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ATLANTE
MARIANO
ha presenti eJizione posta sotto la tutela
delle leggi, essendosi eseguito quanto esse pre-
scrivono.
U oggetto a fui consacrata , raccomanda
per s stesso il rispetto delia propriet.

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l'v.mverso proteggi
-
J
- J
uti/.e. -Htc. .

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MDCCCXXXIX

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ATLANTE
'
MARIArVO
08$H ORICIME DBLLB IMMAOlHl KIBAQ0106B
DELLA

iB mmm
venerate in TCTTE le PaBTI del mondo
REDATTO DAL PADRE GESUITA

GUGLIELMO GUMPPENBERG
POBBLtCATO PER CCRA DELL* BDITORE

GIAMBATTISTA MAGGIA
bbcato in italiano
ED AGGIUNTEVI LE ULTIME IMMAGINI PRODIGIOSE
FINO AL SEGOLO XIX

DA AGOSTINO ZANELLA
SACERDOTE VERONESE
,
a henefitio del Pio Istituto dei Sordi-Muti
in Verona

EUROPA T. I.
i
?OtL
ITALIA

Verona
TIPOGRAFIA SANTIDO
MDCCCXXXIX
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A
SUA MAEST APOSTOLICA

MARIA ANNA CAROLINA PIA


IMPERATRICE d AUSTRIA

REua^A D^URGBERU di BOEMIA

E DEL REGNO LOMBARDO - VENETO

FXC. ECC. ECC.

NATA PRINCIPESSA REALE

DI SARDEGNA

QUESTA OPERA
GIAMBATTISTA MAGGIA
EDITORE
ED IL SACERDOTE AGOSTINO ZANELLA
TRADUTTORE
RIVERENTI CONSACRANO

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(JoX(<x dicvojiotte, cfi jlit t)aff ii|i:ii)tia

io uuttieva vetio fa TTlraDouua, uu dcfce

petoieto audaeva coftlcaudo da quafcfie tem-*

pOj ed era di pu^^ftcate f ^ti4 'TTlxxtta-

Hiu, opeea cfatca pet fa Miatetia di cut

tratta^ ej tattaitua petcfll pet <|uafuiu}t )0

iiida^me jatfa tit ^fafta ej fuotij uou

ue pud eittovae copta, una lofa pet

^uoua oeututa ctteule tu <|ue^to 5etufua-

tto ^ecovUe. ffoftlvauo ijue^to yeuiero ue

Ite veiiue appunto uuaftto ^ua^utetife dof-

ce, cfteta queffo di Aoffeoate uua jjotjtoue

di meta "t^iuanit, ^uaf Js <^ueffa de'Sotdt-

Hlmtt, dando af feto ^Atituto, (auto ^ette


a^;^;iato itcfa uo.it2 a tutto if ptoDot-

fc 3i fjucPfopcta.

C a^ucR t Micjji potefito tiu,>ciie at

juc, mi pati'e ^eue, iiou ueff ott^tuafe fa-

tino, ma traSotto iit ttafiaiio |>uS6ftcaie

^ucf cfaaico faooto, pctcfte joae fette e^uaf-


meute Daffe pet^oue noti dotte, e quindi

<Ksa 5auc5S5i3ma jojte coti pi te-

ueta dioojioue oeueeata, fa quafe ootto iuuu-


meteoofi titofi, e i taute ptooiucie deff 5ta-

fia, e def nHooiido fta oofuto ^ddio matti

itate coffe ^pfeudoee di tauti utitocoft, e cof-

fa dpeuoajioue deffe luc tueeicotdie.

0L me ti unito if ^uou teaduttete, cfle

co pia toffeciiudiue ti l ometto di teaduefa

^ratuitauieute, e di pi ancata aqqimv^eto


aflto ^mmoqiui tuieacofoto, mai^etta(e>i

dopo fa motte def deootinimo ^umppeu^Mq.


Ceca dunque, o deuiquo fettote, efie a
^fotia, e coff aiuto deffa ^omutte Tbo^tta

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'^tx)^e,ta ^mti TTL0.c}U<9.)

e coti r unico eoati^efico jltte carit, (t

por^iatMo cvofl^rijjato T 0Ll&id TTlxiriaitud

^ti^fieiVuo (^uiuppeu6er^ deCta (^om-

pagaia di ^eo. ^^ueoto codi deuomiiiato

daff autore, percfie una d&tcrijioue storica

def^e ^uiiuc^iui miracoCbde de^Cci TTlxxdouiia

iu tutto tf iMoudo. 4a tradnjtotM [atta daC

oa(ente e jeCaHtiMtNto Sacerdote tf THo. eH..

di^ (X). (Slgodtiifo ^afiefBd, e a tratto, a


tratto, conte ticftiedet Ca dtorica edpodijtoue

deffe Sante iWniagtnt, de ne teooerauuo Se

^gte da edperto ^Stuo incide.

Hf&eS jlne deSf opera daremo un prodpetto,

onde ognuno conodca a oofpo d* occhio a

domina ricavata a ^ene^io deSfSdtituto ac-

cennato.

Sua Tllxiedt (SLTTdT^jISI

imperatrice d0Lu

dtria ecc. ecc. eoe. nodtra (Slu^dta cRe^iua


offa iodica 4ua piet accettate fa

(X)edica.

6opt (]ue>tt pttttoipt, ed a ^ueiti ^ut, per

0(^i riguardo uol^ifi e ^uti, a66iaiti coutiit*

tato r ttuptftMX, protetta daf^ J^e^iiia def

CUiof ttttefata daffa ito^tra SovtaHa : iiii-

pte^a, oAe &>^eudo diretta a ^offeevare utt a-

<vaiMjo di uiera iL^watui, uou poi^iatuo

Ite aMtcucotct cAe (juerta nostra edijiotte ^a**

da tutti ti^^adita, da una cri|ioiie

uuiueroj^ima di ^rtiaMt a^^ocialt ieii|a

aftro eccitauieti^o coronato.

Giambattista Maggia.

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DEL TRADUTTORE

A TUTTI I C&ISTIAKI POPOLI DEL MORDO

VIVA ni aria!

a3^ cara e gioconda oUremodo rit-

sce la cognizione delle passate cose,


quantunque le pi volte ninna utilit ee

ue venga, ed al piu ce ne tomi solamene


te diletto, questo amplissimo qadro,
chio imprendo ora a porvi sotto cfegZt

occhi, amabili Fratelli in Cristo, es-


ser deve a tutti i Fedeli vie maggior-
mente gradito, dovendo egli risguarda-

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i

IH
re la storica narraone dell Origine
delle Immagini Miracolose, esaltate dai
nostri Maggiori, e da Noi stessi devo-

tissimi in somma venerazione sempre


nud tenute, in argomento di gratitudine
ai benefici che essi, non meno che noi,
ricevettero dalla gran Madre di tutto il

Creato, Maria Santissima. Il vastis-


simo quadro, che, col nzezzo delle stam-
pe, io fo di pubblico diritto, non mia
opera, cK io non avrei spalle da. tanto,
n voglio vestirmi dell altruipenne pub-
blicandolo come mio. EUa fatica dhin
celebratissimo Gesuita, del P. Gugliel-
mo Gitmppenberg, il quale, dal Padri
suoi correligiosi assistito, bench in al-
tre gravissime cure occupato, come Pe-
nitenziere del Papa, e poi come Profes-
sore di Teologia, e predicatore settima-
nale nella sua chiesa, pure nello spazio
di HO anni la cornpil. Pivotissimo, sic-
come egli era, di Mari a, entratogli il

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pensiero di raccogliere e di scrivere co-


deste istorie, dice egli stesso, di non a-
ver mai sognato, n essere stato mai
temerario cos, da farsi egli solo auto-
re d^un^ opera gigantesca, e che supe-
rava di gran lunga le sue forze. Ma e-
gli ardentemente desiderava, e sospira-
va pure di mettere la Vergine in que-
sto onore, a gloria di hei stessa, a van-
taggio della Chiesa, ad eccitamento del-
la nostra divozione. Per questo ne fece
motto a parecchi Padri della sua Com-
pagnia , che da varie provincie V anno
i65o si recavano a Roma per elegger-
vi il R. P. Generale della Societ', e
supplicolli, perch al novello P. Gene-
rale questo suo dwisamento e buon
desiderio facessero aperto, e si adope-
rassero, perch niuno de* Padri, ad ec-

citamento del P. Generale, dal dar


mano e soccorso all* opera non si rifiu-

tasse. Piacque fuor misura a* RR. PP.

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raccolti il desiderio del P. Gugliel-
mo, e ne eletto preside ed auto-
re, Riconobbe il buon Padre in questa
scelta il voler di Maria, che da lui ri-
chiedeva cotanto onore, poich a lui
primo wveva messo nella mente il cele-
ste pensiero. Si riaccese vieppi il suo
desiderio, ma lo spaventava V ampiezf-
za deir argomento ; e allora solo ebbe
calma e riprese lena, che i PP. delle
varie provincie promisero spedirgli in-

contanente dai loro Conventi le origi-

ni descritte delle Immagini, che cias-


cuno trovato e conosciuto avrebbe nei
paesi in cui abitava.
Perci neWan. 1662, nel d deT Im-
macolata Concezion di Maria, diede
principio il Gumppenberg alla sua sto-
ria, che intitol:^ ATLANTE MARIA-
NO j
n andarono molte settimane, che
^
da o^ni provincia d^ Europa, scritti ed
immagini in tanta copia raccogliendo.

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da restarne, siccome egli dice nella sua
prej'azione, maravigliato egli stesso, vi-

de aver bastevole materiale radunato


a dare incominciamento alla edione.
Non fu vero che mai gli venisse meno
la materia, poicJ ogni provincia pa-
reva gareggiare coW altra ad anticipar
le proprie notizie, ed a formar parte
di questo bel trioifo di Ma&ja.
Se poi tale vi abbia, cui piaccia spar-
gere alcun dubbio sullafede storica di
quest* opera, il P. Gumppenberg isteS-

so protestasi, aver rifiutato qualunque


scritto, chefosse di sospettafede,o dai
necessari documenti di verit non ac-
compagnato, esaminando rigorosamen-
te ogni cosa. Se prese le sue notizie da
stampati autori, li cita: le altre le ri-
cevette da documenti conservati negli
stessi santuari delle immagini di cui
scrive la storia, esaminandone per
l* antichit f la verit, la tradizione;

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sebbene, die* egli, i RR. PP. Prozia-
radali Rettori delia nostra Societ,
M sieno uomini cui non si possa negar
r>fed', dappoich^ se le pubbliche leggi
Vi comandano chi io presti credenza ad
y>un netao, anche in privati affari,
tanto maggior fede prestar si deve a
tali, che per la loro virt e prudenza
r>sono stati eletti a sostenere, e lor fu-'
->->rono off dati, importantissimi affari
di nostra Religione.
r Non ti aspettar quivi eh* io voglia
riporti innanzi un piattello di cotta e
ricotta minestra {aggiunge egli stes-
nso) estendendo in iscritto, come in
n via di Prefazione, ci che altri scris-
isser delle Immagini in generale. Se
y* brami saper V origine deW onore che
tributiamo alle Immagini di Maria,
,
scartabella il Cardinale Baronio. Se
ti spinge la voglia di sapere perch
,

n mai abbia decretati la Chiesa alle im^^

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>7
magini coialL onori, e ci che agli a-
ncatolici su questo fatto tu risponder

possa ,
scorri il Cardinale Roberto
n Bellarmino. Se ti aggrada cedere il

n catalogo dei templi, che alla. gran


yargine furono in tutto V Unii>erso
innalzali, fa di provvederti del Fer^
r> reolo Locrio, il quale non inutile fa-
ri tic in questo lavoro impieg. Che se
npoi non soddisfatto ti trovi, se prima
t non sia a cognizione pervenuto di
ntu^te le immagini, che nel corso dei
n secoli ovunque alV altissima Madre
ndi Dio i Mariqfili edificarono, acco-
ri stati agli angioli, fatti loro dappres-
ri so, e ne li interroga, che ad essi so-
rtii dato il poterli tutti conoscere e
n numerare. Io, per me, a far toccare
n con mano quanto il mondo alla Ver-
ri gine debba, e quanto da Lei aspenar-
risi egli possa, quelle sole Immagini
riprendo a descrivere, le quali per mi-
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r>r acoli si acquistarono divozione e fa-


7>may le altre tutte passando sotto si-

nlenzio.
w y nno degli acatoUci nel nostro
secolo (
sono anche questi sentimenti
y>del P. GumpperAerg), i quali a tau-
ri to di temerit pervennero da deride-
nre i miracoli d ogni maniera, per

quantunque provati, e negarli con fer-


ri missima pertinacia. Se racconti co-
ri se antiche, te le beffano siccome Jin-
nte', se narri cose presenti, o alla na-
ri tura le attribuiscono, o alla sciocca
n credulit, o secondo la lorofrase, ai-
ri la superstizione. Dunque altro scam-
npo non mi resta, che allegare testi-

ri moni df ogni fede degni ,


e ad ogni
n eccezione maggiori, e non solamente
n due o tre recarne in mezzo , ma un
n intero popolo, che valga per un testi-

ri monio soh', e se questuno non ba-


ri sti, a moltiplicarne l numero, citer

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*9
le intere nazioni : se rifiutino lesti
nmorii dordine plebeo, addurr Prn-
n pi, Re, Imperadori, a coloro stessi,

r> che non conobbero mai Signore e Do-


ri minatore alcuno della lor fede. Se
r> bramino personaggi (P Ecclesiastico

r> ordine, additer Religiosi d ogni i-

n Stilato e d ogni colore, se mi leci-

nto esprimermi cos, per adattarmi al


nlor modo di ragionare, ed a mille n
mille li additer. Se chiedano il Cle-
ri ro ,
mostrer loro Pastori, Vescovi,
Arvesco , Cardimdi e Pontifci
n Sommi, efar eh essi annuncino le
r, parole di Cristo: Andate, pubblicate
nle opere che avete udito, e che avete
veduto: i ciechi hanno ricuperata la

vista, gli zoppicanti camminano rad-


drizzati, i lebbrosi sono stati monda-
ti ecc. ecc. Ite, renunciate quae audi-
stis et vidistis ,
cacci vident ,
claiidi

ambulant, leprosi mundantur etc.

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ao
> Egli fuor d' ogni dubbio &Mei'si
r> operali numerosi miracoli a Ix)retOf e
y> questa testimonianza potrebbero ren-
r> derti tutti i popoli d Italia, ed i hro
y> padri, non meno che i padri de^ tuoi
51 duoli stessi, parte staii testimoni di ue-

nduta, altri di tradizione, e quanti di


n lontane nazioni, che in lor vita pere-

55 grillando, quellaSacra Casa pietosi vi-


vt sitarono, ed infiniti altri, i quali da
y> chi la visit udirono raccontare. Non
55 altrimenti gli Spagnuolifarebbero del
55 /oro magnifico tempio Cesareaugu-
55 stano, ed altre varie nazioni dei Io'o

n magnifici templi Mariani. y> Cosi il

Padre GugUebno, il quale poscia ag~


giunge, che apporr a ciascuna Immer-
Anagrammi formati sulla
gine degli
Immacolata Concezion di Maria, cor-
le prime parole deW Angelica Saluta^-
zione. Questi non sono lavoro del P.
Guglielmo, ma si bene d un suo stret-

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titsim amico nella compilazione del--

V Atlante. Egli era un colai Reverendo


ed Illustre Signore Giovanni Battis ta
Agnetese, come egli lo chiama y nativo
di Sardegna f innalzato dopo i suoi stu-
di al grado sacerdotale in Genova, il

quale era la delizia e la oompagnia del-


ti EninerUissimo Prhicipe, e Cardina-
le della Santa Romana Chiesa Giulio
Rospigliosi, stalo poscia Clemente IX
Pontejice sommo. Firudmente privalo
della luce degli occhi, si pose a com-
porre Anagrammi, co* quali onor la
Immacolata Concezion della Vergine,

e andava cosi la sua cecit sollevando.


Questi medesimi Anagrammi, comec-
ch opera di gran fatica, peccalo sa-
rebbe che andassero smarriti, e per
ho divisato di porli io pure in capo di
ciascuna delle Immaghii a cui posti
sono daW autore. Ed in fronte di cia-
scuna immagine porr alcuna breve
giaculaiorla in onor di Maria^ tratta
dal Salterio Mariano del Dottor della
Chiesa il divotissimo S. Bonaventura.
Che poi j egli fuor d ogni dub-
bio, che di questa amorosa Madre, di
cui il Gumppenberg scrisse cotanto,
ed a cui moltissimo spero di aggiunr-
gere io pure, detto: Nemo spera vit
iu ea et confusus est ;
poich non s'
trovato mai vero, che alcuno la sua con-
Jidenza in Lei riponesse, e si trovas-

se poi in fine nelle sue speranze delu-


so : per questo io mi lusingo che il pre-
sente Storico Atlante riuscir dilette-
vole, non meno che alle anime vantag-
gioso, trovandosi ad ogni pagina nel-

le pi amorose attitudini e sembianti


quest'ncora di salute, che ci trarr al
porto d una felice eternit.
Grande esser la forza delle dipin-
te tavole, e degli effigiati marmi a de-
star nelle menti umane la rimembran-

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za delle passate cose, e lo s^nluppo
delle difficili ad intendersi, e 1' am-
maestramento per le future, ed oltre
a ci mille ear affetti di tenerezza, di

p^iuhilo, di emulazione, di odio, di ter-


rore, di confidenza, ognuno l' avr in
s sperimentato, e veduto forse in al-
tri. Per questo volle Iddio dare al suo
popolo negli antichi secoli le tavole del-
la Legge, nelV j4rea comand che vi

fosse, oltre a quelle, il vaso della Man-


na, e la Verga di* Aronne, e al di sopra
iCherubini efece innalzar il Serpente
di bronzo nel deserto, ed i Sacramenti
istitu sotto segni sensibili, vedendo be-
ne, che a noi, danima e di corpo com-
posti, indispenfabili sono cosifatti aiu-
ti per sollevarne alle cose immateriali,

quando gli stessi pensieri della mente


nostra anno la loro immagine da cui
derivano. Per questo Santa Chiesa sot-

to di varieforme, siccome gli altri rni-

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steri, cosi ne rappresenta anche quelli,

che a Maria appartengono. Ora la ve-


di premer col pi la testa deW ifer-
naie serpente nella Immacolata Con-
cezione', ora dall Angelo il felice an-
nunzio ricevere della Incarnazione del
Verbo', stassi talora amorosamente va-
gheggiando le divine bellezze del Fi-
gliuol suo tra fascie avvolto', si mira
alle volte a lutto vestita, dai suoi do-
lori, come da altrettante spade, trafit-
ta, compianger la morte di Ges Cri-
sto', vedila, se vuoi restarne invaghito,

quando deposta ogni passata amari-


tudine, di riso brillante e di giubilo,
valica gli astri dagli angeli portala
ad accrescer con tutta s la festa del
paradiso', e va dicendo.
Ora il presente Atlante appunto rac-
coglie, e ci mostra tutte queste varie
forme, sotto cui compiacquesi compa-
rire, o beruficare, od essere adorila

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la Vrgine, perch tu ^gga quali in-
duMrie abbia usato Ella stessa per trat-
tenersi con noi, ed esserci amorevole
beif^'attrice. Pertanto, senza pi a lun-
go trattenerti, io ti espongo il proget-
to deW Opera, per dare alla storia co-

imnciamento.

AGOsriyo Zanella Prete.


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^7

PROGETTO DELL OPERA.

Occupato un pietoso uomo in cristia-

no-filantropiche azioni, stava riguardan-


do da lungo tempo, coll occhio della
compassione, l Istituto dei Sordi-Muti
di questa nostra citt, vedendolo ol-

tremisura scarso di provvedimenti, e


crescente ogni d pi nei suoi bisogni,
percli crescente nel numero di quelli

infelici che domandano soccorso nel lo-


ro lagrimevole stato. Questa parte di
infelice Umanit, che pi d ogni altro
unsero dovrebbe la piet nostra risve-
gliare, sembra invece la pi derelitta e
trascurata, se abbiasi riguardo al nu-

mero de pii Istituti fondati nel Regno

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28
Lombardo- Veneto (per non parlare de-
gli altri stati) a conforto di que disgra-
ziati, posto in confronto col numero dei
meschinelli stessi, che di questi abbiso-
gnano. Non si pu dare un esatta sta-
tistica di loro, che non fu ancora fatta
da alcuno, bencli utilissimo tornereb-
be laverla; n andr molto, vogliamo
sperare, che que bravi ingegni, i quali,

per mezzo de giornali, di cosifatte sta-


tistiche vengono sovente pubblicando,
vorranno por occhio anche a questa.
Verona, tra le altre citt avventurosa,
poich per ispecchiata ed ardente carit
cristiana d un Pio va ricca d uno di

s rari alberghi, che alla Societ ridona


una parte d infelice Umanit, che al-

trimenti andrebbe miseramente perdu-


ta, non pare larga per quanto basti a
sostenerlo ne suoi bisogni. Non passa-
vano inosservate tali crescenti necessit
allocchio caritatevole dun cittadin ve-

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roncsc, che dal suo spirito hlanliopico
consigliato, divis di imprendere la pub-
blicazione di un opera, il cui vantaggio,
a beneficio dellIstituto de Sordi-Muti
tutto si rivolgesse. Desiderava che lo-
pera trattasse della Gran Vergine, per-
che cosi, posta sotto il validissimo di
Lei patrocinio, non fosse per riuscirne
vano il divisato scopo. Ne scielse una,
rarissima in vero, e presso a perdersi del
tutto. Lopera del P. Guglielmo Gump-
penberg un corpo storico, classico in
suo genere, e divenuto raro cosi, che
torna quasi inutile il ricercarlo. Fu ma-
lizia dei Protestanti, al culto delle im-
magini contrari, che ne rese rare e pre-
ziose le copie; dappoich quante essi

a qualunque prezzo raccoglier ne po-


tevano, altrettante ne consumavano al
fuoco. Di quest opera che inutilmen-
te ricercai in parecchie citt, ed in Mo-
naco stesso, dove fu la prima volta

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j

3o
colle stampe fatta di pubblica ragione,
una sola completa copia qui ne posse-
d la Biblioteca dell Episcopale Semi-
nario della nostra citt, la quale mi fu

dal M. R. Rettore del Seminario me-


detmo graziosamente imprestata, vo-
lendo influire ancbegli dal lato suo al-

la pia impresa. Ricercavasi un tradut-


tore, e propostone uno, fu rifiutato, co-

mecdi troppo alte fossero le preten-

sioni del prezzo per la traduzione, e


quindi contrarie al vantaggio dellIsti-
tuto istesso, a cui beneficio si pubbli-
cava. Non so per quale ilisposizione di-
vina si ponesse 1 occhio sopra di me,
il pi inetto dogni altro; a me pure,
die un campo aperto a prestare un qual-
che tributo di ossequio alla mia Gran
Madre da lungliissimo tempo sospira-

va. Non me ne fu dato appena un cen-


no, eh io ^l temii per grande ventura,
e sebbene manchevolissimo di forze

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3i

pure accettai di uiiirnii al caro amico,

offerendo gratuita, qual eh ella si fos-

se, la mia traduzione*, poich cittadin

veronese, giacch mera data innanzi


opportuna occaaone, mi esultava l a-

nimo di potermi impiegare a pr della


patria. Benedisse il cielo Colui, veden-
do cos minorate le spese, e si parl

tosto di farne la dedica a persona che


1 opera si ben proteggesse, ma pi il

nostro Istituto. Non si eWie a tituba-

re un istante. Umiliamola al trono, si

disse : unopera rara vuoisi dedicare a


reissima persona; unopera di Maria
vuoisi porre in mano di chi, pi degna-
mente dogni altra, di questa gran Ver-
gine porti il nome dunque
;
rechiamo-
la in mano a quella Maria Anna Ca-
rolina Pia, che pia perfino nel nome,
non meno che nellanimo umano e pie-
toso, sicuri siamo di compassionevole
occhio questo nostro Istituto de Sordi-

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3a
Muti aver Ella risguardalo, quando fa-

cendo de suoi sguardi serene le vero-

nesi contrade, in passando per esse, ah!


troppo veloce, allora che il di Lei Au-
gustissimo Sposo e Nostro Graziosis-
simo Sovrano veniva tra noi dell IN-
SIGNE FERRO CORONATO, si fu
degnata recarsi a visitare quelli infelici,

maltrattati dallavara natura, ma dalla


cristiana filantropa dun sacerdote, nel-

la loro disgrazia confortati 5 li compas-


sion, e le vestigie lasciovvi impresse

della Sua beneficenza, di cui serberemo


sempre nellanimo memoria una
e nella

tenerissima gratitudine. Per questo fum-


mo osi innalzare fino ad esser posta nel-
le Sue mani la rarissima opera che a so-
lo vantaggio di questo nostro Istituto io
imprendo a volgere nellitaliana favel-

la; avendoci aperto cos una via da pre-


sentarci al Trono della Maest Sua,
pregandola di volere coll usata sua be-

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33
niguil accoglierla sotto le ampUssime
ale della potente Sua difesa e prote-

zione, affinch aver potesse esito felice


a pr di coloro, che, adesso non pi in
muta favella, si raccomandano alla Mae-
st della loro Sovrana, siccome a Ma-
dre Pietosa*, e per Lei, nella sempli-
cit del loro cuore, la Madre di tut-
ti affettuosamente vanno pregando.
Non ebbimo appena umiliati questi
nostri sentimenti allAustriaco Trono,
che per mezzo del Sig. Maggiordomo
Co. di Dietrichstein si degn TAugusta
esprimere la Sua soddisfazione, e lac-

cettazion della dedica, s per la materia


di che V opera tratta, che pel nobile
scopo a cui diretta; a questa condi-
zione per, che posto in fronte al libro

il Venerato Suo Nome, la dedica se ne


-ommettesse ed ogni altro modo di lo-
de. Cosi, bene raccomandata ogni cosa,
un* opera rara per la materia su cui
3
34
versa, divenuta rarissima per la scarsez-
za delle copie, a si buon fine rivolta,

protetta dallalto del Cielo da Mria,


protetta dall Augusta Nostra Sovrava
qui in terra, a personaggi! di altissimo
, affare raccomandata, non pu non ave-
re felicissimo lesito. Dietro al deside-
rio del mio compagno, tutto questo io

scrissi, per mostrarci a viso scoperto al

cospetto di tutto il mondo, perch vo-


gliamo che ad ogni istante sappia a cui
ricorrere chiunque del pubblico brami
.essere informato di quel che facciamo, o
- del come impiegherassi il ricavato dana-
ro, o voglia trattar di materie al mag-
giore incremento dell opera stessa ap-
partenenti.
E siccome nel rinnovare ledione
di alcun libro dee aver cura, colui che
la vien pubblicando, di introdurvi tut-
ti quei miglioramenti che introdur vi
si possono j per questo mi adoprer in

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35
ogni maniera, n lascier intentalo aU
cuu mezzo, per dare a questa istoria al-
tro ordine da quello chebbe fin qui, e
per poter aggiungere, alle Immagini dal
P. Gumppenberg descritte, quelle tutte
di cui abbiamo notizia, essere state mi-
racolose dopo di lui, o da lui non po-
tute descriversi. Tanto non far io da

me solo, che a tanto non valgo j ma spe-


ro noM mi mancheranno aiuti somiglian-
ti a quelli, che il Gumppenberg aveva,
ch mi furono promessi: e se la lu-
tali

singa non mi fa veder troppo chiaro ci


che in fatto non , me ne saranno pre-
stali perfin dallAmerica onde io vado
:

sicuro che l opera, dirigendola la Gran


Vergine essa medesima, riuscir altres

da questo lato nuovissima e pi inte-


ressante.
Quindi non vi aspettate fiore di lin-

gua, che non sono da tanto. E troppo


peso per me il sostener da me solo que-
3G
sio lavoro, n mollo lei^po ad istudiare
mi avanza. Il coragjjio assai pi gran-
de del mio valore, cli lutto osai, fida-

lo nel soccorso di quella Potentissiml,


elle il debole sostiene. E poich s san-
to il fine per cui viene quest opera in-
trapresa, sperar mi giova che ninno de
miei concittadini si rifiuter di coope-
rare, collassociarsi, al bene di que mise-

ri, che stendono le braccia verso di noi,

ed al cielo ci raccomanderanno in lor

mutoli sensi coi palpiti del cuore. Sic-


come poi questa istoria in se stessa e-
gualmente per l Italiano interessante,

che per ogni altro Cattolico europeo,


non meno che per l africano, per l a-

sialico, e per 1 americano^ cos voglio


lusingarmi, che gli altri popoli e le al-
tre nazioni tutte a cui perverr notizia

d questa edizione, non vorranno mo-


strarsi reste dall offrir ogni mese una
piccola moneta a questi poveri Sordi-

r ;
i'y Googlc
Muli, per titolo almen di limosina; tro-
vandosi in fine di possedere unopera,
data come in regalo, la quale sar per
tutta la lor vita, nella memoria dei
posteri, testimonio continuato della lo-

ro generosit. Per questo, oltre ad al-

cuni indici che porr in fine di tutta V o-


pera a comodo di Predicatori, Missio-
nari, e delle persone divote tutte, ma
pi propriamente di quelle, che a con-
fortare gli afflitti son destinate, onde ab-
biano in pronto avvenimenti acconci ad
ogni bisogno, io stamper anche un ca-
talogo, che alla posterit il nome ricor-

di di quei beneficentissimi, che alFopera

si associarono, per cooperare, quasi per


via di limosina, al migliore avviamento
del pio Istituto; perch troppo dispia-
cevole sarebbe che si perdesse quando
(^hessia la loro memoria: ed un altro ne
I

dar di coloro, i quali mi porgeranno


alcun aiuto alle aggiunte, mandauiomi
38
relazioni stampate o scritte, od altre re-

lative cognizioni, o inniiagini disegnate


%

od incise, inviando ogni cosa alla Tipo-


grafia di Verona che ci d 1 edizione:
e si sovvengano tutti quelli, i cui nomi
saranno in questo catalogo segnati, che
avranno diritto all adempimento della

promessa di Colei, che di s dice: Qid


eliicidant me, vitam ceternam hahebunt.

A. Z. p.
A

Digilized by Coogle
l autore
P GUGLIELMO GUMPPENBERO
ALLA

GRAN YERGLNE LAURETANA.

; 'Vi.'-:

Figlia dell. Eterno Padre, ' .


'

agli imperi d Europa adorata;


Madre dell Incarnato Figlio,
dai regni dAsia riverita;

Sposa al Santo Spirito,


dalle genti d Africa onorata:
Triclinio della Triade Sacrosantissima,
dri popoli dAmerica rispettata;
Alla Regina del Cielo, Signora del mondo
MARIA.

tSignora! a Te sola tulio queV o-


nore si deve, che la favolosa antichit
ad un cotale chiamato Atlante attri-
buisce . Imperciocch questo nume di

Digitizsd by Google
4o
pietra, di un monte formato, sia pur
egli colui che il cielo da ogni lato spi-
rante minacele e scroUantesi sostenga,
ed abbia pure spalle su 'cui cotanto
ampie spaziosissime volte ,r incurvino,
il quale gli erranti pianeti regga, e l
stelle fisse, e quelle che tarde si arre-
starono stimoli al corso, affinch quel
servigio ci prestino, che fin dal primi
giorni de secoli a renderci sono obbli-
gate; per verit viene il misero lodato
su questa terra ove non , ad espri-
mermi colle voci di Agostino, e dove
egli giace, arde senza alcun frutto di
sua gloria vana. A Te, io dissi, o Si-

gnora, questo onore dovuto, che sei


Padrona del mondo , e dei cieli Re-
gina. Tu hai non rade volte il cielo
rappacificato , che in fulmini spavenr-
tosissimi scoppiava. Fu Tua affettuosa
sollecitudine che U cielo non d punis-
se, o che non si distruggesse la terra.

Digitized by Googic-
Gli innumerevoli popoli deljirmamenr
io, gli astri, ti servono', ch la Via Im-
tea, a Te sola, non gi a que^Jalsi /im-

mi, che sifinsero lassi,fu apprestata',


perch la sola Vergine Tu sei. La 2io-
na, che il cielo abbraccia, e nei dodici
segni, a guisa delle dodici trib, tutti
i regni stringe e circonda, dodici stel-

le Ti invia', perch Ti servano di co-


rona, in argomento di debita suddi-
tanxa. V anno sette Principi del cie-

lo, da cui, dicesi, aver noi tutto ci


che dal cielo cade sopra la terra alle

biade od agli animali utile oppur no-


cei>ole: che anzi da questi, coloro che
al destino ed alla fortuna si credon
soggetti, lor sorte si aspettano, e per-
ci li cldaman Padroni. Ma le sorti

nostre, o Signora, sono descritte nelle


Tue mani: se coloro alcuna cosa pos-
sono, il posson per Te,- che da prin-
cipio, e prima ancora che fossero i se-

Digilized by Googlu
coli, fosti creata : e qm due gran lu-

minari che Diofece un d, codesti Prin-


cipi sommisero a Tuoi piedi, perch
Ti fossero soggetti, e servisse il liimi-

luire che presiede alla notte di sga-


bello a Tuoi piedi, e di manto sugli
omeri quello, che al giorno d legge, .

Poich Tuoi sono i cieli. Se Atlan-


te, questo nume di macigno, V uccel-
lagione desiderava, era fama chi egli
avesse i corvi, gli avoltoi, e le aquile
daJT acuto vedere, non meno che i dra-
ghi ed i pegasi volanti. Se avesse a-
inata la pesca, era pronto al suoi cen-
ni V Eridano od anche il Nilo, il qua-

le tra suoi pesci quelli deW Austro


e del Borea, ed anche delfini e mo-
stri immani, non meno che cancri e '

serpenti: anzi anche la navicella avea


pronta, con cui spaziare pel largo dei
campi, quando Acquario le onde in-
grossa, ed il Nilo le campagne dUa-

Digilized by Google
43
j^a. N alfallso Aitante mancanza la
caccia, poich somrninistra<^cuvo i bo~
sch del cielo, vari fra loro e di smi-
snrata p;randezza, i leoni, i tori, i Ca-

pricorni, i lupi, e diversi dal nostri


orsi co iati: a costoro, quello spiedo da
cuccia era destinato, che il Guardiano
deir Orsa portar suole, il Cacciatore
Boote, ed i grossi veltri. 1 cani mino-
ri bastati erano ai pi timidi anima-
li, agli arieti, ai capri, ed cdle lepri.
Ai centauri, alle idre, ai dragom ne-
cessari erano Orione dal suo scudo di-
feso, Perseo armato di spada, ed Er-
cole stesso ,
ai quali il sagittario col
non fallace dardo potea venire in aiitr-
to.
Sono Tuoi i cieli, o Maria. Ti
reca la Tiara Cefeo ,e'le tre grazie,
n alle parche n alle furie parenti, di

tre diademi Ti cingon la fronte : poi-


ch due corone Boreale Vuna, V olir
Australe Te le porgono Cassiopea ed

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Aidromeda^la te&ia la,P^er^im,tvn
fra i dodici se^ni del cielo trovi offer-
taci in dono. PercJ ogni cosa a nu-
mero , a peso, ed a misura sia gover-

nata, eccoti la libbra. Affinch da un


torrente di piacere sieno inebbriati gli
stanchi ed .abbattuti , devi in cielo la
coppa ed il nappo. Li amor difratello,
cotanto raro a trovarsi, qui vi som-
mo', poich vi trovi i gemelli: che anzi,
se tal vuole con EUia esser nei campi
deir aria trasportato , eccoli il carro
d IsraeUo ed il suo Condolliere. Tut-
ta questa mole immensa che Atlante
non pot mai sostenere. Tu sola la so-
stieni, o F^ergise ; che Tuoi sono i

cieli, e Tua la terra, e Tuo pure


lo spazio in ciU V Kuropa, V A sui, f A-
frica, c la test addollata a loro com-
pagna V America Ti servono. Per Te
scaturiscon le fonti, ed i fumi seor-
ron per Te, che sei il fonte segnato.

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45
ed il pozzo delle acque vive:'per Te,
sorgono i manti, e savvallano le bas-
se pianure e le profonde vallate, che
sei il p;i^Uo delle coiwaUi, ed il desi-
derio dei colli eterni. Per Te verde^-
o^ni cosa, tutto fiorisce e Jron-
dof^^ia, che sei V Albero del paradiso,
e Signora del popolo vegetabile efrut-
t^ero. A Te finalmente, o Regina del-
la terra, e del cielo Padrona, piega-
no il ginocchio i Celesti, i Terreni,
e gV Ir^ernali.
Avvenne ai secoli di Girolamo che
il mondo maravigliasse di vedersi tutto
Ariano: dammi aiuto, o Signora, che
guidando Tu la mi penna,
IO riesca,

a far si che il mondo da oggi innanzi


riconoscasi Mariano. Numer una vol-
ta Iddio ne suoi tesori 7000 uomini,
perch non curvarono il ginocchio do-
nami a Baal: fu a Ninive concesso
di stare in piedi, perch loo^ooo uo-

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46
mid Jurono ritenati dal peccare per
una felice e stupida ignoranza, che lo-
ro non lasciava conoscere il male: sa-
rebbe rimasta in piedi anche Sodoma,
e starebbe forse ancora, se in essa
dieci avesse contato Dio, i quali aves-
se potuto dir suoi. Fu Tua interces-
sione, che la terra non assorbisse piu
citt cogli abitati, n piu paesi fulmi-
nasse il cielo. Tu ifulmini. Tu lefrec-
ce, che il Figlio stava per vibrare, mil-
le volte i sospese quantunque an-
,

cora il braccio deW Eterno minaccioso


si stenda sopra di noi. Tu le fiam-
me delV irfemo dove scoppiavano {se
vogliasi prestar fede al Magno Gre-
gorio ) i sovente colla pioggia delle
Tue lagrime represso che anti anche
:

colla neve i grandi maraviglie ope^


rato; imperocch se i comandata la
costruzion d* altri templi, pure quello,
che sul monte Esquilino innalza, lo

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47
di Tu stessa disegnato y e ci che re-
ca stupore non col carbone, na jn col-

la neve', ed a cobno di prodgi nel me-


se d Agosto, perch pi Augusto de-
gli altri questo tempiofosse, riuscisse,

e si chiamasse Maggiore. Ma chi mi


dir mai, perch in questa Basilica
il campo Piceno vegga, veneri, e ce-

lelyri la sua Miracolosa Statua della


V ergine', e ciascuna altra gente altro-
ve adori la sua? Bench il mondo ne-
qussimo sia, e posto in maligno, far
in guisa per dve il lettore chiaramen-
te comprenda, che non furono gi set-

te mille gli uomini, ma settanta sette


volte pi, essere state le migliaia deno-

mini, che Te, o Vargine, nelle statue,


e nelle immagini Tue miracolose con
grandissime spese onorarono ; per mo-
do che dal sorger del Sole fino alt oc-
caso sia laudabile il Tuo Nome : Ab
orili Solis us^e ad occasuin sii lauda-

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4S
bilt Nomea T uuni : cio a quale j^o-
iue, siccome ad aLlrettanti fulcri, per~

ch non cada irfranto, V Universo si

Pertanto fammi degno di laudarli,


o Vergine Sacra : sostieni la mia po-
chezza : reggi la mia penrux , perch
questa mia fatica promuova fra i vi-

venti la Tua a questo fi-


gloria, che
ne e con questo desiderio fu da me
intrapresa: ed acciocch per questo
mezzo alcuna parte di quel debito sod-
difare io possa, de contrassi per le
ricevute grazie in tre templi Laisretani;
il primo a Loreto in Italia, il secondo
a Ratisbona in Baviera, e finalmente
a Friburgo nella Svizzera il terzo.

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TE E!(;il.\ liaX ETFRW) rAlrt
M.'l.MI'KKI I) KVIVOPA- ADOR VX'O

f. fftt ( ft>4\

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I

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ELROPA.
A

JFigUa ircir &Utno

Si ohlitus fuero tui, (o MARIA)


Oblivioni detur dextera mea. Ps. i36.

Se avvenga mai, per mia fatai sciagura,

Che il dolce nome tuo sparga dobblio,


Resti pur, che se l merta, o Vergin pura,
Inetto all operar il braccio mio.
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%

' Siccome alle ordinate cose, si suol

fore miglior viso, 'che non alle mal


ordinate e confuse, e queste con mal
garbo ricevute sono ed accolte in con-
fronto di quelle, egU per ci che

divisato di dare quelV ordine geogrcfi-


co a questo Atlante, che non pot a-
vere dal P. Guglielmo Gumppenberg,
il quale indistintamente pone neW A-\
sia e nelle altre parti del mondo la
storia di que* Santuari, che neW Eu-
ropa allItalia appartenerlo, alla Ger-
mania, alla Spagna,' e va dicendo.
Io divider pertanto dapprima con
semplicissima partione I Europa in

tre grandi parti principali: parte Set-


tentrioriale, parte Media, e parte Me-

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5a
ridiotmle. La prima) cio la Sctten~
trioiude comprende: I. Ij lnghik%rra:
II. La Danimarca: III. La Svezia
colla Norvegia: If^. La Russia. La
seconda, cio la Media, abbraccia:
I. La Francia II. La Svizzera: III.
:

La Germania: IV. i Paesi Bassi:


V. la Prussia: VI. LAustria. La
terza, cio la Meridionale, contiene:
I. L Italia : II. La Spagna III. Il
:

Portogallo: IV. La Turchia. 'E da


questa terza parte generale le mosse
prendendo, incomincier daU Italia,
la quale tutta percorrer dal Setten-
trione al '^Mzzog^orno.Sar primo il
Regno Ixmhardo - Veneto, quindi il
Regno Sardo, poscia i Ducati di Par-
ma, di Modena, e l Gran Ducato di.
Lucca, lo Stato Pont^icio ed il Re-
gno delle 'due Sicilie. Prendo inco-
minciamentq dal Regno V?,neto-Lom-
bardo, e di esso dalla citt di. Vero-

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2

na^perch Voperq in questa citt pub-,

bucandosi, V affetto di patria me la fa

porre in primo luogo. Terminate le Im-


magini che ad uno Stato o Citt ap-
partengono, dar in via d'appendice
la storia di quelle che mancano in
Giimppenberg , o perch egU non ne
scrisse la storia, avendo scelto sola-
mente 1 Centurie da tutte quelle di
cui aveva notizie, o perch salirono
in fama di miracolose dopo di lui. K
quantunque la Madonna del Popolo,
che si venera in f^erona, sia da esso
scrittore solamente citata ne* suoi nu-
merosissimi indici, senza chi egU ne
dia la storia; pure essendo della no-
stra citt la principale Prteggitrice,
bench dolesse nella Appendice esser
posta, ci non pertanto mi faccio le-

cito incominciare da essa ,


come dn
Madre Comune, sotto il cui patroci-
nio domano alV intero lavoro.

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54

- .
* PROGRAMMA.
.
, \

Ave Maria, gratia piena, Dominus le-


. cm, benedicta tu in mulieribus,
et benedictus fructus ventris tui Je-
sus. .Sancta Maria, Maler Dei,
ora pr nobis peccatoribus, nunc,
et in bora mortis nostrae.' Amen.

^ ANAGRAMMA.
Chare sodalizi ama! ut non te peccata

. morentiir.
Ingrediare simun', tuus est: caudris
in isto. > 1

Tutus ibi matrem bibe,,saepius ubera

.
prensa', ' ,

Nam tibi nectar eruni, cordi favus, o-


. mnia vincet,

Vincet amor.
Auctore

R. P. Bohuslao Balbino. Soc. J.

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ITALIA
CUPO I.

REGNO LOMBARDO-VENETO
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Beatus tir, qui diligit nomea tuum
Mahia VirgOf gratta tua animam
ejut confortabit.

Psalterium Marianum
Ptal I, ver. i.

Beato 1 uom che adora


11 Dome tuo, Maria,
Ei confortato ha
Sempre dal tuo favor.

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Digitized by Godale
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f

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9

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L4 tlAlKiiy-l'DtL POPOLOv^

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.-*mo*|za"U flqfr
:fS^Vr;^|'^ C ri l'jKf 4i.'<iiBv|^

pi ni <| ijt nfafti -jjitfinginiy


> I a- por

co ^ pprui^nfK^n^,
Uez^pcnreopU) utjft ok climostr^iiv
Io, a cagQt^ <yjia sua ^Atickit, che* si

fa laoiit *'
^Tt-nn fino al temp9^'
T Cm;uvu ^^xjgsssfj^wj^ ciu.kA\j y<ft/ ^
1

Digitized by Google
Digitized by Google
5g

'
I- '
: .

veboiSa
. .
, 1,

utitaco&)4a dei!(a Tlh. THaatia

LA MADONNA DEL POPOLO


cfie il veneta ueffa ffatteta^ 5t Oy^ereua' ,


. . : i

'
) i<- '
1 , .

J_ja chiesa maggiore di Verona, che


maestosamente presso la riva dellAr
dige s' innalza ,
l dove il fiume pi
da vicino alle amene colline passando,
quasi bacia loro il verdeggiante e fio-

ritissimo piede, da quai princpi, a por

co a poco crescendo, sia a tanta gran-


dezza pervenuta, non fa^e dimostrar-
lo, a cagione della sua, antichit, che
^ si

fa montare almeno fino al tempo del


Vescovo Sigisberto, anno Quello

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6o MJDONirA DEL POPOLO
per altro, che per noi pi importa, e
che alcun dubbio non ammette, les-

sere stata questa illustre Basilica eret-


ta in onore di Dio e della gran Vergi-
ne e Madre Maria, siccome da tutti si

tien per fermo, e siccome facile pro-

rare con antichissime memorie, che in


questa citt medesima Tengono gelosa-
mente conservate: da che dato age-
volmente raccogliere, esser tanto anti-
co in questa Cattedrale il culto a Ma-
ria, quanto ^' antica la Basilica stssa.

Resterebbe solo vedere, quando, oltre


questo divotissiinO culto, stati se fos-
sero eretti la capplla e laltare, in cui
si vehera j^tesiltninl ; ci che hoit

si pii ctt tutta certeziia stabilire, fis*>

Bandone' il ihmenta, s' noti in quel


tiiapo in cui fu eretta la Compagnia
della 'MadotiU; e pufe abbiamo noti
dispVezzabiK cougelttir, che intile i
reput por quivi in ciitpo, dietro alle

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>

FEtiONJ. 61
quali se ne pu provare P origine di
molto anteriore.
. Ma queste sono troppo oscure co-
se, e torna a me stesso dispiacevole
r andarmi cotanto fra si folte tenebre
d antichit ravvolgendo. Usciamone
dunque, e pi lieto aere ne' men lir.

moti tempi spirando, fissiamo l'epoca


della istituzione della Compagnia della
Madonna, e passiamo a vedere di qua-
li benefici, abbia questa immagine di

Mabja il popolo veronese' ricolmo,, e


da quante imnnentiidisgrazie! l'abbia
spesse volte preservato.
j
> > -
n
Nell'anno 1286 fu decretato dal-
l'Arciprete e. Capitolo di Verona, col
volere e consenso di Fra Bartolom-
meo Vescovo di que'di, che nella Mag-
gior Chiesa, in dascun sabbato avve- ,

nire, una messa in onore di' S. Mahi


solennemente si celebrasse. La qual di-
vota disposizione essendo, siccome ben
6a' MADONNJ DEL POPOLO
meritava, dal Patriarca Raimonda, e
,
da Bernardo, vescovo Portuense e le-
gato Apostolico altamente applaudita,
concorsero essi pure ad arricchirla di-
spirituali tesori, concedendo il primo'
nel di 3 Gennaio,, e 1 altro nel di i3
dello stesso mese, quaranta giorni din-
dulgenza ai divoti fedeli,
quantunque
volte alla messa della ^Madonna inter-
venissero.
Dato per questo modo caldissimo ec-
" citamento alla divozione del popolo, av-
venne che nellanno 1 3a i fosse gi eret-
ta in questa Cattedrale una Societ o
Compagnia di -persone in vari ordini e

gradi ecclesiastici costituite, non meno


che di persone secolari uomini e donne
in gran numero, sotto linvocazion del-
la Gran Vergine e Madre di Dio. Lere-

zione fu fatta allaltare di santo Teo-


doro vescovo, come potrebbe vedere
chiunque, che poco a queste istoricbe

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,

< 'i< 'FERONAJ ' '


63
%

asserzioni fidandosi, volesse egli stesso


esaminare l carte e i documenti,' che
tli questa maleriatuttavia si consentano.
Istituito il divoto Consorzio, si raduna-
vano i Confratelli nella Chiesa Maggio-

re il primo luned d ogni mese, e quivi


ila alcun sacro oratore a ci destinato, e-

colle entrate della Compagnia provve-


duto, ascoltavano la parola di Dio in-
nalzando le lro preghiere alla Vergine
ed ai Santi, acciocch ella ed essi, per
la pace defedeli defunti intercedessero,
non meno che per la salute devivi per
la prosperit della divota Compagnia
e per la felicit altres di coloro, cui
giovare colle orazioni erano obbligati.
Le abbondantissime entrate, e le ric-
che obblazioni, formavano il principale
sostentamento della Compagnia ; giac-
ch oltre lelemosina al Predicatore as-
segnata, mantenevano con esse i ceri e

lolio delle lampade, che al sacro altare

Di GflJIgU
64 MADONNjt DEL POPOLO
ardevano, come pure l suppellettile di

resti e di ^cro vasellame al divino cul-


to necessaria. Quello che da sifiatte spe-
se ne rimaneva, tutto a soccorrre l
miseria de^ poveri, a dotar figliuole da
marito, a celebrare alcune messe pei
defunti, e ad altre somiglianti opere di
carit era versato.

Continuando a questo modo la pia

gente i suoi laudevoli esercizi, quel Con-


sorzio della chiesa Maggiore era gi di-
venuto grande e famoso. Ma siccome
tutte le umane cose a svariatissime mu-
tazioni vanno talora soggette, mentre
la Compagnia era nella sua pi bella

comparsa, ed a guisa di 'fertile vigna,


facea mostra delle sue uve presso che
mature, non altrimenti die se da in-
fiiocati e secchi venti smunta, o da trop-
po cocenti raggi dellestivo sole infie-
volita- fosse, venne ella a poco a poco
mancando, e fu presso a restarne di*

Digitized by Coogle
rERONJ. 65
seria. Si raffredd il conceputo fervo-
re, le offerte cessarono, diminu il con-
corso del popolo, tanto che alle so-
lite istituite funzioni, toltone il Clero
della Cattedrale e poche donnicciuo-
le, ninno quasi pi interveniva. Quale
si fosse di ci la cagione non tanto
facile a congetturarsi, non che ad as-

serirne cosa per vera : tanto innume-


revoli sono i modi con cui l umana
malizia, e la frode del comime avver-
sario alle pi belle imprese sogliono

attraversarsi. Imperciocch avviene al-

cuna volta, che le regole ottimamente


stabilite, ed in seguito poco o nulla
osservate, per colpa forse di coloro,

che vi presiedono, arrestino il corso


agli istituti pi santi. Cosi la smode-
rata voglia di dominare in una Com-
pagnia o Fratellanza non si pu dire
quanti torbidi valga ad eccitare, men-
tre si cerca di derogare aU autorit
66 M.4D0:fX,4 I>EL POPOLO
cle^jU uni, all eguaglianza degli altri,

or questo or quello censurando e ca-


lunniando, e facendo abuso della scioc-
chezza ed ostinazione di pochi a so-
praffar la saviezza e la prudenza de-
gli altri. E dove ci entra 1 invidia,
quai scoiupigli non nascono? Mira Fin-
vidioso chi la meglio di lui e morde
e lacsra, s stesso ed altrui con istrani
modi cruciando. L interasse anch egli
suole gravi danni produrre 9 ma soprat-
tutto il poco zelo della gloria di Dio,

anzi il cercare la propria estimazione


sotto sembianza di promuover Fono-
ne di Lui, questo un tarlo, che di
nascosto sinsinua, e con tanta pi gra-
ve dannoi corrode, quanto mien fa-
cile il discoprirlo. Le Compagnie spi-
rituali principalmente ordinate furono
da nostri aociocoh altri col
consiglio, col danaro altri, chi colta au-
torit, chi coll opera, secondo le foru

Digitized by Google
rERONA. ^1

z sue adoperandosi, con tanto pi di

facilit la gloria del Signore si procu-


rasse, eI vantaggio deprossimi. Ove
quest ordine si cangi, colui che gio-

var potrebbe con parte di sue ricchez-

ze, da miseria di cuore trattenuto, noi

fa,, dando in quella vece consigli, di

cui fu sempre dovizia^ c^ni fatica ces-

sando, standosi a sedere, usar preten-


de dellautorit e del comando, che
affatto forse non gli convengono-, ed
i pi fare ambiscono piuttosto quello,
che (t- decoro, che non quello che
toma profittevole e conveniente: sic*
che forza che a terra cadano le mac-
chine pi forti, e le pi strette con-
sunzioni disciolgansi ,
come alla pia

Societ o Consorzio della Veronese


Cattedrale, qual che si fosse la cappo-
ne, appunto addivenne;
Scem ella adunque per tal modo^
che si pu dir con franchezza essersi
68 MADONNA DEL POPOLO
fatta in allora tra i Confratelli una di-
visione, per cui alcuni pochi rimanen-
dosi nella Chiesa Maggiore, andarono
altri allo Spedale della Fratta, altri al-

la Chiesetta e Spedale antico del Mer-


cd-Nuovo, ed altri in altro vicino luor
go si ridussero. Cos restando deserta

e del tutto quasi distrutta la Venera-


bile Compagnia nel Duomo, col volge-
re degli anni accadde, che dal Vesco-
vo Memo si concedesse in quel ten^
po ad Antonio Malaspina, Canonico e
Vicario Episcopale, di poter erigere e
dotare una Cappella nella Cattedrale
colla riserva di Jus Patronato: ed e-
gli elesse appunto il luogo ove era lal-

tare della Vergine con S. Teodoro, e


quivi alla Cappella eretta (an. 144)
rinnovato avendo la volta ed aggiun-
tivi gli archi al- Sacro Altare vicini,
per una sua particolar divozione, agli

antichi titoli, quello del Dottor Ma-

Digilized by Google
rEROVJ. Hq
simo S. Girolamo aggiunse, e ricchis-

sima dote vi assegn. N and guari,


che il fuoco quasi spento dalla divo-
zione a Mar ia vivamente si riaccese,
rinnovellandosi lantico concorso de
Fedeli, a ci commossi, pi che da al-
tro, dalle grazie strepitose e frequen-
ti, chElla da Dio a coloro impetrava,
i quali dinanzi alla sua Immagine, siil-

1 altare collocata di S. Teodoro, di-

votamente si raccoglievano.
Siccome noi miseri mortali siamo
cT anima e di corpo composti, e per
mezzo delle materiali cose alle spiri-
tuali ascendiamo, per questo la Chie-
sa, sotto varie forme, i misteri che a

Maria appartengono, ci propone ad


adorare. Quindi nelle immagini la Ver-
gine redi, ora da profonda umilt com-
presa ricever dallAngelo il felice an-
nunzio della Incarnazione del Verbo;
ora la scorgi amorosa vagheggiare le
70 MADONNA DEL POPOLO
bellezze del Divido Figliuolo tra le

fascie avvolto; quando a lutto vesti-

ta, da fierissimi dolori nell animo la-

cerata; quando brillante di riso, in

ornamento da festa, sfavillar dalle nu-


bi assunta al Cielo. Ma se aita cerchi

allo spirito dalle procelle di questo


burrascoso mare agitato, o requie e
sollievo nei casi dell avversa fortuna,

drizza gli occhi alla pietosa Immagi-


ne di cui ti favello, e da questa ii^
iialzati a contemplare in cielo la Gran
Madre Maria, tale al pensiero figu-

randola, quale la vedi cogli occhi, e


tosto ne sentirai grande conforto. Ve-
di, come in s raccolta, colle mani
giunte dinanzi al petto, pare eh El-
la preghi alfettuosamente per noi: ve^
a il suo Ges bambino, che in grem-
bo Le siede in atto di benedirci per
compiacere aUa Madre. Quale altra mai
pi bella efigie esser vi pu, che yal-

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f ERON J. 71

^ a destare in noi questo divoto pen-


^io^o : Lei adoperarsi nel Paradiso coi

preghi suoi^ ad ottenerci dal divin suo


Figliuolo le celesti Benedizioni?"
Tale la provarono i nostri Maggio-

ri, quando alla sua Immagine, che si

pu annoverare fi a le piu antiche e

pi venerabili del mondo Cristiano (se

vogliasi credere all opinione di molti


scrittori, che la divozione ad essa im-
magine vogliono introdotta in questa

citt da S. Euprepio, primo vescovo


di Verona, mandatoci da S. Pietro,
principe degli Apostoli ) ,
ricorrendo
nella Cattedrale in que tempi chio
dieea, per molte e segnalate grazie da
Lei ottenute, s incominci a chiamare
da tutti col nome di Mjrja delle Gra-
zie. o con quello di Maria Graziosa^
nome, che bene a Lei conveniva, tale
mostrandosi nel grazioso sembiante, e
negli effetti della Sua beneficenza. Reg-
2

7 MADONNA DEL POPOLO


geva allora la Chiesa Veronese, come
Luogo- tenente del Cardinale France-
sco Condulmier, U Vescovo Susinaten-
se F. Maria Fortunato, il quale nel-
r anno dalle gi dette cose in-

fervoratosi a procurar vieppi lonor


della Vergine, tent se potesse riu-

nir all^ antica Compagnia della stessa

alcuna banda di que Confratelli, che


per addietro s erano dalla medeima
dipartiti, e F ottenne. Imperocch a

d i3 Marzo del sopraddetto anno fu


fatta F unione nella Chiesa e Spedale
di Mepc Nwm, che secondo lantica

denominazione chiamavasi di S. Ma-


ria del Duomo, colla Compagnia di
S. Maria Graziosa della CcUtedrae,
unendovisi anche le rendite ed i beni
acquistati, e se ne fece un sol corpo.

Da questa nuova unione successe, che,,


nel comune favellar degli uomini, per-

desse la Compaguia della Madonna, il

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,

VERONA. y3
nome di Maria delle Grazie, quello

in sua vece prendendo di S. Maria


N ovella. ,
,

Cos rinnovellata la Societ di se-

guaci, fu per conseguenza accresciuta


anche di rendite. Sommi e ragguar-

devoli Ecclesiastici Personag^ pensa-


rono pure ad arricchirla di privilegi.

