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Il progetto di architettura come nesso tra teoria e prassi SAGGI E PUNTI

DI VISTA/
ESSAYS AND
VIEWPOINT
Renato Capozzi, Federica Visconti renato.capozzi@unina.it
Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II, Italia federica.visconti@unina.it

Abstract. Il paper intende indagare la distinzione tra teoria e prassi, oggetto quindi, sullo specifico tema della call, intende mostrare come nel
della Call, a partire da una riflessione sull’architettura dimostrando come una
delle specificità di quella che può ancora nominarsi arte del costruire – o “pratica
progetto, modo specifico della conoscenza, vi siano essenziali
artistica” nella nota definizione di Vittorio Gregotti – sia quella di intendere legami di circolarità e ricorsività efficienti tra teoria e opere e
il rapporto tra pensiero e opera non in termini antitetici ma di imprescindibile come tali nessi risultino inscindibili, aderendo alla nota metafo-
circolarità ermeneutica.
La disamina delle posizioni in campo e l’analisi di exempla costituiscono,
ra proposta da Carlos Martí Arís della cèntina e dell’arco (Martí
rispettivamente, premessa e dimostrazione di un ragionamento che, con Arís, 2007): la prima è la struttura/teoria senza la quale non si co-
specifico riferimento a metodi e tecniche nell’ambito di una teoria della struisce il secondo, l’arco/opera, ma è poi destinata a scomparire
progettazione, vuole definire il “punto di vista orientato” a partire dal quale si è
inteso proporre la riflessione sul rapporto teoria/prassi.
lasciando all’opera stessa il compito di testimoniare ed evocare
Parole chiave: theoria, praxis, cultura del progetto, architettura della ragione,
l’esistenza del pensiero che la ha prodotta.
realismo. (R.C., F.V.)

Un punto di vista nel Nella Scuola di Atene di Raffael-


Premessa Se la Theoria è lo sguardo sulla dibattito: realismo e lo, Platone e Aristotele, signifi-
realtà fenomenica con gli occhi architettura cativamente posti al centro, in-
della mente, si deve innanzitutto determinare di quale realtà si dicano rispettivamente il cielo,
stia parlando e, se la praxis è l’attività intenzionale agente su quel- luogo ultraterreno delle idee, e il mondo delle cose sensibili, con
la realtà, si deve chiarire a partire da quali presupposti metodo- la mano aperta verso il basso, verso la materia.
logici e con quali tecniche codificate essa induce modificazioni La filosofia greca, come è noto, ha articolato una doppia accezio-
sulla realtà. In qualche misura si potrebbe affermare che la ne- ne del significato di forma: forma in quanto είδος (èidos) e forma
cessaria integrazione tra le fasi conoscitive e quelle trasformative in quanto μορφή (morphé). L’èidos rappresenta l’idea, lo schema
dello status quo costituisca il punto di innesco di quella circolari- astratto che è visto dalla teoria e perseguito nel progetto, mentre
tà ermeneutica che vede in architettura le opere e le teorie come morphé vuole rappresentare la datità tangibile, la forma sensibile
elementi mutuamente condizionantisi. degli oggetti, prodotto ed esito reale del progetto, fatta di materia
Il dibattito, che ha avuto sempre largo spazio in campo filosofico, informata e presente in re. Se quindi Platone e Aristotele rappre-
è approdato sub specie architecturae, al “realismo critico” di Vit- sentano gli eponimi di due tensioni, spesso inconciliabili, una
torio Gregotti (Gregotti, 2004) ma anche alla recente incursione alla astrazione e l’altra alla attività concreta, una teoria assoluta –
nel mondo della cultura architettonica del dibattito realismo/ nel senso di slegata dalla realtà – e una prassi assoluta – nel senso
antirealismo inauguratosi a valle della proposta di un “nuovo re- di immersa nel mondo materiale –, è d’altra parte vero che l’af-
alismo” da parte di Maurizio Ferraris (Ferraris, 2012). Il saggio fresco, non a caso caro agli “Architetti della Ragione” da Boullée
a Aldo Rossi (Rossi, 1981), è, tra le altre cose, rappresentazione

The architectural project Abstract. The paper aims to investigate Premise sm beginning with the proposal of the
the theme of the Call, the distinction be- If Theoria is a look at the phenomenic “New Realism” by Maurizio Ferraris
as a link between theory tween theory and practice, based on a reality through the eyes of the mind, it (Ferraris, 2012). Thus, the essay about
and practice reflection on Architecture and demonstrat- is firstly to define which reality is been the specific topic of the call aims to
ing that one of the specifics of this art of discussed. If praxis is the intentional show how essential links of circularity
construction – or artistic practice as in the activity that acts on that reality, it is and recursiveness exist in the project,
well-known definition by Vittorio Gregotti – to clarify from which methodological intended as a specific method of
is in the relationship between thought and assumptions and with which codified knowledge. These links are indissoluble
artefact intended not in antithetic terms but techniques the practice modifies reali- following the well-known metaphor
of hermeneutic circularity. ty. In some ways, it is possible to affirm about rib and arch proposed by Carlos
The investigation of points of view and that the necessary integration between Martí Arís (Martí Arís, 2007): the rib
the analysis of exempla are, respectively, cognitive and transformative phases of is the structure/theory without which
premise and demonstration of a reasoning the project are the starting point of the the construction of the arch/artefact
that aims to define, specifically referring to hermeneutic circularity that in archi- is not possible but it is going to disap-
methods and techniques within a theory of tecture identifies artefacts and theories pear leaving to the artefact the task of
architectural design, an “orientated point as mutually influenced elements. witnessing and evoking the existence of
of view” starting from which a reflection on The topic has always been widely de- the thought that made it.
the relationship between theory and prac- bated in the philosophical field and (R.C., F.V.)
tice is proposed. arrived, sub specie architecturae, at the
Keywords: theoria, praxis, design culture, “Critical Realism” by Vittorio Gregotti A point of view within the debate: re-
rational architecture, realism. (Gregotti, 2004) but also into the recent alism and architecture
foray in the world of architectural cul- In the Scuola di Atene by Raffaello, Pla-
ture of the collision realism/anti-reali- to and Aristotle are significantly in the

