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La metrica italiana si fonda su un sistema sillabico accentuativo: in un verso

contano il numero delle sillabe e il ritmo, che regola lalternanza di sillabe toniche
(arsi) e sillabe atone (tesi). Per lungo tempo stata importante anche la rima, a cui
oggi si tende ad attribuire un rilievo minore.

Il computo delle sillabe nei versi


Sillaba grammaticale (unit fonologica minima) e sillaba metrica possono non
coincidere, perch quasi sempre allindividuazione della sillaba metrica concorrono
fenomeni (figure di suono) che riguardano lincontro di vocali allinterno della parola
o del verso. Cfr.1
Esempio:
Cigola la carrucola nel pozzo
Lacqua sale alla luce e vi si fonde

(11 sillabe grammaticali, 11 sillabe metriche)


(13 sillabe grammaticali, 11 sillabe metriche)

Il verso tipico della tradizione poetica italiana il verso piano, con accento sulla
penultima sillaba (come piane sono moltissime parole della nostra lingua). Ne deriva
che il verso tronco (con accento sullultima sillaba) presuppone idealmente una
sillaba in pi e il verso sdrucciolo (con accento sulla terzultima sillaba) una sillaba
in meno.
Esempio di versi endecasillabi piani e tronchi alternati:
Signorina Felicita, il tuo giorno!
A questora che fai? Tosti il caff:
e il buon aroma si diffonde intorno?
O cuci i lini e canti e pensi a me,
Allavvocato che non fa ritorno?
E lavvocato qui: che pensa a te.1

(endecasillabo piano)
(endecasillabo tronco)
(endecasillabo piano)
(endecasillabo tronco)
(endecasillabo piano)
(endecasillabo tronco)

Esempio di versi endecasillabi sdruccioli e piani alternati:


Mapparisti cos come in un cantico
del Prati, lacrimante l'abbandono
per lisole perdute nell'Atlantico;
ed io fui luomo daltri tempi, un buono
sentimentale giovine romantico...
1

(endecasillabo sdrucciolo)
(endecasillabo piano)
(endecasillabo sdrucciolo)
(endecasillabo piano)
(endecasillabo sdrucciolo)

G. Gozzano, La signorina Felicita, vv. 7-12.

Quello che fingo dessere e non sono!2

(endecasillabo piano)

In conclusione, contribuiscono alla definizione del verso sia il numero delle


sillabe metriche che lo compongono sia, e di pi, la sede sillabica (la posizione)
su cui poggia lultimo accento. Un endecasillabo, in altri termini, si qualifica in
primo luogo come il verso che presenta un accento fisso sulla decima sillaba (il
decasillabo sulla nona e analogamente per gli altri versi).
1. Dittonghi e figure di suono
I dittonghi sono unit sillabiche formate da una i o da una u senza accento e
da una vocale con o senza accento. (ia, ie, io, iu e ua, ue, uo, ui:
dittonghi ascendenti; ai, ei, oi, ui e au, eu, ou, iu: dittonghi
discendenti).
Esempio: N pi mai toccher le sacre sponde3 (nel verso, endecasillabo, abbiamo due dittonghi:
il dittongo ascendente i, ove a non essere accentata la prima vocale, i; e il dittongo
discendente ai, ove a non essere accentata la seconda vocale, i)
In questo caso, sillabe grammaticali e sillabe metriche coincidono.

Quando due vocali, sebbene contigue, non formano un dittongo, si parla di iato.
Tale fenomeno avviene:
1. quando si incontrano due vocali forti 4, sia che laccento cada sulla prima sia che
cada sulla seconda vocale (come nelle parole paese, eroe, reo);
2. quando una vocale forte incontra una vocale debole che per accentata
(mio, tuo, paura);
3. dopo il prefisso ri-.
Nella metrica italiana si indica col termine deresi la divisione in due sillabe metriche
di un gruppo vocalico allinterno di una stessa parola in modo che le vocali non
formino un dittongo.
Esempio: invidier lilluson che spento5 (10 sillabe grammaticali diventano 11 sillabe metriche
grazie a un fenomeno di iato, o deresi, evidenziato in rosso; illusion una parola trisillaba che
diventa quadrisillaba per esigenze di natura metrica)

