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La Gioconda

La Gioconda un'opera di Amilcare Ponchielli su libretto di Arrigo Boito (rmatosi con lo pseudonimo e
anagramma di Tobia Gorrio).

del quarto atto e la sinfonia. Il 12 gennaio 1876 l'abbozzo


terminato tranne i ballabili e il preludio. Lo stesso giorno Ponchielli inizia la strumentazione. Ma i dubbi sul
gi fatto continuano a tormentarlo: il 24 gennaio informa
l'editore di voler rivoluzionare il duetto tra Enzo e Barnaba dell'atto primo e che ben dicilmente potr conse1 Genesi
gnare l'opera in tempo per eseguirla durante la stagione
di carnevale. La Danza delle Ore fu composta a Milano
Dopo il debutto dei Lituani, il 7 marzo 1874 alla Scala, quando le prove di canto erano gi iniziate e, secondo
Ponchielli si mise in cerca di un nuovo libretto e prese una testimonianza, furono accolti alcuni suggerimenti di
contatto con Arrigo Boito. Il soggetto proposto, il dram- Luigi Manzotti, l'autore del Ballo Excelsior.[3]
ma di Victor Hugo Angelo, tyran de Padoue, lasci in
un primo tempo perplesso il compositore, che temeva il
raronto con Il giuramento di Saverio Mercadante, una
2 Debutto, successive versioni e
fortunata riduzione operistica del medesimo soggetto che
aveva debuttato alla Scala l'11 maggio 1837. Per qualche
rappresentazioni
tempo egli coltiv pertanto il progetto parallelo di mettere in musica il Piquillo Alliaga di Scribe, la cui riduzione Ponchielli, durante le prove, si dichiar soddisfatto dellibrettistica fu adata ad Antonio Ghislanzoni.
la compagnia, in particolare del basso Maini e del tenore spagnolo Julin Gayarr (noto in Italia come Giuliano Gayarre), prevedendo il successo di quest'ultimo nella
romanza del secondo atto Cielo e mar!. Previsione che si
avver, dato che la sera della prima fu questo uno dei due
pezzi bissati, insieme al preludio.

Boito decise di adattare il soggetto con estrema libert,


introducendo la gura di Barnaba e dando nuova sionomia a tutti gli altri personaggi. Nel novembre 1874 i primi
due atti del libretto erano pronti e Ponchielli si apprest
ad iniziare il lavoro di composizione, pur tra mille dubbi,
che lo accompagneranno no al debutto dell'opera. Nonostante l'ammirazione incondizionata per Boito, Ponchielli riteneva infatti che l'elemento drammatico soverchiasse quello lirico e temeva, di conseguenza, una reazione
negativa del pubblico. Egli capiva inoltre che l'audacia
drammaturgica e formale di Boito l'avrebbe costretto a
modicare il suo stile. Da una lettera del 3 giugno 1875
all'amico musicista Achille Formis:

L'opera ottenne un vivo successo ma lo spettacolo fu


giudicato troppo lungo (l'ultimo atto fu eseguito intorno
all'una di notte): il pubblico, infatti, applaud i primi due
atti pi degli ultimi due, destinati nel tempo a diventare quelli di maggior successo. Le chiamate degli artisti al
proscenio furono 27.

Le continue richieste di modiche al libretto erano evase malvolentieri da Boito, gi impegnato a portare in
scena la nuova versione del suo Mestofele (Bologna,
Comunale, 8 ottobre 1875), tanto che il compositore cremonese cerc, per ottenerle, il tramite dell'editore Ricordi. Il 19 giugno 1875 il primo atto era comunque terminato, sebbene senza orchestrazione, ma Ponchielli - forse
per fuggire le proprie paure - si era nel frattempo impegnato a comporre una cantata in onore di Gaetano Donizetti, che fu eseguita a Bergamo il 13 settembre 1875,
e ad iniziare la revisione della giovanile Savoiarda che
porter alla Lina.
Amilcare Ponchielli seduto tra gli interpreti della prima

Ponchielli rimise dunque mano alla Gioconda, ma pi la rappresentazione de La Gioconda (Teatro alla Scala, 1876).
prima si avvicinava, pi il panico cresceva. Cos scriveva
il 31 dicembre a Giulio Ricordi:
L'opera, che a causa del ritardo nella consegna della partiAlla conclusione del lavoro mancano solo quattro pezzi: tura chiuse la stagione lirica della Scala, fu rappresentata
il nale del terzo atto, la Danza delle Ore, il duetto nale solo per quattro serate; a maggio Ponchielli era di nuo1