100 ISSN online: 2239-0243 | © 2017 Firenze University Press | http://www.fupress.com/techne TECHNE 13 2017
DOI: 10.13128/Techne-19741
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01 | Raffaello Sanzio, Scuola di Atene, 1509-11 | 01

dell’ideale umanistico in cui fede e scienza, teoria e prassi coesi-


stono e si relazionano reciprocamente. Così è per l’architettura,
«[…] disciplina che non può essere ridotta a pura tecnica, fina-
lizzata a produrre il nuovo dando a questo un connotato di valore
in sé ma, ugualmente, diversa dalla pura arte perché fondata su
un sistema scientifico, razionale, e soprattutto segnata da una re-
sponsabilità, nel suo rapporto con il reale, che non tocca all’arte.»
(Visconti, 2013).
Dove, perché e quanto questo legame tra teoria e prassi si sia in-
terrotto sarebbe complesso da articolare ed esula dagli obiettivi di
questo saggio, certo è che la contemporanea condizione di “gaia
erranza” (Tafuri, 1982), già annunciata da Tafuri, pur partendo dizione irrinunciabile dell’agire progettante (Habermas, 1985) ma
da obiettivi emancipativi, come è noto, sancendo la crisi della anche, come ad esempio in Gregotti, la riscoperta della tradizione
ragione, ha determinato nelle nostre erratiche pratiche, sovente, del nuovo da porre alla base di un ineludibile rapporto critico con
una marcata deviazione dell’interesse teoretico nella direzione di la realtà e i modi della sua modificazione, necessaria ma razio-
una descrizione letteraria delle attività legate al progetto piuttosto nalmente fondata. Un rapporto più volte sondato, su presupposti
che a un riconoscimento del legame indissolubile con la realtà e lukácsiani (Lukács, 1970), anche nelle teoresi di Antonio Mone-
la sua modificazione. In contrasto con le tesi deboliste e relativi- stiroli (Monestiroli, 1999) e prima ancora in quelle “forme reali-
stiche si sono mosse, in ambito filosofico, da un lato, le istanze ste e popolari” (Monestiroli, 2015) e nella “educazione realista”
epistemiche di Popper e, dall’altro, le tesi di Habermas sull’agire (Rossi, 1987) di cui parlava Aldo Rossi. Ed è proprio sul rinnova-
comunicativo e la negazione della fine del progetto moderno: in to e sempre da rinnovare rapporto con la realtà che, negli ultimi
ambito architettonico alle prime si possono ricondurre le ricerche anni, con il contributo di molti (Biraghi, 2013), la cultura archi-
di Carlos Martí Arís sulla nozione di tipo (Martí Arís, 1990) e alle tettonica italiana e di area tedesca è tornata a riflettere, anzitutto
seconde gli studi di Tomás Maldonado sulla speranza progettua- a partire dalle tesi di Maurizio Ferraris su un possibile “nuovo
le (Maldonado, 1970) insita nel progetto moderno. Se la “teoria realismo” che segnasse sia il superamento della deriva relativi-
dei tre mondi” (Popper, 1975; 2012) ha fornito a Martí Arís l’im- sta postmoderna e della indebita sovrapposizione tra ontologia
palcatura concettuale per la definizione disciplinare della mutua ed epistemologia sia un ritorno ad un costruzionismo tra mente
dipendenza tra progetto e modificazione, mondo fenomenico e ed enti nell’ambito di una chiara distinzione tra oggetti “naturali”,
struttura di fondo delle forme, la critica di Habermas non solo ha “sociali” e “ideali” (Ferraris, 2012 e 2013; AA.VV., 2013). Le istan-
alimentato il dibattito sul significato della modernità come con- ze del nuovo realismo ferrarisiano hanno avuto, nell’ambito del

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02 | Mies van der Rohe, Neue Nationalgalerie, Berlin 1968. Photo ©mferrara

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03 | Louis I. Kahn, Salk Institute for Biological Studies, La Jolla 1965

