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CONSERVATORIO STATALE DI MUSICA

“JACOPO TOMADINI” - UDINE


Diploma accademico di II livello in discipline musicali
indirizzo interpretativo

Scuola di pianoforte

Il vero pianista sull’oceano


La vita e il lavoro del musicista di bordo sulle navi da crociera

relatore: Prof. Luca Trabucco

studente: Daniele Russo

a.a. 2017/2018
INDICE 

Prefazione 3

Per cominciare 5

Il pianista da Show-Band 13

Altre professioni musicali a bordo 21

La “party-band” 21

Il duo chitarra/voce e il chitarrista solista 23

Il pianista da “piano bar” 24

Il duo e il trio d’archi 25

Le “band” e “orchestre” ospiti 25

Come ottenere un lavoro su una nave 28

Vantaggi e svantaggi del lavoro sulle navi 33

Considerazioni finali 39

APPENDICE 43

Programma da concerto n. 1 43

Programma da concerto n. 2 44

   

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Prefazione 
Quando mi sono buttato nell’avventura di imbarcarmi su una
nave da crociera in qualità di pianista, non avevo idea di cosa
potessi aspettarmi. Non sapevo con chi avrei suonato, che
musica avrei eseguito, se la vita a bordo mi sarebbe piaciuta,
se avrei sofferto il mal di mare; avevo, nella mia mente, molte
domande senza risposta.

Una volta a bordo, ho dovuto imparare sul campo molte cose,


e trovare da solo la risposta ai quesiti che mi ero posto. E alla
fine del mio primo contratto ho deciso che tutto sommato era
stata un’esperienza positiva, e che sarei stato entusiasta di
cominciare il mio secondo contratto, di lì a breve.

Ecco come mi è venuta l’idea di scrivere questo lavoro: esso è


da una parte il resoconto della mia esperienza, una specie di
“diario di bordo” delle mie avventure; e per un’altra parte vuole
fare da “guida” a chi fosse interessato a fare la stessa
esperienza, ma vorrebbe avere qualche informazione in più,
informazioni che io a mia volta ho reperito con difficoltà, prima
di imbarcarmi.

Spero quindi di fare cosa gradita a chi, incuriosito dal mondo


della musica dal vivo a bordo delle navi, abbia interesse a
capire meglio come si svolge il lavoro in mare, quali siano le

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competenze richieste, e se questo stile di vita sia adatto o
meno alle proprie aspettative.

Daniele Russo

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Per cominciare 
Sono le sette di mattina di una giornata di inizio agosto. Il
clima tuttavia è ben lontano da quello estivo: la mia leggera
giacca a vento appena riesce a proteggermi dal freddo e dalla
pioggia sottile. Mi trovo infatti di fronte a un albergo alla
periferia di Sidney, cioè nel pieno inverno dell’emisfero
australe; aspetto pazientemente che un bus navetta mi porti
alla nave su cui passerò i prossimi quattro mesi della mia vita.

Il tragitto è piuttosto lungo, ci vuole più di mezz’ora per arrivare


dall’albergo poco distante dall’aeroporto al porto da cui salperà
la nave, che si trova proprio accanto alla celeberrima Sydney
Opera House. Meno di quarantotto ore prima mi trovavo nel
soffocante caldo dell’agosto italiano, ed ora vedo scorrere,
attraverso il finestrino, grigie casupole immerse nel buio e
nella pioggia.

L’occhio però è ripagato dallo spettacolo che si apre appena


giunti in porto: da un lato si erge, vicinissima, l’Opera House;
sullo sfondo troneggia il colossale “Harbour Bridge” (ponte
della baia), e davanti a me si trova una imponente nave da
crociera, lunga quasi trecento metri, e alta quanto un palazzo
di dodici piani. Lo spettacolo è davvero avvincente, e con una
certa eccitazione seguo gli altri membri dell’equipaggio che
come me si imbarcheranno oggi. Tra questi vi sono due

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ragazzi napoletani, arrivati come me la sera precedente, e che
passeranno un paio di mesi nel ventre della nave a lavorare
come operai “tuttofare”. Il resto del gruppetto (una decina di
persone in tutto) è composto di varie nazionalità: ci sono
uomini e donne dall’India, le Filippine, Indonesia, Stati Uniti
d’America, Inghilterra, e così via.

Il gruppo così composto quindi segue le istruzioni di un


addetto che si occupa dei nuovi arrivati a bordo. Dopo aver
depositato il bagaglio all’esterno della nave, veniamo condotti
in una saletta che si trova al secondo piano della struttura
dalla quale si accede alla nave: un edificio di tre piani, con al
suo interno delle sale di attesa munite di sedie, e persino un
piccolo caffè. I turisti si imbarcheranno qualche ora più tardi,
nella tarda mattinata, e siederanno in queste sale in attesa che
venga chiamato il loro numero e vengano condotti a bordo.

Nel frattempo la sala è vuota, e ai nuovi membri


dell’equipaggio vengono ritirati i documenti necessari
all’imbarco (il passaporto, il certificato medico, un certificato
che attesta il superamento di un corso sulla sicurezza navale,
e un foglio contenente tutti i dati del nuovo membro
dell’equipaggio). A questo punto si viene condotti a bordo, in
compagnia del proprio ​supervisore​, o manager, che nel caso
dei musicisti è il ​Music Coordinator​, personalità di cui ci

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occuperemo più avanti nel racconto. All’ingresso nella nave,
viene fornito un cartellino di plastica con un codice a barre,
che costituisce una forma di identificazione provvisoria; la
sicurezza a bordo delle navi è molto importante, e il
dipartimento addetto a tale mansione opera al pari dei colleghi
che lavorano negli aeroporti: tutti i bagagli vengono
scansionati con le apposite macchine a ​raggi-x e tutti coloro
che accedono alla nave devono passare attraverso un
metal-detector​. Oltre al cartellino identificativo provvisorio, un
addetto alla sicurezza scatta una foto del nuovo arrivato, che
poi verrà stampata sul cartellino definitivo.