Era concessa a ciascuno . de Confra-


fcelli, oltre 1 Indulgenza Plenaria in
puirto di morte, unaltra grazia par-
ticolare (una sol volta per in vita)
ed era 1 assoluzione di que peccati
ohe riservati sono alla Santa Sede, e-
stendendo queste, lettere anche a co-
loro, che dentro lo spazio d un amno
dalla pubblicazione delle Apostoliche

Lettere del Sommo Pontefice venisse-


ro ascrtti. Tutte codeste cose contri-
buirono all ingrandimento della Com-
pagnia, e ne fece ella vedere gli ef-
. ietti quando nel i5o5 con granefissi-
^4 madonna del popolo
tna spesa in nuora e miglior forma
ridusse tutta intera la bellissima Cap
pella. La fama di queste cose alle o-
recchie pervenuta di Paolo V. Som-
mo Pontefice, per accrescere anch e-
gli questo onor della Vergine, conces-
se Plenaria Indulgenza a tutti coloro,
i quali nella Cattedrale ascritti fosse-

ro sotto la Protezione d Nostra Si-


gnora, come si vede dalle sue Lette-
re Apostoliche sotto il di 1 3 Settem-
bre 1616.
Tale era in allora lo stato della Com-
pagnia: numerosa di confratelli, di ren-
dite provveduta, arricchita di Indul-
genze dal Vaticano, e di grazie dal
Cielo favorita per intercession di Co-
lei, in onor della quale sera ella oc-
cupala ad innalzare magnificentissime
fabbriche. Quando gravosa pestilenza,
che sopravvenne qualche anno dopo a
questa Citt, siccome uccise la mag-

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FEROXA.

gior parie de GUadlui, cosi lasci de-


serta la Compagoia, a si piccolo nu-
mero ridotta , che parea eh ella piu
uon fosse. Ma fu disposizione di Prov-
videnza Divina, che nell an. i635 ve-
nisse in questa Cattedrale a predicare

un valente Oralor Cappuccino, chia-


mato F. Gregorio Sfondrati da Mila-
no: il quale sapendo validissimo ri-

paio contro del vizio essere la divo-


zione a Maria, stim di doverla pro-
muovere con tutto l impegno di sua

eloquenza. Perci prese a celebrare i

pregi della Gran Donna e ad esaltar-


ne il validissimo patrocinio con tale
energia ,
che facilmente indusse una
gran moltitudine di persone ad arro-
larsi sotto le bandiere dellEccelsa Si-
gnora. Non contento di ci, volle ri-

durre a miglior perfezione la Cappella


istessa, ed a questo fine generose of-
ferte dada piet dei Cittadini ricevei-
^6 MADONNA DEL POPOLO
te : ma richiedendosi forse per ci una
spesa assai ragguardevole, e lunghis-
simo tempo, ed artefici migliori che
qui non si avessero, nulla pi si fece
che qualche necessario ristauro. Fu
bens rinnovellato U culto alla Sacra
Immagine di Maria, ed accrescendosi
ogni giorno pi la divozione nel po-
polo. Frate Gregorio propose, che ben
fatto sarebbe riconoscere per Signora
e Regina Colei, da cui la liberazione
dalla pestilenza si riconosceva: e perci
si dovesse con solennissima e pubblica
cereraonia coronare la sacra Immagi-
ne, giacch possibil non era in miglior

modo esteriormente la gratitudine di-


mostrare, e il vassallaggio dovuto alla
Regina del Cielo.
Accolta con giubilo e con espansio-
ne danimo la proposta del buon Re-
ligioso, ne fu in moto la citt tutta

per lestraordinaria funzione. Precipua-

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y

rt&ONj.
mente la Veneranda Arciconfralernita
di S. Biagio pregata essendo d assi-
stere alla festa solenne, accett^ con
prontezza linvito, disponendo visi sen-
za riguardo n a spesa n a fatica, e
con sontuoso apparato di vesti e di

stendardi, di cere, di cantori e musi-


cali stromenti comparve nella Catte-
drale il giorno a questa funzione sta-
bilito, i5 Aprile i635. La ceremo-
nia fu quanto mai dire si possa so-
lenne^ e fu fatta una processione, in
cui r Immagine di Ma.ria fu portata
come in trionfo per tutta la citt, ac-

compagnata da tutti gli ordini di per-


sone e da inbnito popolo, che vi ac-
corse: e fu in questa occasione che a-
gli altri speciosi titoh i quali per lo i n-
nauzi dati furono a Mria, si aggiunse
anche quello di Madonna del Popolo
per eccitare vieppi i divoti a porr^
la lor conhdenza nel patrocinio della.
^8 MADO.yyJ DEL POPOLO

Vergine. Fu il Vescovo d allora Mon--


signor Marco Giustiniani, che annun-
ci il primo al popolo questo titolo no-
vello, chiamandola solennemente dal-
lallare: Santa Maria del Popolo, pre-
ga per noi: ed affinch questo nuovo
e bellissimo titolo alla medesima Im-
magine si perpetuasse ,
si ottenne ia
vantaggio dei divoti V Aggregatone
alla Compagnia della Madonna del
Popolo di Roma, col partecipare di

tutte le Indulgenze e grazie a quella

concesse. Un tal titolo perci reso

celebre cotanto, che dimenticate le an-


tiche appefiazioni, non pi si dice S,
Maria Duomo, o delle Grazie, o
in
Novella come per lo innanzi; naa. uni-
camente da tutti la Madonna del Po-
polo chiamata.
Tanto si accese laffetto e la vene-
razione per la Madonna del Popolo^
che nel 1717 fu pubblicamente espo-

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FERONJ. 70
sia per ordine della Serenissima Re-
pubblica di Venezia, alfine dimplora-
re il Divino aiuto contro le anni dei
Turchi-, e si fece divota processione,

in cui la Venerata Immagine fu por-


tata per la citt sulle spalle dai so-

praddetti Confratelli di S. Biagio. Nel

1^56, per ordine pubblico, s ebbe a


Lei ricorso con solenni supplicazioni,
affinch la Vergine co suoi pregiti lun-

gi tenesse i castighi, che a Verona mi-


nacciava la Divina Giustizia. Ed in que-

sti ultimi anni, quando le armi francesi


aveano messa in sommossa la citt, ed
erasi gi decretato che Verona fosse
incendiata, correre in folla si vedea il

popolo umiliato e dolente e negli oc-


chi lagrimoso ai piedi della gran Ma-
dre, e quivi sospirare, pregare e scon-
giurare: e la citt fu salva.
Alla vista di tante grazie e benefici
distinti, sempre pi si accrebbe e si
So JtADONNA DKL POPOLO
conserva la divozione alla Madonna^
come bene pu ognuno raccogliere dal
concorso del popolo alla Sacra Inuna-
gine di cui parliamo nelle feste a di
Lei onore istituite, dalle solenni fun-
zioni con cui viene onorata, e dalla
magnifica memoria che ad ogni cin-
quant anni si rinnovella della sua In-
coronazione.
Sia il popolo veronese cos perse-
verante nella sua divozione a MiuaiA,
ed attaccato all affetto di questa te-

nera Madre, come la Vergine conti-


nuer a proteggerlo ed essergli scudo
contro ad ogni pi terribile avversit.

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82 MADONNA DBl POPOLO

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ELEGARTIVS FABREFR ^

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S4 MJDOirirA DEL POPOLO*

Fra mezzo le Colonne deW Arco


interiore.

SPINEfAB UALASPINAE MARCBI09I


ILLUSTRIBUS TiT. TA3I PEDEStRIS QUAM
AEQUESTRlS VILITIAE APVD CAROLVM V
IHPER. AC PHILIPPVM HYSPARIARVM
REGEM EIVS P. IR BELLIS QVt)T QVOT
VTRIRQVE CORTIGERE DIV VERSATO
CLARISS. ROnmS OB VICTORIAS
CVM IN SINGVLARl CERTAMISE
TV IN ACIE PORTA S EXIMIAE
tAVDIS QVOD FORIS PER ANNOS VI.

ET XL INTER PRAECLARA FACINORA


QVAM DOMI OCIOSVS DEGERE MALV
ERIT HIERONYMVS MALASPINA
marchio FRATRIS F. P. OBIIT
XIIII EL. DECEMBRIS M. D. LX.
XI AETATIS SVAE LXIIll

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FEROTIA. 85 -

iVe/ pavimento.

A . AVBATA . VRSINA
AMIDA . DI . PAPA . LEONE . X.

Da alcune Storie stampate in Verona


anno 1771.

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8ttl|)^^Il Tadre Pietro di Tiif


Generale dell Ordine dei Servili,

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li.

^umta^ue witacofo^a 7lb. TT^tia

. LA MADONNA DELLA SCALA


tteCfa CfiicMi i $ TTxuia dBci Scola

tu o?ecoua.

Programma. Ave Maria, grata piena,


^ Domnus tecum.
,

Anagramma. 7;^ anice para o tuielaris


-
^amanda Gemma.

fissendo Verona in potere di Can


GoBonde delia Scala^ una avventura de-
gna 'd'esseme fetta m^oria, e di con-
servar per mezzo delle istorie all'p
tala posterit, tutta la citt colm di
stopOTe. Ili Padre 7*iiielw di Tuderto^
Generale dellOrdin dei Serviti, reca-

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90 MADONNA DELLA SCALA
vasi a Verona lanno i3a4j avendo
gi prima con sue commissioni Frate
Francesco Patrizio da Siena mandato
innanzi.' Era questi uomo per pruden-
za riputatissimo', e chiarissimo in pie-
t. Fu motivo di questo viaggio, non
esservi in Verona Convento alcuno de*
suoi, che desiderava istituire. Ai pie-
tosi desideri di lui il patrocinio della
Vergine Madre di'Dio. venne pronto a
favorire la pia causa j dappoich Con
Grande^ chera allo ra. prncipe que-
sta citt, dalle continue guerre spos-
sato, fu colto da mortai malattia suo
bene migliore ed a maggiore vantag-
gio dei RR. Padri Serviti; ed il suo
morbo infier per modo, che alcun r-^

mecUo, n alcun altro mezzo dell ar


te medica .valse, non dir a liberarlo,
ma neppure a midgark). ConrigUaiidcW
.

lo frate Francesco, vol alla Vergine;

perch Le fi>sse iimaltsat un tempio,


)

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.
.
fTRONd. g
una di quelle case, che assai prima, in
qualit di privato abitava egli stesso.
Laimo 1829, precipuamente incalzan-
do il volere del re, fu condotta tanto
innanzi la fabbrica, che l Immagine di
Maria vi fu la prima volta dipinta sul
muro. JNoo dur pi a lungo la malat-
tiaj imperciocch appena fu la dipintu-
ra recata a termine, cos improvvisa-
mente ebbe fine il suo male, maravi-
gliandone i medici, che l avean detto
insanabile, acclamando tutto il popolo
e gridando al miracolo, e la causa del
nracplo all Immagine della Madre- di
Dio tutti concordemente attribuendo.
Della ricevuta salvezza lepoca fissa-
no alcuni scrittori a 3 di Novembre del
1 829, in cui fu, con infinito concorso
di V eronesi, celebrata ed in somma ve-
nerazione tenuta codesta sacra dipin-
tura fino allanno i362, che gli op-
pressi da malattia di qualunque sorte
Q2. MADONIA DELLA SCALA
sanava, ed ammirabili, straordinari mi-
racoli operava, solenni cotanto, che le
'
confinanti citt tutte accorrevano in i

folla a pregare ed a porger voti innan-


zi a Lei: e tra i molti, un cotal Dot-
tore di Milano, chiamato Ubertino,
dalla innumerevole folla di genti cal-

cato ed oppresso, venne fin da quella


citt, tra il freddo ed i ghiacci nel me-
se di Gennaio, camminando sempre a
pi nudi sulle nevi, a render grazie al-
la Gran Madre di Dio, perch nel 1 36a
Favea miracolosamente salvato da im-
minente pericolo di morire. Del re-
sto quale si fosse codesto pericolo, che

spinse ili Dottore ad imprendere un


viaggio si lungo, ed a camininare a pi -,

nudi sulle gelide nevi del verno, o


quei che si fosse il miracolo, che le \

confinanti citt in tanto numero ave-


va a s attirato; mentre ciascuno era
d avviso che forse altri od altri lo po-

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'

F EROS A. g3
nesse in iscrtto, nessuno il fece, o al-

meno di questo avvenimento ne^uno


gli scrtti conserv.
- Al simulacro di Lei, prima dimpren-
dere alcuna guerra, ricorrevano i Prin-
cipi Scaligeri, e riportate sopra i ne-
mici complete vittorie, e condotte in
sudditanza le citt, al patrocinio della
Vergine Madre di Dio affidavano; e
gli stendardi alla mano nemica rapiti,

e le armi degli avversari, comandaro-r


no che in modo di trofei alle pareti
della chiesa, in argomento di gradasi-
mo cuore, sappendessero. Da cotali o-
maggi adunque di que Prncipi, e dai
benefici delle rendite, di che il con-
vento abbondevolmehte arrcchirono,-
ne venne il dtolo d Santa Maria del-
la Scala, essendo stato il tempio, imn
meno che la sacra Immgine a spese
de Prncipi Scaligeri condotto a termi-

ne. Il religioso ossequio di que Prin-


o4 MADONNA DELLA SCALA

dpi la citt di Verona imitando, istitu

una pia Congregazione, onde accresce-


re il culto alla gran Vergine, la quale,
tanto in breve si accrebbe, che ascen-
deva a sedici mille il numero deCon-
fratelli, che la componevano, i quali
del sollevare i poveri, del tumulare i

trapassati, e di altre pietose opere as-


siduamente occupavano. Infinite, sic-
come dalle dipinte tabelle raccogliesi,

erano le grazie, con che la Madre di


Dio, quelli che a Lei ricorrevano, so-
lca beneficare : n tra le altre da
passare sotto silenzio quella mirabi-
lissima, che oper in Milano a i5 di
Novembre del i5a5 a favore di un
cotale soldato di Oderzo della Marca
'
Trivigiana, per nomeMargante diFon-
tanello, il quale, stipendiato dai Conti
di Collalto, si rec e prse albergo a
Milano, ove da Spagnuoli fu arrestalo
come uno spione del re de Francesi :

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FBRONA. 95
il quale essendo dallangoscia dei tor-
menti forzato depor falsamente di
essere stato spedito dai Franchi, fu
condannato alla forca. Mentre poi i

gradini del patibolo ascendeva, onde


porgere il collo al laccio, alla presen-
za dellinnumerevole popolo, concorso*
a vederlo, fece aperta la sua innocen-
za, chiamando in aiuto la Beatissima

Vergine della Scala in Verona, scon-


giurandola a proteggere un divoto, che
rendea manifesta la verit. La Conso-
latrice degli afflitti non lasci cader
vana la prece del languente, ed a lui
solo, mentre al patibolo appendevasi,
facendosi vedere, il corpo di lui, che
pendea dal laccio (siccome poscia egli

stesso con giuramento afferm) pron-


tamente colle pietose braccia sosten-

ne ; finch il popolo tutto gridando che


fosse posto in libert, ottenuta la gra-
zia, i primi passi verso Verona diresse,
9^
'
MADOtttfA DELLA SCALA

per rngraziairi lAlma. Liberatrice, e


porvi una tabella votiva, die alla po-
sterit narrasse il prodigio, che appeso
'
era alla parete. <

Queste memorie il Padre Gump-


penberg ricevette dal Jl. P. Alessan-
dro Boselli^ Provinciale deUa Societ
di Ges.

/ t *

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97

UN CENNO
DA AGGIUNGERSI ALLA' STORIA
DELLA inaiAGINB MIRACOLOSA
DELLA REIT VERGINE DELLA SCALA.

Oomecch alcun savio e gentilis-


simo socio a questopera mi abbia fat-

to riflettere, che ad illustrare, siccome


conviensi, l immagine miracolosa della

B. Yergine della Scala, io dovea dire


una parola intorno a que due per-
'

sonaggi, che genuflessi stanno in atto di


adorare la Vergine, e notati sono col
nome di Alberto e Mastino; e che, trat-

tandosi di stoica patria, io dovea scri-


vere qualche cosa di pi intorno a
quell illustre ammalato, principe di

\ erona, per la cui salute si e falla

r ^ ::y GoOgk
go MADONNA DELLA SCALA
dipingere la sacra Immagine, giacch
io aveva pubblicamente annunciato di
porre come appendice al P. Gump-
pemberg tutti quegli schiarimenti, che
per me far si potessero ;
per questo,
gratissimo al cortese avviso, perch
veggo non poter essere in alcun mo-
do dal ci far dispensato, n perch
questa venerata Immagine si trovi in
terre da noi lontane, n perch abbia-
si di cotale storia mancanza o scar-
sezza, per questo, io diceva, ho di-
visato di porre in fronte al presente

fascicolo un cenno storico, il quale,


giacch fui avvisato in tempo, servis-
se a soddisfare alle voglie altrui, pren-
dendolo letteralmente dalf originale
deir antico autore delle, histobie e
FATTI de Veronesi belli tempi d m,
POPOLO ET Signori Scaligeri
l eccellentissimo DOCT. de le LEGGI
Messer Torello Saratna Veronese.,

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APPENDICE 99
Campate in Verona per Antonio Por^
tese MDXLii Con Gratia et Priuilegio
Essendo morto nel i3o4 Bartohm^
meo della Scala senza legittimi figliuoli,

eragli successo nel governo di Verona


il fratello AloinOy il quale si prese a
collega il fratello minore Can-Fran-
cesco^ poi soprannominato Cab Grab-
DE. Questi due fratelli non contenti
della nomina del popolo, che poteva
luna o laltra volta reclamare i suoi
diritti, si fecero da Enrico fu crear
vicari imperiali, dopo di che, quasi
insultando a chi li aveva eletti, convo-
cati gli anziani, i gastaldi, ed il consi-
glio, rinunziarono all elezione di ca-
pitani del popolo, pubblicarono l in-
vestitura dell imperadore; a cui, e a
s stessi, fecero prestar giuramento.
Morto Alboino, rest solo Con
Grande, ed elesse a collega, ma solo
di nome, Alberto II figliuolo del de-

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j

lOO MADONNA DELLA SCALA


funto Alboino (colui che vedesi nella
stampa, genuflesso alla destra della
Madonna ).
Era Can Grande principe assai
formidabile e temuto per le innume-
revoli vittorie, che pel suo animo
coraggioso ed intraprendente avea ri-
portato. Fu veramente magnifico il

suo governo, e sollev la sua casa


ad un altissimo grado di potenza. Sot-
to di lui Verona fu capitale di stato

grandissimo, e sede di corte principe-


sca, e rifugio ed asilo dei primi perso-
naggi d! Italia. Matteo Visconti cac-
ciato da Milano dall' emolo Guido

della Torre, Dante che dedic allo


Scaligero il suo poema, un infinita
turba di Trubadori o Trovatori, cio
poeti, insomma letterati di ogni ma-
niera non trovarono ove meglio ri-

coverarsi, che presso il Principe di


Verona.

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ATPENDJCE 101
In questo tempo Messer Cane (
scri-

sopraccitato Saraina) incondn


do una granfie J'^^n'fjch.d per ^'^nu
mento de la Citta aiutato da li dt
ladini e contadini in questa spesale
fece la fossa larga e profonda defuo
ri la muraglia de la porta de S. Geor

gio sino a quella d* il Vescos>o: la


quale fu de estrema fatica, perchefu
gli bisogno tagliare una gran parte
de quella ne V monte , e con li pie
chi, scarpelli fondarla, oltre di que
sto fece con fretta le mura merlate
con le Torre intermedie de detta por
ta di il Vescovo sino a la chiesa de
S. Zenone posta ne l monte, la cag
gione de questa fretta fu, perche ha
veva sentore che li Duchi d^ A ustria,
e de Carinthia per instigatione di il

Conte de Gurrida, e Padouani con


gregauano gente per oppugnarli Ve
rona, e gi kaueuano ritrounto none
IOa MADONNA DELLA SCALA
cauilcUioni che m. Cane machinaua di
rompere la pace gi con quelli fatta
Mha m. Cane priiden*'- ctoni ral
tento il j^,vxire de questi preneipi^ e
cessarono li apparati loro incontinen
te. Il modo con quale lui opero fu,
che dimando a detti Signori Tedeschi

le Treugue per tutto Vanno mille du


cento e uentiquatro, quale di honauo
glia gli furono concesse senza saputa
d el Conte de Gurricia, e Padouani.
In quest anno fu diligente ne l fa
hrechure, e riscosse da Veronesi sol
di uinti per ciascheduna libra d el e
stimo drento , e soldi quindece per
'

quello de fuori per souentione delle


fabreche, e segretamente non cesso de
scrivere, e pagare noni soldati per es
sere improuisto olii danni de suoi e
nemici. Passato il tempo de le treu
ghe ne l principio de Marzo entro
con quatrocenio leggieri ne l teni
o

APPENDICE io3
mento de li enemici, e con inteUigen
za de le guardie piglio dui castelli ^

V uno de Vigazollo , laltro chiamai


de Brusaporchoy il quale saccheggiato
fece ardere, dopuoi facendo la strat
ta de Lonico entro ne H Padouano
scorrendo Montegnana, Este, Monce
lise J et il resto di queUo paese da
quello cant, riibbo, uccise, preggiono,
etobbruggio senza impedimento alga
no, e ritorno con una incredibile pre
da in Verona. E senza induggio rln
forzo le fabreche, e riscosse un altra
imposicione de soldi sedici per libra
cosi ne la Citta, come ne H destret
to. Ne 7 mese de Giugno . . . cavalco
a Modena quando gli sopragionse la

pessima novlla di il grande incndio


accaschato in Vincenza, il quarto gior
no di Giulio e durato per altri tre

continoui, impercche credesi che que


sto fuocho piu tosto per opera de al
I04 MADONTS BELLA SCALA
guno, che per fortuna s apicia si, per

che da tre canti incomincio, efu tale


che la quarta parte de la Citta ab
bruggU). De ci ne piglio m. Cane
ramaricho, e malancoUa grande temen
do il simile de Verona, e con fretta

se levo da Modena per venire a Ve


rona tutto ansio, e sbigottito. Ne
maggio fu assalito da una febre pe
stfera nasciuta da la commotione del
sangue e colera (e fu questa F ori-
gine di quella msJattia, a risanare la
quale fu poscia fatto il voto della di-
pintura della immagine, e della costru-
zione del tempio di Santa Maria della
Scala ) e fatto grane fu portato in Ve
rona, a la salute del quale incontinen
te fu chiamato lo eccellente suo me
dico, e consegliero m. Auantino de
Frachastori, il quale conosciuto il pe
ricolo della egritudine ordino che da
niguio fosse uisitato il Signore cono
I

APPENDICE io5
scendo che il raggionare gli era don
rteuole. Cosi che per questa solitudine
nacque fama in V?rona il Signore es
sere morto, per il che retrovandosi gli
nepoti messer Alberto, e Martino mol
to giovani (
sono questi i due perso-
naggi dipinti in atto di venerare Ma-
ria), a quali de raggiane peruencua
il dominio, Messer Federigo de la Sca
la, conte de la Frolle pullicella sepa
rato da V ubbedienza de Verona, per
che era vasaUo, et investito da lo im
peradore incomincio a suscitare rumo
re, e tenere modo con le ricchezze che
si attrouaua defarsi signore, e gi ha
ueiia riuoltato alcuni Capitani al suo
uolere, mha li reusci male il suo di
segno, perche V undecimo giorno irico

Trncio a ricessare la febre de messer


Cane. ....e conualse a pieno auanli
il ftire de un mese. Risanato riem
pi molti noti dando gralia a Dio del
la sua salute.

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loG MADONNA DELLA SCALA
Dopo varie imprese e faticosissime
guerre, Can Grande venne a morte
in Treidggioy lagirfmato da tutto Pes
morto fu portato in
sercilo dal quale

T^erona, veduto con estrema doglia


da li suoi Veronesi y preparate V es
sequie maravegliose con paggi^ e
li

cas>aUi coperti de ueluto nero, che tra


bevano stendardi per terra con uno
nomero de famegliari abigUati tutti
de nero nella prima bora de la notte
fu portato da sei Capitani nel ferro
tro a la chiesa de santa Maria an
licha seguendolo tutti li Cittadini con
li Torchi accesi nelle mani, e fu col
locato in una archa de pietra sopra
la porta de la chiesa , oue anchora
Possa sua riposano.
Successero adonque m. Alberto e
Mastino rP el dominio di el barbano
paceficamente , e sanza contraddittio
ne alguna publicati al capitello in Ve

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APr ENDICE 107
rotta, e cosi in c'iascaduna altra cif
la da m. Cane gi posseduta, e qiie
sta publicatione si fece il giorno vi

gesinio quarto di Giulio con solenni


ia di campane, e fuochi per un gior
no continoiio. Questi dui novelli Signo
ri erano comprehesi e nominati ne U
ultima inuestitura pigliata per m. Ca
ne in Milano da Lodouico Bauaro Im
peradore con espressa dechiaratione
d' el detto Cesare, che uno di questi
sanza figliuoli muscoli mancando , Val
Ir succedessi in tutto, e per niguno
modo il staio de Scaligeri potesse es
sere diuiso, mi ha restassi sempre al
primo genito. E bench raggionevol
mente il reggitore doueua esser m. Al
berto maggiore di anni, volse egli, e
consenti chi Mastino gli fus
ilfratello

se collega, e compagno ne la Signo


ria seguitando le norme e regola de

suoi maggiori. Imperoche erano de na


.

. I o8 MADONNA DELLA SCAL /


tura molto differenti questi fraieUi
Era m. Alberto queto , pacifico g^b

vialey a cid piaceuano gU Utteratiy mu


siciy corteggiani galantiy delicato nel
la sua complessione f et inatto al pa
tire. AW oncontro m. Mastino bellico
sOy adusto y terribiley forte y disposto a
sopportare ogni disaggio e fatichayper
il che fu quasi debisogno per comma
do' d* el loro stalo permetterCy che m.
Mastino hauessi la cura de gU salda
tiy e guerre.
Tanto mi parve trarre dalle vero-
nesi storie, ad avere una chiara cogni-
zione di Can Grande, e de suoi ne-
poti Alberto II, e Mastino II padroni
di Verona.

Il Traduttore
Agostino Zanella p.

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Bentdicta tu, inter mulieres : per
credulitatem cordis sancti tui.

Psalterium Marianum
Psal. I. ver. 3.

In fra ledonne Iddio


Te sola benedetto,
Ch sempre viva in petto
Serbasti la sua f.

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I

DigilizecTbytoogle
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l^IADONNADI CAMPA&m |

^
I

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i

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VlilotSAUI CAMPAtJt.

NAPOU ^
Ili

III.

^luma^iite mtracofoja defila 2fh- OTIxitta

LA MADONNA DELLA PACE


detta voi^ariiieiite

LA MADONNA Di CAMP AGIVA


c(\c ii tfcuera uu uiigfio e M4Cjjo d(.>tviute

a <>?etoua.

Programma, Ave Maria, gratin pie-


na, Dominus tecmn.
Anagramma. Gemma lucida animata
et in utero pura.

La guerra che al principio dello

scorso secolo afflisse la citt di Vero-


na (ricordo al lettore che il P. Gump-
penbei^ ,
questa istoria scriveva nel
i65o einca), qual chella si fosse, egli

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I

lia MADONNA DELLA PACE


fuor d ogni dubbio, che i sobborghi
intieramente sbalestr, i quali furono
poi alla fine dai cittadini stessi, a mag-
gior sicurezza della citt, smantellati
e rasi al suolo. Coloro stessi pertanto
che si grave guasto menavano, lascia-
rono intatto quel muro che sostene-
va l immagine di Maria, cui gi fin
da dugento anni innanzi dal popolo
si rendevano onori, e tenuta era in al-
tissima venerazione 5
perch da Essa
ne aveano que benefici, che loro tor-

navano necessari. Per questo salita era


in fama di miracolosa, e celebrata dal-
le vicine e dalle lontane genti, che
traevano a quel muro, a raccoman-
darsi alla Vergine, che i buoni so-
spiravano ormai di vedere in magni-
fico tempio custodita . T erminata la
guerra intorno allanno iSSg, fattosi
il concorso maggiore che prima, pens
il Vescovo di trasportarla soleniiemen-'

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.

FERON I t3

te in citt, ed in essa, un tempio in-


nalzarvi, nel quale pi decentemente,

che non col sotto il cielo sereno, fs-

se venerata e visitata da tutti. Cosi av-


visossi egli in sulle prime j ma matu-
rando quel primo pensiero ,
parvegli
pi proprio che innalzare se Le do-
vesse un tempio nel luogo stesso in
cui r Immagine allor si trovava , pro-
mettendo gi la concliiusa pace ogni

sicurezza alla durata del tempio, e non


mancandovi le necessarie ricchezze a

costruirlo.
'
Come furono fatti consapevoli i cit-

tadini del desiderio del Vescovo, ripu-

tando malfatto e quasi colpa lo scac-


ciare si grande Benefattrice dalla sua
dimora, che con ogni diritto per lo spa-
zio di pi di due secoli avea posseduto j
e temendo che allontanata Tlmmagine,
forse di l non si allontanassero i be-
nefici non meno che la futura speran-
8
4

1 1 MADONNA DELLA PACE


za di Ogni altro vantaggio, portando
'

incontanente al loro Vescovo grosse


somme di danaro, diedero il sospira-
to adempimento ai di lui desideri.


Primi dogni altro furono quelK,che
abitavano la piazza di S. Michele, che
grosso borgo fuor di Verona, presso
a questo Santuario. Costoro offersero
quattro campi legalmente comperati, e
li stabilirono in dote del tempio fu-
turo, ed in fatto subitamente con som-
ma alacrit di animo fu dato iucomin-
ciamento alla costruzione del tempio:
ed 'accrescendosi ogni di pi la piet
de Veronesi, vi andarono col anche
abitatori , i quali godevano dimorare
presso ad un tempio si caro, da cui
ottenevano sovente benefci e miraco-
li. La propagatasi divozione anche al
presente si conserva, e vi numeroso
concorso de suoi divoti.
Joark. Bapt. Aborti,

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FERONJ. I l5

NB. Il P. Gumppenberg racconta


cosi brevemente la storia di questa Im^
magine, una di numero delle pi pro-
digiose e venerate: ed avendo io pro-
messo nel Progetto dell opera di fare
tutte le necessarie aggiuntCf non so-
lamente coir introdurvi la descrizione
delle Immaginij che mancano nelT o-
pera sua, ma facendovi anche quelle
illustrazioni alle sue storie, che dietro
a fondati documenti io potr racco-

^iere, pongo qui in ristretto ci che di


questa Immagine lasci scritto Mes-
ser Alessandro Canobbio in alcuni
suoi opuscoli.
ADDIZIONE
affa 'nXjoomta Dcf^a ^Pace

Detta niaaDotma Di 6aiupagwa,

Era la citt nostra negli antichi


tempi, tutto allintorno per pi dun
miglio fuori dalle mura, da bellissimi
borghi circondata, nei quali erano di-
votissime chiese, ornali palagi, case e
famiglie distinte, ed amenissimi giar-
dini : ma nell ultima guerra fu ab-
bruciala ogni cosa (ann. i5oocirc)
e poscia fin dai fondamenti distrutta
per modo, che tutti quei dintorni ri-

dotti furono ad una deserta e misera-


bile pianura. Nel borgo fuor deUa Por-
ta che a Vicenza conduce, ed detta
la Porta del Vescovo, non mollo lou-

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tototZIOTTB 117
tano dalla citt, era unImmagine di

Maria, che siede col figliuolino al pet-

to allattandolo, ed a lei compagne due


altre figure di santi, che rappresen-
tano S. Bartolommeo quella che
situata alla sua destra, e Santo An-
tonio Abate quella che alla sinistra.

Questa Immagine dipinta era in un


pezzo di antica muraglia dell altezza

di dieci piedi, ed altrettanti di lar-

ghezza, posta in un fondo di cotal

Cosimo dal Perarollo*, muraglia, che


formava T ultimo avanzo delle lagri-

mate rovine, ma conservava insieme


una dipintura di valente pennello, che
la Vergine rappresentava in espres-
sione assai grave e divota. Non era

notato il tempo in cui* quella Immagi-


ne stata fosse dipinta; ma bene argo-
mentar 'si potea da altre somiglian-
ti dipinture e forse di quel maestro
stesso, nelle quali notato era il tempo.

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Il8 MADONNA DELLA PACE
che essa fosse lavoro del 1400 o l-

presso. Quella muraglia era stata la-


sciata intatta per questo, che lunga
era dalla strada maggiore, o come si

suol chiamare, strada maestra^ in una


via per non molto discosta, ma non
tanto messa in veduta, si che alcuno
impedimento alla spianata recasse.

Si per lunga tradizione inteso


essere stata sempre Immagine molto
in divozione a lutto quel Borgo, e
di continuo riverita ed onorala, e che
moltissimi, e precipuamente coloro, che
nella contrada di S. Michele abitava-

no, lasciando la strada maestra da


lato, per quella se ne andavano, che
passava dinanzi all Immagine della
Vergine, per farle inchino, e salutarla
coV^ Ave Maria : e gi si vedea questa
divozione ogni giorno accendersi pi,
e farsi maggiore. E lanno iSSg in
sul cominciar dellAprile fu, quasi di

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ADDIZIONE 1*9
improvviso, un cosi grande concorrer
di genti cittadine, di contado e fore-
stiere, che da ognuno fu giudicato mi-
racoloso questo gran movimento, di cui
nessuno ancora non conoscea la cagio-

ne. Quivi in pochi di furono offerte


grosse somme di danaro, e voti, e sta-
tue di cera o dargento in grandissi-
,

ma quantit; ogni giorno pi larghe


vi si raccoglio'ano le limosine, e si

vedea crescere la divozione e molti-


plicarsi, perch a molti erano grazie
concedute, e moltissimi da parecpliie
infermit miracolosamente liberati.
Come il Rev.o Mons. Agostino Ll-
pomano, a quel tempo Vescovo^di \e-
rona, ebbe inteso essere grandissima
la quantit delle oblazioni, ed innume-
revole U concorso delle genti, non che
la fama de miracoli divulgatasi, coman-
d al suo Generale ,Yicario ed al Can-
celliere che pigliassero diligente infor-
120 mdontta della pace
raazione, dietro 1 esame di persona
degne di fede, dei miracoli ,
e delle
grazie, che molti dicevano davere ot-
tenute. Quindi vedendo divenire sem-
pre maggiore il concorso delle devo-
te genti ,
divisarono dietro il consi-
glio di Monsignor Reverendissimo Ve-
scovo, e dei Magnifici Signori Prov-
veditori della Citt, che questa santa
Immagine trasportata fosse in luogo
pi degno, e pi comodo, precipua-
mente perch molti maestri dell ar-
te faceano sicura promessa di tras-
portarla intiera e ben conservata.
Preso questo divisamento, si dispu-
t del luogo in cui por si dovesse; e
fu conchiuso che conveniva collocar-
la fuor della spianata, giudicandosi
dalle molte limosine, che in cosi po-
chi giorni erano state offerte, e che
andavano^ ogni giorno pi crescendo,
che quivi in breve edificar si potfeb-

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,

ADDIZIONE 121
be una chiesa a conservare degna-
mente, il devoto Simulacro. La con-
trada di S. Michele come ebbe ci
inteso, mand subito suoi rappresen-
tanti a far dono di alcuni campi del
suo terreno ,
acciocch
Monsignore
Reverendissimo accordasse che sopra
quelli la magnifica fabbrica fosse in-
nalzata . Ci avvenne a 1 9 Aprile
siccome appare dagli scritti del Can-
cellier Vescovile, e Monsig. Reveren-
dissimo, assai di buon grado, quanto
per mezzo di s pia e divota doman-
da ricercavano concesse.
Fu dunque appareccliiata una pic-
ccJa chiesa di legno ,
poco discos-
to dal luogo ove al presente quella
magnifica di pietre si ritrova; ed in

essa una base di muro si innalz,


onde porvela sopra. Alcuni valenti
ed abili muratori, pi per lor divo-
zione che per fine d alcun proemio,
l2 MAONNA DELLA PACE
questa impresa accettarono, e circon-
I

data la muraglia su cui dipinta era


la divota Immagine, ed incassatala
bene con alcune travi, e bene assi-

curata, la levarono; e cosi, come sta-


va nel muro, ai 2, i d Aprile la po-
sero sopra un carroccio, tutto di fio-
t
ri, di panni di seta, di tovaglie e di
i .

argenti adornato, e con infiniti limai


accesi in modo da parere un ricchis-

simo e divotissimo altare.

Quivi era tutto il clero apparec-


chiato, anzi, a dir pi vero, la citt
1
tutta^ per accompagnare la santissima
Immagine: e bench il carroccio da
buoi e da cavalli tirato fosse, tanta
era la divota gente che aiutava a con-
durlo, che gli animali non v erano pi
che per apparenza, non gi ad im-
piegarvi fatica. Volle il grande Iddio
favorire questa santa e pietosa fim-
)
zioue con un chiaro e limpidissiino
I
\

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ADDIZIONE ia3*

dielo : e siccome nell aria, nella sla-

gione e ne fioriti campi, era unalle-


grissima e vivacissima primavera, cosi
questa veniva altres rappresentate dal-
la vaghezza dei colori delle bandiere
e dei gonfaloni, non meno che dalla

variet dei vestimenti de religiosi e

de secolari, e di quelli precipuamente


delle donne, e pi ancora dalla dolce
gioia ed allegrezza, che ciascuno sen-
tiva dentro del cuore, la quale era
tanta, che quivi non vavea chi non ne
dimostrasse manifestissimo segno, col-
le liete e gioconde lagrime, che dagli
allegri volti in gran copia versavano.
' Giunta la sacra Immagine all ap-
prestato luogo, tutti si piegarono de-
voti innanzi a Lei e vi fu cantato il

Te Deum, ed altre lodi tenerissime e

commoventi: quindi Mons. Reveren-


dissimo Vescovo benedisse al nume-
roso popolo divoto, il quale tutto com-

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ia4 MADONNA DELLA PACE
mosso se ne ritorn alla citt. Dis-
correndo velocissima per ogni dove la
fama dei miracoli, e dell infinito con-
corso delle genti colle magnifiche e
njimerose oblaoni, e sparsasi voce
che la gloriosa Immagine in altro luo-

go da quello di prima era stata tras-


portata, le ville intiere e le castella
da lontani siti processionalmente ac-
correvano a visitarla, per modo che in
que d ci vennero non solamente quei
del Veronese, ma quelli altres delle

vicine provincie, cio dalle terre del


contado Bresciano, del Vicentino, del
Mantovano e del Trentino: e ciascuna
riUa o castello sue oblazioni vi reca-
va, portandovi altri una torcia con en-
trovi piantati danari ,
altri altre cose
secondo il loro potere, senza dire di
tutte le offerte che vi faceano le par-

ticolari persone e da : si profonda di-


vozione compresi vi comparivano, che

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ADDIZIONE 12.5

non era alcuno, che non restasse edi-

ficato e compunto. Accompagnali ve-


nivano da loro curati, con croci, gon-
faloni, e con tutte le divole Immagi-
ni delle lor chiese. Vergini donzelle,

co capelli sparsi e bianco-vestite, le

immagini portavano della Madonna, e


a due a due tutti procedendo, le h-
tanie cantavano ed altre laudi all^U-
tissimo, ed alla gloriosa Vergine che
recavansi a visitare. Ci che fu fatto
dalle ville e dalle castella, fecesi pa-
rimente dalle contrade tutte e dalle
parrocchie della citt :
per tal modo i

piccoli non meno che i grandi, o gli

uomini del pari che le donne, anda-


vano fuori della citt a venerare la

benedetta Immagine, in divola emu-


lazione, con belle e cristiane inven-
zioni scambievolmente gareggiando. Le
Arti tutte concorsero ad otlerirvi obla-
zioni diverse, alcune paramenti pei Sa-
Il6 MADONNA DELIA TACE
cerdoti recandovi, altre preziosi cali-
ci, altre ornamenti per 1 altare, ed
altre di altre necessarie cose il nuovo
tempio adornando. La magnifica citt
Le diede in dono altri sei campi di
terreno nel luogo istesso ove la det-
ta Immagine
era*, siccome si pu vedere

in un pubblico atto a a 8 di Aprile


1559. Le limosine de danari, degli
ornamenti di chiesa, delle cere, degli
argenti, erano per guisa accresciute,
ed andavano tuttava a dismisura cre-

scendo, che raccolte pareccliie migliaia


di ducati, tutte queste somme Mon-
signore Reverendissimo a vantaggio
de luoghi pii della Magnifica Gtt
di Verona, e precipuamente a solle-
vare l inopia delle Convertite^ il di
1 2 Maggio destin. Furono eletti, do-
po questa disposizione, nel magnifioo
Consiglio dei Dodici sei prindpaHs-
simi Gentiluomini, che della ^CMosa

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addizione i2y
Immagine aTessero cura, c continua
custodia. Costoro ogni cosa con gran-
dis^ma dignit ordinarono, e fecero
costruire un ornatissimo altare alla sa-
cra Immagine, ove Monsignore Reve-
rendissimo Vescovo la prima messa
il giorno di Pentecoste cant, accor-
savi in folla la citt ed i forestieri dei

paesi e delle provincie vicine. Fn dal


medesimo Consiglio deliberato, che a

fi8 di Maggio si avesse a fare una ge-


nerai processione dalla citt fino al-
r Immagine miracolosa di Mria, e
che, della pubblica cassa del Comune,
offerir le si dovessero cento ducati.
Quanto erasi divisato, tanto fu esat-

tamente eseguito. Riusc cotanto ma-


memoria
gnifca la processione, che a

duomo Verona non ne avea veduto mai


altra pi splendida o pi bella per lo
innanzi. Furono eletti quaranta Gen-
tiluomini colle mazze ad ordinarla ;
laS MADONNA DELLA PACE
yi intervennero i religiosi tutti della
citt, tutte le scuole de secolari, e tut-
te le Artij vi fu parimente il Colle-
gio de Notai, non meno che quello
de Dottori in legge, e quello de Me-
dici. Infinito numero di fanciulletti e

di fanciulle bianco-vestite, vi rappre-

sentarono parecchie istorie dellantico


e del nuovo Testamento, con inven-
zioni bellissime, e con grandissima spe-
sa di vestimenti, e di carri trionfali
da molti 'cavalli tirati, i quali imme^
diatamente alla processione tenevano
dietro. Tutto era gioia ed esultanza;
e le strade della citt per cui passar
dovea la processione, erano coperte di
panni, e cosparse di verdura e di fio-
li, e le case vagamente con tappezze-
rie addobbate. Cotanta divota solennit
fu favorita dal cielo colla sua tran-
quilla serenit, ed ogni cosa, con tanta
obbedienza e divozione fu a termine

Digitized by Google
ADDIZIONE IH 9

condotta, che parve a tutti cosa mi-


racolosa, che r infinito popolo da ogni
minimo disordine si contenesse.
. Fu allora che il Rev.'" Vescovo,
e con esso la magnifica Citt, furon
d avviso, che quivi un augusto tem-
pio si edificasse. Fu a questa impresa
eletto Messer Michele Sanmicheli, ar-
chitetto eccellentissimo, il quale pre-
sent il disegno ed il modello di quel

magnifico tempio, che al presente pos-


sediamo, ammirato da tutti. Monsigno-
re Reverendissimo la prima pietra dei
fondamenti solennemente vi pose. P'u
spellato allora quel tempio e quella
Immagine sacrata S. Maria della Pace^
perch nel tempo stesso fu conchiusa
la pace tra il re Cattolico ed il re
Cristianissimo: anzi puossi affermare,
che tutti i Principi Cristiani allora le
differenze loro composero.
Come fu fatta pubblica la delibera-

9
l3o MADONNA DELLA PACE
zione della fabbrica augusta, subito fa
un grande spedirsi da ogni parte in re-
galo pietre, tavolette, calce e legname,
per guisa che in brevissimo tempo fu
assai di materia apprestato, da poter
dare non solo incominciamento, ma si

anche nell edilzio molto inoltrarsi .

Erano dipoi offerte tanto a ribocco le

limosine, per cui fu anzi brevemente


a felice e sospirato termine condotto.
Inaugurato solennemente il magni-
fico tempio alla gran Vergine, fu sta-
bilito che ogni anno fossero di nuovo
eletti, oppur confermati, alla custodia
della Madonna due venerabili sacerdo-

ti, i quali celebrare dovessero \e messe,

che in gran copia dal devoto popolo


erano offerte. Inoltre fu eletta una pre-
sidenza ed un secretarlo, perch tenes-
sero accurato registro di tutti gli ori,
dogli argenti, delle sete, dei drappi,

delle cere, e dogni altra cosa che of-

Dlgitized by GoogI(
1

ADDIZIONE 1 3

ferta fosse, notandone il peso e la qua-


lit. Oltre a ci (affinch se ne con-
servasse la divozione in quella vene-
razione ,che si conviene) furono dai
Clarissimi Signori Rettori con procla-
mi penali severamente proibiti col i

balli, le meretrici, i giuocatori ed ogni


altro simile profano trattenimento. E
per ovviare che le bettole e le oste-
rie, ed ogni altra maniera di botteghe,
per la sua vicinanza non offendessero
la divozione di chi andava ad orare
ed attendere ai divini uffici, venne
stabilito dal Signor Provveditore un
certo termine, il quale non potesse
per alcun modo essere trasgredito, sot-
to le pene dai signori Rettori destinate.
Ordinata cosi ogni cosa, ed essendo
gi quivi la sacra Immagine traspor-
tata, accompagnatavi da generai pro-
cessione, fu questa per molti anni di
seguito in quel giorno, come per an-
l3a MJDONNA DELLA PACE
niversaria ricordanza continuata. L an-
no i56a, essendo Priore il sig. Conte
Dalla Torre, procur di ottenere da
Sua Santit il Romano Pontefice un
Giubileo per tutti coloro, i quali, que-
sto sacro tempio visitassero, ci che fu
da Sua Santit concesso, ricevuto a-
vendo certissima relazione della gran
divozione che a questa gloriosa Im-
magine avevasi e delle moltissime gra-
zie, che per intercessione di Lei otte-
nevano tutti.

Fu in appresso quivi fabbricato un


Monastero di PP. Camaldolesi, non
essendovi alcuna casa religiosa di que-
sto Ordine in citt (nel quale entrarono
allora ad un tempo stesso, fatti mo-
naci, cinquanta Veronesi) i quali la sa-
cra Immagine pietosamente custodiva-
no, ed amministravano a devoti fede-
li i Sacramenti: e quella Vergine, che
prima era detta la Madonna della Pa-

Digitized by Google
DDlZlOirB i33
ce a cagione della pace conchiiisa, co-
me detto di sopra, in appresso San-
ta Maria della Campagna di S. Mi-
chele fuori delle mura di Verona fu
appellata. E questa Plenaria Indulgen-
za ,
con remissione di tutti i peccati
in forma di Giubileo, concesse il Ro-
mano Pontefice nel giorno dellAssun-
zione gloriosa di Lei, e nella quarta
domenica di quaresima, dai primi ve-

speri fino al tramontare del sole; per-


ch preghino Iddio, coloro che inten-
dono acquistarla, per la conservazione

della pace fra i principi cristiani, per

l esaltazione della fede cattolica e del-

la Apostolica Sede. E diede il Ponte-


fice massimo ai Confessori facolt di
assolvere dai peccati riservati non solo,

ma si anche di commutare quasi ogni


sorte di voti in altre opere pie, ec-
cettuati per i voti di castit e di re-

ligione.
I
34 MTtOJIN DELL.A PACE

Cos in ambe queste solennit di


Plenaria Indulgenza fu ogni anno gran-
dissimo concorso di genti dalla Citt,
dal territorio e da altri luoghi ancora.
Ascendeva a molte migliaia di ducati

la somma delle limosine raccolte, ed


ogni cosa secondo il volere del Ves-
covo era amministrata, il Reverendis-
simo ed Illustrissimo Cardinale Mon-
signore Agostino Valerio, senza la cui
decisione cosa alcuna non si operavjji.

N la divozione, che animava i buoni


Veronesi d allora, venne mai meno ;

ma continu sempre fervida fino a noi,


e continua ancora dopo s lungo cor-
rer d anni e succedersi di generazioni.

Da alcuni opuscoli di
Alessandro Canobbio.

Digitized by tuoj(le
T'f

ADDIZIONE l35
Qui U Canobbio aggiunge un li-

bro intero dei principali miracoli per

questa sacra Immagine operali, inco-


minciandone la descrizione cos. I mi-
racoli e le grazie che il Signore Id-
dio, per mezzo di questa santa Im-
magine, ai divoti fedeli ha conceduto,
sono per vero dire infiniti, come dalle

numerose tavolette, nelle quali sono


dipinti, si pu con tutta certezza rac-
cogliere: e quantunque per la fabbrica
della chiesa, ed a cagione dei venti e I

delle pioggie molte ne sieno smarrite


e consumate, si veggono per ancora
molti, che a Lei si raccomandurotio,
essere stati di maravigliose grazie fa-
voriti. Tale assalito improvvisamente
dal suo nemico, tale altro colto dagli
assassini, altri in pericolo di annegar-
si, chi cade dallalto, chi gi acesi in
letto vicino a morire, e chi finalmen-

te da incurabile infermit oppresso, sa-

i
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l36 3TD0NNJ DELLA PACE
nato si trova. Avvi a cui, rottosi il lac-
cio nell appiccarlo, sospesa ne rimane
1 esecuzione ,
e trovatolo intanto in-
nocente, viene assolto, ed altri di al-

tre grazie arricchiti ; ma perch cotali


miracoli autenticit non anno fuor di
quella d esser dipinti in siffatte tavo-
lette, nelle quali talvolta nemmeno il

il luogo \i registralo, n il tempo,


n manco la persona a cui state ^ono
concesse, perci di tutti descriver (
di-
ce il Canobbio) queventidue soli, che
nel processo fatto nel iSSg per ordine
di Monsignor Reverendissimo Vescovo
di Verona furono distesamente scritti.

DfL'racolo I. Rubino, (proces. a pag.


3.) figliuolo di maestro Francesco cal-
zolaio, nella contrada di Era, di anni

dieci, avendo patito per due anni una


infermit di doglie continue in ima
gamba e nel sinistro fianco, da non
poter camminare che coll appoggio d

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j

AUDI WS E l3;
una gruccia, ed alcune volte da s for-
te dolore assalito, da doversi getta-
re a terra, recossi con altrui aiuto a
visitare la sacra Immagine, ed, appena
dette alcune orazioni, fu libero da ogni
doglia, ed in tutto sano ritorn ga-
gliardamente a casa sua senza gruccia,
n altro sostegno che si fosse. Fu ogni
coca da lui stesso, e da altri ancora,'
con giuramento confermata.
Miracolo II. Federico, {proces. a
pag. IO.) figliuolo di Bernardino Can
Francesco da Castello, detto Trentino,
da Cazzan d Ilasi, aveva gli occhi bian-
chi in modo, e sporgenti, che parevano
due pallette di ricotta senza forma, e
senza alcuna apparenza di nero in mez-
zo allocchio, n vedea cosa alcuna. A
a5 madre lo port alla
d Aprile sua

venerata Immagine della Madonna, e


sgombrata un poco la folla, fu da tut-
to il popolo questa difformit veduta
l38 MADONNA DELLA PACE
e dopo eh ebbe alquanto pregato, in
un momento riacquistarono gli ocelli
la lor debita forma, ed il nero nel

mezzo, esultando egli quasi di pazza


allegrezza, perch tutto vedea. Dietro

rigoroso esame di medici e chirurghi,


e dietro U prestato giuramento di
molte persone e della madre stessa di
colui che fu risanato, si fece memoria
di questo miracolo nel process.
Miracolo III. Luca, (proces. a pag.
\l\.) figlia di Girolamo, di Giovanni
Maria da Fumane, ortolano in S. Pie-
tro in Castello, il giorno di S. Giorgio,
essendo nell et di un anno e mezzo,
cadde per una finestra da spavente-
vole altezza. La bambina fu subito pre-
sa in braccio dalla madre palpitante,
e si fece in un momento pallida e fred-

da. La madre, che avea grandissima di-


vozione alla gloriosa Vergine di Cam-
pagna, la raccomand a Lei, e fecele

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JDDIZION E iSg
voto d una offerta di cera alla sua Im-
magine. Ottenne la grazia, la figlia co-
minci a respirare e risan. Ci fu
deposlo con giuramento solenne.
Miracolo Tobia, {proc. a pag.
1 8. ) figliuolo di Libramano Ebreo, dal-

la Santissima Vergine inspirato (come


testific egli stesso con Muramento)
a farsi cristiano, stette tre notti senza
poter dormire, per la grande confusione
e sbalordimento, che avea. Finalmente
vestitosi alla foggia de Cristiani, and
ad un suo amico, che l presso al san-
tuario della Madonna abitava; e reca-
tosi con esso lui dinanzi all Immagine

di Maria, vi stette per lo spazio di

circa mezz ora, offerendo una limo-


sina alla cassa, ed a poveri. Doman-
dando d essere battezzato, fu tosto
da suoi Ebrei richiamato, promessegli
grosse somme di danaro, e pregatolo

colle lagrime agli occhi, perch non


l4o MADONNA DJSLLA PAC

volesse la sua religione abbandonare


Ma fermo T obia, nella presa detenni-

nazione, rimase saldo e forte in Fede,


dicendo, che per ispirazione della Ma-
donna, che faceva tanti miracoli a quel-
la sua Immagine, volea esser fatto
Cristiano. Ottenne ci eh egli desider.
Dei a a miracoli, che si possono leg-
gere da chicchessia in Canobbio, e che
formano parte della storia sua della
Madonna di Campagna^ cavati dal pro-
cesso che fu fatto fare da Monsignor
Vescovo, ne ho scelto, e qui posto in
ristretto, soli quattro, che valgano per
tutti, per non essere troppo lungo nel-
la materia.

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Univtrsas enim fteminas vincis pulchri-
tudine carnis : superas Angelos et Ar-
ckangelos excellenta sancttatis.

Psalterium Marianum
Psal. I. ver, 4*

Poich le donne tutte


Tu Tnci in tua beltade :

Tu vinci in saotitade
Gli abitatordel Ciel.

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DigitizcI tiy G()Og[e
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1

MADONNAnELIA CORONA.
/// . 'ko/t// /'tt//t' it'r) l//

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/X
'
71 ^

/<Aim ) i A/.

4.S?as^*Bna
.

143

IV

^lUfua^itte mimc:)fo^a deffa Q/h- Tllxitta

LA MADONNA DELLA CORONA


TTtotifcSafoo, a 5 ttii^fta

Da ^?e^'Olta

Programma. Ave Maria , gratia pie-


na, Dominus tecum.
Anagramma Mutila a macula, Jb-
MUST parilo et regna.

NeUa citt di Rodi, famosissima


come per molte altre illustri memorie
degli antichi, cosi anche in grandissima
celebrit venuta, perch ivi fu la lesi-

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1^4 VADOViJiA DELLA CORONA

denza della Sacra Religione e dei no-


bili Cavalieri di San Giovanni Gero-
solimitano per lo spazio di dugento e
tredici anni, eravi un magniGco tem-
pio solenne, a cui in gran folla conti-
nuamente il popolo concorreva ,
per
la divozione che eravi grande ad una
Immagine della Beatissima Tergine,
che a larga mano dispensava grazie e
mirabili favori a coloro che pietosa-

mente alla di Lei intercessione ricorre-


vano. Avventurata quella citt ! Ma sif-

fatti favori durarono solo pel corso di


anni novanta; poich Solimano, figlio
di Selim, Imperadore dei Turchi, ere-
de dello spirito e degli odi del padre,
avendo ricevuto da lui per testamento
comando espresso di scacciare da Rodi
r ordine Cavalleresco, che in essa ri-
sedeva, venne furioso con potentissi-
ma armata ad assediarla; e dopo sei
mesi di ferocissimi assalti ,
costrinse i

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rp.Rorrj i/,5

alorosi Cavalieri, ormai privi d ogni

umano soccorso, a pattuire la resa


lasciate loro salve le sostanze e la vi-

ta. Correva allora lanno i5aa del-


F era nostra, e savvidero bene que*
di Rodi non essere questa sola F a-
mara disavventura che li coglieva, ma
'
raddoppiarsi le loro disgrazie j
per-
ch entrati essendo i Turchi nella
citt, e contro ogni patto que luo-
ghi ed i contorni violentemente sac-
cheggiando, ed esercitando contro de'
Cristiani ogni atto di barbara crudel-

t, furono questi costretti a cercar-


si un asilo nellinterno dei templi. Se
non che troppo era incerta e mal si-
cura quella difesa; poich i Turchi o-
gni pi santa cosa ed ogni reUgioso
istromento spezzando e conculcando
sotto de' piedi, per fino le sacrate im-
magini del Crocifisso e della Vergine
gloriosa, i preziosi vasi ed i pi ricchi
l4<^ MADOUN DELLA CORONA
ornamenti sacrilegamente depredaro-
no. Fu allora che moltissimi di que

Barbari nel tempio entrati in cui si ado-


rava la miracolosa Immagine di Maria,
con ogni sorta di sacrilegio contro le

sacre cose villanamente scagliandosi,


mentre que di Rodi^ che col erano
accorsi, solleciti ed impauriti teneano
fisso nella santa Effigie lo sguardo, im-
plorando da Lei pronto il soccorso, si

vide repente reso vto il nicchio ove la


statua era posta, e lImmagine scompar-
sa; n, cessato lostil furore, per quanto
sollecita investigazione usar sapessero
nel ricercarla, la poterono ritrovare :

sicch ad un tempo stesso abbando-


nati si videro dal prezioso pegno ce-
leste della miracolosa Immagine e
,

dallOrdine cavalleresco di San Gio-


vanni, che Con tanta moderazione fe-
licemente per si lungo tempo li avea
governati.

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FERONJ ^47
Part quel religioso Ordine de pro-
pri vascelli provvisto, e di alcuni di
quelli de Turchi, che Solimano, usan-
do magnaminit non pria da lui usata,

cortesemente prestogli^ e dopo il corso


di pericolosa navigazione a Roma per-
venuto, e poscia a Viterbo alcuni anni
trattenutosi, in fine si ridusse, e stabili

la sua sede a Mcdta^ opportunissima


isola a suoi esercizi, di cui dalla libe-
ralit di Carlo V. Imperatore fu ge-
nerosamente investito.

Frattanto, la notte seguente al giorno


che i Barbari dentro Rodi e ne tem-
pli empiamente ed avaramente ruba-
vano e conculcavano le umane cose e
le divine, apparve in una co tal pianura,
a mezzo dira altissimo dorso che for-

ma il famoso Monte Baldo, un insolito

lume, che non di fuoco terreno ma pi


di Sole avea sembianza, co suoi chia-
rissimi splendori le tenebre della iiottfs
l/|8 MADONNA DELLA CORONA
illuminando, e T opaca oscurit delle
selve, entro a cui il Sole cosuoi raggi
forse non avea penetrato giammai^ di
che rendevano testimonianza gli abitanti
circonvicini, come pur quei delle mon-
tagne che stanno dirimpetto a questo
fortunatissimo monte, in cui concorrono
a far prova la Natura, e lAutore stes-
so della Natura, a renderlo cosuoi mi-
racoli pi ragguardevole.

E Monte Baldo un altissimo monte,


in quel di Verona^ lungi venti quattro
miglia dalla citt, il quale altri monti,
che ascendono all altezza d un miglio,
riguarda superbo umiliati al suo pio-
de. Dal lato doriente, discosceso ed i-

naccessibile, lo bagna ai piedi V^ddige


ameno , ed all opposto lato il plac^
do lago di Garda, a settentrione coi
monti del Tirolo congiungesi, e ter-
mina colle fertilissime pianure vero-
nesi al mezzod. Abbonda di grassi

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rp.RON i
149
pascoli a nutrire infiniti armenti, ed
celebratissimo ai naturalisti per la sua
(juantit d erbe medicinali, che pre-

cipuamente sulla sommit in gran co-


pia produce. In questo monte scav
I^atura un amplissimo nicchio, quale
sogliono gli architetti formare, quan-
do intendono alcuna statua porre den-
tro del muro. Egli non per altro con
si perfetta architettura scavato, che
non riconoscasi il rozzo lavoro della
Natura, che in quell'immenso macigno
senza arte abbozz. Pure la forma non
vi dissimile gran fatto, e vi capireb-
be il colosso di Rodi', poich i periti

dell arte il dissero alto cento e cin-


quanta cubiti.

Quivi adunque, nel lato che guarda


a levante ,
un mirabile e splendidis-

simo lume apparve, che osservato da


que montanari d un santo timore col-
molli, e d Una immensa curiosit a di-
l5o U ADORNA DELLA CORONA
scoprire ci che fosse. Quanto la na-
tura del sito lor permetteva a quel
lume si accostarono, ma il sito era im-
possibile a penetrarsi alle capre ed a

daini pi leggeri*, avvegnach quello


fosse un piccolo piano sulla punta di
altissimo e precipitoso scoglio, sopra
del quale un altro vi pende pi erto
assai e discosceso, dal cui vertice fino

alla piccola pianura vi scendono tre-


cento e settanta piedi di corda j e da
ambo i lati essa rinchiusa dal dor-

so d ambedue gli scogli, che insieme


congiungonsi a formare, quasi perfetta-
mente verticale, una viva muraglia.
I rozzi bifolchi, dal nuovo lume gui-
dati, sulla cima pervennero dello sco-
glio superiore, e mentre ognuno a ga-
ra il capo alquanto sporgeva a riguar-
dare ed osservare ci che laggi era,
sentono spiccarsi di col un lieto con-
certo di dolcissime voci, e di musicali

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FERONJ IDI

stxomenti, che ratlonito lor cuore soa-


vemente rapiva. Rimasti per tale stu-
pore lungamente perplessi, entrarono
in sospetto che alcuna santa cosa l

si occultasse. Di qui accendersi vie

pi il desiderio di accostarvisi. Ma co-


me mai penetrarvi, se via alcuna non
metteva in quel sito, ed era orribil-

mente precipitoso lo scoglio ? Perci


presero i pi vecchi divisamente, che
lunghissime funi di lass si calassero,

e ad esse qualche esploratore legato,


che riferisse la cagione di tale prodi-
gio. Non fu appena cosi divisato, che
alcuni de giovani pi audaci a gara
chiedevano desporsi al periglio, ed in-

vestigare ogni cosa. Recate le funi, ed


appiccatovi un mastello che contenere
potesse una persona, uno e poscia un
altro calarono sulla pianura.
Non a dire da quale sacro timo-
re compresi fossero, quando, rivolto a
,

l5a MADONNA ELtA CORONA


quello splendore lo sguardo, scrsero
una pietosissima Immagine della Ver-
gine, dell altezza di due cubiti, col fi-
gliuolo morto sulle ginocchia. L atto

di piet e di tenerezza in cui Ella gia-


ceva destava la compassione in cuore
e le lagrime agli occhi ad ognuno : sic-

ch ripieni tutti di venerazione card-

dero in terra ed adorarono il santo Si-


mulacro, ben intendendo allora la ca-
gione del divino splendore, e dellan-
gelica armonia; e nel loro mastello ri-

entrati, recarono la lieta notzia e la


descrizion dogni cosa a coloro che sul
vertice dello scoglio erano rimasti. E
comecch alcuni dal prestar a costoro
credenza si rifiutassero, non volendo
ad altro testimonio prestar lede che
a quello de loro occhi, laggi, lun die-
tro all altro, molti vollero esser calati.
Ma gi fattosi giorno ,
e la fama
di tal novit divulgandosi, infinito

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-

FEROVA i53
popolo ooncorso era alla sommit del-
la montagna, assicurato ivi delF av-
veoimento per la testimonianza di
molti, che per la fune discesi, rolle-
r co propri occhi verificare ci che
era detto. In breve fiiron proposte
allora molte cose, e si conchiuse che
fose portata sopra la sommit del
monte la sacra Effigie, affinch i oon-
corranti divoti agevolmente da vici-
iio pregarla e venerarla potessero. E
perch non fosse lasciata esposta alle
'

ingiurie delle intemperie e degfi anima-


li, fu determinato di costruire in sul-

r istante una piccola cappella di le-

gno, quale la strettezza del tempo e

la difficolt del luogo di fabbricare


permettessero^ e fu brevemente con-
dotta a termine. Erari gi stabilito il

giorno in cui far ri dovea solenne


noente il trasporto della ammirabile
Statua neUtH nuova cappella, ed in que-
l54 MJ DONNA DELLA COBCNA
sto d vebbe su quel monte di conta-

dini dogni maniera e di cittadini in-


numerabile concorso, da vicini e da
lontani contadi venuti, sua grande fe-
licit ognuno riponendo, neUassiste-
re alla straordinaria funzione. Perci
apparecchiata colass una macchina
con grosse funi, moltissimi de divo-
ti concorrenti furono gi calati ,
af-
finch la venerata Immagine accomo-
dassero bene a poterla trarre sicu-
ramente iu alto. Cosi coloro ,
sulla
piccola pianura discesi, e da profon-
dissima divozione alla presenza della
pietosa Immagine penetrati ,
prima
con tutto 1 affetto umilmente lado-
rarono, e poscia presala riverentemen-
te fra le braccia, alla* fune la racco-
mandarono assai bene, sentendosi in
quell atto un sacro spavento ricer-
care tutte le ossa, e tutti compresi da
non so qual sacro, timore, a quelli

Digitized by Google
rEROlfA

della sommit diedero il segno, e len-


to lento alla cima del grande sco-
glio la trasportarono. Appena la sa-

cra Immagine fu al popolo esposta,


che si sentiva da tutte le lngue un
alto gridare levarsi a cielo: Viva la
GRAN Madre di Dio ,
viva Maria
SEKPRE Vergine, nostra pietosissi-
ma Avvocata j
e con picchiarsi di
petto, e con querule voci, ed inter-
rotti sospiri, si confessavano indegni
d un dono cosi segnalato, die me-
diante quella santissima Immagine la
Regina del cielo, tra loro, uomini
selvaggi, fosse venuta ad abitare.

