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02.98
15
CALEFFI
SOMMARIO
CENTRALE TERMOFRIGORIFERA
16
NOTE CONCLUSIVE
17
INFORMAZIONI PRATICHE
2 IDRAULICA
IL MUSEO DI SANTA GIULIA
(Ing. Mario Doninelli e Ing. Marco Doninelli dello studio tecnico S.T.C.)
Alle pendici del Cidneo, il colle che con le sue La fine dellimpero romano port anche in
possenti fortificazioni domina la citt di Brescia, questi luoghi saccheggi e devastazioni. Sui
sorge una zona di rara bellezza e di grande pavimenti a mosaico di alcune case romane,
fascino. incendiate e rase al suolo, si possono ancora
La sua storia ha inizio pi di 2.500 anni fa con vedere i fori dei pali piantati dai barbari invasori
un insediamento di Galli Cenomani. Questi Galli Longobardi per sostenere le loro capanne.
di origine celtica non hanno per lasciato molti Eppure, per uno di quei paradossi che ogni
segni della loro presenza in quanto vivevano in tanto la storia ama riservarci, furono proprio i
capanne costruite con legno, paglia e intonaco feroci barbari Longobardi gli artefici della
dargilla: materiali ben poco adatti a trasmettere rinascita artistica, politica e religiosa di questi
memoria di s nel tempo. luoghi.
Testimonianze di notevole rilievo sono state Qui infatti essi posero la sede di un importante
invece lasciate dai Romani, che in questa zona ducato e costruirono il palazzo di Re Desiderio.
costruirono grandi case con raffinati mosaici Qui, inoltre (convertiti al Cristianesimo) essi
policromi, un Capitolium, un foro, un elevarono due fra i pi insigni capolavori
anfiteatro, e un tempio (scoperto solo pochi della loro architettura religiosa: la chiesa di
anni fa) con affreschi mirabilmente conservati. S. Salvatore e il monastero di S. Giulia, dove
Molto probabilmente, con queste grandi opere mor Ermengarda, a cui Manzoni dedic versi
Roma volle manifestare la sua riconoscenza a commossi e famosi.
Brescia: citt in cui trov alleati fedeli (specie
nella guerra contro Annibale) e soldati valorosi.
Capitolium romano I sec. d.C.
IDRAULICA 3
Anche i periodi successivi a quello
longobardo hanno arricchito questa
zona con opere darte, monumenti,
chiese e palazzi di grande valore.
Tra questi, per non dilungarci
troppo, ci limiteremo a ricordare la
bellissima chiesa romanica di
S. Maria in Solario, e palazzo
Martinengo, dallaspetto un po
greve e minaccioso tipico
dellarchitettura nobiliare bresciana.
Progetto e realizzazione di un
grande complesso museale
Monastero di S. Giulia
4 IDRAULICA
Quale centro dellintero
complesso stato scelto il
monastero di S. Giulia ed in
esso stato allestito il museo
della citt.
E questo un museo assai
particolare, dove i reperti
archeologici esposti sono
le tessere di un grande
mosaico che ricostruisce
accuratamente, passo dopo
passo, la storia della citt.
Cos ordinati e presentati, tali
reperti non sono pi cose
morte che emergono da un
Cornice in bronzo I sec. d.C. lontano passato, bens sono
cose vive che raccontano il
meglio dellavventura umana,
morale e civile della citt di
Brescia (le parole sono del
sindaco Martinazzoli).
Il museo ospita circa 11.000
reperti, e tra questi molti sono
di grande valore, come ad
esempio: le armi e gli elmi
celtici, la Vittoria Alata (una
grande statua in bronzo che
risale al I secolo d.C.), le
teste in bronzo dorato di tre
imperatori romani, la croce di
Re Desiderio (un capolavoro di
oreficeria) e inoltre pregevoli
sculture, mosaici, affreschi,
vetri colorati e dorati, cammei,
monili, anfore ed oggetti
vari di et preromana,
Testa di Minerva I sec. d.C. Testa di Imperatore romana, bizantina, longobarda,
Romano fine II sec. d.C. carolingia, tardomedioevale e
rinascimentale.