dibattito architettonico, una serie articolata di conseguenze in nu- La teoria della La teoria della progettazione è
merosi convegni e pubblicazioni che hanno, di volta in volta, visto progettazione e cosa diversa dalla teoria dell’ar-
confrontarsi posizioni riferibili alla tradizione italiana di marca l’Architettura della chitettura in quanto, se la secon-
rossiana, gregottiana e poi monestiroliana con altre, di matrice Ragione da attiene agli statuti di fondo
più ermeneutica, che sovente si sono rivolte piuttosto a filosofi, della Baukunst, la prima osserva
indebitamente tradotti sub specie architecturae. La vasta eco del i modi, “il come”, le tecniche e i presupposti che guidano e rego-
dibattito attorno al realismo come superamento del postmoderno lano l’attività progettante/modificante/trasformante i luoghi, gli
ha visto analoghe interazioni con altri campi del sapere (filoso- spazi, le forme. La prima rimanda a un rapporto con il pensiero
fia, letteratura, scienze cognitive, teoria dell’arte) testimoniata dal generale e di esso si alimenta, la seconda ha, ancor di più, nel
testo di Raffaella Scarpa che le organizza in fasi di successive ri- rapporto con la realtà il suo ineludibile fondamento.
articolazioni disciplinari (Scarpa, 2013). Già nel 1966, nel noto saggio Architettura per i musei, Aldo Ros-
La posizione di chi scrive è che alle opere architettoniche spetti, si aveva chiarito la sua intenzione di definire una “teoria della
all’interno di questa riflessione, uno statuto ibrido che costituisce progettazione” e aveva individuato nel «[…] rapporto che esiste
la loro specificità e anche la loro ricchezza: “oggetti sociali” nel tra visione teorica della architettura e il fare architettura […] il
loro ricercare il riconoscimento collettivo, “artefatti” nella condi- momento più importante della teoria stessa». Partendo da questo
zione materiale ma anche “oggetti ideali” nella loro dimensione presupposto, Rossi si sposta subito sulla osservazione della realtà
predittivo-inventiva. L’architettura, in altri termini, nell’intratte- perché se «[…] l’architettura in senso positivo [è] una creazione
nere un nesso critico con la realtà nella fase analitica e conosciti- inscindibile dalla vita e dalla società in cui si manifesta» «Al-
va, necessita anche di una sua ri-costruzione (realismo positivo) lora l’architettura si presenta come una meditazione sulle cose,
in grado di superare le contraddizioni del presente facendo sem- sui fatti: i principi sono pochi e immutabili ma moltissime sono
pre riferimento ad alcuni principia che abbiano quel carattere le risposte concrete che l’architetto e la società danno ai proble-
astratto e razionale in grado di farsi dimensione collettiva. mi che via via si pongono nel tempo [e] L’immutabilità è data
(R.C.) dal carattere razionale riduttivo degli enunciati architettonici».

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04 | A. Monestiroli (with M. Ferrari, M. Landsberger, T. Monestiroli, R. Neri), Progetto per il palazzetto dello sport di Limbiate, 1998

Sono questi principi che devono produrre «[…] la forma come realtà, i bisogni, le norme) e quelle sintetico-figurali proprie delle
un segno preciso che si colloca nella realtà ed è la misura di un discipline infografiche e artistiche.
processo di trasformazione». Tale ruolo di intermediazione tra la condizione ideale-astratta, in
La teoria della progettazione si appunta proprio su quelle proce- cui i principi ordinano le tecniche, e quella operativa-fabbrile, in
dure metessiche, per citare Platone, che, a partire da temi, fanno cui le tecniche si applicano a determinare forme e oggetti concre-
passare dai principi compositivi alle scelte formali, alla selezione ti, è svolto proprio dal progetto, inteso come momento sintetico
normata degli elementi chiamati a dichiarare il carattere degli al quale concorrono tutte le discipline e che, per sua natura, si
edifici, la loro finalità, in una, il loro significato con intenzionali- oppone a troppo spinti specialismi divisivi. La specificità dell’ar-
tà espressiva. Un sistema ideale nomotetico che si confronta con chitettura e del progetto, quale sistema ordinato di scelte, è ap-
le datità e i bisogni, le istanze tematiche poste dalla realtà/collet- punto quello di prefigurare oggetti ancora non esistenti a partire
tività e produce aggregazioni figurali concrete e tangibili in gra- da principi e assetti persistenti sia in senso temporale che come
do di esprimerle. Una inferenza che parte da principia, discende grado di generalità. In quest’ottica il progetto diventa innanzitut-
ai bisogni, risale alle procedure tecniche e si offre ad una rice- to modo specifico della conoscenza del mondo laddove, ricor-
zione generalizzata in un processo ricorsivo che appare più che dando ancora la metafora proposta da Martí Arís ne La cèntina
deduttivo o induttivo di natura abduttiva e indiziaria (Amirante, e l’arco, l’architettura non può determinarsi se non attraverso le
2014). In tal senso il procedimento scientifico, caratteristico delle opere che però, al tempo stesso, sono prodotte e rialimentano
cosiddette scienze dure, per l’architettura si specifica oltre la nota in verifica/conferma e in emendazione/confutazione quegli as-
distinzione tra arte e scienza, tra teoria e cultura del progetto sunti teoretici legati alla tradizione consolidata del suo spessore
(scire per leges, facere per inventiones) in quanto l’arte del costrui- storico.
re intrattiene insoliti legami di confine tra le procedure deduttive Perché si possa parlare di una qualsivoglia teoria razionale della
(dal tema, dai principi agli effetti) o induttive (le condizioni di progettazione è necessario quindi riconoscere la “necessità del