Vengo quindi condotto dal supervisore (nel mio caso il ​Music


Coordinator​) in un giro di perlustrazione della nave, per
familiarizzarmi con gli ambienti in generale, e alcuni in
particolare, più importanti, come l’ufficio dell’​Entertainment
department (“dipartimento di intrattenimento”, la più grande
delle tre sezioni in cui è diviso il personale di bordo), l’ufficio
del personale, i luoghi dove i musicisti si esibiscono e
naturalmente, la cabina che funge da alloggio.

E’ il momento infatti di ritirare il bagaglio (che nel frattempo è


stato portato a bordo) e portarlo nella mia cabina, dove faccio
conoscenza col mio coinquilino, un cantante indonesiano che

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fa parte della ​party band​; un personaggio tranquillo, anche se
piuttosto appariscente, un autentico ​showman​.

La cabina è essenziale: ci sono due letti “a castello”, disposti


sulla parete di fondo; a sinistra ci sono due
armadi-guardaroba, una scrivania dotata di televisore e lettore
dvd; la parete di destra è spoglia, eccezion fatta per un paio di
poltroncine addossate ad essa. Il bagno prende circa un terzo
della porzione destra della cabina, e vi si accede tramite una
porta posta accanto all’ingresso principale; anch’esso è
alquanto spartano, ma vi è il necessario. La dimensione della
cabina può variare di molto da nave a nave, ma in generale i
costruttori cercano di ottimizzare lo spazio al massimo, quindi
è probabile che un pezzo di bagaglio di troppo possa divenire
d’intralcio, se non si ha posto per metterlo.

Sistemate le mie cose, esco e faccio conoscenza degli altri


membri della ​show-band​, con i quali suonerò. Infatti il ruolo per
cui ho sostenuto l’audizione presso l’agenzia è quello di
pianista della show-band, ossia il gruppo che accompagna gli
artisti ospiti, che salgono sulla nave per pochi giorni per
cantare o suonare nel teatro della nave. La sera stessa del
mio arrivo, infatti, si terrà uno spettacolo di benvenuto nel
teatro, dove verranno presentati tutti gli artisti che si esibiranno
nel corso della crociera nei prossimi 10 giorni; vengo quindi

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informato che avremo una prova in teatro nel pomeriggio con
uno degli artisti.

Prima di suonare però, ci sono altre cose da fare: alle due del
pomeriggio si tiene la prima ​induction,​ ossia un addestramento
alle procedure di sicurezza della nave. In questa particolare
occasione, ci viene richiesto di recarci con il giubbotto di
salvataggio personale (che si trova nella cabina) in un luogo di
ritrovo sul ponte 4 della nave, ossia quello che si trova appena
sopra il livello dell’acqua. Veniamo condotti quindi attraverso
una scala al ponte 3, dove ci viene illustrato il funzionamento
delle porte a tenuta stagna, e ci viene spiegato che non siamo
autorizzati ad operarle, tranne in caso di reale emergenza (se
dovessimo ad esempio trovarci intrappolati e l’unica via di fuga
dovesse essere attraverso una di queste porte). Le porte a
tenuta stagna infatti hanno un sistema di chiusura idraulico
molto potente, e se usate con disattenzione possono essere
molto pericolose.

Sbrigate queste prime formalità ci avviamo alle nostre


postazioni per l’esercitazione di emergenza con i passeggeri
che prenderanno parte alla crociera: esiste infatti una legge
internazionale, la quale stabilisce che per prima cosa, prima
ancora che la nave lasci il porto, tutti i passeggeri sono tenuti
a prendere parte all’esercitazione, nella quale si prende

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confidenza con la posizione delle zone di raccolta in caso di
emergenza, e delle varie procedure di sicurezza da adottare in
diverse situazioni (incendio, uomo a mare, ecc.). L’equipaggio
quindi (musicisti inclusi) è tenuto a dirigere le operazioni di
smistamento dei passeggeri nelle varie stazioni di raccolta, e
ad assicurarsi che i passeggeri sappiano come va indossato
correttamente il giubbotto di salvataggio.

Sino a qualche anno addietro, l’esercitazione con i passeggeri,


per legge, era da tenersi entro le 24 ore dal momento in cui la
nave lasciava il porto; dopo la tragedia capitata alla nave
Costa Concordia nel 2012, la normativa è cambiata.
L’incidente infatti si verificò solo qualche ora dopo che la nave
era salpata, e i passeggeri, che non avevano ancora preso
parte all’esercitazione, erano piuttosto confusi e disorientati,
non sapendo quali misure prendere in una situazione di reale
emergenza. Sebbene un evento del genere abbia grande
risonanza presso i media, tuttavia al giorno d’oggi è piuttosto
raro che una nave passeggeri di considerevoli dimensioni sia
vittima di un affondamento; gli incidenti più frequenti a bordo
riguardano gli incendi, e non sono meno pericolosi di una falla
nello scafo. Un cortocircuito, o un mozzicone di sigaretta
acceso, sono alcune tra le cause più frequenti all’origine di un
incendio a bordo.

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Terminata l’esercitazione con i passeggeri è quindi il momento
di recarsi nel teatro per la prova dello spettacolo della sera.
Fortunatamente non si tratta di un compito gravoso: essendo
uno spettacolo di benvenuto, dovrò accompagnare con gli altri
ragazzi solo tre brani di una cantante. Il che si rivela una
buona circostanza, poiché tra la stanchezza, il jet-leg e il
movimento della nave (che proprio mentre inizia la prova salpa
e si dirige in acque piuttosto movimentate), non vedo l’ora di
potermi stendere a letto e riposare.

Il teatro è grazioso; come dimensioni ricorda più un grande


auditorium, con poltrone rivestite in morbida stoffa rossa e
dorata, alcuni tavolini sparsi qua e là, sia nella platea che nella
balconata. Il palco è piuttosto ampio, e ha una forma
vagamente circolare, arrotondata nel lato che si trova verso il
pubblico. La prova procede senza intoppi, e dopo una veloce
cena nel ristorante dei passeggeri, alle otto inizia lo spettacolo
di benvenuto.

