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A prescindere dalla versione mitologica biblica (Genesi X-XI) che indica come
discendenti di Sem, figlio del patriarca Noé, tutta una serie di nazioni dell’area
del Vicino Oriente Antico, e dalle analisi scientifiche che mostrano come i
popoli genericamente indicati come “semiti” condividano una notevole affinità
che confermerebbe la discendenza da antenati comuni, quello semita viene
generalmente riconosciuto dagli storici come un vasto ceppo linguistico che
comprende l’Arabo, l’Ebraico, l’Aramaico e le antiche lingue ugaritico-cananee
(da cui discesero gli idiomi parlati dai Fenici e dai Cartaginesi), l’Amarico,
l’Accadico, l’Assiro e l’Amorreo. Quindi anche i Cananei e gli Amorrei
parlavano lingue appartenenti a questo gruppo, benché nella Genesi vengano
descritti come “figli di Cam”. Al ceppo semita sono inoltre riconducibili gli
idiomi parlati a Malta e a Socotra, nell’Oceano Indiano. Non erano invece
assolutamente semiti, dal punto di vista linguistico, i Sumeri, i Filistei, gli Hittiti
ed i popoli egeo-lelegici della costa anatolica quali i Misi-Troiani, i Lidi, i Lici, i
Cari, etc.
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Ilde Garda I Casti
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Ritengo quindi, personalmente, che il concetto di “semita” sia da intendersi
prevalentemente dal punto di vista linguistico, come dovrebbe essere del
resto per il concetto di “indo-europeo”, per quanto alcuni archeologi la
pensino diversamente. Quello indo-europeo è infatti un ceppo puramente
linguistico. Non sono esistiti nell’antichità popoli indo-europei, ma popoli che
parlavano o che adottarono idiomi del ceppo indo-europeo.
Dirsi oggi “antisemiti” sarebbe un po’ quindi come dirsi anti-fenici, anti-assiri
o anti-maltesi, oppure anti-arabi o anti-ebrei, anche se, volgarmente, questo
concetto viene comunemente applicato all’ultima di queste accezioni.
Per poter comprendere cosa sia in realtà il Sionismo e quali ne siano i reali
scopi ed obiettivi, è necessario fare un passo indietro nella storia e prendere
atto di una verità “scomoda” e troppo a lungo taciuta.
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Come hanno avuto il coraggio di ammettere nei loro studi alcuni intellettuali
di fede ebraica, tra cui Arthur Koestler, la stragrande maggioranza di quella
che oggi viene considerata la popolazione “ebraica” mondiale non ha alcun
legame storico con la terra di Israele. Essa non discenderebbe, infatti,
dall’Israele biblico, bensì dall’antico popolo dei Khazari, stanziato già attorno
al VII° secolo in quella grande regione oggi corrispondente alla Russia
meridionale e all’Ukraina, fino alle montagne del Caucaso. Si tratta di una
grande verità storica sempre accuratamente taciuta dai vertici sionisti, in
quanto, come ha apertamente sottolineato Alfred M. Lilienthal, ex funzionario
del Dipartimento di Stato U.S.A., essa rappresenta di fatto “il tallone di
Achille di Israele”, perché dimostrerebbe come le rivendicazioni territoriali dei
sionisti sul territorio della Palestina non avrebbero in realtà alcun
fondamento storico oggettivo.
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Il nome “Khazar” sembrerebbe derivare dalla radice turca “qaz”, che significa
“vagabondare”. Come sottolinea Lawrence M. F. Sudbury, come per le loro
origini nomadiche, anche per quanto riguarda tutta la iniziale storia khazara di
stanziamento nell’area a sud dell’odierna Russia, le certezze sono molto
poche. Certamente i Khazari dovevano essere parte dell’impero Göktürk,
fondato dal clan Ashina dopo la loro vittoria contro gli Juan nel 552. Molto
probabilmente, quando le guerre tribali portarono alla frantumazione di tale
impero e allo sviluppo di numerose confederazioni minori, i Khazari rimasero
fedeli agli Ashina, tanto che nel 670 li troviamo in guerra contro i Bulgari, della
cui migrazione verso occidente furono probabilmente causa.