3 CARATTERI DRAMMATURGICI E MUSICALI

vo al lavoro per modicare le parti che meno l'avevano


convinto e per ridurne la durata complessiva. Egli mise
mano ai nali del primo e del terzo atto, sostitu il coro d'introduzione e l'aria di Alvise all'inizio del terzo atto (dopo aver pensato di eliminarla), abbinandola ad una
nuova romanza di Laura (l'adagio Vita, conitto - di duolo
e d'onta!).
In questa seconda versione and in scena con successo al
Teatro Rossini di Venezia, il 18 ottobre diretta da Faccio.
Nel gennaio 1877 Ponchielli si trasfer a Roma, dove La
Gioconda sarebbe dovuta andare in scena al Teatro Apollo (24 gennaio). Durante le prove, il compositore si fece
convincere dalla compagnia e dal direttore Luigi Mancinelli ad eliminare la stretta del nale III, chiudendolo con
poche battute d'orchestra dopo il cantabile concertato.
Con queste modiche (nuovo cambio del nale del primo
atto, rifacimento della prima parte del duetto tra Enzo e
Laura e del nalino nel secondo atto, nuova sostituzione
dell'aria di Alvise, eliminazione della romanza di Laura e sua sostituzione con un duetto tra marito e moglie
all'inizio del terzo atto), l'opera debutt al Politeama Genovese il 27 novembre 1879, revisionato da Angelo Zanardini e torn alla Scala quattro anni dopo il debutto, il
12 febbraio 1880, raccogliendo un autentico trionfo con
la quinta e denitiva versione con la Mariani Masi, Elvira Demi come cieca, Elisabeth Leawington come Laura, Francesco Tamagno come Enzo, Francesco Marconi
come Ispo, Gustavo Moriani come Barnaba e Giovanni
Ordinas come Alvise e Zune/cantore/pilota/barnabotto.
Poco per volta Ponchielli era riuscito a trovare la giusta misura e adattare il ranato ma cerebrale libretto
di Boito, alla propria vena musicale pi autentica, calda
e uente, rimpiazzando, tagliando e aggiungendo interi
episodi.

Caratteri drammaturgici e musicali

ta e moderna, ricca di momenti metateatrali: la frenetica forlana bruscamente interrotta da un altro rito, quello sacro della preghiera accompagnata dall'organo; la
barcarola intonando la quale Barnaba fa amicizia con
i pescatori; la serenata da dietro le quinte la cui popolaresca semplicit fa da sfondo ironico alla scena
dell'avvelenamento di Laura; e naturalmente la Danza
delle Ore con la quale Alvise intrattiene i suoi ospiti
nell'attesa di shoccarli con l'immagine - non meno spettacolare - del presunto cadavere della moglie Laura. E persino la morte diventa esplicita nzione nel momento in cui
Gioconda sostituisce l'ampolla col veleno, anch Laura
beva una pozione che la faccia addormentare simulando
una morte apparente.
Il lessico dei personaggi sembra prescindere dalla loro estrazione culturale ed quello, insieme ricercato e
asciutto, tipico della poesia di Boito.
La trama a sua volta condotta da tre autentiche gure di drammaturghi in scena: Barnaba, Alvise e Gioconda, dove quest'ultima sincarica di disfare i piani degli
altri due, nel secondo atto avvisando gli amanti - Laura
ed Enzo - dell'agguato predisposto da Barnaba, nel terzo
sostituendo l'ampolla, nel quarto preparando la fuga degli innamorati e, inne, negando a Barnaba il suo corpo
pugnalandosi a morte.
La gura di Barnaba, il malvagio delatore che Ponchielli
descrisse come una parte odiosa, antipatica, ma originale, anticipa nelle sue trame lo Jago dell'Otello di Verdi,
su libretto dello stesso Boito, sia nella funzione drammaturgica che nella sostituzione della canonica aria con un
monologo drammatico di forma aperta: O monumento,
cos ane al celebre Credo di Jago, il cui ultimo verso La morte il nulla e vecchia fola il ciel - si incontra tale e
quale nell'aria di Alvise composta per versione veneziana,
e in seguito rimpiazzata.
Dal canto suo, Ponchielli fu spronato ad ampliare il proprio vocabolario musicale, e ad abbandonare la sua prudenza, proprio dalle trovate di Boito. Il Tableau vivant
dell'inizio del secondo atto, ad esempio, con il canto dei
marinai sulla tolda e dei mozzi arrampicati sulle sartie, gli
ispir una pagina in cui il tto gioco di contrasti ritmici
e timbrici non si limita alle voci ma inizia gi dal dialogo
tra gli strumenti dell'orchestra, disposti a varie altezze come le varie parti che compongono il veliero e coloro che
lo abitano.

