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Editoriali 1

2 Editoriali

Una eredità feconda di


pensiero che attraversa
il tempo e diventa
patrimonio
U
na nuova pubblicazione monografica dedicata ad una grande figu-
ra che si staglia nell’orizzonte della Storia e della Fede: Gioacchino
da Fiore, fondatore dell’Ordine dei Florensi.
Dopo i due numeri speciali su San Francesco di Paola, accolti
con straordinario favore testimoniato dalle migliaia di richieste pervenute
dall’Italia e dall’Estero, ecco ora un puntuale e prezioso approfondimento
sull’Abate nato a Celico intorno al 1135, viaggiatore instancabile e messaggero
di cultura profonda, morto in concetto di santità nel 1202, i cui resti mortali
sono oggi custoditi all’interno della magnifica Abbazia di San Giovanni in
Fiore.
Gioacchino da Fiore è una figura di primissimo piano nella storia della
spiritualità. Merita, per questo, di essere conosciuta la sua opera e stimolato
un percorso di studi che permetta una ampia condivisione delle conoscenze
sin qui possedute ma certamente pronte a nuove scoperte.
Un compito che la Provincia di Cosenza ha sentito di assolvere, spinta da
più ragioni: divulgare il pensiero dell’Abate, farne conoscere aspetti legati
alla personalità, al suo passaggio terreno, affermare ancora verità sottratte ad
alcune confusioni che hanno travisato la capacità interpretativa; ed ancora
indagare, ed aprire, nuovi confini per chiarire l’attualità e l’influenza di
Gioacchino da Fiore.
sopra
Nella pubblicazione, inoltre, trovano evidenza i luoghi dell’Abate Florense:
Gerardo Mario Oliverio tutti nel nostro territorio, uniti in una direttrice che snoda un vero e proprio
Presidente della Provincia di Cosenza itinerario insieme turistico, culturale, religioso, adatto ad essere meta.
Il percorso è stato rigorosamente affrontato con l’apporto autorevole di
studiosi di fama mondiale che hanno scritto per la nostra rivista e che dà
ampia eco all’impatto culturale di Gioacchino da Fiore.
Un impatto che attraversa il tempo, come l’eredità feconda della sua opera
nella quale sono posti passaggi fondamentali, attraverso segni incisivi,
originali, complessi, lungimiranti, oltre il visionario, che meritano rinnovato
interesse e vivificata passione anche di studi e ricerca, alla luce di dibattiti e
campi di indagine che la contemporaneità ha favorito ed innescato.
Gioacchino da Fiore ha insegnato che è necessario ed utile avere il senso
della frontiera, in questo suo caso dello spirito, per oltrepassarla, spingersi a
considerare nel profondo. E da qui arrivare ad un mondo nuovo.
L’eredità intellettuale, oltre spirituale, che ha lasciato, oggi più che mai
riconosciuta, è un innegabile patrimonio oltre che per l’umanità intera in
primo luogo per la nostra terra, che va tutelato e valorizzato anche con il
concorso delle istituzioni.
In questa direzione è da sottolineare che la Provincia di Cosenza riconosce
Editoriali 3

quale prioritario il compito di favorire processi di crescita, soprattutto


culturali. Una spinta propulsiva importante, questa, capace di trainare più
diffusi e positivi processi.
E’ per ciò che pensiamo a questo lavoro editoriale come un primo contributo
inserito nell’ambito di un progetto più complessivo, che si sostanzierà in altre
azioni: la pubblicazione, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Cosenza e la
Postulazione della Causa, dell’Opera Omnia dell’Abate Florense ed ancora
il sostegno agli studi e alla ricerca paleopatologici che certamente, con
l’ausilio delle sofisticate tecniche in uso, saranno in grado di offrire nuove
informazioni, parlarci meglio di questo grande uomo, del quale, ad esempio,
potremo vedere ricostruito il volto.
Riteniamo che si potranno così aprire nel suo nome straordinarie vie e la
concreta prospettiva della generazione di una ricchezza; una dote comune,
culturale, di conoscenza, di spiritualità, da condividere e della quale sentirsi
per parte proprietari, con merito che deve andare a quanti si sono impegnati
in questa missione di così vasta portata.
In questa direzione sentimenti di sincera gratitudine devono essere volti
alla Chiesa Cosentina guidata con autorevolezza e passione da Monsignor
Salvatore Nunnari, che si è posta con determinazione e dedizione alla missione
di restituire l’Abate Florense alla luce più fulgida che Egli ha meritato.
Nel momento in cui si spera nella concretezza di vedere riconosciuto da parte
della Chiesa il titolo di Beato a Gioacchino da Fiore, grazie al compimento
della preziosa e minuziosa opera di Postulazione della Causa, affidata a don
Enzo Gabrieli, giovane sacerdote ed intellettuale che ha offerto un importante
apporto alla redazione di questo numero speciale, attraverso la sua diffusione
coltiviamo la fondata speranza di contribuire, oltre che alla conoscenza, anche
far emergere in tutti noi orgoglio.
L’orgoglio di condividere comuni origini con un una personalità così alta,
capace ancora dopo tanti secoli di illuminare non solo la storia del pensiero
spirituale ma anche questa terra. La terra nella quale Gioacchino ha inteso
piantare i buoni semi della riflessione, oggi pronti a germogliare nella
pienezza di una rinnovata primavera.
4 Editoriali

Luminosa figura
della Chiesa cosentina
Q
uesta esperienza spirituale che l’abate Gioacchino testimonia nella
sua Expositio in Apocalypsim è la provvidenziale chiave di lettura
della sua spiritualità e della sua intelligenza sulle Scritture e sulla
storia per accostarci con grande attenzione a quanto raccolto in
questo prezioso numero monografico del periodico "La Provincia di Cosenza".
Una indiscutibile opera culturale che contribuisce a diradare ombre, se
necessario, su una così grande figura della nostra terra e della nostra Chiesa.
L'abate Gioacchino da Fiore è luminoso faro, che si staglia tra le tempeste della
storia e non si è mai confuso con le burrasche teologiche ed eretiche, né mai è
stato collocato nelle fulminee e violente aggressioni alla Chiesa, al Pontefice
(al quale peraltro ha sempre prestato obbedienza), ai costumi ed alla morale.
Egli si colloca, con la sua poliedrica figura, nel filone della teologia come figura
“ponte” tra l’interpretazione allegorica e simbolica della Bibbia come facevano
i Padri e la speculazione teologica dei dottori. Non si può cogliere il messaggio
dell'Abate, sul primato della Parola e sul primato di Dio, sganciato dal suo
essere nella Chiesa e dal suo continuo contatto con le Sacre pagine e l'Eucarestia.
In questo anno che per la nostra Chiesa è tutto "eucaristico" Egli ci mostra tutta
la forza ed il dinamismo misterico di Dio che viene, entra nella carne e nella
storia dell’uomo, si trasfigura e parla al suo cuore in maniera sublime proprio
nell’Eucarestia. È l'esperienza di sempre. Lo è stata per Giovanni, che la racconta
nel libro dell'Apocalisse, lo è stata per i Santi, lo è stata per lo stesso Gioacchino.
Mons. Salvatore Nunnari
Arcivescovo di Cosenza-Bisignano Deve essere tale anche per noi, come fu per quei due discepoli che lasciando
Gerusalemme si dirigevano delusi a Emmaus: il Signore si accostò a loro, aprì il
loro cuore all'intelligenza delle Scritture e lo riconobbero nello spezzare del Pane.
Ponte tra patristica Il monaco florense può essere indicato come uno degli ultimi Padri ed uno
e teologia dei primi teologi. È una grande figura, come ormai hanno provato tantissimi
studi, che ha interessato non solo l’ambito della teologia diretta, ma anche
medievale indica quella indiretta, penetrando nei grandi ed illuminati geni della storia: dal
con grande francescanesimo spirituale fino a san Bonaventura a Dante, da Colombo a
Michelangelo, solo per fare solo qualche citazione alla luce di questo lavoro.
attualità il primato Lo stesso nostro amato pontefice, papa Benedetto XVI, lo ha incrociato nel suo
dello Spirituale percorso di studio ed ha avuto per lui una grande attenzione.
La nostra Arcidiocesi porta avanti un lavoro di ricostruzione storica e teologica
della figura di questo figlio eletto, il cui primo discepolo è stato illuminato
Arcivescovo nel XIII secolo commissionando la realizzazione della nostra
bellissima Cattedrale. Sono passati dieci anni da quando sono state avviate tutte
quelle fasi preliminari di studio teologico, storico e anche medico sui resti mortali,
affinché si possa fornire alla Chiesa tutto quanto necessario perché finalmente sia
riconosciuto quel culto e quel titolo di beato di cui egli già gode ab immemorabile.
Ringrazio l'Amministrazione Provinciale di Cosenza, particolarmente nella persona
del suo Presidente, l'on. Gerardo Mario Oliverio, che in una stretta sinergia con la
nostra Arcidiocesi, la Postulazione della Causa e la giovane redazione del nostro
Settimanale diocesano "Parola di Vita", ha permesso la raccolta e la pubblicazione
di questo nuovo contributo sulla vita, l'opera, il messaggio e la fama di santità
dell'Abate Gioacchino da Fiore, fondatore dell’Ordine dei Florensi.
Editoriali 5

Gioacchino, l'uomo
della ricerca costante
Q
uanto raccolto in questa "preziosa" pubblicazione fortemente vo-
luta dal Presidente della Provincia, on. Gerardo Mario Oliverio,
contribuirà sicuramente a far conoscere l'Abate Gioacchino da
Fiore. Un cercatore, un avventuriero dello spirito, un vero cala-
brese, un uomo di fede "innamorato di Cristo" e della Chiesa, che nella sua
speculazione teologica ha dato il primato alla contemplazione della presenza
di Dio nella storia degli uomini. Una storia, abitata dalla Trinità, che si sve-
la gradualmente e completamente, all'intelligenza dell'uomo spirituale che si
mette in ascolto. Gioacchino è l'uomo della ricerca costante, che dura tutta la
vita, ma che sa anche distinguere il piano spirituale da quello teologico, fino a
professare ciò che la Chiesa crede, ogni qualvolta lo ritiene necessario, ma allo
stesso tempo a spingersi verso orizzonti nuovi.
Egli è monaco. Sta davanti al suo Signore nell'esperienza spirituale della grotta,
intravede la sua presenza, la racconta attraverso il simbolo e la rozzezza del lin-
guaggio umano ai suoi fratelli. Ma proprio perché "penetra" la storia non è stac-
cato dalla sua terra che ama in maniera viscerale; i luoghi diventano "epifania"
di presenza, Egli stesso diventa per la sua gente araldo e difensore, annuncia-
tore di un tempo di giustizia e di pace, dove a governare sarà lo Spirito di Dio.
La stessa Chiesa, che vive momenti di confusione, troverà rocce solide nelle
figure di uomini spirituali, che non di certo annulleranno la sua struttura so-
ciale e gerarchica, ma che la "lavoreranno" dal di dentro. L'epoca dell'Abate è
Don Enzo Gabrieli
quella delle grandi istanze spirituali, dei movimenti pauperistici, che culmine- Postulatore della Causa
ranno negli Ordini monastici ben orientati di Francesco d'Assisi e Domenico
di Guzman. La sua stessa esperienza si pone a cavallo tra due epoche, tra due
visioni monastiche, tra due modi di meditare e mediare la Parola, tra il tempo
dei Padri e quello dei Teologi. Egli fa sintesi tra il monachesimo di Antonio
Abate e quello più di taglio Occidentale che prevedeva forme di solitudine
concatenate con momenti di vita comunitaria.
L'ordine florense, la cui Regola è scomparsa, appare caratterizzato da questa
nuova tipologia. Il primato della Parola fornisce nella Concordia il terreno fer-
tile per la nuova esegesi, che in lui gustiamo in tutto il sapore della patristica
ma anche nei primi passi di speculazione teologica.
Siamo veramente grati all’Amministrazione Provinciale di Cosenza, nel cui territo-
rio tra l’altro ricadono tutti i luoghi gioachimiti, per aver voluto dare spazio a questa
grande figura di cosentino e di uomo di fede e di scienza. Uomo capace di fare sin-
tesi (con la vita) e testimoniare la grandezza della gente calabra superando i confini
geografici, allora come oggi, con la portata del suo pensiero. All'onorevole Oliverio
va ascritto anche il merito della presentazione in Consiglio regionale, nel lontano
1989, della proposta della legge che istituiva ufficialmente il Centro Internazione di
Studi Gioachimiti di san Giovanni in Fiore, nato qualche anno prima, contribuendo
così a sostenere alla ricerca ed alla pubblicazione di tantissimi studi sull'abate.
Da queste pagine emerge che il santo non è l'eroe, il superuomo, è un innamora-
to di Dio che dopo aver contemplato il suo volto, goduto della sua misericordia,
annuncia ai suoi fratelli le meraviglie del suo amore e diventa testimone, a volte
anche profeta scomodo, per un popolo che attende "cieli nuovi e terra nuova".
sommario
2 Editoriali
Una eredità feconda di pensiero pag. 2
Luminosa figura della Chiesa cosentina pag. 4
Gioacchino, l'uomo della ricerca costante pag. 5

9 8 L'Abate di Fiore
La vita dell'Abate di Fiore pag. 8
Cronologia della vita di Gioacchino da Fiore pag. 11
Gioacchino erede del monachesimo bizantino pag. 13
La corte di Palermo nel XII secolo pag. 15
Le opere dell'Abate pag. 18
Credo ciò che la Chiesa crede pag. 21
Che fine hanno fatto i florensi pag. 22

50
28 I luoghi
Celico. Un paese che lambisce il "cielo" pag. 28
Un appello per la casa natale di Gioacchino pag. 31
Quell’antico “rifugio dell’anima” pag. 32
Corazzo, la prima esperienza monastica pag. 34
Pietralata pag. 36
Fiore come Nazaret pag. 42
Scoperte archeologiche a Jure Vetere pag. 45
61 San Martino di Giove pag. 47
Nel cuore della Sila la prediletta Chiesa di Gioacchino pag. 48
L’abbazia di San Giovanni in Fiore caposaldo
dell’architettura florense pag. 50
Progettista e attuatore di un nuovo Ordine religioso pag. 53

58 Il monaco
Il monachesimo meridionale: Nilo, Gioacchino e
89 Francesco da Paola pag. 58
Gioachimismo e francescanesimo nel Duecento pag. 62
Giaocchino e Bonaventura negli studi del giovane
Ratzinger pag. 65
Il Duomo di San Rufino in Assisi pag. 68

120
speciale Gioacchino da Fiore
marzo 2011 Periodico di Amministrazione
politica e cultura

Spedizione abbonamento postale


distribuzione gratuita
69 Il teologo
Registrazione al Tribunale di Cosenza
Gioacchino da Fiore il teologo pag. 69 n. 604 del 10/12/1997
Dinamica trinitaria nel messaggio profetico di
Direzione, redazione e amministrazione
Gioacchino da Fiore pag. 80 Palazzo del Governo
La visione della storia pag. 87 Piazza XV Marzo, Cosenza
Tel. 0984.24428
La Chiesa nell’età dello Spirito Santo pag. 88
Editore
Amministrazione Provinciale di Cosenza

Direttore
93 Cultura e attualità Gerardo Mario Oliverio

Liber figurarum nuova forma di comunicazione pag. 93 Direttore Responsabile


Francesco Dinapoli
Il pensiero simbolico dell'Abate calabro pag. 97
La terza età: il debito di Dante verso Gioacchino da Fiore pag. 99 Coordinamento Editoriale
Mariuccia De Vincenti
Il calavrese abate Giovacchino di spirito profetico dotato pag. 101
Gioacchino non ha nulla del ribelle o dell'eretico pag. 103 Hanno contribuito
Gioacchino, Michelangelo e la Sistina pag. 105 alla realizzazione di questo numero:
Postulazione della Causa di Canonizzazione
Cade il velo della Cappella Sistina pag. 109 "Parola di Vita" - Settimanale Diocesano
Gioacchino e Jung: l'era Cristiana e l'Anticristo pag. 111 Centro Internazionale di Studi Gioachimiti
Commissione Storica Diocesana
Felice Accrocca
Antonio Acri
Angela Altomare
Salvatore Bartucci
112 L'uomo di Dio Rocco Benvenuto
Filippo Burgarella
Il messaggio di Giovanni Paolo II per l'VIII Centenario Valeria De Fraja
della morte pag. 112 Pietro De Leo
Leonardo Falbo
Nella Chiesa nessuno passa invano pag. 116 Pamela Franzisi
Il beato Gioacchino cantato nella Liturgia delle Ore dai Enzo Gabrieli
Raffaele Iaria
florensi per la sua intelligenza spirituale pag. 119 Jürgen Kuhlmann
La Fama Sanctitatis dell’Abate di Fiore pag. 120 Pasquale Lopetrone
Le raffigurazioni dell’abate Gioacchino da Fiore pag. 127 Salvatore Angelo Oliverio
Maria Cristina Parise Martirano
Gioacchino santo o eretico? pag. 129 Luca Parisoli
Antonio Pompili
Marco Rainini
Francesco Reda
Marjorie Reeves
140 Studi e ricerche Dimitris Roubis
Debora Ruffolo
Sui passi di Gioacchino pag. 140 Carmela Salvino
Aurelio Scaglione
Da Jovinise a Monte Fondente pag. 143 Francesco Scarpelli
La ricognizione canonica pag. 145 Raffaele Scionti
Francesca Sogliani
Gli studi sui resti mortali pag. 149 Antonio Staglianò

Foto
Archivio Postulazione della Causa
Archivio "Parola di Vita"
152 Iconografia antica e moderna
Progetto grafico e impaginazione
Gioacchino da Fiore nella evangelizzazione dell’America pag. 152 Dino Grazioso
Iconografia in America Latina pag. 154
Stampato nel mese di marzo 2011
Cristoforo Colombo pag. 156 Stabilimento Tipografico De Rose

www.provincia.cs.it
8 L'abate di Fiore

Enzo Gabrieli

La vita
dell'Abate di Fiore
Nuovi dati biografici. Vita e opere

G
ioacchino, Abate di ta di aver avuto la giusta ispirazione Monastero, abbracciando la vita mo-
Fiore, nasce a Celico in- sulla sua vocazione e sul servizio di nacale.
torno al 1135 da Mauro, contemplare e commentare le Sacre A Santa Maria di Corazzo fu nomi-
di professione notaio, e Scritture. nato abate già nel 1177, e per la cari-
da Gemma. La sua formazione cul- È qui che ebbe anche una “visione” ca ricevuta, l’anno successivo si reca
turale lo porterà a fare esperienza che gli avrebbe dischiuso, come scri- a Palermo alla corte di Guglielmo II
presso la Cancelleria imperiale di ve lui stesso, la comprensione della per perorare la causa della sua abba-
Palermo. Ma accanto agli studi il Parola di Dio. zia e difenderne i possedimenti.
giovane celichese non disdegnava il Rientrato dalla Palestina verso il Chiese alla Sambucina l’affiliazione,
rapporto con il trascendente e la ri- 1168 e il 1170, visse un periodo di ma gli venne rifiutata perché l’ab-
cerca di Dio. eremitaggio sulle pendici dell’Etna bazia di Corazzo era povera, così
Molte volte, come si racconta in di- in anfratti che facilmente i monaci tentò nel 1183 anche con Casamari,
verse biografie, si portava nella vi- usavano. In Oriente egli aveva co- ma anche questo tentativo fallì.
gna del padre, e in una zona fitta di nosciuto il monachesimo degli ana- Gioacchino fu ospite in questa famo-
vegetazione viveva i suoi intimi mo- coreti: uomini che si consacravano, sa abbazia per diverso tempo. Qui
menti di preghiera. nella solitudine, alla contemplazio- potè lavorare ad alcune sue ope-
Si racconta pure di una pietra “lun- ne di Dio, all’ascolto della Parola e re, e incontrò quello che sarà il suo
ga e larga” che gli serviva da ingi- alla preghiera. compagno, amico e primo biografo,
nocchiatoio ma anche da letto dove Ritornato in Calabria si fermò nella Luca Campano, futuro arcivescovo
si stendeva per guardare il cielo, e zona di Bucita, vicino San Fili (CS). di Cosenza.
lanciare il suo sguardo verso la val- Ancora una volta il richiamo dello Gioacchino lo notò per la sua bravu-
lata cosentina e verso l’orizzonte Spirito lo portava nelle zone soli- ra e chiese all’abate Geraldo di asse-
calabrese che lascia intravedere da tarie, fino alla decisione di avvici- gnarglielo perché lo coadiuvasse nel
una parte il mare e dall’altra la mon- narsi all’Abbazia cistercense della suo lavoro, insieme ad altri due mo-
tagna silana. Sambucina di Luzzi, presso la quale naci che aveva portato con sé come
Non abbiamo molti dati storici sulla visse per un breve periodo, senza di- copisti, Nicola e Giovanni.
giovinezza di Gioacchino, sappiamo ventare però monaco. L’Abate di Fiore resta a Casamari
perché ad un certo punto della sua Dopo meno di un anno, Gioacchino fino al 1185, e qui lui stesso testimo-
vita abbandona la carriera presso ritorna nella zona di Rende dove si nia di aver avuto due forti visioni
la Cancelleria e parte mosso dallo dedica alla predicazione e alla spie- relative al senso della Scrittura ed
Spirito, per la Terra Santa. Un viag- gazione delle Sacre Lettere fino a in particolare sulla Trinità e sulla
gio abbastanza lungo che lo porta spingersi all’abbazia di Corazzo, Parola di Dio. Queste visioni lo so-
a visitare, forse successivamente dove, dal vescovo di Catanzaro, stennero nella composizione delle
alla Crociata del 1148, i territori Michele da Martorano, riceve gli sue tre opere maggiori: la Concordia
della Palestina, la Siria e la stessa Ordini minori. tra il Vecchio e il Nuovo Testamento,
Costantinopoli. L’accoglienza a Corazzo è data- l’Esposizione dell’Apocalisse e il Salterio
Vi rimase parecchio tempo e passò ta 1171, data importante perché delle dieci corde.
un periodo di intensa preghiera sul Gioacchino passa dall’apparte- Durante la permanenza in questa
monte Tabor, dove lui stesso raccon- nenza al clero secolare a quello del importante abbazia, Gioacchino
L'abate di Fiore 9

a fianco
Gioacchino aureolato - Codice Chigiano
(A. VIII. 231)
Biblioteca Apostolica Vaticana

ebbe anche la possibilità di collo- la vita non si conciliava con i suoi dell’Abbazia di Fossanova.
quiare con Papa Lucio III, a Veroli; desideri di studio e di contemplazio- Questo intervento sbloccò l’Abate
era l’anno 1184 e il Pontefice lo inco- ne della Parola, soprattutto per le re- e lo spinse ad intraprendere nuove
raggiò nel suo studio e a proseguire sponsabilità e la carica che ricopriva. iniziative. Gioacchino si mosse così
il suo lavoro. Qui Lucio III gli chiese Di fronte a questi violenti attacchi e verso la Sila, in cerca di un luogo
anche la spiegazione di una strana alle pesanti accuse mosse anche da adatto per istituire la sede del suo
profezia rinvenuta tra le carte del Roberto di Molesme (che aveva da nuovo ordine. Ma anche quelli fu-
cardinale Matteo di Angers, che era parte sua abbandonato i benedet- rono anni difficili; ci volle tutta la
morto da poco. Fu in questa occa- tini per i cistercensi) e da Goffredo tenacia del calabrese. Si recò finan-
sione che l’Abate calabrese compo- di Auxerre (personalità di spicco che, personalmente, tra il 1190 e il
se l’opera Commento ad una profezia dei cistercensi ed ex segretario di 1191 dal re Tancredi che gli conces-
ignota. San Bernardo), l’abate rispose con se quanto voleva sui terreni silani,
Nel 1185 l’Abate torna a Santa Maria il Trattato Il Significato dei Canestri senza pretendere tasse; le generose
di Corazzo, dove rimane fino al nel quale difendeva le sue scelte con elargizioni del sovrano, più legate a
1186, quando decide di ritirarsi a una riflessione spirituale e non ri- strategia politica per allargare il con-
Petra Lata, o Petra Olei, insieme a spondeva a male con male. senso che per buon cuore, permisero
Raniero da Ponza. In esso esaminava la visione dei ca- la fondazione del Monastero dedi-
Durante il suo governo nell’abbazia nestri di fichi di Geremia ed esortava cato a San Giovanni Evangelista in
di Corazzo, Gioacchino si era anche a non resistere alla forza con la forza; località Jure Vetere (Fiore Vecchio)
recato a Verona nel 1186 per rendere un invito che aveva anche un respi- non molto lontano dall’attuale San
omaggio al nuovo papa, Clemente ro universale, riferendosi all’ormai Giovanni in Fiore.
III. Anche questo Pontefice lo ave- aperto conflitto tra il Papa e Federico Nel suo soggiorno siciliano
va incoraggiato a scrivere e a conti- Barbarossa. Gioacchino ebbe modo di incontra-
nuare la sua opera a servizio della Intanto in Terra Santa si andava re anche Riccardo Cuor di Leone,
Chiesa. delineando la caduta dei Luoghi di diretto in Palestina per la terza cro-
Ritiratosi a Petralata l’Abate prose- Cristo nelle mani dei musulmani. ciata; a lui spiegò il significato del
gue nella riflessione del suo ideale Per questo drammatico evento della drago apocalittico dalle sette teste.
di vita monastica, che esprime nel cristianità l’Abate proponeva ai cri- La corona inglese, pubblicamente
Trattato "Sulla Vita di San Benedetto" stiani la via della fede e le armi della ostile al Papato, usò successiva-
per il suo forte richiamo al monache- luce, piuttosto che una risposta ar- mente la profezia e la simbologia di
simo e agli ideali di vita che lui stes- mata; una riflessione che ritroviamo Gioacchino, per accusare il papa di
so voleva abbracciare. nel Manuale sull’Apocalisse. essere l’Anticristo mettendo sulla
Ma questa volta la decisione crea La contesa tra l’Abate e i cistercen- bocca dell’Abate parole che lui non
una frattura: i monaci di Corazzo si non si risolse subito. Nel 1188 fu aveva mai detto.
prima, i cistercensi poi, lo accusa- necessario infatti un intervento di- Anche l’altra profezia biblica della
rono di violare la prima regola del retto del Papa Clemente III, solleci- caduta di Napoli, come disse sim-
monachesimo, quella della stabilità tato dallo stesso Gioacchino, che lo bolicamente Gioacchino, parlando
nel monastero. In realtà Gioacchino esentò dal suo compito e l’abbazia dell’immagine biblica di Tiro cadu-
non voleva restare a Corazzo perché Corazzo passò sotto la giurisdizione ta per volere di Dio sotto i colpi di
10 L'abate di Fiore

a fianco
Liber Figurarum - Tavola
I cerchi trinitari

Nabucodonosor, che era tenuta sot- d’Altavilla per la confessione pa- una chiesa a Caput Album, nei pres-
to assedio da Enrico VI fu usata per squale. Fu in questa occasione che si del Monastero di Fiore.
categorizzare Gioacchino fra i veg- Gioacchino le intimò di scendere Nell’anno 1200 l’Abate decise di
genti. Enrico VI che credette, anche dal trono e inginocchiarsi come scrivere la sua Lettera Testamento
per opportunità, alla profezia smet- Maddalena penitente davanti a lui, che firmò e sigillò personalmente.
tendo di combattere, fu riconoscente che in persona Christi, (cioè a nome e Egli sottoponeva tutta la sua pro-
all’Abate, ed in seguito gli concesse nella persona di Gesù Cristo, come duzione all’autorità della Chiesa,
ulteriori donazioni permettendo al suo ministro) le dava l’assoluzione. ricordando che furono tre papi ad
monastero di accrescere i suoi beni e Costanza fu impressionata dal mo- esortarlo a scrivere, ed invitava i
i suoi possedimenti. naco calabrese; non solo gli confer- suoi confratelli ad inviare, in caso di
Le difficoltà per l’Abate però non mò le donazioni, ma le garantì con improvvisa morte (per le necessarie
erano finite; alla morte di Clemente un Diploma emanato a Messina approvazioni) tutte le sue opere al
III, suo protettore, infatti, il Capitolo poco prima della sua morte. Pontefice.
dei Cistercensi ricominciò ad attac- Sul trono di Pietro saliva un nuovo Nell’anno successivo il 1201, il ve-
care l’abate definendolo anche un papa, Innocenzo III. Il pontefice che scovo di Cosenza Andrea, donò a
fuggitivo ed intimandogli di rientrare conosceva bene il pensiero e le ope- Gioacchino una piccola chiesa in lo-
subito a Corazzo. re dell’Abate, che aveva anche letto calità San Martino di Canale presso
Gioacchino naturalmente rimase e utilizzato nei suoi scritti affida a Pietrafitta.
sulla sua posizione e fu necessario Gioacchino la predicazione della Qui l’Abate volle fondare una nuova
un nuovo intervento papale, quello Crociata presso le popolazioni meri- grancia.
di Celestino III, che approvò la pri- dionali e volle come suo confessore, e Egli, che seguiva personalmente i
ma Regola dell’Ordine florense, ed poi come suo Legato in Spagna, dove lavori di costruzione della nuova
emanò la Bolla pontificia Cum Nostra si era diffusa l’eresia catara, Raniero fondazione, vi si recò nell’inverno,
nella quale chiariva definitivamente da Ponza compagno dell’abate. dopo aver attraversato i rigori sila-
la posizione dell’Abate rispetto ai ci- Fu un atto di grande riconoscenza ni e qui fu chiamato dal Signore nel
stercensi. verso l’Abate, ma anche una abi- Regno dei cieli la sera del 30 marzo
Nel 1194, per i florensi si aprì un le mossa politica per raccogliere e del 1202.
momento florido: Enrico VI, dopo spingere a collaborare con la Chiesa Morto in concetto di santità fu sepol-
aver incontrato a Nicastro l’aba- le fasce tradizionaliste attraverso to a Pietrafitta, dove il suo corpo fu
te Gioacchino, mentre si recava a Raniero, che era rimasto cistercense, custodito e venerato per alcuni anni,
Palermo per essere incoronato fece e accattivarsi la simpatia della corte prima di essere traslato nell’attuale
una generosa donazione all’ordine, siciliana che aveva in grande stima abbazia, intorno al 1226, dove è te-
accresciuta l’anno successivo. Gioacchino. stimone la venerazione e numerosi
Nel 1196 l’Abate si recò alla corte a Da parte sua il neo Abate di Fiore miracoli proprio in occasione della
Palermo, e il Venerdì Santo, fu con- ottenne donazioni e concessioni e ri- traslazione dei suoi resti mortali.
vocato dall’imperatrice Costanza cevette l’autorizzazione di costruire
11 L'abate di Fiore 11

Le tappe di un cammino di Profezia

Cronologia della vita


di Gioacchino da Fiore
Dal 1226 riposa nell'Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore

1135 ca. 1177 1188


Gioacchino nasce a Celico da Mauro, È attestato per la prima volta come Tornato in Calabria si ritira a
notaio, e Gemma. abate di Corazzo. Persegue l’inseri- Pietralata per dedicarsi alla compo-
1155 ca. mento del suo monastero nell’Ordi- sizione delle sue opere.
Dopo gli studi di base nella vici- ne cistercense. Si rivolge per questo Recatosi a Roma, ottiene che l’abba-
na Cosenza, è introdotto dal padre al monastero della Sambucina, ma la zia di Corazzo venga affiliata a quel-
nei Tribunali della città come cu- richiesta di affiliazione viene rifiuta- la di Fossanova. Papa Clemente III
riale e nella corte del Giustiziere di ta a causa della estrema povertà del lo proscioglie dai suoi doveri di aba-
Calabria come notaio. monastero di Corazzo. te e gli indirizza una nuova esorta-
1166-1167 dic. 1178 zione a completare e rivedere i suoi
Lavora nella Cancelleria regia di Come Abate di Corazzo è alla corte scritti e a sottoporli al giudizio della
Palermo al servizio di Stefano di di Guglielmo II e fa valere con suc- Santa Sede.
Perche e viaggia al seguito dei notai cesso alcune rivendicazioni di pos- Tornato a Pietralata, da lui ribattez-
Pellegrino e Santoro di Palermo. sesso di alcuni territori in favore del zata Petra Olei, viene raggiunto da
1168 ca. suo monastero. alcuni discepoli. È con lui il monaco
Parte per la Terra Santa e visita 1182-1183 cistercense di Fossanova noto come
Gerusalemme. Si reca all’abbazia cistercense di Raniero da Ponza. Luca di Casamari
aa. ’70 (1170) Casamari, dove trascorre circa un trascorre con lui a Pietralata un'inte-
Torna in Sicilia e dimora in una anno e mezzo. Riceve anche qui una ra Quaresima.
grotta sull’Etna, nei pressi di un risposta negativa alla richiesta di af- Nell’autunno sale sui monti della
cenobio greco. Passato in Calabria, filiazione di Corazzo, sebbene venga Sila, per poi fare ritorno nel corso
si reca nella valle del Crati, presso accolto con affetto e stima dall’abate dell’inverno a Petra Olei. Intanto a
Cosenza, e si ferma in un luogo det- Gerardo. Fiore, oggi Jure Vetere, viene costrui-
to Guarassano. Trascorre un periodo Il monaco Luca di Casamari, suo scri- to il primo alloggio.
nei pressi del monastero cistercense ba di fiducia, afferma che qui dettava 1189
della Sambucina di Luzzi. Si sposta, e correggeva contemporaneamente Entra nell’alloggio costruito a Fiore,
quindi, sulle colline di Rende, dove l’Enchiridion super Apocalypsim, il Liber dove prende vita la prima forma di
predica per un anno intero. de Concordia e il libro I dello Psalterium comunità monastica florense.
Si reca dal vescovo di Catanzaro, decem chordarum, con l’aiuto di al- 1189-1190
dal quale riceve gli ordini mino- tri due scribi portati da Corazzo: Viene molestato e minacciato dai fun-
ri. Durante il viaggio passa per il Giovanni e Nicola. zionari di Tancredi che non gli ricono-
monastero di Corazzo. Raggiunge 1184 scono il possesso delle terre occupate.
Rende e quindi ritorna a Corazzo, Interpreta a Veroli, dinanzi alla cu- 1190-1191
dove assume l’abito monastico. Non ria di Lucio III, una oscura profezia. Si reca dal re e lo scongiura di lasciare
molto tempo dopo diviene prio- Il Papa lo esorta a proseguire nella indisturbati lui ed i suoi monaci. Con
re del monastero e, quando l’abate stesura delle sue opere. privilegio regio, Tancredi gli concede
Colombano rinuncia alla carica, i 1186/1187 il possesso di alcune terre demania-
monaci lo eleggono abate. Fa visita a Papa Urbano III a Verona. li circostanti il nuovo insediamento
12 L'abate di Fiore 12

monastico e la donazione di cinquan- gli dona una chiesa in località Canale ante 1226
ta salme di segale all’anno. nella pre-Sila, presso Pietrafitta, Le reliquie di Gioacchino vengono tra-
Incontra a Messina il re inglese dove Gioacchino ha già cominciato slate da San Martino di Canale nella
Riccardo Cuor di Leone, che trascor- la costruzione di una dipendenza. nuova chiesa abbaziale di San Giovanni
re l’inverno in Sicilia insieme al re di Simone di Mamistra, Signore di in Fiore e collocate nella cappella di
Francia Filippo II Augusto in attesa Fiumefreddo, dona al monastero di destra del transetto, in una tomba ter-
di partire per la Crociata, e viene Fiore la chiesa di Santa Domenica ragna. Questo nuovo complesso abba-
consultato su un passo dell’Apoca- con tutti i territori di pertinenza, su ziale fu costruito più a valle, in località
lisse riguardante l’Anticristo. cui sorgerà il monastero florense di Faraclovo, poi detta anch’essa Fiore,
Incontra a Napoli Enrico VI che Fonte Laurato. presso la confluenza dei fiumi Neto e
ammonisce a recedere dall’assedio 1202 Arvo, a seguito dell’incendio che nel
della città. L’imperatore interrompe Si ammala e muore, il 30 marzo 1202, 1214 aveva distrutto quasi completa-
l’assedio e torna in Germania. a San Martino di Canale (Pietrafitta). mente il protocenobio di Jure Vetere.
1192
Il Capitolo Generale dei Cistercensi
ingiunge all’abate Gioacchino e al
monaco Raniero di presentarsi entro
la festa di san Giovanni Battista.
1194
Il 21 ottobre, a Nicastro, Enrico VI con-
cede a Gioacchino il tenimentum Floris.
1196
In aprile è a Palermo con Luca per
trattare questioni di pertinenza ter-
ritoriale; nell’occasione incontra e
confessa l’imperatrice Costanza.
Il 25 agosto Celestino III approva
le Costituzioni del nuovo Ordine
Florense.
1198
Dopo la morte di Enrico VI, si reca
a Palermo dall’imperatrice Costanza
per chiedere la conferma delle dona-
zioni avute dal marito.
Tra il 30 agosto e il 1° settembre,
Innocenzo III lo incarica di predi-
care insieme a Luca di Casamari,
divenuto nel frattempo abate della
Sambucina, la crociata per la libera-
zione della Terra Santa.
1200
Dopo la morte di Costanza, si reca
ancora alla Corte di Palermo dal re
Federico e ottiene l’ulteriore dona-
zione di Caput Album.
Scrive la lettera-testamento, elencan-
do alcuni dei suoi scritti che, in caso
di sua morte improvvisa, i Florensi
avrebbero dovuto inviare alla Santa
Sede per eventuali correzioni.
1201 Monumento a
Gioacchino, Celico.
L’arcivescovo di Cosenza, Andrea,
L'abate di Fiore 13

Filippo Burgarella*

Gioacchino erede del


monachesimo bizantino
Il monaco si formò in un contesto culturale e religioso orientale

I
l 19 agosto 1130 nel monastero
rossanese del Patir moriva il suo
fondatore, san Bartolomeo da
Simeri, padre del monachesimo
italo-greco d’età normanna. Allora,
o qualche anno dopo, nella non lon-
tana Celico nasceva Gioacchino da
Fiore, chiamato quasi a succedergli
nel rango di campione della spiri-
tualità, ascesi e santità calabre, illu-
strandole beninteso in seno alla reli-
giosità latina.
Morto il 30 marzo 1202, Gioacchino
visse tra età normanna e i primi anni
della sveva: in un’epoca segnata, spe-
cie in Calabria, dalla compresenza di
Greci e di Latini. I primi perpetuava-
no la tradizione religiosa greco-orto-
dossa, rimasta florida in non poche
diocesi e monasteri anche dopo la fine
del dominio politico dell’Impero bi-
zantino e l’abrogazione della premi-
nenza del patriarca di Costantinopoli,
sostituita da quella romano-pontifi- treccio di influenze. In tale temperie giosa e culturale ancora influente su
cia. Ma prevalevano ormai i secon- avveniva la formazione intellettuale e Greci e Normanni del Mezzogiorno,
di, beneficiari degli assetti politici e spirituale di Gioacchino. e certamente la Terra Santa, ove si
religiosi introdotti dalla conquista La sua vita religiosa comincia in interessò delle varie comunità cri-
normanna dell’XI secolo. Perciò la ambiti e modi prediletti dai monaci stiane (armene, melchite, giacobite).
presenza e l’influenza di Chiesa e mo- greci. La sua rinuncia agli onori del Il suo soggiorno a Gerusalemme e
nachesimo latini si facevano sempre secolo e della curia regia fu corona- dintorni pare risalire al 1067-1068.
più robuste e capillari. Certo Latini e ta da un pellegrinaggio nell’Orien- Allora sul Monte Carmelo, presso la
Greci si differenziavano gli uni dagli te cristiano, come suggeriscono i grotta del profeta Elia, viveva un an-
altri, fino alla controversia sulle ri- rari cenni autobiografici e le scarne ziano monaco-prete, o ieromonaco,
spettive peculiarità disciplinari, litur- notizie degli agiografi, l’Anonimo calabro-greco a capo di una comunità
giche e dottrinali; ma dagli uni e dagli autore della Vita e Luca Campano di dieci confratelli, come si legge nel
altri si irradiavano tradizioni, modelli o di Casamari, futuro arcivescovo diario di pellegrinaggio di un con-
organizzativi e forme di religiosità o di Cosenza. Egli visitò forse an- temporaneo, il bizantino Giovanni
di spiritualità che non mancavano di che Costantinopoli, già meta di Foca. La Terra Santa era, quindi, fre-
arricchire i rispettivi contesti in un in- Bartolomeo da Simeri e capitale reli- quentata da altri pellegrini e monaci
14 L'abate di Fiore

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Il Monastero di Patir - Rossano