middle: Plato points out the sky, the reality -, it is also true that the fresco, wandering” (Tafuri, 1982), already inherent to the modern project. If the
otherworldly place of ideas, Aristotle for obvious reason dear to the “Archi- announced by Tafuri, although begin- “Theory of the three worlds” (Popper,
the world of the tangible things, indi- tects of Reason” from Boullée to Aldo ning with emancipatory objectives, by 1975; 2012) gave Martí Arís the con-
cating the material world with his open Rossi (Rossi, 1981), is, among other enshrining the crisis of the reason, of- ceptual structure for the disciplinary
downward hand. things, representative of the humanist ten resulted in a significant deviation definition of the mutual relation betwe-
The Greek philosophy, as is well- ideal in which faith and science, the- in our erratic practices from the theo- en project and modification, phenome-
known, developed a double meaning of ory and practice coexist and relate to retical interest in favour of a literary de- nic world and structure of the objects,
form: form as είδος (èidos) and form as each other. This is true for Architecture scription of design activities instead of the criticism by Habermas not only
μορφή (morphé). The èidos represents «[…] a discipline that can not be redu- the recognition of an indissoluble link improved the debate on the meaning of
the idea, the abstract scheme conside- ced to mere technique, finalized to the with the reality and its modification. modernity as an essential condition of
red by the theory and pursued in the production of the new, giving to this a Opposite to the relativistic and of the the projectual acting (Habermas, 1985)
project, while morphé represents the value in itself but equally different from weak thought thesis, in the philosophi- but also, for example in Gregotti, the
tangible givenness, i.e. the concrete the pure art because it is founded on a cal field, there are, on one hand, the epi- re-discovery of the tradition of the new
form of the objects, the product and scientific, rational system and, above stemic proposals by Popper and, on the to put at the base of a crucial critical re-
the real outcome of the project, made all, marked by a responsibility in its other hand, the theses by Habermas on lationship with reality and its methods
up of informed material and existing relationship with reality that does not Communicative Action and the denial of modification, necessary but rational-
in re. Although Plato and Aristotle re- involve art.» (Visconti, 2013). of the end of the modern project: in the ly founded. This relationship has been
present the eponyms of two, often irre- Where, why and how much this link architectural field the first thesis is rela- investigated many times, based on the
concilable, tensions, one to the abstract between theory and practice was inter- ted to the research by Carlos Martí Arís assumptions by Lukács (Lukács, 1970),
and the other to the concrete activity, rupted is a difficult subject to discuss on the idea of typology (Martí Arís, also in the reflections by Antonio Mo-
an absolute theory – in this sense de- and probably is beyond the scope of 1990) and the second to the studies nestiroli (Monestiroli, 1999) and pre-
tached from reality – and a absolute this text. However, it is clear that the by Tomás Maldonado concerning the viously in those “realistic and popular
practice – in this sense immersed in contemporary condition of “cheerful Projectual Hope (Maldonado, 1970) forms” (Monestiroli, 2015) and in

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05 | Zermani Associati Studio di Architettura, Cappella nel bosco, Varano 2012 | 05

metodo”. In tal senso la proposta metodologica avanzata da An-


tonio Monestiroli (Monestiroli, 1991) appare a chi scrive la più
chiara e operabile nella sua articolazione di temi, questioni, se-
quenze logiche che il progetto ogni volta deve attraversare per
rendersi adeguato ai valori e alle aspirazioni della collettività.
Le tappe del metodo proposto, lungi dal doversi intendere come
meramente sequenziali, sintetizzano ambiti concettuali/astrat-
ti ed effettuali/concreti. La perlustrazione del senso (il tema) si
confronta con la condizione topologica (il luogo) ma anche con
l’idea di città che la presiede; l’adozione di un assetto formale menti (parti individue e a-tomiche) attraverso la mediazione dei
strutturato (il tipo) non può che inverarsi in un sito specifico in tipi (le forme) e il confronto con i modi della costruzione (le tec-
rapporto ai dati delle tecniche (la costruzione) puntando però, niche) responsabili del carattere dell’opera. Questa ricerca di coe-
attraverso gli elementi costruttivi, a esprimere un carattere ade- renza tra principia ed exempla in alcuni casi diviene illuminante.
Conclusioni. La verifica guato (il principio del decoro) In Palladio, ad esempio, i paradigmi dell’antichità, a volte effetti-
negli exempla a quel tema che ha innescato il vamente rilevati a volte dedotti da descrizioni letterarie, divengo-
processo, ribadendo la più volte no il “testo a fronte” delle sue architetture che hanno l’ambizione
evocata circolarità. di essere dimostrative di quella antica bellezza. Chi invece pen-
(R.C.) sava e progettava non come avrebbe fatto un antico romano ma
– con Loos – proprio “da antico romano” è Leon Battista Alber-
La conclusione che si vuole proporre è che, a osservabili e diffusi ti che riformula la teoria vitruviana attraverso il principio della
schiacciamenti, tanto sulla prassi quanto sulla sola speculazione concinnitas e del nihil addi progettando le sue chiese come rica-
astratta quasi mai sistematica, si possa contrapporre l’idea di una pitolazione critica del tema dell’arco di trionfo di tante fabbriche
cultura del progetto, con i necessari connotati interdisciplinari, romane. Sarà proprio l’Alberti a rivendicare all’architettura uno
come attività mediatrice tra pensiero e opere. statuto intellettuale ben più alto della pratica meccanica e ben di-
Le correlazioni essenziali tra teoria e prassi, come già è stato det- stinto anche da quello delle arti liberali: una idea di Architettura
to, sono indagabili solo da una prospettiva analitico-razionale e che è appartenuta ai grandi Maestri di ogni epoca e, tra questi, a
rintracciabili nelle opere – autentica verifica sperimentale dell’ar- Mies van der Rohe e Louis I. Kahn.
chitettura – che a tale opzione logico-razionale appartengono, Mies ha definito l’Architettura «Chiarezza costruttiva portata alla
proponendosi come passaggio tra i temi posti dalla collettività sua espressione esatta» e la Neue Nationalgalerie di Berlino resti-
(le finalità), i luoghi (l’urbano/la natura), la selezione degli ele- tuisce il senso di questa enunciazione. Un tetto cassettonato di