IDRAULICA 5
Considerazioni in merito alla progettazione
degli impianti tecnologici CONFIGURAZIONE GENERALE
Chiamati a progettare gli impianti tecnologici
DELLIMPIANTO
del museo di S. Giulia, stato subito vivo in noi
il desiderio di interferire il meno possibile In relazione alle caratteristiche delledificio e
con le forme architettoniche e le strutture alle prestazioni richieste, limpianto di
esistenti. climatizzazione stato suddiviso in cinque
La storia, larte e pi in generale le vicende qui zone autonome:
vissute esigevano, da parte nostra la pi
assoluta discrezione e il massimo rispetto. Non zona espositiva seminterrato,
volevamo infliggere a questi luoghi ferite con zona bar,
interventi imprudenti, quali ad esempio la zona espositiva piano terra,
presenza di un corpo scaldante che ingombra zona espositiva piano primo,
e sporca una parete, oppure linvadenza di un zona sala polifunzionale.
canale che taglia la volta di un soffitto.
Dunque, la pi assoluta discrezione e il A loro volta le zone espositive (che
massimo rispetto sono state le scelte (o forse comprendono anche altri servizi come la
meglio le preoccupazioni) progettuali che ci biglietteria, la libreria e i laboratori) sono state
hanno guidato nel definire le soluzioni di suddivise in 54 sottozone - 30 al piano terra e
seguito illustrate. 24 al primo piano - che possono essere
condotte e regolate termicamente in modo
autonomo.
PIANO SEMINTERRATO
Zona espositiva piano seminterrato
6 IDRAULICA
PIANO TERRA
Centrale termofrigorifera
Zona espositiva piano terra
PRIMO PIANO
Zona bar
Zona espositiva primo piano
Zona sala polifunzionale
IDRAULICA 7
In centrale, inoltre, sono stati installati due
CENTRALE disaeratori di microbolle. Servono a
TERMOFRIGORIFERA impoverire daria il fluido vettore e quindi a
renderlo capace di assorbire sia le bolle non
eliminate dalle normali valvole di sfogo dellaria
In essa sono stati disposti tutti i materiali e le
perch sporche o difettose, sia le bolle che
apparecchiature che servono a:
possono ristagnare nei tubi orizzontali e
soprattutto nei pannelli.
riscaldare e raffreddare il fluido vettore,
tenere sotto controllo il funzionamento
Queste prestazioni (ved. Idraulica n. 12) sono
dellimpianto,
molto importanti per il buon funzionamento
inviare il fluido vettore ai terminali.
degli impianti, specialmente quando (ed il
caso in esame):
Lenergia termica per riscaldare il fluido
derivata dalla rete cittadina del
1. i circuiti (o parte di essi) sono a portata
teleriscaldamento con due scambiatori a
variabile e pertanto crescono i pericoli di
piastre. Luso del teleriscaldamento ha evitato
cavitazione;
la costruzione di canne fumarie e ha consentito
di utilizzare meglio lo spazio disponibile in
2. le tradizionali valvole di sfogo dellaria (tipo
centrale, essendo gli scambiatori molto pi
MINICAL) sono poste in luoghi (come i
piccoli delle caldaie.
controsoffitti) dove risultano difficili sia i
Lenergia termica per raffreddare il fluido
controlli che la manutenzione;
invece derivata da due refrigeratori posti
allesterno degli edifici.
3. i piani di posa dellisolante per i pannelli
Per quanto riguarda il controllo, lespansione e
presentano irregolarit dovute a gobbe e
la sicurezza dellimpianto sono state rispettate
grumi: cosa che succede quasi sempre in
tutte le prescrizioni della normativa I.S.P.E.S.L..
opere di restauro.
Limitatore di portata
P T T Contatore di calore
Filtro
t = 65C t = 80C t = 120C
Pozzetto termometrico
Termometro a colonnina
Valvola di regolazione
t = 55C t = 55C Valvola di non ritorno
Dal Teleriscaldamento
Valvola di sicurezza
Termometro
Disaeratore
Vaso di espansione
8 IDRAULICA
SCHEMA FUNZIONALE CENTRALE TERMOFRIGORIFERA
Zona sala
F
polifunzionale T
F
Zona espositiva
primo piano
T
Zona espositiva
piano terra
T
Zona Bar
Dal Teleriscaldamento
Zona espositiva
seminterrato
Fluido freddo
macchine T.A.
Fluido caldo
T
macchine T.A.
