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GUERRA FREDDA: KENNEDY E KRUSCEV

Nel novembre del 1960, scaduto il secondo mandato di Eisenhower, il candidato


democratico John Kennedy divenne presidente degli Stati Uniti dAmerica.
In politica interna, lo sforzo di Kennedy si tradusse in un forte incremento
della spesa pubblica assorbito in parte dai programmi sociali e in
unimposizione dellintegrazione razziale in quegli Stati del Sud che ancora
praticavano forme di discriminazione nei confronti dei neri.
In politica estera, la presidenza Kennedy fu caratterizzata da una linea
ambivalente, divisa tra tema di distensione con lEst e una sostanziale
intransigenza sulle questioni ritenute essenziali.
Il primo incontro tra Kennedy e Kruscev, avvenuto a Vienna nel 1961 e dedicato
al problema di Berlino Ovest (che gli americani consideravano parte della
Germania Federale mentre i sovietici avrebbero voluto trasformarla in citt libera)
si risolse in un fallimento. Gli Stati Uniti riaffermarono il loro impegno in difesa di
Berlino Ovest; mentre i sovietici risposero innalzando un muro che separava le
due parti della citt e rendeva pressoch impossibili le fughe, fino ad allora molto
frequenti anche a causa della povert della parte Est della citt. Ma in questo
periodo, il confronto pi drammatico fra le due superpotenze ebbe per teatro
lAmerica Latina. Allinizio della sua presidenza, Kennedy tent di soffocare il
regime di Castro a Cuba, sia boicottandolo economicamente, sia appoggiando i
gruppi anticastristi che tentarono nel 1961 una spedizione armata nellisola. Lo
sbarco, che avvenne nella Baia dei porci e che, nei piani americani, avrebbe
dovuto portare ad uninsurrezione contro Castro, si risolse in un totale fallimento.
Nella tensione cosi creatasi si inser lUnione Sovietica che non solo offr aiuto
economico e militare a Cuba, ma inizi linstallazione nellisola di alcune basi di
lancio per missili nucleari. Quando nel 1962 le basi furono scoperte da aerei spia
americani, Kennedy ordin il blocco navale attorno a Cuba per impedire alle navi
sovietiche di raggiungere lisola. Per sei drammatici giorni (16-21 ottobre) il
mondo fu vicino a un conflitto generale. Ma alla fine Kruscev cedette e acconsent
a smantellare le basi missilistiche in cambio dellimpegno americano ad astenersi
da azioni militari contro Cuba. Il 22 novembre 1963, Kennedy fu ucciso a Dallas,
in Texas, in un attentato di cui non si giunse mai a scoprire i mandanti; mentre
in Unione Sovietica lottobre del 1964 port alla caduta di Kruscev. A Kennedy
subentr Johnson che fin per legare il suo nome allimpopolare impegno
americano nella guerra del Vietnam.