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Il deserto di Giuda

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Incoronazione di Ruggero II

calabri, per lo più greci. Uno di loro naci calabro-greci attivi tra Calabria Dalla Terra Santa, quindi, egli rien-
era Gioacchino da Fiore, che non pare e Basilicata fin dalla seconda metà trava con conoscenze ravvivate da
facesse parte di quella comunità, so- del sec. IX e non priva di analogie esperienze interecclesiali. Al rientro
litamente collegata con gli esordi con alcune forme di yoga. Per il tiro- dalla Sicilia, precisava ulteriormente
dell’Ordine dei Carmelitani. cinio ascetico etneo passarono altri le sue scelte in senso latino: si recò
Tuttavia è ancor più significativo che contemporanei di Gioacchino, come alla Sambucina, attratto dal modello
il futuro abate Gioacchino, al rientro i santi monaci siculo-greci Nicola di vita spirituale dei locali monaci ci-
dal pellegrinaggio verso il 1068- Politi e Lorenzo da Frazzanò. stercensi; predicò a Rende e a San Fili
1070, si sia fermato in Sicilia, alle Ma c’è di più, essendosi Gioacchino lì e fu ordinato sacerdote a Catanzaro;
pendici dell’Etna, e segregato in una fermato al ritorno da Gerusalemme. divenne quindi abate di Corazzo
spelonca prossima a un monastero Una scelta quasi ovvia, la sua, poi- e si accostò alla regola cistercense
greco per dedicarsi alla vita eremi- ché la spelonca ricadeva comunque certamente nel 1177; si dedicò infine
tica e contemplativa in regime di nell’area di pertinenza del mona- negli anni 90 del secolo alle prime
austerità e di digiuno. Non è casuale stero di San Filippo d’Agira, che fondazioni florensi, sorte dalla rot-
la scelta del luogo, poiché l’Etna e era ormai una priorità della storica tura con i Cistercensi. Tuttavia non
le sue pendici innevate e gelide era- abbazia benedettina di Santa Maria dimenticò mai la tensione ascetica
no da tempo palestra di ascesi per i Latina di Gerusalemme. Da quest’ul- e spirituale di matrice orientale o
monaci greci di Sicilia o di Calabria. tima era già gemmato l’Ordine degli greca, tanto più che la sua esperien-
Egli perciò voleva accostarsi alle Ospedalieri di San Giovanni, ben za di vita religiosa era a immagine
fonti del monachesimo greco, in- presto dotato di beni anche in quelle della concezione ch’egli aveva della
trodotto e irradiato in Calabria da parti della Sicilia. Il che fa pensare storia del monachesimo. Infatti, nel
monaci temprati nell’ascesi nel mo- che la spiritualità del futuro abate Tractatus de vita sancti Benedicti, di
nastero di San Filippo d’Agira, sito florense si fosse arricchita e temprata esso ricordava la genesi orientale e
nell’odierna provincia di Enna, e in Terra Santa, a contatto sia con gli l’irradiamento in Italia e nell’Europa
nelle sue dipendenze, alcune anche anacoreti e gli asceti greci, numerosi continentale per profetizzarne la ri-
sull’Etna. Qui i cultori dell’ascesi e lungo il Giordano, sia con i religiosi nascita in Italia e il ritorno in Oriente
della spiritualità orientali iniziavano benedettini di Santa Maria Latina e in forme più spirituali.
alla pratica la nudità e dell’immer- con i pellegrini, crociati e mercanti
sione nell’acqua fredda o corrente: che allora vi giungevano da ogni an- * Docente di Storia bizantina presso
una pratica adottata anche dai mo- golo della Cristianità. l’Università della Calabria
L'abate di Fiore 15

Luca Parisoli*

La corte di Palermo
nel XII secolo
Ascendenze culturali tutte ancora da svelare

L
a corte di Palermo all’epoca
di Gioacchino da Fiore è se-
gnata dalla personalità del
re normanno Ruggero II
d’Altavilla, nato a Mileto nel dicem-
bre 1095, e dalle scelte identitarie
della dinastia normanna che egli fon-
da; gli succedette sul trono di Sicilia
Guglielmo I il Malo (1154-1166), che
dovette fronteggiare l’offensiva mi-
litare bizantina, poi Guglielmo II
il Buono (1166-1189), sino alla fine
della dinastia degli Altavilla con
il regno di Costanza che si chiude
nel novembre 1198, per poi passare
alla dinastia Sveva con suo marito
Enrico - che muore già nel 1197 - e il
passaggio dal settembre 1197 al cele-
bre Federico II, Stupor mundi.
Il discorso leggendario (quello che
fonda la legittimità sociale e politica
ben più di ogni cronaca storica, come
attesta anche la cultura popolare
oggi - si veda la celebre battuta del
giornalista nel film L’uomo che uccise sua vita sia stato in lotta con l’auto- trastarla e la sua ammirazione per
Liberty Valance in riferimento all’epo- rità della Sede apostolica: Ruggero l’Islam era certo fondata sulla natura
pea del Far West) lega Ruggero II II è il grande teorico di uno gnosti- teocratica di un potere assolutisti-
allo scampato pericolo di una tempe- cismo politico che rifiuta il ruolo di co che papa Gelasio I prima, Carlo
sta ed al voto che lo portò ad avvia- mediazione della Sede apostolica, e Magno poi, avevano reso non pra-
re la costruzione della Cattedrale di che come gnosticismo si caratterizza ticabile nell’Occidente latino. La sua
Cefalù, con l’iconografia del Cristo almeno come costante potenziale de- ammirazione per il diritto e per la co-
pantocrator: il fondatore della dina- riva dal deposito della fede cattolica. dificazione è, nel solco della tradizio-
stia normanna mi pare una figura Lo gnosticismo è innanzittutto una ne barbarica, in parte un’emulazione
simbolica del clima geo-culturale del teoria della legittimità politica come del mito romano del diritto, in parte
regno normanno nel XII secolo. esercizio assoluto di un potere che il la proposta di un diritto i cui conte-
Egli fu un difensore della cristianità, sovrano riceve direttamente da Dio. nuti normativi non sono quelli della
e questo non è poi contraddittorio Come tale, Ruggero II non costrui- tradizione romanistica; il tentativo
con il fatto che sia stato due volte va cattedrali per compiacere la Sede di codificare le prassi deontiche della
scomunicato e per gran parte della apostolica, bensì proprio per con- società feudale sotto un re di diritto
16 L'abate di Fiore

divino lo mostra efficacemente. dell’indicibile, il potere divino di un fotografico; assomiglia piuttosto a


Ruggero II non poteva cercare la sua uomo. Ricevendo il potere solo da Cristo che gli porge la corona, in una
legittimità nel discorso del califfato, Dio, Ruggero II adottava anche il fa- scena senza alcuna altra presenza. Il
ma certo era più a suo agio nell’esse- sto della strategia califfale, con una monarca riceve solo da Dio, rispetto
re incoronato da un antipapa che da traslazione del fasto liturgico dovu- al quale ripete la struttura del potere
un papa difensore del monismo po- to a Dio nella tradizione monastico assoluto che esercita verso gli uomi-
litico. Il suo obiettivo geo-politico di verso il fasto dovuto al sovrano-Dio. ni: il re normanno è secondo a Dio,
riunificare tutti i possedimenti nor- I cavalli che sfilavano per Palermo ma per ogni uomo egli è primo, per-
manni in Italia meridionale entrò in erano adornati di drappi preziosi e ché a qualunque altro uomo è nega-
collisione con la Sede apostolica non finimenti d’oro e d’argento, metalli to l’accesso a Dio.
tanto per ragioni tattiche, quanto per che connotavano anche il banchet- Il rifiuto dello schema ternario del
un rifiuto consapevole del suo ruo- to in cui i servitori avevano vesti di monismo politico lo poneva in rot-
lo di mediatrice della legittimità: il seta. La funzione religiosa poi, con i ta di collisione non già contingente,
successo militare dei suoi piani creò cori sacri che miravano a spodesta- bensì strutturale, con la Sede aposto-
un’unità geo-politica e geo-culturale re la liturgia corale carolingia, e il lica: la sua Cristianità, sul modello
tra Sicilia, Calabria e Puglia. minuzioso cerimoniale creava una dell’impero Islamico, non era quel-
Desideroso di instaurare una nuova dimensione emblematica, squarcio la dei successori di Pietro. Se fino al
legittimità politica, Ruggero II dedi- iconico di una legittimità che le pa- 1130 le sue monete, come quelle del
cò speciale cura alla liturgia della sua role non potevano dire. padre Ruggero I, portavano impres-
incoronazione, memore della descri- Il famoso mosaico della Chiesa della sa la formula religiosa araba “non
zione contenuta nella Donazione di Martorana, ci consegna la rappre- c’è altro Dio che Allah che nessuno
Costantino e della liturgia celebrata sentazione dell’evento secondo la ha per compagno”, e come simbo-
nella notte di Natale dell’anno 800 consapevole liturgia che la nuova lo una T che poteva richiamare la
tra Carlo Magno e papa Leone III. dinastia voleva fosse trasmessa. Il Croce ma senza raffigurarla diretta-
Così, la cerimonia del giorno dell’in- re vi appare in vesti orientali, qua- mente, dopo l’incoronazione la T si
coronazione era stata studiata in le basileus, con fattezze fisiche senza trasformò in una Croce con la scritta
modo da essere una messa in scena alcuna preoccupazione di realismo in greco “Gesù Cristo vive”.

L
e ascendenze bizantine del-
la formazione culturale di
Un quadro politico e Gioacchino da Fiore non
culturale all’epoca dell’Abate: sono state ancora adeguata-
la geo-cultura normanna mente messe in luce, e questo è un
cantiere aperto della ricerca. Mi limi-
terò qui a ricordare un passo preli-
minare: mostrare come la geo-cultu-
ra dominante nel XII secolo, quella
normanna, era tale da favorire un
nesso forte tra lo sviluppo intellet-
tuale di Gioacchino e le tradizioni
bizantine, anche se queste avevano
un carattere recessivo nel XII seco-
lo per l’agenda politico-culturale
dominante. Questo perché questa
geo-cultura aveva una connotazio-
ne politica fortissima che il pensiero
gioachimita non recepirà se non con
distratta superficialità.
Nessun monarca occidentale supe-
nella foto rava un re normanno in ricchezze,
Castello Svevo-Normanno di Cosenza
anche perché era l’unica monarchia
L'abate di Fiore 17

assoluta occidentale, e Palermo, ex-capitale degli emiri e vrani normanni, con la carica di legati papali, ossia diretti
punto strategico dell’impero islamico, ricca di magnifi- rappresentanti della Sede apostolica. In esplicito dissenso
ci palazzi, fu la sede di re che con la loro pompa e le li- con gli eredi di Carlomagno - i Franchi, il regno norman-
turgie politiche islamiche ne mostravano il desiderio di no fu molto compenetrato dalla visione imperiale calif-
eguagliare anche la forza militare islamica di controllo fale, incoraggiando le attività artistiche e culturali delle
del territorio. L’ideale politico non era tanto il feudalesi- varie geo-culture presenti nei territori del suo dominio,
mo, concezione orizzontale del potere, quanto il califfato; secondo una pratica che continuerà con fortune alterne
e le milizie saracene al servizio del re - più che del Regno sino alla dinastia sveva, in particolare Federico II.
- gli garantivano una dedizione (ed una propensione agli Alla Corte di Palermo si conservò la cultura musulmana
intrighi di corte) che nessun ordinamento feudale franco e di lingua araba; del resto, lo gnosticismo cristiano, non
oppure catalano ha mai conosciuto verso il suo sovrano, se già come dottrina politica, bensì come concezione del cri-
non durante la breve parantesi carolingia con il suo ideale stianesimo, ha meno problemi di simbiosi con l’antropolo-
di monismo politico. La predilezione per una geo-cultura gia musulmana di quanto ne possa avere il cristianesimo
arabizzante forniva al mondo normanno meridionale un non-gnostico. Tra i dotti arabi della sua corte, il geografo
contro-altare all’antropologia culturale modellata sul de- Al-Idrisi che per incarico del sovrano scrisse il Kitab-Rugiar,
posito della fede cattolica, avvicinandola più ai modelli del ossia Il libro di Ruggero, che costituisce una delle più im-
Mediterraneo meridionale che a quelli del discorso colto portanti opere di geografia di tutto il Medioevo. I sovrani
religioso che si affermava nel XII secolo nel Nord Europa. normanni, che per tutta la durata del regno adottarono un
Ruggero II fece del Regno di Sicilia una delle entità politi- appellativo arabo che ne accompagnava il nome nelle for-
che - dal vasto terrritorio nel Mediterraneo centrale - più mule ufficiali, vivevano come sovrani oggetto di adorazio-
potenti e meglio ordinate grazie alla forza del suo eserci- ne diretta da parte dei sudditi, vestivano all’orientale, tene-
to personale, ad alleanze salde anche se non durature, e vano a Palazzo Reale un harem con fanciulle ed eunuchi, si
pure grazie alla legittimità legislativa fornita dalle Assise circondavano di artisti e intellettuali bizantini e arabi - tra
del Regno di Sicilia, date ad Ariano nel 1140. Consegnò cui i poeti ar Rahman e ibn Basurun, cantori della reggia di
ai suoi eredi una società priva di ogni traccia di proprietà Favara e delle dolcezze della vita di corte. Non è tanto la te-
privata, creando un diritto naturale sulle terre che non ologia musulmana che influenzava la geo-cultura norman-
faceva più capo Dio, bensì al re-Dio. Era il trionfo del feu- na, quanto le singole culture nazionali operanti nell’ambito
dalesimo associato all’assolutismo monarchico: questo dell’impero islamico. Si ricercava l’armonia tra il corpo e lo
corpus di norme costituisce una grande opera legislativa, spirito, l’eleganza, la raffinatezza, la poesia, l’arte, la mu-
ponendo le prerogative e i poteri del Re nell’ambito del sica, i piaceri dell’intelletto e dei sensi, così come il ciclo di
diritto, che emana non già dalla ragione, quanto dal suo Tristano ed Isotta non possono essere assimilati ai lavori
petto. Le Assise sancivano la possibilità dei sudditi di della scuola di Chartres.
poter vivere anche secondo le leggi e le usanze di ogni Tra i re normanni, il regno di Guglielmo III fu partico-
loro comunità e religione - secondo uno schema tipico larmente proficuo per le arti in Sicilia. Fra le opere av-
dell’Occidente latino, ma esasperato nella direzione della viate da Guglielmo merita una citazione il Duomo di
struttura imperiale islamica che comporta una pressione Monreale, realizzato con il beneplacito di papa Lucio III,
fiscale centrale del tutto peculiare su ogni sfera giuridica e l’Abbazia di Santa Maria di Maniace, fortemente voluta
altrimenti autonoma -, e l’assoluta non-disponibilità delle dalla regina madre Margherita. Anche la splendida co-
terre, misura destinata a impedire ogni possibilità di na- struzione della Zisa, avviata dal predecessore Guglielmo
scita di una società di mercato. I, fu completata sotto il suo regno.
Caratteristica del regno siciliano fu l’esistenza di un’am- Questa tradizione culturale della dinastia normanna giun-
ministrazione centrale assai complessa, che riprendeva se sino a quel Federico II di Svevia che sia a livello legisla-
elementi dell’esperienza delle occupazioni bizantine ed tivo, sia a livello culturale ripeteva l’agenda di Ruggero II.
islamiche: il re era assistito da un ristretto gruppo di gran- Questo era il clima culturale dell’élite dominante tra Sicilia
ds commis, e da magistrati sparsi nelle province (iusticiarii e Calabria nel XII secolo, ossia il secolo di Gioacchino da
e connestabuli). Esistevano un’amministrazione fiscale ri- Fiore, pensatore che pure porta molto più evidenti i segni
gida e spietata ed una forma di autodisciplina concessa di una tradizione geo-culturale del cristianesimo bizantino
alla comunità araba di Palermo, secondo il modello im- che non del mondo musulmano, pur vivendo in un clima
periale del califfato. Speciali prerogative in materia di geo-politico arabizzante (ma anche cesaro-papista).
organizzazione ecclesiastica, grazie all’apostolica legatio
concessa da papa Urbano II al gran conte Ruggero con * Docente di Storia della Filosofia medievale presso l’Università
la bolla Quia propter prudentiam, erano riconosciute ai so- della Calabria
18 L'abate di Fiore

La grande produzione letteraria durata circa trenta anni

Le opere dell'Abate
Alla luce delle Scritture il monaco calabrese offre uno sguardo
sulla storia e sul futuro della Chiesa e delle società

L
a stesura delle opere di Gioacchino è data da K.-V. Selge,
Gioacchino da Fiore, così L’origine delle opere di Gioacchino da
come, al momento, è stato Fiore, in L’attesa della fine dei tempi nel
possibile stabilire, si pone Medioevo, a cura di O. Capitani e J.
in arco di tempo che va dal 1176 Miethke, in Annali dell’Istituto storico
(probabile datazione di quello che italo-germanico 28 (1990), pp. 87-130;
pare essere il suo primo scritto), al lo studioso tedesco ripartisce la pro-
1202, anno della morte. Fino all’ulti- duzione in due sezioni, quella risa-
mo, infatti, Gioacchino fu impegna- lente agli Anni Ottanta del XII secolo
to nell’elaborazione delle sue opere, (lo spartiacque è il distacco dal mo-
tanto che i Tractatus super quatuor nastero di Corazzo e la salita sulla
Evangelia non sono completi, pro- Sila), e quella successiva.
babilmente proprio per il soprag- Con alcune aggiunte e correzioni, lo
giungere della morte. schema cronologico può dunque es-
Non è semplice precisare un’esatta amente, Gioacchino lavora anche sere il seguente:
cronologia delle opere gioachimite, ad altri suoi scritti, più brevi e in
dal momento che l’Abate era solito qualche caso dettati da particolari I. 1176 (?)
ritornare più volte, anche a notevo- circostanze. Un ulteriore problema Genealogia
le distanza di tempo, su uno stesso riguarda in modo specifico il testo Breve abbozzo in cui si paragona la
scritto, per completarlo, modificar- di commento all’Apocalisse: l’opera storia della salvezza alla figura di
lo, aggiornarlo ai nuovi sviluppi del principale, l’Expositio in Apocalypsim, un duplice albero (dell’Antico e del
proprio pensiero. Un caso emblema- è infatti accompagnata da una serie Nuovo Testamento). La storia uma-
tico di questo metodo di lavoro è il te- di trattati introduttivi o di sintesi, na è poi divisa in sei età; la sesta, os-
sto dello Psalterium decem chordarum: dedicati ugualmente all’Apocalis- sia il tempo della Chiesa, è descritta
completato, secondo un’affermazio- se, scritti in parallelo al commento nel libro dell’Apocalisse ed è divisa
ne dello stesso Gioacchino, tra il 1186 maggiore. Un ultimo caso partico- in sei piccole età. Come il popolo
e il 1187, fu poi ripreso, modificato lare è quello del Tractatus in exposi- ebraico subì sette tribolazioni, così
e aggiornato ancora nel 1201, come tionem vitae et regulae beati Benedicti, la Chiesa è destinata a subirne altret-
attesta in modo esplicito un autore- in cui sono raccolti, in un tentativo tante.
vole esemplare manoscritto di tale di opera unitaria, diversi sermoni, la II. 1183 (Casamari)
opera, il codice Padova, Biblioteca cui stesura risale a differenti periodi Liber de Concordia Novi ac Veteris
Antoniana, ms. 322. Inoltre, la ste- di tempo. Testamenti
sura delle opere principali, quali la La cronologia delle opere dell’Aba- A questo anno risale l’inizio della
Concordia e il Commento all’Apoca- te calabrese risente dunque di tut- redazione dell’opera e la stesura al-
lisse, si colloca in un arco di tempo te queste problematiche, legate in meno del libro I; i libri II-IV furono
piuttosto vasto: iniziate nel periodo modo specifico al suo metodo di conclusi non prima del 1188. Tra le
1183-1184, la loro elaborazione si lavoro. tre opere principali di Gioacchino, la
protrae fino al 1196 circa (Concordia) Una prima, importante ricostruzio- Concordia è l’unica che l’Abate dichia-
e al 1200 (Expositio); contemporane- ne della cronologia delle opere di ra esplicitamente compiuta nel suo
L'abate di Fiore 19

nella pagina precedente


Codice Patavino, capolettera

a fianco
Un antico volume dei possedimenti
gioachimiti

nella pagina successiva


Un diploma sui possedimenti gioachimiti

testamento (1200). I primi quattro li- l’Enchiridion super Apocalypsim. Negli Indirizzato al discepolo Giovanni, lo
bri fungono da ampia introduzione otto libri, viene interpretato, versetto scritto sintetizza gli “articoli” fonda-
alla teoria esegetica di Gioacchino; il dopo versetto, il libro dell’Apocalisse, mentali del credo cristiano (Trinità,
quinto, pari per estensione ai primi giocando, tra l’altro, sul valore sim- incarnazione, sacramenti, redenzio-
quattro, è un lungo commentario sui bolico del numero sette, ricorrente ne, grazia, libero arbitrio, predesti-
libri storici dell’Antico Testamento. lungo tutta la struttura del testo apo- nazione, fede/opere, vita attiva/
Nei libri II e IV troviamo il tema dei calittico. L’Abate interpreta l’Apoca- vita contemplativa, ecc…). Inoltre,
paralleli tra le generazioni dei due lisse come una “profezia ininterrot- Gioacchino prende posizione contro
Testamenti; nel terzo, l’esame della ta”, come una grandiosa visione che alcune eresie dell’epoca, quali quella
corrispondenza dei sette sigilli; nel suddivide la storia della Chiesa in catara e valdese.
V l’applicazione dell’esegesi gioa- “septem specialia tempora” corri- Professio fidei
chimita alla “generalis historia” del spondenti alle sette parti dell’Apo- Dialogi de praescientia Dei et praedesti-
racconto biblico. calisse, e un’ottava parte che corri- natione electorum
III. 1183-1184 (Casamari) sponde alla glorificazione metastori- È una professione di fede trinita-
Psalterium decem chordarum ca della Gerusalemme celeste. ria che, secondo lo stile dei padri,
A questa epoca risale la stesura del V. maggio 1184 ogni teologo scriveva di suo pugno.
libro; l’opera viene conclusa, con i li- De prophetia ignota Gioacchino discute con due suoi mo-
bri II e III, negli anni 1186-1187. Il li- Commento ad un testo profetico naci sul fondamento dell’elezione
bro I contiene un denso trattato sulla anonimo, ritrovato tra le carte del divina nella storia. Il nesso umiltà-
Trinità, suddiviso in sette distinctio- defunto cardinale Matteo d’Angers. perfezione cristiana, fondamentale
nes. Nel secondo si prende in esame Gioacchino ne fornisce una propria per la spiritualità cistercense, viene
il significato mistico del numero 150, interpretazione, legata agli avveni- sottratto all’orizzonte mistico-indi-
che rappresenta il totale dei salmi. menti politici del più recente passa- viduale per essere proiettato in una
Può essere letto come un trattato di to. visione storico-salvifica. La storia
“teologia sociale”, dal momento che VI. ai primi Anni ’80 – ma in questi intera viene considerata come un
l’abate riflette sul significato e sul casi la datazione è più incerta. processo regolato dalla dinamica
valore dei tre ordines (monaci, chie- Exhortatorium Iudaeorum umiltà-superbia.
rici, laici). Il terzo libro è brevissimo Esortazione alla conversione degli VII. alla seconda metà degli anni ’80
(aggiunto forse anche per completa- ebrei, connessa con il piano salvifi- (ma forse prima, nel caso del primo
re il numero tre), ed è un canone sal- co della visione escatologica gioa- sermone) risalgono infine i sermoni
modico contenente brevi norme per chimita. LAbate confuta i principali raccolti nel
la recita dei salmi. attacchi ai capisaldi della fede cri- Tractatus in expositionem vitae et
IV. 1184 (Casamari) stiana – Trinità, incarnazione, inter- regulae beati Benedicti
Expositio in Apocalypsim pretazione spirituale della Scrittura Raccolta di alcuni sermoni etero-
A questa data risale il solo inizio del – utilizzando quei luoghi dell’An- genei, di argomento monastico e di
testo esegetico. È il lavoro più ampio tico Testamento in cui, secondo lui, riflessione escatologica. Gioacchino
dell’abate. Divisa in otto libri, è pre- sono prefigurati i dogmi del cristia- riflette sul significato storico del mo-
ceduta dal Liber introductorius, che nesimo. nachesimo, e in particolare del mo-
riproduce, con qualche variazione, De articulis fidei nachesimo cistercense. Rilegge poi in
20 L'abate di Fiore

chiave politica alcuni passi dell’Apo- Enchiridion super Apocalypsim fino a noi, compresa la raccolta di
calisse, per spiegare i problemi sem- Rappresenta la prima redazione di tavole illustrative denominata Liber
pre più urgenti che la Chiesa del suo quello che diverrà poi il liber introduc- Figurarum, non è possibile determi-
tempo si trova di fronte, quali quello torius dell’Expositio in Apocalypsim. nare con sicurezza il periodo della
dell’eresia e della presenza dei mu- IV. 1196 stesura. Rimangono dunque di data-
sulmani in Terra Santa. Completamento della Concordia e zione incerta:
B. Anni 1190 – 1202 probabile presentazione alla Sede De septem sigillis
I. 1188-1192 pontificia Breve opuscolo in cui l’abate riassu-
Praephatio super Apocalypsim De ultimis tribulationibus me le duplici persecuzioni dei due
Si tratta di una “introduzione gene- Breve orazione in cui Gioacchino Testamenti, scandite dai sette sigilli
rale” all’Apocalisse, che Gioacchino chiarisce alcuni punti della sua dot- dell’Apocalisse (Antico Testamento)
scrisse verosimilmente tra il 1188 e il trina, in particolare dell’intrecciarsi e dalla loro apertura (Nuovo
1192. Qui appare già compiutamen- della sesta età di persecuzione e la Testamento).
te elaborata la teoria gioachimita settima, di pace, nel quadro storico Epistulae
dei tre “status” trinitari, a completa- inaugurato dall’incarnazione e pro- a. Domino Valdonensi … abbati
mento dell’antica dottrina patristica teso verso la fine dei tempi. b. Universis Christifidelibus
delle sei età del mondo e della più V. 1196-1199 c. Testamentum [risalente all’anno
recente dottrina dei sette tempi della Completamento del testo dell’Expo- 1200.]
sesta età. sitio in Apocalypsim. Liber Figurarum
Intelligentia super calathis VI. 1198-1199 Raccolta di “figurae” o di tavole, im-
Dedicato all’abate cistercense Goffredo Stesura dell’introduzione (Liber in- magini miniate di notevole bellezza,
di Auxerre, lo scritto commenta la vi- troductorius) all’Expositio. che riprendono tutti i temi del pen-
sione profetica dei cesti di fichi avuta VII. ultimi anni ’90 – 1202 siero di Gioacchino, riassumendoli
da Geremia (Ger. 24,1-10). Si tratta di Tractatus super quatuor Evangelia in una sintesi simbolica di grande
un opuscolo a sfondo politico, desti- Diviso in tre distinti trattati, di cui efficacia.
nato a scoraggiare l’ostilità del papa l’ultimo è incompiuto, è l’ultimo Poemata
nei confronti di Enrico VI, composta scritto dell’abate, dedicato all’inter- a. O felix regnum patriae supernae
probabilmente nel 1191, all’inizio del pretazione alternata e concordante b. Visionem admirandae ordiar historiae
pontificato di Celestino III. dei quattro Vangeli. Quaestio de Magdalena Sermones
III. 1194-1196 Degli altri scritti gioachimiti giunti a. Sermo in Natali Domini
b. Sermo in die cinerum
c. Sermo in Quadragesima
d. Sermo in dominica Palmarum
e. Sermo in die paschali
f. Sermo in festo sancti Iohannis
Baptiste
g. Sermo “Super flumi-
na Babilonis” (Ps. 137, 1)
h. Sermo de Helisabeth
et Maria et conceptionibus
earum
i. Sermo de differentia
inter litteram et spiritum
l. Sermo de iudiciis Dei
et de excidio Babilonis
Soliloquium
Apocalypsis nova
Scritto inedito; allo sta-
to attuale, non è possi-
bile dire con sicurezza
se si tratti di un’opera
autentica o meno.
L'abate di Fiore 21

Gioacchino da Fiore, primo Abate Florense

Credo ciò che la


Chiesa crede
Nella lettera Testamento del 1200, la chiave di lettura del suo
impegno culturale e della sua testimonianza cristiana

A
tutti coloro che verranno a questo mondo prima di presentare pria mano nell'anno milleduecento
conoscenza di questi scrit- i miei lavori al magistero della Sede dell'incarnazione del Signore. E pro-
ti, Frate Gioacchino, detto Apostolica, secondo l'impegno da fesso di rimanere fedele a quanto in
Abate da Fiore, augura me preso nell'atto di ricevere il man- esso contenuto.
perpetua salute nel Signore. dato di scrivere, prego in nome di lo Fratello Gioacchino
Come si può vedere dalla lettera del Dio Onnipotente, i miei successori, Abate Florense
Papa Clemente che è in nostro pos- i Priori e gli altri Fratelli che vivono
sesso, su mandato del Papa Lucio e nel timore del Signore e, per quanto è in basso
La firma autografa dell'Abate
del Papa Urbano, mi sono sforzato in mio potere, ordino che, conservati Gioacchino
a scrivere alcune cose e finora non gli esemplari nella biblioteca, man-
tralascio di scrivere di ciò che potrà dino all'esame della Sede Apostolica
contribuire alla gloria di Dio. il presente scritto o qualche copia
E così, grazie all'ispirazione divi- che avranno con sé e gli opuscoli che
na e alla mia intelligenza, ho por- secondo il testamento ho già scritto
tato a compimento il Libro Della e gli altri che potrò scrivere fino al
Concordia (del Vecchio e del Nuovo giorno della mia morte, e che accet-
Testamento) in cinque volumi, l'Espo- tino dalla stessa Sede a nome mio, la
sizione dell'Apocalisse in otto parti e correzione; prego inoltre che espon-
con i vari titoli, il Salterio Dalle Dieci gano ad Essa la mia devozione e la
Corde in tre volumi, senza contare mia fede. È come sia sempre pron-
altri argomenti che sono contenuti in to ad accettare ciò che Essa stabilì o
piccoli opuscoli sia contro i Giudei sia stabilirà, poiché non intendo difen-
contro gli avversari della Fede cattoli- dere nessuna mia opinione che sia
ca. E se, mentre sono in vita, ci potrà contraria alla Sua Santa Fede, credo
essere qualcosa che sia di edificazio- integralmente ciò che Essa crede, ac-
ne ai fedeli di Cristo e soprattutto ai cetto la Sua correzione sia in materia
Monaci, non tralascerò di farlo. di costumi che di dottrina, rigetto
Poiché, per la brevità di tempo, non dò che Essa rigetta, ammetto come
ho potuto finora presentare alla vero ciò che Essa ammette, credo
Sede Apostolica gli opuscoli, eccetto fermamente che le porte dell'inferno
il Libro della Concordia, per essere non prevarranno contro di Essa, ed
da Essa corretti, nel caso quegli scrit- anche se nel corso dei tempi potrà
ti, ciò che non nego anche se non ne essere turbata e sconvolta dalle tem-
sono consapevole, contengano er- peste, la Sua Fede non verrà meno
rori da correggere... e poiché è in- sino alla fine del mondo.
certo per l'uomo il numero dei suoi Io Abate Gioacchino ho redatto que-
giorni... se mi accadrà di partire da sto scritto e l'ho firmato di mia pro-
22 L'abate di Fiore

L'Ordine che ha ceduto il passo alla vita religiosa francescana e domenicana

Che fine hanno fatto


i florensi?
Le ipotesi storiche su una Regola "scomparsa"

P
iccolo ordine monastico di profeta, il piccolo organismo flo- vita praticato all’interno dei mona-
sorto in Calabria negli ul- rense non poté superare le difficoltà steri ha indubbiamente compromes-
timi anni del XII secolo, a che sorgevano da ogni parte dopo so in partenza l’interesse e una pie-
diffusione essenzialmente la facile propagazione dei primi na comprensione anche del progetto
locale, ma con alcune dipendenze decenni, né riuscì ad alimentare di monastico elaborato da Gioacchino
in Puglia e in Campania, nel Lazio nuovi elementi i cenobi posseduti da Fiore.
meridionale e in Toscana, l’ordine che scomparirono con le loro rispet- Questo quadro estremamente lacu-
florense raggiunse, nel momen- tive dipendenze senza lasciare trac- noso si è in parte recentemente col-
to della sua massima espansione, ce, sicché oggi tale congregazione ci mato grazie al ritrovamento, nella
una quindicina di monasteri. A di- appare come uno dei più lontani ed Biblioteca Provinciale di Matera, di
stanza di quasi quattro secoli dalla oscuri movimenti religiosi del basso tre codici manoscritti, risalenti alla
fondazione, nel 1570, le poche case Medio Evo»1. fine del XVIII secolo, relativi all’in-
superstiti, che ancora si riconosceva- In effetti, la perdita delle istituzio- dagine condotta in Sila da un regio
no come dipendenti dall’abbazia di ni dettate dall’Abate calabrese, la uditore, Nicola Venusio. I volumi,
San Giovanni in Fiore – in sostanza, mancanza, per tutto il periodo suc- redatti da lui stesso e dai suoi col-
i monasteri calabresi – furono unite cessivo, di altre testimonianze do- laboratori, riproducono, tra le altre
definitivamente all’ordine cistercen- cumentarie e istituzionali sulla vita cose, una cospicua parte dell’an-
se. Gli altri cenobi florensi, sorti al di dell’ordine, come gli atti dei capitoli cor nutrito archivio documentario
fuori della Calabria come nuove fon- generali – che peraltro sappiamo che dell’abbazia di San Giovanni in
dazioni o unificati all’ordine nella almeno in qualche occasione furono Fiore, casa madre dell’ordine. In tal
prima metà del XIII, avevano già in tenuti – la pressoché totale disper- modo, grazie a questo materiale, è
precedenza imboccato strade auto- sione degli archivi dei singoli mo- stato possibile ricostruire almeno il
nome, al di fuori dell’alveo florense. nasteri dell’ordine, tutto questo ha primo periodo di vita del monastero
L’oscurità che grava sulla nascita e naturalmente ridotto al minimo la e quell’ordine che a partire dalla Sila
sulle successive vicende dell’ordine possibilità di indagine e l’attenzione ha preso piede in altre zone dell’Ita-
è certo dovuta in primo luogo, come degli studiosi nei confronti dell’or- lia meridionale e centrale2.
ha rilevato p. Gregorio Penco, alla dine. Un’ulteriore fruttuosa pista di ricer-
dispersione delle sue fonti: Nel contesto del monachesimo me- ca si è rivelata quella relativa alle mo-
«Il monachesimo florense, sul piano ridionale, peraltro, la situazione tivazioni che spinsero Gioacchino al
storico, deve essere considerato (...) dell’ordine florense non si discosta distacco dall’ordine cistercense, da
soltanto come uno dei tanti movi- da quella più generale, per certi ver- lui ritenuto, fino ad un certo mo-
menti rigoristici sorti sul declinare si desolante, in cui versano le fonti mento del suo percorso biografico,
del Medio Evo e a cui (...) andò con- documentarie e le conoscenze relati- la migliore realizzazione possibile
giunta, almeno nelle sue origini, la ve a diversi altri gruppi monastici: la del monachesimo, la forma di spi-
predicazione e l’aspettazione esca- mancanza dei testi di consuetudini
tologica di una personalità d’ecce- che permettano di cogliere lo stile di 2 V. De Fraja, L’ordine florense da Gioac-
zione, al bivio tra fede cattolica ed chino da Fiore al tramonto dell’età sveva, pro
eresia. Scomparso Gioacchino e rive- manuscripto 1999, Università cattolica del
1 G. Penco, Storia del monachesimo in Italia, Sacro Cuore, sede di Milano, tesi di dotto-
latasi storicamente vana la sua opera Milano 1961, p. 271. rato in storia medievale.
L'abate di Fiore 23

a fianco
Ruderi dell'Abbazia di Jure Vetere

ritualità più alta mai raggiunta nel alla sua vocazione specifica: la con- un’evoluzione comune a moltissime
corso della storia, per ricercare una templazione e la lode di Dio, rag- altre esperienze analoghe: a partire
forma diversa di vita comunitaria. giunte grazie a un maggiore distac- dall’iniziativa di un personaggio
In questa direzione fondamentale si co dai compromessi con il mondo. particolarmente carismatico che
è rivelato il testo dell’Expositio vitae L’eremo non doveva tuttavia pre- decide di ritirarsi a vita solitaria, il
et regulae beati Benedicti3, un’opera cludere i rapporti con i confratelli locus eremitico deve allargarsi per
composita, redatta dall’abate, nelle che non erano in grado, per le loro accogliere il crescente numero di se-
sezioni più interessanti per questo debolezze, di intraprendere un’arc- guaci e fedeli che accorrono, attirati
aspetto, proprio negli anni del di- tior vita, né le scelte elitarie compor- dalla fama che circonda l’eremita.
stacco da Corazzo e della salita in tavano necessariamente una rottura L’aumento del numero dei discepoli
Sila. con l’ordine, del quale Gioacchino determina la necessità di nuova ter-
I nodi problematici che tali sezioni continuò a fare e sentirsi parte nono- ra intorno all’eremo, da mettere a
dell’Expositio vitae mettono in luce stante l’abbandono di Corazzo4. coltura o da adibire a pascolo, il bi-
sono notevoli: all’iniziale entusia- La vita intrapresa sulla Sila, in loca- sogno di sottoporre a regole precise
smo nei confronti dei cistercensi in- lità chiamata Flos, mise ben presto la vita divenuta comunitaria e di te-
fatti subentrò ben presto il disincan- radici. Il primitivo tugurium in cui nere con le istituzioni locali (civili e
to. Poco tempo dopo aver ottenuto, a Gioacchino, Raniero da Ponza e i religiose) rapporti stabili e duraturi6.
coronamento di diversi tentativi nel primi discepoli si stabilirono in via Nel 1194 dunque, data del docu-
corso degli anni, l’incorporazione definitiva a partire dal maggio del mento imperiale, i rapporti con l’or-
più piena del monastero di Corazzo 1189, si trasformò nel giro di cin- dine cistercense erano ormai rotti,
nell’ordine cistercense (1188), emer- que anni in un piccolo monastero, anche se sarà solo nel 1196, quando
sero i primi scarti della realtà rispet- evidentemente per l’accorrere di Celestino III approverà le istituzioni
to al quadro ideale che Gioacchino numerosi discepoli5. Lo attesta un florensi, che possiamo considerare il
si era figurato. La serie di disordini diploma dell’imperatore Enrico VI distacco come totale e definitivo.
morali, di progetti di espansione, di il quale, il 21 ottobre 1194, concesse Due anni prima, nel settembre 1192,
deroghe dagli statuta dell’ordine di alcuni terreni e diritti al monasterio il capitolo generale cistercense ave-
fronte ai quali venne a trovarsi lo in- sancti Iohannis de Flore, diretto da va indirizzato un richiamo all’abate
dussero a tentare, insieme a Raniero Gioacchino, venerabilis abbas Floris. di Corazzo e a Raniero, perché si
da Ponza, monaco cistercense dalla Il documento testimonia da un lato presentassero ai superiori dell’or-
spiccata vocazione eremitica, una l’avvenuto transito di Gioacchino dine entro la festa di San Giovanni
nuova strada. Con la fondazione di dall’abbazia cistercense di Corazzo Battista dell’anno successivo. Questa
un eremo montano, tra le frigidis- al governo del monastero sulla Sila, disposizione capitolare attesta senza
simas alpes della Sila, Gioacchino si dall’altro il passaggio istituzionale ombra di dubbio che Gioacchino, a
propose inizialmente di richiamare da tugurium a monasterium, da ere- quella data, è considerato ancora, a
il monachesimo, l’ordo monasticus, mo a cenobio. Questo del resto è tutti gli effetti, abate cistercense di
Corazzo, e in quanto tale può essere
3 C. Baraut, Un tratado inédito de Joaquín
4 Ivi, pp. 421-435.
sottoposto agli interventi del capi-
de Flore: De vita sancti Benedicti et de officio
divino secundum eius doctrinam, in Analecta 5 De Fraja, Le prime fondazioni florensi, pp.
sacra Tarraconensia 24 (1951) 1-90 (33-122). 106-109. 6 Ivi, p. 105.
24 L'abate di Fiore

tolo7. Tre anni dopo la salita in Sila


degli eremiti, dunque, la rottura non
era ancora avvenuta. A quanto sem-
bra, in effetti, all’origine del richia-
mo non stava tanto la scelta eremiti-
ca del piccolo gruppo, generalmente
accettata, se non proprio sostenuta,
anche nelle fila cistercensi. All’Abate
di Corazzo, in realtà, erano ostili set-
tori dell’ordine che, a giudicare dal-
la polemica condotta contro di lui da
un’autorevole figura della vecchia
guardia, Goffredo d’Auxerre, già
segretario di Bernardo di Clairvaux
e per un certo tempo abate di
Fossanova, erano preoccupati più
delle sue idee politiche ed escatolo-
giche (Goffredo lo definì scismatico)
che della sua scelta eremitica.
Di fronte alla rigidità delle opinioni
dei vertici cistercensi, anche la po-
sizione di Gioacchino nei confronti
dell’ordine si fece via via più severa.
Nei primi anni novanta l’Abate met-
teva ormai in dubbio che l’ordine
fosse ancora in grado di realizzare il
progresso da lui previsto nella storia delle dipendenze rendeva poi neces- mancano notizie più dettagliate cir-
monastica. La divergenza di opinio- saria, evidentemente, l’elaborazione ca la terza fondazione florense, quel-
ni e l’ostilità reciproca si fecero ben di statuti che regolassero le relazioni la di Tassitano, anch’essa conferma-
presto, evidentemente, insanabili. tra le diverse case monastiche8. ta da Costanza all’inizio del 1198.
Preclusa la via per realizzare entro Nel gennaio del 1198 le dipenden- Il crescente numero di dipen-
l’ordine cistercense il proprio ideale ze di Fiore erano infatti ormai tre, denze, per quanto piccole, offrì a
di monachesimo, Gioacchino tentò secondo quanto dichiarò la regina Gioacchino l’opportunità di tentare
allora una sua personale esperienza Costanza nel diploma di conferma la messa in atto di un suo personale
di religio. delle donazioni di Enrico VI, mor- progetto monastico, dal momento
Certamente il sopraggiungere di to pochi mesi prima. Già nel 1195 che entro l’ordine cistercense vede-
nuovi compagni pose a Gioacchino Gioacchino aveva ottenuto dal ve- va ormai preclusa la possibilità di re-
alcune pressanti questioni: si ren- scovo di Cerenzia, Gilberto, il mona- alizzare al meglio il suo ideale di vita
deva indispensabile, innanzitutto, stero greco di Abate Marco o Monte religiosa. Pertanto, in un momento
organizzare l’accresciuto numero di Marco, il cui territorio confinava con precedente l’agosto 1196, si recò
seguaci in forme più definite e stabi- i terreni donati da Enrico VI9. Tra presso la curia romana; qui ottenne
li, dividendoli, a partire forse già dal la primavera del 1195 e il gennaio da Celestino III l’approvazione, data
1195, in sedi diverse. Il moltiplicarsi 1198 sorse in località Calosuber la di- oralmente in concistoro, delle istitu-
pendenza di Bonum Lignum, mentre zioni del suo nuovo ordo florensis10.
7 «Pro evocando Joachim dudum abbate et La successiva lettera del pontefice,
Rainerio monacho a generali Capitulo litterae 8 De Fraja, Le prime fondazioni florensi, pp.
dirigantur. Si vero usque ad festum s. Joannis 108-109. 10 In merito al’approvazione orale data
Baptistae venire contempserint, omnes ab- 9 Un cenno a questo fatto si trova nella da Celestino III, vd. le osservazioni di M.
bates et fratres Ordinis nostri eos ut fugitivos conferma della donazione fatta da Nico- Maccarrone, Primato romano e monasteri dal
devitent. Hoc autem illis denuntiet aliquis ad la, successore di Gilberto sulla cattedra di principio del XII secolo ad Innocenzo III, in
domini papae curiam dirigendus»; vd. Statu- Cerenzia, del monastero greco di Cabria: Istituzioni monastiche e istituzioni canonicali
ta capitolorum generalium ordinis Cistercien- vd. F. Ughelli, Italia sacra, IX, 2ª ed. a cura in Occidente (1123-1215), Atti della settima
sis, a c. di J. M. Canivez, I, Louvain 1933, di N. Coleti, Venezia 1717-1722, col. 500- Settimana internazionale di studio (Mendola
154, § 41. 501. 28 agosto – 3 settembre 1977), Milano 1980.
L'abate di Fiore 25

