
due testicoli di lepre e un fegato di colomba; riducete il tutto in polvere sottile e
fatelo inghiottire alla persona sulla quale avete dei progetti; se leffetto non si
verificher la prima volta, ritenterete sino a tre volte.
Oppure anche: Andrete un venerd mattina, prima dellalba, in un frutteto,
raccoglierete su un albero la pi bella mela che vi sar possibile, poi scriverete col
vostro sangue su un pezzettino di carta bianca il vostro nome e cognome, e nella
riga successiva il nome e cognome della persona da cui volete essere amato; e
cercherete di avere tre suoi capelli che con tre dei vostri vi serviranno a legare il
bigliettino che avete scritto col vostro sangue; poi spaccherete la mela in due, ne
toglierete i semi e, al loro posto, metterete il biglietto da voi legato con i capelli; e
con due piccoli fuscelli appuntiti tratti da un ramo di un mirto verde unirete
perfettamente le due unit della mela e la farete disseccare in forno in guisa che
essa divenga dura e perda ogni umidit, come le mele secche della quaresima;
lavvolgerete poi in foglie dalloro e di mirto e cercherete di metterla sotto il
capezzale dove dorme la persona amata, senza che questa se ne accorga; e in
poco tempo vi dar prova del suo amore.
Impresa vana: le mele del venerd rimanevano inoperanti. La stregoneria, nella
quale Beatrice si riteneva infallibile, non aveva alcuna presa sul conte dArtois.
Eppure non era il diavolo, nonostante quello che lei gli aveva detto per
conquistarlo.
Aveva sperato di rimanere incinta. Roberto sembrava voler bene ai suoi figli;
per orgoglio forse, ma li amava davvero. Erano le sole creature di cui parlasse con
una relazione segreta si prolunga per troppo tempo. I suoi talenti di strega
avevano cessato di divertirlo. Le sue pratiche di magia e di satanismo erano
diventate una abitudine. Egli diffidava di Beatrice, ma solo per un atavico
pregiudizio, perch tutti sono categoricamente persuasi che le donne siano
bugiarde e infide. E poich lei gli mendicava il piacere, non pensava pi di
doverla temere, dimenticando che gli si era gettata fra le braccia solo per il gusto
di tradire. Persino il ricordo dei loro due delitti aveva perduto importanza, e si
dissolveva nella polvere dei giorni, mentre le loro vittime si decomponevano sotto
terra.
Viveva quel periodo particolarmente pericoloso in cui non si crede pi al
pericolo. Gli amanti dovrebbero sapere che, nel momento in cui cesseranno di
amarsi, torneranno ad essere quali erano prima di cominciare. Le armi non
vengono mai distrutte, ma solo messe in disparte.
Beatrice osservava in silenzio Roberto che, ben lungi da lei, architettava nuove
macchinazioni per vincere il processo. Ma quando per ventanni si fatto di tutto,
si sono riesumate leggi e consuetudini, si ricorso a false testimonianze, a
documenti contraffatti, persino a delitti, e si ha il re per cognato, e ancora non si
raggiunge la vittoria, non si ha forse, in certi momenti, ragione di disperare?
Mutando atteggiamento, Beatrice venne ad inginocchiarsi davanti a lui,
improvvisamente leziosa, tenera e sottomessa, come se volesse nello stesso tempo
consolarlo e rannicchiarglisi contro.
Quando dunque il mio caro signor Roberto mi accoglier nel suo palazzo?
Quando manterr la promessa di nominarmi dama di compagnia della sua
sposa? Pensa come sarebbe bello! Ti sarei sempre accanto, potresti chiamarmi a
tuo piacere sarei l per servirti e vigilare su di te meglio di chiunque altro.
Quando dunque?
Egli non cap tutto ci che era in gioco nella sua risposta.
Quando avr vinto il processo disse come tutte le volte che ella tornava
sullargomento.
Come questo processo si sta mettendo, rischio che mi vengano prima i
capelli bianchi.
Quando ci sar la sentenza, se preferisci. Te lho promesso, e Roberto
dArtois ha soltanto una parola. Abbi pazienza, diavolo!
Rimpiangeva di aver dovuto un tempo farle balenare questa prospettiva che ora
era ben deciso a non concretare. Beatrice nel suo palazzo? Quale guaio! Quale
seccatura, e quale fonte di noie!
Ella si alz e and a tendere le mani al fuoco di torba che bruciava nel
caminetto.
Pazienza ne ho gi avuta abbastanza, credo disse senza alzare la voce.
Prima doveva essere dopo la morte della signora Mahaut, poi dopo la morte
della signora Giovanna la Vedova. E sono morte tutte e due, mi pare, anzi fra
poco si canter in chiesa la messa celebrativa del loro anniversario. Ma tu non
vuoi che entri nel tuo palazzo. Una qualunque puttana come la Divion, che
stata lamante di mio zio vescovo, e che ti ha fabbricato documenti talmente
buoni che persino un cieco si accorgerebbe che sono falsi, lei s che ha il diritto
di mangiare alla tua tavola e di pavoneggiarsi alla tua corte
Lascia stare la Divion. Sai bene che tengo con me quella stupida bugiarda
solo per prudenza.
Beatrice sorrise. La prudenza! Con la Divion, per il solo fatto che aveva fatto
cuocere qualche sigillo, bisognava essere prudenti. Ma di lei, di Beatrice che aveva
spedito allaltro mondo due principesse, non si aveva paura, e si poteva benissimo
trattarla con ingratitudine.
Su, non ti lamentare disse Roberto, tu hai il meglio di me. Se stessi in
casa mia potrei certo vederti meno e con minor libert
Era ben pieno di s, monsignor Roberto, e parlava della sua presenza come di
un sublime regalo che egli si degnava di elargire!
Allora, se possiedo il meglio di te, perch tardi tanto a darmelo? replic
Beatrice con la sua voce strascicata. Il letto pronto.
E additava la porta che dava sulla camera.
No, amica mia; devo tornare subito a Palazzo, e incontrarmi col re in
segreto per controbattere la manovra della duchessa di Borgogna.
Gi, certo, la duchessa di Borgogna ripet Beatrice, scuotendo il capo
con aria complice. Allora per domani che devo attendermi il meglio?
Ahim, no, domani devo partire per Conches e Beaumont.
E ci resterai?
Pochissimo. Due settimane.
Dunque non sarai qui per la festa dellanno nuovo? domand lei.
No, bella mia; ma ti far dono di un bel fermaglio di pietre preziose per
decorare il tuo petto.
Lo indosser dunque per abbagliare i miei servitori; le sole persone che io
veda.
Roberto avrebbe dovuto essere meno fiducioso. Ci sono giorni particolarmente
funesti. Quel 14 dicembre, durante ludienza, i suoi documenti erano stati
contestati con tanta fermezza dal duca e dalla duchessa di Borgogna che Filippo
V CONCHES
finestra! La sua allegria era talmente contagiosa che tutti i suoi familiari si
torcevano dal ridere con lui.
Ah! Come sono divertenti! Tutte nude con le chiappe al vento E chiudi poi
quella grande finestra!.
E ricominciava a ridere.
In fondo era una bella vita quella che si conduceva a Conches, e non era forse
questa la felicit? La signora di Beaumont era una buona moglie, la contea di
Beaumont una buona piccola contea, e che importanza aveva che appartenesse
alla corona finch le rendite gli venivano versate? E lArtois? era davvero tanto
importante lArtois, in fondo, meritava tante preoccupazioni, tante lotte, tante
fatiche? La terra dove un giorno verr sepolto, sia quella di Conches o quella
di Hesdin.
Sono ragionamenti che si fanno quando si superata la quarantina, quando
uniniziativa che si presa non si risolve secondo i nostri desideri, e si hanno a
disposizione due settimane di riposo. Ma si sa bene, in fondo, che non ci si
appagher di questa momentanea saggezza Domani, comunque, Roberto
sarebbe andato a inseguire un cervo dalle parti di Beaumont, e ne avrebbe
approfittato per ispezionare il castello, se non per rimetterlo in ordine
Fu tornando da Beaumont, dove si era recato con la moglie lultimo giorno
dellanno, che Roberto dArtois trov i suoi scudieri e i suoi servitori che lo
attendevano, frastornati, sul ponte levatoio di Conches.
Quel pomeriggio erano venuti a prendere la signora di Divion per condurla in
prigione a Parigi.
A prenderla? Chi venuto a prenderla?
Tre agenti.
Quali agenti? Per ordine di chi? url Roberto.
Del re.
Ma via! E voi li avete lasciati fare? Siete degli stupidi!
Vi far bastonare. Venire ad arrestare qualcuno a casa mia! Quale assurdit!
Avete visto lordine per lo meno?
Labbiamo visto, monsignore, rispose tremando Gillet di Nelle, e
abbiamo anche chiesto di conservarlo. stata la condizione che abbiamo posto
per consegnare la signora Divion. Eccolo.
Era effettivamente un rescritto regio, vergato dalla mano di uno scrivano, ma
sigillato con il sigillo di Filippo VI. Non per un sigillo di cancelleria, che
avrebbe potuto legittimare il sospetto di un abuso. La cera portava limpronta del
sigillo privato di Filippo, il piccolo sigillo come veniva chiamato, che il re teneva
VI LA MALA REGINA
Filippo di Valois era soprattutto divenuto uomo e come ogni marito, grande
signore o umile servo, castigava la moglie bugiarda. Part un altro schiaffo come
se il primo gli avesse calamitato la mano; e poi una gragnuola di colpi. Giovanna,
spaventata, cercava di coprirsi il viso alzando entrambe le braccia. La mano di
Filippo cadeva dove era possibile, sulla testa o sulle spalle, ed egli intanto strillava:
stato laltra notte, vero, che mi avete fatto questo tiro? Avete il coraggio di
negare quando Mulet ha confessato tutto? Brutta puttana che mi vezzeggia, mi
si sfrega contro, si proclama ebbra damore, e approfitta della debolezza che
provo per lei per ingannarmi quando dormo e sottrarmi il sigillo regale! Lo sai
che non esiste azione pi orribile, peggiore ancora del furto? Che da nessuno
suddito del mio regno, fosse anche il pi grande, ammetterei che egli usasse
laltrui sigillo senza farlo bastonare? Ed del mio che ci si serve! Si mai vista
una scellerata paragonabile a costei che vuol disonorarmi davanti ai pari, davanti
a mio cugino, al mio autentico fratello? Non ho forse ragione, Roberto?
disse, smettendo per un attimo di picchiare onde ottenere la sua approvazione.
Come potremmo governare i nostri sudditi se ognuno si servisse a sua
volont dei nostri sigilli per ordinare ci che noi non abbiamo voluto? una
vera e propria offesa al nostro onore.
Poi, tornando a occuparsi della moglie con un improvviso ritorno di furore:
E che belluso fate del palazzo di Nesle che vi ho regalato. Quanto mi
avevate supplicato per averlo! Siete dunque malvagia quanto vostra sorella, e
quella maledetta Torre servir sempre a ospitare le malefatte della famiglia di
Borgogna? Se non foste la regina, se non avessi avuto la disgrazia di sposarvi,
sareste voi che farei gettare in prigione! E poich non posso farvi castigare da
altri, ebbene, vi castigher io39.
E ricominciarono a piovere gli schiaffi.
Se almeno la uccidesse! sperava Roberto.
Ora Giovanna si era rannicchiata sul letto, agitando le gambe ed emettendo ad
ogni colpo un urlo e un gemito. Poi bruscamente si volt e spingendo avanti le
unghie come un gatto incominci a urlare con le guance imbrattate di lacrime:
S, lho fatto! S, ti ho rubato il sigillo mentre dormivi, ma perch tu non
rendi veramente giustizia. Lho fatto per giovare a mio fratello di Borgogna
contro quel malvagio Roberto qui presente, che ci ha sempre danneggiati con
linganno e con il delitto, e che, con la complicit di tuo padre, ha fatto morire
mia sorella Margherita
Tieni lontana la memoria di mio padre dalla tua bocca di vipera! esclam
Filippo.
E il bagliore che vide nello sguardo del suo sposo indusse Giovanna a tacere,
perch veramente era capace di ucciderla.
Poi, posando con un gesto protettore la mano sulla spalla di Roberto dArtois,
egli aggiunse:
E guardati bene, o perfida, dal nuocere a mio fratello che il miglior
sostegno del trono.
Quando poi and ad aprire la porta per far sapere al ciambellano che
rinunciava quel giorno alla caccia, venti teste accostate indietreggiarono
contemporaneamente. Giovanna la Zoppa era detestata dai servitori che
tormentava con le sue esigenze e maltrattava alla minima mancanza, ed essi la
chiamavano segretamente la mala regina. Il racconto delle percosse da lei
ricevute avrebbe fatto la delizia dellintero palazzo.
Verso la fine della mattinata, Filippo e Roberto passeggiavano insieme a passo
lento nel giardino di Saint-Germain dove la brina si andava sciogliendo. Il re
abbassava il capo
Non orribile, Roberto, dover diffidare della propria sposa, persino quando
si dorme? Che posso fare? Tenere il sigillo sotto il guanciale? Potrebbe sempre
insinuarvi la mano. E io ho il sonno pesante. N posso chiuderla in convento.
mia moglie! Tutto quello che mi concesso fare non lasciarla pi dormire
con me. Ma il guaio che lamo, quella sciagurata! Non andare a dirlo in giro,
ma anchio, come tutti, per divertimento, ho avuto rapporti anche con altre
donne. E sempre sono tornato da lei con ancor pi entusiasmo Eppure, se
mai ricominciasse, la picchierei di nuovo!
In quel momento Trouillard dUsages, visdomino di Le Mans e cavaliere del
palazzo, si present sul viale per annunciare larrivo del bargello di Parigi che lo
seguiva.
Tondo di pancia e trotterellante sulle sue corte zampe, Giovanni di Milon non
aveva unaria allegra.
E allora, messer bargello, avete rilasciato quella signora?
No, sire, rispose il bargello in tono impacciato.
Come? Il mio ordine non era forse autentico? Non avete riconosciuto il
mio sigillo?
No, sire, ma prima di eseguirlo volevo parlare con voi, e sono felice di
trovare qui anche monsignor dArtois disse Giovanni di Milon guardando
Roberto con aria impacciata.
Quella donna ha confessato.
Cosa ha confessato? domand Roberto.
loro blasoni e dei loro pavesi, pena non essere accettati al detto torneo. Tutto
questo vi viene comunicato da parte dei signori giudici, e vogliate perdonarmene,
ve ne prego.
Di nuovo suonavano le trombe, e i monelli scortavano correndo sino alluscita
dal borgo laraldo che si recava a ripetere altrove lo stesso annuncio.