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I Khazari arrivarono a controllare un impero esteso e potente che si
estendeva per buona parte della Russia e che aveva come naturali confini il
Mar Nero, il Mar Caspio, i Monti Urali e la Catena del Caucaso, confinando
a Sud-Ovest con l’Impero Bizantino, a Nord-Ovest con la Rus’ di Kiev, a
Nord con le terre abitate dai Bulgari del Volga ed a Sud-Est con la Persia.
Erano per lo più commercianti e “mediatori” e riscuotevano le tasse sulle
merci che attraversavano le loro terre, beneficiando della posizione
strategica del loro territorio, attraverso il quale passavano le rotte fluviali
che dal Mar Nero conducevano sul Mar Baltico. Il Khanato di Khazaria era
così continuamente attraversato da mercanti norreni, greci, arabi, bulgari e
persiani diretti a Nord e a Ovest e divenne un importante centro economico
e politico, luogo di incontro e di reciproco influsso tra lingue, culture e
religioni diverse (Islam, Cristianesimo, Animismo, Ebraismo).
In questa prima “fase nazionale” i Khazari dovevano essere già divisi nelle
due caste dei Khazari bianchi, guerrieri e nobili con supremazia territoriale e
dei Khazari neri, artigiani e commercianti sottomessi ai primi, dovevano
aver già adottato il sistema turcomanno di successione monarchica, che
prevedeva la presenza di un potere dualistico, con un re supremo (kargan)
e un comandante dell’esercito (bek), e stavano per compiere quello
stranissimo processo storico-religioso che li avrebbe resi un unicum nella
storia: la conversione di massa all’Ebraismo.
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Attorno al 740 d.C., infatti, il Khan khazaro Bulan si convertì all’Ebraismo,
imponendo tale religione a tutte le popolazioni dei suoi domini. Ciò
determinò una brusca rottura con il passato, in quanto, sino ad allora, il
khanato khazaro, oltre ad essere rinomato per la sua ricchezza, era noto per
la sua tolleranza religiosa. I kargan del khanato, infatti, intrattenevano
relazioni commerciali e politiche con tutti i paesi circostanti e permettevano
libero culto a chiunque, addirittura lasciando che ogni gruppo religioso
basasse il proprio sistema giuridico sui propri dettami religiosi.
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Dopo l’830, comunque, l’Ebraismo divenne sicuramente religione di stato
dal momento che numerosi ritrovamenti numismatici riportano nomi ebraici
(Zaccaria, Isacco, Sabriele, Obadiah, etc.) scelti dai re al momento della
loro incoronazione. É difficile dire di che tipo di Ebraismo si trattasse, ma
alcuni ritrovamenti a Rostov fanno pensare ad un ruolo centrale esercitato
dall’istituzione del Tabernacolo e ad un culto molto prossimo a quello
descritto nell’Esodo. Sicuramente i Khazari instaurarono strette relazioni
con tutte le comunità ebraiche del Levante e della Persia (tanto che gli
ebrei persiani chiesero espressamente ai kangan khazari di occupare il
Califfato, insorgendo per “distruggere Babilonia”) ma anche con comunità
più lontane, come testimoniano carteggi tra ebrei khazari ed ebrei spagnoli.
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L’alleanza con Bisanzio divenne sempre più stretta, tanto che quando
Giustiniano II°, nel 704, venne esiliato a Cherso, scappò in Khazaria e
sposò la sorella del kagan Busir (sebbene poi, per l’appoggio fornito da
questi all’usurpatore Tiberio III°, dovette rifugiarsi in Bulgaria), mentre nel
711 l’imperatore Filippico ebbe proprio i Khazari come maggiori sponsor per
la sua ascesa al trono. L’imperatore Leone III° arrivò addirittura a dare in
moglie suo figlio Costantino (poi Costantino V° Copronimo) alla principessa
khazara Tzitzak e, non a caso, loro figlio Leone IV° passò alla storia con il
soprannome di “Leone il khazaro”.
