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Egitto 2008: Il Cairo e il Deserto Occidentale

Consigli utili & links per un viaggio in Egitto

di Chiara Molinatto

www.seshepankhatum.net
Qualche consiglio… egiziano!

L’Egitto è una delle destinazioni più frequentate del mondo e l’economia del paese è ormai
interamente basata sulle attività legate al turismo. Organizzare un viaggio in Egitto risulta
pertanto molto facile, anche per chi si muove in fai-da-te. D’altra parte, l’alto numero di
stranieri che si recano in terra egiziana per le vacanze ha portato una considerevole fetta della
popolazione locale a considerare il turista un vero e proprio portafogli ambulante: ogni
occasione è buona per cercare di concludere un affare conveniente o per estorcere un lauto
baksheesh. Ciononostante, con un po’ di accortezza, il viaggiatore riuscirà ad evitare le
classiche fregature turistiche e, con un po’ di fortuna e di rispetto, ad avvicinarsi alla reale e
genuina cultura egiziana. Tutte le informazioni riportate di seguito sono aggiornate a marzo
2008.

Il Cairo: alloggi, ristoranti e trasporti

L’aeroporto del Cairo è collegato con l’Europa da diversi voli giornalieri, operati da Egyptair e
dalle compagnie aeree europee. Muovendosi con qualche mese di anticipo è possibile trovare
buone tariffe a 300-500 euro A/R. Per chi parte da Torino risulta comoda la scelta di Air France
(www.airfrance.it), con cambio a Parigi, che per tutte le destinazioni africane garantisce una
franchigia bagaglio di due colli da 23 kg l’uno e permette di effettuare il check-in online,
risparmiando tempo utile in aeroporto.

Il Cairo offre un’ampia scelta di sistemazioni alberghiere, dalle grandi catene internazionali di
lusso agli ostelli più spartani. Gli alberghi di categoria media non sono molti e scendendo
troppo di prezzo si rischia di imbattersi in camere sporche, rumorose e decadenti. Un’ottima
soluzione è quella offerta dall’Hotel Osiris (Nobar Street 49, Bab al-Luq, http://hotelosiris.over-
blog.com/), una guest house a gestione famigliare situata al 12° piano di un palazzo, a soli 10
minuti a piedi dal Museo Egizio. Da segnalare per la pulizia, la tranquillità e la colazione
abbondante. Più fuori mano rispetto al centro (Downtown), due buone alternative sono l’Hotel
Victoria (Al-Gomhuriyya Street 66, vicino alla stazione ferroviaria Ramses) e l’Hotel
Longchamps (Ismail Mohammed Street 21, Zamalek, www.hotellongchamps.com).

Mangiare al Cairo non è un problema: in ogni strada pullulano botteghe di kebab, panetterie e
chioschi di frutta adatti a uno spuntino. Nella zona centrale di Midan Tahrir e di Talalat Harb ci
sono anche diverse catene di fast food. Il luogo più adatto per gustare la cucina egiziana, in un
ambiente suggestivo e accogliente, è senza dubbio il rinomato Felfela Restaurant (Hoda
Shaarawi, una traversa di Talalat Harb), che nonostante la popolarità propone una vasta scelta
di portate a prezzi contenuti. Il Felfela possiede anche una filiale a Giza e un comodo take

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away che si affaccia su Talalat Harb. Il posto migliore per una tazza di tè e un vassoio di
pasticceria fresca è invece Groppi’s (Midan Talalat Harb).

Il Cairo, con una popolazione di oltre 20 milioni di abitanti, è una delle città più popolose del
mondo e si estende per diverse centinaia di chilometri quadrati. Le distanze tra i vari punti di
interesse sono notevoli, ma spostarsi in taxi risulta molto economico e pratico. Il tassametro è
sempre fuori uso, i prezzi a tratta si aggirano su queste cifre, con partenza da Downtown: 5
EGP per Zamalek, il Cairo Copto, la Cittadella e Khan el Khalili, 30 EGP per le piramidi di Giza,
60 EGP per l’aeroporto. In alternativa si può usare la moderna metropolitana, che dispone di
diverse linee e di una segnaletica bilingue in arabo e in inglese.

