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31/8/2017 Provincia di Piacenza - Wikipedia

Provincia di Piacenza
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La provincia di Piacenza una provincia italiana dell'Emilia-


Provincia di Piacenza
Romagna di 286.572 abitanti.
provincia
Confina a nord con la Lombardia (provincia di Lodi e provincia di
Cremona), a ovest ancora con la Lombardia (provincia di Pavia) e
con il Piemonte (provincia di Alessandria), a est con la provincia
di Parma e a sud con la Liguria (Citt Metropolitana di Genova).

Indice
1 Geografia fisica
1.1 Territorio
1.2 Orografia
1.3 Idrografia
1.3.1 Fiumi
1.3.2 Laghi
1.4 Clima
2 Storia
2.1 Piacenza antica
2.2 Piacenza medievale
2.3 Piacenza nel periodo delle Signorie
2.4 I Farnese a Piacenza
2.5 I Borboni a Piacenza e la sconfitta di
Napoleone Localizzazione
2.6 Maria Luigia d'Austria Stato Italia
2.7 L'affrancamento dall'Austria
2.8 L'istituzione della provincia Regione Emilia-Romagna
2.9 La nascita industriale Amministrazione
2.10 La Grande Guerra
2.11 Il Bobbiese diviene piacentino e la Val Ceno Capoluogo Piacenza
parmense Presidente Francesco Rolleri (PD) dal
2.12 Il Fascismo a Piacenza 14-10-2014
2.13 Il Dopoguerra
2.14 Dal 2000 Data di 1859
2.14.1 Referendum consultivi sulla fusione di istituzione
comuni Territorio
2.15 Simboli
3 Monumenti e luoghi d'interesse Coordinate 4503N 942E
3.1 Architetture religiose del capoluogo
3.2 Architetture civili Superficie 2 585,86 km
3.3 Architetture militari
3.4 Siti archeologici Abitanti 286 572[1] (30-6-2016)
3.5 Aree naturali
Densit 110,82 ab./km
4 Societ
4.1 Evoluzione demografica Comuni 48 comuni
4.2 Etnie e minoranze straniere Province Parma, Pavia, Cremona,
4.3 Lingue e dialetti
confinanti Lodi, Genova (Citt
4.4 Religione
4.5 Tradizioni e folclore
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4.5.1 Canti Metropolitana),


4.5.2 Musica e balli Alessandria
4.5.3 Festivit e celebrazioni
4.6 Istituzioni, enti e associazioni Altre informazioni
4.6.1 Sanit Cod. postale 29121-29122 Piacenza,
5 Cultura 29010-29029 Provincia
5.1 Universit
5.2 Musei Prefisso 0523
5.2.1 Musei a Piacenza Fuso orario UTC+1
5.2.2 Musei in provincia
5.3 Cucina ISO 3166-2 IT-PC
5.3.1 Enologia Codice 033
6 Persone legate alla provincia di Piacenza ISTAT
7 Geografia antropica
Targa PC
7.1 Comunit montane
7.2 Comuni Cartografia
7.2.1 Comuni pi popolosi
7.3 Unioni di Comuni
8 Economia
8.1 Servizi
8.2 Turismo
9 Infrastrutture e trasporti
10 Amministrazione
11 Sport
12 Note
13 Bibliografia
14 Altri progetti
15 Collegamenti esterni

Geografia fisica
Territorio Sito istituzionale (http://www.provincia.
piacenza.it/)
La provincia di Piacenza si
estende nella pianura
Padana a sud del fiume Po, nella parte occidentale della regione Emilia-
Romagna. Il confine nord con le province di Lodi e Cremona
rappresentato dal fiume Po. A sud confina con la Citt Metropolitana di
Genova (Liguria) tramite l'Appennino Ligure con il confine che
situato prima dello spartiacque. Eccetto un tratto di confine ad est con la
provincia di Parma che segue il torrente Stirone ed un tratto del confine
ad ovest con la provincia di Pavia che segue il corso del fiume Trebbia
La Val Luretta d'inverno
gli altri confini sono convenzionali.

La parte meridionale della provincia montuosa e collinare e qui si


trovano le principali valli piacentine che da ovest ad est sono: la Val
Tidone[2] (attraversata dal Tidone), la Val Trebbia[3] (Trebbia), la Val Nure (Nure) e la Val d'Arda[4] (Arda).
Altre valli pi piccole sono la Val d'Aveto, attraversata dal principale affluente del Trebbia[5] la Val Chiavenna,
la Val Chero, la Val Riglio, la Val Luretta, la Val d'Ongina e la Val Boreca[6]. La parte settentrionale della
provincia compresa nella Pianura Padana, questa zona viene comunemente chiamata Bassa piacentina.

Orografia

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Le vette pi alte della provincia sono situate nelle alte valli di Boreca,
Nure ed Aveto. Le principali sono il monte Maggiorasca (1803 m), il
monte Bue (1777 m), il monte Nero (1752 m), il monte Lesima
(1724 m), il monte Chiappo (1700 m), il monte Cavalmurone (1671 m),
il monte Legn (1669 m), il monte Alfeo (1651 m) ed il monte Carmo
(1640 m).

Idrografia

Fiumi Il monte Maggiorasca

Il territorio della provincia interamente compreso nel bacino


idrografico del fiume Po e vi tributa per mezzo dei suoi affluenti
Tidone, Trebbia, Nure, Chiavenna e Arda.

Appartengono al bacino del Trebbia la Boreca, l'Aveto e il Perino.


Appartiene al bacino del Tidone il Luretta, mentre al bacino del
Chiavenna appartengono Chero, Riglio e Vezzeno, quest'ultimo
tributario del Riglio. Al bacino dell'Arda tributa l'Ongina, mentre lo
Stirone tributa al bacino del Taro.

Laghi Il fiume Trebbia

Nella provincia vi sono due laghi sorti a seguito della costruzione di


sbarramenti artificiali:

il lago di Mignano, sorto con la costruzione dell'omonima diga


tra il 1919 e il 1934, attraversato dal torrente Arda e situato tra i
comuni di Morfasso e Vernasca e con un'estensione di circa 2 km
quadrati[7].
il lago di Trebecco, sorto con la costruzione della diga del Molato
tra il 1921 e il 1928, attraversato dal torrente Tidone e situato tra i
comuni di Nibbiano, Caminata, Ruino e Zavattarello (gli ultimi
due in provincia di Pavia), lungo due chilometri e mezzo e largo
Il lago Bino
fino a 750 metri[8].

In alta val Nure esistono piccoli laghi di origine glaciale, il lago Moo[9],
il lago Bino[10] e il Lago Nero[11].

Clima

Il clima della provincia temperato, subcontinentale in pianura e collina e fresco in montagna[12]. La


temperatura media annuale di 12,2 C nel capoluogo, 11,5/12 C nella media collina e 8,5 C nelle stazioni di
fondovalle poste ad altezze pi elevate. Il mese pi freddo gennaio con temperature medie di poco sopra lo
zero per la pianura e di poco sotto per la montagna, mentre il mese pi caldo luglio con una temperatura
media di 22,9 C nel capoluogo e di 18,1 C in montagna.

Il clima pi continentale in pianura grazie alla lontananza dalle masse d'acqua mediterranee, mentre in
montagna la vicinanza della Liguria influenza il clima rendendolo pi simile ad un temperato caldo[12].