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LA GUERRA DEL VIETNAM
La guerra del Vietnam si combatt fra il 1964 e il 1975. Il Vietnam era diviso in
due parti:
Vietnam del Nord: retto dai comunisti di Ho Chi-minh
Vietnam del Sud: governato dal regime semidittatoriale del cattolico Ngo
Dinh Diem, appoggiato dagli americani che cercavano di sostituire la loro
influenza a quella francese.
Contro il governo del Sud, si svilupp un movimento di guerriglia (Vietcong)
guidato dai comunisti. Preoccupati dalla prospettiva di unIndocina comunista, gli
Stati Uniti inviarono nel Vietnam del Sud un contingente di militari. Il continuo
impegno militare americano non fu per sufficiente a domare la lotta dei Vietcong
che godevano di vasti appoggi tra la popolazione n a piegare il Vietnam del Nord
che era aiutato da Russia e Cina. Di fronte ad un nemico che evitava lo scontro in
campo aperto e si nascondeva fra la popolazione, lesercito statunitense entr in
una profonda crisi. Negli Stati Uniti, il conflitto vietnamita apparve a larghi settori
dellopinione pubblica come una guerra ingiusta; e i suoi costi e le numerose
vittime furono sempre pi sentiti come insostenibili. Vi furono imponenti
manifestazioni di protesta (molti giovani in et di leva rifiutarono di indossare la
divisa). La svolta della guerra si ebbe nel 1968 quando i Vietcong lanciarono
contro le principali citt del Sud una grande offensiva che mostr tutta la vitalit
della guerriglia. Il successore di Johnson, Nixon, avvi negoziati ufficiali con il
Vietnam del Nord e ridusse progressivamente limpegno militare americano. Ma
contemporaneamente, cercava di rinforzare lesercito sudvietnamita e di allargare
il conflitto agli Stati confinanti, il Laos e la Cambogia, nel tentativo di tagliare i
rifornimenti ai Vietcong. Nel 1973 fu firmato a Parigi larmistizio che prevedeva il
graduale ritiro delle forze statunitensi. La guerra continu per altri due anni fino
a che il 30 aprile 1975 i vietcong e le truppe nordvietnamite entrarono a Saigon,
capitale del Sud. Tutta lIndocina era cos diventata comunista, e gli Stati Uniti
dovettero registrare la prima grave sconfitta di tutta la loro storia.

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LA PRIMAVERA DI PRAGA E LURSS DI BREZNEV
Dopo lallontanamento di Kruscev, il leader indiscusso del paese divenne Leonid
Breznev. In politica estera non si verificarono sostanziali cambiamenti nei
rapporti con i paesi dellEuropa orientale. Solo la Romania, sotto la guida di
Ceausescu, riusc a conquistare una certa autonomia. I dirigenti sovietici
tollerarono la dissidenza rumena, ma si mostrarono intransigenti di fronte al pi
importante esperimento di liberalizzazione mai tentato prima in un paese del
blocco sovietico: quello avviato in Cecoslovacchia allinizio del 1968 e culminato
con la cosiddetta primavera di Praga. Tutto cominci quando Aleksander Dubcek,
leader dellala innovatrice, prese il potere. A differenza del momento ungherese
del 56, lesperienza cecoslovacca non mise mai in discussione la collocazione del
paese nel sistema di alleanze sovietico. Ma essa costitu ugualmente una
minaccia per lUrss, preoccupata per gli effetti di contagio che quel processo
avrebbe potuto avere sugli altri Stati del blocco orientale. Il 21 agosto del 1968, le
truppe sovietiche occuparono Praga e il resto del paese. Con la rimozione di
Dubcek, che fu sostituito da Husak, cominci la fase di normalizzazione. Per tutti
gli anni 70 gli anni del potere incontrastato di Breznev lUnione Sovietica
riusc a mascherare i suoi gravi problemi interni con un certo dinamismo in
politica estera. Un successo effimero fu quello ottenuto dallUrss nel vicino
Afghanistan che si trovava in una posizione chiave per il controllo del Golfo
Persico. Per imporre nel paese, un governo fedele alle loro direttive, i sovietici
inviarono in Afghanistan, alla fine del 1979, un forte contingente di truppe che si
dovette scontrare per quasi 10 anni contro laccanita resistenza dei guerriglieri
islamici. NellUrss di Breznev, coloro i quali manifestarono un certo dissenso
riguardo questa dispendiosa campagna furono incarcerati o addirittura internati
in cliniche psichiatriche. Una svolta radicale per lUnione Sovietica e per lintero
mondo comunista si verific dopo la morte del 1985 di Breznev con la
conseguente ascesa di Gorbacev. In politica economica il nuovo segretario leg il
suo nome alla parola dordine della perestroika (ossia riforma) proponendo una
serie di interventi volti alla liberalizzazione. Particolarmente allarmante per era
lemergere di movimenti indipendentisti fra le popolazioni non russe gi facenti
parte dellUnione. Le prime a muoversi furono le repubbliche baltiche annesse
allUnione Sovietica in seguito al patto Moltov-Ribbentrop dellagosto 1939;
seguirono poi le repubbliche caucasiche. Ancora pi importante delle riforme fu
lavvio di un processo di liberalizzazione condotto allinsegna della glasnost
(trasparenza, libert despressione). Conseguenza di ci, fu il rilancio del dialogo
con lOccidente, in particolare con il presidente degli USA Ronald Reagan
desideroso di chiudere il proprio mandato in bellezza. Nellincontro fra i due
svoltosi a Washington nel dicembre del 1987 si arriv ad uno storico accordo
sulla riduzione degli armamenti missilistici in Europa. Nel 1988 poi lUrss si
impegn a ritirare le sue truppe dallAfghanistan.