Il Cairo e dintorni: che cosa vedere

Nonostante il caos, il traffico e lo smog, il Cairo è un luogo ideale in cui trascorrere qualche
giorno per scoprire le numerose attrattive culturali, storiche e artistiche che la città e i suoi
dintorni offrono. Le visite si possono ripartire come segue: 1 g per il Museo Egizio, ½ g per il
Cairo Copto, ½ g per la Città dei Morti, 1 g per il Cairo Islamico e il mercato di Khan el-Khalili,
1 giorno per Giza, 1 giorno per Saqqara e Dahshur. La visita ai musei e ai siti archeologici
chiaramente può impegnare anche meno tempo, a seconda degli interessi personali.

Il Museo Egizio

Fondato nel 1858, è uno dei musei più conosciuti e visitati al mondo. Il biglietto di ingresso
costa 50 EGP (25 EGP per gli studenti, presentando la tessera universitaria o la tessera ISIC) e
il museo è aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.30. Da qualche anno è proibito l’uso di
apparecchi fotografici all’interno e bisogna depositare fotocamere e videocamere in un apposito
guardaroba accanto alla biglietteria. Dal momento che le sale ospitano oltre 120.000 reperti
archeologici, è bene dividere la visita in due momenti: ½ giornata per il primo piano e ½
giornata per il secondo piano. Nonostante la fama del museo, le sale e le vetrine versano in
condizioni disastrose: sono quasi del tutto assenti didascalie e spiegazioni, manca la
segnaletica per orientarsi nei vari settori, gli oggetti sono lasciati a se stessi, ricoperti dalla
polvere e continuamente toccati dai visitatori, senza le opportune misure di sicurezza e di
conservazione. Per apprezzare al meglio il valore storico e artistico delle collezioni, suggerisco
di munirsi dell’ottima guida “I tesori dell'Antico Egitto nella collezione del Museo Egizio del
Cairo”, a cura di Alessandro Bongioanni e Maria Sole Croce, edita dalla White Star e disponibile
sia in Italia che nelle librerie del Cairo.

Da non perdere al primo piano: la Tavolozza di Narmer, la Tavolozza del Tributo Libico, le
etichette, i giochi da tavolo e i gioielli del Periodo Predinastico (sala 43), la statua di Djoser

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(sala 48), i pannelli in legno di Hesira, le triadi di Micerino (sala 47), la statua di Chefren con il
falcone, le statue degli scribi dell’Antico Regno (sala 42), il gruppo di Rahotep e Nofret,
l’affresco con le Oche di Meidum (sala 32), la statuina miniaturistica di Cheope e lo splendido
corredo funerario della regina Hetepheres (sala 37), la statua di arenaria dipinta di Mentuhotep
II (sala 26), il pilastro di Karnak di Sesostri I (sala 21), le sfingi di Amenemhat III (sala 16), la
statua in legno del ka di Auibra-Hor (sala 11), la statua di Hathor con Amenhotep II e la
cappella hathorica di Thutmosi III, i rilievi dal tempio di Deir el-Bahri con la spedizione a Punt
(sala 12), le statue e la sfinge della regina-faraone Hatshepsut (sala 11), il settore dedicato ad
Amarna e ad Amenhotep IV – Akhenaton (sale 3 e 8), la Stele di Israele di Merenptah (sala
13), il pyramidion della Piramide Nera di Amenemhat III, i due sarcofagi della regina
Hatshepsut, il sarcofago di Merenptah reimpiegato da Psusenne I e il gruppo colossale di
Amenhotep III con la regina Teje (atrio).

Da non perdere al secondo piano: il famoso corredo funerario di Tutankhamon, che occupa
buona parte delle sale, la collezione di gioielli (sala 4), i tesori di Tanis (sala 2), i sarcofagi di
Sennedjem e di Khonsu (sala 17), gli incredibili modellini di vita quotidiana del Medio Regno, in
particolare quelli provenienti dalla tomba di Meketra (sale 27, 32, 37), i sarcofagi di Ahhotep,
Ahmose-Nerfertari, Ahomse-Meritamon e Maatkara (sala 46), i sarcofagi in calcare di Ashayt e
Kauit (sala 48), il corredo funerario di Yuya e Tuya (sala 43), gli strumenti di vita quotidiana
(sala 34), i papiri e gli ostraka (sala 24), i ritratti del Fayyum e le maschere funerarie greco-
romane (sala 14), le due sale delle Mummie Reali della XVIII e XIX dinastia (sala 56) e della
XX e XXI dinastia (sala 52) (biglietto a parte: 100/50 EGP).