Le precipitazioni annue sono pari a circa 850900 mm in pianura piacentina per 80-85 giorni piovosi e 1000
1500 mm nella media collina per un centinaio di giorni di pioggia, con un incremento che segue l'incremento di
altitudine. A partire dagli ultimi anni del XX secolo sono diminuite le precipitazioni invernali e sono aumentate
quelle autunnali[12]. Le nevicate sono abbastanza comuni con una media di 40 cm all'anno in pianura che
aumenta nettamente in collina e montagna[12].
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Storia
Piacenza antica

Anche se alcuni documenti attestano l'esistenza della citt di Piacenza gi in epoche preistoriche, la sua
fondazione datata 218 a.C., anno in cui i Romani crearono (su probabile preesistente insediamento celtico),
sulla riva destra del Po, la prima e dunque pi antica colonia romana, Placentia (Terra che Piace, per la fertilit
delle sue terre e per la vicinanza con il Po), avamposto militare contro le invasioni dei Galli. Grazie alle grandi
opere (disboscamento, bonifica del territorio, costruzione della Via Emilia, arteria principale della Pianura
Padana) realizzate dai coloni romani che vi si stabiliscono, Piacenza diviene in breve tempo una citt sempre
pi importante, centro del sistema viario romano, tanto che lo stesso Giulio Cesare fissa qui, per un breve
periodo, il suo quartier generale.

Piacenza medievale

Devastata durante le invasioni barbariche, la citt subisce le


dominazioni bizantina e gotica, per divenire dapprima capoluogo di un
ducato longobardo e in seguito dominio vescovile.

Grande importanza ebbe nel 614 la fondazione dell'abbazia di San


Colombano a Bobbio, che a partire dal vasto feudo monastico diede
impulso all'agricoltura con la diffusione di vigneti, castagneti, oliveti e
frantoi, e al commercio verso la Liguria.

L'anno Mille rappresenta anche per Piacenza un momento di sviluppo


demografico, sociale ed economico, in cui la citt, grazie alla sua L'abbazia di San Colombano a Bobbio
posizione strategica, assume un ruolo di primo piano per il traffico di
merci e di uomini. Diventata nel 1126 un libero comune, conosce in
questi anni il suo massimo splendore, che culmina nell'adesione alla Lega Lombarda e nella sconfitta del
Barbarossa, sancita dalla Pace di Costanza del 1183.

Piacenza nel periodo delle Signorie

Con la crisi delle istituzioni comunali, Piacenza diventa il terreno di scontro delle pi facoltose famiglie della
citt, che si fronteggiano per assumerne la guida. In questo travagliato periodo si susseguono al potere
numerose dinastie: gli Scotti o Scoto, i Pallavicino, i Visconti e gli Sforza. Una famiglia nobiliare che faceva
parte dei capitanei del Vescovo di Piacenza furono i Confalonieri, che avevano il privilegio di accompagnare
l'insediamento del nuovo vescovo in Cattedrale con un ben descritto cerimoniale, e questo privilegio era
riservato espressamente al "pi anziano della stirpe" dei Confalonieri. La casata vanta un insigne avo: San
Corrado Confalonieri, eremita del Terzo Ordine di San Francesco, nato in Calendasco nel 1290 e morto in fama
di santit nella grotta 'dei miracoli' presso Noto in Sicilia.

I Farnese a Piacenza

Dopo essere stato parte del ducato di Milano, nel 1521 il piacentino cade sotto al dominio del papato[13]. Nel
1545 Papa Paolo III istituisce il Ducato di Parma e Piacenza, ponendone alla guida il figlio Pier Luigi[14], che
viene per ucciso due anni dopo da una congiura composta da locali famiglie nobili[15] In seguito a questo
episodio il piacentino viene occupato dalla truppe imperiali di Ferrante I Gonzaga[16]. Il figlio di Pier Luigi,
Ottavio Farnese riesce a conservare il dominio di Parma, che diventa cos la capitale del Ducato, mentre il
piacentino ritorna sotto il dominio della famiglia Farnese nel 1585, ceduto da Filippo II di Spagna, con il quale
aveva firmato il trattato di Gand[16]. Sotto il governo di Ottavio iniziano anche i lavori per la costruzione di
palazzo Farnese a Piacenza[15].

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Ranuccio I Farnese fa costruire dallo scultore Francesco Mochi le due


statue equestri di Piazza Cavalli a Piacenza, raffiguranti Ranuccio e il
padre Alessandro[17]. Nel 1636, nell'ambito della guerra condotta dal
duca Odoardo I Farnese, alleato dei francesi, contro la Spagna, la citt
di Piacenza viene occupata da questi ultimi. In seguito all'accordo di
pace, mediato da Papa Urbano VIII, gli spagnoli lasciano la citt l'anno
successivo in cambio della rottura dell'alleanza tra il Farnese e i
francesi.

Morto senza eredi l'ultimo duca, Antonio Farnese, nel 1731 il ducato Palazzo Farnese
passa a Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e del re Filippo V
di Spagna.

I Borboni a Piacenza e la sconfitta di Napoleone

Il nuovo duca Carlo I si stabilisce a Parma nel 1731[18], tuttavia nel 1738, con il terzo trattato di Vienna che
sancisce la fine della guerra di successione polacca, viene riconosciuta a Carlo la corona del Regno delle Due
Sicilie, mentre il Ducato di Parma e Piacenza passa agli austriaci, nella persona dell'imperatore Carlo VI
d'Asburgo. Nel 1748 con il trattato di Aquisgrana il ducato torna sotto il dominio della famiglia Borbone,
assegnati al Reale Infante Don Filippo, fratello di Carlo[18].

Nel 1796, nonostante la neutralit dichiarata dal duca Ferdinando, le


truppe napoleoniche entrano a Piacenza, ottenendo un ingente
indennizzo di guerra[19]. Nel 1799 la parte occidentale della provincia
teatro della battaglia della Trebbia, vinta dagli dagli austro-russi del
generale Suvorov impegnato nella sua campagna in Italia contro i
francesi guidati dal generale Macdonald.

Nonostante l'occupazione francese Ferdinando mantiene formalmente la


sovranit fino al 1801 quando, con i trattati di Lunville e di Aranjuez,
il Ducato passa sotto il controllo francese, con la contropartita
La battaglia della Trebbia in un dipinto
dell'ascesa al trono d'Etruria del figlio di Ferdinando Ludovico[19]. Sotto
di Alexander von Kotzebue
il controllo francese il piacentino viene separato da Parma e nel 1808
Napoleone nomina Charles-Franois Lebrun duca titolare di Piacenza in
suo nome.

Nel 1814, con l'esilio di Napoleone all'Elba, il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla viene assegnato alla
moglie di Napoleone, Maria Luisa d'Asburgo-Lorena; tale decisione viene poi confermato vita natural durante
dal congresso di Vienna[20], nonostante le rivendicazioni dei Borbone, ai quali sarebbe per ritornato alla morte
della duchessa[20].

Maria Luigia d'Austria

In questa nuova Europa, il Ducato di Parma e Piacenza viene assegnato a Maria Luigia d'Austria. Sovrana
molto amata dai suoi sudditi, Maria Luigia riesce a valorizzare Piacenza dal punto di vista culturale ed artistico,
come nessun altro aveva fatto. Alla sua morte Piacenza chiede ed ottiene, prima fra tutte le citt, l'annessione al
Piemonte, guadagnandosi per questo il titolo di "Primogenita".

L'affrancamento dall'Austria

Dopo la sconfitta di Custoza, la citt cade nuovamente sotto la dominazione austriaca che, caratterizzata da una
forte repressione nei confronti dei patrioti, crea profondi malcontenti fra la popolazione e sfocia nella seconda
guerra di indipendenza. Questo scontro significher per Piacenza l'affrancamento dall'Austria e l'annessione al
regno sardo, poi regno d'Italia.

