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2 Editoriali
Luminosa figura
della Chiesa cosentina
Q
uesta esperienza spirituale che l’abate Gioacchino testimonia nella
sua Expositio in Apocalypsim è la provvidenziale chiave di lettura
della sua spiritualità e della sua intelligenza sulle Scritture e sulla
storia per accostarci con grande attenzione a quanto raccolto in
questo prezioso numero monografico del periodico "La Provincia di Cosenza".
Una indiscutibile opera culturale che contribuisce a diradare ombre, se
necessario, su una così grande figura della nostra terra e della nostra Chiesa.
L'abate Gioacchino da Fiore è luminoso faro, che si staglia tra le tempeste della
storia e non si è mai confuso con le burrasche teologiche ed eretiche, né mai è
stato collocato nelle fulminee e violente aggressioni alla Chiesa, al Pontefice
(al quale peraltro ha sempre prestato obbedienza), ai costumi ed alla morale.
Egli si colloca, con la sua poliedrica figura, nel filone della teologia come figura
“ponte” tra l’interpretazione allegorica e simbolica della Bibbia come facevano
i Padri e la speculazione teologica dei dottori. Non si può cogliere il messaggio
dell'Abate, sul primato della Parola e sul primato di Dio, sganciato dal suo
essere nella Chiesa e dal suo continuo contatto con le Sacre pagine e l'Eucarestia.
In questo anno che per la nostra Chiesa è tutto "eucaristico" Egli ci mostra tutta
la forza ed il dinamismo misterico di Dio che viene, entra nella carne e nella
storia dell’uomo, si trasfigura e parla al suo cuore in maniera sublime proprio
nell’Eucarestia. È l'esperienza di sempre. Lo è stata per Giovanni, che la racconta
nel libro dell'Apocalisse, lo è stata per i Santi, lo è stata per lo stesso Gioacchino.
Mons. Salvatore Nunnari
Arcivescovo di Cosenza-Bisignano Deve essere tale anche per noi, come fu per quei due discepoli che lasciando
Gerusalemme si dirigevano delusi a Emmaus: il Signore si accostò a loro, aprì il
loro cuore all'intelligenza delle Scritture e lo riconobbero nello spezzare del Pane.
Ponte tra patristica Il monaco florense può essere indicato come uno degli ultimi Padri ed uno
e teologia dei primi teologi. È una grande figura, come ormai hanno provato tantissimi
studi, che ha interessato non solo l’ambito della teologia diretta, ma anche
medievale indica quella indiretta, penetrando nei grandi ed illuminati geni della storia: dal
con grande francescanesimo spirituale fino a san Bonaventura a Dante, da Colombo a
Michelangelo, solo per fare solo qualche citazione alla luce di questo lavoro.
attualità il primato Lo stesso nostro amato pontefice, papa Benedetto XVI, lo ha incrociato nel suo
dello Spirituale percorso di studio ed ha avuto per lui una grande attenzione.
La nostra Arcidiocesi porta avanti un lavoro di ricostruzione storica e teologica
della figura di questo figlio eletto, il cui primo discepolo è stato illuminato
Arcivescovo nel XIII secolo commissionando la realizzazione della nostra
bellissima Cattedrale. Sono passati dieci anni da quando sono state avviate tutte
quelle fasi preliminari di studio teologico, storico e anche medico sui resti mortali,
affinché si possa fornire alla Chiesa tutto quanto necessario perché finalmente sia
riconosciuto quel culto e quel titolo di beato di cui egli già gode ab immemorabile.
Ringrazio l'Amministrazione Provinciale di Cosenza, particolarmente nella persona
del suo Presidente, l'on. Gerardo Mario Oliverio, che in una stretta sinergia con la
nostra Arcidiocesi, la Postulazione della Causa e la giovane redazione del nostro
Settimanale diocesano "Parola di Vita", ha permesso la raccolta e la pubblicazione
di questo nuovo contributo sulla vita, l'opera, il messaggio e la fama di santità
dell'Abate Gioacchino da Fiore, fondatore dell’Ordine dei Florensi.
Editoriali 5
Gioacchino, l'uomo
della ricerca costante
Q
uanto raccolto in questa "preziosa" pubblicazione fortemente vo-
luta dal Presidente della Provincia, on. Gerardo Mario Oliverio,
contribuirà sicuramente a far conoscere l'Abate Gioacchino da
Fiore. Un cercatore, un avventuriero dello spirito, un vero cala-
brese, un uomo di fede "innamorato di Cristo" e della Chiesa, che nella sua
speculazione teologica ha dato il primato alla contemplazione della presenza
di Dio nella storia degli uomini. Una storia, abitata dalla Trinità, che si sve-
la gradualmente e completamente, all'intelligenza dell'uomo spirituale che si
mette in ascolto. Gioacchino è l'uomo della ricerca costante, che dura tutta la
vita, ma che sa anche distinguere il piano spirituale da quello teologico, fino a
professare ciò che la Chiesa crede, ogni qualvolta lo ritiene necessario, ma allo
stesso tempo a spingersi verso orizzonti nuovi.
Egli è monaco. Sta davanti al suo Signore nell'esperienza spirituale della grotta,
intravede la sua presenza, la racconta attraverso il simbolo e la rozzezza del lin-
guaggio umano ai suoi fratelli. Ma proprio perché "penetra" la storia non è stac-
cato dalla sua terra che ama in maniera viscerale; i luoghi diventano "epifania"
di presenza, Egli stesso diventa per la sua gente araldo e difensore, annuncia-
tore di un tempo di giustizia e di pace, dove a governare sarà lo Spirito di Dio.
La stessa Chiesa, che vive momenti di confusione, troverà rocce solide nelle
figure di uomini spirituali, che non di certo annulleranno la sua struttura so-
ciale e gerarchica, ma che la "lavoreranno" dal di dentro. L'epoca dell'Abate è
Don Enzo Gabrieli
quella delle grandi istanze spirituali, dei movimenti pauperistici, che culmine- Postulatore della Causa
ranno negli Ordini monastici ben orientati di Francesco d'Assisi e Domenico
di Guzman. La sua stessa esperienza si pone a cavallo tra due epoche, tra due
visioni monastiche, tra due modi di meditare e mediare la Parola, tra il tempo
dei Padri e quello dei Teologi. Egli fa sintesi tra il monachesimo di Antonio
Abate e quello più di taglio Occidentale che prevedeva forme di solitudine
concatenate con momenti di vita comunitaria.
L'ordine florense, la cui Regola è scomparsa, appare caratterizzato da questa
nuova tipologia. Il primato della Parola fornisce nella Concordia il terreno fer-
tile per la nuova esegesi, che in lui gustiamo in tutto il sapore della patristica
ma anche nei primi passi di speculazione teologica.
Siamo veramente grati all’Amministrazione Provinciale di Cosenza, nel cui territo-
rio tra l’altro ricadono tutti i luoghi gioachimiti, per aver voluto dare spazio a questa
grande figura di cosentino e di uomo di fede e di scienza. Uomo capace di fare sin-
tesi (con la vita) e testimoniare la grandezza della gente calabra superando i confini
geografici, allora come oggi, con la portata del suo pensiero. All'onorevole Oliverio
va ascritto anche il merito della presentazione in Consiglio regionale, nel lontano
1989, della proposta della legge che istituiva ufficialmente il Centro Internazione di
Studi Gioachimiti di san Giovanni in Fiore, nato qualche anno prima, contribuendo
così a sostenere alla ricerca ed alla pubblicazione di tantissimi studi sull'abate.
Da queste pagine emerge che il santo non è l'eroe, il superuomo, è un innamora-
to di Dio che dopo aver contemplato il suo volto, goduto della sua misericordia,
annuncia ai suoi fratelli le meraviglie del suo amore e diventa testimone, a volte
anche profeta scomodo, per un popolo che attende "cieli nuovi e terra nuova".
sommario
2 Editoriali
Una eredità feconda di pensiero pag. 2
Luminosa figura della Chiesa cosentina pag. 4
Gioacchino, l'uomo della ricerca costante pag. 5
9 8 L'Abate di Fiore
La vita dell'Abate di Fiore pag. 8
Cronologia della vita di Gioacchino da Fiore pag. 11
Gioacchino erede del monachesimo bizantino pag. 13
La corte di Palermo nel XII secolo pag. 15
Le opere dell'Abate pag. 18
Credo ciò che la Chiesa crede pag. 21
Che fine hanno fatto i florensi pag. 22
50
28 I luoghi
Celico. Un paese che lambisce il "cielo" pag. 28
Un appello per la casa natale di Gioacchino pag. 31
Quell’antico “rifugio dell’anima” pag. 32
Corazzo, la prima esperienza monastica pag. 34
Pietralata pag. 36
Fiore come Nazaret pag. 42
Scoperte archeologiche a Jure Vetere pag. 45
61 San Martino di Giove pag. 47
Nel cuore della Sila la prediletta Chiesa di Gioacchino pag. 48
L’abbazia di San Giovanni in Fiore caposaldo
dell’architettura florense pag. 50
Progettista e attuatore di un nuovo Ordine religioso pag. 53
58 Il monaco
Il monachesimo meridionale: Nilo, Gioacchino e
89 Francesco da Paola pag. 58
Gioachimismo e francescanesimo nel Duecento pag. 62
Giaocchino e Bonaventura negli studi del giovane
Ratzinger pag. 65
Il Duomo di San Rufino in Assisi pag. 68
120
speciale Gioacchino da Fiore
marzo 2011 Periodico di Amministrazione
politica e cultura
Direttore
93 Cultura e attualità Gerardo Mario Oliverio
Foto
Archivio Postulazione della Causa
Archivio "Parola di Vita"
152 Iconografia antica e moderna
Progetto grafico e impaginazione
Gioacchino da Fiore nella evangelizzazione dell’America pag. 152 Dino Grazioso
Iconografia in America Latina pag. 154
Stampato nel mese di marzo 2011
Cristoforo Colombo pag. 156 Stabilimento Tipografico De Rose
www.provincia.cs.it
8 L'abate di Fiore
Enzo Gabrieli
La vita
dell'Abate di Fiore
Nuovi dati biografici. Vita e opere
G
ioacchino, Abate di ta di aver avuto la giusta ispirazione Monastero, abbracciando la vita mo-
Fiore, nasce a Celico in- sulla sua vocazione e sul servizio di nacale.
torno al 1135 da Mauro, contemplare e commentare le Sacre A Santa Maria di Corazzo fu nomi-
di professione notaio, e Scritture. nato abate già nel 1177, e per la cari-
da Gemma. La sua formazione cul- È qui che ebbe anche una “visione” ca ricevuta, l’anno successivo si reca
turale lo porterà a fare esperienza che gli avrebbe dischiuso, come scri- a Palermo alla corte di Guglielmo II
presso la Cancelleria imperiale di ve lui stesso, la comprensione della per perorare la causa della sua abba-
Palermo. Ma accanto agli studi il Parola di Dio. zia e difenderne i possedimenti.
giovane celichese non disdegnava il Rientrato dalla Palestina verso il Chiese alla Sambucina l’affiliazione,
rapporto con il trascendente e la ri- 1168 e il 1170, visse un periodo di ma gli venne rifiutata perché l’ab-
cerca di Dio. eremitaggio sulle pendici dell’Etna bazia di Corazzo era povera, così
Molte volte, come si racconta in di- in anfratti che facilmente i monaci tentò nel 1183 anche con Casamari,
verse biografie, si portava nella vi- usavano. In Oriente egli aveva co- ma anche questo tentativo fallì.
gna del padre, e in una zona fitta di nosciuto il monachesimo degli ana- Gioacchino fu ospite in questa famo-
vegetazione viveva i suoi intimi mo- coreti: uomini che si consacravano, sa abbazia per diverso tempo. Qui
menti di preghiera. nella solitudine, alla contemplazio- potè lavorare ad alcune sue ope-
Si racconta pure di una pietra “lun- ne di Dio, all’ascolto della Parola e re, e incontrò quello che sarà il suo
ga e larga” che gli serviva da ingi- alla preghiera. compagno, amico e primo biografo,
nocchiatoio ma anche da letto dove Ritornato in Calabria si fermò nella Luca Campano, futuro arcivescovo
si stendeva per guardare il cielo, e zona di Bucita, vicino San Fili (CS). di Cosenza.
lanciare il suo sguardo verso la val- Ancora una volta il richiamo dello Gioacchino lo notò per la sua bravu-
lata cosentina e verso l’orizzonte Spirito lo portava nelle zone soli- ra e chiese all’abate Geraldo di asse-
calabrese che lascia intravedere da tarie, fino alla decisione di avvici- gnarglielo perché lo coadiuvasse nel
una parte il mare e dall’altra la mon- narsi all’Abbazia cistercense della suo lavoro, insieme ad altri due mo-
tagna silana. Sambucina di Luzzi, presso la quale naci che aveva portato con sé come
Non abbiamo molti dati storici sulla visse per un breve periodo, senza di- copisti, Nicola e Giovanni.
giovinezza di Gioacchino, sappiamo ventare però monaco. L’Abate di Fiore resta a Casamari
perché ad un certo punto della sua Dopo meno di un anno, Gioacchino fino al 1185, e qui lui stesso testimo-
vita abbandona la carriera presso ritorna nella zona di Rende dove si nia di aver avuto due forti visioni
la Cancelleria e parte mosso dallo dedica alla predicazione e alla spie- relative al senso della Scrittura ed
Spirito, per la Terra Santa. Un viag- gazione delle Sacre Lettere fino a in particolare sulla Trinità e sulla
gio abbastanza lungo che lo porta spingersi all’abbazia di Corazzo, Parola di Dio. Queste visioni lo so-
a visitare, forse successivamente dove, dal vescovo di Catanzaro, stennero nella composizione delle
alla Crociata del 1148, i territori Michele da Martorano, riceve gli sue tre opere maggiori: la Concordia
della Palestina, la Siria e la stessa Ordini minori. tra il Vecchio e il Nuovo Testamento,
Costantinopoli. L’accoglienza a Corazzo è data- l’Esposizione dell’Apocalisse e il Salterio
Vi rimase parecchio tempo e passò ta 1171, data importante perché delle dieci corde.
un periodo di intensa preghiera sul Gioacchino passa dall’apparte- Durante la permanenza in questa
monte Tabor, dove lui stesso raccon- nenza al clero secolare a quello del importante abbazia, Gioacchino
L'abate di Fiore 9
a fianco
Gioacchino aureolato - Codice Chigiano
(A. VIII. 231)
Biblioteca Apostolica Vaticana
ebbe anche la possibilità di collo- la vita non si conciliava con i suoi dell’Abbazia di Fossanova.
quiare con Papa Lucio III, a Veroli; desideri di studio e di contemplazio- Questo intervento sbloccò l’Abate
era l’anno 1184 e il Pontefice lo inco- ne della Parola, soprattutto per le re- e lo spinse ad intraprendere nuove
raggiò nel suo studio e a proseguire sponsabilità e la carica che ricopriva. iniziative. Gioacchino si mosse così
il suo lavoro. Qui Lucio III gli chiese Di fronte a questi violenti attacchi e verso la Sila, in cerca di un luogo
anche la spiegazione di una strana alle pesanti accuse mosse anche da adatto per istituire la sede del suo
profezia rinvenuta tra le carte del Roberto di Molesme (che aveva da nuovo ordine. Ma anche quelli fu-
cardinale Matteo di Angers, che era parte sua abbandonato i benedet- rono anni difficili; ci volle tutta la
morto da poco. Fu in questa occa- tini per i cistercensi) e da Goffredo tenacia del calabrese. Si recò finan-
sione che l’Abate calabrese compo- di Auxerre (personalità di spicco che, personalmente, tra il 1190 e il
se l’opera Commento ad una profezia dei cistercensi ed ex segretario di 1191 dal re Tancredi che gli conces-
ignota. San Bernardo), l’abate rispose con se quanto voleva sui terreni silani,
Nel 1185 l’Abate torna a Santa Maria il Trattato Il Significato dei Canestri senza pretendere tasse; le generose
di Corazzo, dove rimane fino al nel quale difendeva le sue scelte con elargizioni del sovrano, più legate a
1186, quando decide di ritirarsi a una riflessione spirituale e non ri- strategia politica per allargare il con-
Petra Lata, o Petra Olei, insieme a spondeva a male con male. senso che per buon cuore, permisero
Raniero da Ponza. In esso esaminava la visione dei ca- la fondazione del Monastero dedi-
Durante il suo governo nell’abbazia nestri di fichi di Geremia ed esortava cato a San Giovanni Evangelista in
di Corazzo, Gioacchino si era anche a non resistere alla forza con la forza; località Jure Vetere (Fiore Vecchio)
recato a Verona nel 1186 per rendere un invito che aveva anche un respi- non molto lontano dall’attuale San
omaggio al nuovo papa, Clemente ro universale, riferendosi all’ormai Giovanni in Fiore.
III. Anche questo Pontefice lo ave- aperto conflitto tra il Papa e Federico Nel suo soggiorno siciliano
va incoraggiato a scrivere e a conti- Barbarossa. Gioacchino ebbe modo di incontra-
nuare la sua opera a servizio della Intanto in Terra Santa si andava re anche Riccardo Cuor di Leone,
Chiesa. delineando la caduta dei Luoghi di diretto in Palestina per la terza cro-
Ritiratosi a Petralata l’Abate prose- Cristo nelle mani dei musulmani. ciata; a lui spiegò il significato del
gue nella riflessione del suo ideale Per questo drammatico evento della drago apocalittico dalle sette teste.
di vita monastica, che esprime nel cristianità l’Abate proponeva ai cri- La corona inglese, pubblicamente
Trattato "Sulla Vita di San Benedetto" stiani la via della fede e le armi della ostile al Papato, usò successiva-
per il suo forte richiamo al monache- luce, piuttosto che una risposta ar- mente la profezia e la simbologia di
simo e agli ideali di vita che lui stes- mata; una riflessione che ritroviamo Gioacchino, per accusare il papa di
so voleva abbracciare. nel Manuale sull’Apocalisse. essere l’Anticristo mettendo sulla
Ma questa volta la decisione crea La contesa tra l’Abate e i cistercen- bocca dell’Abate parole che lui non
una frattura: i monaci di Corazzo si non si risolse subito. Nel 1188 fu aveva mai detto.
prima, i cistercensi poi, lo accusa- necessario infatti un intervento di- Anche l’altra profezia biblica della
rono di violare la prima regola del retto del Papa Clemente III, solleci- caduta di Napoli, come disse sim-
monachesimo, quella della stabilità tato dallo stesso Gioacchino, che lo bolicamente Gioacchino, parlando
nel monastero. In realtà Gioacchino esentò dal suo compito e l’abbazia dell’immagine biblica di Tiro cadu-
non voleva restare a Corazzo perché Corazzo passò sotto la giurisdizione ta per volere di Dio sotto i colpi di
10 L'abate di Fiore
a fianco
Liber Figurarum - Tavola
I cerchi trinitari
Nabucodonosor, che era tenuta sot- d’Altavilla per la confessione pa- una chiesa a Caput Album, nei pres-
to assedio da Enrico VI fu usata per squale. Fu in questa occasione che si del Monastero di Fiore.
categorizzare Gioacchino fra i veg- Gioacchino le intimò di scendere Nell’anno 1200 l’Abate decise di
genti. Enrico VI che credette, anche dal trono e inginocchiarsi come scrivere la sua Lettera Testamento
per opportunità, alla profezia smet- Maddalena penitente davanti a lui, che firmò e sigillò personalmente.
tendo di combattere, fu riconoscente che in persona Christi, (cioè a nome e Egli sottoponeva tutta la sua pro-
all’Abate, ed in seguito gli concesse nella persona di Gesù Cristo, come duzione all’autorità della Chiesa,
ulteriori donazioni permettendo al suo ministro) le dava l’assoluzione. ricordando che furono tre papi ad
monastero di accrescere i suoi beni e Costanza fu impressionata dal mo- esortarlo a scrivere, ed invitava i
i suoi possedimenti. naco calabrese; non solo gli confer- suoi confratelli ad inviare, in caso di
Le difficoltà per l’Abate però non mò le donazioni, ma le garantì con improvvisa morte (per le necessarie
erano finite; alla morte di Clemente un Diploma emanato a Messina approvazioni) tutte le sue opere al
III, suo protettore, infatti, il Capitolo poco prima della sua morte. Pontefice.
dei Cistercensi ricominciò ad attac- Sul trono di Pietro saliva un nuovo Nell’anno successivo il 1201, il ve-
care l’abate definendolo anche un papa, Innocenzo III. Il pontefice che scovo di Cosenza Andrea, donò a
fuggitivo ed intimandogli di rientrare conosceva bene il pensiero e le ope- Gioacchino una piccola chiesa in lo-
subito a Corazzo. re dell’Abate, che aveva anche letto calità San Martino di Canale presso
Gioacchino naturalmente rimase e utilizzato nei suoi scritti affida a Pietrafitta.
sulla sua posizione e fu necessario Gioacchino la predicazione della Qui l’Abate volle fondare una nuova
un nuovo intervento papale, quello Crociata presso le popolazioni meri- grancia.
di Celestino III, che approvò la pri- dionali e volle come suo confessore, e Egli, che seguiva personalmente i
ma Regola dell’Ordine florense, ed poi come suo Legato in Spagna, dove lavori di costruzione della nuova
emanò la Bolla pontificia Cum Nostra si era diffusa l’eresia catara, Raniero fondazione, vi si recò nell’inverno,
nella quale chiariva definitivamente da Ponza compagno dell’abate. dopo aver attraversato i rigori sila-
la posizione dell’Abate rispetto ai ci- Fu un atto di grande riconoscenza ni e qui fu chiamato dal Signore nel
stercensi. verso l’Abate, ma anche una abi- Regno dei cieli la sera del 30 marzo
Nel 1194, per i florensi si aprì un le mossa politica per raccogliere e del 1202.
momento florido: Enrico VI, dopo spingere a collaborare con la Chiesa Morto in concetto di santità fu sepol-
aver incontrato a Nicastro l’aba- le fasce tradizionaliste attraverso to a Pietrafitta, dove il suo corpo fu
te Gioacchino, mentre si recava a Raniero, che era rimasto cistercense, custodito e venerato per alcuni anni,
Palermo per essere incoronato fece e accattivarsi la simpatia della corte prima di essere traslato nell’attuale
una generosa donazione all’ordine, siciliana che aveva in grande stima abbazia, intorno al 1226, dove è te-
accresciuta l’anno successivo. Gioacchino. stimone la venerazione e numerosi
Nel 1196 l’Abate si recò alla corte a Da parte sua il neo Abate di Fiore miracoli proprio in occasione della
Palermo, e il Venerdì Santo, fu con- ottenne donazioni e concessioni e ri- traslazione dei suoi resti mortali.
vocato dall’imperatrice Costanza cevette l’autorizzazione di costruire
11 L'abate di Fiore 11
monastico e la donazione di cinquan- gli dona una chiesa in località Canale ante 1226
ta salme di segale all’anno. nella pre-Sila, presso Pietrafitta, Le reliquie di Gioacchino vengono tra-
Incontra a Messina il re inglese dove Gioacchino ha già cominciato slate da San Martino di Canale nella
Riccardo Cuor di Leone, che trascor- la costruzione di una dipendenza. nuova chiesa abbaziale di San Giovanni
re l’inverno in Sicilia insieme al re di Simone di Mamistra, Signore di in Fiore e collocate nella cappella di
Francia Filippo II Augusto in attesa Fiumefreddo, dona al monastero di destra del transetto, in una tomba ter-
di partire per la Crociata, e viene Fiore la chiesa di Santa Domenica ragna. Questo nuovo complesso abba-
consultato su un passo dell’Apoca- con tutti i territori di pertinenza, su ziale fu costruito più a valle, in località
lisse riguardante l’Anticristo. cui sorgerà il monastero florense di Faraclovo, poi detta anch’essa Fiore,
Incontra a Napoli Enrico VI che Fonte Laurato. presso la confluenza dei fiumi Neto e
ammonisce a recedere dall’assedio 1202 Arvo, a seguito dell’incendio che nel
della città. L’imperatore interrompe Si ammala e muore, il 30 marzo 1202, 1214 aveva distrutto quasi completa-
l’assedio e torna in Germania. a San Martino di Canale (Pietrafitta). mente il protocenobio di Jure Vetere.
1192
Il Capitolo Generale dei Cistercensi
ingiunge all’abate Gioacchino e al
monaco Raniero di presentarsi entro
la festa di san Giovanni Battista.
1194
Il 21 ottobre, a Nicastro, Enrico VI con-
cede a Gioacchino il tenimentum Floris.
1196
In aprile è a Palermo con Luca per
trattare questioni di pertinenza ter-
ritoriale; nell’occasione incontra e
confessa l’imperatrice Costanza.
Il 25 agosto Celestino III approva
le Costituzioni del nuovo Ordine
Florense.
1198
Dopo la morte di Enrico VI, si reca
a Palermo dall’imperatrice Costanza
per chiedere la conferma delle dona-
zioni avute dal marito.
Tra il 30 agosto e il 1° settembre,
Innocenzo III lo incarica di predi-
care insieme a Luca di Casamari,
divenuto nel frattempo abate della
Sambucina, la crociata per la libera-
zione della Terra Santa.
1200
Dopo la morte di Costanza, si reca
ancora alla Corte di Palermo dal re
Federico e ottiene l’ulteriore dona-
zione di Caput Album.
Scrive la lettera-testamento, elencan-
do alcuni dei suoi scritti che, in caso
di sua morte improvvisa, i Florensi
avrebbero dovuto inviare alla Santa
Sede per eventuali correzioni.
1201 Monumento a
Gioacchino, Celico.
L’arcivescovo di Cosenza, Andrea,
L'abate di Fiore 13
Filippo Burgarella*
I
l 19 agosto 1130 nel monastero
rossanese del Patir moriva il suo
fondatore, san Bartolomeo da
Simeri, padre del monachesimo
italo-greco d’età normanna. Allora,
o qualche anno dopo, nella non lon-
tana Celico nasceva Gioacchino da
Fiore, chiamato quasi a succedergli
nel rango di campione della spiri-
tualità, ascesi e santità calabre, illu-
strandole beninteso in seno alla reli-
giosità latina.
Morto il 30 marzo 1202, Gioacchino
visse tra età normanna e i primi anni
della sveva: in un’epoca segnata, spe-
cie in Calabria, dalla compresenza di
Greci e di Latini. I primi perpetuava-
no la tradizione religiosa greco-orto-
dossa, rimasta florida in non poche
diocesi e monasteri anche dopo la fine
del dominio politico dell’Impero bi-
zantino e l’abrogazione della premi-
nenza del patriarca di Costantinopoli,
sostituita da quella romano-pontifi- treccio di influenze. In tale temperie giosa e culturale ancora influente su
cia. Ma prevalevano ormai i secon- avveniva la formazione intellettuale e Greci e Normanni del Mezzogiorno,
di, beneficiari degli assetti politici e spirituale di Gioacchino. e certamente la Terra Santa, ove si
religiosi introdotti dalla conquista La sua vita religiosa comincia in interessò delle varie comunità cri-
normanna dell’XI secolo. Perciò la ambiti e modi prediletti dai monaci stiane (armene, melchite, giacobite).
presenza e l’influenza di Chiesa e mo- greci. La sua rinuncia agli onori del Il suo soggiorno a Gerusalemme e
nachesimo latini si facevano sempre secolo e della curia regia fu corona- dintorni pare risalire al 1067-1068.
più robuste e capillari. Certo Latini e ta da un pellegrinaggio nell’Orien- Allora sul Monte Carmelo, presso la
Greci si differenziavano gli uni dagli te cristiano, come suggeriscono i grotta del profeta Elia, viveva un an-
altri, fino alla controversia sulle ri- rari cenni autobiografici e le scarne ziano monaco-prete, o ieromonaco,
spettive peculiarità disciplinari, litur- notizie degli agiografi, l’Anonimo calabro-greco a capo di una comunità
giche e dottrinali; ma dagli uni e dagli autore della Vita e Luca Campano di dieci confratelli, come si legge nel
altri si irradiavano tradizioni, modelli o di Casamari, futuro arcivescovo diario di pellegrinaggio di un con-
organizzativi e forme di religiosità o di Cosenza. Egli visitò forse an- temporaneo, il bizantino Giovanni
di spiritualità che non mancavano di che Costantinopoli, già meta di Foca. La Terra Santa era, quindi, fre-
arricchire i rispettivi contesti in un in- Bartolomeo da Simeri e capitale reli- quentata da altri pellegrini e monaci
14 L'abate di Fiore
a fianco
Il deserto di Giuda
calabri, per lo più greci. Uno di loro naci calabro-greci attivi tra Calabria Dalla Terra Santa, quindi, egli rien-
era Gioacchino da Fiore, che non pare e Basilicata fin dalla seconda metà trava con conoscenze ravvivate da
facesse parte di quella comunità, so- del sec. IX e non priva di analogie esperienze interecclesiali. Al rientro
litamente collegata con gli esordi con alcune forme di yoga. Per il tiro- dalla Sicilia, precisava ulteriormente
dell’Ordine dei Carmelitani. cinio ascetico etneo passarono altri le sue scelte in senso latino: si recò
Tuttavia è ancor più significativo che contemporanei di Gioacchino, come alla Sambucina, attratto dal modello
il futuro abate Gioacchino, al rientro i santi monaci siculo-greci Nicola di vita spirituale dei locali monaci ci-
dal pellegrinaggio verso il 1068- Politi e Lorenzo da Frazzanò. stercensi; predicò a Rende e a San Fili
1070, si sia fermato in Sicilia, alle Ma c’è di più, essendosi Gioacchino lì e fu ordinato sacerdote a Catanzaro;
pendici dell’Etna, e segregato in una fermato al ritorno da Gerusalemme. divenne quindi abate di Corazzo
spelonca prossima a un monastero Una scelta quasi ovvia, la sua, poi- e si accostò alla regola cistercense
greco per dedicarsi alla vita eremi- ché la spelonca ricadeva comunque certamente nel 1177; si dedicò infine
tica e contemplativa in regime di nell’area di pertinenza del mona- negli anni 90 del secolo alle prime
austerità e di digiuno. Non è casuale stero di San Filippo d’Agira, che fondazioni florensi, sorte dalla rot-
la scelta del luogo, poiché l’Etna e era ormai una priorità della storica tura con i Cistercensi. Tuttavia non
le sue pendici innevate e gelide era- abbazia benedettina di Santa Maria dimenticò mai la tensione ascetica
no da tempo palestra di ascesi per i Latina di Gerusalemme. Da quest’ul- e spirituale di matrice orientale o
monaci greci di Sicilia o di Calabria. tima era già gemmato l’Ordine degli greca, tanto più che la sua esperien-
Egli perciò voleva accostarsi alle Ospedalieri di San Giovanni, ben za di vita religiosa era a immagine
fonti del monachesimo greco, in- presto dotato di beni anche in quelle della concezione ch’egli aveva della
trodotto e irradiato in Calabria da parti della Sicilia. Il che fa pensare storia del monachesimo. Infatti, nel
monaci temprati nell’ascesi nel mo- che la spiritualità del futuro abate Tractatus de vita sancti Benedicti, di
nastero di San Filippo d’Agira, sito florense si fosse arricchita e temprata esso ricordava la genesi orientale e
nell’odierna provincia di Enna, e in Terra Santa, a contatto sia con gli l’irradiamento in Italia e nell’Europa
nelle sue dipendenze, alcune anche anacoreti e gli asceti greci, numerosi continentale per profetizzarne la ri-
sull’Etna. Qui i cultori dell’ascesi e lungo il Giordano, sia con i religiosi nascita in Italia e il ritorno in Oriente
della spiritualità orientali iniziavano benedettini di Santa Maria Latina e in forme più spirituali.
alla pratica la nudità e dell’immer- con i pellegrini, crociati e mercanti
sione nell’acqua fredda o corrente: che allora vi giungevano da ogni an- * Docente di Storia bizantina presso
una pratica adottata anche dai mo- golo della Cristianità. l’Università della Calabria
L'abate di Fiore 15
Luca Parisoli*
La corte di Palermo
nel XII secolo
Ascendenze culturali tutte ancora da svelare
L
a corte di Palermo all’epoca
di Gioacchino da Fiore è se-
gnata dalla personalità del
re normanno Ruggero II
d’Altavilla, nato a Mileto nel dicem-
bre 1095, e dalle scelte identitarie
della dinastia normanna che egli fon-
da; gli succedette sul trono di Sicilia
Guglielmo I il Malo (1154-1166), che
dovette fronteggiare l’offensiva mi-
litare bizantina, poi Guglielmo II
il Buono (1166-1189), sino alla fine
della dinastia degli Altavilla con
il regno di Costanza che si chiude
nel novembre 1198, per poi passare
alla dinastia Sveva con suo marito
Enrico - che muore già nel 1197 - e il
passaggio dal settembre 1197 al cele-
bre Federico II, Stupor mundi.
Il discorso leggendario (quello che
fonda la legittimità sociale e politica
ben più di ogni cronaca storica, come
attesta anche la cultura popolare
oggi - si veda la celebre battuta del
giornalista nel film L’uomo che uccise sua vita sia stato in lotta con l’auto- trastarla e la sua ammirazione per
Liberty Valance in riferimento all’epo- rità della Sede apostolica: Ruggero l’Islam era certo fondata sulla natura
pea del Far West) lega Ruggero II II è il grande teorico di uno gnosti- teocratica di un potere assolutisti-
allo scampato pericolo di una tempe- cismo politico che rifiuta il ruolo di co che papa Gelasio I prima, Carlo
sta ed al voto che lo portò ad avvia- mediazione della Sede apostolica, e Magno poi, avevano reso non pra-
re la costruzione della Cattedrale di che come gnosticismo si caratterizza ticabile nell’Occidente latino. La sua
Cefalù, con l’iconografia del Cristo almeno come costante potenziale de- ammirazione per il diritto e per la co-
pantocrator: il fondatore della dina- riva dal deposito della fede cattolica. dificazione è, nel solco della tradizio-
stia normanna mi pare una figura Lo gnosticismo è innanzittutto una ne barbarica, in parte un’emulazione
simbolica del clima geo-culturale del teoria della legittimità politica come del mito romano del diritto, in parte
regno normanno nel XII secolo. esercizio assoluto di un potere che il la proposta di un diritto i cui conte-
Egli fu un difensore della cristianità, sovrano riceve direttamente da Dio. nuti normativi non sono quelli della
e questo non è poi contraddittorio Come tale, Ruggero II non costrui- tradizione romanistica; il tentativo
con il fatto che sia stato due volte va cattedrali per compiacere la Sede di codificare le prassi deontiche della
scomunicato e per gran parte della apostolica, bensì proprio per con- società feudale sotto un re di diritto
16 L'abate di Fiore
L
e ascendenze bizantine del-
la formazione culturale di
Un quadro politico e Gioacchino da Fiore non
culturale all’epoca dell’Abate: sono state ancora adeguata-
la geo-cultura normanna mente messe in luce, e questo è un
cantiere aperto della ricerca. Mi limi-
terò qui a ricordare un passo preli-
minare: mostrare come la geo-cultu-
ra dominante nel XII secolo, quella
normanna, era tale da favorire un
nesso forte tra lo sviluppo intellet-
tuale di Gioacchino e le tradizioni
bizantine, anche se queste avevano
un carattere recessivo nel XII seco-
lo per l’agenda politico-culturale
dominante. Questo perché questa
geo-cultura aveva una connotazio-
ne politica fortissima che il pensiero
gioachimita non recepirà se non con
distratta superficialità.
Nessun monarca occidentale supe-
nella foto rava un re normanno in ricchezze,
Castello Svevo-Normanno di Cosenza
anche perché era l’unica monarchia
L'abate di Fiore 17
assoluta occidentale, e Palermo, ex-capitale degli emiri e vrani normanni, con la carica di legati papali, ossia diretti
punto strategico dell’impero islamico, ricca di magnifi- rappresentanti della Sede apostolica. In esplicito dissenso
ci palazzi, fu la sede di re che con la loro pompa e le li- con gli eredi di Carlomagno - i Franchi, il regno norman-
turgie politiche islamiche ne mostravano il desiderio di no fu molto compenetrato dalla visione imperiale calif-
eguagliare anche la forza militare islamica di controllo fale, incoraggiando le attività artistiche e culturali delle
del territorio. L’ideale politico non era tanto il feudalesi- varie geo-culture presenti nei territori del suo dominio,
mo, concezione orizzontale del potere, quanto il califfato; secondo una pratica che continuerà con fortune alterne
e le milizie saracene al servizio del re - più che del Regno sino alla dinastia sveva, in particolare Federico II.
- gli garantivano una dedizione (ed una propensione agli Alla Corte di Palermo si conservò la cultura musulmana
intrighi di corte) che nessun ordinamento feudale franco e di lingua araba; del resto, lo gnosticismo cristiano, non
oppure catalano ha mai conosciuto verso il suo sovrano, se già come dottrina politica, bensì come concezione del cri-
non durante la breve parantesi carolingia con il suo ideale stianesimo, ha meno problemi di simbiosi con l’antropolo-
di monismo politico. La predilezione per una geo-cultura gia musulmana di quanto ne possa avere il cristianesimo
arabizzante forniva al mondo normanno meridionale un non-gnostico. Tra i dotti arabi della sua corte, il geografo
contro-altare all’antropologia culturale modellata sul de- Al-Idrisi che per incarico del sovrano scrisse il Kitab-Rugiar,
posito della fede cattolica, avvicinandola più ai modelli del ossia Il libro di Ruggero, che costituisce una delle più im-
Mediterraneo meridionale che a quelli del discorso colto portanti opere di geografia di tutto il Medioevo. I sovrani
religioso che si affermava nel XII secolo nel Nord Europa. normanni, che per tutta la durata del regno adottarono un
Ruggero II fece del Regno di Sicilia una delle entità politi- appellativo arabo che ne accompagnava il nome nelle for-
che - dal vasto terrritorio nel Mediterraneo centrale - più mule ufficiali, vivevano come sovrani oggetto di adorazio-
potenti e meglio ordinate grazie alla forza del suo eserci- ne diretta da parte dei sudditi, vestivano all’orientale, tene-
to personale, ad alleanze salde anche se non durature, e vano a Palazzo Reale un harem con fanciulle ed eunuchi, si
pure grazie alla legittimità legislativa fornita dalle Assise circondavano di artisti e intellettuali bizantini e arabi - tra
del Regno di Sicilia, date ad Ariano nel 1140. Consegnò cui i poeti ar Rahman e ibn Basurun, cantori della reggia di
ai suoi eredi una società priva di ogni traccia di proprietà Favara e delle dolcezze della vita di corte. Non è tanto la te-
privata, creando un diritto naturale sulle terre che non ologia musulmana che influenzava la geo-cultura norman-
faceva più capo Dio, bensì al re-Dio. Era il trionfo del feu- na, quanto le singole culture nazionali operanti nell’ambito
dalesimo associato all’assolutismo monarchico: questo dell’impero islamico. Si ricercava l’armonia tra il corpo e lo
corpus di norme costituisce una grande opera legislativa, spirito, l’eleganza, la raffinatezza, la poesia, l’arte, la mu-
ponendo le prerogative e i poteri del Re nell’ambito del sica, i piaceri dell’intelletto e dei sensi, così come il ciclo di
diritto, che emana non già dalla ragione, quanto dal suo Tristano ed Isotta non possono essere assimilati ai lavori
petto. Le Assise sancivano la possibilità dei sudditi di della scuola di Chartres.
poter vivere anche secondo le leggi e le usanze di ogni Tra i re normanni, il regno di Guglielmo III fu partico-
loro comunità e religione - secondo uno schema tipico larmente proficuo per le arti in Sicilia. Fra le opere av-
dell’Occidente latino, ma esasperato nella direzione della viate da Guglielmo merita una citazione il Duomo di
struttura imperiale islamica che comporta una pressione Monreale, realizzato con il beneplacito di papa Lucio III,
fiscale centrale del tutto peculiare su ogni sfera giuridica e l’Abbazia di Santa Maria di Maniace, fortemente voluta
altrimenti autonoma -, e l’assoluta non-disponibilità delle dalla regina madre Margherita. Anche la splendida co-
terre, misura destinata a impedire ogni possibilità di na- struzione della Zisa, avviata dal predecessore Guglielmo
scita di una società di mercato. I, fu completata sotto il suo regno.
Caratteristica del regno siciliano fu l’esistenza di un’am- Questa tradizione culturale della dinastia normanna giun-
ministrazione centrale assai complessa, che riprendeva se sino a quel Federico II di Svevia che sia a livello legisla-
elementi dell’esperienza delle occupazioni bizantine ed tivo, sia a livello culturale ripeteva l’agenda di Ruggero II.
islamiche: il re era assistito da un ristretto gruppo di gran- Questo era il clima culturale dell’élite dominante tra Sicilia
ds commis, e da magistrati sparsi nelle province (iusticiarii e Calabria nel XII secolo, ossia il secolo di Gioacchino da
e connestabuli). Esistevano un’amministrazione fiscale ri- Fiore, pensatore che pure porta molto più evidenti i segni
gida e spietata ed una forma di autodisciplina concessa di una tradizione geo-culturale del cristianesimo bizantino
alla comunità araba di Palermo, secondo il modello im- che non del mondo musulmano, pur vivendo in un clima
periale del califfato. Speciali prerogative in materia di geo-politico arabizzante (ma anche cesaro-papista).
organizzazione ecclesiastica, grazie all’apostolica legatio
concessa da papa Urbano II al gran conte Ruggero con * Docente di Storia della Filosofia medievale presso l’Università
la bolla Quia propter prudentiam, erano riconosciute ai so- della Calabria
18 L'abate di Fiore
Le opere dell'Abate
Alla luce delle Scritture il monaco calabrese offre uno sguardo
sulla storia e sul futuro della Chiesa e delle società
L
a stesura delle opere di Gioacchino è data da K.-V. Selge,
Gioacchino da Fiore, così L’origine delle opere di Gioacchino da
come, al momento, è stato Fiore, in L’attesa della fine dei tempi nel
possibile stabilire, si pone Medioevo, a cura di O. Capitani e J.
in arco di tempo che va dal 1176 Miethke, in Annali dell’Istituto storico
(probabile datazione di quello che italo-germanico 28 (1990), pp. 87-130;
pare essere il suo primo scritto), al lo studioso tedesco ripartisce la pro-
1202, anno della morte. Fino all’ulti- duzione in due sezioni, quella risa-
mo, infatti, Gioacchino fu impegna- lente agli Anni Ottanta del XII secolo
to nell’elaborazione delle sue opere, (lo spartiacque è il distacco dal mo-
tanto che i Tractatus super quatuor nastero di Corazzo e la salita sulla
Evangelia non sono completi, pro- Sila), e quella successiva.
babilmente proprio per il soprag- Con alcune aggiunte e correzioni, lo
giungere della morte. schema cronologico può dunque es-
Non è semplice precisare un’esatta amente, Gioacchino lavora anche sere il seguente:
cronologia delle opere gioachimite, ad altri suoi scritti, più brevi e in
dal momento che l’Abate era solito qualche caso dettati da particolari I. 1176 (?)
ritornare più volte, anche a notevo- circostanze. Un ulteriore problema Genealogia
le distanza di tempo, su uno stesso riguarda in modo specifico il testo Breve abbozzo in cui si paragona la
scritto, per completarlo, modificar- di commento all’Apocalisse: l’opera storia della salvezza alla figura di
lo, aggiornarlo ai nuovi sviluppi del principale, l’Expositio in Apocalypsim, un duplice albero (dell’Antico e del
proprio pensiero. Un caso emblema- è infatti accompagnata da una serie Nuovo Testamento). La storia uma-
tico di questo metodo di lavoro è il te- di trattati introduttivi o di sintesi, na è poi divisa in sei età; la sesta, os-
sto dello Psalterium decem chordarum: dedicati ugualmente all’Apocalis- sia il tempo della Chiesa, è descritta
completato, secondo un’affermazio- se, scritti in parallelo al commento nel libro dell’Apocalisse ed è divisa
ne dello stesso Gioacchino, tra il 1186 maggiore. Un ultimo caso partico- in sei piccole età. Come il popolo
e il 1187, fu poi ripreso, modificato lare è quello del Tractatus in exposi- ebraico subì sette tribolazioni, così
e aggiornato ancora nel 1201, come tionem vitae et regulae beati Benedicti, la Chiesa è destinata a subirne altret-
attesta in modo esplicito un autore- in cui sono raccolti, in un tentativo tante.
vole esemplare manoscritto di tale di opera unitaria, diversi sermoni, la II. 1183 (Casamari)
opera, il codice Padova, Biblioteca cui stesura risale a differenti periodi Liber de Concordia Novi ac Veteris
Antoniana, ms. 322. Inoltre, la ste- di tempo. Testamenti
sura delle opere principali, quali la La cronologia delle opere dell’Aba- A questo anno risale l’inizio della
Concordia e il Commento all’Apoca- te calabrese risente dunque di tut- redazione dell’opera e la stesura al-
lisse, si colloca in un arco di tempo te queste problematiche, legate in meno del libro I; i libri II-IV furono
piuttosto vasto: iniziate nel periodo modo specifico al suo metodo di conclusi non prima del 1188. Tra le
1183-1184, la loro elaborazione si lavoro. tre opere principali di Gioacchino, la
protrae fino al 1196 circa (Concordia) Una prima, importante ricostruzio- Concordia è l’unica che l’Abate dichia-
e al 1200 (Expositio); contemporane- ne della cronologia delle opere di ra esplicitamente compiuta nel suo
L'abate di Fiore 19
a fianco
Un antico volume dei possedimenti
gioachimiti
testamento (1200). I primi quattro li- l’Enchiridion super Apocalypsim. Negli Indirizzato al discepolo Giovanni, lo
bri fungono da ampia introduzione otto libri, viene interpretato, versetto scritto sintetizza gli “articoli” fonda-
alla teoria esegetica di Gioacchino; il dopo versetto, il libro dell’Apocalisse, mentali del credo cristiano (Trinità,
quinto, pari per estensione ai primi giocando, tra l’altro, sul valore sim- incarnazione, sacramenti, redenzio-
quattro, è un lungo commentario sui bolico del numero sette, ricorrente ne, grazia, libero arbitrio, predesti-
libri storici dell’Antico Testamento. lungo tutta la struttura del testo apo- nazione, fede/opere, vita attiva/
Nei libri II e IV troviamo il tema dei calittico. L’Abate interpreta l’Apoca- vita contemplativa, ecc…). Inoltre,
paralleli tra le generazioni dei due lisse come una “profezia ininterrot- Gioacchino prende posizione contro
Testamenti; nel terzo, l’esame della ta”, come una grandiosa visione che alcune eresie dell’epoca, quali quella
corrispondenza dei sette sigilli; nel suddivide la storia della Chiesa in catara e valdese.
V l’applicazione dell’esegesi gioa- “septem specialia tempora” corri- Professio fidei
chimita alla “generalis historia” del spondenti alle sette parti dell’Apo- Dialogi de praescientia Dei et praedesti-
racconto biblico. calisse, e un’ottava parte che corri- natione electorum
III. 1183-1184 (Casamari) sponde alla glorificazione metastori- È una professione di fede trinita-
Psalterium decem chordarum ca della Gerusalemme celeste. ria che, secondo lo stile dei padri,
A questa epoca risale la stesura del V. maggio 1184 ogni teologo scriveva di suo pugno.
libro; l’opera viene conclusa, con i li- De prophetia ignota Gioacchino discute con due suoi mo-
bri II e III, negli anni 1186-1187. Il li- Commento ad un testo profetico naci sul fondamento dell’elezione
bro I contiene un denso trattato sulla anonimo, ritrovato tra le carte del divina nella storia. Il nesso umiltà-
Trinità, suddiviso in sette distinctio- defunto cardinale Matteo d’Angers. perfezione cristiana, fondamentale
nes. Nel secondo si prende in esame Gioacchino ne fornisce una propria per la spiritualità cistercense, viene
il significato mistico del numero 150, interpretazione, legata agli avveni- sottratto all’orizzonte mistico-indi-
che rappresenta il totale dei salmi. menti politici del più recente passa- viduale per essere proiettato in una
Può essere letto come un trattato di to. visione storico-salvifica. La storia
“teologia sociale”, dal momento che VI. ai primi Anni ’80 – ma in questi intera viene considerata come un
l’abate riflette sul significato e sul casi la datazione è più incerta. processo regolato dalla dinamica
valore dei tre ordines (monaci, chie- Exhortatorium Iudaeorum umiltà-superbia.
rici, laici). Il terzo libro è brevissimo Esortazione alla conversione degli VII. alla seconda metà degli anni ’80
(aggiunto forse anche per completa- ebrei, connessa con il piano salvifi- (ma forse prima, nel caso del primo
re il numero tre), ed è un canone sal- co della visione escatologica gioa- sermone) risalgono infine i sermoni
modico contenente brevi norme per chimita. LAbate confuta i principali raccolti nel
la recita dei salmi. attacchi ai capisaldi della fede cri- Tractatus in expositionem vitae et
IV. 1184 (Casamari) stiana – Trinità, incarnazione, inter- regulae beati Benedicti
Expositio in Apocalypsim pretazione spirituale della Scrittura Raccolta di alcuni sermoni etero-
A questa data risale il solo inizio del – utilizzando quei luoghi dell’An- genei, di argomento monastico e di
testo esegetico. È il lavoro più ampio tico Testamento in cui, secondo lui, riflessione escatologica. Gioacchino
dell’abate. Divisa in otto libri, è pre- sono prefigurati i dogmi del cristia- riflette sul significato storico del mo-
ceduta dal Liber introductorius, che nesimo. nachesimo, e in particolare del mo-
riproduce, con qualche variazione, De articulis fidei nachesimo cistercense. Rilegge poi in
20 L'abate di Fiore
chiave politica alcuni passi dell’Apo- Enchiridion super Apocalypsim fino a noi, compresa la raccolta di
calisse, per spiegare i problemi sem- Rappresenta la prima redazione di tavole illustrative denominata Liber
pre più urgenti che la Chiesa del suo quello che diverrà poi il liber introduc- Figurarum, non è possibile determi-
tempo si trova di fronte, quali quello torius dell’Expositio in Apocalypsim. nare con sicurezza il periodo della
dell’eresia e della presenza dei mu- IV. 1196 stesura. Rimangono dunque di data-
sulmani in Terra Santa. Completamento della Concordia e zione incerta:
B. Anni 1190 – 1202 probabile presentazione alla Sede De septem sigillis
I. 1188-1192 pontificia Breve opuscolo in cui l’abate riassu-
Praephatio super Apocalypsim De ultimis tribulationibus me le duplici persecuzioni dei due
Si tratta di una “introduzione gene- Breve orazione in cui Gioacchino Testamenti, scandite dai sette sigilli
rale” all’Apocalisse, che Gioacchino chiarisce alcuni punti della sua dot- dell’Apocalisse (Antico Testamento)
scrisse verosimilmente tra il 1188 e il trina, in particolare dell’intrecciarsi e dalla loro apertura (Nuovo
1192. Qui appare già compiutamen- della sesta età di persecuzione e la Testamento).
te elaborata la teoria gioachimita settima, di pace, nel quadro storico Epistulae
dei tre “status” trinitari, a completa- inaugurato dall’incarnazione e pro- a. Domino Valdonensi … abbati
mento dell’antica dottrina patristica teso verso la fine dei tempi. b. Universis Christifidelibus
delle sei età del mondo e della più V. 1196-1199 c. Testamentum [risalente all’anno
recente dottrina dei sette tempi della Completamento del testo dell’Expo- 1200.]
sesta età. sitio in Apocalypsim. Liber Figurarum
Intelligentia super calathis VI. 1198-1199 Raccolta di “figurae” o di tavole, im-
Dedicato all’abate cistercense Goffredo Stesura dell’introduzione (Liber in- magini miniate di notevole bellezza,
di Auxerre, lo scritto commenta la vi- troductorius) all’Expositio. che riprendono tutti i temi del pen-
sione profetica dei cesti di fichi avuta VII. ultimi anni ’90 – 1202 siero di Gioacchino, riassumendoli
da Geremia (Ger. 24,1-10). Si tratta di Tractatus super quatuor Evangelia in una sintesi simbolica di grande
un opuscolo a sfondo politico, desti- Diviso in tre distinti trattati, di cui efficacia.
nato a scoraggiare l’ostilità del papa l’ultimo è incompiuto, è l’ultimo Poemata
nei confronti di Enrico VI, composta scritto dell’abate, dedicato all’inter- a. O felix regnum patriae supernae
probabilmente nel 1191, all’inizio del pretazione alternata e concordante b. Visionem admirandae ordiar historiae
pontificato di Celestino III. dei quattro Vangeli. Quaestio de Magdalena Sermones
III. 1194-1196 Degli altri scritti gioachimiti giunti a. Sermo in Natali Domini
b. Sermo in die cinerum
c. Sermo in Quadragesima
d. Sermo in dominica Palmarum
e. Sermo in die paschali
f. Sermo in festo sancti Iohannis
Baptiste
g. Sermo “Super flumi-
na Babilonis” (Ps. 137, 1)
h. Sermo de Helisabeth
et Maria et conceptionibus
earum
i. Sermo de differentia
inter litteram et spiritum
l. Sermo de iudiciis Dei
et de excidio Babilonis
Soliloquium
Apocalypsis nova
Scritto inedito; allo sta-
to attuale, non è possi-
bile dire con sicurezza
se si tratti di un’opera
autentica o meno.