T
T
P
IDRAULICA 9
1. griglie dellaria in uscita inclinate anzich
ZONA ESPOSITIVA DEL PIANO perpendicolari alle pareti;
SEMINTERRATO
2. temperature di progetto del fluido scaldante
pi basse:
Seppur mai messo in funzione, limpianto di
50C - 44C invece di 64C - 59C;
questa zona era gi stato realizzato con
ventilconvettori a parete e canali dellaria
3. minor velocit di rotazione dei ventilatori;
primaria.
515 giri/min invece di 870 giri/min.
Limpianto era del tutto analogo a quello gi in
funzione negli uffici attigui al museo, dove, in
In pratica le varianti hanno riguardato la
vero, i risultati ottenuti erano stati molto negativi
direzione, la temperatura e la velocit dellaria
in quanto i ventilconvettori avevano gravemente
in uscita dai ventilconvettori: cio le principali
sporcato le pareti e, in parte, anche i soffitti dei
grandezze che concorrono a sporcare le pareti
locali (ved. foto sotto riportata).
e, spesso, anche a far insorgere crepe
superficiali per cottura degli intonaci.
10 IDRAULICA
159
151
C37
152 154 155 157
3/4" 156 157
122
135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150
131
121
132 114
117
C32
120
116
133
IDRAULICA
115
119
134 112
108
109
107
77 78 79 80 81 82 83 84 85
76 86
75
SCHEMA DISTRIBUTIVO PANNELLI - ZONA ESPOSITIVA PRIMO PIANO
11
Le potenze termiche specifiche
richieste per climatizzare le zone
considerate erano mediamente
variabili:
- da 75 a 90 W/m2 per il
riscaldamento,
- da 30 a 35 W/m2 per il
raffrescamento
ed erano pertanto (come gi
accennato) comprese nei limiti,
fisiologici e funzionali, che
consentono di adottare gli
impianti a pannelli (ved. in
merito numeri 9 e 10 di Idraulica
e IV Quaderno CALEFFI - Gli
impianti a pannelli radianti).
I valori relativamente bassi di tali
potenze erano dovuti soprattutto
allelevato spessore dei muri,
alla qualit degli infissi, nonch
alla limitata conducibilit ed
estensione delle superfici
vetrate.
I pannelli radianti
12 IDRAULICA
A livello del pavimento, questi giunti sono stati E cos possibile, considerando lordine delle
finiti dapprima con profilati di plastica ad U grandezze in gioco, ottenere sensibili risparmi
rinforzati internamente con unanima in gomma, sui costi di esercizio delle pompe stesse.
e poi, su utilissimo suggerimento di un
posatore, con pasta di silicone mista a cotto Per la distribuzione del fluido vettore sono
finemente pestato. stati realizzati circuiti lineari a due tubi
bilanciati dinamicamente con Autoflow in
corrispondenza di ogni cassetta.
Le cassette di derivazione dei pannelli
Gli Autoflow si sono rivelati di grande utilit sia
Ogni cassetta installata (in totale ce ne sono per bilanciare i circuiti (cosa tuttaltro che
54) contiene: semplice vista la loro estensione), sia per
realizzare facilmente varianti in corso dopera:
- 2 valvole di intercettazione generale, prestazione questa utilissima negli interventi di
- 1 filtro a cestello, restauro, dove sotto ogni intonaco e ogni pietra
- 1 regolatore automatico di portata Autoflow, pu nascondersi un manufatto che impone
- 1 valvola motorizzata a 2 vie, nuovi percorsi dei tubi o nuove collocazioni dei
- 2 collettori fra loro indipendenti, terminali e delle cassette.
- 2 valvole di sfiato dellaria MINICAL,
- 2 rubinetti di scarico, Nati in America per le esigenze impiantistiche
- valvole di taratura e intercettazione dei dei grattacieli e dei grandi centri commerciali -
pannelli. cio per le esigenze delledilizia pi avanzata
del 20 secolo - gli Autoflow si sono rivelati
molto utili anche per
risolvere problemi
impiantistici connessi
alledilizia di 2.000
anni fa.
Per esempio a Santa
Giulia ci sono stati di
grande aiuto per
superare (senza
dover continuamente
ridimensionare i
circuiti) un lungo tratto
di strada romana, un
grande mosaico a
pavimento e un pozzo
longobardo: manufatti
venuti alla luce solo
durante lesecuzione
dei lavori.