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L'istituzione della provincia

La provincia di Piacenza venne istituita nel 1859, con decreto dittatoriale di Carlo Farini, in previsione
dell'annessione dell'Emilia al Regno di Sardegna; era suddivisa nei circondari di Piacenza e di Fiorenzola[21].

L'amministrazione provinciale ha sede dal marzo 1860 presso il Palazzo della Provincia di corso Garibaldi[22].

La nascita industriale

Negli anni immediatamente successivi, la citt rimane esclusa dal processo di sviluppo economico che
coinvolge molti centri italiani e solo verso la fine del XIX secolo cominciano a nascere anche qui le prime
sporadiche realt industriali, e si fa presto strada un nuovo soggetto sociale, il ceto operaio; da questo
momento, Piacenza diventa parte attiva del processo di sviluppo economico che sta travolgendo l'intero Paese e
anche qui inizia a godere di un nuovo benessere, mai conosciuto prima.

La Grande Guerra

Se la prima guerra mondiale porta a Piacenza, sede di un importante stabilimento bellico, ricchezza e lavoro, il
prezzo che la provincia deve pagare per questa nuova prosperit rappresentato dal sacrificio dei numerosi
soldati caduti in battaglia.

Il Bobbiese diviene piacentino e la Val Ceno parmense

Nel 1923 Bobbio e parte del suo territorio, inserita anticamente nella Contea di Bobbio divenuta nel 1743
Provincia di Bobbio sotto i Savoia fino all'unit d'Italia, entra a far parte per la prima volta del territorio della
provincia di Piacenza[23].

In contemporanea i comuni di Bardi e Boccolo dei Tassi, sitauti in alta Valle del Ceno, in quanto facenti parte
del bacino imbrifero della Val Taro, passano alla provincia di Parma[24][25]. Nel 1926 alcune frazioni del
comune di Boccolo, che veniva contestualmente aggregato a Bardi, ritornarono in provincia, diventando parte
dei comuni di Farini d'Olmo e Ferriere[26].

Tale spartizione delle terre, frutto di una mera divisione geografica, unita allo "scambio" dei territori genovesi,
ha creato divisioni ancora oggi visibili. Per quanto concerne il comune di Bardi, tuttora parte della Diocesi di
Piacenza (cos come alcuni comuni dell'Oltrep Pavese[27]) alla quale fa riferimento anche come
conservatoria[28]. Inoltre sono marcate le differenze tra i popoli parmensi e quelli della Val Ceno: cultura,
dialetto, tradizioni e gastronomia. Tratti ancora oggi legati alla vecchia provincia di appartenenza.

Il Fascismo a Piacenza

Durante gli anni successivi, caratterizzati dal regime fascista, la citt registra un forte sviluppo architettonico,
con la costruzione di nuovi quartieri residenziali e popolari. L'agricoltura resta il settore trainante e non si
registrano significativi cambiamenti nel sistema economico. Con il declino del regime fra la popolazione cresce
il malcontento per la difficile situazione sociale, e trovano spazio numerose brigate partigiane.

Il Dopoguerra

L'eccezionale ripresa economica che Piacenza conosce negli anni cinquanta, porta la citt a godere di uno
sviluppo industriale senza precedenti nel campo dell'agricoltura e dei trasporti, di un significativo aumento
demografico e del boom urbanistico che ne consegue. Sulle colline del Piacentino vengono scoperti e perforati i
primi pozzi petroliferi d'Italia (per la terza volta al mondo, dopo Romania e Stati Uniti). In pianura, presso la
localit di Cortemaggiore, viene individuato un giacimento di metano particolarmente significativo in grado di

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dare una spinta decisiva al boom italiano del Dopoguerra. Nasce in quella occasione il cane a sei zampe della
Supercortemaggiore, allora simbolo e motivo d'orgoglio per una nazione in forte crescita, oggi marchio di Eni
(la principale multinazionale italiana).

Dal 2000

Nella notte fra il 14 settembre e il 15 settembre 2015 una parte della provincia di Piacenza fu devastata dalle
esondazioni improvvise del Nure e del Trebbia, dovute al maltempo e ad ammassi di detriti, che causarono
danni ingenti e la morte di tre persone. Le localit pi colpite sono state Roncaglia, Bettola, Farini, Ponte
dell'Olio, Ferriere, Rivergaro, Bobbio, Marsaglia di Corte Brugnatella, Ottone[29].

Referendum consultivi sulla fusione di comuni

La tabella riepiloga i referendum consultivi per la fusione di comuni tenutisi a partire dal 1 dicembre 2013. In
grassetto sono indicati i comuni che hanno approvato il quesito[30][31][32][33].

Data del Percentuale Denominazione Data di


Comuni Iscritti Favorevoli Contrari
referendum Elettiva nuovo comune istituzione
richiesta
Borgonovo non
Val Tidone 5822 30% 69,13% 30,87% Borgonovo- accolta
6 marzo 2016
Ziano 2233 52,17% 37,29% 62,71% Ziano dal
consiglio
Piacentino regionale
richiesta
Bettola non
2823 44% 32,45% 67,45%
16 ottobre Farini Alta Val accolta
1792 30% 47,36% 52,64%
2016
1692 37% 24,88% 75,12% Nure[34] dal
Ferriere consiglio
regionale
richiesta
Ponte non
16 ottobre 4097 47,9% 39,97% 60,03% accolta
dell'Olio Pontevigo[35]
2016 3480 46,7% 40,86% 59,14% dal
Vigolzone consiglio
regionale

Nibbiano
1854 45,8% 64,01% 35,99% Alta Val
28 maggio
Pecorara 697 49,5% 66,08% 33,92% -
2017 Tidone[36]
238 65,5% 79,74% 20,26%
Caminata

Simboli

Descrizione araldica dello stemma[37]:

Scudo sannitico con dado d'argento in campo rosso sormontato da corona di


Provincia d'oro gemmata e foderata internamente di rosso vellutato, nella quale
sono intrecciati rami di quercia e di alloro con bacche dorate

Descrizione araldica del gonfalone[37]:

Drappo di seta azzurra, merlato nell'estremit inferiore e recante nel mezzo lo


stemma dell'ente, sormontato dalla dicitura in oro: Amministrazione Provinciale
di Piacenza
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Monumenti e luoghi d'interesse


Architetture religiose

Abbazia di San Colombano a Bobbio (614), fondata da san Colombano,


costruita in stile romanico
Duomo di Piacenza (1122-1233), chiesa madre della diocesi di
Piacenza-Bobbio, costruita in stile romanico.
Duomo di Bobbio (XI secolo), concattedrale della diocesi di Piacenza-
Bobbio, stile romanico.
Basilica di Santa Maria di Campagna a Piacenza (1522-1528) in stile
rinascimentale, contiene un vasto ciclo pittorico manierista del primo
Cinquecento del Pordenone e tele barocche di Guido Reni e dei
Procaccini.
Basilica di Sant'Antonino a Piacenza (350-375) in stile romanico,
conserva le reliquie di Antonino, martire cristiano ucciso presso Travo.
Basilica di Santa Maria delle Grazie a Cortemaggiore (1480-1495),
conserva al suo interno un polittico di dodici tavole Filippo Mazzola.
La basilica di Santa Maria delle
Grazie a Cortemaggiore
Architetture civili

Palazzo Comunale a Piacenza (1281), sede del governo cittadino nel


medioevo.
Palazzo Farnese a Piacenza (XVI secolo), voluto dal duca Ottavio Farnese e progettato dal Vignola come
palazzo di rappresentanza, incompleto a causa delle mutate condizioni politiche intercorse tra la
progettazione e l'interruzione dei lavori.