Approvate come detto da Celestino quando terminò l’abbaziato di


III nel 1196, le istituzioni dell’ordine Matteo, all’ordine florense si ag-
florense fondato dall’abate in effetti giunse un ultimo cenobio calabrese,
non ci sono note; rimangono solo in cui si condusse effettivamente
alcuni frammenti e pochi indizi, di vita regolare, quello di Santa Maria
recente venuti alla luce nella docu- Nuova, in diocesi di Cerenzia, che in
mentazione superstite, ossia in al- seguito seguì le sorti dell’abbazia di
cune carte florensi redatte durante Fiore, fu unito ai cistercensi nel 1570,
l’abbaziato di Matteo, l’immediato finché, nel 1652, non fu soppresso.
successore di Gioacchino, conserva- Mancano invece notizie precise su
teci nei manoscritti della biblioteca di un monastero che doveva sorgere
provinciale di Matera12. Da tali scarsi in diocesi di Squillace, nel territorio
frammenti, pare ben certo che le isti- di San Martino, progettato da un no-
tuzioni redatte da Gioacchino pre- bile calabrese nel suo territorio, ma
vedessero innanzitutto un sistema forse mai decollato. Nel resto d’Italia
basato su sette centri, definiti prio- invece non si ebbe più alcuna nuova
rati; era inoltre stabilito che vi fos- fondazione o affiliazione. Ai florensi
sero tre abati, ciascuno con compiti furono affidati alcuni altri monasteri
(proprium modum), ministeri (ministe- decaduti, che passarono all’ordine
rium suum), luoghi (sua loca) e ordini come possessi dipendenti dai mona-
(ordinem suum) diversi e specifici. steri già istituiti o come grange.
Sembrano essere distinti uno dall’al- Quanto all’abbazia di San Giovanni
tro anche in base ad una particolare in Fiore, la casa-madre, il favore e
posizione: c’è il primus, il secundus e il sostegno dei pontefici, e, almeno
il tertius abbas13. Questi pochi accen- fino al primo quarto del XIII secolo,
ni, per quanto scarni, permettono in la predilezione di Federico II per il
in data 25 agosto, non fa che notifi- ogni caso di escludere che il proget- monastero “fondato” dai suoi geni-
care tale approvazione, riassumen- to di Gioacchino fosse una semplice tori, ne determinarono in questo pe-
do stringatamente i punti rilevanti riproposizione, in chiave ascetica, riodo il notevole successo. L’abbazia
delle istituzioni dell’ordine11. della riforma cistercense. Il sistema accrebbe in misura rilevante i suoi
Si concluse così nel giro di pochissi- di sette priorati e di tre abati non ha possessi, estesi dal Cosentino al
mi anni, con rapidità sorprendente, infatti alcun riscontro nell’organiz- Tirreno, le sue libertà – di pasco-
quel passaggio istituzionale da ere- zazione delle comunità cistercensi. lo e di pesca, di compravendita, di
mo a cenobio a ordine, che caratte- Elementi caratteristici dell’ordina- sfruttamento di saline e miniere, di
rizza, se pur con tempi generalmen- mento cistercense, invece, sembra- circolazione per terra e per mare – i
te molto più dilatati, l’evoluzione di no proposti e introdotti da Matteo, suoi diritti – in particolare relativi
tante altre fondazioni monastiche, in successore di Gioacchino dopo la all’esazione dei pagamenti per le
Italia e Oltralpe. sua morte, avvenuta nel 1202. Un numerose attività svolte sui terreni
documento da lui redatto nel 1209, di proprietà del monastero, come
infatti, proponeva la convocazione la coltivazione, il pascolo, la caccia
del capitolo generale e l’introduzio- e la pesca, la conduzione di mulini
Le istituzioni ne della visita tra gli allora tre mona- e di forni per la produzione della
florensi perdute steri florensi14.
Nel periodo successivo al 1234,
pece. Nel 1221 queste libertà e diritti
si estesero ai poteri di giurisdizio-
ne per tutti i reati, ad esclusione di
12 Nicola Venusio, S. Giovanni in Fiore 1-3, quelli di omicidio, di amputazioni
11 J. P. Migne, Patrologiae Cursus comple- Matera, Biblioteca Provinciale, Ms. 21/III, e di lesa maestà; l’Abate di Fiore di-
tus. Series Latina, Paris 1841-1864, vol. ff. 36v-39r, ed. in V. De Fraja, «Post com-
206, n. 279, col. 1183. Celestino III così fa
venne dunque il signore feudale del-
bustionis infortunium». Nuove considerazio-
riferimento alle istituzioni di Gioacchino: ni sulla tradizione delle opere gioachimite, in le terre appartenenti al cenobio. Non
«quasdam constitutiones de vita monachorum Florensia 8-9 (1994-1995). sappiamo quanto, in realtà, l’abate
tuorum et monasteriorum tuo cœnobio subie- florense abbia mai potuto mettere in
ctorum, et de rebus ab ipsis fratribus possiden- 13 V. De Fraja, Ivi, p.158-171
dis et eorum numero». 14 Ivi. atto i suoi poteri giurisdizionali: le
26 L'abate di Fiore

nella pagina precedente


Un monaco florense

a fianco
Fondazione florense di Fonte Laurato

fonti documentarie che possediamo fianco del monastero di Fiore, sia in scimento della santità del proprio
non attestano mai l’esercizio di que- occasione della raccolta del materia- fondatore, quando, nel 1346, chiese-
ste funzioni, né da parte di Matteo, le agiografico relativo a Gioacchino, ro al pontefice, allora ad Avignone,
né da parte dei suoi successori. È a partire dal terzo decennio del XIII provvidenze in favore dell’ordine e
possibile che, a causa delle difficoltà secolo, sia nel momento in cui, ver- l’istituzione di una commissione di
evidentemente createsi con Federico so la metà del XIV secolo, i florensi vescovi con il compito di vagliare i
II, per la posizione dei florensi a fa- cercarono di ottenere, da parte della miracoli, avviando in tal modo l’iter
vore del pontefice nello scontro tra curia avignonese, la canonizzazione del processo di canonizzazione15.
papato e impero, i poteri delegati del loro fondatore. Legami tra le abbazie calabresi che
all’abate di Fiore siano stati almeno Il tramonto dell’età sveva e il domi-
15 A. M. Adorisio, La “Legenda” del Santo di
in parte revocati. Nel 1233 Gregorio nio della dinastia angioina nell’Italia Fiore. B. Joachimi abbatis miracula, Manzia-
IX dovette intervenire presso gli meridionale segnano una stasi, se na (Roma), 1989.
arcivescovi di Palermo e di Capua, non già il declino, di San Giovanni
chiedendo loro di convincere l’im- in Fiore e dei monasteri ad esso fa-
peratore a mantenere in vigore i pri- centi capo. Il nuovo monachesimo
vilegi concessi ai florensi; tra di essi florense non attirò più come nei
era probabilmente compreso quello decenni precedenti, e anche da par-
con cui l’imperatore aveva delegato te dei privati le donazioni si fecero
all’abate di Fiore i poteri giurisdizio- sempre meno frequenti. A partire
nali. In seguito, l’espansione floren- dal periodo angioino, oltretutto, la
se sembra sostanzialmente fermarsi, documentazione, già assai dimi-
e la comunità fu piuttosto impegna- nuita nel periodo dello scontro tra
ta a difendere le posizioni, i possessi Federico II e il papato (1239-1250), si
e i diritti acquisiti nel periodo prece- fa lacunosa, nota parzialmente gra-
dente, grazie al favore regio e impe- zie alla redazione di scarni regesti.
riale, e della nobiltà regnicola. Qualsiasi tentativo di ricostruzione,
La scarsa documentazione supersti- anche vaga, della vita dell’ordine di-
te non permette altro che prendere venta, a causa di questa situazione,
atto del legame che continuò indub- pressoché impossibile. L’unico atto
biamente a sussistere, in territorio che attesti ancora una qualche con-
calabrese, tra le fondazioni poste sapevolezza delle proprie origini e
in area calabrese e, in parte, con le di volontà di riferirsi al proprio pas-
due abbazie laziali. In particolare a sato, da parte dei monasteri florensi
riguardo della volontà di conservare della Calabria, è proprio il tentativo,
memoria del proprio fondatore, le fallito, da parte di essi (San Giovanni
abbazie di Calabro Maria e di Santa in Fiore, Calabro Maria, Santa Maria
Maria Nuova si presentano sempre a Nuova) di promuovere il ricono-
L'abate di Fiore 27

a fianco
Chiesa ABbaziale di Fonte Laurato
(Fiumefreddo)

rientravano ancora nell’ordine sono sparuto gruppo di monasteri florensi San Giovanni in Fiore, di cui i cister-
attestati dal passaggio di monaci da viene unificato all’ordine cistercen- censi raccolgono l’eredità. Di qui il
una all’altra abbazia, nel momento se. In particolare, la vita religiosa fiorire di opere relative a Gioacchino
in cui uno veniva eletto abate (ad es., a San Giovanni in Fiore, rinnovata e al cenobio silano da lui istituito,
nel 1366 l’Abate di Fonte Laurato, dopo il passaggio ai cistercensi, apre opere che, oltre ad averci tramanda-
Giovanni, alla morte di Pietro, abate una fase di interesse per la figura di to fortunosamente le notizie biogra-
di San Giovanni in Fiore, venne elet- Gioacchino come autore di testi ese- fiche e le testimonianze agiografiche
to successore di quest’ultimo). getici e di teologia trinitaria, come sull’abate, hanno conservato, ora in
Il sostanziale silenzio sulle vicende santo abate a cui erano attribuiti forma di semplice notizia, ora ripor-
dell’ordine nel corso dei secoli se- numerosi miracoli e come fondato- tando i testi per esteso, documenti
guenti si interrompe solo a partire re sì di un ordine ormai estinto, ma relativi al monastero.
dalla fine del ‘500, quando l’ormai soprattutto fondatore dell’abbazia di

Antonio Acri come il priore, il cellerario, il maestro dei novizi, l’addetto agli
ospiti, il refettoriere; ma nel monastero emergevano anche le
figure del cerimoniere, del cuciniere, il custos vini e del custos

LA VITA NEL panis.


I monaci erano però individuati in due categorie: i sacerdoti

MONASTERO e i laici.
I primi erano i coristi, chiamati così perché partecipavano alla
preghiera del coro. I secondi erano i conversi. A loro erano
affidati doveri più servili e normalmente erano anche più
numerosi dei coristi. Lavoravano le campagne del monastero,
Una giornata florense dovevano spesso vivere fuori dalla comunità mentre altri erano
addetti alle officine come falegnami, fabbri, tessitori e muratori.
Naturalmente professando i voti non aveva una sua famiglia.
Tra gli oggetti e indumenti personali d’uso più comune
troviamo il mantello, la cappe, la tunica, la braca, i caliga
(sandali), la cocolla liturgica.
Un’abbazia non è mai stata solo un luogo mistico ma anche Nel monastero vigevano norme di severità nel cibo: niente
un vero e proprio centro di vita che allargandosi, ha cercato carne, pesce, grassi, latticini e uova. Soltanto legumi bolliti: un
di influire sull’ambiente circostante. L’esempio lampante regime quasi sempre vegetariano. Il riposo notturno era breve.
l’abbiamo proprio nell’esperienza di Fiore Nuovo (l’attuale Cuore del monastero era la Chiesa e il coro per la preghiera,
san Giovanni in Fiore). La cittadina si sviluppa gradualmente luogo dove i monaci trascorrevano almeno un terzo della
attorno al Monastero fino a darle il nome. giornata per il canto dei salmi e la lectio divina secondo un
I monasteri cistercensi ad esempio, che si insediavano in valli prestabilito calendario giornaliero e mensile scandito dal
paludose, le bonificavano fino a farle diventare giardini ospitali. suono della campana.
La comunità monastica era governata da un abate eletto dai Il canto sacro era per la comunità monastica un sussidio che
monaci ed era assistito da un consiglio composto da figure completava il clima spirituale di tutta la cerimonia sacra.
28 I luoghi

Debora Ruffolo

Celico. Un paese che


lambisce il "cielo"
C
elico, casale di Cosenza, mi nuclei familiari fino alla nascita dal piccolo campanile medievale
posto alle radici delle delle prime botteghe artigiane, delle con due campane, una delle quali
montagne della Sila è la prime industrie casalinghe, le cam- porta la data del 1653 e l’altra quel-
culla dell’abate florense pagne furono sempre più coltivate, la del 1915. La sagrestia, invece, se-
Gioacchino da Fiore, dove nel 1135 anche se Celico contava di poco ter- condo la tradizione, era la camera di
circa, venne alla luce. Un paesino a reno coltivabile. Tra le cose che ca- Gioacchino. In questo luogo sacro vi
forma di vaso schiacciato, il nome ratterizzarono il villaggio furono la è un affresco, precisamente nell’arco
deriva, infatti, dall’ebraico Kel-KI costruzione dei mulini lungo il fiume del portale romanico-gotico, raffigu-
che vuol dire “vaso lungo e stretto”. Cannavino, utilissimi per la macina- rante il volto dell’abate e quello della
A proposito del nome, qualche stu- zione del grano, e non solo. Madonna rivolti entrambi in dire-
dioso sostiene che per molto tempo Un luogo caratteristico e riconosciu- zione della Terra Santa. Gioacchino,
questo paesino non era distinto da to di Celico è la cappella dell’As- all’età di sette anni, venne battez-
un nome, ma che solo dopo la na- sunta dove mamma Gemma partorì zato, proprio in vicinanza della sua
scita di Gioacchino “il più grande Gioacchino. La Chiesa fu edificata casa, nella Chiesa di San Michele
uomo del suo secolo”, per indicarlo prima del 1421 proprio sul luogo Arcangelo, da alcune indagini la sua
si fece riferimento a lui e fu chiamato della casa natale dell’Abate di Fiore, costruzione potrebbe risalire al III
Celico, cioè “uomo celeste”. al cui nome battesimale di Giovanni secolo d.C., ma di sicuro fu ristruttu-
Questo borgo, che si allunga su un venne dapprima intitolata. Ma rata nel ‘400 e ritoccata nel ‘700. Se ne
costone alla sinistra del torrente un’altra intitolazione di questo luo- trova conferma dai tre portali in pie-
Cannavino, è stato fondato probabil- go pare ci sia stata tramandata in tra del ‘400 della facciata, sormonta-
mente prima del IX secolo, un luogo alcuni documenti del ‘600 in Santa ti da una lapide-ricordo dell’abate
dove vi si sono rifugiati i cosentini Maria del Fosso. All’abate florense a di Fiore, e dall’interno della Chiesa
che sfuggivano alle incursioni sara- Celico viene riconosciuto il miraco- che presenta sovrastrutture baroc-
cene. Così col passare degli anni sui lo di aver salvato dalla violenza del che, opera di artieri regionali del
monti circostanti Cosenza l’abitato terremoto del 27 marzo 1638 proprio ‘700. Tra le altre caratteristiche vi è
aumentò sempre di più. Da qui i pri- la Chiesa dell’Assunta. Una chiesa la torre campanaria a pianta quadra-
I luoghi 29

Centro Internazionale di Studi Gioachimiti

COSTANZA
D’ALTAVILLA
Cadde ai piedi dell'Abate come Maddalena penitente

Collocata da Dante nel cielo del-


la luna, così Costanza d’Altavilla è
presentata da Piccarda Donati negli
immortali versi del terzo canto del
Paradiso.
Costretta dalla ragion di stato ad
abbandonare il convento, la Regina
di Sicilia andò sposa nel 1186 ad
Enrico VI, figlio primogenito di Fede-
rico Barbarossa. Il suo matrimonio
fu determinante per l’acquisizione
dell’Italia meridionale da parte della
Casa sveva. Incoronata imperatrice
del Sacro Romano Impero a Roma
nel 1191, diede alla luce nel 1194
Federico II.
Dopo la morte di Enrico VI , Costan-
za governò il regno continuando a
far convivere popolazioni assai diverse fra loro per storia, religione, nazionalità,
legislazioni. Furono rispettati costumi e tradizioni di tutti i popoli governati, in
ta del 1595. È dotata di una grande
uno spirito di grande tolleranza, anche religiosa. Alla sua corte “ognuno po-
campana che risale al 1653. L’abside teva liberamente pregare e invocare il dio in cui credeva”. Palermo divenne
è quadrata, sormontata da una volta crocicchio nel quale Asia, Africa ed Europa trovarono la loro sintesi; crocevia
a crociera, con costolature ricadenti cosmopolita dei popoli e della storia; terra di incontri e stratificato contesto di
su colonne angolari. Le navate della culture arabe, bizantine e gotiche. Latini, greci, ebrei e saraceni vivevano, nel
rispetto delle religioni e delle tradizioni, in un regno considerato un modello
Chiesa sono divise da pilastri qua-
senza eguali tra gli stati europei di quei secoli.
drangolari, sorreggenti da arcate In quel momento storico di passaggio, nell’Italia meridionale, dai Normanni agli
a tutto sesto, ornate da cordonatu- Svevi, Gioacchino da Fiore frequentò la corte palermitana. L’imperatrice nutri-
ra lapidea. Caratteristico è anche il va grande considerazione per l’abate florense, l’apocalittico che più ha influito
fonte battesimale del 500 con conca sui movimenti millenaristici medievali e moderni. Gli offerse importanti reliquie
che furono conservate nell’Abbazia Forense (le vesti di Gesù, il velo della Ma-
litica sorretta da leoni accovacciati;
donna, un pezzetto della Santa Croce, un pezzo della catena con la quale fu
secondo la tradizione vi fu battezza- legato San Pietro) e gli confermò il Tenimentum Floris, l’attuale vasto territorio
to Gioacchino. del comune di San Giovanni in Fiore, concesso dal marito Enrico VI il 21 otto-
Gioacchino, dunque, visse i primi bre 1194. Volle, inoltre, essere confessata dall’abate. Questo episodio è così
anni della sua fanciullezza in que- narrato da Luca Campano nelle sue Memorie: “Quando la sovrana gli ebbe ma-
nifestato l’intenzione di confessarsi, interrompendola con l’autorevolezza richie-
sto borgo ai piedi dell’altopiano
sta dalla circostanza, le rispose: “Dal momento che io ora rappresento Cristo
silano, ma un posto a lui caro era e tu la Maddalena penitente, scendi, inginocchiati sul pavimento e confessati
lungo il fiume Cannavino dove il con fede, altrimenti non sono tenuto ad ascoltarti”. L’Imperatrice scese, si in-
papà Mauro aveva la vigna, lui vi ginocchiò in terra e, sotto gli sguardi attoniti di tutti confessò umilmente i suoi
trovò una grande pietra, della qua- peccati, ammettendo di persona di aver scorto nell’abate l’autorità apostolica”.
Dopo la morte di Costanza, Gioacchino si recò ancora alla corte di Palermo
le se ne servì da inginocchiatoio,
dal giovanissimo Federico II e ottenne una ulteriore donazione in Sila presso
nelle sue continue orazioni, pre- la sorgente dell’Arvo. Il figlio di Costanza ha lasciato tracce indelebili come la
gando il Signore, ma anche da letto fondazione dell’Università di Napoli che doveva servire non solo a preparare
per il riposo. In questo fitto bosco i dirigenti del regno, ma soprattutto a soddisfare “la fame di sapienza” senza
Gioacchino ne trovò un luogo solita- uscire dai confini per raggiungere Bologna o Parigi. Personaggio straordinario
e moderno, Stupor mundi et novator mirabilis!
rio dove poter pregare.
30 I luoghi

Celico.
Chiesa dell'Assunta, casa
dell'Abate trasformata in chiesa.
I luoghi 31

Francesco Scarpelli

Un appello per la casa


natale di Gioacchino
Recuperare un presidio medioevale di storia a Celico

P
er iniziativa della no- così, quando rarissimamente viene Abbiamo bisogno anche di idee in-
stra Associazione "Abate finanziato un progetto culturale, su- novative su come utilizzare la casa,
Gioacchino" e del Comune bisce forti tagli e condizionamenti su come ridare vita alla casa di un
di Celico, sulla casa natale tanto da stravolgerlo o renderlo irre- uomo che ha impregnato del suo
di Gioacchino da Fiore è stato final- alizzabile. spirito tutto il pensiero innovatore
mente imposto nel 2007 il vincolo ar- Nel mentre vogliamo rassicurare dai suoi tempi ad oggi.
chitettonico (Decreto del Ministero quanti sono interessati alla figura Pensiamo che la proprietà pubbli-
per i Beni e le Attività Culturali, dell’Abate celichese, circa l’impegno ca possa garantire l’accesso a tutti i
Direz. Reg. per i Beni Culturali e nostro per la salvaguardia di tutti i visitatori, ma non escludiamo altre
Paesaggistici della Calabria, n. 89 del luoghi di Gioacchino, facciamo ap- possibili soluzioni che, comunque,
25/09/2007). pello a chiunque volesse offrirci oltre ad una destinazione principale
È un dato importante oltre che una collaborazione, una proposta coerente allo spirito gioachimita, ga-
una tappa essenziale dell’impegno o un’opportunità perché la casa na- rantiscano in qualche modo l’acces-
dell’Associazione, avviato nel 1996, tale di Gioacchino e tutti i luoghi so e l’uso del pubblico.
per la riscoperta e la valorizzazione che, nella nostra cittadina, portano Inviateci idee, proposte, suggeri-
dei luoghi dell’Abate nella cittadina ancora le sue impronte, possano es- menti e raccontateci di altre espe-
di Celico. sere resi accessibili e fruibili per i rienze.
Ma il nostro sogno è, naturalmente, visitatori di ogni parte del mondo.
quello di renderla accessibile e frui-
bile al vasto pubblico internazionale
interessato alla figura di Gioacchino,
acquisendola alla proprietà pubbli-
ca, riaccorpandola in un unico im-
mobile e restituendole il più possibi-
le la sua veste medievale per farne
non solo un centro di accoglienza
turistica ma anche un centro di ini-
ziative di ogni genere per il recupero
dello spirito gioachimita. Una casa
viva e non un museo morto nella
sperduta provincia cosentina.
Questo nostro sogno rischia di in-
frangersi contro la scarsa sensibilità
culturale che, specialmente in questa
fase di crisi economica, caratterizza
soprattutto buona parte della classe
politica calabrese. Tale classe politi-
ca si rifiuta di vedere nella cultura
una risorsa sociale ed economica e
32 I luoghi

Angela Altomare

Quell’antico
“rifugio dell’anima”
L'Abbazia della Sambucina in Luzzi

È
il profumo di una religiosi- dono questo antico “rifugio dell’ani- Le sue origini, assai remote e incer-
tà d’altri tempi quello che ma” un luogo della memoria, depo- te, risalgono intorno al 1087, quan-
si respira intorno all’Ab- sitario di storia, arte e cultura. do nel sito che ospita l’antica abba-
bazia di Santa Maria della zia, fu fondato da una comunità di
Sambucina di Luzzi, che conduce in Benedettini con a capo Sigismondo il
un mondo della spiritualità cristiana monastero di Santa Maria Requisita,
nel quale traccie di un forte senti- filiale di un antichissimo monastero
mento religioso di fede, preghiera e benedettino chiamato “Santa Maria
devozione unito alla misticità sacra di Mensuo”. Solo successivamente,
che ispira il luogo, sono sopravvis- intorno al 1141, il monastero fu con-
sute al di là del tempo e dello spazio. cesso da Goffredo di Loritello, conte
Immersa in un paesaggio collinare, di Catanzaro e cugino di Ruggero II
dalla natura rigogliosa e incontami- di Sicilia, ai Cistercensi. Furono, in-
nata, della Sila Greca, la suggestiva fatti, proprio i monaci seguaci di San
Abbazia della Sambucina, per secoli Bernardo di Borgogna, venuti tra le
“fucina di spiritualità, centro d’arte terre normanne dell’Italia meridio-
e cenacolo di studi”, vanta una storia nale per propagare l’ordine monasti-
e una tradizione millenaria, che ren- co cistercense, per volere di Ruggero,

Centro Internazionale Svevia sostituì, nell’Italia meridionale, la dinastia normanna


di Studi Gioachimiti degli Altavilla. Enrico VI, mentre si recava con il suo potente
esercito a Palermo, incontrò Gioacchino da Fiore a Nicastro.
“Questo - esclamò l’imperatore rivolgendosi alla sua corte - è

ENRICO VI l’abate Gioacchino che da tempo ci ha predetto tanto le av-


versità che sono già passate quanto gli eventi propizi che ora
constatate”. In quel giorno, venerdì 21 ottobre 1194, Enrico VI
Concesse la Sila badiale emanò un Privilegio importante. Per la prima volta Gioacchino
venne designato come “abbas de Flore” e in un documento
e molti diritti al Monastero appare il nome della città di San Giovanni in Fiore: “monaste-
florense, l’unico fondato rium Sancti Johannis de Flore” (solo qualche secolo più tardi il
nome divenne l’attuale Sanctus Iohannes in Flore).
sotto il suo regno Gioacchino ottenne non solo la conferma della donazione
dell’appezzamento di terreno ricevuto dal re normanno Tan-
credi, ma anche la concessione di un vasto territorio della
Sila demaniale. I confini dei territori donati al Monastero ven-
Enrico VI di Hohenstaufen, Re di Germania, fu proclamato Im- nero così descritti nel diploma imperiale: “Dal guado del fiu-
peratore del Sacro Romano Impero da Celestino III nel 1191. me Neto, che si trova sotto il Castello degli Sclavi, come va
Il giovin figliolo del leggendario Federico Barbarossa vinse, per la stessa via verso il mezzogiorno, per la pietra di Carlo
dopo cruenti scontri, la resistenza dei nobili normanni. Fu in- Magno e per la serra fino al guado del Savuto e dallo stesso
coronato Re della Sicilia e della Puglia e la casa tedesca di guado verso la sorgente dello stesso fiume fino all’alveo del
I luoghi 33

nella pagina precedente


Affresco della Vergine (epoca medioevale)

a fianco
La Sambucina

nel box
Miniatura raffigurante Enrico VI

da Clairvaux e da Chiaravalle di oltre a rappresentare il centro mona- virtù delle leggi eversive ecclesiasti-
Milano, che lo ricostruirono, stabi- stico per eccellenza come Casa ma- che, dispose la soppressione dell’or-
lendovi il primo nucleo dell’Ordine dre dell’Ordine Cistercense, rappre- dine e la chiusura del monastero.
del Regno Normanno. sentò per molto tempo un polo cul- Dell’antica Abbazia, grazie ai nu-
L’antica chiesa abbaziale venne turale e socio-economico di tutto il merosi restauri e rimaneggiamen-
consacrata a Santa Maria Assunta, Mezzogiorno. Attirò fra le sue mura ti, rimane la chiesa, aperta al culto
secondo la tradizione che traman- grandi personalità di pensatori e spi- e divenuta parrocchia di S. Maria
dava di numerose apparizioni del- riti eletti dal calibro di Gioacchino Assunta, mentre la parte conven-
la Vergine reggente tra le braccia il da Fiore, Accursio e Luca Campano. tuale è domicilio privato, per effet-
Fanciullo Divino tra i folti sambuchi, Una storia complessa quella dell’ ab- to della vendita fatta dallo Stato nel
pianta dalla quale trae il proprio bazia cistercense della Sambucina, 1803. Avvolta in un’atmosfera surre-
nome la badia. che si riflette anche sulla sua archi- ale, tipica degli antichi templi della
Primo monastero autorizzato a fon- tettura, frutto di ripetuti interventi spiritualità cristiana, l’Abbazia della
dare case filiali divenendo madre di di ricostruzione a causa dei nume- Sambucina ancora oggi è una “fine-
numerosi monasteri e abbazie non rosi eventi tellurici che distrussero stra” aperta su un lontano passato,
solo in Calabria, ma anche in Puglia, la chiesa e il monastero, ricostruito che offre a noi contemporanei uno
Basilicata e Sicilia, nel suo periodo di nel 1625. sguardo affascinante e suggestivo
maggior splendore, l’antica Abbazia Nel 1780 Ferdinando IV di Borbone in sul lontano Medioevo.

fiume Ampollino e discende per lo stesso fiume fino a quel Qualche mese più tardi, mentre attraversava nuovamente la
luogo dove si unisce al fiume Neto; quindi il termine sale per nostra regione, l’imperatore rese noto a tutti i suoi fideles di
l’alveo dello stesso fiume Neto e continua oltre il fiume, lungo aver concesso al venerabile abate, pro redemptione animae,
i confini del monastero dei Tre Fanciulli e quelli del mona- un reddito annuo di cinquanta bisanti d’oro, da percepire dal-
stero dell’Abatemarco fino alla via che proviene dalla città di le entrate delle saline del Neto.
Cerenzia e continua per il Portìo, la quale via resta lungo il Queste assegnazioni avevano creato contenzioso con i mo-
confine, da settentrione fino alla località detta Frassineto e naci basiliani del Monastero dei Tre Fanciulli che utilizzavano
da lì il confine ritorna fino all’alveo del fiume Neto e lo stesso in Sila i pascoli estivi e avevano leso gli interessi dei cittadini
alveo sale fino al guado che è sotto il Castello degli Slavi e di Cosenza che vantavano, sul demanio regio, diritti consue-
conclude il confine al punto di partenza”. Oltre al vasto terri- tudinari. Il 21 febbraio 1197 l’imperatore ordinò ai suoi balivi
torio, Enrico VI concesse diritti e libertà: il libero pascolo nel e ai suoi funzionari di non importunare e molestare il mona-
tenimento di Rocca di Neto e in tutti i demani calabresi senza stero di Fiore. Per effetto di queste concessioni l’eremo gio-
pagamento dell’erbatico e del ghiandatico; la licenza di rica- achimita, con il sopraggiungere di altri monaci, si trasformò
vare senza tributo il sale dalle saline di tutta la Calabria; la in cenobio; crebbero i monasteri alle dipendenze di Fiore e
facoltà di vendere e di comprare beni senza corrispondere il Gioacchino attuò un suo personale progetto monastico che
teleonatico, il plateatico e il passaggio; la libertà di ricevere ottenne l’approvazione di Celestino III: il nuovo ordine floren-
il pagamento di erbatico e di ghiandatico da quanti avesse- se. Fu il periodo più intenso della vita di Gioacchino: l’abate
ro voluto, con il permesso dei monaci, far pascolare i propri si recò varie volte a Roma e a Palermo, continuò a scrivere
animali sulle terre concesse alla fondazione. Il 6 marzo 1195, opere, fondò monasteri, fece riconoscere il suo nuovo ordine,
con un altro atto imperiale, Enrico VI prese sotto la sua prote- ebbe l’incarico da Papa Innocenzo III di una campagna di
zione il Monastero, l’unico fondato sotto il suo regno. predicazione della crociata.
34 I luoghi

Pamela Franzisi

Corazzo, la prima
esperienza monastica
Qui Gioacchino fu eletto Abate per acclamazione nel 1117

U
na storia appassionata e te fosse l’abate del monastero stava per lace, la storia dell’abbazia si è svol-
suggestiva di uno dei più lunghi periodi lontano da esso a causa ta per molti anni nella Calabria
imponenti impianti ab- del suo impegno a scrivere testi di teo- Citeriore, in quanto fino ai primi del
baziali del Medioevo cri- logia, fin tanto che nel 1188 fu solleva- XIX secolo il suo territorio appartene-
stiano in Calabria riguarda l’abbazia to dal Papa dal guidare l’abbazia affi- va all’Università di Scigliano, facen-
di Santa Maria di Corazzo e il suo liando la stessa, con tutti i suoi uomini te parte della Diocesi di Martirano.
insigne abate Gioacchino. L’abbazia e beni, ai cistercensi di Fossanova. Dopo la sua fondazione ad opera dei
fu centro religioso, politico e cultu- Per ciò che concerne le origini l’abba- benedettini neri nel XI secolo, l’Ab-
rale di essenziale valore per oltre zia di Santa Maria di Corazzo è un’ab- bazia fu ricostruita dai cistercensi nel
sette secoli. Soggiornò entro le sue bazia fondata dai benedettini nel XI se- 1157, cioè a distanza di appena 16
mura anche il filosofo cosentino colo in prossimità del fiume Corace in anni dalla fondazione dell’Abbazia
Bernardino Telesio. Oggi le sue ma- Calabria, ricostruita successivamente della Sambucina, di cui fu la filiale più
estose rovine si stagliano solitarie e dai cistercensi nel XII secolo, danneg- importante. Primo abate cistercense
potenti come monito all’indifferen- giata una prima volta dal terremoto fu il beato Colombano.
za religiosa, politica e culturale degli del 27 marzo 1638 e ancora dopo dal L’abate Gioacchino si staccò, quindi,
uomini di questo tempo. disastroso terremoto del 1783. Dopo definitivamente da Corazzo trasfe-
La storia di Santa Maria di Corazzo questa data il monastero venne pro- rendosi prima in un porto di quiete
si incrocia con quella di Gioacchino gressivamente abbandonato e spoglia- chiamato Pietralata, per poi ascendere
da Fiore, che qui vestì l’abito mona- to delle opere artistiche che conteneva, in Sila nella primavera del 1189 dove
cale, divenendone subito dopo abate. le sue rovine sono visibili in località fondò a San Giovanni in Fiore una
Proprio qui a Corazzo Gioacchino da Castagna, una frazione di Carlopoli, ai nuova congregazione religiosa detta
Fiore scrisse le sue opere principali, confini con Soveria Mannelli. Congregazione Florense, approvata
aiutato dagli scriba Nicola e Giovanni, Sebbene situata attualmente in una da Celestino III nel 1196. Nel 1211,
quest’ultimo prese il suo posto quan- località della provincia di Catanzaro dopo la morte di Gioacchino, l’archi-
do lui andò via. Gioacchino, nonostan- dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squil- cenobio florense avanzò diritti di pro-

L’abbazia di Casamari, nel cuore della Ciociaria, ad oriente


Antonio Acri
di Veroli, austera bellezza è ricca di storia quasi millenaria. Il
territorio, nel quale sorge, fu abitato sin dal secolo IX a. C. dai
Volsci e dagli Ernici e, nel secolo IV, dai Sanniti, che lo ce-
dettero ai Romani, dopo le tre ignominiose sconfitte. Il nome
“Casamari” rivela origini remote: qualcuno ritiene che esso
celi radici tosco-umbre, altri lo fanno derivare da “Casa Marii”,
con esplicito riferimento al generale romano, Caio Mario, che,
forse, qui nacque e dove, certamente, visse la sua famiglia.
Anche se è impossibile, oggi, stabilire con esattezza il sito,

CASAMARI
in questo luogo, infatti, sorgeva l’antica Cereatae Marianae,
piccolo villaggio dedicato alla dea Cerere e attraversato dalla
via Maria, della quale è ancora evidente un tratto ben con-
servato. I numerosi reperti archeologici, le arcate dell’acque-
I luoghi 35

a fianco
I ruderi dell'Abbazia di Santa Maria a
Corazzo

nel box
L'Abbazia di Casamari

prietà sull’abbazia di Calabromaria in sistema economico legato a schemi vilegis”, con cui riaffermava le dona-
Altilia di Santa Severina, ma la ver- “curtensi”. In quell’epoca vigevano zioni operate nella sua minore età, ai
tenza venne risolta per l’intervento perfino raggruppamenti di monasteri numerosi beni già in possesso dell’ab-
del pater abbas sambucinese Bernardo sotto il controllo di un abate feudata- bazia concede all’abate Milo 1) “libera
e dell’imperatore Federico II, in fa- rio, detto “visitatore” (Brasacchio), il pascua pro animalibus ipsius monasterii
vore dei florensi di San Giovanni in tutto voluto dai normanni per la tra- tam in tenimento Campi Longi quam
Fiore. Le acque del Corace servivano sformazione fondiaria ed il rilancio in tenimento Sacchini et Castellorum
ad azionare, presso l’abbazia, un mu- dell’economia, mentre l’ubicazione Mariis”, 2) i fondi Foca e Castellace in
lino e una gualchiera, quindi a fecon- delle abbazie da essi fondate non solo agro di S. Severina, 3) il fondo alberato
dare il sottostante territorio agricolo. rispondevano a fini religiosi, ma anche detto Sucarello in agro di Cutro. Ma
I numerosi ruderi dell’abbazia nella politici, militari ed economici. Erano, qualche mese prima Federico II aveva
valle del Corace, che meritano esse- insomma, tenute in gran considera- già concesso a quell’abbazia, in perpe-
re ristrutturati e riadattati a moderno zione dagli Altavilla, se nell’abbazia di tuum, il tenimentum di S. Pantaleone
Cenobio, una volta erano centro di Santa Eufemia seppellirono le spoglie in territorio di S. Severina; nel diplo-
fede, ma anche sede da cui abati fa- mortali di Fredesenda, loro madre. ma imperiale ne sono descritti mi-
mosi amministravano le loro grange e Il prestigio dell’abbazia di Santa Maria nuziosamente i confini, elencate le
terreni posti anche a notevoli distanze di Corazzo accresciuto già per merito clausole di sfruttamento e le garan-
fino a Strongoli, sullo Ionio, organiz- di Gioacchino da Fiore raggiunse il zie contro eventuali azioni di distur-
zavano le trasformazioni fondiarie massimo splendore sotto l’impero bo (Brasacchio). Il fondo, di grande
dei terreni incolti, e le tecniche per far degli Svevi. Nel 1195 Enrico IV le ri- estensione, andava da S. Severina a
fruttificare i pascoli, ma provvede- conobbe il diritto di pascolo di ben Scandale ed arrivava fin quasi al fiu-
vano anche al commercio di tutto ciò duemila pecore nel fondo Buciafaro me Neto ove tuttora esistono due con-
che le loro aziende producevano: do- in territorio di Isola Capo Rizzuto. trade Corazzo e Corazzello toponimi
veva persistervi il febbrile fermento di Nel 1225, Federico II, di Svevia, in derivati dal nome dell’abbazia a cui
una azienda moderna, pur essendo il virtù della legge “de resignandis pri- otto secoli prima erano appartenute.

dotto del periodo repubblicano di Roma, il ponte romano sul modo in cui egli aveva visto per rivelazione.
torrente Amaseno, punto di transito anche in età medioevale Rimase a Casamari quasi un anno e mezzo dedicandosi tran-
e distrutto alla fine dell’ultima guerra dai soldati tedeschi in quillamente ai suoi studi e alla stesura delle sue tre opere
ritirata, testimoniano la costante presenza dell’uomo dall’età principali: la Concordia tra il Nuovo e il Vecchio Testamento,
preistorica alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, l’Esposizione dell’Apocalisse e il Salterio dalle dieci corde.
quando tutto il territorio si avviò ad una lenta, ma progressiva Ben presto si accorse che l’Ordine dei Cistercensi cui appar-
decadenza. teneva non rispondeva del tutto alle sue aspettative e ai suoi
Gioacchino da Fiore dopo essere divenuto l’abate dI Coraz- ideali di vita monastica. A ciò si aggiunsero i primi dissapo-
zo, col consiglio dei frati, volle affiliare il monastero di Co- ri con alcuni monaci che non condividevano il suo operato,
razzo all’abbazia di Casamari. Ma non lo accettarono per la considerandolo un visionario e facendo giungere le loro cri-
povertà. Allora, mentre soggiornava proprio a Casamari, gli tiche fino al nuovo papa Urbano III che invece, incontrando
fu rivelato il mistero della Trinità e scrisse lì il primo libro del Gioacchino a Verona, lo incitò ancora a continuare nella sua
Salterio a dieci corde. In quel tempo il papa Lucio si trovava opera.
a Veroli, recandosi da lui gli chiese la licenza di scrivere nel
36 I luoghi

Leonardo Falbo*

Pietralata
Rogliano/Marzi:
luogo-simbolo gioachimita?