the “realistic education” (Rossi, 1987) tradition of Rossi, Gregotti and Mone- phase, also needs a re-construction In 1966, in the well-known essay Ar-
about which Aldo Rossi used to talk. In stiroli’s school and others, more herme- (positive realism) which is able to over- chitettura per i musei, Aldo Rossi made
recent years and more precisely about neutic, rather looking at philosophers, come the contemporary contradictions clear his intention to define a “design
the renovated and always in need of often wrongly translated sub specie referring always to some principia with theory” and identified «[…] the most
renewal relationship with reality, with architecturae. The vast echo of the de- an abstract and rational character capa- important moment of the theory [in]
many contributors (Biraghi, 2013), bate on the Realism as an overcoming ble of becoming a collective dimension. the existing relationship between a
Italian and German architectural cul- of postmodern has seen similar inte- (R.C.) theoretical vision of architecture and
ture returned to reflect, on the bases ractions with other fields of knowledge making architecture […]». Beginning
of the theses by Maurizio Ferraris on (philosophy, literature, cognitive scien- Design theory and the Architecture with this assumption, Rossi moved
a possible “new realism” able to mark ce, art theory) as well-described in the of Reason to an observation of reality because
the overcoming of the postmodern text by Raffaella Scarpa that describes Design theory is different from a the- if «[…] architecture [is], in a positive
relativistic drift and of the improper the phases of different disciplinary re- ory of architecture because, if the se- sense, a creation connected to life and
overlapping between ontology and epi- articulations (Scarpa, 2013). cond is related to the fundamentals to society where it manifested itself»
stemology and also the return to a con- The idea of the writer is that a hybrid of Baukunst, the first investigates the «Then architecture can be intended as
structionism between mind and things regulation is typical of the architectural ways, “the how”, the techniques and a meditation on things, on facts: the
within a clear distinction between “na- works and this is their specificity and the assumptions that orientate and set principles are few and immutable but
tural”, “social” and “ideal” objects (Fer- richness: “social objects” in their sear- the activity able to design/modify/tran- the concrete answers that architects
raris, 2012 and 2013; VV., 2013). There ching for a collective recognition, “ar- sform the places, the spaces, the forms. and society give to problems over the
were many articulated consequences tefacts” in their material condition but The first is related to a relationship with time are many [and] The immutability
based on the Ferraris’ discourse in the also “ideal objects” in their predictive- general thought and is fed by it, the is given by the rational and reductive
architectural debate. Conferences and inventive dimension. Architecture, in second has an even more unavoidable feature of architectural statements».
publications over time confronted dif- other words, having a critical link with foundation in its relationship with re- These are the principles able to produce
ferent thoughts referred to the Italian reality in its analytical and knowledge ality. «[…] the form as a precise sign that is

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06 | Monestiroli Architetti Associati (with M. Ferrari), Nuova biblioteca provinciale di Pescara, 2004

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07 | Zermani Associati Studio di Architettura, Cappella sul mare, Marsascala, Malta 1989

placed in reality and is the measure of a typical of the hard sciences, is specified city of architecture and the project as 1991) is, according to us, the clearest
transformation process». in architecture beyond the famous di- an ordered system of choices is exactly and most useful proposal in its arti-
The design theory is connected to stinction between art and science, the- that of prefiguring objects that still do culation on themes, questions, logical
the idea of méthexis by Plato because, ory and design culture (scire per leges, not exist starting from pre-existing sequences that the project has to face
starting from themes, the architectu- facere per inventiones) because the art principles and structures both in terms every time in order to reflect the values
ral principles move to formal choices, of construction entertains unusual lin- of time and as degree of generality. In and the aspirations of a society. The sta-
to a norm selection of elements that ks on the boundary between deductive this way, the project becomes, above all, ges of the proposed method, far from
should define building features and (from the theme and the principles to a specific matter of knowledge where, being intended as merely a sequence,
their aims, summarizing their mea- the effects) or inductive (the real condi- recalling again the metaphor by Martí summarize conceptual/abstract and
ning with expressive intentionality. tions, the needs, the rules) procedures Arís in La cèntina e l’arco, architectu- effective/real fields. The searching of a
This is a nomothetic ideal system that and the synthetic-figural procedures re can determine itself only through sense (the theme) confronts the topolo-
is confronted by reality, needs and the typical of the info-graphic and artistic artefacts, the works that, at the same gical condition (the place) but also the
thematic demands posed by reality/ disciplines. time, are produced and produce again idea of city that it contains; the use of
society and produces figural, concrete This intermediary role between the those theoretical statements linked to a formal structure (the typology) can
and real aggregations able to express ideal-abstract, in which principles or- the consolidated architectural tradition become real only in a specific place in
them. This is an inference that starts der the techniques, and the operative- across the expanse of history, verifying/ relationship to the technical data (the
from principles, goes down to needs, effective condition, in which techni- confirming or amending/refuting construction) aiming, through the
goes back to technical procedures and ques are applied to determine concrete them. constructive elements, to express an
offers itself to general reception in a re- forms and objects, is typical of the To talk about any rational theory of appropriate feature (the principle of
cursive process that seems to be abduc- project as a synthetic moment in which design it is thus necessary to recogni- decorum) on the theme that triggered
tive (Amirante, 2014) and presumptive all the disciplines are involved and that, ze the “necessity of method”. In this the process, confirming the frequently
more than simply deductive or inducti- for its distinctive nature, is opposed to sense, the methodological proposal evoked circularity.
ve. In this sense, the scientific process, such a divisive specialism. The specifi- by Antonio Monestiroli (Monestiroli, (R.C.)

