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C4RE COMPAGNE
C4RI COMPAGNI
"Le donne,i cavallier,l'arme,gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto..."
la storia del 77 in 350 lettere
EDIZIONI COOPERATIVA
GIORNALISTI
LOTTA
CONTNUA
5.
Copyright 1978
Ediz. Coop. giornalisti Lotta Continua
via dei Magazzini generali, 30
00153 Roma
Supplemento al n. 48 del 28-2-78
del quotidiano Lotta Continua
reg. trib. Roma n. 1442 del 13-3-72
Finito di stampare nel mese di febbraio 1978
nella Tipografia 15 Giugno
via dei Magazzini generali 30
00153 Roma
7.
35.
69.
115.
145.
175.
191.
225.
271.
305.
Nota introduttiva
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
AMMELMA
4MtfMMkfeft
In questo libro sono raccolte lettere pubblicate dal quotidiano Lotta Continua nel corso dell'anno 1977. Sono una parte minima delle migliaia
che ci sono giunte. Altre ottomila, circa, sono purtroppo ancora inedite.
Non sono queste le pi belle, nemmeno le pi
brutte. Neanche un campione rappresentativo.
Sono 350 lettere, una di seguito all'altra, datate
mese dopo mese. Non hanno bisogno di essere
raccolte per argomenti, ogni lettera completa
nella sua espressione.
Migliaia di persone, di compagne e compagni
hanno preso la penna in mano, hanno pensato,
hanno scritto. Hanno in questo modo comunicato
tra loro. E' un fatto importantissimo, unico, se si
guarda alla complessit degli argomenti, delle situazioni, dei problemi affrontati. Non deve essere disperso.
Queste non sono lettere di Lotta Continua. Appartengono a chi oggi si sente parte dell'opposizione rivoluzionaria, del dissenso, a chiunque viva in
maniera talvolta drammatica ma mai rassegnata
il problema della trasformazione quotidiana della
vita, il problema della rivoluzione.
marzo
Un editore ha messo le mani sulle lettere a Lotta Continua , per farne un libro chiaramente a scopo di lucro.
Non ci ha nemmeno consultato.
Questa iniziativa che abbiamo tentato e tuttora tentiamo di bloccare ci ha creato grossi problemi di tempo, finanziari e di distribuzione. Uscire insomma prima
possibile e nella maniera migliore per neutralizzarla anche in questo modo.
Il tempo un record una settimana il finanziamento non ancora risolto e la distribuzione sembrava essere uno scoglio insuperabile. Per le librerie ci siamo trovati di fronte al rifiuto delle grandi catene di distribuzione. Per questo abbiamo chiesto solidariet ai compagni
della Savelli. Ci stata data e cos possiamo usare la
loro avviata e capillare rete distributiva.
Ho voglia di continuare
ad essere donna
Roma
Non mi sono sentita forte l'8 marzo, mi sono sentita esterna, lacerata da mille contraddizioni, mi sono ritrovata a pensare alla mia storia, alla mia vita, a quella che era stata
la mia militanza in Lotta Continua, a quel 6 dicembre che
avevo fatto dalla parte sbagliata, a quante cose non avevo
capito, a tutte le certezze che mi erano crollate, a questo
ultimo difficile anno che mi servito per costruirmi donna,
per scoprire la mia storia, un anno vissuto con le compagne, un anno in cui non c' stato un vero rapporto con i
compagni, un anno difficile perch fatto di momenti beli
e di momenti brutti, difficile perch i rapporti umani, le
cose da fare non erano pi mediate dalla scelta politica ma
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dicina morto, ammazzato dai carabinieri e dalla polizia
di Cos siga e di Andre etti.
E' importante dire con chiarezza e senza tentennamenti
di chi sono le responsabilit politiche, morali, materiali di
quest'omicidio.
Comunione e Liberazione, un'organizzazione collaterale
della DiC, ha voluto una prova di forza, venerd scorso, alla
Universit: i pochi (quattro o cinque) compagni che erano
andati all'assemblea convocata da loro sono stati percossi,
buttati fuori. Poi, questi cristiani di ben strano tipo, hanno
chiamato, assieme al rettore, la polizia e i carabinieri per
farsi proteggere dagli slogans"di centinaia di studenti. Perch solo di slogans, si trattava. Sono arrivati i difensori
dell'ordine e hanno caricato violentemente i giovani, i compagni su un marciapiede di via Zamboni; dopo le cariche, i
colpi di arma da fuoco, e alcuni di questi sparati a freddo
vanno a segno: Francesco cade capito a morte. La DC di
Gui, incriminato per lo scandalo Lockheed, quella dei mafiosi Gioia e Ciancimino ha cos costruito e sottolineato questo
ennesimo omicidio reazionario, usando i suoi figliocci di
OL. E la DC, la stessa DC sta purtroppo su questo palco;
questo partito che si nutre e ingrassa sulla violenza degli
sfruttatori contro gli sfruttati quello dei mafiosi e dei sequestri di persona, dei miliardi delle multinazionali, vorrebbe
da qui presentarsi come un gruppo di galantuomini impegnati
a lottare per l'ordine e la libert! La loro spudoratezza lasciatemelo dire, compagni e compagne, cittadini di Bologna,
va oltre ogni limite.