Sono del tipo a portata variabile: cosa daltra E stata realizzata una regolazione di tipo sia
parte facilmente intuibile per la presenza di centrale che locale.
valvole motorizzate a 2 vie nelle cassette di La regolazione centrale ottenuta con una
derivazioni dei pannelli. valvola modulante a tre vie posta a monte delle
La soluzione con portata variabile stata pompe.
preferita a quella con portata costante (cio La regolazione locale invece attuata con
quella con valvole a 3 vie) in quanto consente, valvole a due vie (poste in ogni cassetta) in
al chiudersi delle valvole, di far lavorare le grado di attivare o disattivare la circolazione del
pompe con potenze pi basse. fluido attraverso i pannelli.
IDRAULICA 13
Nel periodo invernale, la regolazione centrale
di tipo climatico: cio la valvola a tre vie regola ZONA SALA
la temperatura del fluido in relazione alla POLIFUNZIONALE
temperatura esterna.
La regolazione locale (su segnalazione della
Per la climatizzazione di questa grande sala,
sonda di controllo) interviene bloccando il
che pu essere riservata sia ad esposizioni
flusso del fluido solo quando la temperatura
tematiche che a congressi, stato adottato un
ambiente supera il valore voluto: cosa che pu
impianto strutturalmente uguale a quello delle
avvenire facilmente per apporti di calore dovuti
altre sale espositive. Lunica variante riguarda
allirraggiamento solare o alla presenza di
limpianto dellaria, che stato dimensionato
persone.
anche per poter far fronte alle esigenze di una
In questo caso la sonda di controllo locale
sala congressi.
agisce come un semplice termostato.
14 IDRAULICA
SCHEMA DISTRIBUTIVO CANALI ARIA PRIMARIA - ZONA ESPOSITIVA PRIMO PIANO
IDRAULICA 15
Il sistema automatico di gestione ha inoltre
IL FUNZIONAMENTO DEGLI consentito un buon controllo degli impianti e
IMPIANTI non mai stato necessario ricorrere ai comandi
alternativi manuali previsti per poter far fronte a
guasti del sistema o a programmi infettati da
Gli impianti sono gi in funzione da circa un
virus.
anno. Il funzionamento invernale (avviato a
museo ancora in fase di allestimento) servito
a facilitare larredo del museo e ad evitare
Nel periodo invernale la curva di regolazione
linsorgere di muffe sui nuovi intonaci.
dei pannelli stata impostata tra i punti:
Lavvio degli impianti non ha presentato
P1 ( 20, 20 ) e P2 ( -7, 45 ), mentre le sonde di
problemi e nessun pannello ha richiesto
zona sono state regolate a 19C. Laria primaria
spurghi manuali dellaria: merito questo quasi
stata immessa ad una temperatura variabile
certamente da attribuire allazione dei
tra 19 e 23C.
disaeratori di microbolle posti in centrale.
Nel periodo estivo invece, la
temperatura di mandata del
fluido stata fissata a 15,5C,
mentre le sonde di zona sono
state generalmente regolate a
24C e ad una umidit relativa
del 70%. Laria primaria stata
immessa a 15C.
16 IDRAULICA
NOTE CONCLUSIVE
A lavoro finito, ci pare che linserimento degli
impianti abbia sostanzialmente rispettato le
forme e le strutture esistenti. Gli unici materiali
impiantistici in vista sono infatti le cassette di
zona, le sonde e le bocchette dellaria primaria:
materiali in pratica non occultabili e comunque
dalla presenza assai discreta e neutra.
Per mettere a punto le soluzioni adottate ci sono
stati di molto aiuto:
1. Il costante confronto con gli altri progettisti.
E servito ad evitare soluzioni non rispettose
della realt e delle esigenze impiantistiche.
2. Luso di tecniche e di materiali nuovi.
Abbiamo tuttavia utilizzato solo tecniche e
materiali di sicuro affidamento, dato che non
sono di certo questi i luoghi dove si pu fare
sperimentazione.
3. Lassidua presenza in cantiere. In questi
interventi gli imprevisti sono allordine del
giorno ed esigono verifiche in loco, nonch
adeguamenti precisi e puntuali.