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64,80 metri di lato e del peso di 1.280 tonnellate, composto da le istituzioni rappresentano il desiderio insopprimibile di essere
18 moduli di 3,60 metri, è sospeso su soli 8 pilastri nella serie riconosciute, che l’uomo non può procedere in una società di al-
armonica 5-8-5. La disposizione delle travi nelle due direzio- tri uomini senza condividerne certe aspirazioni, che occorre un
ni consente la riduzione dell’altezza del tetto sulla grande luce luogo per il loro esercizio». Il Salk Institute a La Jolla, in Califor-
indivisa dell’aula mentre la posizione degli appoggi realizza la nia, oltre alle singolari soluzioni tecniche – per tutte l’alternarsi
uniforme ripartizione dei carichi e la «sequenza [...] ottima per di piani-impianti e piani utili “sgombrati” di oltre 1.500 metri
avere momento flettente minimo e deformata minima al centro quadrati – evoca la condizione degli antichi monasteri visitati da
della piastra […]» (Capozzi, 2011). I pilastri sono “composti” at- Kahn: la comunità dei ricercatori è una “comunità raccolta” che
traverso più profilati con una rastremazione verso l’alto e a for- si rappresenta tanto nei grandi luoghi della ricerca (i laboratori
mare una figura centrale in pianta: per questo sono stati definiti comuni, la mensa o l’aula di preghiera nel monastero) quanto nei
“colonne”, con il capitello realizzato quasi “per assenza”. Tutto in luoghi della meditazione (i piccoli studioli, le celle dei monaci)
questo edificio è costruzione ma tutto diventa Architettura in un ma soprattutto nel grande spazio centrale, aperto all’orizzonte nel
passaggio stringente da un’idea generale della disciplina alla sua quale converge, simbolicamente, l’architettura di questo “luogo
applicazione rigorosa, attraverso il progetto, all’opera che torna a per la scoperta”: una vera e propria «[…] corte in travertino inci-
esprimere, con intenzionalità estetica, quella idea generale. sa al centro dalla sottile ruga d’acqua la cui realizzazione si deve
A Mies van der Rohe viene spesso “contrapposto” Louis I. Kahn: anche ai consigli di Luis Barragán» (Visconti, 2016).
il primo ha fatto della sintassi elementarista la sua modalità A parere di chi scrive questo modo di intendere la disciplina
espressiva, il secondo si è piuttosto affidato alla stereotomia e alla come legame indissolubile tra teoria e prassi costituisce una li-
massività del muro. In qualche misura si potrebbe definire Mies nea di continuità dell’architettura in tutto il suo spessore storico
un “architetto greco” e Kahn un “architetto romano”. e oggi, meglio, una “linea di resistenza”, nella quale un ruolo si-
In una conferenza alla Tulane University di New Orleans nel 1955 gnificativo assume, nel polimorfo e a volte confuso panorama
Khan dice agli studenti «[…] quello che intendo dire quando af- internazionale, l’architettura italiana: gli architetti che ne fanno
fermo che l’architettura non deve necessariamente essere bella, parte sono stati definiti “responsabili” (Biraghi, Micheli, 2013):
significa che il percorso che porta alla soluzione di un problema «A giustificare questo appellativo basterebbe richiamarsi al
non inizia dalla bellezza e dalla preoccupazione per ciò che si “principio di responsabilità” che Hans Jonas ha posto a fonda-
ritiene bello. Comincia da altre cose, che se poi si traducono in mento di un’“etica per la civiltà tecnologica”. Ma anche a livello
bellezza è un bene»: quelle “altre cose” per Kahn erano le “isti- etimologico la responsabilità si lascia ricondurre con tutta evi-
tuzioni dell’uomo” tant’è che, questa volta all’ETH di Zurigo nel denza alla capacità di fornire risposte, e dunque di porsi sul piano
1969, afferma: «Tutto quello che un architetto fa, risponde prima di una “rispondenza” anziché perdersi in deliranti vaniloqui o in
di tutto ad un’istituzione dell’uomo e poi diventa un edificio. […] narcisistici rispecchiamenti.». Tra i tanti architetti citati, Antonio