Il Cairo Copto

Il Cairo Copto è facilmente raggiungibile in taxi oppure con la metropolitana (fermata Mar
Girgis). Qui si concentrano le principali testimonianze storiche dei primi secoli di vita della città:
dall’occupazione romana, al periodo copto, alla fondazione della città islamica di al-Fustat nel
642, le cui rovine sono visibili qualche centinaio di metri ad est del Cairo Copto. All’ingresso
dell’area si riconoscono ancora i due bastioni, costruiti sotto l’imperatore Traiano e oggi
restaurati, della fortezza romana di Babilonia. Da visitare: la Sinagoga di Ben Ezra, la più
vecchia del paese, la Chiesa di San Sergio, con l’antichissima cripta della Sacra Famiglia, e la
bella Chiesa La Sospesa, così chiamata perché costruita sui resti delle antiche strutture romane.
Il Museo Copto (40/20 EGP) è stato soggetto di recente ad un radicale rinnovo e oggi presenta
un allestimento suggestivo e ben curato anche dal punto di vista della didattica e
dell’esposizione dei pezzi. Le didascalie sono chiare e numerose, in inglese, francese e arabo,
ed è piacevole aggirarsi al fresco delle sale tranquille, lontano dalle folle chiassose che invece
invadono il Museo Egizio. Accanto al Cairo Copto sorge la Moschea di Ibn al-As, il più antico
luogo di culto islamico del Cairo.

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La Città dei Morti

Dopo la guerra contro Israele del 1967, migliaia di profughi dell’area del canale di Suez sono
arrivati al Cairo in cerca di una casa e di un impiego. Moltissime persone hanno occupato la
zona che ospitava le vestigia dell’antico cimitero di epoca mamelucca e oggi decine di migliaia
di famiglie vivono nelle strutture costruite al di sopra delle tombe. E’ così nata una vera e
propria città nella città, la cosiddetta Città dei Morti, che si estende sul lato orientale del Cairo,
ai piedi della Cittadella e della collina di Moqattam. Per girare senza timori in tutti i quartieri
della Città dei Morti è bene essere accompagnati da una guida locale, mentre per visitare
soltanto i monumenti principali (Mausoleo di Qaitbey, Mausoleo di Qurqmas e Inal, Khanqah di
Barquq) è sufficiente un tassista che sappia come arrivare a destinazione. Per una visita
guidata di mezza giornata alla Città dei Morti (zona settentrionale con il Mausoleo di Qaitbey, il
Mausoleo di Qurqmas e Inal e il Khanqah di Barquq e zona meridionale o necropoli dell’Imam
al-Shafi con le Tombe della Famiglia di Mohammed Ali), mi sono rivolta all’Hotel Osiris e ho
pagato 250 EGP (trasporto incluso, ingressi e mance esclusi). Durante la visita alla Città dei
Morti è bene munirsi di spiccioli da 1 o 5 EGP, da lasciare come baksheesh ai custodi di
mausolei, moschee e minareti.

Il Cairo Islamico e il mercato di Khan el-Khalili

La zona del Cairo Islamico viene troppo spesso tralasciata dai frettolosi gruppi organizzati, che
in genere si limitano alla visita della Cittadella. I quartieri che si estendono dai piedi della
Cittadella fino al margine settentrionale di Khan el-Khalili racchiudono invece piccoli gioielli
dimenticati di architettura islamica, recente oggetto di restauro grazie a un programma del
Ministero del Turismo. Ai piedi della Cittadella, numerosi monumenti di affacciano su Midan
Salah ad-Din, tra cui l’imponente Madrasa del sultano Hasan, di epoca mamelucca (20/10 EGP).
Da lì è possibile raggiungere, con una bella passeggiata lungo Sharia Sheiku e Sharia as-Saliba,
la splendida Moschea di Ibn Tulun e il vicino Museo Gayer-Anderson (30/15 EGP), una casa-
museo che raccoglie una curiosissima collezione di mobili, tele, manufatti e antichità. Con una
breve corsa in taxi si può quindi arrivare al quartiere di Khan el-Khalili, che ospita un bazar di
spezie, gioielli, tessuti e paccottiglia turistica, ma soprattutto le moschee, le madrase e i
caravanserragli più belli di tutto il Cairo. Molti edifici sono tuttora in restauro e non accessibili
al pubblico, ma si possono ammirare comunque le facciate, riccamente scolpite e decorate. Da
non perdere: la Moschea di el-Azhar, che ha dato vita alla più antica università del mondo
islamico, le Madrase-Mausoleo di Qalaun, en-Nasir Muhammad e Barquq, i palazzi di Beshtaq e
di Beit el-Suhaymi, il caravanserraglio di Qaitbey e la Moschea di el-Hakim, a ridosso delle
mura settentrionali di epoca fatimide.