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LA CINA DOPO MAO TSE-TUNG
In Cina la fine degli anni 70 vide compiersi un processo di revisione interna
portato avanti da Deng Xiaoping : furono reintrodotte le differenze salariali, i
contadini ebbero loccasione di coltivare i propri fondi e di venderne i prodotti sul
mercato libero. Proprio il contrasto fra una modernizzazione economica e il
mantenimento della struttura autoritaria del potere fu allorigine alla fine degli
anni 80 di un fenomeno di contestazione. Protagonisti della protesta furono gli
studenti dellUniversit di Pechino che diedero vita ad una serie di manifestazioni
pacifiche per chiedere pi libert e pi democrazia. Dopo qualche vano tentativo
di dialogo, il gruppo dirigente comunista guidato dal vecchio Deng Xiaoping
rispose con una brutale repressione militare. Lintervento dellesercito nella piazza
Tienanmen (giugno 89) si risolse in un vero e proprio massacro, provocando lo
sdegno in tutti il mondo democratico.

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LITALIA DAL BOOM ECONOMICO ALLA CRISI DELLA PRIMA
REPUBBLICA
Fra il 1958 e il 1963, in Italia, giunse al culmine il processo di crescita
economico. Furono questi gli anni del miracolo economico in cui il divario che
separava lItalia dai paesi pi industrializzati si ridusse significativamente.
Lesportazione dei prodotti italiani, la solidit della lira e la stabilit dei prezzi
contribuivano a rafforzare limmagine di unItalia ormai avviata stabilmente verso
nuove prospettive di benessere. Il fenomeno pi importante di questi anni fu il
massiccio esodo dal Sud verso il Nord e dalle campagne verso la citt. I
mutamenti economici e sociali suscitati dal miracolo economico si
accompagnarono allinizio degli anni 60 ad unapertura politica nei confronti dei
socialisti. La nuova alleanza fu sancita dal congresso della Dc che si tenne nel
1962, grazie alla sapiente regia del segretario Aldo Moro, che riusc a far accettare
la svolta al suo partito. Fu proprio in questa fase che la politica di centro-sinistra
consegu la realizzazione della scuola media unificata, la nazionalizzazione
dellindustria elettrica con la creazione dellEnel (Ente nazionale per lenergia
elettrica). Nonostante le difficolt incontrate fin dai suoi esordi, la formula di
centro-sinistra sarebbe durata, con fasi alterne, con i governi presieduti fino al
68 da Aldo Moro, poi da Mariano Rumor e da Emilio Colombo. La mobilitazione
degli studenti universitari iniziata nel 68 port alloccupazione di numerose
facolt e a grandi scontri con le forze dellordine. La contestazione giovanile in
Italia riprendeva temi e obiettivi gi presenti negli arti movimenti studenteschi dei
paesi occidentali (protesta contro la guerra in Vietnam, lantiautoritarismo,
lavversione alla civilt dei consumi). Inoltre individu il suo interlocutore
privilegiato nella classe operaia. Nei primi anni 70, la debolezza dellesecutivo di
fronte alle tensioni della societ apparve in tutta la sua evidenza nelle frequenti
crisi governative. Intorno alla met degli anni 70, il segretario del partito
comunista Enrico Berlinguer sostenne la necessit di giungere ad un