L'abate di Fiore 21
A
tutti coloro che verranno a questo mondo prima di presentare pria mano nell'anno milleduecento
conoscenza di questi scrit- i miei lavori al magistero della Sede dell'incarnazione del Signore. E pro-
ti, Frate Gioacchino, detto Apostolica, secondo l'impegno da fesso di rimanere fedele a quanto in
Abate da Fiore, augura me preso nell'atto di ricevere il man- esso contenuto.
perpetua salute nel Signore. dato di scrivere, prego in nome di lo Fratello Gioacchino
Come si può vedere dalla lettera del Dio Onnipotente, i miei successori, Abate Florense
Papa Clemente che è in nostro pos- i Priori e gli altri Fratelli che vivono
sesso, su mandato del Papa Lucio e nel timore del Signore e, per quanto è in basso
La firma autografa dell'Abate
del Papa Urbano, mi sono sforzato in mio potere, ordino che, conservati Gioacchino
a scrivere alcune cose e finora non gli esemplari nella biblioteca, man-
tralascio di scrivere di ciò che potrà dino all'esame della Sede Apostolica
contribuire alla gloria di Dio. il presente scritto o qualche copia
E così, grazie all'ispirazione divi- che avranno con sé e gli opuscoli che
na e alla mia intelligenza, ho por- secondo il testamento ho già scritto
tato a compimento il Libro Della e gli altri che potrò scrivere fino al
Concordia (del Vecchio e del Nuovo giorno della mia morte, e che accet-
Testamento) in cinque volumi, l'Espo- tino dalla stessa Sede a nome mio, la
sizione dell'Apocalisse in otto parti e correzione; prego inoltre che espon-
con i vari titoli, il Salterio Dalle Dieci gano ad Essa la mia devozione e la
Corde in tre volumi, senza contare mia fede. È come sia sempre pron-
altri argomenti che sono contenuti in to ad accettare ciò che Essa stabilì o
piccoli opuscoli sia contro i Giudei sia stabilirà, poiché non intendo difen-
contro gli avversari della Fede cattoli- dere nessuna mia opinione che sia
ca. E se, mentre sono in vita, ci potrà contraria alla Sua Santa Fede, credo
essere qualcosa che sia di edificazio- integralmente ciò che Essa crede, ac-
ne ai fedeli di Cristo e soprattutto ai cetto la Sua correzione sia in materia
Monaci, non tralascerò di farlo. di costumi che di dottrina, rigetto
Poiché, per la brevità di tempo, non dò che Essa rigetta, ammetto come
ho potuto finora presentare alla vero ciò che Essa ammette, credo
Sede Apostolica gli opuscoli, eccetto fermamente che le porte dell'inferno
il Libro della Concordia, per essere non prevarranno contro di Essa, ed
da Essa corretti, nel caso quegli scrit- anche se nel corso dei tempi potrà
ti, ciò che non nego anche se non ne essere turbata e sconvolta dalle tem-
sono consapevole, contengano er- peste, la Sua Fede non verrà meno
rori da correggere... e poiché è in- sino alla fine del mondo.
certo per l'uomo il numero dei suoi Io Abate Gioacchino ho redatto que-
giorni... se mi accadrà di partire da sto scritto e l'ho firmato di mia pro-
22 L'abate di Fiore
P
iccolo ordine monastico di profeta, il piccolo organismo flo- vita praticato all’interno dei mona-
sorto in Calabria negli ul- rense non poté superare le difficoltà steri ha indubbiamente compromes-
timi anni del XII secolo, a che sorgevano da ogni parte dopo so in partenza l’interesse e una pie-
diffusione essenzialmente la facile propagazione dei primi na comprensione anche del progetto
locale, ma con alcune dipendenze decenni, né riuscì ad alimentare di monastico elaborato da Gioacchino
in Puglia e in Campania, nel Lazio nuovi elementi i cenobi posseduti da Fiore.
meridionale e in Toscana, l’ordine che scomparirono con le loro rispet- Questo quadro estremamente lacu-
florense raggiunse, nel momen- tive dipendenze senza lasciare trac- noso si è in parte recentemente col-
to della sua massima espansione, ce, sicché oggi tale congregazione ci mato grazie al ritrovamento, nella
una quindicina di monasteri. A di- appare come uno dei più lontani ed Biblioteca Provinciale di Matera, di
stanza di quasi quattro secoli dalla oscuri movimenti religiosi del basso tre codici manoscritti, risalenti alla
fondazione, nel 1570, le poche case Medio Evo»1. fine del XVIII secolo, relativi all’in-
superstiti, che ancora si riconosceva- In effetti, la perdita delle istituzio- dagine condotta in Sila da un regio
no come dipendenti dall’abbazia di ni dettate dall’Abate calabrese, la uditore, Nicola Venusio. I volumi,
San Giovanni in Fiore – in sostanza, mancanza, per tutto il periodo suc- redatti da lui stesso e dai suoi col-
i monasteri calabresi – furono unite cessivo, di altre testimonianze do- laboratori, riproducono, tra le altre
definitivamente all’ordine cistercen- cumentarie e istituzionali sulla vita cose, una cospicua parte dell’an-
se. Gli altri cenobi florensi, sorti al di dell’ordine, come gli atti dei capitoli cor nutrito archivio documentario
fuori della Calabria come nuove fon- generali – che peraltro sappiamo che dell’abbazia di San Giovanni in
dazioni o unificati all’ordine nella almeno in qualche occasione furono Fiore, casa madre dell’ordine. In tal
prima metà del XIII, avevano già in tenuti – la pressoché totale disper- modo, grazie a questo materiale, è
precedenza imboccato strade auto- sione degli archivi dei singoli mo- stato possibile ricostruire almeno il
nome, al di fuori dell’alveo florense. nasteri dell’ordine, tutto questo ha primo periodo di vita del monastero
L’oscurità che grava sulla nascita e naturalmente ridotto al minimo la e quell’ordine che a partire dalla Sila
sulle successive vicende dell’ordine possibilità di indagine e l’attenzione ha preso piede in altre zone dell’Ita-
è certo dovuta in primo luogo, come degli studiosi nei confronti dell’or- lia meridionale e centrale2.
ha rilevato p. Gregorio Penco, alla dine. Un’ulteriore fruttuosa pista di ricer-
dispersione delle sue fonti: Nel contesto del monachesimo me- ca si è rivelata quella relativa alle mo-
«Il monachesimo florense, sul piano ridionale, peraltro, la situazione tivazioni che spinsero Gioacchino al
storico, deve essere considerato (...) dell’ordine florense non si discosta distacco dall’ordine cistercense, da
soltanto come uno dei tanti movi- da quella più generale, per certi ver- lui ritenuto, fino ad un certo mo-
menti rigoristici sorti sul declinare si desolante, in cui versano le fonti mento del suo percorso biografico,
del Medio Evo e a cui (...) andò con- documentarie e le conoscenze relati- la migliore realizzazione possibile
giunta, almeno nelle sue origini, la ve a diversi altri gruppi monastici: la del monachesimo, la forma di spi-
predicazione e l’aspettazione esca- mancanza dei testi di consuetudini
tologica di una personalità d’ecce- che permettano di cogliere lo stile di 2 V. De Fraja, L’ordine florense da Gioac-
zione, al bivio tra fede cattolica ed chino da Fiore al tramonto dell’età sveva, pro
eresia. Scomparso Gioacchino e rive- manuscripto 1999, Università cattolica del
1 G. Penco, Storia del monachesimo in Italia, Sacro Cuore, sede di Milano, tesi di dotto-
latasi storicamente vana la sua opera Milano 1961, p. 271. rato in storia medievale.
L'abate di Fiore 23
a fianco
Ruderi dell'Abbazia di Jure Vetere
ritualità più alta mai raggiunta nel alla sua vocazione specifica: la con- un’evoluzione comune a moltissime
corso della storia, per ricercare una templazione e la lode di Dio, rag- altre esperienze analoghe: a partire
forma diversa di vita comunitaria. giunte grazie a un maggiore distac- dall’iniziativa di un personaggio
In questa direzione fondamentale si co dai compromessi con il mondo. particolarmente carismatico che
è rivelato il testo dell’Expositio vitae L’eremo non doveva tuttavia pre- decide di ritirarsi a vita solitaria, il
et regulae beati Benedicti3, un’opera cludere i rapporti con i confratelli locus eremitico deve allargarsi per
composita, redatta dall’abate, nelle che non erano in grado, per le loro accogliere il crescente numero di se-
sezioni più interessanti per questo debolezze, di intraprendere un’arc- guaci e fedeli che accorrono, attirati
aspetto, proprio negli anni del di- tior vita, né le scelte elitarie compor- dalla fama che circonda l’eremita.
stacco da Corazzo e della salita in tavano necessariamente una rottura L’aumento del numero dei discepoli
Sila. con l’ordine, del quale Gioacchino determina la necessità di nuova ter-
I nodi problematici che tali sezioni continuò a fare e sentirsi parte nono- ra intorno all’eremo, da mettere a
dell’Expositio vitae mettono in luce stante l’abbandono di Corazzo4. coltura o da adibire a pascolo, il bi-
sono notevoli: all’iniziale entusia- La vita intrapresa sulla Sila, in loca- sogno di sottoporre a regole precise
smo nei confronti dei cistercensi in- lità chiamata Flos, mise ben presto la vita divenuta comunitaria e di te-
fatti subentrò ben presto il disincan- radici. Il primitivo tugurium in cui nere con le istituzioni locali (civili e
to. Poco tempo dopo aver ottenuto, a Gioacchino, Raniero da Ponza e i religiose) rapporti stabili e duraturi6.
coronamento di diversi tentativi nel primi discepoli si stabilirono in via Nel 1194 dunque, data del docu-
corso degli anni, l’incorporazione definitiva a partire dal maggio del mento imperiale, i rapporti con l’or-
più piena del monastero di Corazzo 1189, si trasformò nel giro di cin- dine cistercense erano ormai rotti,
nell’ordine cistercense (1188), emer- que anni in un piccolo monastero, anche se sarà solo nel 1196, quando
sero i primi scarti della realtà rispet- evidentemente per l’accorrere di Celestino III approverà le istituzioni
to al quadro ideale che Gioacchino numerosi discepoli5. Lo attesta un florensi, che possiamo considerare il
si era figurato. La serie di disordini diploma dell’imperatore Enrico VI distacco come totale e definitivo.
morali, di progetti di espansione, di il quale, il 21 ottobre 1194, concesse Due anni prima, nel settembre 1192,
deroghe dagli statuta dell’ordine di alcuni terreni e diritti al monasterio il capitolo generale cistercense ave-
fronte ai quali venne a trovarsi lo in- sancti Iohannis de Flore, diretto da va indirizzato un richiamo all’abate
dussero a tentare, insieme a Raniero Gioacchino, venerabilis abbas Floris. di Corazzo e a Raniero, perché si
da Ponza, monaco cistercense dalla Il documento testimonia da un lato presentassero ai superiori dell’or-
spiccata vocazione eremitica, una l’avvenuto transito di Gioacchino dine entro la festa di San Giovanni
nuova strada. Con la fondazione di dall’abbazia cistercense di Corazzo Battista dell’anno successivo. Questa
un eremo montano, tra le frigidis- al governo del monastero sulla Sila, disposizione capitolare attesta senza
simas alpes della Sila, Gioacchino si dall’altro il passaggio istituzionale ombra di dubbio che Gioacchino, a
propose inizialmente di richiamare da tugurium a monasterium, da ere- quella data, è considerato ancora, a
il monachesimo, l’ordo monasticus, mo a cenobio. Questo del resto è tutti gli effetti, abate cistercense di
Corazzo, e in quanto tale può essere
3 C. Baraut, Un tratado inédito de Joaquín
4 Ivi, pp. 421-435.
sottoposto agli interventi del capi-
de Flore: De vita sancti Benedicti et de officio
divino secundum eius doctrinam, in Analecta 5 De Fraja, Le prime fondazioni florensi, pp.
sacra Tarraconensia 24 (1951) 1-90 (33-122). 106-109. 6 Ivi, p. 105.
24 L'abate di Fiore
a fianco
Fondazione florense di Fonte Laurato
fonti documentarie che possediamo fianco del monastero di Fiore, sia in scimento della santità del proprio
non attestano mai l’esercizio di que- occasione della raccolta del materia- fondatore, quando, nel 1346, chiese-
ste funzioni, né da parte di Matteo, le agiografico relativo a Gioacchino, ro al pontefice, allora ad Avignone,
né da parte dei suoi successori. È a partire dal terzo decennio del XIII provvidenze in favore dell’ordine e
possibile che, a causa delle difficoltà secolo, sia nel momento in cui, ver- l’istituzione di una commissione di
evidentemente createsi con Federico so la metà del XIV secolo, i florensi vescovi con il compito di vagliare i
II, per la posizione dei florensi a fa- cercarono di ottenere, da parte della miracoli, avviando in tal modo l’iter
vore del pontefice nello scontro tra curia avignonese, la canonizzazione del processo di canonizzazione15.
papato e impero, i poteri delegati del loro fondatore. Legami tra le abbazie calabresi che
all’abate di Fiore siano stati almeno Il tramonto dell’età sveva e il domi-
15 A. M. Adorisio, La “Legenda” del Santo di
in parte revocati. Nel 1233 Gregorio nio della dinastia angioina nell’Italia Fiore. B. Joachimi abbatis miracula, Manzia-
IX dovette intervenire presso gli meridionale segnano una stasi, se na (Roma), 1989.
arcivescovi di Palermo e di Capua, non già il declino, di San Giovanni
chiedendo loro di convincere l’im- in Fiore e dei monasteri ad esso fa-
peratore a mantenere in vigore i pri- centi capo. Il nuovo monachesimo
vilegi concessi ai florensi; tra di essi florense non attirò più come nei
era probabilmente compreso quello decenni precedenti, e anche da par-
con cui l’imperatore aveva delegato te dei privati le donazioni si fecero
all’abate di Fiore i poteri giurisdizio- sempre meno frequenti. A partire
nali. In seguito, l’espansione floren- dal periodo angioino, oltretutto, la
se sembra sostanzialmente fermarsi, documentazione, già assai dimi-
e la comunità fu piuttosto impegna- nuita nel periodo dello scontro tra
ta a difendere le posizioni, i possessi Federico II e il papato (1239-1250), si
e i diritti acquisiti nel periodo prece- fa lacunosa, nota parzialmente gra-
dente, grazie al favore regio e impe- zie alla redazione di scarni regesti.
riale, e della nobiltà regnicola. Qualsiasi tentativo di ricostruzione,
La scarsa documentazione supersti- anche vaga, della vita dell’ordine di-
te non permette altro che prendere venta, a causa di questa situazione,
atto del legame che continuò indub- pressoché impossibile. L’unico atto
biamente a sussistere, in territorio che attesti ancora una qualche con-
calabrese, tra le fondazioni poste sapevolezza delle proprie origini e
in area calabrese e, in parte, con le di volontà di riferirsi al proprio pas-
due abbazie laziali. In particolare a sato, da parte dei monasteri florensi
riguardo della volontà di conservare della Calabria, è proprio il tentativo,
memoria del proprio fondatore, le fallito, da parte di essi (San Giovanni
abbazie di Calabro Maria e di Santa in Fiore, Calabro Maria, Santa Maria
Maria Nuova si presentano sempre a Nuova) di promuovere il ricono-
L'abate di Fiore 27
a fianco
Chiesa ABbaziale di Fonte Laurato
(Fiumefreddo)
rientravano ancora nell’ordine sono sparuto gruppo di monasteri florensi San Giovanni in Fiore, di cui i cister-
attestati dal passaggio di monaci da viene unificato all’ordine cistercen- censi raccolgono l’eredità. Di qui il
una all’altra abbazia, nel momento se. In particolare, la vita religiosa fiorire di opere relative a Gioacchino
in cui uno veniva eletto abate (ad es., a San Giovanni in Fiore, rinnovata e al cenobio silano da lui istituito,
nel 1366 l’Abate di Fonte Laurato, dopo il passaggio ai cistercensi, apre opere che, oltre ad averci tramanda-
Giovanni, alla morte di Pietro, abate una fase di interesse per la figura di to fortunosamente le notizie biogra-
di San Giovanni in Fiore, venne elet- Gioacchino come autore di testi ese- fiche e le testimonianze agiografiche
to successore di quest’ultimo). getici e di teologia trinitaria, come sull’abate, hanno conservato, ora in
Il sostanziale silenzio sulle vicende santo abate a cui erano attribuiti forma di semplice notizia, ora ripor-
dell’ordine nel corso dei secoli se- numerosi miracoli e come fondato- tando i testi per esteso, documenti
guenti si interrompe solo a partire re sì di un ordine ormai estinto, ma relativi al monastero.
dalla fine del ‘500, quando l’ormai soprattutto fondatore dell’abbazia di
Antonio Acri come il priore, il cellerario, il maestro dei novizi, l’addetto agli
ospiti, il refettoriere; ma nel monastero emergevano anche le
figure del cerimoniere, del cuciniere, il custos vini e del custos
MONASTERO e i laici.
I primi erano i coristi, chiamati così perché partecipavano alla
preghiera del coro. I secondi erano i conversi. A loro erano
affidati doveri più servili e normalmente erano anche più
numerosi dei coristi. Lavoravano le campagne del monastero,
Una giornata florense dovevano spesso vivere fuori dalla comunità mentre altri erano
addetti alle officine come falegnami, fabbri, tessitori e muratori.
Naturalmente professando i voti non aveva una sua famiglia.
Tra gli oggetti e indumenti personali d’uso più comune
troviamo il mantello, la cappe, la tunica, la braca, i caliga
(sandali), la cocolla liturgica.
Un’abbazia non è mai stata solo un luogo mistico ma anche Nel monastero vigevano norme di severità nel cibo: niente
un vero e proprio centro di vita che allargandosi, ha cercato carne, pesce, grassi, latticini e uova. Soltanto legumi bolliti: un
di influire sull’ambiente circostante. L’esempio lampante regime quasi sempre vegetariano. Il riposo notturno era breve.
l’abbiamo proprio nell’esperienza di Fiore Nuovo (l’attuale Cuore del monastero era la Chiesa e il coro per la preghiera,
san Giovanni in Fiore). La cittadina si sviluppa gradualmente luogo dove i monaci trascorrevano almeno un terzo della
attorno al Monastero fino a darle il nome. giornata per il canto dei salmi e la lectio divina secondo un
I monasteri cistercensi ad esempio, che si insediavano in valli prestabilito calendario giornaliero e mensile scandito dal
paludose, le bonificavano fino a farle diventare giardini ospitali. suono della campana.
La comunità monastica era governata da un abate eletto dai Il canto sacro era per la comunità monastica un sussidio che
monaci ed era assistito da un consiglio composto da figure completava il clima spirituale di tutta la cerimonia sacra.
28 I luoghi
Debora Ruffolo
COSTANZA
D’ALTAVILLA
Cadde ai piedi dell'Abate come Maddalena penitente
Celico.
Chiesa dell'Assunta, casa
dell'Abate trasformata in chiesa.
I luoghi 31
Francesco Scarpelli
P
er iniziativa della no- così, quando rarissimamente viene Abbiamo bisogno anche di idee in-
stra Associazione "Abate finanziato un progetto culturale, su- novative su come utilizzare la casa,
Gioacchino" e del Comune bisce forti tagli e condizionamenti su come ridare vita alla casa di un
di Celico, sulla casa natale tanto da stravolgerlo o renderlo irre- uomo che ha impregnato del suo
di Gioacchino da Fiore è stato final- alizzabile. spirito tutto il pensiero innovatore
mente imposto nel 2007 il vincolo ar- Nel mentre vogliamo rassicurare dai suoi tempi ad oggi.
chitettonico (Decreto del Ministero quanti sono interessati alla figura Pensiamo che la proprietà pubbli-
per i Beni e le Attività Culturali, dell’Abate celichese, circa l’impegno ca possa garantire l’accesso a tutti i
Direz. Reg. per i Beni Culturali e nostro per la salvaguardia di tutti i visitatori, ma non escludiamo altre
Paesaggistici della Calabria, n. 89 del luoghi di Gioacchino, facciamo ap- possibili soluzioni che, comunque,
25/09/2007). pello a chiunque volesse offrirci oltre ad una destinazione principale
È un dato importante oltre che una collaborazione, una proposta coerente allo spirito gioachimita, ga-
una tappa essenziale dell’impegno o un’opportunità perché la casa na- rantiscano in qualche modo l’acces-
dell’Associazione, avviato nel 1996, tale di Gioacchino e tutti i luoghi so e l’uso del pubblico.
per la riscoperta e la valorizzazione che, nella nostra cittadina, portano Inviateci idee, proposte, suggeri-
dei luoghi dell’Abate nella cittadina ancora le sue impronte, possano es- menti e raccontateci di altre espe-
di Celico. sere resi accessibili e fruibili per i rienze.
Ma il nostro sogno è, naturalmente, visitatori di ogni parte del mondo.
quello di renderla accessibile e frui-
bile al vasto pubblico internazionale
interessato alla figura di Gioacchino,
acquisendola alla proprietà pubbli-
ca, riaccorpandola in un unico im-
mobile e restituendole il più possibi-
le la sua veste medievale per farne
non solo un centro di accoglienza
turistica ma anche un centro di ini-
ziative di ogni genere per il recupero
dello spirito gioachimita. Una casa
viva e non un museo morto nella
sperduta provincia cosentina.
Questo nostro sogno rischia di in-
frangersi contro la scarsa sensibilità
culturale che, specialmente in questa
fase di crisi economica, caratterizza
soprattutto buona parte della classe
politica calabrese. Tale classe politi-
ca si rifiuta di vedere nella cultura
una risorsa sociale ed economica e
32 I luoghi
Angela Altomare
Quell’antico
“rifugio dell’anima”
L'Abbazia della Sambucina in Luzzi
È
il profumo di una religiosi- dono questo antico “rifugio dell’ani- Le sue origini, assai remote e incer-
tà d’altri tempi quello che ma” un luogo della memoria, depo- te, risalgono intorno al 1087, quan-
si respira intorno all’Ab- sitario di storia, arte e cultura. do nel sito che ospita l’antica abba-
bazia di Santa Maria della zia, fu fondato da una comunità di
Sambucina di Luzzi, che conduce in Benedettini con a capo Sigismondo il
un mondo della spiritualità cristiana monastero di Santa Maria Requisita,
nel quale traccie di un forte senti- filiale di un antichissimo monastero
mento religioso di fede, preghiera e benedettino chiamato “Santa Maria
devozione unito alla misticità sacra di Mensuo”. Solo successivamente,
che ispira il luogo, sono sopravvis- intorno al 1141, il monastero fu con-
sute al di là del tempo e dello spazio. cesso da Goffredo di Loritello, conte
Immersa in un paesaggio collinare, di Catanzaro e cugino di Ruggero II
dalla natura rigogliosa e incontami- di Sicilia, ai Cistercensi. Furono, in-
nata, della Sila Greca, la suggestiva fatti, proprio i monaci seguaci di San
Abbazia della Sambucina, per secoli Bernardo di Borgogna, venuti tra le
“fucina di spiritualità, centro d’arte terre normanne dell’Italia meridio-
e cenacolo di studi”, vanta una storia nale per propagare l’ordine monasti-
e una tradizione millenaria, che ren- co cistercense, per volere di Ruggero,
a fianco
La Sambucina
nel box
Miniatura raffigurante Enrico VI
da Clairvaux e da Chiaravalle di oltre a rappresentare il centro mona- virtù delle leggi eversive ecclesiasti-
Milano, che lo ricostruirono, stabi- stico per eccellenza come Casa ma- che, dispose la soppressione dell’or-
lendovi il primo nucleo dell’Ordine dre dell’Ordine Cistercense, rappre- dine e la chiusura del monastero.
del Regno Normanno. sentò per molto tempo un polo cul- Dell’antica Abbazia, grazie ai nu-
L’antica chiesa abbaziale venne turale e socio-economico di tutto il merosi restauri e rimaneggiamen-
consacrata a Santa Maria Assunta, Mezzogiorno. Attirò fra le sue mura ti, rimane la chiesa, aperta al culto
secondo la tradizione che traman- grandi personalità di pensatori e spi- e divenuta parrocchia di S. Maria
dava di numerose apparizioni del- riti eletti dal calibro di Gioacchino Assunta, mentre la parte conven-
la Vergine reggente tra le braccia il da Fiore, Accursio e Luca Campano. tuale è domicilio privato, per effet-
Fanciullo Divino tra i folti sambuchi, Una storia complessa quella dell’ ab- to della vendita fatta dallo Stato nel
pianta dalla quale trae il proprio bazia cistercense della Sambucina, 1803. Avvolta in un’atmosfera surre-
nome la badia. che si riflette anche sulla sua archi- ale, tipica degli antichi templi della
Primo monastero autorizzato a fon- tettura, frutto di ripetuti interventi spiritualità cristiana, l’Abbazia della
dare case filiali divenendo madre di di ricostruzione a causa dei nume- Sambucina ancora oggi è una “fine-
numerosi monasteri e abbazie non rosi eventi tellurici che distrussero stra” aperta su un lontano passato,
solo in Calabria, ma anche in Puglia, la chiesa e il monastero, ricostruito che offre a noi contemporanei uno
Basilicata e Sicilia, nel suo periodo di nel 1625. sguardo affascinante e suggestivo
maggior splendore, l’antica Abbazia Nel 1780 Ferdinando IV di Borbone in sul lontano Medioevo.
fiume Ampollino e discende per lo stesso fiume fino a quel Qualche mese più tardi, mentre attraversava nuovamente la
luogo dove si unisce al fiume Neto; quindi il termine sale per nostra regione, l’imperatore rese noto a tutti i suoi fideles di
l’alveo dello stesso fiume Neto e continua oltre il fiume, lungo aver concesso al venerabile abate, pro redemptione animae,
i confini del monastero dei Tre Fanciulli e quelli del mona- un reddito annuo di cinquanta bisanti d’oro, da percepire dal-
stero dell’Abatemarco fino alla via che proviene dalla città di le entrate delle saline del Neto.
Cerenzia e continua per il Portìo, la quale via resta lungo il Queste assegnazioni avevano creato contenzioso con i mo-
confine, da settentrione fino alla località detta Frassineto e naci basiliani del Monastero dei Tre Fanciulli che utilizzavano
da lì il confine ritorna fino all’alveo del fiume Neto e lo stesso in Sila i pascoli estivi e avevano leso gli interessi dei cittadini
alveo sale fino al guado che è sotto il Castello degli Slavi e di Cosenza che vantavano, sul demanio regio, diritti consue-
conclude il confine al punto di partenza”. Oltre al vasto terri- tudinari. Il 21 febbraio 1197 l’imperatore ordinò ai suoi balivi
torio, Enrico VI concesse diritti e libertà: il libero pascolo nel e ai suoi funzionari di non importunare e molestare il mona-
tenimento di Rocca di Neto e in tutti i demani calabresi senza stero di Fiore. Per effetto di queste concessioni l’eremo gio-
pagamento dell’erbatico e del ghiandatico; la licenza di rica- achimita, con il sopraggiungere di altri monaci, si trasformò
vare senza tributo il sale dalle saline di tutta la Calabria; la in cenobio; crebbero i monasteri alle dipendenze di Fiore e
facoltà di vendere e di comprare beni senza corrispondere il Gioacchino attuò un suo personale progetto monastico che
teleonatico, il plateatico e il passaggio; la libertà di ricevere ottenne l’approvazione di Celestino III: il nuovo ordine floren-
il pagamento di erbatico e di ghiandatico da quanti avesse- se. Fu il periodo più intenso della vita di Gioacchino: l’abate
ro voluto, con il permesso dei monaci, far pascolare i propri si recò varie volte a Roma e a Palermo, continuò a scrivere
animali sulle terre concesse alla fondazione. Il 6 marzo 1195, opere, fondò monasteri, fece riconoscere il suo nuovo ordine,
con un altro atto imperiale, Enrico VI prese sotto la sua prote- ebbe l’incarico da Papa Innocenzo III di una campagna di
zione il Monastero, l’unico fondato sotto il suo regno. predicazione della crociata.
34 I luoghi
Pamela Franzisi
Corazzo, la prima
esperienza monastica
Qui Gioacchino fu eletto Abate per acclamazione nel 1117
U
na storia appassionata e te fosse l’abate del monastero stava per lace, la storia dell’abbazia si è svol-
suggestiva di uno dei più lunghi periodi lontano da esso a causa ta per molti anni nella Calabria
imponenti impianti ab- del suo impegno a scrivere testi di teo- Citeriore, in quanto fino ai primi del
baziali del Medioevo cri- logia, fin tanto che nel 1188 fu solleva- XIX secolo il suo territorio appartene-
stiano in Calabria riguarda l’abbazia to dal Papa dal guidare l’abbazia affi- va all’Università di Scigliano, facen-
di Santa Maria di Corazzo e il suo liando la stessa, con tutti i suoi uomini te parte della Diocesi di Martirano.
insigne abate Gioacchino. L’abbazia e beni, ai cistercensi di Fossanova. Dopo la sua fondazione ad opera dei
fu centro religioso, politico e cultu- Per ciò che concerne le origini l’abba- benedettini neri nel XI secolo, l’Ab-
rale di essenziale valore per oltre zia di Santa Maria di Corazzo è un’ab- bazia fu ricostruita dai cistercensi nel
sette secoli. Soggiornò entro le sue bazia fondata dai benedettini nel XI se- 1157, cioè a distanza di appena 16
mura anche il filosofo cosentino colo in prossimità del fiume Corace in anni dalla fondazione dell’Abbazia
Bernardino Telesio. Oggi le sue ma- Calabria, ricostruita successivamente della Sambucina, di cui fu la filiale più
estose rovine si stagliano solitarie e dai cistercensi nel XII secolo, danneg- importante. Primo abate cistercense
potenti come monito all’indifferen- giata una prima volta dal terremoto fu il beato Colombano.
za religiosa, politica e culturale degli del 27 marzo 1638 e ancora dopo dal L’abate Gioacchino si staccò, quindi,
uomini di questo tempo. disastroso terremoto del 1783. Dopo definitivamente da Corazzo trasfe-
La storia di Santa Maria di Corazzo questa data il monastero venne pro- rendosi prima in un porto di quiete
si incrocia con quella di Gioacchino gressivamente abbandonato e spoglia- chiamato Pietralata, per poi ascendere
da Fiore, che qui vestì l’abito mona- to delle opere artistiche che conteneva, in Sila nella primavera del 1189 dove
cale, divenendone subito dopo abate. le sue rovine sono visibili in località fondò a San Giovanni in Fiore una
Proprio qui a Corazzo Gioacchino da Castagna, una frazione di Carlopoli, ai nuova congregazione religiosa detta
Fiore scrisse le sue opere principali, confini con Soveria Mannelli. Congregazione Florense, approvata
aiutato dagli scriba Nicola e Giovanni, Sebbene situata attualmente in una da Celestino III nel 1196. Nel 1211,
quest’ultimo prese il suo posto quan- località della provincia di Catanzaro dopo la morte di Gioacchino, l’archi-
do lui andò via. Gioacchino, nonostan- dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squil- cenobio florense avanzò diritti di pro-
CASAMARI
in questo luogo, infatti, sorgeva l’antica Cereatae Marianae,
piccolo villaggio dedicato alla dea Cerere e attraversato dalla
via Maria, della quale è ancora evidente un tratto ben con-
servato. I numerosi reperti archeologici, le arcate dell’acque-
I luoghi 35
a fianco
I ruderi dell'Abbazia di Santa Maria a
Corazzo
nel box
L'Abbazia di Casamari
prietà sull’abbazia di Calabromaria in sistema economico legato a schemi vilegis”, con cui riaffermava le dona-
Altilia di Santa Severina, ma la ver- “curtensi”. In quell’epoca vigevano zioni operate nella sua minore età, ai
tenza venne risolta per l’intervento perfino raggruppamenti di monasteri numerosi beni già in possesso dell’ab-
del pater abbas sambucinese Bernardo sotto il controllo di un abate feudata- bazia concede all’abate Milo 1) “libera
e dell’imperatore Federico II, in fa- rio, detto “visitatore” (Brasacchio), il pascua pro animalibus ipsius monasterii
vore dei florensi di San Giovanni in tutto voluto dai normanni per la tra- tam in tenimento Campi Longi quam
Fiore. Le acque del Corace servivano sformazione fondiaria ed il rilancio in tenimento Sacchini et Castellorum
ad azionare, presso l’abbazia, un mu- dell’economia, mentre l’ubicazione Mariis”, 2) i fondi Foca e Castellace in
lino e una gualchiera, quindi a fecon- delle abbazie da essi fondate non solo agro di S. Severina, 3) il fondo alberato
dare il sottostante territorio agricolo. rispondevano a fini religiosi, ma anche detto Sucarello in agro di Cutro. Ma
I numerosi ruderi dell’abbazia nella politici, militari ed economici. Erano, qualche mese prima Federico II aveva
valle del Corace, che meritano esse- insomma, tenute in gran considera- già concesso a quell’abbazia, in perpe-
re ristrutturati e riadattati a moderno zione dagli Altavilla, se nell’abbazia di tuum, il tenimentum di S. Pantaleone
Cenobio, una volta erano centro di Santa Eufemia seppellirono le spoglie in territorio di S. Severina; nel diplo-
fede, ma anche sede da cui abati fa- mortali di Fredesenda, loro madre. ma imperiale ne sono descritti mi-
mosi amministravano le loro grange e Il prestigio dell’abbazia di Santa Maria nuziosamente i confini, elencate le
terreni posti anche a notevoli distanze di Corazzo accresciuto già per merito clausole di sfruttamento e le garan-
fino a Strongoli, sullo Ionio, organiz- di Gioacchino da Fiore raggiunse il zie contro eventuali azioni di distur-
zavano le trasformazioni fondiarie massimo splendore sotto l’impero bo (Brasacchio). Il fondo, di grande
dei terreni incolti, e le tecniche per far degli Svevi. Nel 1195 Enrico IV le ri- estensione, andava da S. Severina a
fruttificare i pascoli, ma provvede- conobbe il diritto di pascolo di ben Scandale ed arrivava fin quasi al fiu-
vano anche al commercio di tutto ciò duemila pecore nel fondo Buciafaro me Neto ove tuttora esistono due con-
che le loro aziende producevano: do- in territorio di Isola Capo Rizzuto. trade Corazzo e Corazzello toponimi
veva persistervi il febbrile fermento di Nel 1225, Federico II, di Svevia, in derivati dal nome dell’abbazia a cui
una azienda moderna, pur essendo il virtù della legge “de resignandis pri- otto secoli prima erano appartenute.
dotto del periodo repubblicano di Roma, il ponte romano sul modo in cui egli aveva visto per rivelazione.
torrente Amaseno, punto di transito anche in età medioevale Rimase a Casamari quasi un anno e mezzo dedicandosi tran-
e distrutto alla fine dell’ultima guerra dai soldati tedeschi in quillamente ai suoi studi e alla stesura delle sue tre opere
ritirata, testimoniano la costante presenza dell’uomo dall’età principali: la Concordia tra il Nuovo e il Vecchio Testamento,
preistorica alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, l’Esposizione dell’Apocalisse e il Salterio dalle dieci corde.
quando tutto il territorio si avviò ad una lenta, ma progressiva Ben presto si accorse che l’Ordine dei Cistercensi cui appar-
decadenza. teneva non rispondeva del tutto alle sue aspettative e ai suoi
Gioacchino da Fiore dopo essere divenuto l’abate dI Coraz- ideali di vita monastica. A ciò si aggiunsero i primi dissapo-
zo, col consiglio dei frati, volle affiliare il monastero di Co- ri con alcuni monaci che non condividevano il suo operato,
razzo all’abbazia di Casamari. Ma non lo accettarono per la considerandolo un visionario e facendo giungere le loro cri-
povertà. Allora, mentre soggiornava proprio a Casamari, gli tiche fino al nuovo papa Urbano III che invece, incontrando
fu rivelato il mistero della Trinità e scrisse lì il primo libro del Gioacchino a Verona, lo incitò ancora a continuare nella sua
Salterio a dieci corde. In quel tempo il papa Lucio si trovava opera.
a Veroli, recandosi da lui gli chiese la licenza di scrivere nel
36 I luoghi
Leonardo Falbo*
Pietralata
Rogliano/Marzi:
luogo-simbolo gioachimita?
N
ella vicenda umana e spi- cessive, il toponimo - ancorché va- produzione scritta dell’Abate. Nel
rituale dell’abate Gioac- riamente riportato e indicato - non grande e continuo suo pellegrinag-
chino da Fiore - così solo ritorna frequentemente al pari gio materiale e spirituale, Pietralata
come nella vasta produ- di altri (Celico, San Giovanni in rappresenta, infatti, un momento di
zione storico-lettararia sul Calabrese Fiore, Cosenza, Corazzo, Casamari discontinuità, il luogo di più profon-
«di spirito profetico dotato» - il luo- ecc.), ma si staglia come luogo par- da riflessione, di più intenso lavoro
go di Pietralata assume valenze e si- ticolare, luogo-simbolo, per alcuni speculativo; il momento delle deci-
gnificati rilevantissimi. aspetti “decisivo” e di “svolta”, nel- sioni più importanti e significative
Sia nelle testimonianze “dirette” la vita monastica, nel senso religio- che caratterizzano la vita e l’opera
che in quelle raccolte in epoche suc- so, nell’impegno esegetico e nella del Monaco e - nel contempo - un ele-
I luoghi 37
mento non trascurabile della ricerca e a Petralata, tra Corazzo e Fiore, tra no creduto d’individuare la località
degli studi gioachimiti. cistercensi e florensi»3. proponendo siti diversi, a volte con ar-
L’idea di Gioacchino di dar vita ad Fu proprio in un’anfrattuosità di que- gomentazioni e deduzioni non sempre
un nuovo movimento spirituale e sta località che l’Abate, «guardando a coerenti e supportate da adeguati riferi-
di profondo rinnovamento religioso una migliore forma di vita monasti- menti storico-bibliografici e cartografici.
maturò proprio a Pietralata. «È data- ca, cominciò subito a unirsi, simboli- Tra gli altri - e più recentemente - don
ta nel 1186 - afferma Francesco D’Elia camente, a Rachele, che rappresenta Giovanni Lavigna l'aveva creduto di
- la svolta decisiva di quella che vie- la contemplazione e il raccoglimento, individuare Pietralata presso Mesoraca
ne considerata la “crisi spirituale” e ad ascendere poi, con i loro figli, alla «dove attualmente esiste una località
di Gioacchino, quando egli rinunzia Sila, il luogo adatto alla solitudine e denominata Petrara», nonostante lo
alla dignità abbaziale di Corazzo e si alla particolare perfezione»4. stesso reverendo affermi che nel 1187
ritira, per vivere in un ambiente più Da Pietralata, che egli nominò “Pietra Gioacchino «si ritirò a Pietralata, nelle
idoneo alle sue aspirazioni di intima dell’Olio” - dunque - Gioacchino par- vicinanze di Corazzo (sic!)»7.
vita religiosa e alla prosecuzione dei tì per la Sila per gettarvi le fondamen- Posto che Mesoraca non è affatto
suoi prediletti studi di esegesi, dap- ta della Congregazione Florense. vicino a Corazzo, mentre lo è cer-
prima a Pietralata (...) e poi in una Il luogo “Pietralata” è riportato in qua- tamente Pietralata, l’ipotesi presen-
zona silana più remota, seguito, al- si tutte le fonti gioachimite, sia coeve ta un’intrinseca contraddizione di
meno in un primo tempo, dal “suo che successive; ma qualche indicazio- base. Inoltre, il toponimo Petrara si
intimo e socio” Raniero da Ponza»1. ne più particolare del sito si rileva dal riscontra per centinaia di siti tra il
Dello stesso parere è Fabio testo Vita di Gioacchino (attribuito ad Cosentino e il Catanzarese!
Troncarelli che in un suo recente un autore anonimo, ma di Ruggero di La questione, peraltro, non è re-
lavoro scrive: «Nella primavera del Aprigliano, fraterno amico dell’Aba- cente. Qualcuno ha ritenuto di lo-
1186, tornato a Corazzo, decise di te5): «...e questi il signore di Oliveto, calizzare Pietralata nella Sila. È il
lasciare il monastero, ritirandosi a nella villa del quale c’è un luogo, caso di Domenico Bianchi che in un
Pietralata insieme a Raniero di Ponza fra i monti, chiamato Pietralata che suo opuscolo del 1870 scrive: « Finì
(...) La decisione, come ricorda la Gioacchino nominò Pietra dell’Olio; e l’opera De Concordia utriusque testa-
Vita, fu motivata dal bisogno di vi- in esso scelse un porto di quiete e un menti, cui dedicò al Papa, e lascian-
vere più intensamente e seriamente angolo appartato»6. do il convento di Curazio, si ritirò in
l’esperienza monastica sull’esempio Innumerevoli sono le contrade e i siti solitario luogo della Sila, detto da’
di Benedetto, la cui figura divenne in provincia di Cosenza (e non solo) cronisti Pietralata, il quale luogo ora
oggetto in quel periodo di un tratta- che possono condurre a deduzioni porta il nome di Pietra dell’Olio»8. A
to, il De vita sancti Benedicti»2. Questo circa la localizzazione dell’eremo di meno che l’autore non indichi la Sila
testo, sebbene incompiuto, «lascia Gioacchino! Ma suggestioni (anche le in senso lato e generico (cosa pro-
intravvedere la stretta connessione più fantasiose), ipotesi (anche le più babile) risulterebbe singolare deno-
tra il suo pensiero e la sua vita: egli ardite) e quant’altro devono - comun- minare un sito di elevata altitudine
medita sulla strada percorsa finora que - essere suffragate e supportate con espressione che riporta agli ulivi
dal monachesimo e sulla sua trasfor- da riflessioni, argomentazioni e dedu-
mazione futura, è preoccupato per zioni storiche, bibliografiche e carto- 7 Ivi, p. 27. I riferimenti alla distanza tra
l’evoluzione dell’Ordine cistercense grafiche, che denotano - in definitiva Corazzo e Pietralata risultano, comunque,
molto “soggettivi” . Dopo essersi dato un
e ricerca - come Benedetto che salì - l’aspetto “scientifico” della ricerca successore a Corazzo, «Gioacchino si ri-
da Subiaco sul Monte Cassino - una (che non deve necessariamente dare tirò in un luogo lontano che si chiamava
nuova “ascesa sul monte”, che rea- risultati in termini di “vero/falso”). Pietralata, e che sembrava avere tutte le
lizzò subito (...). Esso è quasi una te- Non pochi studiosi di Gioacchino han- comodità d’un desiderabile deserto, senza
essere obbligati ad andare troppo lontano
stimonianza della tappa intermedia per procurarsi le cose necessarie, ciò che
3 H. GRUNDMANN, Gioacchino da Fiore. avrebbe danneggiato il genere di vita che
1 F. D’ELIA, Gioacchino da Fiore. Un mae- Vita e opere (a cura di Gian Luca Potestà), egli meditava», ANONIMO (Gervaise de
stro della civiltà europea, Soveria Mannelli, Roma, Viella, p. 143. la Tappe), Storia dell’Abate Gioacchino (tra-
Rubbettino, 1999, p. 17. duzione di Vincenzo Napolillo), Cosenza,
4 V. NAPOLILLO, Gioacchino da Fiore. Le Edizioni Orizzonti Meridionali, 1992, pp.
2 F. TRONCARELLI, Gioacchino da Fiore. fonti, biografia e le lettere, Cosenza, Edito-
La vita, il pensiero, le opere, Roma, Città 68-69.
riale Progetto 2000, 2002.
Nuova Editrice, p. 24. A Pietralata Gioac- 8 D. BIANCHI, Ricordi storici e leggende
chino porta a termine anche lo Psalterium 5 Ivi, p. 11. sull’Abate Gioacchino. Impressioni Giovanili,
decem chordarum iniziato a Casamari un 6 RUGGERO DI APRIGLIANO, Vita beati Cosenza, Edizioni Brenner, Rist. 1991, p.
paio d’anni prima. Joachimi abbatis, ms., traduzione di. 11.
38 I luoghi
a fianco
Il foro scavato nella roccia
profondo 33 cm
e all’olio! D’altronde, lo stesso au- l’unica delizia per la sua vita, comin- supporre che il “luogo-simbolo”
tore aggiunge: «Ritornò a Pietralata: ciò a camminare lungo le più alte e Pietralata si trovasse in territorio di
quivi non dimorò che pochi mesi e, fredde cime di quei monti»9. Rogliano (Cosenza), precisamente
desideroso d’internarsi nei più fitti Nella prospettiva dell’individua- nel rione “Marzi”, oggi Comune au-
boschi della Sila in cerca della mas- zione del sito, non pare azzardato tonomo.
sima solitudine che giammai fosse Innanzitutto, non pochi riscontri e
stata per il passato, stimando questa 9 Ivi, pp. 15-16.
significative circostanze concorda-
no a localizzare - più correttamente dono dell’intelligenza, che sopra prima, relativa a Pietralata, si legge:
- Pietralata in «località a mezza co- tutta la Sacra Scrittura havea, mas- «Qual fosse detto luogo e dove? Da
sta della pre-Sila cosentina»,10 «nei simamente sopra l’Apocalisse, gli nessuno fu avvertito, e dal detto luo-
pressi di Cosenza»11. E il territorio concedette altresì facoltà, e più am- go partì Gioacchino al 18 di luglio
Rogliano-Marzi ricade esattamente pia, di potere in tal mestiere appli- 1189, e passò nella Sila a fondare il
in tale area geografica. Non solo. Il carsi, con anche esimersi affatto Monastero Florense»; nella secon-
sito oggetto dell’ipotesi non è molto dalla cura del Monastero. Quindi da (Pietro) si chiarisce: «Così nei
distante da Celico, per cui l’episodio Gioacchino e pochi monaci si ritira- manoscritti, sebbene altri dicessero
che lo stesso Domenico Bianchi ri- rono in un luogo chiamato Pietralata Domenico Oliveto»14.
porta a proposito della probabile vi- alle montagne della Villa d’Oliveto, Nel territorio di Marzi, in un habi-
sita fatta da Gioacchino al padre mo- di cui era padrone un tal Pietro suo tat particolarmente favorevole alla
rente può esser visto quale suppor- amico, ed anche famigliare (mol- vegetazione dell’ulivo, vi è una
to all’ipotesi stessa: la narrazione, to amico, n.d.a.) dell’imperatore di località denominata, da tempo im-
infatti, lascia intendere che l’Aba- Costantinopoli»13. Questo passo è memorabile, “Pietralata”15 (ove si
te raggiunse Celico (da Pietralata) contraddistinto da due note. Nella staglia un monolito) vicino ad un
nell’arco di una notte12. fondo «Oliveto»16 (vi si trova una
Riprendendo dal testo di Ruggero 13 D. MARTIRE, La Calabria sacra e profana, «Torre Oliveto»17), su un antico
di Aprigliano (ma consultando ms., tom. 1, lib. 2°, cap. 6°, n. 2°, p. 245. Il sentiero (indicato come «strada per
anche quello di Luca Campano), nome “Domenico Oliveti” è riportato (da Pietralata»18), diramazione di un’an-
«antiqua M.S.») da G. DE LAUDE, alias
Domenico Martire, nella sua im-
DE LAURO, Magni Divinique Prophetae Be-
portante quanto discussa (sul piano ati Ioachim Abbatis Florensis mirabilium ve- 14 D. MARTIRE, ms. cit., alle note.
storiografico-scientifico) scrive: «... ritas defensa, Neapoli, Apud Novellum de
Bonis Typograph. Archiep M.DC.L.X, p. 15 Tra l’altro, la contrada “Pietralata” di
venendo Gioacchino richiamato dal Marzi viene ricordata perché il 15 agosto
65 («Paucis itaque fecum assumptis fratri-
Papa Clemente III, per veder l’espo- bus, fecessit in locum, Petra Lata, nuncu- del 1806 «vi fu barbaramente ucciso, con
sizione sopra l’Apocalisse, incarica- patum, cuiusdam nobilissimi Viri, nomi- altri patrioti, da Giuseppe Morelli uno
ne Dominici Oliveti, Costantinopolitani dè capo dè Borboniani e dè Sanfedisti al
tagli dal suo Predecessore, e aven- tempo delle discordie civili» l’avvocato
Imperatoris amicissimi, cui non deerat
dolo nella presenza di Cardinali cingulus militaris, nec eius fratri Episco- marzese Tommaso Golia, «caldo propu-
udito, e ben conosciuto in esso il palis mitra»). Sul piano delle “congettu- gnatore della Repubblica Partenopea» (E.
re”, e con riferimento al “fratello vescovo” ARNONI, La Calabria illustrata. Il Circon-
del signore proprietario di Pietralata, ap- dario di Cosenza, vol. IV, Cosenza, Edizioni
10 F. D’ELIA, op. cit, p. 24. pare singolare e suggestivo il dato che dal Orizzonti Meridionali, 1995, p. 136).
1184 al 1188 fu arcivescovo di Cosenza tal 16 I.G.M., 236, I, SO, B, Rogliano.
11 F. RUSSO, Storia della Chiesa in Calabria Pietro II del quale non si conosce altro che
dalle origini al Concilio di Trento, Parte 2°, il nome (cfr. F. RUSSO, Storia dell’Arcidio- 17 Ibidem.