Finito lo spettacolo, per me è ora di riposare almeno un poco;


il giorno successivo dovrò esibirmi con la band in un’altra sala,
questa volta senza cantante, per un po’ di musica di
sottofondo; suoneremo per lo più ​standard jazz, ma senza
possibilità di provarli. L’avventura è iniziata.

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La nave da crociera “Pacific Jewel” della P&O, ancorata nella
baia di Sydney; a destra il colossale “Harbour Bridge”

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Il pianista da Show-Band 
A bordo di quasi tutte le navi di discrete dimensioni, esiste la
“Show-Band”; è un gruppo musicale che può variare
solitamente dai 3 ai 7-8 elementi, e il cui scopo è di
accompagnare alcuni artisti ospitati sulla nave, o in alcuni casi
di suonare l’intera parte strumentale di uno show nello stile di
Broadway.

La Show-Band prevede un organico minimo di tre strumenti,


solitamente un basso elettrico, una batteria e il pianoforte, o in
alternativa una tastiera elettronica. Un’altra formazione che si
trova spesso è il quartetto che prevede oltre agli strumenti
precedentemente citati anche una chitarra elettrica. Non c’è
virtualmente limite alle dimensioni della Show-Band, se non la
grandezza della nave e la disponibilità di cabine per i musicisti;
tuttavia le formazioni più “sostanziose” che è possibile trovare
sulle navi da crociera prevedono oltre al quartetto di base
anche tre strumenti a fiato (tipicamente tromba, sassofono e
trombone) e una o due “back-vocalists”, ossia cantanti che
provvedono a supportare la voce principale.

La tipologia di spettacolo che prevede l’uso della show-band è


piuttosto vario, ma solitamente si tratta sempre di un numero
musicale in cui un cantante, o un duetto o terzetto di cantanti,
cantano una serie di canzoni organizzate secondo una logica:

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ad esempio un omaggio a un particolare artista, a un
particolare periodo storico o stile musicale, o semplicemente
una collezione di brani che possono cogliere l’attenzione del
pubblico più vasto possibile. Tipicamente si tratta di un
numero di brani che può variare da mezza dozzina a una
dozzina, inframmezzati da aneddoti divertenti, racconti che
servono a collegare tra loro i numeri musicali, e così via.

La tipica routine per la Show-Band consiste quindi in una


prova, solitamente organizzata nel pomeriggio stesso del
giorno in cui si tiene lo spettacolo. Tipicamente, la prova ha la
durata di un’ora (salvo intoppi organizzativi o tecnici) e si tiene
nel teatro della nave, dove la sera avranno luogo i due
spettacoli identici, uno alle ore 19 e l’altro alle ore 21. Lo
spettacolo ha una durata media di 45-60 minuti; pertanto
durante la prova non c’è molto tempo per soffermarsi a
ripetere i brani. Viene principalmente eseguita una lettura di
tutti i pezzi, e se qualche punto è poco chiaro (ad esempio un
dal segno al fine poco leggibile, ecc.) allora è possibile
chiedere di ripetere, per sicurezza, quella parte.

Che tipo di conoscenza musicale è quindi richiesta al


musicista da Show-Band? Innanzitutto (e questa è la prima
cosa che verrà testata in sede di audizione per il posto), è
richiesta un’ottima lettura a prima vista, per i succitati ovvi

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motivi: essendoci tempo per un’unica prova nella quale è
possibile solamente leggere i brani una sola volta, è
indispensabile che la prima lettura sia quasi impeccabile.
Solitamente le parti vengono consegnate con un giorno di
anticipo, in casi eccezionali anche più d'uno, di modo che si
può vederle ed eventualmente studiarle prima della prova.
Non è raro tuttavia il caso in cui le parti vengano assegnate
nel momento stesso della prova, e bisogna essere in grado di
fare fronte anche a questa evenienza.

Bisogna specificare anche il tipo di prima vista richiesta in


questo lavoro è piuttosto ampio e spazia diversi generi:
bisogna essere in grado di leggere una partitura “in stile
classico”, dove tutto è notato come in una sonata o in un
brano di repertorio; ma bisogna anche essere in grado di
leggere e interpretare correttamente le “sigle” degli accordi,
come ad esempio in una parte pianistica di una big band, dove
si possono trovare parti “obbligate”, e parti “improvvisate”, in
cui è necessario fornire un accompagnamento basato
solamente sull’interpretazione di queste sigle. E’ necessario
anche saper improvvisare, quel tanto che basta per creare una
linea melodica interessante in un “solo”, e possibilmente
saperlo fare in più stili differenti.

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Tra le competenze vitali richieste al musicista della ​show-band
c’è anche la capacità di suonare seguendo il ​click in cuffia,
ossia un metronomo elettronico, che ha come scopo di
sincronizzare i musicisti con una traccia pre-registrata, nella
quale spesso sono presenti altri strumenti come gli archi, i fiati,
o altri effetti di musica elettronica, che servono ad arricchire il
suono degli strumenti dal vivo. Sebbene molti strumentisti
siano abituati (in particolare nel mondo della musica classica)
ad ​esercitarsi con un metronomo, non è scontato che
sappiano suonare assieme al ​click​; infatti un errore tipico che
commette il musicista alle prime armi con questo tipo di
tecnologia è quello di seguire il ​click,​ anziché anticiparlo
mentalmente. Il risultato che ne consegue è uno sfasamento
temporale in cui il musicista risulta sempre ​indietro rispetto alla
base musicale.