N
ella vicenda umana e spi- cessive, il toponimo - ancorché va- produzione scritta dell’Abate. Nel
rituale dell’abate Gioac- riamente riportato e indicato - non grande e continuo suo pellegrinag-
chino da Fiore - così solo ritorna frequentemente al pari gio materiale e spirituale, Pietralata
come nella vasta produ- di altri (Celico, San Giovanni in rappresenta, infatti, un momento di
zione storico-lettararia sul Calabrese Fiore, Cosenza, Corazzo, Casamari discontinuità, il luogo di più profon-
«di spirito profetico dotato» - il luo- ecc.), ma si staglia come luogo par- da riflessione, di più intenso lavoro
go di Pietralata assume valenze e si- ticolare, luogo-simbolo, per alcuni speculativo; il momento delle deci-
gnificati rilevantissimi. aspetti “decisivo” e di “svolta”, nel- sioni più importanti e significative
Sia nelle testimonianze “dirette” la vita monastica, nel senso religio- che caratterizzano la vita e l’opera
che in quelle raccolte in epoche suc- so, nell’impegno esegetico e nella del Monaco e - nel contempo - un ele-
I luoghi 37

mento non trascurabile della ricerca e a Petralata, tra Corazzo e Fiore, tra no creduto d’individuare la località
degli studi gioachimiti. cistercensi e florensi»3. proponendo siti diversi, a volte con ar-
L’idea di Gioacchino di dar vita ad Fu proprio in un’anfrattuosità di que- gomentazioni e deduzioni non sempre
un nuovo movimento spirituale e sta località che l’Abate, «guardando a coerenti e supportate da adeguati riferi-
di profondo rinnovamento religioso una migliore forma di vita monasti- menti storico-bibliografici e cartografici.
maturò proprio a Pietralata. «È data- ca, cominciò subito a unirsi, simboli- Tra gli altri - e più recentemente - don
ta nel 1186 - afferma Francesco D’Elia camente, a Rachele, che rappresenta Giovanni Lavigna l'aveva creduto di
- la svolta decisiva di quella che vie- la contemplazione e il raccoglimento, individuare Pietralata presso Mesoraca
ne considerata la “crisi spirituale” e ad ascendere poi, con i loro figli, alla «dove attualmente esiste una località
di Gioacchino, quando egli rinunzia Sila, il luogo adatto alla solitudine e denominata Petrara», nonostante lo
alla dignità abbaziale di Corazzo e si alla particolare perfezione»4. stesso reverendo affermi che nel 1187
ritira, per vivere in un ambiente più Da Pietralata, che egli nominò “Pietra Gioacchino «si ritirò a Pietralata, nelle
idoneo alle sue aspirazioni di intima dell’Olio” - dunque - Gioacchino par- vicinanze di Corazzo (sic!)»7.
vita religiosa e alla prosecuzione dei tì per la Sila per gettarvi le fondamen- Posto che Mesoraca non è affatto
suoi prediletti studi di esegesi, dap- ta della Congregazione Florense. vicino a Corazzo, mentre lo è cer-
prima a Pietralata (...) e poi in una Il luogo “Pietralata” è riportato in qua- tamente Pietralata, l’ipotesi presen-
zona silana più remota, seguito, al- si tutte le fonti gioachimite, sia coeve ta un’intrinseca contraddizione di
meno in un primo tempo, dal “suo che successive; ma qualche indicazio- base. Inoltre, il toponimo Petrara si
intimo e socio” Raniero da Ponza»1. ne più particolare del sito si rileva dal riscontra per centinaia di siti tra il
Dello stesso parere è Fabio testo Vita di Gioacchino (attribuito ad Cosentino e il Catanzarese!
Troncarelli che in un suo recente un autore anonimo, ma di Ruggero di La questione, peraltro, non è re-
lavoro scrive: «Nella primavera del Aprigliano, fraterno amico dell’Aba- cente. Qualcuno ha ritenuto di lo-
1186, tornato a Corazzo, decise di te5): «...e questi il signore di Oliveto, calizzare Pietralata nella Sila. È il
lasciare il monastero, ritirandosi a nella villa del quale c’è un luogo, caso di Domenico Bianchi che in un
Pietralata insieme a Raniero di Ponza fra i monti, chiamato Pietralata che suo opuscolo del 1870 scrive: « Finì
(...) La decisione, come ricorda la Gioacchino nominò Pietra dell’Olio; e l’opera De Concordia utriusque testa-
Vita, fu motivata dal bisogno di vi- in esso scelse un porto di quiete e un menti, cui dedicò al Papa, e lascian-
vere più intensamente e seriamente angolo appartato»6. do il convento di Curazio, si ritirò in
l’esperienza monastica sull’esempio Innumerevoli sono le contrade e i siti solitario luogo della Sila, detto da’
di Benedetto, la cui figura divenne in provincia di Cosenza (e non solo) cronisti Pietralata, il quale luogo ora
oggetto in quel periodo di un tratta- che possono condurre a deduzioni porta il nome di Pietra dell’Olio»8. A
to, il De vita sancti Benedicti»2. Questo circa la localizzazione dell’eremo di meno che l’autore non indichi la Sila
testo, sebbene incompiuto, «lascia Gioacchino! Ma suggestioni (anche le in senso lato e generico (cosa pro-
intravvedere la stretta connessione più fantasiose), ipotesi (anche le più babile) risulterebbe singolare deno-
tra il suo pensiero e la sua vita: egli ardite) e quant’altro devono - comun- minare un sito di elevata altitudine
medita sulla strada percorsa finora que - essere suffragate e supportate con espressione che riporta agli ulivi
dal monachesimo e sulla sua trasfor- da riflessioni, argomentazioni e dedu-
mazione futura, è preoccupato per zioni storiche, bibliografiche e carto- 7 Ivi, p. 27. I riferimenti alla distanza tra
l’evoluzione dell’Ordine cistercense grafiche, che denotano - in definitiva Corazzo e Pietralata risultano, comunque,
molto “soggettivi” . Dopo essersi dato un
e ricerca - come Benedetto che salì - l’aspetto “scientifico” della ricerca successore a Corazzo, «Gioacchino si ri-
da Subiaco sul Monte Cassino - una (che non deve necessariamente dare tirò in un luogo lontano che si chiamava
nuova “ascesa sul monte”, che rea- risultati in termini di “vero/falso”). Pietralata, e che sembrava avere tutte le
lizzò subito (...). Esso è quasi una te- Non pochi studiosi di Gioacchino han- comodità d’un desiderabile deserto, senza
essere obbligati ad andare troppo lontano
stimonianza della tappa intermedia per procurarsi le cose necessarie, ciò che
3 H. GRUNDMANN, Gioacchino da Fiore. avrebbe danneggiato il genere di vita che
1 F. D’ELIA, Gioacchino da Fiore. Un mae- Vita e opere (a cura di Gian Luca Potestà), egli meditava», ANONIMO (Gervaise de
stro della civiltà europea, Soveria Mannelli, Roma, Viella, p. 143. la Tappe), Storia dell’Abate Gioacchino (tra-
Rubbettino, 1999, p. 17. duzione di Vincenzo Napolillo), Cosenza,
4 V. NAPOLILLO, Gioacchino da Fiore. Le Edizioni Orizzonti Meridionali, 1992, pp.
2 F. TRONCARELLI, Gioacchino da Fiore. fonti, biografia e le lettere, Cosenza, Edito-
La vita, il pensiero, le opere, Roma, Città 68-69.
riale Progetto 2000, 2002.
Nuova Editrice, p. 24. A Pietralata Gioac- 8 D. BIANCHI, Ricordi storici e leggende
chino porta a termine anche lo Psalterium 5 Ivi, p. 11. sull’Abate Gioacchino. Impressioni Giovanili,
decem chordarum iniziato a Casamari un 6 RUGGERO DI APRIGLIANO, Vita beati Cosenza, Edizioni Brenner, Rist. 1991, p.
paio d’anni prima. Joachimi abbatis, ms., traduzione di. 11.
38 I luoghi

a fianco
Il foro scavato nella roccia
profondo 33 cm

e all’olio! D’altronde, lo stesso au- l’unica delizia per la sua vita, comin- supporre che il “luogo-simbolo”
tore aggiunge: «Ritornò a Pietralata: ciò a camminare lungo le più alte e Pietralata si trovasse in territorio di
quivi non dimorò che pochi mesi e, fredde cime di quei monti»9. Rogliano (Cosenza), precisamente
desideroso d’internarsi nei più fitti Nella prospettiva dell’individua- nel rione “Marzi”, oggi Comune au-
boschi della Sila in cerca della mas- zione del sito, non pare azzardato tonomo.
sima solitudine che giammai fosse Innanzitutto, non pochi riscontri e
stata per il passato, stimando questa 9 Ivi, pp. 15-16.
significative circostanze concorda-

Aurelio Scaglione nominata “Pietralata” è costituita da un grosso “blocco di


Carmela Salvino roccia” (monolito) piuttosto compatto, che si differenzia no-
tevolmente dalle zone limitrofe, dove il grado di alterazione
è piuttosto elevato. Il monolito appare, in alcuni punti, pie-

IL SILENZIOSO ghettato ed ondulato regolarmente, con lenticelle di quarzo


parallele ai piani di scistosità: «Questo complesso mostra

MONOLITA una discreta resistenza all’erosione ed una permeabilità


bassa. Le rocce affioranti nelle zone circostanti, che hanno
le stesse caratteristiche mineralogiche e la stessa compo-
sizione della zona in esame, da un punto di vista chimico,
presentano un grado di alterazione piuttosto spinto, frat-
turandosi e degradandosi molto facilmente sotto l’azione
Fu il grande monolito che si staglia nel mezzo della con- delle acque percolanti; invece, il monolito di Pietralata ha
trada di Rogliano/Marzi, da tempo immemorabile chiama- un aspetto compatto e un grado di alterazione basso, il che
ta Pietralata e individuata quale probabile eremo di Gio- suggerisce, una tessitura tendente allo gneiss» (C. Salvi-
acchino, a “suggerire” l’appellativo “Pietra dell’Olio”? Ma, no, Relazione geomorfologica della contrada Pietralata di
soprattutto, il monolito stesso presenta qualche elemento Marzi(CS), datt., maggio 2004).
che possa riportare alla presenza dell’Abate? Solo un’in- Ma altro e di più sorprendente offre il blocco metamorfico
dagine approfondita e scientifica potrà dare una risposta di Pietralata! Esso, infatti, alla sua base presenta una cavità
certa! Sicuramente suggestivi, in tal senso, appaiono alcuni di origine antropica che può accogliere alcune (pochissime)
elementi che l’intera zona e lo stesso blocco metamorfico persone, mentre nella sua sommità (da dove, peraltro, si
offrono ad un’osservazione generica, immediata ed empi- vede nitidamente, verso l’alto, la maestosa Sila) si trova un
rica. Da una relazione geomorfologica fatta recentemente foro, di chiaro intervento umano, di diametro cm 5/7, che
sulla zona, si rileva che «le rocce affioranti nell’area di Pie- sembra costituire la base di mantenimento di un manufatto
tralata sono riconducibili a scisti filladici quarzoso-sericitici- di forma stretta e lunga: una Croce?! Forse! Fantasticherie?
cloritici grigio-verdastri, localmente con bande quarzitiche Forse no! Soprattutto se si considera la tradizione secondo
verde chiaro. È possibile distinguere distinte anisotropie la quale Gioacchino impiantava una grande Croce nei luo-
planari, dette piani di scistosità, che fanno assumere alla ghi di sua dimora e che la profondità del foro del monolito
roccia il tipico aspetto lamellare. In particolare, la zona de- di Pietralata risulta di cm 33!
I luoghi 39

nella foto a fianco


Manufatto di epoca individuato presso un
contadino della zona

no a localizzare - più correttamente dono dell’intelligenza, che sopra prima, relativa a Pietralata, si legge:
- Pietralata in «località a mezza co- tutta la Sacra Scrittura havea, mas- «Qual fosse detto luogo e dove? Da
sta della pre-Sila cosentina»,10 «nei simamente sopra l’Apocalisse, gli nessuno fu avvertito, e dal detto luo-
pressi di Cosenza»11. E il territorio concedette altresì facoltà, e più am- go partì Gioacchino al 18 di luglio
Rogliano-Marzi ricade esattamente pia, di potere in tal mestiere appli- 1189, e passò nella Sila a fondare il
in tale area geografica. Non solo. Il carsi, con anche esimersi affatto Monastero Florense»; nella secon-
sito oggetto dell’ipotesi non è molto dalla cura del Monastero. Quindi da (Pietro) si chiarisce: «Così nei
distante da Celico, per cui l’episodio Gioacchino e pochi monaci si ritira- manoscritti, sebbene altri dicessero
che lo stesso Domenico Bianchi ri- rono in un luogo chiamato Pietralata Domenico Oliveto»14.
porta a proposito della probabile vi- alle montagne della Villa d’Oliveto, Nel territorio di Marzi, in un habi-
sita fatta da Gioacchino al padre mo- di cui era padrone un tal Pietro suo tat particolarmente favorevole alla
rente può esser visto quale suppor- amico, ed anche famigliare (mol- vegetazione dell’ulivo, vi è una
to all’ipotesi stessa: la narrazione, to amico, n.d.a.) dell’imperatore di località denominata, da tempo im-
infatti, lascia intendere che l’Aba- Costantinopoli»13. Questo passo è memorabile, “Pietralata”15 (ove si
te raggiunse Celico (da Pietralata) contraddistinto da due note. Nella staglia un monolito) vicino ad un
nell’arco di una notte12. fondo «Oliveto»16 (vi si trova una
Riprendendo dal testo di Ruggero 13 D. MARTIRE, La Calabria sacra e profana, «Torre Oliveto»17), su un antico
di Aprigliano (ma consultando ms., tom. 1, lib. 2°, cap. 6°, n. 2°, p. 245. Il sentiero (indicato come «strada per
anche quello di Luca Campano), nome “Domenico Oliveti” è riportato (da Pietralata»18), diramazione di un’an-
«antiqua M.S.») da G. DE LAUDE, alias
Domenico Martire, nella sua im-
DE LAURO, Magni Divinique Prophetae Be-
portante quanto discussa (sul piano ati Ioachim Abbatis Florensis mirabilium ve- 14 D. MARTIRE, ms. cit., alle note.
storiografico-scientifico) scrive: «... ritas defensa, Neapoli, Apud Novellum de
Bonis Typograph. Archiep M.DC.L.X, p. 15 Tra l’altro, la contrada “Pietralata” di
venendo Gioacchino richiamato dal Marzi viene ricordata perché il 15 agosto
65 («Paucis itaque fecum assumptis fratri-
Papa Clemente III, per veder l’espo- bus, fecessit in locum, Petra Lata, nuncu- del 1806 «vi fu barbaramente ucciso, con
sizione sopra l’Apocalisse, incarica- patum, cuiusdam nobilissimi Viri, nomi- altri patrioti, da Giuseppe Morelli uno
ne Dominici Oliveti, Costantinopolitani dè capo dè Borboniani e dè Sanfedisti al
tagli dal suo Predecessore, e aven- tempo delle discordie civili» l’avvocato
Imperatoris amicissimi, cui non deerat
dolo nella presenza di Cardinali cingulus militaris, nec eius fratri Episco- marzese Tommaso Golia, «caldo propu-
udito, e ben conosciuto in esso il palis mitra»). Sul piano delle “congettu- gnatore della Repubblica Partenopea» (E.
re”, e con riferimento al “fratello vescovo” ARNONI, La Calabria illustrata. Il Circon-
del signore proprietario di Pietralata, ap- dario di Cosenza, vol. IV, Cosenza, Edizioni
10 F. D’ELIA, op. cit, p. 24. pare singolare e suggestivo il dato che dal Orizzonti Meridionali, 1995, p. 136).
1184 al 1188 fu arcivescovo di Cosenza tal 16 I.G.M., 236, I, SO, B, Rogliano.
11 F. RUSSO, Storia della Chiesa in Calabria Pietro II del quale non si conosce altro che
dalle origini al Concilio di Trento, Parte 2°, il nome (cfr. F. RUSSO, Storia dell’Arcidio- 17 Ibidem.
Soveria Mannelli, Rubbettino, p. 413. cesi di Cosenza, Napoli, Rinascita Artistica 18 Comune di Marzi (CS), catasto terreni,
12 Cfr. D. BIANCHI, op. cit., pp. 14-15. Editrice, 1958, p. 360. foglio di mappa, n. 5.
40 I luoghi

a fianco
Gioacchino nell'eremo di
Pietralata scolpito nella facciata
di San Rufino ad Assisi

tica stradella che portava nei pressi ca” famiglia patrizia di Marzi con Numerosi documenti catastali del
di Corazzo19. rappresentanti negli uffici politici e Settecento e dell’Ottocento riferi-
Si tratta probabilmente di quel per- giudiziari, proprietaria di non poca scono di personalità della famiglia
corso che congiungeva il Lametino parte dell’agro marzese, allora terri- Oliveti, con ricorrenza dei nomi
con in il sud-Cosentino, e in partico- torio di Rogliano. Pietro e Domenico (un Pietro Oliveti
lare l’area della Diocesi di Martirano
con il Roglianese, attraverso il ba-
cino fluviale del medio Savuto che,
proprio nei pressi di Pietralata, ri- PIETRALATA
prende l’antico tracciato della Via
Popilia: un percorso “storico” teatro CENTRO PROPULSORE
di importanti eventi storici, passag- DELLA NUOVA
gio obbligato di eserciti e carovane.
Si ricordano, tra gli altri, i passaggi e
gli episodi funesti relativi ad Enrico
SPIRITUALITÀ
lo Sciancato, figlio di Federico II, nel «Niente turbava, dunque, le dolcezze della vita angelica che i due Solitari menavano
1242, ed a Isabella d’Aragona, moglie a Pietralata. Gioacchino godeva del profondo riposo, la sua anima, elevata nella
di Filippo l’Ardito, nel 1271, (sepol- contemplazione sublime, si trovava come inebriata dalle consolazioni celesti,
ti entrambi nel duomo di Cosenza) che spandevano nel suo spirito luci e conoscenze soprannaturali che si vedono
ancora brillare nelle sue opere: felice se questa piacevole situazione potesse
nonché il passaggio dell’Imperatore
durare a lungo! Ma non era possibile che una così grande luce restasse sempre
Carlo V «reduce dalla spedizione di nascosta; si scoprì presto il luogo del loro ritiro: ci fu allora un’affluenza di gente,
Tunisi nell’anno 1535 (6 novembre, che niente poteva fermare, per vedere questo nuovo Giovanni Battista predicare
n.d.a.), il quale andò ad albergare in la penitenza e intendere gli oracoli che uscivano dalla sua bocca. Un’infinità di
casa Sicilia»20. persone di ogni rango e di ogni condizione, che la rarità del fatto aveva attirate
in quella solitudine, parlava già di stabilirvisi. La reputazione del Santo Abate
Quella degli Oliveti era una “stori-
correva per tutta l’Italia. Egli procurava di accontentare tutti con molta dolcezza
e affabilità: ma queste maniere attraenti, che venivano da un fondo di virtù, non
19 Cfr. L. FALBO, Un Santo per il popolo.
Vita, prodigi e profezie di Fra ‘Ntoni da Pa- facevano che aumentare l’affluenza di gente; Pietralata non era più un deserto,
nettieri, Cosenza, Editoriale Progetto 2000, le più grandi città non erano così frequentate. Allora la sua condotta cominciò a
2003, p. 20. diventare sospettosa. Egli fu spaventato dal grande accorso di gente. Non era
forse un tranello del demonio, diceva il santo Uomo al suo discepolo, per farmi
20 T. MORELLI, Descrizione topografica
cadere nelle braccia del secolo e farmi riprendere le massime, dopo avermi
della Città di Rogliano, Napoli, Dallo Sta-
bilimento del Guttemberg, 1844, p. 29. attirato dal Chiostro, in cui erano al riparo da questi pericoli? Non andiamo forse
Secondo una precisa indicazione biblio- contro le intenzioni del Papa, che mi ha affrancato dai legami del servizio in
grafica lo stesso storico roglianese scrisse cui mi trovavo avvinto, per rivolgermi alla contemplazione delle cose celesti e
una Vita dell’Abbate Gioacchino, rimasta meditare giorno e notte i Libri Sacri?»
manoscritta e sinora non trovata ( cfr. A.
CONFLENTI, Agli abitanti di Rogliano, Co- da Storia dell’Abate Gioacchino - traduzione di V. Napolillo
senza, 1869, p. 7).
I luoghi 41

a fianco
Monolito di Pietralata

nel Settecento risulta Giudice di In un suo manoscritto di metà storici citati e di recarsi nella zona
Tribunale in Lagonegro). dell’Ottocento tra l’altro scrive: interessata, tanto che il professor
Altre indicazioni - ancora - lascia- «Chi percorre la via (…) se si ferma Gian Luca Potestà, ha inserito nel
no dedurre, con elevata e signifi- a Marzi, che sta nel grembo di ame- suo volume “Il tempo dell’Apocalisse.
cativa rispondenza, la presenza di ni poderi, è colpito anzitutto, della Vita di Gioacchino da Fiore”, edito da
Gioacchino nel territorio Rogliano- bella vista di quattro colline, dette Laterza.
Marzi, non ultima il toponimo di Tozzo, S. Chirico, Manco e S. Biasi Questa ricerca accurata, che ci ha
una contrada vicino a Pietralata: o Vrasi , le quali lasciano ancora ve- portato a muovere i primi pas-
Colle d’Abate21. dere nel loro piede, come le tracce si nell’ambito della (ri)scoperta di
Il Papa Clemente III dopo aver con- di un piccolo ed antico bacino idro- Pietralata è stata frutto di un lavoro
cesso ( 8 giugno 1187) a Gioacchino grafico, essendo state le due ultime di équipe, come descritto alla stam-
la facoltà di lasciare la cura del mo- congiunte fra loro, ed il nostro pae- pa il 31 maggio 2003, coordinato dal-
nastero per impegnarsi maggior- sello si trovava a cavaliere di una di la Vice Postulazione della Causa di
mente negli studi e di ritirarsi a esse, quattro, avendo di rimpetto la Canonizzazione del SdD Gioacchino
Pietralata, con Bolla del 29 dicem- contrada detta Pardina, ed all’ingiù da Fiore.
bre 1188, incluse tra le donazioni del colle S. Biasi l’ampia foresta di
fatte alla Sambucina «S. Nicola de Pietralata, ove schivo di ogni umano
Calabrici, in territorio di Marzi»22, fastigio il famoso Abate Gioacchino,
ricadente nella zona Pietralata- come riferiscono i suoi biografi,
Oliveto e lambito - appunto - dal per evitare dopo la morte del Beato * Storico
torrente Calabrici. Colombano, che lo nominassero
Ma v’è di più e d’importante dal abate di Corazzo, ivi si tenne più Hanno collaborato alla ricerca:
punto di vista storico-bibliografico. giorni nascosto»23. Aurelio Scaglione
Il marzese Francesco Maria De La Commissione Storica della (territorio e cartografia);
Bonis, attento e scrupoloso studioso Postulazione della Causa ha avu- Luigi Costanzo
di storia patria, da per “certa” la pre- to modo di visionare i documenti (bibliografia e archivistica);
senza di Gioacchino nel suo borgo Gaspare Stumpo
natìo, sostenendo che il luogo-sim- 23 F. M. DE BONIS, ms. cit.; cfr. L. CO- (catasto e fotografia),
STANZO, op. cit., p. 32. In uno dei “rifa- Carmela Salvino
bolo di Pietralata fosse proprio la cimenti” del suo manoscritto il De Bonis
contrada di Marzi. (geomorfologia).
riporta le seguente nota bibliografica: «
Gregorio De Laude alias de Lauro - Magni Un sentito ringraziamento a
Divinique Prophetae B. Ioannis veritas Don Enzo Gabrieli, Postulatore della
21 Cfr. F. M. DE BONIS, Cenni etnografici defensa, Napoli 1660, p: 65» dove Pietra-
su Marzi, ms; cfr. L. COSTANZO (a cura causa di Canonizzazione del Servo di
lata non viene accumunata ad alcun paese
di), Marzi, Cosenza, Edizioni Orizzonti Dio Giacchino da Fiore, per l’incita-
o rione. Evidentemente, per il biblioteca-
Meridionali, 1999, p. 76. rio della “Civica” di Cosenza, l’identifica- mento, la collaborazione nelle ricerche e
22 F. RUSSO, Storia della Chiesa in Cala- zione del luogo-simbolo gioachimita con i consigli.
bria..., p. 388. Marzi risulta “immediata” e “sicura”.
42 I luoghi

Pasquale Lopetrone*

Fiore
come Nazaret
Il luogo dell’annuncio del nuovo frutto dello Spirito Santo

S
ino a qualche anno fa gli di recente, la rettifica del concetto nì Nazaret "il Fiore della Galilea", e
studiosi pensavano che espresso dall'anonimo biografo flo- che, come a Nazaret fu annunciato
Fiore (oggi Jure Vetere - S. rense e si è giunti, in conclusione, dell'avvento del Figlio per mezzo
Giovanni in Fiore) fosse che Fiore non è il nome del torrente dello Spirito Santo, a Fiore sarà an-
in origine il nome del torrente Pino che confluisce nel fiume Arvo, ma il nunciato il nuovo frutto dello Spirito
Bucato e che da questo termine fos- nome che l'abate Gioacchino diede al Santo. L'abate Gioacchino ponendo
se derivato il nome all'insediamen- luogo che è contiguo al fiume, dove in parallelo Fiore e Nazaret imple-
to religioso concepito dall'abate costruì la sua prima casa di religione. menta il valore delle scelte operate, le
Gioacchino. L'anonimo biografo spiega che Fiore quali trovano origine nella sua com-
Il controllo della traduzione resa dai è la nuova Nazaret, riprendendo plessa teologia della storia. Fiore rap-
biografi antichi ha invece permesso, le parole di San Girolamo che defi- presenta pertanto la fase culminante

Centro Internazionale di Studi Gioachimiti monastero florense, riconoscimenti speciali per “l’unico e pre-
diletto monastero fondato nell’Italia meridionale sotto il regno
del padre Enrico VI e della imperatrice Costanza, mater nostra

FEDERICO II bone memorie”.


Nel 1221 concede lo Ius asyli, un diritto per il quale chiunque si
fosse rifugiato tra le mura dell’Abbazia Florense - luogo sacro
Conferma a Gioacchino la concessione ed inviolabile - non avrebbe potuto essere arrestato, neppure
se malfattore; concede, inoltre, all’abate il diritto di giudicare e
della Sila Badiale. di punire i reati minori commessi entro i confini del Tenimen-
Decreta l’Abbazia Florense luogo sacro tum Floris e nel 1222 l’immunità dal Foro civile e la protezione
contro i feudatari. Nel 1250 conferma all’abate Giovanni I tutte
ed inviolabile le immunità e i benefici concessi da lui e dai suoi genitori.
Concede all’abate Matteo lo Ius asyli Federico II è un personaggio straordinario e moderno, Stupor
mundi et novator mirabilis! Vissuto in quel momento storico
di passaggio in cui tramonta un’epoca ed una nuova sorge,
dall’Italia meridionale normanna alla sveva, e, sullo sfondo, il
Il territorio del Comune di San Giovanni in Fiore è il più esteso diffondersi dell’eresia, lo spirito armato delle Crociate, le lotte
della Calabria per effetto delle donazioni di Enrico VI e del figlio fra Papato ed Impero e fra Impero e Comuni. Federico nasce
Federico II a Gioacchino da Fiore. a Jesi il 26 dicembre 1194 da Costanza d’Altavilla che stava
Nel 1194 l’imperatore Enrico VI, figlio primogenito di Federico raggiungendo il marito Enrico VI a Palermo, incoronato appe-
Barbarossa, concede al fondatore dell’ordine florense il Teni- na il giorno prima Re di Sicilia. La quarantenne imperatrice fa
mentum Floris, vasto territorio di pascoli, boschi ed acque che allestire una tenda nella piazza della città, dove partorisce pub-
costituisce la Sila Badiale. blicamente, fugando così i dubbi di quelli che non credevano
Nel 1200 il giovanissimo Federico II conferma la concessione alla sua gravidanza per l’età avanzata. Numerose le tracce in-
e dona all'abate Giovacchino ulteriori territori in Sila presso la delebili lasciate da Federico II: nel 1224 istituisce l’Università
sorgente dell’Arvo e l’esenzione dai tributi; ordina, inoltre, ai di Napoli, la prima "universitas studiorum" statale e laica della
funzionari e ai prelati di non osare disturbare i monaci florensi. storia d’Occidente, che doveva servire non solo a preparare
Nel 1220 Federico II, poco prima della sua incoronazione im- i dirigenti del regno, ma soprattutto a soddisfare “la fame di
periale avvenuta nella Basilica di S. Pietro in Roma, conce- sapienza” senza uscire dai confini per raggiungere Bologna o
de all’abate Matteo, successore di Gioacchino alla guida del Parigi; nel 1231 promulga il “Liber Augustalis”, le Costituzioni
I luoghi 43

a fianco
Protocenobio - fronte est

nel box
Dipinto raffigurante Federico II

del percorso teologico dell'abate religiosa per la nuova fase della sto- monastica, secondo le forme fisiche
Gioacchino, il suo approdo, la messa ria, sinteticamente schematizzato nel e l'accezione classica del termine, ma
in pratica del suo progetto religioso, modello della Tavola XII del Liber un insediamento sviluppato su un
strettamente aderente ai suoi calcoli Figurarum. Il diagramma ha in sé se- territorio molto esteso, idoneo a ga-
concordistici che tendono alla dila- dimentato distinti concetti teologici e rantire la sopravvivenza delle sette
zione del tempo e all'apertura di una carismi spirituali adatti a caratteriz- comunità stanziate su ambiti distanti
nuova fase storica. In questa logica zare un ordine religioso, concepito tra loro. Il territorio designato è ge-
gioachimita Fiore non è solo un luo- come un "nuovo", organizzato in set- stito da sette case di religione (com-
go, ma anche un concetto, un proget- te forme distinte, tuttavia congregate poste da cenobi, chiese, abitazioni,
to "teologico", che sfocia sul finire del in un unico Monastero. Il Monastero fattorie), ognuna delle quali fa capo a
secolo XII in una esperienza di vita in questo caso non è un'abitazione un distinto oratorio (territorio), sette

melfitane, una raccolta di leggi che rappresenta il più grande


monumento legislativo laico del Medio Evo, “l’atto di nascita
dello stato amministrativo moderno”; dona a Luca Campano,
in occasione della consacrazione del Duomo di Cosenza, una
reliquia della Santa Croce, la Stauroteca, considerata una delle
più preziose opere d’arte della Calabria; edifica palazzi circon-
dati da voluttuosi giardini e splendidi castelli, fra i quali Castel
del Monte nei pressi di Andria; fonda la scuola poetica sicilia-
na, alla quale lo stesso Dante riconoscerà la priorità storica nel
poetare in lingua volgare e nella formazione del nostro linguag-
gio poetico e nell’evoluzione della lingua volgare.
Dante lo definisce “ultimo imperadore de li Romani”, Friedrich
Nietzsche “grande spirito libero, genio tra gl’imperatori”, Ernst
Kantorowicz "il fondatore dello Stato laico", Jakob Burckhardt
“il primo uomo moderno sul trono”, Jacques Le Goff “una figu-
ra fuori del comune”. Portatore di multiculturalità e di feconda
convivenza razziale, il figlio di Costanza contribuisce al periodo
di massimo splendore della Sicilia lasciando nell’Italia meridio-
nale unificata tracce positive di organizzazione statuale e una
idea di cultura plurilingue e policentrica con modelli letterari e
artistici molteplici. Alla corte normanno-sveva, un melting pot
di culture, i dotti europei hanno l’opportunità di studiare quei
libri di filosofia, medicina, meteorologia e matematica che a
Parigi non circolano ancora. Palermo diviene crocicchio nel
quale Asia, Africa ed Europa trovano la loro sintesi; crocevia
cosmopolita dei popoli e della storia; terra di incontri e stratifi-
cato contesto di culture arabe, bizantine e gotiche. Latini, gre-
ci, ebrei e saraceni convivono, nel rispetto delle religioni e delle
tradizioni, in un regno considerato un modello senza eguali tra
gli stati europei di quei secoli.
44 I luoghi

a fianco
Liber Figurarum - tavola del Nuovo Ordine
Monastico

sa. Si tratta di laici singoli o sposati


con prole. A questi è concesso la-
vorare i terreni assegnati a ognuno
dalla comunità, in cambio ognuno
deve alla Comunità la cessione della
decima parte derivante dalla produ-
zione agricola e dall'allevamento. La
Comunità garantisce l'istruzione e lo
studio della religione anche alle don-
ne insediate nel villaggio dei laici,
l'amministrazione dei sacramenti e
della giustizia, secondo le leggi del
Regno. Il modello di "nuovo ordo",
comporta l'accettazione delle passa-
te esperienze monastiche e del cle-
ro secolare che qui condividono le
Istituzioni florensi, quindi l'apertura
ai laici, ai quali offre due grandi pos-
in tutto, su cui ogni gruppo sviluppa sito. L'Abate decide su tutto e dispo- sibilità: l'opzione della libertà, con
le sue attività, per se e per gli altri, ne anche il passaggio da un gruppo l'affrancamento dal giogo feudale, e
finalizzate a produrre "beni" neces- all'altro. Nella congregazione c'è chi l'opportunità di vivere religiosamen-
sari per la sopravvivenza materia- lavora per se, per la sua famiglia, o te, spiritualmente congregati per
le e spirituale della Congregazione per altri e c'è chi prega per chi lavora, lodare tutti insieme Dio e conqui-
religiosa. Lo spazio qui disponibile oppure c'è anche chi prega e lavora starsi ognuno "la scala di accesso al
non consente di entrare nei detta- per se e per gli altri. Gli esponenti Paradiso". A Fiore l'abate Gioacchino
gli del progetto formulato, tuttavia dei ceti laici, secolari, conventuali e cominciò a sperimentare gli albori di
non possiamo esimerci di riferire monastici, sono organizzati secondo una Congregazione strutturata a im-
che a capo della comunità è posto distinti istituti che regolano i rappor- magine della Gerusalemme Celeste,
l'Abate, il Padre spirituale della ti interni all'oratorio e le relazioni ma la morte gli impedì di portare a
Congregazione formata da laici, se- tra gli oratori congregati. La grande termine il suo sogno.
colari, conventuali, monaci di diver- novità assoluta del "nuovo ordo" è
sa specie, riuniti in sette case religio- data dall'accettazione della presenza *Architetto e
se, secondo il grado spirituale acqui- dei laici nella Congregazione religio- studioso gioachimita
I luoghi 45

Dimitris Roubis* e Francesca Sogliani*

Scoperte archeologiche
a Jure Vetere
Lo scavo della prima fondazione di Gioacchino da Fiore in Sila

D
i grande interesse per Paesaggio della Calabria), il Centro tutto il complesso ad est.
l'archeologia medievale Internazionale di Studi Gioachimiti, Appare suggestiva l'analogia tra la
in Calabria é stata la re- il Comune di S. Giovanni in Fiore e cronologia offerta dall'indagine ar-
cente scoperta del pro- resi possibili grazie al sostegno eco- cheologica e i dati della documenta-
tocenobio fondato da Gioacchino nomico del Comitato Nazionale per zione scritta che ricordano appunto,
da Fiore alla fine del XII secolo le Celebrazioni dell'VIII Centenario all'inizio dell'ultimo decennio del
nell'altopiano silano, nel sito di Jure della morte di Gioacchino da Fiore. XII secolo l'originaria fondazione
Vetere Sottano, ubicato a circa 5 km Il luogo dove è stato rinvenuto il del complesso monastico florense
ad ovest dal centro di S. Giovanni in protocenobio è costituito da una voluta da Gioacchino ad locum, ubi
Fiore (CS). L'indagine archeologica, piccola collina a circa 1090 m s.l.m, Flos Albo flumini iungitur, in segui-
condotta da ricercatori dell'IBAM delimitata verso il lato settentrionale to al trasferimento suo e di pochi
- Istituto per i Beni Archeologici e dalla strada asfaltata Garga-Ceraso monaci al suo seguito, nel 1188, da
Monumentali del CNR (sezione di e verso meridione dal percorso del Pietralata. L'edificio o gli edifici rela-
Lagopesole - PZ) e diretta dal Prof. fiume Arvo. A ridosso del margine tivi a questa attività edilizia tuttavia
Cosimo Damiano Fonseca, ha preso settentrionale della terrazza supe- sembrano aver avuto vita piuttosto
le mosse in seguito ad una segna- riore è stato portato alla luce dallo breve; lo scavo ha difatti dimostra-
lazione del Centro Internazionale scavo archeologico, appena sotto il to che l'impianto architettonico fu
di Studi Gioachimiti ed è iniziata piano di campagna, un impianto ar- distrutto da un incendio di notevo-
con una serie di indagini prelimi- chitettonico di notevoli dimensioni, le entità, come attestano consistenti
nari (prospezioni georadar, fotoin- per il quale sono state riconosciute strati di terreno combusto e resti di
terpretazione), in collaborazione due fasi costruttive, i livelli di fre- travi carbonizzate, che coprono i pa-
con la Scuola di Specializzazione in quentazione e di distruzione e la vimenti dell'edificio stesso.
Archeologia di Matera (Università fase di abbandono. Sulle macerie del precedente edifi-
degli Studi della Basilicata) nel 2001, Le strutture murarie appartenenti cio viene realizzato il secondo corpo
grazie alle quali sono state indivi- alla prima fase costruttiva sono da di fabbrica, analogamente orientato
duate le prime tracce di strutture attribuire ad un edificio religioso est-ovest, ma di dimensioni mino-
sepolte e di crolli relativi ad un im- articolato in una navata centrale, de- ri che si inserisce all'interno delle
ponente corpo di fabbrica di forma sinente ad est in un coro rettilineo. strutture precedenti, restringendo
rettangolare orientato est-ovest. La navata è affiancata sui due lati di alcuni metri l'area presbiteriale
A queste indagini diagnostiche nord e sud da due ambienti specula- e riutilizzando la navata centrale
hanno fatto seguito, dal 2002, gli ri, identificabili probabilmente come dell'edificio.
interventi sistematici di scavo ar- cappelle, terminanti con due piccole Relativamente alle sorti dell'insedia-
cheologico stratigrafico che tuttora absidi semicircolari. L'impianto ar- mento monastico, anche la seconda
proseguono a cadenza annuale, ef- chitettonico e planimetrico di questo attività edilizia, eseguita sotto la di-
fettuati grazie alla proficua sinergia corpo di fabbrica appare articolato rezione del successore di Gioacchino,
tra l'IBAM CNR, gli Enti di tute- secondo suggestioni che si rifanno al l'Abate Matteo, non sembra essere
la regionali (Soprintendenza per i modello di origine cistercense, come durata a lungo come testimoniano i
Beni Archeologici e Soprintendenza suggeriscono l'ala settentrionale e materiali ceramici e vitrei rinvenuti
per i Beni Architettonici e del l'ampio coro rettilineo che chiude in strato che si fermano nell'ambito
46 I luoghi

del XIII secolo. cesso di degrado e di lento disfaci- del primo insediamento florense
La documentazione scritta pone in mento fino ad età post-medievale, nascosto finora gelosamente sotto
particolare l'accento, per i primi de- rimanendo a lungo esposte alle in- il manto protettivo del suolo delle
cenni del XIII secolo, sulle difficoltà temperie. "alpi glaciali" silane.
della comunità florense causate dal- Nel XVIII si conservano ormai solo
le avverse condizioni climatiche del dei ruderi del monastero, ancora in
sito in cui era ubicato il monastero. vista nella prima metà del secolo * Ricercatori IBAM-CNR Istituto per i
Probabilmente è tra il 1215-1216 e il come attesta una lettera del Principe Beni Archeologici e Monumentali, Sezione
1220 che l'originaria comunità flo- di Cerenzia del 1774 al Venusio in di Lagopesole (PZ)
rense cambia, questa volta definiti- cui si ricordano alcuni lacerti di
vamente, sede e si sposta non lonta- muratura e alcuni cantonali di fab-
no nel sito ove è ubicata attualmente brica di "pietra lanova a scarpello".
l'Abbazia, cioè a San Giovanni in Le strutture abbandonate divenne-
Fiore, come sembra evincersi da un ro nei secoli a noi più prossimi una
diploma di Federico Il del 1220. Non cava a cielo aperto, come testimonia
sembra casuale, a questo proposito, il reimpiego di parte consistente del
l'assenza di riferimenti a difficoltà materiale di crollo nelle murature
dovute al clima e all'insicurezza del delle case coloniche circostanti.
sito nella pur copiosa documenta- Tutta l'area, negli ultimi decenni del
zione scritta degli anni successivi. XX secolo, viene ormai utilizzata
Da questo momento, data l'assen- come terreno agricolo.
za di attestazioni materiali, si regi- La spessa coltre di terreno che si for-
stra un lungo iato cronologico che ma sopra le strutture verrà rimos-
perdura fino ad età post-medievale sa solo dal lavoro degli archeologi,
(XVI-XVII secolo). grazie al quale verranno restituite
Dopo l'abbandono del cantiere, le alla comunità civile e alla comunità
strutture dovettero subire un pro- scientifica le prove archeologiche
I luoghi 47

nella pagina accanto


Jure Vetere. Protocenobio - fronte ovest

a fianco
Pietrafitta. Abside della Chiesa di San
Martino di Canale

nel box
Miniatura medioevale

sepolto a Pietrafitta, dove il suo cor-


po fu custodito con devozione per
Debora Ruffolo alcuni anni, prima di essere traslato
nell’attuale abbazia intorno al 1226,

San Martino
dove è raccontata la venerazione e i
numerosi miracoli che si verificaro-
no proprio in occasione della trasla-

di Giove
zione dei suoi resti mortali.
D’importanza storica, oltre che archi-
tettonica e stilistica, la Chiesa in cui
sorge l’Eremo di S. Martino di Canale
(anticamente ricadente nel territorio
di Aprigliano) e soprattutto la loca-

N
el 1201 l’arcivescovo Canale, presso Pietrafitta, dove era lità, in cui a varie riprese dimorò e
Andrea di Cosenza donò in costruzione la nuova Grancia, infine morì Gioacchino da Fiore. La
a Gioacchino una piccola l’ultima delle sue fondazioni. Questa Chiesa medievale con arcate proto-
chiesa vicino a Pietrafitta, fatica gli fu fatale. L’Abate florense givali improntata allo stile dell’archi-
nel cuore della Sila, dove l’Abate vi si ammalò gravemente, riceven- tettura monastica francese del secolo
iniziò la costruzione di un eremo do la visita dei monaci cistercensi di XI, ha un interno ad unica navata,
che dedicò a San Martino di Giove. Corazzo, della Sambucina e di Santo con tre absidi semicircolari e vasto
Nel 1202 sfidando i rigori dell’in- Spirito di Palermo, la sera del 30 transetto, ampiamente sporgente sul-
verno silano e superando un valico marzo del 1202 fu l’ultimo giorno del la nave. La chiesetta, costruita e deco-
di 1600 metri, malgrado la sua tarda suo pellegrinaggio terreno. Morto rata dallo stesso abate, costituiva un
età, Gioacchino di Celico, si recò a in concetto di santità Gioacchino fu particolare luogo di ritiro spirituale.