Con la sua drammaturgia sontuosa, spettacolare, ricca di


danze (tra cui la celebre Danza delle ore), eetti e di colpi
di scena, La Gioconda considerata il prodotto pi tipico e rappresentativo del genere della grande opera, che
il melodramma italiano aveva importato dalla Francia sul
modello del grand opra.
La sola pagina retrospettiva, il canto di Gioconda a BarIl libretto di Boito le confer tuttavia tratti non convenzio- naba Vo' farmi pi gaia, coi suoi passaggi di coloratura, si
nali, sia nella versicazione che nel taglio drammaturgico, giustica in base all'ironia con cui la cantatrice si rivolge
e un'impronta del tutto originale. Il merito del successo va all'uomo che sillude di possederla, prima di iniggersi la
dunque diviso tra il compositore e il poeta, nonostante la pugnalata mortale.
non facile collaborazione da cui l'opera aveva preso vita. Dove Ponchielli dovette faticare ad adattare il libretto alSottratto alla sua dimensione storica, il dramma di Hugo fu riletto da Boito in chiave simbolica alla luce
dell'estetica della scapigliatura. Le inversomiglianze della vicenda, pertanto, non solo non furono occultate ma
vennero inserite in una visione drammaturgica strania-

la sua estetica fu invece nelle sezioni liriche, molte delle


quali furono ricavate a dispetto dei versi, in alcune zone
d'ombra del libretto, dando fondo ad una vena melodica capace di trasferirsi dalle voci all'orchestra. il caso,
in particolare delle due grandi melodie che costituiscono

4.2

Atto II - Il rosario

altrettanti motivi ricorrenti (un terzo, legato al personaggio di Barnaba, consiste in un grottesco inciso, adato
per lo pi ai legni gravi): il motivo del rosario e quello
del sacricio di Gioconda. Il primo, su cui si basano le
sezioni cantabili del preludio, intonato dalla madre di
Gioconda - la Cieca - nel donare il suo rosario a Laura e
segna il destino di Gioconda, costretta da quel momento
ad aiutare la rivale. ripreso pi volte, in forma estesa poco dopo dall'orchestra, accompagnando suggestivamente l'uscita di scena dei personaggi, e pi brevemente
negli atti successivi. Il secondo, che appare la prima volta nel nale del primo atto, in corrispondenza dei quattro
settenari di Gioconda O cuor, dono funesto! / Retaggio
di dolore, / Il mio destino questo: / O morte o amor!,
presenta una condotta aatto nuova per l'opera italiana
del tempo, sciolta dalla consueta simmetria tra le frasi e
caratterizzata da vertiginose escursioni di registro. Sar
ripreso dai violini come perorazione nale dell'atto, negli
atti terzo e quarto in corrispondenza di due estesi e drammatici ariosi di Gioconda (O madre mia, nell'isola fatale
e E in cor / Mi si ridesta / La mia tempesta) e, adato al
clarinetto nel preludio notturno all'ultimo atto.

Il popolo ritorna dalla regata (Gloria a chi vince il palio


verde): il regatante Zune il perdente. Barnaba gli si
avvicina e gli insinua il dubbio: che sia stata una stregoniera a farlo perdere? Barnaba allora accusa la Cieca (La
vidi staman gittar sul tuo legno un segno maliardo, un magico segno [...] la tua barca sar la tua bara!). La calunnia si dionde tra il popolo, che si scaglia contro la donna.
N Gioconda, n l'uomo di cui innamorata, Enzo[5] , riescono a sottrarla alla folla (Assassini, quel crin venerando rispettate!), quando sopraggiungono Laura Adorno
(di cui Enzo innamorato) e suo marito Alvise Badoero,
nobile veneziano e inquisitore di stato. La nobildonna intercede presso il marito, che riesce a salvare la Cieca, la
quale, riconoscente, dona a Laura un rosario (A te questo rosario, che le preghier aduna... ti porter fortuna).
La folla si disperde.