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Nel suo ruolo di “stato cuscinetto”, in questo periodo, la Khazaria diventa
sempre più importante ed internazionalmente riconosciuta per la sua
ricchezza, produttività (manufatti khazari sono stati trovati in tutte le aree
mediorientali e in numerosi siti archeologici balcanici) e tolleranza verso
qualunque popolazione, tanto da instaurare in tutta l’area caspica quella che
passò alla storia come “Pax khazarica”.
Come poté, dunque, accadere che in brevissimo tempo uno stato così
potente sparisse praticamente nel nulla?
Le ragioni furono molteplici. In primo luogo, già alla fine del IX° secolo, una
guerra civile interna, mossa da tre clan detti “dei Kabari” in alleanza con
alcuni clan magiari e in rivolta contro il bek dell’epoca devastò intere aree del
paese prima di essere sedata.
Ma la vera causa della morte del khanato ha un nome ben preciso: Rus.
Originariamente i Khazari erano alleati di varie fazioni norrene stanziate
nella zona di Novgorod ed è piuttosto certo che la politica dei Rus venisse
fortemente influenzata dai Khazari, con cui i Norreni condividevano traffici
commerciali (in particolare per quanto riguarda il diritto di navigazione sul
Volga) e l’ostilità più o meno latente verso le popolazioni arabe.
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Intorno al 960, la connivenza piuttosto esplicita del governo khazaro con i
continui saccheggi dei Variaghi contro le città musulmane del Caucaso
meridionale portò ad una rivolta interna da parte della minoranza islamica del
khanato, evidentemente ancora piuttosto numerosa. Per far fronte a questa
emergenza e sedare la rivolta, la nobiltà ebraica decise un mutamento
radicale di alleanze e chiuse le rotte di navigazione sul Volga per tutti i Rus,
tentando di forzare un intervento degli Arabi (tanto che il kangan Giuseppe I°
scrisse al governatore Hasdai Ibn Shaprut: “Devo per forza muovere guerra
[ai Rus], perché se dessi loro la minima possibilità, devasterebbero ogni
lembo di terra fino a Baghdad”) che però non arrivò mai.
Rimasti soli, con continue rivolte di tutti gli alleati e i tributari che si andavano
via via affrancando, i Khazari tentarono una disperata resistenza contro le
numerosissime bande Rus, ma Sviatoslav riuscì a conquistare le fortezze di
Sarkel e Tematarkha nel 965 e ad occupare Itil nel 969, ponendo fine
all’impero khazaro.
Un viaggiatore scrisse che ad Itil, dopo l’attacco dei Rus, “non rimase
neppure un acino d’uva, né una sola foglia sugli alberi”.
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Ci siamo chiesti, poc’anzi, com’è possibile che uno stato così potente possa
essere scomparso, nel giro di pochi anni, praticamente nel nulla. E, con dati
storici alla mano, abbiamo tentato di risolvere questo interrogativo, fornendo
delle risposte plausibili ed obiettive.
La risposta a questo e a molti altri interrogativi sta probabilmente nel fatto che
le popolazioni del dissolto impero khazaro, per quanto molte di esse vennero
assorbite dall’Orda d’Oro, iniziarono a migrare, diffondendosi principalmente
nelle terre slave dell’Europa centro-orientale, gettando le basi di quelle che
diverranno le principali comunità ebraiche di quelle regioni.
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Vi sono tutti gli elementi per dimostrare che gli Ebrei conosciuti come
Ashkenaziti (oltre il 90% degli Ebrei del mondo) discendono dai Khazari,
mentre gli Ebrei Sefarditi, esigua minoranza, sarebbero gli unici ad avere
un’origine semitica e medio-orientale.