LUCA CAMPANO, come una foglia morta, al momento della Messa lo mostrava
veramente angelico, come notai e chiaramente ricordo. Anzi

LA MORTE DI una volta lo vidi piangere nella Messa durante la lettura della
Passione del Signore. Sentii anche dire da lui che non provava

GIOACCHINO
mai tanto sollievo per tutto l’anno come nei quindici giorni
della Passione; tanto che si rattristava quando volgevano a
termine. E appunto per questo forse nel sabato, in cui si canta
il Sitientes, (V domenica del Tempo di Quaresima secondo
Era il 30 marzo 1222 l’antico Ufficio Liturgico – coincidente con il 30 marzo del
Mentre si cantava il Sitientes... 1202, ndr) gli fu concesso di ardere del desiderio di morte e,
raggiunto il vero sabato, di affrettarsi come cervo alle sorgenti
delle acque... Nell’inverno in cui morì vi fu anche tale carestia
...Gli servivo anche la Messa, ammirando tutte le sue abitudini. in Sicilia e in Calabria che in molti poveri morivano di fame.
Infatti quando celebrava alzava più degli altri sacerdoti la Egli con la massima carità soccorreva tutti quelli che poteva e
mano per benedire l’ostia e faceva gli altri segni e le cerimonie esortava gli altri a fare altrettanto...
con più dignità. Pur avendo il volto quasi sempre pallido Luca, Arcivescovo di Cosenza
48 I luoghi

Pietro De Leo*

Nel cuore della Sila


la prediletta Chiesa
di Gioacchino
San Martino di Canale, un luogo da rivalutare

G
ioacchino da Fiore per sec. come ricorda Biagio Cappelli, Paolo Pannunzio, durante i lavori di
tutta la vita fu un mo- che lo indica come grancia di monaci restauro della Chiesa Abbaziale.
naco errante. Da Celico calabro-greci cui si deve l’impianto Nel 1194, dopo la morte di Tancredi,
in Terra Santa; dalla e lo schema della costruzione, tipici subentrò nel regno Enrico VI, fi-
Sambucina a Corazzo; da Casamari dell’età bizantino-normanna. glio di Federico Barbarossa e padre
a Palermo, da Verona alla Sila, egli Secondo Domenico Martire avreb- di Federico II, il quale concesse a
incarna il cristiano in cammino tra be ospitato S. Ilario, che fra il 962 e Gioacchino un vasto tenimento in
terra e cielo, convinto che “la vita è 985 con ventinove compagni da qui Sila e privilegi sovrani su molti ter-
un soffio, la morte è vita”. si sarebbe trasferìto nel Molise, a ritori della Calabria.
Una delle tappe del suo pellegri- causa d’incursioni di Saraceni, do- Come scrive padre Francesco Russo
naggio terreno è “la grancia di San cumentata da Lupo Protospatario: in “Gioacchino da Fiore e le fonda-
Martino di Giove” nel tenimento sila- “Anno 986 Saraceni dissipaverunt zioni florensi in Calabria“: il primo
no di Canale, sita nell’altopiano silano Calabriam totam”. rifugio dei due monaci, dichiarati
all’interno di una conca con un micro- Nel monastero di Canale, il 6 di- “fuggitivi” dal Capitolo generale
clima ideale per la crescita di piante cembre 778, sarebbe morto, il B. dei Cistercensi del 1192, fu una ra-
orticole, vigne e alberi da frutto. Ubertino di Otranto, abate, il cui cor- dura nei pressi di Pietrafitta (CS)  fra
La fondazione del monastero risale po fu rinvenuto nel 1593, dall’Abate i monti della Sila. Prima dote della
probabilmente intorno al VII-VIII Commendatario del tempo, Pietro nuova famiglia monastica. Nel giu-
I luoghi 49

nella pagina accanto


Sila. Lago Arvo

a fianco
Sila. Lago Ampollino

gno del 1198 Pietro e Novello figli di distante passuum millibus quattuor della Sambucina, di Corazzo e del S.
Nicola di Canale dovendo alienare da Cosenza e unico vero milliario a Spirito di Palermo.Il 30 marzo pro-
parte della proprietà paterna, otte- castro Petrae-fittae, poi lungo un sen- prio a Canale, presso la chiesa di S.
nuta l’autorizzazione del tutore e tiero che conduceva a Fiore per il lago Martino de Jove, Gioacchino conclu-
con il consenso di Luna loro madre, Arvo e Lorica oppure, più probabile, per se la sua esistenza terrena, nel luogo
vendono a Gioacchino da Fiore un Capo Pietrarva e il lago Ampollino pas- in cui forse aveva in mente di fonda-
terreno in località Canale, contigua sando dalle parti di Caccurri e Cerenzia, re un altro monastero del suo ordine,
alla chiesetta edificata dall’Abate fu detta anche di Monte Giove o di San come farebbero ipotizzare gli ultimi
calabrese. Nello stesso anno, una Martino di Canale. L’Abate in quello sforzi di acquisizioni patrimoniali
vedova, di nome Dulcissima, offrì stesso anno vi gettò le fondamenta di e la permanenza in quel luogo del-
all’abate di Fiore una foresta, un frut- un monastero florense, la cui prima le sue spoglie sino al 1240, quando
teto e una vigna, ubicati anch’essi a pietra fu posta con grande solennità verranno traslate a San Giovanni in
Canale. Sempre qui, due anni dopo, dallo stesso Arcivescovo. La dona- Fiore e la chiesa di S. Martino de Jove
Gioacchino ricevette in donazione zione fu confermata un anno dopo verrà adibita a grangia.
un appezzamento di terra, da parte dal vescovo di Tropea Riccardo, as- Oggi purtroppo questo meraviglio-
di un tale Lorenzo de Vico Turzani. sieme alla concessione di tre chiese so tassello della plurisecolare storia
A Canale Gioacchino istituì una pic- per la fondazione di un altro mona- della Sila e della Calabria è trascurato
cola dipendenza: la chiesa di San stero a Canale. L’iniziativa appare ed abbandonato. Della vecchia chiesa
Martino, concessa dall’arcivescovo supportata inoltre da numerose do- rimase solo l’abside, di forma semi-
di Cosenza, che confinava infatti con nazioni da parte di privati di terreni circolare, completamente sporgente
i terreni suddetti. Nella medesima e beni ricadenti nello stesso territorio all’esterno, illuminata in origine da
direzione sembrano orientate anche (Canale e Pietrafitta), avvenute tra il una piccola finestrella bordata da con-
le acquisizione di terre a Pietrafitta, 1198 e il 1203, comprendenti aree col- ci di pietra, chiusa poi dall’interno; un
altra località nei pressi di Canale. tivabili, foreste, frutteti, vigne, quer- semplice altare in muratura domina-
L’indice delle carte conservate nell’ ceti, castagneti e mulini. Come ricor- va la parte centrale, affiancato nelle
archivio di San Giovanni in Fiore at- da Padre Russo nel 1202, malgrado due brevi pareti laterali da nicchie ora
testa sia l’acquisto di alcuni terreni i rigori dell’inverno e la sua età, morate, e sovrastato da una pittura
nel territorio di Pietrafitta, nel 1200, Gioacchino si reca a Canale, presso morale racchiusa in una cornice di
sia la donazione di un querceto e di Pietrafitta, in piena Sila, attraversan- stucchi ottocenteschi e raffigurante S.
un castagneto nella medesima loca- do un valico di 1600 metri. Andava Martino che dona il suo mantello a un
lità avvenuta un anno dopo, da par- a sorvegliare la costruzione del mo- povero. Ci si augura che essa possa ri-
te di Rocca, moglie di Ruggero de nastero di San Martino di Giove che sorgere, anche in onore dell’ “abate di
Tiniano. è l’ultima sua fatica. Il clima e gli Spirito profetico dotato”.
Nel 1201 Andrea, Arcivescovo di strapazzi finirono col fiaccare la sua
Cosenza, offrì a Gioacchino da Fiore tempra. Ammalatosi gravemente * Docente di Storia Medievale presso
una chiesa in un luogo incantevole ebbe la visita degli abati cistercensi l’Università della Calabria
50 I luoghi

L’abbazia di
San Giovanni
in Fiore
caposaldo
L
a produzione architetto-
nica e artistica florense è

dell’architettura
confinata sostanzialmen-
te nel periodo compreso
tra il 1189 e la metà del secolo XIII,
sebbene risale al primo terzo del

florense Cinquecento l'ultima importante


fondazione. L'iconografia archi-
tettonica trova il suo contrassegno
principale nella chiesa abbaziale di
San Giovanni in Fiore, i cui caratteri
Pasquale Lopetrone* costitutivi presentano alcune pecu-
I luoghi 51

liarità spaziali e distributive repli- quarto di secolo, che trova le sue ra- lasso di tempo avvenne anche la
cate esclusivamente nelle costruzio- dici nel prototipo iniziale concepito costruzione di altre abbazie floren-
ni fondate dall'ordine monastico, dall'Abate Gioacchino a Jure Vetere si tra cui si enumerano: S. Maria di
tanto da configurare un modello, tra il 1189 e il 1191, e nel modello Altilia presso S. Severina, S. Maria
una tipologia esclusiva concepita affinato successivamente utilizzato d'Acquaviva presso Zagarise, S.
dall'abate Gioacchino e dalla con- per l'abbazia di Fonte Laurato, pres- Maria della Gloria presso Anagni,
gregazione florense, nel senso più so Fiumefreddo Bruzio, fondata a S. Angelo di Monte Mirteto pres-
stretto del termine. L'organismo partire dal 1201. Il complesso di San so Norma. In quell'epoca furono
architettonico sangiovannese tut- Giovanni in Fiore è stato costruito fondati, inoltre, anche tanti oratori
tavia non è il primo della serie, ma dall'abate Matteo, il successore di florensi, disposti come dotazioni
scaturisce da un processo evoluti- Gioacchino, nel periodo compreso ecclesiali delle grange o come capo-
vo di perfezionamento, durato un tra il 1215 e il 1234. Nel medesimo saldi di riferimento all'interno dei
52 I luoghi

a pagina 49 e 50
l'Abside dell'Abbazia Florense con le
finestre trinitarie;
a pagina 50
l'interno dell'AbBazia Florense

numerosissimi territori acquisiti. triangolo equilatero che inscrive il oratori isolati, separati dai corpi
L'Atlante delle fondazione florensi, rosone maggiore. La parete absida- destinati ad abitazione. La presenza
edito nel 2006, contiene le schede di le al mattino è attraversata da una di due cappelle semi ipogee nella
un centinaio di filiazioni dipenden- cascata di luce. L'altra interessan- chiesa sangiovannese, formanti un
ti sparse in cinque regioni d'Italia: te e indecifrata particolarità è data insieme definito cripta, abbastanza
Calabria, Puglia, Campania, Lazio e dalla presenza a piano terra di due ricco di corpi di fabbrica di diver-
Toscana. cappelle chiuse, disposte ai lati del si periodi, lascia supporre che il
Entrando nel merito della costru- presbiterio, a loro volta sovrastate complesso è stato costruito in più
zione si può sintetizzare che nella da altre due cappelle, questa volta fasi e su preesistenze, in parte flo-
chiesa abbaziale florense di San aperte sul lato della chiesa, disposte rensi in parte precedenti alla colo-
Giovanni in Fiore sono presenti al piano superiore, che costituisce la nizzazione monastica. È noto che
alcuni aspetti insoliti che la carat- seconda quota di un ulteriore pia- il luogo dove sorge l'abbazia flo-
terizzano e che la rendono unica no di calpestio. Le cappelle terranee rense, prima del 1194, si chiamava
rispetto alla contemporanea produ- sono "autonome". Le cappelle supe- Faradomus, un toponimo di chiara
zione architettonica. La lunga na- riori erano riservate forse all'abate e derivazione longobarda. La chiesa e
vata coperta a tetto (la più grande al priore. Il carattere architettonico l'abitazione, pur avendo funziona-
della Calabria), con rapporto pro- inconsueto riflette l'originale orga- lità reciproche, vanno considerate
porzionale pari a uno su cinque, si nizzazione di vita dell'ordine, che separatamente, in quanto la prima
relaziona direttamente con un coro dopo la morte dell'abate Gioacchino delinea diversi aspetti architettoni-
absidale quadrangolare, caratteriz- è stato riformato dall'abate Matteo. ci insoliti, concentrati in uno spazio
zato da una parete di fondo dota- La chiesa di San Giovanni in Fiore originale specificatamente floren-
ta di sette aperture: tre monofore ha, pertanto, un rapporto relativo se, mentre la seconda ripropone lo
rettilinee sormontate da un tema con le fondazioni di Gioacchino, schema tipico ripetuto nelle abbazie
di trafori circolari unico al mon- che sono quelle edificate tra il 1189 cistercensi, un dato che designa la
do, quest'ultimo conformato da un e il 1202. In effetti, gli oratori costru- riforma operata dall'abate Matteo.
grande rosone incorniciato da tre iti al tempo dell'Abate presentano
piccoli rosoni di uguali dimensio- distribuzioni simili a quelli suc- *Architetto e
ni, disposti ai vertici di un ideale cessivi, tuttavia si connotano come studioso gioachimita
I luoghi 53

Valeria De Fraja*

Progettista e attuatore di
un nuovo Ordine religioso
Nell'arte visibilizzato il suo pensiero ecclesiologico

C
hi ancora si raffigura un
Gioacchino eremita e so-
litario, pensatore e misti-
co isolato tra le cime della
Sila, intento alla sola contemplazione
e alla composizione delle sue com-
plicate opere, deve ormai ricredersi.
Gioacchino è certo teologo e scritto-
re, ma ben diverso da quanto una
certa iconografia (sua, ma non solo:
pensiamo a come san Girolamo vie-
ne rappresentato nei dipinti, solita-
rio in una grotta, intento a scrivere,
con l’unica compagnia di un leone)
potrebbe indurre a credere. Al nome
di Gioacchino è associato sempre, a
partire dalla sua stessa “firma” ap-
posta alla sua lettera più famosa,
ai manoscritti, fino al suggello dei
versi danteschi (“il calavrese abbate
Gioacchino...”) l’appellativo di abbas,
abate, padre di una comunità mona-
stica. E un abbas non può, per defini-
zione, essere un solitario: è come dire
che un padre, un papà (l’etimologia è
identica) non ha dei figli intorno a sé.
E come tutti i padri, anche Gioacchino
ha cercato di provvedere in qualche
modo al futuro dei suoi figli, della sua
comunità monastica, ossia di quel-
lo sparuto gruppo che inizialmente
dall’abbazia di Corazzo (CZ) lo volle
seguire fin sulla Sila, nella fondazio- l’immagine di un Gioacchino diver- in cui dedicarsi alla lode di Dio, ma
ne del tugurium, poi abbazia, sorta a so, inaspettato, quello di un abate progettista e attuatore – finché quello
Flore Vetere, e in seguito dei nume- progettista e fondatore. Non solo e stesso Dio glielo permise – di un nuo-
rosi compagni che a partire dai primi non tanto fondatore di un nuovo sito vo genere di ordine religioso. Qual
anni ’90 del XII secolo si aggiunsero - più isolato e lontano dal saeculum, era il progetto che l’abate aveva in
al nucleo comunitario originario. dalle attività umane, come si dice- mente, l’eredità che voleva lasciare ai
Ecco allora che ci si profila di fronte va nel Medioevo – in cui risiedere e suoi figli e alla sua Chiesa? Era l’idea
54 I luoghi

nella pagina precedente


La Chiesa di San Martino di
Canale (CS)

L’abbazia di Fonte Laurato, in


diocesi di Tropea

a fianco
Le rovine dell’abbazia di
Sant’Angelo del Monte Mirteto

nel box
Dipinto raffigurante Luca Campano

(il sogno?) di un ordine in cui i molte- a cui era delegato il lavoro manuale, indubbiamente al fatto che la sua
plici carismi religiosi dei diversi com- che avevano dei momenti di vita co- comunità monastica continuava ad
ponenti della società convivessero munitaria e che erano assistiti, per gli accogliere nuovi aderenti, l’Abate di
armonicamente, senza confondersi aspetti liturgici e anche educativi, dai Fiore iniziò a fondare e a organizzare
disordinatamente, ma conservando chierici. un certo numero di nuove sedi, di-
al contrario la propria identità e le Solo un progetto, rimasto però sul- slocate intorno al monastero di Flore
proprie specifiche caratteristiche: un la carta, o meglio, sulla pergamena Vetere, in cui distaccò i suoi monaci.
ordine religioso che sapesse unire i di una delle sue famose tavole rac- A Fiore infatti si aggiunsero ben pre-
monaci (a loro volta divisi in cinque colte nel Liber figurarum, la tavola sto le nuove sedi di Abate Marco (o
“categorie” a seconda della condizio- XII, anche questo indice dopotutto Monte Marco), di Bonum Lignum, di
ne e del carisma di ciascuno: i giova- di una mente sognatrice e fumosa? Tassitano, e il progetto, poi caduto,
ni, gli anziani, gli studiosi, i contem- Sembrerebbe proprio di no. di una nuova fondazione che doveva
plativi, e i prelati, questi ultimi con A partire dal 1195 infatti (ce lo at- sorgere a Caput Album o, in alternati-
compiti di guida dell’intero ordine) i testano i documenti) Gioacchino va, ad Albetum. Queste prime cinque
chierici (che dovevano dedicarsi alla avrebbe proprio tentato di mettere sedi (di cui una rimase irrealizzata)
cura pastorale) e i laici, anche sposati, in atto questo suo progetto. Grazie fanno pensare alle cinque case (prio-

Antonio Acri

LUCA
CAMPANO
Arcivescovo di Cosenza, fece costruire
la cattedrale del capoluogo in stile gotico
cistercense

Luca Campano è chiamato così in quanto originario di Cam-


pagna Marittima, in provincia di Frosinone, anche se alcuni
storici propendono per il nuovo appellativo, Luca da Cosenza.
Generalmente il personaggio infatti assume il "titolo" della
città dove ha significativamente inciso, poche volte quella di
nascita, come nel caso dello stesso Abate di Fiore. Nel caso
specifico è vero che fu monaco di Casamari ma l’incarico più
I luoghi 55

a fianco
Le rovine in restauro dell’abbazia di Santa
Maria della Gloria di Anagni

nel box
La Cattedrale di Cosenza

rati) in cui dovevano dislocarsi, se- zione di San Martino induce a ritene- essere destinate, con ogni probabi-
condo il progetto dell’Abate, i mona- re che la nuova fondazione fosse de- lità, a quei laici che volevano legarsi
ci contraddistinti dai cinque carismi stinata a quei chierici che, unendosi a in qualche forma al monastero (come
monastici. Gioacchino, volevano tuttavia conti- accadeva molto spesso tra i monaci
Gioacchino, lo sappiamo, morì il 30 nuare a dedicarsi alla cura animarum, benedettini, in particolare cistercen-
marzo 1202, presso la chiesetta di San alla pastorale tra la gente. si), che potevano essere anche sposati
Martino de Iove, o di Canale, località E i laici? A quanto pare, Gioacchino e che volevano continuare la loro vita
non lontana da Pietrafitta, nei pressi pensò anche a loro. Egli infatti ri- normale, fatta di lavoro e di famiglia,
di Cosenza. Qui egli stava probabil- cevette in dono, o riuscì ad acqui- cercando nello stesso tempo di farlo
mente sovrintendendo all’impianto stare, almeno due case nel centro di in modo religioso, ma senza per que-
della nuova dipendenza florense Cosenza. A che cosa dovevano ser- sto diventare religiosi a pieno titolo,
che aveva ottenuto dall’arcivescovo vire queste abitazioni, a lui, monaco pronunciando i voti monastici.
Andrea, nel marzo 1201. Posta a di- stanziato in Sila, che mirava a una Ecco dunque che accanto al contem-
stanza dalla Sila, e dunque lontana vita ascetica, distaccata dal mondo? plativo, al teologo, si delinea il ritrat-
dalle case dei monaci, ma vicina al Anche in questo caso, il pensiero cor- to di un abate capace di progettare un
capoluogo della Val di Crati, la posi- re al suo progetto: le case dovevano futuro per i suoi figli e capace anche

autorevole è collegato al titolo di arcivescovo di Cosenza. È


spesso citato non tanto per la sua vita religiosa, ma poiché a
lui vengono attribuiti i lavori architettonici di due dei più im-
portanti edifici religiosi della Provincia di Cosenza, il Duomo
di Cosenza e l'Abbazia Florense.
Abate dell'Abbazia della Sambucina, e formatosi preceden-
temente nell'Abbazia di Casamari, qui incontra Gioacchino
da Fiore, famoso già come alto predicatore. Rimase molto
affascinato dalla figura di Gioacchino, e lo stesso Gioacchi-
no utilizzò Luca Campano come suo "scriba" o amanuen-
se, compito che Luca svolse con molta umiltà. Venne eletto
abate della Sambucina il 22 novembre del 1194, e mantenne
tale carica per sette anni, dando un forte impulso economi-
co all'Abbazia, grazie anche all'amicizia che lo legava ai Papi
Celestino III ed Innocenzo III ed agli Imperatori Federico II ed
Enrico IV, che si impegnarono in numerose donazioni ver-
so l'Abbazia. In questi anni si concesse molto nel sviluppare
e migliorare il suo maggiore interesse, ovvero l'architettura. ita anche l'edificazione dell'Abbazia Florense. Gli ultimi scavi
Divenne un così abile architetto che quando venne eletto dell'Abbazia di Iure Vetere ed alcuni scritti, accennano del
vescovo di Cosenza, poté dare libero sfogo alla sua grande suo coinvolgimento nell'erezione dell'Abbazia, o per lo meno
capacità ormai acquisita. In Sambucina diede inizio al rifaci- lo vedono indicato quale "direttore dei lavori" del nuovo ar-
mento dell'Abbazia mentre a Cosenza, progettò la sua opera chicenobio fatto erigere dopo la morte di Gioacchino da Fiore
più importante, ovvero il Duomo della città. A lui viene attribu- in uno stile detto gotico-cistercense.
56 I luoghi

a fianco
La chiesa dell’abbazia di San Pietro di
Camaiore

di mettere in atto il suo progetto, tra- ne dall’arcivescovo di Cosenza Luca va, impostata nelle sue linee portanti
mite acquisti, contratti, scambi, do- tre chiese, che forse dovevano essere da Gioacchino, fu portata avanti con
nazioni ricevute sia da semplici laici, le “sedi centrali” per le tre componen- vigore dal suo successore Matteo, e in
sia da arcivescovi, religiosi e signori, ti dell’ordine (monaci, chierici e laici). questo caso ebbe successo.
mettendosi più volte in viaggio, qua- I canonici di Cosenza, da parte loro, Minore successo, per le notevoli
si un pendolare tra la Sila e Cosenza costretti dal loro arcivescovo e perfi- difficoltà che comportarono tempi
e le sue zone limitrofe. Nel pieno di no dal papa a cedere le loro tre chiese, molto lunghi, incontrò il progetto di
questa quasi frenetica attività che accusarono i monaci di Gioacchino espansione nella diocesi di Cerenzia.
contrasta con i suoi quasi settant’an- di voler costituire, nel territorio del- Intrapreso già nel 1209, sotto il ve-
ni (accettando il fatto che fosse nato la diocesi, numerosi habitacula, tutta scovo Bernardo, fu solo a partire dal
intorno al 1135), età già ragguarde- una serie di piccole abitazioni, cosa 1217 che l’ordine riuscì effettivamen-
vole per quei tempi, sopraggiunse la che di nuovo fa pensare ai numerosi te a impiantare una casa dell’ordine
morte. E con la morte del progettista, (sette in tutto) stanziamenti o priorati nella diocesi, ma a quella data il pro-
l’attuazione del disegno non poté che previsti dal progetto dell’Abate. getto originario di Gioacchino sem-
passare i suoi figli. La caratteristica delle tre chiese come bra ormai abbandonato: non si parla
Come molte volte accade, tuttavia, base di partenza per una nuova fon- più di tre chiese (come invece si era
gli eredi, i suoi monaci, non seppero dazione ritorna più volte, nel mo- fatto nel 1209) né tantomeno di un
(forse non vollero, forse pur volendo, mento in cui i monaci poi rimasti a certo numero di priorati o fondazio-
non furono in grado) di portare avan- Fiore, evidentemente ancora cresciuti ni; l’ordine, come attestano alcuni do-
ti in modo completo il progetto del per numero, tentarono di stanziar- cumenti dell’abate Matteo stilati tra il
loro abbas. Ci fu intanto, nel 1204, un si anche nelle diocesi confinanti con 1209 e il 1216, aveva ormai adattato
“tentativo di fuga” dalla Sila, dove il quella di Cosenza. Si trattava, anche le sue strutture al più snello - e ormai
freddo e le guerre rendevano la vita in questo caso, di una linea indicata ben diffuso anche nel sud Italia - mo-
troppo dura: fu pertanto progettato già da Gioacchino stesso: l’abate in- nachesimo cistercense, e il progetto
un trasferimento a valle, nelle vici- fatti, ancora nel 1201, aveva ricevuto di Gioacchino finì in un cassetto.
nanze di Cosenza, progetto che tut- in donazione da un signore locale, Se i figli scordarono ben presto l’eredi-
tavia presto rientrò, probabilmente Simone di Mamistra, un vasto terreno tà del loro padre fondatore, giudicata
perché prevalse la volontà di rima- per la fondazione di una nuova sede troppo complessa per essere messa in
nere fedeli alla volontà del fondato- dell’ordine nella diocesi di Tropea. atto, ci fu però qualcun altro che colse
re. C’è da dire che, pur nel tentativo, Il vescovo di Tropea, Riccardo, ai lo spirito di novità e gli elementi po-
poi abortito, di fuga, si riconosce nei terreni donati da Simone aveva ag- sitivi (al di là della scorza della com-
monaci di Fiore la volontà di seguire giunto il dono di tre chiese, utili alla plessità) che tale eredità proponeva.
in qualche modo il progetto di ordine nuova fondazione (anche qui, come Non appunto un monaco florense,
religioso che voleva l’abate, dal mo- nel caso del tentato trasferimento, ri- ma un cardinale, poi papa, scommi-
mento che Matteo, il successore alla troviamo tre chiese alla base di una se sul progetto di Gioacchino, se ne
guida della comunità florense, otten- nuova fondazione). Questa iniziati- fece portavoce e, a quattordici anni
I luoghi 57

a fianco
Le rovine dell’abbazia di Santa Marina
della Stella, sopra Maiori

di distanza dalla morte dell’abate, di Ninfa), uno nella diocesi di Oltre che in Calabria, Lazio e Toscana,
nuovo attuatore. Il cardinale Ugolino Anagni, centro dei patrimoni di fa- l’ordine florense si diffuse anche in
di Ostia, che nel 1227 divenne papa miglia (l’abbazia di Santa Maria della altre zone della penisola: ebbe tre
con il nome di Gregorio IX, lavorò Gloria di Anagni), il terzo in diocesi case nella diocesi di Sorrento, e anche
moltissimo per dare solide strutture di Lucca (dove un piccolo gruppetto in questa espansione giocò un qual-
e coordinate istituzionali alle molte di monaci florensi si era già stabilito che ruolo il cardinale Ugolino, ormai
forme di vita religiosa non ancora in- presso un eremo almeno dal 1216) papa Gregorio IX; notevole sostegno
canalate nelle forme tradizionali pre- attraverso l’assegnazione ai florensi giunse all’ordine, in particolare per
viste dalla Chiesa. Il suo nome è in- di un antico monastero femminile l’abbazia di Santa Marina della Stella,
fatti legato sia a quello di Francesco, decaduto (il monastero di San Iacopo presso Maiori, da parte dell’impera-
per la fondazione dell’ordine dei frati di Valle Benedetta, che poi trasferì la tore Federico II, che forse sperava di
Minori, sia a quello di Domenico, per sua sede nell’abbazia di San Pietro di trovare nei Florensi, diffusi in diverse
l’organizzazione dei frati Predicatori, Camaiore). In tutti i casi, Ugolino/ zone del suo Regno e in modo parti-
sia a diversi altri movimenti, anche Gregorio IX specificò che in una delle colare in Calabria, una sponda e un
femminili. Tra questi, va aggiunto tre chiese donate per ciascuna delle sostegno per la sua politica nei con-
anche l’ordine florense. Fu proprio nuove fondazioni dovesse vivere un fronti della Chiesa.
Ugolino infatti, dapprima come car- ristretto numero di monaci comple- Un’ulteriore ambito di diffusione si
dinale, poi come papa, a darsi da fare tamente dediti alla lode di Dio e alla ebbe in Puglia, dove l’ordine, grazie
per la diffusione dell’ordine anche al celebrazione della liturgia. La volon- al sostegno di alcuni signori locali e
di fuori della Calabria. E dai docu- tà del cardinale, poi papa, ricorda delle autorità religiose, si insediò a
menti sembra emergere il fatto che quella di Gioacchino, che voleva un partire dal 1228; troviamo infatti una
da una parte Ugolino aveva senza priorato o una mansio (dimora) speci- comunità di monaci florensi presso il
dubbio colto l’intento principale di fica per i monaci contemplativi, in cui presistente monastero di Santa Maria
Gioacchino - quello di coordinare in gli spiriti più provati celebrassero in di Laterza; altri due possessi floren-
modo ordinato, all’interno di un’uni- modo continuativo le lodi dell’Altis- si in questa regione, quello di San
ca struttura religiosa, i diversi carismi simo. I documenti non ci rivelano se Tommaso di Rutigliano e la chiesa di
che la vita cristiana può prevedere, poi in effetti le cose funzionarono in Sant’Angelo ad Ascoli Satriano, furo-
dando a ciascuno lo spazio giusto per questo modo; rimane in ogni caso la no semplici dipendenze, strutturate
esprimersi -, dall’altra ridimensionò testimonianza di un cardinale e papa come grange (una sorta di fattorie)
la complessità del progetto, per con- che seppe cogliere i suggerimenti e appartenenti direttamente all’abba-
servarne e organizzarne al meglio la le spinte provenienti dagli uomini zia di San Giovanni in Fiore, ma non
componente monastica. del suo tempo desiderosi di vivere il si organizzarono mai come centri di
Egli fondò tre nuovi centri florensi, Vangelo secondo un nuovo spirito, e una autonoma comunità di monaci.
uno nella diocesi di cui era titolare, in qualche caso, a volte di più, a vol-
come cardinale vescovo di Ostia e te di meno, seppe far loro posto nella * Ricercatrice presso l’Università di
Velletri (il monastero di Sant’Angelo chiesa istituzionale. Padova e studiosa di architettura florense
58 Il monaco

Rocco Benvenuto*

Il monachesimo
meridionale:
Nilo, Gioacchino e
Francesco da Paola
Alcune considerazioni sull'ideale
monastico di Gioacchino

N
elle lezioni sulla filosofia di Calabria Citra o Citeriore, corri- cordando i millecento anni della na-
della storia G.W.F. Hegel spondente all'odierna Provincia di scita. Appartenente a una famiglia
osserva che il progres- Cosenza, in quell'arco cronologico di buona condizione sociale, da gio-
so della civiltà coincide che convenzionalmente viene defi- vane riceve un'apprezzabile forma-
con l'apparente cammino del sole nito come il Basso Medioevo. zione culturale che gli consentirà di
da oriente a occidente. Sebbene si Essendo ad oriente il nostro pun- divenire un rinomato calligrafo e in-
tratti di una chiave di lettura ormai to di partenza, iniziamo l'itinerario nografo. Mentre sembrava ormai de-
superata, tuttavia questo raffronto dalla costa ionica e, precisamente, da finito il suo futuro professionale, de-
tra sol levante e sol calante conser- Rossano, che nel sec. X era un'impor- cide di consacrarsi al Signore. Lascia
va un suo fascino interprativo che tante sede amministrativa dell'impe- Rossano e si trasferisce nella regione
può specularmente illuminare il ro bizantino. Qui ebbe i natali nel 910 monastica del Mercurion, ai confini
dinamismo messo in campo dalla S. Nilo - Nicola al fonte battesimale tra Calabria e Lucania, dove in una
vita religiosa nell'antica Provincia -, di cui quest'anno (2010) stiamo ri- grotta eneolitica, sotto la guida di S.
Il monaco 59

A motivo di questo impegno sociale,


gli sarà proposto di assumere l'uffi-
cio episcopale, ma S. Nilo lo decline-
rà preferendo di restare fedele alla
sua iniziale vocazione monastica.
Purtroppo, nel 980, dinanzi all'en-
nesima incursione saracena, è co-
stretto a lasciare la Calabria e a tra-
sferirsi dapprima in Campania e poi
nel Lazio, dove porta avanti alcuni
tentativi per reimpiantare la sua
esperienza monastica. Rifiutando
le lusinghe di Ottone III, che per
ingraziarselo gli aveva offerto un
monastero a Roma, S. Nilo si ritira a
Grottaferrata e vi fonda un monaste-
ro, nel quale chiuderà i suoi giorni il
26 settembre 1004.
I maggiori frutti dell'intuizione ni-
liana si manifesteranno con i suoi
successori, soprattutto quando sarà
elevato a Rossano il monastero del
Patire, che col suo "scriptorium" di-
verrà uno dei maggiori centri di pro-
duzione libraria e di cultura dell'Ita-
lia Meridionale. Nello stesso tempo,
però, questo sbilanciamento verso
il lavoro intellettuale ed una mag-
giore stabilizzazione, unitamente al
favore normanno per il monache-
simo latino, ne affievoliranno pro-
gressivamente la capacità di attra-
zione. Tuttavia, mentre affioravano
i prodromi di crisi nei monasteri
calabro-greci, cui faceva da spalla il
declino che aveva investito le grandi
antiche abbazie latine, un altro mo-
naco, sull'altipiano della Sila - ades-
Fantino il Giovane, conduce un'espe- cenobitica che da subito si connota so il sole illumina con i suoi raggi
rienza paraeremitica, propedeutica per il suo forte ascetismo, evidenzia- l'entroterra, - dà inizio a una nuova
per abbracciare la vita dei monaci to dalla povertà delle strutture e da esperienza cenobitica, riportando in
italo-greci, ancora oggi erroneamen- un'accentuata solitudine, congeniale auge alcuni capisaldi del "vecchio"
te chiamati Basiliani pur non avendo alla preghiera contemplativa. In tale monachesimo bizantino.
S. Basilio scritto alcuna regola. contesto, grazie alla disponibilità di Artefice di questa nuova fondazione
Costretto per le ripetute razzie dei pergamena fornita dalla pastorizia era «il calavrese abate Giovacchino di spi-
Saraceni ad abbandonare l'isolamen- silana, la copiatura e miniatura dei rito profetico dotato», nel quale Dante,
to del Mercurion, torna nel territorio codici, oltre a fungere da strumen- che lo ha immortalato nel XII canto
d'origine e si stabilisce nei pressi di to di ascesi e di sostentamento per i della Commedia, vide un “profeta” dei
San Demetrio Corone, ove edifica monaci e per i poveri assistiti dalla tempi ultimi, latore di un messaggio
un piccolo monastero dedicato a S. comunità monastica, darà un pre- intriso di stimoli per un rinnovamen-
Adriano. Dà, così, inizio a una pe- zioso apporto alla trasmissione della to a livello spirituale e civile.
culiare esperienza di vita monastica tradizione culturale greca. Al pari di S. Nilo, anche lui giunse
60 Il monaco

a fianco
Dipinto raffigurante San Nilo, particolare

alla decisione di fondare un ordine nità a quella della Sambucina, nel pontificio e svevo, vive una rapida
avendo alle spalle alcune esperien- 1183 vi riprovò, senza riuscirvi, con espansione ed è proprio durante i
ze religiose. Nato, tra il 1130 e il Casamari. Dopo una lunga perma- lavori di recupero della chiesa di S.
1135, a Celico piccolo centro mon- nenza nella famosa abbazia laziale, Martino di Canale presso Pietrafitta
tano a pochi chilometri da Cosenza, particolarmente feconda sotto il pro- (CS) che Gioacchino, il 30 marzo 1202,
Gioacchino era già impiegato come filo della produzione esegetica, nella si spegne. Con la morte del “vir ca-
notaio presso la regia cancelleria di seconda metà del 1187 è di nuovo tholicus” (Onorio III), il suo progetto
Palermo quando, trentenne, abban- in Calabria, ma, passa poco tempo, monastico sarà modificato dai succes-
donò le prospettive di carriera e di che lascia Corazzo e l'abbaziato e si sori che, sotto il peso della gestione
ricalcare le orme paterne e decise ritira a Pietralata, per proseguire la patrimoniale, si riavvicineranno ver-
di recarsi in pellegrinaggio in Terra sua opera compositiva. L'arrivo di so l'ideale cistercense. Questo cam-
Santa, allo scopo di conoscere diret- un compagno, Raniero da Ponza, e biamento però si rivelerà fatale, tanto
tamente come vivevano i religiosi. la reazione dei Cistercensi al suo ab- che ai pochi Florensi superstiti non
Al suo rientro in Italia, dapprima bandono dell'Ordine, lo indussero a rimase altro da fare che rientrare tra i
visse per alcuni anni da eremita salire in Sila e qui, su un terreno ba- Cistercensi (1570).
in una grotta sull'Etna; in seguito, gnato dal torrente Fiore, nella tarda Il colpo di grazia che accelerò la pa-
si trasferisce presso l'abbazia di S. primavera del 1189, dà avvio al suo rabola discendente era stato inferto
Maria della Sambucina, nei pressi progetto di riforma attraverso la fon- poco meno di un secolo prima, nel
di Luzzi, e da qui passa a Rende. Al dazione di una nuova congregazio- 1460, quando erano comparsi i pri-
culmine di tutte queste esperienze, ne monastica, l'Ordine Florense, la mi abati-amministratori che, senza
chiese di abbracciare la vita mo- quale aveva come obiettivo primario alcuno scrupolo, non avevano esita-
nastica, professando la regola nei non tanto quello di ripristinare il pri- to a depredare il glorioso archiceno-
Cistercensi che, com'è noto, sono mitivo vigore della solitudine e della bio sangiovannese. Proprio quando
una riforma benedettina caratteriz- povertà che erano state alla base della l'Ordine Florense si avviava verso la
zata da una maggiore osservanza nascita dei Cistercensi, quanto, piut- sua estinzione, sulla costa tirrenica
del voto di povertà, perché praticata tosto, quello di riportare "ordine" in - siamo così giunti al tramonto del
anche comunitariamente. quella variegata gamma di modelli di sole - a Paola, ad opera di Francesco
Nei primi anni '70 entra nell'abbazia perfezione che aveva originato una Martolilla, prendeva consistenza un
di S. Maria di Corazzo (CZ), alle pen- pluralità di carismi e di vocazioni. nuovo progetto di riforma, questa vol-
dici della Sila Piccola, vi pronuncia i A partire dal 21 ottobre 1194, data ta non più in ambito monastico, ma
voti e nel 1177 ne diviene addirittura in cui istituzionalmente Fiore è ri- conventuale. A differenza degli altri
abate. Fallito il suo primo progetto conosciuto come cenobio, l'Ordine, due illustri predecessori, nel Paolano
di riforma affiliando la sua comu- potendo contare pure sull'appoggio non ci fu alcuna conversione, in quan-
Il monaco 61

a fianco
dipinto raffigurante San Francesco di
Paola, particolare

to rimase legato al suo stile eremitico poteva condurre perché era un "villa- parte diede all'Ordine dei Minimi un
anche quando il suo Ordine, sotto no et rustico", Francesco rispose con volto internazionale, dall'altra com-
l'evoluzione degli eventi, assumerà un gesto che sconvolse la vita del visi- portò il sacrificio della vita eremitica a
una strutturazione cenobitica. tatore: riempì le mani di tizzoni e bra- vantaggio di quella conventuale, più
Nato a Paola il 27 marzo 1416 da una ce ardente e lo invitò a guardare con consona alla metamorfosi strutturale
coppia originaria del luogo e proprie- quanta naturalezza li reggeva essen- che aveva investito la congregazione
taria di alcuni appezzamenti terrieri, do ai suoi occhi un "rustico". Rientrato eremitica.
quindicenne, trascorre un anno presso a Roma, questo monsignore origina- Il 2 aprile 1507 Francesco si spegne
i Conventuali di S. Marco Argentano, rio della diocesi di Savona, non solo nella capitale di Francia, a Tours.
ove ha modo di entrare in contatto dissipa ogni dubbio su Francesco, Insieme a tante sofferenze e incom-
con la vita religiosa. Affascinato dalla ma, oltre a farlo aiutare da Paolo II, prensioni sul suo proposito di vita,
figura di S. Francesco d'Assisi, di cui decide di lasciare la Curia Romana e aveva avuto tante soddisfazioni, tra
porta il nome, al termine di questa nel 1470 si trasferisce a Paola. Grazie cui quella di vedere uno dei suoi più
esperienza si reca in pellegrinaggio alle sue conoscenze e alla sua prepa- stretti collaboratori, P. Bernardo Boyl,
ad Assisi, dove ha modo di sostare razione in campo canonico, tra il 1470 a fianco di Colombo nel secondo
nei luoghi incontaminati segnati dal- ed il 1474, quel gruppo spontaneo di viaggio verso il Nuovo Mondo. Era
la presenza del Poverello. Al rientro eremiti, riceve in rapida successio- consapevole che la sua proposta era
decide di emularlo e chiede di vivere ne l'approvazione diocesana (1470), dirompente e per tale ragione, anzi-
da eremita nei possedimenti paterni. regia (1473) e pontificia (1474). In un ché affidare la guida dell'Ordine ad
Questa scelta così insolita e radicale momento di grande crisi della peni- un francese, scelse uno dei compagni
sarebbe passata inosservata se alcuni tenza, Francesco e i suoi compagni della prim'ora, P. Bernardino Otranto
mercanti non avessero informato la S. si propongono come obiettivo quello da Cropalati, al quale chiese di restare
Sede dei miracoli che avvenivano per di ripristinare, attraverso la vita qua- fedele all'intuizione iniziale. I fatti gli
le preghiere di Francesco, coadiuvato resimale perpetua, l'antica disciplina diedero ragione, in quanto, a distan-
da alcuni coetanei, anch'essi desidero- penitenziale. za di pochi anni, sotto la pressione
si di una vita più vicina al Vangelo, di La Congregazione Eremitica fondata della modernità, i frati mitigarono
cui povertà e penitenza erano i con- a Paola avrebbe avuto uno svilup- il Correttorio, appositamente scritto
notati identitari. po limitato nel regno aragonese, se dall’Eremita di Paola per blindare il
Agli inizi del 1467 da Roma parte un nel 1483, per decisione di Sisto IV, il voto di vivere la quaresima per tutta
cubiculario pontificio con l'incarico di Paolano non fosse stato inviato alla la vita.
condurre una visita apostolica. Alla corte di Luigi XI. L'incontro con la
contestazione di mons. De Gutrossis corte più potente d'Europa e con il * Correttore Provinciale
su quel genere di vita così austero che mondo delle Osservanze, se da una dell’Ordine dei Minimi
62 Il monaco