E’ ottima cosa che il musicista che aspira a questa professione


abbia anche una buona capacità di interazione con il pubblico
e una minima presenza scenica (reattività agli eventi che
avvengono sul palcoscenico), in quanto potrebbe essere
coinvolto dall’artista principale in qualche piccolo “siparietto”, a
beneficio del coinvolgimento del pubblico presente. Può
trattarsi di cose minime, come presentarsi al microfono, come
può trattarsi di coinvolgimenti in prima persona nell’azione
scenica. Solitamente, infatti, uno spettacolo musicale non è

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composto da una serie di canzoni eseguite senza soluzione di
continuità: l’artista, o gli artisti ospiti, intrattengono il pubblico
tra un brano e l’altro raccontando storie, aneddoti divertenti, o
improvvisando a seconda delle reazioni del pubblico. In un
caso alquanto “estremo”, mi è capitato di vedere il bassista
della band coinvolto sul palco, prima in un numero acrobatico
in cui la cantante si fece prendere al volo dopo un salto da
ballerina da ​Grand-Opera​, e successivamente in una
spassosa “proposta” di matrimonio, in cui la suddetta cantante
costrinse il povero malcapitato in ginocchio, obbligandolo a
una dichiarazione formale davanti al pubblico. Inutile dire che
se questi avvenimenti vengono presi con il giusto spirito e un
po’ di autoironia, sono molto efficaci nel divertire il pubblico. E i
colleghi musicisti.

Presso alcune compagnie di crociera (e tra queste vi è quella


in cui ho iniziato a lavorare), alla show-band potrebbe essere
richiesto di suonare, nei giorni in cui non ci sono spettacoli in
teatro, in uno dei bar della nave; in questo caso è richiesta una
musica di sottofondo, che accompagni piacevolmente le ore di
relax degli ospiti. Tipicamente si usa suonare degli ​“standard”
dal repertorio della musica jazz, ossia pezzi conosciuti, che
possono essere eseguiti senza che la band debba provarli
prima (sulla nave infatti potrebbe essere difficile trovare uno
spazio per delle prove d’assieme). Inutile dire quindi che è

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bene che i membri della show band possiedano una certa
proprietà di linguaggio e abbiano in mano almeno i rudimenti
della musica jazzistica. Personalmente, non ho mai studiato la
musica jazz in maniera “formale”, ossia in un’accademia o con
insegnanti privati; è una passione che ho coltivato da
autodidatta, nel tempo libero. Non mi considero un “jazzista”,
ma i rudimenti che ho acquistato nel corso degli anni sono
stati più che sufficienti per fare fronte alle esigenze che la
situazione richiedeva. D’altra parte non si tratta di eseguire un
concerto di musica jazz, ma solo di fornire un solido
sottofondo, in un ambiente dove pare che ci sia un costante
horror vacui​, in cui il silenzio è da aborrire a tutti i costi
(quando non ci sono esibizioni di musica dal vivo, vi è un
continuo sottofondo musicale fornito da i vari sistemi audio, in
tutti gli ambienti della nave, e a tutte le ore del giorno e della
notte).

Un’altra cosa che è importante notare a proposito della


show-band è il ruolo del ​band-leader​, ossia la persona che è
nominata responsabile del gruppo. Sarà quindi la persona di
riferimento durante le prove nel teatro, per qualunque
problema di carattere musicale; è responsabile del modo in cui
la band suona, ed è pertanto deputato a correggere eventuali
difetti o eccessi nel modo di suonare dei suoi colleghi. Nella
situazione sopra citata, quando la band suona musica di

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“sottofondo”, avrà il compito di introdurre (parlando nel
microfono) i brani eseguiti, di presentare la band al pubblico e
di interagire con lo stesso; inutile dire pertanto che una buona
conoscenza della lingua parlata dagli ospiti sulla nave è
essenziale. Un altro compito importante del ​band-leader è
quello di preparare gli spartiti da suonare durante i “set” di
musica di accompagnamento; la tecnologia moderna offre una
soluzione abbastanza semplice tramite i tablet o i computer
che possono essere posti sul leggio, ma esistono ancora
musicisti non “aggiornati”, per i quali è necessario stampare gli
spartiti che si andranno a suonare.

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La “Show Band” a bordo della nave “Pacific Jewel” della P&O
(agosto 2017). Da destra a sinistra, chi scrive al pianoforte, il
batterista canadese Shaun, il bassista inglese Jamie. Il palco
si trova al piano terra dell’immenso atrio centrale, un
open-space che occupa tre ponti della nave in altezza.

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Altre professioni musicali a bordo 
Ovviamente, la “show band” non è l’unico gruppo deputato ad
esibirsi a bordo; al contrario, la richiesta di musica dal vivo è
talmente elevata che esistono diverse figure musicali a bordo.
Qui di seguito verranno elencate alcune, quelle di cui sono
venuto a conoscenza (diretta o indiretta).

La “party-band” 
Come dice il nome stesso, questo è il gruppo deputato a
suonare durante i “party”, le feste che si tengono a bordo
(solitamente feste a tema). Nelle feste a tema, gli ospiti della
nave e il personale in servizio, compresi ovviamente i
musicisti, sono tenuti a un preciso “dress-code”, che può
spaziare da qualcosa di piuttosto generale, come ad esempio
un vestito di colore bianco, a qualcosa di più particolare, come
un abbigliamento “formale”, o in linea con la moda di una
determinata decade del secolo scorso.

La party-band quindi è un gruppo già formato prima di


imbarcarsi sulla nave; ecco perché solitamente i suoi
componenti provengono tutti dallo stesso luogo geografico, a
differenza della show-band. E’ indispensabile per questa
formazione possedere un solido e vasto repertorio di musica
leggera, in grado di spaziare attraverso decenni di successi

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musicali internazionali. Non è raro che una band con una
buona esperienza sia in grado di suonare diverse decine di
migliaia di brani a memoria, e in tutte le tonalità; è vitale infatti
per l’attività della band riuscire a soddisfare qualunque tipo di
richiesta gli venga fatta da parte del pubblico.

Solitamente la formazione comprende quattro elementi: un


batterista, un bassista, un cantante (uomo o donna), e un
chitarrista, o tastierista. La funzione di questo ensemble, come
dicevamo è principalmente di animare le feste a bordo,
alternandosi con il DJ di bordo. Tuttavia la band può essere
impiegata anche per suonare musica di sottofondo durante il
giorno, o per altre attività come il “live karaoke”, in cui gli ospiti
della nave possono cantare accompagnati dalla band dal vivo,
anziché una traccia musicale preregistrata.