Fu poscia determinato di fare una


processione solenne, ed agevolata la
strada, che alla costrutta cappella met-
teva, il meglio che far si potesse in
luogo alpestre cotanto e boscherec-
cio, precedendo in lunga fila le don-
ne, e gli uomini loro dapjwesso, le-
lS6 MJDOltItJ DELlJ aORlt

varono il Simulacro di l sopra Icf

spalle recandolo, segniti da Sacerdo-


ti delle vicine parrocchie ,
venivano
cantando inni di lode a Mria: i quali
come furono al divisato luogo perve-
nuti ,
la sacra Immagine posero in
sito cospicuo ed elevato, e qui nuo-
vamente ognuno prostratosi ginoc-
diioni, innalz lagrimando preghiere

e caldi sospiri al cielo.


Ma come fa fatta sera, pensava
ciascuno di tornare sollecito alla propria
abitazione, deliberato di quivi ricon-
dursi il di appresso* Cosi fa. Appena
spunt in oriente Falba novella, pi
numerosa quantit di gente vi accor-
se, e mentre tutti per entrare nel-
la nuova chiesetta si affollavano, pi

non videro P adorata Immagine di

Maria; e, rivolgendo locchio all in-


torno, in niun lato la ritrovarono. Af-
flitti per lo strano avyeniingpto que

Digitized by Google
rEROXA 1 57

divoli, ed i primi avvisandone i se-


condi, e questi gli altri, andavano
ripieni di mestizia e di dolore pen-
sando, che mai del santo Simulacro
addivenuto fosse. E, temendo che for-

se qualche rapace mano quel celeste


tesoro avesse involato, si diedero qua-
si come furibondi a cercare negli an-
tri, nelle selve e nelle case de pae-
sani per iscoprir qualche traccia, se

alcuna ve ne avesse.

Alla fine alcuni
de pi solleciti mvestigatori si fecero
calar dallo scoglio, su quella pianura
ove prima rinvenuta aveano la sa-

cra Immagine: -n fo fallace il loro


consiglio, poich, appena discesi, to-

sto la videro in qnel sito iste sso, in


cui era da prima. Datone lieto an-
nuncio a.coloro che stavano sulla ci-

ma del monte, ripigliarono cuore, e


semplici siccome erano, stabilirono un
giorno per rimetterla nella costrutta

Digilized by
lS8 MADONirj DELLA COROITA
cappella, accompagnandola con proces-
sione pi solenne che innanzi non a-

vessero fatto. Fissata ogni cosa, e oon


maggiore affluenza di popolo, concorso
ad onorare la gran "Vergine, e ren-
derne pi celebrata la processione,
fu tratta in alto la Statua d Maria
e riposta nella cappella di prima. Ma
sopravvenuta la notte, addivenne n
pi n meno di quello che 1 altra

volta addivenuto fosse, ed il mattino


seguente tornato il popolo a vene-
rarla, col pi non la vide, ch era
tornata nel primiero luogo.
Per la qual cosa fu consiglio de
saggi, non doversi fare altro speri-
mento ,
conoscendosi espressamente
quella esser la dimora che Maria e-
rasi scelta, e non doversi per (t l

trasportare in sito che agli uomini


piacesse ,
ma si lasciarla dove Ella
stessa avea mostrato chiaramente vo-

Digitized by Google
,

FERONJ - iSg
loal di rimanere. Pertanto fu con-
cordemente stabilito, che colaggi stes-
so una piccola cappella di muro si

fabbricasse, a custodia della miraco-


losa Immagine, ed a riparo di colo-
ro che in gran numero a venerarla
intervenivano. Fu in pochi di ogni
cosa condotta felicemente a termine,
e, per le grazie che la B. Vergine al

supplicante popolo dispensava, tanto


crebbe la divozione a Lei, e tanto il

concorso delle genti diveniva pi gran-


de, che essendo oltremisura pericolo-
sa quella discesa, poich niuna altra
strada vi avea fuor di quella della-
ria, che si facea per mezzo del ma-
stello od in una cesta, fu pensato a

mettervi riparo ed agevolarne la via.

Erano gi all in circa venti anni


che le devote genti da zelo infiam-
mate, volendo dall altissimo scoglio

discendere a venerare e supplicare la


,

l6o MJDOmNj DELLA CORONA


Regina del cielo ,
l propria '
rita a*

gravissimo riscliio esponevano ,


affi-

dandosi alla corda, bench niun si-


nistro accidente avesse funestato mai
quella discesa; quando alcune perso-
ne di non piccola autorit, recatesi
col ad ossequiare la Vei^fme, da ze-
lo e da cristiana carit determinate
deliberarono di provvedere in alcun
modo ad incommodo s grave e si pe-
ricoloso. Per questo riunitisi costoro
ad altri pi pratici di que monti, da
ogni parte andarono investigando il

pi facile sito per aprire la via. Do-


po lungo esaminare ,
parca doversi
abbandonare 1 impresa, ch troppo
difficile era il riuscirvi a cagione de-
gli altissimi scogli voraginosi, che, Tu-
lio e r altro lato della piccola pia-
nura guardando, rendevano impossi-
bile laccesso. Ma nella protezion del-
la Yergine confidando que pii, non

Digitized by Google
FEBOTt i6r
s* smarrirono per questo e determi-
nati di riuscire a buon termine, le lo-

ro investigazioni ricominciarono, e ven


ne loro sott occhio, che alla man de-
stra di quel sito, la quale al mezzo-
giorno rivolta, incominciava dalla som-
mit della montagna un gran vallo-
ne, che, fiancheggiando la montagna
stessa, veniva poi a cader gi in pre-
cipitoso dirupamento, fin che poi, da un
torrente dacque attraversato, correva
gi insieme con esso a mettere con or-
ribile scoscendimento dentro nel fiume
u4dige. Entrati in questo vallone, e per
esso pian piano gi discendendo, tan-
to sinoltrarono, che scopersero da lun-
gi la piccola cappella ,
dove stava ri-

posta la Statua beata : ma quivi incon-


trato il precipizio del torrente, che nel

vallone entrava, non poterono di pi


avanzare. Quindi rivoltisi con affettuo-
se preghiere alla gloriosissima Vergine
iGl MADONNA DELLA CORONA
miracolosa, perch non riuscissero va-
ni i lor tentativi, vi tornarono il di
seguente, quasi presaghi di qualche nia-
raviglioso avvenimento. Pervenuti an-

che questo giorno al discosceso insupe-


rabile 'sito del vallone, non poteroitO
entrare pi innanzi; ma videro ,
in mez-'
zo di quello, ove si apriva di sotto pi
orribile e precipitoso, essere spuntato
nel duro e vto macigno, nel corso sol
di quella notte, un grandissimo albe-
ro (
I
),
che i grossi rami per ogni ver-

so dilatando^ porgeva opportunissima

('i) Questo albero fu poi detto V Albero mi'


racoloso della Madonna, poich dicesi che ri-
sanato abbia, colle sue foglie 0 radici, da mol-
tissime infermit coloro che divoti erioo di
Maria ; e ne abbiamo testimonianza in memo-
rie lascia'^^eci scritte da' PP. Cappucci i' e da
altri Fu quest'albero in seguito consumato
dalla divozione de' fedeli, che a quel Santua-
rio andando , sejo portavano pirte di quel
tronco per farne reliquie ; sicch fu a poco a
poco tutto divelto fao alle radici. Per 1 ' an-
no 16S9, in cui fu interamente distrutto , si
piant nell' istesso luogo, per degna memo-
ria, una colonna.

Dgilized by
_
Gogle
i
FERONA l63

comodit a gettarvi sopra un ponte


tli legno a poter traversare fino sul-
r altra riva.

Vedendo que ^voti uomini, per


via dell albero essersi fatta scala e
ponte per passare all altro lato del-

la montagna ed al Santuario, conce-


pirono la bella idea di tagliar quei

macigni ,
ed apparecchiare al devoto
popolo la strada sicura, per accostar-
si all ara della Regina degli Angioli.
Chiamati adunque lavoratori in gran
numero, con grossi picconi di ferro,

il vivo e durissimo macigno, di che


tutti quei monti sono composti, con
somma fatica tagliarono j
e, nel giro
di pochi anni, in esso monte una sca-

la di 234 gradini scavarono, la qual


conduceva ,
dolcemente ascendendo ,

al luogo ove risiede la benedetta Im-


magine,. interrotta da molli spazi non
ascendenti, affinch i devoti ripren-
l6/j 3UD0yN DELLA CORONA
dessero lena, ed assai meno si affa-

ticassero.

Volando per tanto sempre pi lon-


tana la fama dei miracoli della glo-
riosa Vergine, e dell ammirabile la-
voro eseguito ad agevolarne la via ,

non solo da vicini luoghi, ma s an-


che da Italia e da Germania il popolo
concorreva in gran folla a venerarla
ed a pregarla di sua efficacissima in-
tercessione.
V intervennero infra gli altri al-
cuni Cavalieri della sacra Religione di
s. Giovanni Gerosolimitano ,
i quali
come ebbero inteso il miracolo del-
la di Lei apparizione, attentamente
considerandone la forma, 1 altezza e
la tenera e pietosa attitudine in che
era effigiata, entrarono tosto in so-
spetto ,
esser Ella quella medesima
che prima in Rodi aveasi in tanta
stima e venerazione. Dava grande ar-

Digitized by Coogle
,

P^RWJ i65
fomento al loro sospetto il sapere
che r Immagine venerata in Rodi ^
allorch i Turchi entrarono nella cit-

t, e tutte le sacre cose coi pi \ili

sprezzi misero a soqquadro, sparve


d improvviso, n si trov mai pi.
Inoltre considerato il tempo,- in -cui
da Rodi spar, e quello in che Ira que-
ste solitudini apparve, e perfettamen-

te convenendosi, non si ebbe pi al-


cun dubbio a decidere che fosse la

medesima, ivi miracolosamente dagli


angioli trasportata ,
per non restar

preda de Barbari, n esposta al loro


ludibrio ed insolenze. Sicch reso ma-
nifesto il sospetto, ed inviati essendo
da quella Religione altri Cavalieri ad
esaminar F avvenuto, si rallegrarono

(
come ben dice il sig. March, dal Poz-
zo nella sua storia) d aver trovato la
loro innocente e fuggitiva Colomba,

la quale pareva non voler che altri


lG6 MADONNA DELLA CORONA
la custodissero, fuor di quelli stessi

eh Ella in Rodi avea custoditi; i qua-


li appunto anche ne ottennero qui-
\i la custodia : e la Vergine stessa

parve per questo essersi voluta collocare


sopra inaccessibile sasso, da niun pos-
seduto, acciocch, entrando nel terreno
di altri, non fosse conceduta al signore

del fondo, ma divenisse Ella stessa


del fondo signora, occupando un ter-
reno che non fosse mai stato di ra-
gione altrui, n mai alcuno, prima di
Lei, vi avesse posto il piede: e per-
ci Ella cesse questo terreno ad in-
nalzarvi il suo tempio, e ne diede
la giurisdizione a suoi Cavalieri, che
fu poi attribuita alla Commenda di
s. Vitale in Verona.
La statua di Maria troppo bella
da potersi credere lavoro della natu-
ra : e corre voce, anzi costante ed
antichissima fama, dalla testimonianau.

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FERON ! 167
dei signori Cavalieri di Malta confer-
mata, che, ceduta 1 isola di Rodi al

Turco, due Immagini della Beatissima


Vergine, per divina virt furono di
l trasportate ,
e che una di queste
fu ritrovata in Malta ^
la quale oggi
detta la Madohna Damascena ;
di
cui diremo in appresso. N va lun-
gi dal vero ,
che questa stessa, detta

la Madonna della Corona^ sia quel-


r altra, che per celeste virt fu tolta
a Turchi, precipuamente avendo al-
lora ottenuta la cura del luogo il

Cavaliere Nobile Commendatore di

quella Religione in Verona.


-
Probabilissimo argomento, che que-
sta Immagine sia stata in Rodi scol-
pita, lo abbiamo anche in quelle* pa-
role che tuttora nel piedestallo di

Essa si leggono scritte in lettere lom-


barde: Hoc opus fecit fieri Ludovi->
cus de Castro Barco anno
j68 MADONNA DELLA CORONA
nella quale epoca i signori della rio-
bilissima famiglia di Castel Sarco
mostrano nel loro albero genealogico
esservi stato il medesimo Ixdovico
Cavaliere di Rodi.
E che sia quella medesima di tanta .

stima e venerazione, la quale spar da


Rodij ne fa indubitata prova un atte-
stato lasciatoci da cotal Fr. Patrizio da
Vciezia Cappuccino del convento di
Caprino j posto alle radici di Monte
Baldoy il quale con giuramento asse-
risce cos: Mentre io Fra Patrizia
r> da 'Venezia Laico Cappuccino era
r al secolo, trovandomi sopra un va-
T> scello di Cristiani per causa di ne-
r gozio in levante, il nostro legno si

incontr in altri di Turclii corsari, i

r> quali dop lungo combattimento ci


vinsero, e restassimo preda d essi,

* ed io vissi schiavo sette mesi e mez-


T zo correndo Tanno 162 5 . In questo

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.

FEROHA iGg
* tempo capitai nella citt f^Rodi e,

w portando r occasione di discorrere


di diverse cose, con alcuni Greci
r vecchi del luogo, mi raccontarono ,

che nella citt di Rodi vi si trovava


r> una Madonna di rilievo, scolpita in
37 marmo d un atto pietosissimo ,
col
7* Figliuolo morto in braccio, molto
73 miracolosa e di grandissima divo-
w zione a tutti quei popoli. Mentre
poi lanno 1 5aa il Turco simpadron
della citt di Rodl^ nel medesimo
tempo non fu mai pi veduta, n
trovata; ma poi, scorsi molti anni,

s era inteso per relazioni e veridi-


dichi contesti ritrovarsi nello Stato
73 Veneto in Italia^ ma non sapere il

luogo preciso.- A tali discorsi non


seppi che rispondere, non avendo
mai avuta alcuna cognizione di det-

ta Beata Vergine, llitornato poi in


V) libert, e ispiruto da nostro Siguo-
i;0 MADOlfNA DELLA COROlfA
re Iddio, abbandonai il mondo, c
presi 1 abito della serafica Religio-
* ne de Padri Cappuccini lanno 1627.
Pochi anni dopo, trovandomi di fa-
miglia nel luogo nostro di Coprii
n 720, mosso non solo dalla ma sin-
golar divozione verso la Santissima
r, Vergine, ma ancora da qualche santa
r, curiosit, intendendo questa Beatis-
sima Vergine della Corona esser la

r medema partita da Rodl^ mi portai


a riverirla, e, subito che la vidi e
1 ebbi benissimo contemplata, ram-
vt mentandomi benissimo gli discorsi
e particolarit intese dagli accenna-
n ti, mi confermai, e tengo per certo
* questa essere la detta Madonna
Rodi partita, che quelli e questi
n dicono e tengono, e tanto pi mi
do a credere, quanto che non sha
cognizione che si trovi altra simile,
r e che porti tal nome, e grido.

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^

VERONA I71

La materia di questa Sacra Effigie


di marino Parie, ed espressa in at-

to si vivo, che spira piet e tenerez-

za ne riguardanti. Fu detta della Cb-


rona^ perch il luogo dove Ella comr
parve chiamato era anticamente la
Corona^ da que monti, che in giro
piegando, vengono a formare come
una corona : bench altri pensi che
cosi fosse chiamata da una corona
di Pater ed Ave di preziosa mate-
ria che portava intorno al collo quan-
do fu scoperta ,
la quale conservasi
ancora nella sacristia del Santuario.

Essendosi dunque ceduta nella ma-


niera gi detta la custodia e cura del-
la sacra Immagine alla Religione^ di
s. Giovanni Gerosolimitano ,
e per
conseguenza al Commendatore della
Commenda di s. Vitale di Verona ,

concorrendovi il popolo numeroso ed


abbondando le limosine, si, vide es-
Ija MADONNA della CORONA
servi necessario un Sacerdote ,
che
assiduamente vi dimorasse. Perci fu
escavato il monte ed allargata ima
pianura j in cui fabbncossi lanno i54o
una chiesa pi ampia coll altare da

celebrarvi la messa, e da lato, sulla


costa del monte, una piccola casa che
al Sacerdote servisse di abitazione.
Questi vi continuamente occupalo
ad amministrarvi i Sacramenti, e nel-
le feste delle solennit di Maeia, al
tri Sacerdoti con lui. Si costruirono
lass anche discreti alberghi, per al

loggiarvi i divoti, che alle dette so-


lennit, ed in tutto il corso dellanno
vi concorrono in gran numero.
Edificata cosi la chiesa e la casa
del cappellano, 1 animo si rivolse a
ridurre anche coq una comoda scala

pi facile la discesa, che si fa dalla


montagna fino al ponte per condur-
si alla chiesa. Perci poco distante

Digitized by Gogle
r EROTTA 173

da una fresca e chiara fonte, che con


molto beneficio e ristoro degli abi-
tanti e de passeggeri, m vetta al mon-
te, zampilla, sincominci a condurre
una scala ,
che, spalleggiata da verdi
arboscelli ,
va aggirandosi tra quelli
alpestri macigni ,
in fin che al ponte
perviene, e cosi perfezionata riusc
di 556 gradini, i quali a a 34 dellal-

tra scala ag^unti per cui alla chiesa

si ascende, formano la somma di 790.

Divenuta ancora angusta la chiesa


al concorso del popolo, lanno 1625
fu di nuovo dato mano a picconi,
ed con gravissimo stento
a scalpelli,

la durezza del monte vincendo, ed


un altra se ne costrusse con tre alta-
ri, bench riuscisse troppo grande la

spesa per la difficolt della materia


atta alla costruzione ,
che tutta s
convenuta calar dall altissimo scoglio

colle corde, tanto la sabbia, che la


1^4 MADONNA DELLA CORONA
calce, come i legnami e le ferramen-
ta, che da luoghi lontani in queste si

alpestri parti fu condotta. La chiesa

quasi tutta coperta dallo sporto che


le fa di sopra 1 altissimo scoglio, ed
lunga piedi 5o, e ne ha 20 di lar-
ghezza. Il maggiore altare dirim-

petto alla porta che mette nel tem-


pio. Sopra di esso la sacra Immagi-
ne risiede in una niccliia di marmi
rossi e bianchi, sopra la quale si ve-
de una croce grande di pietra bian-
ca, che linsegna della sacra Re-
ligione dei Cavalieri dell Ordine Ge-
rosolimitano. Alla met d ambi i Ia-
ti del tempio vi sono gli altri due
altari 1 uno di fronte all altro; e den-
tro e fuori del Santuario varie Armi
dei signori Commendatori, secondo
che ciaschedimo 1 aveva di qualche
csa arricchito. Dinanzi al venerato
Santuario, una larga piazzetta, a cui

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FEROSA
si monta per una amplissima scala di

pietra.

Questa istoria ricevette il Padre


Gumppenberg daW lUustr. e Rever.
D. Giuseppe Gelff, Decano della

chiesa cattedrale di Trento ,


a cui
alcune memorie io aggiunsi, prese dal-
la Storia di Frate Andrea frigna.

NOTA
A pagine i65 citata la storia
del sig. March, del Pozzo ,
a mag-
giore autenticit della quale io por-
to le seguenti linee del Maffei, prese
dalV edizione infoglio della sua Ve-
rona illustrata T. II. Ub. 5. pag. a5o.
Il conte Bartolomeo dal Pozzo di
lodatissimi costumi, stato grand Am-
miraglio di Malta, e Bagli di Napoli
ha scritto l Istoria della sua Religio-

ne, proseguendo quella del Bosio :


I 76" MJDONX DELIA CORONA
la prima parte di libri dodici, dal
i 56 i sino al i 636 ;
la seconda vien
fino al 1688. Avrebbe risposto al li-

bretto, con cui venne impugnata, in-


titolato Avvertimenti^ se avesse avuto
vita. Pubblic ncora.', nel
1689 in
Messina il Ruolo generale de Cava-
lieri Gerosolimitani della Lingua dI-
talia, e mise insieme alcune notizie
de Pittori Veronesi.


\r. fi' .

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^

*77

,')muia^te tuteacofom Scffa Tfh- <*? Tfncatia

LA MADONNA CONFORT ATRICE


tu t^eeoita.

Programma. Av* M&kia, gratia ple


na, Dominus tecum.
Anagramma. Manda a ore en! porta
Immaculati regis.

San Pietro martire nato in Ve*


rona, incontrandosi per avventura un
giorno in un eretico, lu da costui in
materie di fede a dibattimento provo-

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j

178 MADONNA CON PORTATRICE


calo. Pietro della sua debolezza con-
sapevole, ma ben anche avveduto del-
r astuzia con che leretico nello inter-
rogarlo crasi adoperato, entr in una
vicina cappella alla Gran Donna de-
dicata, e prostratosi dinanzi allaltare,

a Lei, eh Madre d ogni sapere, la


sua disputa focosamente raccomand.
Allora il Santo una voce intese, spic-
catasi dallImmagine di Miri a, che dis-
se : Pietro ho pregato per te, affinch
non venga meno la tua fede: Petr,
rogavi pr te j ut non dejiciat Jides
tua. Due miracoli quivi furono in un
punto dalla Vergine operati. Che Pie-
tro confermato fosse in quella fede,
in cui per le obbiezioni delleretico era

alquanto debole ed infermo, il mi-


racolo primo: che poi, all uscire di l,

egli sfidasse leretico a ripetere ci che


prima avea detto, e che colui rimanes-
se incontanente mutolo e stupefatto co-

Digitizec tSCtJOgle
rF.ROTf ^79
s (la non poter ribattere risponclenclo

una sola parola, e se ne partisse sver-


gognalo e confuso, questo il mira-
colo secondo pi bello del primo.

{S. Anton, mun. 3./?.

tit. 23. c. 6.)

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rVOTA
DEL TRADUTTORE
a^a TTIxxdoiMta ^ott|ottatttce

iti <^etoua.

Cos brevemente raccontasi dal P.


Guglielmo Gumppenberg la storia di

ima prodigiosa Immagine che dovrebbe


essere tra noi, ma che si affatto per-
duta la memoria se e dove ella tuttavia

si conservi. Io avrei desiderato pi dif-


fuso questo racconto, e pi distinta la
illustrazione di questo venerato Simu-
lacro, tanto perch un aspetto di
novit che dagli altri lo distingue il

miracoloso avvenimento, quanto anche


perch trattandosi di fatto avvenuto per

Digitized by Coogle
NOTA l8l

una delle sacre Immagini di Maria in

Verona, essendolo VesOnese, nonpo-


tea dispensarmi dallo scrivere con som-
ma critica, e dall offerire ai lettori pi

distese le storie delle Immagini che


alla mia citt appartengono. Ma furono
totalmente vani i miei sforzi, ed inu-
tili le lunghe ed industriose ricerche
su questo fatto. Dopo aver consultato
quanti mai io poteva storici veronesi,
e scrittori delle geste di uno de nostri
meno principali patroni, l inclito mar-
tire S. Pietro dW Ordine di S. Do-
rnenicoj dovuto starmene contento
alle scarse notizie dell autore e non
dire di pi.
Per altro siccme di troppo mi gra-
vava il pubblicare questa istoria ap-

partenente alla citt di J^ronciy sen-

za poter nemmeno indicare qual fosse

la chiesa in cui questo prodigio


fu o-

perato, raddoppiando le mie scrupo-


,
.

i 82 madonna confortatrice
lose ricerche per entro a quanti e-
rudite memorie lasciarono intorno alle
nostre chiese, mi parve di poter rac-
cogliere che questa maraviglia operata
fosse nella antichissima chiesa, ora sop-

pressa, detta di S. Maria Consolatrice.


Non gi eh io tenga per certo

essersi introdotta alterazione nel no-


me titolare di questo piccolo tempio,
chiamandolo dapprima la chiesa di S.
' Maria Cor^ortatrice^ e poscia nel pr-
gresso negli anni cangiatolo in quel- .

r altro di S. Maria Consolatrice: no,


non chio pensi cos, ch troppo b-
ne mi nota l opinione de pi savi
storici veronesi, i quali tengono fuor
d ogni dubbio, essersi cos chiamata
quella chiesetta dal nome di Santa Con--
solata^ sorella del veronese nostro xliii

Vescovo, santo Annone. Pure mi par-


ve dagli stessi storici poter raccogliere
tanto, da affermare che questa chiesu

Digitized-by Google
NOTA i83

fosse dapprima dedicata alla Vergine


Santissima, e che poscia essendovi sta-
ta sepolta la santa sorella del Vescovo
nostro, santo Annone^ da questa cir-

costanza si chiamasse la chiesa di S.

Maria Consolata^ e poi di S. Maria


Consolatrice e quindi (poich dubbio
alcuno non pu aversi intorno al fallo,

ch raccontasi eguale da quanti scris-

sero o panegirici, o storie di questo


martire illustre, ma solo qualche in-
certezza intorno al luogo in cui ci av-
venisse), quindi, io diceva, non lungi
dal probabile il pensare, che appunto
in questa piccola chiesa ed innanzi alla
sacra Immagine che quivi si venerava,
fosse accaduto lo straordinario avve-
nimento raccontato dal P. Gumppeu-
berg nelle' sue storie, e posto da lui

come avvenuto in Verona,


A dar pi solido fondamento a que-
sta mia asserzione, pongo quiri, da li-
I

l84 MDONNJ eoa FORT TRICE


neette segnalo, un tratto preso lette-*
Talmente dalle notizie storiche delle
CHIESE DI VERONA descrtte dal Bian^
colini. Voi. vili. pag. 220.

DELLA CQIESA
DI
6AIITA MADIA COUSOLATRXCe

,
n Quando sia stata edificata questa
chiesa ad onore della Beata Vergi-
NE, non ci noto, ma ella antica
I) assai, ed era eretta fino nel de>
y> cimo secolo per attestazione del V e-
(
scovo nostro Baterio; e se, allorch
>5 pass da questa vita la Betj Coir-
SOLATA sorella del Vescovo s. An~
r> none i fu nella medesima chiesa il

1
'
^ di lei corpo seppellito, sarebbe sla-

;
la gi fondata fino nelf ottavo secolo.
i

r Digitized by Google
.NOTJ i85
Dal nome per di questa santa Ver-
gine cominci a nominarsi di santa
Consolata^ cosi veggendosi nomi-
nata in Carta del 1098 presso le
nostre Monache di s. Michle in
Campagna, non che da F. Bario-
n lommeo da Trento deW Ordine di
s. Domenico circa 1 anno 124^. Al

principio per del decimo quarto


M secolo, quando fu introdotta la po-
w polar tradizione che dalla medesima
Santa furono acquistati i cofpi de^
santi Fermo e Rustico a Trieste,

probabilmente perch il di lei cor-

po era nella detta chiesa seppellito,


cominciarono a dire che Maria a-
vea nome, per anche il Vescovo
j) Tebaldo, che ne fece la Traslazio--
T> ne sotto la mensa dell aitar mag-
9 giore della stessa chiesa, la chiam
T> coll istesso nome.

A questa prima autorit del Bimn^


l86 MADONNA CONFORTATRICE
colini^ piacemi aggiungerne una secoli-'
da, la quale serve a confermare quanto
in quella prima detto; e di questa
pure porter quasi intero il capitolo.

IS'OTIZIE DELLA CHIESA


DI SANTA MADIA
CONSOLATRICE ()

H Fa pi volte menzione il nostro


w Vescovo Raterio suo testamento
della chiesa di santa Maria Con~
f) solatrice^ e d qui manifestamente
apparisce la sua antichit. Dicono
n essere stata la detta Santa sorella
del Vescovo santo Anrvone^ dal qua-
le fosse spedita nell Istria a ricu-

{*) NotizU Storiche- delle Chiese di Verona,


raccolte da Giambatsta Siancolini ecc. eco.
Veroa 1749 Lib. , pag. 455 .

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NOTA 187
y> perare i Corpi dei santi Marlin Fer~
n mo, Rustico, Primo prete, Marco
n e Lazzaro diaconi, e Apollinare dia-
cono martire; ed essere stata detta
>* , Consolatrice per la consolazione che
nel di lei ritorno da Trieste coi
detti santi Corpi rec a Veronesi,
n oppressi allora da una grandissima
r> carestia, causata da grande siccit,

dalla quale furono, all arriro dei


detti santi Corpi, prodigiosamente
liberali. Ma questa leggenda uscita
in luce nel XV secolo patisce dif-
w ficolt; avvegnach lo scrittore del-
w la Traslazione da Trieste a Verona
de detti santi Corpi, riferisce che
lo stesso santo Annone con accom-
y> pagnamento di molti Ecclesiastici
si port nell Istria, dove gli venne
r fatto per danaro acquistarli. Nel Rit-
mo Pippiniano non si legge espres-
samente che il detto santo Vesco-
l88 MADONNA CONFORTATRtC
r vo portasse in persona per tale
r affare nell Istria^ ma soltanto che
per opera del medesimo Santo fu-
n rono restituiti i detti santi Corpi.
fi in Verona Comunque per di que-
n Sto fatto sia, cosa certa che, n
r autore del Ritmo, n lo scrittore
della Traslazione, parlano di que-
r sta Santa. Onde abbian saputo gli
saittori del XV secolo che il Ve-
it scovo santo Annone mandasse la
sorella a ricuperarli non si saj ma
solo che nellanno 1820 dal Ve-
r scovo Teobaldo fu esposto il Cor-
5* po della detta Santa alla pubblica
venerazione nella chiesa di cui fa-
velliamo, come si raccoglie dal se-

guente Epitaffio, che tuttora si leg-


ge scolpito sopra il di lei sepolcro:

Sciare propriis oieritia ou nomine fulgee.


Veronae populum faelicem quo trahis ortum
0 CoasoUtriz cognoroiuc dieta Maria

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.

T"

NOTA 189
Virgo Rcitauratrix popoli qnam vera Sophia
ConfoTet in coeli radiis splendore Fideli

Veronam serva meritis pietate guberna.


Hoc tumulo Praesul condit tua membra ThebaMus.
Annis bis denis Domini cam mille trecentis
Luce Dei prima mensig qui Jiinius altua
Dicitur a lucis spatio miscrere pctentis.
Fulget tnnceadem Lux Tnclyta mensiset Anno
Cum Praesul Sanctae memoratus consecrt Aram
Luce quaterdena superauctus parcitur anuus
Jam bene contritis annalis in octo diebos,

Hic Consolatrix requiescit Sancta Maria.

Da questo secondo tratto chiara-


mente dimostro, che questa piccola
chiesa non fu edificata ad onore di
santa Maria Consolatrice^ ma dal-
avervisi seppellita la sorella del s.

Vscovo Annone^ morta m odore di


santit, prese questo nome, bench
fosse stata fabbricata molto tempo pri-

ma eh ella fosse; e dedicata alla Ver-


gine Maria. In Gumppenberg sareb-
be vi forse confusione, tra Con/r/a-
trice e Consolatrice ?

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1 90 IffDOlfN CONFORT JTRICR
Quindi non faranno le maraviglie
i gentili lettori, se qui loro presen-
tato per la prima volta la storia du-
na delle Immagini miracolose di M4-
RiA, senza porvi in fronte il ritratto
inciso come nelle altre. In mezzo a tante
dubbiezze intorno al sito in cui il vene-
rato tempietto ritrovasi, era ben dif-
ficile chio potessi determinarmi a far

copiare alcuna Immagine della Ma-


donna. Nuli altro rifugio mi restava,
che trame il disegno dalle Immagini
che incise si trovano nell autore ,
e
questa era la piii sicura via a tornii

dimpaccio. Ma invano la ricercai fra


quelle, ch se trovata l avessi, questa
frse condotto mi avrebbe a scoprire

anche lImmagine originale ed il tem-

pio. Il Gumppenberg non l Effigie


di tutte le Madonne appartenenti alla

sua storia, o perch non le ebbe tut-


te stampate, 0 perch andaron per-

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yOTA IQI

<lute. Egli certo che non lasci

intentato alcun mezzo onde poterle


avere, scrivendo in tutte le maggiori
(Capitali in cui spera vasi poterle ri-

trovare. Da citt diverse me ne ven-


nero quattro copie di piccolissimo for-
mato; ma tutte erano incompiute, e
-di mille e dugento Immagini che so-
f no dall autore descritte esse non con-
rtenevano che le prime cento, e fu-
rono da tutti spedite come opera per-
fetta. L avere osservato che in tutte
queste copie io ricevetti sempre i pri-

mi volumi, e non mai un volume di

salto, mi fece entrare in un ragione-


vole sospetto, che l autore avesse bens
incominciato la grande Opera sua, in
48 libri divisa di piccolo formato, ab-
bellendola del corredo delle Immagi-
ni, ma che poscia mancatigli i disegni,

siasi posto a stamparla in un grosso


volume in foglio, il quale pure di-
192 MADONNA CONFO ATATHICB
venuto difBcile e raro. Di qui cono-
sceranno i signori Associati non poter
io per alcun modo obbligaraii a dare
r incisione di tutte le Immagini, salvo
che tale non v abbia, che possedendo,
o conoscendo altri che posseda V edi-
zione da me lungamente ricercata in
vano, voglia, a maggior gloria di Ma-
ria, e dietro prontissimo pagamento
spedirmela o darmene relativo avviso.

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APPENDICE
AL

P. G. GUMPPEI\BERG

i3

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def iacetote

AGOSTINO ZANELLA
itotie

e(Ce ttuiua^tut mitacoioe

Alta
DESCRITTE D4L P. G. GDHPPENBERG
APPARTENENTI

ALLA citta e PRGT1NC1A

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4 Digitized by Google
Misericordia tua, et gratta ubique prat-
dicatur: Dsas operibus matiuum tua-
rum benedirit.

Psalterium Marianum
Psal. I. vere. S.

Ovunque predicata
1 ua piet e tuo favore :

Gil allopre tue il Sigmorb


Un giorno benedi.

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/>* ^

SALTSjU

AUia AK/o<r/]/
Ba <' ij[fa' afere aitcts-
Lai jx^ ImmakH>! dlla B
M \L 1 A dof I
ji d^Ua Salute^
pila in pietra si yenerava nel sottr
MADON?^ A SALirtE
rtr
''
1

1
>99

VI

^utua^tue tuitocoIoMi Sefi&x <>?. TTratia

LA MADONNA DELLA SALUTE


cfie cveueea ue^a cfiua di . A^jiSMita

i betona.

Ella sopra molte altre antichis-


sima la miracolosa Immagine della B.
V. Maria detta della Salute^ che scol-
pita in pietra si yenerava nel sotterra-

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200 XADONN DELLA SALUTE
neo della chiesa parrocchiale di r. Mot-
tao Apo stoh Concortiw^ gi fin dal-
r anno i ooo di nostra salute. L an-
/

no poi 1 io5 fu donata da Mar^redo


di s. Bon^acio alla Badia de Monaci
Benedettini^ detta la Pomposa di Fer-
rara, al di sopra del qual sotterra-
neo, essendosi fabbricata una novel-
la chiesa, continuava pure nella cri-
pta accesissima la devozione alla Ver-
gine della Sedute devozione che non
venne mai meno, e principalmente per
le innumerevoli grazie, e strepitosi mi-
racoli a pr dei devoti operati; fra i

quali la memoranda preservazione del-


la suddetta parrocchia dal contagio del

siccome per mezzo delle storie


ci fu tramandato. La qual grazia fu
pur rinnovata nella preservazione dal
gran contagio nel i63o, oltre ad al-
tre particolari senza numero; per cui
lutti accorrevano al valevole patrorit'

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VERONA ,
201

nio della Madonna deki Salute^ pre-


cipuamente ne sommi disastri, e ne
gravi flagelli-, poich cop fede invo-

cata, infallibilmente provvedeva al bi-

sogno dell infelice. Di qui le larghis-

che incessantemente al di
sime oflferte

Lei altare si recavano, ed i voti che

sovente vi si appendevano.
nella
L anno poi 1747 f eretta
medesima chiesa un ara, per ivi tra-

sportare la miracolosa Immagine,


af-

finch visitatafosse da suoi devoti


a
con maggiore comodit, e collocata
venerarsi in pi decente modo ,
ch

non fosse in quel luogo basso


ed o-
sul quale altare fu incisa la
scuro ,

'
seguente iscrizione:
20a UADOTSJU DELLA SALUTE

DI?&A V1RGI9I
SALUTI8 MATRI
EX ANGUSTA AC TENEBROSA A^SDICULA
HIC HONORIFICENTIUS TRA5SLATAE
UT DIGNITATI AC FIETATI
CONS ULERETUR
HAEC ARA DICATA
ANNO MOCCXLYIl.

Si celebraya la sua festa, nella do-


menica fra r ottaya della Presenta-
zione di Maria al Tempio, precedu-
ta da devotissimo triduo. Ma il gior-
no ai aprile dellanno 1807, essen-

do stata la suddetta chiesa soppres-

sa, e concentrata nella parrocchia di


santa Ei^emia^ fu solennemente lIm-
magine di Maru in questa chiesa tra-
sportata.

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FBRONA ao3
Di tutto ci fanno sicura testimo-
nianza le due iscrizioni che presen-
temente nelle due basi delle colon-
ne dell altare si leggono scolpite:

QUAE A rasvisoLiA . . . GEirrE


FElUUn DICATA FUEBAS . .

FEAirCISCO . SAHCTO . AS191NATI


laUIUTATA OEEATAQ . . AEA
POSTHAC . SSTO . SACEA
DEIPAEAE . VlEOUfl UAEIAE .

AB . SALUTE NUHCUPATAE .

PIGEUM HOMINUK GONLATO


. . . AEEE
ET . ADirUENTE MAXIME .

ANTONIO . GUAEIENTIO
IN . ANTIQUA lUEA SUCCESSO . .

TU VIEGO COELl TEERAEQ POTENS


. . . .

SINGULIS AETEENUM PEOSPIGIAS . .


204 madonna della salute

SIGRU HARIAB DE1P4RAE . .

AB . SALUTE NU5CUPATAE .

ANTIQUA RELIGIONE . . ET
VOTIS .EXCULTUH . AD . S.

MATTHAEI APOSTOLI . . OB
DEFENSAM AB . . EA PLEBE .

PESTILITATEU . ANNO D . . .

LXX . I . HUC EST TRANSLA . .

TUM ANNO H D CC
. . . . . VII
BIUS . SOLEBTNITATI . DOMI
NICA . DIES . PROXIMA . AB
PESTO . EJUSDEM VIRGINIS .

DEO . IN . TBMPLO DBVOTAE .

CONSTITUTA EST .

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rjmojyj aoJ

Fatto il solenne trasporto, quivi


pare copiose furono le offerte , nu-
meroso il concorso di coloro che a
Lei ricorrevano, e caldissima la de-
Yoaone che tuttavia nei dabbene si

conserva, ed accresce. N gran


tempo che si vide quanto fosse va-
lido il di Lei patrocinio, quando im-
perversando ovunque il Cholra fa-
ceva orribili straggi anche tra noi.

Fa in quel tempo esposta alla ve-


nerazione de cittadini 1 Immagine
miracolosa di Maria della Salute^ e

si pu dire che fosse interamente pre-

servata quella parrocchia dal fiero mor-


bo ,
poich cinque sole persone da
quel feroce male percosse morirono.
EgH per questo, che informati i

Sommi Pontefici della pia devozione


de fedeli a questa Immagine, arricchi-
rono de preziosi tesori delle sacre In-

dulgenze la venerabile Compagnia del-

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ao6 MADONNA DELIA SALUTE
la Madonna della Salute
,
a cui nella
chiesa parrocchiale di santa Eufema
1^

^
le pie persone si ascnvonoi

Dalla Storia delle Imma-


gini miracolose del Dominio
V?neto e dal parrocchiale ar-
chivio.

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QfUt'e fremutrunt inimici nottri : et a<2*

verswn no* mentati iunt mania ?


i

Psalterium Marianum
PsaL a. ceri. i.

A che ver noi fremettero


Empie nemiche genti :

E feHe meditarono
Iniani iperimenti P

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I'

I
I

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i
209 i

VII

^uiMia^me luwacorcja Deffa 2^. TTLatia

LA MADONISA DELLA PIET


?

elle ti veneta tieffa csteta di t. (fujemia r

tu <>?etOHa.

P er servire a Dio nel silenzio e


lungi dagli strepiti del mondo, con-
ducendo eremitica vita, si ritirarono,

sui principio del secolo nono, i due


i4

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210 MADONNA DELLA PIETA^
santi uomini Benigno e Caro^ in un
solitario luogo presso a Malcesine^ a-
meno paese della provincia di Vero~
na in riva al lago di Garda. Ripie-
ni di meriti agli occhi di Dio, volle
manifestare F Altissimo la loro virt
con illustre prodigio. Dovendosi nella
citt di Verona trasportare il beato
corpo di s. Zenone Vescovo e mar-
tire, protettore di questa citt, dal-
l umile chiesetta, in cui giaceva se-
polto ,
alla maestosa Basilica fabbri-
cata in suo onore e dedicata al suo
nome, ninno de Veronesi, da un cer-
to ignoto religioso timore compresi,
ardiva stender la mano a quel sacro
Deposito. Perch Rotaldo Vescovo di
Verona fece venire in citt i due
santi eremiti, come soli riputati de-
gni di toccare e recare altrove quel-
le beate Reliquie. Cosi fu. Traspor-
tarono il corpo del santo protettore

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FERONA 21 I

al nuovo tanpo, e poscia nella loro

ce licita sul lago di nuovo si ritiraro-

no. Ora, grido, che que due piis-

simi uomini, per passare in religiosa


occupazione tutto quel tempo che
dall orazicue loro sopravanzava ,
con
ingegnoso lavoro componessero di pan-
nilini, che servito aveano all incruen-
to Sacrificio, unImmagine di Mabia
che addolorata sosteneva sulle ginoc-
diia lo spento corpo del suo Unige-
nito. Pel corso di quattro secoli iu

circa ebbero in possesso questa ve-


nerabile Effigie, nel castello di Moni-
torio presso alla citt, i PP. Agosti-
mani'^ ed era dal popolo riverente,
che vi accorreva a porgervi affettuo-

se preghiere, in grande devozione te-


nuta. L aveano riposta ed onorifica-
tamente la custodivano i Padri in una
chiesa che essi nellanno 1243 avea-
110 nel castello istesso edificato col
,,

aia MADONIfA DELLA PIET*


titolo del lor fondatore s. Agostino.
finch chiamati gli Agostiniani di Ve-
rona dal Vescovo Manfredo, perch
la chiesa di s. Eifemia reggessero

la sacra Immagine nel ia6a porta-


rono seco. I miracoli che sovente
ad intercessione di questa Vergine
a vantaggio de veri devoti erano o-
perati, accesero a devozione il po-
polo veronese per che
siffatta guisa,

con applauso universale dei cittadini


fu r ammirabile Immagine solenne-
mente regalata d un prezioso diade-
ma dal R.mo Gap. dei Mons. Canonici
della Cattedrale; della cui festiva ce-
lebrit rinnovasi la memoria ogni an-
no nella terza domenica di maggio.

Dalla Storia delle Imma-


gini miracolose di Maria nel
Dominio Veneto.

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i

Protegat nos dextera tua Mater Dsi: ut


acies terribili confundens, et dettruens

Pialterium Marianum
Psals a. vers, %.

Dal darci aita, o VsBOiifB,


Tua deatra nou rifugga :

Come squadron terribile

Li sperda, li distrugga.

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Juitua^tiic luacoCo^a deffa 2/2>. <*?. TTtaiia I

li

LA MADONNA DEL PARADISO


cfu Al ociteta ueffa cfiica Scf (Patado

in betona.

Si grande era la fama di sanlil


di che' godeva decimo quinto se-
al

colo la Congregazione dell rdine dei


*fcm della B. Y. Mabi, che i Ve-

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^iG N ADORNA DEL PARADISO
rmiesi nellanno i/j? assegnarono,
a fabbricarvi un monastero pei detti
PP., la chiesa di s. Apollinare^ po-
sta in un de sobborghi, e con essa
le vicine case che ad uso di spedale
erano usale : il qual monastero, in
segno di riverenza, alla Madre di Dio
loro avvocata, quei abitanti chiama-
rono Santa Marta del Paradiso. Fu
veramente breve il soggiorno ed il

pacifico possesso che tennero i reli-

giosi PP. di questo luogo; poich la


guerra della lega di Camhray' i Ve-
neti premendo, questi comandarono,
die fossero immantinente rasi al suo-
lo i sobborghi della citt, perch non
avvenisse che forse non servissero di
vantaggio di albergo e difesa agli

stessi nemici. Per i RR. PP. Servi


di Maria costretti furono nel i5i5
a ritirarsi nella citt, ove, soccorsi
dalla piet de F edeli, un nuovo con-

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r EROTTA ai 7

ento costrussero ed una novella chie-


sa, che, dal nome della prima sman-
tellata e rasa al suolo ,
chiamarono
parimenti Santa Maria del Paradiso.
li Immagine della Vergine sfolgor
in questo tempio novello di strepito-
si miracoli ,
e per di Lei protezione
(Vi la citt di Ferona da un pestifero
morbo liberata, siccome ci riferiscono
gli Annali de Servi di Mari al t. a,

cxm queste parole. Nellanno i6ag,


9 il giorno secondo di aprile, dopo
n il mezzogiorno della terza festa di

j* Pasqua, a due preti in Verona.^ u-


no de quali era dell Ordine de Ser~

w e prete secolare il secondo, com-


parve una Immagine della Ver-
n gine Beatissima, che stringevasi fra
f le braccia il fanciulletto Ges. Non
fu appena il celeste prodigio divuL
n gato, che il popolo corse in folla a

e veder quella Immagine, e ad


,

ai8 MJDONirJ DEL PARADISO


rt rarla; e colle ginocchia piegate a
terra innalzarle umilmente le de-
w vote sue preci, affinch Ella si de-
gnasse di impetrare da Dio, a sal-
r vameulo della citt, la liberazione

dal fierissimo morbo pestifero, che


H la citt disertava. Non comport la

n Vergine che andasse vana la pre-


n oe del devoto, ed in sull istante la

orribile pestilenza da Verona sban-


deggi. In appresso poi non lascia-

va la Vergine trascorrer giorno


che a pr di que devoti, i quali
a Lei ricorrevano, maraviglie con-
r> tinuamente non operasse : e le pie-
tose genti dal loro canto da viva
fede e da fermissima speranza ani-
mate, e coll accorrere frequenti di-^

nanzi alla sacra Immagine, e col-


ravvivare la lor divozione, faceano
violenza al pietoso cuor di Maria,

per meritare da Lei sempre nuovi

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r EROSA 2lg

favori. Ed in fatto riconoscer pu


n ognuno, se numerose fossero le gra-
w zie che quella Vergine al popolo
5 accordava ,
solo che ponga mente
r ai voti ed alle dipinte tabelle che
appese sono alle pareti della stes-

sa chiesa, che montarono ad un nu-


mero superiore in vero a qualun-
M que numero che pensar si potesse,
n per cui fu in appresso chiamata la

w Mxdre delle Grazie,


Lo stesso abbiamo (cangiato per
r anno, che pi esattamente vien fis-

sato il i63o, cio r anno appresso) in


Liodo/ico Moscardo, nel Libro xii del-
la storia di Verona,, il quale afferma,
che una orribile pestilenza disertando
questa citt, comparve nella chiesa
deir Ordine dei di Mvai, che
cliiamasi del Paradiso, il giorno secon-
do di aprile del i63o, unImmagine
della B. Vergine, la quale esposta al<^
aao MADOtN/t DEL PARADISO

la venerazione dei popoli sfolgor per


grazie e benefici, per cui essendosi rac-
colta dall atBuenie popolo grossa som-
ma di denaro, e ricchissimi doni, fu
innalzato, a custodire la sacra Imma-
gine, un magnifico altare.

Dalla Storia delle Imma-


girti miracolose di Maria nel
Dominio Veneto,

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Venite ad eam qui labora*'s, tribulati

estii : et dabit refrigenum animabus ve-


stris.

Psalterium Marianum
Piai, Ptrs. 3.

A Lei l afflitto accostisi,

A Kei laffaticato :

Tosto sar nell anima


Da Lei riconfortato.

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MAUOMNA DFJ.IA PIET
t4na vm'/^a nfa

y/\J<-/ya/<
j

. . Digitir ^byGoogle
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223

IX

t'^ituua^iue mitacosia ScfCa. 7/b. TTootta

LA MADONNA DELLA PIET


una uofta ttcfft cfitcia Di i. (Ptocofo

ora iicffa cfitcja Di Seno TTLaiiaiore.

F in d allora che P antichissima die>


sa di san Procolo era parrocchia, in
somma vefferazione tenevasi un Im-
magine di Maria, detta la Madonna

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aa4 MADONNA DELLA PIET
della Pietode. Correa lanno i694,ecl
era nella veronese provincia un orri-
bile siccit. Fu esposta il giorno di s.

Bartolommeo l Immagine miracolosa


per nove giorni in questa chiesa all ai-

tar maggiore, sopra un eminente pallio,


fornita di seta e di tappezzerie, e veb-
be grandissimo concorso di gente di-
vota da tutte le parti. Il medesimo
avvenne a d aa aprile del
1706, e
se ne ottenne sempre abbondantissi-
ma pioggia. Fu esposta tre giorni per
impedire ai gravissimi danni, che al

nostro territorio dalle armate aleman-


na e franzese derivavano, e fu sempre
favorevole il di Lei patrocinio Nel .

i^Sa facea strage un morbo appicca-


tosi a buoi, e poco appresso la siccit
rovinava ancora le nostre campagne.
Si fece una pubblica generale proces-
sione all Immagine della B. Vergine
della Piet di questa chiesa, che con

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VERONA aa5
ma^pnfca pompa era ornala a spse
della cilt, con tutte le arti e confra-
ternite, unitovi il Clero regolare e
secolare. Venne esposta la sacra Im-
magine sopra il maggiore altare, e ri
accorreva frequentissimo il popolo a
venerarla e ad intercedere la protezio-
ne di Maru. Fu cosi pronto il soweni-
mento di Maria ai bisogni del popolo,
che i registri del parrocchiale archivio

ci riferiscono essersi cantato il solen-


ne Te Deum di ringraziamento ,
ds
que' musici stessi che il giorno in-
nanzi cantate aveano le litanie, in tuo-
no di penitenza, domandando piet al

cielo. Nel 1787 a di ai giugno fu


per un triduo la sacra Immagine alla

comune venerazione esposta, per ces-

sare le continue pioggie, le tempeste,


ed il paventoso straripamento eW A-
dige. n medesimo avvenne poi negli

anni 1745, e 1749-


aaG MADOUfN della piet'*
. Con decreto prefettizl a di 17 di
aprile del 1806, epoca della concen-
trazione delle parrocchie, clnudevasi la
chiesa di s. Procolo ,
e destinarasi a

parrocchia la Basilica di s. Zeno mag-


giore. Fu allora che i parrocchiani, del-

la sacra Immagine devotissimi, ebbero

ricorso a Mons. Vie. Gap. Ridolflj per-


ch il santo Simulacro trasportato fos-
se nella parrocchiale Basilica : e fu
risposto che accordava sene il traspor-

to, purch si facesse con solenne pro-

cessione, siccome ogni anno i parroc-


chiani far solcano intorno alla con-
trada.
'
Fu ogni cosa pacificamente esegui-
ta, intervenutovi anche il Municipio
ed il Vicario Capitolare, e si ride in
ki parte stabilita la calma ne pietosi
parrocchiani quando se la videro espo-
sta nella Basilica di s. Zeno. Ardeva-
no di continuo diverse fiaccole di ce-
rUAONJ 2 ^ 7'

ra diuauzi alF altare riccamente ador-


no che Le era stato apparecchialo;
ma allontanata da Vergine dalla sua
antica sede, o piuttosto perch si raf-

freddasse la fede nel popolo, fu me-


no larga de^suoi miracolosi benefizi,

ed a poco a poco raro il concorso, c


diminuita la devozione.

Dalla serie cronologica


degli Arcipreti della chie-
sa plebana di s. Procolo.
aaS MAUOSMA della piet

IVoTA

L incisione posta in principio di

questa relazione tratta da una an-


tica stampa copiata dalloriginale, che
presenta tutto intero il disegno dellal-
tare consacrato a Maria. A piedi del-

la quale incisione scritto: ..i.r

,
A

LA PIETOSISSIMA MADOaifA
DI S. PROCOLO IN VERONA .

In due intercolunni laterali allefti-

gie della Vergine vi sono le immagi-


ni di s. Giuseppe e di santa Toscana.
. Il primo posto alla destra di Ma-
ria, cio al lato del vangelo dell al-

tare, e sotto scritto S. Giosef-fo;


dall altro lato la seconda col nome
S. Toscana.
Di sopra avvi il monogramma di

Ges Cristo, ed uno per parte due

ly Google
VOTA aag
angeli. Al di sopra della adorabile ci-

fra fu scritto :

'
'
SOCIETAS NOMINIS JESU

e neir ultima sommit dell altare, ri

effigiato 1 Eterno Padre sulle nubi


eolie braccia aperte.
Ai piedi poi di tutta lincisione, di
cui mi sono servito a trarre il pre-

sente disegno, era incisa la seguente


iscrizione, la quale nuovo argomen-
to dellessere stata questa Immagine
assai miracolosa.

Al molto 111,^ et Retierend.'^ Sig, et


Patron Col.^ il sig. D. Paolo Brocchi
Protonotario Apostolico et Arciprete
di S. Procolo di V?rona.
Per molte cagioni ho stimato con-
uenirsi a V. S. mol. Ili-"'' et Ji.'^'*che
2^0 NOTA
ad altri la predente dedicatione prl-

ma per haiier ella il grado di ArcA~


prete nella chiexa (Ione quexta Imtna-
gitie situata^ poscia perch nel tem-
po della grandiss.^<^ sicit di quest'an-
no per opera sua con grande applau-
so si fecce V espositione di essa Ima-
gine^ onde se nhehhe abbondantiss
e sedutifera pioggia et anco per la di-

uotion singolare, eh' ella verso questa


Tmagine continuami' dimostra. Quin-
dis' a lei conueniente e'I dono no sa-

r dunque disconueneuole ch'ella con


tanta cortesia V accetti, con quant' af-
fetto gUel porgo, e con ogni riueren-
za me le inchino, ,

/ f

.' i -

V
, Deuotiss.^^
'
..vii.i f

5/ Alberto R. 0

r
v.\ "n Vw|
^
I
I

Acctdite nd am in tentationbus ve-


itrif : et stabiliet vos serenitas aul-
tus ejus.

Psalterium Marianum
Piai, . ers. 4>

Ognuno s Lei nei palpiti


Di tentazion a appressi :

fa che in cuor pi stabili


Senta gli aiuti impressi.

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Digillzetf^y Google
iunior il' '

'

5-, t da sparoutoa.
<'^aaiaty da lierisslme guerre 'da

'
r.|X>rtiljile iiua ed inepwabiH
^

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nMPii I

11,
233

X
^utma^iue tuMocoCo^a dffa 2/^. ej. TTLatta

LA MADONNA DEL FRASSINO


uef fettltotio cetouete, uu. utt^fto dtaute

da (Beicftta.

r infelice Italia^ e prect|>ua-

mente la LornharcUa ,
da sparentosi
terremoti, da fierissime guerre, da
irnsopportabUe fame ed irreparabiK pe-

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234 DEL F RAS suro
stilenze gi da pi anni in mille modi
oppressa, e crudelmente lacerata, quan-
do la Regina del cielo a tanta mise-
ria altamente commossa si volse a rac-
consolare i suoi devoti, e volle farsi
conoscere in cos calamitosi tempi lo-
ro unica e vera Consolatrice ,
onde
avessero tutti con soave affetto a can-
tare: Consolatrix afflictorum^ ora pr
nobis. Ed era gi il tempo in cui ve-

stendosi del suo bel verde la terra,

e di fioritissimo manto tutta ricopren-

dosi, facea di s vaga mostra, produ-


cendo riboccanti al di fuori le inter-

ne ricchezze, e tutte di novelle Ron-


di ornavansi le tenerelle piante, ed i

robusti antichissimi alberi, quando nel


mese consacrato a Maria , cio nel-
Tundecimo giorno di maggio del 1 5 1 o,
un contadino che stavasi alla campa-
gna, nella contrada detta della Pigna,

acconciando le Titi, scrse non mol->

Digitized by Google
,

rzKoyi a3.i

lo da se lontano spaventosissima ser-


pe d immane grandezza. Fu quasi di
gelo il contadino a quella vista, e poi

rimase come privo di sensi : ma fat-

tosi cuore, e gli occhi al cielo levan-


do ,
ed alla Santissima Vergine sua
avvocata di cui era tenerissimo de-
voto focosamente raccomandandosi
vide fra le verdeggianti frondi di un
frassino la sacra Immagine di Lei; di-
nanzi alla quale genuflesso ,
ripreso
fiato, e scacciato da s ogni timore,
anzi d celeste consolazione ripieno ,

rese le dovute grazie alla Consola-


trice degli affUtti : poscia levatosi in
piedi, non sapendo per alcun modo
da quel venerabile Simulacro dipartir-
si, fattosi ardito ,
al frassino si acco-

st, stese la mano, e la beata Imma-


gine recandosi al seno, tutto giubi-

lante la rec a casa sua; e fattala ve-


dere a* suoi domestici ,
in una cassa

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a36 MADONNA DEL FRASSINO
di legno la ripose rinchiudendola
chiare, poich voleva egli solo essere
il custode dell acquistato tesoro.
Egli raccont ogni cosa ad altri

suoi famigliali, i quali tutti curiosi


per la novit di tale avvenimento, con
osso lui alla sua casa andarono per
essere testimoni di veduta di quanto
egli andava spacciando per vero. H
dabben uomo trasse fuori la chiave
della cassa, che sempre portava in-
dosso, la aperse e pi non vide la ca-

rissima Immagine, eh ei si credeva


di conservare in sicurezza: perch tut-
to turbato, co suoi di casa a quere-
larsi incominci, dolendosi forte che
gliela avessero involata, e cos toltogli

ogni conforto. Ma riflettendo che egli

avea ritrovato la cassa, siccome prima,


rinchiusa, e che egli solo tenuta ave-

va la chiave, da vari pensieri era


tato, ed entr in mille sospetti; fincb

Digitized by Google
A

r BROS 287
avvisandosinon forse, a manifestare
maggiormente le sue grandezze, la
Beatissima Vergine fosse al suo fras-
sino ritornata, vol tosto col, e qui-
vi la vide, qui la trov, qui la rico-
nobbe-, e perci, pi che mai allegro
d avere novellamente rinvenuta la sua
Regina, si gett a suoi piedi ,
e con
affettuosa devozione e colla maggiore
tenerezza ed espansione del cuor suo
adoratala, riputandosi indegno di cu-
stodire presso di s cos prezioso og-
getto, n avendo pi ardire di sten-
der la rozza sua mano per levarla di
l, si rec tosto in Peschiera a farne
consapevole del fatto Monsignor D.
Antonio Ck>rnacch^ allora Arciprete
di questa fortezza. Questi al racconto

di s gran novit stupefatto, subito ne


diede relazione agli spettabili signori,
Sindaco e Consiglieri e tutti insieme
dal medesimo contadino accompagna-

Digitized by Google
,

a38 MADONNA DEL FRASSINO


ti, si condussero l, ove stava la sa<^

era reliquia, per vedere se in fatto era


vero, quanto il contadino aveva nar>
rato.