In una manifestazione cerne questa contro la violenza
e per la convivenza civile non si pu dimenticare che non
c' peggior atto di violenza di un omicidio di un uomo, dell'
omicidio di Francesco Lorusso, preparato da CL e attuato
dalla polizia. N pu valere qui tentare di mettere sullo stesso piatto una vita stroncata dalla pallottola e alcuni atti come
la distruzione delle vetrine del centro, avvenuti durante la
manifestazione che migliaia di studenti hanno fatto nel pomeriggio di venerd. A tutti quelli che in buona o malafede si sono cos scandalizzati per la rabbia che gli studenti in massa hanno portato in piazza in questi giorni io
chiedo con molta fermezza di riflettere e di scegliere tra
le vetrine e la vita umana. Cesi come di una cosa bisogna
essere coscienti: si muore troppo spesso sulle piazze italiane.
Per questo, ed giusto, il movimento di massa degli studenti ha deciso di non essere violento e teppista ma di
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difendere con l'organizzazione di massa, con la mobilitazione, con la lotta, i suoi cortei, le sue assemblee, la vita
dei suoi militanti. Quanta violenza ha fatto in questi giorni
la polizia, diretta dalla DC, contro questa citt, quanta violenza c' nelle autoblindo, nei mezzi corazzati, nelle cariche
indiscriminate! Qualcuno vuole seminare il terrore e la paura in citt.
Qualcuno, il governo, la DC, i padroni, vuole cos schiacciare la ribellione degli studenti a questo sistema che produce, sia detto per inciso, 4.000 omicidi bianchi l'anno. Gli
studenti in lotta, pur con la paura che abbiamo tutti non
si sono piegati e non hanno intenzione di piegarsi: sono
andati a discutere, tra mille difficolt, con gli operai nelle
fabbriche, con i proletari nei quartieri, hanno fatto, in migliaia, assemblee ogni giorno, in questa citt militarizzata e
guardata a vista dalle truppe di Cossiga.
Io sono cosciente che l'omicidio di mio fratello Francesco,
le autoblindo, le cariche poliziesche non sono solo contro
gli studenti ma contro tutti i cittadini democratici e pi
in particolare contro il movimento operaio nel suo insieme e
in tutte le sue articolazioni. Per questo intervengo nonostante la presenza democristiana, in questo comizio.
N mi possibile dimenticare che sua eccellenza il prefetto, rappresentante del governo, ha emesso un'infame ordinanza in cui si vietava non solo il 'funerale in citt, ma
anche l'allestimento di una camera ardente nel centro storico. Hanno ammazzato Francesco, ma non gli bastato:
la sua salma non poteva essere onorata dalla massa dei
suoi compagni e dei cittadini democratici. Quando l'autorit
arriva a tali bassezze, a tali indegnit umane e morali, a
provvedimenti di questo genere, una sola risposta pu essere
data: la lotta dura, militante e ' d i massa. 'Solo l'allontanamento della polizia e dei OC, le dimissioni del prefetto, la
pronta punizione dei colpevoli, pu ristabilire un clima di
tolleranza civile: non c', e deve essere chiaro, altra via
d'uscita dall'attuale situazione. Sono oltre cento gli studenti in
galera, ma nemmeno se fossero mille il potere riuscir a
tapparci la bocca, a impedirci di manifestare per i nostri
diritti, a schiacciare la nostra protesta.
Un'ultima cosa e ho finito. Probabilmente molti cittadini
non seno d'accordo con certi metodi di lotta praticati dal
movimento degli studenti e noi siamo pronti a discutere con
tutti. Ma anche chi dissente non pu dimenticare una cosa
fondamentale : il compagno Francesco Lorusso morto anche
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par lui, morto par difendere non scio la sua libert ma
quella di tutti. Ognuno pu scegliere, in questa piazza o
altrove, tra l'ordine reazionario delle autoblindo e dei carri
armati, e quello democratico delle masse popolari, ccn tutte
le loro contraddizioni e i loro problemi. Noi la nostra scelta
l'abbiamo gi fatta: siamo tutti a fianco del compagno Francesco, cos come siamo al fianco delle centinaia e centinaia
di compagni uccisi in questi anni dal piombo poliziesco mentre si battevano nelle piazze.
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compagni. Bologna oggi un banco di
rebbe fare cos in tutta Italia. Su quello
sti giorni a Bologna ci sar da discutere
Due
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mi che sono anche i miei mi creano gravi spaccature mentali, poi c' il lavoro, la catena, che avvilente.
Perch dico queste cose? Perch mercoled 16 marzo
1977 ero in piazza a Bologna a fare il Servizio d'Ordine sindacale.
La paura era tanta, non era solo fisica, c'erano migliaia
di problemi che si intrecciavano lungo il viaggio. Arrivati a
Bologna tutto svanito.
Mi sono trovato in piazza all'angolo di via Rizzoli, di
fronte ai giovani di LC. Mi sono sentito sub-ito tranquillo;
abbiamo trattato, tutto andato liscio; non c'erano n slogans provocatori, n bastoni, ma una compattezza giusta.
Dopo un po' arriva Bruno Giorgini di LC e mi fa duro
ci si schiera sulle barricate e io rispondo certo . Poi
cominciano gli slogans duri e noi l.
Serpeggia un po' di nervosismo, facce scure, basta nulla
per scattare. Lo spazio tra noi e LC diminuisce, tutti si
prodigano perch non succeda nulla, chi rompe o cerca di
provocare viene redarguito ed allontanato dai servizi d'ordine.
Di fronte a me volti familiari, di amici; non ci salutiamo o facciamo finta di non vederci. Poi vedo di fronte a
me Travaglini e ci guardiamo, e ci torniamo a guardare, ci
interroghiamo senza parlare, muti, duri: poi tutto passa.
Mi arrabbio con uno che vuole vedere -gli indiani , 1'
allontano in malo modo, me ne dispiace, ma non mi va di
stare allo zoo o al cinema.