Essendo queste le attività principali della band, è scontato che


i suoi membri (soprattutto il cantante) abbiano spiccate
capacità di intrattenimento, non strettamente musicali, in grado
di coinvolgere in massima misura il pubblico, che tipicamente
ha un’età media inferiore ai 40 anni. E’ altresì utile che, oltre al
cantante, gli altri componenti della band siano in grado di
cantare, per armonizzare e sostenere la voce principale.

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Il duo chitarra/voce e il chitarrista solista 
L’abbinamento di chitarra e voce è molto usato a bordo delle
navi, essendo di per sé una combinazione completa di
armonia, ritmo e parole, che non richiede particolari
attrezzature e quindi può essere spostata più facilmente in
punti diversi della nave (cosa non fattibile con altri strumenti,
come ad esempio un pianoforte, o persino una tastiera
elettronica).

Possiamo trovare quindi un duo dove uno solo o entrambi i


componenti suonano una chitarra acustica, e dove entrambi
solitamente (ma a volte anche uno solo) cantano. Altresì
abbiamo il chitarrista solista, che canta accompagnandosi con
una chitarra acustica.

Il repertorio spazia principalmente nella musica pop e rock,


spesso anche country; anche in questo caso, come nel caso
della “party band” è essenziale possedere una quantità di
brani il più ampia possibile; è importante anche saper
soddisfare le richieste del pubblico, anche nel caso di brani
sconosciuti in precedenza, e quindi saper imparare una
canzone nel giro di qualche ora, a volte solamente
ascoltandola da una registrazione reperita in rete.

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Il duo e il solista si esibiscono solitamente all’interno di un bar,
o comunque un locale di dimensioni ridotte, ma possono
anche essere trasferiti sui ponti esterni della nave, all’aperto,
proprio in virtù della facilità con cui si possono spostare.
Potremmo quindi trovarli impiegati sia nel fornire una
piacevole musica di sottofondo per un aperitivo, sia come
attrazione musicale durante la festa che si tiene nel momento
in cui la nave salpa da un porto.

Il pianista da “piano bar” 


E’ il musicista che intrattiene gli ospiti nel bar della nave,
cantando e accompagnandosi al pianoforte. Esistono diversi
“stili” con cui si propongono i pianisti in questo contesto, ma
tutti trovano collocazione tra due estremi: quelli che forniscono
un piacevole sottofondo per accompagnare i drink, e quelli
invece che coinvolgono attivamente il pubblico, facendolo
cantare o addirittura ballare.

Anche in questo caso, è importante avere un repertorio vasto


a portata di memoria; solitamente il pubblico si aspetta un
repertorio che include artisti come Elton John e Billy Joel, ma
bisogna essere aperti alle richieste più svariate. Non guasta
avere sotto le dita anche alcuni “grandi successi” del repertorio

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della musica classica, come ad esempio la “marcia turca” di
Mozart, “per Elisa” di Beethoven, ecc.

Esiste anche il pianista solista che tuttavia non canta, ma solo


suona. Anche in questo caso il repertorio si focalizzerà sulla
musica pop degli ultimi 30 anni, qualche brano di musica
classica non troppo impegnativo e così via. Ovviamente
l’impiego di questa figura è destinato principalmente a creare
un sottofondo musicale per gli ospiti. Tipicamente impiegato in
momenti come “l’ora del té”.

Il duo e il trio d’archi 


Altre due formazioni di cui sono a conoscenza della richiesta
sulle navi da crociera sono il duo (violino e violoncello) e il trio
(violino, viola e violoncello) d’archi. Impiegati in particolare
nelle navi da crociera più grandi, o con clientela più “raffinata”,
trovano impiego solitamente come sottofondo musicale in
ristoranti e bar; il repertorio principale sarà quello classico, ma
vi è sempre più richiesta di musica pop contemporanea,
riarrangiata per la formazione.

Le “band” e “orchestre” ospiti 


Diverso è il concetto delle “band” che vengono ospitate sulla
nave: in questo caso i membri del gruppo non sono veri e
propri membri dell’equipaggio, in quanto non hanno tutti i

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doveri di questi ultimi, ma possiedono uno status a metà tra
quello del passeggero e dell’equipaggio. Tipicamente si
fermano sulla nave per un periodo di tempo molto più limitato
rispetto ai musicisti sin qui descritti; da una settimana a due
settimane, il tempo di una o due crociere.

Una band di questo tipo (o “orchestra” che dir si voglia)


solitamente viene impiegata per l’intrattenimento degli ospiti
durante la sera in uno o più ambienti della nave, solitamente il
bar migliore della stessa.

La formazione in questione può essere molto variabile: da un


classico quartetto con chitarra, basso, batteria e voce, a
diverse combinazioni con o senza tastierista (che può suonare
al posto del bassista), fino a combinazioni più stravaganti,
come ad esempio due violini, chitarra e flauto/voce.

Il repertorio delle differenti “band” è piuttosto vario: si passa


dal jazz tradizionale fino ai brani “pop” più recenti, magari
rivisitati in chiave “soul”.

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“The Running Mates”, duo chitarra-voce a bordo della nave
“Pacific Eden” della P&O.

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Come ottenere un lavoro su una nave 
Il canale più semplice per ottenere un lavoro come musicista
su una nave da crociera è passare tramite un’agenzia di
spettacolo specializzata in questo campo. Se ne possono
reperire diverse sulla rete, basta una semplice ricerca.

Al momento in cui l’autore scrive questo testo, le agenzie più


popolari sono ​Proship​, ​Lime e ​Landau Music​, che forniscono i
musicisti per diverse e importanti compagnie di crociera.
Alcune compagnie di crociera, infine, non si appoggiano su
agenzie musicali (o non solo) e provvedono direttamente alla
selezione dei musicisti per le proprie navi (ad esempio ​P&O
UK​).

Una volta trovata la pagina web dell’agenzia, la procedura è


piuttosto semplice: come prima cosa è necessario compilare
un questionario con i propri dati (o i dati del gruppo musicale),
corredato di un video dimostrativo, un breve filmato - di solito
intorno ai 10 minuti - in cui si eseguono diversi brani. Nel caso
di una band già formata, o un duo, o una posizione da pianista
da piano bar, è necessario anche inviare una lista di brani che
si possiedono in repertorio. Questo è sostanzialmente tutto ciò
che è richiesto per questi tipi di lavoro.