Prima di disperdersi i presenti dicevano:
Ci coster caro, se il nostro castellano vorr recarsi a questo torneo! Si porter
appresso la moglie e tutti i familiari Come sempre toccher a loro divertirsi e a
noi pagare le taglie.
Ma contemporaneamente pi duno pensava: Se per caso il padrone volesse
portare con s il mio primogenito come mozzo di stalla, ci sarebbe certo da
guadagnare una buona borsa, e forse anche qualche impiego promettente
Parler con il canonico perch raccomandi il mio Gastone.
Per sei settimane il torneo sarebbe stato il grande argomento di conversazione e
lunica preoccupazione dei castelli. Gli adolescenti sognavano di sbalordire il
mondo con le loro prime imprese.
Sei ancora troppo giovane rispondevano i genitori, un altranno! Non
mancheranno le occasioni!.
Ma il figlio del nostro vicino di Chambray, che pure ha la mia stessa et, ci
va!.
Se messer di Chambray ha perduto la ragione, o se ha soldi abbastanza da
buttarne via, sono affari suoi.
Ah! Quanti giovani erano impazienti di diventare orfani!
I vecchi rimasticavano i loro ricordi. A sentirli, si sarebbe creduto che ai loro
tempi gli uomini fossero pi forti, le armi pi pesanti, i cavalli pi veloci:
Al torneo di Kenilworth, organizzato da lord Mortimer di Chirk, lo zio di
quello che stato impiccato a Londra questinverno.
Al torneo di Cond-sur-Escaut, bandito da monsignor Giovanni dAvesnes,
padre dellattuale conte di Hainaut.
Si chiedevano prestiti sul prossimo raccolto e sul taglio dei boschi; si portava
largenteria dai lombardi pi vicini e la si trasformava in piume per lelmo del
signore, in stoffe di sandalo o di camocas per gli abiti della signora, in gualdrappe
per i cavalli.
Gli ipocriti fingevano di lamentarsi:
Ah! Quante spese, quante preoccupazioni; quando sarebbe cos bello
rimanersene a casa! ma per lonore della nostra famiglia non possiamo esimerci
dal comparire a questo torneo Se il re nostro signore ha mandato i suoi araldi
del suo ospite cui doveva tutte le sue entrate! Lussemburgo aveva quasi
quarantanni, ma ne dimostrava trenta; lo si riconosceva immediatamente per la
bella barba castana, serica e copiosa, per il viso altero e ridente, per le mani
delicate e perennemente tese. Era un prodigio di vivacit, di forza, di audacia, di
allegria e anche di buaggine. Alto quasi quanto Filippo VI, era davvero
imponente e corrispondeva in tutto alla figura del re quale se lo immagina la
fantasia popolare. Sapeva farsi amare da ognuno, dai prncipi come dal popolo, in
ogni luogo; era persino riuscito ad essere contemporaneamente amico di papa
Giovanni XXII e dellimperatore Luigi di Baviera, irriducibili avversari. Il che
costituiva un grande successo per un imbecille; perch Giovanni di Lussemburgo,
e anche su questo erano tutti daccordo, era stupido quanto seducente.
La buaggine non impedisce le iniziative, anzi ignorando gli ostacoli, fa apparire
facile ci che a ogni cervello appena ragionevole sembrerebbe disperato. Giovanni
di Lussemburgo, abbandonando la piccola Boemia dove si annoiava, si era recato
in Italia cacciandosi in folli avventure. Le lotte fra Guelfi e Ghibellini, aveva
pensato, continuano a sconvolgere questo paese. Papa e Imperatore si
contendono repubbliche i cui abitanti non cessano di massacrarsi a vicenda.
Ebbene, come amico di entrambi i partiti, ci penser io a metter pace!. La cosa
pi strana fu che and vicinissimo a riuscirvi. Per qualche mese era stato lidolo
dellItalia, eccezion fatta per i fiorentini che non si lasciano ingannare tanto
facilmente e per il re di Napoli che incominciava a seccarsi di questo importuno.
In aprile Giovanni di Lussemburgo aveva avuto un colloquio segreto con il
cardinale legato, Beltrando del Pouget secondo la voce pubblica figlio naturale
di papa Giovanni XXII colloquio che doveva contemporaneamente decidere la
sorte di Firenze, il riscatto di Rimini dai Malatesta, e la creazione di un principato
indipendente che avrebbe avuto per capitale Bologna. Ma, chiss come e chiss
perch, quando la sua posizione sembrava cos prospera da fargli balenare la
speranza di sostituire addirittura il suo intimo amico Luigi di Baviera sul trono
imperiale, Giovanni di Lussemburgo aveva visto improvvisamente schierarsi
contro di lui due formidabili coalizioni in cui Guelfi e Ghibellini, una volta tanto,
si presentavano come alleati, Firenze era daccordo con Roma; il re di Napoli,
sostegno del papa, attaccava a sud, e limperatore, nemico del papa, a nord; e
accorrevano in aiuto il re dUngheria, i due duchi dAustria, il margravio di
Brandeburgo e il re di Polonia. Un bel successo per un principe tanto amato che
voleva mettere pace in Italia!
Lasciando ottocento cavalli al figlio Carlo per difendere lintera Lombardia,
Giovanni di Lussemburgo, con la barba al vento, era corso da Parma alla Boemia
invasa dagli austriaci. E qui si era precipitato fra le braccia di Luigi di Baviera, e, a
forza di bacioni sulle guance, aveva dissipato lassurdo malinteso. La corona
imperiale? Ma ci aveva pensato solo per far piacere al papa! E ora veniva da
Filippo di Valois per pregarlo dintervenire, e per chiedergli altri sussidi onde
mandare avanti il suo progetto di regno pacifico.
Con un ospite cos cavalleresco poteva Filippo VI rinunciare ad offrire un
torneo in suo onore? Cos, nella pianura di Evreux, sulle rive dellIton, il re di
Francia e il re di Boemia, amici fraterni, avrebbero sferrato uno contro laltro una
finta battaglia con un numero di armati superiore a quello che aveva a
disposizione il figlio dello stesso re di Boemia per tener testa allintera Italia!
Le lizze, cio il recinto del torneo, erano state tracciate in un vasto prato in
pianura dove formavano un rettangolo di trecento piedi per duecento, chiuso da
due palizzate; la prima, a graticcio, era fatta di pali appuntiti, la seconda, pi
allinterno, era un po pi bassa e circondata da uno spesso corrimano. Fra le due
palizzate stavano, durante le gare, gli aiutanti dei torneatori.
Nella parte in ombra erano state innalzate le impalcature, tre grandi tribune
coperte di tela e decorate da bandiere: quella centrale per i giudici e le altre due
per le signore.
Tuttintorno, nella pianura, pullulavano i padiglioni dei domestici e dei
palafrenieri; l si trovavano i cavalli del torneo che tutti andavano ad ammirare
durante le passeggiate, mentre su ogni padiglione sventolavano le insegne del
proprietario.
I primi quattro giorni della festa furono dedicati alle giostre individuali, alle
sfide che si lanciavano a due a due i signori presenti. Alcuni cercavano la
rivincita di una disfatta subita in un incontro precedente; altri, che mai sinora si
erano misurati, volevano provarvisi; e in qualche caso erano gli amici a spingere
al combattimento due giostratori famosi.
Le tribune erano pi o meno colme secondo il valore degli avversari. Due
giovani scudieri erano riusciti, a forza di intrighi, a trovare unora di primo
mattino in cui le lizze erano libere? In questo caso assisteva allo scontro soltanto
qualche amico o parente. Ma bastava che si annunciasse una sfida fra il re di
Boemia e messer Giovanni di Hainaut, appositamente arrivato dallOlanda con
venti cavalieri, che le tribune minacciavano di crollare. Era quello il momento in
cui le dame si strappavano una manica del vestito per consegnarla al cavaliere
preferito, in genere una finta manica di seta cucita sopra la manica autentica
soltanto con qualche punto facilmente staccabile, o in qualche caso una vera
manica, se la dama era talmente audace da mettere a nudo il suo bel braccio.
che erano, in fondo, la ragione prima del loro incontro. Ma, come si sa, i grandi
affari si sistemano in poche parole se gli interlocutori hanno voglia di mettersi
daccordo.
Come due veri re della Tavola Rotonda, Filippo di Valois, magnifico nei suoi
abiti ricamati, e Giovanni di Lussemburgo, non meno imponente sotto la sua
barba copiosa, si scambiavano, con il boccale in mano, solenni dichiarazioni di
amicizia. Si decideva frettolosamente di inviare una lettera a papa Giovanni XXII o
unambasceria a re Roberto di Napoli.
Ah! bisognerebbe anche, mio amato sire, che parlassimo un poco della
crociata diceva Filippo VI.
Aveva infatti riesumato il grande progetto di suo padre e di suo cugino Carlo il
Bello. Tutto andava cos bene nel regno di Francia, il Tesoro era cos ricco e la
pace dEuropa sembrava, con laiuto del re di Boemia, cos sicura, che diventava
urgente progettare, per lonore e la prosperit delle nazioni cristiane, una bella e
gloriosa spedizione contro gli Infedeli.
Signori, suonano il corno per il pranzo
Subito si toglieva la seduta; la discussione sulla crociata sarebbe stata tenuta
dopo il pasto o lindomani.
A tavola ci si beffava rumorosamente del giovane re dInghilterra che, tre mesi
prima, accompagnato dal solo lord Montagu, era venuto, travestito da mercante,
per un segreto colloquio con il re di Francia 42. S, travestito da mercante, come un
lombardo qualsiasi! E a quale scopo? Per concludere un accordo commerciale
sulle forniture laniere alla Fiandra. Un vero mercante; si occupava addirittura di
lana! Si era mai visto un principe interessarsi a queste faccende, come un volgare
borghese delle gilde o delle anse?
E allora, amici miei, dato che lui insisteva, lho ricevuto camminando!
diceva Filippo di Valois soddisfatto del gioco di parole43. Senza feste, senza
tornei, camminando nei viali della foresta di Halatte; e gli ho offerto una cena
magra.
Del resto quante idee assurde si era messo in testa quel povero cugino Edoardo
Terzo! Non stava forse costituendo nel suo regno un esercito permanente di fanti,
con coscrizione obbligatoria? Cosa sperava dalla gente a piedi quando si sapeva
bene come aveva chiaramente dimostrato la battaglia del monte Cassel che
in guerra conta soltanto la cavalleria e che i fanti fuggono appena vedono
comparire una corazza?
Sembra per che da quando stato impiccato lord Mortimer, in Inghilterra
regni lordine faceva osservare Mille di Noyers.
bardatura le cui piastre di ferro bruciavano nel gran sole di luglio. Avrebbero
perso quattro libbre prima che la giornata fosse finita.
Gli araldi passavano urlando:
Allacciate gli elmi! Allacciate gli elmi signori cavalieri, e issate le bandiere per
scortare quella del capo!
Le tribune erano ormai colme e i giudici, fra i quali il conestabile, messer Mille
di Noyers e il duca di Borbone, avevano preso posto in quella centrale.
Suonarono le trombe e i torneatori, aiutati dai loro valletti, salirono
pesantemente a cavallo e si recarono chi davanti alla tenda del re di Francia, chi
davanti a quella del re di Boemia, per schierarsi in corteo, due a due, ogni
cavaliere seguito dal suo portabandiera, sino alle lizze.
Delle corde dividevano a met larengo, nel senso della larghezza. I due partiti
si schierarono uno di fronte allaltro. Dopo nuovi e prolungati squilli di tromba, il
re darmi venne avanti a ripetere per unultima volta le regole del torneo.
Infine url:
Tagliate le funi, urlate battaglia quando vorrete!
Il duca di Borbone provava un certo malessere tutte le volte che udiva tale
grido, perch era quello che lanciava un tempo suo padre, Roberto di Clermont,
sesto figlio di San Luigi, nelle crisi di follia che lo coglievano repentinamente nel
mezzo di un pasto o di una seduta al Consiglio del re. Egli preferiva esser giudice
piuttosto che combattente, perch fuggire in un torneo era meno facile che
fuggire in guerra. Lessere zoppo costituiva per lui un buon pretesto per rimanere
al di qua delle lizze.
Gli uomini preposti alla bisogna avevano sollevato le scuri e le funi si
spezzarono. I portabandiera, lanciando urla di guerra, abbandonarono i ranghi; i
valletti a cavallo, armati di tronconi di lance non pi lunghi di tre piedi, si
schierarono contro il corrimano, pronti a correre in aiuto ai loro padroni. Poi la
terra trem sotto gli zoccoli di duecento cavalli lanciati al galoppo gli uni contro
gli altri, e incominci la zuffa.
Le dame, in piedi nelle tribune, strillavano seguendo con gli occhi lelmo del
loro cavaliere preferito. I giudici stavano attenti ai colpi scambiati per poi
proclamare i vincitori. Lurto delle lance, delle staffe, delle armature, di tutta quella
ferraglia, produceva un baccano infernale. La polvere impediva di scorgere il sole.
Sin dal primo scontro quattro cavalieri vennero sbalzati di sella e altri venti si
videro spezzare la lancia. I valletti, rispondendo agli strilli che uscivano dalle
ventaglie degli elmi, corsero a portare nuove lance ai torneatori disarmati e a
rialzare i disarcionati che sgambettavano come granchi. Uno di loro si era rotto
sovrano che tutti concordavano nel giudicare ammirevole e che lui, in seguito alla
sua lunga esperienza, considerava poco capace. Quando si compiono sforzi in una
direzione che nessuno approva sopravviene una certa stanchezza. E Mille, che
aveva iniziato la sua carriera alla corte di Borgogna, si chiedeva se non vi sarebbe
presto tornato. Era meglio amministrare con saggezza un ducato che con follia un
regno, e il duca Eudes gli aveva fatto proposte in questo senso. Le cerc nella
mischia e vide che giaceva al suolo, sbalzato di sella da Roberto dArtois. Allora
Mille di Noyers torn a interessarsi al torneo.
Mentre il duca Eudes si faceva rialzare dai valletti, Roberto metteva piede a terra
e offriva al suo avversario uno scontro a piedi. Armati di mazza e di spada, le due
torri di ferro avanzarono luna verso laltra, con passo un po barcollante, per
tempestarsi di colpi. Mille sorvegliava con attenzione Roberto dArtois, pronto a
farlo squalificare alla prima infrazione. Ma Roberto osservava le regole, non
attaccava sotto la cintura, colpiva sempre e soltanto di taglio. Con la mazza
martellava lelmo del duca di Borgogna schiacciando il drago che la sormontava.
E, bench la mazza pesasse soltanto una libbra, laltro doveva avere ormai la testa
intronata perch incominciava a difendersi a fatica e la sua spada fendeva pi
spesso laria che Roberto. Tentando una schivata Eudes di Borgogna perse
lequilibrio; Roberto gli pos un piede sul petto e accost la punta della spada
allallacciatura dellelmo. Il duca implor merc. Si era arreso e doveva
abbandonare la lotta. Roberto risal in sella e pass fieramente al galoppo davanti
alle tribune. Una dama entusiasta si strapp la manica che Roberto raccolse con la
punta della lancia.