Poi parla il fratello di Francesco. L'aria tesa. Sto
piangendo: mi vengono in mente i compagni morti, tutti:
Lupo, Boschi, Varalli, Zibecchi, Ardizzone e tutti, troppi,
troppi, mi viene voglia di dire basta, basta; non ne posso
pi, anche attorno a me i miei compagni, che conosco meno
emotivi di me, sono commossi e mi fanno coraggio.
Poi succede un brutto fatto: uno studente si rivolge verso di noi per leggere il comunicato che il fratello di Francesco, distrutto, non riesce a leggere, una cosa che mi
pareva giusta, non faceva nulla di male, infatti nessuno
obietta nulla.
Solo uno si fa avanti con fare arrogante e cerca di non
fare parlare il giovane. Al che tutti entriamo in discussione con questa scappata arrogante e il giovane pu parlare
tranquillo. Non c' pi nessuna tensione, mi sento vuotato
da tutto.
Sono quasi le sei. Il compito affidatoci finisce, andiamo
gi per via Rizzoli, discutendo tra compagni, perch ci sono
i morti nelle piazze, perch ci sono le squadre speciali,
perch si spara nelle piazze, perch tanti giovani si allontanano dai lavoratori, o perlomeno dai loro partiti.
Sono tutti provocatori e teppisti?
Che facciamo per dargli una sicurezza, un lavoro, un domani serio? E' chiaro, con la violenza fine a se stessa,
con le vetrine rotte, con le P 38 non siamo d'accordo, ma i
discorsi vanno avanti a ruota libera.
Torniamo a casa, sono le 18,15, non accaduto nulla,
c' stata una risposta di massa imponente, dura.
Per quei giovani coi loro problemi, le loro esasperazioni, i loro slogans, non possiamo lasciarli soli, se vogliamo
essere una classe egemone e dirigente e non dei paternalisti.
Valerio Pacchetti
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Dal pullman
In riferimento alle notizie diffuse dalla polizia riferite
dal Corriere della Sera di luned 14 marzo, per quanto riguarda le sparatorie avutesi dopo la manifestazione e che
ci ha visti coinvolti. Ecco i fatti.
Dopo che si era sciolta la manifestazione in piazza Cavour, dove erano confluiti la maggior parte dei compagni
calabresi, si era tornati alla spicciolata alla stazione Termini
dove avevamo appuntamento con i due pullmans.
Erano le 23.10 ed arrivano i pullmans parcheggiati in
una strada vicina e vi saliamo. Si decide di restare ancora perch mancavano alcuni compagni (poi risultati fermati) e una compagna che doveva arrivare in taxi, per
mancanza di mezzi pubblici. Si discuteva con alcuni compagni che erano a terra, noi sul pullman, e ci informavano
che una banda di fascisti di 50-60 persone, armata di pistole, era nei pressi della stazione (poi risulteranno poliziotti).
In questo frangente arrivano una ventina di persone che iniziano a sparare ad altezza d'uomo. Noi partiamo coi pullmans. Abbiamo visto chiaramente che non meno di dieci pistole hanno sparato pi di venti colpi. Ci siamo allontanati
girando attorno alla stazione fermandoci poco distante in
una strada (c' da dire che la sparatoria avvenuta all'angolo della stazione uscendo a sinistra, vicino al sottopassaggio). Dopo aver discusso con gli autisti si decide di fare
un giro attorno alla stazione per prendere i compagni sopraggiunti nel frattempo. Si fa il giro e ci fermiamo a destra della stazione, cio a pochi metri dalla caserma. Si
decide che un pullman faccia alcuni giri per prendere i
compagni ancora non tornati, non fermarsi visto i pistoleri
Testimoni a Roma
Ho raccolto dai compagni, venuti alla manifestazione del
12 alcune testimonianze che qui di seguito riporto.
Verso le 23 avviene una sparatoria all'interno della stazione
provocata da poliziotti in borghese, con la caccia ai compagni
rifugiatisi sui treni. Per questo fatto pu testimoniare un compagno di Cosenza presente. Ci che vado a scrivere riguarda
ci che avvenuto dopo la sparatoria avutasi davanti alla stazione Termini da parte dei poliziotti in borghese. La gran parte dei compagni si era rifugiata in una pensione, poco distante dalla stazione, tra cui un gruppo di Bergamo. Il pullman
di Cosenza che girava attorno alla stazione (visto che l'autista del loro pullman, parcheggiato vicino alla celere, si
rifiutava di andarli a prendere), a due a due li fece uscire
dalla pensione (davanti alla quale stazionavano agenti in
borghese) li fece salire sul pullman e li accompagn al loro
automezzo. Allontanatasi di poco dalla stazione vengono (6
compagni di Cosenza) fermati da alcune giulie della PS,
ne scende un ufficiale che sale sul pullman. Con il mitra
imbracciato e il colpo in canna, come da lui stesso confessato, grida che il caricatore spara 650 colpi al minuto e tira
il caricatore. Grida che i compagni sono peggio dei fascisti,
anzi sono dei fascisti, provocatori, vagabondi, che fra un
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anno vi manderemo tutti ai campi di lavoro, che vi fate difendere da gente come Lorusso, pieno di soldi. Grida ai
compagni di farsi vedere in faccia, non effettua nessuna
perquisizione e scende dal pullman. Credo che come informazione a tutt'oggi abbia perso molto del suo significato,
visto la piega degli avvenimenti, e i fatti ben pi gravi
avutisi in tutta Italia; comunque credo che dal punto di
vista politico pu rappresentare qualcosa per capire a quale
propaganda i poliziotti sono sottoposti e la loro reazione
Non aggiungo altro. Vi saluto calorosamente.