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Le piramidi di Giza

Giza è senza dubbio il sito archeologico più visitato al mondo (orario 7.00-19.30, biglietto di
ingresso 50/25 EGP) e purtroppo migliaia di turisti e di venditori lasciano quotidianamente la
barbara traccia del loro passaggio. Immondizia, plastica, lattine, letame e graffiti invadono
l’intera area archeologica, in modo particolare la zona delle mastabe del Cimitero Occidentale e
Orientale, dove i pozzi funerari e le nicchie sono stati usati come discariche e latrine a cielo
aperto. I venditori di souvenir, i procacciatori di affari e i conducenti di cavalli e cammelli sono
ovunque, anche all’interno del recinto della Sfinge, e molestano continuamente i turisti. La
situazione in cui giace il sito archeologico di Giza è vergognosa. Il Ministero del Turismo e
l’Ispettorato delle Antichità farebbero bene a provvedere a questo scempio quanto prima, onde
evitare che nel giro di pochi anni le rovine archeologiche vengano sommerse dai rifiuti.
Mancano ovviamente controlli e indicazioni e per visitare le bellissime mastabe dipinte del
Cimitero Orientale (Qar, Idu, Khufukhaef, Meresankh) è necessario lasciare diversi baksheesh
ai custodi che posseggono le chiavi delle tombe. Il biglietto di ingresso al sito non comprende
gli ingressi alle tre piramidi principali (Cheope, Chefren e Micerino), che si pagano a parte.
L’ingresso alla Grande Piramide di Cheope (100/50 EGP) è limitato a 150 biglietti al mattino (a
partire dalle 8.00) e 150 al pomeriggio (a partire dalle 13.00). Il museo della Barca Solare è
molto interessante e vale senza dubbio il costo dell’ingresso (40/20 EGP). Il taxi per le piramidi
di Giza costa circa 30 EGP. Per il ritorno al Cairo, è più facile trovare un taxi uscendo dal lato
della Sfinge verso il sobborgo di Nazlet as-Samaan, anziché dal lato della Grande Piramide che
si apre su Pyramids Road. Un buon libro-guida per visitare con consapevolezza i siti di Giza,
Saqqara e Dahshur è “Piramidi d’Egitto” di Alberto Siliotti, edizione White Star, ricco di
fotografie, piantine e ricostruzioni tridimensionali che aiutano a capire meglio l’importanza dei
monumenti che si visitano.

I siti archeologici di Saqqara e Dahshur

L’escursione ai siti di Saqqara e Dahshur richiede una giornata intera ed eventualmente si può
abbinare alla visita di Menfi. Il taxi per tutta la giornata (dalle 7.30 alle 16.00, orario di
chiusura dei siti) costa circa 200 EGP andata e ritorno e si può prenotare tramite il proprio
albergo. Può essere interessante visitare anche i moderni villaggi di Saqqara e Dahshur, dove
le giornate degli abitanti scorrono ancora secondo i tempi della vita rurale. Appena usciti dal
traffico del Cairo, il paesaggio risulta molto affascinante, con distese di palmeti, campi coltivati
e canali artificiali che portano le acque del Nilo ai terreni più distanti.

La visita di Dahshur (30/15 EGP) richiede meno tempo rispetto a quella di Saqqara, circa 1 ora
e mezza, e conviene effettuarla per prima. Qui si possono ammirare le due piramidi di Snefru
(IV dinastia): la Piramide Rossa, nella quale è possibile entrare e osservare le tre stupefacenti

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camere funerarie, e la Piramide Romboidale, visibile soltanto dall’esterno ma dalla struttura
decisamente suggestiva. A Dahshur si scorgono anche le rovine della Piramide Nera di
Amenemhat III e di altre piramidi minori del Medio Regno (Sesostri III e Amenemhat II).