Pervenuti al luogo, scopersero in


nobilissima attitudine sul verdeggian-
te frassino riposta la Vergine, che
sosteneva sopra il destro braccio il

caro Figliuolo. La statua era piccola


di forma, delf altezza circa di un pal-
mo, la quale tuttora sopra il mede-
simo frassino nel suo altare si con-
serva ; n per quanta diligenza si u-
sasse, fu mai potuto riconoscersi al-
lora di qual materia fosse composta.
Non appena ebbero quei signori
tributato alla Madre di Dio gli os-
sequi del loro cuore ,
ed ebbero o-
rato alquanto che tornati alla for-
,

tezza pregarono che tutte si sonasse-


ro a festa le campane dei contorni in
segno di straordinaria allegrezza, e con

Digitized by Google
rERONJ 239
una solenne processione si levasse di
l il prezioso tesoro, e si portasse in
alcuna chiesa della parrocchia. Cosi fa
fatto. La processione riusc magnifica

e devota oltre lusato, durante la qua-


le cantavano i fedeli inni di gloria e

sacre preghiere; e, con gran riverenza e


religioso rispetto, portatala inPe^cAze-
ra, nella chiesa della Disciplina in un
luogo appartato la riposero, essendo
questo con cliiavi gelosamente guarda-
to e custodito.
Ma furon vani i desideri de pii fe-*

deli che voleano altrove quel celeste


Simulacro trasportare. Quel frassino
era la stanza che la gran Donna aveasi

apparecchiato, ed in quello volea ri-


manere per senza che
;
si aprisse quel

luogo in che custodita era, ritorn al


sito di prima del che avvedutosi,
: e do-

lente il Reggitore di quella chiesa, crev


(lendo che fessegli stato involalo il ca-

Digitized by Coogle
4o MAOONS DEL FRSSINO
r deposito, corse tosto a darne con-
tezza agli altri, cbe, dal primo avveni-
mento ammaestrati, la ritrovarono to-
sto sopra del frassino stesso.
Divulgatasi in breve la fama di ^
grande prodigio, correva da c^ni par-
te il popolo in folla, recandovi a lar-
ga mano grandissime offerte, ad am-
ministrare le quali furono dalla spet-
tabile Comunit elette quattro persone

le pi atte a tener conto di queste


limosine, che furono i Magnifici
to Federicif Antordo Pozzolongo, Si-
mone, e Bartoommeo Broglia^ accioc-
ch con esse fosse quivi fabbricata una
chiesa in onor di Mria, ed a custo-
dia delFinapprezzabile Simulacro : e fu
appunto ai 1 2 di settembre del 1 51o
incominciata la fabbrica, ed in brevis-
simo tempo al desiderato termine con-
dotta e data iu custodia ai RR. Padri
Serviti', ed in appresso ai 18 di giu-

Digiilzed by Coogle
o 1

rBRON 34
gno del i5i4 fu in pubblico Consi-

glio decretalo, essendovi 85 voti in


favore ed un solo contrario, che que-
sto tempio alla Serafica Religione dei
Minori Osservanti si consegnasse : la
quale, ottenuto il consenso della spet-
tabile Comunit e dell Eminentissimo
e Reverendissimo Marco Cornar Ve-
scovo di Verona,^ supplic la Santit

di Papa Leon X perch volesse ac-


cordare che fosse quivi altres fabbri-

cato un convento di quella Religione,

affinch la sacra reliquia si guardasse


e conservata fosse col maggiore de-
coro che Le si conveniva . Concesse
Sua Santit quanto per quella sup-
plica era implorato; e dietro autenti-

co Breve del 14 gennaio i5i8, e col-


le numerose limosine che da fedeli e-

rano offerte, fu il convento dai fon-


damenti costrutto.
4

E, se questa religiosa Serafica Fa-


16
a4a MADONNA DEL FRASSINO
miglia non pi col (perch le fie-
rissime tempeste che la presente cal-
ma precedettero avendola sommersa
con tutte le altre la ridussero a mise-
rando naufragio) giacch adesso, tran-
quillato il mare, essa si vede qua e
l rapidamente risorgere e pi glo-
riosa che prima, facciamo voti perch
ella sia rimessa, siccome in altri luo-
ghi? cosi anche quivi ad abitare la sua
abbandonata antica solitudine presso
a Peschiera^ ed a custodire il venera-
to Santuario ove la Regina del cielo
vuole dalla fortunata pianta del Cim-
po, come da magnifico trono, conce-
dere continuamente ai fedeli udienza,
e dispensare i sospirati favori.
Il concorso del popolo vi fu sem-
pre grande, ed innumerevoli eran le
grazie che la Velane da quell albe-
ro dispensava. Pure non manc il de-^
monio di adoperarsi in varie astutis-

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FEROnA ^43
sime guise per btuxi)are questo con-
corso, e distrarre T annuo de fedeli
dalla devozione a Maeu : ma furono
sempre vani gli sforzi dellavversario,

ch dur sempre ferma la devozione a


quel Santuario, ed infinite furon sem-
pre le grazie ed i favori che per Lei
eran concessi 3 come ognuno pu argo-
mentare dalle tavolette e dai voti che
appesi sono entro alla chiesa, a per-
petua testimonianza della protezion
della Vergine verso quei tutti che di
vero cuore a Lei ricorrono.
Ricorra dunque ognuno a questa
Madre di grazie, e di vero cuore e vi-

va fede a Lei nelle sue avversit si

raocomandij ch se i predetti furono


esauditi, neppur esso partir defrauda-
to, e lutti salutandola con quellinno
ohe solevasi nella sua chiesa cantare
diciamole:

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a44 MADONNA DEL FRASSINO

INNO (i)

Ave graia (a) lux dieruntf


Ave gemma muUerum^
Quce lactoAti Regem verum (3)
Gentorem Filia,

Dele culpas, o Maria^


Placa Naium prece pia,
Quia per Te palehit via (4)
Ad regna Ccelestia.

Digitized by Cooglf
rUKOttA a45

VERSIONE

Ah salre, o amabile
Di di Sionne,
E gemma splendida
In fra le donne,
Ch da Te Vergine
Latte sncchsonne
Il vero Re.

Scancella i debiti,

Dolce Maria,
Mitiga il RgK'
Con prece pia,
E per Te schitidan
Sicura via
Verso del del.

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2,/}6 MADONNA DEL FRASSINO

Manda peccatis fcedatwn^


Fove, sana sauciatum^
Et illustra tenebratami
Mea soberu vincala.

Me confirma vacUlantemi'
Me eonserm Te laudaniem,
Tandemqne perduc Icetantem
Ad (Sterna gaudia. Amen,

Dada Storia della chiesa


e del com^nto del Fras-
sino presso Peschiera,

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rERONJ

Mi togli il crimine
Che m bruttato,
Mi scalda, sanami
Ch son piagato.
Pietosa illumina
Lintenebrato,
Scioglimi il cor.

Deb mi fortifica
'
Fiacco e tremante*!
Deh Tu conservami
Che son lodante!
Al fin conducimi
Lieto, esultante
Teco a gioir.
,

^ ANNOTAZIONI

(i) Nel riporfare questo Itino^ tratto dalla


Storia della Madoada del Frassioo^ stampata
a Modena iSai, per cotnsrvarvi il ritmo con
veniente, mi parve beo fatto cangiare qualche
parola che forse fu errata nello stamparlo,
(a) Nella Storia diceva. Av grafia.
(3) E qui diceva Rogem rtgutn ma cosi
mancava la rima, che veggo conservata nelle
altre strofe.

(4) Nell Indo dicera paUt vi i, formando un


verso pi breve degli altri.

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Benedicite illam in tote corde vestro:
misericordia enim illius piena est terra.

Psalterium Marianum
Psal a. vers. 5.

A Lei nel rostro gaudio


Sinceri benedite :

Colma la terra mostrasi


Di sue piet infinite.

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a5i

XI

^lUMici^tue uiitacotoM. Defita 2C. HI?atia

LA MADONNA DI BARDOLINO
ueUa, piajp

. ^ott<j ai potticaft ^iatijlftppi.

j Bardolino atftenissimc) paese


in riva al nOslro Benaco^ innaim aliai!

ti maggior chiesa' una lunga piatf-r.

porto che .diricetr.

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aSa MADONNA DI BARDOLINO
to alle barche ed a' battelli de passeg-
geri, e de pescatori, che vi sono nu-
merosissimi. L ove la piazza mette nel
lago, rimpetto alla magione antichissi-

ma del Nobile FiUppo Alessandro d


Gianfilippi, avvi, sotto un antichissi-

mo portcale, una immagine di Maria


in somma veneratone a motivo del-
le innumerevoli grazie che ai devoti
chiedenti da Lei^ si concedono. Appar-
teneva una volta quel portico ai No-
bili Firmi, signori in Bardolino, e gi
da tre secoli venuto in propriet de
signori Marchesi Giar^Uppi, nella fa-

miglia de quali entr sposa, circa al-


la met del secolo XYI, una delle tre
sorelle dei Firmi, ultime superstiti di

quella grande famiglia. Gi ah imrne-


marcd>iiiD. dunque Tenei'ftia, e devo-
tamente si venera tuttavia, quell hr-
mi^e drila Tergine lattai^e il Divm
Pargolo nostro Salvatore* LiBnstre

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.

rRROKA a53'
famiglia Gianfilippi tenne sempre in
venerazione grandissima ed onor la
ua speciale Proteggitrice e Consola-
trice in quella santa Effigie che viene
onorata da tutto il paese, e da pae-
sani altres delle vicine contrade. .

Se ab antico in peculiar modo vene-


ravasi questa Immagine, Io divenne
senza alcun dubbio infinitamente pi
dopo che nella pestilenza del i63o fu
a queMevoti paesani scudo ammirabi-
le e pietoso contro la ferocit del ma-
Iwe. Si mostrarono allora la Nob. Far
miglia ed il Comune riconoscenti al-
la protezione che ricevettero da Ma-
RiA., per quella benedetta Imma^ne:
protezione che veduto abbiamo rinno-
varsi a d nostri, quando il terribile

flagello del Cholra disertava, come le

altre, anche la nostra Provincia; e gi

voluto avrebbero i Giar^lippi fin dal-


l epoca del primo disertamento riu-

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Ji54 MdDOSNA DJ BARDOLINO
serrarla in decorosa edicola votiva,
della quale poste aveano anche le fon-
damenta} ma ne furono impediti dal
Reverendis. Parroco Domenico Costei-
dbe divietava quella fabbrica che a-
vrebbe olfeso i parrocchiali diritti. Non
potendo per questo i GiaiifiUppi in-
nalzare lu desiderata cappella, abbel-
lirono in vece di vaglii e solidi orna^
menti la dipintura, chiudendola di mar-
mi tutto allintorno, e di sacri arredi
adomandola, la difesero nella parte di-
nanzi per mezzo duna artificiosa e no-
bile grata di ferro di elegante disegno,

in ogni tempo, ed anche presentemen-


te, i convenienti arredi e le cere e le
lampade orrevolmente mantenendovi.
Tutti quei del paese non solo, ma
quelli altres che appositamente ven-
gono dai contadi vicini, si recano dinan-
zi alla cara Immagine con vivissima e

sempre rinascente devozione ad innal-

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FERONJ
'
255
zarvi le loro fervide preci, ad esporvi i

loro bisogni^ a domandar graeie, ad ap-


pender voti, a portarvi olio con cui nu-

trire la lampada marittima ad i stra-

fori che vi arde dinanzi; e pubbliche


preci vi sono spesso cantate, e non di
rado nelle oscure e procellose Imfere,
quando mugge convulso il lago ed
ottenebrato il cielo, chi traversa la lun-

ga piazza b'atto da pietosa commo-


zione ad orare sotto quel portico, do-
ve splende la consolante luce di quel-
la devota lampada marina; e di rado
avviene che tale a pregar col soletto
si ritrovi, che non siavi anzi alcun al-

tro dabben Cristiano che s e la sua


famiglia alla Madre delle misericordie

unle e confdente raccomandi.


lo son d'avviso non esser uopo di
argomenti, a provare che tutto questo
sia vero, poich non tanto lungi da
noi questo ameno paese, che non pos-

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i56 MJDONNJ DI BARDOLINO
siamo ognuno assicurarcene col faik).

Per cotal modo fi tenuta sempre in


grandissima venerazione quella Vergi-
ne, e tutti quei di col ci rp^lK) il

medesimo, e ne abbiamo anche testi-

monianze rese di pubblico diritto col-

la stampa. Fra le altre quella del no-


stro chiars^mo e celebrato concittadi-
no Cesare BeUehniy il quale in un suo
opuscoletto intitolato: Stanne cMaVar-
gine (Tip. Libanti i83o) can-
tava cosi : .

Sotto rustico portico una bruna


Siede Effgie a Te sacra, alPacque in rira.
Nel cui cospetto, il sol splenda o la luna.
Arde una lampa di perenne olir;
Non barchetta in t''rblda fortuna,
0 in tenebra mortai di scorta priva,
Che non ricorra a Lei, fulgida stella.
Fra cieca nebb'a o in subita procella.

E nel suo poemetto in ottava rima


Il Lago di Garda {stampato a Milano

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rERON 257
1834) al Canto I ottava 56 del flo-
rido Bardolino^ rdente occhio del la-
gOf cantando^ di se dice, come egli fin
da fanciulletto, stato era avvezzo ai ca-
dere del giorno a salutare quella de-
vota Immagine, siccome gli altri pure
facevano :

Quante dolci memorie io cor mi scende


Caramente a svegliar la -squilla pia'.
Quando la sera rendere sintende
Il saluto alla Vergine Mabia,
La cui divina immagine dipende
Rozzamente (*) dipinta in sulla viaj
E tremolo rischiara la materna
Faccia il raggio di povera lucerna !

Qui fanciulletto della squilla ai tocchi


Lei donna salutai del Paradiso,

(*) Il poeta utb questa espressione


forse a
deplorare il mal
governo che fu fatto di que-
sta Immagine, che, lavoro essendo a tempera di
maestro pennello, fu poscia rinnovata in
pi htp-
ghi ad olio da male esperto neWarte,
ed intol-
lerabilmente sconciata.

*7

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-

a58 MADONNA DI BARDOLINO

E al lume incerto mi parca che gli occhi


Nella preghiera mia movesse e il viso;
E il Pargolo che tiene in sui ginocchi
Mi sorridesse un suo divin sorriso,
E a s pur maccennasse daccostarmi,
Quasi avesse desio daccarezzarmi.

Questa sacra dipintura a tempera,


e fu lodevolissima opera di pittore ve-
ronese del sec. x.vi, e forse di Dotne-
mco Brusaforj ma egli non gran
tempo passato che, di qualche ristoro
abbisognando, fu ad olio qua e l ri-

toccata. Il superiore ornamento di mar-


mo apparisce lavoro di due tempi di-
versi, cio del i 5 oo e del 1600, al-
la quale epoca sembra potersi altre-
s riferire il vago lavoro della grata di
ferro.

Lo stabilire questa dipintura al sec.

XVI non abbrevia per nulla affatto il

corso del tempo pel quale fu la vene-


rabile Immagine devotamente onora-

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FEROIfA aGg
la, che abbiamo di sopra detto ab im-
memorabili in Bardolino. Siccome la

sacra Effgie presentala in altitudine


di adattare il Figliuoletto divino, neL
qual modo solevano spesso rappresen-
tarla gli antichissimi dipintori, e non
cosi quelli del i5ooj perci fondata
opinione, come naturalmente argomen-
tare si deve, che nel i5oo la Famiglia
Firmi, oppure alcuni de suoi succes-
sori, essendo guasta e presso che in to-

tale rovina una vetustissima e cele-


brata immagine della Madonna lattan-
te, unaltra nel medesimo sito listora-
ta e nella stessa attitudine facessero
dipingere, commettendone il lavoro ad
un principale maestro dell arte; con-
servando per questo modo e traman-
dando aliar pi tarda cristiana posterit
una preziosissima ed ereditaria devo-
zione a Maria.
Aiuiio vu al certo che numerare pos:

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aGo MADONNA DI BARDOLINO
sa i molli prodigi "per questa sacra
Immagine operati, ch furono in ogni

secolo numerosissimi. Giova per altro


ricordare, siccome il paese tuttavia af-
ferma, ed assene relativa tavola dipin-
ta appesa alla grata dinanzi alla Ver-
gine, che caduto dal terzo piano della

casa Giar^Uppi il Marchesino Felice


nell* et di sett anni, invocato V aiuto
della Vergine Maria, rimase perfetta-
mente illeso da ogni ammaccatura o
percossa. Gli infiniti altri pu ognuno
argomentare dalle tavolette che appe-
se sopo tutto allintorno di questa Ma-
dre dei necessitosi. Quindi se i nobi-
lissimi GianfiUppi risguardarono Ma- .

RIA e la venerarono siccome fida cu-


stode e potentissima proteggitrice del-
la loro Famiglia, naveano ben donde;
ed ogni ragione a quel fortunatissimo
paese d esser geloso d una Immagine
s cara, poich per essa degnasi la Re-

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rEROirj 261

gna del cielo largh^giare cotanto de


suoi favor.
Per ci appunto quei fior che dal-
le devote persone si offrono a Maria,
e si pongono ad onore di Lei dinan-
zi all Immagine sua, vengono il pi
delle volte portati via dalle madri che
avendo figli malati qui traggono a rac-
omandarli alla Salute degli infermi:
perch la costante esperienza loro
chiaramente dimostro, che ponendoli
fra le fasce dei loro bambini essi ri-

sanano dai loro mali, e sono dai peri--

coli difesi. Raccomandati a questa Ma-


dre di piet sono posti i pargoli in si-

curezza.
Questo pensiero e laspetto e lat-
Maria
titudine della venerata Effigie di
inspirarono al Sig. Girolamo Cxmjestror
ri marito della nob. Signora Gianji^
lippi il seguente affettuoso e devoto,

sonetto, pubblicato da lu, ponendo-

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ft62 MADONNA DI BARDOLINO
sotto alla protezioae diM\RiA.un ap-
pena natogli figliuolino.

0 venerata in ripa all acque chiare ^

Vergia Maire, cui plora e saccomanda


Mia dolce sposa, e da nutrir ti manda
La traforata lampana del mare!

Supplice io toffro sul votivo altare


il mio bambin, cui questa amena landa
D}livi e gelsi e vigne singhirlanda,
E del nato signor contenta pare.

Propizia al bambinetto anche timplora,


Fra gli Angioletti onde Regina sei.

Il fratellin rapito in sua primora.

Serbane, o Diva, i cari giorni, e quei


Che non visse il frate! vaggiungi ;
e ancora

Prolunga il viver suo cogli anni miei.

Bardolino ao dicemb. i83o.

A troppo giusta ragione aclutique


onorata questa Iinuiagine anche an-

nualmente da parrocchiali processioni,


con grandissimo concorso di devoti tan-
to nel terminar il mese consaarato a

Miai quanto anche nel venerd san-

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FEROlfA 263
to, in cui si canta flebilmente innanzi
a Lei il pietoso inno Stabat Mater',
perch, sElla si sempre mostrata per
questo paese tenera Madre^ degli indi-
genti, troppo giusto che riconoscen-
te il paese si rechi pubblicamente di-
nanzi a Lei a renderle de suoi conti-
nuati benefizi i dovuti ringraziamenti.

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Digitized by^oogK;
j

265

Swwagwi
n>a
cfie Al ttocauo denteo e ^uott

DI VERONA
deffe quaft di iitio pocRe luetuotie.

MttllX itti.

LA KADOVITA DELLA GHIAIA


detta de{a (^tata

ora ueC{a chieda di i. T&tco^.

La chiftsa di s. Maria della Ghiaia^


detta cos dal terreno arenoso in cui
fabbricata, fu prima posseduta dai
Monaclii Umiliati 1 Ordine de quali

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a66 JiTRK ni:',UGixi
essendosi gi soppresso in Verona, ven-
ne occupata dai Chierici Regolari; de
quali uno, il Padre Luigi Novarino,
uomo per piet e per dottrina ad ognr
altro del suo convento di gran lunga
superiore e distintissimo, affinch in
quel tempio la devozione alla gran Ver-
gine titolare vie pi si accendesse, fe-
ce edificare da un lato della chiesa i-

stessa una cappella, della medesima


forma e grandezza della santa Casa di
Nazaret j ed ivi medesimo, per opera
di peritissimo scultore, formar fece .un
Simulacro eguale affatto a quello che
nel celebre tempio di Loreto si vene-
ra da fedeli. Essendo per tanto la sa-
cra Effigie decorosamente collocata
nella appena costrutta cappella, il gior-

no 25 di marzo del 164 8, con applau-


so universale dei cittadini veronesi, co-
minci tosto a sfolgorare per benefizi
e per grazie ai supplicanti largamente

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iir vERoy / 267
dispensate^ le quali cose tutte a noti-
aa del Capitolo dei Canonici del Va-
ticano pervenute, fu per suo decreto di
corone doro regalato il Simulacro del-
la Vergine e del divino Infante (le qua-
li per annuo legato del Conte Alessan-
dro ^orza di Piacenza destinate era-
no a questo pio uso) ai 3 di dicem-
bre del 1 709. Chiusa In seguilo que-
sta chiesa e quest Ordine, fu atter-

rata la devota cappella, i cui sassi e

le pietre, portatevi da nubili donzel-


le, servirono in appresso a costruire la

cappella della Madonna Lauretana che


si venera nella chiesa della SS. Tri-
nit, eseguita sullo stesso modello di
quella di Loreto: e lImmagine in ve-
ce fu posta in un altare della chiesa di

s. Nicol ed in appresso in una somi-


gliante cappella, ma non delle stesse

misure, che a lato di questa medesi-


ma chiesa si* fece fabbricare.

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26S ALTRE IMMAGINI

I.A KADONNA DEL SS. EOSARIO


ueCfa ertela di 0. (Slitoutcuia

ju de ^tedicatoei.

La citt di Verona ebbe bene a pro-


rare benefica alla salute dellintera po-
polatone la Tergine Maria del SS.
Rosario che adorasi nella chiesa di san-
ta Anastasia^ la quale fu portata cir-;

ca lanno i34o nella medesima chie-


sa, in segno d devoto omaggio, da
Taddea Carrarese^ mogKe di Martin
no li. Scaligero Principe di Verona. A
questa veneratissima Immagine, la qua-
le rappresenta la Veigine che stringe
dolcemente fra le braccia il suo Ges
posta in mezzo a santi Domenioo e
Pietro Martire.^ accorreva piangendo e
recandovi i suoi voti il popolo vero-
nese nel i63o da crudele morbo di
pestilenza afilitto e distrutto; e per Fin-

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^

T2f rRnoxA aGg


tercessione di Lei, essendo stata la cit-

t dal fiero morbo liberata, fu promes-

so e stabilito con voto di visitare con


pubblica processione ogni anno e d
offerire alcun dono a quella veneran-

da Immagine, che per molti e straor-


dinari prodigi era divenuta celebre e
maravigliosa.

Dalla Storia delle Immon


gini miracolose del Do-
minio Veneto.

LA MADONNINA DI CAMPOFION
cfte t cveueea iti utta chUietta

TTlxitjo.

D un epoca ben pi recente lIm-


magine, la quale nel luogo che chia-
masi Campo Marzo nella esterna fac-
ciata d una casa, era dipinta, essendo-
ALTRE IMMAGINI
ue gi dalle piogge dilavati i colori. Fii
questa Immagine al finire del secolo
dedmo settimo per miracoli assai di-
stinta: per lo che Pompeo Donati citta-
din bei^amasco, a cui per diritto quel-
la parete col fondo apparteneva, si die .

cura affinch con pi devoto culto Flm-


magine fosse venerata j
e volle per
che vi si costruisse una piccola chiesa,
nella quale pi decentemente fosse cu-
stodita, ottenendo anche che vi si ce-

lebrasse quotidianamente la Messa.


Quindi lanno 1709 dal Principe,
e lanno 1710 dallAbate di s. Naz^
ro (
chiesa parrocchiale nel cui recin-
to posta questa Immagine miraco-
losa ) avendone ottenuta la permissio-
ne, di limosine raccoltesi e del suo pro-
prio denaro fece la chiesetta edifica-
re, lanno 171 la detta Immagine in
essa trasportando, e facendo segnare

per memoria il sito ove prima giacca.

Digitized by Googie
irr FEROirj

H giorno del s. Nome di Miai vi si

fa ancora solenne funzione. Il Ducale


e FAbazial decreto ragion mi pare non
dovrsi quivi tralasciare di riferire, poi-

ch aggiungono forza alla verit sto-

rica di quanto detto.


Joannes Cornelio Dei gratin Dux
Venetiarum eie, Uuversis^ et singulis

Repraesentantibas nostris^ et proeser-


tim Rectoribus Veronoe,eoruinque Mi^
nistris prcesentibu*', etJuturis^ adquos
istee nostree pervenerint, et earum
xecutio spectat^ vel spedare poterit etc.

Significamus hodie in consiUo nostro


Rogatorum captam fuisse partem te-
oris iry'rascripti F^idelicet etc. Che in

ordine a quanto rappresentano nelle


pontuaU ir^ornrmoni ora lette li Con-
sultori nostri in 'jure sopra la suppli-
ca di 'Pompeo Donati, sia permesso
al medesimo previe le solite licenze Ec-
clesiastiche di poter erigere negli Or'

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.

*
ALTRE IMMAGINI
ti di sua ragione esistenti nel confine
di Campo Marzo della Citt di Vt-
rona^ dove esiste dipinta sopra muro
d' una casa rovinata V immagine mira*
colosa delia Beata Vargine una Chie*
sola di longhezza -di pertiche seiy e di
larghezza quattro e mezoia per cele--

hrarvi la sola Santa Messa senza pre^


giudizio della Parrocchiale^ dovendo
il fondo sempre restar ella condizione
Laica. Quare Auctoritate supradicU
Consiii mandamus vobis^ ut ita exe->
qui faciatis.
Dal. in nostro Ducali Palatio die
aa Februarii Indici. III. 1709.
Agostino Gadaldino Segr.

REVERENDISS. PADRE ABBATE

DE SS. NAZARO, ET CELSO


DELLA CITTA BI TEROKA
Havendo io Pompeo Donato servo
umilissimo di V. P. Reverendissima ot-

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TT7 FEROtrj a ^3

frnnt-a Ducale del Serenissimo Pren^


cpe sotto il giorno a a Febraro pros-
simo passato di poter erigere^ negli or-
ti di mia ragione posti in Campo Mar-
zo entro li limiti della di lei Parroc-
chia, una chiesola ad onore della B,
V. per celebrarvi la sola Santa Mes-
sa, senza pregiuditio del jus Parroc-
chiale , perci la supplico del di lei as-
senso per V esecuzione di detta Duca-
le senza alcun minimo pregiuditio del
jus Parrocchiale, che della Grazia etc.

. Fu presentata li maggio l^io.

Fisa supplicatione retroscripta eam-


dem admisit, si, et in quantum etc.,

ipsique Domino Pompejo deDonatis li-


centiam benigne concessit construendi
, Ecclesiam , sive Oratorium in hortis
propriis existentibus in Campo Martio
intra Umites hujus ParochiaUs Sanc-
ii
3 74 'IMMGINI
torum Nazarii^ et Cebi in honorem
B.M.V. pr celebranda Missa tantum
juxta tenorem facuUatis a Serenissi^
ino Principe impetratce^ pr ut ex Du-
calibus lUeris diei a 3 Februarii pro~
ximce elapsi, et proedictam UcerUum
concessit sine uUo vel minimo preju-
ditio juris ParocMaUs, sed in omni-
bus, et per omnia, pr ut disponunt
Constitutiones tam Gibertince tit. a
cap.38 quam Pisance die g Marlii
1675 in Dloecesana Synodo promul-
gatcB tit, de Jurisdictionibus Paro-
chiaibus, quibus semper relatio ha-
beatur etc. nec aliter, nec alio modo
etc. et ita etc.

Dat. Patavii in Monasterio DUkb


JusUnoe Mdibus Hospilum hoc die
in
Okj'Mensis Maii Anno 1710.

D. Aloysius Syhaticus a Padua


Abbai Ss. Nazarii, et Gelsi Veronce.

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IN TFRONA
Ferdinandus a Venetiis Can-
I).

ceUarius de Mandato.

Dalla Storia delle Immagini miracolo-


se del Dominio V?nefo; e dalle No-
tizie storiche delle chiese di Verona
di Giambatista Biancolini.

LA MADOHKA DEL TERRAPIEITO


cvofi^aticeute DcOa
fa TTsaSowttttta Sef Settario.

E parimente illustre e per mara-


riglie operate celebratissima la Ma-
donna che chiamasi comunemente del
Ferragio la quale fu anticamente di-
pinta sopra la parete di una torricella,
presso alla porta di s. Gregorio, {*) che

(*) Si vede ancora, nelle mura esterne della


citt, la forma duna porta che anticamente era
aperta, ed era detta la porta di s. Gregctj.
Zy6 ALTRE IMMJGllfl
gi da gran tempo chiusa. Essendo
questa Immagine per miracoli distinta,
eccit nei fedeli tal devozione, che nel

profondo di questa torre Le fu una-


dorna cappella edificata, alla quale
per una scala di molti gradini s di-
scende. In essa vi esercitavano antica-
mente le loro pratiche religiose alcu-

ne devote persone, riunite in pia Con-


gregazione instituita ad onore della
gran Vergine Madre di Dio.
Dalla Storia delle Immagini mi-
racolose del Dominio Veneto,

Siti

LA MADONNA DI D09S0B09

a cjtiattto mt^fx da ^etoua.

Corre voce che da principio que-


sta Immagine fosse in Verona in luo-

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IN rnnoNA a-7
go ignobile e vilissimo dimenticata; e

che poscia, tratta di l, fosse posta so-


pra di un carro tirato da due buoi, per
condurla in un paese poco lungi dal-

la citt che detto di s. Lucia^ onde


esporla sopra di un capitello che era-

vi espressamente costrutto. Come fu-


rono i buoi col pervenuti ricusaro-
no di arrestarsi; ma in vece datisi a

correre velocemente, vincendo la lo-


ro tarda natura, solo allora si ferma-
rono che furono giunti al luogo ove
ora trovasi edificato il Santuario. Qui
veramente erasi da prima fabbricato
solo un capitello, ma la fama dei mira-
coli, e le limosine, che i divoti a que-

sta Immagine offerivano, furono ba-


stanti a fabbricarle un tempietto, che
fu poscia dal possessore del fondo am-
pliato e adorno.
Altre notizie di questo Santuario po-
tuto raccogliere, che sono maraviglio-

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ALTRE IMMAGINI
se assai, tanto sulla sui oii^in quan-
to sulla celebrit de' suoi muacoli ; ma
siccome si appoggiano tutte alle as-
serzioni delle devote persone, pere i
io rifiutai di pubblicarle colle stam-
pe. Questo per altro parrebbe miraco-
lo, che nel fabbricare la chiesa, la qua-
le serve di custodia alla sacra Imma-
gine di M iRiA, scatur dalla sabbia una
fonte di limpidissimi acqua che ave a
virt di sanare da ogni malore. Il si-

gnor di quel fondo, riflettendo alla


quantit numerosa di gente che alla

fonte moveva onde attingere di quel-


la salutifera acqua^ pose col un cu-
stode perch Tacqua dispensasse chiu-
sa in alcune boccette, vendendola a ca-
ro prezzo; e quanto di danaro da quel-
la vendita ricavava tanto riteneva a
proprio vantaggio: di che ne avvenne
che la fonte in breve inarid.
\

Questo fatto raccolsi da persone an<

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iir rERONA 279
cora viventi, e che ne furono testimo-
ni di veduta, le quali pure mi assicu-
rarono d essersi conservato per molli
anni un quadro che rappresentava la
sacra Immagine tratta a galoppo da*
buoi, il quale fu poi distrutto nelle ter-
ribili vicende della ultima guerra, e
con 6BSO pure incenerite furono a cor-

ra le grucce e le tavolette che a ricor-


dare le ricevute grazie erano appese
alle pareti del tempio. Per altro essen-
domi recato col io stesso a venerare
quella prodigiosa Immagine nel pre-
sente mese di marzo ( 1840), poich
.si celebra con grande solennit la me-
moria centenaria, potuto, per quan-
to la folla dei devoti melpermelleva,
numerare fino a settanta tre le nuo-
ve tavolette di grazie in questi ultimi
anni ricevute, ed almeno cinquanta
grucce. Senza parlare delia presente
solennit che straordinariamente si ce**

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a8o JLTRE IMMAGINI
lebra, la devozione vi tuttavia gran-
tlissima nei contadini de vicini paesi

non meno che dei lontani; poich per


lino gli abitanti della riviera del lago

di Garda vi vengono spesso : ma pre-


cipuamente ne giorni per questo San-
tuario solenni, cio a 2 5 di marzo
ed 8 di settembre come pure nella se-
conda e terza delle feste di Pasqua, vi
accorrono in folla.

LA MADONITA DI MOWTORIO
a tee lui^fta da ^tiovio..

Essendo gi stabilito il nuovo con-


vento in ?rona pei RR. PP. Serviti^

col titolo di s. Maria del Paradiso^


fimono assegnati anche a mantenimen-
to di que Padri alcuni fondi, nei quali
era una chiesetta campestre edificata ad
onor di Maria in un villaggio che chia-

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. iir FERONJ a8i
rcidiSiMontorio. propriamente iK/o/i/o
rio piccola terra a tre miglia da F?ro^
na, in cui avvi un castello posto sopra

amena e deliziosa collina. Elesse laVer-

giue questo luogo, donde mostrare al

popolo veronese con nuovi argomenti


la sua protezione nellan. 1 7 1
1, quando
per tutta quasi V Italia una gravissima
pestilenza appicatasi a^buoi, privava gli
uomini del maggiore aiuto ne' loro la-

vori e di un principale alimento. A ces-


sare adunque il flagello del Signore a-

dirato qiie PP. Serviti^ in devota pro-


cessione, alla chiesetta della Madonna
recandosi, con acceso cuore e fervide
supplicazioni il patrocinio invocarono
della gran Madre di Dio, onde preser-
vare gli animali dallinesorabile mor>o.
Dal loro esempio animati i vicini pae-

sani in folla a quella pia pratica di re-

ligione si unirono, devotamente per ot-

to giorni continui quella Vergine pre-

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a8a ALTRE IMMAGINI
gado,- la cui miracolosa Immagine, In
atto di recare lInfante Ges sulle
braccia, in quell oratorio si venerava.
E tanto fervorose furono le orazioni

che al celeste trono coloro innalzaro-


no, perch la gran Madre di Dio si de-
gnasse dinterporre la sua inlercessio-
iie a fugare una strage che quasi im-
provvisamente rapiva animali cotanto
ulih al genere umano, che terminato il

pio ottavario il R. P. Priore di s. Ma^


'RIA del Paradiso^ raccolta in amplissi-
mo vaso gran quantit dacqua la be-
nedisse, alla quale beendo le infette
bestie riceveano nel medesimo istante
la loro salute, con sommo stupore 'di
tutti i quali vedeano salvi quelli ani-
mali che dal pestifero contagio percossi
erano ad inevitabile morte destinati.
Dalla Storia delle Imma-
gini miracolose di Maria
nel Dominio Feneto^

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lif FERONA 283

LA XADOSNA DI SPINIMBECCO
ncf paeoe di cX*piitiiiitecco

a treiita da A^ee^ua.

Da molti secoli addietro, siccome


per fondala tradizione abbiamo, la ter-
ra di Spinimbecco era inabitata ed in-

colta. Poscia non pochi montanari e


pastori dai monti veronesi e vicentini
discesero a cercare pascoli migliori, i

loro armenti conducendo secoj e qui-


vi, trovando mezzi pi agiati e pi ric-

clii a mantenimento della lor vita, vi

stabilirono il loro continuato domici-


lio, fabbricandosi alluopo capanne e
stalle pei loro bestiami. Cresciuti in
breve i nuovi abitatori si costruirono
un piccolo oratorio, ove posero l Im-
magine di M iri A che di presente si

venera. Per mezzo di questa Immagi-


ne oper Iddio grazie c portenti cosi

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.
ftS4 ALTRE UlilAGINI
Straordinari, che i vicini popoli P eb-
bero sempre e l anno tuttavia in som-
ma venerazione. Tutto questo com-
provasi anche dalla iscrizione incisa so-
pra una lapide, chera nellantica chie-
sa, or demolita, che la seguente:

HUJUS
SACRATISSIHAE VIRGIIflS IMAGO
QUAE HULTIS MIRACULIS
PIORUM DEVOTIONEM
* EXAUXIT
IN HAC ECCLESIA FUIT ERECTA
ANNO DOMINI MCCCLV.

Il SUO atteggiamento di Madre, che


sta adorando il suo divino Figliuolo.
E voce comune per altro, che Spinim-
becco^ prima di esser parrocchia, fosse

solo un Santuario.
Memorie del molto Re^. Ar-
ciprete di quella parrocchia.

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7

iir rBRoarj a85 .

iiA MADONNA DELLA STEA


ptcj*o 2lhe.(fiot 5i ^Potcife

a dieci tut^fta da betona.

Siccome raccogliesi dal libro P^isi-


tationum del Cardinale l^aJerio Ve-
scovo veronese, sub die 1 Junii 1 5^3,
era questa chiesa unantichissima Pie-
ve dedicata a s. Michele Arcangelo,
ed ora dal popolo detta la B. Verdi-
ne della Stra a cagione della miraco-
losa Immagine di Maria che conserva-
si in essa, la quale vi fu solennemente
coronata a d i3 giugno iCSp. Que-
sta chiesa divenuta frequentatissi-
mo Santuario, e vi accorrono con sen-
timenti di gran devozione i pii fedeli

da tutti i circonvicini villaggi, poich


sorprendenti maraviglie si raccontano
da paesani di quella terra intorno alla
origine ed ai prodigi per questa Imraa-

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ftS6 ALTRE IMMAGINI
gine operali, principalmente nei tem*^
pi delle ultime guerre.
Moltissime romane Iscrizioni erano
in questa chiesa, che poscia atempi del
celebre Scipione Majjei furono tras-
portate nel nostro Museo Lapidario.
Alcune per altro ancora se ne conser-
vano incastonate nelle muraglie del-
le quali una serve da pi secoli ad
uso di cassetta, in cui raccolgonsi le li-
' inosine offerte alla Vergine.

Da un monumento che con-

servasi nella Parrocchia di


Belfior di Porcile.

LA MADONNA DI BOVOLONS

a dodici tut^fia da betona.

Avvi nella terra di Bovolone un mar-


moreo Simulacro della Vergine, che
porta fra le braccia il Bambino Gksu,

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JN VEROUf 287
il quale siilF incominciare del seco-
lo XVII fu chiarissimo per istraordi-
nari prodigi; poich moltissimi, da pa-
recchie malattie percossi, invocato il

patrocinio della gran Vergine, ricevet-


tero salute. Larghissime quindi erano
offerte in segno di gratitudine le ob-
blazioni de Fedeli, colle quali nellan.

1648 una chiesa si cominci a fabbri-


care, e fu in due anni condotta a ter-
mine, perch in essa la prodigiosa Im-
magine fosse onoratamente custodita.

Dalla Storia delle Immagini mi-


racolose nel Dominio Veneto.

LI MIDONKA DEL CARMI5E


ad <^e6

a ut^Cia da ^etoua.

Di non minore splendor di miracoli

sfolgor nellaprile del 1721 nel pae-

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&S8 ALTRE IMXAGTin
se di Erbe F Immagine devotissima di
Maria del Carmelo^ che posta era sul-

la parete di una casa dipintavi a fre-


sco*, dei benefici di cui sparsasi tutto in-
torno nei vicini villaggi la fama, ecci-
tati furono i popoli ad accorrervi a ve-
nerarla. Come ci seppero i Religiosi
deli Ordine di s. Benedetto^ che nel
veronese Monastero di s. Zenone di-
moravano, a cui quel luogo per dirit-

to spettava, con lodevole sollecitudine


comandarono che si fabbricasse una
cappella, affinch decentemente la sa-
craImmagine si conservasse donde :

un costante largheggiare in grazie ed


.

, in benefici, accrebbe sempre pi nei


popoli la devozione.

Dalla Storia dette Imma-


sini miracolose di Maria
nel Dominio Vmelo.

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4

tjr rERON ^89


-
r.

OSSfilLVAZlOllE

Avendo il Gumppenberg, siccome


io dissi nella mia prefazione (
pag. 1

del fase. i),dato principio l anno i65a


nel d dell' Immacolata Concezione di
Maria, alla sua Storia che intitol At-
LARTS Mabiuto, non andarono molte
settimane, che da ogni provincia d'Eu-
r(^a scritti ed immagini in tanta co-
pia raccogliendo da restarne maravi-
gliato egli stesso, vide aver bastevole
materiale raccolto a dare incomincia-
mente alla sua edizione. N fu vero
die mai- gli venisse meno la materia,

poich ogni provincia pareva gareggia-


re coll altra ad anticipar le proprie

notizie, ed a formar parte di questo


bel trionfo di Maria. Ora, ella co-
sa maravigliosissima in vero, che a-
vendo io stesso nel Progetto dell 0
'9

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ago ALTRE IMMAGINI
pera (
pag. 3 7 )
annuaciato ai devoti
di MiRii, che in fine dar un ladice
di que pii i quali alcun aiuto mi por-
gessero, mandandomi relazioni stam-
pate o scritte o altre relative cogni-
zioni o immagini disegnate od inci-

se, inviando ogni cosa alla tipografia

di Verona che ne d ledizione (ricor-,


dando la promessa della Vergine: Qui
elucidant me vitam ceternam habebunt)
ella cosa veramente maravigliosa, io

diceva, ed chiarissimo argomento


che la devozione a Mria nell univer-
so, lungi dallo infievolirsi, diventa an-
zi sempre pi viva e pi ardente, che
io vedessi verso di me perfettamente
rinnovarsi quello, che rispetto al P.
Gainppenbarg era a suoi tempi acca-
duto; poich tante io ricevetti a que-
st ora da Vescovi, da Parrochi, e da
persone devote, storie stampate o
scritte col lor documenti ed incisio-

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JN rS.RONA 291
li di miracolosi santuari ed immajjiiii
della B. V. nellAutore mancanti, che
dovetti restarne io pure fortemente
maravigliato. Quindi a porre in mag-
gior lume, ed a raddoppiare il nume-
ro delle glorie e degli augusti trion-
fidella Vergine aggiunger un cenno
storico anche intorno alla seguente im-
magine noJracolosa di Maria, che dal
luogo ove ora venerata la chiamer

LA HADOBSii DI SI ORT ORIO

ueffa c^icjoftMa di popttcl QCfettttti

una tvofta dei c^weeetidt S^adei

di i. t^tauc&ico di S^aot.

Non a confondersi questa mira-


colosa immagine di Maria che in
hlonlonOy con quella di che a pagine
a 80 abbiamo fatto menzione, e por-
ta il medesimo titolo, e trovasi pu-

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ALTRE IMMAOINI
re, siccome questa, ne fondi del
Avvocato Luigi uilbertini^^ il quale di
ambedue questi santuari lavventu-
rato posseditore. La prima precipua-
mente di queste piccole chiese si vede
spesso dabuoni contadini frequentata
e ripiena che vi accorrono peloro bi-
sogni. Servirono esse pi volte ambe-
due alle sacre visite neGiubilei coman-
date; e vi interviene il popolo sovente
a votiva processione in varie supplica-
zioni religiose che nel corso dellanno

col soglionsi fare. Ma la prima det-


to essere stata in origine posseduta da
PP. Serviti', mentre questa lo era da
quelli di s. Francesco di Paola. La
prima era Venuta precipuamente in de-
vozione perch difendeva da pestife-
ri morbi gli animali, come brevemen-
te raccontato; della qual peculiare
protezione assene un sicuro argomen-
to anche in quella iscrizione che scol-

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IN rERON ag3
pita sulla campana, che serve ad in-
vi tare il popolo alle preci che si fanno
a Maria. Su quel sacro bronzo sono
scolpite queste precise parole : facta
EX ELEEMOSIIflS TEMPORE PESTIS BOVX
Moccxi ()j e in un piccolo quadretto,
scolpito sopra la stessa campana, rap-
presentata r immagine di Maria con
esso il bambino, e scrittovi sotto: safc-

marie rotonde miracolose, per-


ch questo santuario, chiamasi anche
la Madonna della Rotonda.
Ma V immagine di Maria, della

quale prendo adesso a parlare, vene-


ravasi anticamente nella chiesa de Re-
verendi Padri di s. Francesco di Pao-
la nella citt di Verona.^ e fu poscia
trasportata in una chiesolina, posta in

{*) Non ho potuto riferire qaest ecrlaio-


ne nella Storia di questa Madonna d: Mentono
a pag. aSo, a cui apparteneva, perch giunta-
mi troppo tardi.

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JLTHB l'STSJGirt

quel di Molitorio e divenuta di pr*


priet del Sig. Avvocato Luigi Alber-
tini. Siccome caldissima era la devo-'

rione de Veronesi a questa immagine


della Regina del cielo, espressa nel-
r atto e nel vestito ad imitazione di
quella della Santa Gasa di horeto ,
si

pens nell antica chiesa dei PP. di s.

France-ico a dedicarle una nuova cap-


pella, e se ne fece in questa circostan-
za la solennissima incoronazione a i o
di maggio dell anno i6ao, essendo
allora Vescovo di questa citt Alberto
Valerio^
Poche memorie furono involate al-

l obblio intorno a questa sacrati ssima


Immagine: pure la Storia di quella
assai famosa incoronazione (stampata
in Verona presso Tan'o 1620)
essendo gelosamente dal Sig. Albert
tini conservata, servir di argomento
a dedurne, quanta era in questa citt

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IN rEROJHA acj5

la dcTOzione del popolo a quella Im-


magine, per cui fu determinala la fab-

brica della cappella, e la straordinaria


funzione, che ricolm di letizia linte-
ra citt. Insolite furono la cerimonia
e la processione con cui si esegui que-
sto rito, ed in esse mi sembr di ce-
dere la gloria e la maest di Miaii,
somigliante affatto a quei magnifici
trionfi de valorosi Romani, allorch
ritornando dalle loro strepitose vitto-
rie, r ingresso faceano nella Capitale
del mondo e si recavano al Campii
dolio. Vedeansi allora comparire nel
trionfale corteo non solamente le spo-
glie de re vinti e delle soggiogate na-

zioni, ma spesso anche personaggi che


le virt rappresentavano dellarmige-
ro e vittorioso condoltiere-, o altre co-
se che a lui od alle particolari sue cir-
costanze avessero alcuna relazione.

Non molto dissimile si fu la solenue

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JLTR iMMJGim
supplicazione con cui si onor allora
in Verona questa immagine di Maria,
la quale io porter qui in ristretto,
non tanto per dare un idea del ge-
nio di que tempi in siffatte solennit,

quanto pi per conservare alla mia pa-


tria un monumento storico di eccle-
siastica funzione, che facilmente an-
drebbe a perire.
A IO adunque di maggio, che fu
la seconda domenica di quel mese, es-
sendo gi magnificamente la chiesa ap-
parata a festa e nobilmente addob-
bata, cantatosi il vespro solenne s in-
cominci ad ordinare la devota pro-
cessione, in cui portar doveasi in gi-
ro per la citt la santissima immagi-
ne di Maria. Essendosi gi vestito de
Pontificali ornamenti lillustrissimo e
reverendissimo Mons. Vescovo, pres-
so allaltare su cui leffigie stava della
Madre di Dio, in up luogo per lui no-

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IN VERONA 297
bilmente apparecchiato, inton V Ad-
jutorium nostrum^ e di acqua bene-
detta la sacra Immagine asperse e tre
volte incens. Indi si cantarono alcu-
ni salmi ed altre preghiere, e poscia
il Magnificat^ terminato il quale, si

diede principio alla solenne supplica-


lione.
*
Precedevano due mazzieri a dis-
gombrare la via, piena a ribocco per
una infinita moltitudine di
gente ac-
corsavi, essendone gi accalcata anche
la chiesa e le finestre di tutte le ca-
se*, quindi i tamburi che avvisavano
il popolo a sospendere lo strepito ed
attendere in vece alla religiosa ceri-
monia*, di poi alcuni che portavano
doppieri accesi a lato duno stendar-
do che dipinta rappresentava la Ver-
gine Beata con in braccio il Figliuo-
lo; la quale insegna in certo modo ve-
niva a rappresentare avverati gli adorar
agS ALTRE niJSJGINt
bramenti fatti di Lei nelle sacre ca/-
te, che sarebbe stata gloriosa Vergine
e Madre di Dioj e di sotto legge vasi
scritto: Reges videhunt et consurgeni
Principe^, et adorabunt oc corona-
hunt T'e propter Domiiium Devm Tu-
um.
Seguivano poscia i membri di mol-
ti pii Istituti, cio i Mendicanti^ recan-
do in mano parecchi emblemi che rap-
presentavano misteri della Gran Don-
na, quindi i Derelitti^ quei della Piet,
e quelli della Misericordia^ a cui tene-
vano dietro due altre venerabili Scuo-
le^ non che quelli delle sacre Sthn^c^^
te che erano in grandissimo numeroj
e finalmente con edificantissima devo-
zione quei di s. Carlo^ ohe col loro e-
sempio i pi distratti eccitavano a pie-
toso raccoglimento.
Tutti questi formavano come il ca-
po della trionfale supplicazione cbe

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IN TEHON

dielrogli si avviava. Ed eccovi quat-f

tro persone vestite alla foggia dei grani


personaggi dellantico testamento, che
in profetico stile prenimciato aveano
alcun mistero intorno alla Madre del
Salvatore del mondo. La prima rap-
presentava Davidde^ l altra Salomone^
la terza IscUa^Q EzechieUo la quarta:
ciascuno de quali portava in fronte
il nome del personaggio cui indicava,
e nella destra un profetico elogio del
mistero della Vergine, e della sua in--

coronazione. Gli abiti erano vaghi e


pomposi, ed eccitavano la curiosit e
la maraviglia nei riguardanti j e le sen-
tenze che portavano scritte erano le
seguenti.
Da^idde portava il detto:
Et filice Tyri in muneribus vuUu in
tiLwn deprecabwitar omries divites ple^
bis.

Quello di Salomone diceva ;

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3oo ALTRE IMMAGINI
CoronaherU de capite Jl maria, et
de vertice Sanir.

L altro d Isaia :

Gloria Libarti data est Ei, decor


Carmeli, et Saron.
Finalmenta F ultimo di Ezechiele :
Quasi lapis Sapphirus, et quasi spe--
cies simiUtudinis solii apparuit super
Eam.
E tutto questo primo ordine ter-
minato era da uno sgabello assai va-
gamente ornato, che da alcuni devoti
portato sopra le spalle sosteneva lim-
magine di un santo.
Seguivano immediatamente alcune
pie persona rappresentanti un coro di
antichi Patriarclii, con abito di color
pavonazzo, dinanzi ai quali due Angio-
li dello stesso colore vestiti procede-
vano, r uno de quali portava elevate
e scritte a grandi caratteri queste paro-
le;, REGINA PATRURCHARUM, e

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tir rERONj 3oi
r altro una coppa d argento su cui era
una corona reale di color pavonazzo,

che essi Patriarchi portavano ad offe-


rire alla gran Donna.
Succedeva un coro di Profeti ver-
de-vestiti a dinotare la speranza che
ebbero nel futuro Messia e nel par-
to della Vergine di Nazaret^ e que-
sto coro, non altrimenti che il primo,
preceduto era da due Angioli, con ve-
sti dello stesso colore, che recavano
luno U motto: REGINA PROPHE-
TARUM, laltro una corona di color

verde in forma di diadema reale, per


offerirla all immagine della Vergine
stessa a nome di tutti i Profeti.
Veniva appresso un coro di Martiri
vestiti di rosso per memoria e trion-
fo del sangue eh essi sparsero per la

confessione del nome di Cristo; ed in

simili vesti a loro dinanzi un Ange-


lo camminava, portante in mano lo

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So2 ALTRE IMMAGINI
Stemma in cui era scritto: REGINA
MARTYRUM, ed un altro che soste-
neva una purpurea corona per offerirla

alla Regina del cielo a nome dellin-

numerabile stuolo dei santi Martiri.


Un quarto coro teneva dietro a
questo rappresentante le sante Vergini'
bianco-vestite, ed in candida gonna un
angelo le precedeva col breve ; REGI-
NA VIRGINUM, accompagnato da un
altro che teneva in mano, sopra una
coppa, una corona dargento per pre-
sentarla alla gloriosa Madre di Dio a
nome di tutte le sante Vergini, che,

oltre all abito candido di cui eran ve-


stile, aveano ornamenti di gioie e di
magnifici abbigliamenti.
Un quinto coro finalmente chiude-
va, ed era quello degli Angioli vestiti

di colore celeste, e dinanzi a tutti uno


di loro col breve: REGINA ANGE-
J.CRUM, ed unaltro con una corona

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TN TEROUf
3o3
di questo slesso colore, per offerirla

a lor nome alla Regina degli Angioli.


E questo secondo ordine di misteri
terminato era da un altro sgabello va-
gamente adorno di argento e di altre

cose preziose.
Dopo tutto questo un Angelo ve-
devasi avanzare il quale portava uno
stemma, su cui era scritto :

Corona daodecim stellarum sujyer

caput Ejus',
e subito dopo seguivano ,
sontuosa-
mente vestite ed abbigliate le dodici

principali virt di Miau, ciascuna rap-


presentata nel modo, e cogli emble-
mi e motti che brevemente dir:
I. U Virilit^ recando in mano il ge-
roglifico d una palma depressa che sta-
va per sollevarsi, ed il motto : Mater
humiUtatis.
II. Lu Pazienza^ con un incude bat-
tuta a due martelli, ed il mollo: Spe-
cnlum patientioe.

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3o4 JLTRE IMMAGINI
III. La Fortezza^ con una colonna
i^ezzata, e scrittovi allintorno il bre-
ve : Terribilis ut castrorum acies ordl^
nata.
IV. La Giustizia, colle bilancio in
una mano, e nellaltra il motto
culum justiticB.
V. La Prudenza, che recando uno
specchio rimiravasi in esso, ed aveva
la sentenza : Virgo prudentissima.
VI. La Temperanza, collemblema
di due vasi, lun dacqua e laltro di

vino, che l uno mescolavasi all altro,

ed il breve scrittovi di sotto : Sicut U-


lium inter spinas.
VII. La Castit, con un bianchis-
simo Armellino in una mano, e nel-
r altra il breve che diceva: Virgo ca-
stissima.
Vili. La Fede, con in mano un ca-
lice ed un crocifisso, e vicino il molto
che la indicava: Virgo fideis.

Digitized by Googlc
rERONJ 3o5
IX. La Misericordia, col geroglifico
del pellicano che traesi il sangue dal
petto, ed appresso il motto: Virgo cle-

mentissima.
X. La Devozione, con un vaso di
fiori dinotanti la fragranza dei santis-
simi affetti, ed un motto che diceva ;

Vas insigne devoticnis. ^


XI. La Sapienza, che portava in ma-
no una piccola sedia doro, e nellal-
tra le parole: Sedes sajnentice.
XII. La Santit, che aveva un vaso
da cui uscivano molti rami doro, e
sotto era vi scritto: Vas totius sancti-
tatis, dinotando quelli esser figura del-
le opere buone.
Per questo modo terminava il ter-
zo ordine, a cui succedevano tre an-
geli, ciascuno de quali portava una di
quelle tre aureole che i teologi attri-
buiscono alla Madre di Dio, e delle qua-
li Essa ornata in Paradiso. Il primo
20

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3o6 ALTRE lynSAGIHn
recava sopra una coppa dargento ltu-
reola della verginit, eh era una ghir-
landa tessuta di fiori, con sopravi il

motto: AUREOLA VIRGINITATIS;


il secondo portava sur un altra cop-
pa laureola del martirio, chera un
serto di spine, col detto : AUREOLA
MARTYRII; il terzo in vece sopra di
una coppa d oro l aureola del dotto-
rato, chera una corona tutta intarsiata
di preziosi gioielli, ed il motto: AU-
REOLA DOCTORATUS.
Appresso a tutti questi diademi ed
alle tre aureole portavasi una gran te-
la su cui dipinte erano le cinque o-
rone che abbiam detto l una pavo-
nazza, laltra verde, rossa la terza, la
quarta bianca, e 1 ultima celeste, le
quali circondavano la corona d oro, e
sotto di esse pendenti le tre aureole
della verginit, del martirio, e del dot-
toratoj e sotto al quadro leggevasi scrit-

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JN FERONJ 3o7
to : Omnes virtates istce ^
Sanctique^
Tibi^ o cunctorum Regina^ pulchrior
luna, splendidior sole, coronas Jias

sertaque ojferunt, ac supplices impo-


nunt.
Seguivano questo dipinto i RR. PP.
di s. Francesco di Paola, procedendo
a due a due in numero di Zl\, recando
candele accese in mano : dietro a qua-
li il R. D. Francesco Priorelli arcipre-
te di s. Paolo di Campo Marzo e con
esso dodici sacerdoti intervenuti aRa
straordinaria solennit. Quindi un gran
numero di trombettieri, che col loro
suono di allegrezza i luoghi per dove
passavano e gli animi di coloro che?

ran presenti ravvivando, annunciava-


no non esser guari lontano il venera-
bile simulacro della gran Tergine, e
perci doversi tutti comporre a reli-
gioso rispetto e devozione.
Dopo i trcmbetlieri quattro angeli

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3o8 altre immagini

venivano portando il modello della s.

Casa di Loreto fatto in rilievo con


molta vaghezza. Quindi quattro che-
rici portando doppieri d argento, ed

immediatamente seguiva il diadema


doro col quale incoronar si dovea la

Tergine ,
e questa ghirlanda portata

era da un angelo sopra una coppa


doro senza alcun molto.
Finalmente, dopo questo corteo an-
dato innanzi, si vedea comparire la sa-

cra immagine della B. Vergine diZ<o-

re/o, portata sopra di un magnifico sga-


bello, coperta al di sopra da un bal-
dacchino di sorprendente lavoro, so-
stenuto da quattro Gentiluomini cui
stato era concesso cotanto onore.
Terminata cosila solennissima sup-
plicazione, tanto numeroso aff'ollavasi

dietro il popolo, che impossibile era


il camminare in alcuna di quelle stra-

de per cui, andando pel ponte Nuoi>o

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llf r ERO HA 3 09

per quello delle Nmfi tornando, la

processione passava.
Al momento in cui levavasi la sa-

cra immagine dalla sua chiesa, a recar-


la in giro per le strade magnificamen-
te addobbate della citt, si senti dal-
r alto delle colline il fragoroso ro-
more della militare artiglieria, che col
festoso rimbombo inteneriva P animo
dei cittadini e maest accresceva al

sacro rito. Altrettanto .fu fatto come


giunse V immagine di Maria alla no-
stra piazza che detta dei Signori.

Ma quello di che ebbe ognuno a stu-


pire si fu 1 osservare, che ipiunluii-
que il tempo nella precedente setti-
mana fosse stato continuamente pio-
voso, ed anzi in questo medesimo gior-

no non solo piovesse, ma minacciasse


altres di farsi peggiore, pure al muo-
vere della religiosa supplicazione si

diradarono improvvisamente le nubi,

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3 IO ALTRE IMMAGINI
divenne Paria perfettamente placida e
serena, chiaramente mostrando, che,
gradita al cielo questa funzione, egli
stesso la favoriva colla sua tranquillit.
Rientrata la processione nella chie-
sa donde era partita, avendo gi per-
corsa gran parte della citt, furon fat-
ti sedere i tre cori de Patriarchi, de

Profeti, e de Martiri coi loro titoli e

corone al destro lato dellaltare, sopra


alcune panche fornite di arazzi; e gli

altri due cori delle Vergini e degli An-


geli, e con essi que tre che portava-
no le aureole, alla parte sinistra, e
le dodici virt disposte sei per Iato, es-

sendosi collocata la corona doro nel


mezzo. Poscia entrata la sacra imma-
gine di Maria, fu posta sopra emi-

nente altare a questo fine costruito,

e si diede principio alla religiosa in-

coronazione.
Il caremoniere mosse dal suo luo-

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1

iir rERONA 3 1

go, e fe cenno al coro de Palriarchi


die si levassero dalle lor sedie e por-
tassero davanti allaltare la loro coro-
na di color pavonazzo. Accostatisi al-

r ara ove riposta era la Vergine, fat-


to ala dividendosi tra loro, aprirono
strada allangelo che inoltratosi ed a-
dorata la Vergine Le present la co-

rona questi versi recitando :

Regina nostra che nel del fiammeggi


P? lucida del sole in aureo velo,
l dolce Parto tuo l s vagheggi,
Che per bearti fa beato il cielo;
Questa corona da gli ardenti seggi
Mira di devozione e puro zelo,
Dono de Patriarchi azzurra e bella,
Sebben doro la merti, o del mar stella.