Raffaele Principe
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vo che sta portando avanti con i suoi servi Cossiga in prima fila.
Le leggi speciali, caro compagno, la classe operaia non
ha dubbi che servono solo ad incularla, la storia lo insegna.
Certo mi si potrebbe chiedere perch allora rientrare
nel 1972 nel partito proprio quando esplodeva la linea del
compromesso storico ma credo sia superfluo spiegarti che
quello che allora ci spinse in tanti a rientrare fu la convinzione che fosse possibile attraverso il dibattito e il lavoro politico contribuire ad uno spostamento a sinistra ,
a ritrovare un reale collegamento con i bisogni che la
classe operaia esprimeva anche attraverso le posizioni spesso contraddittorie dei compagni rimasti all'esterno.
In questi anni ho dovuto invece verificare, come tanti
altri, un progressivo distacco da una linea di classe.
La mancanza di dialettica, l'emarginazione del dissenso
e quindi la conseguente impossibilit ad incidere attraverso
la prassi quotidiana non sulla linea ma perlomeno sugli
orientamenti politici a livello locale hanno reso sterile questa militanza.
Mi spiace solo che nel momento in cui maturo una decisione cos importante qualcuno mi identifichi con la nuova polizia in quanto militante fino ad oggi di questo partito che scheda i compagni, i diversi cos come i padroni
chiudono con le sbarre i pazzi e i delinquenti .
Vorrei avere le capacit per fare un'analisi pi lucida,
usare un linguaggio pi aderente, pi politico, ma non posso, provo solo rabbia, tristezza.
,
Saluti comunisti con la speranza di ritrovarci nella lotta
per il comunismo.
M. Pia Garibaldo, delegata sindacale CGIL
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la che scende in piazza per vendicare la morte del compagno Lorusso, quella che non isola come provocatori le BR
ed i NAP ma che dichiara apertamente che sono compagni
che hanno fatto una scelta di classe ben precisa?
Roma
Sono un compagno sottoccupato di Roma che fa riferimento a LC, e voglio intervenire sulla manif est azione del
12. Ho avuto la sensazione che si sta diffondendo una brutta malattia all'interno del movimento: l'idiozia (propria,
prima, della cosiddetta Autonomia , ma ora si sta diffondendo). Mi riferisco alle varie cazzate fatte durante il
percorso del corteo, giustificate da chi le ha fatte perch si repressi , incazzati, e c' una grossa rabbia. D'accordo, anch'io sono represso (dal livello sessuale-affettivo
a tutti gli altri), anch'io sono incazzato perch non trovo lavoro, per tanti altri motivi e perch un ennesimo compagno
stato ucciso dagli assassini di Stato. Chi non incazzato e
represso? Ma se tutti i 100.000 compagni/e del corteo di sabato dovevano sfogarsi in quel modo, non bastavano certo le
vetrine e le macchine del centro di Roma, bisognava arrivare nei quartieri pi lontani. Ma il cammino della rivoluzione non certo un gioco e neanche una terapia psicologica
per cui ognuno sfoga in modo stupido in piazza la propria
rabbia. Perch se no, qui si cade in una profonda contraddizione quando si parla di far prendere coscienza alle masse
proletarie e poi si fanno merdate in cui le masse proletarie
non si riconoscono e che criticano. Ricordiamoci che quando
le masse prenderanno una coscienza, radicale, prenderanno
anche il fucile. In questa fase, se ci muoviamo bene, ci pu
essere un allargamento ed un consolidamento del movimento
di classe.
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prio perch nonostante sia sempre stato dentro il movimento
fin dall'inizio, sento il bisogno di scrivere sui miei problemi,
incertezze, piuttosto che di sabato 12 o del movimento .
Voglio portare solo un problema che sento particolarmente
e che certo esiste in molti altri studenti: ho dei genitori compagni, che mi hanno sempre dato molta libert sia di azione
che di pensiero, economicamente stiamo bene, anche se la
crisi tocca ormai anche noi.
In pratica sono uno studente borghese compagno. Con una
situazione come questa non mi sento espropriato della cultura '(ma quale?), ho le possibilit per il cinema, i libri, scuola, viaggi, ecc. Non mi sento emarginato, vivo in una zona
centrale e con vari servizi, certamente pi della media, vivo
naturalmente il femminismo come oppressore, anche se il 6
dicembre per l'estrema confusione che avevo, stavo nel corteo; naturalmente non sono operaio.
In pratica rispetto ai movimenti emergenti sono, senza
voler usare etichette o schematismi, la destra , la parte
meno coinvolgibile sui bisogni della casa, della cultura, della
emarginazione, dello sfruttamento.
Lo sono di pi su quello del lavoro, della disoccupazione
ed infatti dalle universit italiane scoppiato, anche se si
era espresso gi da tempo, quel problema che coinvolge tutti
perch mina l'avvenire e resistenza di ognuno: il posto stabile e sicuro.
Sinceramente sentendomi coinvolto mi sono sentito parte
integrante per la prima velia di un movimento complessivo
che rivendica il comunismo.
Fino ad ora sentivo con estrema pesantezza la mia condizione agiata, che rimane sempre, anche se adesso il movimento universitario per me un punto di riferimento reale
che parte dai miei bisogni. Un anno fa partecipai all'occupazione di uno stabile sfitto con l'idea che poteva essere
tranquillamente di mia madre, essere poi mio. Questo mi ha
portato a capire che io l non c'entravo niente, che era un
aiuto formale, che non capivo cosa significasse non avere una
casa. E' da l che ho capito fino in fondo cosa significa aggregare la gente sui bisogni e non sulle idee pi o meno simili e sulle piattaforme fatte a tavolino. Mi fermo qui ovviamente la discussione continua.
