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Veronica Donatello Rosina Giuseppetti

Luca Lamano Fiorenza Pestelli

Un cammino per tutti


Percorsi di inclusione per persone
con disabilit sensoriale e pluridisabilit

EDIZIONI DEHONIANE BOLOGNA

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Progetto grafico e impaginazione: Giammarioli, Frascati (RM) 2014


Per i testi dei documenti pontifici:

Libreria Editrice Vaticana

Per i testi biblici:

2008 Fondazione di Religione Santi Francesco dAssisi e Caterina da Siena

2014


Centro editoriale dehoniano


via Scipione Dal Ferro, 4 40138 Bologna
www.dehoniane.it
EDB

ISBN 978-88-10-12110-8
Stampa: Tipografia Giammarioli, Frascati (RM) 2014

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Presentazione
Veronica Donatello

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura


(Mc 16,15).
Questa particolare pubblicazione desidera essere un compagno di
viaggio per gli educatori, i catechisti e gli insegnanti che si avvicinano al mondo della disabilit sensoriale. Iniziando da un'analisi della
condizione in cui la persona sorda, cieca, sordo-cieca e pluriminorata
si trova a vivere in Italia, i contributi dei tre autori invitano a superare
quello stato dinvisibilit che i disabili rischiano di sperimentare anche nel contesto ecclesiale. La finalit principale, che il testo quindi si
pone, quella dellinclusione nella vita della comunit cristiana, dove
ognuno chiamato a interpretare gli avvenimenti della propria esistenza e a rispondere alla propria vocazione, nella scoperta della
bellezza dell'incontro con il maestro Ges.
Gi la Novo millennio ineunte di Giovanni Paolo II sollecita a un
cambiamento pastorale e asserisce che l'ora di una nuova fantasia
della carit.1
in questottica che gli Orientamenti pastorali dei vescovi italiani
per il primo decennio del 2000 affermano che il compito della Chiesa
comunicare il vangelo, oggi pi che mai, in una societ complessa
che richiede di operare con intelligenza, creativit e coraggio.2

1
Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Novo millennio ineunte, 6 gennaio 2001, n.
50: EV 20/103.
2
Conferenza episcopale italiana, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia.
Orientamenti pastorali dellEpiscopato italiano nel primo decennio del 2000, 29 giugno 2001, n. 59.

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Presentazione
Negli Orientamenti del decennio in corso, il tema dell'educazione3
s'impone come vera e reale sfida di questo tempo. In particolare, si
afferma che la comunit cristiana chiamata a offrire proposte formative che rispondano alla sete di gioia vera, di significato, di amore
che ogni uomo possiede. Dunque, alla scuola del maestro Ges, si
comprende come la passione educativa diventi vocazione.
L'uomo un mistero da rivelare, anzitutto a se stesso, ma egli non ha
in s le ragioni del proprio esistere e solo rivolgendosi a un Altro, che
rappresenti la pienezza dell'essere, pu scoprire il senso del suo stare
nel mondo. Sappiamo che l'intima vocazione dell'uomo determinata
quindi dalla chiamata di Dio all'esistenza e alla comunione con lui.
Oggi, papa Francesco ci ricorda che la gioia del Vangelo per
tutto il popolo, non pu escludere nessuno.4
Se dunque evangelizzazione significa essere fedeli al mandato
del Maestro, ci esige l'atto di uscire per andare a cercare le 99
pecore che non sono a casa,5 non accontentandosi dellunica persona
disabile presente nelle nostre comunit, spesso infatti ci ricordiamo
di loro solo nei grandi eventi mediatici, dimenticando l'importanza
della loro presenza nella quotidianit. Ogni cristiano e ogni comunit
sono invitati ad accogliere questa chiamata a uscire dalle proprie comodit e ad avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che pi
hanno bisogno della luce del Vangelo.6
Spesso, infatti, la persona disabile e la sua famiglia diventano periferia quando non sono riconosciute dalla comunit, quando le loro
piaghe non sono considerate e riconosciute.
Seguendo lesempio di Cristo, possiamo prendere liniziativa
dellincontro mediante opere e gesti nella vita quotidiana, possiamo
accorciare le distanze, abbassarci fino allumiliazione quando ne3
Conferenza episcopale italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti
pastorali dellEpiscopato italiano per il decennio 2010-2020, 4 ottobre 2010.
4
Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium [EG], 24 novembre 2013,
n. 23, LEV, Citt del Vaticano 2013.
5
Francesco, Discorso ai partecipanti al Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma, 17
giugno 2013.
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EG 20.