Oltre alla Danza delle Ore, i pezzi pi famosi dell'opera


sono probabilmente le due romanze, Cielo e mar! (atto II)
e Suicidio! (atto IV). Nella prima la melodia del tenore,
morbida e insieme inquieta, secondo lo stile tipico di Ponchielli, e articolata in due strofe, resa ancora pi suggestiva in teatro dall'ambientazione notturna. Pi libera la
forma della romanza di Gioconda, basata su martellanti
versi quinari e articolata in una libera successione di idee
tematiche intercalate da una sorta di tragico ritornello orchestrale, gi ascoltato durante il preludio del quarto atto.
Una forma dettata ancora una volta dai versi di Boito:

Rimasto solo, Barnaba detta allo scrivano Ispo una denuncia che accusa entrambi gli amanti e la inserisce nella bocca del leone (O monumento!), mentre Gioconda, nascosta dietro ad una colonna con la madre, ode le
accuse e osserva l'atto della delazione.

Trama

L'azione si svolge nella Venezia del XVII secolo.

4.1

Atto I - La bocca del leone

Cortile del Palazzo Ducale di Venezia. Presso il portico della


Carta, un portone conduce all'interno della Basilica di San Marco. Su un lato del cortile una bocca di leone riporta incisa sul
marmo la scritta: Denontie secrete per via d'inquisizione contra cada una persona con l'impunita secreteza et benetii giusto
alle leggi. Nelle vicinanze si trova lo scrittoio di uno scrivano.

Mentre il popolo festante, che aolla il cortile, si dirige


alla regata (Feste! Pane!), Barnaba - informatore del
Consiglio dei Dieci che si nge cantastorie - spia, nascosto dietro ad una colonna, Gioconda che conduce in chiesa la madre (la Cieca) non vedente (Figlia, che reggi il
tremulo pi). L'uomo innamorato di Gioconda, ma,
dopo l'ennesimo riuto di lei (Al diavol vanne con la tua
chitarra!), medita di vendicarsi sulla Cieca.

Barnaba si avvicina ad Enzo, lo chiama col suo vero nome, lo rassicura che terr il segreto per s e gli rivela che
quella notte Laura fuggir con lui. Barnaba rivela ad Enzo
la sua vera identit (Sono il possente demone del Consiglio dei Dieci) e gli conda di aver fatto tutto ci per
poter essere amato da Gioconda. Enzo fugge, inorridito.

Uscito di scena Barnaba, un popolo festante entra


nel cortile (Carneval! Baccanal!) improvvisando una
forlana[6] , ma i festeggiamenti vengono interrotti dai cori dei fedeli che giungono dalla basilica. Un barnabotto esorta il popolo a inginocchiarsi e pregare seguendo i
vespri (Tramonta il sol... udite il canto del vespro santo,
prostrati al suol). Mentre si ode l'inno, Gioconda, disperata (Tradita! Ohim, io soccombo!), lamenta il suo
destino (O cor, dono funesto). La madre cerca di consolarla, ma Gioconda decisa: quella stessa notte, anche
lei salir sulla nave di Enzo.

4.2 Atto II - Il rosario


piena notte e un brigantino, col nome Hcate dipinto sulla ancata, attende alla fonda presso la bocca della laguna di
Venezia detta della Fusina. Nelle immediate vicinanze un'isola
deserta.

I marinai dell'Hcate attendono ai loro compiti cantando


una marinaresca. Intanto Barnaba, ngendosi un pescatore (Pescator, aonda l'esca!), spia la nave di Enzo
dopo aver inviato Ispo ad avvertire il naviglio veneziano. Entra in scena il principe Enzo e manda sotto coperta
i marinai perch rester lui a vegliare durante la notte. Rimasto solo, attende trepidante l'arrivo di Laura (Cielo e
Mar). Barnaba a condurre da lui l'amante, accostandone la barca al brigantino. Laura sale a bordo, ma appare
allarmata per il sinistro augurio del falso pescatore. Eppure ribatte Enzo quello l'uomo che ci aperse il