F. B.
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a fuoco la differenza di impostazione fra elaborazione operaia e linea sindacale a partire dal turnover, smascherando
il fatto che qualsiasi richiesta su questo problema falsa e
demagogica se non sostenuta dal blocco della mobilit
che lo strumento con cui la direzione ha snaturato le caratteristiche politiche di interi gruppi omogenei permettendo all'azienda di aumentare la produzione anche in presenza di una riduzione di organico da 2192 a 2092 operai chiarendo come oggi chiedere la riduzione di orario per i turni
di notte sia anche una richiesta di occupazione se viene g
neralizzata, che il problema quello di rispondere al di
sagio del lavoro notturno con la richiesta di lavorare di
meno, che noi dobbiamo fare i conti di quanti operai devo
no entrare con questa operazione. E per ultimo chiarendo
che una seria perequazione deve riguardare tutte le categorie
anche quelle impiegatizie in modo da restringere la distanza salariale e denunciando l'ambiguit dell'impostazione del
CdF su questo. Il CdF non ha chiarito le sue proposte che
sono di un mascheramento della richiesta salariale a perequare, perch cos come sono messe non rappresentano n
l'uno, n l'altro. Gli interventi degli altri operai hanno ripreso questi temi, riconfermando gli obiettivi proposti, e
rispondendo al sindacalista che bisogna sostenere quegli
obiettivi chiarendo a fondo il loro significato e la forza che
li sostiene.
L'assemblea poi continuata nei reparti dove si ridi
scusso tutto, decidendo di andare a fondo sulle singole proposte, in modo da arrivare all'assemblea generale con le
idee chiare e con la forza necessaria per sostenere quelle
richieste. L'appuntamento con i sindacati alle assemblee
generali.
PS. Questa lettera stata discussa con gli operai del
reparto meccanico.
Roberto del 131
Giampaolo del 470
Al padre di Lucia
Roma
Caro Pino,
come tutti gli antifascisti, aderenti o no al PCI, sono profondamente indignato per la vile aggressione squadrista di cui
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Io sono rimasto amico e compagno di molti vecchi militanti della sezione Laurentina, dei quali conservo il massimo
rispetto, sebbene non condivida certe loro idee, e loro le mie.
Solo con un atteggiamento di tal genere, anche nella polemica politica aspra, si pu superare la contrapposizione sterile ed avviare un dialogo costruttivo, senza prevaricazioni.
Atteggiamenti come il tuo, invece, allontanano dal PCI i giovani (molti dei quali, ormai un fatto, seguono la sinistra
rivoluzionaria) e non contribuiscono a far s che essi operino
tutti insieme per impedire agli squadristi di nuocere.
Per quanto concerne il problema del Movimento sociale e
del fascismo in generale, credo'che un merito della nuova sinistra, LC compresa, sia stato proprio quello di aver saputo
cogliere le esigenze di tanta parte delle nuove generazioni e
di aver funzionato come polo di aggregazione nei loro confronti, togliendo spazio alla demagogia ed alla protesta strumentale fomentata dai missini del boia chi molla . Non
scordarti che diffusa l'ostilit per la politica e l'ideologia
dei sacrifici fuori da ogni distinzione di classe e perci intrise di cattolicesimo medievale. I giovani respingono questa
societ ingiusta e violenta, che li discrimina senza piet. Eppure proprio in questa fase si sta dileguando ogni forma di
opposizione parlamentare al sistema capitalistico e la sinistra
storica si astiene dal promuovere una svolta reale e tangibile
non solo nella sfera della politica e del potere, ma anche in
quella del costume, della morale e della cultura .
Le esigenze di moltissimi giovani vanno oltre quelle del
compromesso storico , che ad essi appare realizzabile solo
in un orizzonte di conservazione dell'assetto sociale e dei ruoli
precostituiti.
Prima di chiudere voglio ricordarti, visto che ti sei voluto
ergere a giudice implacabile, due versi di un grandissimo
poeta russo rivoluzionario, Vladimir Majakovskij :
I giudici disturbando gli ucclli e le danze, / e me e voi e
il Per.
Tanti saluti.
Stefano
aprile
Sfondato il paniere, libera
la via per l'aumento dei
prezzi.
Inizia con le firme l'avventura
dei referendum, il Cristo si
fa uomo in Zeffirelli nel Primo
e Fo nel Secondo si incarna
nel papi e provoca la milleunesima crociata.
Il complotto macina chilometri. Catalanotti come Nuvolari. Sono le mille miglia, V
Italia, gi Europa. Per gli
studenti in assemblea nazionale a Bologna l'accoglienza
lo stato d'assedio.
Claudia Caputi viene seviziata. 50.000 donne a Roma. Tante in tutta Italia : Non pi
puttane non pi madonne .
Elezioni, ogni tanto. Dura flessione del PCI a Castellamare
di Stabia. A Rovigo invece
...supera i gi elevatissimi
livelli . Ma non una nuova
alluvione.
Gli operai, l'opposizione operaia, 300 consigli di fabbrica
promuovono l'assemblea detta
del Lirico, teatro milanese.
Sgomberano ancora l'Universit di Roma. E' il 21. L'agente Settimio Passamonti muore in uno scontro a fuoco.
Nostro figlio non avrebbe
voluto essere vendicato in
questo modo dicono i genitori di Francesco Lorusso.
Cossiga abolisce il 25 aprile
e il 1 maggio. Mai pi cortei.