Soveria Mannelli, Rubbettino, p. 413. cesi di Cosenza, Napoli, Rinascita Artistica 18 Comune di Marzi (CS), catasto terreni,
12 Cfr. D. BIANCHI, op. cit., pp. 14-15. Editrice, 1958, p. 360. foglio di mappa, n. 5.
40 I luoghi
a fianco
Gioacchino nell'eremo di
Pietralata scolpito nella facciata
di San Rufino ad Assisi
tica stradella che portava nei pressi ca” famiglia patrizia di Marzi con Numerosi documenti catastali del
di Corazzo19. rappresentanti negli uffici politici e Settecento e dell’Ottocento riferi-
Si tratta probabilmente di quel per- giudiziari, proprietaria di non poca scono di personalità della famiglia
corso che congiungeva il Lametino parte dell’agro marzese, allora terri- Oliveti, con ricorrenza dei nomi
con in il sud-Cosentino, e in partico- torio di Rogliano. Pietro e Domenico (un Pietro Oliveti
lare l’area della Diocesi di Martirano
con il Roglianese, attraverso il ba-
cino fluviale del medio Savuto che,
proprio nei pressi di Pietralata, ri- PIETRALATA
prende l’antico tracciato della Via
Popilia: un percorso “storico” teatro CENTRO PROPULSORE
di importanti eventi storici, passag- DELLA NUOVA
gio obbligato di eserciti e carovane.
Si ricordano, tra gli altri, i passaggi e
gli episodi funesti relativi ad Enrico
SPIRITUALITÀ
lo Sciancato, figlio di Federico II, nel «Niente turbava, dunque, le dolcezze della vita angelica che i due Solitari menavano
1242, ed a Isabella d’Aragona, moglie a Pietralata. Gioacchino godeva del profondo riposo, la sua anima, elevata nella
di Filippo l’Ardito, nel 1271, (sepol- contemplazione sublime, si trovava come inebriata dalle consolazioni celesti,
ti entrambi nel duomo di Cosenza) che spandevano nel suo spirito luci e conoscenze soprannaturali che si vedono
ancora brillare nelle sue opere: felice se questa piacevole situazione potesse
nonché il passaggio dell’Imperatore
durare a lungo! Ma non era possibile che una così grande luce restasse sempre
Carlo V «reduce dalla spedizione di nascosta; si scoprì presto il luogo del loro ritiro: ci fu allora un’affluenza di gente,
Tunisi nell’anno 1535 (6 novembre, che niente poteva fermare, per vedere questo nuovo Giovanni Battista predicare
n.d.a.), il quale andò ad albergare in la penitenza e intendere gli oracoli che uscivano dalla sua bocca. Un’infinità di
casa Sicilia»20. persone di ogni rango e di ogni condizione, che la rarità del fatto aveva attirate
in quella solitudine, parlava già di stabilirvisi. La reputazione del Santo Abate
Quella degli Oliveti era una “stori-
correva per tutta l’Italia. Egli procurava di accontentare tutti con molta dolcezza
e affabilità: ma queste maniere attraenti, che venivano da un fondo di virtù, non
19 Cfr. L. FALBO, Un Santo per il popolo.
Vita, prodigi e profezie di Fra ‘Ntoni da Pa- facevano che aumentare l’affluenza di gente; Pietralata non era più un deserto,
nettieri, Cosenza, Editoriale Progetto 2000, le più grandi città non erano così frequentate. Allora la sua condotta cominciò a
2003, p. 20. diventare sospettosa. Egli fu spaventato dal grande accorso di gente. Non era
forse un tranello del demonio, diceva il santo Uomo al suo discepolo, per farmi
20 T. MORELLI, Descrizione topografica
cadere nelle braccia del secolo e farmi riprendere le massime, dopo avermi
della Città di Rogliano, Napoli, Dallo Sta-
bilimento del Guttemberg, 1844, p. 29. attirato dal Chiostro, in cui erano al riparo da questi pericoli? Non andiamo forse
Secondo una precisa indicazione biblio- contro le intenzioni del Papa, che mi ha affrancato dai legami del servizio in
grafica lo stesso storico roglianese scrisse cui mi trovavo avvinto, per rivolgermi alla contemplazione delle cose celesti e
una Vita dell’Abbate Gioacchino, rimasta meditare giorno e notte i Libri Sacri?»
manoscritta e sinora non trovata ( cfr. A.
CONFLENTI, Agli abitanti di Rogliano, Co- da Storia dell’Abate Gioacchino - traduzione di V. Napolillo
senza, 1869, p. 7).
I luoghi 41
a fianco
Monolito di Pietralata
nel Settecento risulta Giudice di In un suo manoscritto di metà storici citati e di recarsi nella zona
Tribunale in Lagonegro). dell’Ottocento tra l’altro scrive: interessata, tanto che il professor
Altre indicazioni - ancora - lascia- «Chi percorre la via (…) se si ferma Gian Luca Potestà, ha inserito nel
no dedurre, con elevata e signifi- a Marzi, che sta nel grembo di ame- suo volume “Il tempo dell’Apocalisse.
cativa rispondenza, la presenza di ni poderi, è colpito anzitutto, della Vita di Gioacchino da Fiore”, edito da
Gioacchino nel territorio Rogliano- bella vista di quattro colline, dette Laterza.
Marzi, non ultima il toponimo di Tozzo, S. Chirico, Manco e S. Biasi Questa ricerca accurata, che ci ha
una contrada vicino a Pietralata: o Vrasi , le quali lasciano ancora ve- portato a muovere i primi pas-
Colle d’Abate21. dere nel loro piede, come le tracce si nell’ambito della (ri)scoperta di
Il Papa Clemente III dopo aver con- di un piccolo ed antico bacino idro- Pietralata è stata frutto di un lavoro
cesso ( 8 giugno 1187) a Gioacchino grafico, essendo state le due ultime di équipe, come descritto alla stam-
la facoltà di lasciare la cura del mo- congiunte fra loro, ed il nostro pae- pa il 31 maggio 2003, coordinato dal-
nastero per impegnarsi maggior- sello si trovava a cavaliere di una di la Vice Postulazione della Causa di
mente negli studi e di ritirarsi a esse, quattro, avendo di rimpetto la Canonizzazione del SdD Gioacchino
Pietralata, con Bolla del 29 dicem- contrada detta Pardina, ed all’ingiù da Fiore.
bre 1188, incluse tra le donazioni del colle S. Biasi l’ampia foresta di
fatte alla Sambucina «S. Nicola de Pietralata, ove schivo di ogni umano
Calabrici, in territorio di Marzi»22, fastigio il famoso Abate Gioacchino,
ricadente nella zona Pietralata- come riferiscono i suoi biografi,
Oliveto e lambito - appunto - dal per evitare dopo la morte del Beato * Storico
torrente Calabrici. Colombano, che lo nominassero
Ma v’è di più e d’importante dal abate di Corazzo, ivi si tenne più Hanno collaborato alla ricerca:
punto di vista storico-bibliografico. giorni nascosto»23. Aurelio Scaglione
Il marzese Francesco Maria De La Commissione Storica della (territorio e cartografia);
Bonis, attento e scrupoloso studioso Postulazione della Causa ha avu- Luigi Costanzo
di storia patria, da per “certa” la pre- to modo di visionare i documenti (bibliografia e archivistica);
senza di Gioacchino nel suo borgo Gaspare Stumpo
natìo, sostenendo che il luogo-sim- 23 F. M. DE BONIS, ms. cit.; cfr. L. CO- (catasto e fotografia),
STANZO, op. cit., p. 32. In uno dei “rifa- Carmela Salvino
bolo di Pietralata fosse proprio la cimenti” del suo manoscritto il De Bonis
contrada di Marzi. (geomorfologia).
riporta le seguente nota bibliografica: «
Gregorio De Laude alias de Lauro - Magni Un sentito ringraziamento a
Divinique Prophetae B. Ioannis veritas Don Enzo Gabrieli, Postulatore della
21 Cfr. F. M. DE BONIS, Cenni etnografici defensa, Napoli 1660, p: 65» dove Pietra-
su Marzi, ms; cfr. L. COSTANZO (a cura causa di Canonizzazione del Servo di
lata non viene accumunata ad alcun paese
di), Marzi, Cosenza, Edizioni Orizzonti Dio Giacchino da Fiore, per l’incita-
o rione. Evidentemente, per il biblioteca-
Meridionali, 1999, p. 76. rio della “Civica” di Cosenza, l’identifica- mento, la collaborazione nelle ricerche e
22 F. RUSSO, Storia della Chiesa in Cala- zione del luogo-simbolo gioachimita con i consigli.
bria..., p. 388. Marzi risulta “immediata” e “sicura”.
42 I luoghi
Pasquale Lopetrone*
Fiore
come Nazaret
Il luogo dell’annuncio del nuovo frutto dello Spirito Santo
S
ino a qualche anno fa gli di recente, la rettifica del concetto nì Nazaret "il Fiore della Galilea", e
studiosi pensavano che espresso dall'anonimo biografo flo- che, come a Nazaret fu annunciato
Fiore (oggi Jure Vetere - S. rense e si è giunti, in conclusione, dell'avvento del Figlio per mezzo
Giovanni in Fiore) fosse che Fiore non è il nome del torrente dello Spirito Santo, a Fiore sarà an-
in origine il nome del torrente Pino che confluisce nel fiume Arvo, ma il nunciato il nuovo frutto dello Spirito
Bucato e che da questo termine fos- nome che l'abate Gioacchino diede al Santo. L'abate Gioacchino ponendo
se derivato il nome all'insediamen- luogo che è contiguo al fiume, dove in parallelo Fiore e Nazaret imple-
to religioso concepito dall'abate costruì la sua prima casa di religione. menta il valore delle scelte operate, le
Gioacchino. L'anonimo biografo spiega che Fiore quali trovano origine nella sua com-
Il controllo della traduzione resa dai è la nuova Nazaret, riprendendo plessa teologia della storia. Fiore rap-
biografi antichi ha invece permesso, le parole di San Girolamo che defi- presenta pertanto la fase culminante
Centro Internazionale di Studi Gioachimiti monastero florense, riconoscimenti speciali per “l’unico e pre-
diletto monastero fondato nell’Italia meridionale sotto il regno
del padre Enrico VI e della imperatrice Costanza, mater nostra
a fianco
Protocenobio - fronte est
nel box
Dipinto raffigurante Federico II
del percorso teologico dell'abate religiosa per la nuova fase della sto- monastica, secondo le forme fisiche
Gioacchino, il suo approdo, la messa ria, sinteticamente schematizzato nel e l'accezione classica del termine, ma
in pratica del suo progetto religioso, modello della Tavola XII del Liber un insediamento sviluppato su un
strettamente aderente ai suoi calcoli Figurarum. Il diagramma ha in sé se- territorio molto esteso, idoneo a ga-
concordistici che tendono alla dila- dimentato distinti concetti teologici e rantire la sopravvivenza delle sette
zione del tempo e all'apertura di una carismi spirituali adatti a caratteriz- comunità stanziate su ambiti distanti
nuova fase storica. In questa logica zare un ordine religioso, concepito tra loro. Il territorio designato è ge-
gioachimita Fiore non è solo un luo- come un "nuovo", organizzato in set- stito da sette case di religione (com-
go, ma anche un concetto, un proget- te forme distinte, tuttavia congregate poste da cenobi, chiese, abitazioni,
to "teologico", che sfocia sul finire del in un unico Monastero. Il Monastero fattorie), ognuna delle quali fa capo a
secolo XII in una esperienza di vita in questo caso non è un'abitazione un distinto oratorio (territorio), sette
a fianco
Liber Figurarum - tavola del Nuovo Ordine
Monastico
Scoperte archeologiche
a Jure Vetere
Lo scavo della prima fondazione di Gioacchino da Fiore in Sila
D
i grande interesse per Paesaggio della Calabria), il Centro tutto il complesso ad est.
l'archeologia medievale Internazionale di Studi Gioachimiti, Appare suggestiva l'analogia tra la
in Calabria é stata la re- il Comune di S. Giovanni in Fiore e cronologia offerta dall'indagine ar-
cente scoperta del pro- resi possibili grazie al sostegno eco- cheologica e i dati della documenta-
tocenobio fondato da Gioacchino nomico del Comitato Nazionale per zione scritta che ricordano appunto,
da Fiore alla fine del XII secolo le Celebrazioni dell'VIII Centenario all'inizio dell'ultimo decennio del
nell'altopiano silano, nel sito di Jure della morte di Gioacchino da Fiore. XII secolo l'originaria fondazione
Vetere Sottano, ubicato a circa 5 km Il luogo dove è stato rinvenuto il del complesso monastico florense
ad ovest dal centro di S. Giovanni in protocenobio è costituito da una voluta da Gioacchino ad locum, ubi
Fiore (CS). L'indagine archeologica, piccola collina a circa 1090 m s.l.m, Flos Albo flumini iungitur, in segui-
condotta da ricercatori dell'IBAM delimitata verso il lato settentrionale to al trasferimento suo e di pochi
- Istituto per i Beni Archeologici e dalla strada asfaltata Garga-Ceraso monaci al suo seguito, nel 1188, da
Monumentali del CNR (sezione di e verso meridione dal percorso del Pietralata. L'edificio o gli edifici rela-
Lagopesole - PZ) e diretta dal Prof. fiume Arvo. A ridosso del margine tivi a questa attività edilizia tuttavia
Cosimo Damiano Fonseca, ha preso settentrionale della terrazza supe- sembrano aver avuto vita piuttosto
le mosse in seguito ad una segna- riore è stato portato alla luce dallo breve; lo scavo ha difatti dimostra-
lazione del Centro Internazionale scavo archeologico, appena sotto il to che l'impianto architettonico fu
di Studi Gioachimiti ed è iniziata piano di campagna, un impianto ar- distrutto da un incendio di notevo-
con una serie di indagini prelimi- chitettonico di notevoli dimensioni, le entità, come attestano consistenti
nari (prospezioni georadar, fotoin- per il quale sono state riconosciute strati di terreno combusto e resti di
terpretazione), in collaborazione due fasi costruttive, i livelli di fre- travi carbonizzate, che coprono i pa-
con la Scuola di Specializzazione in quentazione e di distruzione e la vimenti dell'edificio stesso.
Archeologia di Matera (Università fase di abbandono. Sulle macerie del precedente edifi-
degli Studi della Basilicata) nel 2001, Le strutture murarie appartenenti cio viene realizzato il secondo corpo
grazie alle quali sono state indivi- alla prima fase costruttiva sono da di fabbrica, analogamente orientato
duate le prime tracce di strutture attribuire ad un edificio religioso est-ovest, ma di dimensioni mino-
sepolte e di crolli relativi ad un im- articolato in una navata centrale, de- ri che si inserisce all'interno delle
ponente corpo di fabbrica di forma sinente ad est in un coro rettilineo. strutture precedenti, restringendo
rettangolare orientato est-ovest. La navata è affiancata sui due lati di alcuni metri l'area presbiteriale
A queste indagini diagnostiche nord e sud da due ambienti specula- e riutilizzando la navata centrale
hanno fatto seguito, dal 2002, gli ri, identificabili probabilmente come dell'edificio.
interventi sistematici di scavo ar- cappelle, terminanti con due piccole Relativamente alle sorti dell'insedia-
cheologico stratigrafico che tuttora absidi semicircolari. L'impianto ar- mento monastico, anche la seconda
proseguono a cadenza annuale, ef- chitettonico e planimetrico di questo attività edilizia, eseguita sotto la di-
fettuati grazie alla proficua sinergia corpo di fabbrica appare articolato rezione del successore di Gioacchino,
tra l'IBAM CNR, gli Enti di tute- secondo suggestioni che si rifanno al l'Abate Matteo, non sembra essere
la regionali (Soprintendenza per i modello di origine cistercense, come durata a lungo come testimoniano i
Beni Archeologici e Soprintendenza suggeriscono l'ala settentrionale e materiali ceramici e vitrei rinvenuti
per i Beni Architettonici e del l'ampio coro rettilineo che chiude in strato che si fermano nell'ambito
46 I luoghi
del XIII secolo. cesso di degrado e di lento disfaci- del primo insediamento florense
La documentazione scritta pone in mento fino ad età post-medievale, nascosto finora gelosamente sotto
particolare l'accento, per i primi de- rimanendo a lungo esposte alle in- il manto protettivo del suolo delle
cenni del XIII secolo, sulle difficoltà temperie. "alpi glaciali" silane.
della comunità florense causate dal- Nel XVIII si conservano ormai solo
le avverse condizioni climatiche del dei ruderi del monastero, ancora in
sito in cui era ubicato il monastero. vista nella prima metà del secolo * Ricercatori IBAM-CNR Istituto per i
Probabilmente è tra il 1215-1216 e il come attesta una lettera del Principe Beni Archeologici e Monumentali, Sezione
1220 che l'originaria comunità flo- di Cerenzia del 1774 al Venusio in di Lagopesole (PZ)
rense cambia, questa volta definiti- cui si ricordano alcuni lacerti di
vamente, sede e si sposta non lonta- muratura e alcuni cantonali di fab-
no nel sito ove è ubicata attualmente brica di "pietra lanova a scarpello".
l'Abbazia, cioè a San Giovanni in Le strutture abbandonate divenne-
Fiore, come sembra evincersi da un ro nei secoli a noi più prossimi una
diploma di Federico Il del 1220. Non cava a cielo aperto, come testimonia
sembra casuale, a questo proposito, il reimpiego di parte consistente del
l'assenza di riferimenti a difficoltà materiale di crollo nelle murature
dovute al clima e all'insicurezza del delle case coloniche circostanti.
sito nella pur copiosa documenta- Tutta l'area, negli ultimi decenni del
zione scritta degli anni successivi. XX secolo, viene ormai utilizzata
Da questo momento, data l'assen- come terreno agricolo.
za di attestazioni materiali, si regi- La spessa coltre di terreno che si for-
stra un lungo iato cronologico che ma sopra le strutture verrà rimos-
perdura fino ad età post-medievale sa solo dal lavoro degli archeologi,
(XVI-XVII secolo). grazie al quale verranno restituite
Dopo l'abbandono del cantiere, le alla comunità civile e alla comunità
strutture dovettero subire un pro- scientifica le prove archeologiche
I luoghi 47
a fianco
Pietrafitta. Abside della Chiesa di San
Martino di Canale
nel box
Miniatura medioevale
San Martino
dove è raccontata la venerazione e i
numerosi miracoli che si verificaro-
no proprio in occasione della trasla-
di Giove
zione dei suoi resti mortali.
D’importanza storica, oltre che archi-
tettonica e stilistica, la Chiesa in cui
sorge l’Eremo di S. Martino di Canale
(anticamente ricadente nel territorio
di Aprigliano) e soprattutto la loca-
N
el 1201 l’arcivescovo Canale, presso Pietrafitta, dove era lità, in cui a varie riprese dimorò e
Andrea di Cosenza donò in costruzione la nuova Grancia, infine morì Gioacchino da Fiore. La
a Gioacchino una piccola l’ultima delle sue fondazioni. Questa Chiesa medievale con arcate proto-
chiesa vicino a Pietrafitta, fatica gli fu fatale. L’Abate florense givali improntata allo stile dell’archi-
nel cuore della Sila, dove l’Abate vi si ammalò gravemente, riceven- tettura monastica francese del secolo
iniziò la costruzione di un eremo do la visita dei monaci cistercensi di XI, ha un interno ad unica navata,
che dedicò a San Martino di Giove. Corazzo, della Sambucina e di Santo con tre absidi semicircolari e vasto
Nel 1202 sfidando i rigori dell’in- Spirito di Palermo, la sera del 30 transetto, ampiamente sporgente sul-
verno silano e superando un valico marzo del 1202 fu l’ultimo giorno del la nave. La chiesetta, costruita e deco-
di 1600 metri, malgrado la sua tarda suo pellegrinaggio terreno. Morto rata dallo stesso abate, costituiva un
età, Gioacchino di Celico, si recò a in concetto di santità Gioacchino fu particolare luogo di ritiro spirituale.
LUCA CAMPANO, come una foglia morta, al momento della Messa lo mostrava
veramente angelico, come notai e chiaramente ricordo. Anzi
LA MORTE DI una volta lo vidi piangere nella Messa durante la lettura della
Passione del Signore. Sentii anche dire da lui che non provava
GIOACCHINO
mai tanto sollievo per tutto l’anno come nei quindici giorni
della Passione; tanto che si rattristava quando volgevano a
termine. E appunto per questo forse nel sabato, in cui si canta
il Sitientes, (V domenica del Tempo di Quaresima secondo
Era il 30 marzo 1222 l’antico Ufficio Liturgico – coincidente con il 30 marzo del
Mentre si cantava il Sitientes... 1202, ndr) gli fu concesso di ardere del desiderio di morte e,
raggiunto il vero sabato, di affrettarsi come cervo alle sorgenti
delle acque... Nell’inverno in cui morì vi fu anche tale carestia
...Gli servivo anche la Messa, ammirando tutte le sue abitudini. in Sicilia e in Calabria che in molti poveri morivano di fame.
Infatti quando celebrava alzava più degli altri sacerdoti la Egli con la massima carità soccorreva tutti quelli che poteva e
mano per benedire l’ostia e faceva gli altri segni e le cerimonie esortava gli altri a fare altrettanto...
con più dignità. Pur avendo il volto quasi sempre pallido Luca, Arcivescovo di Cosenza
48 I luoghi
Pietro De Leo*
G
ioacchino da Fiore per sec. come ricorda Biagio Cappelli, Paolo Pannunzio, durante i lavori di
tutta la vita fu un mo- che lo indica come grancia di monaci restauro della Chiesa Abbaziale.
naco errante. Da Celico calabro-greci cui si deve l’impianto Nel 1194, dopo la morte di Tancredi,
in Terra Santa; dalla e lo schema della costruzione, tipici subentrò nel regno Enrico VI, fi-
Sambucina a Corazzo; da Casamari dell’età bizantino-normanna. glio di Federico Barbarossa e padre
a Palermo, da Verona alla Sila, egli Secondo Domenico Martire avreb- di Federico II, il quale concesse a
incarna il cristiano in cammino tra be ospitato S. Ilario, che fra il 962 e Gioacchino un vasto tenimento in
terra e cielo, convinto che “la vita è 985 con ventinove compagni da qui Sila e privilegi sovrani su molti ter-
un soffio, la morte è vita”. si sarebbe trasferìto nel Molise, a ritori della Calabria.
Una delle tappe del suo pellegri- causa d’incursioni di Saraceni, do- Come scrive padre Francesco Russo
naggio terreno è “la grancia di San cumentata da Lupo Protospatario: in “Gioacchino da Fiore e le fonda-
Martino di Giove” nel tenimento sila- “Anno 986 Saraceni dissipaverunt zioni florensi in Calabria“: il primo
no di Canale, sita nell’altopiano silano Calabriam totam”. rifugio dei due monaci, dichiarati
all’interno di una conca con un micro- Nel monastero di Canale, il 6 di- “fuggitivi” dal Capitolo generale
clima ideale per la crescita di piante cembre 778, sarebbe morto, il B. dei Cistercensi del 1192, fu una ra-
orticole, vigne e alberi da frutto. Ubertino di Otranto, abate, il cui cor- dura nei pressi di Pietrafitta (CS) fra
La fondazione del monastero risale po fu rinvenuto nel 1593, dall’Abate i monti della Sila. Prima dote della
probabilmente intorno al VII-VIII Commendatario del tempo, Pietro nuova famiglia monastica. Nel giu-
I luoghi 49
a fianco
Sila. Lago Ampollino
gno del 1198 Pietro e Novello figli di distante passuum millibus quattuor della Sambucina, di Corazzo e del S.
Nicola di Canale dovendo alienare da Cosenza e unico vero milliario a Spirito di Palermo.Il 30 marzo pro-
parte della proprietà paterna, otte- castro Petrae-fittae, poi lungo un sen- prio a Canale, presso la chiesa di S.
nuta l’autorizzazione del tutore e tiero che conduceva a Fiore per il lago Martino de Jove, Gioacchino conclu-
con il consenso di Luna loro madre, Arvo e Lorica oppure, più probabile, per se la sua esistenza terrena, nel luogo
vendono a Gioacchino da Fiore un Capo Pietrarva e il lago Ampollino pas- in cui forse aveva in mente di fonda-
terreno in località Canale, contigua sando dalle parti di Caccurri e Cerenzia, re un altro monastero del suo ordine,
alla chiesetta edificata dall’Abate fu detta anche di Monte Giove o di San come farebbero ipotizzare gli ultimi
calabrese. Nello stesso anno, una Martino di Canale. L’Abate in quello sforzi di acquisizioni patrimoniali
vedova, di nome Dulcissima, offrì stesso anno vi gettò le fondamenta di e la permanenza in quel luogo del-
all’abate di Fiore una foresta, un frut- un monastero florense, la cui prima le sue spoglie sino al 1240, quando
teto e una vigna, ubicati anch’essi a pietra fu posta con grande solennità verranno traslate a San Giovanni in
Canale. Sempre qui, due anni dopo, dallo stesso Arcivescovo. La dona- Fiore e la chiesa di S. Martino de Jove
Gioacchino ricevette in donazione zione fu confermata un anno dopo verrà adibita a grangia.
un appezzamento di terra, da parte dal vescovo di Tropea Riccardo, as- Oggi purtroppo questo meraviglio-
di un tale Lorenzo de Vico Turzani. sieme alla concessione di tre chiese so tassello della plurisecolare storia
A Canale Gioacchino istituì una pic- per la fondazione di un altro mona- della Sila e della Calabria è trascurato
cola dipendenza: la chiesa di San stero a Canale. L’iniziativa appare ed abbandonato. Della vecchia chiesa
Martino, concessa dall’arcivescovo supportata inoltre da numerose do- rimase solo l’abside, di forma semi-
di Cosenza, che confinava infatti con nazioni da parte di privati di terreni circolare, completamente sporgente
i terreni suddetti. Nella medesima e beni ricadenti nello stesso territorio all’esterno, illuminata in origine da
direzione sembrano orientate anche (Canale e Pietrafitta), avvenute tra il una piccola finestrella bordata da con-
le acquisizione di terre a Pietrafitta, 1198 e il 1203, comprendenti aree col- ci di pietra, chiusa poi dall’interno; un
altra località nei pressi di Canale. tivabili, foreste, frutteti, vigne, quer- semplice altare in muratura domina-
L’indice delle carte conservate nell’ ceti, castagneti e mulini. Come ricor- va la parte centrale, affiancato nelle
archivio di San Giovanni in Fiore at- da Padre Russo nel 1202, malgrado due brevi pareti laterali da nicchie ora
testa sia l’acquisto di alcuni terreni i rigori dell’inverno e la sua età, morate, e sovrastato da una pittura
nel territorio di Pietrafitta, nel 1200, Gioacchino si reca a Canale, presso morale racchiusa in una cornice di
sia la donazione di un querceto e di Pietrafitta, in piena Sila, attraversan- stucchi ottocenteschi e raffigurante S.
un castagneto nella medesima loca- do un valico di 1600 metri. Andava Martino che dona il suo mantello a un
lità avvenuta un anno dopo, da par- a sorvegliare la costruzione del mo- povero. Ci si augura che essa possa ri-
te di Rocca, moglie di Ruggero de nastero di San Martino di Giove che sorgere, anche in onore dell’ “abate di
Tiniano. è l’ultima sua fatica. Il clima e gli Spirito profetico dotato”.
Nel 1201 Andrea, Arcivescovo di strapazzi finirono col fiaccare la sua
Cosenza, offrì a Gioacchino da Fiore tempra. Ammalatosi gravemente * Docente di Storia Medievale presso
una chiesa in un luogo incantevole ebbe la visita degli abati cistercensi l’Università della Calabria
50 I luoghi
L’abbazia di
San Giovanni
in Fiore
caposaldo
L
a produzione architetto-
nica e artistica florense è
dell’architettura
confinata sostanzialmen-
te nel periodo compreso
tra il 1189 e la metà del secolo XIII,
sebbene risale al primo terzo del
liarità spaziali e distributive repli- quarto di secolo, che trova le sue ra- lasso di tempo avvenne anche la
cate esclusivamente nelle costruzio- dici nel prototipo iniziale concepito costruzione di altre abbazie floren-
ni fondate dall'ordine monastico, dall'Abate Gioacchino a Jure Vetere si tra cui si enumerano: S. Maria di
tanto da configurare un modello, tra il 1189 e il 1191, e nel modello Altilia presso S. Severina, S. Maria
una tipologia esclusiva concepita affinato successivamente utilizzato d'Acquaviva presso Zagarise, S.
dall'abate Gioacchino e dalla con- per l'abbazia di Fonte Laurato, pres- Maria della Gloria presso Anagni,
gregazione florense, nel senso più so Fiumefreddo Bruzio, fondata a S. Angelo di Monte Mirteto pres-
stretto del termine. L'organismo partire dal 1201. Il complesso di San so Norma. In quell'epoca furono
architettonico sangiovannese tut- Giovanni in Fiore è stato costruito fondati, inoltre, anche tanti oratori
tavia non è il primo della serie, ma dall'abate Matteo, il successore di florensi, disposti come dotazioni
scaturisce da un processo evoluti- Gioacchino, nel periodo compreso ecclesiali delle grange o come capo-
vo di perfezionamento, durato un tra il 1215 e il 1234. Nel medesimo saldi di riferimento all'interno dei
52 I luoghi
a pagina 49 e 50
l'Abside dell'Abbazia Florense con le
finestre trinitarie;
a pagina 50
l'interno dell'AbBazia Florense
numerosissimi territori acquisiti. triangolo equilatero che inscrive il oratori isolati, separati dai corpi
L'Atlante delle fondazione florensi, rosone maggiore. La parete absida- destinati ad abitazione. La presenza
edito nel 2006, contiene le schede di le al mattino è attraversata da una di due cappelle semi ipogee nella
un centinaio di filiazioni dipenden- cascata di luce. L'altra interessan- chiesa sangiovannese, formanti un
ti sparse in cinque regioni d'Italia: te e indecifrata particolarità è data insieme definito cripta, abbastanza
Calabria, Puglia, Campania, Lazio e dalla presenza a piano terra di due ricco di corpi di fabbrica di diver-
Toscana. cappelle chiuse, disposte ai lati del si periodi, lascia supporre che il
Entrando nel merito della costru- presbiterio, a loro volta sovrastate complesso è stato costruito in più
zione si può sintetizzare che nella da altre due cappelle, questa volta fasi e su preesistenze, in parte flo-
chiesa abbaziale florense di San aperte sul lato della chiesa, disposte rensi in parte precedenti alla colo-
Giovanni in Fiore sono presenti al piano superiore, che costituisce la nizzazione monastica. È noto che
alcuni aspetti insoliti che la carat- seconda quota di un ulteriore pia- il luogo dove sorge l'abbazia flo-
terizzano e che la rendono unica no di calpestio. Le cappelle terranee rense, prima del 1194, si chiamava
rispetto alla contemporanea produ- sono "autonome". Le cappelle supe- Faradomus, un toponimo di chiara
zione architettonica. La lunga na- riori erano riservate forse all'abate e derivazione longobarda. La chiesa e
vata coperta a tetto (la più grande al priore. Il carattere architettonico l'abitazione, pur avendo funziona-
della Calabria), con rapporto pro- inconsueto riflette l'originale orga- lità reciproche, vanno considerate
porzionale pari a uno su cinque, si nizzazione di vita dell'ordine, che separatamente, in quanto la prima
relaziona direttamente con un coro dopo la morte dell'abate Gioacchino delinea diversi aspetti architettoni-
absidale quadrangolare, caratteriz- è stato riformato dall'abate Matteo. ci insoliti, concentrati in uno spazio
zato da una parete di fondo dota- La chiesa di San Giovanni in Fiore originale specificatamente floren-
ta di sette aperture: tre monofore ha, pertanto, un rapporto relativo se, mentre la seconda ripropone lo
rettilinee sormontate da un tema con le fondazioni di Gioacchino, schema tipico ripetuto nelle abbazie
di trafori circolari unico al mon- che sono quelle edificate tra il 1189 cistercensi, un dato che designa la
do, quest'ultimo conformato da un e il 1202. In effetti, gli oratori costru- riforma operata dall'abate Matteo.
grande rosone incorniciato da tre iti al tempo dell'Abate presentano
piccoli rosoni di uguali dimensio- distribuzioni simili a quelli suc- *Architetto e
ni, disposti ai vertici di un ideale cessivi, tuttavia si connotano come studioso gioachimita
I luoghi 53
Valeria De Fraja*
Progettista e attuatore di
un nuovo Ordine religioso
Nell'arte visibilizzato il suo pensiero ecclesiologico
C
hi ancora si raffigura un
Gioacchino eremita e so-
litario, pensatore e misti-
co isolato tra le cime della
Sila, intento alla sola contemplazione
e alla composizione delle sue com-
plicate opere, deve ormai ricredersi.
Gioacchino è certo teologo e scritto-
re, ma ben diverso da quanto una
certa iconografia (sua, ma non solo:
pensiamo a come san Girolamo vie-
ne rappresentato nei dipinti, solita-
rio in una grotta, intento a scrivere,
con l’unica compagnia di un leone)
potrebbe indurre a credere. Al nome
di Gioacchino è associato sempre, a
partire dalla sua stessa “firma” ap-
posta alla sua lettera più famosa,
ai manoscritti, fino al suggello dei
versi danteschi (“il calavrese abbate
Gioacchino...”) l’appellativo di abbas,
abate, padre di una comunità mona-
stica. E un abbas non può, per defini-
zione, essere un solitario: è come dire
che un padre, un papà (l’etimologia è
identica) non ha dei figli intorno a sé.
E come tutti i padri, anche Gioacchino
ha cercato di provvedere in qualche
modo al futuro dei suoi figli, della sua
comunità monastica, ossia di quel-
lo sparuto gruppo che inizialmente
dall’abbazia di Corazzo (CZ) lo volle
seguire fin sulla Sila, nella fondazio- l’immagine di un Gioacchino diver- in cui dedicarsi alla lode di Dio, ma
ne del tugurium, poi abbazia, sorta a so, inaspettato, quello di un abate progettista e attuatore – finché quello
Flore Vetere, e in seguito dei nume- progettista e fondatore. Non solo e stesso Dio glielo permise – di un nuo-
rosi compagni che a partire dai primi non tanto fondatore di un nuovo sito vo genere di ordine religioso. Qual
anni ’90 del XII secolo si aggiunsero - più isolato e lontano dal saeculum, era il progetto che l’abate aveva in
al nucleo comunitario originario. dalle attività umane, come si dice- mente, l’eredità che voleva lasciare ai
Ecco allora che ci si profila di fronte va nel Medioevo – in cui risiedere e suoi figli e alla sua Chiesa? Era l’idea
54 I luoghi
a fianco
Le rovine dell’abbazia di
Sant’Angelo del Monte Mirteto
nel box
Dipinto raffigurante Luca Campano
(il sogno?) di un ordine in cui i molte- a cui era delegato il lavoro manuale, indubbiamente al fatto che la sua
plici carismi religiosi dei diversi com- che avevano dei momenti di vita co- comunità monastica continuava ad
ponenti della società convivessero munitaria e che erano assistiti, per gli accogliere nuovi aderenti, l’Abate di
armonicamente, senza confondersi aspetti liturgici e anche educativi, dai Fiore iniziò a fondare e a organizzare
disordinatamente, ma conservando chierici. un certo numero di nuove sedi, di-
al contrario la propria identità e le Solo un progetto, rimasto però sul- slocate intorno al monastero di Flore
proprie specifiche caratteristiche: un la carta, o meglio, sulla pergamena Vetere, in cui distaccò i suoi monaci.
ordine religioso che sapesse unire i di una delle sue famose tavole rac- A Fiore infatti si aggiunsero ben pre-
monaci (a loro volta divisi in cinque colte nel Liber figurarum, la tavola sto le nuove sedi di Abate Marco (o
“categorie” a seconda della condizio- XII, anche questo indice dopotutto Monte Marco), di Bonum Lignum, di
ne e del carisma di ciascuno: i giova- di una mente sognatrice e fumosa? Tassitano, e il progetto, poi caduto,
ni, gli anziani, gli studiosi, i contem- Sembrerebbe proprio di no. di una nuova fondazione che doveva
plativi, e i prelati, questi ultimi con A partire dal 1195 infatti (ce lo at- sorgere a Caput Album o, in alternati-
compiti di guida dell’intero ordine) i testano i documenti) Gioacchino va, ad Albetum. Queste prime cinque
chierici (che dovevano dedicarsi alla avrebbe proprio tentato di mettere sedi (di cui una rimase irrealizzata)
cura pastorale) e i laici, anche sposati, in atto questo suo progetto. Grazie fanno pensare alle cinque case (prio-
Antonio Acri
LUCA
CAMPANO
Arcivescovo di Cosenza, fece costruire
la cattedrale del capoluogo in stile gotico
cistercense
a fianco
Le rovine in restauro dell’abbazia di Santa
Maria della Gloria di Anagni
nel box
La Cattedrale di Cosenza
rati) in cui dovevano dislocarsi, se- zione di San Martino induce a ritene- essere destinate, con ogni probabi-
condo il progetto dell’Abate, i mona- re che la nuova fondazione fosse de- lità, a quei laici che volevano legarsi
ci contraddistinti dai cinque carismi stinata a quei chierici che, unendosi a in qualche forma al monastero (come
monastici. Gioacchino, volevano tuttavia conti- accadeva molto spesso tra i monaci
Gioacchino, lo sappiamo, morì il 30 nuare a dedicarsi alla cura animarum, benedettini, in particolare cistercen-
marzo 1202, presso la chiesetta di San alla pastorale tra la gente. si), che potevano essere anche sposati
Martino de Iove, o di Canale, località E i laici? A quanto pare, Gioacchino e che volevano continuare la loro vita
non lontana da Pietrafitta, nei pressi pensò anche a loro. Egli infatti ri- normale, fatta di lavoro e di famiglia,
di Cosenza. Qui egli stava probabil- cevette in dono, o riuscì ad acqui- cercando nello stesso tempo di farlo
mente sovrintendendo all’impianto stare, almeno due case nel centro di in modo religioso, ma senza per que-
della nuova dipendenza florense Cosenza. A che cosa dovevano ser- sto diventare religiosi a pieno titolo,
che aveva ottenuto dall’arcivescovo vire queste abitazioni, a lui, monaco pronunciando i voti monastici.
Andrea, nel marzo 1201. Posta a di- stanziato in Sila, che mirava a una Ecco dunque che accanto al contem-
stanza dalla Sila, e dunque lontana vita ascetica, distaccata dal mondo? plativo, al teologo, si delinea il ritrat-
dalle case dei monaci, ma vicina al Anche in questo caso, il pensiero cor- to di un abate capace di progettare un
capoluogo della Val di Crati, la posi- re al suo progetto: le case dovevano futuro per i suoi figli e capace anche
a fianco
La chiesa dell’abbazia di San Pietro di
Camaiore
di mettere in atto il suo progetto, tra- ne dall’arcivescovo di Cosenza Luca va, impostata nelle sue linee portanti
mite acquisti, contratti, scambi, do- tre chiese, che forse dovevano essere da Gioacchino, fu portata avanti con
nazioni ricevute sia da semplici laici, le “sedi centrali” per le tre componen- vigore dal suo successore Matteo, e in
sia da arcivescovi, religiosi e signori, ti dell’ordine (monaci, chierici e laici). questo caso ebbe successo.
mettendosi più volte in viaggio, qua- I canonici di Cosenza, da parte loro, Minore successo, per le notevoli
si un pendolare tra la Sila e Cosenza costretti dal loro arcivescovo e perfi- difficoltà che comportarono tempi
e le sue zone limitrofe. Nel pieno di no dal papa a cedere le loro tre chiese, molto lunghi, incontrò il progetto di
questa quasi frenetica attività che accusarono i monaci di Gioacchino espansione nella diocesi di Cerenzia.
contrasta con i suoi quasi settant’an- di voler costituire, nel territorio del- Intrapreso già nel 1209, sotto il ve-
ni (accettando il fatto che fosse nato la diocesi, numerosi habitacula, tutta scovo Bernardo, fu solo a partire dal
intorno al 1135), età già ragguarde- una serie di piccole abitazioni, cosa 1217 che l’ordine riuscì effettivamen-
vole per quei tempi, sopraggiunse la che di nuovo fa pensare ai numerosi te a impiantare una casa dell’ordine
morte. E con la morte del progettista, (sette in tutto) stanziamenti o priorati nella diocesi, ma a quella data il pro-
l’attuazione del disegno non poté che previsti dal progetto dell’Abate. getto originario di Gioacchino sem-
passare i suoi figli. La caratteristica delle tre chiese come bra ormai abbandonato: non si parla
Come molte volte accade, tuttavia, base di partenza per una nuova fon- più di tre chiese (come invece si era
gli eredi, i suoi monaci, non seppero dazione ritorna più volte, nel mo- fatto nel 1209) né tantomeno di un
(forse non vollero, forse pur volendo, mento in cui i monaci poi rimasti a certo numero di priorati o fondazio-
non furono in grado) di portare avan- Fiore, evidentemente ancora cresciuti ni; l’ordine, come attestano alcuni do-
ti in modo completo il progetto del per numero, tentarono di stanziar- cumenti dell’abate Matteo stilati tra il
loro abbas. Ci fu intanto, nel 1204, un si anche nelle diocesi confinanti con 1209 e il 1216, aveva ormai adattato
“tentativo di fuga” dalla Sila, dove il quella di Cosenza. Si trattava, anche le sue strutture al più snello - e ormai
freddo e le guerre rendevano la vita in questo caso, di una linea indicata ben diffuso anche nel sud Italia - mo-
troppo dura: fu pertanto progettato già da Gioacchino stesso: l’abate in- nachesimo cistercense, e il progetto
un trasferimento a valle, nelle vici- fatti, ancora nel 1201, aveva ricevuto di Gioacchino finì in un cassetto.
nanze di Cosenza, progetto che tut- in donazione da un signore locale, Se i figli scordarono ben presto l’eredi-
tavia presto rientrò, probabilmente Simone di Mamistra, un vasto terreno tà del loro padre fondatore, giudicata
perché prevalse la volontà di rima- per la fondazione di una nuova sede troppo complessa per essere messa in
nere fedeli alla volontà del fondato- dell’ordine nella diocesi di Tropea. atto, ci fu però qualcun altro che colse
re. C’è da dire che, pur nel tentativo, Il vescovo di Tropea, Riccardo, ai lo spirito di novità e gli elementi po-
poi abortito, di fuga, si riconosce nei terreni donati da Simone aveva ag- sitivi (al di là della scorza della com-
monaci di Fiore la volontà di seguire giunto il dono di tre chiese, utili alla plessità) che tale eredità proponeva.
in qualche modo il progetto di ordine nuova fondazione (anche qui, come Non appunto un monaco florense,
religioso che voleva l’abate, dal mo- nel caso del tentato trasferimento, ri- ma un cardinale, poi papa, scommi-
mento che Matteo, il successore alla troviamo tre chiese alla base di una se sul progetto di Gioacchino, se ne
guida della comunità florense, otten- nuova fondazione). Questa iniziati- fece portavoce e, a quattordici anni
I luoghi 57
a fianco
Le rovine dell’abbazia di Santa Marina
della Stella, sopra Maiori
di distanza dalla morte dell’abate, di Ninfa), uno nella diocesi di Oltre che in Calabria, Lazio e Toscana,
nuovo attuatore. Il cardinale Ugolino Anagni, centro dei patrimoni di fa- l’ordine florense si diffuse anche in
di Ostia, che nel 1227 divenne papa miglia (l’abbazia di Santa Maria della altre zone della penisola: ebbe tre
con il nome di Gregorio IX, lavorò Gloria di Anagni), il terzo in diocesi case nella diocesi di Sorrento, e anche
moltissimo per dare solide strutture di Lucca (dove un piccolo gruppetto in questa espansione giocò un qual-
e coordinate istituzionali alle molte di monaci florensi si era già stabilito che ruolo il cardinale Ugolino, ormai
forme di vita religiosa non ancora in- presso un eremo almeno dal 1216) papa Gregorio IX; notevole sostegno
canalate nelle forme tradizionali pre- attraverso l’assegnazione ai florensi giunse all’ordine, in particolare per
viste dalla Chiesa. Il suo nome è in- di un antico monastero femminile l’abbazia di Santa Marina della Stella,
fatti legato sia a quello di Francesco, decaduto (il monastero di San Iacopo presso Maiori, da parte dell’impera-
per la fondazione dell’ordine dei frati di Valle Benedetta, che poi trasferì la tore Federico II, che forse sperava di
Minori, sia a quello di Domenico, per sua sede nell’abbazia di San Pietro di trovare nei Florensi, diffusi in diverse
l’organizzazione dei frati Predicatori, Camaiore). In tutti i casi, Ugolino/ zone del suo Regno e in modo parti-
sia a diversi altri movimenti, anche Gregorio IX specificò che in una delle colare in Calabria, una sponda e un
femminili. Tra questi, va aggiunto tre chiese donate per ciascuna delle sostegno per la sua politica nei con-
anche l’ordine florense. Fu proprio nuove fondazioni dovesse vivere un fronti della Chiesa.
Ugolino infatti, dapprima come car- ristretto numero di monaci comple- Un’ulteriore ambito di diffusione si
dinale, poi come papa, a darsi da fare tamente dediti alla lode di Dio e alla ebbe in Puglia, dove l’ordine, grazie
per la diffusione dell’ordine anche al celebrazione della liturgia. La volon- al sostegno di alcuni signori locali e
di fuori della Calabria. E dai docu- tà del cardinale, poi papa, ricorda delle autorità religiose, si insediò a
menti sembra emergere il fatto che quella di Gioacchino, che voleva un partire dal 1228; troviamo infatti una
da una parte Ugolino aveva senza priorato o una mansio (dimora) speci- comunità di monaci florensi presso il
dubbio colto l’intento principale di fica per i monaci contemplativi, in cui presistente monastero di Santa Maria
Gioacchino - quello di coordinare in gli spiriti più provati celebrassero in di Laterza; altri due possessi floren-
modo ordinato, all’interno di un’uni- modo continuativo le lodi dell’Altis- si in questa regione, quello di San
ca struttura religiosa, i diversi carismi simo. I documenti non ci rivelano se Tommaso di Rutigliano e la chiesa di
che la vita cristiana può prevedere, poi in effetti le cose funzionarono in Sant’Angelo ad Ascoli Satriano, furo-
dando a ciascuno lo spazio giusto per questo modo; rimane in ogni caso la no semplici dipendenze, strutturate
esprimersi -, dall’altra ridimensionò testimonianza di un cardinale e papa come grange (una sorta di fattorie)
la complessità del progetto, per con- che seppe cogliere i suggerimenti e appartenenti direttamente all’abba-
servarne e organizzarne al meglio la le spinte provenienti dagli uomini zia di San Giovanni in Fiore, ma non
componente monastica. del suo tempo desiderosi di vivere il si organizzarono mai come centri di
Egli fondò tre nuovi centri florensi, Vangelo secondo un nuovo spirito, e una autonoma comunità di monaci.
uno nella diocesi di cui era titolare, in qualche caso, a volte di più, a vol-
come cardinale vescovo di Ostia e te di meno, seppe far loro posto nella * Ricercatrice presso l’Università di
Velletri (il monastero di Sant’Angelo chiesa istituzionale. Padova e studiosa di architettura florense
58 Il monaco
Rocco Benvenuto*
Il monachesimo
meridionale:
Nilo, Gioacchino e
Francesco da Paola
Alcune considerazioni sull'ideale
monastico di Gioacchino
N
elle lezioni sulla filosofia di Calabria Citra o Citeriore, corri- cordando i millecento anni della na-
della storia G.W.F. Hegel spondente all'odierna Provincia di scita. Appartenente a una famiglia
osserva che il progres- Cosenza, in quell'arco cronologico di buona condizione sociale, da gio-
so della civiltà coincide che convenzionalmente viene defi- vane riceve un'apprezzabile forma-
con l'apparente cammino del sole nito come il Basso Medioevo. zione culturale che gli consentirà di
da oriente a occidente. Sebbene si Essendo ad oriente il nostro pun- divenire un rinomato calligrafo e in-
tratti di una chiave di lettura ormai to di partenza, iniziamo l'itinerario nografo. Mentre sembrava ormai de-
superata, tuttavia questo raffronto dalla costa ionica e, precisamente, da finito il suo futuro professionale, de-
tra sol levante e sol calante conser- Rossano, che nel sec. X era un'impor- cide di consacrarsi al Signore. Lascia
va un suo fascino interprativo che tante sede amministrativa dell'impe- Rossano e si trasferisce nella regione
può specularmente illuminare il ro bizantino. Qui ebbe i natali nel 910 monastica del Mercurion, ai confini
dinamismo messo in campo dalla S. Nilo - Nicola al fonte battesimale tra Calabria e Lucania, dove in una
vita religiosa nell'antica Provincia -, di cui quest'anno (2010) stiamo ri- grotta eneolitica, sotto la guida di S.
Il monaco 59
a fianco
Dipinto raffigurante San Nilo, particolare
alla decisione di fondare un ordine nità a quella della Sambucina, nel pontificio e svevo, vive una rapida
avendo alle spalle alcune esperien- 1183 vi riprovò, senza riuscirvi, con espansione ed è proprio durante i
ze religiose. Nato, tra il 1130 e il Casamari. Dopo una lunga perma- lavori di recupero della chiesa di S.