Saqqara (50/25 EGP) è uno dei siti archeologici più ricchi di testimonianze sull’Egitto dell’Antico
Regno. La visita completa dell’area, molto estesa, richiede almeno 5-6 ore. Accanto al
complesso funerario di Zoser (III dinastia), che ospita la celebre piramide a gradoni, e alla
piramide di Userkaf (V dinastia), è possibile visitare una serie di tombe private recentemente
restaurate e riaperte al pubblico, pagando un biglietto a parte (25/15 EGP): l’imperdibile
mastaba dei due parrucchieri reali Niankhnum e Khnumhotep, la mastaba di Neferherenptah o
“Tomba degli Uccelli”, la tomba di Nefer e la tomba di Irukaptah, detta anche “Tomba dei
Macellai” per le vivide scene di macellazione dei bovini che ornano le pareti. L’area della
piramide di Unas (V dinastia), attualmente chiusa al pubblico, offre la possibilità di ammirare
altre tombe private con pregevoli decorazioni di vita quotidiana: la mastaba di Unasankh, la
mastaba di Iynefert, la tomba di Khenu, la mastaba di Idut e la mastaba di Mehu. Purtroppo
non tutte le mastabe di Saqqara sono sempre aperte al pubblico: bisogna avere un po’ di
pazienza per cercare di scoprire cosa è possibile visitare e per rintracciare il custode che
possiede le chiavi, custode che dovrà poi essere ricompensato con il consueto baksheesh. Dalla
piramide di Unas con una lunga passeggiata si può raggiungere il settore nord-occidentale, con
le eccezionali mastabe di Ty, di Ptahotep e Akhtihotep, forse le più belle di tutto il sito. Si può
concludere la visita di Saqqara nella zona della piramide di Teti (VI dinastia), il cui ingresso è
caldamente consigliato per ammirare i Testi delle Piramidi che ornano le pareti, e delle grandi
mastabe di Mereruka e Kagemni. A Saqqara è stato aperto anche un piccolo museo accanto
alla biglietteria, la cui visita è inclusa nel biglietto di ingresso al sito.

Il Deserto Occidentale: la spedizione

Ogni anno milioni di turisti si riversano nella Valle del Nilo a visitare gli splendori dell’Antico
Egitto oppure sulle coste del Sinai a godersi le meraviglie subacquee del Mar Rosso. Seppur
meno frequentato, il Deserto Occidentale, che si estende tra il Nilo e il confine con la Libia,
offre moltissimi spunti a tutti gli appassionati di natura, storia e antropologia. Il Sahara
egiziano fornisce infinite possibilità di itinerari, dalle oasi di Kharga, Dakhla, Farafra, Bahariya
e Siwa, al Gilf Kebir, al Gran Mare di Sabbia, alle dune di Abu Muharriq. Con poco più di una
settimana a disposizione, si può avere una panoramica generale del deserto con una
spedizione che tocchi alcune oasi e il Gran Mare di Sabbia. Organizzare una spedizione nel
Deserto Occidentale richiede l’appoggio di un operatore specializzato, valido e qualificato, che
disponga di attrezzatura moderna e di uno staff preparato. E’ bene rivolgersi all’operatore con
qualche mese di anticipo, in modo da muoversi in tempo utile per ottenere gli opportuni
permessi militari. Per quanto riguarda l’Egitto, consiglio caldamente la Khalifa Expeditions

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(www.khalifaexpedition.com), con sede a Bahariya, gestita da Khaled e Rose-Maria Khalifa,
una coppia svizzero-egiziana molto preparata e disponibile. Nonostante le difficoltà logistiche e
burocratiche di una spedizione, facilmente risolvibili con l’aiuto dell’agenzia, l’esperienza nel
deserto non richiede particolari doti fisiche, se non una buona salute e un po’ di spirito di
adattamento, dal momento che si pernotta sempre in tenda, senza doccia e senza servizi
igienici. Se si accetta questa relativa scomodità, il deserto ripaga il viaggiatore con scenari
sublimi e un contatto genuino con la popolazione delle oasi. Un’esperienza nel Sahara lascia
sempre un magico segno indelebile.