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Per il musicista della ​Show-Band​, tuttavia, la procedura di
selezione è più complessa. Dopo aver spedito il video
dimostrativo (in cui si cerca di spaziare nel maggior numero di
stili musicali possibili) e aver compilato il questionario, se la
agenzia lo ritiene opportuno, il musicista viene contattato per
sostenere un’audizione. Questa audizione è volta a verificare
le capacità effettive di lettura a prima vista e improvvisazione
del candidato.

Poiché le agenzie in questione operano a livello


internazionale, non è sempre possibile sostenere l’audizione
dal vivo, nella sede dell’agenzia. In tal caso, l’audizione viene
organizzata a distanza: si prende appuntamente con l’agente
che si occupa dell’audizione, tenendo conto delle differenze di
fuso orario. Per l’audizione è necessario avere a portata di
mano il proprio strumento, un computer connesso a internet
(con una stampante), una videocamera, un impianto di
amplificazione per riprodurre delle basi musicali su cui si dovrà
suonare. Quindi, mezz’ora prima dell’ora fissata per
l’audizione, l’agenzia spedisce via e-mail una serie di spartiti,
che dovranno essere stampati; questi trenta minuti vengono
utilizzati per dare una veloce lettura alle partiture e per
impostare la riproduzione delle basi musicali (inviate
contestualmente agli spartiti).

29
All’ora fissata per l’audizione, l’agente contatta
telefonicamente il candidato, il quale dovrà a quel punto
avviare la videocamera e seguire le istruzioni impartite
dall’agente esaminatore. Costui solitamente è un musicista
specializzato nello strumento del candidato; le grandi agenzie
infatti hanno un agente dedicato ad ogni strumento, il quale
durante l’audizione darà direzioni al candidato e farà richieste
particolari (come ad esempio ripetere un dato passaggio
cambiando il modo di suonare, utilizzare un differente accordo,
ecc.).

Per quanto riguarda il pianoforte, le partiture inviate sono di


diversi tipi: anzitutto un brano simil-classico (come ad esempio
un brano da un'operetta), per testare l’effettiva lettura a prima
vista delle note scritte. Quindi alcuni brani scritti alla maniera
dei “Real Books”, ossia con la melodia scritta sul
pentagramma e le sigle degli accordi sopra quest’ultima;
questo per testare la velocità di lettura e interpretazione delle
sigle, e per verificare le abilità nell’improvvisazione o nella
creazione di un accompagnamento per un solo, o per la linea
melodica del cantante. Quindi alcune partiture tratte dal
repertorio delle “big-band” jazzistiche, che sono
sostanzialmente una combinazione delle precedenti, con parti
“obbligate”, e parti improvvisate estemporaneamente sulle
sigle degli accordi. Il tutto va suonato accompagnandosi con la

30
base musicale (che solitamente contiene gli altri strumenti,
come la batteria, il basso, gli strumenti a fiato e
occasionalmente anche una voce).

Una volta terminata l’audizione (che può durare anche più di


un’ora), il video registrato durante la stessa sarà inviato
all’agenzia che darà un valutazione e un voto al candidato. Se
l’audizione è andata a buon fine, solitamente dopo poco tempo
si viene ricontattati per discutere le disponibilità del musicista
per un eventuale contratto. I contratti per musicisti durano da
un minimo di 4 mesi a un massimo di 6 (le cose cambiano per
i musicisti “ospiti”, che di solito si fermano per una o due
crociere).

31
P&O Pacific Eden: il palco della “Blue Room”,
uno dei bar della nave.

32
Vantaggi e svantaggi del lavoro sulle navi 
E’ giusto fare una disamina di quelli che sono i ​pro e i ​contro di
una situazione lavorativa descritta in questo libro. L’autore in
questo punto si basa ovviamente sulla sua esperienza, che
consta di due contratti con la medesima compagnia da
crociera; tuttavia i punti descritti in questo capitolo sono
confermati da altri musicisti che hanno avuto esperienze in
differenti compagnie, alcuni anche per più anni consecutivi.

L’aspetto che sicuramente attira maggiormente è quello


economico: non è questa la sede per discutere l’importo dello
stipendio di un musicista, che varia a seconda delle
circostanze e delle situazioni. Infatti è l’agenzia a determinare,
assieme al datore di lavoro, l’importo assegnato al singolo
musicista, che solitamente parte da un importo minimo, il
quale può però subire variazioni nel corso del tempo. Infatti
“l’anzianità” all’interno di una compagnia ha un ruolo non
secondario nel determinare un corrispettivo aumento
finanziario. Vi sono poi anche possibilità di avanzamenti di
carriera: si può passare da semplice musicista a “band
leader”, a “music coordinator”, ed eventualmente iniziare a
scalare le posizioni all’interno dell’ “hotel department” di una
compagnia (piuttosto raro, tuttavia, per un musicista). Inutile

33
dire che ogni avanzamento comporta un conseguente
aumento di salario.

Essendo il vitto e l’alloggio garantiti a bordo della nave,


potenzialmente tutto ciò che si guadagna può essere
preservato; bisogna tuttavia avere un occhio di riguardo nei
confronti delle “spese-extra”, in particolare il bar
dell’equipaggio. Ho avuto modo di conoscere musicisti che
letteralmente sperperavano tutti i loro averi in bevande
alcooliche. Differente la situazione, ad esempio, di alcuni
ragazzi americani, che si imbarcano per poter guadagnare i
soldi necessari ad estinguere il “prestito d’onore”, ossia il
prestito che hanno dovuto richiedere per far fronte ai prezzi
elevatissimi dell’istruzione universitaria negli stati uniti.

Dall’altra parte qualcuno potrebbe considerare la paga


assegnata non sufficiente per coprire il disagio di dover
trovarsi per mesi interi lontani da casa, senza una libertà
effettiva, e sostanzialmente 24 ore al giorno in “azienda”.