Offerta cos la sua corona, e con-


segnatala al diacono, questi la prese
e posela sopra laltare^ e cosi si par-
tirono collangelo i Patriarchi, ed alle
loro sedie ritornarono.

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3 12 altre immagini
Collordine stesso si avanzarono t

Profeti ad offerire la corona verde, e


langelo in presentandola disse:

E noi die abbiamo ascoso in fosche carte


Il Parto e lopre del mirabil Figlio,
Sprezzando il falso Giove e lempio Marte,
A Te doniam, piegando il capo e il ciglio.
Questa verde corona in ogni parte.
Ricevi, o santa rosa, o bianco giglio
Di purit, fn che di gemme e doro
Cinga le tempie tue ricco lavoro.

Data la ghirlanda al diacono, che la

colloc sopra laltare, si accostarono


i martiri ad offerire la loro vermiglia,
langelo de quali cos disse:

Noi, a cui furon pompe archi ed allori

1 disagi, le pene, il ferro, il fuoco,


Venimmo riverenti a darti onori
In questo venerabile e pio loco.
Maria, che versi a noi grazie e favori.
Perdona al deboi merto, al segno poco.
La vermiglia corona or ti sia cara,

doro altri la dia, Vergine rara.

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,

IN VERONA 3i3
Terimnata i martiri la loro presen-

tazione, e consegnata la corona al dia-


cono, che la mise appresso alle altre,
ritornarono a sedere e vennero in-
nanzi le vergini recando la loro co-
rona dargento, lavorata con maestre-
vole leggiadria, ed una d esse cosi pre-
se a dire:

Vergine Donna, che in Tergineo petto


Quel che nen serra il ciel lieta chiudesti

Ecco in bianca corona il bianco affetto


De pensier nostri puri, almi e celesti ;

Ricevila, Maria, bench al soggetto


Umile la ghirlanda: altri lappresti
D indiche perle vaghe e di fin auro
D ingemmato lavor ricco tesauro.

Dopo di queste si avanz il coro de-


gli angeli, de quali il capo, nel pre-
sentare il diadema di colore celeste,
in questo modo favell :

Noi, che siam figli dellEterno Padre,


Con cerulea ctrona a tuoi sembianti
3l4 ALtRL IMMAGINI
OSermmo anche il cor, Regina Madre^
E le tue rare lodi in dolci canti, -

Ricevi il dono delle alate squadre^


Libera il mondo da sospiri e pianti :

Doro ben ti si dee, Madre di Dio,


Ma se manc il poter, piaccia il desio.

Terminato cos di presentare que-


ste ghirlande, esprimendo in ciascuna il

concetto del desiderio di presentarla


piuttosto doro, che non fosse d altra

materia, si accostarono accompagnan-


do l aureo serto le dodici virt mili-
tanti sotto lo stendardo che ^portava
il titolo : Corona aurea duodecim stel-

larum'y e come furono in doppia schie-

ra divise, entr innanzi langelo, e ri-


pose sopra laltare la corona doro che
avea recata, dicendo :

0 gran Rema dellempireo regno


*
Ecco di lucidoro la corona
Che al tuo capo ha posta ed al crin degno
De lImago, cui man sacra incorona :

Dona celeste uoa avere a sdegno

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jj rEROifji 3 1 j
Liiri^cnt* affetto chutnil a Te suona,
0 dangeli e di stelle incoronata,
Questa corona dor* or ti sia grata.

Deposta la corona sopra laltare ai

piedi di Maria per mano del diacono,


ritirossi. Allora il molto R. P. F. Bar-
toiommeo Frigerio Vicario Provinciale
dei Minimi della provincia di Fene-
a, dordine dell Illustrissimo Mon-
signor Vescovo pose in capo alla Ma-
donna il prezioso diadema doro; men-
tre intanto i tre angeli si avanzavano,
i quali doveano fare lofferta delle tre

aureole, come di sopra detto.


Il primo di essi presentava laureo-
la della verginit, dicendo;

Percli viacsti generosa in guerra


1 sensi e i vezzi insidiosi e frali,
Aureola i vergi nal da chi disserra
i gran regni del c-el beni immortali ;

Donna, ohe fosti maraviglia in terra,


Vergine e Madre pia di noi mortali,
Questa ti adorna dove splendi e sei

Ingemmata de tuoi propri trofei.

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3 l6 ALTRE IMMAGINI
Laltro presentava quella del mar-
tirio con queste parole;

Mentre il mondo rincesti infido e rio,


Ministro delle pene e dei tormenti.
Che nutre in cieca mente il van desio.
Larmi de suoi martir nel petto senti,
E quelle pene del tuo Figlio e Dio,
Che le duo luci tue fecer torrenti.
L sovra i cieli e luminosi giri
Ti coronan, Maria, pe tuoi martiri.

L ultimo che portava l aureola del


dottorato, cos cantava:

Forza non ebbe In Te pensier tiranno.


N langel nero oltraggiar puote un tempio :

Tu, Maria, conculcasti ogni suo inganno.


Tu insegnasti ad altrui col santo esempio,
E dimostrasti, con si lungo afianno.
Che vincere e domar si pu questempio;
Laureola dunque de dottori or godi,
ognor alterni il eial lalte tue lodi.

Terminato avendo di presentare le

tre aureole, il venerabile simulacro in-


coronato fu tolto da quell ara e re-

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IN FERONA .
3i7
Calo a collocarlo nella nuova cappel-
la, riccamente addobbata di finissime
tappezzerie e di innumerabili ceri che
ardevano, e fu messo sopra di quellal-
tare mentre intanto dall infinito po-
polo cantavasi il seguente mottetto, col
quale il solennissimo rito si termi-
nava :

Quce est Ista quoe asceruUt de de~


serto dellcili ajjluens innixa super Di-
lectum suum? E ad una sola voce sen-

tivasi rispondere: Ista est formosa mea,


speciosa mea, columba mea, candida
mea. Alla quale risposta, come in suo-

no di eco, si sentiva pi volte ripete-

re: Candida en Ipsa sunti candida et


nigra sum-, nigra sum, sedformosa si-
mulet nigra sum. Indi tutti a coro uni-
ti domandavano i cantori: Quomodo
formosa si nigra est? et quomodo ni-
gra si formosa est ? Ed una sola vo-
ce rispondea : Nolite me considerare
3l8 ALTRE IMMAGUri
quod fusca sim^ quod decolorapit m
Sol^ Sol ille qui coronavit me, decolo-
ravit me. A che tutti a pieno coro ri-
iposero:

O Mauta, quam puchra ft,


OMaria, quam dulcis es,
O quam suvis et et pia,
Sancta Mater et Maria.
O clemens, o pia,
O dulcis Virgo Maria.

Cos chiudevasi questa solennissima


Incoronazione della Vergine diiVaza-
rety essendo nellanimo inteneriti tut-
ti coloro che accorsi erano ad assiste-
re a questo religioso spettacolo, com-
presi veramente da santo timor di Dio
e da caldissimo amore verso Maria.
Ora egli fuor dogni dubbio che
tanto straordinaria funzione non po-
tea esser mossa in questa citt, che
dalla somma devozione con cui vene-
ravasi questa sacra inniagine: devo-

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. 7T TERON 3 19

zioae che, conservatasi sempre viva nel


cuore dei dabbene, divenne in segui-
to sempre maggiore, finch, essendo

stata nella rivoluzione de tempi quel-


la chiesa soppressa, temendo i fedeli

di perdere la prodigiosa Effigie la tras-

portarono col ove presentemente


tenuta in somma venerazione.

Il signor GraetcLTio jdlbertini com-


per della soppressa chiesa la balau-
strata ed ogni altra cosa che di orna-

mento era alla cappella della Madon-


na, e con esse il tempietto fabbric nel

suo fondo, in cui al devoto simulacro


di Maria diede ricetto. Appena den-
tro nella cappella, sopra la porta d in-

gresso, vi la seguente iscrizione, la


quale tutta in ristretto contiene la sto-
ria di questo santuario.

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320 ALTRE IiaMAQINI

PROPITIA

ESSE

DIGNBTVR

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MDCCCXII.

IJfCOLIS

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H ANNO

S O AVREI

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MONTIS

OMNIBVS

AC

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TN VERONA 32 t

Questa nuova chiesetta fu dall-<4^A

hertini fabbricata aderente al suo pa-

lazzo, che apparteneva agli antichi Vis^


conti ^ ed posta sul pendio d una
collina, che, dalla principale coltiva-

zione degli olivi prosperosa, chiamava-


si OUvetum^ ora Oliv.
Il buon vecchio che avea salvata la

sacra immagine, e fatta costruire la chie-

sa, nuli altro in morendo desiderava


che d esservi sepolto; ed i figli, tutto-


ra viventi, la volont del padre rispet-
tando, ottennero di far col traspor-
tare le fredde reliquie del genitore, e
seppellirle in quel tempietto che for-
giava la sua delizia, dormendo in pace
il sonno del sepolcro con esso un suo
fratello che fu 1 ultimo Padre Pro-
vinciale dell Ordine de Servi di Ma-
ria^ quando si sopprimevano tutte le

Religiose Comunit. Le due iscrizioni

sepolcrali qui sotto riferite, copiate dal

il

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3 aa ALTRE mmiiRi
'

santuario stesso, assicurano di quanto


io dissi. La prima da chi la chiesa e-
dific fu posta alla memoria del fra-
tello religioso; la seconda dad figli del-
XAhertird^ a perpetua ricordanza del
padre che quel tempio aveva eretto


PELLEGRINO ALBERTINIO
SiiCJSHUOTl X OHDINE SEHVORVAl M\RIA V.
rnEOLOGIAE AC FRILOSomAE
MAGTSTRQ PROBATISSIMO
OBATOai EGREGIO
SANCriSSlUAE YITAE EXEUPLO
OMXIBVS ORDINIS SVI MVJtERlBVS
YSQVB AD PROVIHCUt.EH PR AEFECTYRXM
SANCTE PERFYiNCTO
QYE&i
FAMILTA DISSOLYTA
IN QVA VIXERAT AN. UYIIII
APvn ME recep ATQYE HABYI
ANNOS YIII

CAJETANVS ALBERTINIYS
FRATBI DESIDERATISSIMO
MOEREN3 POSYI
VIXIT AN. LXXXIIIl OBIIT PBID. KAL. MART.
A, MDCCCXVIIIT,

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JW rEROJXA 3a3

DI

GAETANO ALBERTIM
CHE QUESTA CHIESA ERESSE DAI rOHDAMEHTl
B CHE IfELLE AHCOSaE DI MORTE

PREG D essere qui TUMULATO


RIPOSAHO SOTTO QUESTO SASSO LE CERERI

TIS5E ARNI LXXTI MESI IH GIOtNI BIT

MOR IV VERONA

IL GIORNO XIII GENNAIO HDCCCXXTII


GIUSEPPE LUIGI PIETRO E BARTOLOVMEO

FIGLI DOLENTISSIMI

PP.

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Dtgitiged^ySWgie
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Digitized by C<Jbgtc
Domina, qu d multiplicati sunt qui tribu'
lant me? in tempestate tua penequeris
et dissipahis eos.

Psalterium Marianum
Psal. 3. veri. i.

Quanti, o Vergine, a' aggiunsero


Allautore del mio lutto!
Dal Tuo adeguo fie distrutto
Clii si leva contro me.

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Oigilized-byGcrogle
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N.XI

Di. fCobgk
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i-
Oiutuci^iuc tmtccoCoici THoatici

LA MADONNA NICOPEA
O V IT TORIOSJ
^)uca6s 2^cwiKc<a Di Vfodtco.
HeCEci

Programma, kve Maria, gratta pie-


na, Domiaus tecnin.
Anagramma. Ruat anguis ama-e, im-
mane caput elido.

P ubblicatosi ad Efeso il Concilio


Ecumenico, per unanime sentimento
de Padri ivi raccolti, fu collanatema
fulminata lempia eresia di Nestorio,

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33o madonna Ni codea
il quale la divina Maternit di Maria
sceleratamente combatteva: ed esul-
tante il ceto de santi Yescovi decise
ed acclam, la Tergine Maria esser

Madre di Dio, chiamandola con gre-


ca voce TJieotocon, Fin da quel tem-
po ritennero precipuamente i greci Im-
peradori quest Alma Signora, sicco-
me Patrona principale del greco im-
pero j ed in onore di Lei la santa don-
zella Pulcheria, che in allora sotto lIm-
peratore Teodosio giuniore suo fra-
tello alla direzione dei pubblici affari

presedeva, edific in Costantinopoli


tre Basiliche famose. Dopo la morte
poi di T eodosio, essendo stata Pulche-

ria, di lui sorella, acclamata Impera-


trice, ella innalz al trono d oriente
Marciano condottiero chiarissimo del-
le armate, 'unendosi in matrimonio con
lui (conservando tuttavia santamente
il voto di sua verginit ). Eudosia ve-

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rENF.Zl 33i
dora elei defunto Teodosio, che allo-
ra in Gerusalemme dimorava, le man-
d un prezioso dono cio F immagine

della Madre di Dio che una volta con-


servavasi in Antiochia; la quale (sic-
come Teodoro lettore, e Ni-
attestano
Luca dipinse egli
ceforo storici ) san
stesso di sua mano^ mentre era ancor
wVa, e vide Essa medesima la dipin-
Uira^ e vi inspir le sue fattezze e le
sue grazie. La. pia Imperatrice fece
riporre onorificatamente la sacra im-
magine in un sito, che chiamavasi il

Tribunale nel qual luogo rifulse di


innumerevoli miracoli. Non guari dap-
poi in un tempio da lei costrutto or-
natissimamente La colloc, e fu di
poi in somma venerazione dai Gre-
ci tenuta (
siccome scrive il Caaisio )

precipuamente perch infiniti erano i

prodi^ da Lei operati. Questa im-


magine con singolari ossequi onorata

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33a MAD osar J. NICOPEJ
fu dagli Imperatori doriente per luD-
ghissimo volger di tempo nella cap-
pella del palazzo di Costantinopoli con-
servata, affinch questo celeste tesoro

n dal loro spirito, n dal loro fian-


co non fosse giammai lontano. Perci
essi non moveano mai contro i loro
nemici, che tra le imperiali falangi se-
co questa prodigiosa immagine non re-
cassero, sicuri sempre di infallibile vit-
toria. Pef la qual cosa la dissero: m-
vincibile Ausiliatrice e delle guerre
insuperabile Compagna ; e VERGINE
NICOPEA, che viene a dire VIT-
TORIOSA.
Afferma il padre del diritto lIm-
peratore Giustiniano daver domatole
feroci ed insuperabili forze dei Goti
e dei Vandali e davere spento la fiam-
ma che in Africa ed in Italia pi volte
accesero, avendo solo invocato il no-
me di Mabu Vergine Nicopea. E leu*

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VEyEZIA 333
DUCO Narsete attesta, da niun altro ru-
giadoso liquore essere state rinvigorite
le palme delle sue mani a combattere,
fuor da quello che dalla Nicopea im-
magine copiosan^ente stillava. Giustino
II, e Tiberio, sconfiggere volendo le im-
mense e terribili falangi dei Persiani,
proposero alla milizia il culto della stes-
sa immagine^ ed voce, che Eraclio
pure contro Cosroa questa immagine
seco portasse, e ritorn vincitore.
Giovanni Zemisce essendo per com-
battere coi Bulgari, paragonale a quel-
le dei nemici le forze sue, non seppe
tenersi dal piangere; dappoich, o ch'e-
gli la sua milizia considerasse o le ar-
mi o i condottieri dell esercito o la
natura del luogo in cui dovea darsi
la battaglia, ogni cosa gli persuadeva
la resa, piuttosto che il combattimen-
to o la fuga :
poich se anche deside-
rato avesse di fuggire, non avrebbe po-

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334 TSABOVatj mlcopEA

luto farlo, senza che fosse il suo e-


sercito totalmente disfatto . N avea
passato pi che un giorno fra tante an-

gosce, quando rivoltosi alla cara im-


magine che seco avea portato, a Lei
invincibile Ausilatrice s stesso ed i

suoi soldati raccomand, pregandola a


non volere pi che le lagrime de suoi,

e risparmiare il loro sangue.


Fratlanlo nella stessa citt di Co-
stantinopoli certa donna, la quale di-
stinta era non meno per nobilt, che
per virt, e dai pericoli dellimpero ben
pi fieramente che dai propri afflitta,

prostrata anch essa dinanzi alla gran


Yergine,innalzava caldi sospiri al cielo:

quando le parve di vedere una mae-


stosa Matrona, che fattasi innanzi ad
uno de primi soldati, cosi gli dicesse;

Teodoro, il nostro Giovanni corre gra-


vissimo inevitabil pericolo: t affretta;

lo soccorri. Divulgatasi questa visione

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VENEZIA 335
in Costanlinopoli fu anche ben presto
travisata j poich alcuni, con greca gar-

rulit, invettive scagharono contro ai

sogni femminili, tali altri la Stoica dot-


trina seguendo ricorrevano ai destini,

risoluti di non cangiare avviso, nep-


pure se eoa Anacarsi stati fossero in

un mortaio minutamente stritolati^ i

pi per altro alla speranza degli aiuti


del cielo aveano V animo e la mente
rivolti.

Sfolgor per tanto il giorno in cui


dei destini dell impero d oriente si

decideva: e gi con incerta sorte da


ambe le parti valorosamente combat-
te vasi, piegando or quinci or quindi
dubbiosa la vittoria j
quand ecco un
cavaliere, di splendidissime armi ve*
stilo, solo, senza alcun compagno, si

slanci contro i nemici, e sparso tra


loro un terribile sgomento, quanti ne
venivano a lui dinanzi, tanti ne taglia-

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336 MADONNA NJCOPBA
va a fil di spada. Cos apertasi per met-i
zo alla schiera nemica amplissima via
sconvolte improvvisamente le file, die-
de ad una fierissima strage prodigioso

cominciamento, a cui rinvigoriti nel-


1 animo i pi forti de nostri tennero
dietro. Era gi il campo di bulgaro
sangue s largamente irrigato, da la-
sciare appena adito alla fuga a coloro
a quali col loro re Borisco le servili
catene e le prigioni erano apparec-
chiate. Cos in pochi giorni fu disfatto,

e si ritenne che la Vergine, per le fo-


cose orazioni dell Imperatore in quel
giorno consacrato alla memoria del
martire santo Teodoro, lo stesso san-
to gli avesse inviato in aiuto. LImpe-
radore non volle appropriarsi quella
vittoria, che egli certamente colle sue
forze non avrebbe per alcun modo ri-

portata, ma s attribuilla alla Vergine


JVicopeUj che giammai fall d essere

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1

rBNEZIJ 337
Vittoriosa. Posta sulle spoglie dei Bul-

gari la miracolosa immagine sopra un


carro trionfale, tratto da quattro can-
didissimi cavalli (
poich questo colore
pi d ogni altro a Lei vittoriosa si

conveniva), La ricondusse in citt, se-

guendo egli stesso la sua Proteggitri-

ce a cavallo.
Un cotal altro, per nome Comne-
no a Giovanni Zemisce non inferiore,
port seco la stessa immagine mira-
colosa nel 1 1 3 , quando mosse contro
gli Sciti in Tracia. E gi era opinione
comune che una perdita fatale avreb-
be totalmente F esercito distrutto, n
alcuno era davviso che fosse per ripor-
tare vittoria : i nostri, scarsissimi di nu-
mero, allontanatisi appena dalla patria
senza alcun soccorso sperare, perdet-
tero il cuore, e, venute loro meno le
forze^ invilirono, e con essi pure l Im-
peratore. Perci rivolti all immagine
aa

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338 mADONJU NicopE
Nicopea gli occhi lagrimosi con altissi-
mi gemiti, dallorrore della vicina mor-
te rafforzati, pi le anime che i cor-
pi de suoi caldamente raccomandava;
quand ecco egli si sente armare dal-
V alto di inusitato valore^ e nel cre-

scente coraggio trovasi di nuovo spi-

rito ripieno. Tutti i suoi sentendosi da


eguale valore animati, chiamano le ar-
mi, sospiran la pugna. Gli Sciti frat-
tanto, di feroci leoni sentendosi can-

giare in timidissime lepri, con giocon-


da e affatto nuova metamorfosi, cam-
biarono il campo in cimitero; e dove
minacciavano innalzar Campidogli eb-
bero tale sconfitta e macello che non
solo quegli stessi che furono dalle armi
soggiogati, ma nemmeno quelli che le

calamitose stragi de loro maggiori ri-

cevevano per tradizione non osavano


pi provocare limpero doriente. N fu
impropria la condotta di Comneno in

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rF.-rT.2J A
33o
quella vittoria che riport contro gli

Sciti col favor di Maria; poich, non


contento d aver superati i nemici in
battaglia, si studi di vincere altres
ramico Giovanni Zmisce negli onori
eh egli avea resi alla Vergine. Impe-
rocch ritornando a Costantinopoli, se-
co limmagine di Maria Nicopea alla

cappella del suo palazzo ricondusse,


collocandola presso alla porta della cit-

t, sopra un carro dargento, delle gem-


me doriente riccamente adorno, e ti-

rato da quattro cavalli che vincevano


in bianchezza la neve, siccome Io Ze-
misce avea fatto, non seguendola per
egli a cavallo elevalo da terra, ma con-
segnate le redini del magnifico carro ai

primi uomini e pi potenti del suo im


pero ed a suoi parenti, egli recando
una croce in mano precedeva a piedi
la sua Ausiiatrice^ passando per le af-

follate vie, le quali adorne erano di

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340 MADONNA NICOPE
raghi tappeti di porpora e d oro. ho
stesso fece Emanuele Comneilo ,
fi-

gliuol di Giovanni, poich ebbe sbara-


gliati e vinti gli Ungheri. Costoro fu-
rono desempio aposteri, de quali, co-

me compresero, la Vergine da siffatte

glorie onorata, recare a suoi devoti


infallibibucnte vittoria, appena si tro-

v tale, che colla protezione della Ver-


gine Nicopea non vincesse, e quindi

(;ou somigliante trionfo alla citt non


r avesse ricondotta.
Ma fosse piaciuto al cielo, che, sicco-
me furono quei popoli alla Vergine di
devozione accesi, cos stati fossero co-
stanti nei dogmi della loro credenza,
cli sarebbe ancora protetto da Maria il

loro impero che gi venne meno, per-


chEssa gli ossequi rifiutando di colo-
ro che lortodossa verit rifiutano, do-
po alcuni secoli all occidente il pie-
toso sguardo rivolse. Imperciocch un

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,

TENEZIA
Cotale sceleratissimo uomo credea che
i favori della Vergine dovessero esser

pronti al suo cenno ed infallibili a suo


servigio. Alessio Duca, il quale io tro-
vo nominato anche Murzuflo, avendo
per crudelissima tirannide trucidato A-
lessio Angelo Imperatore, mont egli

colle sue forze sopra un trono non suo,


ignorando che per quanto fosse ele-
vato, non lo era per a tale altezza di
atmosfera, a cui nessuna tempesta giu-
gner potesse a recarvi danno . Rice-
vettero i (Greci dall occidente gl im-

plorati soccorsi contro al tiranno; tra


quali di non piccola importanza furo-
no senza alcun dubbio quelli, che lo-
ro port Enrico Dandolo Principe de
Veneziani condottiere della veneta flot-

ta. Alessio da queste truppe assedia-


to si avvis di riportar la vittoria me-
diante un notturno combattimento
ri un infelice stratagemma servendosi.

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MADOIfUrA mCOPA
Ch per verit, chi opera male, odia
la luce ;
qui male agit odit lucem .

Ma la Verglue i traditori giammai non


protesse. Perci secondo lusato egli
tratta fuori senza alcun onore l im-
magine Nicopea^ conducendola seco
sopra un carro, provoc di notte a bat-
taglia i nemici: ma dopo brevissime
zuffe essendo stato vinto e debellato,
abbandonando collimmagine Nicopea
lesercito, con pochissimi de suoi si

rincliiuse nella citt: la quale essendo


stata in capo a due giorni presa d as-
'

salto, egli fu coi meritati castighi se-


veramente punito.
Le ricchezze delloriente divennero
bottino delloccidente. Dandolo port
seco a Venezia il simulacro della Ver-
gine Nicopea j la qual cosa pervenuta
essendo a notizia de Veneziani, uscita
lintera citt incontro alla benefica Pro-
tettrice del cielo, di galleggianti navjs^ .

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FErtEZU 343
celle r ampiezza del mare ricoperse :

e per non cedeiia in magnificenza al-

1 oriente, e perch la Vergine allo-


riente pi non riguardasse, dopo mille
trionfali onori ed infinite allegrezze
alla ducale cappella La recarono j
fin-

ch poscia edificato un magnifico al-


tare, perch a pubblico vantaggio al de-
voto popolo sempre fosse esposta nella
Basilica di s. Marco fu collocata : don-
de i suoi prodigiosi benefici dispensa
al privato non meno che al pubblico
bene.

Evagrh l.
4 Baron. t. 7. an, 787. e 5 77.
- .

Baron. t. 8. Barin, t. 10. Curopalata.

Ramusio l. 3 , f. lag. Questa narrazione


impresse l'Illustrissimo e Reverendis-
simo Ab. Carlo Quirini. Venet. 164S.
Fin qui il Gumppenberg.

Intorno a questi tempi condotte fu-


rono a Venezia e collocate nella Ba-
silica di s. Marco altre immagini dd-

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344 MADONNA NICOPEA
lImmacolata Vergine Madre di Dio;
tra cui una di marmo in basso-rilievo
a pi delle altre grido di celebrit, det-
ta Santa M^ma dei Greci, la quale,
siccodie ricevemmo da costante tradi-
zione, rimase intatta tra le fiamme di
vastissimo incendio.

Dalla Storia delle imma^


gini miracolose di Makia nel
Dominio Veneto ^

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345
r

ADDIZIOrVE
lAa ^miadouita *hieopea.

Essendo questa antichissima im>


magine di Maria pi che ogni altra
miracolosa effigie della Vergine dagli
abitanti di quella capitale in somma
venerazione tenuta, e resa celeberri-
ma pegli innumerevoli benefizi d che
Ella ricolm questa antica regina de
mari, non posso starmi ccmtento a
queste scarse notizie stampate, e spin-
to mi sento a pubblicare qualche pi
difinso cenno sulla sua storia. Tanto
pi, che scrivendo io dopo che molti
altri ampiamente scrissero su tale argo*-

luentOj non dovea dire meno di loro.

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346 MADONNA NICOPE
E poich uno de devoti a Maria, let-
to il mio eccitamento ad inviarmi tut-

te quelle illustrazioni che al miglio-


ramento dell Opera possono in alcun
modo influire, per desiderio di vedere
ampliate le glorie di questa gran Ma-
dre mi mand la dottissima disser-

tazione che su questo argomento in


Venezia il chiarissimo Mons. Agosti-
no Molin Canonico Teologo della Pa-
triarcale e Lettore di sacra Scrittura

nel Seminario della stessa citt erudi-


tamente dettava e nel 1821 consegna-
va alle stampe, vedendo io come egli
avea profondamente esaminata questa
materia e dottamente ragionando po-
nevala in iscritto, ho divisato di non
dipartirmi da quella, scegliendo qua e
col quanto io riputer pi importan-
te ad illustrare questo prodigioso si-

mulacro di Maria Santissima.


Furono per poco innumerevoli gU

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ADDIZIONE 347
liulori che scrissero di questa pro-
digiosa immagine della gran Donna,
la quale come detto conservasi nel-
la Patriarcale Basilica di s. Marco in

Venezia. In fatti oltre al Du-Cange, al

Rainusio, al Giustiniano e ad altri che


ne parlarono alla sfuggita, v ebbe pi
duno che cerc dindagare qual fosse
lorigine di essa, e quando, e donde,
e da chi fosse in Venezia recato un
monumento s venerabile di ecclesia-
stica antichit. Credesi che il primo a
parlarne fosse Mons. Giovanni Tiepolo
Primicerio di quella Basilica, il quale
nell anno mdcxviii in occasione che
erasi eretto il magnifico altare su cui
ora la miracolosa immagine si ritro-

va, stamp il suo Trattato deW im-


magine della gloriosa Vargine dipin-
ta da s. Lucuy cofiservata gi molti
secoli nella ducal chiesa di s. Mar-
co della citt di Venezia. Nel qual

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Z/\S laADONNA NICOPE
trattato, tutto quello riunendo che da
parecchi autori avea potuto raccoglie-
re ,
tent dimostrare ,
essere questa
immagine quella stessa, che, al dire di

Niceforo, stata era dipinta da s. Lu-

ca, e che poscia verso la met del se-


colo V. da s. Pulcheria ( a cui da Ge-
rusalemme aveala spedita V Impera-
drice Eudossia) era stata in Costan-
tinopoli nella chiesa del monastero de-
gli Odegi collocata, famosissimo mo-
nastero di quella imperiale citt, dal
quale in appresso quella immagine pre-
se il nome di Odegetria o, come pro-
nunziano i Greci, Odigitria. Dissenti-
va da questa opinione lab. Carlo Qui-
rini, il quale, versatissimo nella lettu-
ra degli storici greci e pi he mai
nella critica esperto, conobbe non po-
ter ella per alcun modo essere 1 O-
degetria'j e per nel mdcxlf diede al-

la luce una sua dissertazione con que?

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JDt>l2lONE 349
Sto ttolo: Relatione della immagine
Nicopea^ che si ritrova in Venetia nel-
la Ducale di s. Marco ^ nella quale
chiaramente distingue l Odegetria dal-
la Nicopea^ e dopo aver dette molte
cose di quella passa a favellare di que-
sta, sostenendo esser quella appunto
che in essa citt si conserva. I dot-
ti applaudirono all opinione del Qui-
rini, e tutti gli scrittori delle cose ve-
neziane la abbracciarono, chiamando
quella immagine Nicopea: n diverso
nome Le diedero altri che ne scrissero
dappoi, bench taluno caduto sia nel-

lerrore di confonder 1 una coll altra.

Ora, per dare un qualche ordine al-

la materia, diciamo prima in qual tem-


po e per qual modo questa immagine,
la quale da pi secoli in Costantino-
poli si conservava e da Greci tenuta
era in somma venerazione ,
venisse
poscia in poter de Latini.

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35 o Taj-Dow^j ytcoPA

Avendo Papa Innocenzo ITI l an-


no del Sijpnore 1198 fatto bandirla
crociata, e ne tre anni seguenti parec-'

chi signori di Francia e dItalia aven-


do presa la croce, e fra gli altri Baldo-
vino Duca di Fiandra, Bonifacio Mar-
chese di Monferrato, ed Arrigo Dan-
dolo Doge di Venezia ,
finalmente lot-
tavo giorno di ottobre del laoa i cro-
cesignati su trecento dieci vascelli de
Veneziani da Venezia salparono ,
ai

quali unite erano cinquanta galere ar-


mate che la Repubblica per sua parte
a quell impresa spediva. Non era ap^
pena quello stuolo partito, che Ales-
sio Comneno, figlio d Isacio Impera-
dore di Costantinopoli venne a Vene-
zia e di l pass a Zara per implo-
rare da que Signori assistenza con-
tro un altro Alessio suo zio il qua-
le, accecatogli il padre e rinchiusolo,
perch morisse, in orrido carcere, ave-

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jDjyrzioifE 35i

a usurpato il trono ed crasi fatto

dichiarare Imperatore. Aderirono alle


inchieste i crociati, e 1 anno seguente
erso la met del mese di giugno
trovossi r armata alla vista di Costan-
tinopoli, e poco dappoi presa la citt

da Latini e cacciatone
1 usurpatore,

venne rimesso Isacio sul trono, ed

insieme con lui fu da Greci dichiara-

to Imperadore anche il giovane Ales-

sio die i crocesignati aveano condot-

to con loro. Restituito a legittimi pa-

droni limpero, per alcun tempo i La-


tini in Costantinopoli si trattennero,

finch i due Monarchi dato avessero


esecuzione ai patti con Alessio segnali

prima di tentar quella impresa, sot-

toscritti altres da Isacio. Quando, mor-


to poco dappoi il vecchio Imperado-

re, un cotal Alessio Duca che i Greci

chiaman il/rcw/Zo (
vale a dire Jcd-
gUato, a cagione dell enorme gran^

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35a MA DOW ir A ncopa
dezza delle sue sopracciglia), fatto strani
golare il giovane Alessio e fattosi di-
chiarare Iniperadore, venne di nuo-
vo a guerra aperta co nostri, i quali
in mezzo al tumulto eransi ritirati e
raccolti sulle lor navi; Fu dunque ne-
cessario di ripigliare l assedio della
citt -, ma siccome 1 armata di vetto-
vaglie era mancante fu spedito Arrigo
fratello di Baldovino Conte da Fian-
dra con una grossa banda di soldati
a cercar provvigioni sulla costa del-
lAsia. Arrigo sorpreso avendo colla
sua truppa Filea, marittima citt non
molte miglia da Costantinopoli disco-
sta, e quella presa dassalto, dopo ave-
re su alquante barche inviato i viveri
alla truppa necessari, carico d un ric-

co bottino, per la via di terra se ne


tornava : quando Murzuflo che, fatto
consapevole della cosa, stavalo atten-
dendo in un imboscata, gli fu addos-

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addizione 353
i con molte delle sue genti e tent
impedii^li la ritirata. Si difesero va-*

lotosamente i Franzesi, e Murzuflo fu


pienamente disfatto^ anzi poco man-
c eh egli Stesso prigioniero non ri-

manesse, avendolo un soldato con un


colpo di scimitarra sul collo del suo
cavallo rovesciato: tuttavia si salv col-
la fuga. I Franzesi rimasero padroni
del carroccio e dello imperiale sten-
dardo, ed un cotale per nome Pietro di
Bracheux, gentiluomo di Bauvaix, sim-
padron a mano armata d un imma-
gine di Maria Vergine, la quale Mur-
zuflo facea dinanzi a s stesso recare

giusta il costume degli Imperadori do-


riente, ed in Cd come dice Giulfred
di Villarduino egU^ e gli altri Greci mol-
tissimo confidavano f). Tutto questo

Cosi riportato il testo dal Da -Cange


{*)
al n.cxix A laje de Dibd fn desconfz lEin-
:

pereur Morchuflex, et dt estro pria ses chars


a3

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wJDOTriv yTCorE.4

njll autunno dell an. del Signore iao3?


avvenne. L anno seguente, nel duo-
decimo giorno di aprile, gli alleati pre-

sero Costantinopoli dassalto, nla mi-


sero a sacco: e fatta la divison del
bottino a a3 di maggio dell anno' me-
desimo Baldovino Conte di Fiandra fu

coronato Imperadore in s. Sofia. A lui,


fatto prigioniero da Bulgari lanno ap-
presso sotto Adrianopoli, successe, pri-
ma col titolo di Reggente, e poscia a

a d agosto dell anno seguente con


quello d loaperadore, il detto Arrigo
Conte di Fiandra suo fratello minore^
Tutti questi aweninaenti riferiti per
disteso dal Du-Cange, dal Villarduino^
dal Dandolo, dal Ramusio, da Gior-
gio Acropolita, da Niceta Coniate e da

darmes, et pardi son gonfanon imperiai, et


une ancone ,
quii faisoit porter deuant, ou
il se fot mult, il e li autre Grieu. En cle
ancona re notre Dame forme.

Digitized by GocJgle
jDDizrwyE 355 ^

alili, si doveano quivi esporre almeno


in compendio, poich a questi falli iir

gran parte sappoggia la tradizione de

Veneziani.
Ora ella comune opinione de ve-
neti scrittori, che l immagine di Ma-
xi a, la quale conservasi nella Basilica

di s. Marco, sia quella medesima che,


rotto Murzuflo, cadde in poter de Cro-
ciati: e, quantunque questa opinione
soggetta sia a qualche difficolt, la di-

mostreremo pi avanti verissima, avve-


gnach apertamente false sieno alcune

circostanze che dagli scrittori furono


aggiunte. In fatti alcuni accennano che
ella fosse tolta a Murzuflo dai Vene-
ziani, quando Villarduiuo che tiovavasi
allora nel campo, e Baldovino in due
lettere scritte una a Papa Innocenzo
HI 1 altra a tutti i Cristiani chiara-

mente raccontano, non gi da Vene-


ziaui, ma s bene da Franzesi. essere

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356 MADONNA NICOPEA
Stata presa e portata via. E cosi di-

cono molti altri chio non riferisco per


amore di brevit, i quali tutti con-
vengono, non da Veneziani eh eran
sul mare, ma da Franzesi che battean
la campagna essere stata tolta a Mur-
zuflo questa miracolosa immagine del-
la Gran Donna. N da credere che
nella divisione del bottino costanti-
nopolitano questa immagine a Vene-
ziani nella loro porzione toccasse, poi-

ch il Dandolo, annoverando le reli-

quie che allora al Doge per sua par-


te furono date ,
non rammenta che
quella della Croce, il Sangue miraco-
loso di N. S. il Braccio di s. Giorgio, e
porzione del Capo di s. Gio. Batt.,^ttOj
Dux mittens Venetias in sua capeUa
collocari jiissit^ senza neppure far cen-
no dellancona (o immagine) maravi-
gliosa, la quale certamente non dovea
essere dimenticala. N fanno di essa

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JtoDlZtOH 3'7

menzione il Sanato, n la Cronaca del


CaroJdo: e poi una prova che non am-
mette eccezione formano gli scritti del

Baldovino, il quale nella sua lettera


a Papa Innocenzo, dove tutta la sto-

ria di quella guerra, e della sua ele-

zione ed incoronazione racconta, quan-


do si fa a parlare di questa sacratis-
sima immagine dice, che i vincitori a-

veano stabilito di farne un dono a


rnonaci cisterciensi^ e la cosa mede-
sima narra nella sua lettera diretta u~
niversis Christi fidelibus^ etc. non me-
no che in quella spedita da lui stes-

so air Abbate di Cistercio, dove egli


conferma la medesima destinazione
di quellancona. Dal che appare chia-
rissimo, che, se quell immagine fosse

gi prima toccata in porzione di bot-

tino a Veneziani, egli non lavrebbe


per alcun modo a Cisterciensi desti-

nata, Onde bisogna raccogliere che, al-

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.358 MJDOTnrj IflCOPEM
lora quando Baldovino queste le II ore

dopo la divisione del bottino scrive-

va, lancona non era passata per an-


co in mano dei Veneziani. Per le qua-
li cose tutte da conchiudere che i

Franzesi tolta aveano 1 immagine a


Murzuflo, e 1 avean gi tolta quan-
do non ancora i patti erano stabilii

di dividere in eguali porzioni la pre-


da: ma tutto ci che prendevasi en
per dritto di guerra di colui che le

toglieva al nemico. In fatti dellanco-


na s impossessarono 1 anno i2o3, ev^

i patti per le divisioni non furono sta-


biliti che 1 anno seguente nella qua--

rcsima, poco prima di dare 1 assali

alla terra, come rilevasi dal Villardui-

no e da carta autentica di convenzio-


ne riportata dal Muratori, segnata co-
si: Datum anno Domini mccir men-
se Marta Indictione fu. Che se al-
tri scrittori ebbero ad asserire eh ellr

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J)>I210NE 3-9
tocc al Dandolo di sua porzione, cou-
vien dire chegli, trovando ne dispac-
ci di quel tempo annoverala anche
lancona, fra l altre preziose cose che

furono da Costantinopoli a Venezia


spedite, credesse che quella pure, co-
me il rimanente, fosse toccata a Ve-
neziani di loro parte; bench ella cer-
tamente sia loro d altra maniera per-
venuta. Ad ogui modo egli certissi-

mo che l immagine, la quale conser-


vasi in Venezia, quella stessa che fu

presa dai Franzesi nella mischia con-


tro Murzuflo. Ora pi accuratameule
a parlare ci resta e rintracciare qua-
le fosse delle tante si celebri, le qua-
li, chiare un tempo per fama di ope-
rati prodigi, si veneravano in Costan-
tinopoli con parlicolar devozione. Dis-
sidelie pi celebri; imperocch a nes-
suno piacer certamente di porre in
dubbio che questa sacra immagine sia

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36o MADONNA NICOPEA
venuta di l, e eh ella foss<? una del-
le pi illustri ed onorate che col si

trovassero; mal potendosi supporre che


i Veneziani, della Vergine cotanto de-
voti ed ansio^ di possederne qualche
immagine prodigiosa, dovendo poi da
quella citt conquistata spedirne al-
cuna a Venezia, una pi presto ne to-
gliessero delie volgari e comuni, an-
zi che sceglierla tra quelle che avean
voce d essere chiare ed illustri per
sommi prodigi. Il che far che, quan-
d anche dubitar si potesse di quan-
to sino ad ora si detto ,
non per
questo quella santa immagine aversi
dovrebbe in minore venerazione; pe-
rocch oltre alle tante grazie che i

Veneziani dalla Vergine ricevettero


dappoi che quell ancona sulle vene-
te lagune' si ritrova, non a dubitare
che le stesse, e forse maggiori, non
abbiano que di Costantinopoli da es-

Digilized by Google
,

ADDIZIONE 35l
sa Vergine egualmente ottenuto, quan-
do era fra loro, se in tanta venera-

zione era appresso di quelli, quanta


ne fu necessaria perch i Veneziani
alla lor patria siccome un prezioso te-

soro la spedissero, e tenesserla poi in


tanta riverenza, in quanta P anno fi-

nora tenuta. Ora i veneti scrittori,


presso che tutti, tengono per fermo
essere codesta immagine una di quel-

le che dipinte furono dall Evangeli-


sta s. Luca . 11 Tiepolo ,
il Quirini
il Corner, il Ramusio e moltissimi al-

tri sono gi di -questo avviso, e que-


sta pure la comune opinione di

que di Venezia. Lasciata ora da par-


te la questione se questo scrittore del
vangelo oltre ad esser medico fosse
ancora pittore, e se le immagini di
Nostra Donna che vanno sotto il no-
me di lui siano veramente uscite dal
suo pennello, (
che moltissimi scrisse-

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362 MADONNA 'NlC'OPEA

ro su questo argomento ),
egli pili

utile lo indagare quali immagini in Co-


stantinopoli come lavoro di quel san-

to Evangelista si tenessero in venera-


zione. Egli certo che una ve ne a-
vea pi d ogni altra celebrata, che nel
monastero conservavasi degli Odegi^
detta perci 1 Odegetria^ cio la Con-
duttrice, qual che si fosse l origine di
tale appellazione ; ch non convengon
tra loro n gli antichi scrittori, n gli

eruditi nell assegnarla. Di questa im-


magine narra Teodoro Lettore (
ne
suoi frammenti conservatici da Nice-
ceforo Callisto )
che Eudocia Impera-
drice mandoUa da Gerusalemme al--

la Imperadrice Pulcwria^ la quale im-


magine, egli soggiunge, era stata di-
pinta daW Apostolo s. Luca. Teodoro
Lettore fiori nel secolo vi, e questa
la pi antica testimonianza che ab-
biasi d immagini di Maria da s. La-

Digitized by Google
jddizionb 363
ca dipinte; dalla quale per si rileva,

che fin dal secolo v si credea, che


quelPEvangclista nc avesse dipinto ta-

luna, se in quel tempo l Impcradrice


Eudocia una ne spedi alla cognata s,

Pulcheria, come singolarissimo dono.


Di essa scrissero moltissimi altri auto-
ri che dal Trombelli si trovano cita-
ti. Che poi questa immagine nel tem-
pio degli Odeglj dalla stessa s. Pul-
cheria eretto, stata fosse collocata, rac-
cogliosi dagli scrittori Bizantini, fra

quali il detto Niceforo il quale dice,


essere stato dalla medesima santa lui-

peradrice stabilito che ogni marted,


con particolar devozione, con cerei ac-
cesi, con processioni e preghiere, que-
sta sacra immagine si venerasse. Ora
questa immagine stessa vogliono i ve-
neti autori esser quella che in Vene-
zia conservasi, riferendo cose che di
^sa sola si trovano dagli storici ricor-

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3(>4 MADONNA NtCOPEA
datej siccome lessere stata spedita da
Eudocla, r essere stata fra Greci in
somma venerazione, ecc. Anzi il Tie-
polo dice espressamente ,
eh essa
quella medesima che fu collocata nel
monastero degli Odegi', da che ne ven-
gono i veneti scrittori a conchiudere
che l Odegetria pur fosse quella che
tolta venne a Murzuflo.

Ma solo che seguir vogliansi le trac-


ce che dellimmagine recata in cam-
po da MurzuQo danno gli storici, si

potr chiaramente vedere quella tut-


taltra immagine essere stata che l O-
degetria. Parlando di essa Niceta, che
ignorar non poteva qual ella si fosse,
poich trovavasi allora in Costantino-
poli, nulla pi dice che questo: E ven-
ne presa dagli inimici V ancona del-
la Madre di DiOy che gV Imperado-
ri romani soglion condurre nel cam-
po^ come concapitana^ ossia loro coni-

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JDDTZIONE 365

palina d guerra. Simili seatimenti la-


sci scritti Alberico :
Quest'ancona a-
vendo sempre usato di portare nelle

non avean potutofino allora


battaglie,

esser mai superati. La cosa stessa ac-

cenn Villarduino ove dice: Che in que-


sta immagine Murzuflo e gli altri

Greci moltissimo confidavano. Anzi


aggiunge it Kamusio che Arrigo, quan-
do vide quell ancona venuta in po-
ter de Veneziani, esclamasse, che il

nemico era debellato, e la guerra ft-


nita\^ essendo della stessa opinione di
Alberico, che cio i Greci fin che pos-
sedean quell ancona fossero ad ogni
roodo insuperabili. Tutto questo aper-
tamente dimostra limmagine portala
in guerra da Murzuflo quella essere
stata che i greci Imperadori avean co-
stume di condur seco in simili incon-
tri. Ora, questa immagine che essi so-
levano condurre in campo, era ella poi
366 mjDOKNj NI cor E A
1 Odegelria? Comunque parlino gI

sciiUori su questo argomento, sem-


brano per abbastanza forti le ragio-
ni a poterlo negare. In fatto mollissi-
mi lasciarono memorie del modo cou
cui quellimmagine venne in poter dei
Latini, ma ninno avvi che dica, quel-
la essere stala l Odegetria o pure una
immagine dipinta da s. Luca. La chia-
mano nobile Sirnulaero^ e descrivono
i Greci pieni di fiducia verso di Lei
e nulla pi. E pure questo nome di
Odegeiria era chiaro ed illustre' noir
meno in Grecia che fuori j e tale avea-
uo i Greci per Lei caldissima devo-
zione, che, se vuoisi prestar fede a Pa-
pa Innocenzo, arrivava per fino alla su-
perstizione. Inoltre nessuno degli sto-
rici antichi lasci scritto, che 1 Ode^
getria giammai recar si solesse all ar-

ma la. Di questa immagine parecchi in


)ioIti luoglii fanno menzione, e. fra le

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DTJS^TOWP.

fijTTte case che dicon di essa, nessuno


accenna chella portata fosse nel cam-
po. Anzi gli storici il costume non ta-
ciono che aveasi dai Greci di portar
(juella sacra effgie per le vie e intor-
no alle mura della citt, quando stret-

ta era dassedio. Di questa usanza nar-


ra il Tipico, e con lui altri scrittori,

die al tempo dell isaurico Leone (cir-

ca gli anni di G. C. 718), essendo


stretta la citt da Saraceni, i cittadini

la venerabile immagine portarono in-


torno alle mura, e poco dappoi fu di-
spersa del tutto la flotta nemica. Nice-
ta Coniate racconta, che l Impera dor-
Isacio anno 1187, essendo dai ri-
1

belli condotti da Branas Costantino-


poli posta in assedio, trasport sul-

mura V Odegetria^ onde Jbsse al-


la Citt come inespugnabile haloardo.
Tutte queste minute cose ricordano;
ma quella immagine tratta dalla cit-

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-

36S MADONIf IflCOPEA


t, e portata nel campo non lo accen-
nano mai, comecch lasciassero scritto,

che solevano gli Imperadori recarsi al


campo accompagnati da qualche im-
magine di Maria. Perch dunque gli
storici una cosa raccontarono e tac-
quero r altra ? o perch mai la chia-
marono Odegetria allora che recava-
si sulle mura della citt, e non le die-

dero questo nome quando era porta-


ta al campo di guerra dell esercito
,

capitana e custode? Oltre di che gli


autori d quelle storie lasciarono scrit-
to essere stato in uso degli Impera
dori d allora lo andare a visitar la
Vergine Odegetria prima di recarsi al-

r armata Racconta Zonara che Bar-


da Cesare, zio dello Imperadore Mi-
chele III, dovendo 1 anno 866 parti-
re per la guerra di Candia, isola la
quale stata era da Saraceni tolta al-
r impero, il di prima della partenza

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JDDJZJONE 369
jfi rec al tempio di Nostra Donna
detto degli Odegi a prender congedo
da Lei. Ed il Continuatore anonimo
di s. Teofane, la stessa cosa narran-
do, lasci scritto: In prima per por-
tatosi al tempio della Santissima Si-
gnora nostra^ Madre di Dto^ che si

chiama degli Odegi, vi entr fra i

doppieri, compiendo le ceremonie del


congedo. Cos altri la cosa stessa con
simili espressioni raccontano. Se dun-
que andavano a riverirla prendendo da
lei congedo, chi mai vorr credere e
persuadersi che 1 Odegetria andasse
con quelli Imperadori alF armata ,
e
non anzi essa alla loro partenza se ne
restasse in citt?
Dimostrato cos non essere stato co-
stume de Greci di recare l Odegetria
coll armata nel campo, ne viene per
conseguenza, che limmagine venerata
nella Basilica di s. Marco aTenezia,la
a4

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870 wADOnrifJ iricopE

quale fu recata da Murzuflo in campo^


non pot per alcun modo esser quel-
la che nel monastero degli Odegi si

conservava^ poich 1 Odegetria non


solamente non venne mai trasportata
a Venezia ma anzi nemmeno usci mai
dalla citt di Costantinopoli, comecch
tali vi abbiano che si dien vanto di
possederla.
In fatti a brevemente chiarirsene
basta por mente a quella tra le lette-

re di Papa Innocenzo iii che fu scrit-

ta nel iao8, dove parlasi diffusamen-


te di quella immagine, di cui ecco in
poche parole il contenuto. Scrive il

Pontefice al Patriarca latino di Costan-


tinopoli, eh era allora Tommaso Mo-
Tosini nobile veneziano ,
e racconta,
dietro a quanto scritto gli avea il Pa-
triarca medesimo, che avendo lo Im-
r peratore Arrigo (
il quale successe a
Baldovino )
fatto trasportare in s.

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ADDIZIONE 371
li Sofia uu immagine di Nostra Don-
na (*) la quale si crede di mano di
n s. Luca, e che perci in somma ve-
n nerazione presso tutta la Grecia, il

fi Podest dei Yeneziani si present ad


y> esso Patriarca con alquanti de^ suoi,
e gli fece istanza per aver quell anco-
na, allegando da Arrigo esser quella
n loro stata donata. Alla quale istan-
za avendo il Patriarca negato udien-
za, perocch sapea che non aveano
essi sopra quell effigie diritto alcu-

y> no, e poscia soggiunto, che, se 1 a-


vesser trovata nella chiesa, la toglies-

ser di l e se la portassero; eglino

(soggiunge Innocenzo) istarono per-


n ch fosse aperta la cliiesa, la quale
y> in allora era chiusa, il che non aven-

ti) Quamdam iconara, in qua B. Lucaa Evan>


gelista imaginf>m B. Virgixi propriit manibua
dicitar depinxii>ae, quam ob ipsiua Virginia re-
^verentiam tota Graecia veoraturj etc.

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372 NJDOirNA NCOPE
rt do potuto ottenere, calarono con una
w fune (forse dalle Gallerie) un uomo,
n il quale in ogni parte frugando, e
w non ritrovandola, dordine del Po-
w desta apri a forza una delle porle
* maggiori di detta chiesa. Entrati al-
w lora i Veneziani, ed avendo inteso
da un Greco, eh ella era nel sacra-
r> rio chiusa a tre chiavi, cominciarono
r> ad abbatterne le porte: del che fat-
r> to saputo il Patriarca, si rec sopra
uno de ballatoi che guardavano in
chiesa, ed intim loro la scomunica se
di l lavesser rapita. Ma continuan-
do essi a sforzare la porta del san-
* tuario ,
il Patriarca accese prima e
n poi estinte le candele (
come allora
> s usava ) scomunic solennemente il

Podest, i suoi consiglieri, ed i suoi


aderenti : i quali per niun conto fa-
> cendo di quella scomunica, atterrate
j del tutto le porte, preser 1 ancona,

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AbtJZlOffE

e se la portarono alla chiesa dell O/i-


nipotente dove essi abitavano. In ap-
r> presso il Card, di s. Susanna, che ri-

sedea in Costantinopoli in qualit di


Legato della Santa Sede Apostolica,
> conferm la sentenza del Patriarca,
anzi assoggett all interdetto tutte

y> le chiese che appartenevano ai Ve-


r> neziani: ed in seguito lo stesso Pa-
triarca scrisse al Pontefice, perch

avvalorasse quelle censure . Tut-


to questo narra Innocenzo, il quale in
appresso conferma la sentenza del Pa-
triarca e del Nunzio, quantunque noi,
dice egli, (*)non possiamo approvare
V opinione di alcuni Greci i quali cre-
dono^ che lo Spirito della B. argine V
{*) Licet no8 opinioaem illam, qua quidam
Graeci existimant quod Spiritus B. Virginia
in praadicta imagine reqnieacat, propter quod
ipaam forte plua debito venerantur, tanquam
upertttioaam minime approbemua^, etc.

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3^4 MADONNA NICOPEA
riposi in quella immagine^ essendo su-
perstiziosa tale opinione^ e motwo che
essi forse la onorino oltre al doi^ere.
Questa lettera segnata idibus janua-
riianno ix, E perci si deve colloca-
re il fatto sotto all anno antecedente,
che il Mccvii. E senza entrare ora a
discutere quale de due miglior ragio-
ne avesse, il Patriarca o il Podest, s

osservi solo, l immagine della quale

parla in questo luogo Papa Innocenzo,


altra non poter essere che l Odegetria,

In fatti tutte le circostanze concorrono

a persuadercelo. Questa immagine di


mano di s. Luca", ella pure in sotti-

ma venerazione prsso tutta la Grecia ;


anzi questa venerazione tant oltre
spinta, che sente di superstizione.il uW.o

questo a qual altra meglio conviene che


W Odegetria? N torna meno al no-
stro proposito, ci che. di questa stra-
na superstizione de Greci il Pontefi-

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ADDIZIONE 3 ^5

ne accenna. Li accusa di credere che


lo Spirito della B. V^ergine riposi in.

{jueW immagine^ accusa, a cui pare aver


dato motivo colale tradizione, intorno
all Odegetria^ tenuta per certissima da
tutta quella nazione. Narrano in fatti

i Greci, s. Luca poi eh ebbe dipinte le

imm agini di Nostra Donna averle pre-

sentate a Lei stessa, ed Ella compia-


ciuta essendosene avergli risposto: La
grazia di Colui che partorito sar
con esse per mezzo no\ e Niceforo del-

r Odegetria racconta, che s. Luca la

dipinse colle sue mani^ Iraendola dalla


medesima forma di Lei^ mentre Ella
ancoravivea^ e cK Essa avendola ve-

duta le infuse grazia: le quali parole


danno chiaramente a vedere, che Pa-*
pa Innocenzo non parla d altra inun'a-
jgine che dell Odegetria^ bench nel

riferire la tradizione de Greci accre-


sca alquanto la cosa, o perch male in-

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']0 MADONNA NICOPEA
formato o perch realmente alcuni tra

loro fossero in quell errore del quale


li accusa.
Ma quello che gli storici greci del-
r ingresso di Michele Paleologo in Co-
stantinopoli ci raccontano ,
allorch
lan. ia6i quella citt venne da Gre-
ci tolta di nuovo ai Latini, pi for-
te argomento a dimostrare non esse-
re stata che l Odegetria quella imma-
gine, che i Veneziani a s. Sofia rapi-
rono, e trasportarono alla lor chiesa
dell Oiuiipoteiie. Ecco in fatti in che
modo parla Giorgio Pachimere (
lib.

HI, capi xxxi); Fra l altre cose man-


d rimperadore a prendere dal mo-
nastero dell Onnipotente la vene-
rabde effigie della Immacolata Ma-
dre di Dio la qual, corre voce, e&-
sere opera di s. Luca, dipinta alla
n presenza e sotto gli occhi di Lei, ed
9> essere in appresso stata mandata dal-

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JDDIZIONE 377
> la Palestina alla Imperadrice Pul-
cheria da Eudocia ateniese sua co-
gnata, come dono molto magnifico.
n Or entrando egli preceduto da es-
sa immagine nella citt, la quale ri>

putava aver ottenuto per benefizio


n di Lei, cred con questo di far ve-
y> dere abbastanza, a chi stimasse di
dover render grazie per esservi en-
trato. Lo stesso dicono Niceforo
Gregora e cent altri, a potere con si-

curezza affermare l Odegetria non es-


sere uscita mai di Costantinopoli fin-
ch ne furon padroni i Latini. Abbia-
mo poi testimonianze che negli an-
ni appresso ci fanno trovare questa
immagine in quella citt. Del i3ao
Sirgianni giura fedelt ad Andronico
li davanti atta sacrosanta immagine
Odegetria della castissima Jlladre di
Dio. Del i328 lo stesso Andronico,
^seudo stata presa Costantinopoli da

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3;3 NADOUTN NI co PEI
SUO nipote Andronico iii e caduto*
vedendosi nelle mani di lui, corre a-

rfuggirsi a pi della Odegetria cui


da qualche giorno nell imperiale pa-
lazzo fatto avea trasportare, e stasse-
ne a pi di Lei attendendo il vincito-
re, il quale col pervenuto, si ricon-
cilia tosto coll avolo suo, e venera e-
gli pure quell immagine sacrosanta.
Del i 337, essendo stati disfatti i Tur-
chi che invasa aveano la Tracia, lo
stesso giovane Andronico recasi di not-
te dal campo, che discosto era dal-
la citt pi. che cinque miglia, a retu
der grazie alla Vergine, per la riporta-
ta vittoria, davanti all Odegetria, An-
zi tale fu la devozione di questo Prin<
cipe per quella immagine, che senten-
dosi fortemente ammalato volle esse-
re portalo al monastero degli Odegi,
dove poco appresso mori 1 anno del
Signore i34i* Lanno seguente spar-

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AUDIZIONE 379
sasi voce in Costantinopoli, bench faJ-

sa, che Giovanni Cantacuzeno stato fos-

se dalle truppe abbandonato sotto Fe-


rea, e che ritiratosi al monte Atos ve-
stito avesse labito monastico, il popo-
lo, che lui odiava a morte, due volle
and all Odegctria a ringraziare il Si-

gnore della caduta di lui : e lo stesso


Cantacuzeno, riconosciuto Imperadore
lan. i 347 dalla Imperadrice Anna ma-
dre di Gio. Paleologo, dinanzi a quella
immagine, di non attentare giammai
cosa alcuna contro di essa, pubblica-

mente giur. Ecco dunque l Odegetria

in Costantinopoli alla met del sec. xiv


vale a dire cencinquantanni dopo che
i Latini aveano preso quella citt. Ma
la vediamo col altres un secolo dap-
poi, in quellanno fatale (i433) in
cui quella infelice Metropoli sotto al

giogo degli Ottomani venne misera-


mente a cadere. E quello che scrisse
38o mjdonw nicpej
Giorgio Codino (
autore che fiori al
cadere del greca impero) al presen-
te lasciando stare, il quale racconta
che allet sua codesta immagine so-
leasi recare allimperiale palazzo il gio-

ved dopo la quinta domenica di qua-


resima, e fino al luned dopo pasqua
ritenevasi col, diremo cosa ancor pi
chiara, quale riferita ci viene da Du-
cas nella sua storia, eh egli conduce
fino alla presa di Costantinopoli fatta

da Maometto ii. Egli narra, che nel


tempo in cui quel conquistatore bat-
tea colle sue bombarde e con quel suo
smisurato cannone le mura stavoy jce-
condo il costuniey nel palazzo V imma-
gine della Vergine Immacolatissima
nella settimana del diacetiesimo y os-
sia dellottava di pasqua, e che in ap-
presso fu portata in processione con
seguito di molto popolo al monastero
di Cora dove stette fino aW eccidio deU

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1

jnnjzrorrE 38
h, x^itt: il monastero di Cora, di cui

parla a lungo il Du-Cange, era presso


il palazzo imperiale detto di Costan-
tino^ nel Rione xiv della citt. Ecco
dunque l Odegetria^ ossia l immagine
dipinta da s. Luca^ in Costantinopoli
lino alla rovina del greco impero.
N solo ci assicura la storia che sia
sempre stata l Odegetria in Costanti-
nopoli finch dur l impero de Gre-
ci; ma, a togliere ogni dubbio eh ella

stata fosse portata a Venezia, ci de-


scrive quale fosse in Costantinopoli
medesimo il suo fine. Ducas diee co-
si.* I satelliti del tiranno, che si chia-
> man Giannizzeri^ corsero al mona-
stero di Cora, dove si trovava l im-
magine della cara Immacolata Ma-
" dre di Dio. O lingua, o labbra, che
5* dovete raccontare quello, che per i
* vostri peccati avvenne di quella an-
cona! Frettolosi glinfedeli, per bra-

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38ii laJDONirA NICOPEj

n ma di correre a predare anche altro-


r> ve, un di quegli scellerati stretta u-
na scure fra le mani sacrileghe la
spezz in quattro parti, e gettate le
sorti ognun si prese la sua, con quella
> parte d ornamenti, che le restaro-
no per ventura attaccati. r> Non mol-
lo diversa la relazione che d il Cro-
nico del Belgio presso ilDu-Cange (*).
Turclii spogliarono le cliiese tut-
te della citt, ed avvenutisi in certa
immagine di Nostra Donna, di mano
di s. Luca dipinta, la quale era som-
ma venerazione, strappate le gem-
me, loro e 1 argento della cornice,

(^) Costantinop. Chrst. L. iv. cap xv n. t.