1135, a Celico piccolo centro mon- nenza nella famosa abbazia laziale, Martino di Canale presso Pietrafitta
tano a pochi chilometri da Cosenza, particolarmente feconda sotto il pro- (CS) che Gioacchino, il 30 marzo 1202,
Gioacchino era già impiegato come filo della produzione esegetica, nella si spegne. Con la morte del “vir ca-
notaio presso la regia cancelleria di seconda metà del 1187 è di nuovo tholicus” (Onorio III), il suo progetto
Palermo quando, trentenne, abban- in Calabria, ma, passa poco tempo, monastico sarà modificato dai succes-
donò le prospettive di carriera e di che lascia Corazzo e l'abbaziato e si sori che, sotto il peso della gestione
ricalcare le orme paterne e decise ritira a Pietralata, per proseguire la patrimoniale, si riavvicineranno ver-
di recarsi in pellegrinaggio in Terra sua opera compositiva. L'arrivo di so l'ideale cistercense. Questo cam-
Santa, allo scopo di conoscere diret- un compagno, Raniero da Ponza, e biamento però si rivelerà fatale, tanto
tamente come vivevano i religiosi. la reazione dei Cistercensi al suo ab- che ai pochi Florensi superstiti non
Al suo rientro in Italia, dapprima bandono dell'Ordine, lo indussero a rimase altro da fare che rientrare tra i
visse per alcuni anni da eremita salire in Sila e qui, su un terreno ba- Cistercensi (1570).
in una grotta sull'Etna; in seguito, gnato dal torrente Fiore, nella tarda Il colpo di grazia che accelerò la pa-
si trasferisce presso l'abbazia di S. primavera del 1189, dà avvio al suo rabola discendente era stato inferto
Maria della Sambucina, nei pressi progetto di riforma attraverso la fon- poco meno di un secolo prima, nel
di Luzzi, e da qui passa a Rende. Al dazione di una nuova congregazio- 1460, quando erano comparsi i pri-
culmine di tutte queste esperienze, ne monastica, l'Ordine Florense, la mi abati-amministratori che, senza
chiese di abbracciare la vita mo- quale aveva come obiettivo primario alcuno scrupolo, non avevano esita-
nastica, professando la regola nei non tanto quello di ripristinare il pri- to a depredare il glorioso archiceno-
Cistercensi che, com'è noto, sono mitivo vigore della solitudine e della bio sangiovannese. Proprio quando
una riforma benedettina caratteriz- povertà che erano state alla base della l'Ordine Florense si avviava verso la
zata da una maggiore osservanza nascita dei Cistercensi, quanto, piut- sua estinzione, sulla costa tirrenica
del voto di povertà, perché praticata tosto, quello di riportare "ordine" in - siamo così giunti al tramonto del
anche comunitariamente. quella variegata gamma di modelli di sole - a Paola, ad opera di Francesco
Nei primi anni '70 entra nell'abbazia perfezione che aveva originato una Martolilla, prendeva consistenza un
di S. Maria di Corazzo (CZ), alle pen- pluralità di carismi e di vocazioni. nuovo progetto di riforma, questa vol-
dici della Sila Piccola, vi pronuncia i A partire dal 21 ottobre 1194, data ta non più in ambito monastico, ma
voti e nel 1177 ne diviene addirittura in cui istituzionalmente Fiore è ri- conventuale. A differenza degli altri
abate. Fallito il suo primo progetto conosciuto come cenobio, l'Ordine, due illustri predecessori, nel Paolano
di riforma affiliando la sua comu- potendo contare pure sull'appoggio non ci fu alcuna conversione, in quan-
Il monaco 61
a fianco
dipinto raffigurante San Francesco di
Paola, particolare
to rimase legato al suo stile eremitico poteva condurre perché era un "villa- parte diede all'Ordine dei Minimi un
anche quando il suo Ordine, sotto no et rustico", Francesco rispose con volto internazionale, dall'altra com-
l'evoluzione degli eventi, assumerà un gesto che sconvolse la vita del visi- portò il sacrificio della vita eremitica a
una strutturazione cenobitica. tatore: riempì le mani di tizzoni e bra- vantaggio di quella conventuale, più
Nato a Paola il 27 marzo 1416 da una ce ardente e lo invitò a guardare con consona alla metamorfosi strutturale
coppia originaria del luogo e proprie- quanta naturalezza li reggeva essen- che aveva investito la congregazione
taria di alcuni appezzamenti terrieri, do ai suoi occhi un "rustico". Rientrato eremitica.
quindicenne, trascorre un anno presso a Roma, questo monsignore origina- Il 2 aprile 1507 Francesco si spegne
i Conventuali di S. Marco Argentano, rio della diocesi di Savona, non solo nella capitale di Francia, a Tours.
ove ha modo di entrare in contatto dissipa ogni dubbio su Francesco, Insieme a tante sofferenze e incom-
con la vita religiosa. Affascinato dalla ma, oltre a farlo aiutare da Paolo II, prensioni sul suo proposito di vita,
figura di S. Francesco d'Assisi, di cui decide di lasciare la Curia Romana e aveva avuto tante soddisfazioni, tra
porta il nome, al termine di questa nel 1470 si trasferisce a Paola. Grazie cui quella di vedere uno dei suoi più
esperienza si reca in pellegrinaggio alle sue conoscenze e alla sua prepa- stretti collaboratori, P. Bernardo Boyl,
ad Assisi, dove ha modo di sostare razione in campo canonico, tra il 1470 a fianco di Colombo nel secondo
nei luoghi incontaminati segnati dal- ed il 1474, quel gruppo spontaneo di viaggio verso il Nuovo Mondo. Era
la presenza del Poverello. Al rientro eremiti, riceve in rapida successio- consapevole che la sua proposta era
decide di emularlo e chiede di vivere ne l'approvazione diocesana (1470), dirompente e per tale ragione, anzi-
da eremita nei possedimenti paterni. regia (1473) e pontificia (1474). In un ché affidare la guida dell'Ordine ad
Questa scelta così insolita e radicale momento di grande crisi della peni- un francese, scelse uno dei compagni
sarebbe passata inosservata se alcuni tenza, Francesco e i suoi compagni della prim'ora, P. Bernardino Otranto
mercanti non avessero informato la S. si propongono come obiettivo quello da Cropalati, al quale chiese di restare
Sede dei miracoli che avvenivano per di ripristinare, attraverso la vita qua- fedele all'intuizione iniziale. I fatti gli
le preghiere di Francesco, coadiuvato resimale perpetua, l'antica disciplina diedero ragione, in quanto, a distan-
da alcuni coetanei, anch'essi desidero- penitenziale. za di pochi anni, sotto la pressione
si di una vita più vicina al Vangelo, di La Congregazione Eremitica fondata della modernità, i frati mitigarono
cui povertà e penitenza erano i con- a Paola avrebbe avuto uno svilup- il Correttorio, appositamente scritto
notati identitari. po limitato nel regno aragonese, se dall’Eremita di Paola per blindare il
Agli inizi del 1467 da Roma parte un nel 1483, per decisione di Sisto IV, il voto di vivere la quaresima per tutta
cubiculario pontificio con l'incarico di Paolano non fosse stato inviato alla la vita.
condurre una visita apostolica. Alla corte di Luigi XI. L'incontro con la
contestazione di mons. De Gutrossis corte più potente d'Europa e con il * Correttore Provinciale
su quel genere di vita così austero che mondo delle Osservanze, se da una dell’Ordine dei Minimi
62 Il monaco
Felice Accrocca*
Gioachimismo e
francescanesimo nel
Duecento
N
egli anni Quaranta del mai prossimo, delle profezie relative dell’Abate, circolavano abbondan-
XIII secolo, il nome di alla distruzione delle famiglie religio- temente anche testi che gli erano at-
Gioacchino cominciò a cir- se, alla persecuzione della Chiesa e tribuiti, ma in effetti apocrifi, come i
colare con frequenza negli così via, tratte da varie interpretazio- famosi «commenti» ai libri dei profeti
ambienti francescani e diversi temi ni «dagli scritti di Gioacchino e degli Geremia e Isaia o il trattato De oneri-
affrontati da lui o dai suoi seguaci, altri vaticinanti», cui anche uomini bus prophetarum.
oppure sviluppati in opere spac- ragguardevoli avevano finito per Secondo Salimbene da Parma, le ope-
ciate come sue, vi trovarono buona dare più credito di quel che avreb- re dell’Abate calabrese penetrarono
accoglienza. Davide di Augsburg si bero dovuto. Lo stesso francescano nell’Ordine francescano in modo ro-
mostrava addirittura infastidito per tedesco ebbe dunque l’impressione cambolesco. Egli, infatti, narra che
il proliferare tra i Minori delle divina- che fosse scoppiata come una sorta un Abate florense, spaventato dalle
zioni riguardanti la venuta dell’Anti- di epidemia. In realtà, alla metà del armate di Federico II passate minac-
cristo, dei tanti segni del giudizio or- Duecento, oltre agli scritti autentici ciosamente vicino al suo monaste-
Il monaco 63
i frati e il gioachimismo, penetrato del gioachimismo francescano, protagonista di una svolta epocale
con forza nell’Ordine, sembrava of- Bonaventura assegna a Francesco ed nella storia della Chiesa: era l’ange-
frire un ulteriore supporto teorico alla sua famiglia religiosa un ruolo lo del sesto sigillo, un altro Cristo
ai fautori del riformismo. Il nuovo di somma importanza nel quadro venuto in terra per insegnare agli
Ministro generale si trovò pertanto della storia del sesto tempo della uomini la via di Dio. Essi tendeva-
costretto ad agire contemporane- Chiesa; tali idee ritornano nuova- no perciò ad assegnare al santo di
amente su più fronti: giustificare mente nella sua ultima opera, le Assisi un ruolo d’importanza fon-
l’operato dei Minori nei riguardi Collationes in Hexaëmeron, nella qua- damentale, in quanto iniziatore di
del clero secolare, tentando di stor- le afferma che tutte le cose vengono una nuova epoca. L’influenza del
nare da essi anche l’accusa di radi- rivelate nel Verbum inspiratum e non pensiero di Gioacchino sulla loro
calismo gioachimita; ricompattare vi può essere rivelazione se non per dottrina si riduce, però, progressiva-
la famiglia francescana, fornendo mezzo di Lui. mente: per questi Spirituali, Cristo
ai suoi frati strumenti concreti per Bonaventura predicò le Collationes è il centro del cosmo e della storia,
vivere in maniera corretta la loro a Parigi, nella primavera del 1273. né le loro opere prestano un’atten-
scelta religiosa e un modello di ri- Sotto il generalato del suo successo- zione particolare alla persona dello
ferimento valido per tutti. Nella re, Girolamo d’Ascoli (1274-1279), Spirito Santo; piuttosto, furono tutti
sua vita del fondatore, la Legenda sarebbero iniziate le persecuzioni impegnati a magnificare le gesta di
maior, Bonaventura mostrò tutto il contro Pietro di Giovanni Olivi e, Francesco, egualmente convinti che
proprio talento teologico tracciando nelle Marche, alcuni frati avrebbero la sua «mirabil vita / meglio in glo-
un ritratto indubbiamente efficace dato inizio ad una vera e propria ri- ria del ciel si canterebbe» (Paradiso
dell’Assisiate, in grado di offrire le bellione. Per gli Spirituali (lo stesso XI, 95-96).
necessarie risposte ai problemi che Pietro di Giovanni Olivi, Ubertino
turbavano l’Ordine. da Casale, Angelo Clareno, da que- * Docente presso l’Università Pontificia
Recependo alcune idee-chiave sto punto di vista in piena sintonia Gregoriana e studioso del francescanesimo
dell’insegnamento pontificio e con Bonaventura), Francesco era il medievale
Jürgen Kuhlmann, Norimberga* non escludeva affatto che Gioacchino potesse avere ragione.
In un articolo dell’ enciclopedia teologica tedesca lo chiama
beato e ortodosso. Queste le sue parole: “Il vero problema
Enzo Gabrieli
Giaocchino e
Bonaventura negli studi
del giovane Ratzinger
N
ella seconda metà del aveva “cercato di accogliere quanto te influì3 anche sulla dottrina del set-
XIII sec. i tentativi di con- poteva essere utile, ma integrandolo timo successore di S. Francesco.
nessione tra il pensare di nell’ordinamento della Chiesa”2 fino “Mi pare chiaro che Bonaventura non
Gioacchino e quello dei a dare origine alla sua grande ope- poteva tacere su Gioacchino essendo
francescani spirituali danneggiarono ra: l’Hexaemeron. Questo sostiene Egli Ministro Generale di un Ordine
parzialmente l’immagine (la memoria Joseph Ratzinger, sottolineando che che era quasi giunto al suo punto di rot-
e l’insegnamento) dell’Abate calabrese. Bonaventura intraprese una "discus- tura a causa della questione gioachimi-
Bonaventura si era confrontato mi- sione" con Gioacchino, straordinario ta. L’Hexaemeron è la risposta che egli
nuziosamente con Gioacchino1 ed profeta di quel periodo, cercando di diede a questo problema in qualità di
valutare quanto il pensiero dell’aba- Generale dell’Ordine; è una discussio-
1 Cfr J. Ratzinger, San Bonaventura, la teo-
logia della storia, ed Porziuncola 2008, nota
del curatore p. 5 2 Ivi, p. 76 3 Ivi, cfr p.11
ne critica con l’Abate calabrese ed i suoi conservare l’unità dell’Ordine”4. gioachimite nell’Ordine francesca-
seguaci. Senza Gioacchino quest’ope- Una congiuntura, che trovò, sempre no soprattutto da parte del suo pre-
ra sarebbe incomprensibile. Ma la di- secondo Ratzinger, spazio favorevo- decessore, il generale Giovanni da
scussione è portata avanti in modo le anche per il sorgere dell’Ordine Parma6, che lo portò alle dimissioni
tale che Gioacchino viene interpretato minore di Francesco d’Assisi che ab- "forzate". Ecco perché Bonaventura
all’interno della tradizione, mentre i bisognava di una “nuova profezia sul- dovette intervenire, in maniera po-
gioachimiti lo interpretarono contro la la storia” e che mise in discussione la tremmo dire "aggressiva", sulle po-
tradizione. Bonaventura non rifiuta to- precedente immagine medievale del- sizioni gioachimita-spiritualistiche,
talmente Gioacchino (come aveva fatto la storia stessa5. senza però contrastare o denigrare
Tommaso): Egli lo interpreta piuttosto C’era stata una presa di posizione l’Abate di Fiore e il suo pensiero.
in modo ecclesiale, creando così una al- troppo evidente a favore delle idee Bonaventura, ad esempio, “fa pro-
ternativa ai gioachimiti radicali. Sulla
base di questa alternativa Egli cerca di 4 Ivi, p.11-12 Prefazione all’edizione ameri- 6 Venerato nella Chiesa come beato nono-
cana del 1969 stante fosse stato fatto arrestare da Bona-
5 Ivi, cfr p.16 Introduzione ventura.
Il monaco 67
pria quell’interpretazione della Scrittura Viene invece rifiutata da Bonaventura, Gioacchino divenne in questo modo
che Gioacchino da Fiore aveva svilup- sempre secondo Ratzinger, la limi- proprio nella Chiesa stessa, l’antesi-
pato nella sua Concordia veteris et novi tazione del Nuovo Testamento e del gnano di una nuova comprensione
testamenti”7 utilizzando finanche que- tempo di Cristo come secondà età in della storia che oggi ci appare essere
sto pensiero fino a farlo diventare de- senso stretto. La suddivisione trinita- la comprensione cristiana in modo
terminante nella sua “theoriae” sullo ria della storia viene accettata in mi- così ovvio da renderci difficile cre-
schema della teologia della storia8. sura molto limitata. dere che in qualche momento non
“In realtà Bonaventura contrappone allo Gioacchino, da parte sua, rende mani- sia stato così. In questo punto con-
schema settenario semplice di Agostino lo festa e concreta l’idea di Ruperto sul siste pertanto il vero significato di
schema settenario doppio di Gioacchino, parallelismo dei testamenti e Cristo Gioacchino davanti al quale la sua
scegliendo quest’ultimo”9. Ratzinger ne è il centro e Ratzinger chiarisce che peculiare storia postuma all’interno
prosegue affermando che è finan- non è nemmeno vera l’affermazione di del gioachimismo francescano deve
che "inesatta" la diffusa opinione che un cristocentrismo debole dell’Abate. indietreggiare nonostante la sua in-
Bonaventura contrapponga la teoria “Non è pertanto completamente contestata importanza”.12
delle sette età di Agostino alle tre età esatto ciò che Kamlah dice a questo Gioacchino è un realista a parere
di Gioacchino da Fiore10. riguardo, e cioè che in Gioacchino dello studioso Ratzinger, è uno che
Egli stesso sposa diverse profezie Cristo, non è più, come ancora in vede che la storia continua con il suo
dell’Abate calabrese che collegano la Ruperto, l’asse della vicenda terre- carico di inadeguatezze e scellera-
figura di Francesco d’Assisi all’an- na, ma “un punto di articolazione tezze ed è per questo che sostiene
gelo che sale dall’Oriente e quella di accanto ad un altro”. Infatti l’idea che “una storia veramente buona e re-
un nuovo ordine religioso della so- di considerare Cristo come l’asse denta sia ancora di là da venire”.
cietà con una visione escatologica su dei tempi è estranea a Ruperto esat- Bonaventura, nonostante le necessa-
di essa come chiaramente espressa tamente per come lo era stata per rie prese di posizione, si era aperto
dall’Abate. tutto il primo millennio cristiano. alle idee di Gioacchino ma nonostan-
Posizione diversa invece quella sul- Per questo millennio Cristo non è il te ciò la “differenza che li separa è più
la visione della storia da parte di perno della storia con cui un mon- grande di quanto potrebbe sembrare” e
Bonaventura. Mentre Ruperto di do mutato e redento ha inizio ed se ne allontanerà gradualmente nello
Deutz (1070-1135) aveva dato un una storia irredenta, durata sino a sviluppo dell’idea di Cristo asse del-
primo impulso ad una visione com- quel momento, viene abbandonata; la storia, avvicinandosi molto di più
pletamente nuova, anche se restava per esso Cristo è piuttosto il princi- a quella di Tommaso che respinge in
ancorato alla concezione patristica, pio della fine. Egli è “redenzione” toto le speculazioni dell’Abate cala-
Gioacchino da Fiore aveva imboc- nella misura in cui con lui la “fine” brese sul terreno teologico avanzan-
cato un percorso per un completo comincia a risplendere nella storia. do indirettamente il sostegno ad una
rinnovamento della teologia della La redenzione consiste (da un pun- graduale soppressione dell’età dello
storia ed una nuova "coscienza" del to di vista storico) in questa fine ini- Spirito che Gioacchino aveva invece
tempo della fine. ziata mentre la storia, per così dire, "profetizzato".
Il futuro Benedetto XVI evidenzia procede “per nefas” ancora per un Oggi più che mai, afferma Ratzinger,
nella sua fatica culturale che “la di- certo tempo, conducendo l’antico Gioacchino è tornato d’attualità13,
pendenza di Bonaventura dall’abate evo di questo mondo alla sua fine. non solo per gli ampi studi di De
calabrese è rilevata nei singoli casi”:11 L’idea di vedere in Cristo l’asse del- Lubac14 e per un impegno a com-
adozione della duplice interpreta- la vicenda del mondo emerge invece prendere la storia nell’ambito di una
zione dell’A.T e del N. T. ed adozio- propriamente (in seguito a ciò che riflessione più ampia: “Bonaventura
ne dello schema settenario; adozione Ruperto, Onorio, Anselmo avevano ha assunto riguardo alla storia una po-
dell’idea del “novus ordo” e dell’atte- preparato) solo in Gioacchino, dove, sizione fortemente differenziata e non ha
sa di un tempo salvifico interno alla a dire il vero, essa viene dapprima in alcun modo condannato nella sua glo-
storia per una sua piena redenzione. dissimulata, visto che la storia ter- balità il pensiero di Gioacchino”.15
rena non ha uno ma due assi, e non
7 J. Ratzinger, San Bonaventura…, p. 29 consiste in due ma in tre ampi pe- 12 Ivi, p. 151-152
8 Ivi, vedi p.32-34 riodi. L’esclusione di quest’ultima 13 Ivi, p. 7
9 Ivi, p. 39 idea si verificò tuttavia obbligato- 14 H. De Lubac, La posterità spirituale di
10 Ivi, p. 38 riamente con la vittoria della dog- Gioacchino da Fiore, Jaca Book 1981-1984
11 Ivi, 149 matica ortodossa; restò l’altra idea; e 15 J. Ratzinger, San Bonaventura,… p.8
68 Il monaco
I
n un recente volume pubblicato
da Franco Prosperi sulla faccia-
ta del Duomo di San Rufino in
Assisi, che analizza il suo ma-
gnifico portale, appare una imma-
gine di Gioacchino nel suo "rifugio"
di Pietralata. Lo studioso cerca di
leggere nei simboli e nella pietra la
storia delle prime ore del francesca-
nesimo, nelle quali è preponderante
la figura ed il messaggio dell’Abate
calabrese.
Al di là delle finalità del ricercatore
che avanza alcune ipotesi, possiamo
cogliere, come scrive lui stesso che
“le bellissime sculture ad altorilievo ed
anche a basso rilievo del portale e dell’ar-
chivolto, in particolare del lunotto e delle
due fasce, interna ed esterna, che lo con-
tornano, fatte di diverso materiale lapi-
deo e di diverso colore (rispettivamente
il rosso di Verona, il pomato rossastro
di Assisi e un marmo bianco antico,
riciclato, in blocchi di colore tra loro
leggermente diverso, che contornano
all’esterno gli altorilievi mediani), corri- sinistra della base di appoggio del- un precedente lavoro del canonico
spondano in effetti ad una allegoria gio- lo stipite dell’archivolto, all’interno del Duomo Giuseppe Elisei, risalen-
achimita, e più precisamente al Decem della nicchia del suo primo eremo te al 1893.
Salpterium Chordarum”. di Pietralata, con a lato i suoi due Nel 1999, in conseguenza dei com-
Si tratterebbe, cioè, delle tre diver- allievi Luca da Cosenza e Raniero plessi lavori di restauro causa il ter-
se epoche religiose, che secondo il "de Pontio", uno dei quali è seduto remoto distruttivo del 1997, è stato
profeta calabrese caratterizzereb- intento a suonare una cetra. pubblicato un organico e pregevo-
bero la storia dell’umanità: quella A questa conclusione era già per- lissimo volume sulla chiesa di San
biblica del Padre, quella evangelica venuto, nel 1968, lo studioso ed ar- Rufino, a cura di Aldo Brunacci (ca-
di Cristo e quella finale dello Spirito tista assisiate prof. Franco Prosperi, nonico della chiesa stessa) e dell’Ac-
Santo, secondo la lettura dell’autore. figlio del noto scultore Francesco cademia Properziana del Subasio.
In ogni caso Gioacchino da Fiore Prosperi,19 con una pubblicazione su La chiesa di San Rufino è citata in
è rappresentato in uno specifico e questa meravigliosa facciata roma- tutte le principali storie dell’arte
minuscolo particolare che si situa a nica che seguiva di circa un secolo come esempio di romanico umbro.
Il teologo 69
Antonio Staglianò*
Gioacchino da Fiore
il teologo
Nutrì la sua ricerca con la lettura della parola di Dio
G
ioacchino da Fiore rifiutò espressamente l’ap- mo non è il frutto del bisogno umano di dilatarsi all’in-
pellativo di profeta, per evitare interpretazio- finito, ma l’esito della sua decisione eterna di amare fino
ni equivoche della sua missione. La famosa a immedesimarsi con l’uomo, diventando uomo egli
epigrafe del Paradiso di Dante – “lucemi dal stesso nel Figlio e donandosi all’uomo nello Spirito per
lato il calavrese abate Giovacchino di spirito profetico la realizzazione del suo disegno d’amore che si compirà
dotato” (XII, vv. 139-141), resta però significativa: la sua alla fine, oltre questa storia, benché abbia in questa storia
profezia è interpretabile come “visione”, un “sogno ad delle sue reali anticipazioni.
occhi aperti”, compiuto nella forza divina della Parola di
Dio, scoperta sempre più quale azione vivificante di Dio
nella storia degli uomini. Profezia come “apocalisse”,
dunque, cioè come manifestazione di un progetto che Lettura sabatica dei processi tem-
è rottura delle attuali condizioni, la fine delle bardature
del presente.
porali
Il nutrimento profetico di Gioacchino è l’intelligenza delle
Scritture, meditate instancabilmente, alla scoperta di sen- Pensiero del Dio trinitario e pensiero della storia non si
si inediti e puntualmente riferiti al rinnovamento della confondono in Gioacchino, ma s’intersecano sempre. La
storia umana. Non è un caso che Ernst Bloch, padre del Trinità non è solo la dottrina difficile che il concetto si
più sistematico pensiero utopico del ventesimo secolo, sforza di elaborare, ma è soprattutto la verità semplicis-
abbia dato grande attenzione alla sua opera, ritenendo la sima della compagnia divina, fedele, costante, al cam-
visione dell’Abate calabrese come «l’utopia sociale più mino storico dell’uomo. L’economia divina, trascritta
influente del medioevo»1. La lettura blochiana è troppo e codificata nelle Scritture, non è imbalsamata in esse:
ideologizzata, coglie tuttavia un aspetto essenziale della continua invece nella storia dell’umanità, il cui compiu-
lettura gioachimita della storia quale progressiva e gra- to significato è simbolicamente anticipato nei testi sacri,
duale attuazione del regno di Dio: egli «esercitò il coeren- dove tutto è figura della salvezza che va realizzandosi
te completo dislocamento del regno della luce dall’aldilà e nel travaglio storico. È l’indiscusso merito di Gioacchino
dalla consolazione dell’aldilà, nella storia, anche se in un suo aver saputo pensare storicamente la Trinità e trinitaria-
stadio finale». Diversamente da Moro e Campanella – i mente la storia3.
quali posero in una isola remota la loro comunità ideale Per questa via, la fede nella Trinità, diventa “pensiero cri-
-, o anche in Agostino - che trasferì l’ideale nella trascen- tico e sovversivo”, denuncia dell’irredenzione del mondo
denza -, «in Gioacchino invece l’utopia appare, come nei pieno di conflitti e di insuperabili fratture: è, però, anche
profeti, esclusivamente nel modo e come stato di un fu- profezia dell’avvenire, orientamento verso la meta di una
turo storico», sicché «il regno di Cristo in Gioacchino è comunione universale, annuncio della pace garantita dal
così radicalmente di questo mondo come in nessun altro manifestarsi del Dio vicino e anelito di una spiritualizza-
luogo a partire dal cristianesimo delle origini»2.
Quello cristiano è il Dio della vita, la cui vicinanza all’uo- 3 Il merito di aver sviluppato una «concezione storica della Trini-
tà» è riconosciuto a Gioacchino da J. Moltmann, per il quale la vi-
sione escatologica gioachimita avrebbe connotato la stessa nostra
1 E. Bloch, Il principio speranza, 3 voll., Garzanti, Milano 1994, vol concezione occidentale (specie quella moderna) della storia (cf.
II, p. 583. J. Moltmann, Lo Spirito della vita. Per una pneumatologia integrale,
2 Ivi, p. 585. Queriniana, Brescia 1994, p. 335).
70 Il teologo
Visione trinitaria della storia 5 La dedica dello Psalterium allo Spirito Santo non significa che
l’opera riguardi solo la terza persona divina: nulla delle cose crea-
te è infatti attribuibile a una sola persona tanto da essere estraneo
Tutta la riflessione di Gioacchino sulla storia è innervata alle altre due. Perciò Gioacchino annota nella prefazione che in
dal tema trinitario. La sua peculiare interpretazione del tutta l’opera “rifulge il mistero della Trinità” e spiega: «mentre
il primo libro, in cui si parla d’un vaso musicale, per proprietà
processo storico non si darebbe per nulla senza il pun- d’un alto mistero è attribuito al Padre dal quale tutte le cose sono
tuale riferimento ermeneutico alla dottrina sulla Trinità. create, il secondo libro, in cui si parla del numero dei salmi, è attri-
Questa investe l’intera sua produzione letteraria, dall’ini- buito alla Sapienza divina per mezzo della quale tutte le cose sono
zio alla fine. Le tre opere principali ne sono un’icastica te- state create, e il terzo libro, in cui si discute del modo di salmodia
e dell’ammaestramento dei salmodianti, è attribuito alla stessa
stimonianza. In sé costituiscono come una trilogia dedicata sacra Unzione nella quale tutte le cose sono state create» (Gioac-
alle tre persone divine: la Concordia Novi ac Veteris Testamenti, chino da Fiore, Psalterium Decem Chordarum, a cura di E. Russo,
in cinque libri, formula la teoria esegetica e si pone sotto Ursini, Catanzaro 1983, p. 90).
l’emblema del Padre; l’Expositio in Apocalypsim, in otto 6 G. Di Napoli, «Teologia e storia in Gioacchino da Fiore», in Storia
e messaggio in Giaocchino da Fiore, Atti del I Congresso internazio-
libri (più il Liber introductorius che riprende, variando-
nale di studi gioachimiti, Centro di Studi gioachimiti, S. Giovanni
lo in alcuni punti lo scritto giovanile Enchiridion super in Fiore 1980, pp.96-97. Così si obietta da subito al fraintendimeno
Apocalypsim), svolge il grande disegno escatologico e può di Buonaiuti, secondo cui, «Gioacchino subordina la sua raffigu-
essere rapportata al Figlio; lo Psalterium decem chordarum, razione del dogma trinitario alla sua tripartizione delle epoche
storiche dell’umanità» (E. Buonaiuti, Gioacchino da Fiore. I tempi, la
in tre libri, organizza la visione trinitaria dell’Abate ed è vita, il messaggio, Roma 1931, p.207).
72 Il teologo
centro si presta bene a simbolizzare la processione dello pleta consumazione. Si hanno perciò tre forme - l’inizio
Spirito dal Padre e dal Figlio che compie il dinamismo [A], il compimento [w] e la pienezza [O] -, nelle quali e
intratrinitario, mentre in sé significa la pienezza della attraverso le quali l’economia della salvezza si manifesta
storia e la fine del suo processo, nella sua figura maiusco- per due volte, nell’AT in figura e in spe e nel NT in re.
la [W] rappresenta l’unità dell’essenza divina. Lo Spirito Nella sua dottrina delle relazioni Gioacchino sintetizza
– secondo la dottrina latina del Filioque, che qui risulta le diverse prospettive trinitarie d’Oriente e d’Occiden-
confermata e giustificata – è mandato dal Padre e dal te: egli sottolinea l’individualità distinta delle persone
Figlio per ricondurre l’umanità all’unica patria trinitaria. o ipostasi, salvaguardandone la loro unità nel derivarsi
A queste due si aggiunge un’ulteriore figura, quella del- del Figlio e dello Spirito dal Padre. Per evitare questo ri-
la [O], che nella sua perfetta forma circolare esprime la schio di pensare la Trinità come tre agenti indipendenti,
circuminsessio trinitaria e il ritorno delle creature in Dio, impegnati in cose diverse tra loro, si insiste molto sulla
quando il Figlio consegnerà tutto al Padre e Dio sarà tutto dottrina della “mutua compenetrazione” tra le persone
in tutti: allora il processo storico giungerà alla sua com- (perichoresis) e sulla quarta relazione (Spiritus Sancti, idest
Raffaele Scionti ricerca di nuove frontiere. il tempo di Dio, mentre nel nostro cam-
Da Dante a Colombo a Michelangelo ai mino siamo accompagnati dallo Spirito
grandi spiriti del francescanesimo e del- che segna le tappe della storia grazie a
Processio a Patre Filioque) che connota la spirazione passi- valorizzare il registro del simbolico del vissuto cristia-
va dello Spirito legata al processo con cui il Figlio – il qua- no, a combinare l’esercizio argomentante della ratio con la
le ricevendo tutto dal Padre (=generazione attiva = pater- creatività (non arbitraria, ma anche logica) della immagi-
nità) ritorna al Padre (=generazione passiva = filiazione)8. nazione figurale: potenti intuizioni visivi orientano lo svi-
Identificati secondo il criterio del riferimento alle cinque luppo del suo pensiero teologico. Così la sua ricerca è,
relazioni trinitarie (quattro ad intra e una ad extra), i cinque in atto, una presa di posizione chiara rispetto al dibattito
tempi, si trovano con dettaglio esposti nel Psalterium9. A che in quell’epoca di “rinascimento razionale” opponeva i teo-
questo criterio Gioacchino subordina l’altro – più classi- logi ai dialettici: mentre la razionalità speculativa traballa
co, di derivazione agostiniana – delle sette età del mondo di fronte al mistero inaccessibile della vita immanente di
che pur utilizza. Lo schema settenario viene accolto, ma Dio e della sua autocomunicazione storica, la sua “co-
con una variante peculiare: la collocazione della settima età noscenza vera” si dischiude, con docilità, alle possibilità
– in Agostino, trascendente e fuori della storia – all’inter- evocanti del simbolismo figurale del salterio. Tutta la sua
no del corso storico10. Quest’originalità è funzionale (ma, è teologia è simbolico-figurale, subordina e funzionalizza
ovvio, ne deriva) al suo pensiero storico della Trinità che il logos discorsivo alla contemplatio adorante, pensa corret-
– diversamente dalla prospettiva essenzialista diffusa in tamente anzitutto perché sa guardare; perlomeno mantiene
Occidente – guarda con grande attenzione al rapporto tra in un circolo virtuoso speculazione e sguardo estetico: ra-
la vita immanente di Dio e lo sviluppo della storia. giona mentre raffigura e descrive figure mentre elabora
concettualmente.
Il Liber figurarum, nel quale un discepolo raccoglie – dopo
qualche anno dalla morte del maestro11 – ben ventisei ta-
Teologia trinitaria figurale vole miniate, è decisivo per la comprensione del pensie-
ro gioachimita e molto utile per la piena identificazione
La teologia della storia di Gioacchino trascrive nel tem- del suo metodo teologico: in particolare la tavola dei tre
po la melodia dell’Eterno e consente di cogliere nella cerchi è di grande importanza per entrare nel cuore del-
vita divina le misteriose profondità degli eventi storici la sintesi trinitaria del profeta calabrese. Da qui attinse
e dello svolgimento della natura: è l’ascesa dell’umanità Dante quando descrisse l’augusta Trinità nel celebre can-
verso una più intesa umanizzazione e spiritualizzazione to XXXIII del Paradiso: «tre giri /di tre colori e d’una conte-
che bisognava riconoscere dentro i drammi delle esisten- nenza», di cui «il terzo parea di foco».
ze e delle epoche, le quali – all’occhio penetrante di chi Dalla disposizione delle lettere del tetragramma IEUE,
scruta i dinamismi storici alla luce della rivelazione di Gioacchino ricava le relazioni eterne tra le persone divi-
Dio – diventano figure cariche di significati enigmatici, da ne. Le lettere sono ben visibili nel centro dei tre cerchi e
interpretare trinitariamente e da comunicare, allo scopo distribuite in modo tale da coprire orizzontalmente tutto
di orientare l’avventura umana verso mete di armonia, di lo spazio della figura: esse vengono riferite alle persone
giustizia, di nuova fratellanza. divine, sicché [I] indica il Padre, [E] lo Spirito Santo, [U]
La sua teologia trinitaria è fondata nell’esperienza orante il Figlio. Ne consegue che il tetragramma simbolicamente
e mistica, ancorata alla vita liturgica e tutta orientata a esprime; in sé l’unico Dio, nelle sue lettere la distinzione
del Padre, del Figlio e dello Spirito, ma anche la relazione
8 Così, come annota E. Russo: «la quarta relazione mette in luce
l’esigenza gioachimita di esplicitare il concetto di “proprietà-fun- 11 Rileviamo che «il Liber figurarum va considerato pienamente
zione”, perché si scorga bene il significato di mediazione imme- “gioachimita”. I suoi stessi manoscritti più antichi rivelano un
diata del Padre e di quella mediata del Figlio rispetto allo Spirito preciso rapporto con le prime fondazioni florensi e con gli am-
Santo» (E. Russo, «Due chiarimenti sul pensiero di Gioacchino: le bienti calabresi ai quali era stato diretto all’origine il messaggio di
cinque relazioni trinitarie e i cinque tempi essenziali dello “Psal- Gioacchino. I due codici più antichi del testo sono infatti, a nostro
terium”», in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 479-480). giudizio, frutto di scriptoria calabresi strettamente legati al centro
di irradiazione del messaggio di Gioacchino» (F. Troncarelli, «Il
9 Gioacchino da Fiore, Psalterium Decem Chordarum, pp. 342-353. Liber figurarum tra “gioachimiti” e “gioachimisti”», in Gioacchino
10 Secondo F. D’Elia: «egli infatti colloca la “settima età” – con da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Innocenzo III, p. 268). Le imma-
tutti i suoi caratteri extrastorici già determinati da Agostino, e cioè gini originali, accompagnate da didascalie in parte attribuibili a
il raggiungimento della pace vera, della perfetta giustizia, della pie- Gioacchino, erano fruite con correttezza all’interno del movimen-
nezza della verità e della pienezza della libertà – all’interno del corso to florense; successivamente esse si diffusero autonomamente e
storico […]. Con questa “retrocessione” della settima età dall’eter- spesso separatamente tra gruppi eterogenei (movimenti “gioachi-
no al tempo, Gioacchino introduceva nel pensiero cristiano-me- misti”) che con-fusero il suo messaggio con «un coacervo di idee
dievale una nuova “figura escatologica”; l’età finale dello Spirito e immagini desunte da altre tradizioni» avviando un processo
o della “piena manifestazione (clarificatio) dello Spirito Santo» (F. interpretativo degenerante che, tuttavia, tenne «vivo nei secoli lo
D’Elia, Gioacchino da Fiore. Un maestro della civiltà europea, Rubetti- slancio ideale verso il futuro del grande teologi di Celico» (Ivi,
no, Soveria Mannelli 1991, p. 126). p.281).
Il teologo 75
tra le persone; il nome consiste di tre lettere, ma di quat- Il Salterio dalle dieci corde
tro segni, poiché una lettera ricorre due volte; si noti che
in IEUE la [E], riferita allo Spirito è ripetuta due volte, Il simbolismo trinitario dell’Abate calabrese trova però la
proprio perché lo Spirito procede dal Padre [IE], ma filio- sua più alta espressione nel Salterio dedacorde, la “figura
que, cioè anche dal Figlio [UE]. Il cuore ovale dell’imma- della visione”: è la figura del triangolo mozzato in alto, la
gine esprime l’unità della essenza divina che è comune a cui vis evocativa rappresenta, meglio delle parole, la stes-
tutti e tre i cerchi, mentre la loro intersecazione manifesta sa forma, semplice e indivisa, una e trina della trinità be-
l’unità operativa della Trinità nella storia, la loro simulta- ata. Tra l’apofatismo radicale dei mistici – che senza pro-
nea presenza in ogni tempo del suo decorso e la certezza ferire parola alcuna, adorano il mistero, proclamandone
“pericoretica” che nulla è del Padre che non sia del Figlio l’assoluta inaccessibilità – e l’apofantismo dei teologi – che
e viceversa e così anche dello Spirito, in virtù dell’eterna si impegnano a tradurre in linguaggio (talvolta troppo co-
comunione d’amore nell’unica sostanza divina.
Don Antonio Pompili Lo scudo accollato ad una croce asti- si identifica nella porzione centrale di
le trifogliata d’oro, gemmata di cinque cerchio comune ai tre anelli, in forma
pezzi di rosso, e timbrato da un cap- di mandorla mistica. Le relazioni tra le
a sopra a sopra
manca dida Liber Figurarum - Tavola Roma Cristiana e Roma Pagana
alcune testimonianze scritturistiche: anzitutto quella Paolo mento a quest’immane letteratura – che si fa carico di un
in 1Cor 13,10, «quando verrà ciò che è perfetto, quello che faticoso lavorio specie a livello di critica testuale nell’ac-
è imperfetto scomparirà», perciò la legge nuova in quanto certare l’autentico pensiero dell’autore -, rende i passi
imperfetta andrà eliminata a favore di uno stato nuovo, dello studioso più sicuri, nel portare a sintesi la dottrina
più perfetto. Questa interpretazione che è stata seguita trinitaria di Gioacchino, nel valutarne la correttezza teo-
e resa contemporanea da H. De Lubac, è oggi contrad- logica e il suo ancoraggio alla tradizione cattolica, stre-
detta da molti studiosi gioachimiti come Grundmann, nuamente difesa contro le novità dei dialettici.
Crocco, Mottu, Mc Gin, Di Napoli20: questi studi sono alla Quanto al secondo aspetto, quello apparentemente più
base dell’iniziale recezione delle prospettive gioachimite compromesso: i tre sono “unitas”. La Scrittura viene in
nel seno della teologia e, in particolare, di quelle teolo- soccorso e indica il modo di intendere quest’unità, come
gie trinitarie più interessate al rapporto con la storia (J. l’unione dei molti dei quali si afferma che sono «un cuore
Moltmann, ma anche, in Italia, B. Forte). Soprattutto ef- solo e un'anima sola, cioè una volontà e un consenso»21.
ficace appare l’opera d’approfondimento promosso dal Sembra stare proprio qui, l’aspetto problematico del pen-
Centro Internazionale di Studi Gioachimiti che ormai da siero trinitario di Gioacchino. Il Concilio Lateranense IV
anni convoca gli studiosi di tutto il mondo a Congresso, (1215) riconosce la professione esplicita dell’unità dell’es-
divulgandone le acquisizioni attraverso gli Atti. Il riferi- senza trinitaria da parte dell’Abate calabrese e però di-
scute e non accetta il suo modo di intendere l’unità. Le
20 B. Mc Ginn, L‘abate calabrese. Gioacchino da Fiore nella storia del
pensiero occidentale, Marietti, Genova 1990. 21 Ivi, p. 114.
Il teologo 79
sopra
Lana su teleaio verticale
Salvatore Bartucci*
Dinamica
trinitaria nel
messaggio Gioacchino è uno dei personaggi
più complessi ma anche più rap
profetico di
presentativi dell’epoca medioevale,
che incarna ed esprime alcuni aspet-
ti caratteristici e rilevanti dello spiri-
Gioacchino da
to del suo tempo: esaltato e venerato
da alcuni come santo e uomo di cul-
tura, è da altri guardato con sospetto
Fiore
e considerato come eretico o rozzo e
ignorante, così come lo giudica, in
modo sorprendentemente severo,
Il teologo 81
San Tommaso, mentre proprio tra la Chiesa culmina nella profezia rire il mistero trinitario nel circolo
lui e San Bonaventura lo pone Dante dell’ultima età, l’età dello Spirito, storico, nella vita dialettica del dive-
nel canto XII del Paradiso, come lu- prossima a giungere, che avrebbe nire storico, considerando la Trinità
minare del sapere, riconoscendone portato ad una radicale riforma del- come il prototipo trascendente e
ed esaltandone lo spirito profetico. la Chiesa secolarizzata. L’età dello il centro supremo di convergenza
Egli è insieme asceta e mistico, pro- Spirito segue a quella del Padre e a di tutta la storia umana”1, la quale,
feta e riformatore, esegeta e teologo. quella del Figlio, secondo il ritmo a sua volta, è riletta e interpretata
Non estraneo alle elevazioni mi- ascensionale del divenire storico, come figura temporale e manifesta-
stiche, egli vive in intimo rapporto che va segnando una progressiva zione progressiva del mistero del
con il mistero del Dio vivente, ma manifestazione del progetto divino Dio uni – trino.
senza estraniarsi dalla realtà del nel corso degli eventi umani ed è Va comunque rifiutata l’idea di
mondo circostante, dalle vicende proiettato verso l’attesa di una nuo- una presunta subordinazione della
del suo tempo che, proprio in forza va età, che doveva segnare un ge- Trinità alla storia, che taluni credo-
della sua esperienza interiore, è an- nerale e profondo rinnovamento ad no di riscontrare nella esposizione
cor più capace di interpretare e pe- opera dello Spirito Santo. di Gioacchino: una visione parziale e
netrare in profondità. Egli avverte Si profila così quella lettura trinitaria soprattutto storicistica della Trinità.
con particolare sensibilità e in modo della storia che, a sua volta, rivela e In questa prospettiva “il divenire
drammatico il difficile e tormentato riflette il movimento della vita intra- temporale assorbirebbe la Trinità
momento della Chiesa, sottoposta divina, quella circolarità inesauribile in una sorta di farsi storico: la storia
ad un processo di eccessiva istitu- dell’amore che si esprime nelle mu- risulterebbe la verifica e l’interprete
zionalizzazione e anche di diffusa tue relazioni fra le Persone divine. del dogma: la Trinità sarebbe fun-
mondanizzazione. In reazione ad Trinità e storia sono i termini cen- zionale alla storia: se questo fosse
una tale situazione egli percepisce e trali della riflessione di Gioacchino, vero, però, verrebbe anche meno il
proclama l’esigenza di una radicale strettamente collegati fra loro in una motivo profondo che anima l’intu-
riforma e di rinnovamento evange- sintesi che non cessa ancora di desta- izione gioachimita: la speranza tra-
lico e matura la profonda convinzio- re meraviglia. scendente, fondata in ciò che è più
ne di una sua chiamata personale della storia”2.
alla missione profetica: egli si sente È la tesi del Buonaiuti che scrive:
il Battista e l’Elia dei tempi nuovi, da “anche Gioacchino, come i vecchi
lui preconizzati. La visione storica rappresentanti occidentali della te-
Profeta è Gioacchino, ma non nel ologia economica, subordina, senza
senso corrente di predizione del fu-
della trinità e la visione rendersene conto, la sua raffigura-
turo (come largamente accreditato trinitaria della storia zione del dogma trinitario alla sua
dalla storiografia gioachimita), ma ripartizione delle epoche storiche
nel senso di annuncio della Parola, Gioacchino occupa un posto impor- dell’umanità. La sua teologia trini-
che era precisamente il compito dei tante nella storia della teologia trini- taria è condizionata direttamente
profeti dell’Antico Testamento: una taria: pensatore senza dubbio in an- dalla sua antropologia e dalla sua
Parola contenente le promesse di- ticipo sul suo tempo, egli dà ad essa filosofia della storia; il dogma tri-
vine per il futuro, specialmente in un apporto originale, che consiste in nitario allora appare rettamente
riferimento all’età messianica, che quello stretto rapporto fra Trinità e interpretato, quando sia una tra-
segnerà il loro pieno compimento. storia, che costituisce l’aspetto fon- scrizione fedele e felice del mistero
Nella chiara consapevolezza di que- damentale e più caratteristico di tut- della vita e della storia; il mistero
sta sua particolare vocazione pro to il suo pensiero. trinitario si scompone e si dispone
fetica trova la sua prima e fonda- “In un’epoca dominata dalla na- nella sua mente come la trasposi-
mentale origine il suo messaggio, scente scolastica che minacciava agli
saldamente fondato nella medita- occhi del mistico di ridurre ed impo-
verire il mistero supremo della fede, 1 A. Crocco, Introduzione al libro di E.
zione della Scrittura che egli inter- Buonaiuti, “Gioacchino da Fiore: i tempi
preta secondo il metodo analogico nel quale è incentrata tutta la historia –la vita- il messaggio”, Ed. Giordano, Co-
e simbolico, spinto spesso alle più salutis, in uno sterile paradigma di senza 1984, p. XXV;
svariate ed arbitrarie esagerazioni. astratte nozioni metafisiche o in un
La riflessione che ne deriva circa il arido teorema teologico, Gioacchino 2 B. Forte, “Trinità come storia” Ed. S.
si preoccupa soprattutto di reinse- Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 1988, pp
corso della storia del mondo e del- 81-82;
82 Il teologo
zione trascendentale della legge di e Trinità economica. La storia della tivo delle tre Persone della divini-
progresso che regge la storia degli salvezza non è il processo di svolgi- tà; tre tempi a somiglianza delle tre
uomini”3. Estremamente espliciti al mento di un Dio che diventa mondo, Persone”.11
riguardo alcuni testi di Gioacchino: ma è il combattimento storico, seb- Tre grandi periodi, attribuiti “pro-
“Tres status mundi propter tres perso- bene contingente, sostenuto da Dio prietate mysterii” ad ognuna delle
nas divinitatis assignare curavimus”4. in favore del mondo. Dio e mondo tre Persone divine. “Il primo stato è
“Quantenus Deus Trinitas est, ita ... restano antagonisti, proprio come quello in cui fummo sotto la legge,
sunt tria illa tempora, quae tres status nell’apocalittica biblica.8 il secondo quello in cui fummo sot-
mundi nominanda credidimus”5. In Gioacchino, quindi, la teologia to la grazia, il terzo, che attendiamo
Come annota D. Mc Ginn, “per trinitaria costituisce il fondo statico da vicino, quello sotto una maggio-
l’Abate di Fiore la Trinità ha sem- e dinamico della concezione della re grazia; il primo nella luce delle
pre il primato. Non è che cosmo e storia: “ma la storigrafia o, meglio, stelle, il secondo nell’aurora, il terzo
storia in qualche maniera cambino la storiosofia cristiana di Gioacchino nel meriggio; il primo nell’inverno,
o condizionino Dio; è piuttosto la non subordina affatto a sè la teolo- il secondo nell’inizio della primave-
storia a dovere assumere la struttura gia trinitaria; piuttosto è la teologia ra, il terzo nell’estate; il primo stato
che ha, esattamente perché Dio, suo trinitaria a costituire in Gioacchino appartiene al Padre, che è creatore
Creatore, è tre persone”6. l’antecedens, valido in sè come idea del tutto; il secondo al Figlio, che si
H. Mottu si domanda se sia giusto e ideale, di quel consequens, che è la è degnato di assumere il nostro fan-
dire che “il divenire in Dio diventa il sua visione della storia: si può arri- go; il terzo allo Spirito Santo di cui
divenire di Dio: terribile capovolgi- vare a dire che quella visione della dice l’Apostolo: dov’è lo Spirito del
mento che si trova sullo sfondo dei storia, pur sempre teologica, non è Signore, ivi è la libertà”.12 In que-
dibattiti di ieri e di oggi sull’ortodos- che un corollario della sua teologia ste immagini risalta sempre chiara
sia o eterodossia di Gioacchino”7. trinitaria”9. l’idea della spinta ascensionale del-
Questa interpretazione tende ad as- la storia verso un punto di pieno
similare ed avvicinare la concezione compimento. Il movimento intimo
dell’Abate a quella di Hegel che con- della vita intratrinitaria diventa il
cepisce Dio come Spirito o Soggetto simbolo e il modello della vicen-
Assoluto e ne coglie l’autorealizza-
Trinità economica e da storica. Perciò, se la prima età è
zione nel divenire del mondo, così trinità immanente: i tre quella che rispecchia i caratteri della
da stabilire una perfetta corrispon- stati del mondo prima Persona, il Padre, e la seconda
denza tra il “curriculum vitae Dei” quelli del Figlio, la terza deve essere
e la storia mondana, dissolvendo in Così, la Trinità com’è “in sé” o necessariamente quella dello Spirito
tal modo, oltre che l’alterità di Dio Trinità immanente si rivela nella sto- e sarà l’età perfetta e conclusiva, così
dal mondo, anche la vera alterità ria o economia della salvezza, quin- come lo Spirito Santo, procedendo
personale in Dio. di come Trinità “per noi” o Trinità dal Padre e dal Figlio, chiude il cir-
È assurdo attribuire una simile po- economica; d’altra parte, di conse- colo trinitario.
sizione all’Abate che, invece, “dal guenza, la “historia sautis”, diventa Va comunque chiarito che “lo sta-
punto di vista teologico mantiene la il riflesso della vita intratrinitaria. to del mondo è tutto e insieme del
separazione fra Trinità immanente “Pensando storicamente la Trinità, Padre, del Figlio e dello Spirito
l’Abate pensa parimenti trinitaria- Santo”13.