Un fatto sicuramente positivo, soprattutto per chi gradisce


viaggiare, è il poter visitare numerosi luoghi turistici.
Fortunatamente i musicisti a bordo non sono impiegati che per
3 o 4 ore al giorno in media, per cui hanno parecchio tempo
libero, e possono dedicarsi a visitare i porti toccati dalla nave.
Sebbene il tempo a disposizione per visitare un certo luogo sia

34
solitamente di poche ore, bisogna tuttavia considerare che una
nave, nell’arco di tempo della durata di un contratto lavorativo
di 4 o 6 mesi, torna diverse volte negli stessi porti, quindi è
possibile visitare lo stesso luogo in più di un’occasione.

Passiamo quindi ad esaminare uno degli aspetti più importanti,


ossia la qualità della vita per l’equipaggio della nave: è triste
ammetterlo, ma spesso le condizioni di vita per l’equipaggio
sono appena al di sopra del livello di accettabilità. Le
condizioni tuttavia possono variare molto da compagnia a
compagnia; cose come la qualità del cibo, le condizioni delle
cabine e dei letti, le infrastrutture offerte (come palestra,
piscina), possono essere molto differenti tra diverse aziende, a
volte persino tra diverse navi della stessa compagnia.

Alcuni punti in comune però si possono riscontrare: anzitutto le


cabine, che solitamente sono condivise; alcuni tipi di lavoro
(come il pianista da piano bar), possono prevedere la cabina
singola, ma tipicamente i musicisti sono alloggiati in cabine
doppie (con letto a castello), rese necessarie dalla esigenza di
sfruttare al massimo lo spazio all’interno di una nave. Le
cabine spesso si trovano nei ponti inferiori della nave e sono
perciò più soggette a rumori provenienti dai motori della nave
e da altre attrezzature (come ad esempio l’àncora). La pulizia
della cabina è affidata agli occupanti, e deve essere svolta

35
secondo scrupolosi criteri (pulizia del bagno, della ​moquette​,
cambio delle lenzuola e degli asciugamani), poiché viene
verificata nel corso di apposite ispezioni che si tengono con
cadenza regolare.

Per quanto riguarda il cibo, esistono diverse mense per i


dipendenti: una per gli ufficiali, una per lo “staff” del
dipartimento dell’hotel, e una per tutti gli altri membri
dell’equipaggio; i musicisti però, siccome solitamente
possiedono quelli che si chiamano “deck privileges” (ossia
possono frequentare le aree occupate dagli ospiti), spesso
hanno il permesso di mangiare in uno o più ristoranti assieme
agli ospiti della nave. Va detto però che vigono diverse regole
che vanno rispettate in questo caso, come ad esempio
l’obbligo di indossare sempre un distintivo con il nome e la
posizione occupata a bordo (in modo da essere riconoscibili
come membri dell’equipaggio).

Quasi sempre la nave ha una palestra dedicata all’equipaggio;


nel caso mancasse, i membri dell’equipaggio possono servirsi
della palestra degli ospiti. In alcuni casi, è possibile avere una
piscina dedicata all’equipaggio.

Un altro aspetto fondamentale da considerare è che il


musicista è appunto a tutti gli effetti un membro
dell’equipaggio, e come tale è istruito a precisi doveri e

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comportamenti da assumere in caso di emergenza. Non va
dimenticato infatti che la nave è un ambiente potenzialmente
pericoloso; gli incendi sono una delle problematiche più
frequenti a bordo di una nave da crociera, e possono avere
effetti disastrosi. Ogni membro dell’equipaggio quindi ha un
preciso ruolo durante lo svolgersi di un’emergenza: può
trovarsi sulle scale principali a dirigere gli ospiti verso le
stazioni di raccolta, o trovarsi nelle stazioni di raccolta a
gestire e organizzare la massa delle persone. Secondo le
leggi marittime internazionali, all’inizio di ogni crociera, prima
ancora che la nave salpi, gli ospiti della nave devono
sottoporsi a una esercitazione che simula una situazione di
emergenza (per prendere conoscenza dei punti di raccolta e
delle procedure da attuare). Oltre a queste esercitazioni ce ne
sono altre a cui prende parte il solo equipaggio, e solitamente
si tengono almeno due volte al mese. Nelle prime settimane a
bordo della nave, inoltre, qualunque membro dell’equipaggio
che si imbarca deve sottoporsi a delle lezioni teoriche che
spaziano in differenti campi come la sicurezza a bordo, in
condizioni normali o di emergenza, le politiche ambientali
dell’azienda, le norme igienico-sanitarie sulla nave, e la
condotta che l’azienda si aspetta dagli impiegati (concernente
soprattutto le relazioni con gli ospiti della nave).

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La nave da crociera “Pacific Eden” della P&O, ancorata all’
“Overseas Terminal” di Sydney (Circular Quay).

Sullo sfondo la celebre “Opera House” di Sidney.

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Considerazioni finali 
Il mercato musicale odierno è più che mai vario e diversificato;
sebbene sembra che sia un ambiente saturato da
innumerevoli professionisti che lottano per conquistarsi un loro
spazio, esistono diversi “nuovi mestieri” e nuove opportunità
che vanno creandosi e che meritano considerazione. Tra
questi, sicuramente va inserito la figura del musicista a bordo
delle navi da crociera.

Anzitutto, la richiesta di musica “live” a bordo delle navi è


enorme; sembra quasi che senza la musica dal vivo la nave
perda di qualità agli occhi dei passeggeri. Gli ospiti dal canto
loro gradiscono particolarmente potersi svagare ascoltando e
guardando musicisti che suonano su un palco. Quindi si tratta
di un’opportunità per il musicista che ama la ​performance​;
sulla terraferma è praticamente impossibile trovare un lavoro
che permetta di stare sul palco ogni giorno per diversi mesi. Il
musicista che si trova a suo agio sotto i riflettori troverà un
ambiente ideale, mentre quello meno pratico di esecuzione dal
vivo può fare un training di inestimabile valore. Nulla insegna a
stare sul palco come il palco stesso, e poterlo fare ogni giorno
è sicuramente un valido esercizio.