,, Omnia tempia nrbis Tarcae spoliarerunt, et
imagnem quamdam B. Virginia raanu B. Lu-
y, cae pictam^ quae in maxima reneratione ha-

,, bebatur, detractia gemmia, auro, et argento

,, quae 'erant in circuitu, per cvitatem


tgno-
,, minioae traxerunt,eamque
aordidis pedibua

roncnlcantea tandem in frusta confregerunt.

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JT^DJZtONB 383
la trascittarono con gran ludibrio per
> la citt, e cogli immondi loro piedi

calpestandola, la fecero in ischegge.

Per somigliante maniera f avvenimen-


to riferisce Fautore del Trattalo De
expugnatione urbis CostantinopoUia^^
nce anno mccccljii. pubblicato dal P.
Martene (*)j il quale comecch nomi-

natamente r Odegetria non ricordi, si

conosce chiaramente per che egli di

essa intende parlare. Inoltre (die egli)


trattarono nella maniera la pi ingiu-
y> rosa, irriverente e contumeliosa Fim-
magine della gloriosa Verone Ma-

Vet. Script. Mon. t. r. pag. 796, cap. vili.


Inanper injuriani, coutumeliara et ineveren-
,, tiam exhibuerunt . i . . . imagini sanctae et
iatemeratae Genetricis Dei, gloriosaeque V.
,, M. quam etiam efBgiem, velut bestiae pes-
simae, in lutnra furibunde atque ignnmi-

niote projicientes pedibns suis abominabili

,y ter et despectisaime calcaverunt etc. ,,

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1

3^4 VADOniTA NTCOPP.J


rt RIA, Madre santa ed intemerata di
j Dio 5 e questa avendo quelle pessime
bestie furiosamente ed ignominiosa-
5 mente gettata nel fango, co loro pie-

n di la calpestarono in segno di alto


disprezzo ed'abbominazione. n Le
quali testimonianze degli storici, seb-
bene alcun poco differiscano tra loro,

i chiariscono per altro qual fosse il fi-

ne di quella celebratissima immagine.


E tutti gli oltraggi fatti da Turchi in
allora a tutte le sante immagini pas-
sando sotto silenzio, i quali pure rife-
riti sono da moltissimi storici, non
da omettersi per altro un leggiadrissi-
mo pensiero di un poeta di quella et,

a cui ignoto essendo qual fine ella fat-

to avesse, alcuni versi in greco idioma


egli cant, i quali riporto in italiano
tradtti dal chiarissimo veneto autore

della Dissertazione deWantica imma-


gine di Marta Santissima che conser-

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DDiziotfB 385
iwjt 'netta basilica di s. Marco^ da cui
trassi la {nresenle:

Dov^or le acre immagini? u le reliquie ante?


UrOt^ge/ria, incurvasi cui tutto il mondo innante?
Dicon, che di que barbiri al rio furor ritolta,
Fosse per man degli angeli in fra le Stelle accolta
;
E le reliquie intrise del divin Sangue ancora
Del og>io eterno appiede fosser deposte allora-

Cosi egli con questa poetica finzione


smentisce coloro che si vantano lul-
t ora di possederla, come i PP. Do-
menicani di Costantinopoli, i quali so-
stengono chella sia riposta nella lor
chiesa di s. Pietro di Pera, i Sicilia-

ni, i Maltesi e finalmente i Greci mo-


derni i quali pretendono che sia slat-
ta ritrovata nel Peloponeso^ nel mo^
nastero di Grotta Maggiore e cite oon-
servisi col^ e per la Madonna della
Grotta si appelli. Tutte queste pre-
tensio>ni smentite sono dall autorit

degli storici che vissero al tempo in

a5

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386 UDOSUtA TflCOPE
cui fu essa distrutta. Osserva per al-
tro il Du- Cange, che molte copie da
quelloriginale anticamente essendone

state tratte potrebbero forse a que-

sto numero appartenere quelle che del-


1 Odegetria^ o come dicono general-
mente gli Italiani della Madonna di
Costantinopoli^ portano nome.
il

Da tutto questo dunque eviden-


temente provato non poter essere la
immagine che si venera in s. Marco
quella che, come da s. Luca dipinta,
conservavasi a Costantinopoli nel mo-
nasfeero degli Odegi'^ poich n Mur-
auflo lavea recata in campo, n pos-
sedettero i Veneziani giammai l im-
magine chera stata tolta a MirzuQo.
Ora brevemente vediamo se la ce-
lebratissima ancona che Venezia tie-
ne in somma venerazione fosse quella
stessa che in tempo di pace in Co-
stantinopoli conservavasi nella cappel-

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jnpizjxR 387
In fletta della Madonna Nicopea^ e

se fosse quella medesima che trae va-

si di l quando al campo di battaglia

dovevasi condurre.
Egli da osservare in primo luo-
go non essere stala la cappella della
Nicopea diversa da quella che la cap-
jyeUa del Faro comunemente si appel-
lava: in secondo essere stata appunto
dalla cappella del Faro tratta quella

immagine ,
che ora nella patriarcale
basilica di Venezia devotamente si

conserva. In fatto, sulla prima osser-


vazione un poco ragionando, dagli sto-
rici bisantini raccontato che nellim-
periale palazzo di Costantmopolr da
Giustiniano edificato eranvi in gran
numero cappelle, delle quali alcune si
naagnifiche e grandi, che piuttosto di
pompose basiliche aveano aspetto che
non fosse di oratori privati di sein-
p4ici capjielle. Molle di esse erette fi-

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388 MADONNA NICOPEA
rono dall Imperadore Basilio mace-
done come Costantino Porfirogenne-
la ci ricorda. Altre ne numera il Du-
(]ange nella sua Costantinopoli cri^
stiano^ dove parla della Madonna del
Faro, e poscia di questa medesima a
parte a parte in quellopera stessa vien
favellando, la quale era la pi vaga
e magnifica che tra quelle fosse; co-
si chiamata per essere posta al pi
di altissima torre situata sul mare, su
cui ciascuna notte accendevasi, come
sul faro di Alessandria, un gran fana-
le, perch di scorta servisse ai legni
che navigavano la Propontide. Fu que-
sto magnifico oratorio sempre in pro-

cesso^dagli Imperadori come loro cap-


pella imperiale risguardato; avv^fna-

ch le funzioni pi solenni alle quali

Io stesso Imperadore assisteva e le


nozze medesime dei Monarchi presso
che tutte in quella chiesa si celebra-

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^VDIZlOIfE 389
Tano: di l le processioni, a cui il Sov-
rano interveniva, prendevan le mos-
se; e trovasi che la chiesa stessa col

nome di chiesa di palazzo era accen-

nata ,
i cherici alla medesima chiesa
addetti si chiamavano i cherici im-
periali del Faro ed in parecchie cir-

costanze preposti erano al clero di s.

Sofia, la quale non v chi non sap-


pia essere stata la cattedrale di quella
citt.

Che poi questa chiesa diversa non


fosse da quella che il Codino (
De
offic. cap. XI, n. 1 ) ed il Gregora
( L. vili, cap. V )
chiamano la Nico-
pea^ si ricava assai agevolmente da
molte cose che dell una e dell altra

i greci autori lasciarono scritte . In


fatti se vogliaiisi eccettuare questi due
autori, niun altro v che parli della
Nicopea ; anzi lo stesso Codino, in al-
tra opera ove tutte descrive le chie

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.IgO MADONNA NICOPEA
se di Costantinopoli, n 1 autore U
Aiitiquitatibus Costant'uiopolitanis^ non
ne fanno alcun cenno : ci che met-
te in fortissimo sospetto, che la Ni-
copea fosse una delle antiche chiese
dell imperiale palazzo, la quale pre-
so avesse cotal nome sotto gli ulti-
mi Imperatori. Imperocch non si sa-
prebbe per alcun modo comprende-
re come gli Imperadori,che tante cap-
pelle e si magnifiche aveano, si recas^
sero poi nelle maggiori solennit a
questa della Nicopea^ la quale se fos-
se da quella del Faro diversa, non es-

sendo da alcuno storico ricordata, sup-


porre non si poteva che piccolissima
ed ignobile. Avverte il Codino che ad
essa recavansi gli Imperadori nel di
del santo Natale, dell Epifania e del-
le Palme: e da lui medesimo sappia-
mo, che in essa 1 Odegetria colloca-
vasi, quando nel gioved di Passione

Digitized by GocJgle
JDDlZIOyE 391
veniva recala allimperiale palazzo. La
quale immagine, solendosi in dislinlo
ed onoralo luogo collocare, ci d in-
dizio die la cappella della Nicopea c-

ra fuor d ogni dubbio una delle pi


illustri che fosser col: e che, se cele-
brala era e magnifica, esser doveva da-
gli scrittori, almeno in quella minuta
descrizione che fanno di tutte le chie-
se di quella citt, ricordala. Non si pu
dunque altra cosa pensare fuori di que-
sta, che essi la ricordino sotto altro

nome, e che essa certamente fosse una


delle pi vaste e sublimi, ed inoltre
una di quelle che dedicate erano al-

la Madre di Dio. Tra le pi distinte


era appunto quella che diceasi del Fa-
ro^ ed a credere che questa una co-
sa stessa fosse colla iV/co^ea persuade
quello che della morte di Leone Ar-
meno gli storici lasciarono scritto. Nar-
.rano chegli fu ucciso nel Faro la not-

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3ga MADONNA NICOPEA
t0 del santo Natale, mentre assistevi)
agli uffizi del mattutino, ed il mattu-
tino della notte di Natale era
appunto
secondo il Codino uno di quegli uffi-
zi che nella cappella celebra \ ansi
del-
la Nicopea: da che pu ognuno chia-
ramente raccogliere che la cappella del-
1 NicopcG e la chiesa del
Faro era-
no una cosa stessa. Inoltre egli nairra
che nelle solennit del Natale, dellE-
pifania e delle Palme T Imperatore ai
divini uffizi assisteva nella cappella
del-
la ^icopea: ed appunto il Cereniona-^
e dice che questi uffizi al cospetto del-
lo Imperadore si celebravan nel Feu'o.
E riflettendo finalmente che questa
chiesa fin che dur il costantinopoli-
tano impero fu risguardata mai sem-
pre come cappella imperiale, e eap-*
pella di palazzo costantemente
chia-
mossi, servendo ad uso delle funzioni
di corte, appena e vi sar chi persua^

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ADDIZIONE 393
dere si possa aver voluto gli Impe-
radori in altra chiesa celebrare le pi
solenni di esse, precipuamente in que
di nei qu.^li il Senato insieme col Sov-
rano ai religiosi uffizi assisteva, essen-
do gi tutta la corte messa in gran
gala; cosa che stata sarebbe grande-

mente incomoda se in una chiesa an-


gusta e ristretta (
quale esser doveva
la Nicopea se distinta era dal Faro )

si avesse dovuto eseguire. E per vero


dire, se la Nicopea era altra chiesa dal

Faro^ gli scrittori che trattarono degli


edifizi di Costantinopoli F avrebbero
passata sotto silenzio per questo solo
che non lavrebbero riputata degna di
alcuna +icordazione. Dunque o la Ni~
copea era una piccola ed ignobile cap-
pella, ed in tal caso non si pu inten-
dere come l Imperadore vi si recasse
col Senato e co Magistrati in giorni
cotanto solenni, o pi veramente ella

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3 94 MJ DONNA NICOPEJ
era una cosa stessa colla chiesa del
Faro.
Dimostrate le cose dette fin qui, ri-

mane adesso a cercare per qual ma-


niera tratta fosse a Venezia la vene-
ratissima ancona chera conservala nel-
la cappella del Faro o della Nicopea\
poich non per altro tul.te queste co-
se si sono premesse che per discen-
dere a scoprire con giusti fondamenti
r origine del celebratissimo santuario
che la regina dell Adriatico si vanta
di possedere. E prima d ogni altra co-
sa necessario di sapere che nella chie-

sa del Faro le reliquie pi sante di

Costantinopoli si conservavano, e quel-


le che tenute erano in maggior conto
dagli Imperadori. In essa trovavasi ri-
posta limmagine di GES Cristo noa
mano-fatta.^ la quale per pia tradizio-
ne credevasi mirabilmente impressa da
GES Cristo medesimo sopra un paii-

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- ADDIZIONE 3y5
aolino, e mandata in dono da s. Tom-
maso Apostolo o da s. Taddeo ad Ab-
garo re di Edessa, e che venula es-
sendo in appresso in potere di Roma-
no Lecapcno Imperadore, fu da lui

lanno 14^4 collocata in quel santua-


rio. In essavla lettera che dicevasi scrit-

ta da nostro Signore ad Abgaro stes-

so, la pietra che credevasi aver chiu-


so il sepolcro di GES Crislo, la lan-

cia die lo feri nel costato, e liusigne


reliquia di santa Croce che nel seco-
lo XI portata venne in Italia e donala
alla Badia di monte Cassino; oltre a
molte altre rammemorate da Gugliel-
mo di Tiro che si serbavan col per-
dio fossero degli Imperatori, della cit-

t, e dello impero, fortissima tutela.


-Qual luogo migliore mai trovar si po-
teva a custodire unimmagine che da
greci Monarchi riguardavasi come il

Palladio di Costantinopoli, o, per u-

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396 MJDONNA mCOPEA
sare pi opportuna similitudine, l Arcar
Testamento, egualmente onorata in
pace qual potentissima difenditrice del-
la citt, ed in guerra come infallibile

apportatrice della vittoria? Egli ben


vero che erano in quella metropoli
moltissime chiese in cui altre imma-
gini venerate di nostra Donna si con-
servavano, ma agevolissimo il pro-
vare, che in alcuna di esse non si cu-
stodiva quella che portavasi allarma-
ta contro i nemici, poich se ci fos-
se stato non 1 avrebbero gli scrittori

passato sotto silenzio. Si gi detto


di sopra della celebrit in che l Ode^
getria era : dopo di essa quella di Bla-
cherne era la pi rinomata, a cui so-
lcano i Costantinopolitani ricorrere in
ogni loro calamit. Or questa imma-
gine, dai tempi di Costantino Copro-
nimo che scancellar fece tutte le im-
jaagiui della chiesa di Blacheme, fino

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ADDIZIONE 3971
a Romano Argiro die rinvennela a ca-

so, stette occulta sotto ad una lastra

dargento, vale a dire dallanno 754


fino al io 3 o*, e tuttavia abbiamo per
certo che in questo volger di tempo,
cio circa 1 anno 970, Giovanni Ze-
misce avendo disfatti i Bulgari con-
dusse limmagine Nicopea per le stra-
de di Costantinopoli in trionfo. Oltre
di ci Anna Comnena racconta che
Alessio suo padre essendo per partire
lanno 1107 insieme collarmata re-
cossi a visitare prima della partenza
limmagine Blacherniana^ il che mostra
non averla egli seco portata, bencli
riferisca altrove che lo stesso Alessio
portato aveva in battaglia il yelo di
M/ria Santissima che conservavasi in
quella chiesa, ed erasene servito ad
uso di bandiera per inanimare i solda-*

ti a combatter da forti contro al ne-


mico. E Giorgio di Nicomedia 1

clo-

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MDOjTN iricoPE
gio scrvendo della chiesa di Blacher-
iie dice, che a quel tempio gli Impe-
radori venivano ed i privati nelle lo-

ro necessit: che ciascuno in qualun-^


que evento, fosse prospero o funesto,
pubblico o privato, a quel luogo accor-
re ra, ove continui si operavano i mi-,
racoli, e lo chiama capo e metropoli di
tutti i templi di Maria Verdine che
v^aveano nella cittade. tempio dwino ed
onoratissimo, asilo ove riposta op^ni
speranza di salute, rocca e difesa del-,
la citt ecc. ma non ci fa motto che -

quella immagine fosse giammai reca-,


la in guerra dagli Imperadori; ci che
se stato fosse non avrebbe certamen-

te ommesso di ricordare, avvegnach

questa lode sia ad ogni altra di gran-

lunga maggiore. Somiglianti cose dir ,

slpotrebbero delle altre immagini che


erano in minore celebrit che questa
non fosse, e che si trovavano tutta- '

Digitized by Google
JDDIZIONE 399
yia ia Costantinopoli ,
dopo che la

Nicopea era gfi stata a Venezia tras-

portataj ci che dimostra la Nicopea


non essere stata alcuna di quelle. Ed
inoltre da osservarsi, che quante vol-
le dopo la vittoria fu essa menata in
trionfo, non si dice mai che la pro-
cessione in alcuna di queste chiese an-
dasse a terminare, ma sempre o a s.

Sofia o all imperiale palazzo; come


neppure che da alcuna di esse fosse

levata quando dalla citt trasferiva-

si al campo, ci che non avrebbero


i greci scrittori ommesso di riferire

mentre sogliono essere cotanto esatti

e soperchi nei loro racconti. Ma pi


d* ogni altra cosa vale a persuadere, non
essersi in alcuna di quelle chiese con-
servata l immagine che ora in s. Mar-
co di Venezia si venera devotamente,
il sapere che fu dato il nome di Ni-
copea alla cappella del palazzo (che'

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4oO MJDONNJ NICOPE
era quella del Faro)', poich questo
nome stesso di Nicopea ci fa inten*

dere che in essa un immagine con-


servavasi celeberrima a cagione dell
vittorie per essa ottenute ,
assegnar
non potendosi ver un altro ragionevo-^

le motivo di si fatta appellazione: ed


appunto questa immagine era la sola

in quel tempo, a cui si convenisse,


lieiilre solevasi questa sola condurre
in campo, sola menare in trionfo, so-^

la chiamare cotcapitana^ insuperabile^


invitta, ecc.

Sembra poi inutile 1 andar qui ri-

frugando ne greci storici le testimo-


nianze che provino la devozione dei
Costantinopolitani a questa immagine.
Ma siccome 1 eruditissimo autore di
questa dissertazione crede a lei pure
appartenere il racconto duno scritto-
re latino riportato dal Du-Cange, il

quale a lungo parla d una imma 0^e

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AbhIZOlfR 4^^^

di nostra Donna conservata in Costan-


tinopoli, in un suo poetico libro in-

torno alla vita di M&ia Vergine che-


gli intitola Virginale^ cos io pure cre-
do opportuno di qui riportarlo, per-
ch ricorda un singolare prodigio il

quale, se a lui da prestare credenza,


in ciascun sabbato s soleva rnnovel-
lare. Riferir prima i versi dellauto-

re latino e subito appresso la tradu-


zione, che in otto stanze italiane il chia-
rissimo autore della dissertazione det-
tava :

Constanti nopolitaiia urbs liabet Baslicam,


Quae Mariae in lionore claram profert fabricam :
Hanc qui dcunt, hoc et sciunt, Lucernaoi cognominanf.
Graeco more liic decore Virginia Iconia
Natum gestat^ sindone etat velata serica.
Nec videtur donec detur sabbato vigilia.

At, CURI bora vespertina matris festa incipit,


Se expansum et repansum velum sursum recipit,
Atque valtuiu veuerandum Virginia operit (*).

O Leggasi aperit o disc^ptrit,


2.6

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^Oa MADONNA NICOF&A
Tunc theauru8 diva clarus revelatur imagi ne ^
Sic ad uoaam uaque horam atac diei craatinae

Seorsum Telum^ quasi coelum spectana oair ordine^


Non libratum arte vatum, nen arte mechanica:
Non magnete tractam, ncque alsqua vi magica:
Nec ut ille fertur stare quem colit gens ethuica.
Perstat sursum dum sol cursum sabbati persequitar^
Stupor coeli ut fideli retata cogaoscittrr :

Dum plebe hymats matte digais aabbatizans utitur


Sed ut dictis heris noctis laus divina canitur,
Velutn sursum mittens rursum coelitus deponitur.
Decor iste non sacristae manu aie obnnbitur :
Nec Maaias hac die ralsum borologium:
Sed stat certum et apertum sabbati indioium y
Feriamque potest quemplam edocere nescium:
Nescientiuin, concurrentium regulares numeroa
Supputare; veium dare docens fit instructio-
Nec miraturo nec erraturo, praesertim de sabbator
Hec(*) tam <tigno codi vigno piae Matri sabbatu.
Vendicantur et monstrantar laudi ejus dedita.
Qua luxorla, nox absorpta, requies est redditi.
Hinc oremus ut sit remus in hoc solo positis.
Det (**) aeternis ac supernis interesse sabbatis.

{*) Forse Hoc.


(*V Forse Dttque-.

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,

jnmziOTfa 4o3

V 8 K S I O R E

Sorge ia Bisanziouti tempio augusto e chiaro

Sacro a Colei ch di Dio Madre e Ancella,


Cui greco nome diede il vicin Faro,
Tal che Tempi del Faro ognun iappelia;
Tu, se'l nome latin ti vien pi caro-,
Dillo della Lucerna in tua favella:
Tempio di cui pi fulgido' o pi adorno
Non Tede il sol dovunque porti il giorno^
Stassi col col caro figlio al petto
De la Donna immortai la- santa immago;
N di greco pennel lavor pi eletto
Giammai vide o pi leggiadro e Tago.
si

Serico Tei la copre, e l dolce aspetto-


Fura a qual uom pi di mirarla vago:
Lo fura ognor, e sol quel di- lo scopre
In cui leterno Sir cess da lopre.
Gh quando al fin del sesto di discende
Al mare il sole , e di purpurea luce
Espero in occidente il volto accende
del settimo di- la festa adduce
Virt moTe dal- ciel,- e col scende
Ve *h mirabil portento alta riluce:
S senz' opra mortai tolto quel- velo
Scopre il bel Tolto onde s' allegra- il cielo.
Toglie quel vel; ed ei sullara immoto
Pende, qual nube, allor cognanra tace

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4o4 MADONNA NICOPEA
N l sostien magic arte, od il mai noto
Darcani accenti susurrar fallace ;

Non di pietra magnetica lignoto


Poter lo attragga e star sospeso il face ,

Qual gode di mirar 1 araba terra


Linfame atei che l rio Macon rinserra.

Ma queUalta virt, che l tutto regge.


Librato l tien sovra limmagin santa;
Denso intanto saffolla il cristian gregge
Maraviglia a mirar si nova e tanta ;

la Madre di Lui, cal ciel d legge.


Inni lieti sciogliendo esalta e canta :

Splende di mille faci il sacro ostello


Fin che spunti dallonde il di novello.
N per quando l ciel laurora inostra

Torna il volto a celar limmagin bella:


Ma iu che l sol splende n leterea chiostra

Splende ella pure, e al par di lui sabbella.


Sol quando il di presso al cader si mostra,

si vede spuntar la prima stella,

Il velo al Hn senzopra duom discende,


Vien allimmago e sovra lei si stende.
Qual dartefice industre opra squisita
Macchina che partir suol lore e i giorni.

Il volubil girar del tempo imita.


N cessa perch annotti o perch aggiorni ;

Ma de lore il fuggir col suono addita,


JSi mostra quando il sol parta o ritorni;

Si chei non compie un sol de giri sui,

Phe.Ua noi senta e non laccenni altnti:

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A1)6J2tON /|05
Tal del settimo di quel rei sagrato
E l venire e J partir dimostra e segna :

Gil quanto a la gran Madre egli sia grato


Quel medesmo prodigio al mondo insegna/
Ella lomaggio accoglie, tt dal beato
Seggio immortai, dove trionfa e regna,
Col cinvita u senza nube o velo
Celebrerem sabbato eterno in cielo.

E poich i maggiori trionfi, e le pi


straordinarie maraviglie per questa sa-
cra immagine operate, lo furono preci-
puamente in guerra, rendendo assoluta-

mente invincibili coloro cui Maria pro-


teggeva, perci questi cenni chiude-
remo toccando almen cosi di passag-
gio la storia delle guerre nelle qua-
li fu condotta in campo, e gli onori ad
essa tributati non meno in Costanti-
nopoli die nella citt di Venezia.

ASSO DCX.

Il primo fatto che si presenta egli


larrivo di Eraclio in Costantinopoii,
4o6 UADOtfW NICOPE
e la disfatta di Foca. Essendosi costui
contro rimperadore Maurizio ribella-
to, dopo che ebbe ucciso quell infe-
lice sovrano e cinque figliuoli aveva
occupato l impero, e gi da otto an-
ni tirannicamente il reggeva abbando-
nandosi ad ogni eccesso di crudelt
di libidine e di avarizia: tal che stan-
chi i Costantinopolitani di un giogo
cotanto intollerabile scrissero ad Era-
elio, eh era pretore nell Africa, per-
ch venisse loro in soccorso, ed alle

mani di quel s abbominevole mostro


li sottraesse. Eraclio colla sua flotta

a Costantinopoli pervenne il iii gior-


no dellottobre del 6 1 o di GES Cri-

sto, ed il giorno appresso venuto coi


nemici a battaglia riport sopra di lo-
ro una compiuta vittoria, essendo gi
caduto nelle sue mani Foca stesso che
appiccato li fuoco alle abitazioni al suo
palazzo vicine crasi dato vergognosa-

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JDDJZWNE 407
Aleute alla fuga. 11 di seguente fu mes-
so a morte il tiranno, e con esso al-
cuni de suoi iaroigliarij ed a 7 del
mese stesso fu Eraclio solennemente
coronato Imperadore da Sergio Pa-
triarca di Costantinopoli, insieme con
Fabia sua sposa che prese il nome di

Eudocia. Bench s. Teofane, il quale


questa vittoria di Eraclio allimmagi-
ne di Maria attribuisce che avea se-

co recata, dica in genei-ale che le na~


vi tutte di Uraclio avevano agli urlo-
ri appese alcune piccole casse con en-
tro immagini della Madonna, l autori l
per del Pisida chiaro ci mostra, che
fra quelle una ve n avea nella quale
sopra ad ogni altra quel condottiere
confidava, che egli sulla sua nave ca-
pitana recava. Era Giorgio Pisida scrit-
tore contemporaneo, il quale di que-
sta immagine miracolosa di Maria, a
quellImperadore oltre ad ogni crede-

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4o8 MADONNA NICOPEA
re carissima, ne suoi poemi ci parla.'

Efili narra appunto, che venuto Era-


dio dallAfrica ad abbatter Foca in
Costantinopoli, il quale tirannicamen-
te amministrava limpero ingiustamen-

te da lui occupato, condusse seco u-


na immagine della Vergine MRi nel-
la quale moltissimo confidava, e con
essa combatt e debell quel tiranno.
Egli poeticamente questa immagine al-
1 egida di Pallade paragona, cui alBsf
sa era la Gorgone ossia il volto di Me-
dusa del quale Perseo munito uccise
il mostro che volea divorare Andro-
meda legata allo scoglio; e questo m<v
stro medesimo dice esser Foca tiran-
no, cui per fra molti titoli ingiurio-
si chiama ancor ceffo da Gorgone. E-
legantissimi sono i suoi jambi, dei qua-
li io riporto soltanto la traduzione :

N di tua man, come Perso, quel mostro


Stendesti al suol; ma solo a lui, che tante

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^SDIZIONE 409
Tergio stupr, di Lei eh lor Reii>
Ponesti a fronte la tremenda immago.
ElPusbergo ti fu quando la cruda
Belva scendesti a debellar, e quando
Caddessa esangue; e ai suo cader repente
Non una vergin sola (*) in ceppi avvinta.
Ma le intiere citt per te fur salve.

ANNO DCXXVI.

Avvenne in quest anno la memo-


rabile sconfitta degli Avari sotto Co-
stantinopoli. Era allora Eraclio in (V
riente, ove ogni giorno nuove vittorie
contro ai Persiani riportava, quando un
gran numero di questi barbari che aves-
si lasciato dietro alle spalle, che condot-
ti erano da Barbare, uno depi valen-

ti generali che allora avesse la Persia,


congiuntisi con trenta mila Avari o
Sciti, ed alcuni corpi di Sci ahi o Scla-

Come Perseo, il quale salv la sola An-


dromeda.

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410 MJDONNA mCOPE
Toni e di Bulgari, venne il d ag lu-
glio ad accampar^ sotto alle mura di
Costantinopoli, ed, avendola il di se-
guente stretta dassedio, si dalla par-

te di mare che da quella di terra ad


attaccarla incominci. Aveva Eraclio
prima di partire commessa la cura del-
la citt al Patriarca Sergio ed al Pa-
trizio Bono loro dicendo: Io metto
nelle mani di Dio e della ergine^ eV
nelle vostre, la custodia di questa di-

l e di mio Jigliuolo. Si divisero essi


per tanto in quellincontro le cure. At-
tese Bono a fortificar la citt, a di-
sporre le macchine sopra le mura, a
distribuire ne vari luoghi i soldati-,

Sergio a quello provvedendo che pi


convenivasi al suo ministero venne ec-
citando il popolo a penitenza, allora-

zione, alla confidenza in Dio e nella


Vergine Santa; e finalmente ad anima-
re i cittadini a combatter da prodi, di-

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JDDIZIONB 4 ^'*
<:endo: Che si dovea s sperare aiuto
dal cielo^ ma che alla speranza ac-
coppiar convengasi V opera loro e la
loro sollecitudine. JX di questo con-
tento fece intorno alle mura della cit-
t una processione solenne portando
r immagine di nostra Donna^ da tutti

i cittadini accompagnato, volendo per


questo modo rendere inespugnabili i

baluardi ed ogni altra difesa. Fu da-


to lassalto dagli inimici. 11 condottie-
ro degli Avari detto il Cagano (
che
alcuni vogliono essere lo stesso che
Kan^ titolo comune ai Monarchi dei
Tartari e degli Sciti) attacc la citt

dalla parte di terra con tutta la gen-


te sua: ma un gruppo di poclii Greci
che guardava le mura da quella par-
te, presso alla chiesa di Santa Maria
in Fonte.) con tal vigore il respinse,
che perdute parecchie migliaia de suoi
fu costretto dopo dieci giorni daltac-

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4 1 a mjDONyj NICOPEJ
co a ritirarsi. Questo fatto iircoraggi
Bisantini, i quali, rese grazie alla Ver-
gine a cui attribuivano quella vittoria,
prese r di l felice presagio per la li-
berazione della citt. Tuttavia cono-
scendo quanto poche fossero le forze
loro, mentre appena erano un contro
dieci, spedirono ambasciadori al Ca-
gano per trattare di pace. Ma, costo-
ro essendo stati rimandati con disprez-
zo e minacce, non rest altro rifugio
agli assediati se non che quello di por-
si in braccio alla Vergine Santa loro

proteggitrice. Nei d seguenti tent inu-


tilmente il Cagano di unire alle sue
forze quelle altres di Barbare, che tenea
stretta d assedio Calcedone, situata al
di l dello stretto di Costantinopoli
in faccia alla citta. Sped egli in vero
molte delle sue barche o canoe () che

(*) Barclve cavate ia n olo lef;no.

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,

JDDtZWtfE 4'i 3

avea seco recate per dar tragitto ai

Persiani; ma essendo la greca flotta


padrona del golfo Ceratino ora det-
to Braccio s. Giorgio^ tenne sempre
loro chiusa luscita Si stende questo
piccolo golfo al settentrione di Co-
stantinopoli, e lambendo da quel lato
le mura va a terminare alla foce del
fiume Barbisso, circa due miglia di-
scosto dalla chiesa di Santa Maria di

Blacherne situata sull angolo estremo


della citt a quella parte. Disperando
per tanto il Cagano di potersi pi co

Persiani riunire, stabil di dare un ge-


nerale assalto nel giorno la agosto.
Riempi dunque di Sclavoni tutte le
sue canoe, efattili calare pel fiume

Barbisso nel golfo sul far del giorno,


comand loro di sbarcare presso alle
mura ed attaccata ferocemente la cit

t di tentar la scalata dalla parte del

mare, mentre egli co suoi Avari ju-

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414 JfJDONNJt NICOPEA

tanto dato avrebbe Fassalto dalla par*^


te di terra. Ma non erano appena le
canoe alquanto nel golfo avanzate, cbe
la flotta imperiale fattasi loro addosso
cominci a metterle in disordine e sba-
ragliarle. I Greci calano raffi ed un-
cini dal bordo, e lanciano dardi per
ogni lato sopra degli Sclavoni; ed altri
d'essi strascinando fuor delie barche,

altri stracciando, altri trapassando co'


giavellotti, ne fanno un orribil macellov

Allora le canoe tutte si mettono preci-


pitose in fuga, e cercano riguadagnare
le foci del Barbisso^ quand' ecco un
vento improvviso molte desse som-
merge, e lallre tutte caccia a gran fu-
ria verso la spiaggia di Blaeherne. Co-
l pure a nuoto si spingono molti di
quelli,di cui le navi il vento avea som-
merse, ma a mano a mano che arri-
vano un corpo d Armeni col posto
da Bono li passa tutti a filo di spada

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ATDIZIONB 4l5
scnjfa piet, e qiie pochi a quali
dato di {jiuRfjere al campo del Caga-
no sono fatti uccider da lui in pena
daver male eseguiti gli ordini suoi.

Intanto i cittadini, della confusione ap-


profittando, fanno una furiosa sortita
c calano addosso agli Avari che bat-
tono la citt dalla parte di terra :
que-
sti pure da improvviso spavento so-
praffatti si mettono in fuga: li inse-
guono i Greci, e caricando sopra di
loro rinnovano in terra il macello che
sera visto sul mare. Le donne stesse
di Costantinopoli, i fanciulli ai soldati

intermisti con picche ,


con ispiedi e

bastoni impetuosamente gli anamazza-


no, e gli seguono fin dentro agli ac-

campamenti: tal che il Cagano dop-


piamente gconfitt e costretto a leva-
re r assedio; e ritirarsi in gran fretta

nelle sue terre, dopo aver egli stesso

incenerite le macchine che avea tras-

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^i6 KADOirivj yjcoPBJ

portalo sui carri, per battere la citt.

I Bisantini tutto attribuirono alla Ver-


gine Santa lonore di si segnalata vit-
toria, e tutta quella notte passarono
in festa e in cantici di ripgraziaiuento
per la liberazione ottenuta dallimini-
nente pericolo. In appresso fu istituita

una festa solenne in memoria di un


evento cotanto mara viglioso .
Questa
festa si celebra tuttora da Greci il

sabbato dopo la v domenica di qua-


resima; ed in essa cantasi il celebre
inno Acatisto^ cos detto dalluso che
anno i Greci di recitarlp tutto stan-
dosi in piedi, in memoria di quella

notte passata in veglia dai loro mag-


giori, il quale inno fu composto ap-
punto in quella occasione, e da qual-
che erudito si crede opera di Giorgio
Pisida testimonio oculare di quel gran-
de avvenimento. In fatti egli scritto
con ammirabile eleganza, e merit di

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DDIZIONE 417
essere tradotto tanto in prosa che in
in verso, in moltissime lingue, in ita-

liano in latino, in arabo, in russo,


in illirico, in greco volgare ecc. sul
quale ai^omento potrebbe il lettore
consultare il Querci e gli autori ci-
tati da lui. Del rimanente che quella
vittoria si dovesse tutta a Maria San-
tissima attribuire ogni storico ce lo
*

attesta. Anzi Giorgio Cedreno raccon-


ta, che il giorno avanti che disfatto
fosse Cagano i barbari sul far del di
videro uscire daila Porta di Blaclier-
ne una venerabil Matrona^ corteggia-
ta da^ suoi eunuchi, la qual credette-
ro che fosse la Imperadrice, che ve-
nisse in assenza del suo marito a di-
mandar pace al Cagano; che per le
Uxsciaron libero il pa^so, formato a-
vendo divisamento dassaltar poscia la
comitiva che la seguitava. Ma che ve-
dendo poi che passata la fossa ella

27
v

MADOSCA tilCOPEA

i^olgeva ii cammino ad altra parle^ si

diedero ad inseguirla : ma che giun-


ta a quel luogo, che si chiamava ia
Pietra Antica, quando gi sta/vano per
arrestarla, tutto- ad un tratto spari', e
cK essi allora datisi alla fuga az-
znffaron fra loro, e- con grande strage
combatterono fino a sera. Forse non
trover credenza, questa racconto che
non conviene con quanta dagli storici

si narra; ma questa favola stessa cbiar


ro appalesa^ con qual certezza i BU
santini tenessero di dover tutto a Ma*
RIA lesito di quella memoranda gior-
nata. Aggiunger qui finalinente la tra-

duzione de bei versi, ca quali Gior-


gio Pisida d principio al poema, in

cui quella vittoria* descrive, perch si

vegga dalla, testimonianza di questo


contemporaneo autore non esser que-
sta persuasione nuova fra Greci, ma
\an.l.o andca quanto fa stessa vittoria

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jtD^DI-ZIOA'E
4'a
Se venisse a pittor giamm^i taJcntJ
Deffigiar trofeo, quale sel meica-
L*^avarica tenzon, la Vergin Madre
Sola colori e le sua iminago. esprima,.
Gliessa sola natura a vincer usa.
Pria la vittse nel parto, indi n la pugna..
Che ee un dr senza seme al mondo aUlitto
Partor la salute, ora senzarmi
Partorir La salute a lui dov.ea,
Tal che Vergine allatto ognun lamtnri,
Quale appacre nel. parto, ancor fra Paemsit

AITNO DCCXVIIJ^

Di uit altro assedio fanno ntenzione^


Baoki greci scrittori posto dai Saracer*
ai medesimi condotti da^ Musiima fra-
tello del Califfo Solimano lanno pri-
mo di Leone Isauro, 717 di G. Cr.,.iS
quale stuiiise con un esercito presso-
ch innumerabile la citt dalla parte-

di terra, mentre un altro Solimano


generale de Saraceni la stringeva perr
mare con una flotta di mille Uoceulo
velej ma questa flotta sesto lanno ap

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ii<10 MADOyyA NiroPFA
presso affatto distrutta parte dalle pro-
celle che la spiusero a rompere in va-
ri scogli del Bosforo o della Propon-
tide, e parte dal Fuoco greco s mi-
cidiale, di cui a que giorni in guerra
solevasi usare. N miglior sorte incon-
tr lesercito di terra comandato dal
generale Musiima. Sopraggiunto lin-
verno, mentre stava all assedio della
citt, fu in quellanno il freddo si lun-
go d eccessivo che la terra rest qua-
si per lo spazio di quattro interi me-
si da fortissimo ghiaccio coperta. Pu
bene ognuno comprendere quanto una
stagione s rigida riuscir dovesse fune-
sta ai Saraceni, avvezzi ai cocenti cli-

mi dEgitto, dArabia, d Africa focosa.


Le bestie da maneggio e da soma quasi
tutte morirono: ed in appresso, man-
cati essendo i viveri al campo, fu co-
stretto Musiima a spedire in Asia un
grosso corpo di armata a predare il

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AUDIZloy E 1

paese per provvisionare 1 esercito. I

Greci attesero questo corpo in una im-


boscata, e fattisi loro addosso, mentre
i Saraceni a predare intesi marciavano
senz^ ordine e disciplina, lo disperse-
ro del tutto avendone gi fatto orri-
bil macello. Crebbe perci nell eser-

cito la fame*, e, mentre gli assediili a-

vendo libero il mare di viveri abbon-


davano oltre misura, gli assediatori ri-

dotti erano a cotanta penuria, che do-

po aver mangiati i camelli, gli asini


ed i cavalli che sopravvissuti erano al
mortale gelo del verno, si cibavan di
foglie, di cortecce d alberi, di radici

e di selvatiche erbe ,
e queste pure
venute lor meno, si diedero dispera-
tamente a mangiare le pelli e le co-

regge delle lor armi, i topi, i cadaveri


e quanto di pi schifoso e ributtante
pu altri immagiuare. Alla fame ven-
ne dietro, come solito, la pestilenza,
MDONWA WtCOPEA
tal che fa costretto finalmente il Sa-
raceno a levare il campo di l, spe-

cialmente inteso avendo che i Bulgari


arvean preso Farmi a favor de Roma-
ni e marciavano a gran giornate ver-
so di lui. In fatti non appena scra
messo in cammino, che se li vide alle
spalle, ed essi cosi fieramente gli ven-
nero addosso, che quantunque non fos-

se che poche miglia dal Bosforo di-


stante ,
ove F attendea il resto delle
sue navi, costretto a battersi per in
ritirata onde coprire F imbarco, ebbe
a perdere venti due mille de suol sol-

dati. Salp la flotta il giorno dellAs-

sunzion di Maria, ma appena dal Bos-


foro uscita, fu da improvviso vento
dispersa e spinta a rompere negli sco-
gli della Propontide. E tale fu la bur-
rasca che dieci navi sole andarono sal-
ve, delle quali cinque vennero in po-
tere degli Imperiali, e cinque altre, a-

Digitized by GoogLe
JBDJZIONE
fanzo di tanta flotta^ tornarono in So*
ria, a recare al Califfo Omar, succe-
duto a Solimano, la nuova della scon-
fitta. I Costantinopolitani questa loro
mirabile liberazione riconobbero dalla
protezion della Vergine, poich sullin-
cominciar dellassedio il Patriarca Ger-
mano, 1 esempio di Sergio imitando,
avea portato limmagine di Lei intor-
no alle mura; e il Dandolo accenna
che quella immagine stessa posta dai
Bisantini sullacque insorger fece quel-
la si fiera burrasca per cui naufraga-
rono tutte le navi dei Saraceni. Cosi
pure Papa Gregorio ii nella sua let-
tera al Patriarca Germano a Maria
stessa la gloria attribuisce daver de-
bellati que barbari e la chiama Pro
pugnatrice e Signora^ SaU'atrice d Is*-
raello^ nuova Giuditta ecc. E nel suo
Mcnologio Basilio riferisce cosi pi di-

stintamente la cosa : Vedendo i Sara-


4 ti
4 MJDONNJ NICOPEA
ermi le angustie^ alle quali ridetto era
V Imperadore, e eh egU volea venir con
loro a trattalo^ simmaginarono di vo-
ler porre un presidio nella citt. Ma

Colui che a superbi resiste ridusse a


nulla il loro progetto', poich accor-
gendosi il loro generale di nulla ot-
tenere, volle nondimeno entrare a ca-
vallo per la porta del Sonoro. E gli
altri tutti vi entrarono sema di0icol-
t', ma il cavallo di lui simpennava
ogni volta ed entrar non potea. Allo-
ra alzando egli gli occhi e, vista u-
na immagine della Madre di Dio po-
sta sopra la porta, saccorse che gli
era questo intravvenuto, perch uvea
vomitato bestemmie contro di Lei,

AUSO DCCCLXXVI.

R egge va allora T orientale impero


Basilio macedone, quando 1 Emir o

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JLVIZIOS E /|2 5

Soldano di Tarso, raccolta una formi-


dabile armata, nelle terre delf impe-
ro entr, facendo delle devastatrici
scorrerie, e tutta T Asia minore orribil-

mente depredando. Avea Basilio spe-


dito contro costui con molta truppa il

Patricio Andrea Scita, generale som-


mamente prudente e valoroso, e che
gi ne trascorsi anni avea pi volte

i Tarsensi vinti e debellati. Andrea


col pervenuto fu tosto a fronte del-
lEmiro; e, comecch forte il vedesse
per le sue truppe non solo, ma pi
ancora per quelle dei Melitenesi che
s erano con lui collegati, tuttavia gli

present la battaglia, nella quale a-


vendo i Saraceni avuto la peggio do-
vettero presso a Tarso scoraggiati ri-
tirarsi. Non per questo voleva umi-
liarsi lEmiro, ma vie pi in s stesso
il guerresco fuoco suscitando, lattosi
a radunar nuova gente, sped una let-
4'26 MJDfNA NTCOPE
terji ad Atidrea, nella quale erano scri

te queste parole: Voglio vedere qual


soccorso ti potr dare Ges JgUo di
Maria e la stessa Madre di Lu, quan
do con un esercito grande ed agguer^
rito il verr incontro. Andrea, che de-
vota e religiosa persona era, ricevuta
la sacrilega lettera, addolorato nel cuo-
re e con occhi lagrimosi la pose a pi
deW immagine della Madre di Dio a-
aente tra le braccia il divino suo Figlio^
e, vedi, disse, o Madre del divin^Veri
ho, e Tu pure che nato sei, e ab eter
no dal Padre, e nel tempo dalla Ma^
dre, quale insulto e quale oltraggio
abbia fatto al tuo popolo diletto que-
sto nuovo Senacheribo barbaro e mil-
lantatore', e fatto protettore e difen-

sore de servi tuoi, fa veder alle genti


quanto sei forte e potente. Avendo ci
detto, ed aggiunte altre preghiere, con
tutto lesercito alla volta di Tarso co**

Digilized by Coogle
y^-OBTZIOWP. /,37

raggiosamenle marci. Ma giunto al


Podando, fiume non guari da quella
citt lontano, incontratosi nellarmata
nemica, che riavutasi de danni soflferti

veniva contro di lui. fece alto; e ri-


posta nel Dio degli eserciti ogni spe-
ranza, e dette poche ma efficaci paro-
le a suoi soldati per animare il loro
valore, schier tutto intero lesercito,
ed egli il primo attacc con grande
calore la mischia. In questa battaglia
fu visto combattere con gran pruden-
za ed incredibile fortezza, n i suoi
capitani, n i centurioni o i soldati

si mostrarono meno prodi di lui; co-


sicch rovesciate in breve le file de
Saraceni, ne fecero un orrendo macel-
lo, nel quale rest morto sul campo
lEmiro stesso e lesercito presso che
tutto tagliato a pezzi. Appena fu sal-
va una piccola parte della retroguar-
dia che pot rifuggirsi nella citt. An-

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4^8 MADONNA NICOPEA
drea poi, alla protezione di Dio e del-
la Vergine la gloria di quella giorna-
ta tutta attribuendo, si rec dinanzi
alPimmagine di Lei a farle con ani-
mo devoto e intenerito cuore dovu-
ti ringraziamenti.

isso DCCCCLXXI.

Egli appunto in quesL^anno che


avvennero i combattimenti di Zemi-
sce contro ai Bulgari, dal Gumppen-
berg accennati, e che traducendo io
riportai a pag. 333. L autore per ve-
rit troppo brevemente raccont una
storia, che descritta per disteso da Zo-
nara libro xvii, da Cedreno a pag.
671 e riportata da Mons. Molin a pag.
143 bellissima a leggersi e toccata
nelle pi minute circostanze: ma non
volendo io di troppo moltiplicar la
materia, standomi contento al cenno

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ADDIZIONE 4^9
dato (li sopra ,
passer tutti questi
trionfi sotto silenzio; come pure quel-
lo che nellanno DCCCCLXXXIX sot-
to Basilio II ( il quale era detto il Bui-
^arottono ossia Uccisore de* Bulgari )

avvenne, e nellanno MXXXI sotto


Romano Argiro, ed in parecchie epo-
che posteriori, nelle quali essendosi
date moltissime battaglie, Maiiia pro-
teggeva sempre gli eserciti bisantini

e li riconduceva vittoriosi alla patria.

Dei quali trionfi a perpetua memoria


coniate furono delle medaglie, su cui
rappresentata era la Vergine come in
atto di pregare il Cielo a favor del suo
popolo. Questi solenni trionfi poi si

terminavano sempre accompagnando


riinmagine della Vergine solennemen-
te al tempio, come di sopra a pagine

337 dissi aver fatto Giovanni Comne-


no ad esempio del suo predecessore
jZemisce, e nel modo che fu eseguito
43o MADONN NICt>'PEA

<kl SUO figliuolo Emanuele Conmenoy


siccome a pagine 34 o accennai: il qua-

le accompagnamento trionfale, comec-


ch non sia gran fatto diverso da quel-
lo ordinato dal padre, pure non sa-
r ad alcuno discaro il leggerlo nar-
rato colle parole stesse del greco scrit-
tore. Dopo alquanti giorni Emanue
r> le entr- nella capitale in trionfo per'

la Porta orientale, die vicina al


castello. Quanto si ricerca ad un
grande o pomposo trionfo, quanto.
5 ad uno. spettacolo dei pi superbi
e magiilfiei,volle che fosse appresla-
yt to, Da per tutto erano sospesi tap-
y> peli di porpora ricamali ki oro; e-
i cittadini da ogni parte- concorren-,

do alla festa, come torrente che di


scende dai monti, aveano abbando
nate le piazae, le case, le chiese, le;

r> officine e tutte le altre contrade dj

vasta citt... N mancava ai

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ABmZlOSB 4 3^2
trionf r accorapafjnamento de pri-

5* gionieri; ma molti precedevano i

I trionfatori, e rendevano pi magni-


j* fico lo spettacolo. Dambi i lati del-

j la via ,
per cui doveva passare il

trionfo, stavano eretti de palchi a


due e tre ordini a comodo di chi

volea veder quella festa; e tuttavia


i tetti erano pieni di spellalori. Co-
j me poi giunse il momento, che do-
vea inoltrarsi il Sovrano^ lo prece-
? dea un carro coperto doro e- dar-
'
? genio, tratta da quattro. cavalli bian-
? chissimi al pari della neve. Sovres*
? so era posta ritta limmagine della in-
superabile compagna di guerra del-

?# l Imperadore, dell invincibile Don-


* na che combatte con lui, vale a di-
?* re della Madre di Dio, Seguiano

? pi stretti congiunti del 3Ionarca e


tutto il Senato e i Magistrati e quan,-

? ti ei:an. chiari per dignit e per onor^

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43a MADOSNA iriCOPBJ

n ri ricevuti dal Principe. Ultimo di


r> tutti veniva, seduto sopra un ge-
r> neroso cavallo, l Imperadore vestilo

splendidamente delle imperiali di-


r> vise e con un portamento degno d
lui, eh era si grande e glorioso, e

r al fianco di lui il Contostefano, il

r pi riputato de suoi generali. Ap-


ri plaudiva ogni labbro con canzoni e
benedizioni dogni maniera. Entra-
r> to Emanuele nella chiesa di s. So-
r> fia rese grazie a Dio dogni cosa in
*
r> presenza di tutto il popolo, e, que-
sto fatto, si ritir nel palazzo.

Simili a questo furono i gloriosi

trionfi con cui i generosi campioni di


guerra solevano esaltare Maria, vera
cagione delle loro vittorie. Finalmen-
te raccontano le storie, come questa
benedetta immagine, fosse nel MCGIV
dai Veneziani tolta a Murzuflo. Giun-
ta ella da Costantinopoli a Venezia, in-

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TTitZinifF. 435
eme con tanti altri tesori di reliquie

e monumenti di ecclesiastica antichit,

fu dal popolo con somma letizia ac-


colta, e nel sacrario della chiesa di s.

Marco riposta, e sole vasi esporre sul-

Taltare di essa chiesa nelle maggiori


solennit, e ne pubblici bisogni delia
repubblica, nelle guerre, nelle siccit,
nelle dirotte piogge, nelle careslie, por-
tare in processione per la piazza di s.

Marco; e singolarissime grazie per que-


sto mezzo dal Cielo si ottenevano. Lal-
tare poi ricco di marmi e di argenti,
dove ella si custodisce, fu nell anno
MDCXVIII dalla piet della repub-
blica eretto, essendo Doge Giovanni
Bembo, il quale, della Vergine devo-
tissimo ,
conoscendo quanto grande
fosse la -devozione anche nel popolo,
volle dalla sagrestia trasportarla in luo-
go, dove, bench ogni giorno ad ec-
cezione del sabbato rinchiusa, potes-
a8

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434 MJDONNA JSnCOPE

sero i fedeli venerarla pi da vicino.


Fu gratissimo a tutta la citt il divi-
samento di quel piissimo Principe, e
r affluenza del popolo a quellaltare in
nuUa pel corso di due secoli diminui-
tasi fa chiaramente vedere ,
quanto
saggia fosse stata quella determina-
zione. Troj^o lungo sarebbe il voler
venire annoverando tutte le grazie dal-
la citt e dalla repubblica ottenute,
quando esponevasi in occasione di al-

cuna pubblica calamit; grazie che rin-


novate si videro in tempi non guari
da noi lontani : come fu nellanno
MDGGXGVII in occasione della cadu-
ta della repubblica, e nel MDGCGIV
quando i Veneziani dalle armi anglo=
austriache stretti eran dassedio; nel-
le quali calamitosissime circostanze re-

stava continuamente alla venerazione


del popolo esposta la benedetta iui-
inaginc di Mahu, ed i cittadini accut-

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JDDIZIOXB 4^^
revano in folla al tempio onde rac-
comandarsi a Lei. Nembi gravissimi
minacciavano allora la citt, e sebbe-
ne, precipuamente nella rinuncia del-
laristocratico governo, il popolo non
comandato da alcuno si desiasse a lu-
rore, e tumultuasse per tutta la citt,
e alle case e ne palazzi de grandi,

pure non fu alcuno in tanto trambu-


sto die entrasse a profanare il tem-
pio sacro o che le mani bagnasse nel
sangue del concittadino: cosa che ap-
pena creder si pu avvenuta di uii po-
polo furibondo ed irritato, senza ma-
gistrati che lo richiamassero al suo
dovere e senza soldati che lo disper-
dessero! Vegliava Maria alla difesa

de suoi Veneziani. E per non ajk-

peua larmi austriache entrarono feli-

cemente in Venezia, che una solenne


funzione in rendimento di grazie fu
celebrata, e lutti gli ordini della citt

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/j36 MA'novNA Nrrnpp.A
per molti d vennero in devota pro-
cessione a visitare la santa ancona, con
tale pompa e piet da richiamare so-
vente al pensiero i gloriosi trionfi ce-
lebrati dai Zimisce ,
dai Comneni e
dai successori. Anzi, affinch di cosi
distinto favore nemmeno presso de
posteri la memoria non si spegnesse
giammai, fu stabilito che in ciascun
anno a 20 di aprile celebrar si do-
vesse una supplicazione solenne, nella
quale Timmagine prodigiosa di Maria,
unica protettrice e rifugio de Veneti
nelle loro afflizioni, devotamente si

portasse.
Poich tanti celebrati scrittori dif-
fusamente di questa immagine parla-
rono avrei creduto peccare di sover-
chia brevit, se contentato mi fossi so-
lo dei brevi cenni che esposti ci sono
dal P. Gumppenberg nel suo utlax
Ma rianus. Per a far conoscere a tiil-

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ADUIZIOJS E*

to il mondo le glorie della gran Don-


na pensai di fare cosa non disaggra-
devole a miei lettori offerendo loro
una storia di questa immagine straor-
dinaria alquanto pi estesa, come in
fatto, compendiando Feruditissima dis-

sertazione di Monsignor Agostino Mo-


lin, mi pare di aver a maggior gloria
di Maria procurato.

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Dissolve colligat.ones impietatis nostra: :

tolle fasciculos peccatorum nottrorum.

Psalterium Marianum
Psal. 3. veri. a.

Mabta sorgi, Maria salvami


mi sciogli dai peccati :

Da Te pur sien dissipati


Gli ampi fasci degli error.

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Digited tey (Soo^lc
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yOnogle
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1

44

XI
^luiuajitie mttacofo^a deffa 2/?). TTlsu'ia

LA MADONNA DI S. GIOVANNI
DAMASCENO OSSIA DELLA PACE
c^e M veueta tieSx cfiiua desiatiti

^uHKiuMt e ^ao> tu <^euejta.

Programma. Are Mabia, gratta pie-


na, DomiaDS tecum.
Anagranama. Sutn Matcr Unigeniti a
Deo pura ac alma.

L ettore ! se io t imponga di de-


porre lo sgomento, non so se vorresti
ubbidire o se pure il potresti, gelan-

do io ponendoti innanzi un Cristiano

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.

44 ^ W^TXyyNJ DELIJ PACE


tu lo ravvisi peggiore dun Saraceno,'
perch va aggirandosi intorno come
un leone che rugge, ricoperto solo di

pelle cristiana. Eccoti, che non ci man-


ca pi un Nerone ad esercitar la vir-

t de Cristiani, fino a tanto che gli


vicario un leone ;
quel Leone isau-
rico che fu Imperatore d Oriente
Questi montato sul trono nel 718,
uomo di vilissima condizione, ad oc-
cultare la vei^ogna de suoi natali in I-
sauria, depose il nome di Conone, e si

fece Leone appellare. Costui, perch


non volle distinguere piet da empie-
tade, n dal vero culto delle sacre im-
magini lidolatria, intim guerra alle
statue ed alle immagini de santi; che
imma-
anzi a coloro altres che siffatte
gini difendevano. V ebbero non po-
chi cui fu pi caro spargere il sangue,
e dare la vita che non fosse il perdere
le dipinte o sculte immagini, le quali

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rF.nr.Ti 443
con ogni studio secretamente nascon-
devano. E, tra gli altri che in diversi
' modi le effigie dei Celesti occultava-
no, uno fu che in siffatta sollecitudi-
ne gli altri di gran lunga super, e ra-
p la palma ai pi valorosi.
Era questi Giovanni, detto Dama-
sceno. ch nella citt di Damasco avea
impiego di consigliere e carissimo era,

bench Cristiano, al Principe Saraceno,


di religione Maomettano. Tanto a-
mabile la virt in s medesima!
Giovanni con tutto il suo fuoco gli

ortodossi a nascondere le sacre im-


magini animava, eccitandoli col suo e-
sempio; ed il culto di queste immagi-
ni pubblicamente difese. Niuno veb-
be che la rabbiosa bile di Leone pi
vivamente suscitasse, uscendo in cam-
po, non gi armato di ferro, ma di

penna, inviando agli ortodossi lettere

e polemici scritti su questo argomen-

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444 MADONNA DELLA PACE
to: per cui ne fu pi volle dall Im-
peratore istesso rimproverato. Potea
veramente Leone conosciuta la veri-

t ravvedersi, ma a chi del genere


dellidra eterodossa, le medesime t-
ste e non altre spuntano sul capo (*).

queste teste medesime abbatteva so-


vente Giovanni ammaestrato al com-
battere, secondo leresia lo richiede-
va, mandando spesso agli amici nuove
lettere o nuovi libelli, i quali ovun-
que sparsi, ma pi nella citt diCo-
stantinopoli andassero a morder Leo-
ne. E, siccome la camera aulica suole
essere alle nuove cose attenta e cu-
riosa, cosi molti di questi al palazzo
imperiale pervennero, e nelle stesse
mani del leone feroce.
Costui sbranate siccome suoi fare il

leone le carte, avrebbe piuttosto vo-

(*) Metafore tollerabili ia quel secolo*

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rF.IfEZIJ 44 ^
luto colle carte lacerare lo stesso scril-

lore: mentre il furore in lui spento


aveva ogni senso di umanit. Leone
per tanto condann al fuoco coi li-

bri lautore stesso dei libri : ma co-


me arrestarlo? chi lavrebbe tradito?
Allo scoprire poi che Giovanni era
consigliere amatissimo dal principe Sa-
:*aceno in Damasco, Leone ripieno di

rabbia proruppe in bestemmie j e ruo-


te, e cataste, e le fornaci di Nabuco-
donosor nellanimo suo apparecchiava.
Costui io ? ma me-
glio comporre p;li sconciti Jlutti^ egli
disse cercando di rasserenarsi, quan-
do la rabbia senza la forza vana.
Se io mi scopro aperto nemico a Gio-
vanni, potente egli per la protezione
del Califo, crescer ancor pi in fa-
vore. Dunque da tenermi alla fro-

de. Chi mai richieder nellinimico vir-


t? E cos fece. Compone una lette-
446 MDOyS DELLA PACE
ra, quasich scritta dallo stesso- Gio-
vanni; allo scrivan la consegna; ed in
breve dire di quello che fare inten-
deva il venne informando.
La lettera da Leone composta, il

quale voleva per questo mezzo persua-


dere al Principe Saraceno, essergli sta-
ta scritta dal suo Gio., diceva: Da-
y> masco essere aperta a Cristiani; ve-
nisse pure lImperatore che vedreb-
j be e vincerebbe; s essere consiglie-
5 re del Saraceno, e che avrebbe di-
y> retto co suoi consigli la cosa a ta-
r> le, da dare in mano de Cristiani Da-
masco ed il Principe stesso, senza
n che si spargesse stilla di sangue.