3 E. Buonaiuti, op cit. pp. 180-183; mente la storia; egli vede lo svol- Secondo il simbolismo della figura
4 Gioacchino, “Liber Concordiae”, gersi del tempo ad immagine dello dei tre cerchi intersecantisi e compe-
11,6,9re; svolgersi della vita intradivina”.10 netrantisi, c’è un’intima connessione
5 Gioacchino, Expositio in Apocalypsim, Ci sono allora tre “status mundi”, fra le tre età della storia, ognuna del-
1,37 VL;
inteso questo come storia o realtà in le quali nasce da quella precedente,
6 B. Mc Ginn, “L’Abate Calabrese Gio- divenire: “tre stati del mondo a mo- mentre, per quanto riguarda le rela-
acchino da Fiore nella storia del pensiero
occidentale”, Ed. Marietti, Genova, 1985,
pg 175; 11 Gioacchino, “Liber Concordiae”,
8 Ibid. opp. Ivi, p...; II,1,6,9a; IV,2,44a;
7 H. Mottu, “Giocchino da Fiore ed He-
gel – Apocalittica biblica e filosofia della 9 G. Di Napoli, “La Teologia trinitaria di
storia” Atti del I° Congresso Internazio- Gioacchino da Fiore”, Divinitas anno XIII 12 Ivi; V,84, 112;
nale di studi gioachimiti, S. Giovanni in 1979, pg. 281; 13 Gioacchino, Expositio in Apocalypsim,
Fiore (CS), 1979, pg 186; 10 B. Forte op. cit. pg. 83; 5 VI;
Il teologo 83
zioni intratrinitarie, si evidenzia l’in- “L’aspetto grandioso di questa con- da come un autentico rinnovatore
treccio dell’unità dell’essenza e della cezione è che essa salda la vicenda di un cristianesimo originario o per
trinità delle Persone e insieme la loro umana alle sue radici eterne e coglie l’iniziatore di una religione e di una
mutua compenetrazione o perico- lo svolgersi dei tempi non come so- società completamente nuove, come
resi, sia nella vita “ad intra” che in speso nel nulla e perciò condannato colui la cui dottrina avrebbe condot-
quella “ad extra”. all’insensatezza, ma come fondato to il cristianesimo alla perfezione o
‘’L’età dello Spirito non rappresenta nel procedere delle stesse divine avrebbe teso, al contrario, alla sua
il superamento dell’economia del Persone, in un movimento di vita perversione, si avrebbe torto misco-
Figlio e del Nuovo Testamento, ma che viene da ciò che è più della sto- noscendone l’importanza.16
solo il compimento e la pienezza ria e tende nella storia a ciò che la È questo il giudizio di H. De Lubac,
dell’età di Cristo, il suo pleroma”14. supera. La Trinità diventa il senso e che ha scritto due corposi volumi
Comunque si coglie nel pensiero di la forza della vicenda umana, l’ori- dedicati alla ricerca degli influs-
Gioacchino una tensione utopica gine, il luogo e la meta della storia. si di Gioacchino sugli uomini del
verso un’età che segnasse un even- Nel pensiero dell’Abate calabrese suo tempo o anche dei tempi suc-
to carismatico che avrebbe portato la circolarità ermeneutica è perfetta, cessivi: “La posterità spirituale di
ad una svolta radicale nella storia e sia pure nell’acerbità di una intuizio- Gioacchino da Fiore”. Egli si chiede
nella vita della Chiesa, ad una com ne anticipatrice: dall’economia egli se la sua visione teologica “era una
prensione nuova e spirituale del va all’immanenza del mistero, per semplice dottrina fastidiosa, una
messaggio evangelico: perciò l’età tornare dall’immanenza della vita corrente marginale, un episodio ef-
dello Spirito e dell’Evangelo eter- divina alla storia e leggerne il senso fimero nella storia cristiana o, al con-
no. L’annuncio di questa terza età profondo, trinitariamente fondato. trario, un fenomeno di straordinaria
è particolarmente sottolineato nel La storia di rivelazione rimanda così portata, dal seguito incalcolabile”17.
messaggio di Gioacchino, anzi ne alla gloria e questa offre la chiave La risposta è affidata alla citazione
rappresenta il culmine. di lettura della storia, di cui si pone del giudizio di alcuni studiosi, come
Con un grande e originale sforzo di come origine e supremo compimen- ad esempio K. Lowith, che ricono-
immaginazione, egli spostò in avan- to. In Gioacchino il ritorno alla storia sce Gioacchino come caposcuola dei
ti, nel periodo del tempo avvenire, la nel pensiero della Trinità ne fa risco- più potenti movimenti spirituali e
piena manifestazione dello Spirito; prire la forza esistenziale salvifica, sociali degli ultimi secoli. Ma il suo
secondo l’Abate, questo evento la dinamica ultima di profezia nella influsso viene rilevato già ai suoi
avrebbe dovuto avere inizio pochi speranza: una speranza viva fondata tempi. A lui si rifaceva quella cor-
decenni dopo la sua morte e, secon- nella maniera più radicale nel signi- rente di spiritualismo estremista,
do lo stile dell’apocalittica biblica, ficato trinitario della storia”15. sviluppatasi dalla grande ricchezza
dopo una serie di terribili calamità e di vita religiosa del medioevo, che
di gravi rivolgimenti che avrebbero acquistò larga diffusione e impor-
operato una profonda trasformazio- tanza anche nel mondo laico. L’idea
ne anche all’interno della Chiesa. La posterità spirituale di un rinnovamento della Chiesa,
Gioacchino, dunque, afferma l’uni- da raggiungersi sopprimendone la
tà - unicità del Nuovo Testamento e
di Gioacchino da Fiore potenza terrena, dominò, frammi-
considera l’azione dello Spirito nel sta ad ideali politici di varia natura,
terzo stato non in contrapposizio- “È proprio del genio andare al di per tutto il medioevo nella mente di
ne ma in continuità con quella del là del proprio tempo; è proprio di molti, fino al punto da dare origine a
Cristo, per il pieno compimento di Gioacchino sentire interiormente vere e proprie sette, come quelle dei
questa: unico è il tempo della grazia, e annunciare con molto anticipo il fraticelli. Queste aspirazioni al rin-
ma nulla esclude, anzi tutto fa pen- mutamento dei tempi che si prepara, novamento trovarono l’espressione
sare che nell’unico “tempus gratiae” anche se la realtà storica, presentan- migliore in successivi movimenti
si abbia un tempo di maggiore o più dosi, assume un volto assai diverso, ortodossi, specie in quello francesca-
ampia grazia (tempus maioris gra- anche se talune sue idee riappaiono no, che comunque non è dipendente
tiae), che è appropriato appunto allo solo dopo secoli. Sia che il profeta da dal messaggio gioachimita quanto
Spirito Santo. Fiore sia stato un eretico o un santo,
un genio o un ispirato, che lo si pren- 16 H. De Lubac, “La posterità spirituale di
14 A. Crocco, “Gioacchino da Fiore ed il Giacchino da Fiore” Ed. Jaca Book, Mila-
gioachinismo”, Ed. Liguori, Napoli, 1976, no, 1983, pp. 485-486;
pg. 76; 15 B. Forte op. cit. pg. 84-85; 17 Ivi;
84 Il teologo
all’ispirazione originaria. Influssi I nuovi orientamenti, superando di Dio incarnato, trasparente imma-
gioachimiti diretti e indiretti sono l’impostazione astratta della ma- gine del “Dio invisibile”(Col. 1,15).
stati ugualmente rilevati nel profe- nualistica tradizionale, si riaggan- Il rapporto che lo unisce a Colui che
tismo savonaroliano, nella filosofia ciano soprattutto al dato biblico e lo ha inviato e allo Spirito, che egli
della storia di G. B. Vico, nelle aspi- alla testimonianza della comunità riceve ed effonde, rivela una relazio-
razioni di Cola Di Rienzo, e perfino delle origini. Così la Trinità, diven- ne corrispondente nella profondità
in Mazzini. tata con la scolastica un mistero on- della vita divina.
Ma il gioachimismo non è solo rico- tologico, ritorna a configurarsi come Oggi, è in atto lo sforzo di nutrire
noscibile in contesti completamente un mistero soteriologico ed il Dio maggiormente la speculazione teo-
secolarizzati. Esso ispira, come for- cristiano viene ricercato soprattutto logica di dati biblici, in modo da ri-
za ancor viva, movimenti spirituali nell’evento del Cristo, culmine di conoscere la Trinità immanente o in-
che non vogliono uscire dai confini tutta la storia della salvezza. sé nella Trinità economica o per-noi,
del cristianesimo. Così, ad esempio, Questa nuova tendenza è espressa di attuare il recupero di una teologia
attraverso la penna di Leroy Edwin in lucida sintesi nell’assioma fonda- trinitaria più biblica e dunque più
Froom, gli Avventisti del settimo mentale formulato da K. Rahner: la legata alla fondamentale categoria
giorno si sono sforzati di mostrare Trinità economica è la Trinità imma- della “storia della salvezza”: una te-
Gioacchino come uno dei loro pre- nente. Esso vuol dire innanzitutto, ologia che consenta perciò al mistero
cursori. Anche la teologia cattolica sul piano della conoscenza di Dio, trinitario di assumere un’autentica
comincia a prendere molto sul serio che l’unico luogo per un discorso fe- centralità non solo nelle enuncia-
il Calabrese”18. dele sul mistero di Dio è la storia di zioni della fede ma anche nella fede
Influsso grande e profondo il pensiero rivelazione, che comprende eventi concreta, nella vita morale e nella
di Gioacchino ha esercitato nell’ambi- e parole intimamente connessi, at- spiritualità cristiana, come anche
to della teologia trinitaria, alla quale traverso i quali Dio ha narrato nella nella vita ecclesiale e sociale.
ha indicato sentieri veramente nuovi, nostra storia la Sua storia: la Trinità Si riprende così dopo secoli l’intui-
che oggi finalmente vengono percor- com’è in sé (immanente) si dà a co- zione profetica di Gioacchino che ha
si in quel travaglio di rinnovamento, noscere nella Trinità come è per noi avuto il merito di trasformare il mi-
che si è andato man mano sviluppan- (economica); uno e identico è il Dio stero trinitario da teorema teologico
do nell’epoca successiva al Concilio in sé e il Dio che si rivela, il Padre e da oggetto di prevalente specula-
Vaticano II e che ormai sta producen- per il Figlio nello Spirito Santo. zione metafisica, quale era in genere
do consistenti risultati in questo setto- Questa corrispondenza di economia nei teologi scolastici, in una realtà,
re del panorama teologico. e immanenza del mistero è palese pur sempre trascendente e sacra, ma
nella figura di Gesù Cristo, il Figlio presente e operante nella storia.
18 Ivi, pp. 486-487;
Il teologo 85
a fianco
Le finestre medioevali del primo nucleo del
Nuovo Monastero di San Giovanni in Fiore
L’immagine della unitrino, si trova la chiave per la co- tà, il suo essere originale e irripetibile,
noscenza dell’uomo: emerge il signi- in cui queste differenti originalità sap-
trinità nell’uomo e nella ficato profondo e determinante della piano convergere in comunione; una
comunità degli uomini dimensione trinitaria in Dio per la comunità autenticamente umana che
vita umana in tutti i suoi aspetti. sappia accogliere ognuno in forza non
Un capitolo certamente nuovo, ma Il Dio di Gesù Cristo si è rivelato dei suoi meriti ma del suo semplice
anche più rilevante e interessante, nel come amore, come intima comunio- esistere, nel rispetto di ciò che egli è,
trattato sulla Trinità, è proprio quello ne di persone, nell’eterno dinamismo nell’accettazione della sua diversità, e,
sulla Trinità vissuta. Un capitolo che del reciproco dono e della reciproca perfino, del suo niente. La Trinità non
intenda mostrare come “la verità pri- accoglienza, nell’inesauribile vivaci- è una formula che si lascia trasporre
mordiale della fede cristiana sia fecon- tà di relazioni interpersonali. Ora, se per semplice deduzione analogica:
da anche di grandi conseguenze sul l’uomo è creato a immagine di Dio, essa è molto più un orizzonte che ci
piano esistenziale: la persona umana del Dio tripersonale, deve portarne in trascende, un luogo in cui porsi sem-
considerata in se stessa e nella sua re- sè i tratti essenziali: egli vive in queste pre nuovamente, una storia d’amore
lazione familiare, sociale, ecclesiale, si coordinate trinitarie. Sull’immagine e in cui inserirsi e da narrare attraverso
presenta come un’icona della Trinità, somiglianza divina, che l’uomo porta scelte di giustizia e di libertà nelle ope-
una sua immagine e una sua proie- in sé, si fonda tutto l’ethos umano. L’ re e nei giorni degli uomini. L’eterno
zione scolpita nella storia. La Trinità uomo è persona per questo essenziale così viene a raccontarsi nel tempo, at-
è il nostro modello personale, familia- riferirsi all’altro, per questa essenzia- traverso i poveri gesti della solidarietà,
re, sociale, ecclesiale. Oggi la teologia le apertura all’altro: la relazionalità è della riconciliazione, della libertà do-
è fermamente convinta che la dottrina per la persona il tratto distintivo; essa nata e ricevuta, della passione per la
della Trinità è fondamentalmente una si realizza innanzitutto nel modello giustizia più forte di ogni sconfitta”21.
dottrina pratica dalle conseguenze ra- dell’accoglienza e del dono. La dot- È il messaggio più specifico che pro-
dicali per la vita cristiana”19. trina suIla Santa Trinità sta alla base viene dalla teologia latino-americana,
Già nel 200 d. C. così scriveva Minucio dell’antropologia cristiana. il cui punto più originale consiste nel
Felice: “non possiamo conoscere l’es- Questa, a sua volta, sostiene anche la vedere nella Trinità una fonte ispira-
senza dell’uomo se prima non abbia- dimensione comunitaria della socie- trice di critica sia della struttura so-
mo esaminato con cura l’essenza di tà, ispira un modello di società come ciale che ecclesiale e di un progetto
Dio”20. Nel mistero del Dio cristiano, icona della Trinità, come comunità tri- di liberazione integrale, soprattutto
nitaria e quindi personalistica: una co- in favore dei poveri e degli oppressi.
19 G. Forsini, “La Trinità Mistero Primor- munità, “in cui sia rispettata la dignità “La comunione trinitaria si oppone
diale” Ed. Dehoniane, Bologna 2000, p. 11;
di ciascuno, la sua autonoma creativi-
20 Minucio Felice, Oct. 10,3 (CSEL 2,14); 21 B. Forte op. cit. pg. 181-184;
86 Il teologo
all’individualismo, all’isolazionismo
e all’essere persona asociale; si oppo-
ne tanto al capitalismo liberale quan-
to al socialismo: il primo spersonaliz-
za le persone riducendole a mezzo di
produzione, il secondo ne annulla le
differenze. La comunione trinitaria si
oppone alle società chiuse: ad imita-
zione della società delle Persone di-
vine, che apre se stessa alla creazione,
le società delle persone umane devo-
no spalancare i loro confini. La co-
munione trinitaria si oppone, infine,
al gerarchismo nella chiesa”22.
La Trinità, come storia da narrare,
non è un astratto teorema celeste: nel
suo rivelarsi salvifico essa si presenta
come l’origine, il presente e l’avvenire
del mondo; il grembo adorabilmente
trascendente della storia.
La storia divina dell’Amore, che è la
Trinità, può essere proposta all’uma-
na fatica del vivere come capace di
rischiarare la strada, di sostenere la
marcia, di contagiare la speranza”23.
In questo grembo trinitario va ripen-
sata la condizione umana, la comunità
degli uomini e la Chiesa, in cui si pre-
para già, attraverso i quotidiani gesti
d’amore e la celebrazione attualiz-
zante del mistero, la futura rivelazio-
ne della gloria dell’amore, quando la
storia degli uomini si congiungerà per
sempre all’eterna storia di Dio. La teo-
logia viene così a pensare storicamen-
te Dio e teologicamente l’uomo, stori-
camente la Trinità e trinitariamente la
storia, a partire dalla vita, dal concreto
farsi odierno della storia, con i suoi po-
veri antichi e nuovi, con le sue cadute
di senso personali e collettive, con la
tentazione, così frequente soprattutto
fra i giovani, delle fughe dalla storia,
con le sue tante domande inevase e le
tante risposte insufficienti.
La visione
della storia
G
ioacchino da comparsa già al tempo del
Fiore è cele- re Ozia e, passando attra-
bre per la sua verso Gesù, giunge sino
concezione ter- al tempo di Gioacchino. Il
naria della storia. Come terzo si profila al tempo di
attestano numerosi passi, S. Benedetto ed è destina-
i più celebri dei quali sono to a manifestarsi in piena
nel capitolo 84 del V libro luce dopo la quarantadue-
della Concordia e nel ca- sima (ovvero dopo la qua-
pitolo 5 (De tribus statibus rantesima) generazione a
mundi) del Liber introducto- partire da Gesù Cristo.
rius del grande Commento A questo schema si con-
all’Apocalisse, egli suddi- nette l’altro, ugualmente Liber Figuram - Tavola
Alberi Concordistici
vide la storia in tre grandi celebre, della doppia serie
epoche (status), ciascuna di tribolazioni, connesso
delle quali improntata da alla visione apocalittica schema delle tribolazioni levato che un elemento
un differente ordo e da un dei sette sigilli. Gioacchino risiede nella concordia, costitutivo della visione di
diverso rapporto con la ritiene che i sette sigilli di cioè nella dottrina secon- Gioacchino è rappresenta-
Rivelazione divina. Il pri- cui parla l’Apocalisse (5,1- do cui sarebbe possibile to dalla sua attitudine al
mo status, spettante all’ordo 8,1) si riferiscano alle sette istituire una perfetta cor- calcolo e dalla sua pretesa
dei coniugati e all’Antico tribolazioni subite dal po- rispondenza fra vicende, di conferire una raziona-
Testamento, è l’epoca del polo ebraico nel periodo avvenimenti e personag- lità profonda alle diverse
Padre, posta sotto la legge compreso fra Mosè e Gesù, gi del popolo ebraico e parti del sistema. Tale ra-
di natura e la legge scritta. e che le relative “apertu- vicende, avvenimenti e zionalità è per lui la razio-
Il secondo, spettante all’or- re”, rese possibili dalla personaggi del popolo cri- nalità stessa dell’ordine
do dei chierici e al Nuovo venuta di Gesù Cristo, si- stiano. L’istituzione di tale divino, della tassonomia
Testamento, è l’epoca gnifichino le sette tribola- sistema di corrispondenze che tutto ha stabilito in nu-
del Figlio, posta sotto la zioni subite dalla Chiesa non si fonda – così almeno mero, pondere ac mensura.
grazia. Il terzo, spettante nel tempo compreso tra la pretende Gioacchino – su Proprio tale convinzione
all’ordo dei monaci e all’in- venuta di Gesù Cristo e la presupposti arbitrari, ben- stimola l’Abate alla ricerca
terpretazione spirituale fine del mondo, in perfet- sì su precisi computi arit- di soluzioni che possono
dell’Antico e del Nuovo ta corrispondenza con le metici, capaci di correlare apparire ora fantasiose,
Testamento, è l’epoca del- precedenti. Ogni apertu- in modo incontrovertibile ora ingenue, ora sottili, ma
lo Spirito santo, posta sot- ra manifesta il significato le generazioni dei due po- che sempre rispondono
to una grazia più perfetta. profondo della corrispon- poli poste alla medesima all’esigenza di coerenza e
Il primo status va dunque dente tribolazione subita “altezza” lungo il decorso di esattezza che sostiene,
da Adamo a Gesù Cristo. dal primo popolo. delle rispettive storie. regola e informa la sua vi-
Il secondo fa la sua prima Il presupposto del duplice A questo proposito va ri- sione escatologica.
88 Il teologo
Salvatore Oliverio*
I
l problema della struttura e del- alle conflittualità della condizione la conversione. Tra le sciagure del
le forme di vita religiosa del- umana. Artefice e protagonista del- tempo (l’espansione minacciosa dei
la Chiesa nell’età dello Spirito la storia della salvezza, drammati- Musulmani, lo scisma della Chiesa
Santo riguarda il futuro delle camente in lotta contro le potenze d’oriente, l’insorgere delle eresie e
principali istituzioni della Chiesa: del male che la possono attraversa- dei falsi profeti, l’accanimento ra-
papato, episcopato, clero, sacramen- re, scuotere e contaminare, ma che zionalistico delle scuole di teologia,
ti ed ordini monastici. non potranno prevalere su di essa1, lo scontro con l’Impero che attenta
L’ecclesiologia di Gioacchino ha una la Chiesa è orientata al compimento alla libertà della Chiesa e attira il pa-
costante inclinazione escatologica, del piano salvifico, che si realizze- pato in una contesa di potere mon-
nel senso che la Chiesa della terza rà nella conclusiva età dello Spirito dano) Gioacchino include anche
età costituisce il modello ideale di Santo prefigurata dal settimo giorno la corruzione della stessa Chiesa.
cui egli cerca le radici e i tipi, i sim- della creazione riservato alla ultima- Riferendosi al comportamento di
boli e le profezie, in tutta la storia zione delle opere e al riposo, dal re- molti vescovi, egli scrive: "Verrà
della salvezza e nell’intero corpus gno sabbatico di Cristo e dei santi di Cristo per espellere dalla sua casa
delle Scritture. L’avvento dell’età Ap. 20 e dal dominio che sarà dato questi mercanti e far vendetta con-
dello Spirito Santo, che innoverà ai santi dell’Altissimo (Daniele 7,27), tro i figli di Levi che si sono impin-
l’intera società cristiana, inauguran- fra i quali continuerà ad essere scelto guati della sostanza del crocifisso;
do un breve e finale sabato terreno il successore del sommo pontefice. si vendono e si comprano le chiese,
di maggiore giustizia, pace e libertà, Per Gioacchino il libro dell’Apoca- si commette il sacrilegio di ammet-
si realizzerà attraverso l’evoluzione lisse di Giovanni contiene in forma tere al chiericato tutti coloro che
spirituale della Chiesa, che assume- simbolica il passato, il presente e il ambiscono ad esso per lucro; ven-
rà forme di vita religiosa più pure, futuro della Chiesa: in parte è già gono respinti quelli che vivono nel
più contemplative, e proprio per racconto, in parte rimane profezia. rinnegamento e nel nascondimento,
questo più attive dal punto di vista Preso dall’urgenza di una riforma mentre vengono associati al clero in
pastorale e più efficaci ai fini della della cristianità prostrata da mali e modo indifferente coloro che possie-
evangelizzazione universale. La ter- corruzioni, impegnata in conflitti e dono astuzia"2. Altrettanto severo è
za età della storia della salvezza non lacerata da divisioni, egli proclama l’attacco rivolto ai monaci: "In real-
sorgerà all’esterno della Chiesa isti- la necessità del pentimento e del- tà, anche molti abati in occasione di
tuzionale o contro di essa, ma proce- privilegi e per la cura dei beni eccle-
derà dal suo interno e si instaurerà 1 Si vedano al riguardo le espressioni siastici, immergendosi nelle faccen-
grazie ad essa. dell’Aepistula prologalis o Testamento di de secolari, hanno perduto del tutto
Gioacchino, "….le porte dell’inferno non
Il divino mistero della Chiesa si di- possono prevalere nei suoi confronti (del-
il dono di contemplare la realtà del
spiega in forma organizzata all’inter- la Chiesa), e, quand’anche momentanea- cielo"3. E ancora: "Dal tempo di san
no della storia e pertanto la Chiesa è mente sia sconvolta e colpita da tempeste,
coinvolta nel mutamento ed esposta la sua fede non verrà meno sino alla fine
dei secoli ". 2 T, 243-248
ai limiti, alla fragilità, agli errori e C, p.6 3 C, f 94 b-d
Il teologo 89
a fianco
Cattedra Papale a San Giovanni in
Laterano (Roma)
Benedetto, sotto cui il popolo cristia- si dimostra perplesso sulla crociata della fraternità e della solidarietà, la
no fu confermato nella fede cattoli- armata per la riconquista dei luoghi risolutezza nel darsi e nel rispettare
ca, è scomparsa dal mondo quella santi e la propagazione della fede: regole comuni rinunciando ad ogni
perfezione della vita eremitica nel "Forse avverrà che i Cristiani riusci- forma di privilegio. I viri spirituales
momento in cui i monaci comincia- ranno a prevalere più con la predica- operano nella fase terminale dell’età
rono ad avere fattorie e contadini e zione che con le armi"7. del Figlio e in quella iniziale dello
a non avere della gloria monastica L’avvento di una Chiesa più spiritua- Spirito Santo10, durante la quale la
altro che il nome"4. Altrove nota che le si realizzerà nella terza età dopo la loro azione sarà riconosciuta, so-
"i monasteri hanno trascurato non sconfitta dell’Anticristo ad opera di stenuta e incoraggiata da un papa
poche regole di San Benedetto; han- uomini spirituali, contemplativi e atti- santo che Gioacchino vede profetiz-
no voluto essere ricchi sotto la regola vi nello stesso tempo8, guidati da un zato nell’angelo che sale da Oriente
della povertà"5. predicatore di verità, che Gioacchino segnato con il sigillo del Dio vivente
Per Gioacchino da Fiore il conflitto vede preannunziato nell’angelo pos- di Apoc. 7,2, al quale "sarà data pie-
con l’Impero costituisce un grave fat- sente e luminoso di Apocalisse 109. na libertà per innovare la religione
tore di crisi per la Chiesa. Come gli Questi uomini nuovi costituisco- cristiana e per predicare il verbo di
antichi re di Babilonia opprimevano no un fattore inedito nell’orizzonte Dio"11. Ciò accadrà nella quaranta-
Israele, così gli imperatori tedeschi della Chiesa. Essi daranno inizio ad duesima generazione dall’incarna-
opprimono la Chiesa, che ad essi un novus ordo inteso non come isti- zione, che è simmetrica e speculare
deve contrapporre non una superba tuzione monastica, ma come nuovo alla quarantaduesima generazione
dimostrazione di forza, ma una umi- ordine spirituale e nuova forma di dopo Giacobbe, nel corso della quale
le e purificatrice capacità di soppor- vita religiosa. La Chiesa della terza Zorobabel salì con molti seguaci da
tazione lottando solo con armi spiri- età non sarà pertanto caratterizzata Babilonia a Gerusalemme dove rico-
tuali: "Ritieni tu di poter difendere la dalla preminenza gerarchica dei mo- struì il tempio che era stato distrutto.
tua libertà, anche se giusta e in nome naci sui chierici e sui coniugati, ma La figura del papa angelico innova-
della fede, con una legione di arma- dalla diffusione universale dei pre- tore, contemplativo e predicatore,
ti? Fa’ dunque ciò che ti è possibile, ziosi frutti ereditati dalla spiritualità iniziatore della Ecclesia Spiritualis del
finché puoi, con la armi spirituali: monastica: lo spirito di povertà, la terzo stato, dimostra che il papato
se non puoi vincere con queste, fat- capacità di coniugare la vita attiva avrà una funzione attiva e maieuti-
ti da parte"6. Analogamente l’Abate con la vita contemplativa e il lavoro ca nei confronti dell’atteso rinnova-
con la preghiera, e inoltre l’esercizio mento. Nell’età dello Spirito Santo
4 C, 101 r2 il papato sarà esaltato: "Il successore
5 E,80 V 1-2 7 E. 164 v2. di Pietro, - scrive Gioacchino - che
6 Ioachim Abbas Florensis, Intelligentia 8 Su questa duplice caratteristica dei Viri sarà in quell’epoca fedelissimo vi-
super calathis, edizione critica di Pietro De Spirituales cfr. M. Reeves, The influence of
Leo, in Gioacchino da Fiore Aspetti inediti Prophecy in the Later Midle Ages. A Study in
della vita e delle opere,Rubbettino, Soveria the Joachimism, Oxford, 1969, p.141. 10 Cfr. pp. 265-266.
Mannelli, 1988, pp. 143-144. 9 E., III, 137 r. 11 C, p 402
90 Il teologo
a fianco
Città del Vaticano.
La Basilica di San Pietro
cario di Cristo, si eleverà a sublimi le, per indicare i 1260 anni dell’Età i misteri saranno chiari e aperti ai
altezze, perché si adempia la pro- del Figlio, li definisce come quelli fedeli, perché con l’evolversi dell’età
fezia di Isaia: "Il monte della casa "in quibus consistunt novi testamenti il sapere sarà moltiplicato"19. Scrive
del Signore negli ultimi tempi sarà sacramenta (C,V,89,118a)"16. Egli ne Henry Mottu: "Gioacchino non au-
stabilito sulla vetta dei monti e si deduce che i sacramenti, intesi come spicò un’altra Chiesa; voleva sem-
innalzerà al di sopra delle colline. riti visibili ed efficaci della grazia di- plicemente (niente di più, ma niente
Vi affluiranno tutte le genti e molti vina, sono propri dell’età del Figlio di meno) la trasformazione di questa
popoli verranno e diranno: venite, e spariranno pertanto nell’età dello medesima Chiesa, la sua, alla quale
ascendiamo al monte del Signore e Spirito Santo. Ma il termine sacra- egli non aveva mai cessato di ap-
alla casa del Dio di Giacobbe, egli ci mentum significa anche mistero e partenere e dalla quale si aspettava
insegnerà le sue vie e noi cammine- nel latino ecclesiastico medievale il sostegno. Auspicava un vero pen-
remo per i suoi sentieri"12. In un pas- viene usato in senso generale per in- timento nel senso pieno di questa
so della Concordia l’abate dichiara: dicare "le cose sante significate dal- parola, non solo delle persone ma
"Non verrà dunque meno, non sia la Scrittura"17 In questo contesto, in anche delle istituzioni"20. Antonio
mai, la Chiesa di Pietro, che è il tro- piena coerenza con la struttura con- Crocco e Giovanni Di Napoli hanno
no di Cristo, ma rinnovata a maggio- cettuale del linguaggio e dell’esege- dimostrato ampiamente, con una
re gloria rimarrà stabile in eterno".13 si gioachimita, la parola sacramenta lettura competente e aderente agli
Nella terza età "il romano pontefice significa i profondi significati spi- scritti di Gioacchino, che la Chiesa
sarà privo della gloria e degli ono- rituali relativi all’insegnamento di del Terzo Stato non comporta la
ri consueti"14 e "il potere temporale Cristo ed agli eventi della storia del- dissoluzione della struttura e delle
della Chiesa sarà diminuito"15; il la salvezza durante l’epoca del nuo- figure della Chiesa istituzionale, ma
papa avrà proprio per questo presti- vo testamento, cioè durante l’età del la loro esaltazione spirituale e la loro
gio e un maggiore potere spirituale. Figlio. I sacramenta sono gli enigmi riforma in senso morale21.
Alcuni studiosi hanno attribuito a del testo scritturistico e della storia.
Gioacchino la prefigurazione di una Scrive Gioacchino: "E’ necessario 19 C 96v1
Chiesa senza sacramenti, e addirit- che molti misteri, che finora sono ri- 20 H. Mottu, La memoire……, p.27.
tura senza papato e senza gerarchia, masti nascosti negli scritti dell’uno e 21 Cfr. A. Crocco, Gioacchino da Fiore e il
una Chiesa di soli monaci ed ere- dell’altro testamento vengano svela- Gioachimismo, Liguori, Napoli, 1976, pp.
miti. H. Grundmann, per esempio, ti nel sesto tempo"18; "Nel terzo stato 91-114.
Cfr. A. Crocco, Genesi e significato dell’età
cita una frase di Gioacchino, il qua-
dello Spirito nell’escatologia di Gioacchino da
16 Cfr. H Grundmann, Studi …., p116 Fiore, in Storia e messaggio in Gioacchino da
12 C, ff 22c Fiore, Centro int. di studi gioachimiti, San
17 (Si veda Corpus Christianorum. Lexicon Giovanni in Fiore, 1986, pp. 197-224.
13 C, V, 65, f 95v2 Latinitatis Medii Aevi, Brepols, Turnholti, Cfr. G. Di Napoli, Teologia e storia in Gioac-
14 L.F.,tav. X 1986). chino da Fiore, in Storia e messaggio…, cit.,
15 L.F., tav. IV 18 E. 195 v2 pp. 127-138.
Il teologo 91
a fianco
San Benedetto
La successione del novus ordo non eli- del Regno inteso come istituzione. tanto a lungo conserva il medesimo
minerà dunque i fondamenti istitu- La successione non dissolve l’istitu- nome quanto a lungo non cessa di
zionali della Chiesa, il papato e l’epi- zione, ma ne presuppone sul piano esservi una successione nella stessa
scopato, ma ne cambierà la forma di storico e ne esige sul piano logico forma. Se invece escono da esso al-
vita religiosa. La conversione invo- la permanenza e la stabilità; anzi, cuni i quali, assunta una forma mi-
cata e prospettata da Gioacchino non quando è migliore la esalta, la rende gliore, sono trasformati in meglio, a
è né esteriore né superficiale, non più perfetta nella sua funzione. Allo quel punto non si dice che apparten-
riguarda l’involucro ma la sostanza. stesso modo Cristo, nel succedere al gono a quell’ordine ma ad un altro
Nei Tractatus super quatuor Evangelia, suo precursore Giovanni Battista, che procede da quello. Ma forse chi
opera ultima rimasta incompiuta a non ne interrompe la missione, ma vede che gli succede un tale frutto,
causa della morte, Gioacchino scri- l’assume e la compie in modo per- può dolersi per il fatto che cessa di
ve: "Dunque, quando si sarà mani- fetto. Infine Giovanni evangelista, essere in lui una perfezione parti-
festato nella Chiesa di Dio un tale discepolo prediletto, più incline colare ove a questa ne succeda una
fanciullo (cioè il il novus ordo spiri- alla vita contemplativa, succedette universale?"24. Il fatto che un novus
tualis) - che sia così contemplativo, a Pietro, capo della Chiesa, più in- ordo spiritualis, cioè una nuova forma
giusto, sapiente, spirituale, e che cline alla vita attiva, non nel prima- di vita religiosa, succederà alla forma
così possa succedere all’ordine dei to, ma per un diverso ordo, cioè per di vita religiosa in atto tra i vescovi
vescovi, stabilito dal Signore perché una diversa qualità e proprietà della non comporta la fine dell’episcopato
lo segua nella vita attiva, allo stesso forma di vita religiosa e dell’azione come funzione, ma significa, al di là
modo in cui Salomone succedette al apostolica. Se infatti le cinque chie- di ogni nominalismo, che l’istituzio-
re Davide, e Giovanni Evangelista a se fondate da Pietro rappresentano ne episcopale svolgerà in modo più
Pietro principe degli Apostoli, o me- cinque virtù, le sette chiese fondate perfetto il proprio ruolo attraverso
glio come lo stesso Cristo succedette da Giovanni rappresentano i sette una successione migliore. Parimenti
a Giovanni Battista - lieto e confor- doni della Spirito Santo.23 In questo il fatto che alla Chiesa di Pietro
tato in essi sosterrà in modo equa- passo dei Tractatus Gioacchino usa succederà la Chiesa di Giovanni,
nime e patirà i tormenti dell’Anti- il termine ordo proprio con questo così come Salomone succedette a
cristo, sapendo quello che gli dice il significato: "Sappiamo infatti che è Davide nel regno, non significa che
suo Signore in Pietro: Quando sarai la proprietà della forma della vita verrà meno il papato, ma che alla
vecchio un altro ti cingerà le vesti e ti religiosa e non la diversità di fede forma di vita religiosa appropriata
porterà dove tu non vuoi (Giov. 21, a far si che un ordine sia designato all’uomo Pietro, caratterizzata dalla
18)22. La successione del pacifico nel predecessore e un altro nel suc- vita attiva, succederà nel papato la
Salomone al bellicoso re Davide av- cessore. Quando infatti un certo or- forma di vita religiosa appropriata
viene all’interno e nella continuità dine comincia ad essere consacrato, all’uomo Giovanni, caratterizzata
22 TT, p 87 23 E, 79 rl 24 T, p 87.
92 Il teologo
a fianco
Apocalisse degli Angeli, particolare
dalla vita contemplativa. Dopo che si deve ritenere che in quel giorno zione spirituale dell’Età di Cristo,
si è realizzato il significato di Pietro, (della Pentecoste) sia stato per tut- non di un’altra età"29. Poiché lo
si realizzerà nel papato il significato ti compiuto ciò che il Signore ave- Spirito Santo è continuamente invia-
di Giovanni: all’ordo Petri subentrerà va promesso riguardo allo Spirito to dal Figlio, dal quale eternamente
l’ordo Iohannis. Santo".25 "Il Nuovo Testamento – af- procede all’interno della Trinità, non
Il tempo della Ecclesia spiritualis ferma Gioacchino - è gemello e qua- è possibile che la sua azione sia sosti-
sarà quello della piena esplicazione si duplice"26. Lo stato dello Spirito tutiva rispetto a quella del Figlio che
del Verbo. La Chiesa nell’età dello Santo è dunque interna all’econo- lo invia30. Pertanto nel terzo stato del
Spirito Santo sarà ancora la Chiesa mia del Nuovo Testamento e costi- mondo operano a extra sia il Figlio in
di Cristo. Essa sarà santificata da tuisce il compimento o la piena ma- quanto inviante sia lo Spirito Santo
una maggiore effusione della Grazia nifestazione dell’età del Figlio. La in quanto inviato. Come dimostra
di Cristo attraverso una più abbon- visione della storia della Chiesa in Bernard Mc Ginn: "per Gioacchino
dante elargizione dei doni dello Gioacchino è assai più cristocentrica lo Spirito Santo non è sostitutivo
Spirito che nella Trinità procede dal di quanto non si creda. Non c’è se- della figura di Cristo né integra una
Padre e dal Figlio e viene dal Padre parazione del Figlio dal suo Spirito, qualche insufficienza della sua ope-
e dal Figlio inviato alla Chiesa in non c’è superamento dell’età dello ra di salvezza, per quanto la natura
adempimento della promessa di Spirito rispetto a quella del Figlio, progressiva della comunicazione
Cristo: "E io pregherò il Padre ed né subalternità dell’età del Figlio ri- che lo Spirito fa dell’opera di Cristo
egli darà a voi un altro Consolatore, spetto a quella dello Spirito, non c’è conferisce un aspetto particolare alla
perché rimanga con voi in eterno", processo dialettico di tesi-antitesi, concezione gioachimita delle mis-
"ma il Consolatore, lo Spirito Santo, come ha temuto Henri De Lubac27. sioni divine"31.
che il padre manderà in nome mio, Henry Mottu, che nella sua tesi di Se con la resurrezione di Gesù ini-
vi insegnerà tutte le cose e vi ricor- dottorato del 1977 aveva espresso zia l’intelligenza spirituale dell’An-
derà tutto ciò che io vi ho detto" al riguardo alcune sottili perplessi- tico Testamento, con l’invio dello
(Giovanni XIV, 16 e 26), "...vi con- tà28, in un suo maturo contributo del Spirito comincia infatti la progressi-
viene che io vada; se infatti non me 1986 dimostra di averle del tutto su- va intelligenza spirituale del Nuovo
ne andrò il Consolatore non verrà a perate scrivendo tra l’altro: "La ma- Testamento.
voi. Ma se me ne andrò lo manderò nifestazione dello Spirito è dunque,
a voi", "quando verrà quello Spirito in ultima analisi, la piena manifesta- * Già Presidente del Centro Internazionale
di verità, vi insegnerà tutta la ve- Studi Gioachimiti
rità; non parlerà da se stesso, ma 25 E. I, 57 v2
29 H. Mottu, La memoire…, cit., p.23-24.
dirà ciò che ascolta e vi annuncerà 26 E 6 v1
30 Cfr. Bernard Mc Ginn, L’Abate Calabre-
le cose future" (Giovanni XVI, 7 e 27 Cfr. H. De Lubac, L’enigmatica attualità se, Genova, Marietti, pp. 187-191.
13). Gioacchino cita spesso nelle sue di Gioacchino da Fiore, in La posterità di Gio-
acchino da Fiore, Jaca Book, Milano, 1983, 31 B. Mc Ginn, L’Abate calabrese, cit., p. 191.
opere e soprattutto nei Tractatus su-
vol. II, pp.531-532.
per quatuor Evangelia questi passi del
28 Cfr. H. Mottu, La manifestazione …, cit.,
Vangelo di Giovanni. Per lui "non pp. 289-291.
Cultura e attualità 93
Liber figurarum
nuova forma
di comunicazione
Un nuovo simbolismo per parlare del Mistero agli uomini del
suo tempo
I
l Liber figurarum è forse l’espres- di un rovello ansioso. Gioacchino rispettando il più possibile la loro
sione più affascinante della cul- cerca, pensa, si agita al cospetto di originaria formulazione, e fu re-
tura figurativa gioachimita, che, Dio, e allo stesso tempo cerca, pen- sponsabile, se non dell’ideazione,
in un elaborato gioco di simboli- sa, si agita al cospetto di immagini almeno dell’esecuzione materiale
smi radicato nel complesso sistema viste di sfuggita durante studi rigo- del Liber figurarum, nel quale era-
del simbolismo iconografico dell’ar- rosi e austeri, immagini dimenticate no raccolte immagini originali di
te medievale, traspone in immagini che appaiono all’improvviso le più Gioacchino accompagnate da dida-
di notevole bellezza formale e sot- adatte per placare un tumulto inte- scalie in parte attribuibili al teologo
tile ingegnosità il pensiero e le idee riore incarnando e circoscrivendo e in parte riadattate con una sostan-
dell’abate calabrese. L’opera occupa, plasticamente ciò che il pensiero ziale fedeltà allo spirito delle sue te-
pertanto, un rango centrale tra i testi non riesce ad abbracciare con i suoi orie. Ben presto, tuttavia, all’interno
attribuiti di Gioacchino da Fiore sia ragionamenti. del movimento florense, si generò
per la bellezza delle sue immagini Quando i testi illustrati di Gioacchino un movimento autonomo, che si
sia per la sua intrinseca qualità di presero a circolare, nel primo perio- ispirava alle idee di Gioacchino, ma
sintesi di tematiche ardue e comples- do del movimento gioachimita, era che non esitava ad integrarle con
se, che ne fa un autentico compendio molto viva l’opera di diffusione delle altre teorie, solo in parte consonan-
delle principali teorie gioachimite. idee dell’abate di Fiore e tale attività ti con il suo messaggio. Tale movi-
Gioacchino da Fiore assegnava alle assumeva spesso i toni di una pro- mento produsse le Praemissiones,
immagini un ruolo fondamentale paganda piena di slancio e di calore, una sorta di edizione riveduta e
nel processo di interpretazione del- da farsi in qualunque momento e in corretta del Liber figurarum, databile
le Sacre Scritture, come strumento qualunque ambiente, senza limita- intorno alla metà del XIII secolo. Col
che permette di cogliere aspetti della zioni di tempo e di spazio. Testi come trascorrere del tempo le immagini di
Verità che sono celati alla mente ed il Liber figurarum passavano di mano Gioacchino e le sue stesse idee si dif-
addirittura sepolti sotto il velamen in mano tra i presenti e venivano fusero in modo autonomo, a volte,
delle parole: l’immagine mostra ciò commentati ad alta voce da chi si fa- indipendentemente l’una dall’altra,
che si vede con l’intuizione interna. ceva ardente apostolo delle profezie vennero riprese da Ordini religiosi o
Nei suoi scritti Gioacchino fa ripetu- di Gioacchino. Le immagini poteva- più semplicemente da gruppi di in-
tamente accenno a queste intuizio- no essere rovesciate rispetto al testo, dividui assai eterogenei, che mesco-
ni, vere e proprie folgorazioni che visto che sarebbero state comprese larono il messaggio di Gioacchino a
gli permettono di superare ostacoli anche senza leggere le didascalie. un coacervo di idee e di immagini
concettuali, penetrare il mistero e La diffusione delle idee di desunte da altre tradizioni. Grazie
cogliere quasi misticamente l’ogget- Gioacchino attraverso quella di im- a questo trapianto, a questa rielabo-
to della sua cogitatio, come un'espe- magini gioachimite iniziò subito razione, e perfino grazie ai frainten-
rienza percettiva che emana da un dopo la sua morte. Il suo successore, dimenti e alle forzature, lo spirito di
processo interiore. l’abate Matteo, di concerto con Luca Gioacchino sopravvisse all’interno
Le figure che balzano vividamente di Cosenza si impegnò nell’opera di di movimenti "gioachimiti", che ten-
davanti agli occhi sono il risultato trasmissione delle idee dell’Abate, nero vivo nei secoli lo slancio ideale
94 Cultura e attualità
Liber Figurarum -
Tavola delle sette età
verso il futuro dell’abate di Celico1. di spaziare oltre le trite polemiche massa confusa di apocrifi prodotti
Gli studiosi si sono cimentati pre- del passato che hanno incapsulato dai movimenti gioachimiti della se-
valentemente nel compito di inter- il dibattito e amputato le potenzia- conda metà del XIII secolo. La viru-
pretare i significati delle circa venti lità delle scoperte impedendo il se- lenza di queste posizioni è stata tale
figurazioni, lasciando, tuttavia, per reno svolgimento della ricerca, più che perfino chi, come la Reeves, ha
lunghi anni insolute questioni fon- di ogni altro scritto gioachimita ha rivendicato la paternità concettuale
damentali, come quelle sulla pater- risentito su di sé le ripercussioni di del Liber figurarum, non si è spinto
nità e la datazione dell’opera2. Testo una certa resistenza dogmatica di al punto di affermare apertamente
poliedrico e complesso, infatti, il tipo scientifico, che non ha permes- che è stato composto dal teologo ca-
Liber figurarum, che per la sua stes- so di valorizzare appieno le risorse labrese, invocando la presenza di un
sa composita natura richiederebbe disponibili e di fare tesoro di alcu- segretario fidato che avrebbe raccol-
un difficile studio di sintesi ispira- ne acquisizioni mettendo d’accor- to e organizzato materiale genuino.
to a criteri multidisciplinari, capace do le logiche di discipline diverse. Appare, inoltre, ancora piuttosto in-
Quando Leone Tondelli scoprì il sondato il campo dello studio della
1 Cf. F. Troncarelli, Il Liber figurarum tra codice reggiano del Liber figurarum cultura figurativa di Gioacchino e
“gioachimiti” e “gioachimisti”, in Gioacchino si scatenarono reazioni tutt’altro che dei suoi seguaci, che ripensi al pro-
da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Innocen- pacifiche, motivate da pregiudizi blema delle fonti, delle illustrazioni
zo III, Atti del 5° Congresso internaziona-
le di Studi Gioachimiti. San Giovanni in ideologici: studiosi come Russo o e del loro significato, seguendo la di-
Fiore, 16-21 settembre 1999, a cura di R. Foberti non potevano accettare che rezione dell’analisi delle componen-
Rusconi, Roma 2001, pp. 267-286, in part- Gioacchino avesse composto testi ai ti locali dell’iconografia gioachimita,
colare p. 281.
limiti dell’ortodossia e contestaro- le sue radici nelle tradizioni specifi-
2 L. Tondelli – M. Reeves – B. Hirsch-
no la datazione del codice e la sua camente calabresi, come quella rap-
Reich, Il Libro delle Figure dell’abate Gioac-
chino da Fiore, II, Torino 1953, pp. 5-31. paternità, relegando l’opera nella presentata dalle immagini mnemo-
Cultura e attualità 95
tecniche dei codici di Cassiodoro o complesso ed articolato quadro di contrassegno dell’ideale monastico
quella delle illustrazioni circolanti proporzioni e rapporti numerici, e più puro ed elevato incarnato dalla
in Italia meridionale con i suoi pecu- perfino geometrici, che dà vita a un tradizione cistercense. L’albero fini-
liari e specifici contatti con il mondo organico sistema strutturale di con- sce, così, per costituire in Gioacchino
bizantino, che risolverebbe aporie cordanze tra tipi vetero-testamentari il motivo figurativo che meglio adat-
insanabili per gli storici dell’arte e e antitipi della storia di Cristo, di ta sul piano grafico il concetto di
della miniatura, come quelle legate cui il Liber figurarum rappresenta sviluppo progressivo della storia
all’aspetto brillante e fiorito delle una sorta di «manuale» esemplifi- cristiana attraverso l’insegnamento
immagini del manoscritto reggiano. cativo, un corollario didattico, che spirituale della Chiesa universale.
Non risulta, invece, molto pertinente illustra iconograficamente la concor- Esso offriva, peraltro, il vantaggio
un confronto analogico tra l’univer- danza di volta in volta sviluppata. di richiamare un privilegiato le-
so, la maniera figurativa gioachimita L’immagine dunque, non assume in game con la tradizione esegetico-
e le molte immagini affini presenti Gioacchino una ridondanza retorica figurativa antecedente, proiettando
nell’iconografia medievale, come che adombra la verità dietro un fit- visivamente in un ideale sviluppo
ad esempio l’Albero di Jesse del- tizio esempio figurato, ma diviene l’immagine dell’arca di Noè, già
lo pseudo-Ugo da San Vittore, dal una similitudo significans che si assu- ampiamente in uso come emblema
momento che la parentela è soltanto me solo a verità già percepita, ad uso della storia cristiana, dove la croce
generica e il paragone coglie unica- di coloro che tardiores sunt ingenii. del Logos, che divide la struttura,
mente un'affinità d’epoca, spunti L’esegeta sfrutta, per così dire, l’im- serviva a conferire all’insieme l’idea
in comune, tradizioni egualmente magine materiale come via d’acces- della diversitas christianorum unifi-
condivise, ma non la specifica indi- so a un significato spirituale che si cata dall’immutabilità dello Spirito.
vidualità delle singole esperienze: se dischiude non già nella dimensione Gioacchino innova il motivo, par-
è senza dubbio vero che Gioacchino esteriore, ma all’anima. Gioacchino tendo dall’impiego del medesimo
è un uomo del suo tempo e ne con- si situa al riguardo nel ricco alveo significativo asse longitudinale, che
divide tendenze e cultura, altrettan- della dottrina «psicologica» avvia- egli trasforma in albero, in cui l’idea
to però il teologo calabrese espres- ta da Agostino e ripresa, con nuovi della storia come progressione e svi-
se in sé una propria individualità, apporti neoplatonici, da Ugo di San luppo si mescola con buona eviden-
un’identità maturata nei lunghi anni Vittore e dalla monastica bernardia- za al concetto di continuità: il fusto
di meditazione nell’ambiente cala- na e cistercense prima dell’avvento dell’albero, che è tipo dello Spirito
brese e nelle fondazioni cistercensi, della scolastica e della sua caratteri- Santo, unisce ogni aspetto della sto-
su cui interviene un criterio del tutto stica maniera aristotelica. ria, il cui andamento trova fonda-
autonomo e originale di interpreta- A tale collaudata didattica dell’im- mento nelle radici, che raffigurano
zione del rapporto tra immagine e magine rispondono a pieno titolo il Padre, e si articola nei vari rami,
testo, nonché tra immagine e concet- gli alberi gioachimiti, che divengo- dove è simboleggiato il Figlio che
to teologico. no nell’esegeta un vero e proprio dal Padre stesso procede e a cui resta
La figura va, così, ad assolvere in strumento concettuale irrinuncia- sempre collegato.
Gioacchino una funzione spiccata- bile, con cui egli, a differenza dei La figura viene, dunque, elevata da
mente didattica. Per collocare nella modelli precedenti, senza termina- Gioacchino a strumento didattico
storia gli eventi futuri, Gioacchino, re la linea delle generazioni con le determinante, mezzo idoneo di una
suddivide il tempo secondo un ordi- figure dei contemporanei – il Papa rappresentazione pittorica che inter-
ne che presenta antecedenti soprat- e l’Imperatore – ma disponendo in- viene a completamento della parola
tutto nel metodo teologico-esegetico vece gli ordini monastici nello spa- e del testo laddove essi, alla ricerca
sviluppato, nel corso del XII secolo, zio tra l’Incarnazione e la seconda soprattutto della significazione dello
dal pensiero di Ugo di San Vittore: venuta di Cristo, illustra un motivo spirituale considerato come l’invisi-
il fine di pervenire alla conoscenza centrale della spiritualità monastica bile senza materia, non trovano più
del futuro si perseguiva mediante medioevale, non proiettata verso il immagini o metafore efficaci. Essa
un procedimento – ampiamente ra- solo dominio astratto e intellettuale fuoriesce così anche dall’arsenale
dicato nella tradizione prescolastica dell’ascetica trascendente, ma au- convenzionale del repertorio simbo-
dell’esegesi scritturistica e nel me- tentico tramite che veicola l’umanità lista proprio dell’arte cristiana, che
todo «tipologico» – di concordanza verso quella età nuova di palingene- aveva fino a quel momento rappre-
di fatti e personaggi dell’Antico e si totale della società cristiana, in cui sentato l’incorporeità con il ricorso a
del Nuovo Testamento inseriti in un l’attesa dello Spirito è posta sotto il strumenti puramente allusivi come
96 Cultura e attualità
il fondo in oro o la mandorla. che l’immagine è segno analogico di mezzo di figure lineari e astratte.