Architetture militari

Castello di Rivalta, inserito nell'omonimo borgo fortificato in


comune di Gazzola, posto a guardia dell'accesso alla val Trebbia
dalla pianura.
Grazzano Visconti (Vigolzone), fortilizio costruito nel 1395 da
Giovanni Anguissola. Passato nell'ottocento alla famiglia
Visconti di Modrone venne restaurato ai primi del novecento dal
conte Giuseppe Visconti di Modrone il quale fece costruire ex
novo un piccolo borgo fortificato in stile neo-medievale
progettato dall'architetto Alfredo Campanini.
Rocca Viscontea, costruita tra il 1342 e il 1347 per opera della
citt di Piacenza, prima, e dei Visconti, dopo, domina il borgo Il castello di Rivalta visto dal Trebbia
medievale di Castell'Arquato.
Castello di Riva (Ponte dell'Olio), posto sulla riva destra del
torrente Nure, tra il corso d'acqua e la strada che collega Piacenza a Ferriere, controllava il passaggio
dalla pianura alla val Nure.
Castello di Vigoleno (Vernasca), complesso fortificato situato sul confine con il parmense, edificato nel
X secolo, fu poi ripetutamente distrutto finno alla riedificazione nelle forme attuali avvenuta nel 1389.

Siti archeologici

Velleia Romana (Lugagnano Val d'Arda), ospita i resti di un municipum romano caduto in rovina a
partire dal IV secolo; nel 1747 vi fu trovata la tabula alimentaria traianea, conservata al museo
archeologico nazionale di Parma.
Piana di San Martino (Pianello Val Tidone), contiene i resti di un insediamento abitato nella preistoria, tra
l'et del Bronzo e l'et del ferro e, poi, successivamente, in epoca tardoantica e medievale[38].

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Aree naturali

Oasi de Pinedo, in comune di Caorso, zona tutelata dal piano


territoriale provinciale e del piano paesistico regionale. Si trova
nella fascia di tutela della centrale elettronucleare e per questo
stata preservata. Si presenta come zone di golena con lanche,
canneti, boschi ripariali e residui di vegetazione planiziale[39].
Parco di Isola Giarola, in comune di Villanova sull'Arda, nato
dopo interventi di rinaturalizzazione su una cava, le sponde,
ormai completamente rinaturalizzate, ospitano flora e fauna degli
Gli scavi archeologici di Velleia
ambienti umidi perifluviali[40].
Parco provinciale Monte Moria, situato tra i comuni di
Lugagnano Val d'Arda e Morfasso con un'estensione di pi di 10
chilometri quadrati. La sua istituzione risale agli anni '20 con l'intento di valorizzare il patrimonio
forestale[41].
Parco fluviale regionale dello Stirone e del Piacenziano compreso tra i comuni di Alseno,
Castell'Arquato, Carpaneto Piacentino, Gropparello, Lugagnano val d'Arda, Vernasca, Fidenza e
Salsomaggiore Terme (questi ultimi due in provincia di Parma), istituito nel 2011 con una legge regionale
unendo i due parchi dello Stirone e del Piacenziano. Nel parco sono presenti reperti fossili dell'era
Terziaria e Quaternaria, portati alla luce dall'erosione[42]
Parco regionale fluviale del Trebbia, comprende tutto il basso corso del Trebbia da Rivergaro alla
confluenza nel Po, per un totale di 4.049 ettari caratterizzati da un ambiente fluviale che alterna periodi di
piena a periodi di siccit in cui il fiume si suddivide in pi parti nel greto ricoperto di ciottoli[43].

Societ
Evoluzione demografica

La tabella seguente riporta l'evoluzione del numero dei residenti nella provincia dal 2001 al 2015[44]:

Anno Residenti

2001 263.855

2002 267.274

2003 270.946

2004 273.689

2005 275.861

2006 278.224

2007 281.616

2008 285.922

2009 288.003

2010 289.875

2011 284.440

2012 286.336

2013 288.483

2014 288.013

2015 286.997

Etnie e minoranze straniere


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Al 31 dicembre 2015 nel territorio provinciale risultano essere residenti 41.227 stranieri (19.989 uomini e
21.238 donne)[45], pari al 14,36%[46] dell'intera popolazione.

Di sotto sono riportate le comunit con pi di 1000 individui[45]:

Romania: 6.395
Albania: 6.291
Marocco: 4.556
Macedonia: 2.979
Ecuador: 2.228
India: 2.194
Ucraina: 2.038
Bosnia ed Erzegovina: 1.193
Egitto: 1.093

Lingue e dialetti

Accanto all'italiano, sopravvive il dialetto piacentino, ascritto alla lingua emiliana nonostante i diversi elementi
condivisi con quella lombarda. Sull'Appennino piacentino sono invece presenti dialetti di transizione tra
emiliano e ligure, che cedono il passo a variet liguri in alcuni comuni dell'alta Val Trebbia.

Religione

Nella giurisdizione ecclesiastica della Chiesa cattolica, gran parte del territorio della provincia coincide con
l'area della diocesi di Piacenza-Bobbio. Essa suddivisa in 7 vicariati e comprende, oltre a gran prate del
piacentino anche l'alta val Trebbia genovese, parte dell'Oltrep Pavese, la val Taro e la val Ceno nel
parmense[27]. Fanno invece parte della diocesi di Fidenza le parrocchie situate nei comuni di Castelvetro
Piacentino, Monicelli d'Ongina e Villanova sull'Arda, riunite nel vicariato della bassa piacentina[47].

Tradizioni e folclore

La zona della provincia pi conservatrice per quanto riguarda il folklore l'area dell'Appennino, cio quella
rimasta pi isolata da certe influenze esterne e dalla modernit. Il patrimonio delle tradizioni di buona parte
dell'Appennino piacentino riconducibile a quello dell'area delle Quattro Province. Con questo nome si
definisce un territorio prevalentemente montuoso suddiviso amministrativamente tra le province di ben quattro
regioni distinte: Genova (Liguria), Piacenza (Emilia-Romagna), Pavia (Lombardia) e Alessandria (Piemonte),
dove la gente ha mantenuto per secoli usi e costumi molto simili. Ci evidente soprattutto per quanto riguarda
i canti, la musica, i balli e le feste popolari. Le alte valli piacentine comprese in questo territorio sono la Val
Trebbia, la Val Tidone, la Val d'Aveto e, soprattutto, la Val Boreca, mentre la Val Nure risente in maniera
minore di questo patrimonio e la Val d'Arda ne esclusa.

Canti

I canti folkloristici di Piacenza e del territorio circostante sono scomparsi almeno dall'inizio del XX secolo.
Facevano parte di un genere noto come matinda, che prendeva il nome dal momento della giornata nella quale
venivano eseguiti, la mattina appunto. I brani della matinda erano per lo pi a carattere amoroso e simili a
quelli di altre zone dell'Italia Settentrionale. Composti da quattro o sei versi - raramente otto - endecasillabi che
seguivano ritmi differenti, venivano intonati durante le attivit lavorative o all'inizio della primavera, con
accompagnamento di chitarra e fisarmonica, per corteggiare le ragazze nubili. I testi erano cantati in dialetto
piacentino, ma talvolta inframmezzati da voci derivanti da variet di altre lingue gallo-italiche o da storpiature
del toscano. Ci stato spiegato con l'origine non autoctona di parte di essi, nati dunque in altre province e
regioni circostanti e adattati al piacentino.

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Il genere era impropriamente conosciuto anche come buinda, termine che in realt indicava un tipo di
composizione poetica di un cantastorie o verseggiatore popolare, che in versi descriveva avvenimenti reali e li
esponeva spesso in forma ironica o satirica. Sebbene siano per lo pi conosciute nella loro versione milanese,
tali opere letterarie, pubblicate su fogli volanti, erano realizzate anche nel Piacentino[48].