Peggio di Tambroni. Nonostante il divieto cortei il 25.
Uno alle Fosse Ardeatine.
Il 9 nasce un piccolo Fabrizio.
E' fratello di Fabrizio Ceraso, assassinato a S. Basilio
dalla polizia. Il 23 un altro
Fabrizio Panzieri torna
alla luce del sole dopo due
anni di carcere.
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Basta!
Gatti e cavi
Roma
Cari compagni,
ho letto con commozione la pagina Trabajar con tristeza
dedicata all'Argentina nell'anniversario del colpo di stato, con
le bellissime lettere dell'operaio che racconta di come gli operai riescono a lottare nonostante la onnipresenza dei militari all'interno delle fabbriche . Molto bella e istruttiva la
descrizione delle azioni di sabotaggio operaio. Un particolare
mi ha colpito per dolorosamente: l'uso dei gatti per bloccare gli impianti. Gli operai buttavano sabbia e gatti tra i
cavi dell'elettricit in modo da provocare corti circuiti... .
Si dir: contro una dittatura sanguinaria che si regge sulla
tortura e l'assassinio di uomini e donne tutti i mezzi sono buoni; vero. Ma possibile che la classe operaia che padroneggia la scienza e la tecnica non sappia trovare altri materiali,
possibilmente inorganici per condurre le sue lotte, comprese
quelle a gatto selvaggio ? Il capitalismo opprime spietatamente, assieme alla maggioranza degli uomini, la natura e
gli animali. Io credo che i proletari possano invece trovare
un buon alleato nella natura e dei buoni compagni di lotta
negli animali, a patto di assumerne il punto di vista. 0 vogliamo lasciare la tutela dei gatti a guardie zoofile sul tipo
del pistolero Franco Cerrai?
Ludovico T.
Bergamo
Non c' giorno che sul giornale non compaiono le denunce
delle violenze inaudite fatte alle donne, alle compagne, dalla
compagna torturata dalla polizia a Padova, alla compagna del
POI sfregiata a Roma, alla giovane proletaria Claudia Caputi
violentata da 15 persone, alla manifestazione del 12 a Roma
con la carica della polizia alle compagne, le pi indifese ;>.
La violenza contro le donne aumenta man mano che cresce l'unit, la forza, la voglia di ribellarsi, di denunciare tutto ci che devono subire dai maschi, dai fascisti, dai genitori, dalla societ. Anche qui a Bergamo durante la manifestazione indetta dalle studentesse l'8 marzo questa violenza si
manifestata in modo palese.
Durante il corteo che girava per le vie della citt la madre (ma non sembrava neppure una donna ) ha aggredito una giovane compagna a schiaffi e pugni, l'ha caricata
in macchina insultando lei e le compagne presenti. Io non conoscevo questa compagna ma immediatamente ho sentito una
rabbia incredibile, ma anche un senso di impotenza. Al desiderio di reagire, di levare dalle mani di quella virago la
compagna, di farle provare con la forza della nostra unit e
della nostra violenza tutto il terrore che regalava alla figlia,
si contrapponeva l'incertezza e la paura di quello che da sola
avrebbe dovuto subire dopo . Alle compagne che protestavano per la violenza con cui si scatenava contro la figlia, questa donna urlava: E' sua figlia?. Questa domanda
estremamente significativa, esemplifica come sui figli e soprattutto sulle figlie , viene esercitato il desiderio di potere,
come sono considerate oggetti completamente dipendenti, che
devono rispettare , ma non essre rispettati, ma continuamente venir violentate dentro e fuori le mura di casa.
E' ora che tutte diciamo basta. Le denunce devono moltiplicarsi, diventare migliaia ogni giorno, perch le violenze
sono migliaia ogni giorno, la forza e l'unit del movimento
deve incidere ogni situazione, perch scappare di casa non
facile (e spesso ti prendono e la repressione diventa bestiale), aspettare la maggiore et terribile, sopportare tutto
e diventa sempre pi impossibile. Spesso porta alla disperazione.
Ricordiamo la minorenne caduta dalla finestra a Genova. Dicono: non voleva suicidarsi, voleva scappare . Ma
pensiamo a quale disperazione era stata costretta. Vorrei do-
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mandare a tutti di salire al quinto piano di una casa e guardare da basso, e poi chiedersi se proverebbero a calarsi di
sotto con un lenzuolo.
Barbara
Il tifo organizzato
Verona
Cari compagni,
sono un compagno, che assai spesso va allo stadio e sente in
prima persona il discorso dello sport di massa e del tifo organizzato.
Ho letto l'articolo sui fatti della bomba allo stadio di Verona e penso, che con l'affermazione che essa possa essere
un'arma dei fascisti veneti, non abbiate sbagliato, o almeno
non abbiate detto una cazzata/
Infatti da alcuni anni la presenza di picchiatori fascisti allo
stadio massiccia, essi hanno raccolto purtroppo attorno a
loro una piccola massa. di tifosi organizzati, provenienti da
quartieri periferici, i quali sfogano la loro rabbia al grido di
EIA-EIA e salutando romanamente.
Tutto questo avvenuto anche per colpa dei compagni che
mai hanno capito questo fenomeno, e si sono limitati a fare
una analisi superficiale del fenomeno calcio.
Ritornando al discorso dei fasci essi fra l'altro .hanno minacciato pi volte me e altri compagni che hanno avuto il
coraggio di andare nella loro curva, che guarda caso quella
da cui si presume sia stata lanciata la SRCM.
In alcuni periodi lo stadio stato palestra per alcuni grossi picchiatori, fra i quali uno dei pi grossi spacciatori di
eroina.