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Area pastorale-catechetica

Presentazione

cessario, e assumere la vita umana, toccando la carne sofferente di


Cristo7 nelle persone fragili.
Solo possedendo lo sguardo di Cristo sulluomo possibile domandarsi: Come mai questi nostri fratelli disabili non varcano le
nostre comunit? Perch li vediamo solo in occasione del cammino
di iniziazione cristiana o in alcuni giorni dell'anno e perch poi
spariscono?.
Oggi occorre andare verso i nostri fratelli, non per filantropia, ma
perch preceduti dallamore del Padre (1Gv 4,10), occorre andare ai
crocicchi delle strade a invitare chi abita nelle periferie che invece per
il Maestro costituiscono il centro. Tutto questo richiede un esodo,
dagli stereotipi mentali, dalle paure per giungere a riconoscere che
laltro appartiene alla comunit. Il disabile parte dellumanit in
quanto creato a immagine e somiglianza di Dio, chiamato a interagire
con i normodotati non per un semplice gesto caritativo ma in qualit
di elemento costituivo del popolo di Dio. Per questo motivo dappartenenza originaria e fondante, tutti siamo chiamati allinclusione:
senza i disabili la comunit non sarebbe tale.
Per andare verso queste periferie occorre compiere 3 passi.
1. Laltro un volto da incontrare: come nellEsodo, la terra che noi
incontriamo terra sacra e, in modo particolare quando abitata dalla fragilit, siamo chiamati a toglierci i sandali, ad ascoltare le piaghe,8
a farci carico, a condividere, a permettere una ri-espressione e a valorizzare... Cos il santo padre ha affermato a Rio de Janeiro ai giornalisti, parlando dei giovani della GMG, dove erano presenti anche
giovani disabili italiani sordi, ciechi, con le loro comunit diocesane e
aggregazioni laicali. Poi ha aggiunto che essi hanno un'appartenenza e noi non dobbiamo isolarli. Dobbiamo tagliere questa abitudine a
scartare! No! Cultura della inclusione, cultura dellincontro, fare uno
sforzo per portare tutti nella societ.9 Per far questo c' bisogno di
vero ascolto e di riconoscimento.
Cf. EG 24.
Cf. Francesco, Incontro con i bambini disabili e ammalati ospiti dellIstituto Serafico
di Assisi, 4 ottobre 2014.
9
Francesco, Incontro con i giornalisti durante il volo papale, 22 luglio 2014.
7
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Presentazione
2. Testimoni del vangelo per una cultura dellincontro: papa Francesco
ricorda a tutti che la societ oggi inquinata dalla cultura dello scarto, che opposta alla cultura dellaccoglienza.10 Affinch la cultura
dell'incontro si compia, abbiamo bisogno di collaborare con le altre
alleanze educative e credere che essa, nei nostri contesti, chiamata
alla promozione umana e a evangelizzare.11
I compagni di viaggio sono chiamati a scoprire la persona disabile,
a valorizzarla nella parrocchia e a considerarla non pi soggetto passivo o oggetto di attenzioni sporadiche, privo di identit, ma soggetto
fortemente attivo nella famiglia, nella societ e nella Chiesa, tanto da
divenire responsabile e capace di dare testimonianza dellamore di
Dio. La testimonianza di vita della persona disabile, allinterno della
comunit, pu divenire strumento privilegiato per la trasformazione
e la crescita della societ.
Essa diventa occasione di auto-educazione per la comunit
parrocchiale12 che, grazie al riconoscimento, allinclusione e alla scoperta della vocazione personale del disabile, cresce e si fa comunit
accogliente. Dunque, la dimensione testimoniale della comunit imprescindibile per la realizzazione di un'alleanza educativa nella vita
sociale ed ecclesiale.13
Ecco la ragione per cui nasce questo testo che cerca, per la prima
volta, di offrire un percorso iniziale di avvicinamento e di formazione
globale sulla realt della disabilit sensoriale. Tale percorso non intende essere esaustivo riguardo a queste specifiche disabilit e riguardo
alla possibilit dinclusione nella vita pastorale, n vuole soffermarsi
solo sui sacramenti dell'iniziazione cristiana, necessario infatti disancorarsi dalla pastorale della sola sacramentalizzazione e di quella
modalit unica di fare catechesi legata all'evento comunicativo.