I cori dell'Appennino piacentino risultano invece influenzati dal trallallero genovese.

Musica e balli

La musica dell'Appennino piacentino, compreso nell'area delle Quattro province, tradizionalmente eseguita
con piffero dell'Appennino, msa (simile alla piva pi comune in Val Nure) e fisarmonica. La msa, una
cornamusa appenninica ad un solo bordone, forse lo strumento pi caratteristico e che attira le maggiori
curiosit. Al giorno d'oggi vi sono solo un paio di costruttori e anche i suonatori sono rimasti in pochi. Lo
strumento cadde in disuso ad inizio del XX secolo, soppiantata dalla pi moderna fisarmonica. Negli ultimi
decenni ricomparsa ed tornata ad accompagnare il piffero, unendosi addirittura alla fisarmonica. possibile
ascoltare i suonatori di questi strumenti alle feste da ballo nei paesi e nelle frazioni dell'Appennino piacentino
(o in quelli delle tre province limitrofe) o in alcuni festival folkloristici che si tengono in estate.

In occasione di sagre, feste del patrono, festival folkloristici, celebrazioni della Pasqua o del Carnevale
possibile assistere all'esibizione degli strumenti tipici che eseguono musiche da ballo come la giga (a due o a
quattro), la monferrina o l'alessandrina. Esisteva un tempo anche la bisagna, danza scomparsa e recentemente
ricostruita nel comune di Ferriere. Qualcuno l'ha ricordata come un ballo eseguito con i bastoni (come nel ballo
del Morris inglese), dopo che erano andati perduti i passi e per anni era stata riproposta solo come musica per
piffero. Altre fonti non citano per l'uso dei bastoni.

All'inizio dell Novecento nelle campagne piacentine era ancora diffuso il bal dal fer - detto anche bal dal fr
nelle zone montuose - (ballo del ferito), un ballo di gruppo in forma ludica. Accompagnato da chitarra e
fisarmonica, era eseguito da una coppia di ballerini scelti, attraverso battute prestabilite, da una figura che
conduceva le danze. I ballerini si scambiavano un botta e risposta di rime durante la danza, le quali erano
utilizzate per fare complimenti, tessere lodi, lanciare sfide o vendette amorose, effettuare dichiarazioni d'amore
o con l'intento d'indispettire il partner. Dopo un paio di giri si interrompeva per cambiare compagno o
compagna e riprendere con i passi e le rime[49]. Altri balli a figure e a simboli di simile tipologia erano il bal dal
tu-tu, il bal dal cir, il bal dal csin e il bal dal spc' , frequenti sulle aie nel periodo dello scartocciamento del
granoturco[50].

Festivit e celebrazioni

Ad esclusione delle feste patronali, alle quali si sono aggiunte innumerevoli sagre per la promozione dei
prodotti tipici della gastronomia piacentina, sono poche le feste tradizionali sopravvissute alla modernit e allo
spopolamento delle aree rurali, in particolare dell'Appennino. Tuttavia, proprio nelle zone di montagna che si
svolgono ancora le celebrazioni legate al ritorno della primavera. Si tratta del Calendimaggio, che generalmente
si svolge la sera del 30 aprile. Con questo nome si definisce una festa di natura pagana, di probabile origine
celtica (forse collegata a Beltaine), diffusa in quasi tutta l'Europa e che in Italia si mantenuta vitale
prevalentemente nei territori pi isolati. Nell'Alta Val Trebbia piacentina questo evento noto anche come
Carlin di maggio, mentre sui monti della Val Tidone celebrato come Festa d'la galina grisa (Festa della
gallina grigia). Relegati oggi ai centri appenninici, gli appuntamenti legati al Calendimaggio avevano luogo in
una pi vasta zona delle campagne piacentine ancora nella seconda met del XIX secolo[51].

Ancora sentita la ricorrenza legata all'arrivo di Santa Lucia da Siracusa il 13 dicembre. Come in altre localit
della Lombardia, del Veronese e del Trentino, anche nel Piacentino questo giorno molto atteso dai bambini,
cui la Santa durante la notte far visita con l'asinello per dispensare loro dolci e doni di ogni sorta.

Istituzioni, enti e associazioni

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Sanit

Il pi importante centro sanitario della provincia l'ospedale di Piacenza. Questi i principali presidi ospedalieri
provinciali[52]:

Ospedale "Guglielmo da Saliceto" di Piacenza;


Ospedale unico della Valdarda di Fiorenzuola d'Arda;
Ospedale unico della Valtidone di Castel San Giovanni;
Ospedale di Bobbio;

Cultura
Universit

Le sedi universitarie della provincia sono concentrate nel capoluogo


dove si trovano una sede dell'Universit Cattolica del Sacro Cuore di
Milano con quattro facolt (Agraria, Economia, Giurisprudenza,
Scienze della Formazione), alle quali si aggiunge l'interfacolt di Diritto
ed Economia delle banche e dei mercati finanziari[53], una sede del
Politecnico di Milano (Architettura e Ingegneria[54]) e le sedi distaccate
del corso di laurea in Infermieristica e di quello in Fisioterapia La sede piacentina del Politecnico di
dall'Universit degli Studi di Parma[55]. Piacenza ospita inoltre il Milano
Conservatorio di Musica "Giuseppe Nicolini".

Musei

Tra i musei principali della provincia:

Musei a Piacenza

Musei Civici di Palazzo Farnese, ospitati nel palazzo vignolesco, divisi in sezioni dedicate al Medioevo,
al Rinascimento, ai Fasti Farnesiani, ai Vetri e alle Ceramiche, oltre alla Pinacoteca, all'Armeria, al
Museo delle Carrozze, al Museo Archeologico e al Museo del Risorgimento. Qui conservato il fegato
etrusco di Piacenza[56].
Museo di Storia Naturale all'Urban Center, area nata dalla riqualificazione dell'ex macello cittadino,
suddiviso nelle sezioni Botanica, Zoologia e Scienze della Terra[57].
Galleria d'arte moderna Ricci Oddi che raccoglie pi di settecento opere dall'Ottocento ai giorni nostri[58].
Collegio Alberoni, vasto complesso architettonico dotato di una pinacoteca, osservatorio astronomico,
museo di scienze naturali e biblioteca[59].

Musei in provincia

Museo dell'Abbazia di San Colombano di Bobbio, allestito nella parte del monastero originariamente
adibita alle arti liberali e nello scriptorium, include oggetti legati alla storia cittadina, nonch al culto di
san Colombano[60].
Museo archeologico della Val Tidone di Pianello Val Tidone, ospitato nei sotterranei della Rocca
municipale, ospita numerosi reperti rinvenuti nella vallata[61].
Museo archeologico di Travo, con sede nel Castello Anguissola, ospita i reperti raccolti dal Gruppo di
Ricerca Culturale La Minerva in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica dell'Emilia-
Romagna in alcuni dei 175 siti archeologici della val Trebbia[62]
Museo della citt di Bobbio, anch'esso ospitato in un'ala dell'abbazia di san Colombano raccoglie reperti
relativi al Santo e all'attivit dello Scriptorium[63]
Museo diocesano di Bobbio, situato nel palazzo vescovile

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Museo etnografico val Trebbia a Callegari di Bobbio, ideato


come coacervo di oggetti e tradizioni popolari. Il percorso
espositivo presenta vari mestieri tradizionali legati all'economia
rurale della val Trebbia[64].
Museo geologico G. Cortesi di Castell'Arquato, contenente i resti
di un cetaceo fossile ritrovato nel 1934 sui calanchi del monte
Falcone, nonch il cranio di una balenottera scoperto nel 1983 a
Tabiano di Lugagnano e una collezione di molluschi fossili[65].
Museo della Resistenza piacentina di Sperongia di Morfasso,
ospita oggetti e documenti relativi alla resistenza nel piacentino.