paradiso!. I due amanti si scambiano dolci parole, no a


che non tramonta completamente la luna, al che Enzo si
allontana sotto coperta per cercare qualcuno che conduca
la donna di nuovo a casa.
Rimasta sola nella notte, Laura conda alla Madonna il
suo turbamento e la sua paura (Stella del marinar). Sulle ultime parole della preghiera (su me scenda la tua benedizion...), Gioconda esce dall'oscurit (E un anatema!) e aggredisce la rivale, minacciandola di ucciderla se non fuggir. Ma Laura reagisce rivendicano la forza del suo amore (L'amo come il fulgor del creato!).
Gioconda allora minaccia di consegnarla al marito, che
sta giungendo su una barca (L il tuo consorte!). Ma
quando Laura, spaventata, alza il rosario, Gioconda la riconosce come la donna che ha salvato sua madre, e la
aiuta a fuggire. Laura, confusa, domanda il nome della
salvatrice (Ma mi dirai chi sei?), Son la Gioconda
risponde l'altra.
Barnaba per un attimo ricompare in scena (Maledizion!
Ha preso il vol!), consigliando ad Alvise di seguire la
barca sulla quale fugge Laura. Tornato Enzo, Gioconda
gli dice che Laura fuggita per paura (Vedi l, nel canal
morto? Un navil che forza il corso? Essa fugge... il suo
rimorso fu pi forte dell'amor!). Enzo, sdegnato (Non
mi dir d'avermi amato... odio sol tu porti in core!), corre
verso la riva per seguire la donna amata (L la vita),
ma Gioconda lo ferma e lo avverte del pericolo delle galee
veneziane (La la morte!). Il genovese, pur di non farsi
prendere, d fuoco alla nave (Incendio! Guerra! Morte!
Strage!).

4.3

Atto III - Il narcotico o la Ca' d'Oro

Scena I: Una camera nella Ca' d'Oro. Sera; lampada accesa - da


un lato un'armatura antica.

Alvise, scoperto il tradimento di Laura, giura di vendicarsi (Si, morir ella de'!). Sar una vendetta terribile,
degna di un Badoro: che le danze della festa gioiscano
pure, l il marito tradito deve vendicare il proprio onore.
Decide per di non sporcarsi le mani, sar lei stessa a darsi la morte con un veleno. Quindi fa convocare Laura e la
lusinga nascondendo a malapena la sua ira: egli accenna
ironicamente appena al suo tradimento (Bella cos madonna, io non v'ho mai veduta), e Laura, insospettita,
gli chiede il motivo di tale comportamento (Dal vostro
accento insolito cruda ironia traspira). Alvise, al massimo dell'ira, la costringe a dire la verit, e poi le urla che
morir subito.

TRAMA

contiene un potente narcotico che della morte nge il


letargo.
Dopo averlo bevuto, Laura entra nella camera mortuaria
e si distende sul catafalco. Entra Alvise e, osservando la
boccetta vuota, si convince che la donna morta. Gioconda invoca la madre, e riette sconvolta su quello che
ha appena fatto: salvare la rivale per amore di Enzo (Io
la salvo per lui, per lui che l'ama!).
Scena II: Sontuosissima sala attigua alla cella funeraria, splendidamente parata a festa. Ampio portone nel fondo a sinistra,
un consimile a destra, ma questo chiuso da una drapperia. Una
terza porta nella parete a sinistra.

Nel palazzo si svolge un ricevimento durante il quale


gli invitati inneggiano alla Ca' d'Oro (S'inneggi alla Ca'
d'Oro!). Alvise ha fatto allestire per loro lo spettacolo
della Danza delle ore.
Sopraggiunge Barnaba, che di nuovo accusa la Cieca di
stregoneria. Per le strade riecheggia il suono funesto della campana dei moribondi, e Barnaba conda ad Enzo
che Laura morta (Un'agonia? Per chi?... Per Laura!).
Quando Enzo, sconvolto, si smaschera davanti a tutti,
Alvise ordina di arrestarlo e gli preannuncia una agonia
dolorosa nel carcere. Inne, mostra a tutti il corpo, apparentemente senza vita, di Laura. Enzo fa per aggredirlo (Carnece!), ma viene fermato dalle guardie e
arrestato. Nello sconcerto generale, Barnaba rapisce la
Cieca.

4.4 Atto IV - Il canal orfano


L'atrio di un palazzo diroccato nell'isola della Giudecca.
Nell'angolo di destra un paravento disteso, dietro il quale si trova un letto. Un gran portone di riva nel fondo, da cui si vedr la laguna e la piazzetta di San Marco, illuminata a festa.
Un'immagine della Madonna e una croce appesa al muro. Un
tavolo, un canap, sul tavolo una lucerna e una lanterna accese,
un'ampolla di veleno, un pugnale. Sul canap, vari adornamenti
scenici di Gioconda. A destra della scena, una lunga e buia calle.