Nelle opere maggiori redatte negli realtà spirituali, Gioacchino colloca Qual era, dunque, il significato
ultimi due decenni del XII secolo tuttavia le sue figure anche all’inter- dell’opera prodotta dalla "bottega"
Gioacchino sottolinea con insistenza no di un processo dinamico in cui la di Gioacchino e concepita in linea
la necessità della figurazione, senza dimensione corporea dei segni dimi- di massima fedelmente rispetto alla
limitarsi a una semplice affermazio- nuisce nella misura in cui appare il sua "maniera"?
ne di principio, ma fornendo pure loro significato spirituale. Tale rive- Afferma in merito Marjorie Reeves,
delle istruzioni per la realizzazione lazione progressiva trova conclusio- una delle massime studiose delle fi-
grafica delle figure che egli stesso ne alla fine dei tempi, quando la pie- gurae gioachimite: «Il Liber figurarum
poi commenta. Nella Expositio in nezza delle scienze rende superfluo rappresenta un sommario definiti-
Apocalypsim e nello Psalterium de- ogni supporto corporeo di carattere vo e rigoroso dei principali temi di
cem chordarum le figure geometri- sacramentale. In questa prospettiva Gioacchino che erano lentamente
che del triangolo e del cerchio sono, la scelta dell’esegeta si direziona, emersi nella labirintica esposizione
così, al centro della sua riflessione, perciò, su segni ai quali il neoplato- delle sue opere. Deve essere sembra-
rispettivamente come strumenti nismo affidava uno statuto episte- to necessario ai suoi primi discepoli,
per visualizzare la rivelazione pro- mologico di semiomi naturali dalla davanti a quella che abbiamo defini-
gressiva della Trinità nella storia e connotazione corporea minima: le to immaginazione caleidoscopica del
per dimostrarne l’unità. Tali figure figure piane. Tra di esse Gioacchino maestro, fissare strutture portanti del
obbediscono a dei presupposti fi- sceglie quelle che sono delimitate suo pensiero in una forma fissa».
losofici platonici e neoplatonici, sia da un numero minimo di linee, il Tale opinione è avvalorata dal fatto
pure filtrati attraverso il vaglio del- cerchio e il triangolo. L’impiego del- che nelle figurae il Liber si presentava
la speculazione cristiana: il numero la figura geometrica in Gioacchino come una sorta di appendice riassun-
esiste ab aeterno nel pensiero divino costituisce, così, il punto d’approdo tiva delle opere dell’Abate di Fiore,
e struttura il mondo creato; in esso dell’estetica romanica cistercense, rispondente a un criterio di comple-
e per mezzo di esso si manifesta la in cui l’autore ha come sua specifi- mentarità rispetto alle opere maggio-
razionalità divina; la figura geome- ca finalità quella di sottoporre dei ri che i primi discepoli di Gioacchino
trica è, pertanto, strumento concet- contenuti spirituali a dei monaci per dovettero avere ben presente.
tuale di dimostrazione di
realtà intelligibili. Le figure
geometriche di Gioacchino
non sono, dunque, meri pro-
dotti di fantasia, ma obbedi-
scono a specifici presuppo-
sti filosofici, scaturenti dal
platonismo agostiniano e
dei grammatici del XII seco-
lo, di cui l’esegeta fa propri
i termini tecnici della dialet-
tica, assimilando le figure
del triangolo e del cerchio ai
segni linguistici del discorso
divino: trovandosi all’incro-
cio dei domini del sensibile
e dell’intelligibile, le figure
geometriche esercitano una
funzione cognitiva e dimo-
strativa privilegiata in rap-
porto alla Trinità delle per-
sone e all’unità della natura
divina.
Se condivide con la teolo- Liber Figurarum - Tavola del
Drago dalle Sette Teste
gia del XII secolo l’opinione
Cultura e attualità 97
Marco Rainini*
Il pensiero simbolico
dell'Abate calabro
Le Figurae per elaborare il suo complesso e profondo pensiero
N
ella vasta opera dell’aba- «figure testuali», cioè figure integrate fine, il diagramma presenta una ca-
te Gioacchino da Fiore negli scritti e che in questi trovano ri- pacità sintetica che lo rende idoneo
(†1202) lo scritto che, fra ferimenti espliciti. A queste bisogna a rappresentare simultaneamente
quelli databili con certez- però aggiungere altre immagini anco- ciò che appartiene a ordini diversi, o
za, possiamo ritenere il più antico – ra, che testimoniano come tutta l’at- che verrebbe introdotto in successio-
la Genealogia antiquorum patrum, del tività di Gioacchino sia stata segnata ne nel discorso.
1176 – è la descrizione di un albero. dall’utilizzo di questi strumenti. Le figurae di Gioacchino presentano
Siamo dunque agli albori della sua La rilevanza delle «figurae» come dunque, almeno in genere, un assetto
attività di scrittore: sono trascorsi, luogo di elaborazione del proprio marcatamente diagrammatico; e tut-
con ogni probabilità, dieci anni cir- pensiero, prima ancora che come tavia questo non basta a spiegarne né
ca dal suo ingresso nel monastero di strumento della sua comunicazio- il carattere, né la specificità, e nem-
Corazzo, in Calabria; cinque-sei anni ne, è ben presente a Gioacchino, che meno la potenza evocativa. Vi è un
al massimo dalla sua elezione ad spesso nelle sue opere si mostra co- ulteriore elemento, che rappresenta
abate. Tuttavia, il testo mostra già al- sciente di questa specificità: «orga- una componente qualificante della
meno alcuni elementi fondamentali nizziamo una figura, come è nostra teologia del XII secolo, e che tuttavia,
della sua speculazione e del suo me- abitudine», dice l’Abate proponen- ancora una volta, Gioacchino è in
todo: in particolare, appunto, l’aba- do un’immagine stilizzata, per mo- grado di elaborare fino a esiti di no-
te fa già riferimento a una figura, e strare i caratteri della sua dottrina tevole impatto. Si tratta dell’impiego
a una figura di albero. L’immagine trinitaria. Le figurae sembrano quasi di elementi simbolici.
descritta corrisponde a una delle implicate dal suo sistema: le simme- Il problema di che cosa si debba in-
tavole raccolte nel cosiddetto «Liber trie, i paralleli, le corrispondenze che tendere con «elementi simbolici»,
Figurarum», la collezione di dia- Gioacchino stabilisce si comprendo- o con «simbolo», è evidentemente
grammi e disegni di Gioacchino te- no e si esprimono in maniera certa- molto vasto. Limitiamoci qui a dire
stimoniata in alcuni manoscritti. Va mente più chiara e immediata nelle che il simbolo è anzitutto un «se-
precisato che, con ogni probabilità, linee dei diagrammi, piuttosto che gno»: con esso, quindi, secondo una
le copie che possediamo non sono nella prosa e nella struttura, spesso definizione classica, «una cosa viene
autografe, ma copie degli originali poco chiare, delle sue opere scritte. presentata, e ne viene intesa un’al-
stesi dall’abate, databili entro il seco- Tramite la rappresentazione dia- tra». Tuttavia, a differenza di quan-
lo successivo alla sua morte. grammatica si procede ad una sinte- to avviene con un segno arbitrario,
La storiografia suddivide – con qual- si, ad una sorta di condensazione dei quale per esempio un segno mate-
che approssimazione – le immagini significati, che potrà essere soggetta matico – una crocetta per l’addizione
attribuite o attribuibili a Gioacchino ad espansione da parte del lettore. –, nel simbolo l’espressione riprodu-
in tre gruppi: «Liber Figurarum» e Colui che si trova di fronte al dia- ce alcune proprietà di ciò a cui rinvia:
suoi «frammenti»; «Praemissiones», gramma dovrà insomma decodifi- vi è analogia; o piuttosto, vi è sempre
ossia figure rielaborate dai discepoli carlo, e nel far questo potrà scegliere un minimo di relazione naturale fra
dopo la morte di Gioacchino, proba- alcune fra le diverse piste di lettura, significante e significato.
bilmente su schizzi originari, raccolte fra le diverse opzioni – i diversi per- Tutti questi caratteri li troviamo nel-
e in genere premesse allo scritto apo- corsi – che le linee del diagramma le figurae di Gioacchino. Facciamo
crifo dell’Abate Super Esaiam; infine, offrono. Rispetto al testo scritto, in- un esempio, prendendo in consi-
98 Cultura e attualità
a fianco
Liber Figurarum - Tavola
L'Aquila (Antico Testamento)
Marjorie Reeves*
La terza età:
il debito di Dante verso
Gioacchino da Fiore
Il Sommo poeta ha studiato sul Liber Figurarum
L
e denunce di Gioacchino estende l’accusa alla società in gene- i due grandi momenti culminanti.
sulla corruzione spirituale rale: fede e innocenza si trovano solo Nella quarantaduesima generazio-
e la mondanità nella Chiesa nei fanciulli prima che cominci la ne dopo Giacobbe, Zorobabel, figlio
erano convergenti con le in- corruzione; la cupidigia contamina di Salathiel, salì con molti seguaci da
vettive di Dante contro i mali della ogni frutto sano. Tuttavia ella imme- Babilonia a Gerusalemme e là rico-
Chiesa e della società. Gioacchino diatamente prorompe in una grande struì il tempio che era stato distrutto.
attendeva tra breve la tribolazione affermazione profetica: presto verrà Nella chiesa la quarantaduesima ge-
del massimo Anticristo e l’apice del il tempo in cui le poppe delle navi nerazione dall’Incarnazione inizierà
peccato nelle alte gerarchie. Dante invertiranno la rotta e il buon frut- nell’anno che solo Dio conosce. In
credeva di essere già in quella crisi, to verrà dopo il fiore (Parad. XXVII, questa generazione, quando sarà stata
poiché la Chiesa era stata trasfor- 28-148). Su che cosa Dante ha basato sostenuta la tribolazione generale ed il
mata nella meretrice e il gigante questa straordinaria affermazione buon grano sarà stato liberato da ogni
l’aveva portata via (Purg. XXXII, che sembrava andare contro tutti erbaccia, uno, quasi novus dux, salirà
136-160). Tuttavia l’incrollabile fede i fatti? La mia tesi è che la visione dalla nuova Babilonia, cioè il pontefice
di Gioacchino nell’opera della divi- di Dante traeva la sua forza da una universale della nuova Gerusalemme
na Trinità nella storia lo condusse lettura profetica della storia simile che è la Chiesa. Anche Gioacchino
senza esitazione alla manifestazione a quella di Gioacchino, e che la sua trova questo novus dux simboleggiato
finale dello Spirito nella Terza Età. Nuova Età è la trasfigurazione poli- dall’angelo dell’Apocalisse che ascen-
Per quanto riguarda Dante, sem- tica del Terzo Status di Gioacchino. de dall’Oriente con il segno del Dio vi-
bra quasi impossibile che sia potu- Gioacchino e Dante aspettano l’uno vente. A lui sarà data piena libertà per
to uscire dalla sua dura esperienza un papato rigenerato, l’altro un impe- innovare la religione cristiana.
come ottimista intorno al futuro. La ro rigenerato. E’ possibile che Dante Per Dante il Veltro troverà il suo so-
sua carriera a Firenze era stata bru- abbia cambiato la profezia dell’uno stentamento non nella terra e nel de-
talmente stroncata, le sue speranze nell’altro? Qui giungo alla mia ipote- naro, ma nella sapienza, nell’amore
politiche erano state distrutte con il si. Nel quarto libro del Liber Concordie e nella virtù, e riporterà la lupa della
crollo della spedizione dell’impera- ricorre una delle più sorprendenti e cupidigia nell’Inferno (Inf. I, 103-111).
tore Enrico VII; egli fu costretto ad più esplicite profezie di Gioacchino Quando verrà – si chiede Dante – co-
assaporare l’amaro pane dell’esilio intorno alla leadership all’inizio del- lui per mezzo del quale la lupa andrà
per tutto il resto della vita. Tuttavia la terza età. Essa si trova nel contesto via? (Purg., XX, 13-15). Alla fine del
sembra che proprio alla fine egli at- delle concordie che egli stabilisce tra Purgatorio Beatrice profetizza l’av-
tendeva un salvatore ed una rivolu- le generazioni della vecchia economia vento di quel misterioso messaggero
zione spirituale. Nel Cielo Stellato e quelle della nuova. In questo simbo- di Dio, il Cinquecento dieci e cinque,
San Pietro diventa rosso dalla rab- lismo numerico la quarantaduesima che sarà erede dell’aquila romana e
bia per le malvagie azioni dei suoi generazione da Giacobbe, e, paralle- distruggerà il potere corrotto nello
successori e tutto il Paradiso arros- lamente, la quarantaduesima genera- stato (il gigante) e nella Chiesa (la me-
sisce dalla vergogna. Allora Beatrice zione dall’Incarnazione costituiscono retrice) (Purg. XXXIII, 37-45). Infine
100 Cultura e attualità
abbiamo nel Paradiso la profezia ci- Cristo. La coincidenza numerica è sor- futuro dux era basata sulla profezia
tata: le navi verranno affidate ad un prendente. La concordia gioachimita gioachimita del novus dux, il quale
timoniere, cosicché navigheranno tra il vecchio e il nuovo Zorobabel si in concordanza con lo Zorobabel del
nella giusta direzione (Parad. XXVII, sarebbe armonizzata con la lettura di 515 a. C. sarebbe apparso nel prossi-
145-148). Molti studiosi hanno cercato Dante dei segni provvidenziali della mo futuro per ricostruire la società
il significato dell’enigmatica profezia storia. È possibile che egli abbia pre- cristiana. Se così fosse, ciò impliche-
di Beatrice alla fine del Purgatorio so questa profezia dal Liber Concordie, rebbe una relazione ancora più stret-
riguardante il Cinquecento dieci e cin- l’abbia trasformata in quella di una ta di quanto già assodato tra il gran-
que nelle cifre romane DXU (Purg. guida politica e l’abbia celata nella de calabrese ed il grande fiorentino.
XXXIII, 43-45). E’ stato da lungo tem- duplice traccia del dux e della data.
po rilevato che scambiando le cifre ro- Copie del Liber Concordie erano di- Testo desunto e tradotto da AA. VV.,
mane si può formare DUX. Ed io stes- sponibili in varie parti. Sappiamo L’età dello Spirito e la fine dei tempi in
sa ho creduto per molto tempo nella che Dante ha letto opere di Ubertino Gioacchino da Fiore e nel gioachimismo
connessione tra il nuovo Zorobabel di da Casale e di Pietro Giovanni Olivi. medievale, Centro Internazionale di
Gioacchino ed il futuro condottiero di Appare verosimile che egli sia stato studi gioachimiti, San Giovanni in
Dante. Un fatto singolare ha trasfor- attratto dal Liber Concordie per il suo Fiore, 1986.
mato la mia opinione in un’ipotesi metodo di concordanze.
seria. Sapete la data in cui Zorobabel In breve: sembra esservi una ragio- * Già docente di Storia medievale presso
finì il secondo tempio? Era l’anno 515 nevole motivazione per avanzare la Columbia University e studiosa del
a.C., Cinquecento dieci e cinque avanti l’ipotesi che la profezia di Dante sul pensiero gioachimita
Cultura e attualità 101
Il calavrese
abate Giovacchino
di spirito profetico dotato
Guardando nel suo Figlio con l’Amore mento a lui si risolva nella breve cita- Importanza centrale per Dante come
che l’uno e l’altro etternalmente spira, zione riportata: un verso e mezzo! per Gioacchino da Fiore, riveste la
lo primo e ineffabile Valore In fondo, la Divina Commedia è ispi- missione militante e salvifica della
rata ed animata dalla tensione inno- Chiesa nell’opera di redenzione re-
vatrice e profetica dell’Abate, di cui ligiosa e politica della società così
G
ià nell’esordio del canto X Dante, come è apparso più evidente come ugualmente importante è, per
del Paradiso ( il primo dei dopo la scoperta del Liber figurarum entrambi, la responsabilità della
canti dedicati al cielo del di Gioacchino, riprende e rilancia fi- Chiesa stessa nell’allora attuale si-
Sole) si preannuncia, con gure e simboli, connessi con le attese tuazione di generale degrado e cor-
l’allusione alla SS.Trinità, la presenza di rinnovamento morale e spirituale ruzione. Entrambi denunciano che
dell’abate Gioacchino che troveremo della cristianità. Infatti, come è stato le forze del male si annidano spes-
infatti tra gli spiriti sapienti verso la evidenziato più o meno da tutti gli so nel seno stesso della Chiesa e in
fine del canto XII. È così che a Dante studiosi dell’opera dantesca, forte è, ciò sono evidenti i richiami al testo
viene presentato da San Bonaventura, se non proprio l’influenza, almeno dell’Apocalisse, cui Gioacchino dedica
tra gli altri spiriti sapienti che compon- l’affinità col pensiero gioachimita che varie opere, il cui influsso si avverte
gono la seconda corona di beati, il no- affiora già fin dal primo canto dell’In- nella Commedia, dove costituisco-
stro Gioacchino da Fiore. In un’ottica ferno, nella profezia del Veltro/DUX. no come l’ordito su cui è tessuta la
mondana, potrebbe apparire incom-
prensibile il fatto che Gioacchino stia
proprio "dallato" a S. Bonaventura,
che, in vita, non solo aveva avversato
lui stesso, considerandolo falso profe-
ta ma anche i suoi seguaci combatten-
do aspramente gli spirituali gioachi-
niani. Allo stesso modo, nel canto X,
tra i beati della prima corona, Sigieri
di Brabante lo avevamo trovato alla
sinistra di S. Tommaso che, pure, ave-
va impugnato fortemente le sue dot-
trine. Qui, siamo nel Paradiso e nel
Paradiso regna la pace... assoluta!
Queste due presenze come bea-
ti, Gioacchino da Fiore e Sigieri di
Brabante, per certi versi, al suo tempo,
quasi in odore di eresia, dimostrano
anche la larghezza di pensiero di Dante
e la sua indipendenza di giudizio.
Per quanto riguarda Gioacchino da
Fiore non bisogna credere che il riferi-
102 Cultura e attualità
Raffaele Iaria
a fianco
Lo studioso Franco Cardini
del metodo scolastico, per un altro del sec.XII, guidate dai principali so- Gioacchino, secondo Lei, ha in-
mostrano di volerlo superare. Ma va vrani europei, sono state altrettanti fluenzato il movimento di pensiero
tenuto presente che l’autentica pater- smacchi segnalati e sofferti in modo successivo: francescani spirituali,
nità gioachimita del Liber figurarum è speciale proprio in quell’ambiente teologi, lo stesso Dante... (non solo
oggetto di discussione. cistercense dal quale Gioacchino da per la citazione ma anche per diver-
Fiore proviene. La reazione della se immagini che si ritrovano nella
Quale il contesto storico dell’Euro- Chiesa al fallimento di quelle im- Divina Commedia).
pa dei tempi dell’Abate calabrese? prese e alla perdita del controllo di Ciò è stato appurato e approfondito
La crisi del rapporto tra Sacerdotium Gerusalemme da parte dei cristiani in varie ricerche relative appunto a
e Imperium, caratterizzata dalla la- occidentali è stata duplice: da una quel movimento che si designa ordi-
bilità del faticoso equilibrio rag- parte l’esigenza che quelle spedizio- nariamente come “gioachimismo”, ri-
giunto dopo il duro scontro dell’era ni passino sotto il diretto controllo guardo al quale è tuttavia necessario
barbarossiana; l’incipiente imporsi del Pontefice (la linea di Innocenzo ribadire due cose: primo, la distanza
delle grandi monarchie feudali che III), dall’altra quella della necessità obiettiva di Gioacchino rispetto al
prendono a disgregare le auctoritates di porre il problema del rapporto metodo abelardiano, quindi alla sco-
universalistiche; l’ormai sicuro affer- con il Cristo e la Terrasanta su basi lastica (non dimentichiamo che il suo
marsi dell’egemonia socioeconomi- nuove (la mistica del Graal da una commento alle Sententiae di Pietro
ca delle città mercantili e marinare parte, l’esperienza dell’alter Christus Lombardo è stato condannato dalla
d’Italia nel mondo mediterraneo; la francescano dall’altra). Chiesa); secondo, il gioachimismo
crisi del regno di Gerusalemme e la due-trecentesco parte sì da opere di
nuova stagione crociata; le avvisaglie Possiamo parlare di un monachesi- Gioacchino – peraltro in molti casi
della caduta dell’Impero bizantino. mo ponte fra l’esperienza orientale e spurie e/o sospette - ma si articola
quella occidentale di Benedetto? soprattutto al contatto con le vicende
Gioacchino parla di crociata ma con Senza dubbio Gioacchino resta fe- storiche e filosofiche del movimento
le armi spirituali…. dele all’esperienza di Benedetto, ma minoritico e della sua componente
Egli vive e conosce due crociate, d’altronde non si sottrae a influenze spirituale, quindi in una direzione che
quella del 1147-48 e quella del 1189- orientali che in terra calabra sono e risente senza dubbio del magistero di
92, e sappiamo che il re d’Inghilterra permangono forti. La mistica floren- Gioacchino ma che ne rappresenta
Riccardo I, di passaggio per Messina se si presenta ricchissima d’istanze uno sviluppo nuovo e inatteso (specie
diretto oltremare, gli rende visita: desunte dalla mistica greco-orien- nelle sue componenti antipontificie,
prova questa della sua raggiunta tale, fino all’esicasmo e, appunto, al antigerarchiche e in alcuni casi molto
fama. Tuttavia le due grandi crociate culto centrale dello Spirito Santo. prossime a posizioni ereticali).
Cultura e attualità 105
Enzo Gabrieli
Gioacchino,
Michelangelo
e la Sistina
N
el vasto campo dell’arte, terminante, al programma iconogra- Una vera mediazione non ferma
che nell’allegoria e nel fico del grande capolavoro. l’annuncio, non lo completa, anzi
simbolismo offre nume- Tra letture degli autori, forte com- lo spalanca permettendo all’altro di
rose vie di ispirazione, mittenza e consulenze teologiche, andare oltre, di andare verso l’Oltre,
c’è la non trascurabile influenza di Pfeiffer ha svelato quanto hanno pe- facendo sua quella interpretazione
Gioacchino da Fiore in uno dei ca- sato, fra le altre, le idee gioachimite e traducendola, a sua volta, con un
polavori dell’umanità: la Cappella che erano penetrate negli ambienti nuovo linguaggio.
Sistina. culturali e spirituali dell’epoca. Dire Dio nell’oggi della storia, di
Condotti per mano da “La Sistina Una vera e propria mediazione cul- ogni storia, è stata ed è l’ansia di cia-
Svelata” prezioso lavoro di Heinrich turale quella di Gioacchino che, nel scun teologo o uomo dello spirito;
W. Pfeiffer, sacerdote gesuita e indi- linguaggio allegorico e simbolico, ha dirlo con l’arte significa far proprio
scussa autorità scientifica nel campo “tradotto” ed interpretato gli arca- un messaggio ed offrire una pista di
dell’arte cristiana, ci è dato scoprire ni della Parola e il rivelarsi del Dio contemplazione, così come ci svela,
come la simbologia gioachimita ha Trino ed unico nella storia degli uo- in questa recente pubblicazione, il
contribuito, in maniera davvero de- mini. gesuita Pfeiffer.
106 Cultura e attualità
a fianco
Jacopino del Conte, ritratto di
Michelangelo, 1530-40, NY Metropolitan
Museum of Art (particolare)
Nella lettura del testo emerge in pro- mente l’intera opera”. da Fiore che già poco prima del due-
porzione davvero significativa la fi- C’è in sostanza un programma fi- cento pose la questione nella sua opera
gura di Gioacchino nel tentativo di losofico-teologico, non solo storico- Concordia Novi ac Veteris Testamenti”.
una “lettura nuova” degli affreschi tipologico, che tocca le tematiche A supporto di questa tesi l’autore,
della Sistina, una lettura approfon- trinitarie, riprendendo ad esempio i proponendo un’ampia citazione
dita. Cerchi di chiara matrice gioachimita della Concordia, così prosegue “nel-
Per completezza introduttiva, ri- o la Genealogia di Gesù a cui l’Abate la relazione sposa-sposo che trova un’eco
mandando sempre e comunque al calabrese ha dedicato l’intera opera. in tutti gli affreschi della volta della
prezioso volume, in cui alcune im- L’autore del volume dedica un in- Sistina, è possibile, dunque, scorgere
precisioni relativamente alle opere e tero capitolo alla costante relazione uno dei principi integrativi applicato
all’abate calabrese sono dovute for- che appare per la prima volta nella nella strutturazione del programma de-
se solo ad una conoscenza parziale Concordia Novi ac Veteris Testamenti gli affreschi stessi. Abbiamo qui, perciò,
del personaggio va detto che, per dell’abate di Fiore. un’ulteriore dimostrazione dell’influsso
la verità è lo stesso autore, nell’epi- Secondo Pfeiffer il programma ico- determinante che Gioacchino da Fiore
logo, ad affermare relativamente al nografico esposto nella Cappella esercitò sul programma degli affreschi
programma pittorico, ad esempio, Sistina risale ad un antico sermone di della Cappella Sistina con la sua opera
che “non da ultimo, poi, da nuove in- Francesco Della Rovere (1448) scrit- Concordia novi ac veteris testamenti”.
terpretazioni dei dipinti ci ha messo in to per il vescovo di Padova Fantino Nel cuore di questa bellissima sinfo-
contatto con l’opera del grande abate ca- Dandolo. Il Sermone tenuto l’otto nia sulla Sistina, che eleva la figura
labrese, Gioacchino da Fiore, che meri- dicembre di quell’anno può essere dell’abate e ne evidenzia l’influente
terebbe forse una rivalutazione da parte messo in relazione con gli affreschi portata del suo linguaggio simboli-
della teologia contemporanea”. michelangioleschi (1508/1512), re- co, Pfeiffer cade nel luogo comune
L’autore, questo è certo, ci stimola alizzati sotto il pontificato di Giulio “dell’eresia di Gioacchino” e della non
ad un percorso di lettura dei cicli II, dove emergono numerosi dettagli ortodossia del suo insegnamento, af-
pittorici, oltre che storico-biblici, an- fino a farci concludere che “l’Ora- fermando finanche che la Concordia
che di natura spirituale e di natura zione della Immacolata ha costituito il sarebbe stata condannata dal
simbolica, vie che sono state utiliz- punto di partenza per il programma di Concilio Lateranense IV ed è opera
zate nei secoli per mediare lo stesso questi dipinti”. dell’“abate cistercense calabrese”.
annuncio della salvezza. Maria diventa nella tradizione te- La documentazione offerta in questo
Per tornare al rapporto, ancora tutto ologica Sposa-Immacolata in quanto lavoro chiarisce ampiamente l’orto-
da indagare, tra il messaggio gioa- modello della Chiesa e trova la sua dossia di Gioacchino e del suo inse-
chimita e la Sistina cogliamo alcuni forza nella considerazione paolina gnamento, apre nuove prospettive
spunti dall’innovativo contributo di Cristo-Sposo della stessa Chiesa. e vie di dialogo, partendo proprio
del padre gesuita che mostra, imma- “Questa relazione sposa-sposo può ave- dal fatto che l’Abate non ha ricevuto
gine per immagine, la “soggiacente re in sé, per l’uomo moderno, qualcosa mai nessuna condanna dal Concilio
struttura simbolica che ordina coerente- di sorprendente. Fu infatti Gioacchino Lateranense; anzi, proprio perché
Cultura e attualità 107
tenuto in grande considerazione, i ro diretto la sua ispirazione verso le dedicate ampie pagine del volume
Padri sono stati ben attenti ad utiliz- idee di Gioacchino spicca, ad esem- che abbiamo citato, con costante ri-
zare il termine “errore” e non quello pio, Pietro Colonna. ferimento all’Abate di Fiore.
di eresia o quello di condanna. Ecco Nel ciclo pittorico della Sistina ven- Ad esempio, nell’affresco di
perché la sua predicazione, il suo gono sviluppate le nuove concezio- Zorobabel sono messe in luce, attra-
messaggio, veniva esposto in lungo ni trinitarie che Michelangelo ebbe verso l’allegoria, le processioni trinita-
ed in largo, anche nella Roma dei modo di conoscere con molta pro- rie secondo la dottrina agostiniana e
papi, senza paure per l’ortodossia. babilità anche attraverso le prediche successivamente gioachimita.
La Concordia è stata fonte di ispira- del Savonarola a Firenze e a Roma Nell’affresco di Davide e Salomone,
zione dell’affresco della Temptatio dal francescano Pietro Galatino. invece, proprio l’immagine di
Moisi del Botticelli sostiene Pfeiffer; In ogni caso c’è da aggiungere che Betsabea diventa richiamo simbo-
basterebbe guardare l’affresco rap- nei primi decenni del XVI secolo a lismo del vetusto ordine benedetti-
presentante Mosè che rifugiatosi nel Roma la riflessione psicologica tri- no. Michelangelo non rappresenta
deserto diventa figura di Cristo e ri- nitaria era portata avanti anche da la moglie di Uria nella sua bellezza
leggere contestualmente il passo del- Egidio da Viterbo che influenzò non giovanile, ma nell’età avanzata, evi-
la Concordia, parte 2 foglio 31, “Non poco la teologia dell’epoca. denziando così un decadimento del-
rimane che concludere che Botticelli o, “Gioacchino suddivide la storia in sei lo stesso ordine, di cui lei è figura,
per lo meno, il suo consulente di teolo- epoche e ripartisce gli antenati di Gesù ed in generale del monachesimo,
gia conosceva la Concordia” aggiunge in base alla loro relazione, da lui imma- che dal compito della preghiera e
Pfeiffer. ginata con queste sei epoche. Così gli an- del silenzio si era trasformato in un
Il nesso tra il programma pittorico tenati di Gesù sono stati dipinti nei sei servizio pseudo militare di combat-
della Sistina e l’Abate è stato fatto no- spicchi delle arcate della volta e nelle ar- timento per il Regno.
tare anche alcuni anni fa dall’america- cate della volta ad esse relative. Come nel Nello stesso affresco sono evidenti
no Malcom Bull, ma se è vero che solo Vangelo di Matteo, nel programma de- sia nei colori che nelle forme l’Or-
un buon conoscitore della Concordia gli affreschi non figurano nella sequenza do clericorum, l’Ordo monachorum e
poteva ispirare Michelangelo è anche delle generazioni Acazia, Ioas e Amasia. quello coniugatorum.
vero che solo un buon conoscitore Inoltre, nella Concordia, sei antenati di Nel capitolo sui nuovi quadri della
dello stesso libro può leggerne tutte Gesù vengono messi in relazione, di vol- volta con le scene tratte dalla Genesi,
le particolarità. ta in volta con l’apertura di uno dei sette che rappresentano dal punto di vista
È un dato assodato che “l’artista stes- sigilli dell’Apocalisse di Giovanni. Si teologico la parte più significativa
so aveva molta familiarità con il patri- delineano così per Gioacchino sette età. del programma iconografico, l’auto-
monio di idee di Gioacchino da Fiore”e Nelle sei arcate della Cappella Sistina si re cita l’Expositio super septem visiones
ciò rivela un lato completamente trovano, invece, ripartite con sequenza libri Apocalypsis, un tempo attribuita
nuovo e sconosciuto della persona- regolare, sei antenati di Gesù, che rap- ad Ambrogio, le cui idee, in maniera
lità di Michelangelo; ma va anche presentano le prime sei epoche”. evidente, si ritrovano nella suddivi-
detto che fra i teologi che avrebbe- All’analisi di ciascuna lunetta sono sione trinitaria della storia della sal-
108 Cultura e attualità
vezza espressa da Gioacchino in tre mo luogo se ne è potuto appurare il vero Le idee dell’Abate calabrese si diffu-
ere: ante legem, sub lege e sub grazia. contenuto. Solo così si sono apprezzate sero ampiamente nei diversi ambien-
“La ripulitura degli affreschi di sotto questo nuovo aspetto le reali capa- ti culturali, grazie alle predicazioni e
Michelangelo nella Cappella Sistina è cità artistiche di Michelangelo”. allo studio di quelli che furono i suoi
stata definita il restauro del ventesimo Pfeiffer, che arriva a queste con- discepoli spirituali, parte di quella
secolo. Rendere di dominio pubblico gli clusioni, evidenzia però che lunga posterità a cui De Lubac ha
affreschi nei loro sfarzosi colori permet- Michelangelo, anche se da solo aves- dedicato una sua preziosa opera e
te uno studio sul loro significato prima se avuto una buona conoscenza del- che ancora oggi gradualmente s’ac-
d’ora inimmaginabile. Con il raffronto le opere dell’Abate calabrese e della cresce conoscendo l’Abate calabrese,
delle composizioni e i testi letterari che sua simbologia, non sarebbe stato che continua ad esercitare quel “pro-
hanno costituito la fonte originaria di capace di concepire da solo tutto il fondo fascino” per la sua capacità di
ispirazione, la Concordia Novi ac Veteris programma teologico senza l’aiuto sognare, grande “di questi sogni gran-
testamenti di Gioacchino da Fiore in pri- di qualche consulente. diosi non tutto era chimera”.
GIOACCHINO È
L'UOMO DEL
LOGOS
In una breve ma incisiva lettera a
Mons. Agostino il Cardinale Ruini
ha indicato un percorso interessante di
riscoperta teologica dell'abate
Enzo Gabrieli
Cade il velo
della Cappella Sistina
Intervista a Padre Heinrich Pfeiffer. Una nuova chiave di lettura
del programma iconografico unitario dei codici gioachimiti
L
’autore ha dedicato la sua vano lavorare ad un unico progetto
vita a "decodificata" i lin- senza una forte committenza e senza
guaggi, lo stile, i colori un programma teologico ed icono-
e soprattutto il percorso grafico alle spalle.
storico-teologico degli affreschi, per Il suo volume è denso di citazioni
togliere ‘‘il velo” ad una delle più e di riferimenti all'Abate calabrese.
grandi opere realizzate dall’ingegno Cosa c'entra Gioacchino da Fiore
umano. con la Sistina?
Pfeiffer sostiene che i teologi ro- La Concordia è stata una delle im-
mani dell’epoca dell’esecuzione portanti fonti di ispirazioni dei
dei dipinti, lettori ed estimatori di teologi vissuti a Roma all'epoca
Gioacchino da Fiore, guidarono il dell'esecuzione dei dipinti, questo
genio pittorico di Michelangelo (e lo sappiamo con certezza. Furono
degli altri artisti che lavorarono nel- loro a guidare gli artisti, il Botticelli,
la Cappella dei Papi) tenendo pre- lo stesso Michelangelo. Nel caso di
sente quanto l’Abate aveva scritto quest'ultimo potrebbe essere stato
nel Liber Concordia Novi Veteris ac Pietro Colonna, molto interessato
Testamenti, lasciandosi ispirare am- alle idee di Gioacchino, tanto che nei
piamente dal profeta calabrese. Cristiana alla Pontificia Università suoi scritti lo richiama tantissimo.
Gregoriana. Ma nel suo volume parla di ispira-
Gioacchino, come tutti i profeti, Nato a Tubingen nel 1939, è entra- zione del programma iconografico?
non è stato mai in vendita. to nella Compagnia di Gesù nel Nella relazione sposo-sposa, che
È questa la sintesi della sua fortuna 1963 ed è stato ordinato sacerdote trova un eco molteplice in tutti gli
e della sua sfortuna nella storia del- nel 1969. Si è specializzato in storia affreschi della volta della Sistina è
la Chiesa, secondo padre Pfeiffer, dell'arte cristiana ed ha diretto per possibile scorgere uno dei principi
autore dell’autorevolissimo volume quasi un decennio il corso superio- integrativi applicato nella struttu-
“La Sistina svelata”. re dei Beni culturali. Per cinque anni razione del programma. Su questo
Lo abbiamo incontrato a San è stato membro della Commissione è evidente l'influsso della Concordia.
Giovanni in Fiore, sui luoghi Pontificia per i Beni culturali. Nessuno come Michelangelo ha rap-
dell'Abate, dove si è fatto "pellegri- Padre Pfeiffer lei ha parlato di uno presentato in maniera così ampia
no" con la passione e l'amore per svelamento della Sistina nel suo e particolareggiata gli antenati di
uno dei più grandi uomini del me- volume facendo riferimento al sim- Gesù, stirpe per stirpe. Ma c'è anche
dioevo, con la fede del credente, il bolismo medievale e alle costanti da dire, ad esempio, che in nessun
piglio dello studioso, la competenza influenze del gioachimismo? testo della letteratura cristiana la
del ricercatore. "Uno spirito libero, Chi vuole capire la Sistina deve par- successione Genealogica ha giocato
un cercatore di Dio ed un mistico", tire dal fatto che essa ha un unico un ruolo così importante come nel
queste le prime parole del gesuita ciclo pittorico-teologico. Artisti tan- Libro dell'Abate.
che insegna da anni Storia dell'Arte to grandi ma tanto diversi non pote- Una integrazione tra letteratura te-
110 Cultura e attualità
ologica ed arte?
Si, anche se è un percorso di ricer-
ca ancora tutto aperto. Molto c'è da
approfondire. Per quanto riguarda
Gioacchino e il ciclo pittorico della
Sistina ci sono numerosi temi che
possono essere associati.
Gioacchino usa molto il simbolo,
l’allegoria, come nel caso del Liber
Figurarum...
Quella grande opera è una sorta di
lavagna del professore. Gioacchino
non dice precisamente quelle cose.
Utilizza i simboli, le immagini, gli
schemi... come fa un docente alla
lavagna, per spiegarsi meglio. Una
mediazione culturale attraverso
l'immagine di un concetto profon-
do, mistico, profetico... Ecco perché
anche le tavole vanno colte in questa
direzione, così come il suo parlare.
Gioacchino ha attraversato i secoli,
ha toccato la letteratura, la pittura,
la spiritualità, ma...
Ma è guardato ancora con sospet-
to. È la sfortuna delle persone in-
telligenti. Pochi lo hanno mai letto,
altrettanto pochi sono quelli che lo
nella foto
conoscono. Si parla per sentito dire... Il Gesuita padre Heinrich Pfeiffer
è quanto gli è capitato anche dopo la
sua morte, anche se la Chiesa è stata
ben attenta a salvaguardare lui e il di storia dell’arte ad affinare e inte- to trovare sempre luoghi particolari
suo Ordine. grare i loro metodi, spesso basati, in dove lo Spirito si rende presente an-
Un legame, quello dell’Abate, che modo troppo unilaterale, esclusiva- che attraverso la bellezza del creato.
supera i confini della nostra terra ed mente sullo studio delle tecniche e
anche del suo tempo? dei materiali e sul linguaggio stilisti- Padre Pfeiffer ritorna a Roma con un
È uno spirito di dimensione univer- co e formale. bagaglio carico di libri sull'Abate che
sale, un grande uomo ed un grande In Gioacchino questo aspetto si può leggerà tutto d'un fiato. Gioacchino
credente. Come ho scritto alla fine del ritrovare nel Liber Figurarum e nella continua ad attraversare il tempo,
libro, la nuova interpretazione dei di- struttura architettonica degli edifici a raggiungere uomini ispiriti, tocca
pinti della Sistina ci ha messo in con- florensi? le corde dell'anima di quanti si pon-
tatto con l’opera del grande Abate Sicuramente. Anche perché nel me- gono sulla strada della ricerca per
calabrese, Gioacchino da Fiore, che dioevo questa sintesi è evidente in penetrare, affacciarsi sul mistero di
meriterebbe una rivalutazione da tantissime grandi personalità ma Dio, per contemplare la sua opera
parte della teologia contemporanea. anche in tante opere architettoniche, che si "svela" nel manifestarsi della
Cosa si propone con questa nuova pittoriche, letterarie. storia stessa dell'uomo.
lettura, questo svelamento della Come ha trovato i luoghi di Il linguaggio dell'incarnazione, usa-
Sistina? Gioacchino? to da Dio per farsi "vicino" all'uomo,
Vorrei suscitare da un lato l’inte- Sono affascinanti, come è affascinan- è la grammatica che i teologi, e più
resse dei teologi per i valori spiri- te la Calabria. Io la conoscevo, ma ci in generale i credenti, devono ri-
tuali degli affreschi della Cappella, torno sempre con grande entusia- prendere in mano per ricominciare a
dall’altro vorrei invitare gli studiosi smo. Gli uomini di Dio hanno sapu- dire Dio "oggi".
Cultura e attualità 111
N
ella Chiesa nessuno passa "beato Gioacchino". itinerante ma appassionato delle
invano. Tuttavia Gioacchino da Fiore, figu- Scritture.
Soprattutto le persone ra eccelsa, non sempre capita, non La grandezza di Gioacchino non è ri-
illuminate dallo Spirito ha avuto il comune processo di ve- ducibile ad un eccelso studioso e ri-
di Dio, testimoni di Lui nella vita e rifica delle sue virtù eroicamente cercatore ma ad un impianto di fede
fecondi nelle opere, rimangono nella esercitate. Ed è questo che la Chiesa intensa ed espressa asceticamente.
coscienza del popolo di Dio, nono- Cosentina, attraverso la sollecita- Nel suddetto viaggio salì sul monte
stante il passare dei secoli. Così è del zione del mio ministero, vuole ora Tabor e vi rimase un'intera quaresi-
Servo di Dio Gioacchino da Fiore. avviare, per scoprire in questo suo ma in preghiera e digiuno. Si rivelò
C'è, infatti, una fama della sua san- figlio un volto della sua storia re- così cercatore di Dio, uomo di gran-
tità che si è conservata nel tempo, ligiosa, specchiandosi in Lui, che de profondità spirituale.
tanto che il popolo di Dio lo ha chia- può essere definito: uomo dell'oltre,
mato sempre e lo chiama ancora il del futuro, pellegrino per le vie di Rientrando in Calabria nel 1150, ab-
Dio che mentre era proiettato verso bandonò tutto per il Signore.
l'eterno era immerso, con l'identità Tutta la sua vita fu di rottura con il
e la forza della fede, nella attualità mondo.
della sua vicenda storica ed ecclesia- Entrò nell'ordine dei Cistercensi
le. presso la nostra Sambucina. Si ri-
velò, subito, non ancora sacerdote,
Nell'annunziare che abbiamo avvia- validissimo predicatore, itinerante
to quanto è premessa per un proces- annunziatore della Parola di Dio.
so di canonizzazione ho il dovere Ordinato prete continuò questa
di presentarvi la figura del grande missione con un afflato di ardore
Abate, figlio di questa Chiesa, ed mistico e rompendo ogni stereotipo
esortarvi ad inserirvi in questo iter di allora con ispirate aperture, nello
che è occasione di grazia per tutti spiegare le S. Scritture.
noi.
Gioacchino da Fiore nacque a Celico Nel 1177 fu eletto Abate, ma seppe
(Arcidiocesi di Cosenza) verso il 1135 saldare il governo della comunità
ca da Mauro, notaio, e da Gemma, con lo studio delle Scritture. I.a I re-
famiglia della media borghesia lo- gola cistercense vietava in quel tem-
cale. Avviatosi agli studi, non era po, di scrivere. Egli nel 1182 si recò
ancora sacerdote che, nell'occasione a Casamari, e di là a Veroli, dove si
della crociata del 1148-49, quindi trovava la corte papale ed ottenne
all"età di 18 anni, si recò in Oriente l'autorizzazione a scrivere.
e nella terra di Gesù, raccogliendo Fu, così, scrittore profondo, ante-
ampio materiale per la sua forma- signano di una esegesi spiritua-
zione ascetica e scritturistica. le e riferita vitalmeme alla sto-
Incomincia così a rivelarsi uomo ria. Compose, allora, la Concordia
L'uomo di Dio 117
a fianco
Il Palazzo Arcivescovile di Cosenza
Bruce Atherton,
immagine
ufficiale per la
canonizzazione
(2001)
L'uomo di Dio 119
Il beato Gioacchino
cantato nella Liturgia
delle Ore dai florensi
per la sua intelligenza
spirituale
L'officiatura propria all'origine della Terzina Dantesca
Presso l'archivio della Congregazione per la Dottrina del- manifestasti, et in eodem loco Beato Joachim veritatem scrip-
la fede (ex Sant'Uffizio) è stata rinvenuta una Informativa turarum revelasti, tribue quaesimus, ut eius meritis, et inter-
nella quale l'Arcivescovo di Cosenza Gennaro Sanfelice il 1 cessione, ad eum, qui via, veritas et vita est, ascendamus. Per
Maggio del 1680 testimoniava un culto immemorabile e l'esi- Christum Dominum nostrum. Amen.
stenza di un officiatura risalente al XIII secolo. Dell'officiatura
propria cantata dai monaci sono giunte fino a noi l'Antifona Di un antico Inno è giunto a noi solo il primo versetto:
alle Lodi e ai Vespri e un'Orazione che esprime chiaramente Questi è l'abate di celeste rugiada dispensatore
il senso dell'illuminazione spirituale dell'Abate come espe-
rienza di trasfigurazione interiore. Emerge con chiarezza che Testo italiano
l’Antifona dei Vespri udita e letta dal sommo poeta sia stata Antifona alle Lodi
trasformata nella terzina dantesca (Paradiso, XII 139-141). Beato Gioacchino, primo Abate florense, umile ed amabile, fu
ammirato per cose meravigliose.
Testo latino V/Il Signore lo ha ricolmato dello Spirito di Sapienza
Ad Laudes Anthiphona R/ E lo ha rivestito di una stola di gloria
Beatus Joachim primus Abbas Florensis humilis, et amabilis, Antifona ai Vespri
claruit miris, per quem fuit admirabilis. Il beato Gioacchino di Spirito profetico dotato, decorato di in-
V/ Implevit eum Dominus Spiritu Sapientiae, et intellectus telligenza, lonano dali errori di eresia, predisse gli eventi futuri.
R/ Stolam gloriae induit eum V/Il Signore lo ha ricolmato dello Spirito di Sapienza
Ad Vesperas Anthiphona R/ E lo ha rivestito di una stola di gloria
Beatus Joachim Spiritu dotatus prophetico, decoratus Orazione
Intelligentia, errore procul haeretico, dixit futura praesentia. O Dio, che sul monte Tabor hai manifestato la tua gloria ai tre
V/ Implevit eum Dominus Spiritu Sapientiae, et intellectus Apostoli, e nello stesso luogo hai rivelato al beato Gioacchino
R/ Stolam gloriae induit eum la verità della Scrittura, ti preghiamo, per i suoi meriti e la sua
Oratio intercessione, fa che ascendiamo a Colui che è via, verità e vita.
Deus, qui gloriam tuam tribus Apostolis in Monte Thabor Per Cristo nostro Signore.
PREGHIERA
Dio Onnipotente ed eterno, ti preghiamo di glorificare il tuo Servo Gio-
acchino da Fiore, abate florense, che meditando le Scritture ha saputo
PER LA
parlare alla Tua amorevole presenza Trinitaria nella storia degli uomini.
Umilmente ti invochiamo, concedici per sua intercessione, di contempla-
BEATIFICAZIONE
re già su questa terra il tuo mistero, per godere in cielo la beatitudine che
lui ha profeticamente annunciato.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore
Amen
120 L'uomo di Dio
nell'immagine
Gioacchino aureolato,
parziale dell'affresco della
Cattedrale di Santa Severina (Crotone)
(XVI sec.)
Postulazione
La Fama
Sanctitatis
dell’Abate di
Fiore
G
ioacchino abate di Fiore e consigliere. ricordarono sempre con grande ve-
(nato a Celico (CS) ver- All’uomo di Dio nulla si precludeva nerazione.
so il 1135, morto a San fino al punto che si chiedeva una Per il fondatore del loro Nuovo or-
Martino di Canale pres- Parola di Dio profetica sulla storia e dine essi celebrarono solennemente
so Pietrafitta il 30 Marzo 1202), già le vicende contemporanee. l’anniversario della morte comme-
in vita riscosse una certa fama di La fama della sua santità si diffuse morandolo nell’Ufficio con una an-
santità, tanto che era stimato e con- immediatamente dopo la sua morte tifona alle Lodi e ai Vespri ed una
vocato dai potenti come confessore e i suoi figli spirituali, i florensi, lo
L'uomo di Dio 121
a fianco
Gioacchino. Vaticani (1589)
a fianco
Riproduzione dell'incisione della lastra
tombale, Cronologia di Greco (1612)
a fianco
Il Battistero di Parma
re. Uno appunto dei detti abati, di nome inno da cantarsi in chiesa in cui con assiste dunque ad un riaccender-
Guglielmo e sofferente di quartana, era molta probabilità se ne delineavano si dell’interesse nei confronti della
estremamente debilitato, tuttavia per de- le virtù e i tratti spirituali: persona di Gioacchino, favorito an-
vozione del santo Padre procurò di esse- “Questi è l’abate di Fiore di celeste ru- che dall’avvicinarsi dell’anno 1260,
re là condotto sollecitamente. Toccando, giada dispensatore”. durante il quale avrebbe dovuto
quindi, l’abate Guglielmo con molta La raccolta dei miracoli di aver inizio la terza età, l’età dello
devozione il corpo del beato Gioacchino, Gioacchino da Fiore, composta dal Spirito.
guarì lì per lì non solo della quartana, ma monaco florense Giacomo Greco tra Nonostante Salimbene nel De Adam
anche di una malattia dello stomaco”.15 1586 e il 1612 si basa certamente su asserisse a più riprese, che dopo il
una più antica ed originaria Leggenda 1260 egli aveva cessato di dar retta
agiografica, orale o scritta, alla quale alle profezie gioachimite, impiegan-
Sulla lastra era anche scolpita l’effi- aveva potuto direttamente attingere. do il proprio tempo in attività più
gie di Gioacchino; essa può conside- Questa leggenda costituisce “la sicu- proficue, di fatto, quando scrisse la
rarsi ormai definitivamente perduta ra testimonianza storica del sorgere di sua Cronica, negli anni Ottanta del
ma fortunatamente Giacomo Greco un culto locale”18 e riavvicina l’Abate Duecento, subiva ancora il fascino
nella sua Chronologia ce ne ha lascia- a quelle popolazioni di cui esso stes- della persona di Gioacchino.20
to una descrizione.16 so è figlio. Infatti, Salimbene, che non ri-
In quella stessa pubblicazione il tiene opportuno seguire in tut-
Greco fece anche riprodurre una “Nella testimonianza narrativa dei mi- to Gioacchino nelle sue teorie, lo
sorta di immagine, stilizzata, che racoli, descritto ora come maestro seve- considerava comunque un “santo
risulta essere così la più antica raf- ro che ammonisce e punisce, ora come uomo”21; egli peraltro, dopo aver
figurazione dell’abate Gioacchino. padre magnanimo e misericordioso che narrato una disputa tra il francesca-
Egli vi compare in abito monastico, perdona e salva, ora come compagno di no Ugo di Digne e il domenicano
con la mano destra tiene il pastorale viaggio, ora come ospite gradito, e an- Pietro di Puglia (il primo "gioachi-
e con la sinistra tiene appoggiato sul cora, come santo da invocare in ogni mita" entusiasta, il secondo piutto-
petto il libro dell’Apocalisse.17 necessità, l’abate Gioacchino appare in sto scettico nei confronti delle teorie
Sulla stessa lastra tombale furono una dimensione umana e quotidiana più
riportati i versi iniziali di un antico comprensibile e vicina anche alle per-
sone semplici, arricchendo e mitigando
15 A.M. Adorisio, I Miracoli dell’Abate, 65. non poco quell’altra più austera figura 20 Cf. A. Gattucci, Parole, figure e inflessio-
16 G. Greco, Ioacchim abbatis et Florensis di assorto speculatore dei misteri divini ni gioachimite nella “Cronica” di Salimbene,
ordinis chronologia, Cosenza 1612, 122: «Ef- in Salimbeniana. Atti del Convegno per il
figies siquidem eius in Florensi ecclesia adhuc
e della sacra scrittura”.19 VII Centenario di fra Salimbene. Parma
conspicitur in celebri cappella Virginis glo- 1987-1989, Bologna 1991, 95-116.
riosae secus post illius altare veterrimum in Intorno alla metà del Duecento si 21 Cf. Salimbene De Adam, Cronica I., edi-
coenotaphio insculpta, quae dextera baculum, dit G. Scalia (Corpus christianorum. Con-
laeva libellum retinere conspicitur». tinuatio Mediaevalis, 125), Turnholti 1998,
17 A.M. Adorisio, I Miracoli dell’Abate, 105- 18 Ivi, 10 359: «Quamvis abbas Ioachim fuerit sanctus
106 19 Ivi, 11 homo».