In ambito metrico si indica invece col termine sinresi il fenomeno opposto ovvero la
fusione in ununica sillaba metrica di due vocali contigue, che non formano dittongo,
allinterno di una parola.
2

G. Gozzano, La signorina Felicita, vv. 429-434.


U. Foscolo, A Zacinto, v. 1.
4
Sono considerate forti le vocali a, e e o; sono deboli le vocali i e u.
5
U. Foscolo, Dei sepolcri, v. 24.
3

Esempio: Venere, e fea quelle isole feconde6 (14 sillabe grammaticali diventano 11 sillabe
metriche grazie un fenomeno di sinresi [la parola fea infatti bisillaba da un punto di vista
grammaticale], evidenziato in blu, e a due fenomeni di sinalfe, evidenziati in rosso)

Quando a fondersi sono le vocali presenti alla fine e al principio di due parole
consecutive abbiamo il fenomeno della sinalfe: tale fusione di norma obbligatoria
nella metrica italiana quando a incontrarsi sono due vocali atone; invece facoltativa
se una o entrambe le vocali sono accentate.
Esempio: Tu non altro che il canto avrai del figlio7 (13 sillabe grammaticali diventano 11 sillabe
metriche grazie a due fenomeni di sinalfe, evidenziati in rosso)8

Lo iato, inteso in senso lato, pu riguardare non soltanto lincontro di vocali


allinterno di una parola (nel fenomeno che abbiamo indicato col termine di deresi),
ma anche lincontro di vocali alla fine e in principio di due parole consecutive: si
genera, in tal caso, il fenomeno della dialfe. Tale fenomeno si verifica, di norma,
quando la prima o entrambi le vocali sono accentate; pi raramente quando
accentata solo la seconda e in altri casi.
Esempio: Ci chio dico di me, di s intende9 ( uno dei casi comuni, in cui soltanto la prima
delle due vocali implicate accentata: e i vanno computate come sillabe metriche distinte; il
verso dunque un endecasillabo)

U. Foscolo, A Zacinto, v. 5.
U. Foscolo, A Zacinto, v. 12.
8
Va infine notato che la fusione delle vocali in sinalfe un fenomeno che riguarda il metro del verso in questione e
non la sua pronuncia; il dodicesimo endecasillabo di A Zacinto non va perci letto: Tu - non - al-tro - chil - can-ta-vrai del - fi-glio!
9
D. Alighieri, Paradiso, III, v. 112.
7

2. Gli accenti nel verso


La posizione degli accenti allinterno del verso determina il suo ritmo. I versi
bisillabi e trisillabi, in quanto brevi, usati raramente e per lo pi in funzione
dintercalare rispetto a versi lunghi, non presentano ricorrenze significative; negli
altri versi, dal quadrisillabo allendecasillabo, si registrano accenti secondari e accenti
principali mobili o fissi. Per gli accenti principali vale la seguente tabella:

Verso

Quadrisillabo
o quaternario,
fortemente ritmato,
verso per canzonette
e filastrocche.
Compare spesso in
alternanza con
lottonario.

Esempi

Accenti principali sulle sillabe:

Damigella
tutta bella
(Chiabrera: 1-3)

1 (pi raro2)

1o2

Quinario, di ritmo
variabile ma incalzante
Mentre necalici
utilizzato parimenti
il vin scintilla
nella poesia popolare e
(Carducci: 1-4 e 2-4)
nella poesia darte.
Senario, verso in
genere della poesia
popolare e satirica (ma
non mancano altri
impieghi)

Settenario, tipico della


poesia lirica, dove
compare spesso in
alternanza con
lendecasillabo (con il
quale condivide la
grande variet degli
accenti principali
mobili)

Ottonario, fortemente

Un popolo pieno
di tante fortune
(Giusti: 2-5)

talvolta 1 5

Lalbero a cui tendevi


La pargoletta mano
Il verde melograno
Da bei vermigli fior
(Carducci: 1-6, 2-6, 2-6, 2-4-6)
1o2o3o4