Felice Accrocca*

Gioachimismo e
francescanesimo nel
Duecento

N
egli anni Quaranta del mai prossimo, delle profezie relative dell’Abate, circolavano abbondan-
XIII secolo, il nome di alla distruzione delle famiglie religio- temente anche testi che gli erano at-
Gioacchino cominciò a cir- se, alla persecuzione della Chiesa e tribuiti, ma in effetti apocrifi, come i
colare con frequenza negli così via, tratte da varie interpretazio- famosi «commenti» ai libri dei profeti
ambienti francescani e diversi temi ni «dagli scritti di Gioacchino e degli Geremia e Isaia o il trattato De oneri-
affrontati da lui o dai suoi seguaci, altri vaticinanti», cui anche uomini bus prophetarum.
oppure sviluppati in opere spac- ragguardevoli avevano finito per Secondo Salimbene da Parma, le ope-
ciate come sue, vi trovarono buona dare più credito di quel che avreb- re dell’Abate calabrese penetrarono
accoglienza. Davide di Augsburg si bero dovuto. Lo stesso francescano nell’Ordine francescano in modo ro-
mostrava addirittura infastidito per tedesco ebbe dunque l’impressione cambolesco. Egli, infatti, narra che
il proliferare tra i Minori delle divina- che fosse scoppiata come una sorta un Abate florense, spaventato dalle
zioni riguardanti la venuta dell’Anti- di epidemia. In realtà, alla metà del armate di Federico II passate minac-
cristo, dei tanti segni del giudizio or- Duecento, oltre agli scritti autentici ciosamente vicino al suo monaste-
Il monaco 63

di Gioacchino (o presunte tali) diven-


ne un vero e proprio assillo per molti.
Vi furono indubbiamente degli ec-
cessi: è il caso di Gerardo da Borgo
S. Donnino, un frate che studiava
nell’Università di Parigi, il quale nel
1254 compose quel famoso Liber in-
troductorius in aevangelium eternum
che doveva fungere da introduzio-
ne alle tre principali opere dell’Aba-
te florense. Tradendo il pensiero di
Gioacchino, nelle glosse che correda-
vano i testi egli tuttavia finì per equi-
pararli al Vangelo eterno di cui parla-
va Giovanni nel libro dell’Apocalisse:
nel terzo status, gli scritti gioachimi-
ti avrebbero dunque sostituito il
Vangelo di Cristo ed i libri del Nuovo
Testamento, con conseguenze radi-
cali per l’istituzione ecclesiastica e
l’economia di Grazia instauratasi con
l’avvento di Cristo.
Naturalmente, all’interno dell’Ordi-
ne non tutti erano così entusiasti e
avidi di profezie e rivelazioni: ho se-
gnalato il fastidio mostrato da Davide
di Augsburg; anche Tommaso da
Pavia, nel trattato noto sotto il nome
di Distinctiones o Dictionarium bo-
vis (1254-1255) e che in riferimen-
to all’Anticristo cita l’Expositio in
Apocalypsim di Gioacchino, ritiene
comunque che su tale materia sia più
prudente non prestar fede a nessuno
né aderire ad alcuna opinione.
Nondimeno il gioachimismo era or-
mai ampiamente penetrato nell’Or-
dine e i Maestri secolari non manca-
rono di approfittare del passo falso
ro, scappò a Pisa portando con sé proprio grazie all’influsso di Rodolfo compiuto da Gerardo. Per ammis-
gli scritti di Gioacchino da Fiore, che – alla dottrina dell’Abate calabrese, al sione dello stesso Salimbene, sul fi-
lasciò in custodia nel locale conven- punto che fino al 1260 fu un ardente e nire del 1255 il trattato polemico di
to dei Minori: «e a causa di quei libri convinto gioachimita e pure in seguito Guglielmo di Saint-Amour De peri-
che erano riposti nella nostra casa, fra ne mantenne echi e accenti. culis novissimorum temporum distolse
Rodolfo di Sassonia, lettore pisano, È ben probabile, però, che idee gio- «molti, tanto maestri quanto studen-
grande logico e grande teologo e gran- achimite fossero entrate già molto ti, dall’entrare nei due Ordini, cioè
de disputatore, abbandonato lo studio prima tra i Minori, tanto in Provenza dei Predicatori e dei Minori».
della teologia divenne un grandissi- quanto nella parte settentrionale del Bonaventura da Bagnoregio assunse
mo gioachimita». Va ricordato che Regno di Francia. Tuttavia, almeno dunque la guida suprema dell’Or-
tra il 1243 e il 1247 anche Salimbene secondo il racconto del cronista par- dine francescano in un momento
era a Pisa e finì egli stesso per essere mense, fu nella seconda metà degli indubbiamente difficile (1257): ten-
conquistato – con molta probabilità anni Quaranta che la caccia alle opere sioni affioravano ormai evidenti tra
64 Il monaco

i frati e il gioachimismo, penetrato del gioachimismo francescano, protagonista di una svolta epocale
con forza nell’Ordine, sembrava of- Bonaventura assegna a Francesco ed nella storia della Chiesa: era l’ange-
frire un ulteriore supporto teorico alla sua famiglia religiosa un ruolo lo del sesto sigillo, un altro Cristo
ai fautori del riformismo. Il nuovo di somma importanza nel quadro venuto in terra per insegnare agli
Ministro generale si trovò pertanto della storia del sesto tempo della uomini la via di Dio. Essi tendeva-
costretto ad agire contemporane- Chiesa; tali idee ritornano nuova- no perciò ad assegnare al santo di
amente su più fronti: giustificare mente nella sua ultima opera, le Assisi un ruolo d’importanza fon-
l’operato dei Minori nei riguardi Collationes in Hexaëmeron, nella qua- damentale, in quanto iniziatore di
del clero secolare, tentando di stor- le afferma che tutte le cose vengono una nuova epoca. L’influenza del
nare da essi anche l’accusa di radi- rivelate nel Verbum inspiratum e non pensiero di Gioacchino sulla loro
calismo gioachimita; ricompattare vi può essere rivelazione se non per dottrina si riduce, però, progressiva-
la famiglia francescana, fornendo mezzo di Lui. mente: per questi Spirituali, Cristo
ai suoi frati strumenti concreti per Bonaventura predicò le Collationes è il centro del cosmo e della storia,
vivere in maniera corretta la loro a Parigi, nella primavera del 1273. né le loro opere prestano un’atten-
scelta religiosa e un modello di ri- Sotto il generalato del suo successo- zione particolare alla persona dello
ferimento valido per tutti. Nella re, Girolamo d’Ascoli (1274-1279), Spirito Santo; piuttosto, furono tutti
sua vita del fondatore, la Legenda sarebbero iniziate le persecuzioni impegnati a magnificare le gesta di
maior, Bonaventura mostrò tutto il contro Pietro di Giovanni Olivi e, Francesco, egualmente convinti che
proprio talento teologico tracciando nelle Marche, alcuni frati avrebbero la sua «mirabil vita / meglio in glo-
un ritratto indubbiamente efficace dato inizio ad una vera e propria ri- ria del ciel si canterebbe» (Paradiso
dell’Assisiate, in grado di offrire le bellione. Per gli Spirituali (lo stesso XI, 95-96).
necessarie risposte ai problemi che Pietro di Giovanni Olivi, Ubertino
turbavano l’Ordine. da Casale, Angelo Clareno, da que- * Docente presso l’Università Pontificia
Recependo alcune idee-chiave sto punto di vista in piena sintonia Gregoriana e studioso del francescanesimo
dell’insegnamento pontificio e con Bonaventura), Francesco era il medievale

Jürgen Kuhlmann, Norimberga* non escludeva affatto che Gioacchino potesse avere ragione.
In un articolo dell’ enciclopedia teologica tedesca lo chiama
beato e ortodosso. Queste le sue parole: “Il vero problema

ABBIAMO di Gioacchino è che la Chiesa storica rimane indietro delle


richieste del Nuovo Testamento.“

UN PAPA Di sicuro Ratzinger conosceva anche la pericolosa ambiguità


della tesi di Gioacchino. Dopo la sua morte molti, interpretando

GIOACHIMITA? male, politicamente, il suo impulso spirituale, pensarono


che proclamasse la fine della Chiesa gerarchica. Sembrava
un ragionamento logico: come con l’inizio dell’età del Figlio
cessava l’alleanza di Dio con gli Ebrei (questo la cristianità lo
pensava da secoli), così iniziando la nuova era dello Spirito
per la volontà divina sarebbe cessato il potere clericale.
Dei teologi del Concilio Vat. II, nessuno ha compreso meglio Comprensibilmente le autorità religiose contraddicevano.
di Joseph Ratzinger, con quanta luce la profezia dell’abate Nel 1255 una commissione di cardinali condannava la tesi
Gioacchino da Fiore illumina la Chiesa. Nel suo lavoro scientifico dei Gioachimiti radicali. Quando io, tedesco, nato nel 1936 e
per la libera docenza, nel 1959 aveva scritto a proposito di un coetaneo di tanti bambini ebrei ammazzati, leggevo le ragioni
venerando dottore della Chiesa: «Bonaven­tura crede in una dei cardinali, mi colpì come un fulmine: «Sicut a Johanne
salvezza nuova nella storia, dentro i limiti di questo tempo Baptista consumatis veteribus apparuerunt nova, ita et nunc
mondano». A nessuno fino a Gioacchino da Fiore poteva vetera estimanda sunt que transiverunt usque modo respectu
venire in mente una cosa simile. Nulla di essenzialmente novorum, que faciet Dominus super terram. Igitur si jungatur
nuovo sarebbe dovuto accadere tra l’incarnazione di Cristo e huic verbo istud, quod dicitur in fine viii. Capituli ad Hebreos
il suo ritorno nell’ultimo giudizio. L’abate di Fiore era il primo in textu et in glosa, videtur quod cessare debeant ea, que
che intuiva l’importanza della fede trinitaria nella struttura hactenus habita sunt in novo testamento».
della storia: come Dio Padre rivelandosi ad Abramo elesse il Oggi la Chiesa sa: questa accusa era falsa. L’alleanza di Dio con
popolo d’Israele e Dio Figlio in Gesù fondò la Chiesa, il nuovo Israele non cessò nel venerdì santo, ma giunse fino a noi, arrivati
popolo di Dio, così lo Spirito Santo rinnoverà con la sua forza alla fede dal paganesimo. Per i giudei che attendono il Messia,
divina la Chiesa nella storia a venire. ma non credono in Gesù, la prima era della storia perdura
Già due anni prima del concilio il giovane professore Ratzinger ancora. Lo stesso vale per l’altro passaggio. Per il fatto che nel
Il monaco 65

Enzo Gabrieli

Giaocchino e
Bonaventura negli studi
del giovane Ratzinger
N
ella seconda metà del aveva “cercato di accogliere quanto te influì3 anche sulla dottrina del set-
XIII sec. i tentativi di con- poteva essere utile, ma integrandolo timo successore di S. Francesco.
nessione tra il pensare di nell’ordinamento della Chiesa”2 fino “Mi pare chiaro che Bonaventura non
Gioacchino e quello dei a dare origine alla sua grande ope- poteva tacere su Gioacchino essendo
francescani spirituali danneggiarono ra: l’Hexaemeron. Questo sostiene Egli Ministro Generale di un Ordine
parzialmente l’immagine (la memoria Joseph Ratzinger, sottolineando che che era quasi giunto al suo punto di rot-
e l’insegnamento) dell’Abate calabrese. Bonaventura intraprese una "discus- tura a causa della questione gioachimi-
Bonaventura si era confrontato mi- sione" con Gioacchino, straordinario ta. L’Hexaemeron è la risposta che egli
nuziosamente con Gioacchino1 ed profeta di quel periodo, cercando di diede a questo problema in qualità di
valutare quanto il pensiero dell’aba- Generale dell’Ordine; è una discussio-
1 Cfr J. Ratzinger, San Bonaventura, la teo-
logia della storia, ed Porziuncola 2008, nota
del curatore p. 5 2 Ivi, p. 76 3 Ivi, cfr p.11

nostro tempo è iniziata l’era dell’ interpretazione spirituale, non


per questo cessa l’importanza della lettera, che perde però (per
i credenti chiamati alla maturità di spirito) il suo rigore inflessibile.
“Questo concilio era una rivoluzione”, disse Karol Woityla,
tornato a Cracovia. Tre i punti principali: 1) Relazione
cristiani e giudei: fino al Concilio Vaticano II la Chiesa (non
credeva ma) pensava che a partire dall’incarnazione Dio aveva
rescisso l’alleanza con l’ Israele reale. Oggi ritiene il contrario.
2) Libertà di coscienza: Nel 1832 papa Gregorio XVI chiamò
quest’idea "deliramento" – oggi è dottrina cattolica. 3) Cristo
unito con tutti: “Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in
certo modo ad ogni uomo” (GS 22).
Sono convinto che l’“enigma Ratzinger” si scioglie usando
come chiave il suo incontro giovanile con Gioacchino. Se toglie
la scomunica dei tradizionalisti è perché non vuole ripetere
il fatale errore antico. Per quasi 2000 anni c’è stato odio e accadrà se il sale diventa insipido?” A Porto, infine, richiamò
disprezzo fra ebrei e cristiani; così non deve essere fra cristiani la profonda tensione trinitaria che anima la Chiesa, “opera di
della seconda e terza era trinitaria. Se a un vescovo anglicano Cristo e del suo Spirito”. A ragione la famosa rivista cattolica
si permette di celebrare in una basilica romana, perché non può TABLET commenta (22 May 2010, p.2): “This is not quite the
farlo anche una comunità che per ignoranza (oppure volontà Joseph Ratzinger we are familiar with. This is more an open-
divina?) combatte la rivoluzione spirituale portata dal Concilio? minded man on a journey into unknown territory, a journey
D’altra parte Benedetto XVI durante il suo viaggio in Portogallo from confrontation to dialogue. Nobody can be sure of the
con stupenda chiarezza sottolineò lo spirito della nuova era. destination, but it is certainly not back to the past.”
A Belem disse: “La convivenza della Chiesa, nella sua ferma [Per chiudere si potrebbe citare il commentario bellissimo di
adesione al carattere perenne della verità, con il rispetto per Gioacchino spiegando l’Apocalissi, del Salmo 77,20 (“Nel mare
altre «verità», o con la verità degli altri, è un apprendistato sono i tuoi cammini”), citato dal Centro Internazionale di Studi
che la Chiesa stessa sta facendo”. E a Lisbona: “Si è messa Gioachimiti (San Giovanni in Fiore 1998), 39].
una fiducia forse eccessiva nelle strutture e nei programmi
ecclesiali, nella distribuzione di poteri e funzioni; ma cosa * Studioso gioachimita
66 Il monaco

ne critica con l’Abate calabrese ed i suoi conservare l’unità dell’Ordine”4. gioachimite nell’Ordine francesca-
seguaci. Senza Gioacchino quest’ope- Una congiuntura, che trovò, sempre no soprattutto da parte del suo pre-
ra sarebbe incomprensibile. Ma la di- secondo Ratzinger, spazio favorevo- decessore, il generale Giovanni da
scussione è portata avanti in modo le anche per il sorgere dell’Ordine Parma6, che lo portò alle dimissioni
tale che Gioacchino viene interpretato minore di Francesco d’Assisi che ab- "forzate". Ecco perché Bonaventura
all’interno della tradizione, mentre i bisognava di una “nuova profezia sul- dovette intervenire, in maniera po-
gioachimiti lo interpretarono contro la la storia” e che mise in discussione la tremmo dire "aggressiva", sulle po-
tradizione. Bonaventura non rifiuta to- precedente immagine medievale del- sizioni gioachimita-spiritualistiche,
talmente Gioacchino (come aveva fatto la storia stessa5. senza però contrastare o denigrare
Tommaso): Egli lo interpreta piuttosto C’era stata una presa di posizione l’Abate di Fiore e il suo pensiero.
in modo ecclesiale, creando così una al- troppo evidente a favore delle idee Bonaventura, ad esempio, “fa pro-
ternativa ai gioachimiti radicali. Sulla
base di questa alternativa Egli cerca di 4 Ivi, p.11-12 Prefazione all’edizione ameri- 6 Venerato nella Chiesa come beato nono-
cana del 1969 stante fosse stato fatto arrestare da Bona-
5 Ivi, cfr p.16 Introduzione ventura.
Il monaco 67

pria quell’interpretazione della Scrittura Viene invece rifiutata da Bonaventura, Gioacchino divenne in questo modo
che Gioacchino da Fiore aveva svilup- sempre secondo Ratzinger, la limi- proprio nella Chiesa stessa, l’antesi-
pato nella sua Concordia veteris et novi tazione del Nuovo Testamento e del gnano di una nuova comprensione
testamenti”7 utilizzando finanche que- tempo di Cristo come secondà età in della storia che oggi ci appare essere
sto pensiero fino a farlo diventare de- senso stretto. La suddivisione trinita- la comprensione cristiana in modo
terminante nella sua “theoriae” sullo ria della storia viene accettata in mi- così ovvio da renderci difficile cre-
schema della teologia della storia8. sura molto limitata. dere che in qualche momento non
“In realtà Bonaventura contrappone allo Gioacchino, da parte sua, rende mani- sia stato così. In questo punto con-
schema settenario semplice di Agostino lo festa e concreta l’idea di Ruperto sul siste pertanto il vero significato di
schema settenario doppio di Gioacchino, parallelismo dei testamenti e Cristo Gioacchino davanti al quale la sua
scegliendo quest’ultimo”9. Ratzinger ne è il centro e Ratzinger chiarisce che peculiare storia postuma all’interno
prosegue affermando che è finan- non è nemmeno vera l’affermazione di del gioachimismo francescano deve
che "inesatta" la diffusa opinione che un cristocentrismo debole dell’Abate. indietreggiare nonostante la sua in-
Bonaventura contrapponga la teoria “Non è pertanto completamente contestata importanza”.12
delle sette età di Agostino alle tre età esatto ciò che Kamlah dice a questo Gioacchino è un realista a parere
di Gioacchino da Fiore10. riguardo, e cioè che in Gioacchino dello studioso Ratzinger, è uno che
Egli stesso sposa diverse profezie Cristo, non è più, come ancora in vede che la storia continua con il suo
dell’Abate calabrese che collegano la Ruperto, l’asse della vicenda terre- carico di inadeguatezze e scellera-
figura di Francesco d’Assisi all’an- na, ma “un punto di articolazione tezze ed è per questo che sostiene
gelo che sale dall’Oriente e quella di accanto ad un altro”. Infatti l’idea che “una storia veramente buona e re-
un nuovo ordine religioso della so- di considerare Cristo come l’asse denta sia ancora di là da venire”.
cietà con una visione escatologica su dei tempi è estranea a Ruperto esat- Bonaventura, nonostante le necessa-
di essa come chiaramente espressa tamente per come lo era stata per rie prese di posizione, si era aperto
dall’Abate. tutto il primo millennio cristiano. alle idee di Gioacchino ma nonostan-
Posizione diversa invece quella sul- Per questo millennio Cristo non è il te ciò la “differenza che li separa è più
la visione della storia da parte di perno della storia con cui un mon- grande di quanto potrebbe sembrare” e
Bonaventura. Mentre Ruperto di do mutato e redento ha inizio ed se ne allontanerà gradualmente nello
Deutz (1070-1135) aveva dato un una storia irredenta, durata sino a sviluppo dell’idea di Cristo asse del-
primo impulso ad una visione com- quel momento, viene abbandonata; la storia, avvicinandosi molto di più
pletamente nuova, anche se restava per esso Cristo è piuttosto il princi- a quella di Tommaso che respinge in
ancorato alla concezione patristica, pio della fine. Egli è “redenzione” toto le speculazioni dell’Abate cala-
Gioacchino da Fiore aveva imboc- nella misura in cui con lui la “fine” brese sul terreno teologico avanzan-
cato un percorso per un completo comincia a risplendere nella storia. do indirettamente il sostegno ad una
rinnovamento della teologia della La redenzione consiste (da un pun- graduale soppressione dell’età dello
storia ed una nuova "coscienza" del to di vista storico) in questa fine ini- Spirito che Gioacchino aveva invece
tempo della fine. ziata mentre la storia, per così dire, "profetizzato".
Il futuro Benedetto XVI evidenzia procede “per nefas” ancora per un Oggi più che mai, afferma Ratzinger,
nella sua fatica culturale che “la di- certo tempo, conducendo l’antico Gioacchino è tornato d’attualità13,
pendenza di Bonaventura dall’abate evo di questo mondo alla sua fine. non solo per gli ampi studi di De
calabrese è rilevata nei singoli casi”:11 L’idea di vedere in Cristo l’asse del- Lubac14 e per un impegno a com-
adozione della duplice interpreta- la vicenda del mondo emerge invece prendere la storia nell’ambito di una
zione dell’A.T e del N. T. ed adozio- propriamente (in seguito a ciò che riflessione più ampia: “Bonaventura
ne dello schema settenario; adozione Ruperto, Onorio, Anselmo avevano ha assunto riguardo alla storia una po-
dell’idea del “novus ordo” e dell’atte- preparato) solo in Gioacchino, dove, sizione fortemente differenziata e non ha
sa di un tempo salvifico interno alla a dire il vero, essa viene dapprima in alcun modo condannato nella sua glo-
storia per una sua piena redenzione. dissimulata, visto che la storia ter- balità il pensiero di Gioacchino”.15
rena non ha uno ma due assi, e non
7 J. Ratzinger, San Bonaventura…, p. 29 consiste in due ma in tre ampi pe- 12 Ivi, p. 151-152
8 Ivi, vedi p.32-34 riodi. L’esclusione di quest’ultima 13 Ivi, p. 7
9 Ivi, p. 39 idea si verificò tuttavia obbligato- 14 H. De Lubac, La posterità spirituale di
10 Ivi, p. 38 riamente con la vittoria della dog- Gioacchino da Fiore, Jaca Book 1981-1984
11 Ivi, 149 matica ortodossa; restò l’altra idea; e 15 J. Ratzinger, San Bonaventura,… p.8
68 Il monaco

Le allegorie gioachimite nella città di Francesco

Il Duomo di San Rufino


in Assisi
L'Abate calabrese e i suoi primi compagni scolpiti nella pietra

I
n un recente volume pubblicato
da Franco Prosperi sulla faccia-
ta del Duomo di San Rufino in
Assisi, che analizza il suo ma-
gnifico portale, appare una imma-
gine di Gioacchino nel suo "rifugio"
di Pietralata. Lo studioso cerca di
leggere nei simboli e nella pietra la
storia delle prime ore del francesca-
nesimo, nelle quali è preponderante
la figura ed il messaggio dell’Abate
calabrese.
Al di là delle finalità del ricercatore
che avanza alcune ipotesi, possiamo
cogliere, come scrive lui stesso che
“le bellissime sculture ad altorilievo ed
anche a basso rilievo del portale e dell’ar-
chivolto, in particolare del lunotto e delle
due fasce, interna ed esterna, che lo con-
tornano, fatte di diverso materiale lapi-
deo e di diverso colore (rispettivamente
il rosso di Verona, il pomato rossastro
di Assisi e un marmo bianco antico,
riciclato, in blocchi di colore tra loro
leggermente diverso, che contornano
all’esterno gli altorilievi mediani), corri- sinistra della base di appoggio del- un precedente lavoro del canonico
spondano in effetti ad una allegoria gio- lo stipite dell’archivolto, all’interno del Duomo Giuseppe Elisei, risalen-
achimita, e più precisamente al Decem della nicchia del suo primo eremo te al 1893.
Salpterium Chordarum”. di Pietralata, con a lato i suoi due Nel 1999, in conseguenza dei com-
Si tratterebbe, cioè, delle tre diver- allievi Luca da Cosenza e Raniero plessi lavori di restauro causa il ter-
se epoche religiose, che secondo il "de Pontio", uno dei quali è seduto remoto distruttivo del 1997, è stato
profeta calabrese caratterizzereb- intento a suonare una cetra. pubblicato un organico e pregevo-
bero la storia dell’umanità: quella A questa conclusione era già per- lissimo volume sulla chiesa di San
biblica del Padre, quella evangelica venuto, nel 1968, lo studioso ed ar- Rufino, a cura di Aldo Brunacci (ca-
di Cristo e quella finale dello Spirito tista assisiate prof. Franco Prosperi, nonico della chiesa stessa) e dell’Ac-
Santo, secondo la lettura dell’autore. figlio del noto scultore Francesco cademia Properziana del Subasio.
In ogni caso Gioacchino da Fiore Prosperi,19 con una pubblicazione su La chiesa di San Rufino è citata in
è rappresentato in uno specifico e questa meravigliosa facciata roma- tutte le principali storie dell’arte
minuscolo particolare che si situa a nica che seguiva di circa un secolo come esempio di romanico umbro.
Il teologo 69

Antonio Staglianò*

Gioacchino da Fiore
il teologo
Nutrì la sua ricerca con la lettura della parola di Dio

G
ioacchino da Fiore rifiutò espressamente l’ap- mo non è il frutto del bisogno umano di dilatarsi all’in-
pellativo di profeta, per evitare interpretazio- finito, ma l’esito della sua decisione eterna di amare fino
ni equivoche della sua missione. La famosa a immedesimarsi con l’uomo, diventando uomo egli
epigrafe del Paradiso di Dante – “lucemi dal stesso nel Figlio e donandosi all’uomo nello Spirito per
lato il calavrese abate Giovacchino di spirito profetico la realizzazione del suo disegno d’amore che si compirà
dotato” (XII, vv. 139-141), resta però significativa: la sua alla fine, oltre questa storia, benché abbia in questa storia
profezia è interpretabile come “visione”, un “sogno ad delle sue reali anticipazioni.
occhi aperti”, compiuto nella forza divina della Parola di
Dio, scoperta sempre più quale azione vivificante di Dio
nella storia degli uomini. Profezia come “apocalisse”,
dunque, cioè come manifestazione di un progetto che Lettura sabatica dei processi tem-
è rottura delle attuali condizioni, la fine delle bardature
del presente.
porali
Il nutrimento profetico di Gioacchino è l’intelligenza delle
Scritture, meditate instancabilmente, alla scoperta di sen- Pensiero del Dio trinitario e pensiero della storia non si
si inediti e puntualmente riferiti al rinnovamento della confondono in Gioacchino, ma s’intersecano sempre. La
storia umana. Non è un caso che Ernst Bloch, padre del Trinità non è solo la dottrina difficile che il concetto si
più sistematico pensiero utopico del ventesimo secolo, sforza di elaborare, ma è soprattutto la verità semplicis-
abbia dato grande attenzione alla sua opera, ritenendo la sima della compagnia divina, fedele, costante, al cam-
visione dell’Abate calabrese come «l’utopia sociale più mino storico dell’uomo. L’economia divina, trascritta
influente del medioevo»1. La lettura blochiana è troppo e codificata nelle Scritture, non è imbalsamata in esse:
ideologizzata, coglie tuttavia un aspetto essenziale della continua invece nella storia dell’umanità, il cui compiu-
lettura gioachimita della storia quale progressiva e gra- to significato è simbolicamente anticipato nei testi sacri,
duale attuazione del regno di Dio: egli «esercitò il coeren- dove tutto è figura della salvezza che va realizzandosi
te completo dislocamento del regno della luce dall’aldilà e nel travaglio storico. È l’indiscusso merito di Gioacchino
dalla consolazione dell’aldilà, nella storia, anche se in un suo aver saputo pensare storicamente la Trinità e trinitaria-
stadio finale». Diversamente da Moro e Campanella – i mente la storia3.
quali posero in una isola remota la loro comunità ideale Per questa via, la fede nella Trinità, diventa “pensiero cri-
-, o anche in Agostino - che trasferì l’ideale nella trascen- tico e sovversivo”, denuncia dell’irredenzione del mondo
denza -, «in Gioacchino invece l’utopia appare, come nei pieno di conflitti e di insuperabili fratture: è, però, anche
profeti, esclusivamente nel modo e come stato di un fu- profezia dell’avvenire, orientamento verso la meta di una
turo storico», sicché «il regno di Cristo in Gioacchino è comunione universale, annuncio della pace garantita dal
così radicalmente di questo mondo come in nessun altro manifestarsi del Dio vicino e anelito di una spiritualizza-
luogo a partire dal cristianesimo delle origini»2.
Quello cristiano è il Dio della vita, la cui vicinanza all’uo- 3 Il merito di aver sviluppato una «concezione storica della Trini-
tà» è riconosciuto a Gioacchino da J. Moltmann, per il quale la vi-
sione escatologica gioachimita avrebbe connotato la stessa nostra
1 E. Bloch, Il principio speranza, 3 voll., Garzanti, Milano 1994, vol concezione occidentale (specie quella moderna) della storia (cf.
II, p. 583. J. Moltmann, Lo Spirito della vita. Per una pneumatologia integrale,
2 Ivi, p. 585. Queriniana, Brescia 1994, p. 335).
70 Il teologo

zione della società che già progredisce.


Il tentativo dell’Abate calabrese fu quello di aprire gli
occhi dei suoi contemporanei su questa verità cristiana,
non smentita dalla crudezza e da alcuni orribili avveni-
menti del tempo, a cavallo tra il XII e il XIII: egli nasce
a Celico nel 1130/5 e muore il 30 Marzo 1202 nel picco-
lo monastero di S. Martino di Canale, vicino Cosenza.
Mentre si consolida il Regno normanno-svevo di Enrico
VI Hohenstaufen nelle terre meridionali e Costanza d’Al-
tavilla sta per dare i natali a Federico II (stupor mundi),
che ne allargherà i confini geografici, interminabili si
profilavano le lotte sanguinose per la libertà dei Comuni,
i continui conflitti tra il Papato e l’Impero, le crociate
per la liberazione del santo sepolcro (e il loro fallimen-
to). Costante era la diffusione delle eresie e inarrestabili
sembravano alcuni processi di mondanizzazione della
Chiesa. Coinvolgendosi personalmente negli avveni-
menti del suo tempo, Gioacchino denuncia, stigmatizza,
manifesta apertamente il suo zelo per la causa cristiana
ed ecclesiale.
Dentro queste vicende, e a partire dalle difficoltà del suo
tempo, egli mantiene un sano “ottimismo storico” circa le
possibilità di una rinascita spirituale e umana della socie-
tà: se Dio è coinvolto nella storia - poiché Dio stesso, nella
sua vita trinitaria, ne costituisce l’inizio, la compagnia e
l’orizzonte futuro, oltre che a caratterizzarne i ritmi epo-
cali - è allora possibile una lettura sabatica e giubilare dei
processi temporali. Innervato d’escatologia, il mondo
tende al suo “magnum iubileum”, quando potrà accede-
re definitivamente al riposo e alla pace promessi, già in pero svevo -, dell’avvento definitivo della nova aetas, che
atto, benché non ancora pienamente realizzati4. le leggi cronologiche della “Concordia” ipotizzano per il
I drammi delle sconfitte storiche dell’uomo non poteva- 1260 (l’arrischio dell’improbabile datazione potrebbe na-
no scoraggiare: occorreva intravedere uno sbocco positi- scere dall’esigenza di Gioacchino di dare concretezza e
vo e così prospettare una avventura nuova di progressi- figura storica alla meditazione del simbolismo biblico).
va spiritualizzazione, l’età dello Spirito in una sua piena Rinnovata dalle lotte della nuova Babilonia, la Chiesa ro-
manifestazione, la crescita del tempo dello Spirito santo, mana avrebbe mostrato lo splendore del suo volto, realiz-
già iniziato con S. Benedetto. Oltre alla conversione dei zando in terra la vocazione conferitale dal suo Maestro,
giudei, si attende anche quella dei greci dissidenti e quel- quella di incarnare la “nuova Gerusalemme”, permetten-
la del mondo dei pagani, tutti prodromi - insieme a una do la creazione di una società umana governata secondo
persecuzione violenta contro la Chiesa da parte dell’im- i principi evangelici e le virtù più nobili, in un rinnova-
mento di costumi, di idee e di mentalità che soltanto una
4 Opportunamente nota il Terracciano: «La figura del “sabba- nuova manifestazione dello Spirito poteva realizzare. Il
tum” appare qui dominante rispetto ad altre possibili evocazioni sogno di giustizia, di amore, di libertà e di pace che ani-
di flagelli e paura che la tipologia della settimana ha così spesso mava l’ardente speranza del riformatore calabrese inner-
prestato alla visione medievale della storia. Nella lectio historiae
di Gioacchino da Fiore, infatti, il riferimento all’istituzione sabati- va la propria esperienza di santità e trova nella contem-
ca (“requiem sabbati”) acquista forza ermeneutica a partire dalla plazione del mistero trinitario il suo grembo fecondo e la
meditazione di Is 66,23 (dove il “sabbatum ex sabbato” viene evo- sua più vera espressione. L’età dello Spirito è la meta verso
cato nel contesto escatologico dei “cieli nuovi e terra nuova”), ma
soprattutto dalla significativa elaborazione teologica che di tale
cui avanza tutta la storia del mondo, già inoltrata nella sua
figura propone Eb 3,7ss attraverso il motivo dell’”ingresso nel ultima epoca o stato, “dopo” le altre due: quella del Padre
riposo di Dio”, che culmina in Eb 4,9: «itaque relinquitur sabba- e quella del Figlio.
tismus populo Dei» (A. Terracciano, «Teologia della storia e teo-
logia trinitaria in Gioacchino da Fiore», in A. Ascione e M. Gioia,
Sicut flumen pax tua, M.D’Auria, Napoli 1997, p.450).
Il teologo 71

espressamente dedicata allo Spirito5.


Per Di Napoli: «nel pensiero di Gioacchino la teologia tri-
nitaria è il fondo-fonte assoluto di tutta la sua teologia
della storia; questa è teologia, e non filosofia, appunto
perché suo criterio ispiratore e suo modello è la teologia
trinitaria: Gioacchino legge il triadismo della storia per-
ché legge o scopre la Trinità nella storia»6. La distinzio-
ne nella storia di tre epoche è palesemente comandata dal
mistero trinitario di Dio che in queste scansioni storiche
trova come un riflesso vivo nel tempo. La Trinità è nella
storia, senza perdere la propria trascendenza. La Trinità
ha così una storia, l’unica possibile, quella stessa degli
uomini.
La pagina gioachimita è interessante, frutto di un’imma-
ginazione creativa difficilmente sintetizzabile per l’ab-
bondanza di un simbolismo ricercatissimo, alla scoperta
d’inediti parallelismi, di illuminanti simmetrie. Essa va
accolta così come è, con l’avvertenza a non perdersi nel
tentativo di dominare, attraverso la memoria, tutte le sue
significative sottolineature volte a fondere elementi stori-
ci e cosmici, nel tentativo di inglobare l’intero universo in
un ritmo tripartito che da stadio a stadio manifesta l’ele-
vazione cui tende l’umanità, come al proprio inesorabile
destino di perfezione. Il graduale rinnovamento del mon-
do è descritto con stilistica insistenza ternaria in un mo-
vimento ascensionale verso una manifestazione sempre
più piena e perfetta. Si realizza una profonda interioriz-
zazione che riguarda le relazioni umane (schiavi, uomini
liberi, amici), il guadagno progressivo dell’intelligenza del
sopra disegno divino (scienza, sapienza, pienezza di intelligen-
Liber Figurarum - Tavola La Spirale Liturgica
za), tocca i prodotti della terra e le stagioni, ma anche il fir-
mamento, segnala un progresso qualitativo dell’esperienza
religiosa (timore, fede, carità) e non dimentica gli stessi
ritmi liturgici e le economie salvifiche (legge, grazia e grazia

Visione trinitaria della storia 5 La dedica dello Psalterium allo Spirito Santo non significa che
l’opera riguardi solo la terza persona divina: nulla delle cose crea-
te è infatti attribuibile a una sola persona tanto da essere estraneo
Tutta la riflessione di Gioacchino sulla storia è innervata alle altre due. Perciò Gioacchino annota nella prefazione che in
dal tema trinitario. La sua peculiare interpretazione del tutta l’opera “rifulge il mistero della Trinità” e spiega: «mentre
il primo libro, in cui si parla d’un vaso musicale, per proprietà
processo storico non si darebbe per nulla senza il pun- d’un alto mistero è attribuito al Padre dal quale tutte le cose sono
tuale riferimento ermeneutico alla dottrina sulla Trinità. create, il secondo libro, in cui si parla del numero dei salmi, è attri-
Questa investe l’intera sua produzione letteraria, dall’ini- buito alla Sapienza divina per mezzo della quale tutte le cose sono
zio alla fine. Le tre opere principali ne sono un’icastica te- state create, e il terzo libro, in cui si discute del modo di salmodia
e dell’ammaestramento dei salmodianti, è attribuito alla stessa
stimonianza. In sé costituiscono come una trilogia dedicata sacra Unzione nella quale tutte le cose sono state create» (Gioac-
alle tre persone divine: la Concordia Novi ac Veteris Testamenti, chino da Fiore, Psalterium Decem Chordarum, a cura di E. Russo,
in cinque libri, formula la teoria esegetica e si pone sotto Ursini, Catanzaro 1983, p. 90).
l’emblema del Padre; l’Expositio in Apocalypsim, in otto 6 G. Di Napoli, «Teologia e storia in Gioacchino da Fiore», in Storia
e messaggio in Giaocchino da Fiore, Atti del I Congresso internazio-
libri (più il Liber introductorius che riprende, variando-
nale di studi gioachimiti, Centro di Studi gioachimiti, S. Giovanni
lo in alcuni punti lo scritto giovanile Enchiridion super in Fiore 1980, pp.96-97. Così si obietta da subito al fraintendimeno
Apocalypsim), svolge il grande disegno escatologico e può di Buonaiuti, secondo cui, «Gioacchino subordina la sua raffigu-
essere rapportata al Figlio; lo Psalterium decem chordarum, razione del dogma trinitario alla sua tripartizione delle epoche
storiche dell’umanità» (E. Buonaiuti, Gioacchino da Fiore. I tempi, la
in tre libri, organizza la visione trinitaria dell’Abate ed è vita, il messaggio, Roma 1931, p.207).
72 Il teologo

ancora maggiore). l’amore allo Spirito.