compromesso storico, ossia ad un accordo di lungo periodo fra le forze comuniste,
socialiste e cattoliche come unica via per scongiurare i rischi di soluzioni
autoritarie. Lesito delle elezioni del giugno del 1976, che aveva visto la fine del
centro-sinistra, lasciava aperto il problema di una nuova formula di governo; e
visto che i socialisti non erano pi disponibili a far parte del centrismo, lunica
soluzione praticabile risiedeva nel coinvolgere il Partito comunista nella
maggioranza. Si giunse cos alla costituzione di un governo democristiano guidato
da Giulio Andreotti. Era una risposta unitaria della classe politica al dilagare del
fenomeno del terrorismo sia di destra che di sinistra. Opposti nella loro matrice
ideologica, i due terrorismi, quello nero e quello rosso, erano diversi anche nel
modo di operare.
Il tratto distintivo del terrorismo di destra era il ricorso ad attentati
dinamitardi in luoghi pubblici con lo scopo di diffondere il panico nel Paese
e favorire una svolta autoritaria. Dopo la strage di Piazza Fontana nel 1969,
vi furono le bombe in piazza della Loggia a Brescia nel 1974 e quelle sul
treno Italicus nello stesso anno. Ma lattentato pi orribile sar quello del 2
agosto del 1980 alla stazione di Bologna.
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Il terrorismo di sinistra, ai primi attentati incendiari, fece seguire sequestri
di dirigenti industriali e di magistrati (come quello del giudice Sossi) e
assassini programmati come quello del procuratore generale di Genova
Coco. Gli autori di queste azioni appartenevano alle Brigate rosse. Nel 1978
le Brigate rosse, consapevoli di disporre di pi consensi, rapirono Aldo
Moro (presidente della Dc e artefice della nuova politica di solidariet
nazionale) uccidendo i cinque uomini della sua scorta. Seguirono 55 giorni
di attesa e di polemiche di fronte alla sofferta decisione del governo di non
trattare il rilascio di Moro con i terroristi. Il 9 maggio Aldo Moro fu ucciso e
il suo cadavere fu abbandonato in una strada del centro di Roma. Un fatto
che, unito al potenziamento delle forze dellordine, avrebbe portato alla
dissoluzione dellultimo nucleo brigatista nel 1988.
Nel complesso, la politica di solidariet nazionale non produsse grandi risultati.
Anzi, in questi anni aumentarono gli episodi di corruzione soprattutto negli enti
locali e nelle imprese a partecipazione statale. Gli scandali giunsero a toccare
anche il presidente della Repubblica Giovanni Leone che fu costretto a dimettersi.
Al suo posto fu eletto il socialista Sandro Pertini che seppe conquistarsi grande
popolarit grazie al suo prestigio morale. Si andava frattanto esaurendo
lesperienza della solidariet nazionale fino ad arrivare ad indire nuove elezioni.
Lunica strada percorribile fu il ritorno alla coalizione di centro-sinistra che vide
per la prima volta la Dc cedere la guida del governo, che fu affidata al leader
socialista Bettino Craxi. Fra gli atti pi significativi della politica di Craxi va
ricordata la firma nel febbraio del 1984 di un nuovo concordato con la Santa
Sede che ritoccava gli accordi del 1929. Ma si giunse nella primavera dell87 alla
crisi del lungo ministero Craxi.