Conclusions. Verifying through ex- of typologies (the forms) and the com- intellectual state of architecture which centre of the plate roof […]» (Capoz-
empla parison in the ways of construction was much higher than the mechanical zi, 2011). The pillars are “composed” of
The proposed conclusion is that it is (the techniques) that are responsible practice and differing from that of the more than one metal profile, tapering
possible to oppose the idea of a design for the artefact aspect and its features. liberal arts: an idea of Architecture that upwards and with a central figure in
culture, including interdisciplinary This research of coherence between belonged to the most important Ma- plan: for this reason they were defined
contents, with observable and wide- principia and exempla is, in some cases, sters of every age and, among them, to “columns” where the capitello is reali-
spread levelling down to practice or enlightening. Mies van der Rohe and Louis I. Kahn. zed “by its absence”. Everything in this
abstract speculation, as a mediatory In Palladio’s work, for instance, the Mies defined Architecture as «Clarity building is construction but everything
activity between thought and works/ paradigm of antiquity, sometimes sur- of construction brought to its exact ex- becomes Architecture in the strict
artefacts. veyed, sometimes deducted by literary pression» and the Neue Nationalgalerie transition from a general idea of the
The essential relationship between descriptions, becomes an “alongside in Berlin expresses the sense of this sta- discipline to its rigorous application,
theory and practice, as previously sta- text” of his buildings that aim to de- tement. A coffered ceiling, 64.80 metres through the project, to the artefacts
ted, can be investigated only from an monstrate the same ancient beauty. long and 1,280 tonnes in weight, com- that return to express, with aesthetic
analytic-rational point of view and is On the other hand, Leon Battista Al- posed by 18 modules of 3.60 metres, is intentionality, that general idea.
recognizable in the works/artefacts – berti thought and designed not as an suspended on only 8 pillars, placed in Mies van der Rohe and Louis I. Kahn
authentic experimental verification in ancient Roman would but – as Loos the 5-8-5 harmonic series. The disposi- are often “counterpoised”: the former
architecture – that belong to this logi- would say – exactly “as an ancient Ro- tion of the beams in the two directions chose the syntax by elements as his
cal-rational option, proposing themsel- man”. He reformulated Vitruvio’s theo- allows the height reduction of the roof expressive modality, the latter relied
ves as a transition between the themes ry through the principle of concinnitas on the wide span of the hall, while the rather on stereotomy and massive wall.
proposed by a society (the purposes), and nihil addi, designing his churches placement of the supports realizes an In some ways, Mies could be defined
the places (the urban/the nature), the as a critical interpretation of the theme uniform distribution of the loads, «the as a “Greek architect” while Kahn as a
selection of elements (individual and of the triumphal arc of many Roman optimal sequence in order to have a “Roman architect”.
a-tomic parts) through the mediation buildings. In fact, Alberti asserted an minimum blending moment in the During a conference at Tulane Uni-

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Monestiroli e Paolo Zermani sembrano stabilire un particolare luogo che si rende “riconoscibile a tutti”, come il tumulo di terra
legame, una sorta di “affinità elettiva” con Mies e Kahn. che Adolf Loos, nel bosco, definiva Architettura. Una capacità
Più di un progetto di Antonio Monestiroli è debitore alla lezione della architettura di farsi “luogo” simile a quella sperimentata da
della Neue Nationalgalerie di Berlino: in particolare il Palazzetto Kahn nel Salk Institute e già sondata da Zermani nel progetto
dello sport di Limbiate e la Nuova biblioteca provinciale di Pesca- per la Cappella sul mare a Malta: l’architettura come “cornice” del
ra. Ma ciò che lega in realtà questi edifici a quello di Berlino non paesaggio nel passaggio tra terra e cielo a La Jolla, in quello tra
è tanto la sintassi per elementi quanto quella convinzione, che era terra e mare a Malta.
già stata miesiana, che «[…] a chi progetta [spetti] il compito di Le opere analizzate dimostrano che l’Architettura è forma di
riconoscere i valori dell’epoca attraverso un suo personale punto pensiero che si manifesta nel reale senza però confondersi con
di vista. Così, anche senza rinnegare un procedimento razionale una mera applicazione protocollare di tecniche preformate ma
portato alle sue estreme conseguenze, [si] riconosce l’impossi- necessita, in egual misura, di teoria per realizzare le sue prassi e
bilità di un processo deduttivo dall’epoca all’opera. È necessario di prassi per elaborare la sua teoria. L’incursione fino al contem-
che l’opera risulti dalla definizione dei valori di un’epoca, che poraneo dimostra la possibilità di ricostruire percorsi che, a par-
vanno riconosciuti da chi progetta. Dunque il progetto è attivi- tire dalla lezione dei Maestri e dalla riflessione sul rapporto tra
tà conoscitiva della realtà […] un punto di vista profondamente architettura, pensiero razionale e realtà, siano ancora e di nuovo
realista eppure proiettato verso una realtà nuova.» (Monestiroli, in grado di fornire indicazioni al nostro operare di architetti in
2011). Ciò che lega Berlino a Limbiate e a Pescara è proprio que- un mondo in costante e rapido divenire. Si tratta di una solo ap-
sta riflessione sulla “ragione degli edifici” (Monestiroli, 2010). parente contraddizione tra necessità di fondamenti e condizio-
Analogamente Paolo Zermani afferma che «L’architetto deve ne liquida del presente che Gregotti ha risolto affermando che
parlare attraverso cose riconoscibili da tutti, che non tutti han- «Il realismo come pratica artistica è comunque forma conscia
no ancora riconosciuto» (Zermani, 2010). Le sue opere cercano (o inconscia) di giudizio critico sul presente, sulle condizioni e
un’essenzialità forse ancor più radicale di quella vista, ad esem- contraddizioni su cui ci si fonda, sulle sue prospettive o sulle sue
pio, in Mies e che mira alla astrazione e si affida al muro e al alternative possibili, o anche solo sulle speranze sognate. L’archi-
volume puro per contrapporre l’architettura alla natura, come già tettura deve proporsi alla realtà con ragionata misura e stabilire
aveva fatto Kahn a La Jolla. Più ancora della Chiesa di San Gio- una distanza critica dalle condizioni empiriche, comprese quelle
vanni a Perugia o del Tempio di Cremazione di Parma, è il caso della sua stessa tradizione e delle regole del suo farsi, che vanno
della Cappella nel bosco a Varano che reifica l’idea di architettura interrogate, violate […] senza che il loro orizzonte ontologico
di Zermani. Si tratta di un’architettura fatta solo di una panca, di scompaia […] Realismo è, o dovrebbe essere oggi, soprattutto
un muro e di una croce che su quel muro proietta la sua ombra opporsi al tramonto del senso delle cose.» (Gregotti, 2004).
ma capace, all’interno della natura, di definire un luogo sacro: un (F.V.)