L'isola della Giudecca. Un dolce e malinconico preludio


apre l'ultimo atto. Gioconda, sola, attende l'arrivo di qualcuno. Giungono gli amici cantori, che le portano il corpo
di Laura, trafugato dalla cripta. Gioconda supplica i cantori di cercare la Cieca. Rimasta sola, la donna medita il
suicidio (Suicidio! In questi / Fieri momenti).

D'improvviso la cantatrice ha l'impulso di liberarsi della


rivale (Se spenta fosse!!! Siam sole... notte... profonda
la laguna...), ma viene interrotta da due voci dal canale
l vicino che segnalano la presenza di un cadavere nella
Mentre Laura lamenta il suo destino (Morir, morir laguna (Eh! dalla gondola, che nuove porti? - Nel Canal
troppo orribile), Alvise le mostra la sua bara. Da fuo- Orfano ci son dei morti!). Gioconda inorridita si blocca
ri risuona una canzone intonata dai gondolieri (La gaia e invoca la piet dell'amato per ci che stava per fare.
canzone fa l'eco languir e l'ilare suono si muta in sospir). Proprio in quel momento sopraggiunge Enzo, liberato da
Alvise la obbliga a bere un veleno prima che il canto giun- Barnaba grazie all'intercessione di Gioconda. Enzo diga alla sua ultima nota, ma di nascosto Gioconda soprag- sperato, vuole raggiungere il sepolcro di Laura e uccidergiunge e convince Laura a bere da un'altra boccetta, che si, ma Gioconda gli dice di averla rapita. Enzo, furibondo,

5.2

Atto II: Il Rosario

cerca di farsi dire dove l'ha nascosta (O furibonda iena


che frughi il cimitero!). Alla resistenza di Gioconda, sta
per ucciderla (Oh, gioia, m'uccide!), quando, proprio
in quel momento, si risveglia Laura, che lo chiama per
nome.
Gioconda, sopraatta dalla vergogna, si nasconde, ma
Laura rivela all'amato che stata proprio lei a salvarle la
vita. Enzo la benedice, mentre compare la barca dei cantori che intonano una Serenata, la stessa durante la quale
Laura ha bevuto la pozione. Gioconda rammenta la canzone e il rosario donato a Laura dalla madre: rinnova la
benedizione su Laura, e la fa fuggire sulla barca con Enzo ad Aquileia. I due giovani, commossi, la benedicono
mentre si allontanano.

5
Duetto Enzo e Barnaba Pensi a Madonna
Laura (I, 6)
[Cabaletta] O grido di quest'anima (I, 6)
6 Scena, Recitativo e Monologo
Scena e recitativo Maledici? Sta ben... (I, 7)
Monologo Barnaba O monumento! (I, 8)
7 Finale I - Coro, Forlana e Preghiera
Coro Carneval! Baccanal! (I, 9)
Forlana (I, 9)
Preghiera Angele Dei (I, 9)

Arioso O cor, dono funesto (I, 9)


Disperata, Gioconda prende la spada per uccidersi, quando si ricorda della madre, e anche del patto con Barnaba.
Fa per fuggire, quando gli si fa innanzi Barnaba. il mo- 5.2 Atto II: Il Rosario
mento di pagare il prezzo: la cantatrice ha promesso il suo
corpo a Barnaba in cambio della liberazione di Enzo. Ma
8 Marinaresca, Recitativo e Barcarola
dopo averlo tenuto a bada lusingandolo (V farmi pi
Marinaresca Ho! He! Fissa il timone! (II, 1)
gaia... pi fulgida ancora...), si lascia cadere di peso sulla spada, accoltellandosi a morte (Volesti il mio corpo,
Recitativo Chi va l? (II, 2)
demon maledetto? E il corpo ti do!).
Barcarola Barnaba Pescator, aonda l'esca (II,
2)
Barnaba, beato, vuole vendicarsi rivelandole che le ha
appena ucciso la madre (Ier tua madre m'ha oeso... io
Recitativo, ripresa della Barcarola e Romanza
l'ho aogata!). Ma tardi: Gioconda gi morta (Non
ode pi!). Dopo aver emesso un alto grido di rabbia,
Recitativo e ripresa della Barcarola Sia gloria
Barnaba si dilegua scappando per le calli.
ai canti dei naviganti (II, 3)
Romanza Enzo Cielo! e mar! (II, 4)