Cucina

La gastronomia piacentina vanta di diversi piatti tipici che col tempo


sono diventati molto noti anche al di fuori della provincia stessa, come i
pisarei e fas[66] e i tortelli alla piacentina[67] Un baluardo della
gastronomia piacentina sono i salumi dei quali i tre pi famosi, Il castello Anguissola di Travo, sede del
contrassegnati dal marchio Denominazione di origine protetta (Dop), museo archeologico
sono il Salame Piacentino, la Coppa Piacentina e la Pancetta Piacentina.
Il Piacentino l'unica provincia italiana ad annoverare tre salumi
DOP[68]. Altri non contrassegnati Dop sono la mariola (grosso e corto salame), il salame gentile e il lardo che,
pestato insieme al prezzemolo (pist 'd gras), viene anche usato come ingrediente in diversi piatti[69].

Essi costituiscono un immancabile antipasto, ma altri celebri sono il salame cotto, i ciccioli (chiamati grasi in
piacentino), la bortellina (burtlina in piacentino) della Val Nure, Val Trebbia e Val Tidone (sorta di frittella di
farina, accompagnata coi salumi o coi formaggi)[70], il chisuln o torta fritta[71] (tipica di solo di alcuni comuni
della Bassa Val d'Arda, ma comunissima in altre province dell'Emilia-Romagna a volte col nome di gnocco
fritto) sempre in abbinamento coi salumi), il batar (focaccina della Val Tidone), la polenta fritta e la gustosa
torta di patate della montagna.

Le salse pi note sono la salsa di noci (aj) e il pesto di matrice ligure


sull'Appennino (zona che ha sempre risentito dell'influenza di Genova e
della Liguria), la salsa di prezzemolo e la salsa di fegatini alla Farnese.

Tra i primi piatti vi sono i gi citati pisarei e fas (gnocchetti di pane e


farina con condimento di sugo ai fagioli) e tortelli alla piacentina, gli
anolini o anvin (pasta fresca con ripieno di stracotto di carne) in
brodo[72], gli anolini all'uso della Val d'Arda (variante di quelli appena
citati), i tortelli di zucca (differenti da quelli di Mantova e Cremona per
l'assenza degli amaretti), i tortelli di castagne tipici della montagna, i
malfatti e i maccheroni fatti con l'ago da calza (macaron cun l'agcia) Pisarei e fa
di Bobbio[73], le mezze maniche dei frati (sorta di grossi maccheroni
ripieni), le tagliatelle o le trofie con salsa di noci tipiche della montagna
e della Liguria, il risotto alla Primogenita, il risotto coi funghi, il riso e verza (con costine di maiale), il risotto
coi fegatini, il risotto coi codini di maiale e i panzerotti alla piacentina (cilindretti di pasta fresca al forno
ripieni di ricotta, bietole e grana padano), piatto di recente introduzione.

Comunissimi tra i secondi sono l'anatra e la faraona arrosto, la pcula 'd caval ("pcula" di cavallo)[74], lo
stracotto d'asina, lo stracotto alla piacentina, la bomba di riso di Bobbio[75], le lumache alla bobbiese[76], il
tasto o tasca (punta di vitello ripiena) variante della cima alla genovese che di casa sull'Appennino
Piacentino, la delicata anguilla in umido, l'anguilla marinata nota come burattino o bratin, gli zucchini ripieni
dell'Appennino che mostrano chiare tracce liguri e, tra i secondi pi poveri, il merluzzo in umido e la famosa
polenta disponibile in tantissime varianti (consa, cio con strati di sugo e formaggio grana, oppure con i
ciccioli, o in accompagnamento alla pcula 'd caval ecc.).

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I formaggi D.O.P. sono il Grana Padano[77] conosciuto in tutto il mondo


e il Provolone Val Padana, ma in montagna vengono ancora prodotti
formaggi con latte di pecora, capra e vacca (famoso quello da cui
escono i vermi saltari).

Non esiste una grande tradizione dolciaria, comunque i dessert non


mancano: i turtlt (tortelli dolci)[78], le crostate, il latte in piedi[79], il
busln (ciambella) e i buslanin (ciambelline)[80] e la spongata molto
comune in Val d'Arda, una torta probabilmente di origine ebraica
diffusa anche in provincia di Parma. Comunissima sulle tavole del
Buslanin fatti in casa
Piacentino, cos come in altre zone della Lombardia e dell'Emilia, la
torta sbrisolona nata per a Mantova.

Come si nota da questo lungo elenco di ricette della provincia, la citt di Bobbio pu vantare un buon numero
di ricette locali, tanto da essere in alcuni casi separata dalla cucina del resto della provincia per essere
considerata a s stante[81].

Enologia

Molto diffusa nel Piacentino anche la viticoltura (ci sono documentazioni che affermano la conoscenza della
vite nel territorio fin dal primo millenio avanti Cristo[82]), che apporta alla provincia di Piacenza vasta notoriet
nel campo dell'enologia. Infatti diversi sono i vini prodotti sui colli piacentini, tra i quali vini bianchi come:
Malvasia, Ortrugo, Trebbianino Val Trebbia; e vini rossi come: Bonarda, Gutturnio e Barbera, e altri ancora,
che hanno ottenuto il riconoscimento di vini DOC. I vini DOC del Consorzio Colli Piacentini sono ben 21:
Gutturnio, Gutturnio Classico, Gutturnio Superiore, Gutturnio Riserva, Barbera, Bonarda, Bonarda Spumante,
Cabernet Sauvignon, Pinot Nero, Ortrugo, Trebbianino Val Trebbia, Monterosso Val d'Arda, Malvasia,
Sauvignon, Val Nure, Chardonnay, Pinot Grigio, Pinot V.S.Q.P.R.D., Vin Santo, Vin Santo di Vigoleno,
Novello[83][84].

Persone legate alla provincia di Piacenza


San Gerardo da Potenza (Piacenza ? - Potenza 1119), vescovo e
santo patrono di Potenza
Papa Gregorio X (Piacenza 1210 - Arezzo 1276), 184 Papa della
chiesa cattolica
San Corrado Confalonieri (Calendasco 1290- Noto 1351), beato
della chiesa cattolica
Lorenzo Valla (Roma, 1407 - Roma 1507), umanista nato a Roma
da famiglia piacentina
Giulio Alberoni (Fiorenzuola d'Arda 1664 - Piacenza 1752),
cardinale e primo ministro di Spagna Giulio Alberoni
Giovanni Battista Guadagnini (Borgonovo Val Tidone 1711 -
Torino 1786), liutaio

Melchiorre Gioia (Piacenza 1767 - Milano 1829), politico e scrittore


Pietro Giordani (Piacenza 1774 - Parma 1848), letterato
Giuseppe Verdi (Busseto 1813 - Milano 1901), piacentino per parte di madre e padre, stabil la propria
residenza nella localit piacentina di Sant'Agata in comune di Villanova sull'Arda e fu membro del
consiglio provinciale di Piacenza)
Giovanni Battista Scalabrini (Fino Mornasco 1839 - Piacenza 1905), vescovo di Piacenza e fondatore
degli scalabriniani
Luigi Illica (Castell'Arquato 1857 - Castell'Arquato 1919), commediografo e librettista
Lazare Ponticelli (Bettola 1897- Le Kremlin-Bictre 2008), ultracentenario, ultimo soldato francese
vivente della prima guerra mondiale.
Enrico Fermi (Roma 1901 - Chicago 1954), piacentino per parte di padre, Premio Nobel per la fisica