Il Deserto Occidentale: Bahariya, Siwa e il Gran Mare di Sabbia

L’oasi di Bahariya è raggiungibile dal Cairo con una buona strada asfaltata di circa 370 km. Si
tratta di una delle oasi più vaste, dove palmeti ombrosi si alternano a campi coltivati, laghi
salati e sorgenti di acqua dolce. Con un biglietto cumulativo (40/20 EGP) si possono visitare le
antichità di Bahariya: il museo delle Mummie Dorate, di epoca greco-romana e scoperte nel
1996, le tombe dipinte di Bannentiu e di Zedamonefankh (XXVI dinastia), la tomba di
Amenhotep Huy (XVIII dinastia), le cappelle di Ain el-Muftella (XXVI dinastia) e il Tempio di
Alessandro Magno. Può essere piacevole e interessante passeggiare per le stradine dei villaggi
di Bawiti e di El Qasr, per scoprire la vita quotidiana rurale che in altre parti dell’Egitto è ormai
andata perduta.

Tra le oasi di Bahariya e Farafra si apre una regione desertica spettacolare dal punto di vista
geologico e naturalistico: il Deserto Nero, dove nere rocce basaltiche affiorano dalla sabbia
dando al paesaggio la tonalità scura caratteristica, pian piano sconfina nel Deserto Bianco,
dove è possibile ammirare stravaganti formazioni rocciose di bianchissimo calcare. Attraverso
lo Wadi el-Obeiyd si devia verso ovest e si comincia la traversata del Gran Mare di Sabbia,
chilometri e chilometri di dune tra le quali sembra essersi perduta la celebre armata persiana
di Cambise. In alcune zone del Gran Mare di Sabbia è possibile imbattersi in resti fossili di
antichi ambienti marini, utensili in pietra del Neolitico e vestigia della seconda guerra mondiale.

L’oasi di Siwa, al confine con la Libia, è uno dei luoghi più affascinanti del Deserto Occidentale.
E’ raggiungibile non solo dal Gran Mare di Sabbia e dalla strada militare che la congiunge a
Bahariya, ma anche dalla strada asfaltata che la collega a Marsa Matruh e ad Alessandria, sulla
costa mediterranea. Il nome di Siwa è legato indissolubilmente a quello di Alessandro Magno,
che qui si recò nel 332 a.C. per consultare il famoso oracolo di Amon. Oggi è possibile visitare
il Tempio dell’Oracolo ad Aghurmi (20/10 EGP) e i resti del vicino tempio di Umm Obeyda,
lungo la strada che porta alle cosiddette sorgenti di Cleopatra. Molto interessante è anche la
visita del villaggio-fortezza medievale di Shali e delle tombe della XXVI dinastia e dell’epoca
greco-romana del Gebel al-Mawta (20/10 EGP). Siwa risulta particolare anche sotto l’aspetto

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antropologico e linguistico: i suoi abitanti conservano infatti antiche tradizioni berbere e
parlano ancora il siwi, un dialetto berbero imparentato con il tamashek dei tuareg. Una bella
pubblicazione per scoprire qualcosa in più sulla cultura di Siwa è “L’oasi di Siwa dall’interno.
Tradizioni, costumi e magia” di Fathi Malim, antropologo locale che possiede una piccola
libreria sulla piazza principale della città. Per saperne di più sulla storia e sulle rovine
archeologiche dell’oasi: “Siwa e la costa nord tra passato e presente” di Abd El-Aziz Abd El-
Rahman Aldumairy. Siwa offre inoltre bellissimi scenari naturalistici, con laghi salati, palmeti e
sorgenti naturali in mezzo alle dune, tra cui quella di Bir Wahed, al limitare del Gran Mare di
Sabbia.

La pista militare che collega Siwa e Bahariya è piuttosto monotona e non presenta paesaggi
degni di nota. Con una deviazione, però, si possono raggiungere i suggestivi laghi salati di
Bahrein, di Nuweimisa e di Sitra, piccole oasi un tempo popolate. A Bahrein una missione
archeologica dell’Università di Torino, diretta dal prof. Paolo Gallo, ha portato alla luce nel 2003
i resti di un tempietto libico finemente decorato, risalente alla XXX dinastia. I blocchi scolpiti
non sono più visibili, ma in loco è possibile riconoscere i resti delle mura e delle colonne del
tempio. Sulle colline limitrofe si apre una serie di tombe rupestri di epoca greco-romana,
alcune delle quali ancora inesplorate.

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