Numeri musicali

5.1

Atto I: La bocca del leone

1 Preludio
2 Coro d'introduzione
Coro d'introduzione Feste! Pane! (Atto I, scena
1)
3 Scena e Terzettino
Scena E cantan su lor tombe! (I, 2)
Terzettino Gioconda, la Cieca e Barnaba Figlia
che reggi il tremulo pie' (I, 3)
4 Recitativo - Coro della Regata e Sommossa Romanza
Recitativo L'ora non giunse ancor (I, 3)
Coro della Regata e Sommossa Gloria a chi
vince! (I, 4-5)
Romanza della Cieca Voce di donna o d'angelo
(I, 5)
5 Scena e Duetto
Scena Enzo Grimaldo (I, 6)

10 Scena e Duetto
Scena Ma chi vien (II, 4-5)
Duetto Laura Enzo
Tempo d'attacco Deh! non turbare con ree
paure (II, 5)
Tempo di mezzo Ma dimmi come, angelo mio,
mi ravvisasti? (II, 5)
Cantabile Laggi nelle nebbie remote (II, 5)
11 Scena e Romanza Laura
Scena E il tuo nocchiero (II, 5)
Romanza Laura Stella del marinar! (II, 6)
12 Duetto
[Scena] E un anatema! (II, 7)
Duetto Gioconda Laura L'amo come il fulgor
del creato (II, 7)
13 Scena e Duetto-Finale II
Scena Il mio braccio t'aerra! (II, 7-8)
Duetto-Finale II Gioconda Enzo Laura! Laura, ove sei? (II, 9)
[Stretta] Tu sei tradito!

5.3

Atto III: La Ca' d'oro

14 Scena ed Aria

NOTE

Terzetto A te questo rosario (IV, 4)


22 Scena e Duetto nale

Scena S, morir ella de' (III, 1)

Scena Ora posso morir (IV, 5-ultima)

Aria Alvise L turbini e farnetichi (III, 1)

Duetto nale Gioconda Barnaba Ebbrezza!


delirio! (IV, ultima)

15 Scena e Duetto
Scena Qui chiamata m'avete? (III, 2)
Duetto Laura Alvise Morir! troppo orribile
(III, 2)

6 Organico orchestrale
La partitura di Ponchielli prevede l'utilizzo di:

16 Scena e Serenata
Scena E gi che ai nuovi imeni (III, 2)
Serenata La gaia canzone (III,2-4)
[Scena] O madre mia (III, 5)
17 Scena, Ingresso dei Cavalieri e Coro
Scena e Ingresso dei Cavalieri Benvenuti,
messeri (III, 6)
Coro S'inneggi alla Ca' d'oro (III, 6)
18 Recitativo e Danza delle Ore
Recitativo Grazie vi rendo (III, 6)
Danza delle Ore (III, 6)
Sortono le ore dell'Aurora (Moderato)
Le Ore dell'Aurora (Andante poco mosso)
Sortono le Ore del giorno
Danza delle Ore del giorno (Moderato)
Sortono le Ore della sera
Sortono le Ore della notte (Moderato,
Andante poco mosso, Allegro vivacissimo
19 Scena e nale III - Pezzo concertato
Scena Vieni! - Lasciami! (III, 7)
Pezzo concertato D'un vampiro fatale

5.4

Atto IV: Il Canal Orfano

20 Preludio, Scena ed Aria


Preludio
Scena Nessun v'ha visto? (IV, 1)
Aria Gioconda Suicidio! (IV, 2)
21 Duettino, Scena e Terzetto
[Scena] Ecco il velen di Laura (IV, 2-3)
Duettino Gioconda Enzo Gioconda! - Enzo! sei
tu! (IV, 3)
Scena Enzo! - Mio Dio! (IV, 4)

ottavino, 2 auti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti,


2 fagotti
4 corni, 2 cornette 2 trombe, 3 tromboni,
bombardone oppure trombone basso
timpani, grancassa e piatti, tamburo, triangolo, tamtam, campane, glockenspiel
2 arpe, organo
archi
Da suonare sul palco:
3 clarinetti, 2 clarinetti bassi, 2 fagotti, 3 corni, 3
trombe, 2 tromboni
cannone
arpa
banda (non specicata)