versity of New Orleans in 1955, Kahn tes some significant technical solutions line of architecture over history and More than one project by Antonio Mo-
said to the students: «[…] what I think – alternating floors for equipment and also today, rather a “line of resistance”, nestiroli reflects the lesson of the Neue
when I say that architecture does not “cleared” floors of more than 1,500 in which a significant role is assumed, Nationalgalerie in Berlin: especially the
necessary have to be beautiful, is that square meters – and evokes the structu- in the polymorphic and sometimes Palazzetto dello sport in Limbiate and
the process that leads to the solution of re of the ancient monasteries that Kahn confused international scene, by Ita- the Nuova biblioteca provinciale in Pe-
a problem does not start from beauty has seen: the community of researchers lian architecture: the architects, that are scara. What really binds these buildings
and the concern about what is con- is a “gathering community” that is re- part of this, were defined “responsible” to the one in Berlin is not the syntax
sidered beautiful. It starts from other presented in the large places of research (Biraghi, Micheli, 2013): «To justify this by elements but the belief, already in
things, if then they translate into be- (common laboratories, the canteen or appellation it would be enough to refer Mies, that «[…] to architect [has] the
auty, it is good»: those “other things” the church in the monastery) and also to the “responsibility” principle that task of recognizing the values of his
were for Kahn the “institutions of hu- in the places of meditation (the small Hans Jonas described as the founda- time through a personal point of view.
man beings”. In fact, during another studios, the monks’ cells) but, above all, tion of an “ethics for the technological Thus, even without denying a rational
conference at ETH in Zurich in 1969, in the huge central space, open to the civilization”. But also, at the etymologi- procedure brought to its extreme con-
he stated: «Everything architects do, horizon in which the architecture of cal level, the responsibility is left quite sequences, the impossibility of a deduc-
responds first of all to institutions of this “place for discovery” symbolical- clearly to the ability to provide answers, tive process from the era to the artefact
human beings, then becomes a buil- ly converges: «[…] really a travertine and thus to place itself on the level of can be recognized. It is necessary that
ding […] the institutions represent an courtyard engraved in the middle by a “compliance” rather than loses itself the artefact results from the definition
unsuppressed desire to be recogniza- the thin water line that was suggested in delirious empty talks or narcissist of the values of an era, that have to be
ble, denote that a man can not proceed and inspired by a sketch of Luis Bar- contemplations.». Among the many recognized by those who design. The-
in a society of other men without the ragán» (Visconti, 2016). quoted architects, Antonio Monestiroli refore, the project is the activity of the
sharing of aspirations, that a place for This way of thinking about discipline and Paolo Zermani seem to establish a knowledge of reality […] a deeply rea-
their expression is necessary». The Salk as indissoluble link between theory significant link, a kind of “elective affi- listic new point of view albeit projected
Institute in La Jolla, California, illustra- and practice represents a continuity nity”, with Mies and Kahn. toward another reality.» (Monestiroli,

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and Pescara is exactly this reflection on that becomes “recognizable to everyo- reflection on the relationship between to the sunset of the sense of the things.»
the “reason of the buildings” (Monesti- ne” like the earthen mound that, in the architecture, rational thought and reality, (Gregotti, 2004).
roli, 2010). forest, Adolf Loos defined Architectu- could again give directions to our acting (F.V.)
In the same way, Paolo Zermani stated re. The ability of architecture to become as architects in a quickly and constantly
that «The architect has to talk throu- “place” similar to that experimented on changing world. It is only an apparent
gh things which are recognizable by by Kahn in the Salk Institute and also contradiction between necessity for fun-
everyone, which not everyone has re- investigated by Zermani in the project damentals and liquid condition of the
cognized yet» (Zermani, 2010). His of the Cappella sul mare in Malta: archi- present that Gregotti dissolved stating
buildings aim at an essentiality perhaps tecture as a framework of the landscape that «Realism as artistic practice is in any
more radical than that seen, for exam- in the transition between earth and sky case a conscious (or unconscious) form
ple, in Mies and that aims at abstraction in La Jolla, between earth and sea in of critical judgement on the present, on
and relies on the wall and pure volume Malta. the conditions and the contradictions
in order to oppose architecture and The analysed works of architecture de- on which we rest, on its perspectives or
nature, as Kahn already did in La Jolla. monstrate that Architecture is a way of possible alternatives, or even only on
More than the Chiesa di San Giovanni thought that manifests itself in the re- the dreamed about hopes. Architecture
in Perugia or the Tempio di Cremazione ality without confusing it with a mere should propose itself to reality with re-
in Parma, it is the case of the Cappella application of preformed techniques asoned measure and establish a critical
nel bosco in Varano that brings to life but needing equally theory to realize its distance from empirical conditions, also
Zermani’s idea of architecture. It is ar- practices and practice to elaborate its those of its own tradition and of the rules
chitecture composing only of a bench, a theories. The incursion into the contem- of its acting, that could be questioned,
wall and a cross that projects its shadow porary demonstrates the possibility of violated […] without their ontological
on the wall but is able to transform a the reconstruction of paths that, starting horizon disappearing […] Realism is,

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