E’ importante sottolineare come suonare nel contesto della


crociera sia un’esperienza tutt’altro che degradante dal punto

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di vista professionale; esiste ancora un diffuso pregiudizio su
questo tipo di mestiere: chi non ha mai messo piede su una
nave, si immagina il musicista da crociera come un lavoratore
della musica sfruttato, costretto a suonare musica di basso
livello, e a sottostare ad ogni tipo di richiesta da parte del
pubblico. Nulla è così distante dalla realtà: l’ambiente musicale
sulla nave di norma è altamente professionalizzato; il
musicista ha tutti i mezzi per concentrarsi sulla sua
performance e non deve preoccuparsi di null’altro, poiché tutta
l’attrezzatura è a sua disposizione e preparata dal personale
tecnico dedicato. La musica viene scelta dalla band, o dal
singolo, e sebbene si cerchi di accontentare le richieste del
pubblico il più possibile, c’è una certa flessibilità in questo. Per
esperienza personale, inoltre, posso dire di aver avuto il
piacere di suonare sempre con musicisti di alto livello (ognuno
nel suo campo musicale).

Tuttavia, l’aspetto più interessante per il musicista, è


indubbiamente l’essere inquadrato in un’ottica di azienda
privata; cosa che avviene raramente per il musicista
concertista. Il che ovviamente ha delle conseguenze dal punto
di vista lavorativo: essendo dipendenti a tutti gli effetti della
compagnia, bisogna sottostare a determinate regole, e
soprattutto a una ​vision​, ossia un ideale obiettivo con cui
l’azienda si propone di distribuire il “prodotto” all’utilizzatore

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finale, ossia il cliente che compra il biglietto e possibilmente
spenderà altrettanto acquistando beni e servizi sulla nave.
Anche per il musicista è presente una ​job description​, ossia
una descrizione di quali sono le competenze attese dal
professionista del campo, di come ci si aspetta che si comporti
sul posto di lavoro, di come dovrebbe idealmente portare a
termine la sua ​performance​. L’azienda inoltre propone valori e
ideali, spesso sintetizzati in uno o più “motti” e simboli, che
servono a guidare l’impiegato nello svolgimento delle sue
mansioni.

In sintesi, nonostante le condizioni di vita non sempre agevoli


a bordo della nave, posso sicuramente considerare la mia
esperienza come positiva; ecco perché mi sento di consigliarla
a chiunque sia almeno un pizzico curioso, e abbia un sano
spirito di avventura. Spero altresì che questo mio scritto sia
cosa gradita a questi “avventurieri”; quando sono partito per il
mio primo contratto, mi avrebbe fatto piacere leggere un simile
testo, poiché molte delle domande che avevo non potevano
trovare risposta, né consultando le risorse in rete, né
tantomeno chiedendo direttamente a conoscenti e amici.

Infine, una considerazione di tipo poetico: la bellezza del mare


aperto. Per un “cittadino”, quale io sono sempre stato, nato e
cresciuto in una città che dista diverse decine di chilometri dal

41
mare (un mare chiuso), e non avendo io mai messo piede su
una grande nave prima di questa esperienza, una delle cose
che mi hanno maggiormente sbalordito è la vista dell’oceano,
dei suoi colori cangianti a seconda dell’ora del giorno e della
zona: colori che vanno dal blu profondo, al verde smeraldo, al
grigio e all’azzurro più chiaro. Un mare che avvolge da tutti i
lati e non lascia scampo allo sguardo, un mare che non lascia
intravedere neanche lontanamente un segno di terra o
civiltà… confesso che ho passato molte ore con lo sguardo
perso nell’orizzonte ad ammirare le onde giocare.

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Uno scorcio delle isole Fiji

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APPENDICE 
Programmi da concerto a tema (le navi, il mare, l’acqua) 

Programma da concerto n. 1 
Prima parte (27 minuti circa)

Schubert/Liszt: Meeresstille (4 min.)

Schubert/Liszt: Auf dem Wasser zu singen (4 min.)

Ernst Bloch: Poems of the Sea, B. 46


I. Waves (4 min. e 30’’)
II. Chanty (3 min.)
III. At Sea (5 min.)

Piotr Ilič Čajkovskij: da “Le stagioni”, Giugno (barcarola) (6


min.)

Seconda parte (25 minuti circa)

Anton Arensky: Près de la Mer, Six Esquisses, Op. 52


I. Andante sostenuto (2 min. 30’’)
II. Allegro vivace (3 min.)
III. Moderato (4 min.)
IV. Allegro Moderato (3 min.)

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V. Allegro scherzando (2 min. e 30’’)
VI. Presto (3 min.)

Sergei Rachmaninov: Etude-Tableaux op. 39 n. 2 in la minore


(“il mare e i gabbiani”) (7 min.)

Encore - Edward Grieg: dai Pezzi Lirici op. 69, n. 1 “Canzone


del marinaio” (1 min. e 30’’)

Programma da concerto n. 2 
Prima parte (28 minuti circa)

Gabriel Fauré: Barcarolle op. 26 (6 min.)

Cécile Chaminade: La barque d’amour, op. 135 (3 min. e 30’’)

Gabriel Fauré: Barcarolle op. 41 (7 min.)

Isaac Albeniz: da “Iberia”, quaderno I, n. 2, “El puerto” (4 min.)

Gabriel Fauré: Barcarolle op. 43 (7 min.)

Seconda parte (31 minuti circa)

Gabriel Fauré: Barcarolle op. 101 (4 min.)

Claude Debussy: L’isle Joyeuse (6 min. e 30’’)

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Gabriel Fauré: Barcarolle op. 105 (4 min. e 30’’)

Maurice Ravel: da “Miroirs”, Une Barque sur l’Ocean (7 min.)

Gabriel Fauré: Barcarolle op. 116 (4 min.)

Claude Debussy: da “Images”, 1re Série:


I. Reflet dans l’eau (4 min. e 30’’)

Encore - Francis Poulenc: da “Promenades” FP 24, n. 4 “En


Bateau” (1 min.)

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