7 Discograa (selez.)
8 Videograa
9 Note
[1] Cremona, Biblioteca Statale, Ms. civ. 121368.
[2] Pubblicata in Giuseppe De Napoli, Amilcare Ponchielli
(1834-1886), Cremona, Stabilimento tipograco societ
editoriale Cremona Nuova 1936, p. 155.
[3] De Napoli (op. cit., pp. 173-4) cita in proposito due testimonianze: la prima di Giulio Ricordi, la seconda di
Giuseppe Adami, riportando le fonte solo della seconda
("Corriere della Sera del 9 aprile 1926). Poich, pur concordando sul ruolo di Manzotti, le due testimonianze non
collimano nei dettagli, De Napoli le riporta con qualche
cautela.
[4] Milano, Museo Teatrale alla Scala, Biblioteca Livia
Simoni, C. A. 4608.

[5] Un principe genovese proscritto da Venezia che si nge


marinaio dalmata.
[6] Una danza popolare di origine friulana risalente almeno al
XVI secolo (l'attestazione pi antica presente in Dansieres, editore Phalse, 1583). La furlana simile alla giga e
viene danzata in gruppi di due o quattro ballerini che girano e saltellano in tondo con vivacit intrecciando le mani
sopra la testa.

10

Bibliograa

Giuseppe De Napoli, Amilcare Ponchielli (18341886), Cremona, Stabilimento tipograco societ


editoriale Cremona Nuova 1936, pp. 150191
Antonio Polignano, La Gioconda: un'ipotesi sul
verismo in musica, in Amilcare Ponchielli 18341886. Saggi e ricerche nel 150 anniversario della nascita, Cremona, Cassa Rurale ed Artigiana di
Casalmorano 1984, pp. 125169
Giovanni Morelli, Suicidio e Pazza Gioia: Ponchielli e la poetica nell'Opera Italiana neo-nazionalpopolare, in Amilcare Ponchielli 1834-1886. Saggi
e ricerche nel 150 anniversario della nascita, Cremona, Cassa Rurale ed Artigiana di Casalmorano
1984, pp. 171231
Antonio Polignano, Ponchielli, Boito e La Gioconda, in Amilcare Ponchielli, Nuove Edizioni, Milano
1985, pp. 6775
Mariella Busnelli, Il cammino della Gioconda, in
Amilcare Ponchielli, Nuove Edizioni, Milano 1985,
pp. 77103
Antonio Polignano, La storia della Gioconda attraverso il Carteggio PonchielliRicordi, Nuova rivista
musicale italiana 21 n. 2, 1987, pp. 228245
Giovanni Morelli, Il bello della Gioconda, in La Gioconda, Edizioni del Teatro alla Scala, Milano 1997,
pp. 4752.
Mercedes Viale Ferrero, Gioconda colla Cieca entrano in scena dalla Destra. Una disposizione scenica per il I atto della Gioconda, in La Gioconda,
Edizioni del Teatro alla Scala, Milano 1997, pp.
1217.
Emanuele d'Angelo, Ancora sulla drammaturgia:
morte e amore nella Venezia barocca della Gioconda, in E. d'Angelo Arrigo Boito drammaturgo per
musica, Marsilio, Venezia 2010, pp. 137147
Emanuele d'Angelo, Uomini, demoni, angeli e bestie: il sistema occulto della Gioconda, in E. d'Angelo
Arrigo Boito drammaturgo per musica, Marsilio,
Venezia 2010, pp. 147159

11 Collegamenti esterni
Immagini dell'allestimento areniano della Gioconda
(2005), arena.it.
METOPERA, archives.metoperafamily.org.
Registrazione di Pubblico Dominio, classicistranieri.com.

12 FONTI PER TESTO E IMMAGINI; AUTORI; LICENZE

12
12.1

Fonti per testo e immagini; autori; licenze


Testo

La Gioconda Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/La_Gioconda?oldid=83239231 Contributori: Robbot, Ary29, DanGarb, TierrayLibertad, Piero129, Sentruper, Ariel, Alec, YurikBot, Fiaschi, Kal-El, Lalupa, Letizia83, Chobot, CruccoBot, Al Pereira, Ylebru, Nanae, Valepert, Jacopo, Rago, Giannib, Sir marek, Eumolpo, Bultro, Rollopack, Moloch981, Sailko, Leporello, Superchilum, PertBot, Squattaturi,
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12.2

Immagini

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12.3

Licenza dell'opera

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