In questi giorni monsignor Roberto dovrebbe mostrarsi meno superbo
disse Mille di Noyers.
Bah! disse Raul di Brienne, il re lo protegge.
Fin quando? disse Mille di Noyers. La signora Mahaut sembra sia
morta un po troppo in fretta, e cos la signora Giovanna la Vedova; e poi c il
fatto che Beatrice dHirson, la loro dama di compagnia, scomparsa e che la
sua famiglia la sta inutilmente cercando Il duca di Borgogna agir con
saggezza se far assaggiare le sue vivande prima di consumarle.
Evidentemente avete cambiato parere nei confronti di Roberto. Lanno
scorso sembravate tutto dalla sua parte.
Ma lanno scorso non avevo ancora dovuto istruire il suo processo, di cui
ho recentemente diretto la seconda inchiesta
Ah! ecco messer di Hainaut che attacca disse il conestabile.
Giovanni di Hainaut, che combatteva per il re di Boemia, si agitava
IX I TOLOMEI
cugini una conversazione in italiano della quale Roberto non cap nulla. Sentiva
passare le parole, debito rimborso deposito2 Accettando il denaro di un
signore francese la compagnia dei Tolomei contravveniva forse al decreto? No,
perch non si trattava di un pagamento di debiti ma di un deposito
Poi Tolomei volse nuovamente verso Roberto dArtois il suo volto di sale e le
sue labbra violacee.
Anche noi, monsignore, partiamo; o meglio partono loro, disse
indicando i suoi parenti. Porteranno con s tutto ci che possediamo qui. In
questo momento le nostre compagnie sono in disaccordo. I Bardi e i Peruzzi
esitano; pensano che il peggio sia passato e che piegando un poco la schiena
sono come gli ebrei che si fidano sempre delle leggi e credono di aver
sistemato le cose quando hanno versato il loro tributo; ma versano il tributo e
poi vengono portati al rogo! I Tolomei, invece, se ne vanno. Questa partenza
provocher qualche sorpresa perch noi portiamo in Italia tutto il denaro che ci
stato affidato; la maggior parte gi in cammino. Dal momento che si
rifiutano di pagarci i debiti, ebbene, portiamo via i depositi46!
Unultima espressione maliziosa pass nel volto scavato del vecchio.
Lascer alla terra di Francia soltanto le mie ossa che non costituiscono una
grande ricchezza aggiunse.
No, la Francia non stata buona con noi disse Guccio Baglioni.
Ma come? Non ti ha forse dato un figlio?
vero disse Roberto dArtois, voi avete un figlio. Cresce bene?
Si, grazie, monsignore, rispose Guccio, adesso quasi pi alto di me,
e ha solo quindici anni. Ma mostra poco entusiasmo per la banca.
Gli verr, gli verr disse il vecchio. Allora, monsignore, noi
accettiamo. Affidateci il vostro capitale e noi lo porteremo oltre le frontiere e vi
consegneremo lettere di cambio per la stessa cifra senza trattenere nulla. Il
denaro liquido sempre utile.
Te ne sono grato, Tolomei, le mie casseforti ti saranno portate questa notte.
Quando da un regno incomincia a fuggire il denaro, la prosperit di questo
regno ha le ore contate. Avrete la vostra rivincita, monsignore, io non la vedr
ma, ve lo garantisco, avrete la vostra rivincita.
La palpebra sinistra, abitualmente chiusa, si era aperta; Tolomei lo fissava con
entrambi gli occhi: lo sguardo della verit, finalmente. E Roberto dArtois si sent
tutto turbato perch un vecchio lombardo che stava per morire lo guardava con
compassione.
Tolomei, ho visto uomini coraggiosi lottare in battaglia sino allultimo
X IL LETTO DI GIUSTIZIA
ilippo VI, con la corona in capo e il mantello regale sulle spalle, era
Ogni volta che si citava la signora di Beaumont, il re si passava una mano sul
viso e torceva un poco il suo grande naso carnoso. In fondo, si trattava di sua
sorella!
Al Parlamento di giustizia tenuto dal re alla data citata, il detto Roberto
dArtois non comparso, ma si fatto rappresentare da messer Henry, decano di
Bruxelles, e da messer Tibaldo di Meaux, canonico di Cambrai, che delega di
comparire in suo luogo ed esporre le ragioni della sua assenza. Ma poich la
convocazione era fissata per il luned, quindici giorni dopo la Candelora, mentre
la delega di cui essi erano muniti indicava invece il marted, per questa ragione la
loro delega non pot essere riconosciuta valida, e per la terza volta limputato
venne proclamato in difetto Ora noto e notorio che in questo periodo
Roberto dArtois ha cercato rifugio anzitutto presso la signora contessa di Namur,
sua sorella, ma, avendo il re nostro signore vietato alla signora di Namur di
aiutare e ospitare il ribelle, essa ha impedito al suddetto Roberto suo fratello, il
soggiorno nei propri stati. In seguito il detto Roberto ha cercato di rifugiarsi
presso monsignore il conte Guglielmo nei suoi stati dello Hainaut; ma, dietro
preghiera del re nostro sire, Monsignore il conte di Hainaut ha anchegli proibito
al detto Roberto il soggiorno nei suoi stati. E ancora il detto Roberto ha chiesto
asilo e rifugio al duca di Brabante, il quale duca pregato dal re nostro sire di non
offrirgli ospitalit, ha in un primo tempo risposto che non essendo vassallo del re
di Francia, poteva accogliere chi gli piaceva a suo esclusivo giudizio; ma, in
seguito, il duca di Brabante ha ceduto alle rimostranze fattegli da monsignor di
Lussemburgo, re di Boemia, e si cortesemente comportato scacciando Roberto
dArtois dal suo ducato48.
Filippo VI si volt verso il conte di Hainaut e verso il re di Boemia,
indirizzando ad entrambi un gesto di amara e amichevole gratitudine. Filippo
evidentemente soffriva; e non era il solo. Per quanto Roberto dArtois fosse
colpevole, quanti lo avevano conosciuto lo immaginavano vagare da piccola corte
a piccola corte, oggi accolto e domani bandito, costretto a dirigersi verso un altro
luogo per esserne ancora scacciato. Perch si era applicato con tanto ardore alla
propria rovina, quando sino alla fine il re gli aveva aperto le braccia?
Bench linchiesta fosse chiusa, dopo gli interrogatori di settantasei testimoni
quattordici dei quali detenuti nelle prigioni regie, e bench la giustizia del re fosse
sufficientemente illuminata, bench le accuse fossero chiaramente provate, il re
nostro sire, per antica amicizia, ha fatto sapere al detto Roberto dArtois che gli
concedeva un salvacondotto per rientrare nel regno e uscirne se lo voleva, senza
che venisse fatto del male n a lui n alla sua gente, onde permettergli di udire le
Il caso giudicato!
Allora il procuratore ordin ai due agenti che tenevano lo scudo di Roberto
dArtois di avanzare sino ai piedi del trono. Il cancelliere Guglielmo di SainteMaure, uno di coloro che Roberto dal suo esilio minacciava di morte, avanz
verso lo stemma, si fece dare la spada da uno degli agenti e laccost allorlo della
stoffa. Cos, in un lungo stridore di seta, lo stemma venne spezzato in due.
La paria di Beaumont era finita. Colui per il quale era stata istituita, il principe
di Francia discendente da re Luigi VIII, il gigante dalla forza leggendaria, dagli
intrighi infiniti, era ormai soltanto un proscritto; non apparteneva pi al regno sul
quale avevano regnato i suoi antenati, e nulla in questo regno apparteneva pi a
lui.
Per i pari e per i signori, per tutti quegli uomini le cui armi gentilizie erano
espressione non soltanto della potenza ma quasi dellesistenza, che facevano
sventolare questi emblemi sui loro tetti, sulle loro lance, sui loro cavalli, e li
ricamavano sul proprio petto, sulla cotta dei loro scudieri, sulla livrea dei loro
servitori, li dipingevano sui mobili, li incidevano sul vasellame, ne marchiavano
uomini, bestie, cose che in qualche misura dipendevano dalla loro volont o
costituivano i loro beni, questa lacerazione, questa specie di scomunica laica, era
ancor pi diffamante del ceppo, del graticcio o della forca. Perch, la morte
cancella la colpa, e il disonore si spegne con il disonorato.
Ma finch si vivi, non si mai perduta del tutto la partita, pensava Roberto
dArtois vagabondando fuori della sua patria su strade ostili, e avviandosi verso pi
clamorosi delitti.
PARTE QUARTA
IL METTIGUERRA
I IL PROSCRITTO
di Francia.
Nellestate del 1332, Filippo II aveva fatto sposare il figlio Giovanni, duca di
Normandia, con la figlia del re di Boemia, Bona di Lussemburgo. Ecco perch
Giovanni di Lussemburgo mi ha fatto espellere da quel suo parente del Brabante,
pensava Roberto, ecco a quale prezzo hanno pagato i suoi servigi. A quanto si
raccontava, le feste organizzate a Melun in occasione di queste nozze erano state
di uno splendore senza precedenti.
Re Filippo VI aveva approfittato di questo grande raduno di principi e di
nobili per fare solennemente cucire la croce sul suo mantello regale. Questa volta
infatti la crociata era stata decisa. Pietro della Palud, patriarca di Gerusalemme,
laveva predicata a Melun strappando le lacrime ai seimila invitati al matrimonio,
fra i quali milleottocento cavalieri tedeschi. Il vescovo Pietro Roger la predicava a
Rouen, di cui aveva ottenuto la diocesi dopo quelle di Arras e Sens. La partenza
era stata decisa per la primavera del 1334. Si stava costruendo una grande flotta nei
porti provenzali, a Marsiglia e a Aigues-Mortes, e gi il vescovo Giovanni di
Marigny era stato mandato a consegnare la sfida al sultano dEgitto! Ma se i re di
Boemia, di Navarra, di Maiorca e di Aragona, che vivevano alle spalle di Filippo,
se i duchi, i conti e i grandi baroni, se certi cavalieri ansiosi di avventure avevano
seguito con entusiasmo lesempio del re di Francia, sembrava invece che la piccola
nobilt di campagna si mostrasse meno impaziente di prendere le croci di panno
rosso che le venivano tese dai predicatori e dimbarcarsi per le sabbie dEgitto. Il
re dInghilterra accelerava la preparazione militare del suo popolo, ma non aveva
ancora aderito ai progetti sulla Terra Santa. E il vecchio papa Giovanni XXII, del
resto in grave contesa con lUniversit di Parigi e con il suo rettore Puridano sui
problemi della visione beatifica, faceva il sordo. Aveva approvato la crociata solo
con reticenza, e recalcitrava a una suddivisione delle spese Viceversa, i mercanti
di spezie, di incenso, di seta e di reliquie, i fabbricanti darmi e gli armatori
insistevano parecchio perch limpresa venisse realizzata.
Filippo VI aveva gi risolto il problema della reggenza per tutto il tempo in cui
sarebbe rimasto oltremare, facendo giurare ai pari, ai baroni e ai vescovi che
avrebbero tutti obbedito a suo figlio Giovanni e gli avrebbero affidato senza
discussione la corona se lui fosse morto durante la crociata49.
Si vede che Filippo non poi tanto sicuro della sua legittimit, pensava
Roberto dArtois, se si sforza di far riconoscere fin dora suo figlio.
Roberto, appoggiato con il gomito davanti a un boccale di birra, non osava
dire ai suoi casuali informatori che egli conosceva tutti i grandi personaggi cui
alludevano; non osava dire di aver giostrato contro il re di Boemia e procurato la
mitra a Pietro Roger, di aver fatto saltare il re dInghilterra sulle proprie ginocchia
e cenato alla tavola del papa. Ma prendeva nota di ogni cosa, per volgerla un
giorno a suo profitto.
Era lodio a sostenerlo. Fin quando gli sarebbe rimasta vita, sarebbe rimasto
anche lodio. In qualunque luogo egli alloggiasse, era lodio che lo svegliava con il
primo raggio di luce filtrante attraverso le imposte di una camera sconosciuta. Era
lodio il sale dei suoi pasti, il cielo della sua strada.
Si dice che gli uomini forti sono quelli che sanno riconoscere i propri torti. Ma
sono molto pi forti quelli che non li riconoscono mai. Roberto apparteneva a
questa seconda categoria. Non era stato lui ad aver commesso errori; erano stati
gli altri, i morti e i vivi, Filippo il Bello, Enguerrand e Mahaut, e oggi Filippo di
Valois, il duca di Borgogna, il cancelliere Sainte-Maure. E di tappa in tappa
aggiungeva alla lista dei suoi nemici la sorella di Namur, il cognato di Hainaut,
Giovanni di Lussemburgo e il duca di Brabante.
A Bruxelles assold un avvocato equivoco di nome Huy con il suo segretario
Berthelot; era con questi causidici che incominciava a ricostruire la sua corte.
A Lovanio, lavvocato Huy gli scov un monaco di brutto aspetto e di dubbia
fama, fra Enrico di Sagebran, che sintendeva pi di scongiuri e di malefizi che di
litanie e di opere di carit. Con fra Enrico lex pari di Francia, ricordando le
lezioni di Beatrice dHirson, trafisse con aghi statuette di cera, e le battezz coi
nomi di Filippo, Sainte-Maure o Matteo di Trye.
Questa, vedi, tienila docchio, trafiggila dalla testa ai piedi, perch si chiama
Giovanna ed la regina di Francia. Ma in realt non la regina, una
diavolessa!.
Si procur anche un inchiostro invisibile per scrivere certe formule che,
tracciate su pergamene, procuravano il sonno eterno. Bisognava per che la
pergamena venisse insinuata nel letto di colui del quale ci si voleva sbarazzare! Fra
Enrico di Sagebran, fornito di un po di denaro e di molte promesse, part per la
Francia come un buon monaco mendicante, portando sotto il saio una grossa
scorta di pergamene per dormire.
Dal canto suo Gillet di Nelle arruolava assassini professionisti, ladri di
vocazione, evasi dalle prigioni, giovanottoni dalla fronte bassa per i quali un
delitto era meno ripugnante del lavorare a giornata. E quando riusc a formare
una piccola compagnia ben addestrata, Roberto li mand nel regno di Francia con
il compito di agire preferibilmente durante i grandi assembramenti o le feste.
Le schiene offrono facile bersaglio al coltello quando tutti gli occhi sono
e pi venali che in qualsiasi altro luogo, poich il peccato era la loro sola
distinzione.