Sempre restando in un orizzonte figurale e simbolico, La Trinità non è uno schema, è vita divina, comunione
Gioacchino può addirittura osare la periodizzazione dei tre vivente tra persone che ex-sistono in un “sistema di rela-
tempi della storia e procedere alla loro attribuzione trinita- zioni”. È proprio quest’incessante relazionalità d’amore
ria. Lo schema ternario rende possibile indicare con pun- ad intra del mistero del Dio triuno a suggerire una più
tualità lo sviluppo dei tre stati del mondo nelle loro fasi articolata configurazione del tempo umano. La differentia
di inizio, crescita e compimento: così il primo inizia con temporum, all’interno delle tre età della storia, ha anch’es-
Adamo, matura con Abramo e si consuma con Cristo; il sa un riferimento stretto con la Trinità e il suo relazionarsi
secondo comincia con Ozia fruttifica nel padre di Giovanni con il mondo. Il corso del mondo, nella sua totalità, può
Battista (Zaccaria) e sta per essere inverato nel terzo tempo, allora essere letto trinitariamente – come presenza e azio-
il cui avvento – cominciato già con S. Benedetto – sta ora ne della Trinità -, non tanto con lo schema lineare della
per attuarsi in modo pieno e definitivo. Il primo tempo successione delle Persone (trinitarismo evolutivo), né
copre tutto l’Antico Testamento ed è “tempo del Padre”, attraverso la funzione simbolica delle ipostasi (esempla-
il secondo riguarda il Nuovo Testamento ed è “tempo del rismo astratto), ma nel porsi della Trinità in molteplice
Figlio”, il terzo rimanda all’interiorizzazione dell’espe- relazione con il mondo: entro questo orizzonte, la storia
rienza cristiana nel mondo, ed è “tempo dello Spirito”, si sviluppa secondo un modello quinario, in cinque tem-
caratterizzato dall’ordine dei monaci (come il primo lo pi direttamente collegati alle cinque relazioni mediante
era da quello dei coniugati e il secondo dai chierici). le quali ciascuna persona della Trinità si distingue dalle
Rispetto a questa schematizzazione due osservazioni altre.
sono importanti per evitare di proiettare sul pensiero di M. Reeves ha posto l’accento sulla teologia delle relazioni
Gioacchino questioni non pertinenti. Anzitutto, la sottoli- trinitarie ad intra e ad extra per un’ermeneutica adeguata
neatura della interconnessione tra le diverse epoche. I tempi della teologia della storia di Gioacchino7. L’importanza
sono tre, ma i Testamenti sono due: il tempo del Figlio teologica di questa nuova prospettiva si coglie dal fatto
copre il NT, ma ha le sue radici anche nell’AT (comincia che essa avvalora una lettura della storia incentrata sull’even-
con Ozia), così il tempo dello Spirito è riferito all’epoca to di Cristo, il tempo in cui la “verità delle relazioni in-
post-apostolica, ma non ha altro contenuto se non quello tratrinitarie” viene conosciuta. La distensione temporale
espresso dal NT, dal tempo del Figlio, poiché lo Spirito della storia parte da un inizio e va verso una fine, registra
interiorizza, personalizza Cristo e lo universalizza. Poi, un passato, un presente e un futuro. La sua conoscenza
l’annotazione che gli ultimi due stati iniziano nella fase profonda, però, richiede di guardare al passato con l’oc-
del “compimento” dello stato precedente, sicché il prece- chio dell’avvenuto compimento della Rivelazione, all’AT
dente non è abolito, ma inverato (proprio nella linea della con la luce del NT. Le lettere di Ap 1,8 che annunciano
aufhebung). Perciò il primo tempo, l’AT, non è affatto di- Cristo come Alfa e Omega, riassumono simbolicamente
menticato, ma vivente negli altri due. nelle loro forme, [A]-[w], il dinamismo delle relazioni tri-
nitarie e imprimono alla vicenda della storia salvifica – di
cui le relazioni intratrinitarie sono causa e forma - un forte
dinamismo escatologico.
Dalla storia trinitaria dell’uomo alla L’Alfa [A] significa l’inizio assoluto del tutto, l’originarsi
creaturale di ogni cosa da Dio, nella sua forma triangolare
dottrina trinitaria su Dio rappresenta bene la fontalità del Padre e il derivarsi pro-
cessionale eterno del Figlio e dello Spirito dal Padre, sor-
Questa interconnessione rimanda alla circuminsessio tri- gente della divinità. Le missioni del Figlio e dello Spirito
nitaria (la reciproca in-abitazione delle tre persone divi- comunicano e realizzano nel mondo la volontà salvifica
ne), e rende ragione del fatto che l’attribuzione dei tre del Padre e inaugurano una relazione nuova con l’uomo,
tempi - rispettivamente al Padre, al Figlio e alla Spirito quella per cui Dio è personalmente coinvolto nelle vicen-
Santo - non legittima una loro divisione/separazione, ma de della storia. L’Omega [w] quale figura convergente al
solo una loro distinzione, secondo l’intelligenza che “la
dottrina guida” della appropriazione consente: si può 7 Cfr. M. Reeves, «Originalità della teologia della storia di Gio-
infatti dire per appropriazione che il Padre è potenza, il acchino», in Storia e messaggio in Giaocchino da Fiore. Atti del I
Congresso Internazionale di Studi Gioachimiti, Centro di Studi
Figlio sapienza e lo Spirito amore, senza per questo mi- Gioachimiti, San Giovanni in Fiore 1980, pp. 52-53. È un tema im-
sconoscere che tutti è tre sono potenza, sapienza e amore. portante per superare la tendenziosa interpretazione secondo la
Tuttavia, per motivi analogici, anche biblicamente fonda- quale l’Abate calabrese avrebbe previsto l’avvento di un tempo
ti, si attribuisce al Padre la potenza, la sapienza al Figlio e dello Spirito “separato” e assolutamente discontinuo rispetto a
quello del Figlio.
Il teologo 73

centro si presta bene a simbolizzare la processione dello pleta consumazione. Si hanno perciò tre forme - l’inizio
Spirito dal Padre e dal Figlio che compie il dinamismo [A], il compimento [w] e la pienezza [O] -, nelle quali e
intratrinitario, mentre in sé significa la pienezza della attraverso le quali l’economia della salvezza si manifesta
storia e la fine del suo processo, nella sua figura maiusco- per due volte, nell’AT in figura e in spe e nel NT in re.
la [W] rappresenta l’unità dell’essenza divina. Lo Spirito Nella sua dottrina delle relazioni Gioacchino sintetizza
– secondo la dottrina latina del Filioque, che qui risulta le diverse prospettive trinitarie d’Oriente e d’Occiden-
confermata e giustificata – è mandato dal Padre e dal te: egli sottolinea l’individualità distinta delle persone
Figlio per ricondurre l’umanità all’unica patria trinitaria. o ipostasi, salvaguardandone la loro unità nel derivarsi
A queste due si aggiunge un’ulteriore figura, quella del- del Figlio e dello Spirito dal Padre. Per evitare questo ri-
la [O], che nella sua perfetta forma circolare esprime la schio di pensare la Trinità come tre agenti indipendenti,
circuminsessio trinitaria e il ritorno delle creature in Dio, impegnati in cose diverse tra loro, si insiste molto sulla
quando il Figlio consegnerà tutto al Padre e Dio sarà tutto dottrina della “mutua compenetrazione” tra le persone
in tutti: allora il processo storico giungerà alla sua com- (perichoresis) e sulla quarta relazione (Spiritus Sancti, idest

Raffaele Scionti ricerca di nuove frontiere. il tempo di Dio, mentre nel nostro cam-
Da Dante a Colombo a Michelangelo ai mino siamo accompagnati dallo Spirito
grandi spiriti del francescanesimo e del- che segna le tappe della storia grazie a

INVITO la spiritualità medievale, fino alla teolo-


gia moderna e contemporanea.
queste grandi figure spirituali.
L’abate di Fiore ed i suoi scritti, nono-

ALLA La seconda parte del volume raccoglie


in maniera cronologica i documenti au-
stante tentativi di persecuzione e di ridu-
zione della portata del suo messaggio, ci

LETTURA torevoli dei Papi che lo ebbero in grande


stima in vita ed in morte e ne difesero
l'ortodossia, la santità di vita e lo stesso
ha raggiunti, e come scrive l’autore nella
presentazione del volume “forse proprio
questo travaglio culturale lo ha portato
Ordine florense. Nemmeno il Concilio la- fino a noi, senza relegarlo nelle Raccolte
teranense IV che ne condannò un libello dei Santi, o peggio, lasciandolo impolve-
Gioacchino da Fiore (Celico 1135ca – trinitario (post mortem ed oggi scom- rato nelle biblioteche o in qualche sagre-
Pietrafitta 30 marzo 1202) continua ad parso) lese l'autorevolezza dell'uomo stia”.
emergere nella storia e nel pensiero, di Dio, "innamorato di Cristo, sacerdote
nella ricerca teologica e nel simbolismo pio e zelante" che ha esercitato "auten-
medievale. Una figura la cui fama san- ticamente le virtù cristiane", come si leg-
ctitatis non si è spenta, arde come fuo- ge nel messaggio del papa Giovanni Pa-
co, brilla come stella nel cielo. È quanto olo II per l'ottavo centenario della morte.
emerge nel volume di Enzo Gabrieli, che Un’ampia finestra del volume è dedicata
segue da un decennio le vicende legate agli studi di Joseph Ratzinger che nel-
alla Causa di Canonizzazione e dal 2008 la sua giovinezza ha incrociato i passi
ne è stato nominato Postulatore. dell'abate nel suo ampio studio sulla
In questo ampio lavoro vengono raccol- figura di San Bonaventura; emergono
ti i dati storici e numerosi inediti, cuciti "influenze" e distanze tra i due grandi
con una certosina pazienza. Nella prima uomini spirituali ma mai nessun giudizio
parte emerge il personaggio incastonato negativo. L'ambito teologico è un ambi-
nella storia, la sua santa vita, le sue ope- to di ricerca nel quale il credente si deve
re canoniche, l'attenzione che gli è stata saper muovere senza mai "perdere la
riservata dopo la sua morte. fede" o allontanarsi dalla Madre Chiesa.
Anche una sorta di "venerazione" sia Cosa che non è avvenuta per l'abate
nell’Ordine sia fra i credenti, tanto da Gioacchino, che anzi nel suo Testamen-
dover indurre gli abati alla traslazione to tutto ha rimesso all'autorità del Ro-
del corpo nella nuova Chiesa abbaziale. mano Pontefice.
Una nuova prospettiva, incastonata nel- Un percorso di conoscenza dell’abate
la prassi del tempo, ci viene offerta per che culmina con una sezione di scritti
cogliere lo stesso titolo di beato che gli per “un approccio diretto” al personag-
viene attribuito da immemorabile, ma gio e un ampio apparato fotografico. Enzo Gabrieli,
Una fiamma che brilla ancora. La
anche quanto la sua spiritualità abbia in- Mentre l'Ordine florense, dopo aver
fama sanctitatis dell’Abate Gioacchi-
fluito (e a volte sostenuto) il genio italico compiuto il suo servizio è scomparso, no, Comet editor Press,
e i grandi spiriti che hanno fatto la storia non è scomparso invece il messaggio Settembre 2010
dell'arte, della letteratura e anche della dell'abate: ci sarà un nuovo tempo, sarà p. 256 + 40 pagine a colori
74 Il teologo

Processio a Patre Filioque) che connota la spirazione passi- valorizzare il registro del simbolico del vissuto cristia-
va dello Spirito legata al processo con cui il Figlio – il qua- no, a combinare l’esercizio argomentante della ratio con la
le ricevendo tutto dal Padre (=generazione attiva = pater- creatività (non arbitraria, ma anche logica) della immagi-
nità) ritorna al Padre (=generazione passiva = filiazione)8. nazione figurale: potenti intuizioni visivi orientano lo svi-
Identificati secondo il criterio del riferimento alle cinque luppo del suo pensiero teologico. Così la sua ricerca è,
relazioni trinitarie (quattro ad intra e una ad extra), i cinque in atto, una presa di posizione chiara rispetto al dibattito
tempi, si trovano con dettaglio esposti nel Psalterium9. A che in quell’epoca di “rinascimento razionale” opponeva i teo-
questo criterio Gioacchino subordina l’altro – più classi- logi ai dialettici: mentre la razionalità speculativa traballa
co, di derivazione agostiniana – delle sette età del mondo di fronte al mistero inaccessibile della vita immanente di
che pur utilizza. Lo schema settenario viene accolto, ma Dio e della sua autocomunicazione storica, la sua “co-
con una variante peculiare: la collocazione della settima età noscenza vera” si dischiude, con docilità, alle possibilità
– in Agostino, trascendente e fuori della storia – all’inter- evocanti del simbolismo figurale del salterio. Tutta la sua
no del corso storico10. Quest’originalità è funzionale (ma, è teologia è simbolico-figurale, subordina e funzionalizza
ovvio, ne deriva) al suo pensiero storico della Trinità che il logos discorsivo alla contemplatio adorante, pensa corret-
– diversamente dalla prospettiva essenzialista diffusa in tamente anzitutto perché sa guardare; perlomeno mantiene
Occidente – guarda con grande attenzione al rapporto tra in un circolo virtuoso speculazione e sguardo estetico: ra-
la vita immanente di Dio e lo sviluppo della storia. giona mentre raffigura e descrive figure mentre elabora
concettualmente.
Il Liber figurarum, nel quale un discepolo raccoglie – dopo
qualche anno dalla morte del maestro11 – ben ventisei ta-
Teologia trinitaria figurale vole miniate, è decisivo per la comprensione del pensie-
ro gioachimita e molto utile per la piena identificazione
La teologia della storia di Gioacchino trascrive nel tem- del suo metodo teologico: in particolare la tavola dei tre
po la melodia dell’Eterno e consente di cogliere nella cerchi è di grande importanza per entrare nel cuore del-
vita divina le misteriose profondità degli eventi storici la sintesi trinitaria del profeta calabrese. Da qui attinse
e dello svolgimento della natura: è l’ascesa dell’umanità Dante quando descrisse l’augusta Trinità nel celebre can-
verso una più intesa umanizzazione e spiritualizzazione to XXXIII del Paradiso: «tre giri /di tre colori e d’una conte-
che bisognava riconoscere dentro i drammi delle esisten- nenza», di cui «il terzo parea di foco».
ze e delle epoche, le quali – all’occhio penetrante di chi Dalla disposizione delle lettere del tetragramma IEUE,
scruta i dinamismi storici alla luce della rivelazione di Gioacchino ricava le relazioni eterne tra le persone divi-
Dio – diventano figure cariche di significati enigmatici, da ne. Le lettere sono ben visibili nel centro dei tre cerchi e
interpretare trinitariamente e da comunicare, allo scopo distribuite in modo tale da coprire orizzontalmente tutto
di orientare l’avventura umana verso mete di armonia, di lo spazio della figura: esse vengono riferite alle persone
giustizia, di nuova fratellanza. divine, sicché [I] indica il Padre, [E] lo Spirito Santo, [U]
La sua teologia trinitaria è fondata nell’esperienza orante il Figlio. Ne consegue che il tetragramma simbolicamente
e mistica, ancorata alla vita liturgica e tutta orientata a esprime; in sé l’unico Dio, nelle sue lettere la distinzione
del Padre, del Figlio e dello Spirito, ma anche la relazione
8 Così, come annota E. Russo: «la quarta relazione mette in luce
l’esigenza gioachimita di esplicitare il concetto di “proprietà-fun- 11 Rileviamo che «il Liber figurarum va considerato pienamente
zione”, perché si scorga bene il significato di mediazione imme- “gioachimita”. I suoi stessi manoscritti più antichi rivelano un
diata del Padre e di quella mediata del Figlio rispetto allo Spirito preciso rapporto con le prime fondazioni florensi e con gli am-
Santo» (E. Russo, «Due chiarimenti sul pensiero di Gioacchino: le bienti calabresi ai quali era stato diretto all’origine il messaggio di
cinque relazioni trinitarie e i cinque tempi essenziali dello “Psal- Gioacchino. I due codici più antichi del testo sono infatti, a nostro
terium”», in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, pp. 479-480). giudizio, frutto di scriptoria calabresi strettamente legati al centro
di irradiazione del messaggio di Gioacchino» (F. Troncarelli, «Il
9 Gioacchino da Fiore, Psalterium Decem Chordarum, pp. 342-353. Liber figurarum tra “gioachimiti” e “gioachimisti”», in Gioacchino
10 Secondo F. D’Elia: «egli infatti colloca la “settima età” – con da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Innocenzo III, p. 268). Le imma-
tutti i suoi caratteri extrastorici già determinati da Agostino, e cioè gini originali, accompagnate da didascalie in parte attribuibili a
il raggiungimento della pace vera, della perfetta giustizia, della pie- Gioacchino, erano fruite con correttezza all’interno del movimen-
nezza della verità e della pienezza della libertà – all’interno del corso to florense; successivamente esse si diffusero autonomamente e
storico […]. Con questa “retrocessione” della settima età dall’eter- spesso separatamente tra gruppi eterogenei (movimenti “gioachi-
no al tempo, Gioacchino introduceva nel pensiero cristiano-me- misti”) che con-fusero il suo messaggio con «un coacervo di idee
dievale una nuova “figura escatologica”; l’età finale dello Spirito e immagini desunte da altre tradizioni» avviando un processo
o della “piena manifestazione (clarificatio) dello Spirito Santo» (F. interpretativo degenerante che, tuttavia, tenne «vivo nei secoli lo
D’Elia, Gioacchino da Fiore. Un maestro della civiltà europea, Rubetti- slancio ideale verso il futuro del grande teologi di Celico» (Ivi,
no, Soveria Mannelli 1991, p. 126). p.281).
Il teologo 75

tra le persone; il nome consiste di tre lettere, ma di quat- Il Salterio dalle dieci corde
tro segni, poiché una lettera ricorre due volte; si noti che
in IEUE la [E], riferita allo Spirito è ripetuta due volte, Il simbolismo trinitario dell’Abate calabrese trova però la
proprio perché lo Spirito procede dal Padre [IE], ma filio- sua più alta espressione nel Salterio dedacorde, la “figura
que, cioè anche dal Figlio [UE]. Il cuore ovale dell’imma- della visione”: è la figura del triangolo mozzato in alto, la
gine esprime l’unità della essenza divina che è comune a cui vis evocativa rappresenta, meglio delle parole, la stes-
tutti e tre i cerchi, mentre la loro intersecazione manifesta sa forma, semplice e indivisa, una e trina della trinità be-
l’unità operativa della Trinità nella storia, la loro simulta- ata. Tra l’apofatismo radicale dei mistici – che senza pro-
nea presenza in ogni tempo del suo decorso e la certezza ferire parola alcuna, adorano il mistero, proclamandone
“pericoretica” che nulla è del Padre che non sia del Figlio l’assoluta inaccessibilità – e l’apofantismo dei teologi – che
e viceversa e così anche dello Spirito, in virtù dell’eterna si impegnano a tradurre in linguaggio (talvolta troppo co-
comunione d’amore nell’unica sostanza divina.

Don Antonio Pompili Lo scudo accollato ad una croce asti- si identifica nella porzione centrale di
le trifogliata d’oro, gemmata di cinque cerchio comune ai tre anelli, in forma
pezzi di rosso, e timbrato da un cap- di mandorla mistica. Le relazioni tra le

ARALDICA pello prelatizio a sei nappe per lato, il


tutto di verde.
Motto: Misericordia Et Veritas In Ca-
persone divine sono simboleggiate,
oltre che dal dinamismo dell’inter-
sezione tra le figure, dal susseguirsi
Nello stemma episcopale ritate. all’interno dei cerchi delle quattro let-
tere del divino Tetragramma, trascrit-
di mons. Staglianò, to in lettere latine: IEUE. “I” indica il
Vescovo di Noto, i cerchi Padre, “U” il Figlio ed “E” lo Spirito
Santo. Lo Spirito è indicato due volte
trinitari Spiegazione perché procede sia dal Padre (IE) che
simbolico-teologica dal Figlio (UE). Dante Alighieri segue e
utilizza questa figura nel canto XXXIII
Lo stemma di Mons. Antonio Staglia- del Paradiso per dire il mistero trini-
nò si propone come una interessante tario di Dio: «Nella profonda e chiara
sintesi teologico-pastorale, oltre che sussistenza/ dell’alto lume parvemi tre
come una originalissima composizio- giri/ di tre colori e d’una contenenza/
ne dal punto di vista araldico. e l’un dall’altro come Iri da Iri/ parea
Il capo è d’argento. Nella sua chiara riflesso, e ‘l terzo parea foco/ che
brillantezza esso è stato scelto come quinci e quindi igualmente si spiri». Il
richiamo della Verità, cioè della Ri- capo richiama così il piano del divino
velazione che Dio offre di se stesso che si innalza sul livello della storia e
all’uomo. Centro di tutta la Rivelazio- dello spazio degli uomini, rimanendo a
ne è l’amore trinitario di Dio, richia- diretto contatto con esso. Dal Dio Uno
mato con grande immediatezza dai e Trino viene la sapienza della vita per
tre cerchi che si trovano ad illustrare umanizzare il mondo. Quella sapienza
la quarta delle 23 tavole dell’abate e che ha la sua traduzione esistenziale
Blasone: Di cielo, alla marina d’azzur- teologo calabrese Gioacchino da Fio- nella Misericordia, nella Verità e nella
ro, sormontata a destra da un pellica- re (Celico, ca. 1135 - Pietrafitta, 1202) Carità, parole scelte per la composi-
no con la sua pietà, in maestà, d’oro e raccolte nel Liber Figurarum, opera zione del motto.
stillante tre gocce di sangue; e soste- notevole per ricchezza e simbolismo. Il campo principale è di cielo, termine
nente a sinistra una scala di tre pioli Questa figura, detta dei Cerchi Trini- caratteristico dell’araldica italiana che
su di un ramoscello d’ulivo ricurvo, tari, rappresenta il mistero della Tri- blasona le combinazioni di smalti tali
sormontata da una stella di sei punte, nità nel suo manifestarsi nella storia da rendere il campo dello scudo nelle
il tutto d’oro, la stella caricata di una dell’umanità, suddivisa in tre “Età” o tinte proprie della naturalità del cielo.
H minuscola d’azzurro; al capo d’ar- “Ere”. Il primo cerchio, di colore ver- Il cielo limpido vuole essere segno di
gento, caricato dei Cerchi Trinitari di de, rappresenta il Padre; il cerchio un mondo più umano perché illumina-
Gioacchino da Fiore inframmezzanti le mediano, di colore azzurro, è rappre- to e rinnovato dalla sapienza divina.
loro lettere, dei rispettivi colori, e con sentativo del Figlio; mentre in colore Sul campo di cielo si stagliano una
un rivolo di sangue movente dal cer- rosso, sulla sinistra, si trova il cerchio figura di carattere cristologico, e una
chio mediano, attraversante sulla par- dello Spirito Santo, la terza era di cui composizione simbolico-raffigurativa
tizione, ondeggiante in palo e riversato Gioacchino predicava prossimo l’av- di carattere mariologico.
nel mare. vento. L’Unità della Sostanza Divina
76 Il teologo

stringente) la realtà ineffabile di Dio, la “via media” pra-


ticata da Gioacchino punta sull’immediatezza comunica-
tiva dell’immagine, la quale dice in modo positivo, ma è
anche rispettosa dell’indicibilità della Trinità trascenden-
te, incatturabile e sfuggente a ogni presa del concetto.
Il Salterio dedacorde è sacramentum fidei: nella sua forgia
triangolare permette di distinguere visivamente gli an-
goli (= le diverse persone divine) senza compromettere
l’unità della figura (l’unità della sostanza divina).
Tutta l’attenzione di Gioacchino è però rivolta all’angolo
principale che non è acuto ed è più largo rispetto agli altri
due12. Il significato di questo segno dirigerà tutta l’inter-
pretazione trinitaria, nei termini richiesti dalla tradizione
cattolica: l’angolo superiore non acuto indica il Principio
assoluto e va riferito al Padre, principio senza principio;
gli altri due angoli acuti si rapportano al Figlio e allo
Spirito per riferimento alla loro missione storica; anche
per questo sono angoli “inferiori”, non perché si debba
predicare qualche subordinazionismo o ineguaglianza in
Dio, ma solo perché le missioni del Figlio e dello Spirito
si dirigono “verso zone umili”, sono mandati nella storia
per la redenzione dell’uomo.
Il fatto che l’angolo superiore sia dissimile dagli altri due
è un sacramentum importante, su cui vale la pena sostare.
Gioacchino è testimone di una concezione genetica della dia-
lettica trinitaria: il Padre è «il» Principio da cui il Figlio e lo
Spirito derivano come acqua promanante dalla fonte. Perciò
nell’angolo superiore non acuto deve essere ravvisato «non
altro che il Padre dal quale il Figlio e lo Spirito Santo, il pri-
mo invero essendo generato e il secondo procedendo, han- sopra
Liber Figurarum - Tavola Le ruote di Ezechiele
no ricevuto quell’essere che Egli stesso è»13. Solo il Padre
non è da alcuno, mentre il Figlio e lo Spirito sono dal Padre;
lo Spirito, poi, in sé è “anche dal Figlio”. La prova biblica è
che mai si parla di una missione del Padre, quando invece
si sa dell’incarnazione del Figlio e della venuta nel mondo Questa principialità mediata del Figlio rende inutile rap-
dello Spirito sotto forma di colomba e di fuoco. presentare l’angolo del Figlio in modo simile a quello del
Questa esclusività “principiale” del Padre va mantenuta, Padre (cioè non acuto e più largo) perché non sembri che
la sua monarchia è infatti da sottolineare come un dato anche il Figlio sia “principio principiale”, il ché spetta al
della fede cattolica. Non è peraltro smentita dall’insegna- Padre e al Padre soltanto. Il principio è unico ed è il Padre
mento dei Padri cattolici, secondo i quali anche il Figlio – fons totius divinitatis; il Figlio ha dal Padre d’essere prin-
è principio: «il Figlio insieme col Padre è principio del- cipio, in quanto tutto riceve da Lui, anche questo, d’esse-
lo Spirito Santo»14. Non è questo un problema, poiché re fonte dello Spirito. Perché poi non si gettasse sospetto
«quantunque, quindi, il Figlio sia principio anche Lui sull’uguaglianza divina dello Spirito rispetto al Padre e
dello Spirito Santo, poiché tuttavia anche Lui è dal Padre al Figlio, Gioacchino afferma che anche lo Spirito è princi-
e dal Padre riceve la capacità d’essere principio dello pio: «lo Spirito Santo è principio dell’uomo Gesù Cristo,
Spirito Santo, non senza lo stesso Padre ma con Lui, e non il quale in quanto è Dio, è principio dello stesso Spirito
in modo che siano due principi ma un solo principio»15. Santo, è col Padre un solo principio»16.

12 Gioacchino da Fiore, Psalterium Decem Chordarum, pp.154-183.


13 Ivi, p.156.
14 Ivi, pp. 171-172. 16 B. Mc Ginn, L‘abate calabrese. Gioacchino da Fiore nella storia del
15 Ivi, p.160. pensiero occidentale, Marietti, Genova 1990.
Il teologo 77

una fissazione, non so quali tre cose oltre la sostanza, in


modo che nell’una cosa sia dimostrata l’unità, nell’altra
la trinità»17.
Il simbolo del Salterio, quale figura privilegiata per non
smarrirsi in così augusto mistero, non prevede l’indica-
zione di “un quarto qualcosa”: «la stessa figura rotonda
che rimane media fra i tre angoli, non è da interpretare
quasi sostanza, perché non lo è: è infatti sostanza tutto il
vaso; ma la rotondità è quasi espressione materiale che
dichiara apertamente l’unità di tutto il vaso, cioè della so-
stanza: affinché qualcuno quando ode trino, non stimi la
sostanza essere divisa»18.
Per Gioacchino, tutte le eresie trinitarie sono riconduci-
bili ad una lacunosa interpretazione delle Scritture. Se
Sabellio avesse interpretato in modo assennato quanto è
detto dal Figlio - «Io e il Padre siamo una cosa sola» - e
nell’AT - «Ascolta, o Israele il tuo Dio è un solo» -, non
sarebbe incorso nel suo errore. Allo stesso modo Ario, se
non avesse compreso male quanto dice Giovanni - «Tre
sono che danno testimonianza sulla terra: lo Spirito, il
sangue e l’acqua; e tre sono quelli che danno testimo-
nianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo». Per
non aver colto il significato profondo e vero di queste
scritture, il primo ha negato la Trinità e il secondo l’unità.
Così facendo, essi «parlavano secondo opinioni persona-
li e perciò si allontanarono dalla fede». Diversamente, la
verità trinitaria non s’istituisce a partire da ragionamenti
particolari, anzitutto si adora e si prega, salmodiando.
Nella contemplazione orante del mistero trinitario si re-
sopra alizza, infatti, uno spazio d’esperienza che consente alla
Liber Figurarum - Tavola Il Salterio dalle Dieci Corde
rivelazione di Dio di far breccia nell’uomo e di dettare le
condizioni non solo dell’oggettività della verità comuni-
cata, ma anche di quelle della sua possibile accoglienza.
Così Gioacchino annota: «vale di più contemplare col
La retta fede trinitaria cuore questa testimonianza di fede che proferirla con la
bocca. Se si cerca che sia discussa, se ne svigorisce il senso
La figura del Salterio aiuta a superare alcune pericolose e non è sufficiente la povera capacità per conservare nella
deviazioni: gli errori del triteismo, del modalismo, ma anche discussione la purezza di questa parola»19.
del quaternismo che introduce una certa divisione tra le Bisogna tenere in gran considerazione questo principio
persone e la natura divina. Infatti, l’unica natura divina è ermeneutico ed euristico quando si riflette sulle presunte
le tre persone e non il solo Padre (come sosteneva il mo- difficoltà dottrinali di Gioacchino, almeno in due aspetti si-
dalismo). Non esistono dunque tre sostanze (una è la so- gnificativi del suo pensiero credente: l’indipendenza/au-
stanza), ma neanche una persona (tre sono le persone). tonomia del terzo tempo (lo Spirito) dal secondo (Figlio)
Neppure esiste però una natura insieme alle tre persone, e la questione dell’unità dei tre.
una quaternità (Dio è infatti trinità). Prescindendo dal- Sul primo, la sua insistenza sul Filioque non lascia dubbi
le tre persone trinitarie non si può ammettere una natu- circa la “dipendenza pericoretica” dello Spirito dal Cristo.
ra divina, quasi come uno sfondo comune da cui le tre Secondo S. Tommaso, invece, Gioacchino avrebbe dichia-
persone attingano la loro divinità. La verità dottrinale rato la transitorietà della legge nuova di Cristo, sulla base di
dell’identità della sostanza divina con le persone è negata
dall’equivoco trinitario del quaternismo: una «nuova scoper- 17 Ivi, p. 102.
ta» giudicata da Gioacchino «più malvagia» del triteismo. 18 Ivi, p. 126.
Questa novità teologica «ha presunto di aggiungere, con 19 Ivi, p. 104
78 Il teologo

a sopra a sopra
manca dida Liber Figurarum - Tavola Roma Cristiana e Roma Pagana

alcune testimonianze scritturistiche: anzitutto quella Paolo mento a quest’immane letteratura – che si fa carico di un
in 1Cor 13,10, «quando verrà ciò che è perfetto, quello che faticoso lavorio specie a livello di critica testuale nell’ac-
è imperfetto scomparirà», perciò la legge nuova in quanto certare l’autentico pensiero dell’autore -, rende i passi
imperfetta andrà eliminata a favore di uno stato nuovo, dello studioso più sicuri, nel portare a sintesi la dottrina
più perfetto. Questa interpretazione che è stata seguita trinitaria di Gioacchino, nel valutarne la correttezza teo-
e resa contemporanea da H. De Lubac, è oggi contrad- logica e il suo ancoraggio alla tradizione cattolica, stre-
detta da molti studiosi gioachimiti come Grundmann, nuamente difesa contro le novità dei dialettici.
Crocco, Mottu, Mc Gin, Di Napoli20: questi studi sono alla Quanto al secondo aspetto, quello apparentemente più
base dell’iniziale recezione delle prospettive gioachimite compromesso: i tre sono “unitas”. La Scrittura viene in
nel seno della teologia e, in particolare, di quelle teolo- soccorso e indica il modo di intendere quest’unità, come
gie trinitarie più interessate al rapporto con la storia (J. l’unione dei molti dei quali si afferma che sono «un cuore
Moltmann, ma anche, in Italia, B. Forte). Soprattutto ef- solo e un'anima sola, cioè una volontà e un consenso»21.
ficace appare l’opera d’approfondimento promosso dal Sembra stare proprio qui, l’aspetto problematico del pen-
Centro Internazionale di Studi Gioachimiti che ormai da siero trinitario di Gioacchino. Il Concilio Lateranense IV
anni convoca gli studiosi di tutto il mondo a Congresso, (1215) riconosce la professione esplicita dell’unità dell’es-
divulgandone le acquisizioni attraverso gli Atti. Il riferi- senza trinitaria da parte dell’Abate calabrese e però di-
scute e non accetta il suo modo di intendere l’unità. Le
20 B. Mc Ginn, L‘abate calabrese. Gioacchino da Fiore nella storia del
pensiero occidentale, Marietti, Genova 1990. 21 Ivi, p. 114.
Il teologo 79

sopra
Lana su teleaio verticale

è necessario che «il lettore discuta e discerna l’intenzione


di chi scrive e non confuti l’improprietà della parola, il
cui valore a stento, in sì alti argomenti, può essere sal-
vato a causa della povertà del linguaggio»22. L’unione di
molti uomini in un’unità o di diversi popoli in un’unità
può aiutare a comprendere l’essere uno e trino di Dio.
Attenzione però, solo perché quest’unità d’uomini e di
popoli trova il suo fondamento nell’essere trinitario di
Dio: «poiché Egli stesso è trino nella sua unità, ha cercato
sempre e cercherà che molti uomini e diversi popoli si
sopra riunissero e si riuniscano nell’unità»23.
Liber Figurarum - L'albero della Trinità A questo punto non ci si può esimere da una osserva-
zione precisa: l’unità a cui si fa riferimento non è una unità
sociologica di popoli, bensì una unità ecclesiale e sacramenta-
le. È l’unità per la quale il Figlio prega il Padre: «in di-
affermazioni esplicative in merito non sarebbero suffi- fesa dei suoi eletti, che siano una unità a somiglianza
cienti per far pensare a una unità reale, vera e propria, ma della sua unità e del Padre»24. Ma l’analogia preferita da
solo a una unità collettiva e similitudinaria: così il Concilio Gioacchino, anche per dire questa unità, resta sempre
giudica il tentativo di Gioacchino, raccogliendo con pun- quella del Salterio dalle dieci corde. È il rimando all’espe-
tualità le citazioni bibliche alle quali egli si riferisce nello rienza liturgica. Questo non è superficiale dal punto di
sforzo di immaginare l’unitas trinitaria. vista teologico: è il richiamo al grembo esperienziale da
L’unità della Trinità è una «unità così grande, quanta in cui ogni riflessione prende il volo per essere sicura nel
nessun altra cosa simile si potrebbe riscontrare» e qual- riflettere sulla verità della fede. Perciò la preghiera litur-
siasi riferimento analogico dice «qualcosa secondo un gica rende ragione della correttezza formale della posi-
significato imperfettamente somigliante e non in senso zione gioachimita sulla Trinità: essa, in quanto è incontro
causativo: perché altro è dare un’immagine, altro è espri- con il Dio vivente dentro una specifica tradizione creden-
mere la causa». Il linguaggio umano che cerca di abitare il te, assicura e garantisce l’inevitabile debolezza o povertà
mistero per comunicarlo deve per forza ricorrere a modi di ogni immaginazione o parola o espressione umana.
di dire, deve usare espressioni quali “così”, “in qualche
modo” o “sì come”, quasi segnalando la propria inade- * Vescovo di Noto
guatezza relativamente al contenuto che deve esporre.
22 Ivi, pp. 126-128.
Da qui un’osservazione ermeneutica rilevante, valida
23 Ivi, pp. 132-133.
per qualunque interprete: se «non la cosa è soggetta al
discorso, ma il discorso è dipendente dalla cosa», allora 24 Ivi, pp. 133.
80 Il teologo

Salvatore Bartucci*

Dinamica
trinitaria nel
messaggio Gioacchino è uno dei personaggi
più complessi ma anche più rap­

profetico di
presentativi dell’epoca medioevale,
che incarna ed esprime alcuni aspet-
ti caratteristici e rilevanti dello spiri-

Gioacchino da
to del suo tempo: esaltato e venerato
da alcuni come santo e uomo di cul-
tura, è da altri guardato con sospetto

Fiore
e considerato come eretico o rozzo e
ignorante, così come lo giudica, in
modo sorprendentemente severo,
Il teologo 81

San Tommaso, mentre proprio tra la Chiesa culmina nella profezia rire il mistero trinitario nel circolo
lui e San Bonaventura lo pone Dante dell’ultima età, l’età dello Spirito, storico, nella vita dialettica del dive-
nel canto XII del Paradiso, come lu- prossima a giungere, che avrebbe nire storico, considerando la Trinità
minare del sapere, riconoscendone portato ad una radicale riforma del- come il prototipo trascendente e
ed esaltandone lo spirito profetico. la Chiesa secolarizzata. L’età dello il centro supremo di convergenza
Egli è insieme asceta e mistico, pro- Spirito segue a quella del Padre e a di tutta la storia umana”1, la quale,
feta e riformatore, esegeta e teologo. quella del Fi­glio, secondo il ritmo a sua volta, è riletta e interpretata
Non estraneo alle elevazioni mi- ascensionale del divenire storico, come figura temporale e manifesta-
stiche, egli vive in intimo rapporto che va segnan­do una progressiva zione progressiva del mistero del
con il mistero del Dio vivente, ma manifestazione del progetto divino Dio uni – trino.
senza estraniarsi dalla realtà del nel corso degli eventi umani ed è Va comunque rifiutata l’idea di
mon­do circostante, dalle vicende proiettato verso l’attesa di una nuo- una presunta subordinazione della
del suo tempo che, proprio in forza va età, che doveva segnare un ge- Trinità alla storia, che taluni credo-
della sua esperienza interiore, è an- nerale e profondo rinnovamento ad no di riscontrare nella esposizione
cor più capace di interpretare e pe- opera dello Spirito Santo. di Gioacchino: una visione parziale e
netrare in profondità. Egli avverte Si profila così quella lettura trinitaria soprattutto storicistica della Trinità.
con particolare sensibilità e in modo della storia che, a sua volta, rivela e In questa prospettiva “il divenire
dram­matico il difficile e tormentato riflette il movimento della vita intra- temporale assorbirebbe la Trinità
momento della Chiesa, sottoposta divina, quella circolarità ine­sauribile in una sorta di farsi storico: la storia
ad un processo di eccessiva istitu- dell’amore che si esprime nelle mu- risulterebbe la verifica e l’interprete
zionalizzazione e anche di diffusa tue relazioni fra le Persone divine. del dogma: la Trinità sarebbe fun-
mondanizzazione. In reazione ad Trinità e storia sono i termini cen- zionale alla storia: se questo fosse
una tale situazione egli percepisce e trali della riflessione di Gioacchino, vero, però, verrebbe anche meno il
proclama l’esigenza di una radicale strettamente collegati fra loro in una motivo profondo che anima l’intu-
riforma e di rinnovamento evange- sintesi che non cessa ancora di desta- izione gioachimita: la speranza tra-
lico e matura la profonda convinzio- re meraviglia. scendente, fondata in ciò che è più
ne di una sua chiamata perso­nale della storia”2.
alla missione profetica: egli si sente È la tesi del Buonaiuti che scrive:
il Battista e l’Elia dei tempi nuovi, da “anche Gioacchino, come i vecchi
lui preconizzati. La visione storica rappresentanti occidenta­li della te-
Profeta è Gioacchino, ma non nel ologia economica, subordina, senza
senso corrente di predizione del fu-
della trinità e la visio­ne rendersene conto, la sua raffigura-
turo (come largamente accreditato trinitaria della storia zione del dogma trinitario alla sua
dalla storiografia gioachimita), ma ripartizione delle epoche sto­riche
nel senso di annuncio della Parola, Gioacchino occupa un posto impor- dell’umanità. La sua teologia trini-
che era precisamente il compito dei tante nella storia della teologia trini- taria è condizionata direttamente
profeti dell’Antico Testamento: una taria: pensatore senza dubbio in an- dalla sua antropologia e dalla sua
Parola contenente le promesse di- ticipo sul suo tempo, egli dà ad essa filosofia della storia; il dogma tri-
vine per il futuro, specialmente in un apporto originale, che consiste in nitario allora appare rettamente
riferimento all’età messianica, che quello stretto rapporto fra Trinità e interpretato, quando sia una tra-
segnerà il loro pieno compimento. storia, che costituisce l’aspetto fon- scrizione fe­dele e felice del mistero
Nella chiara consapevolezza di que- damentale e più caratteristico di tut- della vita e della storia; il mistero
sta sua particolare vocazione pro­ to il suo pensiero. trinitario si scompone e si dispone
fetica trova la sua prima e fonda- “In un’epoca dominata dalla na- nella sua mente come la trasposi-
mentale origine il suo messaggio, scente scolastica che minacciava agli
saldamente fondato nella medita- occhi del mistico di ridurre ed impo-
verire il mistero supremo della fede, 1 A. Crocco, Introduzione al libro di E.
zione della Scrittura che egli inter- Buonaiuti, “Gioacchino da Fiore: i tempi
preta secondo il metodo analogico nel quale è incentrata tutta la historia –la vita- il messaggio”, Ed. Giordano, Co-
e simbo­lico, spinto spesso alle più salutis, in uno sterile paradigma di senza 1984, p. XXV;
svariate ed arbitrarie esagerazioni. astratte nozioni metafisiche o in un
La riflessione che ne deriva circa il arido teorema teologico, Gioacchino 2 B. Forte, “Trinità come storia” Ed. S.
si preoccupa soprattutto di reinse- Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 1988, pp
corso della storia del mondo e del- 81-82;
82 Il teologo

zione trascen­dentale della legge di e Trinità economica. La storia della tivo delle tre Persone della divini-
progresso che regge la storia degli salvezza non è il processo di svolgi- tà; tre tempi a somiglianza delle tre
uomini”3. Estremamente espliciti al mento di un Dio che diventa mondo, Persone”.11
riguardo alcuni testi di Gioacchino: ma è il combattimento storico, seb- Tre grandi periodi, attribuiti “pro-
“Tres status mundi propter tres perso- bene contingente, sostenuto da Dio prietate mysterii” ad ognuna delle
nas divinitatis assignare curavimus”4. in favore del mondo. Dio e mondo tre Persone divine. “Il primo stato è
“Quantenus Deus Trinitas est, ita ... restano antagonisti, proprio come quello in cui fummo sotto la legge,
sunt tria illa tempora, quae tres status nell’apocalittica biblica.8 il secondo quello in cui fummo sot-
mundi nominanda credidimus”5. In Gioacchino, quindi, la teologia to la grazia, il terzo, che attendiamo
Come annota D. Mc Ginn, “per trinitaria costituisce il fondo statico da vicino, quello sotto una maggio-
l’Abate di Fiore la Trinità ha sem- e dinamico della concezione della re grazia; il primo nella luce delle
pre il primato. Non è che cosmo e storia: “ma la storigrafia o, meglio, stelle, il secondo nell’aurora, il terzo
storia in qualche maniera cambino la storiosofia cristiana di Gioacchino nel meriggio; il primo nell’inverno,
o condi­zionino Dio; è piuttosto la non subordina affatto a sè la teolo- il secondo nell’inizio della primave-
storia a dovere assumere la struttura gia trinitaria; piuttosto è la teologia ra, il terzo nell’estate; il primo stato
che ha, esattamente perché Dio, suo trinitaria a costituire in Gioacchino appartiene al Padre, che è creatore
Creatore, è tre persone”6. l’antecedens, valido in sè come idea del tutto; il secondo al Figlio, che si
H. Mottu si domanda se sia giusto e ideale, di quel consequens, che è la è degnato di assumere il nostro fan-
dire che “il divenire in Dio diventa il sua visione della storia: si può arri- go; il terzo allo Spirito Santo di cui
divenire di Dio: terribile capovolgi- vare a dire che quella visione della dice l’Apostolo: dov’è lo Spirito del
mento che si trova sullo sfondo dei sto­ria, pur sempre teologica, non è Signore, ivi è la libertà”.12 In que-
dibattiti di ieri e di oggi sull’ortodos- che un corollario della sua teologia ste immagini risalta sempre chiara
sia o eterodossia di Gioacchino”7. trinitaria”9. l’idea della spinta ascensionale del-
Questa interpretazione tende ad as- la storia verso un punto di pieno
similare ed avvicinare la concezione compi­mento. Il movimento intimo
dell’Abate a quella di Hegel che con- della vita intratrinitaria diventa il
cepisce Dio come Spirito o Soggetto simbolo e il modello della vicen-
Assoluto e ne coglie l’autorealizza-
Trinità economica e da storica. Perciò, se la prima età è
zione nel divenire del mondo, così trinità immanente: i tre quella che rispecchia i caratteri della
da stabilire una perfetta corrispon- stati del mondo prima Persona, il Padre, e la seconda
denza tra il “curriculum vitae Dei” quelli del Figlio, la terza deve essere
e la storia mondana, dissolvendo in Così, la Trinità com’è “in sé” o necessariamente quella dello Spirito
tal modo, oltre che l’alterità di Dio Trinità immanente si rivela nella sto- e sarà l’età perfetta e conclusiva, così
dal mondo, anche la vera alterità ria o economia della salvezza, quin- come lo Spirito Santo, procedendo
personale in Dio. di come Trinità “per noi” o Trinità dal Padre e dal Figlio, chiude il cir-
È assurdo attribuire una simile po- economica; d’altra parte, di conse- colo trinitario.
sizione all’Abate che, invece, “dal guenza, la “historia sautis”, diventa Va comunque chiarito che “lo sta-
punto di vista teologico mantiene la il riflesso della vita intratrinitaria. to del mondo è tutto e insieme del
separazione fra Trinità immanente “Pensando storicamente la Trinità, Padre, del Figlio e dello Spirito
l’Abate pensa parimenti trinitaria- Santo”13.
3 E. Buonaiuti, op cit. pp. 180-183; mente la storia; egli vede lo svol- Secondo il simbolismo della figura
4 Gioacchino, “Liber Concordiae”, gersi del tempo ad immagine dello dei tre cerchi intersecantisi e compe-
11,6,9re; svolgersi della vita intradivina”.10 netrantisi, c’è un’intima connessione
5 Gioacchino, Expositio in Apocalypsim, Ci sono allora tre “status mundi”, fra le tre età della storia, ognuna del-
1,37 VL;
inteso questo come storia o realtà in le quali nasce da quella precedente,
6 B. Mc Ginn, “L’Abate Calabrese Gio- divenire: “tre stati del mondo a mo- mentre, per quanto riguarda le rela-
acchino da Fiore nella storia del pensiero
occidentale”, Ed. Marietti, Genova, 1985,
pg 175; 11 Gioacchino, “Liber Concordiae”,
8 Ibid. opp. Ivi, p...; II,1,6,9a; IV,2,44a;
7 H. Mottu, “Giocchino da Fiore ed He-
gel – Apocalittica biblica e filosofia della 9 G. Di Napoli, “La Teologia trinitaria di
storia” Atti del I° Congresso Internazio- Gioacchino da Fiore”, Divinitas anno XIII 12 Ivi; V,84, 112;
nale di studi gioachimiti, S. Giovanni in 1979, pg. 281; 13 Gioacchino, Expositio in Apocalypsim,
Fiore (CS), 1979, pg 186; 10 B. Forte op. cit. pg. 83; 5 VI;
Il teologo 83