L'ultima volta che ho avuto a che fare con loro stato nel
corso della partita con il Bologna. Infatti in quell'occasione
alcuni compagni bolognesi furono aggrediti e io sfuggii per un
pelo ad una aggressione armata. Per finire questi fascisti caratterizzano bene la loro matrice, sventolando bandiere tricolori, portando sciarpe e fazzoletti neri, gridando slogans tipo
sesso, violenza, brigate giallo-blu e salutando romanamente, il tutto con rassenso, mascherato da noncuranza per certi
fenomeni, dello squallido giornale locale L'Arena e del
buon presidente Garonzi.
Per finire vorrei invitare i compagni delle altre cjtt ad
aprire un dibattito sul fenomeno calcio e in particolare su
chi sta dietro alcuni calcio-club (tipo le brigate giallo-blu di
Verona).
Radice
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minacce ed intimidazioni di ogni genere e pi volte mi stato detto di smetterla di fare politica. Nei miei riguardi ci
sono molte discriminazioni, sono in contatto con alcuni compagni ma sembra che la posta a loro non arrivi. Avrei bisogno
di cure, ma non mi vengono concesse.
Questa lettera spero che vi arrivi perch l'ho inserita in
una lettera scritta ai miei che gi sanno. Desidero parlare
con un compagno perch vivo nel terrore e nella paura e non
so come far a resistere.
Ho bisogno di parlare con un compagno, magari un medico.
Un saluto a pugno alzato.
Frullani Severino
Palermo
Cari compagni,
sono un militante del FUORI! di Palermo. Mi sono accostato
al vostro quotidiano da quando ho saputo che nelle vostre pagine trovano finalmente spazio anche le iniziative dei compa-
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Cronaca nera?
Monte S. Angelo
Io credo che il giornale debba parlare di cronaca nera .
Ma non per questo che vi scrivo; per parlarvi di una
donna. Una donna che rinchiusa nelle carceri di Foggia e
che (io credo) abbia bisogno di aiuto legale e morale . Un
aiuto che il movimento femminista potrebbe offrire essendo
il pi idoneo a farlo. Io non so nemmeno se questo aiuto lei
lo accetterebbe, credo comunque che un tentativo vada fatto.
Fin qui niente di strano; il fatto che questa donna, di 26
anni, qualche settimana fa ha ucciso tre dei suoi quattro figli,
il quarto ricoverato in fin di vita al policlinico di Bari. Questo succedeva in una contrada di campagna in provincia di
Foggia.
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chite sia diventata tanto pericolosa da portare un giovane
alla morte.
Nucleo soldati democratici
gruppo specialisti artiglieria Ariete
caserma Trieste
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anche date: quando litigavo da ragazzo io con i fasci. Incassavo bene, questo me lo ricordo, ma mi ricordo pure che
dopo qualche ora di questo trattamento dovevo vomitare e
sono svenuto. E' stata la mia fortuna perch mi hanno lasciato perdere a parte uno schiaffo finale prima di portarci a
Regina Coeli. Vi sembrer strano ma non vedevo l'ora di andare -in galera.
A Regina Coeli ho rivisto (...) e (...). A (...) (...) e (...)
era conciato male: il naso spaccato, il viso gonfio, un taglio
in testa, dolori alle costole. Si sono accaniti con estrema cattiveria contro (...). Pensate: volevano che confessasse che noi
uscivamo da un covo , la casajdi quella compagna che eravamo andati a trovare.
A Regina Coeli non sono stati teneri. Eravamo quelli che
avevano fatto il casino, avevano sparato, distrutto, eccetera.
Ma per fortuna non ci hanno trattato male a parte qualche
spintone.
Non so cosa pensavo in quel momento, forse niente. Mi
sentivo stravolto, allucinato per i dolori che avevo in tutto il
corpo, ero bagnato, volevo dormire!
Mi hanno messo in una cella dove c'erano dei detenuti che
dormivano, mi sono sdraiato, ho dormito, ma mi svegliavo,
c'era un detenuto che parlava da solo.
Alle sei e trenta mi vengono a prendere. Mi portano allo
isolamento, continui controlli, mi fanno spogliare, mi rivesto,
mi portano in cella; riesco a vedere un attimo (...) portano
anche lui in cella. Passo quasi tutta la domenica a letto, cerco di muovermi meno che posso, respiro piano e lentamente,
mi fa male tutto il torace, le costole, lo stomaco, le spalle,
mi fa male anche la faccia e la testa.
Dormivo qualche ora e mi svegliavo. Quando mi svegliavo pensavo. Con il cervello ero lucido. Pensavo alla mia nuova condizione, non ero libero, ero prigioniero, dentro una cella d'isolamento. I pensieri si accavallavano veloci. Mi sentivo
calmo. Ho subito accettato la mia condizione di detenuto.
Pi che a me in questo momento pensavo a fuori, pensavo a mia madre, ai suoi casini (...). Pensavo ai compagni e
alle compagne che conoscevo (...).
Mi chiamano, devo andare dal dottore, mi tolgono il sangue, faccio presente che sono pieno di dolori e vorrei qualche
pillola. Non mi d niente. La guardia che mi accompagna
un ragazzo. Mi parla di sabato, dice che abbiamo fatto un
casino, che la nostra lotta cos non serve, che bisogna andare contro Montecitorio, il governo. Gli dico di no, lottiamo
contro il governo e non sono loro i nostri nemici.
Smetto di scrivere perch non ce la faccio, sono indolenzito e non ci vedo quasi pi per il buio (...).