Eppure nessuno voleva compromettersi per lex pari di Francia. Ci si ricordava
appena di averlo conosciuto. Perfino in quel pantano Roberto faceva la figura di
un appestato. Lelenco dei suoi rancori si allungava.
Tuttavia si consol un poco constatando, dai discorsi riferitogli, che gli affari
del cugino Valois erano meno brillanti di quanto si sarebbe potuto credere. La
Chiesa era molto preoccupata per la crociata. Quale sarebbe stata, una volta
imbarcati Filippo VI e i suoi alleati, la situazione dellOccidente lasciato in bala
dellimperatore e del re dInghilterra? Se mai questi due sovrani si fossero uniti
Gi la traversata era stata rimandata di due anni. La primavera del 1334 era
trascorsa senza che si fosse approntato nulla. Adesso si parlava del 1336.
Presiedendo personalmente unassemblea plenaria dei dottori parigini sulla
montagna di Sainte-Genevive, Filippo VI brandiva la terribile minaccia di una
condanna per eresia contro il vecchio pontefice ormai novantenne, qualora costui
non avesse ritrattato le sue tesi teologiche. Si aspettava la sua morte, data ogni
mese come imminente; ma erano ormai diciotto anni che si ripeteva questa stessa
predizione.
Rimanere vivo, si ripeteva Roberto, questa la cosa importante: resistere, in
attesa del giorno in cui si potr vincere.
Gi la scomparsa di alcuni suoi nemici gli restituiva speranza. Alla fine
dellanno precedente era morto il tesoriere Forget, e adesso la stessa sorte toccava
al cancelliere Guglielmo di Sainte-Maure. Il duca Giovanni di Normandia, erede al
trono di Francia, era gravemente ammalato; e persino Filippo VI, a quanto si
diceva, aveva guai di salute. Forse i malefici di Roberto non erano stati del tutto
inoperanti.
Per tornare nelle Fiandre si travest da converso. Era davvero uno strano frate
questo gigante il cui cappuccio dominava le folle come un campanile domina le
case, che entrava con passo marziale nelle abbazie tirando la campana dingresso
sin quasi a strapparla, e chiedeva lospitalit dovuta agli uomini di Dio con la
stessa voce con cui avrebbe chiesto la lancia a uno scudiero!
In un refettorio di Bruges, seduto a capo chino su una scodella, in fondo alla
lunga sudicia tavola facendo finta di mormorare preghiere che ignorava
completamente, egli ascoltava il frate lettore, installato in una piccola nicchia
scavata a mezza altezza nel muro, che leggeva la vita dei santi. Le volte a ogiva ne
rimandavano la voce sulla tavolata dei monaci; e Roberto pensava: Perch non
finire cos? La pace, la pace profonda dei conventi, la liberazione da ogni affanno,
che arrivava dal nord-ovest attraverso il mare, le stoffe ruvide o preziose che
ripartivano per la stessa strada, il traffico dei porti, tutto portava la Fiandra a
volgere lo sguardo verso il regno dInghilterra. Verso Parigi si dirigeva soltanto il
denaro delle imposte e delle taglie.
Ma davvero credete, Monsignore, che qualche persona al mondo possa
essere convinta di ci che voi dite e possa aderire a una simile impresa?
Basta, messere, che ne sia convinta una sola persona: il re dInghilterra.
Qualche giorno pi tardi, fornito di un passaporto da mercante in drappi e
seguito da Gillet di Nelle che portava, per la forma, qualche auna di stoffa,
monsignor Roberto dArtois simbarcava ad Anversa per Londra.
II WESTMINSTER HALL
stava seduto circondato dai suoi pari. Ancora una volta prelati, conti e baroni
erano allineati ai due lati del trono. Ancora una volta ecclesiastici, dottori, giuristi,
consiglieri e dignitari si offrivano al suo sguardo in file compatte.
Ma non erano i gigli di Francia che costellavano il manto regale; ma i leoni dei
Plantageneti. Non erano le volte di pietra del vecchio Louvre che rimandavano
alla folla leco del proprio rumore, ma la mirabile struttura di quercia, dagli
immensi archi traforati, della grande Hall di Westminster. Ed erano seicento
cavalieri inglesi, venuti da tutte le contee, con gli squire e gli sceriffi delle citt, che
costituivano, affollando le larghe lastre quadrate, il Parlamento dInghilterra riunito
al gran completo.
Eppure questa assemblea era stata convocata per ascoltare una voce francese.
In piedi, a qualche passo dal trono, e a met dei gradini che costituiscono il
fondo della Hall, con il suo mantello scarlatto chiazzato doro dalla luce che
scendeva dalla gigantesca vetrata, il conte Roberto dArtois rivolgeva la parola ai
delegati del popola di Gran Bretagna.
Durante i due anni trascorsi da quando Roberto aveva lasciato le Fiandre, la
ruota del destino aveva infatti compiuto un buon giro. E anzitutto era morto il
papa.
Verso la fine del 1334, lesangue vegliardo che, attraverso uno dei pontificati pi
lunghi, aveva restituito alla Chiesa una forte amministrazione e una prospera
situazione finanziaria, era stato costretto, dal fondo del suo letto nella camera
verde del grande palazzo di Avignone, a rinunciare pubblicamente alle sole tesi
che il suo spirito avesse difeso con convinzione.
Per evitare lo scisma di cui lo minacciava lUniversit di Parigi, per obbedire
agli ordini di quella corte di Francia a favore della quale aveva risolto tante
situazioni pericolose e taciuto tanti segreti, rinnegava i suoi scritti, le sue prediche,
uomo ricco di esperienza che conoscesse bene le faccende di Francia. E chi ne era
al corrente pi del conte di Artois? Poich poteva essere utile, le sue sventure
ispiravano compassione.
Sire, cugino mio, aveva detto a Edoardo III, se pensate che la mia
presenza nel vostro regno vi procuri danno o pericolo, consegnatemi allodio di
Filippo, il re maltrovato. Non avr motivo di lamentarmi di voi, che mi avete
cos cortesemente ospitato; dovr gettare ogni colpa su me stesso per avere dato
il trono contro ogni buon diritto a quel malvagio di Filippo, anzich farlo
assegnare a voi che non conoscevo ancora abbastanza.
Tutto questo detto con la mano sul cuore e il busto leggermente inclinato.
Edoardo III aveva risposto con calma:
Cugino mio, siete mio ospite, e i vostri consigli mi sono assai preziosi.
Consegnandovi al re di Francia farei danno al mio onore quanto al mio
interesse. E poi, siete ospite del regno dInghilterra, non del ducato di
Guienna Qui la sovranit di Francia non esiste.
La richiesta di Filippo VI rimase dunque senza risposta.
Ed ogni settimana, se non ogni giorno, Roberto pot proseguire la sua opera
di persuasione. Giorno dopo giorno, versava nelle orecchie di Edoardo o in quelle
dei suoi consiglieri il veleno della tentazione. Entrava dicendo:
Saluto il vero re di Francia
E non tralasciava occasione per dimostrare che la legge salica era soltanto
uninvenzione occasionale e che i diritti di Edoardo alla corona di Ugo Capeto
erano assolutamente legittimi. Il giovane Edoardo era lultimo dei prncipi su cui
Roberto esercitava le sue pericolose seduzioni politiche.
La seconda volta che gli venne presentata lingiunzione di consegnare Roberto,
Edoardo III replic concedendo allesiliato lusufrutto di tre castelli, milleduecento
marchi di pensione e il saldo di certi suoi debiti presso i banchieri lombardi 52.
Era del resto il periodo in cui Edoardo elargiva grandi prove della sua
gratitudine a tutti coloro che lo servivano, in cui nominava il suo amico Montagu
conte di Salisbury e distribuiva titoli e rendite a quel gruppo di giovani lord che lo
avevano aiutato nella faccenda di Nottingham.
Una terza volta, Filippo VI invi il gran maestro dei suoi balestrieri per
comunicare al siniscalco di Guienna, e per esso al re dInghilterra, che qualora
non si fosse consegnato entro quindici! giorni Roberto dArtois, nemico mortale
del regno di Francia, il ducato sarebbe stato confiscato.
Me lo aspettavo! esclam Roberto. La sola idea che riuscito a tirar
fuori quel balordo di Filippo, stata di ricorrere allo stesso stratagemma che
avevo escogitato io a suo tempo, caro sire Edoardo, a danno di vostro padre.
Impartire un ordina che contrario ad ogni buon diritto, confiscare per mancata
esecuzione di questordine e, attraverso la confisca, imporre unumiliazione o la
guerra. Solo che oggi lInghilterra ha un re che regna veramente e la Francia non
ha pi Roberto dArtois.
Non aggiungeva: E allora cera in Francia un esule che svolgeva esattamente la
stessa funzione che svolgo io qui, e questesule era Mortimer!.
Roberto era andato al di l delle sue speranze; diventava addirittura la causa del
conflitto che sognava di veder scoppiare; la sua persona assumeva unimportanza
capitale; e, per dare finalmente il via a questo conflitto, egli insisteva sulla sua tesi:
che il re dInghilterra rivendicasse la corona di Francia.
Ecco perch, in quel giorno di settembre del 1337, sulla gradinata di
Westminster Hall, spiegando come una procellaria le sue larghe maniche davanti
alle nervature della grande vetrata, si rivolgeva, a richiesta del re, al Parlamento
Britannico. Addestrato da trentanni di controversie giuridiche, parlava senza
documenti e senza appunti.
I delegati che non conoscevano perfettamente il francese si facevano tradurre
certi brani dai loro vicini.
Man mano che il conte dArtois continuava nel suo discorso, il silenzio del
pubblico diventava sempre pi profondo, e quando veniva fatta qualche
rivelazione particolarmente sbalorditiva, il brusio saliva al massimo volume.
Quante cose sorprendenti: due popoli vivono, separati Soltanto da uno stretto
braccio di mare; i prncipi delle due corti si sposano fra loro; i baroni di qui
hanno terre laggi; i mercanti passano da una nazione allaltra e in fondo non
si sa nulla di ci che avviene a casa del vicino!
Per esempio, la regola: La corona di Francia non pu a donna essere affidata
n da donna trasmessa! non era affatto un retaggio di antiche costumanze, ma
soltanto la capricciosa trovata di un vecchio brontolone di conestabile, quando
ventanni prima si era discussa la successione di un re assassinato. S, Luigi X il
Testardo era stato assassinato. Roberto dArtois lo proclamava e faceva il nome
dellomicida.
La conoscevo bene, era mia zia e ha usurpato la mia eredit!
La storia dei delitti commessi dai prncipi francesi, il racconto degli scandali alla
corte capetingia servivano a Roberto per pimentare il suo discorso, e i deputati al
Parlamento dInghilterra fremevano di indignazione e di orrore; quasi reputassero
poca cosa gli orrori compiuti sul loro suolo e alla loro corte.
Roberto proseguiva la sua dimostrazione sostenendo esattamente le tesi
Il nostro re era allora minorenne. Lomaggio che egli vi rese e che avrebbe
richiesto, per essere valido, lapprovazione dal Consiglio di Reggenza, venne di
fatto deciso per ordine del traditore Mortimer, il quale in seguito fu impiccato.
Questa poi! Non mancava di faccia tosta quel vescovo che era stato nominato
cancelliere da Mortimer, lo aveva affiancato quale suo primo consigliere e aveva
accompagnato Edoardo ad Amiens leggendo personalmente nella cattedrale la
formula dellomaggio!
Che stava dicendo adesso quella stessa voce? Che aspettava a Filippo, in quanto
conte di Valois, rendere lomaggio a Edoardo! Il re dInghilterra riconosceva infatti
volentieri al cugino di Francia il Valois, lAnjou, il Maine e persino la dignit di
pari Era davvero troppo magnanimo!
Ma dove diavolo si trovavano, Dio del Cielo, a sentire simili enormit?
Si trovavano al palazzo di Nesle, perch fra un soggiorno e laltro a SaintGermain e a Vincennes il re passava la giornata in questa residenza donata alla
sua sposa. Infatti, come i gentiluomini meno importanti dicevano: Staremo nel
salone, oppure nello stanzino dei pappagalli oppure ceneremo nella camera
verde, il re decideva: Oggi pranzer nel palazzo della Cit, oppure al
Louvre, oppure da mio figlio duca di Normandia, nella casa che apparteneva
un tempo a Roberto dArtois.
Erano dunque i vecchi muri del palazzo di Nesle, e la torre ancor pi vecchia
che si scorgeva attraverso le finestre, i testimoni di questa buffonata. Sembra che
certi luoghi siano predestinati a ospitare il dramma dei popoli sotto farsesche
apparenze. Nella stessa dimora dove Margherita di Borgogna si era divertita a
ingannare il Testardo fra le braccia del cavaliere di Aunay, senza immaginare che
questo scherzo avrebbe mutato il corso della monarchia francese, il re
dInghilterra faceva presentare la sua sfida al re di Francia, e il re di Francia
rideva53!
Rideva talmente forte da sentirsi quasi commosso; riconosceva infatti in questa
assurda ambasceria la mano di Roberto. Soltanto lui poteva aver escogitato una
mossa simile. Decisamente doveva essere impazzito. E aver trovato un altro re, pi
giovane e pi ingenuo, pronto a prestarsi alle sue gigantesche follie. Fin dove
sarebbe arrivato? Una sfida tra regno e regno! La sostituzione di un re con un
altro Oltre un certo grado di aberrazione, non si pu pi trattare con severit
una persona per gli eccessi che le sono naturali. Se in quel momento fosse
comparso Roberto dArtois, Filippo lo avrebbe certamente perdonato e
abbracciato.
Dove alloggiate, monsignor vescovo? domand cortesemente Filippo VI.
IV INTORNO A WINDSOR
Lavventura nella quale si era gettato poteva sembrare, sotto molti aspetti,
sproporzionata. Temeva che il suo esercito non fosse abbastanza numeroso, n
sufficientemente addestrato; inviava nelle Fiandre e in Germania unambasceria
dopo laltra per rafforzare la sua coalizione. Enrico Collotorto, ormai quasi cieco,
lo esortava alla prudenza, e Roberto dArtois lo incitava a unazione immediata.
Cosa aspettava dunque Edoardo per iniziare le ostilit? Che i prncipi fiamminghi
finalmente concordi fossero morti? Che Giovanni di Hainaut, esiliato dalla corte
di Francia, dopo esserne stato il favorito, e nuovamente trasferitosi in quella
dInghilterra, non avesse pi braccia abbastanza forti da sollevare una spada? Che
i gualchierai di Gand e di Bruges si stancassero e confidassero meno nelle
promesse non mantenute del re dInghilterra che nellobbedienza a quello di
Francia? Edoardo sperava nelle garanzie dellimperatore; ma questultimo non
voleva correre il rischio di essere scomunicato una seconda volta prima che le
truppe inglesi mettessero piede sul continente. Si parlava, si parlamentava, Si
indugiava; in realt, per dirla tutta, non si aveva coraggio sufficiente.