L'uomo di Dio 125
a fianco
Incisione degli Oracoli di Salimbene
dell’Abate)22, riferisce un episodio aveva narrato le gesta di Francesco Napoli raccolte dal Sanfelice e tra-
destinato a certificare la pazienza di (“Degno è che, dov’è l’un, l’altro s’in- smesse al Sant’Uffizio26 e che forse
Gioacchino e la sua santità. duca: / sì che, com’elli ad una militaro, è viziata per timore dell’indagine
Si tratta, certamente, di una testi- / cosí la gloria loro insieme luca”)23, vescovile, o ancora per non arre-
monianza importante, poiché mo- Bonaventura presenta a Dante gli al- car danno alla figura del “beato”
stra come negli anni Ottanta del tri grandi spiriti che sono accanto a Gioacchino dopo la promulgazione
Duecento la convinzione della san- lui nella seconda corona: i santi della dei Decreti di Urbano VIII. Nella
tità di Gioacchino non si era incrina- prima generazione francescana, poi stessa raccolta di testimonianze in-
ta neppure tra coloro che – come il ancora Ugo da San Vittore, Pietro fatti il sacerdote secolare Carlo d’Ip-
cronista parmense – si erano ormai Mangiatore, Pietro Ispano, il profe- polito afferma esplicitamente che
raffreddati nell’entusiasmo per le ta Natan, san Giovanni Crisostomo, “il detto Abbate Gioacchino è tenuto
sue dottrine. sant’Anselmo d’Aosta, il grammati- per Beato, e così lo chiamano i Monaci,
Salimbene si mostra orgoglioso di co Donato, quindi esclama: quanto li secolari di detto luogo” e gli
poter riferire, in merito alla santità stessi Bernardo di Napoli e Diego
di Gioacchino, un episodio (unum “Rabano è qui, e lucemi dallato / il ca- Pugliese utilizzarono l’espressione
exemplum) non testimoniato dalla lavrese abate Giovacchino, / di spirito “beato Gioacchino” (sapendo di de-
sua Legenda, nel quale si mostra la profetico dotato”24. porre per una indagine vescovile)
sua “grandissima pazienza” (patien- così come fece Donato Ranue, mo-
tia maxima). Per comporre questa sua famosa naco della stessa Congregazione.
terzina Dante non fece altro che ela- “Viene comunemente da tutti gli
Che la fama di santità di Gioacchino borare parzialmente l’antifona che i Monaci della nostra religione, tenuto, e
si mantenesse viva anche nei decen- monaci forensi recitavano ai Vespri, reputato l’Abbate Gioacchino per Beato”
ni successivi, lo mostra con eviden- nell’officiatura liturgica del beato e cita anche la Vita del Padre Lauro
za il fatto che Dante, nella Commedia, Gioacchino: Abate del Saggitario nella parte ove
collochi Gioacchino nel Paradiso, “B. Joachim, spiritu dotatus prophetico, si legge: “da tutte le genti di quella
vicino ad altri grandi, grandissimi decoratus intelligentia errore procul ha- Terra viene reputato per Beato”.
personaggi della storia della teo- eretico, dixit futura ut praesentia”25. Gioacchino, dunque, non solo gode-
logia e della spiritualità cristiana. va di un culto all’interno del proprio
Come è ben noto, dopo aver illu- Una officiatura che è dunque uti- Ordine, ma i testi propri della sua
strato la vita di Domenico, e dopo lizzata nel XIII secolo per venerare festa liturgica erano – molto proba-
che nel canto precedente Tommaso l’Abate e non postuma, o secondo bilmente – conosciuti anche fuori
le testimonianze di Bernardo da dell’Ordine stesso, come mostra il
fatto che l’antifona dei Vespri sia
22 Secondo Salimbene, fra Pietro di Puglia
avrebbe risposto così a frate Giovannino, 23 Paradiso XII, 34-36.
nota a Dante, anche se non possia-
cantore a Napoli, che gli chiedeva un giu-
dizio sulla dottrina di Gioacchino: Tantum 24 Paradiso XII, 139-141. 26 Archivio della Congregazione per la
curo de Ioachym, quantum de quinta rota 25 Testo in Acta Sanctorum Maii, t. VII, An- dottrina della fede, St St B 4 – h, fasc. 1,
plaustri (ivi, 361). tuerpiae 1688 1680 Gioacchino da Fiore, ff 272r-294r
126 L'uomo di Dio
mo escludere che l’Alighieri stesso “In questo monastero, in una cappella, “nella detta chiesa a mano destra, quan-
abbia avanzato – in proposito – spe- in un sepolcro marmoreo è sepolto il be- do si entra, vi sono pintate al numero di
cifica richiesta a qualche monastero ato abate Gioacchino, oggetto di grande sette immagini a fresco”:
florense. venerazione e devozione dalla gente del
Il grande poeta fiorentino, peraltro, circondario”. la settima immagine, dopo (nell’or-
doveva in qualche modo aver visto dine) il Crocifisso, san Giovanni
(o averne avuto notizia) anche alcu- La sua descrizione del sepolcro, pe- Evangelista, la beata Vergine, san
ne delle tavole del Liber figurarum raltro, coincide sostanzialmente con Giovanni Battista, san Bernardo, san
che meglio esprimono il geniale quella che qualche decennio più tar- Benedetto, è quella:
simbolismo del monaco e teologo di fornirà Giacomo Greco nella sua
calabrese. ben nota Chronologia. “del Beato Gioacchino con li ragi ator-
Nel 1346 i florensi presentarono alla Il 26 maggio 1640, da Venezia, il car- no il capo, nella mano sinistra tiene una
Curia papale, allora in Avignone, melitano Ludovico Giacomo da San croccia pastorale et nella destra il libro,
una raccolta di materiali sul loro Carlo inviò a Costantino Gaetani la vestito con la cuculla del medesimo or-
fondatore, con la richiesta che fosse testimonianza di un autore carmeli- dine et di sotto l’instessa immagine una
istituita una Commissione per va- tano sulla santità di Gioacchino; il 22 iscrittione la quale dice: B. Joachimus
gliare i miracoli di Gioacchino, con dicembre dello stesso anno, Fabrizio Abbas floren; et per quanto noi sapemo
l’obiettivo di giungere ad una di- Corrado scrisse – da Napoli – al et avemo inteso dire tanto alli patri del
chiarazione pubblica definitiva del- Gaetani riferendo notizie sulla casa medesimo Monasterio di detto ordine
la sua santità. Alcuni abati dell’Or- natale di Gioacchino trasformata in come alli homini vecchi di detta nostra
dine florense, riuniti a Pietrafitta, chiesa dagli abitanti di Celico, che patria le su dette imageni sonno an-
dettero anche mandato all’abate nutrivano grande venerazione per il tichissime et non si ne ha memoria di
di San Giovanni in Fiore, Pietro, di loro Beato concittadino. quanto furno pintate”.
farsi carico dell’iniziativa. In quegli È testimoniato che il 18 ottobre 1643,
stessi anni comparvero, in alcuni furono il clero e i cittadini di Celico a Nel già citato attestato notarile, ro-
codici gioachimiti, illustrazioni che fare fede, con attestato notarile, che gato a Celico il 18 ottobre 1643, si
tendevano a mettere in risalto la ce- Gioacchino era nato nel loro pae- asseriva pure:
leste prerogativa del loro fondatore. se e che era grande la devozione di “dalli nostri antichissimi antecessori è
Tuttavia, come sappiamo, il tentati- cui godeva la chiesa dell’Assunta, stata pittata la sua imagine nella por-
vo si concluse con un nulla di fatto. costruita sulla sua casa natale. Essi ta del organi nella prospettiva di fuo-
Attestazioni della fama sanctitatis peraltro attestarono del miracolo ri dentro la chiesa parrocchiale di S.
di Gioacchino e della devozione nu- avvenuto il 27 marzo 1638, quando Michel’Arcangelo in questa medesima
trita nei suoi confronti dalle popola- a seguito del violento terremoto che forma: sedente nella sedia con la mitria
zioni calabresi si registrano anche in devastò la Calabria. libro et penna in mano con un raggio
epoca moderna. di lume di sopra con l’epitafio: Beatus
È stato ancora Adorisio a richiamare “Solo restò in piedi la sopradetta chiesa Joachim Abbas in anno 1587, et s’ha co-
l’attenzione sulle relazioni, tuttora per miracolo di detto Beato, quasi per di- munemente per beato miracoloso, et per
inedite, della visita compiuta tra il mostrarsi per vero Beato Profeta nostro tale lo reputamo et tenemo”.
1571 e il 1577 da don Giusto Biffolati, protettore, che in piedi se ne sta pregan-
priore di Casamari, ai monasteri do il Signore a beneficio di noi suoi con- Francesco Russo scrive che, sempre
di San Giovanni in Fiore, Altilia e cittadini, quale opinione di santità e spi- in Celico, nella chiesa di S. Maria del
Corazzo: nel 1570, infatti, i monaste- rito profetico è stata ab imemorabili”27. Fosso, sul soffitto vi era dipinta la
ri florensi erano stati riuniti all’Ordi- “Madonna con il B. Gioacchino a destra
ne cistercense. Con attestato notarile, i cittadini di e S. Francesco di Paola a sinistra”; così,
Proprio in queste relazioni trovia- San Giovanni in Fiore confermarono, pure, egli afferma che “nel monaste-
mo la prima testimonianza che, in il 15 marzo 1636, l’esistenza nel loro ro del Sagittario in Lucania, sopra l’in-
età moderna, ci parla della tomba di paese, ab immemorabili, del monastero gresso dell’Archivio, c’era l’immagine di
Gioacchino e della grande devozio- florense; nel descrivere la chiesa ab- Gioacchino con la testa aureolata” e che
ne di cui era oggetto da parte della baziale, essi peraltro attestarono che un’immagine fu portata alla luce,
gente dei dintorni. Scrive infatti il nel 1909, anche nella cattedrale di S.
Biffolati: Severina ed è ancora ben visibile.
27 A. M. Adorisio, Contributo alla storia de-
gli studi gioachimiti, 317
L'uomo di Dio 127
Le raffigurazioni
dell’abate
Gioacchino
da Fiore
L
ma la miniatura è stata ag-
e più antiche raffigurazio- mano destra quando si entra», giunta successivamente e mo-
ni dell’abate Gioacchino si si vedeva un'immagine di stra caratteristiche stilistiche
conservavano nell’Abbazia Gioacchino, raffigurato del sec. XIV. In questa immagi-
di San Giovanni in Fiore, «con li ragi atorno il ne l’abate Gioacchino è disposto
nessun originale è, però, a noi per- capo», accanto alla di tre quarti, in posizione eretta,
venuto. Madonna, a San vestito di un abito monastico di co-
Una delle immagini antiche dell’aba- Giovanni evange- lore bianco, con il bacolo pastorale,
te la conosciamo perché riprodotta a lista, San Bernardo di colore celeste, sorretto dalla mano
stampa da Giacomo Greco nella sua e San Benedetto. sinistra e un codice chiuso, dotato di
opera titolata: “Cronologia dell’aba- Il sindaco del tem- copertina rossa, sorretto dalla mano
te Gioacchino e dell’ordine florense”, po afferma che si destra. Il capo,
edita nel 1612. In questa stampa trattava di un ciclo scoperto e tonsu-
Gioacchino è ritratto col capo coper- di immagini anti- rato, è circonda-
to, in abito monastico, con il bacolo chissime, anche da to da un’aureola
pastorale nella mano destra e un noi non databili rotonda molto
codice dell’Apocalisse nella sinistra. perché non perve- marcata, secon-
La raffigurazione sembra essere sta- nute.
ta predisposta come un ritratto, giac- Un’altra imma-
ché non presenta attributi conformi gine molto antica
all’iconografia funeraria, pertanto di Gioacchino, al-
assume un valore assoluto su tutte le trettanto famosa, è
altre raffigurazioni, prodotte in epo- quella dipinta nella
ca successiva, questa immagine sulla miniatura nell’in-
cornice presenta una scritta che reci- cipit del codice
ta: «Questa che vedi è la vera immagine chigiano (A. VIII.
del celebre Gioacchino che fu nel mondo 231, f.1v), relati- do i tipi della
mirabile nell’aspetto e nell’anima». vo all’Expositio tradizionale
È documentato che nell’abbazia in Apolalypsim iconografia dei
florense vi era un’altra immagine della Biblioteca santi.
dell’abate Gioacchino dipinta ad Apostolica Più o meno alla stessa epoca risale
affresco, quella indicata dal sinda- Vaticana. A detta l’immagine di Gioacchino che com-
co di San Giovanni in Fiore in una degli esperti il ma- pare nell’incipit del manoscritto
relazione del 1636, ove si attesta noscritto risale al pri- della Biblioteca Apostolica Vaticana
che nella Chiesa del Monastero «a mo quarto del sec. XIII, -ms. Vat. Lat. 4860, c.35r-, dove ap-
128 L'uomo di Dio
Gioacchino
santo o eretico?
La difesa nelle lettere Apostoliche dei Papi e nello stesso
Concilio Lateranense IV (1215)
N
el 1184, nella famosa de- collocano le chiese catare3. Proprio la cevuta dalla Sede Apostolica oppure
cretale Ad abolendam, condanna generalizzata del pontefi- dal vescovo del luogo»4.
Lucio III, senza troppo ce appare il segno eloquente del di- Se il dualismo divideva catari e val-
preoccuparsi di distin- sorientamento ecclesiastico di fronte desi, la predicazione finiva per acco-
guere, ingloba in un’unica condanna all’insorgenza del fenomeno eretica- munarli e con essi gli Umiliati e gli
vari gruppi religiosi: le. Peraltro, sempre nella decretale Arnaldisti. Molto meno sappiamo
«In primo luogo, dunque, decidia- Ad abolendam, venivano scomunicati dei Passagini, che troviamo menzio-
mo che siano soggetti a perpetua tutti coloro che avessero preteso pre- nati per la prima volta proprio nella
scomunica i Catari ed i Patarini e dicare pur essendone stati impediti o decretale del 1184, e il cui nome appa-
coloro che si fregiano del falso nome risultassero privi di una speciale li- re ripetuto anche in altri documenti
di Umiliati oppure di Poveri di cenza concessa della Sede Apostolica papali fino alla metà del XIII secolo:
Lione1, i Passagini, i Giosefini e gli o del vescovo del luogo: diffusisi nell’Italia settentrionale ne-
Arnaldisti»2. «Poiché alcuni, sotto apparenza di gli ultimi decenni del XII secolo, essi
Poco dopo la metà del XII secolo pietà, ma essendo del tutto privi del- vanno collocati nell’ambito dell’ere-
si erano infatti ormai chiaramente le virtù che la caratterizzano, secon- sia cristiana, non giudaizzante, come
delineate – e manifestate le grandi do quanto dice l’apostolo, rivendi- credeva anche uno storico attento
correnti ereticali, la gran parte delle cano per sé l’autorità di esercitare la del fenomeno ereticale quale Ilarino
quali (o, almeno, quelle che godran- predicazione, mentre lo stesso apo- da Milano5, «anche se hanno potuto
no di una più ampia diffusione) ap- stoli dice: "In che modo ci saranno avere contatto con ebrei, per impara-
paiono riconducibili all’interno di dei predicatori, se non saranno man- re, ad esempio, la circoncisione»6.
due filoni: un primo, pauperista e dati?", annodiamo con uguale vinco- Nella seconda metà del XII, dunque,
anticurialista, nel quale possiamo in- lo di perpetua scomunica tutti coloro la Chiesa Cattolica, avvertì il peri-
serire Arnaldisti, Umiliati e Poveri di che avranno la presunzione di pre- colo dell’eresia, di fronte al quale si
Lione; un altro di marcata ispirazio- dicare sia in pubblico che in privato, trovò, di fatto, impreparata. Peraltro,
ne dualistica, all’interno del quale si pur avendone ricevuto la proibizio- le misure decretate nel canone 27 del
ne oppure non essendo stati inviati, Concilio Lateranense III non riguar-
al di fuori di ogni autorizzazione ri- davano indistintamente tutti i luoghi
nei quali l’eresia era presente – in
3 Una esposizione globale dei vari feno-
meni ereticali del Medioevo offrono Ila- 4 (Corpus iuris canonici II, 780; cf. anche
rino da Milano, Le eresie medioevali (sec. Enchiridion fontium Valdensium, 51): in
1 Proprio questa assimilazione degli Umi- XI-XIV), ora in Id., Eresie medioevali. Scritti
liati ai Poveri di Lione mostra con tutta questo caso ho utilizzato la traduzione di
minori, introduzione di Stanislao da Cam- R. Rusconi, Predicazione e vita religiosa nella
evidenza che il pontefice (e con lui la can- pagnola (Studi e ricerche dell’Istituto di
celleria e chi ha collaborato alla redazione società italiana, 91. Cf. G. G. Merlo, Eretici
Storia della Facoltà di Magistero dell’Uni- ed eresie medievali, 51-52.
del documento) condanna una esperienza versità di Perugia, 1), Rimini 1983, 17-112,
di cui ha una conoscenza solo superficiale. con un’antologia di testi (il saggio fu pub- 5 Cf. Ilarino da Milano, Le eresie medioevali,
2 Decretales Gregorii IX, lib. V, tit. VII De blicato nel 1954 per la Grande Antologia 40; Id., L’eresia di Ugo Speroni nella confuta-
hereticis, cap. IX, in Corpus iuris canonici II, Filofica edita da Marzorati); G. G. Merlo, zione del maestro Vacario (Studi e testi, 115),
a cura di E. Friedberg, Leipzig 1881, 780; Eretici ed eresie medievali (Universale pa- Città del Vaticano 1945, 436-444.
cf. anche Enchiridion fontium Valdensium.. perbacks Il Mulino, 230), Bologna 1989. 6 R. Manselli, I Passagini, 309.
130 L'uomo di Dio
a fianco
Dipinto raffigurante Papa Innocenzo III,
particolare
a fianco
La prima riunione della Commissione
Storica - 27 giugno 2001 - Palazzo
Arcivescovile di Cosenza
Paolo, salterio), dei Moralia in Job di di Narbona ed ai suoi suffraganei, Grazie alla duttilità da lui mostrata,
Gregorio Magno e di molti altri libri. Innocenzo afferma che corregge più il pontefice ricondusse all’interno
Nel 1199 Innocenzo intervenne con facilmente l’affabilità della grazia della Chiesa il gruppo degli Umiliati
due lettere, indirizzate l’una al po- che non l’asperità della disciplina. e alcuni gruppi di Valdesi, e permi-
polo di Metz, l’altra al vescovo e ai In questo dibattito molto vivo, che se (senza tuttavia troppo impegnarsi
canonici della stessa città: di fronte coinvolse molti ambienti, le persona- in loro favore) la nascita dei futuri
al popolo, il pontefice, pur ricono- lità spiritualmente più eminenti e le Ordini Mendicanti, che costituiran-
scendo che il desiderio di appren- menti teologicamente più avvertite, no un elemento determinante in or-
dere le Sacre Scritture non sia ogget- Gioacchino – molto più permeato di dine alla riforma della Chiesa e della
tivamente da sconsigliare, quanto letteratura monastica di quanto spes- lotta antiereticale14. Sin dall’inizio del
piuttosto da raccomandare, difende so si sia creduto – sposò decisamente suo governo egli manifestò la ferma
tuttavia le prerogative del clero, al il partito contrario alla predicazio- intenzione di agire senza tentenna-
quale viene demandato dal Signore ne laicale12, a differenza di quel che menti e in egual modo intimò di fare
il compito di pascere il gregge dei fe- fece Pietro Cantore, il famoso e già ai vescovi. Nella lettera al vescovo di
deli, e riprende l’atteggiamento delle menzionato maestro parigino, che Siracusa, del 5 gennaio 1199, dopo
conventicole che a Metz usurpavano si mostrò favorevole a concedere ai una pessimistica visione del tempo
l’ufficio della predicazione disprez- laici il diritto di predicare ed espres- presente, egli afferma che, spinto dal
zando i sacerdoti a causa della loro se – invece – esplicite riserve su alcu- biblico invito alla cattura delle picco-
semplicità; rivolgendosi al vescovo ne linee interpretative della teologia le volpi, non vuol esser paragonato
e ai canonici, però, li invita ad usa- della storia di Gioacchino13. a quei cani muti che non vogliono
re estremo tatto, ad informarsi con Il metodo di Innocenzo III rappre- latrare, né assistere inerte alla rovina
cura di chi sia all’origine di quelle sentò dunque una svolta rispetto allo della vigna del Signore degli eserciti,
traduzioni e da quali intenzioni sia- stile adottato dai suoi predecessori. della quale è stato costituito operaio,
no mossi, quale sia la fede degli ap- Nettissima fu la sua presa di posi- anzi guida degli operai, pur se quasi
partenenti al gruppo, quale il loro zione a favore di un rinnovato impe- all’ora undecima15. Ferma determi-
rapporto con la Chiesa cattolica e gno in ordine all’evangelizzazione. nazione, dunque, da parte del pon-
con la Sede Romana, per evitare che tefice: d’altronde tornerà ancora, nel
12 G. L. Potestà, La visione della storia di
persone semplici, mosse soltanto da suo epistolario, questo riferimento ai
Gioacchino: dal modello binario ai modelli alfa
un forte bisogno religioso, possano – e omega in Gioacchino da Fiore tra Bernardo
trattati da eretici – essere in qualche di Clairvaux e Innocenzo III. Atti del 5° Con- 14 La bibliografia in proposito è stermina-
modo spinti verso l’eresia. gresso internazionale di studi gioachimiti. ta: ci si limita a rinviare a M. Maccarrone,
San Giovanni in Fiore, 16-21 settembre Riforme e innovazioni di Innocenzo III nella
«Ne […] in hereticos de simplicibus 1999. A cura di R. Rusconi (Centro Inter- vita religiosa, in Id., Studi su Innocenzo III
commutentur»: si può cogliere – nelle nazionale di Studi Gioachimiti S. Giovan- (Italia sacra, 17), Padova 1972, 221-337; Il
parole di Innocenzo III – una critica ni in Fiore. Opere di Gioacchino da Fiore: Papato duecentesco e gli Ordini Mendicanti.
testi e strumenti, 13), Roma 2000, part. Atti del XXV Convegno internazionale.
non troppo velata alla precedente li- 189-192. Assisi, 13-14 febbraio 1998, Spoleto 1998:
nea di condotta della Curia Romana quest’ultima pubblicazione fornisce una
13 G. L. Potestà, La visione della storia, 191;
e dei suoi stessi predecessori. Ancora R. E. Lerner, Joachim and the Scholastics, in più completa e aggiornata bibliografia
sull’argomento.
nel 1209, scrivendo all’arcivescovo Gioacchino da Fiore tra Bernardo di Clairvaux
e Innocenzo III, 256. 15 Cf. PL 214, 472 B.
132 L'uomo di Dio
cani muti (citazione da Is 56, 10) ai crociata, non furono mai espressa- chiedano correzione o riforma»20; al
quali egli non vuole essere assoluta- mente nominati dai documenti del riguardo, egli chiedeva anche una
mente paragonato16. Lateranense IV, mentre lo furono relazione scritta, in cui dovevano es-
Scrivendo all’arcivescovo di Gioacchino da Fiore e Amalrico di sere elencati con esattezza i punti che
Narbona nel 1203, Innocenzo si mo- Bene? Anticipo una problematica il Concilio avrebbe dovuto prendere
stra irato col presule, poiché l’intera che svilupperò più tardi, nell’analisi in esame. Queste relazioni, di cui
diocesi è piena di eretici, e lamenta della Cost. 2 del Concilio, De errore nulla si è conservato e che sarebbero
la penuria di combattenti: coloro abbatis Ioachim: entrambi, Gioacchino indubbiamente preziose, non furono
che sono deputati alla custodia del- e Amalrico, costituivano, differente- certo l’unica fonte di informazione
la casa di Dio, costituiti pastori del mente da catari e valdesi, un proble- per Innocenzo III: notevole impor-
gregge non si sognano affatto di ac- ma per l’università. tanza dovettero avere anche le rela-
cingersi alla lotta contro i nemici e zioni dei suoi legati21. A quest’impo-
di ergersi quale muro in difesa della nente fase preparatoria Innocenzo
casa di Israele17. Da questa presa di assegnò tuttavia notevole importan-
coscienza della drammaticità del- Il Concilio za, come dimostra l’ampio lasso di
la situazione presente, scaturisce tempo ad essa concesso.
in Innocenzo una ferma volontà di
Lateranense IV Al Concilio presero parte circa due-
propaganda antiereticale, che deve mila persone: quattrocento erano
essere accompagnata, di pari passo, «Noi riuniremo a suo tempo un con- vescovi, la metà dei quali provenien-
da una seria opera di riforma del tes- cilio generale: allo scopo di estirpare ti dall’Italia (ma risultarono assenti
suto ecclesiale. Furono questi anche i vizi ed instaurare le virtù, sanare tutti quelli della Marca di Ancona e
i motivi che spinsero il pontefice ad gli abusi e riformare i costumi, sop- buona parte di quelli del Ducato di
indire un concilio universale, cosa primere le eresie e rafforzare la fede, Spoleto). Completamente assenti an-
che egli fece con la lettera Vineam pacificare le discordie e consolidare che i vescovi delle Chiese orientali, e
Domini Sabaoth, del 10 aprile 1213, la pace, reprimere l’oppressione e in- in tal senso si può dire che il Concilio
diretta a tutti gli arcivescovi, vesco- coraggiare la libertà, per indurre i so- comportò più svantaggi che van-
vi, abati e priori18. vrani e i popoli cristiani a soccorrere taggi in ordine alla cau-
Sorge subito, tuttavia, una questio- la Terra Santa con l’aiuto sia del clero sa dell’unione22.
ne: come mai né i valdesi né – tanto- che dei laici, e per trattare diverse Peraltro, il
meno – i catari, che pur costituivano questioni che sarebbe troppo lungo
ormai il «problema» per eccellenza elencare»19.
della cristianità, contro i quali po- In tal modo il pontefice – te-
chi anni prima era stata bandita una nendo unite la ri-
forma della
16 Cf. PL 214, 904; 215, 355 A. Giacomo
Chiesa e l’im-
da Vitry, nella famosissima lettera scritta
da Genova nel 1216, nella quale parla di presa della
fratres e sorores minores, conclude: «Credo Crociata – sin-
proprio che il Signore, prima della fine tetizzava, nella
del mondo, voglia salvare molte anime
per mezzo di questi uomini semplici e Vineam Domini
poveri, per svergognare i prelati, divenuti Sabaoth, gli obiet-
ormai come cani muti, incapaci di latra- tivi del prossimo
re» (R. B. C. Huygens, Lettres de Jacques de
Vitry (1160/1170‑1240), évêque de Saint‑Je-
Concilio, al quale in-
an‑d’Acre. Edition critique, Leiden 1960, 76 vitava vescovi e abati
(la traduzione in Fonti Francescane, 1908, chiedendo loro di
num. 2208).
«indagare accuratamente, in
17 Cf. PL 215, 273C-D. Espressioni identi- prima persona o per mezzo di gen-
che ritornano nella lettera del 17 dicembre
1206, indirizzata a Raoul di Fontfroide (cf. te affidabile, su tutti i punti che ri-
PL 215, 1024D).
20 Ibidem, 318-319.
18 Cf. il testo in PL 216, 823D-825C; se ne 19 R. Foreville, Storia dei Concili ecumenici,
offre una traduzione in Storia dei Concili 217-218. M. Maccarrone, Il IV Concilio La- 21 Lo sottolinea M. Maccarrone, Il IV Con-
ecumenici VI. Lateranense I, II, III e Latera- teranense, in Divinitas 5 (1961) 270-298; Id., cilio Lateranense, 276.
nense IV. Edizione italiana a cura di O. Pa- Lateranense IV, in Dizionario degli Istituti di 22 Cf. M. Maccarrone, Il IV Concilio Late-
squato, Roma 2001, 317-319. Perfezione V, Roma 1973, coll. 474-498. ranense, 279.
L'uomo di Dio 133
Concilio dedicò notevole attenzione no essere il frutto del lavoro del alla professione di fede espressa nel-
a questioni di natura politica, tra le Papa e della Curia: è dunque in la cost. 1 viene condannato il libellum
quali la più importante (ma non l’uni- primo luogo ad Innocenzo III che seu tractatum di Gioacchino contro
ca) fu la controversia tra Federico II e «deve esserne attribuito il merito e Pietro Lombardo. Difficile dire qual-
Ottone IV, che generò un vero e pro- la responsabilità»25. Indubbiamente, cosa su questa scritto, a tutt’oggi
prio tumulto durante lo svolgimento oltre l’attività legislativa già prodot- perduto: non dev’essersi trattato di
della seconda sessione, in cui venne ta da innocenzo III, furono valoriz- un’opera voluminosa, come indica la
trattata (20 novembre). Le costituzio- zati i canoni dei concili precedenti qualifica di «libello» datale dal conci-
ni pubblicate dal Concilio si occupa- e quelli di alcuni concili nazionali lio, ma ci è impossibile determinarne
no invece dei due compiti assegnati e provinciali tenutisi in anni vicini, con precisione anche il titolo27. Forse,
dal Papa a quell’assise solenne, e cioè particolarmente quelli svoltisi in ter- come ha sostenuto il Paolini sulla
la riforma della Chiesa e la crociata. ra di Francia sotto la presidenza del scia del McGinn e del Selge, lo scrit-
In verità quest’ultimo aspetto venne Legato papale Roberto di Courçon. to risaliva ad una fase «precedente
affrontato soltanto nell’ultimo docu- Le settanta costituzioni non seguono l’intuizione del 1183», per cui l’insi-
mento, la cost. [71], con cui vengono un organico filo conduttore (rivelano stenza di Gioacchino sulla novità di
promulgate dettagliate istruzioni anzi, nel loro ordine, una certa diso- quella «visione» può far «pensare
per la nuova crociata bandita dal mogeneità), tutte attente però – ed è verosimilmente all’abbandono di al-
Concilio (essa avrebbe dovuto avere questa la chiave di lettura che per- cune posizioni precedenti»28.
inizio il 1° giugno 1217: i partecipan- mette di comprenderne senso e por- L’unica cosa certa è che in questo scrit-
ti alla spedizione «qui disposuerunt tata – alla riforma dei costumi e della to Gioacchino aveva definito Pietro
transire per mare» sarebbero dovuti disciplina ecclesiastica. Lombardo «eretico ed insano», in
convenire nel regno di Sicilia, alcuni quanto egli finiva per proporre una
presso Brindisi, altri presso Messina vera e propria «quaternità in Dio»:
o in zone vicine a questi due centri)23. indubbiamente l’accusa di quaterni-
Differentemente da quanto si verificò tà nei confronti di Pietro Lombardo
al concilio Lateranense III, che vide La seconda – riferita nella Costituzione conci-
i vescovi diretta- costituzione: liare – concorda con ripetute affer-
mente coinvolti De errore abbatis mazioni di Gioacchino, che una tale
nella stesura dei accusa l’aveva formulata già nell’Ex-
documenti ema-
Ioachim positio vitae et regulae beati Benedicti,
nati in quell’assi- un’opera rimasta incompiuta, di cui
se24, i documenti del La serie delle costituzioni conciliari l’Abate non curò mai una stesura
Lateranense inizia con una professione della fede definitiva, e in altre sue opere mag-
IV risulta- cattolica (cost. 1: De fide catholica), cui giori, come l’Expositio in Apocalypsim
fa seguito la condanna di opinioni te-
ologiche in materia trinitaria (cost. 2:
23 Cf. cost. [71], in Conciliorum Oecumeni-
corum decreta, curantibus J. Alberico – J. De errore abbatis Ioachim) e degli eretici
A. Dossetti – P.P. Joannou – C. Leonardi (cost. 3: De haereticis). La cost. 2, dun-
– P. Prodi, consultante H. Jedin, Bologna que, appare strettamente connessa 27 De unitate seu essentia Trinitatis (in Con-
19733, 267-271 (per i particolari sopracitati, ciliorum oecumenicorum decreta, 231, rr.
cf. 267, rr. 19-22).
alla precedente, come denota chiara- 8-9): osserva Giovanni Di Napoli: «si trat-
mente l’ergo (damnamus ergo) all’ini- terebbe, nella presentazione del Concilio,
24 Peraltro, lo stesso Alessandro III, ri-
volgendosi ai partecipanti nella lettera zio del testo26: conseguentemente di uno sviluppo operato sul titolo dagli
di indizione Quoniam in agro Domini (21 esperti del Concilio come per rendere più
settembre 1178: si veda il testo in PL 200, chiaro il significato-contenuto dello scrit-
184-185), aveva auspicato una loro piena 25 M. Maccarrone, Il IV Concilio Lateranen- to? La cosa è molto presumibile» (Gioac-
collaborazione: «Con l’ausilio dello Spi- se, 284 chino da Fiore e Pietro Lombardo, in Rivista
rito Santo, compiamo con sforzo comune 26 Lo sottolineano anche L. Paolini, La di- di Filosofia neo-scolastica 71 [1979] 636). Cf.
l’incarico che ci è addossato, sia per sana- sputa sulla Trinità fra Gioacchino da Fiore e anche le brevi osservazioni di L. Paolini,
re gli abusi, sia per stabilire quanto a Dio Pietro Lombardo, in Filologia romanza e cul- La disputa sulla Trinità, 645.
è gradito; come un sol uomo sorreggiamo tura medievale. Studi in onore di E. Melli, a 28 L. Paolini, La disputa sulla Trinità, 650.
l’Arca del Signore (in uno humero subleve- cura di A. Fassò, L. Formisano, M. Man- Questa sarebbe, secondo Paolini, «la ra-
mus arcam Domini), con una sola bocca, cini, Edizioni dell’Orso, s. l., 1998, 651; E. gione per cui egli non lo inserì nell’elenco
glorifichiamo Dio, Padre del Signore no- Reinhardt, Joaquín de Fiore y el IV Concilio delle sue opere contenuto nella Epistola
stro Gesù Cristo» (R. Foreville, Storia dei Lateranense, in Anuario de Historia de la Igle- prologalis o testamento di Gioacchino»
Concili ecumenici, 193). sia 11 (2002) 96. (ibidem).
134 L'uomo di Dio
e nello Psalterium decem chordarum29, Gilberto Porretano, Pietro di Poitiers perciò supporre che non furono tan-
in cui, pur senza nominare il maestro e Pietro Lombardo34. Qualche de- to i cistercensi – come tanta storio-
parigino, egli respinse ancora la qua- cennio più tardi, però, gli scolastici grafia ha troppo a lungo ritenuto38
ternitas; nella tavola XXVI del Liber avevano finito ormai per trionfare; a – i nemici di Gioacchino attivi nel
figurarum, al lato sinistro della figura finire sul banco degli accusati furo- Concilio, quanto piuttosto l’influen-
si trovano elencate le tre perfidie, la no perciò i loro avversari, in primo za che sul Concilio e sullo stesso
terza delle quali (anonima) può es- luogo Gioacchino, che aveva espres- Innocenzo III esercitarono i maestri
sere agevolmente collegata all’errore samente, a più riprese (l’unico, preci- parigini, di cui lo stesso pontefice era
attribuito dall’Abate al maestro30. sa Paolini, che gli si sia opposto con stato allievo, come aveva in qualche
Gioacchino si pone in piena conti- una certa tenacia)35, attaccato Pietro modo intuito, in un fugace accenno,
nuità con il metodo patristico e la Lombardo, nel frattempo divenuto Raoul Manselli quasi cinquant’an-
posizione dei grandi teologi mona- un punto di riferimento indiscusso ni or sono39: peraltro, la distinzione
stici del secolo XII, come Bernardo per tutti i maestri parigini36. operata dal pontefice tra il verbum
e Riccardo di S. Vittore31: appog- Questi ultimi dovevano conoscere il exhortationis e l’officium praedicationis
giandosi sulle opere dei padri, tanto pensiero di Gioacchino, se già Pietro appare già chiaramente enunciata
Bernardo quanto Riccardo rifiutaro- il Cantore aveva messo in guardia da Pietro il Cantore, come ha rimar-
no il metodo e la terminologia allora contro alcune affermazioni dell’Aba- cato Gian Luca Potestà sulla scorta
in voga tra i maestri delle scholae32 te calabrese; in più, essi dovevano delle ricerche del Lauwers40; inoltre
(anche se recentemente Alessandro anche sapere che i pontefici aveva- Innocenzo III recepì gli insegnamen-
Ghisalberti ha posto in evidenza al- no anche letto ed approvato alcune ti dei maestri parigini in materia di
cune convergenze tra lo Psalterium delle principali opere dell’Abate, da predicazione41.
decem chordarum e la Teolgia schola- lui sottoposte alla verifica pontificia; Si può spiegare così come il pontefi-
rium di Pietro Abelardo33); lo stesso neppure è da escludere che gli stessi ce (il pronunciamento conciliare in
Pietro Lombardo, era fortunosamen- maestri sapessero che Innocenzo III prima persona, potrebbe essere ope-
te riuscito ad evitare la condanna da aveva utilizzato e citato alla lette- ra sua)42, pur conoscendo e stimando
parte del Lateranense III, anche se ra, in alcuni suoi scritti, interi brani Gioacchino prenda al tempo stesso,
Alessandro III, due anni prima, nel dalle opere di Gioacchino37. È logico in merito alla diatriba dell’abate con
1177 aveva da par suo condannato Pietro Lombardo, posizione decisa
– senza farne il nome – la proposi- 34 Cf. G. Di Napoli, Gioacchino da Fiore e
zione attribuita a Pietro Lombardo; Pietro Lombardo, 630-632. Il tentativo di
procedere contro Pietro Lombardo da 38 Cf. in proposito L. Paolini, La disputa
dopo lo svolgimento del Concilio, parte del Lateranense III è ricordato anche sulla Trinità, 650, che segnala alcune ipo-
Gualtiero di S. Vittore produsse un da L. Paolini, La disputa sulla Trinità, 651, tesi in tal senso, avanzate dal Di Napoli
nota 38; A. Ghisalberti, Monoteismo e tri- e dal Foberti, giudicandole «fantasiose».
violento attacco a quattro teologi da
nità, 167. 39 «Lo stesso sviluppo del pensiero teo-
lui ritenuti aristotelizzanti: Abelardo, logico e filosofico della Scolastica sarebbe
35 Cf. L. Paolini, La disputa sulla Trinità,
653. bastato a determinare la condanna» (R.
29 Cf., in proposito, G. Di Napoli, Gioac- Manselli, La “Lectura super Apocalipsim” di
chino da Fiore e Pietro Lombardo, 632; B. Mc- 36 Sulla diversità dell’approccio tra que- Pietro di Giovanni Olivi. Ricerche sull’esca-
Ginn, L’abate calabrese. Gioacchino da Fiore ste due scuole teologiche, cf. F. Gastal- tologismo medievale [Studi storici, 19-21],
nella storia del pensiero occidentale (opere di delli, Teologia monastica, teologia scolastica Roma 1955, 86.
Gioacchino da Fiore. Strumenti, 2), Geno- e “lectio divina”, in Analecta Cistercensia 66
va 1990, 178-179; E. Reinhardt, Joaquín de (1990) 25-63. 40 Cf. G. L. Potestà, La visione della storia,
Fiore, 99; L. Paolini, La disputa sulla Trinità, 203, nota 47; il riferimento e a M. Lauwers,
647. 37 Si vedano, in proposito, le ricerche di F. “Praedicatio-Exhortatio”.
Robb, Did Innocent III Personally Condemn
30 Cf. Paolini, La disputa sulla Trinità, 646. Joachim of Fiore?, in Florensia 7 (1993) 77- 41 Cf. F. Accrocca, La predicazione france-
91, part. 83; Ead., Joachimist Exegesis in the scana. Intorno a “Reg. bull.” IX, in “Nego-
31 Cf. ibidem: Paolini segnala un testo dal tium fidei”. Miscellanea di studi offerta a
De Trinitate, in cui Riccardo di San Vittore Theology of Innocent III and Rainier of Ponza,
in Florensia 11 (1997) 137-152; a questi si Mariano D’Alatri in occasione del suo 80°
sembra attaccare chiaramente, pur senza compleanno (Bibliotheca seraphico-capuc-
nominarlo, proprio il Lombardo; cf. anche aggiunga il recentissimo C. Egger, Joachim
von Fiore, Rainer von Ponza und die römische cina, 67), Roma 2002, 107-125.
E. Reinhardt, Joaquín de Fiore, 99 e biblio-
grafia ivi citata. Kurie, in Gioacchino da Fiore tra Bernardo 42 Il coinvolgimento diretto di Innocen-
di Clairvaux e Innocenzo III, 129-162 (lo zo III appare indubitabile nella formula:
32 Cf., in tal senso, anche le brevi notazio- stesso Egger aveva già segnalato alcune «Nos autem, sacro et universali concilio ap-
ni di B. McGinn, L’abate calabrese, 181. dipendenze in uno studio precedente: probante, credimus et confitemur cum Petro»
33 Cf. A. Ghisalberti, Monoteismo e trinità Papst Innocenz III. als Theologe. Beiträge (Conciliorum Oecumenicorum decreta, 232,
nello “Psalterium decem cordarum”, in Gio- zur Kenntnis seines Denkens im Rahmen der rr. 4-6). Cf., in proposito, anche le osser-
acchino da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Frühscholastik, in Archivum Historiae Ponti- vazioni di M. Maccarrone, Il IV Concilio
Innocenzo III, 165-170, 173-174. ficiae 30 [1992] 55-123, part. 107-109). Lateranense, 282-283.
L'uomo di Dio 135
contro di lui. È da precisare che il agito «non bene capiens verba magistri tazione teologica dell’abate»45.
pronunciamento conciliare condan- praedicti, utpote in subtilibus fidei dog-
na non Gioacchino, ma la condan- matibus rudis»44: per Tommaso e per
na che Gioacchino aveva inflitto al gli scolastici Gioacchino era un rude;
Lombardo. Infatti, la Costituzione, l’Abate calabrese, da parte sua, non L’estensione della
pur nel suo tono solenne, «non pre- comprese che il suo metodo simboli-
senta alcuna dichiarazione di eresia co/figurativo, basato sull’intuizione,
«condanna»
né sull’opera, né sul suo autore»43. era ormai inadeguato a fronteggiare
L’errore di Gioacchino, dunque, le nuove esigenze intellettuali sorte Giova rilevare che l’intervento del
fu quello di non aver rettamente all’interno dell’università: i monaci, Concilio si mostra estremamente at-
compreso il pensiero del Maestro d’altronde, a partire da Guglielmo tento nei confronti del defunto mo-
parigino. Aveva perciò interpretato di Saint-Thierry e san Bernardo, si naco calabrese, che viene qualificato
rettamente – a suo modo – il senso erano mostrati fieramente avversi con il titolo di Abate46, institutor del
della condanna conciliare Tommaso alla scolastica, né Gioacchino intese monastero di Fiore47; al cenobio flo-
d’Aquino: per lui Gioacchino aveva mai rinunciare – né alcuno, mentre rense viene riconfermata pubblica
era in vita gli chiese di farlo – al suo stima, poiché «ibi et regularis institutio
metodo dell’intelligentia spiritualis: est et observantia salutaris48; si sottoli-
43 L. Paolini, La disputa sulla Trinità, 651.
Peraltro, come lo stesso Paolini precisa, si trattò dunque di una «condanna nea inoltre la circostanza che lo stes-
nel Medioevo «è eretico soltanto chi vie- parziale, che colpiva essenzialmente il so Gioacchino aveva inviato e sotto-
ne dichiarato tale dal papa (direttamente metodo e gli strumenti dell’argomen- messo i suoi scritti al giudizio della
o dai suoi giudici delegati) e dal concilio.
Non è il caso di G., che mai fu convinto
e colpito di eresia» (ibidem, 645, nota 23). 45 L. Paolini, La disputa sulla Trinità, 653.
Egli infatti «non poteva essere dichiarato 44 Cf. B. McGinn, L’abate calabrese, 224; 46 Cf. Ivi, 231, r. 7.
eretico, né lui né la sua opera, in quanto L. Paolini, La disputa sulla Trinità, 654; E.
sempre formalmente disposto a farsi cor- Reinhardt, Joaquín de Fiore, 101-102 e bi- 47 Ivi, 232, r. 39.
reggere dal papa» (ibidem, 653). bliografia da essi citata. 48 Ivi, 232-233, rr. 39-1.
136 L'uomo di Dio
L'uomo di Dio 137
a fianco
Biblioteca Nazionale di Cosenza
un codice sui possedimenti Gioachimiti
e definitorio della condanna: Si quis Clairvaux56 e Tommaso d’Aquino loro abati», il pontefice ritenne che le
[…] tamquam haereticum confutetur. per essersi espressi contro l’Imma- persecuzioni contro l’Ordine, poste
Da quel momento in poi, dopo cioè colata Concezione di Maria (si dovrà in atto da laici, chierici e sacerdoti,
che il Concilio si era pronunciato, dire infatti che su quel preciso punto erano istigate «da Colui che invidia
non vi era più spazio per la discus- essi erano in errore), mentre lo sono la pace e la salvezza degli uomini».
sione; non poteva essere dichiarato chiaramente tutti coloro che osa- Tali persecutori, infatti, attaccavano
eretico l’Abate, che aveva discettato no ripetere le loro argomentazioni i florensi facendo continuo riferi-
su formulazioni ancora non defini- dopo la promulgazione del dogma mento al pronunciamento concilia-
te e si era sempre obbedientemen- da parte di Pio IX, nel 1854. re, «insinuando che sia stato consi-
te rimesso al giudizio della Sede Si comprende bene, alla luce di que- derato eretico dalla Chiesa proprio
Apostolica55, ma lo sarebbero stati ste considerazioni, anche il senso l’abate che è stato loro padre e che
coloro che avrebbero osato ripetere del duplice intervento di Onorio III, ha istituito il loro Ordine».
le sue affermazioni dopo un pro- che nel 1216 e nel 1220 scrisse due Perciò il Pontefice intima all’arci-
nunciamento tanto chiaro e solenne: lettere in difesa dell’ortodossia di vescovo di Cosenza e al Vescovo
allo stesso modo in cui non possono Gioacchino: in quest’ultimo inter- di Bisignano: «Noi stabiliamo e in-
essere dichiarati eretici Bernardo di vento (17 dicembre), accogliendo la timiamo con una lettera apostolica
richiesta di aiuto inviata «da tutti i che voi facciate annunciare pubbli-
diletti figli dell’Ordine florense e dai camente a tutta la Calabria che rite-
niamo Gioacchino un autentico cat-
56 Nella famosa lettera 174, scritta ai ca- tolico e giudichiamo salvifico l’Ordi-
nonici di Lione, Bernardo protestò energi-
camente contro l’introduzione della festa ne che ha istituito».
55 Sull’ecclesiologia di Gioacchino e sulla dell’Immacolata Concezione. Nessuna Pensare il contrario voleva dire, dun-
devozione da lui nutrita nei riguardi della differenza vi sarebbe, per lui, tra la san- que, secondo la parola del Pontefice,
Sede Romana, cf. G. Di Napoli, L’ecclesio- tificazione di Giovanni Battista e quella
logia di Gioacchino da Fiore, in Doctor Com- di Maria, avvenute l’una e l’altra nel seno
essere sotto il dominio di «Colui che
munis 32 (1979) 302-326. È vero che il Di materno, dopo la concezione. Tuttavia il invidia la pace e la salvezza degli
Napoli manifesta, come rileva Paolini, un santo Dottore intese rimettersi al giudizio uomini».
«ardore apologetico eccessivo», ma è pur della Chiesa, che avrebbe accettato umil-
vero che i testi da lui evidenziati sono un mente anche se fosse stato contrario al
dato oggettivo, anche se questo dato non suo: ciò che intese fare anche Gioacchino
può essere estrapolato (come invece ten- in riferimento ad ogni sua affermazione,
de a fare il Di Napoli) dall’insieme di un come testimonia la sua lettera-testamento
pensiero complesso e, in alcuni passaggi, richiamata anche dal Concilio (cf. Conci-
anche poco chiaro. liorum Oecumenicorum decreta, 233, rr. 1-5).
L'uomo di Dio 139
a fianco
Biblioteca Nazionale di Cosenza
un codice sui possedimenti Gioachimiti
nel box
La Predica davanti ad Onorio III è la
diciassettesima delle ventotto scene
del ciclo di affreschi delle Storie di san
Francesco della Basilica superiore di
Assisi, attribuiti a Giotto. Fu dipinta
verosimilmente tra il 1290 e il 1295
LETTERA DI
ONORIO III
IN DIFESA DI
GIOACCHINO
Che si annunci pubblicamente per tutta
la Calabria che l'abate Gioacchino è stato
un autentico cattolico e non un eretico
Onorio vescovo, servo dei servi di Dio, all’Arcivescovo di Co- zioso, a coloro che ormai cresciuti hanno discernimento del
senza e al Vescovo di Bisignano. bene e del male, i monaci, che cominciano ad ondeggiare
nelle loro convinzioni riguardo ai fondamenti del loro Ordine.
Mi è stato fatto presente da tutti i diletti figli dei conventi Anche se il summenzionato libello è stato condannato dal già
dell'Ordine florense e dai loro abati, che Colui che invidia citato Concilio poiché lo stesso Gioacchino aveva comanda-
la salvezza e la pace degli uomini istiga contro di loro laici, to ai suoi discepoli di inviare al Pontefice Romano tutti i suoi
chierici e sacerdoti, approfittando del fatto che è stato con- scritti, perché fossero approvati o corretti a giudizio della Sede
dannato da un Concilio di tutta la Chiesa un libello, scritto Apostolica, come risulta dall'epistola firmata di suo pugno,
dall'abate Gioacchino contro la buona memoria del Maestro nella quale sostiene di confessare fermamente solo la fede
Pietro Lombardo. Costoro, per distoglierli dalla pace della della Chiesa Romana (la quale a Dio piacendo è Madre e Ma-
contemplazione e per tendere loro trappole davanti ai loro estra di tutti i fedeli), noi stabiliamo e intimiamo con una lettera
piedi, fanno continuo riferimento allo scandalo di questa apostolica che voi facciate annunciare pubblicamente a tutta
condanna e lo gettano quasi davanti ai loro piedi, insinuando la Calabria che riteniamo Gioacchino un autentico cattolico e
che sia stato considerato eretico dalla Chiesa proprio l'abate che giudichiamo salvifico l'ordine che ha istituito, esortandovi
che è stato loro Padre e che ha istituito il loro Ordine. A causa a castigare coloro che presumano insultare o sminuire a causa
di queste insinuazioni si determina un danno non solo a co- della condanna conciliare il suddetto Ordine, in spregio a tutti
loro che ancora per così dire succhiano il latte, e cioè i novizi gli appelli contrari, con un odio la cui forza è pari solo alla verità
che vengono distolti dall'entrare in quell'ordine, ma anche a che si conosce.
coloro che già dovrebbero essere abituati al cibo più sostan- Papa Onorio III (17 dicembre 1220)
140 Studi e ricerche
1170.
Luzzi è facilmente raggiungibile
dall’autostrada A3 Salerno - Reggio
Calabria uscendo allo svincolo
Montalto Uffugo e proseguendo in
direzione Acri.