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Edoardo Amaldi (Carpaneto Piacentino 1908 - Roma 1989),


fisico
Silvio Oddi (Morfasso 1910, Cortemaggiore 2001), cardinale
Bruno Cassinari (Piacenza 1912 - Milano 1992), pittore
Agostino Casaroli (Castel San Giovanni 1914 - Citt del Vaticano
1998), cardinale segretario di stato vaticano
Ersilio Tonini (San Giorgio Piacentino 1914 - Ravenna 2013),
cardinale e divulgatore
Francesco Alberoni (Borgonovo Val Tidone 1929-), sociologo
Tarquinio Provini (Cadeo, 1933 - Bologna 2005), pilota
motociclistico
Beppe Recchia (Pontenure 1934 - Milano 2007), regista
televisivo
Giorgio Armani (Piacenza 1934-), stilista
Luigi Albertelli (Tortona 1934, madre e padre nati nel Melchiorre Gioia
piacentino), paroliere
Marco Bellocchio (Piacenza 1939-), regista
Oliviero Toscani (Milano 1942-), fotografo, nato a Milano, ma di
origini piacentine
Giacomo Vaciago (Piacenza 1942 - Piacenza 2017), economista
Franco Bagutti (Piacenza 1943-), musicista
Fabrizio Castagnetti (Lugagnano Val d'Arda 1945-), generale
Ettore Gotti Tedeschi (Pontenure 1945-), economista e banchiere
Gianni Pettenati (Piacenza 1945-), cantante
Antonio Lanfranchi (Ferriere 1946 - Modena 2015), arcivescovo
Pier Luigi Bersani (Bettola 1951-), politico
Fiordaliso (Piacenza 1956-), cantante
Milena Gabanelli (Nibbiano 1959-), giornalista Giorgio Armani
Carla Longeri (Carpaneto Piacentino 1960 - Pavia 2007), storica
dell'arte
Isabella Ferrari (Ponte dell'Olio 1964-), attrice

Paola De Micheli (Piacenza 1973-), politico


Filippo Inzaghi (Piacenza 1973-), allenatore ed ex calciatore
Ippolito Sanfratello (Piacenza 1973-), pattinatore sul ghiaccio,
medaglia olimpica
Barbara Chiappini (Piacenza 1974-) attrice e showgirl
Simone Inzaghi (Piacenza 1976-), allenatore ed ex calciatore
Nina Zilli (Piacenza 1980-), cantante
Daniele Ronda (Piacenza, 1983-), cantante
Mariangela (Piacenza 1984-), cantante
I fratelli Inzaghi

Geografia antropica
Comunit montane

Il territorio piacentino comprendeva tre comunit montane, poi sciolte tra il 2008 e il 2013[85][86][87]:

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Sede
Denominazione Comuni
amministrativa

Bobbio

Cerignale

Coli

Corte Brugnatella
Comunit montana Appennino
Piacentino Ottone
Bobbio
Piozzano

Travo

Zerba

Bettola

Farini

Ferriere
Comunit Montana valli del Nure e
dell'Arda Gropparello
Bettola
Vernasca

Morfasso

Caminata

Nibbiano

Comunit Montana valle del Tidone Pecorara


Nibbiano Pianello Val
Tidone

Comuni

Appartengono alla provincia di Piacenza i seguenti 48 comuni:

Farini
Agazzano Ferriere
Alseno Fiorenzuola d'Arda
Besenzone Gazzola
Bettola Gossolengo
Bobbio Gragnano Trebbiense
Borgonovo Val Tidone Gropparello
Cadeo Lugagnano Val d'Arda
Calendasco Monticelli d'Ongina
Caminata Morfasso
Caorso Nibbiano
Carpaneto Piacentino Ottone
Castel San Giovanni Pecorara
Castell'Arquato Piacenza
Castelvetro Piacentino Pianello Val Tidone
Cerignale Piozzano
Coli Podenzano
Corte Brugnatella Ponte dell'Olio
Cortemaggiore Pontenure
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Rivergaro Vernasca
Rottofreno Vigolzone
San Giorgio Piacentino Villanova sull'Arda
San Pietro in Cerro Zerba
Sarmato Ziano Piacentino
Travo

Comuni pi popolosi

Di seguito riportata la lista dei dieci comuni della provincia ordinati


per numero di abitanti (Istat 30-09-2015):

Pos. Comune Abitanti Stemma

1 Piacenza 102.173

2 Fiorenzuola d'Arda 15.273


Fiorenzuola d'Arda

3 Castel San Giovanni 13.724

4 Rottofreno 12.148

5 Podenzano 9.156

6 Borgonovo Val Tidone 7.920

7 Carpaneto Piacentino 7.687

8 Rivergaro 7.000

9 Pontenure 6.527

10 Cadeo 6.126

Altre citt:

Comune Abitanti Stemma

Bobbio[88] 3.577
Bobbio

Zerba con i suoi 78 abitanti il comune con il pi basso dato di


popolazione nella provincia e nella regione.
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Pos. Comune Abitanti Stemma

48 Zerba 78

Unioni di Comuni

In Provincia di Piacenza sono presenti otto Unioni che raggruppano tutti i comuni del territorio eccetto il
Caminata, Gazzola, Lugagnano Val d'Arda e Piacenza[89]:

Unione Val Tidone, composta da cinque comuni: Borgonovo Val Tidone, Castel San Giovanni, Nibbiano,
Pecorara, Pianello Val Tidone e Ziano Piacentino.
Unione montana alta val Nure, composta da quattro comuni: Bettola, Farini, Ferriere e Ponte dell'Olio.
Unione montana Valli Trebbia e Luretta, composta da otto comuni: Bobbio, Cerignale, Coli, Corte
Brugnatella, Ottone, Piozzano, Travo e Zerba.
Unione Bassa Val Trebbia e Val Luretta, composta da sette comuni: Agazzano, Calendasco, Gossolengo,
Gragnano Trebbiense, Rivergaro, Rottofreno e Sarmato.
Unione Bassa Val d'Arda Fiume Po, composta da sette comuni: Besenzone, Caorso, Castelvetro
Piacentino, Cortemaggiore, Monticelli d'Ongina, San Pietro in Cerro e Villanova sull'Arda.
Unione Via Emilia Piacentina, composta da quattro comuni: Alseno, Cadeo, Fiorenzuola d'Arda e
Pontenure.
Unione Val Nure e Val Chero, composta da cinque comuni: Carpaneto Piacentino, Gropparello,
Podenzano, San Giorgio Piacentino e Vigolzone
Unione alta val d'Arda, composta da tre comuni: Castell'Arquato, Morfasso e Vernasca

Economia
La struttura dell'economia prevalentemente industriale con piccole e medie imprese, soprattutto
manifatturiere. Seguono il settore commerciale, la produzione di servizi alle imprese e il settore delle
costruzioni. Punti di eccellenza sono presenti nella robotica e nell'automazione industriale. Rilevanti per qualit
e quantit sono il settore agricolo e le attivit di trasformazione ad esso collegate.