10
Francesco, Incontro con i bambini disabili e ammalati ospiti dellIstituto Serafico di
Assisi, 4 ottobre 2014.
11
Cf. Francesco, Discorso in occasione dell'incontro con l'UNITALSI.
12
Ufficio nazionale della cei per la pastorale della sanit, Talit Kum. Il disabile e
la Chiesa accogliente, EDB, Bologna 2002, 66.
13
Conferenza episcopale italiana, Educare alla vita buona del vangelo, n. 23.

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3. La sindrome di Giona14 e le tentazioni degli operatori pastorali: colgo
loccasione per ringraziare coloro che in questi anni hanno collaborato nelle comunit ecclesiali a favore dellinclusione delle persone
disabili. Leggendo in modo sapienziale la realt, condivido lidea che
papa Francesco desidera comunicare:
Ci sono due culture opposte. La cultura dellincontro e la cultura
dellesclusione, la cultura del pregiudizio, perch si pregiudica e si
esclude. La persona malata o disabile, proprio a partire dalla sua fragilit, dal suo limite, pu diventare testimone dellincontro: lincontro con Ges, che apre alla vita e alla fede, e lincontro con gli altri,
con la comunit. In effetti, solo chi riconosce la propria fragilit, il
proprio limite pu costruire relazioni fraterne e solidali, nella Chiesa
e nella societ.15

A volte per il rischio di cadere nella tentazione di Giona fatta di lentezze, fatiche, rigidit, accidia, pessimismo, del si dovrebbe
fare, delle invidie e alleanze negative,16 allora i catechisti-educatori,
dovrebbero sempre ricordare che per poter andare verso l'altro occorre essere consapevoli di un punto di partenza. Occorre essere stati,
essere, presso di s,17 aver gustato e gustare la bellezza quotidiana
dellincontro con il Maestro vissuto nella comunit ecclesiale. Per
realizzare ci necessario che il catechista, leducatore, il formatore
oltre che accogliere laltro, abbia un identit soggettiva e personale
ben strutturata, che sappia vivere la relazione asimmetrica, che non
significa gerarchica, ma dialogicit. Per generare laltro alla vita adulta nella comunit, dove lio e il tu si appartengono ma non si fondono,
importante avere una propensione comunicativa. Un educatore, che
abita se stesso, capace di guardare laltro cogliendone lunicit, la
singolarit, attraverso uno sguardo che relazione, interesse, cura,
14
Francesco, Discorso ai partecipanti al Congresso internazionale sulla catechesi, 27
settembre 2013.
15
Francesco, Discorso agli aderenti al Movimento apostolico ciechi e alla Piccola missione per i sordomuti, 29 marzo 2014.
16
EG 76-109.
17
M. Buber, Il cammino delluomo, Qiqajon, Magnano 2000.

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che va oltre il fenomenologico, ma che ne sa abbracciare lideale partendo dalla realt.
Il volto la visitazione che sconvolge gli abituali riferimenti di senso e costringe a uscire da s. necessario un nuovo modo di guardare
luomo, cos come necessaria unetica diversa, una pedagogia in cui
si apprenda e si insegni a guardare il volto. Oggi nella nostra societ
soggettiva questa costituisce una cultura nuova, che ci invita a formare
persone che siano in grado di guardarsi. M. Buber18 riconosce, come
fatto fondamentale dellesistenza, che luomo luomo-con-luomo,
la relazione che rende umani. Lesistenza autentica si costruisce attraverso il dialogo, il fulcro su cui si fonda lincontro perch si presuppone che abbia incontrato Ges Cristo, che lo ha conosciuto, o meglio,
si sentito conosciuto da Lui, riconosciuto, rispettato, amato, perdonato [] e questo traspare e si comunica agli altri.19
La vera sfida dell'educazione accogliere il mondo dellinteriorit
delluomo in unesperienza di reciprocit. Il compito educativo quindi consiste nel formare compagni di viaggio che, nei nostri contesti,
sappiano accogliere e accettare linvito che si presenta alluomo nel
volto di un'altra creatura.
P. Ricoeur evidenzia che vi unetica della reciprocit che passa attraverso tre momenti: la stima di s, la cura dellaltro e il desiderio di vivere insieme situazioni adeguate. Per questo importante, all'interno della dinamica educativa, insegnare a raccontare
e a raccontarsi, mettendo in atto le modalit dellascolto empatico,
che rappresenta una condizione privilegiata da offrire a ogni persona, per potersi conoscere e comprendere.20 Ricoeur parla ancora
di uomo parlante, uomo agente, uomo narratore e, infine, uomo
responsabile.21 Questi aspetti rappresentano le dimensioni della
18
M. Buber, Io e tu, in Il principio dialogico, Edizioni di Comunit, Milano 1983,
9-10.57-58.
19
Francesco, Discorso agli aderenti al Movimento apostolico ciechi e alla Piccola missione per i sordomuti.
20
Cf. P. Ricoeur, Tempo e racconto, 3: Il tempo raccontato, 3 voll., Jaca Book, Milano
1998, 379.
21
P. Ricoeur, La Persona, Morcelliana, Brescia 1998, 39.