Situato sulla fascia della pre-Sila,
sul lato destro della valle del Crati,
Luzzi è posto su una collina, ai cui
piedi scorrono due torrenti Ilice e
San Francesco che confluiscono a
valle nel fiume Crati. Il centro abita-
to è posto a circa 375 metri sul livello
del mare. Il territorio prevalente-
mente collina è ricco di coltivazioni
di uliveti e vigneti. Interessante dal
punto di vista storico i palazzi e le
diverse chiese appartenenti a fami-
glie nobiliari. Addentrandosi nel ter-
ritorio montano si trova l’abbazia di
Santa Maria della Sambucina, risa-
lente intorno al 1140 e recentemen-
te riportata all’antico splendore. La
strada che si percorre dal paese fino
all’abbazia è percorso scelto ormai
da più anni per un incontro sporti-
vo di tutto rilievo che si svolge nel
mese di settembre, la cronoscalata
Luzzi-Sambucina. Una competizio-
ne di auto da corsa che registra la
partecipazione dei più noti piloti di
Francesco Reda categoria.
Ammirate le bellezze luzzesi, prose-
guendo sull’autostrada in direzione
sud, si raggiunge Cosenza, città ca-
Sui passi di
poluogo, sorta al centro dei due fiu-
mi, il Crati e il Busento, quest’ultimo
noto per la nota vicenda legata alla
leggenda del re dei visigoti Alarico.
Il cuore di Cosenza è il centro stori-
Gioacchino
co, ricco di palazzi cui ospitano parte
delle istituzioni pubbliche ma anche
enti culturali come le biblioteche o il
teatro Rendano. Nel corso principale
R
intitolato a Bernardino Telesio, figlio
ipercorrere i luoghi dove territorio che ha profonde radici nel illustre di questa città, sono presenti
l’abate Gioacchino visse passato. la sede di un importante istituto di
in terra cosentina, rappre- Il primo luogo da cui inizia l’itinera- credito e la cattedrale con annesso
senta un modo suggesti- rio turistico sui passi di Gioacchino il palazzo arcivescovile che è anche
vo quanto affascinante di ammirare è Luzzi e più precisamente il mona- sede metropolita.
le bellezze naturalistiche, paesag- stero cistercense della Sambucina La cattedrale non è direttamente
gistiche, ma anche culturali di un dove l’Abate soggiornò intorno al legata all’abate Gioacchino, ma ad
Studi e ricerche 141
dell’Assunzione di Maria che qui Giovanni in Fiore – Pietralata di San Giovanni in Fiore È il più an-
aveva sede. Marzi, luogo che secondo altri stu- tico centro abitato della Sila posto
Edificata certamente molto prima di l’Abate non riuscì a raggiungere, 70 km dal capoluogo di provincia e
del 1421 sul perimetro della casa fermato lungo il percorso dalle rigi- circa 50 km da Crotone, nonché, con
natale dell’Abate Gioacchino, al cui di temperature dell’inverno silano. i quasi 20.000 abitanti il più popola-
nome battesimale di Giovanni venne Ed è proprio San Giovanni in Fiore il to fra i 282 comuni italiani posti oltre
dapprima intitolata, ebbe vita e pro- luogo in cui passò la maggior parte i 1.000 metri s.l.m., San Giovanni in
sperità come terza chiesa di Celico, e della sua esistenza Gioacchino. Fiore dista circa.
forse non soltanto per la sua impor- Costituita nel 1530, la cittadina è le-
tanza, ma di più in conseguenza del- gata fortemente alla figura dell’aba-
la sua origine che la te Gioacchino da Fiore, che in una
lega al nome del più zona più periferica, oggi Iure Vetere
grande celichese, si fondò l’ordine dei Florensi e iniziò
attribuisce alla santi- la costruzione del primo insedia-
tà di Gioacchino il mi- mento dei monaci. Questo luogo
racolo di essere uscita oggi è oggetto di scavi da parte del-
indenne dal terremoto la Soprintendenza e sta facendo
del 1638 quando tutt’at- emergere particolari della
torno era una sola rovina. vita monastica del
tutto inediti.
Dai luoghi che diede i natali Nel 1844 il centro
al comune in cui Gioacchino florense salì
trascorse gli ultimi giorni del- alle cronache
la sua vita, Pietrafitta. Un per- nazionali per
corso nella natura incontaminata le vicende
passando per un altro paese della legate alla cat-
presila cosentina, Pedace. tura dei fratelli
Il paesaggio è caratterizzato da casta- Bandiera,
gneto ceduo e bosco di faggio. Dopo patrioti
qualche chilometro si giunge, nei italiani,
pressi del Convento di Sant’Antonio e di tutti
in Pietrafitta. Questo paese presen- i compo-
ta alcuni pregevoli edifici storici: la nenti che
chiesa di San Nicola di Bari con ele- facevano parte
menti quattrocenteschi nella faccia- della spedizione.
ta; di grande rilevanza storica
la chiesetta di San Martino Pietralata, ubicata sulla strada che
di Canale, oggi inglobata da Marzi porta a Carpanzano è un
in altri edifici, che si richia- luogo particolarmente ameno. Si
ma alle altre chiese florensi arriva sulla zona pietrosa (e della
della regione; in essa morì grande pietra) camminando su un
appunto Gioacchino da sentiero a cui si accede direttamente
Fiore il 1202 mentre dalla statale 19 dopo il passaggio a
sovrintendeva ai la- livello delle Ferrovie della Calabria.
vori di costruzione Sono visibili tracce dell'insediamen-
dell’edificio. to florense, alcune scavi nella roccia
Un luogo cruciale e caverne utili per il riparo. Dal sito
questo definito da si vede con grande chiarezza l'alto-
alcuni studi recen- piano silano dove Gioacchino salirà
ti, un punto che si per la sua nuova fondazione. Da qui,
interseca con l’as- costeggiando la montagna si arriva a
se direzionale San piedi anche a Corazzo.
Studi e ricerche 143
Francesco Scarpelli
Da Jovinise a
Monte Fondente
I luoghi di origine di Gioacchino
V
isitando Celico, la cittadina di origine dell’Aba- mativo. Egli ne era pienamente cosciente come dimostra
te, potrebbe apparire illusorio ritrovare le trac- anche quando va fiero di avere vissuto in un ambiente
ce di un personaggio vissuto più di ottocento rurale scrivendo la frase più volte citata …sum homo agri-
anni fa. L’aspetto attuale del nucleo abitato è cola a iuventute mea.2 Un chiaro autocompiacimento delle
totalmente diverso da quello conosciuto dal futuro Abate proprie origini territoriali oltre che un giudizio positivo
di Fiore. Le moltissime capanne presenti allora, in piena per l’educazione ricevuta negli stessi luoghi.
epoca normanna, sono sparite. Anche il fango sulle stra- Luoghi che rimarranno impressi nella sua memoria per
de, mischiato agli escrementi degli animali e tipico delle tutta la vita, così come per tutta la vita rimangono im-
cittadine medievali, non c’è più. Ne erano piene le nostre pressi i caratteri fondamentali della personalità acquisiti
strade e le strade di tutti i piccoli comuni della Presila per discendenza e per l’educazione ricevuta nell’infanzia,
cosentina, fino anche alla metà del secolo scorso, quando per le esperienze e per le frequentazioni nell’età della cre-
ancora ti poteva capitare, percorrendo le strade al matti- scita, quando la psiche è più disponibile ai condiziona-
no, proprio come nel medioevo, di ricevere sulla testa il menti e agli stimoli culturali.
contenuto di un vaso da notte. E di stimoli culturali il giovane Gioacchino ne ha sicura-
Eppure vivendo sul posto si possono ancora ritrova- mente avuti molti. A cominciare da quello della sua fami-
re molte, diverse e consistenti tracce che riguardano il glia, con il padre notaio e referente del potere normanno,
personaggio. Ed è proprio questo compito che mi sono ma forse anche di discendenza ebraica come vari autori
assunto, quasi quindici anni fa, insieme ai soci dell’Asso- hanno ipotizzato e come si potrebbe desumere da diver-
ciazione Abate Gioacchino, un compito che crediamo di si dati concomitanti. Una tesi che personalmente ritengo
aver assolto con la pubblicazione di Celico Città Celeste.1 molto probabile dopo le varie argomentazioni esposte da
L’approfondimento, naturalmente, continua insieme altri autori e dopo le altre argomentazioni da me aggiun-
all’impegno per la piena accessibilità e valorizzazione te in Celico Città Celeste. Aldilà delle origini è accertata,
dei luoghi. comunque, una formazione culturale ebraica.
Gioacchino ha vissuto a Celico una parte consistente ed Al giovane Gioacchino non è neanche mancato l’inse-
importante della sua vita e, quindi, del suo percorso for-
2 Gioacchino da Fiore, Expositio, ff. 175 b, in Francesco D’elia,
Gioacchino da Fiore, un maestro della civiltà europea, antologia di testi
1 Francesco Scarpelli, Celico Città Celeste, Editore Pubblisfera, S. gioachimiti tradotti e commentati, seconda edizione riveduta e ampliata,
Giovanni in Fiore 2008. Rubbettino Editore, Catanzaro 1999, pp. 35-36.
144 Studi e ricerche
Postulazione
La ricognizione
canonica
I
n vista delle celebrazioni per l’VIII centenario della fica). Gli studiosi propendono per due date relative alla
morte dell’abate, l’Arcidiocesi di Cosenza ha autoriz- traslazione, o prima del 1226 o nel 1240 (riferendosi agli
zato alcuni studi sui resti mortali dell’abate sia nel scritti di Martire) o al massimo nel 1249 (come testimo-
corso dell’episcopato di monsignor Dino Trabalzini, nia invece il Pelusio). Recenti ricerche portate avanti dal-
sia nel corso dell’episcopato di monsignor Giuseppe la Commissione storica per la Causa di Canonizzazione
Agostino. protendono invece per una datazione bassa, legata
Contestualmente la Postulazione della Causa si è occu- all’episcopato di Luca Campano, in occasione della quale
pata della ricostruzione degli Atti riguardanti le trasla- sarebbe stata scritta anche la breve Vita per una sorta di
zioni e le sepolture dell’abate a Pietrafitta prima, a San beatificazione vescovile.
Giovanni in Fiore poi. Gli storici dell’Ordine florense, Pelusio e Greco, in ogni
L’Abate, morto il 30 marzo del 1202 nella Grancia di San caso riportano un'unica collocazione dei resti dell’Aba-
Martino di Giove presso Pietrafitta, dopo aver affrontato te, “apparecchiato nella Cappella della Beata Vergine dinanzi
i rigori dell’inverno silano per recarsi alla nuova fabbri- all’entrata della Sagrestia”, e la sua custodia venne affidata
1
ca, fu seppellito nella cappella dove venne venerato per a frate Ruggero di Aprigliano che aveva cura di tenervi
2
alcuni anni, fino alla solenne traslazione avvenuta sicura- accesa innanzi una lampada .
mente prima del 1226 o forse 1224 nella nuova Abbazia di
San Giovanni in Fiore, dove l’Ordine si era trasferito per 1 Ruggero è presumibilmente l’autore della Vita (detta Anonima)
l’implosione del primo Monastero florense. del proto abate florense. Fu diacono nella Cattedrale di Santa Seve-
rina, dove si è ritrovato l’affresco dell’abate, poi monaco dell’Or-
Pietrafitta era diventato un piccolo santuario dell’Ordine dine e testimone diretto di alcuni miracoli attribuiti a Gioacchino
ma non era sufficientemente comodo per la venerazione proprio presso la sua tomba.
dell’Abate (date le dimensioni e la collocazione geogra- 2 A. M. ADORISIO, I miracoli dell’abate, Roma 1933
146 Studi e ricerche
a fianco
I resti mortali di Gioacchino
Si ha anche notizia che alcune reliquie dell’Abate furono veniva accesa sul sepolcro, secondo alcuni solo in deter-
inviate nei monasteri florensi. minati periodi, ma anche della venerazione dell’Abate
L’abate Nicola, nel 1249, trasportò un osso del braccio si- nuncupato da tutti beato, ma anche che il coperchio del
nistro di Gioacchino per donarlo ai monaci del Monastero sepolcro veniva grattato dai devoti come reliquia perché
3
di Calabromaria in Altilia . Gioacchino godeva di una grande fama di santità.
È certo che i resti mortali restarono nella Cappella del- Fu sicuramente dopo questo periodo che le spoglie mor-
la Vergine per lungo tempo; nella pubblicazione di tali furono tenute con minore venerazione nella stessa
Giacomo Greco del 1612 venne riprodotta la lastra tom- Abbazia; successivamente furono traslate in una cappel-
bale del sepolcro, a quel tempo ancora visibile, a livello la interna del Monastero come vengono indicate nella
di pavimento. Relazione “Ad Petri Limina” del 1776: “in una cappella del
Successivamente, sicuramente dopo il 1680, ci fu l’in- monastero del convento dei padri cistercensi giacciono le ossa
tervento del Vescovo di Cosenza, monsignor Gennaro del suddetto abate Gioacchino conservate in una urna di pietra
Sanfelice, che nel corso della Visita Pastorale fu colpito ed ancora non mostrate ad alcuno”.
dal culto che i monaci tributavano all’abate; avendo an- D’Ippolito, invece, riporta una testimonianza del canoni-
che notato una lampada accesa sul sepolcro, proibì tali co Antonio Foglia del 1928 che racconta: “i resti mortali
attestati di venerazione e ne informò il Sant’Uffizio che in dell’Abate Gioacchino erano custoditi in un vano, aperto, nella
una lettera del 28 giugno 1680 chiese ulteriori e dettaglia- cappella di sinistra e la pietà del cappellano del tempo le venera-
5
te informazioni. va, tenendovi accesa una lampada” e lo stesso autore riporta
Il 20 luglio successivo l’Arcivescovo informò la Sede però anche una proibizione della venerazione da parte
Apostolica su quanto aveva notato nel mese di maggio dell’Arcivescovo di Cosenza Di Narni (18181821) fatta
6
precedente e della commemorazione che i frati facevano nel corso della Visita Pastorale nella Cittadina silana .
con delle specifiche antifone. Le reliquie furono così trasportate in sagrestia prima, per
Il 27 agosto il Sant’Uffizio ordinò la rimozione della lam- essere mostrate solo come oggetto di curiosità, accanto ad
pada, di trasmettere a Roma copia di tali antifone (che un mezzobusto dell’Abate, poi seppellite sotto il pilastro
in questa maniera sono giunte a noi) e di procedere ad sinistro all’ingresso della Chiesa, alla presenza dell’Arci-
una inchiesta (in qualità di delegato del Sant’Uffizio). vescovo Camillo Sorgente, che in seguito alla richiesta del
L’inchiesta si concluse il 18 gennaio 1681 e i verbali fu- parroco don Saverio Pignanelli, “ne permise – lui presente
4 7
rono spediti a Roma . Nel corso dell’inchiesta monsignor - la tumulazione nel tempio” con la posa di una epigrafe
Sanfelice interrogò otto testimoni tra clero secolare e mo- sulla quale era riportata l’indicazione “qui giacciono le ossa
naci. del calabrese Abate Gioacchino di spirito profetico dotato”.
Dalle testimonianze venne fuori non solo che la lampada
3 R. NAPOLITANO, San Giovanni in Fiore monastica e civica, Napoli 5 G. D’IPPOLITO, L’abate Gioacchino da Fiore, Cosenza 1928
1982 6 D. TACCONE Gallucci, Regesti dei Romani Pontefici per la Cala-
4 Cfr. L. INTRIERI, Il culto di Gioacchino da Fiore nelle testimonianze bria, Roma 1902, ed. Brenner Cosenza 1972
del 1680, in Rogerius anno XI, n. 2 (2008) 7 Ivi, p. 130
Studi e ricerche 147
a fianco
I resti mortali di Gioacchino (particolare)
Qualche supposizione e qualche tradizione orale traman- l’istruzione ricevuta dalla Congregazione per il Culto e la
12
da anche la notizia che per alcuni anni l’abate venne se- Disciplina dei Sacramenti che così si esprimeva:
polto sotto l’altare della Chiesa matrice. Ma le fonti docu- “La traslazione dei resti mortali, fatta con tutti gli adempimen-
mentali, reperite dalla Vice Postulazione durante l’ultima ti di legge, dovrà essere tenuta distinta dalla celebrazione del-
Ricognizione canonica nel 2002, ci permettono di far luce la Dedicazione. Non si deve dare ai fedeli l’impressione di un
su questa vicenda. approvato inizio di culto. L’antica posizione del loculo, nella
8
In un Atto notarile del 4 settembre 1931, che riportiamo cripta, che viene opportunamente ripresa, conserva la distin-
integralmente di seguito, viene descritta la riesumazione zione tra parte destinata alle celebrazioni liturgiche e zona ci-
delle ossa sepolte nel 1874, alla presenza delle autorità miteriale”.
civili e religiose e quindi riposte nell’arcosolio della cripta Fu nel 1998, in vista anche dell’ottavo centenario della
che fu appositamente sbarrato da una chiusura in vetro morte e del crescente interesse culturale ed ecclesiale per
e ferro. l’Abate florense, che l’Arcivescovo di Cosenza accolse la
13
Ci fu anche una razzia nel 1806 “per tumulti popolari e l’ab- richiesta per il Riconoscimento dei resti mortali ed un
9
bazia soppressa, il maestoso tumulo distrutto” ma esse, for- “accurato studio” di essi presso l’Università di Pisa e, con
se trasportate per un po’ di tempo nella chiesa madre in apposito Decreto, nominò una commissione di esperti
una piccola urna, furono ricollocate nell’abbazia, prima che doveva rispondere di tutte le operazioni ad un ap-
in sagrestia e poi sotto il pavimento, fino alla traslazione posito tribunale, costituito da un Giudice delegato, un
nella cripta, nella stessa urna “che ancora oggi (riferimento promotore di giustizia legittimamente nominato ed un
10
al 1959) può facilmente osservarsi” . notaio verbalizzante, per acquisire tutti i possibili dati
La traslazione vera e propria nella Chiesa di Santa Maria medici sui resti mortali.
delle Grazie (chiesa matrice) invece avvenne negli anni L’équipe medica studiò i resti mortali dal 9 novembre
’70, “quando per i lavori di restauro dell’Abbazia le reliquie 1998 fino all’aprile 2001. I resti mortali furono trasferiti
furono precauzionalmente spostate e rimasero lì fino al 1994. presso il laboratorio dell’Università di Pisa con l’autoriz-
In tale occasione vennero poste in una nuova urna realizza- zazione dell’Arcivescovo Trabalzini, fino alla riconsegna
ta da un maestro orafo locale, per la riapertura dell’abbazia, avvenuta, insieme ad apposita e qualificata relazione me-
11
e traslate alla presenza del cardinale Ugo Poletti” secondo dica, il 19 aprile 2001, nelle mani del nuovo Arcivescovo
monsignor Giuseppe Agostino, che le custodì nella
8 Atto Notarile di constatazione del notaio Bernardo Barberio, n. Cappella del Palazzo Arcivescovile, ordinando ulteriori
3292 del registro del notaio, registrato il 16 sett. 1931, IX, al n. 72, studi ed una Ricognizione Canonica su istanza presen-
vol 43, mod. I tata dal Postulatore in vista della possibile apertura della
9 U. ALTOMARE, L’abate Gioacchino e san Giovanni in Fiore, ed. Causa di Canonizzazione del Servo di Dio.
La provvidenza, Cosenza 1959
10 Ivi, p. 15. L’autore del volumetto all’epoca era parroco in San 12 Congregazione del Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti,
Giovanni in Fiore. Istruzione del 30 agosto 1989 prot. CD 467/89
11 E. GABRIELI, Le spoglie mortali del SdD Gioacchino da Fiore. Sepol- 13 Atti del Riconoscimento dei resti mortali del SdD Gioacchino da Fio-
ture e traslazioni, in Abate Gioacchino, a. 0 – n. 1 (2003) re, Cosenza (9 nov. 19998 - 27 giugno 2001)
148 Studi e ricerche
14 Atti del Riconoscimento dei resti mortali del SdD Gioacchino da Fio-
re, della traslazione e della nuova collocazione nell'Abazia florense, Co-
senza (19 gennaio - 5 luglio 2002)
15 E. Gabrieli, Il dell'abate, in Abate Gioacchino, a. II - n. 4 (2005)0
Scheda n. 2
Sulle caratteristiche di Gioacchino
da Fiore
Studio2 Antropologico e Paleo-patologico
Indagini radiodiagnostiche to dagli esiti di una frattura della gamba sinistra, che mo-
stra a tutt’oggi i caratteri del callo osseo ben consolidato,
quanto invece dalla comparsa di imponenti fenomeni
I resti scheletrici sono stati sottoposti anche ad indagini ra- degenerativi da noi evidenziati in prossimità dell’artico-
diografiche presso il Servizio di Radiologia del Presidio lazione del ginocchio destro.
Ospedaliero “S. Barbara” di Rogliano (CS). Quadro generale emerso:
La refertazione delle lastre radiografiche è stata poi af- Nella descrizione particolareggiata delle singole ossa, gli
fidata al Prof. Giuseppe Angelelli Direttore dell’U.O. di aspetti di maggiore rilievo, sono costituiti da diffusi feno-
Radiodiagnostica dell’Università di Bari. meni artrosici di grado medio-elevato. In corrispondenza
della diafisi tibiale di sinistra, è stata rilevata la presenza
L’esame dei resti scheletrici, integrato con i rilievi ra di un “callo osseo” ben consolidato, suggestivo di una
diologici, ha consentito di rilevare la presenza delle se frattura avvenuta in vita e consolidatasi in modo sostan-
guenti alterazioni parafisiologiche ovvero patologiche a zialmente corretto. Sono inoltre stati rilevati caratteri
carico dei distretti ossei sotto elencati: antropomorfici discontinui, quali il mancato saldamen-
Cranio: diffusa rarefazione ossea; presenza di sutura me- to delle due metà del frontale, e la presenza di piccole
topica; presenza di piccole ossa Wormiane; marcato dise- formazioni ossee in prossimità della sutura lambdoidea;
gno vascolare della meningea media; tali caratteri antropomorfici rinvenibili raramente nella
Vertebre: processi osteofitosici diffusi; fusione tra i pro- nostra popolazione, rappresentano tuttavia reperti occa-
cessi spinosi T6-T7; minute aree di depressione su L5 (er- sionali privi di rilevanza di ordine antropologico o pato-
nie intraspongiose di Schmorl); logico. L’analisi dei resti scheletrici, appartenuti in vita al
Ulna sinistra: colature osteofitosiche diffuse all’incisura Servo di Dio Gioacchino da Fiore, oltre che confermare
radiale dell’ulna; che si tratta di resti tutti appartenuti ad un soggetto di
Femore destro e sinistro: fori da “carotaggio” sulle teste sesso maschile deceduto ad un’età compresa tra 68 ed 80
e sulla diafisi femorale sinistra; robuste creste ossee nei anni e con altezza compresa tra 172-175 cm, ci informa
punti di inserzione muscolare; che il campione di tessuto osseo aveva epoca di apparte-
Tibia sinistra: colature osteofitosiche della tuberosità nenza compresa al 95% tra il 1010 ed il 1180 d.C.
anteriore e della regione sottocondiloidea mediale e la- L’imponente rappresentazione della periostosi a livello
terale; pregresso “callo osseo” ben consolidato superficie della tibia sinistra rispetto agli altri distretti sede di ana-
antero-laterale della diafisi; loghe lesioni, potrebbe essere correlata a sollecitazioni
Perone destro e sinistro: diffusi processi osteofitosici, che meccaniche ripetute a livello locale quali lunghi stazio-
appaiono estremamente marcati in corrispondenza della namenti in ginocchio o deambulazione penitenziale in
superficie anteriore dell’epifisi prossimale e della diafisi ginocchio. Se a ciò si aggiunge la diffusa artrosi che in-
del perone sinistro. teressò i principali distretti articolari se ne deduce che
Aspetti patologici: soprattutto negli ultimi anni di vita, la deambulazione di
L’esame dei segmenti ossei singolarmente esaminati ha Gioacchino non potè che essere difficoltosa e dolorosa.
evidenziato infatti la presenza di caratteri osteo-pato
logici indicativi della costituzione robusta dell’individuo;
ciò che colpisce infatti non è solo l’altezza (172-175 cm cir-
ca), decisamente imponente per l’epoca in cui visse, ma
anche la complessione fisica muscolosa.
Le sedi di inserzione muscolare appaiono infatti com
plessivamente pronunciate, ed in particolar modo quelle
degli arti inferiori; tale reperto è certamente indicativo di
una particolare sollecitazione e sviluppo delle strutture
muscolari coinvolte nella deambulazione, compatibil-
mente quindi con le riferite marce prolungate alle quali
Gioacchino da Fiore era solito sottoporsi.
La sollecitazione continua del rachide spiegherebbe inoltre
la presenza di minuti fenomeni degenerativi riscontrati a
carico del soma del tratto lombare del rachide, verosimil-
mente inquadrabili nelle ernie intraspongiose di Schmorl.
Tuttavia tale deambulazione fu resa difficoltosa non tan-
152 Iconografia antica e moderna
Gioacchino da Fiore
nella evangelizzazione
dell’America
P
er Gioacchino da Fiore tatto con ambienti, testi e protago- suoi calcoli biblici, la fine dei tempi si
l’economia della salvezza nisti del gioachimismo francescano sarebbe dovuta verificare circa un se-
ha il suo centro in Cristo, e nella Divina Commedia accoglie colo e mezzo dopo la sua epoca. Nel
ma il tempo dopo Cristo simboli e “figure” a lui rivenienti suo Libro delle profezie, scritto tra il
non è privato dell’iniziativa di Dio. delle opere dell’Abate. 1501 e il 1502, Colombo fa trascrive-
Gioacchino ridà dignità all’intero Il profetismo gioachimita, ormai dif- re due brani riguardanti Gioacchino
tempo della storia, riaccende la fi- fuso in Europa e in parte divenuto tratti dalle opere del cardinale Pierre
ducia nel futuro liberando l’umanità spurio, irrompe poi nella moderni- D’Ailly, pubblicate a Lovanio nel
dalla morsa dell’angoscia escatolo- tà. Sulla scia della impetuosa pre- 1483. Nel primo Gioacchino è cita-
gica, dalla convinzione paralizzante dicazione profetico-apocalittica del to come uno dei profeti a cui ci si
che ormai tutto si fosse già compiuto. Savonarola e con l’apporto dei due deve rivolgere per conoscere il tem-
Ciò che si era compiuto era il sacrifi- consulenti teologici di Michelangelo, po dell’avvento dell’Anticristo. Nel
cio del Figlio, la Sua missione reden- i gioachimiti Pietro Galatino ed secondo viene difesa l’ortodossia
trice che si sarebbe perpetuata nel Egidio da Viterbo, si costituisce come dell’Abate e si afferma che egli pre-
futuro mediante l’opera dello Spirito principale codice interpretativo della disse a principi e re della sua epoca
promesso e perennemente inviato da complessa e simbolica iconologia bi- che quei tempi non erano maturi per
Cristo. blica degli affreschi michelangiole- una crociata di definitivo successo3.
Il medievalista Raffaello Morghen schi della Cappella Sistina. Cristoforo E’ qui evidente l’eco dell’incontro
ha ritenuto che Gioacchino debba Colombo, convinto che verso la fine dell’Abate con il re d’Inghilterra
per questo essere considerato come dei tempi la religione cristiana avreb- Riccardo Cuor di Leone, che nel
il vero iniziatore del Rinascimento. be dovuto realizzare l’unità del mon- 1191, a Messina, consultò Gioacchino
Il suo messaggio costituirà infatti do promessa nei salmi di Davide e sull’avvento dell’Anticristo e sull’esi-
un potente fattore di dinamismo e nella profezia di Isaia, raggiunge le to della crociata da lui intrapresa. La
toccherà l’anima di quanti lotteran- Indie da Occidente per finanziare fortuna del profetismo gioachimita
no per il progresso dell’umanità. con l’oro la cosiddetta crociata esca- in Spagna era certamente legata alla
Esso è attratto, e in parte deforma- tologica: la definitiva conquista del- tradizione e agli ambienti francesca-
to, nella turbinosa vicenda dello la Terra Santa da parte dei sovrani ni, con i quali Colombo visse a stret-
spiritualismo francescano che am- spagnoli1. Egli si appella all’autorità to contatto, ma riveniva pure dalla
piamente ricorre a Gioacchino nella profetica di Gioacchino da Fiore per ricca seminagione di testi e di codici
costruzione della propria identità. sostenere la sua proposta e rendere gioachimiti promossa, nella prima
Brilla nei toni accesi di alcune pole- credibile il suo progetto presso i re- metà del XIII secolo, dal discepolo
miche anticurialesche del Petrarca. ali di Spagna2. Circolava infatti una di Gioacchino Raniero da Ponza, di-
Sembra compiersi nella elezione a profezia risalente al medico e teologo venuto legato pontificio in Spagna,
papa di Celestino V, il monaco ere- catalano Arnaldo di Villanova e poi che aveva condiviso l’avventura
mita che con i suoi frati si ispira al attribuita a Gioacchino da Fiore, se- spirituale di Gioacchino dal ritiro
messaggio di Gioacchino da Fiore e condo la quale un monarca spagnolo di Pietralata alla montagna di Fiore.
di Francesco d’Assisi. Alimenta la avrebbe condotto la crociata con cui Inoltre, Colombo, come abbiamo vi-
tensione profetica e le aspettative di si sarebbe compiuta la storia della sto, trova riferimenti a Gioacchino
Dante Alighieri, il quale viene a con- salvezza. Per Colombo, in base ai nei libri del cardinale Pierre D’Ailly,
Iconografia antica e moderna 153
a fianco
Perù. Vulcano Huaynaputina
sui quali appone a margine alcune dell’avvento di San Francesco, spes- nel 1600 e il catastrofico terremoto
postille autografe riguardanti l’Aba- so raffigurato con le ali come l’an- del 1647 abbiano provocato sia negli
te. gelo del VI sigillo (Ap. 7,2) segnato Spagnoli che negli indigeni cristia-
Sono di tendenza gioachimita i pri- con i segni del Dio vivente, come nizzati interrogativi apocalittici che
mi missionari francescani spagnoli alter Christus, secondo una tradizio- hanno ispirato quella serie di dipinti.
partiti nel 1516 per evangelizzare ne risalente agli ambienti minoritici Altro fecondo filone dell’esplorazio-
il Venezuela, come lo sono pure i del XIII sec., poi filtrata attraver- ne del gioachimismo meso-america-
dodici, (dodici come gli Apostoli), so l’opera di San Bonaventura e di no è quello del modello della Città
inviati nel 1523 per evangelizzare il Bartolomeo da Pisa. degli angeli ricavato dalla tavola della
Messico. Il capo dei dodici, Martin Inoltre la scansione trinitaria della Dispositio novi ordinis del Libro delle
de Valencia, era gioachimita per for- storia e l’attesa di un tempo finale Figure dell’Abate di Fiore e ampia-
mazione e per comportamento. La dello Spirito si sono fuse e contami- mente rintracciato nell’urbanistica e
lettera ufficiale di missione, datata nate con credenze religiose preco- nell’architettura del Nuovo Mondo.
30 ottobre 1523 e firmata dal genera- lombiane. Per lo studioso statuni-
le dell’ordine francescano Francisco tense Jame Lara, dell’Università di
Quinones de Los Angeles, ha un’evi- Yale, “le tre età della storia del mondo
dente coloritura escatologica ed una di Gioacchino sembrano essere note nel- 1 Cfr. Colombo C. , Lettera a papa Alessan-
chiara impronta gioachimita: i mis- le Ande tra gli Incas cristianizzati. Gli dro VI , in Varela C. (a cura di), 1992, Cri-
stoforo Colombo Gli scritti, Einaudi, Torino,
sionari si mettono in viaggio nell’au- antropologi del XX sec. hanno docu-
pp. 327-329.
tunno della storia come gli operai mentato numerose credenze dell’età del
dell’undecima ora (Matteo, 20) per Padre, del Figlio e dello Spirito Santo tra
2 Cfr. Colombo C., Lettera ai reali di Spa-
lavorare nella vigna del Signore gli indigeni nei villaggi di montagna ed gna, in Varela C. (a cura di), 1992, Cristofo-
mentre il mondo volge rapidamen- in quelli remoti delle Ande”5. Secondo ro Colombo Gli scritti, cit. , pp.289-293.
te verso la fine. La predicazione del la descrizione dello storico gesuita
Vangelo alle più lontane genti della Anello Oliva, “il terzo stato per gli in- 3 Cfr. Rusconi R., 1993, Cristoforo Colombo
terra appare per se stessa come un digeni sarà un’età utopistica e paradisia- e Gioacchino da Fiore, in Florensia, Bollettino
segno della prossima fine del tempo. ca in cui tutti gli uomini diventeranno del Centro Internazionale di Studi Gioachimi-
La loro speranza è quella di costru- “runas”: esseri con le ali multicolo- ti, VII, pp. 95-108.
ire nel Nuovo Mondo, tra gli umili ri che saranno in grado di volare.
e i semplici, quella chiesa spirituale Saranno vegetariani, non ci saran- 4 Cfr. Prosperi A., 1991, Attese millenari-
stiche e scoperta del nuovo mondo, in Potestà
da lungo tempo sognata e cercata no più malattie, né ingiustizie”6. Se
G. L. (a cura di), Il profetismo gioachimita fra
in Europa4. La tradizione gioachi- si tiene conto che in questa visione
Quattrocento e Cinquecento Atti de lIII Con-
mita innestata dai primi missionari della storia, derivata dal sincretismo
gresso Internazionaledi Studi Gioachimiti,
evolverà in modo più o meno sot- tra miti precolombiani e profetismo Marietti, Genova, pp. 433-460.
terraneo e riemergerà in una serie gioachimita, il passaggio da un’età
di dipinti realizzati tra il 1601 e il a quella successiva è contrassegnato 5 Cfr. Lara J, 2000, Il vulcano e le ali, in
1768 in chiostri e conventi francesca- da grandi cataclismi, si comprende Florensia, XIII-XIV, pp.159-191.
ni dell’America Latina. Gioacchino come la devastante eruzione del vul-
da Fiore è presentato come profeta cano peruviano di Huaynaputina 6 Ivi, p. 166.
154 Iconografia antica e moderna
Pasquale Lopetrone*
Iconografia in
America Latina
Un messaggio che raggiunge la Nuova Terra
L
’immagine di Gioacchino appellò più volte, nei suoi scritti, cescani dell’America Latina, dove
è stata più volte fonte ispi- all’autorità profetica dell’Abate ca- Gioacchino da Fiore è presentato
ratrice di scultori e pittori labrese, collegando la sua missione come profeta dell’avvento di San
attraverso diversi lavori di esplorativa all’evangelizzazione del- Francesco, raffigurato con le ali
vari artisti. In alcuni casi si tratta di le ultime genti della terra che, insie- come l’angelo del VI sigillo (Apo
affreschi rinvenuti in America Latina me con la definitiva riconquista di 7,2), secondo una tradizione risalen-
in cui appare l’Abate Gioacchino. Gerusalemme, avrebbe dovuto se- te agli ambienti minoritici del XIII
Il profetismo gioachimita, dopo es- gnare l’inizio della terza ed ultima età secolo, poi filtrati attraverso l’opera
sersi diffuso in tutta l’Europa, varca del mondo, l’età dello Spirito Santo. di San Bonaventura e di Bartolomeo
le soglie del XV secolo e irrompe nel- La tradizione gioachimita, innesta- da Pisa. Inoltre la scansione trinita-
la modernità, ottenendo apprezza- ta dai primi missionari francescani ria della storia e l’attesa di un tem-
menti riconosciuti in tutto il mondo. spagnoli è riemersa persino in una po finale dello Spirito si sono fuse e
Cristoforo Colombo, dopo aver serie di dipinti realizzati tra il 1601 contaminate con credenze religiose
raggiunto le Indie da Occidente, si e il 1768 in chiostri e conventi fran- precolombiane.
Iconografia antica e moderna 155
Le profezie
gioachimite sulle
rotte del navigatore
genovese
Cristoforo
Risultarono infatti evidenti tenden-
ze gioachimite anche nei missionari
che partirono per evangelizzare nel
1516 il Venezuela, come quelli che
L
a fortuna del profetismo l’Abate calabrese, si appella alla C’è da dire però che l’idea di Nuovo
gioachimita, fu quella profetica autorità di Gioacchino da Mondo e della conversione delle
di penetrare negli am- Fiore per sostenere il suo progetto genti al Cristianesimo restò un caso
bienti francescani, con i spirituale. In realtà la profezia a Lui abbastanza eccezionale ed isolato:
quali anche il navigatore genove- attribuita, secondo la quale un mo- “Solo in Colombo l’impresa della
se Cristoforo Colombo ebbe stretti narca spagnolo avrebbe riconquista- scoperta e l’interpretazione in termi-
contatti. Attraverso i francescani e to i luoghi santi e capeggiato la cro- ni profetici della conquista missio-
lo stesso Colombo, Gioacchino pe- ciata che avrebbe compiuto la storia naria si trovano unite. Dopo di lui,
netrerà anche nell’epoca moderna e della salvezza, era del medico-teolo- le strade tornano a dividersi: solo i
nella sete di ricerca e di scoperta di go catalano Arnaldo di Villanova. membri degli ordini religiosi impe-
nuovi orizzonti e di nuovi mondi. Colombo era fermamente convinto gnati più o meno direttamente nel
Colombo, convinto com’era che la dei suoi calcoli sulla fine dei tempi compito della propagazione della
religione cristiana doveva realizzare e nel suo Libro delle profezie egli fede fuori d’Europa continuarono ad
l’unità del genere umano, raggiunte fa trascrivere due brani riguardanti alimentare quel tipo d’interpretazio-
le “Indie” vide nel nuovo mondo Gioacchino. ne, mentre i conquistatori veri e pro-
una sorta di traduzione delle idee e Egli viene citato come uno dei profe- pri e chi ne seguiva e commentava le
delle profezie gioachimite. ti a cui ci si dovrà rivolgere per cono- imprese non se ne mostravano molto
Da queste terre, secondo Colombo, scere il tempo dell’avvento dell’anti curiosi. Quanto alle fonti che alimen-
la Chiesa cristiana attingerà il nuovo Cristo. Nel secondo brano Colombo, tarono interpretazioni di Colombo,
oro per finanziare “la crociata esca- non solo ne difende l’ortodossia ma esse erano allora e restarono ancora
tologica”, come egli stesso scriverà ricorda che predisse a re e princi- dopo di lui molto familiari a chi vole-
a Papa Alessandro VI, per la defini- pi della sua epoca che i tempi per va offrire una chiave per interpretare
tiva conquista della Terra Santa ca- una crociata non erano ancora ma- il senso complessivo della storia: ma
peggiata dai sovrani spagnoli. turi. Il riferimento è naturalmente furono applicate ad eventi europei e
In una sua lettera ai Reali di Spagna all’incontro avvenuto a Messina con servirono ad alimentare le ricorrenti
Colombo, citando ampiamente Riccardo Cuor Di Leone. paure di eventi catastrofici”.
dagli Scritti dell'Abate
Q
uesto passo è di grande peso e denso di misteri profondi. L’espressione è semplice, ma non lo è il
mistero; la corteccia è evidente, ma il midollo è nascosto. Fui, dice, nello Spirito nel giorno del
Signore. Che cosa vuole dire Giovanni quando afferma: Fui nello Spirito? E che significa ciò che
segue: nel giorno del Signore? Per alcuni il versetto era forse di nessuna importanza e facil-
mente comprensibile, quando per la prima volta mi bloccai su di esso come in un mare vorticoso: giacché
Dio ha l’abitudine di rendere chiaro a uno ciò che all’altro sembra oscuro, perché ognuno impari a non
gustare le cose elevate, ma a essere partecipe di quelle umili. E infatti, giungendo a questo versetto,
dopo aver scorso i precedenti di questo libro, mi resi conto di una tale difficoltà di com-prenderlo, che,
sentendo che la porta del sepolcro mi era sbarrata dalla pietra e io rimanevo ottusamente fermo, resi
onore a Dio, che chiude e apre secondo la sua volontà, e, messo da parte quel passo, passai a quelli se-
guenti, lasciando quella difficoltà al maestro universale: perché egli, che ha aperto il libro e ha sciolto
i suoi sette sigilli, la spiegasse a me o ad altri quando gli sarebbe piaciuto farlo. La dimenticanza mi
aveva condotto lontano, occupato in molte altre cose, quando accadde che, trascorso un anno, venne il
giorno di Pasqua. Svegliatomi dal sonno verso mattina, meditavo su questo libro, quando mi capitò qual-
cosa per cui, reso fiducioso del dono di Dio, divenni più audace nello scrivere, o meglio più timido nel
tacere e nel non scrivere, pensando che un giorno il Giudice potrebbe dire a me che tacevo: Servo cattivo
e pigro, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso. Era dunque necessario
che tu affidassi il tuo danaro ai cambiavalute, e io venendo avrei ripreso con l’interesse ciò che è mio.
dagli Scritti dell'Abate
Dal momento che comprendevo ormai alcuni misteri, ma ancora non conoscevo i più grandi, avveniva
come una battaglia nella mia mente: ciò che era chiaro mi esortava all’impresa, il resto mi mostrava
minacciosamente la difficoltà. Essendomi capitato quella notte qualcosa del genere, verso, credo, la
metà del silenzio notturno e verso l’ora in cui si ritiene che il nostro Signore Gesù sia risorto dai morti,
improvvisamente mentre stavo meditando avvenne una rivelazione, e ricevetti con gli occhi della mente
una certa chiarezza intellettuale riguardo alla pienezza di questo libro e riguardo all’intera concordia
dell’Antico e del Nuovo Testamento. In quel momento non mi ricordavo del versetto, ovvero perché
Giovanni abbia detto: Fui nello Spirito nel giorno del Signore, né se fosse attinente alla questione che la
rivelazione stessa di questo libro era avvenuta, come si racconta, nel giorno del Signore. Non mi venne,
dico, in mente questo, né che Cristo che esce dal sepolcro significa lo spirito che procede dalla lettera, e
neppure che i sette giorni della settimana pasquale, insieme all’ottavo che segue, concordano nei misteri
con le parti di questo libro, e neppure che in quello stesso giorno egli aprì la mente ai discepoli, perché
intendessero le Scritture. Venuta l’opportunità, avendo dunque riletto dopo un certo tempo quel poco
che avevo annotato, giunsi a questo passo in cui si dice: Fui nello Spirito nel giorno del Signore, e per
la prima volta capii che cosa misteriosamente significasse ciò che dice Giovanni: Fui nello Spirito nel
giorno del Signore, ragionando fra me sia sulle cose che erano avvenute sia su quelle che si sanno scritte
riguardo a quello stesso giorno: che di lì ha avuto inizio lo spirito risvegliato dalla lettera, e molte cose
simili che qui sarebbe lungo sintetizzare. Questo è dunque il giorno che fece il Signore. Esultiamo e al-
letiamoci in esso. Questo è il giorno in cui Cristo risorse dai morti, tolta quella gran pietra dalla porta
del sepolcro. Questo è il giorno in cui aprì la mente ai suoi discepoli perché comprendessero le scritture.
(Expositio in Apocalypsim, pars I)
L’interpretazione della
Scrittura
L
’interpretazione storica è quella per cui una persona sta in luogo di una persona, non allo
stesso modo che nella concordia, ma in un certo altro modo: ovvero, quando vediamo una
vergine dedicata a Dio e diciamo: questa è una libera; vediamo una sposata e diciamo: questa
è una schiava; così come non a torto si può dire dei loro figli: quello della schiava è nato
secondo la carne, quello della libera è nato in virtù della promessa.
È infatti abbastanza schiava colei che non ha potere sul proprio corpo. Tuttavia questa condizione di
servitù è migliore che se avesse la libertà di commettere adulterio (per quanto tale licenza venga abu-
sivamente detta libertà, perché chi fa peccato, disse l’Apostolo, è servo del peccato). Alcuni ritengono
invece che l’interpretazione storica sia la storia stessa, altrimenti detta «lettera», ma non è così: altro è
infatti la storia, altro la materia storica. Essa è invece detta conoscenza storica perché è dissimile dalla
lettera, come avviene quando una donna viene presa al posto di una donna, un bambino al posto di un
dagli Scritti dell'Abate
bambino e un uomo al posto di un uomo; come quando diciamo ad un anziano, che vogliamo esortare a
procedere sulla via del bene: «Sii come fu Abramo»; ad una donna: «Sii come fu Sara»; ad un giovinetto:
«Sii come fu Isacco». E ancora, se noi vogliamo sgridare una donna lubrica, bramosa solo delle gioie del
mondo, la rimproveriamo con l’esempio di Agar, dicendo: «Perché, o pazza, ti affatichi senza motivo?
Queste cose che guadagni nella cura e nella fatica non sono tue, né resterai più a lungo col tuo uomo
nella casa in cui entri come se fosse tua, dal momento che sarai cacciata come l’ancella Agar, e non tro-
verai nulla nelle tue mani». Così pure deve essere detto figlio di schiava e nato secondo la carne colui che
perseguita l’uomo spirituale. L’interpretazione morale è invece quella che può essere significata da un
unico individuo, come avviene quando la schiava significa l’affetto carnale, la libera quello spirituale.
L’interpretazione tropologica è quella che tratta dei diversi modi dei discorsi divini, come avviene quando Agar
significa il senso letterale, la libera significa l’intelligenza spirituale.
L’interpretazione contemplativa è quella che, abbandonata del tutto la carne, passa nello spirito, come quando
nella schiava si prende la vita attiva, nella libera la vita contemplativa.
Più oltre, l’interpretazione anagogica è quella che ci insegna a disprezzare le cose terrene e ad amare quelle del
cielo: insegna infatti che in Agar bisogna intendere tutta la vita presente, che per la sua maggior parte è soggetta
a molta schiavitù, nella libera Sara la vita futura. Questo dunque riguardo alle cinque forme di conoscenza spiri-
tuale, che procedono dalla corteccia della lettera come quei cinque pani d’orzo con cui il Signore saziò cinquemila
uomini. È per questo motivo che l’Apostolo disse: La lettera uccide, lo Spirito invece vivifica.
L’interpretazione tipica si divide senza dubbio in sette specie, così come, aggiunto al numero cinque il numero
sette, la perfezione dei pani raggiunse la pienezza del numero dodici.
(Concordia, libro V, cap. 1)
Professio fidei
Professione di fede trinitaria
C
onfesso che la santa Trinità, cioè il Padre e il Figlio e lo Spirito santo, è l’unico vero Dio, del quale
la Scrittura dice: Ascolta Israele, il tuo Dio è uno solo. Confesso che il Padre non è da nessuno, il
Figlio è da solo Padre, lo Spirito santo è dal Padre e dal Figlio. Confesso con Agostino che il Padre
ha generato sostanzialmente il Figlio, coeterno a lui per tutto; che il Figlio è stato eternamente
generato dal Padre; che lo Spirito santo procede eternamente dal Padre e dal Figlio. Confesso che il Padre è
vero Dio, vera sapienza, vera essenza, e ciò non in modo confuso, come ritiene Sabellio, ma che il Padre solo è
Dio non generato, sapienza non generata ed essenza non generata; che il Figlio solo è Dio generato, sapienza
generata ed essenza generata.
Affermo che occorre accogliere secondo tale intelletto ciò che ci è stato tramandato dai santi padri,
ovvero che il Figlio è Dio da Dio, luce da luce, sapienza da sapienza ed essenza da essenza. E infatti,
come dice Agostino, non sono entrambi insieme Dio da Dio, ma soltanto il Figlio è da Dio, cioè il Padre.
dagli Scritti dell'Abate
Conformemente a ciò confesso che il Figlio è dalla sostanza del Padre, cioè dalla sostanza non generata
che i Greci chiamano ipostasi e i Latini persona del Padre; no è affatto (non sia mai!) dalla sostanza di
tutta la Trinità, come se provenisse da qualcosa di comune, il che significherebbe condividere con altre
parole la posizione di Sabellio; ma, come ho detto, è dalla sostanza del solo Padre. E dal momento che af-
fermo che il Figlio è dalla so stanza del solo Padre, non per questo separo la sostanza del Figlio dalla so-
stanza del Padre, venendo costretto per questo a confessare che secondo l’intenzione dei nostri, cioè dei
Latini, le sostanze siano due. Come afferma infatti Agostino, ciò che propana e ciò da cui propana sono
una cosa sola. Una cosa sola nel senso dell’unità, non della singolarità: come se tre vasi che escono da una
sola fornace fossero detti “un solo oro”; e per questo, per quanto ciascuno venga detto e sia oro e “un
solo oro”, tuttavia questo “un solo” differisce da quell’“un solo”, dal momento che quell’“un solo” non
viene detto collettivamente, ma singolarmente di ciascuno, mentre questo viene detto collettivamente
dei tre. Confesso di sentire ciò, professo di sostenere fermamente ciò, non secondo la debolezza della si-
militudine data, ma secondo l’intelletto in forza del quale fu data la similitudine. (…) Confesso infatti
di adorare un Dio né singolare né composto, ma colui che è trino e tuttavia non composto, semplice ed
uno tuttavia non singolare. Ne deriva che affermo che la sostanza o sapienza generata è inseparabile e
individuabile nella sostanza non generata; per questo, come nego che la non generata sia generata, così
anche nego la reciproca, in modo tale da affermare tuttavia che la generata e la non generata insieme
non sono due sostanze, ma una semplice. Di conseguenza confesso che la sapienza di Dio è sia natura
coeterna sia vera divinità incarnata, e questo non si riferisce a ciò che è comune alla Trinità, ma a ciò
che è proprio del Figlio, cioè non a quanto si intende quando si parla collettivamente di divinità o di
natura divina; ma a tutto ciò che si dice e può essere detto generato (che lo si dica Dio, ovvero sapienza,
o essenza, o virtù, o sostanza generata). Ne consegue che sono scomunicati quanti negano che Maria abbia
veramente generato Dio, e sono sottoposti al medesimo giudizio quanti affermano che ella generò un Dio
innato. E perciò confesso che Maria ha generato Dio: non certo (non sia mai!) Dio Padre né Dio Spirito
Santo né tutto ciò che si dice Dio trino, ovvero Dio uno dall’unità, ma soltanto ciò che in ebraico si dice
«dibur», in latino «parola», di cui Giovanni dice: E Dio era il Verbo, che è come se dicesse: e il verbo era
Dio, come anche il Padre è Dio. Credo dunque che una persona soltanto della Trinità, cioè il Figlio di
Dio, si è incarnata e che il Figlio stesso di Dio si è fatto uomo, non per conversione della divinità nella
carne, ma per assunzione della divinità in Dio.
Credo che proprio questo Cristo sia venuto a redimere il genere umano, preceduto da Giovanni, e che egli
stesso verrà per il giudizio e, non diversamente sia preceduto da Elia. E conformemente a ciò, confesso
che Cristo anzi, il Dio trinitario, è misericordioso nel perdonare coloro che si pentono e giusto nel pu-
nire i cattivi che non vogliono pentirsi dei loro peccati. Confesso anche che nel battesimo e nel corpo di
Cristo una cosa è il sacramento, una cosa la sostanza del sacramento, e che il sacramento è solo in vista
del giudizio, e chi lo riceve non ottiene la sostanza, e che la sostanza è per la vita solo per quelli che
il Signore ritiene degni di riceverla. Credo anche che la resurrezione dei corpi avvenga nella medesima
natura o essenza, cioè che siano quegli stessi corpi che furono prima, ma non nella medesima condizione
corrotta; credo però che i reprobi risorgano incorrotti per sostenere la pena, i soli eletti invece risorgano
immutati per ottenere la gloria. E per questo i re-probi andranno al supplizio eterno, i giusti invece alla
vita eterna. Amen.
(Professio Fidei)