Che pur dianzi languia


(Parini: 3-6)
Sparsa le trecce morbide
Sullaffannoso petto
(Manzoni: 1-4-6, 2-4-6)
1 3

(5)

7
4

Belle rose porporine


che tra spine
sullaurora non aprite
(Chiabrera: 1-3-5-7, 1-3, 1-3-7)

ritmato, nella
tradizione verso per
canzonettee canzoni
a ballo. Ma non
Sul castello di Verona
mancano altri impieghi
Batte il sole a mezzogiorno.
e in Pascoli figura con
(Carducci: 1-3-7, 1-3-5-7)
un andamento ritmico
molto diverso.
Questo dallombre un ritorno
Dante Alighieri ha sorriso.
(Pascoli: 1-4-7, 1-4-7)
Novenario,
inizialmente
considerato verso
Dovera la luna? ch il cielo
popolare acquista con
Notava in unalba di perla
Pascoli un ampio
(Pascoli: 2-5-8)
rilievo nella poesia
darte.
Decasillabo, verso
abbastanza raro
conosciuto soprattutto
nelle varianti ritmiche
proposte da Manzoni e
da Pascoli, che lo
articola talvolta nella
forma del quinario
doppio.

Sode a destra uno squillo di tromba


A sinistra risponde uno squillo
(Manzoni: 3-6-9)
Al mio cantuccio // donde non sento
Se non le reste // brusir del grano
(Pascoli: 2-4 // 1-4, 2-4 // 2-4)

Nel mezzo del cammin di nostra vita


Endecasillabo

(Dante: 6-10)

Il verso pi nobile e
pi diffuso della
tradizione italiana,
tipico della poesia
lirica.

Mi ritrovai per una selva oscura


(Dante: 4-8-10)

3
6
(altri, poco
frequenti)

6
4
Meno
frequenti:
.
4

10
10

10

10

Per me si va nelleterno dolore


(Dante: 4-7-10)

6
Altri

Oggi si ritiene che il fenomeno della cesura, indicativa di una pausa metrica
allinterno del verso, sia rilevante soltanto in caso di cesura fissa, rintracciabile nei
versi doppi o accoppiati. Di cesura mobile, tuttavia, si parlava in passato in
riferimento allendecasillabo, che la cesura avrebbe diviso in due parti (emistichi)
diseguali, corrispondenti nelle forme pi diffuse a un quinario + un settenario o a un
settenario + un quinario. Da qui la distinzione, ormai superata, fra
endecasillabi a minore (quelli con accento principale mobile in quarta posizione,
divisi dalla cesura in un quinario + un settenario) : Tu lascerai // ogni cosa diletta
endecasillabi a maiore (quelli con accento principale mobile in sesta posizione,
divisi in un settenario + un quinario): Lamor che move il sole // e laltre stelle

3. La rima
La rima, caratteristica della tradizione poetica italiana ma nel Novecento poco usata,
o variamente mascherata, consiste nelluguaglianza del suono finale di due parole
alluscita del verso, a partire dallultimo accento tonico.
Esempio:
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza.10

Se a essere uguali sono solo le vocali si tratta di una assonanza vocalica; quando a
essere uguali sono invece le consonanti si chiama assonanza consonantica.
Esempio:
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dallazzurro:
pi chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nellaria che quasi non si muove,
e i sensi di questodore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.11
I versi montaliani qui riportati sono ricchi di figure di suono: se gazzarre e azzurro sono in
assonanza consonantica, muove e odore, cos come terra, dolcezza e inquieta sono in
assonanza vocalica; per di pi presente un fenomeno di rima interna: muove con piove.

10
11

D. Alighieri, Inferno, XXVI, vv. 118-120.


E. Montale, I limoni, vv. 11-17.

Si definisce rima al mezzo quella collocata alla fine del primo emistichio, rima
interna, pi genericamente, quella collocata allinterno del verso.
Esempio di rima al mezzo:
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.12

Esempio di rima interna:


volgi al mio dubbio stato
che sconsigliato a te ven per consiglio.13

12
13

E. Montale, I limoni, vv. 1-3.


F. Petrarca, Canzoniere, canto 366, vv. 25-26.

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