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persona, i modi attraverso i quali riesce a esprimersi e a divenire:
parlare, agire, narrare e farsi responsabile. Educare la comunit al
senso dellaltro, pertanto, rappresenta la maggiore opportunit per
la piena attuazione della persona come immagine e somiglianza di
Dio. In tale prospettiva, la sollecitudine verso laltro e il senso della
reciprocit rappresentano le due modalit privilegiate per attuare
unautentica relazione con laltro. Sar possibile passare cos da una
societ impostata individualisticamente a una vita sociale fondata
sulla cultura dellincontro.
Per compiere questo passaggio, Lvinas evidenzia la necessit di
educare al volto dellaltro abitando anche il suo limite, aiutando a
narrarlo in modo sapienziale. Non possibile esistere senza esprimere imperfettamente lesistenza. Per questo si pu dire che luomo
letteralmente "essere-nel-limite".22 Leducatore del domani attraverso la pedagogia del volto, sar chiamato a umanizzare la realt,
attraverso il coraggio e la capacit di convertire lo sguardo.
Un possibile progetto dovrebbe insegnare il dialogo con il volto
dellaltro, sia esso disabile o straniero.
Siamo chiamati, attraverso laccoglienza dellaltro, a educare ad
abitare il limite,
quando luomo dimentica di abitare il limite, non pi capace di prossimit e pretende di abitare nella totalit. Ma il pensiero di totalit non
riconosce pi alcuna esteriorit, differenza e diventa totalitarismo, nazismo, e olocausto. Educare dopo i fallimenti del XX secolo significa allora accettare di abitare il limite, condizione per rispondere sinceramente
eccomi al volto che mi fa visita.23

Il volto nuovo diventer visibile, concreto, solo riconoscendo che


ognuno di noi abita il proprio limite: solo cos la persona disabile
non sar pietra dinciampo e verr dunque percepita come una ri-

22
N. Galantino, Sulla via della persona. La riflessione sulluomo: storia, epistemologia,
figure e percorsi, San Paolo, Cinisello Balsamo 2006, 210.
23
S. Curci, Pedagogia del volto. Educare dopo Lvinas, EMI, Bologna 2002, 109.

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Presentazione
sorsa e ricchezza24 perch non si vergogni di essere un tesoro prezioso della Chiesa!25

Si ringraziano gli uffici catechistici di appartenenza e tutti coloro che


hanno permesso la realizzazione del testo e la sensibilizzazione nelle diocesi,
le famiglie dei ragazzi disabili, i ragazzi disabili in particolare don Guido
Benzi e l'equipe UCN, Elisabetta Gambardella, Gabriele Gianfreda dell'arcidiocesi di Pesaro,i soci dellUICI di Pesaro, Patrizia Ceccarani, don Luciano
Paolucci Bedini.

24
Cf. Ufficio catechistico nazionale, L'iniziazione cristiana alle persone disabili.
Orientamenti e proposte, in V. Donatello, Una fede per tutti. Persone disabili nella comunit cristiana, EDB, Bologna 2013.
25
Cf. Francesco, Discorso in occasione dell'incontro con l'UNITALSI.

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