Roberto dArtois poteva lamentarsi? Apparentemente no. Possedeva castelli e
pensioni, cenava con il re, beveva con il re, era fatto segno a tutte le attenzioni che
poteva desiderare. Ma era stanco di sciupare, ormai da tre anni, le sue energie con
persone che non volevano correre rischi, con un giovanotto al quale offriva una
corona, e quale corona! e che non se ne impadroniva. E poi si sentiva solo.
Lesilio, per quanto dorato, gli pesava. Che poteva dire alla giovane regina Filippa,
se non parlarle del nonno Carlo di Valois e della nonna dAnjou-Sicilia? In certi
momenti aveva la sensazione di essere anche lui un antenato.
Gli sarebbe piaciuto vedere la regina Isabella, la sola persona in Inghilterra con
la quale avesse veramente dei ricordi in comune. Ma la regina madre non
compariva pi a corte; viveva a Castle-Rising, nel Norfolk, dove suo figlio andava
ogni tanto a trovarla. Dopo limpiccagione di Mortimer non si interessava pi a
nulla55
Roberto provava insomma le nostalgie dellemigrato. Pensava alla signora di
Beaumont; quale sarebbe stato il suo aspetto al loro prossimo incontro dopo tanti
anni di reclusione, anche ammesso che tale incontro fosse stato possibile? E lui
avrebbe riconosciuti i suoi figli? Avrebbe mai rivisto il suo palazzo di Parigi, il
suo castello di Conches, avrebbe mai rivisto la Francia? Da come si stava
mettendo questa guerra che egli tanto si era adoperato a creare, cera rischio di
arrivare ai centanni prima di avere unoccasione per ritornare in patria! Ragion
per cui quella mattina, scontento e irritato, era andato a caccia da solo, per passare
il tempo e per dimenticare. Ma lerba morbida sotto i piedi del cavallo, la fitta
erba inglese, era ancor pi folta e inzuppata dacqua di quella dellOuche. Il cielo
aveva un color azzurro pallido con piccole nubi frastagliate e altissime; la brezza
di maggio accarezzava le siepi di biancospino in fiore e i candidi meli, simili ai
meli e ai biancospini di Normandia.
Roberto dArtois stava per compiere i cinquantanni, e che aveva fatto della sua
vita? Aveva bevuto, mangiato, gozzovigliato, cacciato, viaggiato, intrigato per se
stesso e per gli Stati, torneato, litigato pi di qualsiasi contemporaneo. Nessuna
esistenza aveva conosciuto un maggior numero di vicissitudini, di tumulti e di
tribolazioni. Ma mai aveva approfittato del presente, mai si era veramente
soffermato su ci che stava facendo, ad assaporare lattimo fuggente. Il suo spirito
era stato costantemente rivolto verso il domani, verso lavvenire. Il suo vino era
stato per troppo tempo snaturato dal desiderio di berlo nellArtois; nei letti dei
suoi amori era stata la contesa con Mahaut a occupare i suoi pensieri; nel pi
spensierato dei tornei la preoccupazione delle alleanze lo aveva costretto a
controllare i suoi slanci. E durante i suoi vagabondaggi di proscritto, il brodetto
delle sue soste e la birra del suo riposo si erano sempre mescolati allacre sapore
dellodio e della vendetta. E anche oggi a cosa pensava? A domani, a pi tardi.
Una rabbiosa impazienza gli impediva di approfittare di questa bella mattinata, di
questo bel panorama, di questaria cos dolce, di questo uccello insieme docile e
selvaggio di cui sentiva sul pugno la stretta Era tutta l la vita, e di
cinquantanni trascorsi sulla terra non sarebbe rimasta che questa cenere di
speranze?
Venne sottratto alle sue amare fantasie dalle grida del suo scudiero appostato
pi avanti, su unaltura.
Al volo, al volo! Un uccello, monsignore, un uccello!
Roberto si rizz sulla sella e incresp le palpebre. Il falcone, con la testa chiusa
nel cappuccio di cuoio da cui spuntava soltanto il becco, fremette; anche lui
conosceva quella voce. Si ud uno scricchiolare di canne e un airone si alz dalle
rive del ruscello.
Al volo, al volo! continuava a gridare lo scudiero.
Il grande uccello, volando a bassa quota, veleggiava contro vento diretto verso
Roberto. Costui lo lasci passare, e quando vide che aveva preso circa trecento
piedi di vantaggio, liber il falcone dal suo cappuccio e con un grande gesto lo
lanci in aria.
Il falcone descrisse tre cerchi intorno alla testa del padrone, scese radendo il
suolo, scorse la preda che gli era destinata e punt su di lei deciso come lo strale
di una balestra. Vedendosi inseguito, lairone allung il collo per lasciar cadere i
lasciare ai villani.
Il falcone, saziatosi, obbedendo a un fischio era tornato a posarsi sul pugno di
Roberto, che di nuovo lo ricopr con il cappuccio. Si avviarono poi al piccolo
trotto verso il castello.
Bruscamente lo scudiero sent Roberto dArtois ridere da solo, con una risata
breve e sonora apparentemente ingiustificata che fece scappucciare i cavalli.
Le trombe avevano gi suonato per il pranzo quando i cacciatori varcarono la
pusterla.
Il re sta per mettersi a tavola disse a Roberto il servitore venuto in cortile
a prendergli il cavallo.
Che devo farne dellairone, monsignore? domand lo scudiero.
Roberto alz gli occhi verso la bandiera reale che sventolava sul torrione di
Windsor e il suo volto assunse unespressione ironica e cattiva.
Prendilo e accompagnami nelle cucine, rispose. Poi andrai a
chiamarmi un menestrello o due di quelli che si trovano al castello.
V I GIURAMENTI DELLAIRONE
l pasto era arrivato alla quarta delle sei portate, e il posto del conte
Sire, mio giovane e valoroso cugino, non mi aspettavo da voi altra risposta.
Il vostro nobile cuore ha parlato. E assai ne gioisco per la vostra gloria; e per
quanto mi riguarda, sire Edoardo, ne traggo grande speranza perch cos potr
rivedere la mia sposa e i miei figlioli. Su Dio che ci ascolta, faccio voto di
precedervi ovunque in battaglia, e prego mi sia concessa vita sufficientemente
lunga per servirvi e vendicarmi.
Poi rivolgendosi allintera tavolata:
Miei nobili lord, nessuno di voi ha dunque il coraggio di fare un voto
analogo a quello del vostro amatissimo sire?
Sempre trasportando lairone arrostito, sulle ali e sul codione del quale il cuoco
aveva trapiantato alcune delle sue piume, Roberto avanz verso Salisbury:
Nobile Montagu, a voi che per primo mi rivolgo!
A vostra disposizione, conte Roberto, disse Salisbury che pochi istanti
prima era pronto a gettarsi su di lui.
E alzandosi dichiar:
Poich il re nostro sire ha indicato il suo nemico, io scelgo il mio; e siccome
sono maresciallo dInghilterra faccio voto di non concedermi riposo finch non
avr sbaragliato in battaglia il maresciallo di Filippo, falso re di Francia.
Presa da entusiasmo, lintera tavolata applaud:
Anchio voglio fare un voto esclam battendo le mani la damigella di
Derby. Le dame non ne hanno forse il diritto?
Ma certo, gentile contessa, le rispose Roberto, e gran bene; cos gli
uomini manterranno ancor meglio la propria parola. Su, pulzellette aggiunse
rivolgendosi alle due ragazzine inghirlandate, riprendete a cantare in onore
della dama che vuol fare un voto.
Menestrelli e pulzellette ripresero: Vado alla verzura perch amore mi ci
conduce, e poi, davanti al piatto dargento dove lairone si imbeveva della sua
salsa, la damigella Derby disse con voce stridula:
Giuro e prometto al Dio del paradiso che non avr marito, sia esso
principe, conte o barone, prima che il voto pronunciato or ora dal nobile lord
di Salisbury sia compiuto. E quando torner, se torner vivo, gli far dono del
mio corpo, con tutto il cuore.
Questo voto provoc una certa sorpresa e fece arrossire Salisbury.
Le belle trecce nere della contessa sua sposa rimasero immobili; le sue labbra si
strinsero appena in una smorfia leggermente ironica e i suoi occhi dalle ombre
malva cercarono di incrociare quelli di re Edoardo come a dirgli: Non abbiamo
bisogno di avere troppi scrupoli.
Roberto si ferm cos davanti a tutti i convitati, facendo ogni volta suonare
qualche accordo di viola e cantare le ragazzine, perch ognuno avesse tempo di
preparare il suo voto e di scegliersi un nemico. Il conte di Derby, padre della
damigella che aveva pronunciato una dichiarazione tanto audace, promise di
sfidare il conte di Fiandra; il nuovo conte di Suffolk fece il nome del re di
Boemia. Il giovane Gualtiero di Mauny, tutto emozionato per essere stato
recentemente armato cavaliere, impression vivamente lassemblea promettendo di
ridurre in cenere tutte le citt intorno allo Hainaut che appartenevano a Filippo di
Valois, impegnandosi, fin quando non avesse adempiuto alla sua promessa, a
vedere la luce soltanto con un occhio.
Ebbene, cos sia disse la contessa di Salisbury, sua vicina, ponendogli due
dita sullocchio destro. Quando il vostro voto sar realizzato, che il mio
amore vada a chi pi mi ama, ecco il mio voto.
Nello stesso tempo fissava il re. Ma lingenuo Gualtiero, che credeva quella
promessa a lui destinata, tenne la palpebra chiusa anche quando la dama ne ebbe
tolte le dita. Poi trasse di tasca un fazzoletto rosso e se lo annod sulla fronte di
traverso, ricoprendone locchio.
Il momento pi solenne era passato. Gi alcune risate si mescolavano a questa
gara di coraggio verbale. Lairone era arrivato davanti a messer Giovanni di
Hainaut, il quale aveva sperato che la provocazione avrebbe sortito per il suo
autore un esito ben diverso. Non gli piaceva ricevere lezioni di onore, e il suo
viso paffuto mal nascondeva il suo disappunto.
Quando siamo in taverna, e il vino che abbiamo bevuto ci aiuta disse a
Roberto, non facciamo fatica a far voti grandiosi che ci procacciano i sorrisi
delle dame. Allora siamo tutti Olivieri, Rolandi e Lancillotti. Ma quando siamo
in guerra sui nostri destrieri lanciati al galoppo, con gli scudi a tracolla e le
lance in resta, e. sentiamo un grande freddo scendere su di noi mentre il
nemico si avvicina, quanti farfalloni preferirebbero tornare nelle cantine! Il re di
Boemia, il conte di Fiandra e il maresciallo Bertrand, sono buoni cavalieri
quanto noi, cugino Roberto, e voi lo sapete bene; perch, quantunque
entrambi banditi dalla corte di Francia, ma per ragioni diverse, noi li
conosciamo bene; non possiamo dire di avere gi in tasca il denaro del loro
riscatto! Per parte mia, giuro soltanto che se il nostro re Edoardo vorr passare
per lo Hainaut, sar accanto a lui per sostenere sempre la sua causa. E sar
questa la terza guerra in cui mi batter al suo fianco.
Ora Roberto si era avvicinato alla regina e aveva posato a terra un ginocchio.
La rotonda Filippa volse verso Edoardo il suo volto chiazzato di macchie rosse.
Non posso far voti disse, senza lautorizzazione del mio signore.
Con queste parole dava una pacata lezione alle dame della sua corte.
Votate ci che volete, amica mia, votate con entusiasmo; approvo tutto in
anticipo, e che Dio vi aiuti! disse il re.
Se dunque, mio dolce sire, posso votare ci che mi piace riprese Filippa,
poich sono gravida di un bimbo e anzi lo sento muovere, faccio voto che
egli non esca dal mio corpo se non mi avrete condotta oltremare per realizzare
la vostra promessa
Le tremava leggermente la voce come il giorno delle sue nozze.
ma se aggiunse, mi lascerete qui e andrete in Francia con unaltra,
allora mi uccider con un grande coltello di acciaio per perdere
contemporaneamente la mia anima e il mio frutto!
Queste parole vennero pronunciate senza enfasi, ma con chiarezza sufficiente a
giungere alle orecchie di ognuno. Tutti evitarono di guardare la contessa di
Salisbury. Il re abbass le lunghe ciglia, prese la mano della sua sposa, se la
accost alle labbra e per spezzare il generale imbarazzo, disse:
Amica mia, avete impartito a tutti noi una lezione. Dopo di voi nessun altro
potr fare voti.
E poi a Roberto:
Cugino dArtois, prendete posto accanto alla regina.
Uno scudiero tagli lairone, la cui carne era dura per essere stata cotta troppo
fresca, e fredda per aver troppo atteso. Ognuno per ne assaggi un boccone.
Roberto trov che la sua selvaggina aveva un sapore squisito: la guerra, quel
giorno, era davvero incominciata.
VI LE MURA DI VANNES
Il sedici luglio di quello stesso anno, 1338, Edoardo III simbarcava a Yarmouth
con una flotta di quattrocento vascelli. Lindomani sbarcava ad Anversa.
Partecipavano alla spedizione la regina Filippa e numerosi cavalieri che, per imitare
Gualtiero di Mauny, si erano ricoperti locchio destro con una losanga di panno
rosso.
Non era ancora scoccata lora della battaglia ma solo quella dei colloqui. A
Coblenza, il cinque settembre, Edoardo incontrava limperatore di Germania.
Per questa cerimonia Luigi di Baviera aveva indossato uno strano costume,
met da imperatore e met da papa, con una dalmatica da pontefice sopra la
tunica da re, e con una corona a fioroni scintillante intorno a una tiara. In una
mano teneva lo scettro, nellaltra il globo sormontato dalla croce. Si presentava cos
come il sovrano dellintera cristianit.
Dallalto del suo trono proclam la fellonia di Filippo VI, riconobbe in Edoardo
il vero re di Francia e gli consegn la verga doro che faceva di lui il vicario
imperiale. Era anche questa unidea di Roberto dArtois che si era ricordato come
Carlo di Valois, prima di ogni sua spedizione, si preoccupava di farsi nominare
vicario pontificio. Luigi di Baviera giur di difendere per sette anni i diritti di
Edoardo, e tutti i prncipi tedeschi venuti con limperatore, si associarono a questo
giuramento.
Intanto Jacob Van Artevelde continuava a incitare alla rivolta le popolazioni
della contea di Fiandra, da cui Luigi di Nevers era definitivamente fuggito.