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Quanto riportato nell’articolo qui sopra è una ricostruzione concentrata, ma
chiarissima della storia sconosciuta della “tredicesima tribù di Israele”. Il
nome è indicativo di come questa popolazione si sia mimetizzata insieme con
gli Ebrei con ogni modo e mezzo, riuscendo a restare fuori dai libri di storia e
geografia, manipolando la storia che è stata riscritta più e più volte a loro
piacimento e sulla base delle loro esigenze. Gli ebrei sefarditi sono stati usati
come paravento da questa popolazione, attualmente nota come Ashkenaziti
(ma che in realtà non sono che kazari) che, come abbiamo visto, confluirono
verso Gerusalemme, come è stato ben spiegato nell’articolo. Hanno però non
solo mantenuto le loro conoscenze magiche legate allo sciamanesimo “nero”,
ma le hanno anche approfondite trasformando questo Sciamanesimo in vera
e propria Magia Nera che da allora continuano ad applicare per mantenere il
loro potere principalmente concentrato sul livello eterico. Da quel piano
controllano ogni cosa e condizionano le scelte, i pensieri, nonché le vite di
ogni singolo essere umano mediante la capillarizzazione delle loro sedi di
controllo e di potere. Quando nel 1969, durante una riunione che si tenne in
astrale, mi fu concesso di vedere un luogo di cui ora vi racconterò, non ero
ancora in grado di comprendere che cosa avessi davvero visto in quel
momento, primo perché all’epoca avevo circa sei anni, secondo perché mi
mancava questo pezzo di storia a completamento del puzzle. Solo oggi,
grazie alle nuove nozioni apprese in merito alla tredicesima tribù ed il loro
luogo di origine, sono stato in grado di comprendere che quanto mi
mostrarono allora era un enorme, immenso campo di concentramento (con
un’estensione pari alla Sicilia) che si trova sotto terra, ben nascosta dalle
distese di neve e dai ghiacci della Siberia. Quel posto ancora oggi è la sede
del loro potere occulto che corrisponde proprio ai luoghi da cui ufficialmente
sparirono.
Inizialmente eravamo a circa 300 metri di altezza rispetto il livello del suolo e,
come ho detto, tutto ciò che si poteva vedere era una distesa sconfinata e
bianca di neve e ghiacci. I miei accompagnatori, presenti con me alla
riunione, decisero che ero pronto per vedere anche cosa ci fosse sotto i
ghiacci, così scendemmo sotto terra. Ciò che vidi era una distesa di gabbie
piene di uomini senza vesti che soffrivano immensamente e che
continuavano a gridare. Al rientro dal viaggio astrale chiesi come facessero a
rimanere lì e perché non andassero via. Mi fu spiegato che era il loro karma a
tenerli in quelle gabbie perché nella vita precedente molti di quelli che erano
rinchiusi lì erano stati persone importanti (presidenti, ministri, re, capi di
stato , politici, papi, grandi industriali ecc ecc..), ma che quando si erano
reincarnati, i loro carcerieri negromanti erano andati a prenderli per usarli
come pile.
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Cioè quelle persone venivano tenute in vita in quelle condizioni perché da loro
veniva estratta la carica eterica necessaria a portare avanti immensi rituali
realizzati allo scopo di mantenere il dominio. Non ultimo, erano stati sempre
loro a far scoppiare le varie guerre mondiali, garantendosi il potere occulto di
questo mondo. Mi fu spiegato inoltre che dal momento che la gente "dorme"
non può capire che ogni persona è racchiusa dentro una gabbia mentale dalla
quale è difficile liberarsi se non si è coscienti della sua esistenza. Mi fu chiesto
se fosse mia intenzione aiutarli ed io, che all’epoca avevo solo 6 anni risposi
di no. Sorrisero. Tanto mi avevano già arruolato d’ufficio a 5 anni.
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