4. Il non lesinare mai tempo n energie
nellinseguire la giusta soluzione, o almeno
quella che sembra tale. Vogliamo infine ringraziare alcune persone che
abbiamo sentito molto vicine nello svolgere
Chi ha il privilegio e lonere di prestare il suo questo lavoro, ed in particolare:
lavoro in luoghi come questi, forgiati da una lavv. Pompeo Anelli e il dott. Luigi Agostini,
serie di eventi straordinari e irripetibili, non deve infaticabili nel risolvere i problemi finanziari e
mai dimenticare che la loro bellezza e il loro organizzativi che ostacolavano il regolare corso
equilibrio sono incredibilmente fragili e dei lavori;
possono essere compromessi, in modo ling. capo dei lavori pubblici Mario Lucchini,
irrimediabile, da un intervento imprudente, da costante e indispensabile punto di riferimento
uningerenza inutile o da qualche nuova per le sue capacit tecniche e probit morale;
proposta gratuita e banale. larch. Gigi Fasser per la sua professionalit,
cultura e pazienza;
gli ingg. Luciano Arvati
e Renzo Lanfranchi,
collaudatori attenti,
capaci, rigorosi in modo
giusto ed equilibrato;
il geom. Giammarco
Pilia, prezioso come
memoria storica del
cantiere e coordinatore
dei lavori;
Piera Tabaglio e Giuliana
Ventura a cui dobbiamo
tutte le fotografie del
museo;
il geom. Franco Resconi,
impiantista di razza,
per acume, buon senso
e concretezza.
IDRAULICA 17
I N F O R M A Z I O N I P R AT I C H E
ESIGENZA RISULTATO
serie
nel circuito idraulico. 5996 termica dei pannelli.
Controllare la portata reale inviata a Si verifica leffettiva resa termica del singolo
serie
ciascun pannello oppure controllare pannello, garantendo la corrispondenza tra i dati
40
20 60
0 80
80
LEFF
serie
CA
1209
391
portata di fluido. intervenire per eventuali manutenzioni del circuito
servito.
40
RITORNO 20 60
80 CALEFFI CALEFFI
CALEFFI
IMPIANTO
0
FI
LEF
C
CA
40 40 40
20 60 20 60 20 60
0 80 0 80 0 80
C C C
10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10
8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8
6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6
4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4
2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
40
MANDATA 20 60
CALEFFI CALEFFI
CALEFFI
I
IMPIANTO
LEFF
0 80
CA
18 IDRAULICA
I N F O R M A Z I O N I P R AT I C H E
ESIGENZA
Inviare ai pannelli fluido con temperatura variabile a seconda delle condizioni esterne ed interne;
programmare i livelli di comfort ed attenuazione;
permettere il collegamento ad ogni tipo di circuito ad alta temperatura;
garantire il non superamento della temperatura limite di sicurezza;
permettere di realizzare facilmente il collegamento idraulico ed elettrico.
1,75
1,25
60
1,0
18 17
0,75
19 40
16 0,5
20
12 0,25
8
21
20
20 15 10 5 0 -5 -10 -15 -20
14
22
1,25
1,0 1,5
0,75 1,75
23
13
7. Termometri a pozzetto
0,5 2,0
9 3
24
12
WATCH
0,25 2,25
11
1
3 9
4 6 8
5 6 7
18 17
19 16
20 C
21 24
22 23
ESIGENZA
Inviare ai pannelli fluido a temperatura fissa al variare delle condizioni di funzionamento dellimpianto;
garantire il non superamento della temperatura limite di sicurezza;
permettere facilmente il collegamento con i collettori di distribuzione contenendo gli ingombri;
permettere labbinamento a circuiti ad alta temperatura;
permettere, nonostante la semplicit funzionale, di soddisfare le esigenze termiche richieste.
IMPIANTO
C
8
inserisce in schemi distributivi
4. Valvola differenziale di by-pass 2 7 8 di tipo misto con radiatori ad
45
50
7
incorporato la spesa per realizzare la
6. Termostato di sicurezza 1
CALEFFI
20
40
60
regolazione termica dellimpianto.
0 80
7. Termometri MANDATA
IMPIANTO
ARRIVO
8. Predisposizione al collegamento CALDAIA
delle prese di pressione 6
IDRAULICA 19
CALEFFI S.P.A. 28010 FONTANETO D'AGOGNA (NO) S.S.229 TEL. (0322-8491 R.A. FAX 0322-863305 http://www.caleffi.com e-mail : info@caleffi.it
Progettato per ottenere una totale disaerazione dellacqua
Evita danni alle caldaie
Previene i fenomeni di cavitazione e rumorosit
Ottimizza il rendimento dei corpi scaldanti
Brevettato
IDRAULICA