Questo scritto dello Imperatore do-


vea essere dallindustria dello scrivano
a buon termine condotto. Leone area
fatto scolpire un sigillo simile a quel-
lo di che usar soleva Giovanni, si ser-
vi della cai'la fabbricala a Dajoiasco^

Digiilzed by Coogle
FENEZId 447
ci che dava colore di verit alla cosa;
u pi altro si desiderava, se non che
il copista la penna pure acconciasse in
modo da imitare la forma del carat-
tere con cui solea scriver Giovanni ; la
qual cosa con grandissima arte e ne-
quizia fu eseguita, e se ne ottenne il

desiderato risultamento.
Fra tanto lImperatore un altra ne
scrive al Saraceno, affinch sappia che
egli Cristiano avea sempre avuto in
abbominio la frode; che quantunque
potesse, pure non volea por fine anzi

tempo alla tregua stabilita. Che egli

fosse accorto a disfarsi di quelle vi-

pere che aveano il loro covo nella sua


corte. Che la sua fede, quantunque gli
fosse nemico, alla fede degli amici si

potea preferire. Che, segli non volea


prestar fede alle parole dello Impe-
ratore, non negasse almeno credenza
alla lettera stessa, che dair amico era

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^4^ madonna della pace
stata ai nemico inviata: da Giovanni
a Leone. Mand per un corriere que-
sta lettera al Saraceno , unita alF al-
tra cui avea prima fatto scrivere, non
dubitando di poter cangiare il Prin-
cipe in un carnefice, con tanta frode,
che la greca infedelt avrebbe vinlo.
Come il Saraceno letta ebbe la lettera

si content di non disprezzarla, poi-


ch ben conosceva quale suol essere
10 stile usato alle corti. La fedelt di

Giovanni inconcussa, perch antica, so-


stenne agevolmente questo colpo sca-
gliato dal livor di Leone, ma non po-
t nelfanimo del Principe essere per
alcun modo sbattuta, che anzi lo stes-
so Leone della sua frode avrebbe do-
vuto pentirsi, se solo veduto avesse
V inalterabile volto del Principe die
11 falso scritto leggeva.

Ma come il Calilo ebbe aperta quel-


la altres ,
che nella prima era rin-

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rEKEZlA 449
cKusa, e poich ebbe disaminata la
carta ed osservato con attenzione il si-
gillo, e non gi superficialmente ma con
ogni esattezza passata in rigorosa rivi-

sta la lettera, non che il sottoscrittovi


nome di Giovanni, ed il carattere ri-
conosciuto di lui ,
si persuase final-
mente del delitto di alto tradimento,

bench il traditore Leone odiasse a


morte. La certezza del Tatto non per-
mette indugi al tribunale; la gravit
del delitto esige la pena dovuta a ri-

belli alla reale Maest, ci che i pi


de Saraceni al Principe stesso richie-
devano. Impunemente sei offeso, an-
davan dicendo, se tanto tu permetti
ad un suddito contro al suo Principe.
Tale licenza avr imitatori, e, diffusa-

si in molti, sar vano il reprimerla,


perch accresciuta di forze scoter o-
gni freno. Chi ser\ir mai ad un Prin-
cipe presso cui si pervenne a tale che
^9

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45o MDOmSA DELLA PACE
il Trojano ed il Tiria sieno seoza di-
stinzione trattati; se tra fedelissimi con-
siglieri non manchino di ricetto anche
i traditori? D precipitato furare del

Saraceno li interruf^e ch volean di-


re di pi. Giovanni fu sul punto chia-
mato, e tutto in un tratto lo accusa,
il giudica, e condanna senza ascoltarlo.
Fu allora che credesi avvenuto quel
decantato miracolo,riportato anche nel
Martirologio romano ( 6. mag. ), e che
cosi si racconta.
Giovanni, che poco innanzi era pri-
mo nellaula, vien condotto da un lit-

tore n5 pubblico foro; si legge lat-


to del tradimento, e fra il lagrimaro
dei Gnstiani, per la perdita di tanto
uomo dolenti, Giovanni porge la de-
stra, creduta artefice di si grave sce-
leratezza, a colui che gliela richiede,

ed il littore d un colpo colla scuro

IroncoUa; e perch tutto il foro la ri-

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FENEZU
guardasse, sospesela in alto. Questo
sacrificio fu fatto a Leone il quale s

rallegr quando dal corriere che ri-

tornava fu informato del riuscimento


della sua frode. Avendo per tal mo-
do menato trionfo sopra Giovanni, e
quindi sopra il culto delle immagini
sacre, niente pi restava a temere,
perch i buoni perissero, non avendo
le pecore pi alcun pastore che le di-

fendesse dal furor del leone. Frat-


tanto Giovanni tra gli amici, con una
sola mano, fu piuttosto tratto che con-
dotto alla casa, spasimante pel dolo-
re. Alcuni a risanarlo persuadevano
il ferro rovente, altri degli impiastri;
ma non poterono persuadere a lui che
pensava a pi alte cose. Yi fu tale
che diceva sicuro rimedio a calmare
il dolore recare a casa la spiccata de-
stra, ed accostarla al braccio ammala-
to; perciocch affermava i vitali spirili

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452 MJDONNJ DELLA PACE
o avvezzarsi a sostenere l amaro di-
stacco^ o almeno a quella divisione
in ammirabile modo afiratellarsi ,
e
renderla meno dolorosa.
Agli ignoranti parve questa magia ^
e patto ed intelligenza col demonio, o
almeno cosa che putiva di supersti-

zione. La natura non giudica degni


tutti dintendere i suoi secreti. Tra
questi, primi sono coloro che niun al-

tra cosa vogliono avere esistenza fuor


di quelle che essi videro coi loro oc-
chi; i quali tengono per fermo non
potersi da natura operare pi di quel-
lo eh essi possono intendere: tutto il

resto, dicono, 'opere del demonio di-


rette pi ad illudere che ad ammae-
strare. Quantunque Giovanni si fatto
secreto della natura non ignorasse, ri-
cordevole tuttavia di quella destra che
fu per lui crocifissa, agevolmente il suo
spirito rassegn al dolore, ma lo spa-

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FENEZIA /|53

smo accrebbe voglia alla destra di ser-


vire. Viene per tanto spedito uno de-
gli amici al Principe, di cui crasi ua
po calmato il furore, perch doman-
dasse questo rimedio a mitigare il do-
lor di Giovanni: che sullora del ve-
spero si involasse agli occhi degli spet-
tatori la mano che tutto il giorno e-
ra stata appesa in mezzo al foro;, poi-

ch quella morte a cui egli non ave-


va condannato il reo non si sarebbe
potuta da lui allontanare altrimenti
che accostandogli al ferito braccio la

mano chera stata recisa: ch tanto


dal braccio eragli ormai sgorgato di
sangue, da potersi tenere per fermo
che gli sarebbe ben presto anche la-
nima uscita: ch non avrebbe da quel
giorno mai pi in somigliante modo
peccato la sua destra, poich inetta
a stringer la penna. Il Principe non
si mostr difficile alla domanda, e ri-
454 MADONNA DELIA TACE
spose, che andasse pure Giovanni, e
si prendesse tutto quel chera suo.
Che, uomo duna sola mano, si ricor-

dasse, i re avere lunghissime brac-


cia, e cogliere da lungi i rei; e eh -

gli, reso dal suo danno pi avvertilo,


insegnasse alla sinistra lo scrivere let-
tere pi sagge che non avesse scrit-

to la destra.
Ottenuta la mano, e recatala a ca-

sa, ed alla ferita accostata, il dolore

( se vogliamo aver credenza ai dotti )

di sosta. La notte invitava al son--


no; e Giovanni, trovatosi solo, inco-
minci ad essere signor di s stesso,
e far ci, che presenti altri far non
osava. Entra ne suoi recessi, affinch'
il suo cuore ivi fosse ov era il suo
tesoro. Egli possedea una sola irama-^
gine di Maria, che sulle braccia so-,
steneva il piccolo Ges, lavoro di an-
tichissimo pennello, e che avveduta
rEWEZIA 455
pietade area sottratto allo investigar
di Leone, e non osava mostrare al

Saraceno. Quivi sopra 1 altare della

Vergine la tronca mano per un bre-


ve momento ripose : quindi, postosi in
ginocchio, parl alla Madre di Dio,

e Madre sua ,
questo Giovanni non
diverso gran fatto da quelPaltro a cui
Maria stessa fu data in custodia dal

moriente Gtesv\ Riguardasse quanto


il suo servo o suo figlio per la Madre
o per la Padrona pativa; e, fosse El-
la Madre o Padrona, avesse un po di
compassione, e mostrassegli d esser
Madre. Giudicasse Ella stessa se me-
ritava d esser condannata all obblio
la sua destra, per la quale adoperato
s era perch le immagini della sua
Madre non fossero dallobblio oscu-
rate? A s ed a suoi usi la sinistra

eh eragli lasciata essere bastante, ma


la sola destra gi consacrata a Juci
, ^

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456 MJDOyifJ DELLA PACE
rendere a Lei stessa que servigi a cui
non valeva a supplire la manca. La
guerra col leone appena incomincia'*
ta anzich a termine condotta, o ri
chiedesse la spada o della penna si

contentasse, senza la destra non po-


tersi trattare. Che ne direbbero mai

coloro, nel cui cuore era ancora un


po di religione pei santi? Che mai
coloro che non ne aveano alcuna? N
alla fede degli uni, n a quella degli
altri egli non poter soddisfare, se non
gli fosse restituita la destra, o ambi-
destro non diventasse.
Tra le dolci querele del figlio verso
la Madre, un soave sopore fece venir
meno quello che Giovanni voleva anco-
ra dire di pi. Ascolt la Madre i giusti

lamenti; e, poich Ella clemente, an-


che li esaud: imperciocch presa dal-
laltare la mano, al tronco braccio la
congiunse, e le comand di eseguire

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rENEZiJ /,57

ogni cosa che operava da prima. Tut-


to questo per non fu fatto in s pro-

fondo silenzio, che il dormente Gio-


vanni le cose avvenute non sognasse.
Dappoich poco appresso, desto dal
sonno, desiderava accertarsi della ve-
rit del suo sogno. Ed eccoti, in quel
eh egli volgeva locchio a riguardare

il sito della ferita, gli si offerse in ve-

ce la mano, non gi posta sopra 1 al-

tare ma s bene appiccatagli al brac-


cio, che anzi viva, sana e vegeta, ed
agli usi di prima pi che innanzi ad-
atta. A fare sperimento d un mira-

colo s grande prese in mano la pen-


na, e si nome san-
prov a scrivere il

to di MARIA SALVATRICEj U qua-


le, come vide esser bellissimo riusci-
to, si accrse anche lui non poter do-
mandare alla sua mano alcun servigio
che la mano incontanente non glielo
potesse prestare. Passo volentieri sotr

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458 NAPONN DELIA PACE
to silenzio quello che un giorno quc-
sta mirabile destra 'ebbe poi ad ope-
rare.

Un miracolo s grande, siccome fu ,

ai Cristiani di stimolo maggiore per


onorare Maria, cosi fu di scandalo ai

Saraceni^ ch anzi molti la riputaro-


no stoltezza, ovvero pensavano che
il castigo, per frode d^li amici, fosse
stato dato in vece ad un servo, e che
la scure avesse percosso un altro, poi-

ch la destra di Giovanni non era


stata al certo dal braccio spiccata. Il
Principe volle vedere la cosa, e fatto
a s venire Giovanni gli comand di
scoprire la mano: la quale come scrse-
circondata da un orlo sanguigno, gra-
ziosissimo segno a guisa di cicatrice,
si diede per vinto ,
e con fede che
tornavagli inutile ebbe credenza ci
per miracolo essere addivenuto, ed es-
sergli stata prodigiosamente restituita

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rENEZT 4 9
Ift destra: in questo almeno non dis-
umano, che ovunque V innocenza di-

vulg di Giovanni, e la precipitosa ed


inconsiderata sentenza e soverchia cre-
dulit condann, volendo cos dare ai
giudici cristiani pubblico argomento,
che anche il giudice pu quando che
sia agevolmente essere ingatinato.
Resa celebre da questo e da mol-
tissimi altri miracoli quella sacra im-
magine (
dopo distrutta leresia degli
Iconoclasti )
fu poscia trasportata a Co-
stantinopoli, e con grandissimo onore
venerata. Paolo Morosini veneto pa-
trizio si adoper nel i34q perch nel-
la sua patria fosse portata, e la offerse

al monastero de ss. Giovanni e Paolo


delVordihe de^ Predicatori^ nel cui in-
terno oratorio fu lungamente conser-
vata j finch nell anno i5o5 a i5 di
ottobre quei Padri la fecero solenne-
mente di l trasportare e riporre in

Digilized by Coogle
.

4^0 MJDONNJ DELLA PACE


altro oratorio magnificamente pressa
alla porta del chiostro edificato.

Giulio Strazio oratore


ven. imp. 1637.

N. B. Ora venerata in una cap-


pella dello stesso magnifico tempio
de ss. Giovanni e Paolo, posta circa
alla met del lato destro di chi entra.

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Mtserere mei , Domina , et sana infirmi-
tatem meam : lolle dolorem et angu-
stiam cordis mei.

Psalterium Marianum
Psal. 3, pers. 3.

Ah Signora pietosissima
Volgi a me la tua pietaJe :

Scaccia ornai linfermitade


E langustia dal mio cuor.

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I

DigitizecAiy Cbogle
463
I

XIV
^luiiiai^ttte maco&xja DeCKa 2/^. <??. Tnatin

LA CELESTIA
c^ic 4 Seneca twtx c^ieja clieffe utotiac^e

ffiitetcetiA iiv o?eiu^ia.

Programma. Are Maria, grata pie-


na, Domma/tecum;
Anagramma. Gemma pura, imo dm-^
na, ter sancta oale^

Cj molli secoli addietro in Soria


fra i Turchi conservarasi da Cristiani

una vaghissima immagine della Ma-


donna, la quale, siccome fu per gli

Digitized by Coogle
J

4^4 MADONNA DELLA CELESTI


effetti dimostro, voleva essere tauma-
turga fra popoli che di s grandi benefi-
zi non fossero indegni. 11 luogo che la
Vergine a preferenza dogn altro scelse
ad esservi collocata la sua immagine fu
quel monastero di Venezia, in cui vive-
vano monachelle a Dio votate, e chia-
masi la Celestia^ o perch queste ver-
gini nelle celesti cose solamente inten-
te mai non danno opera alle terrene,

o perch la Madonna assunta al cielo

rappresentasse, o forse per altra ca-


gione che la remota antichit am di

occultare. Ed ecco come ci avvenne.


In questo monastero, che ora ab-
biam detto, ed in cui le vergini pro-
fessavano la regola ieW ordine Cister-
cense, viveano sul principiare del se-
colo XIV due donzelle della nobile fa-
miglia Contarena. Due loro fratelli,

mettendosi in viaggio per 1 oriente a


cagiou di commercio, prima di sferrare
rEltEZtA 465
dal porlo si recarono al convento per
dare un addio alle sorelle che sareb-
bero siali lungo tempo senza vedere.
Difficilmente, io crdo, trovasi alcuno
il quale, partendo il suo amico per
lontani paesi, non desiderasse per av- '

ventura che alcuna rara cosa di col


gli recasse al suo ritorno. Per le due
sorelle, alle quali ogni cosa che nel

mondo non era pi che un puerile


trastullo, accese, siccome erano, damo-
re verso Maria, li vennero pregando di
portar loro da queremoli lidi qualche
vezzosa immagine della Madre di Dio.

Se saper bene dimorare col Cristiani

in gran numero ed avervene delle as-

sai miracolose. Trovarsi anche al pre-


sente fra Maomettani non pochi monu-
menti di antica cristiana piet. Sarebbe-

si offerlasenza alcun dubbio la Vergine


ella stessa, ove loro riuscito non fosse
di soddisfare a questi pietosi desideri.

3o
,

4G6 MADONIfJ DELLA CELESTIA


Spiegarono le vele i Contarini con
prospero vento, e inoltratisi, avven-
ne che si incontrassero con certi mer-
cadanti Pisani, che venivano di Co-
stantinopoli, dove pi volte li aVeano
commerciando veduti. Tosto a loro,

pratici di que siti, il desiderio delle


sorelle sponendo, li pregarono a vo-

lerli istruire del come render paga


questa pia brama. Essi additarono un
monte non guari da Costantinopoli
in cui dissero conservarsi una statua
di pietra, che rappresentava Maria,
col suo Unigenito infra le braccia. A-
ver essi qualche tempo innanzi sco-
perto lavvenente immagine; ma que-
sta essere tanto fortemente fissa al ma-
cigno, che tentando di trasportarla, e-
rasi piuttosto in due parti spezzata

(
come tuttora si vede ) che lasciatasi
spiccare dal sasso.
Istruiti di tulle queste cose i fra-

Dgitized by Google
KENEZIA 46y
telli Contarmi^ come prima Popportu-
nit si ofiferse, al monte si afifrettarono;
ove, dopo riverito il simulacro, si accin-
sero a levarlo, e con incredibile facilit
vi riuscirono. Nel punto stesso scr-
sero non molto lontani due giovani
di vaghissimo aspetto, che guidavano
un carro tratto da buoi; e, pregatili

a volere dar mano a trasportare la


preziosa immagine, essi vi si accon-
ciarono, ed in un momento fu con-

dotto quel simulacro al lido e posto


sopra la nave. Aveano appena rivolto
dall altro lato lo sguardo, che scom-
parvero i fanciulli ed il carro. Allegri
que due per P acquistato tesoro, vol-
sero le vele all alto, ed andavano se-

co stessi divisando di offerire il simu-


lacro alla chiesa parrocchiale de santi
Apostoli, contrada cui essi abitavano.
Ma insorta repente orribile procella

impallidirono, di lor vita temendo, e

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^68 MADONNA DELLA CELESTIA
cangialo consglio giurarono di recar-
lo alle religiose sorelle. Abbonacciasi
il mare, e cessa ogni pericolo. Ma es-
si, riputando quella procella non gi
dal loro cangiato divlsamento ma s>

da naturale accidente risvegliata ,


si

provarono unaltra volta e la terza a


cangiar di proposito, c parimenti il tur-
bamento nel mare si rinnov. Perch,
non pi dubitando del divino volere
come furono a baciare le sponde del-
la patria pervenuti, deposto in un bur-

chiello il simulacro, per la via pi bre-


ve al monastero di santa Maria alla
Celestia il condussero, il primo dago-
sto del i34j* '

Il giorno appresso Vescovo e con


il

esso il Doge ed il Senato, traendo


dietro moltitudine di popolo esultan-
te, la veneranda immagine sopra un
altare appositamente apprestato e ric-
camente adorno colloc, donde per

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FENEZI
Io splendore di inauditi miraeoli in-
contanente rifulse; e tra gli altri quel-

lo che di un artefice avvenne, il quale


a collocare limmagine lavorava. Egli
negando fede a queportenti che della
Madonna si narravano, ed in vece de-
ridendoli ,
ne ebbe improvvisamente
inaridite le braccia; ma, avendolo in
sogno la Vergine avvertito di espiare
con una confessione sincera i suoi pec-
cati, non s tosto fu col sacramento
della penitenza mondato che si vide
anche alla sanit restituito.

Inoltre avvenne, nellanno iSfig,


che si appiccasse fuoco al tempio di
s. Mariji Celestia^ e la maggior parie
del monastero per lo incendio cadesse
in rovina; sul quale terreno un nuo-
vo tempio sorgendo ,
con magnifico
altare, vi fu trasportalo lillustre si-

mulacro. Accadde poi che, a rendere


pi solenne la pompa della traslazio-

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470 MADONNA DELLA' CELESTI A
ne essendosi disegnato pi largo il gi-

ro della pia processione, come la sa-

cra immagine fu al pi vicino ponte


pervenuta si arrest, grave di cotanto

peso, che ninna forza d uomini valeva


a smuoverla ci che avvisando essere
:

addivenuto per volere divino, rivol-


tasi indietro la fila de sacerdoti ed
il popolo, condussero tosto la statua
per la via pi breve alla chiesa, ove
largheggi Iddio delle sue grazie. Se 1

^anno i Veneziani, mentre essi stessi


le straordinarie maraviglie raccontano
che da Lei sono operate.

Da Giovanni Batista
Alberti. Uh. a.

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Ne tradas me manibus inimcorum meo~
rum; et in die mordi me conforta a-
nimem meam.

Psalterium Marianum
Piai. 3. vera. 4 .

A nemici formidabili
Non fidare la mia sorte ;

nel giorno della morte


Tu conforta il mio languir.

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.

473

XV
C^iua^tue mttaccfo->a Dcffa o(h. <V^. TUsatia

LA MADONNA DELLA SCUOLA


jcfie i veiietu Heffa cfiiaa i *. 'nixxccflf;iaHO

ili <^euena

Programma. Ave Maria, gratia pie-


na, Oominus tecnm.
- Anagramma. Tota, tin macula Adam,
pure germinavi.

opinione che fosse un pastore


colui che Parte del dipingere invent,
avvegnach delineando egli, per avven-
tura r ombra che un agnella sur una

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4 74 DELLA SCtOL
parete gettava, dipinse certa figura a
pecora somigliante. Se nacque e fece
immensi progressi la scultura, o come
altri dicono la statuaria, essa pure, del
dipingere figlia, va debitrice ai pasto-
ri della sua esistenza. Egli per que-

sto che se alcun pastore dettasse mai


giudizio di qualche scultura vorreb-
besi con lui usare indulgenza e non
imputarglielo a delitto, come faremmo
del ciabattino che in dare sentenza
di alcuna dipintura presontuoso vo-
lesse darla pi in l della pianella.
Nel quarto secolo, nel territorio
di Ri mini vebbe un villanello di fe-
licissimo ingegno, dalla natura e dal-

r arte a pascere il gregge collocato.


Costui, o fosse amor di tagliuzzare o
fosse per vincer la noia mentre guar-
dava armento, si diede a comporre
l

delle zampegne da prima usando te-


neri gambi d avena, ma poi anche ra-

Digitized by GoogLe
rP.NEZIA 475
mi di sambuco . Compiacevas di s

stesso quell artefice senza maestro, e


coll esercizio facendo ogni giorno pro-
gresso, avanz a tanto, da formarne dei
nappi a toglier la sete, e delle tazze di

gran lunga migliori di quelle di vetro^


avvegnach non cosi fragili siccome
quelle. Risero pi volte i suoi amici
della rozza arte, non che dellartefice;

ma tendeva ad un vertice ben pi ele-


vato il buon pastorello. L esser pia-

ciuto il lavoro a s stesso, lo teneva


in conto di larga mercede, nulla cu-
randosi degli schifiltosi aristarchi: an-
zi, siccome degli uomini pi ingegnosi
avvenir suole, il disprezzo stesso fu
a lui come una fiamma, che lo accese

a spingersi pi oltre e toccare pi no-


bile meta. Ah! di quanto prezioso te-

soro stata sarebbe priva la veneta re-


pubblica se il dabben pastore, a quel
ridere de zoili badando, avesse cessato

Dgitized by Cooge
4 '6 M^DONXJ T>F.LL SCUOLJ
dallo scolpire! Colui pertanto il qua-
le per lo innanzi, componendo gracili
canno, era appena riuscito a fcmnare
zampegne ed all ri rustici puerili tra-

stulli, con incredibile coraggio dTs


di scolpire una statua della Madonna; e
come gli venne veduto un grosso tron-
co non male acconcio al suo intendi-
mento, senza mancare alle incomben-
ze di pastore, pose mano al lavoro
Mal fornito dei necessari stromenti e
sprovveduto di arte, fu in questo al-
meno prudente, che il volto della Ver-
gine destin ad essere lultima porzio-
ne di lavoro, perch da mano pi e-
sperta fosse scolpito. E per vero dire
io pochi di con assidua applicazione
condusse a termine lintera statua, che
fu precipuamente da coloro ammirata
i quali ignorano supplirsi talvolta dal-
la natura alla scarsa perizia dellinge-
gnoso.

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FENE^A
Ma chi scolpir poi la testa alla Ver-
gine? Chi ne eHger il volto? Il pa-
store sa pur troppo bene s non es-
ser da tanto, e s avvede di non sa-
per quello che innanzi egli credeva di
non ignorare, fatto ora per l esercizio
pi intelligente; per cui venne a di-
stinguere dalla industria la temerit,
e r artifcio dalla avventura. Ad ogni
fiata dato di piglio al cestello sfida-

va r industre arte a porre il coro-


nato fine all opera ed il diadema in
fronte a Maria. Ma, s^pli pi volte
gett a terra i male addestrati istro-
menti,non lasci per altro giammai ca-
dere invilito f animo suo; mentre alla

perfine, risoluto di volere colla sua ar-

te superare s stesso, accigliato prese

gravemente in mano il ferro e ripigli


il lavoro. Ma fu sturbata 1 opera sua
in tempo di notte da quel maligno
serpente, che il calcagno della gran
4^8 MJDONNJ' DELLA SCVOLJ
Vergine per alcun modo a sostener
non valendo vie meno sostener pu
il sembiante di Lei. La seconda e la

terza volta l inesperto si accinge al-


r impresa, ed il medesimo sturbatore
pel di appresso gli rende guasta ogni
cos; finch, o preso che fosse da rab-
bia o da profonda malinconia oppres-
so, certmente nell animo sconvolto,
presa la via del bosco, da quel sito
vuole allontanarsi. Due giovani no-
bilissimi all aspetto ed avvenenti gli

vengono innanzi, e da prima si fanno


ad interrogarlo della strada che met-
teva a certo paese; quindi molte co-
se gli domandano della statua e dello
scultore, e finalmente gli offrono as-
sistenza annunciandosi in colai arte

peritissimi. Il pastorello, per non da-


re a divedere dessere, qual era, ine-
sperto, li chiam giovanotti che voglio-
no fare i sacceiiluzzi, bench inetti a

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FEVEZJJ 479
tal opra; che lasciassero pur a lui dire
quanto difficile fosse quelfafiare, egli
che aveane le mani in pasta; e^ addita-

ta loro la strada, con poche e severe


parole scacci da s coloro che a mi-
glior suo vantaggio avrebbe dovuto
anzi tenersi vicini. Ma il seguente mat-
tino comparvero novellamente i due
ripetendo le stesse cose che il d in-
nanzi, e facendo a lui le medesime
promesse di prima: anzi gli fanno i-

stanza, e gli si rendono per fino impor-


tuni, finch mosso un poco lartefice,

e forse per torsi le seccaggini dattorno,


consegnando loro lo scalpello, piutto-

sto in guisa di chi lo getta che di co-


lui che urbanamente lo porge, disse,
facessero pur prova della loro arte i

vanagloriosi millantatori, ed egli sa-


rebbe stato bene a vedere, che lungi
daTelfigiarne convenevolmente il vol-

to gli avrebbero anzi guasto T intero

Digitized by Google
48o MJDOSXil DELLA SCLOlA
laroro. N fu detto d pi, che uno d
essi, dato di piglio al tagliente scalpel-
lo, scorrendo con leggerissima mano
quel tronco, lo dirozz e dopo aver-
,

ne abbattute le raschiature vi fa com-


parire gli occhi da prima, poscia spor-
gere regolarmente prominente il na-
so, indi vi spiana la fronte, e vi apre
con tanto vero la bocca, da parlare se
fosse stata animata; alla fine Finter
volto con esso i capelli che formava-
no decorosissima chioma; e, nel volger
d unora recata a termine lopera, al*
lo stupefatto villano la consegna e lo.
. scalpello depone. Aggiunge: lopera
insieme e F artefice esser graditi alla
Vergine; Lei volere da que di Rimi-
ni esser di qui al porto trasportata;
l posta sopra di un navglio senza re-
mi e senza rematori voler andare ove
meglio ai Celesti fosse piaciuto ;
che
ci agli Ariniinesi facesse noto, s es-

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FEtiZl 4^ I
sere due Geni del cielo mandati dalia
gran Vergine che ci comandava. Ed
in fatto il modo stesso del partirsi An-
geli li manifestava, dappoich improv-
visamente si dileguarono. r
n pastorello, come fuori di s, non
sa capire in s stesso n il perfetto ar-
tifizio di quella statua ammirare abba-
stanza. Corre a Rimini, ed a quelle
genti riferisce quanto aveva udito e
veduto. Costoro pi allarte prestaro-
no credenza, che non al rustico vil-
lano e recarono tosto la statua, non
gi al portOj ma si alla citt, a conser-
varla nella quale la destinarono. Ora,
come furono al porto pervenuti in mez-
zo alla calca del popolo affollato, non
v ebbe alcuno il quale valesse a por-
tare sul collo lo sterminato peso. Si
domand allora al pastore che fare
intendesse della sua statua. Tei dissi,

egli rispose: questa dee porsi sopra u-


3i

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4S2 MADONNA DELLA SCUOLA
na nave sprovveduta di remi e di re-
miganti. Tanto fu fatto, accesivi anche
due cerei a maggior decoro. Sul pim-
lo, senza che alcuno vi desse la spinta,
la nave allontanossi dal lido e solc
velocissima i flutti. V ebbero tali che,
caricata una barca di viveri bastevoli

a pi giorni, tennero dietro all augu-


sto naviglio per vederne il fine.

Come fu giunta a Venezia, presso al,

tempio di s. Marcelliano, la nave parve


arrestarsi; e coloro che la seguivano
sbarcarono anchessi. E conveniva che
quella statua di Maria, la^ quale per
celeste impulso uscita era dal porto
di Rimini, non entrasse in quel di Ve-
nezia senza miracolo. Fu presta F oc-
casione. Un fanciullo mutolo e suo pa-
dre cieco stavano allora sul lido. 11

giovane scorgendo la statua, al geni-


tore rivolto: Padre, disse, vedi come
bella questa immagine della Madou-
rEJtEZIJ ^83
n^ ! Ed incontanente al padre si illu-
minarono gli occhi e vide. Il doppio
miracolo fu in un batter d occhio di-
vulgato, sicch accorse al lido col po-
polo anche il magistrato; i quali
co-
me furono dagli Ariminesi, che arean
tenuto dietro alla nave, fatti consape-
voli di ogni cosa, decretarono
che la
venerata immagine portata fosse nel
tempio ducale. Ma nessuno valea tan-
to a poterla muovere da quel sito.
Per tanto nellanno 1286, nel quale
queste cose avvennero, sincominci
a venerar quella statua, ed i suoi ve-
neratori ne aveano in mercede senza
numero miracoli.
Ad animare la piet de devoti fu-
rono spediti a Roma alcuni dabbene,
perch dal Pontefice Nicol IV inter-
cedessero indulgenze. Si fece a Roma
un gran ridere al racconto di queste
supposte favole, e furono c<^n beffe

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/j84 MADOWSA DELLA SCVOLA
gli intercessori rimandati. Ma, essendo
la seconda ritornati e la terza volta,

furono ascoltati dal Pontefice, a cui

pure era comparsa la Vergine. Perci


spedito a Rimini un messo, il quale
seco conducesse il pastorello, che do-

vea meglio ascriversi^ al numero dei

cittadini del cielo, che non a quello


dei rustici abitatori dei boschi, giova-
ne per la sua devozione e semplicit
a tutti del paese carissimo, fu questi,
per non so quai malevoli sospetti di
certo delitto, trovato in tetro carcere
rinchiuso, carico di catene. Dispiacque
fortemente al Pontefice la stolta sen-
tenza del giudice, e fatto porre in li-

bert il pastorello, lo esamina egli stes-


so, e conosciutane per testimoni la ve-
rit, rimand alla patria que di Ve-
nezia, arricchiti delle lettere colle in-
dulgenze, bench non si accordassero
allora che assai di rado^ la quale con-
FEIfBZIJ 4 85
cessione confort 1 animo di quepii,
che ritornati alla patria vie pi accesi
di devozione verso Mari. adunarono
sotto il nome di Santa Maria delle
Grazie una Confraternita o, come di-
cesi a Venezia, una Scuola di devoti,
il cui scopo era quello di onorare la

sacra immagine e diffonderne maggior-


mente il culto (*).
Tanto io trassi da una storia die ri-
cevetti dall 111. e Rev. Mons. Francesco
Morosini Patriarca di Venezia e Prima-
te della Dalmazia, fatta da lui stampare
pei* sua devozione a Maria, con molte
immagini ed autentiche relazioni, che

mi mand per mezzo del P. Francesco


Adorno della Compagnia di Ges.

(*)Onde prestare intiera fede al raccoato,chej


per concestifra del P. Gumppenberg, motte le
rita ia Roma, che tutto teneva come una favola,

converrebbe veder lorigiaale delle iudalgeo.-


e le bolle auteatiche.

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t>i9iti2Bdt)y GSOgle
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N XV
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puirauno^ aTTeauiomi la narrazione

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4*7

NOTA DEL TRAPUTTOR8.

TTale fu scrtta dair autore la storia


di questa prodigiosa immagine, quale
10 la recai nella nostra favella; a cui
posi in fronte quella effigie stessa ch
11 P. Gumppenberg colloc al princi-
pio di questo racconto nella piccola
edizione del suo Atlas Marianus^ a.

doma delle incisioni. Siccome poi di-

chiarato mio dovere di pubblicare tut-


ta lOpera dellautore con quelle ad-
dizioni e corretture che per me far si

potranno^ avvedutomi la narrazione

Digitized by Google
488 3UD0NNJ DELLA SCUOLA
della immagine della 5cz/o/a (venerala,
come dice lautore, nella chiesa di s.

'Marcelliano in Venezia) essere eguale


perfettamente a quella, che la Storia

delleimmagini miracolose di Maria


nel dominio veneto ci fa della^Madon-
na di Rimini in s. Marzialej ed assi-
curato, da esami fatti per sagge per-
sone, che leffigie di quella delta della
Scuola in s. Marziale non : sospet-
tando che alcuno sbaglio 1 autore a-
vesse preso per la difficolt nellavere
da paesi lontani sempre, esatte le rela-

zioni ,
pongo qui (
per sommo amore
alla verit e per rendere questa edi-
zione pi perfetta) l immagine spedi-
tami or da Venezia, quale in essa chie-
sa presentemente si onora.

Digiiized by Gtiogle
Dtduc me ad portum ialutis; et spiritum

meurn redde faeton et creatori meo.

Psalterium Ularianum
Psal. 3. vers. 5.

Di salute al porto recami


Fedel duce, scrta pia;
ritorna 1* alma mia
A Colui che la cre.

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1

MADO-VXA ORTOCASTA
V.

ujginz'
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rrjT'
491

XVI

^iitma^tite twitacofoia 2fh. TTaattc

LA MADONNA ORTOCASTA
cA il vetteta ueCfa cAt&>a

dei ^auti cJ^ooco e 'TR:at^^e2i(a

tM ^eue^ta*

Prog-aoma. Ave Maria, gratia pie-


na, Dominus tecum.
Anagramma. En! gemma pura txotte di'
vitiaium scala.

(Questo tuo simulacro, o Marii,


scorseun mirabile viaggio, poich e-
gli ci viene di Sparta, che era collo-
cato sul massimo altare del maggior

Digitized by Google
49^ MJDONNjt ORTOCASTA
tempio della metropoli di tutta la ^kr-

rea. Era questo la cattedrale di Sparta,


consacrata a Maria, nel quale da aii>
ticliissima et venera vasene unimma-
gine detta per soprannome Ortocasta^
che piamente credevasi lavoro dell e-

vangelista s. Luca. Nel corso poi de


secoli, invadendo il fiero T ureo il Pe-
loponeso, fu messa anche Sparta a
ferro ed a fuoco 5 pure, poco appres-
so ,
si venne a scoprire che l imma-
gine di Maria, gi venerata nella cat-
tedrale, per provvidenza divina, dalla
strage era stata conservata illesa. Dap-
poich certa giovane villanella, chia-
mata Zacoma, mentre sopraggiunta la
notte guidava alla stalla 1 armento,
ebbe a scorgere presso ad im fonie
unimmagine per siffatta guisa splen-
dente, che si avvisava ritornato il me-
zogiomo. Linnocente fanciulla come
dallo sbigottimento si riebbe corse a

Digitized by Coogle
rENEZIA 493
farne avvisali i vicini, i quali recatisi
alla splendida immagine, riconosciutala
per quella di Sparta e provatala be-
neilca, tenendo per fermo che quivi
ricovrata si fosse, diedero opera a co-
struire una chiesa ivi medesimo ove
ella era apparsa, nella quale degnossi
di risplendere ogni giorno pi per con-
tinuati miracoli. Conservarono a que-
sta chiesa .il nome di Ortocasla, ed,
essendo prossima la festivit dell As-

sunta, vollero que paesani pi del-


lusato celebrarla, precedendola con
quindici giorni e con quindici dappoi
chiudendo la magnifica fimzione; per
cui popoli trassero da tutta la Grecia.

Ma, avendo i peccatT de Greci la


divina vendetta provocato, venne a
cadere il Peloponeso in mano deTur-
clii
,
che l Oriente dominavano^ nel
qual tempo la prodigiosa immagine,
da colai comandante della milizia, det-
4g4 MADONNA ORTOCJSTA
to Protocastora, non senza pericolo
di sua vita, fu involata, ed a Napo-
li di Romania secretamente fatta por-
tare. Fra lo applaudire dei Cristiani,
ricevuta nel tempio del santo marti-
re Teodoro, s tenne nascosta 5 dal
qual ripostiglio non guari dappoi di-
partendosi, nella chiesa de ss. Apo-
stoli della stessa citt, con ignota ma-
niera di per s stessa si colloc. Qui-
vi si ristette alquanto, finch nellan-

no i54i la veneta Repubblica essen-


do stata da Solimano tiranno deTur-
chi con ingiusta guerra provocata, ed
essendo anche nel tempo stesso da ca-
ro di viveri afflitta, fu costretta, piut-
tosto che sacrificare un popolo intero
colle condizioni di pace, rinunciare al

possesso di Napoli. Fu per tanto al


preside di quella citt mandato sol-
lecito avviso di lasciarla in potere de-
gli ambasciadori dei Turco ^ al quale

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FESEZU 4y5

decreto del Tenete Senato Francesco


Barbaro, uomo di integerrima Tirt,
che governaTa allora la citt di Napo-
li, prima di consegnare le chiavi, la

sacra immagine nascostamente invol,


e feccia poscia con onoranza a Yent*
zia trasportare.

In quel tempo (siccome si det-


to) Venezia era stretta da fame, ed
essendo sopra ogni altra casa da que-
sto flagello gravato il monastero de^
santiRocco e Mai^herita^ abitato da
monache di santo Agostino, per dis-
posizine della provvidenza avvenne,
che approdato a Venezia, reduce da
Napoli il detto Barbaro, il prodigioso
simulacro al monastero mandasse; il

quale dalle sacrate vergini essendo con


somma esultanza ricevuto, e sul mag-
giore altare esposto, non solamente
riempi a ribocco le amme loro di ce-
leste soavit, ma si anche a loro tem-

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49 MADONITA OATOCASTJ
porali bisogni, ed alle loro strettezze
largamente provvide: poich in causa
dell adorabile immagine abbondantis-
sime affluivano a loro conforto le U-

mosine de pietosi fedeli.


Vuoisi cesso a quel monastero il

prezioso presente per le istanze di


Cassandra figlia di Barbaro, la quale
con sue virtudi quel cenobio illustr.

Attestano eziandio quelle sacre ver-


gini, per questa immagine preservalo
il monastero da furioso incendio, che
la vicina abitazione nel sesto giorno
di febbraio del 1744 pochi mo-
menti divor; imperocch essendo le

fiamme alimentate dalla cera, di che


gran quantit conservavasi in quella
casa, al soffio del vento spinte era-
no giunte a penetrar nel cenobio per
le finestre. Ma quelle sante donne in-

contanente ricorse a Mari, esposta


la prodigiosa immagine verso l, ove
r eszi A 497
le fiamme faceano rovina, queste da
invisibile violenza risospinte si ritras-

sero, c nel ristretto confine dell in-


cendiata casa si concentrarono, il sa-

cro chiostro conservando illeso.

Anche oggid compiacesi Maria Ver-


gine per quella immagine di benefi-
care i suoi devoti, e nel giorno sacro,
a Lei Assunta al cielo accorrono i Ve-
neziani in folla a celebrarne la solen-
nit.
\

La storia di questa immagine fu


stampata in Venezia nel iG4^*

32

Digitized by Google
0191112^1)/ Gobgte
Cunr inpocarem eaaudut me, Domina;
e tubimi folio tuo mei Ugnata et re-
eordari.

Ptalterium Marianum
Psal. 4* veri. I.

Tuo euore, o Signora,


Udir si degnava
Il servo che alzava
La voce ver Te:
Dal solio sublime
Dellalta tua gloria
Serbasti memoria
Pietosa di me.
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N XVU

Digiti. . by - ^. -OgU
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XVII

^iiuita^iue mieacofoia detta 2fh. THxitia

LA MADONNA DEI MIRACOLI


cfie 41 vMteta uef&i efUe^a di c^ueto nome

in ^enejia.

Programma. Ave Mabia, gratia pie*


na, Dominus tecum.
Anagramma. Io en ! pura gemma
alta
sanctuarinm DJ.

(Questa sacra immagine ebbe il ti-

tolo dal grande numero di miracoli^


che la resero celebre in quella citt.

Fu da principio fatta dipingere in un

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5oa MDOrrirj oet miracoli

eapilello da certo veneziano Franco^


SCO Amadi, di cui il nome oggetto
di benedizione.

Non mi fu scritto da qual beneficio


animati i Veneziani a vele spiegate re-
cassero il materiale ad innalzarvi una
fabbrica in forma di tempio, la quale
conservasi, e durer fino al consumarsi
della citt. Levata da prima Pimmagine
dal capitello, fu posta in una chiesetta,
finch fosse condotta a termine la fab-
brica del magnifico tempio. Quantun-
que fino ad ora di questa immagine
maggiori cognizioni io non abbia per
anco ricevuto, pure non voluto rfiti-

tar queste poche j poich sella dai /m-


racoi prese la sua denominazione, nia-
no vi sar, il quale non riconosca aver
essa operato miracoli senza confine.

NB. A questi brevissimi cenni del


P. Gumppenberg, reputo non inutile

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rElTEZId 5o3
h aggiungere la storia che di questa
immagine da' miracoli ne d V autore
immagini miracolose di Maria
delie

del dominio veneto^ nella sua eritiea


opera intitolata: Apparitionum et ce-
lebrorum imaginum Deipar Virginis
M4RI in civitate et dominio Venetia-
rum enarrationes historicae ex docu-
mentis, traditionibus, et antiqois codi-
cibus Ecclesiarum depromptae. Vene-
tiis I ^6o : della qual opera mi sono ser^
Vito pi volte nelle descrizioni delle im-
magini di V^erona e Venendo.

IMHAGIMB DELLA BEATA TBBClKE HAKIA

DEI MIRACOLI

KELLA CHIESA DELLO 8TE&50 HOME.

Ua cotale Franceaso, figlio di Gio-


vanni, della famiglia Amadi^ tra le al-
tre di veneti, per pleiade illustri e pet

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5o4 MJDOltNA DEI XJRACOLT
ricchezze, distintissima, per motivo del-

la sua singolare devozione alla Madre


di Dio, a celebratissimo dipintore lo-

pera commise di pingere limmagine


di Maria, in atto di stringer fra le

braccia Ges. Era allora lanno i


4 o 8;
ed acciocch quella immagine fosse da
maggior numero di veneratori onorata,
volle che la dipintura da un taberna-
colo di legno rinchiusa alla parete del-
la vicina casa si appendesse, con que-
sto divisamento che sposta sulla pub-
bUca via i passanti eccitati fossero a
venerarla.
N avvenne altrimenti (quando a Dio
piacque) dappoich intorno al 1480 chi
la vicina casa abitava, certo Marco di
Jlasti, in argomento della sua devo-
zione a Maria pose una lampana ad
ardere continuamente dinanzi ad essa
immagine, e dal suo esempio altri ec-

citati la sacra effigie cominciarono a

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,

rEllBZIJ 5o5
veoerare. Queste furono le prime mos-
se a fabbricare il tempio cui Iddio a-
vea disposto ad onore della gran Don-
na : a cui si aggiunse anche il Tatici-

nio; poich un giorno nella bottega


delia sua casa Marco dimorando, si ar-
rest dinanzi a lui un uomo di Vene-
rando aspetto e gli disse che poco
tempo appresso, ivi, in onore della Ma-
dre di Dio un magnifico tempio si sa-
rebbe edificato . 1 luminosi miracoli
che furono tosto operati, diedero una
spinta al compimento della profezia.

Tra gli altri fu sopra modo maravi-


glioso quello che nelPan. stesso 1480
a favore d una devota femmina la

Vergine oper. Questa soleva ogni gior-


no certe sue preci dinanzi a quella im-
magine recitare. Or avvenne che il di

a a agosto dopo il cadere del sole re-


candosi alla sua abitazione la ss. Ver-
gine salut. Giunta a casa, fu a tra-
5o6 MADOITNA DEI MIRACOLI
dimenio assalila da un suo cognato,
il quale, temendo la sentenza d^una
ingiusta lite chegli stesso aveale mos-
so contro, armato di pugnale, con i-
terati colpi la rovesci semi-spenta sul
terreno, mentre ad alta voce ella chia-
mava Maria. Suscitati alle grida della
languente gli abitatori delle vicine ca-
se, mentre s aflfrettavano a porgerle

soccorso, maravigliando si avveggono


che la tapina, pocanzi da replicate fe-

rite trapassata, era improvvisamente


ritornata a perfetta salute.
Diffusasi in un istante la fama del
prodigio per tutta la citt, fu fatto con-
corso da tutte pard a salutare la mi-
racolosa immagine: e qui, moldplican-
dosi i prodigi, fu chiara la volont del-
r Aldssimo di doverla in pi decen-
te luogo trasferire. Crescendo ogni
giorno il numero delle grazie, eccita-
lo dalla ereditaria devozione a Maria,

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,

VEUfEZIA 57
Angelo Amadi^ nipote del sullodato
Francesco, non patendo pi a lungo
he la miracolosa effigie ristretta fos
se nelle angustie d^ un tabernacolo d
legno, diede ordine ehe si costruisse
una elegante cappella di legno, in coi
dair antico ripostiglio la colloc. Dopo
di che radunatisi i principali adoratori

di essa immagine nel settembre dello


stesso anno diedero cominciamento ad
un tempio di esimio lavoro. Ricche
elemosine ricevevano ogni giorno ad
avanzare la fabbrica^ n and molto
che comperarono alcune case, e tra le

altre ,
a compimento della profezia
quella altres del devotissimo Marco,
Appena fu potuta apprestarsi nel mez-
zo della sorgente chiesa una decente
cappella di legno, Matteo Gerardo Pa-
triarca, per aderire alle suppliche ri-

petute, la sacra immagine tra gli ap-

plausi del popolo in essa trasport a

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.

5oS MADONNJ DBJ MIRACOLI


a 5 febbraio dellanno seguente. Fu
tale in appresso un offerire di obbla-
suoni dalla devozione de fedeli, che
in pochi anni il tempio fu al sospi-
rato fine condotto, ed annessovi un
monastero per le vergini dell

Serafico

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rugUntibus prteparatis ad escara , et
de maaibus quarentium liberfibit me
grafia tua.

Psalterium Marianum
Piai, 4.

Leone feroce,
Ruggente maMiie
E rapido, quale
Clii letca Tuoi tor ;

La man del nemico


Glie inaeguemi insano.
La stende ma in rane
S avr tuo fayor.
Digitized 6y Goc^Ie
V
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Digitizodby
O I 1

XVIII

^iiiHia^tue mttacofo^a deffa 2/h. OTSratta

SANTA MARIA MAGGIORE


cfie % veueta uefa cfiiaa D <]ue4to uome

?eHejia.

Programma, Ave Maeia, gratia pie*


DI, DomQua terun.
Anagramoia.Gemma t*r pura a luto,
incisa a manu Dai,

P er mezzo di prodigi fu accenna^


ta la fondazione della chiesa in onor
di Maaia, e dell adiacente monaste-
ro sotto il titolo di santa Ma ai a

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Sia SJNTJ MJRIJ MAGGIORE
Maggiore', poich lanno i433 un pio
eremita chiamato Pietro conducendo
nellultimo angolo della citt vita pri-
vata e solitaria scrse un avvenente
maestosa matrona, la quale, sulle brac-

cia portando un bambino di straordina-


ria bellezza, andava misurando la pia-

nura in cui sorgono presentemente il

monastero e la chiesa, come in atto


di disegnarvi il luogo ad una fabbrica.
La qual cosa come venne a sapere u-
na co tal pia donna, la quale in una an-
gustissima colletta presso la chiesa di
santa Agnese austeramente viveva,
prese cura perch nel luogo stesso
della visione lanno i407 cenobio
ed un augusto oratorio si edificasse-
ro. Ma perch Dio stesso avea decre-
tato che il tempio alla Vergine Ge-
itrice fosse dedicato, affinch ci ad-

divenisse, dispose che in un modo al

tutto prodigioso accadesse:

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f'tfEZJJ 5i3
tJn cotale per nome Agostino press
eli s conservava un antica immagine
della B. V., lavoro di greco pennello,
ma non la onorava con quel culto che
decente era, poich dimenticata nel><>

r ultima e superior parte della casa,


sotto al tetto lasciavala abbandonata.
Da questa immagine adunque si senti
talvolta Agostino della sua negligenza
rimproverar Oon queste parole: A-
non voglio pi a lungo ri^
gostino,
5^- manermene quivi ma s bene es^
*,

y- sere Iraspoi'tata in luogo ove io sia


y> in convenevole maniera venerata.

Al suono della prodigiosa voce rima-


se esterrito il dabbene, ed avendosi
sentito ripetere due e tre volte le pa-

role stesse proruppe in lagrime, voi*

1^ che con solennissima e devota pro-


cessione alla vicina cappella di s. Vin-
cenzo devotamente s trasportasse, e
da quel momento la cappella istessa
33

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5l4 SJNTJ UJRtJ MtAGGIORB
cangi il suo titolo in quello di s. Ma-
miAj e non guari appresso laugustissi-

mo tempio (il quale sulle rovine del di-

strutto vecchio oratorio comand che


si edificasse a proprie spese il patrizio
uomo Lu^ Maripetro) a somiglianza
della celebre basilica liberiana per la
novit del miracolo fu insignito del no-
me di rf*. Msrij Maggiorf^

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Quonian benigna est misericordia et pie-
tas tua , in omnts qi invocant rtomen.
sanetum tuurn.

Psalterium Marianum
Psal. 4- vers, 3.
'

Poich mansueto
L amabil tuo coore
Si deatro che fuore
SoV mostra piet,
A tutti coloro
Che invocano il tanto
Tuo nome, che il vanto
Di figli ne d.

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TT'T.
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1

5 7

XiX

.Siuiua^iiic mitacoCiua DeCEtx Tlh. 1La^lrt

LA MADONNA DELLA SALUTE


CIic ii venera ueffa cfiicja cjneito uoiu

a'
tu <Vciicjia.

Programma, kve Maria, grafia pie-


na, Dominiis teciim.
Anagramma. Vioat pura gemma Sion
ante diem clara.

Bench la fabbrica di questo ma-


gnificentissimo tempio sia nuova, il ti-

tolo della sacra immagine da periti


vien giudicato antichissimo. La noti-

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5l8 MADONNA DELLA SALUTE
zia della particolare devozione da mol-
tissimi, ma appena in qualche luogo,
per quanto io sappia, praticata, de-
gna d essere mandata alla posterit.

Gli ammalati, o da altra adizione op-


pressi, offerivano in iscritto i loro bi-
sogni, come quando suppliche al prin-
cipe vogliam presentare, cui chiamano
Memoriali. Sull incominciare del se-
colo presente (xvii) essendo la citt
da pestilenza flagellata, per siffatta gui-
sa che in pochissimi di molte migliaia
di uomini furono ascritte al numero
de trapassali, la veneta repubblica nel

i63o innalz voto alla Vergine dun


nuovo e magnifico tempio, se interce-
desse che il contagioso morbo si di-
leguasse.
La citt dal pestifero malore fu li-

berata, ed i Padri pensarono tosto al-

1 adempimento del voto, che a loro


stessi non meno che a posteri dovea

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rENEXI 5 19

tornar vantaggioso. Sinnalz la magni


fica fabbrica, al cui compimento tenne
dietro immantinente la consacrazione
colla maggior pompa, che seppe la ve-

neta repubblica apprestare, e fu inti-

tolato Tempio di santa Maria della


;

Salute. Sul maggiore aliare vollero i


senatori che collocata fosse l antichis-

sima immagine della Madre di Dro^


che una volta nella cattedrale di Can-
(lia dedicata a s. Tito, per miracoli
celebratissima, si conservava. Questa
immagine fu a Venezia trasportata, al

tempo della deplorabile resa di quella


citt, perch abbandonata non fosse
all empiet de Turchi. Ed affinch
ne veneti cittadini del ricevuto sin-
golarissimo beneficio non mai venis-
se meno la memoria ,
il giorno a5
di novembre i senatori il serenissimo
doge accompagnando, a questo tem-
pio sogliono ogni anno convenire, e

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5*^0 MADONNA DELLA SALUTE
celebrarne la festa con grande con>t
corso di popolo e colla maggiore sq-
}e;|iiiit.

Dalla relaziona
stampata.

Nel tempio stesso onorasi un altra


immagine della Madre di Dio, esimio
lavoro, siccome ci dicono i documenti,
del duodecimo secolo di certo Teo-.
61 o costantinopolitano, la quale im-
magine avendo da lui ricevuta in dot
no limperatore, comand questi che
nel famosissimo tempio di santa So-!
fia si collocasse, ed ogni anno nella
settimana santa faceala portare pei' le

strade della citt con solennissima pro-


cessione, perch il popolo di devozio-*
ne alla gran Madre vie pi si acceu*

desse.

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Benedictn sif. Domina, in mternum : et
najestijs tua in sacnlum.

Psalterium Ularianum
Psalm. 4- vere. 4

Sii Tu benedetta,
Gran Donna del cielo,
Sia pieno di zelo
Servendoti ognun :

Avvenga che eterne


Echeggili le storie
Narrando tue glorie^
N|> tacciale alcun.

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N XX

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I \

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Sa3

XX
3tniuaijiiie initacofo^a deffa 2^. 'Tlxieta

LA MADONNA DI SANTA CHIARA


elle 4t ceiietawi iteffa cfiieta di questo itoiue

tu 'V^eiiejia.

Programma. k\t Maria, gratta pie*


na, Dominus tecum.
Anigratnma. Eja pura gemma 5/on,
mundi cara tutela.

C^uel tempio che in Venezia pos-

seggono le Vergini di santa Chiara


uno de pi vasti e pi ricchi di quanlt

sono in citt. Nell interno tutto in-

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5 a/f ni san t chiara,

crostato di marmo svariato c lucidis-


simo. Non ricevuto la storia della
sontuosissima fabbrica del tempio e
del monastero; mi fu scritto bens,

che Maria co suoi prodigi era benefi-


ca e col largheggiare continuo di gra-
fie, non altrimenti da quello che far
sogliono le stille di pioggia nei tem-
pi lungamente piovosi d inverno. La
sacra immagine era allora collocata in

sito angustissimo e profano, n del-


la soverchia moltitudine che vi traeva
per alcun modo capace.
Trasportala adunque in pi decen-
te luogo, ove ora trovasi, fu ognor pi
largo il Cielo de suoi doni. In pochi
mesi trenta mille monete doro vi of-

frirono in elemosina coloro i quali ne


riportarono benefizi. Il tempio, che
oggi vediamo, fu costrutto circa lan-
no i^SS, e, lantica celebrit non a-

vendo mai perduta, chiama a s i Ye-

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rENtiA 5a5

tie2ani 1 qilali non vi accorrono mai,


die non trovino Miim alloro biso{jni

propizia.

Ffflice Astofi TI,

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Ghrificaie etun omnet gentes i virtuU
Ptttra: et cuncti populi terree eietollite
magnificentiam efue.

Pialterium Marianum
Ptalm. 4' Pere. i.

Lodatela o tutti
Che io terra rirete -y.

Suoi merli estollete


In >;ostro T&lor;
Felici mortali
Deh! Toi leaaltate;
A cielo portate
Suo grande ipleodor.

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Digitized by Google
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MADO.MMA DEL PL\NTO ,

.4J.C IW

A'O
^vv

<!i
*

Digitfted by Googlc
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Sag

XXI
tlHiiua^tiie titttacoCom deffa 2fh- TTLatta

LA MADONNA DEL PIANTO


cft'8 ii ifeuecava ue^ta cfite^a .Stauceioaui

' t o?eitcjia.

Programmt. Ave Maiia, ^ita pie-


na, Dominna tecua.
Anagramma. J, dora gemma, tota pu-
ra sine mundi ose.

Lettore , io non so 1 orgine di


questa miracolosa immagine. La ragio*
ne per altro onde ella venga celebra-
ta cotanto perch gl infermi prki-
34

Digiti^ed by Cooglc
53o MADNNA DEL PIANTO
clpalmente vi trovano pi pronto con-
certo, non di rado ricevendovi la sani-

t. Essa conservasi decorosamente nel-


la chiesa de PP. Francescajii.
Quanto la B. Vergine ami di essere
in questa immagine venerata, dalla
esperienza di quelli che ottennero gra-
zie chiaramente manifesto. Chi a pre-
gare si accosta dee considerare i sette
dolori di Maria, e nella meditazione
di ciascuno alcun poco fermandosi re-
citare con animo raccolto un Pater ed
un con fede e speranza di rice-
vere il domandato favore: e nella spe-
ranza perseverare, se anche convenga
per sette giorni ripeter la formula
stessa.

Dalla relazione stampata^

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53i

\\H
.liuiiia^iiic mitacoCoja Deffa 2fb. OTtaiia

LA MADONNA DELLARSENALE
ili '-'vocile ta.

rrogramma. Ave Maria ,


gratia pie-
na, Dominiis tecum.
Anagramma. Adesto gemma jure nun-
data pura mali.

]\Tanifes tossi per questa sacra im-


magine tanta gloria a Mahia, quanta
appena ti sar dato di poter rilroTare
in altro luogo. Eravi nelParnif ria, del-

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53a MADONNA DBL ARSENALE
'

ta volgarmente 1 Arsenale^ una co-


lonna di mattoni, su cui dipinta una
'immagine della Madonna di mediocre
grandezza. Chi fosse colui che dipinger
la fece, e perch, sarebbero due cose
ad erudizione giocondissime a sapersi;
ma lasciolle cadere in obblio la non

troppo scrupolosa piet de nostri mag-


giori, solo intenta a conservar la me-
moria delle grandi cose, nulla le pic-

cole curando. Or avvenne che fabbri-


candosi in quel sito alcune stanze; a
servigio dellarsenale, siccome usavasi
allora dovea porsi l immagine di san
Marco, veneta insegna, sopra il fabbri-
cato novello. Parve a questo fine ac-
concissima quella colonna: per la qual
cosa, scancellatavi 1 immagine di Ma.-

aiA, lartista lo stemma di s. Marco vi


dipinse, e, terminato il lavoro, ne ra-
scosse la mercede. Ma il giorno ap-
presso parve che il santo evangelista

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FENEXIA 533
alla regina decieli il suo posto cedesse^
dappoich la nuova dipintura del tutto
si dilegu, e vi comparve,' siccome da
prima, Fantica immagine della Madon-
na, che ieri eravi stata dal pennello al
tutto scancellata e di nuovi colori ri-
coperta.
Parve che questa sacra immagine
con pi devoto culto onorar si doves-
se, principalmente perch sembrava
che la Vergine promettesse da quel
luogo innumerevoli benefizi a chi de-
voto la pregava; perci coloro che alla
fabbrica presedevano tanto vi lascia-
rono libero di spazio, che bastar potes-
se a venerare la devota immagine, ed,
alla fama del nuovo miracolo traendo
il popolo in folla, fu divisato che delle
limosine una cappella se Le ergesse,
da cui anche al presente la Madre del-
le misericordie largheggia liberalissi-
ma in benefizi a coloro che, suppliche-

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534 MADomir dell" ARSE y ale
voli di qualche grazia, con vero filiale

affetto e con sincera devozione La ven-


gono pregando (i).