Edoardo III pass di citt in citt, convocando grandi assemblee dalle quali si
faceva riconoscere come re di Francia. Prometteva di annettere alla Fiandra Douai,
Lilla, e persino lArtois, per costituire con tutti questi territori uniti da una
comunanza dinteressi una sola nazione. Il fatto che in questo colossale progetto
fosse compreso anche lArtois lasciava capire chi lo aveva ispirato e chi ne sarebbe
resistenza, che era soltanto una tappa secondaria sul cammino della sua epopea?
Nessuna profezia funesta riferentesi a Vannes o alla Bretagna era stata fatta a
Roberto dArtois. Il braccio che aveva teso la balestra era quello di uno
sconosciuto che non sapeva neppure su chi tirava.
Roberto lott per quattro giorni, non pi contro i prncipi e i Parlamenti, non
pi contro le leggi di eredit, le consuetudini delle contee, le ambizioni o le
avidit delle famiglie reali; lott contro la propria carne. La morte stava entrando
in lui attraverso una piaga dalle labbra nerastre aperta fra quel cuore che aveva,
tanto pulsato e quel ventre che aveva tanto mangiato; non la morte che congela
ma quella che incendia. Il fuoco era entrato nelle sue vene. La morte doveva
bruciare in quattro giorni quel corpo in cui rimanevano ancora energie per altri
ventanni di vita.
Rifiut di fare testamento, urlando che lindomani sarebbe stato di nuovo a
cavallo. Bisogn legarlo per somministrargli gli ultimi sacramenti: voleva
accoppare il cappellano nel quale credeva di riconoscere Thierry dHirson.
Delirava.
Roberto dArtois aveva sempre detestato il mare; un battello spieg le vele per
ricondurlo in Inghilterra. Per tutta una notte, nelloscillare dei flutti, patrocin la
sua causa in uno strano processo nel quale si rivolgeva ai baroni di Francia
chiamandoli miei nobili lord ed esigeva da Filippo il Bello che ordinasse la
confisca di tutti i beni di Filippo di Valois, mantello, scettro e corona, in
osservanza di una bolla papale di scomunica. La sua voce, dal castello di poppa,
giungeva sino alla ruota di prora, saliva sino agli uomini di vedetta fra gli alberi.
Prima dellalba si calm un poco e chiese che il suo materasso venisse portato
sulla soglia per dargli modo di guardare le ultime stelle. Ma non pot vedere il
nuovo sole. Nel momento di morire, ancora immaginava di potersi salvare.
Lultima parola che le sue labbra formarono fu: Mai!. E nessuno seppe se egli si
rivolgeva ai re, al mare o a Dio.
Ogni uomo, venendo al mondo, investito di una funzione infima o
fondamentale, ma generalmente a lui ignota, e sono la sua natura, i suoi rapporti
con i propri simili, gli incidenti della sua esistenza che lo spingono a compierla, a
sua insaputa, ma con lillusione della libert. Roberto dArtois aveva dato fuoco al
mondo occidentale: aveva adempito al suo compito.
Quando in Fiandra re Edoardo seppe della sua morte, gli si inumidirono le
ciglia e mand alla regina Filippa una lettera in cui diceva:
Dolce amore, Roberto dArtois nostro cugino stato chiamato a Dio; per
laffetto che provavamo verso di lui e per il nostro onore abbiamo scritto ai nostri
cancellieri e tesorieri, e abbiamo loro ordinato di farlo seppellire nella nostra citt
di Londra. Vogliamo, dolce amore, che vigiliate perch essi eseguano bene la
nostra volont. Che Dio vi protegga. Firmato con il nostro sigillo privato nella
citt di Grandchamp, il giorno di Santa Caterina, il sedicesimo anno del nostro
regno dInghilterra e il terzo di Francia.
Allinizio del gennaio 1343, la cripta della cattedrale di San Paolo a Londra
accolse la bara pi pesante che mai vi fosse scesa.
E qui lautore, costretto dalla storia a uccidere il suo personaggio preferito,
con il quale ha vissuto per sei anni, prova una tristezza eguale a quella di re
Edoardo dInghilterra; la penna, come dicevano i vecchi scrittori di cronache, gli
sfugge dalle dita, e non sente pi il desiderio di proseguire, almeno per ora, se
non per far conoscere al lettore come finirono alcuni dei principali eroi di questo
racconto.
Saltiamo undici anni e varchiamo le Alpi
EPILOGO
(1354 - 1362)
di questa citt, ricevette nel palazzo Tolomei dove la sua famiglia aveva una banca,
una lettera del famoso Cola di Rienzo, che si era impadronito del potere a Roma
riprendendo lantico titolo di tribuno. In questa lettera, spedita dal Campidoglio il
gioved precedente, Cola di Rienzo cos scriveva al banchiere:
Carissimo amico, abbiamo mandato dei messaggeri per cercarvi con la
missione di pregarvi, se vi incontravano, di volervi recare a Roma presso di noi.
Ci hanno riferito che vi avevano effettivamente scovato a Siena, ma che non erano
riusciti a convincervi. Poich non era certo che vi avrebbero rintracciato, noi non
vi avevamo scritto; ma adesso che sappiamo dove siete, vi preghiamo di venirci a
trovare in tutta fretta, non appena avrete ricevuto questa lettera, e nel massimo
segreto, per una questione riguardante il regno di Fiandra.
Per quale ragione il tribuno, che era cresciuto in una taverna di Trastevere, ma
si vantava figlio naturale dellimperatore Enrico VII di Germania e quindi
fratellastro di re Giovanni di Boemia, e nel quale il Petrarca salutava il restauratore
delle antiche grandezze dItalia, per quale ragione Cola di Rienzo voleva
intrattenersi, con tanta urgenza e con tanta segretezza, con Giannino Baglioni? Era
questa la domanda che costui si poneva mentre procedeva verso Roma insieme a
un amico, il notaio Angelo Guidarelli, al quale aveva chiesto di accompagnarlo,
prima di tutto perch facendola in due la strada sembra meno lunga, e poi perch
il notaio era un ragazzo in gamba che conosceva bene tutti gli affari della banca.
In settembre il cielo ancora caldo sulla campagna senese, e la stoppia delle
messi ricopre i campi come una fulva pelliccia. uno dei pi bei panorami del
mondo: Dio vi ha tracciato con mano felice la curva delle colline, e vi ha diffuso
una vegetazione ricca e varia nella quale il cipresso regna da padrone. Luomo ha
saputo lavorare questa terra e costellarla delle sue dimore che tutte, dalla villa pi
principesca alla pi umile masseria, mostrano nel loro colore ocra e nelle loro
Era stimato dai suoi compatrioti, conduceva i suoi affari con onest e la
pubblica considerazione di cui godeva gli aveva meritato la carica di camerlengo
dellospedale di Nostra Signora della Misericordia.
San Quirico dOrcia, Radicofani, Acquapendente, il lago di Bolsena,
Montefiascone, le notti passate nelle locande dai grossi portici, e il cammino
ripreso la mattina Giannino e Guidarelli avevano lasciato la Toscana. Man mano
che procedeva, Giannino era Sempre pi convinto di dover rispondere al tribuno
Cola, con tutta la cortesia possibile, che non voleva aver a che fare con transazioni
riguardanti la Francia. Il notaio Guidarelli lapprovava completamente; non cera
effettivamente da essere soddisfatti di un paese in cui le compagnie italiane
avevano subito tanti soprusi, in cui gli affari, dallinizio della guerra con
lInghilterra, andavano troppo male perch vi si potesse correre il minimo rischio
finanziario. Molto meglio vivere in una buona piccola repubblica come Siena,
prospera per le arti e per i commerci, piuttosto che in certi grandi regni
follemente governati57!
Giannino, naturalmente, dal palazzo Tolomei aveva seguito le vicende francesi
degli ultimi anni; erano troppi i crediti che si vantavano in quel paese e che certo
non si sarebbero mai riscossi! Veramente folli questi francesi, a cominciare dal loro
Valois, che era riuscito a perdere prima la Bretagna e la Fiandra, poi la
Normandia, in seguito la Saintonge, e che infine si era fatto prendere in trappola
come un cerbiatto dagli eserciti inglesi intorno a Parigi. Questo eroe da torneo che
voleva condurre alla crociata luniverso intero, aveva rifiutato il cartello di sfida col
quale il nemico lo invitava a battaglia nella piana di Vaugirard, quasi alle porte del
suo palazzo; poi, ritenendo in fuga gli inglesi perch si ritiravano verso nord
per quale ragione avrebbero dovuto fuggir, visto che stavano vincendo
dappertutto? bruscamente Filippo, spossando le sue truppe in marce forzate, si
era gettato allinseguimento di Edoardo, lo aveva raggiunto oltre la Somma, e qui
si era fatto sbaragliare.
Gli echi di Crcy erano arrivati fino a Siena. Si sapeva che il re di Francia aveva
costretto i suoi fanti ad attaccare, senza nemmeno lasciargli il tempo di prender
fiato, dopo una marcia di cinque tese, e che la cavalleria francese, irritata contro
questi pedoni che non avanzavano abbastanza rapidamente, era partita alla carica
passando attraverso la propria fanteria, urtandola, rovesciandola, calpestandola
sotto gli zoccoli dei propri cavalli, per andare a farsi massacrare dai tiri incrociati
degli arcieri inglesi.
Hanno detto, per spiegare la loro disfatta, che le palle caricate a polvere
fomite agli inglesi dallItalia avevano seminato disordine e terrore nelle loro file
con tutto il baccano che facevano. Ma, credimi Guidarelli, le palle caricate a
polvere non centrano; la colpa tutta della loro idiozia.
Ah! non si poteva negare che si fossero compiuti in quella occasione mirabili
imprese cavalleresche. Per esempio si era visto Giovanni di Boemia, divenuto cieco
verso i cinquantanni, esigere di farsi condurre nonostante tutto in battaglia, con il
suo destriero legato a destra e a sinistra ai cavalli di altri due cavalieri; e il re cieco
si era precipitato nella mischia, brandendo la mazza, ma per abbatterla su chi?
Sulla testa dei due sciagurati che lo scortavano. Lo avevano trovato morto, ancora
legato ai suoi due compagni accoppati.
La sua fine era una sintesi di questa Francia cavalleresca, chiusa nel buio dei
suoi elmi, pronta a disprezzare il popolo e ad autodistruggersi quasi vi provasse
piacere.
La sera di Crcy, Filippo VI vagabondava nella campagna, ridotto con soli sei
uomini, e andava a bussare alla porta di un piccolo maniero gemendo:
Aprite, aprite, allo sventurato re di Francia!
Messer Dante, non bisognava dimenticarlo, aveva maledetto la razza dei Valois,
perch il primo fra loro, il conte Carlo, aveva saccheggiato a suo tempo Siena e
Firenze. Tutti i nemici del divino poeta3 erano finiti male.
E dopo Crcy, la peste. Era stata portata dai genovesi. Neanche da questi ci si
poteva mai attendere niente di buono! Le loro navi avevano importato dallOriente
lorribile male che, dopo aver invaso la Provenza, si era abbattuto su Avignone, su
questa citt imputridita dalle sregolatezze, e laveva devastata come a punire i suoi
peccati. Non era necessario aver sentito riferire le frasi di messer Petrarca per
essere al corrente della putrida infamia di questa nuova Babilonia e capire come
era predestinata a ogni calamit vendicatrice58.
I toscani in genere non sono mai contenti di nulla e di nessuno, eccetto che di
se stessi. Se non potessero parlar male di qualcuno, non potrebbero vivere. In
questo Giannino era veramente toscano. A Viterbo, lui e Guidarelli, non avevano
ancora finito di biasimare luniverso intero.
Anzitutto, che ci faceva il papa ad Avignone, invece di starsene a Roma, nella
sede che San Pietro gli aveva destinato? E perch si eleggevano sempre papi
francesi, come quel Pietro Roger, ex vescovo di Arras, che era succeduto a
Benedetto XII e attualmente regnava col nome di Clemente VI? Perch egli a sua
volta nominava sempre cardinali francesi e rifiutava di tornare in Italia? Ma Dio li
aveva tutti puniti. In una sola stagione si erano chiuse ad Avignone settemila case,
e i cadaveri erano stati portati via a carrettate. Poi il flagello era salito verso il nord
attraversando un paese spossato dalla guerra. La peste era arrivata a Parigi dove
mieteva ogni giorno mille cadaveri; e, grandi e piccoli, non risparmiava nessuno.
La moglie del duca di Normandia, figlia del re di Boemia, era morta di peste. La
regina Giovanna di Navarra era morta di peste. Persino la regina di Francia,
Giovanna la Zoppa, era morta di peste; i francesi, che la detestavano,
interpretavano la sua scomparsa come un giusto castigo.
Ma perch Giovanna Baglioni, la prima sposa di Giannino, Giovanna dal collo
dalabastro, e dai begli occhi a mandorla era stata anchessa uccisa? Cera forse
giustizia? Era giusto che lepidemia devastasse anche Siena? Dio dimostrava
veramente poco discernimento e troppo spesso puniva i buoni per le colpe dei
malvagi.
Fortunati coloro che erano sfuggiti alla peste! Fortunato messer Boccaccio,
figlio di un amico dei Tolomei e di madre francese come Giannino, che aveva
potuto starsene al riparo, ospite di un gran signore in una bella villa fiorentina!
Per tutta la durata dellepidemia, per distrarre gli sfollati della villa Palmieri, e far
loro dimenticare che la morte era alle porte, Boccaccio aveva scritto quelle belle e
divertenti novelle che ora lItalia intera si ripeteva. Non avevano forse mostrato
maggior coraggio davanti al pericolo il conte Palmieri e messer Boccaccio che gli
stolti cavalieri di Francia? Anche il notaio Guidarelli era dello stesso parere.
Re Filippo si era risposato a 30 giorni soltanto dalla morte della mala regina.
Giannino glielo rimproverava, non per il fatto che si era risposato, lo aveva fatto
anche lui, ma per la fretta indecente con cui aveva celebrato le seconde nozze.
Trenta giorni! E chi aveva scelto poi? Era qui che la storia incominciava a
diventare piccante! Aveva portato via la fidanzata al suo primogenito, anche lui
vedovo, che doveva risposarsi con la cugina Bianca, figlia del re di Navarra, la
cosiddetta Bella Saggia.
Quando questa pulzella di diciotto anni era apparsa a corte, Filippo ne era
rimasto abbagliato al punto da precipitarsi subito su di lei. Giovanni di
Normandia aveva cos dovuto cederla al padre e lasciarsi accoppiare con la
contessa di Boulogne, una vedova di ventiquattro anni, per la quale non provava il
minimo trasporto come del resto, a dire il vero, per nessunaltra dama, in
quanto le sue tendenze lo portavano piuttosto verso gli scudieri.