Raggi X
Milano
Cara Claudia,
quando ho saputo di te sono morta di rabbia.
E' la prima vera volta che sento tanta violenza scoppiarmi dentro, premere all'esterno senza essere soffocata.
Altre volte ho sofferto con rabbia sorda ma era un dolore
impotente e le mie mani che avrebbero voluto afferrare,
stringere, stritolare si agitavano nel vuoto.
Mai come oggi ho sentito il mio corpo come un pezzo di
carne da macellare che non vuole pi essere fatto a bistecche, che vuole reagire alla violenza, anche a quella di tutti
i giorni. Nelle voci delle compagne che a Roma gridavano
per te, per le altre donne e per tutte noi ho sentito la stessa
rabbia; la stessa voglia di uscire all'esterno di fare paura,
tanta paura a chi pi degli altri cerca di distruggere fisicamente quello che rappresentiamo.
So che questo discorso pu prestarsi a molti equivoci, ai
soliti anzi, sulla questione della forza e penso anche che questa mia reazione molto emotiva sia da analizzare profondamente e da mettere in discussione; per ho sentito l'esigenza
di scrivere queste sensazioni cos immediate e insolite per
me. Sono stufa di sentirmi guardare ai Raggi X o toccare
sui mezzi pubblici e di sentire questo mio corpo tanto pesante nei momenti in cui vorrei che rispondesse agli stimoli.
Sia nella gioia che nella violenza o nel dolore il mio corpo
come uno spettatore semi-passivo: tutto avviene a livello
mentale.
E non mi basta nemmeno pi mettere in discussione queste cose nell'autocoscienza nel momento in cui ancora una
volta i nostri corpi non ne sono ancora coinvolti.
Qui a Milano stiamo formando un gruppo sulla creativit
e sull'espressione che affronti finalmente in termini concreti
la nostra fisicit, che ci insegni, e non in un modo astratto,
ad usare il nostro corpo come un veicolo-mezzo di comunicazione.
Claudia, non una frase per me in questo momento dirti
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che ti ammiro molto per il tuo coraggio e che provo un sentimento molto bello nei tuoi confronti.
In questi giorni, uscendo, guardo dritto negli occhi questi
uomini ohe ci vivono attorno e che ci molestano, che sono
magari gli abituali aguzzini di qualche donna in qualche
parte della citt e che ancora forse sono i nostri potenziali
stupratori.
Li guardo bene e fissi per ricordarmi le loro facce almeno un po' e soprattutto quelli che vedo spesso e ti garantisco che se il mio sguardo potesse uccidere ne avrei fatti fuori almeno 100.
Un pensierino anche a quella canaglia di medico del San
Camillo che ti ha e che ci ha insultato, a quella Jena impaurita in camice bianco che si sentir colpito nella sua virilit dal movimento delle donne.
E' proprio il solito schifo.
Per io sono qua, e anche tutte le altre compagne, all'Alberone, a Centocelle, a Prosinone, a Bologna, a Milano e andiamo avanti, non indietreggiamo.
Ho tanta voglia di farla finita con questo mondo schifoso!
Marina F.
A questo punto della controversia tra il famigerato Terenghi e il buon Fattura Gabata intervenne la direzione tramite
di capo del personale Girtaner detto il sionista che decise
la punizione sotto forma di 6 giorni di fustigazioni (sospensione) il che equivale al licenziamento.
Il CdF decise un'ora di sciopero di protesta e d contestare il provvedimento nell'incontro tra i boss del coordinamento e i boss della direzione generale a Genova.
I fatti si sarebbero dovuti svolgere cos, ma successo un
piccolo particolare: i servi della gleba della Piaggio di Arcore pi buoni (quelli abituati a prendere tante legnate) decisero una volta tanto di dire la loro. Risultato il lager Piaggio
Gilera di Arcore viene bloccato dalle 7,30 di mattina alle 18.
Il buon capo Fattura Gabata con grande dispiacere bloccato sui cancelli protetto dai guardioni. I nostri beneamati
Boss della direzione che erano venuti in portineria per portare in fabbrica Fattura Gabata sono rimasti fuori dalla
fabbrica tutta la mattina anche loro. Alla sera la direzione a
Genova decise il ritiro del provvedimento al Terenghi.
Morale della favola. I servi della gleba, oggi chiamati
operai , in stuf di ball (hanno le palle piene).
Servi della gleba della Piaggio
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pi puttane non pi madonne . Ed allora mi sono deciso a
scrivere, mi riferisco esattamente al periodo che dice tante
volte abbiamo sorriso mansuete all'uomo che ci aveva insultate e tradite, per non perderlo . In queste parole si legge
come un'accusa a tutti i compagni, come se tutti noi fossimo
degli stupratori. Potrei rispondere allora cos: quante volte
una compagna la si persa perch lei ha preferito il compagno pi in gamba, quello che era dirigente, oppure chi parlava
di pi nelle riunioni, o chi sprangava meglio e di pi e tanti
altri casi che in questo momento non ricordo, ma che egualmente sono frutto della competitivit esistente anche fra i
compagni?
No compagne, questo non solo un problema delle donne
in esclusiva; ma un problema pi vastamente politico che
riguarda la sbagliata impostazione dei rapporti anche fra noi
che metta in discussione tutto e tutti.
Qui finisco perch vorrei che queste righe fossero uri inizio di discussione sul nostro giornale, che deve diventare sempre di pi un mezzo di discussione fra noi compagni/e, ed
anche perch sono un po' triste.
Ciao con amore.
Un compagno che non in gamba,
non dirigente, non parla di pi nelle
riunioni e che non spranga meglio e di
pi degli altri.