Giovanni Alberti.

(i) Poich questa istoria e le due seguenti


maucano della effigie, rileggasi quello che si
detto a pag. 190 parlando della Madonna
Con-
fortatriee ;e quella ragione Tslga anche per
le altre mancante che Terranno in processo.

( Il traduttore. }

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535

XXIII

diiiiitc^iiie mteacofoja deffa 7fh. TLatta

LA
MADONNA DELLA TRIBOLAZIONE
ili o?ciiejia.

Programma. Arti Maria, gratia pie-


na, Dominut tecum.
Anagramma. I , nota gemma , i pr:-

ternata luci manda.

Concediamo anoslri antichi il ge-


nio daver dato il nome di tribolazio^

ne ad ogni sorta di avversit, presa


questa voce dall inimica molestia con

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z

536 MJDQNIfJ DELLA TRIBOLAZIONE


cui tormentano \ triboli e la trebbia.

Concediamo pure questa vaghezza, n


vogliamo da loro, siccome da legisla-
tori, la ragione investigare delle loro
nomenclature.
Questa immagine di Maria, che
rappresenta la fuga in Egitto, chia-
mata la Madonna della Tribolazione

e propriamente ebbe tal nome dalla


molestia, che a Lei ed a Cristo arre-
c V Egitto o pi veramente lingrata
sua patriaj se pure tu non voglia piut-
tosto questo titolo derivare da quell
tribolazioni, che quivi gli afflittissimi
depongono tra le preci ed i sospiri^ i

quali, sciolti religiosamente i lor voti,


se da molesta tribolazione oppressi e-
rano, trovarono piet e consolazione.
N qui v genere alcuno di avversi-
tade, siccome altrove; poich quivi
pronto il rimedio che' porto ci viene
da Maria, Sia pure che che esser si

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rEJfEXIJ 537
Toglia ci che ti aflligge, recalo ai pie-

di di questa compassionevole Madre,


ed abbi per indubitato, che, se il libe-
rartene non ti nuoce, ne sarai cam-
pato.
Tale era anticamente lo stato delle
cose riguardo alla devozione con cui
venera vasi questa immagine^ ma creb-
be assai la piet, e fu un grande con-
correre di tribolati dinanzi al suo al-
tare, dopo che ad uno de PP. del-
lordine dei Cisterciensi la Vergine ap-
parve, ed a lui, che da gravissimo mor-
bo era oppresso, comand (A e quivi
medesimo lincruento sacrifizio offe-
risse. Il lettore non ricerchi argomen-

to maggiore di questa visione, per ac-


certarsi della verit del fatto 5 poich
1 effetto del sospirato avvenimento,
di cui se interrogati sieno i Venezia-
ni ci risponderebbero con soddisfa-
zione, ne fa indubitabile prova. Im-
B

538 MJDONNJ DELLA TI^I BOLAElOtf

perocch si ferm nella opinione de


pii questa massima Essere al tutto
:

infelice colui, il quale, in sua tribo-


lazione rivolgendosi a questa pietosa
immagine con un settenario devoto,
non ne avesse a provar tosto uno sce-

luamento totale.

Dalla storia stampata.

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539

XXIV

Hiacotoja Deffa *TlXxxtia

LA MADOESNA DELL ANCONETTA


tu <^ei4ejia.

Programma. Are Maua, gratta pie*


na, Dominus tecum.
Anagramma. En! puritatit arca i, a
manda gemma vale.

(~)uesta immagine gi da dugen-


to anni addietro onoravasi con cullo
da prima non maggiore di quello che
acapitelli, i quali si trovano lungo la

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/

$4o MJDOUflTjl dell JNCONETTA


via, suol darsi da chi passa, se pur po-
ne mente alPimmagine ivi scolta o di-

pinta. Nondimeno per questa imma-


gine Maria concesse moltissime grazie,
le quali, bench non per processo con-
venevole approvate, pure agli uomini
dabbene erano assai per avere alla sa-

cra effigie tanta venerazione, ch in


maggior onore quelle non fossero, le
quali in magnifici templi si conserva-
no. Ma siccome poi un grave delitto
trov quivi medesimo grandissima mi-
sericordia, non si pot torre dalla men-
te di tutti esser questo il luogo delle
grazie.
Qualche cosa di sinistro avvenne ad
un barcaiuolo che veniva di Margera,
a cui perci la bile du^ vasi riversan-
dosi, nello stomaco si diffuse: e ca-
duto in disperazione, molte cose seco
stesso contro a questo suo affare aven-
do, detto, non pot di pi spiegarsi o a

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rElf2 541
cagione del potere degli avrersari che
accresceva lmgiuria, o per la codar-
dia degli amici che si ritiravano da
Kii, per cui egli era uscito di senno.

Costui, uomo daltronde non molto


avveduto, volendo a suoi rovesci ad
un ,solo tratto porre rimedio { avven-
turosamente per quella via passando)
risolse di avere ricorso agli estrani ri-

medi de mali. Perch, fattosi in volto


severo, chiam con ripetute istanze lo
spirito maligno dicendo venisse pron-
:

to in aiuto, e lui che con determina-


zione il permetteva, trasportasse ove
voleva. Non fu stabilito prezzo per
la perdita della sua anima, usando di
riprovevole liberalit; n accorse in
sua difesa lo spirito nuiiigno, cb era
gi da qualche tempo a lui compa>

gno, dappoich chi altri mai ad uomo


dubbioso avrebbe potuto suggerire si-

mile proponimento? N pi ebbe a

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54 ^ IJDONirJ dell ANCONTT
fare il vigile cacciatore ad impadro-
nirsi dalla sua preda, che presentarsi
in avvenente aspetto a lui, e, giacch
glielo permetteva, portarselo via. Ma
all infelice, nella sua disgrazia avven-

turoso, la presenza del demonio, la-

spetto della morte, e quella eternit


di pene che a si fatta morte vien die-
tro, cangiarono la mente, e lo persua-
sero a porre altro rimedio a mali s

grandi.
Per tanto la prodigiosa Vergine del-
V Anconetta (poich, come dissi, egli

passava appunto allora di l) con al-

tissime grida invoc. La voce del sup-


plicante penetr in cielo ,
ed all im-
perioso cenno della Vergine fu il de-
monio costretto a lasciar quel mise-
rello. Ebbe fede luomo, e tenne per
fermo d essere stato dall inferno li-

berato, dal cui orlo non era gran fat-

to distante: perci dinanzi a questa

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rEIfEZIA 543
Immagine sciogliendosi in lagrime ed
in ringrStziamenti ^
al suo volto non
per anco composto diede a divedere,
al popolo che ivi accorreva, d essere
da sovra-umano spavento istupidito.

Valse pi d^ogni altra cosa a compro-


var questo avvenimento la mutazione
totale desuoi costumi. Limmagine eb-
be concorso di veneratori; e costoro,

senza numero benefizi dalla Vergine


prodigiosa. Quindi il nome di Maria,

e questo suo titolo, per ogni contrada


della citt volando, accese i cittadini

di amore verso la gran Madre delle


misericordie, e di liberalit a costruir-
le quel tempio che tuttora si vede.

Questi cenni mi spedi il Re\>.

Pad. Alessandro Boseli


Provinciale delia Compa-
gnia di Gesu\
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DEL TRADUTTORE

atic dtrtte

deffe tu4tua^iiii tultacotoie

di

Sl Ol
DE8CB1TTE DAL P.
t
G. GCMFPIBERG
&
APPARTENENTI

ALLA CITTA* E DIOCESI

DI

VENEZIA

35

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"
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'
I

! Verba mea auribut percipe , Domina : el j

r ne avertas a me tpeciositatem vultus


I
tui,
i

I Psalterium AI arianum j

Psal. 5, peri, i. i

j
Oh iiQoo amore
j

De cantici miei,.
Le voci, del core
I

Udire Tu dei!
Pietosa- col ciglio
i
Che dolce in Te vidi
Or Tu rai sorridi ;
'
j

I No l volger da me.

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Digitizedt)/ Googte
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Vl.XXU
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y.*xu
549

XXV
^lutuaj^tite mitacoCoia 2ieffa 7/h. THoatia

LA MADONNA DI SPAGNA
ueC&i c^teaa di MHta (^iuliiia

una voUa e^e tuoviacfie a^^tiuiaue

iu ^ettejta.

C^uando le feroci schiere de Mo-


ri la Spagna invasero, alcuni, delle
sacre cose pi che della propria salu-
te solleciti, con somma diligenza le

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SjO MADONyj DI SPANA
sante immagini si studiarono di occul^
tare perch esposte non fossero agli
insulti dei barbari; delle quali alcu-
ne, ritrovate, posciach furono dal cru-
del giogo liberati, risplendettero per
inauditi prodigi. Del numero di queste
pure il simulacro di marmo, lavo-
ro in basso-rilievo, rappresentante la
Madre di Dio, il quale (siccome assi
per costante tradizione) fu di notte per
mano degli angeli, nella stalla di cer-
to Andrea Muazzo nobile veneto nella
colonia di Candia, trasportato. Imper-
ciocch il custode dei cavalli, per un
fortissimo strepito riscossosi dal son-
no, avendo scorto un maravigloso
ed insolito splendore dal mezzo de
cavalli ,
alla novit delF avvenimento
spaventato, diligentemente la stalla e-
saminando, rimase stupefatto del ve-
dere che tutti i cavalli piegate le an-
teriori ginocchia, la cervice a terra te-

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FEWEZIA
evano inclinala . Mentre sbalordito
tentava indovinarne la cagione, gitl gli

occhi sopra una statua di pietra che


rappresentava limnaagine di Mari, e
tosto esultante correndo a recarne no-
vella al padrone, a lui ogni cosa mi-
nutamente raccont. Come Andrea eb-
be queste cose inteso, vol alla scude-
ria e rimmagine della Madonna <leva-
tamente vener j ed q>pena fatto gior-

no presentatosi all Arcivescovo narro-


gli la visione. Questi, dopo esaminata
ogni cosa, non volendo pi a lungo la
sacra immagine in quel vilissimo luo-

go, ordinata una processione solen-


ne, fece che alla cattedrale si tras-

portasse. Nel silenzio delia seguente

notte il venerabile simulacro nella me-


desima stalla in cui era da prima ap-
parsa per opera angelica ritorn j da
che argomentandosi essersi per colai
modo la divina volont manifestata ivi

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55a MJDONNJ VI SPJGNJ

stesso alla gran Madre di Dio con


raccolte limosine una chiesa edifica-
rono.
Non and guari che avendo per
avventura approdato ai lidi di Can-
dia alcuni nobili personaggi spagnuoli,
e per fama udito raccontare il nuo-
vo portento, si recarono a venerare
r ammirabile simulacro, al cui primo
presentarsi colpiti da inusato stupore
esclamarono, questa immagine che a-
veano presente esser quella stessa che
nella lor patria poc anzi aveano ve-
nerato. Affermarono essersi Ella dalla
Spagna ritirata per un modo affatto

sconosciuto, forse per isfuggire le nuo-


ve contumelie degli infedeli, i quali

con sacrilego ardimento due fierissi-

me percosse contro di Lei scagliaro-


no luna nel naso e nella guancia Fal-

tra, siccome appariva dalle tracce re-


statevi. Que due personaggi si ado-

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rEXEZiJ 553
pararono caldamente per ricuperare il

pegno prezioso; ma furono vane le lo-


ro istanze, e ritornati alla patria dal
re di Spagna ottennero che fosse man-
dato in Candia un ambasciadore che a
nome del re medesimo ne richiedes-
se la restituzione. Arrivato Tambascia-

dore a Candia espose al governatore


deir isola il pio desiderio del regnan-
te; e, quantunque di mala voglia, pu-
re ottenne da lui che posta la vene-
rabile immagine sopra un naviglio, in
Ispagna si riconducesse. L Onnipo-
tente mosso a tenerezza pel popolo di
Candia, che si addolorava pel rapitogli
simulacro e piangevano di dispiacere
e con gemili lamentavasi del Cielo, rin-
novellato il prodigio, volle che la sta-
tua di Maria la quale, soffiando favo-

revole il vento, approdava alle spiag-


ge di Spagna, nel silenzio della notte,
dalla nave trasportata fosse e restitui-

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554 MADONNA D SPAGNA
ta alla chiesa di Candia, nella quale pei?

innumerevoli e straordinari miracoli


ogni d pi risplendeva. Per in quel-
la citt rimase per pi secoli ladora-
bile simulacro, finch nella fatalissima

rovina del regno di Candia, involato da


un devoto sacerdote, fu a Venezia tras-
portato, e con solenne ingresso collo-
cato nella chiesa di santa Giustina^
ove con devozione non mai interrotta
dai cittadini si venera pietosamente.

,'Dagli storici racconti delle


apparizioni e delle pi
celebri immagini della
B. V. Maria nella cit-
t e dominio veneto^

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.

Converte luctum nostrum in goudium; et \

tribulationem nottram in jubilationem


j

Psalterium Mnranum
Psal. 5. vers. a.

Un guardo la calma
Ci torn sul viso,
Gli affanni dell alma
Reprima un sorriso ;
Le lagrime nostre,
II danno feroce.

Un suon di tua voce


Nel cuor sopir.

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MADONNA deli: ORTO^


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55 ;

XXVI
^tttiua^ttte U4teaco(o4a 3ef(a 2lh. Tllxitia

LA. MADONNA DELL ORTO


He^a cftie^a uua voCta dt kim fftito^oto

de tuoitoct clitetceiiii

iti o?euejia.

Fu il reverendissimo padre Mar-


co Tiberio da Parma piissimo genera-
le deir ordine degli Umiliati che dai
fondamenti innalz 1 augusto tempio

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55 S MJDOSNJ dell'orto

che dedicato a san Cristoforo map*-


tire, ed il monastero che al tempio
trovasi annesso. E siccome in questa
fabbrica fu consumata straordinaria
quantit di denaro, e molto manca-
va onde ridurre a termine il lavoro, fu
dalla divina provvidenza con questo
straordinario modo al bisogno sovve-
nuto. Mentre nel vicino orto del chio-
stro scavavasi la terra si rinvenne una.
cotal roza statua di marmo rappresen-
tante la Madonna, che fu tosto com-
perata a prezzo da alcuni piissimi uo-
mini riuniti in congregazione sotto
l invocazione di san Cristoforo, e la.,

collocarono sullaltare dellospizio che-


presso alla chiesa avevano edificato..
Tosto che fu alla pubblica venerazio-
ne esposta incominci a diventare per
miracoli famosa: per la qual cosa iP
convento degli Umiliata impetr dai'

relLori, della congregazione che fos


C

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FEfEZIJ 5d9>

se nella loro chiesa trasportata, ore


splendendo ognor pi per nuovi pro-
digiosissimi avvenimenti la chiesa, la
quale il titolo portava di san Cristo-
foro martire, fu in appresso detta La
chiesa di Nostra Signora delT Or/o,
per concessione del consiglio dei Die-
ci dellanno 1420.
Dur agli Umiliati il possesso di qiie--

sla immagine fino al i4fii Q^l quale

entrarono ad abitare quel chiostro i

canonici secolari di s. Giorgio in Al-


ga; e dopo la soppressione di questo
ordine nel 1 66-1 fu comperato il luo-
go da monaci cistercensi, sotto la cu-

stodia de quali continu sempre co-


stante il culto della miracolosa imma-
gine.

Dalle memorie storiche delle ap-


parizioni e delle pi celebri
immagini della B, V. nella,

citt e dominio veneto.

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V - ^^ob T . -1 . V

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r - ^

V'-'K
Corruant ante peHes nostrot inimici no-
stri ; virtute tua eorun capita eonte-

rantur.

Psalterium Marianum
Psul. i. vers. 3.

Si reggano rinti
Cadere i oeinici,
Cader come eitinti
Superbi infelici :
L infame lor capo
Che ardito minaccia
Tu calca, Tu achiaccia.
Con r alta rirt.

36

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vuoav

r- V by Goo><J
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v?nogIe
XXVII

^uuua^itte miracolosa e((a 2lh. THoarta

LA
MADONNA DELLA CONSOLAZIONE
uefta cAtesa de preti deff oratorio

h i>?eitejia.

T.va pietosissima famiglia u^rnadi,


di cui sopra (
a pag. 5oa, )
parlando
della Madonna dei Miracoli abbiamo
fatto menzione, ad eccitare gli animi
CiCj\ sfjDorirj iellj coysoLjzioifB

dei buoni all ossequio verso la gran


A^ergine. fece appendere sulla esterna

parete delle case alcune immagini di


Maria. Ve nebbe una tra queste, che
sospesa a certa casa nella parrocchia
di san Leone Papa ix (
detta volgar-
inenle san Lto, poco discosta da un
j)onte chiamato della Fava^ dal quale

trasse dappoi il soprannome anche la

chiesa ivi costruita) incominci nellan-


no 1480 a risplendere per maravi-
gliosi avvenimenti ,
che indussero ih

popolo a concorrervi affollato e ad


averne caldissima devozione, per gui-
sa che Maffeo Gerardi Patriarca, dopo
averne con severissimo esame provata
r autentica verit, ne pubblic solen-
nemente giudizio di approvazione. Di-

venne quindi pi numerosa la folla di

chi accorreva alla benefica immagine,


onde di grossa somma in obblazioni rac-
colta fu costruita una decente cappella*

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r&a&ziA 5G5

In processo, a maggior decoro del


sacro luogo, permise nell anno
il Patriarca Giovanni Trevisano che si

potesse in quell oratorio quotidiana-


mente conservare l adorabile Sacra-
mento per cui la cappella ottemiLo
,

avendo le prerogative che a formale


chiesa si convengono, fu nella terza fe-

sta di Pentecoste dellanno susseguen-

te 1673 solennemente consacrala per


Giulio Superchio Vescovo di Caorle,
appostovi il titolo di Santa Maria del-

la Consolazione', assegnando per mi-


stero titolare della chiesa stessa la ca-
ritatevole visitazione di Maria santis-

sima alla sua cugina santa Elisabetta,


di cui celebrasi la festa nel secondo
giorno di luglio.
Gontinnava nella consacrata chiesa
Pafiluenza del popolo a cagione delle
grazie che frequentemente a devoti e-
ran concesse. Nel i66a a prti seco-
E

566 MDOSIfA DEILJ COSSOLAZ lOlT


lari della congregazione dell oratorio

fu donato questo tempietto, dalla pie-


t de quali se ne accrebbe il culto. Lo
zelo indefesso di que sacerdoti tutti
intenti alla salute delle anime, deter-
miifando una gran quantit di perso-
ne a porsi sotto la lor direzione, ed
a frequentare gli esercizi delloratorio,

spinse i preti della congregazione a


pensare alla costruzione di pi ampia
chiesa, nella quale la venerabileim-
magine fu onorevolmente collocata so-
pra laltare dedicato alla visitazione di

Maeia, il qual titolo erasi conservato


anche alla fabbrica novella.

Dalle storiche narrazioni delle pi


celebri immagini e delle mirar
colose apparizioni della B. V,
M RIA che si venerano nel\>ene~
io dominio ;
e dal libretto intito-
lato: Venezia favorita da Maria.

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BenadieatTe omnt lingue; et nomea
tanctum tuum tonfitealur omnis caro.

Psalterium Mariauum
Piai. 5. veri. 4>

Su larpa racceao
Il cantico mio

Ti lodi, difceao
Sonilo di Dio;
E il nome tuo aanto
Su l luOD de la cetrk
Alzandolo a letra
Gonfeaii il mortai.

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Nxxy
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XXVIII

Alla custodia di quellisola che ora


chiamasi di Santa Maria delle Gra^
e, dallangelica comunit di monache
ca{)puccine abitata, dimorava ne pi

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5yO MJDOWNJ DELIE CR/IZIE

antichi tempi un buon eremita noma-


to Guglielmo, per concessione demo-
naci benedettini di san Giorgio Mag-
giore, a quali per juspatronafo Pisola
tutta apparteneva, e chiamavasi di San^
ta Maria della Cavana. Desideroso il

devoto eremita di ampliare il culto


alla Vergine, a cui nellisola stessa era
dedicata una chiesetta, invitovvi ad uf-
ficiarla ed a fondare un convento nel-
le vicine abitazioni gli eremiti della
congregazione di san Girolamo detta
di Fiesole, fondata poco innanzi dal
beato Carlo di Monte Granello. Accet-
tarono quebuoni religiosi Pinvito, co-
noscendo la solitudine del luogo a-
dattata appunto allo spirito della loro
prima istituzione: ed essendo stata lo-

ro concessa da sopraddetti monaci be-


nedettini la facolt di abitarvi, ne ot-
tennero anche da Eugenio Papa iv nel-
lanno i43q con apostolico diploma

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f'EWEEIA 571
la conferma. Quanto a Dio grata riu>
scisse^rattenzione da que' piissimi re*
ligiosi dimostrata in promuovere il

culto della gran Vergine, lo fece chia-


ro vedere col prodigioso avvenimen-
tochMo quivi riporto da antichbsimo
documento in cui trovasi registrato.
Nelle venete lagune, l ove po-
sto il canale che volgarmente il cana-

le Orfano detto, arriv lan. i44^


una nave da carico da Costantinopo-
li, la quale avea seco V immagine del-
la beata Vergine, dipinta ( siccome
da costante tradizione) dall evange-
lista san Luca, e fu in Quella imperia-
le citt con distintissimo culto e feste

solenni lungo tempo venerata. Getta-


te le ancore stavasi quivi la nave fer-

mata finch sperimento si facesse a


toglier ogni dubbio di contagio^ quan-
do i nocchieri per pi notti di segui-
to in mezzo allisola di santa M-

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$7 MADONNA DELLE GRAZIE
EIA delle Grazie^ dor ora nella chie-
sa la cappella della be.ata Vergine,
scrsero un abbagliantissimo splendore
in forma di lampada che dogni inloi^
no vivissimi lampi di luce spandeva, i

quali formando come una strada di


fuoco fino alla nave mettevano. Rinno-
vatosi pi volte il portento, i nocchie-
ri mandarono air isola alouni acquali
permesso era di uscir dal naviglio, af-

finch diligentemente esaminassero on-


de quel maravigHoso lume procedes-
se, e nel tempo stesso, la sacra imma-
gine sull albero della nave esponendo,
devotamente la madre di Dio prega-
vano, perch si degnasse rivelarne la

causa. Accesissime adunque le preghie-


re al cielo innal2ando videro la sacra
immagine risplendente di raggi, che

dalf isola tutto intorno laminosa spic-


catisi tutta la nave rischiaravano. N
and molto che coloro ritornarono-

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rESEEIJ 5-3
quali erano stali spediti alF isola per
farne esplorazione, e dissero che un
insolito chiarore pioveva sopra alla

desa da una cometa la quale, appena


giunsero allisola, di l partissi, alla na-
ve inapetuosamente slanciandosi. Con
ragionato divisamenlo pensarono que
naviganti che la sacra immagine aves-
se eletto per sua dimora quell isola ;

per lo che dagli Eremiti della con^re-


gazione di Fiesole di s. Girolamo che
allora gi nell isola dimoravano, otten-
nero per via di spedili la facolt, che
loro si permettesse di costruire nella .

cliiesa una decente cappella, ove col-

locar si potesse la sacra immagine, in


rendimento di grazie, perch liberali
dalla schiavit, in cui sotto i Turchi
per pi anni stretti furono a gemere.
. Appena scorsi adunque i giorni sta-
biliti alla purga sanitaria, come fiT lo-
ro concesso, approdarono all isola, e

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574 31 A DONNJ DELLE GRAZIE
quivi alla met della chiesa vollero
che fabbricata fsse in sullistante una
cappella in cui fu riposta a i 5 di a-

gosto dell anno istesso l veneranda


immagine, per mollissimi miracoli ce-
lebre^ dalla qual circostanza quella
chiesa e queir isola che da prima La
chiesa e L'isota di saiUa Maria del-
la Cavana erano dette, incominciaro-

no in appresso ad esser jiominate col

litoio di Isola e di Chiesa di santa


Maria delle Grazie.

E questo largheggiar di favori per-


. severo senza venir meno anche dopo
soppressa nel 1668 la congregazione
(lesolana*, imperocch le monache cap-
puccine sostituite agli eremiti, siccome
coir austerit della vita l amor al pa-

tire iustillavano nei fedeli, cosi collar-

dente amore verso la Madre di Dio Io

spirito de pii eccitavano alla venera-

zione di si grande e si amabile Signe-

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575
ra , da che ebbe a durare costante la

frequenza del popolo ad onorare la sa-

cra immagine, precipuamente nei gior-


ni di sabbaio e nelle sue solennit,
di cui principale quella della sua
gloriosa Assunzione, sotto al qual ti-

tolo fu air Altissimo consacrato questo


tempio.

Dagli storici racconti delle

apparizioni^ e delle pi ce-


lebri immagini della B. V.
Maria nella citt e domi-
nio veneto^ e dal libretto
intitolato i Tenezia favori-
ta da MiaiA.

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5^7

SUlt
Swwagittl
m mmm
cRe i ttovauo neCCa citt

DI VENEZIA
tratte (l6to Seffe ttumagitii iMttacofoje

Seffa citt e Soiiiittto veneto.

om

SANTA MARIA D E I. LE GRAZIE


Si aai4 fantino in <^cite^ia.

Alle storie delle immagini che di


sopra abbiamo descritto, uopo ag-
giungerne altre, le quali nella citt di

Venezia o per operati prodigi o per


3?

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578 JLTRH IHMJGIRI
altre particolari circostanze divennero
famose. Tra queste fu celebratissima
quella che sull incominciar del seco-
lo XV dai lidi d oriente trasport a
Venezia un patrizio della famglia Pi-
sani ,
e con devota offerta alla par-
rocchiale chiesa di san Fantino rega-
l, ove (
siccome abbiamo dalla testi-
monianza di Sabellico )
per moltissi-
ma devozione e per continuati mira-
coli si rese celebre per niodo, che col-
le limosine a onore di Lei versate la
stessa chiesa fu in brevissimo tempo
condotta alla perfezione di magnitico
edificio*, e da questa frequenza di po-
polo, che innumerevole traeva a ve-
nerare la sacra immagine, essa chiesa
fu uu tempo chiamata: La chiesa dt
tanta Maria delle Grazie di san Fan--
tino di Venezia ; il qual uso di no-
minarla cosi dur quasi per un secof-^

lo intero..

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IN FENEZT^ $79
LA MADONNA
DELLE MONACHE BENEDETTINE.

Non dissimile beneficio di provviden-


za ebbero, a godere lan. i5o4 le mo-
nache benedettine di Ognissanti im- :

perocch essendo da gravissime angu-


stie oppresse, maravigKosamente cinta
da scintillanti raggi apparve una cotal
immagine della B. V. chera obbliata in
un oscuro angolo del monastero per :

la qual cosa trasportatala nell angu-


sta lor chiesa, la ss. Vergine oper
cotante grazie di guarigioni, che colle
limosine de pii una novella chiesa e
molto pi spaziosa fu costruita, e rin-

cominciata fabbrica del monastero al

sospirato perfezionamento condotta.


Per somiglianti miracoli che dal be-
nefico patrocinio della beatissima Ver-
gine si ottenevano risplendettero cele-
bri tre altre immagini di Masja, che le-

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58o JLTRE IMMJGINI
rate dalle pareti delle case ove pen-
devano affisse, ne templi ove jn*esen-
temente sono venerate si trasportaro-
no : una, cio, alla parrocchiale chiesa
di Santa Maria Mater Domini, lal-
tra a quella di Santa Maria Formo-
sa, la terza al tempio di S. Antonio
abate dei canonici regolari di s. Sal-
vatore.

SANTA MARIA DELLA CARIT.

Nellanno della fruttifera incarna-


iione 1117 per orribili conquassi di
terreno e per ispaventose inondazioni
di mare divenuto famoso sopra ogni
altro, fra luniversale strage di quasi
tutta Europa, la citt di Venezia, per
divina protezion della Vergine, fu dal-
1 immineiite rovina preservata; nel
qual tempo (siccome da manoscrtte

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,

JX FENEZI 58t
cronache abbiamo )
quella sacra im-
magine, la quale pietosamente sr ve-

nera sul magniBco altare della chiesa


di Santa Maria della Carit dei canoni-
ci lateranesi, risplendette per innume-
revoli miracoli. Conservavasi una volta
la veneranda effigie in una nicchia di

mattoni, ed essendosi resa chiara per


infiniti prodigi nel predetto anno fu-
nestissimo per gravi flagelli con cui
lo sdegno divino i popoli castigava
i Veneziani al patrocinio della Madre
deir Altissimo la salvezza della lor pa-
tria attribuirono^ per la qual cosa Mar-
co Giuliani veneto patrizio, si diede
pensiero perch col stesso ove la sa-
cra immagine era affissa a proprie spe-
se un tempio si erigesse, cui volle fos-
se chiamato col titolo di Santa Ma-
ria della Carit, a perpetua ricordanza
della impetrata misericordia dal pie-
tosissimo cuore dell Onnipotente..
58:1 JITKE IMMJCIiri*

1.1 HlDOaifA DELLE KONACHE DI S. CROCK


ALLA GIUDECCA
E

LA MAD0IT5A DELLA COMPAGNIA


DI GESU\

N da passarsi sotto silenzio la


ricordanza di due altre immagini del-
Taugusta Madre di Dio le quali, quan-
tunque in religiosi conventi si conser-
vino chiuse n sieno esposte al pub-
blico culto de fedeli, pure, a cagio-
ne di particolari circostanze, tra le
pi illustri sono da annoverarsi. Un
devoto e pio mercadante stabilito a-
vendo di offerire la pi antica di es-

se (che tra le cose pi care gelosa-


mente custodiva in casa sua), al mo-
nastero delie monache di Santa Croce
della Giudecca, la beata Eufemia Giu-
stiniani (nipote del patriarca s. Lorenzo

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jir rEtTEZid 583
Giustiniani) chera allora abbadessa di
quel cenobio, da un cotal celeste pre-
sentimento spinta avvis le sacre ver-

gini del convento, perch ciascuna con


cereo acceso si accostasse devota alla
porta a ricevere limmagine della Ma-
dre di Dio che al monastero recavasi
allora. Stupiva il dabbene, che a per-
sona del mondo non avea manifestalo
il suo divisamente. Ma la beata abba-
dessa diede ordine che la sacra effi-

gie nelloratorio del monastero si col-

locasse ,
la cui presenza si rese in ap-
presso sensibile co suoi benefizi, poi-
ch nelle sue necessit ed in quelle
delle sacre sue vergini la speriment
pi volte soccorrevole proteggilrice.
Laltra quella che san Francesco
Borgia terzo preposito generale del-
la Compagnia di Ges, dalla celebra-
tissima immagine della Vergine Ma-
Bu che nella basilica liberiana fe-
584 ALTRE IMMAGINI
ce ritrarre, ed ai %li della sua reli-
gione che dimoravano in Venezia man-
d in dono, la quale ora nella dome-
stica cappella della casa professa, so-

pra un altare elegantemente adorno,


decorosamente si conserva.

riNE BEL TOMO fRIMO.

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585

DEL TOMO (RIMO

OEDICATORI

A S. IH. A. MARIA AnNA CAROLILA PLA


IMF. daustrI'A ecc. 8CC. ... a facce 5
L Editore 7
Prefazioive
Progetto dellopera 07
Lautore

EUROPA. . - {9

iNTRODCZIOIfE .......... 5>

ITALIA
Capo 1. Reoro Lombardo- Veneto. . 55

f I. VERONA
I. La Madonoa del Popolo. . . . " 5g

II . La Madonna della Scala ....* 89


Cenno aggiunto alla Mad. della Scala
97
III . La Madonna della Pace . . . . m
Addizione alla Madonna della Face 1 16

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586
IV. La Madonna della Corona . . . n 14S
V. La Madonna Confortatrice . . 177
Nota alia Madonna Confortatrice . 180

APPENDICE ALLA aTTA DI VEBONA n igS

VI. La Mad. della Salute in s. Eufemia igg


VII. La Mad. della Piet in 8 . Eufemia n 309
Vili. La Madonna del Paradiso . . . n aiS
IX. La Mad. della Piet di a. Procolo ao 3
X. La Madonna dei Frassino . . . s 33
XI. La Madonna d Bardolino . . h o5 c

jiltre Immagini miracolate dentro e fuori


di Verona,

NELLA CITTA*

La Madonna della Ghiaia 36S


La Madonna del ss. Rosario . ... n 368 >

La Madonnina di Campolore . . . n 369


La Madonna del Tetrapieno . , , . m 375

NEL TEBRITORTO

La Madonna di Dossobon . . . , . 376


Ia Madonna di Montovio 380
La Madonna di Spinimbecco .... 3?3
La Madonna di Stra n 3 85
La Madonna di Bovoione 386

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587
La Madonna del Carmine ad Erb . .
Osaenrazione ^89
La Madonna di Montorio * 291

s II. VENEZ4 A.

XII. La Madonna Nicopea . . . . 3 ag


Addizione alla Madonna Piicopea m 345
XIII. La Madonna di a. Giovanni Dama-
Bceno. ossia della Pace. . H 441
XIV. La Madonna della Celestia. . . - 463
XV. La Madonna della Scuola. . . * 473
XVI. La Madonna Ortocasta . . . 491
XVII. La Madonna dei Miracoli . M 5 oi
xviu. Santa Maria Maggiore . . . . n 5 ll
XIX. La Madonna della Salute, . . " 517
XX. La Madonna di santa Chiara. . M 5a 3
XXI. La Madonna del Pianto . . . n Sag
XXll. La Madonna dellArsenale . n 523
XXIII. La Madonna della Tribolazione 535
XXIV. La Madonna deliAnconetta . . 539

APPEtiDICE ALLA CITTA* DI VENEZIA 545

XXV. La Madonna di Spagna . . . h 549


XXVI. La Madonna ilell* Orto . . . 557
XXVll. La Madonna delia Consolazione 563
XXVllL La Hadonna delle Grazie . 669

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I

588

'Allre Immagini miracolose in Fenezia.

SaBta Maria delle Grazie ...


. w 577
La Madonna delle monache benedettine 679
Santa Maria della Carit n 58o
La Madonna delle monache di s. Croce al*

la Giudecca, e la Madonna della Com-


pagnia di Gmi . {
. . h 582

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IINBICE
CJE LLE lITClSlONt
mtenute nel tomo primo.

VERONA

Frontespizio allOpera . ... a facce ^


Trontespieio all Europa "49
Madonna del Popolo 67
Madonna della Scala w 87
Madonna della Pace 109
Madonna della Corona i4t
Madonna della Salute io s. Eufemia . . * tgj
Madonna della Piet in s. Eufemia . . " aoj
Madonna del Paradiso n gi5
Madonna della Piet di s. Procolo . . " aa
Madonna del Frassino a5t .

Madonna di Bardolino a4g

VENEZIA

Madonna Niropea ; . . 3a7


Madonna della Pace . " 4^9
Madonna della Celestia " 46

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590
Madonna della bcuol , * . . . ^7 ?

Bladonna di Rimiiii , . . * 487


Madonna Ortocasta . . . . 489

Madonna dei Miracoli- - " 499


Santa Maria Maggiore . . . . 509
Madonna della Salute . . . . ** 5i 5

Madonna di s. Chiara . - . . 5 ai

Madonna del Pianto . . . . . 5o7


Madonna di Spagna . . . . . 547
Madonna dell Orto - . . , " 555

Madonna della Consolazione . . 56 i

Madonna delle Grazie . . . . " 567

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5<)i

il lettore Mga i segue hH

r&LU facendovi AMMENOC


I

queste

I fece i8 A'n. 4 acatoJici accattolici


39 6 agli dagl (
in alcitne

copie )
Sa 19 Lutea Toscaai
9 4 del re del legiiaute

97 3 IMMAGirCB IMMAGINE
195 IO PROVIKCU DIOCESI
aoi 6 iafeltce indigente
a 3 8 ASISINATl ASSISINATI
k/. l 3 PtGROM PIORUU
ao 5 li straggi Stragi
ao6 1 VSLIA DSLM.A
*d. 4 atcrivouo asci ivessero
id. 7 Veneto Veneto,
7 felle Ulte

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A coloro che, per influire al sostegno
del pio istituto de* Sordi-Muti, si as-
sociarono alt ATLANTE MARIANO
t editore offre gratuitamente il presen-
te foglio di stampa , che contiene in
ordine alfabetico il nome de* caritatevo-

li i quali si obbligarono alla elemosina


mensile che si fatta per via tf asso-
ciazione a quest* opera, affinch ognu-
no possa apertamente conoscere quale
sa la somma rascossa a favore di quei
disgraziati.
Jn fine del seguente tomo si indicheran-
no que* sozi, de* quali non abbiamo per
anco ricevuto il nome^
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DEI SIGNORI ASSOCIATI

ALLATLANTE MARIANO
DEL P.

GUGLIELMO GUMPPENBERG
RECATO IR ITA14ARO

Albasini Paolo di Verona.


Albertini Bartolommeo di Verona.
Albertini nob. Pietro prete di Verona.
Albrizzi nob. Francesco imp. reg. impiegalo in
Venezia.
Alessandri Alessandro di Verona.
Ambrosi Gotanni prete di Vigo.
Andre'S Zenone diZevio*
$96
Andreoli Paolo scrittore della deputazione eo<
munale di Zevio.
Andrgo Giuseppina.
Arco ( d ), vedova Biondi, nob. Geltrude di
Mantova.
Arrighi nob. Angela, nata Olivetti, di Verona.
Arrighi nob. Eleonora di Verona.
Arrigoni Elisa Sofa di Zevio.
Artico mons. Filippo canonico e cameriere se*
greto di Sua Santini di Ceneda.
Artini Luigi parroco in san Luca di Verona ,

per copie o.

Avanzi doti. Giovanni medico fisico di Ve*


rona.
Avesani Bsrtolommeo ingegnere idraul. mecc.
di Verona.
Avrese Domenica ..nata Castrazagbi, di Legnago.
Azzini di Verona.
Azzolini Giuseppe prete di Costermano,

Bajoni, vedova Favagrossa, Carolina di Mantova.


Baracchi Giovanni imp. reg. consigl. d appello
in Venezia.

Barbati Vincenzo prete professore catechista


dei ginnasio e pro-cancelliere vescovile di
Crema, per copie i.

Bazoli monsig. Giamb. Tommaso canonico di


Forlimpopoli.

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^91
Becelli nob. Giulio di Costermano.
Bell nioDS. Gio. Bat. vescovo di Mautova, copia
velina.
Bellini Andrea prete di Brescia.
Bellini Luigi di Verona.
Bentegodi Maria di Verona.
Bentivoglio march. Carlo di Venezia.
Bentivoglio marchesa Carolina di Venezia.
Bentivoglio march. Fiicol di Venezia.
Beretta Giandomenico irop. reg. consigl. di ap-
pello in Venezia.
Bemamonti Carlo prete di Verona.
Bernardi dott. Gaspare imp. reg. consigl. pre-
tore di s. Pietro Incariano.
Bernini (de) cav. con. Giovanni di Verona.
Bernini ( de ) cav. con,
monsig. Paolo canonico
di Verona.
Bertoni Pietro di Verona.
Bettoni nob. Clementina di Ferrara.
Bevilacqua Lazize nob. Giacomo di Legnago.
Bianchi Angelo prete di Verona.
Bianchini con. Giuseppe d Venezia.
BoccaliDomenico di Costermano.
Bombardi Gaetano di Verona.
Bongiovanni nob. Girolamo prete dell orato-
rio di Verona.
Bonoli Pietro prete di Forlimpopoli.
Bonomi Carlo di Verona.
Borghesan Giuseppe di Neale di Padova.
Borsa Beffa E^egrini contessa Maria di Mantova.

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59
Borsaro dolt. adrea med. fisico di Verona.
Bosio Nicol parroco di Qiiinzano.
Bozza Teresa (madre) di Verona.
Bozza Teresa (figlia) di Verona.
Brandolini Rotta con. Vincenzo di Padova.
Brazzolli Giacomo curato di Legnago.
Brenzoni, nata BoDj nob. Caterina di Verona.
Brghenti mons. David canonico di Forlimpopoli.
Brunatti Bartolommeo di Sal.
Brunelli Luigi vicario di san Gio. in Valle di
Verona.
Bruni Angelo di san Gio. Lupatoto.

Brusoni Marco ingegnere di Legnago.


Buri, nata contessa Guarient, nob. Anna Giu*
lia di Verona.
Buri nob. Gio. Girolamo di Verona.
Buri, nata contessa Manin, nob. Maria di Ve*
rona.
Butturini, nata nob. Marioni, Angela di Verona.

C
Cadice, vedova Bernasconi, di Verona.
Cagnoni Luigi di Verona.
Campagna nob. Zenone di Verona.
Campostrini nob. Gio. Antonio di Verona,
per copte 6.
Campostrini nob. Teodora istitutrice delle suo*

re di M. V. Addolorata di Verona.
Candiani Leopolda di Verona.
Canestrari Girolamo di Verona.

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599
Canilrari Giuseppe di Verona.
Caneslrari Teresa, nata nob. Gianfilippi,di
Verona.

Canossa (
di ) march. Carlo di Verona.
Canossa di ), nata Muselli,marchesa Eleonora
(

di Verona.
Canossa (di J march. Francesco di Verona.
Caohelli,nata nob. (di) Lazara, Camilla di
Verona.

Caperle Gioacchino di Verona.


Caperozzo Giuseppe prof, nell irop. reg. liceo

di Verona.
Capitanio Giacomo vice - delegato emerito di

Treviso.
monsi-
Capitolo Amplissimo de reverendissimi
gnori canonici di Verona.
Capri Giacomo di Verona.
CarloUi march, cav. Antonio di Verona.
Giulio segretario onorario di
Carlotli march.
governo in Venezia.
Carminati nob. Alessandro di Verona.
Camelli, nata nob.CatarinetH, Teresa di
Verona.

Caraesali Antonio di Verona.


Camesali Giacinto prete di Verona.
Carnesali Luigi di Verona.
Carpani Andrea prete di Verona.
Cartolari nob. famiglia di Verona.
Anna dcBoschi di
Castellani Luigi prete di 8.

Legnago.
nell imp.
Castelli Salvatore prof, di storia nat.

reg. liceo di Verona.


Calallo Giuliano prete di Venezia.

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6uo
Cavalli Dob. Luigi di Verona.
Cavanis Marco prete di Venezia.
Cavazzocca nob. Paolo di Verona.
Cavazzoui Elisabetta di Verona.
Cazzolla, nata nob. Murari, Carolina di Verona,
per copie a.
Celbs Paolo di Verona.
Cbiamenti prete prefetto dei ginnasio comnnale
di Verona.
Chiampan Angelo di Verona.
Chiari doti. Angelo prete di Piacenza.
Cipolla d* Arco (
da )
Persico contessa Angela
di Verona.
Cipolla nob. Gio. Batista di Verona.
Cipolla nob. Giulio di Verona.
Cipriani Domenico vicario in san Lorenzo di
Verona.
Collegio di san Vigilio di Trento.
Composta Gio. Bat. curato in san Michele ex<
tra di Verona.
Conati monS. Gio. Bat. canonico di Verona.
Contarini nob. Francesco sopranumerario dei-
l imp. reg. governo di Venezia.
Coris Gaetano ingegnere di Verona.
Corsi Giovanni di Verona, copi/t velina.
Costardi Gio. Bat. nellistituto de'sordi^muli
di Milano.
Cressotti dott. Gio. Bat. di Verona.
Cristofori Bernardo prete di Vicenza.'
Crivelli Cbiarioato nob. Fulvia di Viceuasi.'

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Cristani do(t. a san Michele extra di Verona.
Crivelli iiob. Luigi di Vetona.

Dal Ben noh. Marianna di Verona, per cop.


Ual Brtin Giuseppe di Verona.
Dalfor Bartolomineo parroco di Bussniengo.
Dalfomo Giovanni farmacista di Verona.
Dalla Torre oob. Lodovico di Veruna, cnp. ref.
Dalla Torre nob. Alverina di Veruna.
Dalia Valle Gio. Bat. prete di Vicenza.
Da Monte, vedova Dondio, nob. Laviuia di Ve*
rona.
Da Monte nob. Giuseppe di Verona.
David Giovanni di Verona.
Dietrich Giovanni di Verona, per copie i.
Donisi Giacomo Pellegrino notaio di Verona.
Dorizzi Pietro prete a s. Michele extra di Ve*
rona.

EItz (d;, nata Botta, noh. G. C. di Verona.


Emilj (degli J con. Pietro di Verona, cop.vel.
Erbisti, vedova nob. Dondonini, Elisabetta di

Verona,
602
F

Falconieri-Mellini emnent. card, chiarissimo ar-


civescovo di HaveoDa.
Faustini Minzon Paolina di Verona.
Fattori Fortunato curato in Persaco di Zevio.
F Allessandro prevosto di Brescia.
Ferighi Giacomo prete deiroratorio di Verona.
Ferrais Alessandro rettore in 8. Giorgio di Ve-
rona.
Ferrari Biagio curalo In san Fermo di Verona.
Ferrari Giuseppe di Verona.
Ferrari Luigi di Verona.
Fillodi Giacomo parroco di Porto di Legnago.

Fiocco Gio. Bat. di Verona.


Fiorio Giuseppe prete di Verona.
Foscarini nob. Giacopo Vincenzo brigadiere
della veneta guardia nobile di Venezia.

Fraccareli Gio. Domenico prete di Pescantiua.


Franchini nob. Giuseppe di Verona.
Franchini Giovanni chirurgo di Verona.
Franco Uldarico prof, nel ven. seminario di
Verona.
Franco Lucidalbadi Verona.

Franco Giacomo di Verona.


Franco Giuseppe di Verona.
Fratini, vedova Munga, Teresa di Verona, per j

copie s.

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6qZ
G

Gallizioli Filippo di Verona.


Gazziero Giuseppe prete di Arbizzano.
Gazzolato Dartolommeo prete di Verona.
Gazzola, vedova Verit, nob. Lugrezia di Verona,
Gerardi Enrico rettore nel ven. semiBario di
Belluno.
Giamfrancescbi Francesco imp. reg. commissa-
rio distrettuale di 8. Pietro Incariano.

Gianflippi nob. Filippo Alessandro di Verona.


Gilbcrti libraio di Brescia.
Glorio, nata Da Lisca, nob. Bianca di Verona.
Giudici abate Filippo imp. reg. consigl. di go-
verno di Venezia.
Giullari nob. Gio. Bat. prete di Verona.
Giusti, vedova Marioni, nob. Marianna di Verona.'
Glisenti Lodovico prete di Brescia.
Gonzatti mons. Giovanni rettore in s, Gaeta-

no di Vicenza.
Gragnato Gaetano di Verona.
Gregoretti dott. Francesco imp. reg. consigl.
di governo in Venezia.
Grigolati, nata Simeoni, Manetta di Veronay
per copie a.

Gualtieri Bartolomraeo arciprete ed Abate di san


Zenone di Verona.
Guarienti nob. Antonio di Verona.
Gutnppenl)erg ( di ) barone Ferdinando di MI*
lano, copia velina.

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6o4
1

Innaina ( <]e ) nob. Floriaao irop. reg. coDsigl.


di Verona.

Land nob. Giuseppe di Verona.


Lanfrancbini nob, Camillo d Verona.
Canzoni monsignor dolt. Fermo canonico di
Mantova.
Lazzarini Andrea imp. reg. consigl. dappello
in Venezia.
Levis Menegazzi Maria di Vicenza.
Loccatelli Luigi parroco di Roverchiarelta.
Longo Gio. prete di Verona.
Loredan Faccio Teresa d Legnago.
Lorenzi, nata nob. Gazzola, Marietta di Verona.
Lorenzi, nata Eibisti, Teresa di Verona.
Lunghi dott. Luigi imp. reg. consigl. dappello

in Venezia.

M
Maccaccbero Luigi di Verona.
Maggi Francesco di Verona.
Maggi dott. Lorenzo di Verona.
Maniago (
di )
con. Pietro imp. reg. consigl. di
governo in Venezia.
Mantovani dptt. Bartolommeo avvoc. di Verona.
HaDEoni Innocente di Verona.

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6o5
J^IagUtrelli dott. Giambat. irop. reg. consigl.
dappello io Venezia.
Marani Aolonio di Zevio.
Maranzani Gaetano prete di Vicenza.
Maratola Gio. Bat. di Verona.
Marchesani prete di Venezia.
Marcbioro Alessio prete delloratorio di Vicenza.
Marcolin Domenico prete di Vicenza.
Marini nob. Carlo cav. ciambellano di li M. ed
>mp. reg. intendente di finanza in Verona.
Uartina7zi Giuseppe prete di Brescia.
Martinelli Parma nob. Cecilia di Verona.
Martini Luigi parroco di Mantova.
Massa Silvano di Verona.
Massaroli Francesco notaio di Verona.
Mattei dott. Giuseppe med. fisico di Verona.
Melerio con. Giacomo di Milano, per copie io.
Mentz di Verona, per copie a.
Migani Biagio prete dell oratorio di Vicenza.
Hiniscalcbi con. Luigi di Verona.
Modena Giuseppe parroco in sau Tommaso di
Verona.
Monga Andrea di Verona.
Monga Gaetano di Verona.
Morando nob. Giambatista di Verona.
Morando nob. dott. Marco de Rizzoni medico ono
rario dell'istituto de sordimuti di Verona.
Morando Sacchetti nob. Anna Maria di Verona.
Morelli Andrea Bugna prete economo spirituale
di VUalraaca,

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6o6
Morozzo eminent. card. Giuseppe chiarissinip
vescovo di Novara.
Moscoai Dob. Ciarina di Terona.
Mosconi nob. Giacomo di Verona.
Mosconi, vedova nob. Lanfrancbini, Clementina
di Verona.
Mosconi Luigi prete di Verona.
Mozzi Vincenzo prete segretario vescovile di
Mentova.
Murari Dalla Corte Br eoo. Frane, di Verona.
V

Nardelli Pietro prete di Verona.


Neobri monsig. Paole canonico e direttore del
ven. seminario di Cremona.
Neumann imp. reg. consigl. dappello in Venezia.
Nichesola nob. Giulio di Verona.
Novelli Giuseppe prete di Peschiera.

Oliosi Bartolommeo cbericQ di Verona.


Olivieri Michelangelo di Verona.
Orti nob. Teresa di Verona.
Otlolini nob. cav. Giulio di Verona.

P
Pagliari du-tt. Giuseppe imp. reg. consigi. dap
pello in Venezia.

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' Pamelli Paolo di Verona.
Palfly (di Erdod) vice-prcsidcnte del Gorerno
in Venezia.
Panciera Antonio di Villa Bartolammea.
Pasconi (
de )
imp. reg. consigl. del supremo
senato di Verona.
Pasoli Fosca di Verona.
Pazzi con. Marco prete di Bergamo.
Pedrolti Batista di Trento, per copie o.
Pellegrini Giovanni prete di Verona.
Pellicari Angelo in s. Michele extra di Verona.
Perazzini Giuseppe di santa Maria di Zto.
Perbellini Pietro prete di Zvio.
Periato Felice curato dei santi Apostoli in

Verona.
Persico (
da ) nob. Gio. Bat. cavai, ciambellano
di S. M. 1.R. di Verona.
Persico (
da )
nob. Giulio di Verona.
Persico (da) nob. Pisana, nata Gazzola, di Verona.
Petrinelli Maddalena di Verona.
Pevirani Paolo prete di Ravenna.
Pianton Gaetano di Vicenza.
Piccoli Carlo prete di Vicenza.
Pieropan di Verona.
Pisoni Giovanni di Verona.
Poli Giacomo di Verona.
Pollini Cesare imp. reg. consigl. di governo in
Venezia.
Pompei con. Antonio di Verona.
Ponti Alessandro libraio io Milano, per cop, 4
6o8
Portalupi; nata Buri^ nob. Garob'na di Verona.
Portalupi nob. Giorgio di Verona.
Priora delle Orsoline in Pannai per copie a.
Priora delle Orsoline in Piacenza) per copie 3.

Q
Quintarelli Gio. prete di r^egrar, copia velina,

Radici Tedeschi contessa Luigia di Piacenza.


Rambandelli Giacomo prete di san Michele ex*
tra di Verona.
Raspont nob. Caterina di Ravenna.
Ra velli mons. Francesco canonico di Verona.
Richeli Luigi prete in san Michele extra di
Verona.
Righini mons. Giacomo canonico di Forlimpopol
Rigoni reg. chirurgo provinciale di Verona.
Rinaldi Giovanni parroco di Orti.
Rivanclli nob. Caterina di Verona.
Rivanelli nob. Pietro Fabene di Verena.
Rizzoli ( de ) Enrico prete di Trento.
Roberti con. Antonio segretario di governo in
Venezia.
-Rocca) vedova Gugerotti) Laura di Verona.
Ronconi Giarabatista rettore del santuario del-
la Madonna della Corona ddla provincia
di Verona.

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6o(f
Rossettini Luigi prete di Ticenza.
Rossi Balista aggiuato all imp. reg. commis*
sanato di sao Pietro Incariano.
RuTod nob. Giuseppe di Yerona.
Ruga Tommaso di Verona.

Sabaini Sebastiano prete di Caprino.


Saglieri Vincenzo prete di Mantova.
Sagramoso march. Carlo di Verona.
Salgarelli Blichele curato di Orti.
Salomoni Giam*Domenico parroco di san Gio.
e Paolo in Venezia.
Salomoni Luigi di Verona.
Salrardi Natale calcografo di Bologna, per co
pie 12.
Salvi (
de ) contessa Beatrice di Vicenza.
SalviGiacomo prete di Verona.
Sambugari Paolo parroco di Corezzo.
Sampietro dott. Giambatista imp. reg. consigi,
di Governo in Venezia.
Savinelli Giuseppe di Verona.
Savio Giuseppe prete prof, nel ven. seminario
'
di Mantova.
Sauro Giovanni prof, nell imp. reg. Uceo di
Verona.
Scapini Domenico parroco di Vigo.
Scolari { de) Giuseppe imp. reg. consigl. dap-
pello io Venezia.

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6a
Scopoli nob. cav. GioTaoai di Verona.
Segattini doti. Paolo med. fsico di Pastrengo,
Sembenini Giambatista farmacista di Verona.
Sarego ( di ) con. Antonio cherico di Verona.
Serenelli nob. Francesco di Verona.
Serenelli, nata Borghetti, nob. Virginia di Verona.
Setti Francesco prete di Trento.
Settimo Gaetano di Verona.
Signorini Anna Maria di Verona.
Simeoni Paolo di Verona.
Simoncelli Bartolommeo prete di Costermano.
Smania Gie. imp. reg. consigl. di Verona.
Soncini Carlo cappellano carcerario di Mantova.
Spada principe Clemente di Bologna, copia vtlinam
Sparavieri nob. Bartolommeo di Verona.
Spaur con. Governatore delle provincie vene-
te in Venezia.

Spinetti Domenico di Verona.


Stappo Vittoria di Verona.
Stecchetti Feretto nob. Giuseppe di Vicenza.
Stella vedova e figlio di Milano^ yer copie 4*

T
Taddei Domenico libraio in Ferrara, per copie ii.
Tazzoli Enrico di Mantova,
l'escari Bernardo di Verona.
Tessaroli Luigi ragionato nella casa di rieoveo
ro in Verona.
Tomrazzoli Luigi d Isola -Forcar izza.
Toscoli contessa Maria di Parma.

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Gii
Toselli Antonio parroco di Tomba-Susanna.
Traversi Giulio Cesare imp. reg. consigl. dap-
pello in Venezia.
Tregnagbi Gaetano curato di san Tommaso di
Verona.
Trojani Giovanni di Verona,
Turetta Bartolommeo prete professore nellimp.
reg. liceo di Verona.
Turri Sante prete di Koale di Padova.

V
Valmarana con. Benedetto di Venezia.
Vasani dott. Francesco med. fisico di Verona.
Vela Gaetano di Verona.
Vela, nata Avrese, Teresa di Legnago.
Venini Franco Elisabetta di Verona,
yenini Luigi rettore nei vener. seminario di
Cremona.
Verdari Gio. Bat. di Verona.
Verit Poeta nob. Luigi di Verona.
Tertua Domenico di Verona.
.Vescovo ( Mons. Antonio ) di Chioggia.
(
Mons. prncipe Gio. ) di Trento,
yillas P. G. nell istituto de sordi-muti di Mi-
lano.
Vinco Leonardo prete di Verona.
Visa] Placido Maria libraio in Milano, per cop. &.
Vistoli Gio. prete di Ravenna,
y oliti eoo. Gio. Bat. di Parma.
6ia
Z

Zamagna nob. Matteo imp. reg. consigl. di Go*


Terno in Venezia.
Zambelli Rosa di Verona.
Zamboni Sairator Giuseppe di Verona.
Zangrandi con. Eugenio di Piacenza.
Zardi Pietro cherico di Verona.
Zecchini Gio. Bat. prof, nell imp. reg. liceo
di Verona.
Zenari Benvenuto imp. reg. consigl. in Venezia.
Zenti Luigi di Verona.
Zinetti Francesco curato di Corezzo,
Zorzi Sante di Verona.
Zotti dott. Giacomo di Padova.

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6i3
AGGIUNTA
di altri sozi esteri i cui nomi ci pervennero
mentre era sotto il torchio il catalogo^

A
Agnelli dott. Girolamo di Rimini.
Agujari Silvestro di Ferrara.
Aguaani mona, canonico arciprete di Rimini.'

B
Bagno (da) march. Carlo di Ferrara.

Baland Francesco di Faenza.


Baldini contessa Maria Belmonti di Rimini.
Bertoni mons. canonico di Faenza.
Biblioteca comunale di Forl.
Bilancioni dott. Enrico di Rimini.
Bonacossi Trotti contessa Laura di Ferrara.
Boraccini Giuseppe di Rimini.
Brunelli mons. Domenico canonico di Forl.

C
Canali mons. Francesco ili. e rev. vescovo di
Pesaro.
Canonici Maria Ginevra superiora dell istitu*
to femminile nellex convento della Rosa
di Ferrara.
Capelli Michele nella commissione di bene-
licenza in Faenza.
39

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6i4
Gaprara Pietro rettore elei sem'in. li Ferrara.

Ceccarelli Gioacchino di Geaena.


Gorradini con. Lorenzo di Ravenna.

F
Fabbri Gio Bat. parroco di Forli.
Felici contessa Lugrezia di Ri mini.
Ferrari con. Sallustio di Rimini.
Finotti cav. Luigi Marco di Ferrara.

G
Galli Ettore di Rimini.
Gambetti mona. Zefirino canonico di Rimini.
Gardengbi Gio. di Imola.
Gentilini mona. Francesco ili. e rer. vescovo
di Rimini.
Ginnasi mons. Biagio canonico arcidiacono
di Imola.
Ginnasi Luigi di Imola.
Gnocchi mons. Francesco canonico di Forli.
Gulinelli Giorgio di Ferrara.

L
Lorenzo P. minor-riformato guardiano e let-
tore nel convento di Faenza.

M
Magnani Giuseppe di Faenza^
Marsonar e Grandi di Rimini

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6i5
Mailer' Domenico arciprete e veario del cau-
to ufGcio di Rimini.
Maiini Pietro jiifte di Faenza.
Mazza Antonio avvocato di Ferrara.
Morti Giuseppe prete di Rimini,
Musi P. Antonio minor-conventuale in Faenza.

N
Nanni Pellegrino rettore del eemin. di Rimlni.
Nori Stanislao prete di Ferrara.

Fanzini Giuseppe di Rimini.


Fascili mone. Pasquale canonico rettore del
seminario di Ravenna.
Peruzzi mons. Agostino canonico arciprete
della metropolitana di Ferrara.
Pettini Lorenzo prete di Forli.
Poggi Ignazio parroco dei Servi in Imola.
Prati Lavinio notaio di Cesena

R
Rosa cav. Michelangelo di Rimini.

Salina avvocato cav. con Luigi presidente del


tribunale dappello di Bologna
Savi ai Domenico di Rimini,

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6i6
Serpieri Nicola di Rimili i.
Silvani moQS. Vincenzo canonico parroco di
Forl.
Soleri Lorenzo di Rimini.
Sopranio Eugenio rettore nel collegio della
compagnia di Ges in Forl.

Speranza Luigi prete di Ri mini.


Spina cav. Gio. Rat. di Rimini.
Stucchi Eusebio di Ravenna.

T
Tassinari Girolamo prete nella commissione
di beneficenza in Faenza.
m

V
Venturi Mariano vicario generale di Forl.
Vignuzzt mons. Pietro canonico di RavcTnna.
Villani mons. Domenico canonico della catte-
drale di Cesena.
Vitali mons. Gaetano canonico arcidiacono di
Rimiai.
V. mons. S. ili. e rev. vescovo di Forl.
Wirtz nel palazzo Crspi di Ferrara.
V

'
Z

Zacchia cav. march. Bernardo governatore di


Rimini.
Zandri Gregorio di Rimini.
Zangheri mons. madeo canouico di Rimini.

627364

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Cigitizc) by Googl
I

I .

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