Il re di cinquantasei anni aveva ritrovato fra le braccia della Bella Saggia la foga
della giovinezza. Bella Saggia davvero! Il nome le si addiceva proprio; Giannino e
Guidarelli sobbalzavano dalle risate sui loro cavalli. Bella Saggia! Messer Boccaccio
avrebbe potuto trarne ispirazioni per una sua novella. In tre mesi, la donzella
aveva portato alla tomba il re torneatore, ed era ora Saint-Denis che ospitava quel
superbo imbecille che in un terzo di secolo di regno era riuscito a condurre il suo
rotondo; il volto massiccio dai grandi occhi chiari, dai capelli corti e dal mento
caparbio, sembrava destinato a prendere posto accanto ai busti dei Cesari. Il
tribuno aveva un leggero tic, un tremito della narice destra, che gli dava unaria
spazientita. Il suo incedere era autoritario. Bastava vederlo apparire per
comprendere che era nato per comandare, che aveva grandi progetti per il suo
popolo e che bisognava affrettarsi a capire i suoi pensieri e a conformarvisi. Fece
sedere Giannino accanto a s, ordin ai servitori di chiudere le porte e di badare a
che nessuno venisse a disturbarli; poi, immediatamente, incominci a portare
domande che non riguardavano affatto gli affari della banca.
Il commercio della lana, i prestiti di danaro, le lettere di cambio non lo
interessavano. Era soltanto Giannino, la persona di Giannino, a incuriosirlo. A
quale et era arrivato dalla Francia? Dove aveva trascorso i suoi primi anni? Chi
lo aveva allevato? Aveva sempre portato lo stesso nome?
Dopo ogni domanda Rienzo attendeva la risposta, ascoltava, assentiva e
interrogava di nuovo.
Giannino dunque era venuto alla luce, a quanto gli avevano detto, in un
convento di Parigi. Sua madre, Maria di Cressay, lo aveva allevato sino allet di
nove anni nellle-de-France, non lontano di un villaggio chiamato Neauphle-leVieux. Sapeva se sua madre era stata per un certo periodo alla corte di Francia?
S, vi era stata. Il senese ricordava ci che Guccio Baglioni, suo padre, gli aveva
raccontato a questo proposito: Maria di Cressay, dopo aver partorito, era stata
chiamata a corte come nutrice del figlio della regina Clemenza dUngheria; ma
non vi era rimasta a lungo, poich il figlio della regina era subito morto,
presumibilmente avvelenato.
E Giannino sorrise. Era stato fratello di latte di un re di Francia; una cosa alla
quale non pensava quasi mai e che gli sembrava improvvisamente incredibile,
quasi ridicola se pensava a se stesso ormai prossimo alla quarantina e installato in
una tranquilla esistenza di borghese di Siena.
Ma perch Rienzo gli rivolgeva tutte queste domande? Perch il tribuno dai
grandi occhi chiari, il bastardo del penultimo imperatore, losservava con quel
pensoso interesse?
Siete proprio voi disse Cola di Rienzo, siete proprio voi
Giannino non capiva; e rimase ancor pi sorpreso quando vide limponente
tribuno posare il ginocchio a terra sino a baciargli il piede destro.
Voi siete il re di Francia dichiar Rienzo, ed cos che dora innanzi
tutti dovranno chiamarvi.
Le luci vacillarono un poco intorno a Giannino.
incominciavano a ornare con una cornice color rame le rovine del Palatino, non
torn a dormire al Campo dei Fiori. Una guardia donore, fornitagli dal tribuno,
lo accompagn sullaltra sponda del Tevere, a Castel SantAngelo, dove gli era
stato preparato un appartamento.
Lindomani, cercando laiuto di Dio per calmare il grande turbamento che lo
sconvolgeva, egli trascorse parecchie ore in preghiera nella chiesa vicina; poi torn
a Castel SantAngelo. Aveva chiesto di vedere il suo amico Guidarelli, ma lo
pregarono di non parlare con nessuno prima di avere rivisto il tribuno. Attese cos
da solo fino a sera che venissero a chiamarlo. Sembrava che Cola di Rienzo
trattasse i suoi affari esclusivamente di notte.
Giannino torn dunque al Campidoglio dove il tribuno lo tratt con ancor pi
deferenza del giorno prima e nuovamente si chiuse in una stanza con lui.
Cola di Rienzo aveva un suo piano e glielo espose: avrebbe immediatamente
inviato lettere al papa, allimperatore e a tutti i sovrani della cristianit, pregandoli
di mandargli ambasciatori per una comunicazione di grandissima importanza, ma
senza lasciar scorgere la natura di questa comunicazione; quando poi tutti gli
ambasciatori si fossero trovati riuniti in udienza solenne, avrebbe fatto comparire
davanti a loro Giannino, rivestito delle insegne regali, e lo avrebbe presentato
come il vero re di Francia Se il nobilissimo signore era daccordo, naturalmente.
Giannino era re di Francia da un giorno, ma banchiere senese da ventanni, e si
domandava quindi quale interesse potesse avere Rienzo a prendere partito in suo
favore con unimpazienza quasi febbrile che agitava tutto il suo corpo. Perch,
dopo la morte di Luigi X e dopo che si erano succeduti ben quattro re sul trono
di Francia, voleva aprire una simile contesa? Lo faceva soltanto, come sosteneva,
per denunciare una mostruosa ingiustizia e ristabilire un principe spodestato nei
suoi diritti? Il tribuno gli rivel ben presto il fondo del suo pensiero.
era, qual era la sua condizione, il suo nome, quello di suo padre, e tutte le cose
che lo riguardavano. Da ci che egli ci ha risposto, abbiamo compreso che le sue
parole concordavano con ci che dicevano le lettere di frate Antonio; al che gli
abbiamo rispettosamente rivelato ci che avevamo saputo. Ma, siccome sappiamo
che una congiura si sta preparando a Roma contro di noi.
Giannino sussult. Come! Cola di Rienzo, talmente potente, che parlava di
mandare ambasciatori al papa e a tutti i prncipi del mondo, aveva paura Alz
lo sguardo verso il tribuno, il quale conferm abbassando lentamente le palpebre
sugli occhi chiari; la sua narice destra tremava.
I Colonna disse in tono cupo e ricominci poi a dettare: e
siccome temiamo di perdere la vita prima di avergli fornito qualche
appoggio o qualche mezzo per recuperare il suo regno, abbiamo fatto
copiare tutte queste lettere e le abbiamo consegnate in sua mano il sabato
quattro ottobre 1354, dopo averle sigillate con il nostro sigillo composto da
una grande stella circondata da otto stelle piccole, con il cerchietto in mezzo,
nonch dalle insegne della Santa Chiesa e del popolo romano, perch le
verit che esse contengono ne ricavino maggior garanzia e perch siano
riconosciute da tutti i fedeli. Possa il Nostro Piissimo e Graziosissimo
Signore Ges Cristo concederci una vita abbastanza lunga perch ci sia dato
veder trionfare in questo mondo una cos giusta causa. Amen, amen!.
Fatto questo, Rienzo si avvicin alla finestra aperta e cingendo Giovanni I
alla spalla con un gesto quasi paterno gli mostr, cento piedi pi in basso, le
grandi disordinate rovine del foro antico, gli archi di trionfo e i templi crollati.
Il tramonto tingeva doro rosato questa cava favolosa da cui vandali e papi
avevano attinto marmo per quasi dieci secoli e che ancora non si era esaurita.
Dal tempio di Giove si scorgeva la casa delle vestali e lalloro che cresceva
davanti al tempio di Venere
Laggi disse il tribuno additando larea dellantica Curia romana,
laggi Cesare stato assassinato Volete rendermi un grandissimo servigio,
mio nobile signore? Nessuno ancora vi conosce, nessuno sa chi siete, e
potete quindi camminare in pace come qualsiasi borghese di Siena. Voglio
aiutarvi con tutte le mie forze; ma bisogna per questo che io sia vivo.
So che si sta tramando una congiura contro di me. So che i miei nemici
vogliono porre fine ai miei giorni. So che si sorvegliano i messaggeri che
mando fuori Roma. Partite dunque per Montefiascone, presentatevi a mio
nome al cardinale Albornez, e ditegli di mandarmi delle truppe con estrema
urgenza.
IV GIOVANNI I, LO SCONOSCIUTO
preparavano a partire in pellegrinaggio per la Terra Santa. Ed ecco che quei due
monaci scrivono al Consiglio della Repubblica di Siena per confermare tutte le
loro precedenti dichiarazioni; e fra Giordano scrive anche a Giannino parlandogli
delle sciagure della Francia ed esortandolo a essere audace!
Queste sciagure di fatto erano spaventose. Re Giovanni II, il falso re, come lo
chiamavano adesso i senesi, aveva dato piena misura del suo ingegno in una
grande battaglia combattuta nella zona ovest del regno, nelle vicinanze di Poitiers.
Poich suo padre Filippo VI si era fatto battere a Crcy da soldati appiedati, aveva
escogitato di far scendere da cavallo i suoi cavalieri, senza per togliergli le
armature, e di spingerli cos allassalto del nemico che li aspettava in vetta a una
collina. Erano stati fatti a pezzi nelle loro corazze, grige come gamberi crudi.
Il primogenito del re, Carlo che veniva chiamato il Delfino da quando la
famiglia reale di Francia aveva riscattato, verso la fine del regno precedente, il
Delfinato dal conte di Viennois il Delfino Carlo dunque, che comandava un
distaccamento dellesercito, si era allontanato dalla battaglia, a quanto pareva per
ordine del padre, ma con un po troppa premura nelleseguire questordine. Si
diceva anche che il Delfino avesse le mani che si gonfiavano e che per questo non
potesse reggere a lungo la spada. La sua prudenza, comunque, aveva salvato
alcuni cavalieri francesi, mentre Giovanni II, rimasto isolato con il suo
secondogenito Filippo che gli urlava: Padre, attento a destra, padre, attento a
sinistra!, quando in realt doveva stare attento a un intero esercito, finiva per
arrendersi a un cavaliere picardo passato al servizio degli inglesi.
Adesso il Valois era prigioniero di Edoardo III. Non si era forse chiesto per il
suo riscatto la somma favolosa di un milione di fiorini? Ah! Non potevano certo
sperare in un contributo dei banchieri senesi!
Tutte queste notizie venivano commentate con molta animazione la mattina
dellottobre 1356 davanti al Municipio di Siena, nella bella piazza ad anfiteatro
cinta da palazzi color ocra e rosa; si discuteva, facendo grandi gesti che
spaventavano i piccioni, quando dimprovviso fra Bartolomeo avanz nella sua
veste bianca verso il gruppo pi numeroso e, fedele alla sua figura di frate
predicatore, incominci a parlare come se si trovasse sul pulpito.
Si vedr finalmente che cos questo re prigioniero e quali sono i suoi titoli
alla corona di San Luigi! Lora della giustizia scoccata; le calamit che da
venticinque anni gravano sulla Francia sono semplicemente il castigo di
uninfamia, e Giovanni di Valois un usurpatore Usurpatore, usurpatore4!
urlava fra Bartolomeo davanti a una folla sempre pi fitta. Non ha il minimo
diritto al trono che occupa. Il vero, il legittimo re di Francia si trova a Siena, e
consigli di andare a trovare il papa. Senza scorta questa volta, perch i nobili
ungheresi si erano stancati, arriv nella primavera del 1360 alla citt pontificia in
semplice abito da pellegrino. Innocenzo VI rifiut ostinatamente di riceverlo. Al
Santo Padre la Francia dava gi abbastanza preoccupazioni perch dovesse pensare
anche a Giovanni I il Postumo.
Giovanni II il Buono era ancora prigioniero; Parigi era stata insanguinata da
tumulti, nel corso dei quali il capo del Comune, Stefano Marcel, era stato
assassinato dopo un tentativo di instaurare un governo popolare. La rivolta ferveva
anche nelle campagne dove la miseria incitava a ribellarsi i cosiddetti Jacques 59. Ci
si massacrava ovunque, non si sapeva pi chi era lamico e chi il nemico. Il
Delfino dalle mani gonfie, senza truppe e senza denaro, lottava contro gli inglesi,
contro i navarrini e contro gli stessi parigini, aiutato da Breton du Guesclin al
quale aveva consegnato la spada che egli non poteva reggere, e cercava di
raccogliere una somma sufficiente al riscatto di suo padre.
Con tutte queste fazioni ognuna delle quali era egualmente spossata, la
confusione era al colmo. Compagnie che si proclamavano di soldati, ma erano in
realt composte di briganti agli ordini di avventurieri, rendevano incerte le strade,
aggredivano i viaggiatori, uccidevano per il piacere di uccidere.
La residenza avignonese era diventata per il capo della Chiesa malsicura quanto
quella romana, malgrado i Colonna. Bisognava trattare, trattare il pi presto
possibile, imporre la pace a questi estenuati combattenti, e convincere il re
dInghilterra a rinunciare alla corona di Francia, conservando magari per diritto di
conquista una met del paese. Cosa poteva dunque pretendere quel pellegrino che
si vantava re di Francia?
Allora Giannino incominci a vagabondare, ricercando appoggi, mendicando
sussidi, tentando di interessare alla sua storia quelli che avevano unora da perdere
a un tavolo dosteria fra un boccale di vino e laltro, attribuendo influenza a
persone che non ne avevano, conferendo con intriganti, con sciagurati, con
rappresentanti di grandi compagnie, con banditi inglesi che, arrivati sin l,
saccheggiavano la Provenza. Si diceva che fosse matto e in realt lo stava
diventando.
I notabili di Aix lo arrestarono nella loro citt, dove provocava tumulti, un
giorno del gennaio del 1361. Non sapendo che fame, lo consegnarono al vicario
di Marsiglia che lo cacci in prigione. Ne evase otto mesi dopo per essere
immediatamente riacciuffato; e poich insisteva tanto sulla sua famiglia di Napoli,
poich sosteneva con tanto vigore di essere figlio della signora Clemenza
dUngheria, il vicario lo mand a Napoli.
1 Le et si intendono al 1328.
1La Chiesa non ha mai imposto norme precise o uniformi per il rito del
matrimonio, e si in genere accontentata di ratificare le diverse costumanze
locali.
La variet dei riti e la tolleranza che la Chiesa dimostra nei loro confronti
derivano dal fatto che il matrimonio essenzialmente un contratto fra due individui
e un sacramento i cui ministri sono, uno verso laltro, i contraenti stessi. La presenza
del sacerdote, come quella dei testimoni, non era affatto richiesta dalla chiesa
cristiana primitiva.
Ogni regione aveva sue tradizioni particolari che potevano variare da una diocesi
allaltra. Il rito di Hereford, per esempio, era diverso da quello di York. Ma in
genere lo scambio delle promesse, che alla base di questo sacramento, avveniva
pubblicamente allesterno della chiesa. In questo modo re Edoardo I spos nel
settembre 1299 Margherita di Francia sulla porta della cattedrale di Canterbury.