LA CADUTA DEI COMUNISMI


Fra il 1989 e il 1990, con lavvento di Gorbacev, il sistema dei comunismi
dellUrss entr in crisi. Il 9 novembre del 1989 furono aperti i confini fra le due
Germanie e ci fu la conseguente caduta del muro di Berlino. Gli avvenimenti
tedeschi accelerarono ulteriormente il ritmo delle trasformazioni nellEuropa
dellEst. In Cecoslovacchia, dopo una serie di imponenti manifestazioni, il regime
comunista cadde. In Romania il mutamento di regime, che negli altri paesi si era
svolto in forme pi o meno pacifiche, ebbe sviluppi drammatici per la resistenza
opposta dalla dittatura personale di Ceausescu abbattuta nel dicembre del89 da
uninsurrezione popolare. Un discorso a parte va fatto per la Jugoslavia: mentre
infatti le repubbliche di Slovenia e Croazia davano la vittoria ai partiti
autonomisti, in Serbia prevaleva il neocomunismo nazionalista di Milosevic,
deciso a riaffermare il ruolo egemone dei serbi in una Jugoslavia unita. Le
conseguenze pi clamorose del crollo dei regimi comunisti si ebbero per nella
Germania dellEst, dove le elezioni del marzo del 1990 portarono alla vittoria dei
cristiano-democratici che, in pieno accordo coi loro omologhi dellOvest,

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accelerarono i tempi della riunificazione avvenuta il 3 ottobre del 1990. Le spinte
separatiste si accentuarono: anche lUcraina si distacc dallUnione Sovietica.
Gorbacev tent di bloccare questo processo proponendo un nuovo trattato di
unione, meno rigido del precedente, ma tale da assicurare lesistenza dellUrss
come Stato. La sua iniziativa non fu presa in considerazione e il 21 dicembre
1991, ad Alma Ata, in Kazakistan, i rappresentanti di undici repubbliche diedero
vita alla nuova Comunit di Stati indipendenti (Csi) e sancirono la morte
dellUnione Sovietica. Il 25 dicembre 1991 Gorbacev annunci in un discorso
televisivo le sue dimissioni. Nel 1992, a causa di contrasti politici ed economici, la
Cecoslovacchia fu divisa in due repubbliche: una ceca, comprendente Boemia e
Moravia, e una slovacca. In Jugoslavia invece la situazione precipit in seguito al
contrasto tra le aspirazioni egemoniche di Milosevic gi esercitatesi contro le
minoranze albanesi in Kosovo e la volont autonomistica delle repubbliche di
Slovenia e Croazia. Fra il 90 e il 91, prima la Slovenia e poi la Croazia
proclamarono la propria indipendenza tramite dei plebisciti. Lo Stesso fece la
repubblica di Macedonia che si trovava nella parte meridionale della Jugoslavia.
Alla notizia, la struttura federale jugoslava accett lindipendenza slovena e
macedone, ma reag duramente a quella della Croazia che ospitava una forte
minoranza serba. Ne nacque una vera e propria guerra dal 1992 si spost in
Bosnia, visto che anchessa aveva proclamato la sua indipendenza. La Bosnia
divenne cosi teatro di una guerra crudelissima provocata dalla componente serba
presente nel paese. Per giungere ad una tregua darmi, fu necessario limpegno
diretto degli Stati Uniti che agirono sotto la copertura dellAlleanza atlantica. Il 21
novembre un accordo di pace fu firmato a Dayton, negli Stati Uniti. Nel 1998 si
era riproposto in termini drammatici il problema del Kosovo. In risposta alla
protesta autonomista della popolazione di origine albanese, i serbi scatenarono
una durissima repressone che colp soprattutto i civili. Ancora una volta furono i
paesi della Nato, compresa lItalia, ad intervenire con unoperazione militare su
vasta scala: ai primi di giugno del 1999 Milosevic cedette e ritir le sue truppe dal
Kosovo, rimasto da allora sotto il controllo delle forze Nato fino al 2008, anno in
cui il Kosovo dichiarato indipendente. Milosevic venne successivamente arrestato
e consegnato al Tribunale dellAja e processato per crimini contro lumanit: poi
sarebbe morto in carcere nel 2006 prima della fine del processo.

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