Servizi

Grazie alla vicinanza strategica con le aree industriali della Pianura padana e alla presenza di importanti vie di
comunicazione (ferrovie ed autostrade) a partire dagli anni 2000 si sono sviluppati vari poli logistici nella
provincia: uno nel capoluogo, nella frazione di Le Mose, a breve distanza dal casello autostradale di Piacenza
Sud, dove si sono insediate aziende come UniEuro, Italiarredo[90] ed IKEA[91]. Il polo piacentino si candida
inoltre ad essere la piattaforma logistica privilegiata per il Porto di La Spezia, a questo scopo nel luglio 2015
stato firmato un protocollo d'intesa tra il comune e l'autorit portuale ligure[92]. Un altro a Castel San Giovanni
dove, sfruttando la vicinanza con Milano, si sono insediate aziende come Conad, Bosch, LG Electronics ed
Amazon per una superficie totale di 1.300.000 metri quadrati[93]. Infine uno a Monticelli d'Ongina che vede la
presenza tra le altre di Whirlpool ed Enel per una dimensione di 144.500 metri quadrati[94].

A poca distanza dal polo logistico del capoluogo si trova il quartiere fieristico, terminato nel 2000 e composto
da 3 padiglioni espositivi per complessivi 14.000 m, un'area esterna da 8000 m, due sale congressi ed una sala
corsi[95].

Turismo

Il capoluogo fa parte del Circuito Citt d'Arte della Pianura Padana insieme ad altre citt lombarde ed
emiliane[96]. Nel 2015 si sono registrati in provincia 222.938 arrivi e 444.944 presenze, di cui circa la met nel
capoluogo[97]. I principali elementi di attrazione turistica della provincia sono l'enogastronomia e i castelli,

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alcuni inseriti nel circuito dell'Associazione dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza. Per quanto riguarda
gli sport invernali nella zona di Bobbio sono presenti piste da sci di fondo e impianti di risalita per lo sci
alpino[98].

Infrastrutture e trasporti
La provincia di Piacenza attraversata da tre strade statali: la Strada
statale 45 di Val Trebbia che conduce a Genova[99], la Strada Statale 9
Via Emilia che unisce Milano a Rimini[100] e la Strada statale 725
Tangenziale di Piacenza. Altre strade in passato statali ed ora passate in
capo alla provincia sono la Strada statale 10 Padana Inferiore[101], SP
359 R di Salsomaggiore e di Bardi, la SP 412 R della Val Tidone[102], la
SP 461 R del Penice, la SP 462 R della Val d'Arda, SP 586 R della Valle
dell'Aveto, la SP 587 R di Cortemaggiore, la SP 588 R dei Due Ponti e
la SP 654 R di Val Nure. La stazione del capoluogo nel 1939

La provincia attraversata anche da due autostrade: l'A1 Milano-Napoli


sulla quale sono posti i caselli di Piacenza Sud e Fiorenzuola (il casello
di Piacenza Nord, anch'esso al servizio del capoluogo si trova invece in
comune di Guardamiglio (LO))[103] e dall'A21 Torino-Piacenza-Brescia
sulla quale sono posti i caselli di Castelsangiovanni, Piacenza Ovest,
Piacenza Sud, Caorso e Castelvetro[104][105].

Il principale nodo ferroviario la stazione del capoluogo, posta sulla


ferrovia Milano-Bologna e capolinea delle linee per Alessandria e
Cremona (quest'ultima senza treni passeggeri circolanti a partire dal
dicembre 2013[106]). Il ponte ferroviario sul fiume Po

La provincia attraversata anche dalla ferrovia Cremona-Fidenza e


dalla linea ad alta velocit Milano-Bologna la quale non presenta per
stazioni nella provincia. Tra il 1932 e il 1967 era attiva la ferrovia Piacenza-Bettola che collegava il capoluogo
con la Val Nure e che fu soppressa, nonostante le proteste dei passeggeri, a causa del deficit accumulato dalla
societ gestrice[107].

Tra il 1881 e il 1938 la provincia era caratterizzata da una vasta rete tranviaria interurbana a vapore, gestita a
partire dal 1908 dalla SIFT, che comprendeva le linee:

Tranvia Cremona-Lugagnano (1900-1923);


Tranvia Grazzano-Rivergaro (1886-1934);
Tranvia Piacenza-Bettola (1881-1933);
Tranvia Piacenza-Cremona (1882-1935);
Tranvia Piacenza-Pianello-Nibbiano (1893-1938)
Tranvia Piacenza-Agazzano (1907-1933);
Tranvia Piacenza-Lugagnano (1897-1938).

Inoltre, dal 1908 il capoluogo fu servito da una rete tranviaria urbana a trazione elettrica, che nel 1924
raggiunse San Rocco al Porto. Le tranvie urbane furono soppresse nel 1955 e sostituite da autolinee gestite
dalla societ Auto Guidovie Italiane[108].

Nel comune di San Giorgio Piacentino presente l'aeroporto militare di Piacenza-San Damiano, fino al
settembre 2016 sede del 50 Stormo dell'Aeronautica militare italiana, e diventato da quella data Comando
Aeroporto Piacenza con un utilizzo a supporto delle strutture operative dell'aeronautica[109].

Amministrazione
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Di seguito presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questa provincia.

Periodo Presidente Partito Carica Note

8 maggio 1995 28 giugno 1999 Dario Squeri centro-sinistra Presidente [110]

28 giugno 1999 28 giugno 2004 Dario Squeri centro-sinistra Presidente [110]

28 giugno 2004 8 giugno 2009 Gian Luigi Boiardi centro-sinistra Presidente [110]

8 giugno 2009 14 ottobre 2014 Massimo Trespidi Il Popolo della Libert Presidente [110]

14 ottobre 2014 in carica Francesco Rolleri Partito Democratico Presidente [110]

Sport
La principale squadra calcistica della provincia stato il Piacenza Football Club, che ha militato per 8 stagioni
in Serie A. Dopo il fallimento del 2011 la squadra cittadina con maggior seguito e ritenuta l'erede del defunto
Piacenza FC il Piacenza Calcio 1919, militante in Lega Pro. La formazione, disputa le partite interne allo
Stadio Leonardo Garilli, come in precedenza il Piacenza FC. Tra le societ calcistiche cittadine vi anche il
Pro Piacenza 1919, che milita per la terza volta in un campionato professionistico, la Lega Pro. Fuori dal
capoluogo la societ principale il Fiorenzuola, capace di raggiungere nel 1995 la finale play-off per la
promozione in Serie B. Negli anni '40 anche l'Olubra di Castel San Giovanni milit per alcune stagioni in serie
C.

Per quanto riguarda la pallavolo, la provincia di Piacenza rappresentata dalla squadra maschile cittadina della
Pallavolo Piacenza (attualmente in serie A1) che ha al suo attivo uno scudetto, una Coppa Italia, una
supercoppa italiana e due coppe europee, e in passato dalla squadra femminile River Volley, nata a Rivergaro e
poi trasferitasi a Piacenza, bi-campione d'Italia, spostatasi a Modena nel 2016[111].

Nella pallacanestro, l'Unione Cestistica Piacentina, nata dalla fusione tra le squadre di Piacenza e Fiorenzuola,
ha disputato il campionato di Legadue nella stagione 2011-2012 prima di non iscriversi e successivamente
fallire. Dopo la scomparsa dell'UCP a rappresentare la pallacanestro a Piacenza c' la Pallacanestro Piacentina
che milita in Serie B e il Piacenza Basket Club fusosi nel 2016 con UC Casalpusterlengo portando la squadra
lodigiana a disputare le partite del campionato di Serie A2 a Piacenza[112].

Sono presenti inoltre diverse squadre di rugby, tra cui le due pi importanti Piacenza Rugby Club e Rugby
Lyons Piacenza che hanno all'attivo diversi campionati di Serie A1/Eccellenza.

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Ponte San Nicol (PD), pagg. 50-65
Francesco Ogliari, Franco Sapi, Ritmi di ruote. Storia dei trasporti italiani volume 10. Emilia-Romagna,
a cura degli autori, Milano, 1969

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