Lobbligo che tuttora permane di tenere aperte le porte della chiesa durante la
cerimonia nuziale e la cui mancata osservanza pu essere motivo dannullamento
unevidente sopravvivenza di questa tradizione.
Il rito nuziale dellarcidiocesi di York presenta qualche analogia con quello di
Reims; per esempio in entrambi i casi lanello veniva successivamente accostato alle
quattro dita (come si vedr nelle pagine successive di questo capitolo). Solo che a
Reims al gesto si accompagnava questa formula:
Par cet anel lEglise enjoint
Que nos deux coeurs en ung soient joints
Par vray amour, loyal foy;
Pour tant je te mets en ce doy.
(Con questo anello la Chiesa ci ingiunge / che i nostri due cuori in uno si fondano
/ per vero amore e leale promessa / e pertanto te lo infilo in questo dito).
2Giovanna dEvreux, terza moglie di Carlo IV.
Si ricorder che, dopo lannullamento del matrimonio con Bianca di Borgogna
(cfr. il nostro volume precedente La lupa di Francia), Carlo IV aveva
successivamente sposato Maria di Lussemburgo, morta di parto, e poi Giovanna
dEvreux. Costei, nipote di Filippo il Bello in quanto figlia di Luigi di Francia, conte
dEvreux, era anche nipote di Roberto dArtois, essendo figlia di Margherita
dArtois, sorella di Roberto.
3La contea della Marche venne affidata al primo duca di Borbone in seguito a
uno scambio concluso verso la fine del 1327, nel quale Carlo IV cedeva il feudo
che costituiva in precedenza il suo appannaggio al duca Luigi I, ricevendone in
cambio la contea di Clermont, nel Beauvaisis, che costui aveva ereditato dal
padre, Roberto di Clermont.
4Il 1328 fu per Mahaut dArtois un anno di malattie. I suoi registri contabili ci
fanno sapere che ella dovette farsi salassare due giorni dopo questa seduta del
Consiglio cio il 6 febbraio e ancora il 9 maggio, il 18 settembre e il 19
15Prncipi del fiordaliso erano chiamati tutti i membri della famiglia reale
capetingia, in quanto le loro insegne erano costituite da un sem de France
(azzurro costellato da fiordalisi doro) con una cornice variabile secondo gli
appannaggi e i feudi personali.
16Guglielmo della Planche, podest di Bthune e poi di Calais, era stato messo
in prigione per aver frettolosamente eliminato un certo Tassard le Chien
condannandolo di propria iniziativa allimpiccagione.
La Divion era andata a trovarlo in carcere e gli aveva promesso, in cambio di
una testimonianza nel senso da lei indicatogli, lintervento del conte dArtois presso
Mille di Noyers per trarlo dagli impicci. Durante la contro-inchiesta Guglielmo
della Planche si ritratt e afferm di aver deposto solo per paura di minacce e nel
timore di rimanere in prigione a lungo e di morirvi se non avesse accettato
dobbedire a monsignor Roberto, cos grande, potente e cos autorevole fra i
consiglieri del re.
18Nel giugno 1320 Mahaut aveva affidato a Pietro di Bruxelles, pittore
dimorante a Parigi, la decorazione mediante affreschi della grande galleria del
castello di Conflans, sito alla confluenza della Marna con i Senna. Il contratto
stabiliva anche con precisione i temi degli affreschi ritratti del conte Roberto
II e dei suoi cavalieri in battaglie di terra e di mare gli abiti che dovevano
indossare i personaggi, i colori e la qualit dei materiali impiegati.
I dipinti vennero completati il 26 luglio dello stesso anno.
19Il camocas era un tessuto di seta molto pesante. (N.d.T.).
20Il grenache un vino liquoroso fatto con uve della Linguadoca e del
Roussillon. (N.d.T.).
21Queste pratiche di stregoneria, la cui origine risale allalto Medio Evo erano
ancora in uso ai tempi di Carlo IX e persino a quelli di Luigi XIV. Limpasto
esorcizzante di cui trascriviamo lorribile formula venne preparato durante una
messa nera sul ventre della Montespan.
Le ricette di filtri amorosi che si leggeranno pi innanzi sono invece estratte
dalle opere del Piccolo e del Grande Albert.
1 Italianizzazione di pairesse, termine francese per indicare una consorte di un pari
di alto rango.
22Ricordiamo che, dopo undici anni di detenzione a Chteau-Gaillard, Bianca di
Borgogna venne trasferita nel castello di Gouray, presso Coutances, e infine
allabbazia d Maubuisson dove prese il velo e mor nel 1326. Anche Mahaut, sua
madre, venne in un primo tempo inumata a Maubuisson e solo pi tardi i suoi
resti furono portati a Saint-Denis dove ancor oggi il suo monumento funebre, il
solo, per quanto ci risulti, fatto di marmo nero.
23Dalla Candelora al 23 ottobre del 1329 sembra che Mahaut abbia goduto
ottima salute e si sia rivolta solo in rare occasioni ai suoi medici abituali. Dal 23
ottobre, giorno del suo incontro di Maubuisson con Filippo VI, al 26 novembre,
vigilia della sua scomparsa, si pu seguire quasi di giorno in giorno il corso
della sua malattia, attraverso le somme versate dal suo tesoriere a medici,
barbieri, clinici, erbaiole, farmacisti e speziali per le cure prestate o i
medicamenti forniti.
24Il corpo di Edmondo di Kent venne, per decisione di Edoardo III inumato nella
chiesa londinese dei domenicani, un ordine che non nascondeva la sua ostilit al
governo di Mortimer.
25Il primo dei dodici figli di Edoardo III e Filippa di Hainaut, Edoardo di
Woodstock principe di Galles, venne soprannominato il Principe nero dal colore
della sua armatura.
Fu lui nel 1356 a sconfiggere a Poitiers Giovanni II, figlio di Filippo VI, e a
prenderlo prigioniero.
Fu una delle principali figure della prima fase della Guerra dei centanni, e mor
nel 1376, precedendo di un anno suo padre nella tomba.
26Constable, forma contratta di conestabile, era il guardiano o lintendente di un
castello regale, di una fortezza o di una citt fortificata. Il titolo sopravvive ancor
oggi e vale a indicare i guardiani della Torre di Londra e dei castelli di Windsor e
di Dover, direttamente nominati dalla Corona. (N.d.T.).
27Keep il nome inglese del torrione nei castelli del periodo normanno.
Ricordiamo (cfr. il nostro precedente volume La lupa di Francia) che il keep ha
la particolarit di comprendere al centro un cortile totalmente scoperto.
28Il testo originale della sentenza di Ruggero Mortimer venne redatto in
francese.
29Le Common Gallows di Londra, dove venivano giustiziati quasi tutti i
condannati di diritto comune, erano situate al limite dei boschi di Hyde Park, in
una localit chiamata Tyburn che corrispondeva pressa poco allattuale Marble
Arch. Questo patibolo rimase in funzione sino alla met del Settecento.
30Lhypocras era uninfusione di cannella e mandorle dolci, con piccole dosi di
muschio e ambra, in un vino edulcorato e zuccherato.
31Volcelest termine venatorio che indica lorma lasciata da un cervo sul
terreno. Brises sono i rami che il cacciatore spezza per riconoscere i punti da
cui passata la bestia che sta braccando. (N.d.T.).
32Il laisser courre il punto da cui si sguinzagliano i cani per la chasse courre,
una forma di caccia che si fa a cavallo e con i cani contro cinghiali, volpi, cervi
ecc. (N.d.T.).
33Lhallali un grido di caccia per annunciare che lanimale, particolarmente il
cervo, agli estremi. Un cervo allhallali dunque un cervo senza via di scampo.
(N.d.T.).
34Questi abiti, arazzi ecc. sono citati nellinventario di sequestro compilato
alcuni anni dopo.
35Watriquet Brasseneix, detto di Couvin dal nome del villaggio natio sito nello
Hainaut non lontano da Namur menestrello delle grandi case della famiglia
Valois, divenne particolarmente celebre per i lais composti fra il 1319 e il 1329.
Le sue opere sono conservate in eleganti manoscritti mimati, composti sotto la
mercati della Champagne, e aprendo poi numerosi banchi, fra i quali quello di
Neauphle, e una sede centrale a Parigi.
Allepoca delle ordinanze di Filippo VI, quando parecchi uomini daffari italiani
vennero imprigionati per tre settimane e liberati solo dopo il versamento di una
considerevole taglia, i Tolomei partirono di nascosto portando con s tutti i capitali
affidati loro in deposito dalle altre compagnie italiane o dai clienti francesi, e
mettendo in gravi difficolt il pubblico Tesoro.
47La Tavola di marmo era un tribunale parigino dove soprattutto si discutevano
le cause dappello contro lamministrazione fluviale e forestale. (N.d.T.).
48Queste rimostranze erano state piuttosto violente in quanto Giovanni di
Lussemburgo, per far piacere a Filippo VI, aveva formato una coalizione
minacciando di invadere le terre del duca di Brabante. Il quale duca si affrett a
espellere Roberto dArtois, ma non senza approfittare delloccasione per
concludere una vantaggiosa operazione: le nozze del suo primogenito con la
figlia del re di Francia. Dal canto suo Giovanni di Boemia venne compensato per
il suo intervento con la conclusione di un matrimonio fra sua figlia Bona di
Lussemburgo e lerede al trono di Francia, Giovanni di Normandia. In due
generazioni pertanto. Bona, dopo Maria di Lussemburgo sorella dello stesso re
Giovanni e seconda sposa di Carlo IV, due Lussemburgo-Boemia divennero
regine di Francia.
49Il giuramento richiesto da Filippo VI ai suoi baroni era un giuramento di
fedelt al duca di Normandia che legittimo erede e legittimo sovrano deve
essere del regno di Francia. Non essendo erede diretto della corona e avendola
ricevuta solo per designazione dei pari, Filippo VI tornava cos alla tradizione
della monarchia elettiva, quella dei primi capetingi che sempre avevano fatto
riconoscere dai pari il loro primogenito come erede al trono. Questa tradizione
era rimasta in vigore sino a Filippo Augusto.
50Il vecchio re lebbroso Roberto Bruce, che per tanto tempo aveva saputo tenere
a bada Edoardo II e Edoardo III, era morto nel 1329 la sciando la corona a un
bambino di sette anni Davide Bruce. La tenera et del nuovo sovrano forn ai
diversi clan una buona occasione per riprendere le loro contese. Per meglio
proteggerlo, i baroni del suo partito portarono via il piccolo Davide e si
rifugiarono con lui alla corte di Francia, mentre Edoardo III appoggiava le
pretese di un gentiluomo francese di origine normanna, Edoardo di Baillol
parente degli antichi re di Scozia e favorevole a porre la corona scozzese sotto la
sovranit inglese.
51Giovanni Buridano (Jean Buridan), nato intorno al 1295 a Bthune nellArtois,
era un discepolo di Occam. I suoi insegnamenti filosofici e teologici gli
guadagnarono immensa fama: a soli trenta o trentadue anni era gi rettore
dellUniversit di Parigi. La controversia con papa Giovanni XXII e lo scisma
che rischi di provocare aumentarono ancora la sua celebrit. Pi tardi si ritir
in Germania e insegn soprattutto a Vienna. Mor nel 1360.
La parte attribuitagli dalla fantasia popolare nello scandalo della Torre di Nesle
puramente fantastica, e appare del resto solo in racconti posteriori di due secoli.
52Dai conti del tesoriere dello Scacchiere risultano, soltanto per i primi mesi del
1337: in marzo, un ordine di versare duecento lire a Roberto dArtois come dono
del re; in aprile un dono di trecentoottantatr lire, un altro di cinquantaquattro
lire e la concessione dei castelli di Guilford, Wallingford e Somerton; in maggio
lassegnazione di una pensione annua di milleduecento marchi sterlini; in giugno
il saldo di un debito di quindici lire contratto da Roberto con la Compagnia dei
Bardi, ecc.
53La fantasia del romanziere esiterebbe davanti a questa coincidenza se ad essa
non lobbligasse la verit dei fatti. Laver ospitato la presentazione della sfida di
Edoardo III, atto che inizi giuridicamente la Guerra dei centanni, non conclude
daltronde lo strano destino della Torre di Nesle come teatro di tragici eventi.
Nel 1350 il conestabile Raul di Brienne, conte di Eu, abitava nel palazzo di Nesle
quando venne arrestato per ordine di Giovanni il Buono e successivamente
condannato a morte e decapitato.
In seguito soggiorn nel palazzo Carlo il Malvagio re di Navarro (e nipote di
Margherita di Borgogna), che scese in armi contro la casa di Francia.
Pi tardi Carlo VI il Pazzo lo regalava alla moglie, la maniaca e sinistra Isabella
di Baviera che concluse un trattato con gli inglesi cedendo loro la Francia e
denunci il suo stesso figlio, il Delfino, come adulterino.
Quando il palazzo di Nesle venne assegnato a Carlo il Temerario da Carlo VII,
costui mor quasi subito e il Temerario entr in conflitto con il nuovo re Luigi XI.
Vi s trasferirono poi, per breve tempo, i monaci di Saint-Germain-des-Prs.
Francesco I ne cedette una parte a Benvenuto Cellini che, in seguito alle proteste
del bargello di Parigi, dovette ricorrere alla forza per insediatisi.
Enrico II vi install unofficina per la fabbricazione delle monete, e la Zecca di
Parigi sorge ancor oggi su questa area (dal che si pu capire come dovevano essere
vasti il terreno e gli edifici).
Carlo IX, per pagare gli stipendi delle sue guardie svizzere mise in vendita il
palazzo, che venne acquistato da Luigi di Gonzaga duca di Nevers; questultimo lo
fece demolire e innalz al suo posto il Palazzo di Nevers. Fu allora che venne
distrutta la Torre.
Il palazzo di Nevers fu poi acquistato da Mazarino che fece costruire sullarea
degli antichi edifici il Collegio delle Quattro Nazioni che tuttora esiste: in esso ha
oggi sede listituto di Francia.
54Questo Enrico di Burghersh sembra sia stato una specie di Talleyrand inglese
del Medioevo; un uomo straordinariamente abile che sapeva rendersi
successivamente indispensabile a tutti i prncipi e cogliere il momento in cui
conveniva abbandonare i potenti di ieri per schierarsi con quelli di domani.
Aveva servito re Edoardo II, che lo aveva mandato in Francia per convincere la
regina Isabella a tornare dallesilio. Ma quando Isabella e Mortimer erano
sbarcati in Inghilterra era passato dalla loro parte e ne era stato premiato con la
nomina a cancelliere. La caduta di Mortimer aveva segnato un periodo di eclissi
peraltro breve. Nel 1334 gi Edoardo III lo sceglieva come suo tesoriere, e nel
frattempo non aveva mai cessato di affidargli numerose e delicate ambascerie. Fu