zioni intratrinitarie, si evidenzia l’in- “L’aspetto grandioso di questa con- da come un autentico rinnovatore
treccio dell’unità dell’essenza e della cezione è che essa salda la vicenda di un cristianesimo originario o per
trinità delle Persone e insieme la loro umana alle sue radici eterne e coglie l’iniziatore di una religione e di una
mutua compenetrazione o perico- lo svolgersi dei tempi non come so- società completamente nuove, come
resi, sia nella vita “ad intra” che in speso nel nulla e perciò condannato colui la cui dottrina avrebbe condot-
quella “ad extra”. all’insensatezza, ma come fondato to il cristianesimo alla perfezione o
‘’L’età dello Spirito non rappresenta nel procedere delle stesse divine avrebbe teso, al contrario, alla sua
il superamento dell’economia del Persone, in un movimento di vita perversione, si avrebbe torto misco-
Figlio e del Nuovo Testamento, ma che viene da ciò che è più della sto- noscendone l’importanza.16
solo il compimento e la pienezza ria e tende nella storia a ciò che la È questo il giudizio di H. De Lubac,
dell’età di Cristo, il suo pleroma”14. supera. La Trinità diventa il senso e che ha scritto due corposi volumi
Comunque si coglie nel pensiero di la forza della vicenda umana, l’ori- dedicati alla ricerca degli influs-
Gioacchino una tensione utopica gine, il luogo e la meta della storia. si di Gioacchino sugli uomini del
verso un’età che segnasse un even- Nel pensiero dell’Abate calabrese suo tempo o anche dei tempi suc-
to carismatico che avrebbe portato la circolarità ermeneutica è perfetta, cessivi: “La posterità spirituale di
ad una svolta radicale nella storia e sia pure nell’acerbità di una intuizio- Gioacchino da Fiore”. Egli si chiede
nella vita della Chiesa, ad una com­ ne anticipatrice: dall’economia egli se la sua visione teologica “era una
prensione nuova e spirituale del va all’immanenza del mistero, per semplice dottrina fastidiosa, una
messaggio evangelico: perciò l’età tornare dall’immanenza della vita corrente marginale, un episodio ef-
dello Spirito e dell’Evangelo eter- divina alla storia e leggerne il senso fimero nella storia cristiana o, al con-
no. L’annuncio di questa terza età profondo, trinitariamente fondato. trario, un fenomeno di straordinaria
è particolarmente sottolineato nel La storia di rivelazione rimanda così portata, dal seguito incalcolabile”17.
messaggio di Gioacchino, anzi ne alla gloria e questa offre la chiave La risposta è affidata alla citazione
rappresenta il culmine. di lettura della storia, di cui si pone del giudizio di alcuni studiosi, come
Con un grande e originale sforzo di come origine e supremo compimen- ad esempio K. Lowith, che ricono-
immaginazione, egli spostò in avan- to. In Gioacchino il ritorno alla storia sce Gioacchino come caposcuola dei
ti, nel periodo del tempo avvenire, la nel pensiero della Trinità ne fa risco- più potenti movimenti spirituali e
piena manifestazione dello Spirito; prire la forza esistenziale salvifica, sociali degli ultimi secoli. Ma il suo
secondo l’Abate, questo evento la dinamica ultima di profezia nella influsso vie­ne rilevato già ai suoi
avrebbe dovuto avere inizio pochi speranza: una speranza viva fondata tempi. A lui si rifaceva quella cor-
decenni dopo la sua morte e, secon- nella maniera più radicale nel signi- rente di spiritualismo estremista,
do lo stile dell’apocalittica biblica, ficato trinitario della storia”15. sviluppatasi dalla grande ricchezza
dopo una serie di terribili calamità e di vita religiosa del medioevo, che
di gravi rivolgimenti che avrebbero acquistò larga diffusione e impor-
operato una profonda trasformazio- tanza anche nel mondo laico. L’idea
ne anche all’interno della Chiesa. La posterità spirituale di un rinnovamento della Chiesa,
Gioacchino, dunque, afferma l’uni- da raggiungersi sopprimendone la
tà - unicità del Nuovo Testamento e
di Gioacchino da Fiore potenza terrena, dominò, frammi-
considera l’azione dello Spirito nel sta ad ideali politici di varia natura,
terzo stato non in contrapposizio- “È proprio del genio andare al di per tutto il medioevo nella mente di
ne ma in continuità con quella del là del proprio tempo; è proprio di molti, fino al punto da dare origine a
Cristo, per il pieno compimento di Gioacchino sentire interiormente vere e proprie sette, come quelle dei
questa: unico è il tempo della grazia, e annunciare con molto anticipo il fraticelli. Queste aspirazioni al rin-
ma nulla esclude, anzi tutto fa pen- mutamento dei tempi che si prepara, novamento trovarono l’espressione
sare che nell’unico “tempus gratiae” anche se la realtà storica, presentan- migliore in successivi movimenti
si abbia un tempo di maggiore o più dosi, assume un volto assai diverso, ortodossi, specie in quello francesca-
ampia grazia (tempus maioris gra- anche se talune sue idee riappaiono no, che comunque non è dipendente
tiae), che è appropriato appunto allo solo dopo secoli. Sia che il profeta da dal messaggio gioachimita quanto
Spirito Santo. Fiore sia stato un eretico o un santo,
un genio o un ispirato, che lo si pren- 16 H. De Lubac, “La posterità spirituale di
14 A. Crocco, “Gioacchino da Fiore ed il Giacchino da Fiore” Ed. Jaca Book, Mila-
gioachinismo”, Ed. Liguori, Napoli, 1976, no, 1983, pp. 485-486;
pg. 76; 15 B. Forte op. cit. pg. 84-85; 17 Ivi;
84 Il teologo

all’ispirazione originaria. Influssi I nuovi orientamenti, superando di Dio incarnato, trasparente imma-
gioachimiti diretti e indiretti sono l’impostazione astratta della ma- gine del “Dio invisibile”(Col. 1,15).
stati ugualmente rilevati nel profe- nualistica tradizionale, si riaggan- Il rapporto che lo unisce a Colui che
tismo savonaroliano, nella filosofia ciano soprattutto al dato biblico e lo ha inviato e allo Spirito, che egli
della storia di G. B. Vico, nelle aspi- alla testimonianza della comunità riceve ed effonde, rivela una relazio-
razioni di Cola Di Rienzo, e perfino delle origini. Così la Trinità, diven- ne corrispondente nella profondità
in Mazzini. tata con la scolastica un mistero on- della vita divina.
Ma il gioachimismo non è solo rico- tologico, ritorna a configurarsi come Oggi, è in atto lo sforzo di nutrire
noscibile in contesti completamente un mistero soteriologico ed il Dio maggiormente la speculazione teo-
secolarizzati. Esso ispira, come for- cristiano viene ricercato soprattutto logica di dati biblici, in modo da ri-
za ancor viva, movimenti spirituali nell’evento del Cristo, culmine di conoscere la Trinità immanente o in-
che non vogliono uscire dai confini tutta la storia della salvezza. sé nella Trinità economica o per-noi,
del cristianesimo. Così, ad esempio, Questa nuova tendenza è espressa di attuare il recupero di una teologia
attraverso la penna di Leroy Edwin in lucida sintesi nell’assioma fonda- trinitaria più biblica e dunque più
Froom, gli Avventisti del settimo mentale formulato da K. Rahner: la legata alla fondamentale categoria
giorno si sono sforzati di mostrare Trinità economica è la Trinità imma- della “storia della salvezza”: una te-
Gioacchino come uno dei loro pre- nente. Esso vuol dire innanzitutto, ologia che consenta perciò al mistero
cursori. Anche la teologia cattolica sul piano della conoscenza di Dio, trinitario di assumere un’autentica
comincia a prendere molto sul serio che l’unico luogo per un discorso fe- centralità non solo nelle enuncia-
il Calabrese”18. dele sul mistero di Dio è la storia di zioni della fede ma anche nella fede
Influsso grande e profondo il pensiero rivelazione, che comprende eventi concreta, nella vita morale e nella
di Gioacchino ha esercitato nell’ambi- e parole intimamente connessi, at- spiritualità cristiana, come anche
to della teologia trinitaria, alla quale traverso i quali Dio ha narrato nella nella vita ecclesiale e sociale.
ha indicato sentieri veramente nuovi, nostra storia la Sua storia: la Trinità Si riprende così dopo secoli l’intui-
che oggi finalmente vengono percor- com’è in sé (immanente) si dà a co- zione profetica di Gioacchino che ha
si in quel travaglio di rinnovamento, noscere nella Trinità come è per noi avuto il merito di trasformare il mi-
che si è andato man mano sviluppan- (economica); uno e identico è il Dio stero trinitario da teorema teologico
do nell’epoca successiva al Concilio in sé e il Dio che si rivela, il Padre e da oggetto di prevalente specula-
Vaticano II e che ormai sta producen- per il Figlio nello Spirito Santo. zione metafisica, quale era in genere
do consistenti risultati in questo setto- Questa corrispondenza di economia nei teologi scolastici, in una realtà,
re del panorama teologico. e immanenza del mistero è palese pur sempre trascendente e sacra, ma
nella figura di Gesù Cristo, il Figlio presente e operante nella storia.
18 Ivi, pp. 486-487;
Il teologo 85

a fianco
Le finestre medioevali del primo nucleo del
Nuovo Monastero di San Giovanni in Fiore

L’immagine della unitrino, si trova la chiave per la co- tà, il suo essere originale e irripetibile,
noscenza dell’uomo: emerge il signi- in cui queste differenti originalità sap-
trinità nell’uomo e nella ficato profondo e determinante della piano convergere in comunione; una
comunità degli uomini dimensione trinitaria in Dio per la comunità autenticamente umana che
vita umana in tutti i suoi aspetti. sappia accogliere ognuno in forza non
Un capitolo certamente nuovo, ma Il Dio di Gesù Cristo si è rivelato dei suoi meriti ma del suo semplice
anche più rilevante e interessante, nel come amore, come intima comunio- esistere, nel rispetto di ciò che egli è,
trattato sulla Trinità, è proprio quello ne di persone, nell’eterno dinamismo nell’accettazione della sua diversità, e,
sulla Trinità vissuta. Un capitolo che del reciproco dono e della reciproca perfino, del suo niente. La Trinità non
intenda mostrare come “la verità pri- accoglienza, nell’inesauribile vivaci- è una formula che si lascia trasporre
mordiale della fede cristiana sia fecon- tà di relazioni interpersonali. Ora, se per semplice deduzione analogica:
da anche di grandi conseguenze sul l’uomo è creato a immagine di Dio, essa è molto più un orizzonte che ci
piano esistenziale: la persona umana del Dio tripersonale, deve portarne in trascende, un luogo in cui porsi sem-
considerata in se stessa e nella sua re- sè i tratti essenziali: egli vive in queste pre nuovamente, una storia d’amore
lazione familiare, sociale, ecclesiale, si coordinate trinitarie. Sull’immagine e in cui inserirsi e da narrare attraverso
presenta come un’icona della Trinità, somiglianza divina, che l’uomo porta scelte di giustizia e di libertà nelle ope-
una sua immagine e una sua proie- in sé, si fonda tutto l’ethos umano. L’ re e nei giorni degli uomini. L’eterno
zione scolpita nella storia. La Trinità uomo è persona per questo essenziale così viene a raccontarsi nel tempo, at-
è il nostro modello personale, familia- riferirsi all’altro, per questa essenzia- traverso i poveri gesti della solidarietà,
re, sociale, ecclesiale. Oggi la teologia le apertura all’altro: la relazionalità è della riconciliazione, della libertà do-
è fermamente convinta che la dottrina per la persona il tratto distintivo; essa nata e ricevuta, della passione per la
della Trinità è fondamentalmente una si realizza innanzitutto nel modello giustizia più forte di ogni sconfitta”21.
dottrina pratica dalle conseguenze ra- dell’accoglienza e del dono. La dot- È il messaggio più specifico che pro-
dicali per la vita cristiana”19. trina suIla Santa Trinità sta alla base viene dalla teologia latino-americana,
Già nel 200 d. C. così scriveva Minucio dell’antropologia cristiana. il cui punto più originale consiste nel
Felice: “non possiamo conoscere l’es- Questa, a sua volta, sostiene anche la vedere nella Trinità una fonte ispira-
senza dell’uomo se prima non abbia- dimensione comunitaria della socie- trice di critica sia della struttura so-
mo esaminato con cura l’essenza di tà, ispira un modello di società come ciale che ecclesiale e di un progetto
Dio”20. Nel mistero del Dio cristiano, icona della Trinità, come comunità tri- di liberazione integrale, soprattutto
nitaria e quindi personalistica: una co- in favore dei poveri e degli oppressi.
19 G. Forsini, “La Trinità Mistero Primor- munità, “in cui sia rispettata la dignità “La comunione trinitaria si oppone
diale” Ed. Dehoniane, Bologna 2000, p. 11;
di ciascuno, la sua autonoma creativi-
20 Minucio Felice, Oct. 10,3 (CSEL 2,14); 21 B. Forte op. cit. pg. 181-184;
86 Il teologo

all’individualismo, all’isolazionismo
e all’essere persona asociale; si oppo-
ne tanto al capitalismo liberale quan-
to al socialismo: il primo spersonaliz-
za le persone riducendole a mezzo di
produzione, il secondo ne annulla le
differenze. La comunione trinitaria si
oppone alle società chiuse: ad imita-
zione della società delle Persone di-
vine, che apre se stessa alla creazione,
le società delle persone umane devo-
no spalancare i loro confini. La co-
munione trinitaria si oppone, infine,
al gerarchismo nella chiesa”22.
La Trinità, come storia da narrare,
non è un astratto teorema celeste: nel
suo rivelarsi salvifico essa si presenta
come l’origine, il presente e l’avvenire
del mondo; il grembo adorabilmente
trascendente della storia.
La storia divina dell’Amore, che è la
Trinità, può essere proposta all’uma-
na fatica del vivere come capace di
rischiarare la strada, di sostenere la
marcia, di contagiare la speranza”23.
In questo grembo trinitario va ripen-
sata la condizione umana, la comunità
degli uomini e la Chiesa, in cui si pre-
para già, attraverso i quotidiani gesti
d’amore e la celebrazione attualiz-
zante del mistero, la futura rivelazio-
ne della gloria dell’amore, quando la
storia degli uomini si congiungerà per
sempre all’eterna storia di Dio. La teo-
logia viene così a pensare storicamen-
te Dio e teologicamente l’uomo, stori-
camente la Trinità e trinitariamente la
storia, a partire dalla vita, dal concreto
farsi odierno della storia, con i suoi po-
veri antichi e nuovi, con le sue cadute
di senso personali e collettive, con la
tentazione, così frequente soprattutto
fra i giovani, delle fughe dalla storia,
con le sue tante domande inevase e le
tante risposte insufficienti.

* Vicario generale dell’Arcidiocesi di Cosenza-


Bisignano e docente di Teologia dogmatica

22 Mowry Lacugna, “Dio per noi. La Tri-


nità e la vita cristiana” Ed. Queriniana,
Brescia, 1997, pg. 284;
23 B. Forte op. cit. pg 7-8;
Il teologo 87

Modello storico ternario e modello


settenario delle tribolazioni

La visione
della storia

G
ioacchino da comparsa già al tempo del
Fiore è cele- re Ozia e, passando attra-
bre per la sua verso Gesù, giunge sino
concezione ter- al tempo di Gioacchino. Il
naria della storia. Come terzo si profila al tempo di
attestano numerosi passi, S. Benedetto ed è destina-
i più celebri dei quali sono to a manifestarsi in piena
nel capitolo 84 del V libro luce dopo la quarantadue-
della Concordia e nel ca- sima (ovvero dopo la qua-
pitolo 5 (De tribus statibus rantesima) generazione a
mundi) del Liber introducto- partire da Gesù Cristo.
rius del grande Commento A questo schema si con-
all’Apocalisse, egli suddi- nette l’altro, ugualmente Liber Figuram - Tavola
Alberi Concordistici
vide la storia in tre grandi celebre, della doppia serie
epoche (status), ciascuna di tribolazioni, connesso
delle quali improntata da alla visione apocalittica schema delle tribolazioni levato che un elemento
un differente ordo e da un dei sette sigilli. Gioacchino risiede nella concordia, costitutivo della visione di
diverso rapporto con la ritiene che i sette sigilli di cioè nella dottrina secon- Gioacchino è rappresenta-
Rivelazione divina. Il pri- cui parla l’Apocalisse (5,1- do cui sarebbe possibile to dalla sua attitudine al
mo status, spettante all’ordo 8,1) si riferiscano alle sette istituire una perfetta cor- calcolo e dalla sua pretesa
dei coniugati e all’Antico tribolazioni subite dal po- rispondenza fra vicende, di conferire una raziona-
Testamento, è l’epoca del polo ebraico nel periodo avvenimenti e personag- lità profonda alle diverse
Padre, posta sotto la legge compreso fra Mosè e Gesù, gi del popolo ebraico e parti del sistema. Tale ra-
di natura e la legge scritta. e che le relative “apertu- vicende, avvenimenti e zionalità è per lui la razio-
Il secondo, spettante all’or- re”, rese possibili dalla personaggi del popolo cri- nalità stessa dell’ordine
do dei chierici e al Nuovo venuta di Gesù Cristo, si- stiano. L’istituzione di tale divino, della tassonomia
Testamento, è l’epoca gnifichino le sette tribola- sistema di corrispondenze che tutto ha stabilito in nu-
del Figlio, posta sotto la zioni subite dalla Chiesa non si fonda – così almeno mero, pondere ac mensura.
grazia. Il terzo, spettante nel tempo compreso tra la pretende Gioacchino – su Proprio tale convinzione
all’ordo dei monaci e all’in- venuta di Gesù Cristo e la presupposti arbitrari, ben- stimola l’Abate alla ricerca
terpretazione spirituale fine del mondo, in perfet- sì su precisi computi arit- di soluzioni che possono
dell’Antico e del Nuovo ta corrispondenza con le metici, capaci di correlare apparire ora fantasiose,
Testamento, è l’epoca del- precedenti. Ogni apertu- in modo incontrovertibile ora ingenue, ora sottili, ma
lo Spirito santo, posta sot- ra manifesta il significato le generazioni dei due po- che sempre rispondono
to una grazia più perfetta. profondo della corrispon- poli poste alla medesima all’esigenza di coerenza e
Il primo status va dunque dente tribolazione subita “altezza” lungo il decorso di esattezza che sostiene,
da Adamo a Gesù Cristo. dal primo popolo. delle rispettive storie. regola e informa la sua vi-
Il secondo fa la sua prima Il presupposto del duplice A questo proposito va ri- sione escatologica.
88 Il teologo

Salvatore Oliverio*

La Chiesa nell’età dello


Spirito Santo
Un modello ecclesiologico che
non comporta né la fine dell'episcopato
né della vita sacerdotale o religiosa

I
l problema della struttura e del- alle conflittualità della condizione la conversione. Tra le sciagure del
le forme di vita religiosa del- umana. Artefice e protagonista del- tempo (l’espansione minacciosa dei
la Chiesa nell’età dello Spirito la storia della salvezza, drammati- Musulmani, lo scisma della Chiesa
Santo riguarda il futuro delle camente in lotta contro le potenze d’oriente, l’insorgere delle eresie e
principali istituzioni della Chiesa: del male che la possono attraversa- dei falsi profeti, l’accanimento ra-
papato, episcopato, clero, sacramen- re, scuotere e contaminare, ma che zionalistico delle scuole di teologia,
ti ed ordini monastici. non potranno prevalere su di essa1, lo scontro con l’Impero che attenta
L’ecclesiologia di Gioacchino ha una la Chiesa è orientata al compimento alla libertà della Chiesa e attira il pa-
costante inclinazione escatologica, del piano salvifico, che si realizze- pato in una contesa di potere mon-
nel senso che la Chiesa della terza rà nella conclusiva età dello Spirito dano) Gioacchino include anche
età costituisce il modello ideale di Santo prefigurata dal settimo giorno la corruzione della stessa Chiesa.
cui egli cerca le radici e i tipi, i sim- della creazione riservato alla ultima- Riferendosi al comportamento di
boli e le profezie, in tutta la storia zione delle opere e al riposo, dal re- molti vescovi, egli scrive: "Verrà
della salvezza e nell’intero corpus gno sabbatico di Cristo e dei santi di Cristo per espellere dalla sua casa
delle Scritture. L’avvento dell’età Ap. 20 e dal dominio che sarà dato questi mercanti e far vendetta con-
dello Spirito Santo, che innoverà ai santi dell’Altissimo (Daniele 7,27), tro i figli di Levi che si sono impin-
l’intera società cristiana, inauguran- fra i quali continuerà ad essere scelto guati della sostanza del crocifisso;
do un breve e finale sabato terreno il successore del sommo pontefice. si vendono e si comprano le chiese,
di maggiore giustizia, pace e libertà, Per Gioacchino il libro dell’Apoca- si commette il sacrilegio di ammet-
si realizzerà attraverso l’evoluzione lisse di Giovanni contiene in forma tere al chiericato tutti coloro che
spirituale della Chiesa, che assume- simbolica il passato, il presente e il ambiscono ad esso per lucro; ven-
rà forme di vita religiosa più pure, futuro della Chiesa: in parte è già gono respinti quelli che vivono nel
più contemplative, e proprio per racconto, in parte rimane profezia. rinnegamento e nel nascondimento,
questo più attive dal punto di vista Preso dall’urgenza di una riforma mentre vengono associati al clero in
pastorale e più efficaci ai fini della della cristianità prostrata da mali e modo indifferente coloro che possie-
evangelizzazione universale. La ter- corruzioni, impegnata in conflitti e dono astuzia"2. Altrettanto severo è
za età della storia della salvezza non lacerata da divisioni, egli proclama l’attacco rivolto ai monaci: "In real-
sorgerà all’esterno della Chiesa isti- la necessità del pentimento e del- tà, anche molti abati in occasione di
tuzionale o contro di essa, ma proce- privilegi e per la cura dei beni eccle-
derà dal suo interno e si instaurerà 1 Si vedano al riguardo le espressioni siastici, immergendosi nelle faccen-
grazie ad essa. dell’Aepistula prologalis o Testamento di de secolari, hanno perduto del tutto
Gioacchino, "….le porte dell’inferno non
Il divino mistero della Chiesa si di- possono prevalere nei suoi confronti (del-
il dono di contemplare la realtà del
spiega in forma organizzata all’inter- la Chiesa), e, quand’anche momentanea- cielo"3. E ancora: "Dal tempo di san
no della storia e pertanto la Chiesa è mente sia sconvolta e colpita da tempeste,
coinvolta nel mutamento ed esposta la sua fede non verrà meno sino alla fine
dei secoli ". 2 T, 243-248
ai limiti, alla fragilità, agli errori e C, p.6 3 C, f 94 b-d
Il teologo 89

a fianco
Cattedra Papale a San Giovanni in
Laterano (Roma)

Benedetto, sotto cui il popolo cristia- si dimostra perplesso sulla crociata della fraternità e della solidarietà, la
no fu confermato nella fede cattoli- armata per la riconquista dei luoghi risolutezza nel darsi e nel rispettare
ca, è scomparsa dal mondo quella santi e la propagazione della fede: regole comuni rinunciando ad ogni
perfezione della vita eremitica nel "Forse avverrà che i Cristiani riusci- forma di privilegio. I viri spirituales
momento in cui i monaci comincia- ranno a prevalere più con la predica- operano nella fase terminale dell’età
rono ad avere fattorie e contadini e zione che con le armi"7. del Figlio e in quella iniziale dello
a non avere della gloria monastica L’avvento di una Chiesa più spiritua- Spirito Santo10, durante la quale la
altro che il nome"4. Altrove nota che le si realizzerà nella terza età dopo la loro azione sarà riconosciuta, so-
"i monasteri hanno trascurato non sconfitta dell’Anticristo ad opera di stenuta e incoraggiata da un papa
poche regole di San Benedetto; han- uomini spirituali, contemplativi e atti- santo che Gioacchino vede profetiz-
no voluto essere ricchi sotto la regola vi nello stesso tempo8, guidati da un zato nell’angelo che sale da Oriente
della povertà"5. predicatore di verità, che Gioacchino segnato con il sigillo del Dio vivente
Per Gioacchino da Fiore il conflitto vede preannunziato nell’angelo pos- di Apoc. 7,2, al quale "sarà data pie-
con l’Impero costituisce un grave fat- sente e luminoso di Apocalisse 109. na libertà per innovare la religione
tore di crisi per la Chiesa. Come gli Questi uomini nuovi costituisco- cristiana e per predicare il verbo di
antichi re di Babilonia opprimevano no un fattore inedito nell’orizzonte Dio"11. Ciò accadrà nella quaranta-
Israele, così gli imperatori tedeschi della Chiesa. Essi daranno inizio ad duesima generazione dall’incarna-
opprimono la Chiesa, che ad essi un novus ordo inteso non come isti- zione, che è simmetrica e speculare
deve contrapporre non una superba tuzione monastica, ma come nuovo alla quarantaduesima generazione
dimostrazione di forza, ma una umi- ordine spirituale e nuova forma di dopo Giacobbe, nel corso della quale
le e purificatrice capacità di soppor- vita religiosa. La Chiesa della terza Zorobabel salì con molti seguaci da
tazione lottando solo con armi spiri- età non sarà pertanto caratterizzata Babilonia a Gerusalemme dove rico-
tuali: "Ritieni tu di poter difendere la dalla preminenza gerarchica dei mo- struì il tempio che era stato distrutto.
tua libertà, anche se giusta e in nome naci sui chierici e sui coniugati, ma La figura del papa angelico innova-
della fede, con una legione di arma- dalla diffusione universale dei pre- tore, contemplativo e predicatore,
ti? Fa’ dunque ciò che ti è possibile, ziosi frutti ereditati dalla spiritualità iniziatore della Ecclesia Spiritualis del
finché puoi, con la armi spirituali: monastica: lo spirito di povertà, la terzo stato, dimostra che il papato
se non puoi vincere con queste, fat- capacità di coniugare la vita attiva avrà una funzione attiva e maieuti-
ti da parte"6. Analogamente l’Abate con la vita contemplativa e il lavoro ca nei confronti dell’atteso rinnova-
con la preghiera, e inoltre l’esercizio mento. Nell’età dello Spirito Santo
4 C, 101 r2 il papato sarà esaltato: "Il successore
5 E,80 V 1-2 7 E. 164 v2. di Pietro, - scrive Gioacchino - che
6 Ioachim Abbas Florensis, Intelligentia 8 Su questa duplice caratteristica dei Viri sarà in quell’epoca fedelissimo vi-
super calathis, edizione critica di Pietro De Spirituales cfr. M. Reeves, The influence of
Leo, in Gioacchino da Fiore Aspetti inediti Prophecy in the Later Midle Ages. A Study in
della vita e delle opere,Rubbettino, Soveria the Joachimism, Oxford, 1969, p.141. 10 Cfr. pp. 265-266.
Mannelli, 1988, pp. 143-144. 9 E., III, 137 r. 11 C, p 402
90 Il teologo

a fianco
Città del Vaticano.
La Basilica di San Pietro

cario di Cristo, si eleverà a sublimi le, per indicare i 1260 anni dell’Età i misteri saranno chiari e aperti ai
altezze, perché si adempia la pro- del Figlio, li definisce come quelli fedeli, perché con l’evolversi dell’età
fezia di Isaia: "Il monte della casa "in quibus consistunt novi testamenti il sapere sarà moltiplicato"19. Scrive
del Signore negli ultimi tempi sarà sacramenta (C,V,89,118a)"16. Egli ne Henry Mottu: "Gioacchino non au-
stabilito sulla vetta dei monti e si deduce che i sacramenti, intesi come spicò un’altra Chiesa; voleva sem-
innalzerà al di sopra delle colline. riti visibili ed efficaci della grazia di- plicemente (niente di più, ma niente
Vi affluiranno tutte le genti e molti vina, sono propri dell’età del Figlio di meno) la trasformazione di questa
popoli verranno e diranno: venite, e spariranno pertanto nell’età dello medesima Chiesa, la sua, alla quale
ascendiamo al monte del Signore e Spirito Santo. Ma il termine sacra- egli non aveva mai cessato di ap-
alla casa del Dio di Giacobbe, egli ci mentum significa anche mistero e partenere e dalla quale si aspettava
insegnerà le sue vie e noi cammine- nel latino ecclesiastico medievale il sostegno. Auspicava un vero pen-
remo per i suoi sentieri"12. In un pas- viene usato in senso generale per in- timento nel senso pieno di questa
so della Concordia l’abate dichiara: dicare "le cose sante significate dal- parola, non solo delle persone ma
"Non verrà dunque meno, non sia la Scrittura"17 In questo contesto, in anche delle istituzioni"20. Antonio
mai, la Chiesa di Pietro, che è il tro- piena coerenza con la struttura con- Crocco e Giovanni Di Napoli hanno
no di Cristo, ma rinnovata a maggio- cettuale del linguaggio e dell’esege- dimostrato ampiamente, con una
re gloria rimarrà stabile in eterno".13 si gioachimita, la parola sacramenta lettura competente e aderente agli
Nella terza età "il romano pontefice significa i profondi significati spi- scritti di Gioacchino, che la Chiesa
sarà privo della gloria e degli ono- rituali relativi all’insegnamento di del Terzo Stato non comporta la
ri consueti"14 e "il potere temporale Cristo ed agli eventi della storia del- dissoluzione della struttura e delle
della Chiesa sarà diminuito"15; il la salvezza durante l’epoca del nuo- figure della Chiesa istituzionale, ma
papa avrà proprio per questo presti- vo testamento, cioè durante l’età del la loro esaltazione spirituale e la loro
gio e un maggiore potere spirituale. Figlio. I sacramenta sono gli enigmi riforma in senso morale21.
Alcuni studiosi hanno attribuito a del testo scritturistico e della storia.
Gioacchino la prefigurazione di una Scrive Gioacchino: "E’ necessario 19 C 96v1
Chiesa senza sacramenti, e addirit- che molti misteri, che finora sono ri- 20 H. Mottu, La memoire……, p.27.
tura senza papato e senza gerarchia, masti nascosti negli scritti dell’uno e 21 Cfr. A. Crocco, Gioacchino da Fiore e il
una Chiesa di soli monaci ed ere- dell’altro testamento vengano svela- Gioachimismo, Liguori, Napoli, 1976, pp.
miti. H. Grundmann, per esempio, ti nel sesto tempo"18; "Nel terzo stato 91-114.
Cfr. A. Crocco, Genesi e significato dell’età
cita una frase di Gioacchino, il qua-
dello Spirito nell’escatologia di Gioacchino da
16 Cfr. H Grundmann, Studi …., p116 Fiore, in Storia e messaggio in Gioacchino da
12 C, ff 22c Fiore, Centro int. di studi gioachimiti, San
17 (Si veda Corpus Christianorum. Lexicon Giovanni in Fiore, 1986, pp. 197-224.
13 C, V, 65, f 95v2 Latinitatis Medii Aevi, Brepols, Turnholti, Cfr. G. Di Napoli, Teologia e storia in Gioac-
14 L.F.,tav. X 1986). chino da Fiore, in Storia e messaggio…, cit.,
15 L.F., tav. IV 18 E. 195 v2 pp. 127-138.
Il teologo 91

a fianco
San Benedetto

La successione del novus ordo non eli- del Regno inteso come istituzione. tanto a lungo conserva il medesimo
minerà dunque i fondamenti istitu- La successione non dissolve l’istitu- nome quanto a lungo non cessa di
zionali della Chiesa, il papato e l’epi- zione, ma ne presuppone sul piano esservi una successione nella stessa
scopato, ma ne cambierà la forma di storico e ne esige sul piano logico forma. Se invece escono da esso al-
vita religiosa. La conversione invo- la permanenza e la stabilità; anzi, cuni i quali, assunta una forma mi-
cata e prospettata da Gioacchino non quando è migliore la esalta, la rende gliore, sono trasformati in meglio, a
è né esteriore né superficiale, non più perfetta nella sua funzione. Allo quel punto non si dice che apparten-
riguarda l’involucro ma la sostanza. stesso modo Cristo, nel succedere al gono a quell’ordine ma ad un altro
Nei Tractatus super quatuor Evangelia, suo precursore Giovanni Battista, che procede da quello. Ma forse chi
opera ultima rimasta incompiuta a non ne interrompe la missione, ma vede che gli succede un tale frutto,
causa della morte, Gioacchino scri- l’assume e la compie in modo per- può dolersi per il fatto che cessa di
ve: "Dunque, quando si sarà mani- fetto. Infine Giovanni evangelista, essere in lui una perfezione parti-
festato nella Chiesa di Dio un tale discepolo prediletto, più incline colare ove a questa ne succeda una
fanciullo (cioè il il novus ordo spiri- alla vita contemplativa, succedette universale?"24. Il fatto che un novus
tualis) - che sia così contemplativo, a Pietro, capo della Chiesa, più in- ordo spiritualis, cioè una nuova forma
giusto, sapiente, spirituale, e che cline alla vita attiva, non nel prima- di vita religiosa, succederà alla forma
così possa succedere all’ordine dei to, ma per un diverso ordo, cioè per di vita religiosa in atto tra i vescovi
vescovi, stabilito dal Signore perché una diversa qualità e proprietà della non comporta la fine dell’episcopato
lo segua nella vita attiva, allo stesso forma di vita religiosa e dell’azione come funzione, ma significa, al di là
modo in cui Salomone succedette al apostolica. Se infatti le cinque chie- di ogni nominalismo, che l’istituzio-
re Davide, e Giovanni Evangelista a se fondate da Pietro rappresentano ne episcopale svolgerà in modo più
Pietro principe degli Apostoli, o me- cinque virtù, le sette chiese fondate perfetto il proprio ruolo attraverso
glio come lo stesso Cristo succedette da Giovanni rappresentano i sette una successione migliore. Parimenti
a Giovanni Battista - lieto e confor- doni della Spirito Santo.23 In questo il fatto che alla Chiesa di Pietro
tato in essi sosterrà in modo equa- passo dei Tractatus Gioacchino usa succederà la Chiesa di Giovanni,
nime e patirà i tormenti dell’Anti- il termine ordo proprio con questo così come Salomone succedette a
cristo, sapendo quello che gli dice il significato: "Sappiamo infatti che è Davide nel regno, non significa che
suo Signore in Pietro: Quando sarai la proprietà della forma della vita verrà meno il papato, ma che alla
vecchio un altro ti cingerà le vesti e ti religiosa e non la diversità di fede forma di vita religiosa appropriata
porterà dove tu non vuoi (Giov. 21, a far si che un ordine sia designato all’uomo Pietro, caratterizzata dalla
18)22. La successione del pacifico nel predecessore e un altro nel suc- vita attiva, succederà nel papato la
Salomone al bellicoso re Davide av- cessore. Quando infatti un certo or- forma di vita religiosa appropriata
viene all’interno e nella continuità dine comincia ad essere consacrato, all’uomo Giovanni, caratterizzata

22 TT, p 87 23 E, 79 rl 24 T, p 87.
92 Il teologo

a fianco
Apocalisse degli Angeli, particolare

dalla vita contemplativa. Dopo che si deve ritenere che in quel giorno zione spirituale dell’Età di Cristo,
si è realizzato il significato di Pietro, (della Pentecoste) sia stato per tut- non di un’altra età"29. Poiché lo
si realizzerà nel papato il significato ti compiuto ciò che il Signore ave- Spirito Santo è continuamente invia-
di Giovanni: all’ordo Petri subentrerà va promesso riguardo allo Spirito to dal Figlio, dal quale eternamente
l’ordo Iohannis. Santo".25 "Il Nuovo Testamento – af- procede all’interno della Trinità, non
Il tempo della Ecclesia spiritualis ferma Gioacchino - è gemello e qua- è possibile che la sua azione sia sosti-
sarà quello della piena esplicazione si duplice"26. Lo stato dello Spirito tutiva rispetto a quella del Figlio che
del Verbo. La Chiesa nell’età dello Santo è dunque interna all’econo- lo invia30. Pertanto nel terzo stato del
Spirito Santo sarà ancora la Chiesa mia del Nuovo Testamento e costi- mondo operano a extra sia il Figlio in
di Cristo. Essa sarà santificata da tuisce il compimento o la piena ma- quanto inviante sia lo Spirito Santo
una maggiore effusione della Grazia nifestazione dell’età del Figlio. La in quanto inviato. Come dimostra
di Cristo attraverso una più abbon- visione della storia della Chiesa in Bernard Mc Ginn: "per Gioacchino
dante elargizione dei doni dello Gioacchino è assai più cristocentrica lo Spirito Santo non è sostitutivo
Spirito che nella Trinità procede dal di quanto non si creda. Non c’è se- della figura di Cristo né integra una
Padre e dal Figlio e viene dal Padre parazione del Figlio dal suo Spirito, qualche insufficienza della sua ope-
e dal Figlio inviato alla Chiesa in non c’è superamento dell’età dello ra di salvezza, per quanto la natura
adempimento della promessa di Spirito rispetto a quella del Figlio, progressiva della comunicazione
Cristo: "E io pregherò il Padre ed né subalternità dell’età del Figlio ri- che lo Spirito fa dell’opera di Cristo
egli darà a voi un altro Consolatore, spetto a quella dello Spirito, non c’è conferisce un aspetto particolare alla
perché rimanga con voi in eterno", processo dialettico di tesi-antitesi, concezione gioachimita delle mis-
"ma il Consolatore, lo Spirito Santo, come ha temuto Henri De Lubac27. sioni divine"31.
che il padre manderà in nome mio, Henry Mottu, che nella sua tesi di Se con la resurrezione di Gesù ini-
vi insegnerà tutte le cose e vi ricor- dottorato del 1977 aveva espresso zia l’intelligenza spirituale dell’An-
derà tutto ciò che io vi ho detto" al riguardo alcune sottili perplessi- tico Testamento, con l’invio dello
(Giovanni XIV, 16 e 26), "...vi con- tà28, in un suo maturo contributo del Spirito comincia infatti la progressi-
viene che io vada; se infatti non me 1986 dimostra di averle del tutto su- va intelligenza spirituale del Nuovo
ne andrò il Consolatore non verrà a perate scrivendo tra l’altro: "La ma- Testamento.
voi. Ma se me ne andrò lo manderò nifestazione dello Spirito è dunque,
a voi", "quando verrà quello Spirito in ultima analisi, la piena manifesta- * Già Presidente del Centro Internazionale
di verità, vi insegnerà tutta la ve- Studi Gioachimiti
rità; non parlerà da se stesso, ma 25 E. I, 57 v2
29 H. Mottu, La memoire…, cit., p.23-24.
dirà ciò che ascolta e vi annuncerà 26 E 6 v1
30 Cfr. Bernard Mc Ginn, L’Abate Calabre-
le cose future" (Giovanni XVI, 7 e 27 Cfr. H. De Lubac, L’enigmatica attualità se, Genova, Marietti, pp. 187-191.
13). Gioacchino cita spesso nelle sue di Gioacchino da Fiore, in La posterità di Gio-
acchino da Fiore, Jaca Book, Milano, 1983, 31 B. Mc Ginn, L’Abate calabrese, cit., p. 191.
opere e soprattutto nei Tractatus su-
vol. II, pp.531-532.
per quatuor Evangelia questi passi del
28 Cfr. H. Mottu, La manifestazione …, cit.,
Vangelo di Giovanni. Per lui "non pp. 289-291.
Cultura e attualità 93

Liber figurarum
nuova forma
di comunicazione
Un nuovo simbolismo per parlare del Mistero agli uomini del
suo tempo

I
l Liber figurarum è forse l’espres- di un rovello ansioso. Gioacchino rispettando il più possibile la loro
sione più affascinante della cul- cerca, pensa, si agita al cospetto di originaria formulazione, e fu re-
tura figurativa gioachimita, che, Dio, e allo stesso tempo cerca, pen- sponsabile, se non dell’ideazione,
in un elaborato gioco di simboli- sa, si agita al cospetto di immagini almeno dell’esecuzione materiale
smi radicato nel complesso sistema viste di sfuggita durante studi rigo- del Liber figurarum, nel quale era-
del simbolismo iconografico dell’ar- rosi e austeri, immagini dimenticate no raccolte immagini originali di
te medievale, traspone in immagini che appaiono all’improvviso le più Gioacchino accompagnate da dida-
di notevole bellezza formale e sot- adatte per placare un tumulto inte- scalie in parte attribuibili al teologo
tile ingegnosità il pensiero e le idee riore incarnando e circoscrivendo e in parte riadattate con una sostan-
dell’abate calabrese. L’opera occupa, plasticamente ciò che il pensiero ziale fedeltà allo spirito delle sue te-
pertanto, un rango centrale tra i testi non riesce ad abbracciare con i suoi orie. Ben presto, tuttavia, all’interno
attribuiti di Gioacchino da Fiore sia ragionamenti. del movimento florense, si generò
per la bellezza delle sue immagini Quando i testi illustrati di Gioacchino un movimento autonomo, che si
sia per la sua intrinseca qualità di presero a circolare, nel primo perio- ispirava alle idee di Gioacchino, ma
sintesi di tematiche ardue e comples- do del movimento gioachimita, era che non esitava ad integrarle con
se, che ne fa un autentico compendio molto viva l’opera di diffusione delle altre teorie, solo in parte consonan-
delle principali teorie gioachimite. idee dell’abate di Fiore e tale attività ti con il suo messaggio. Tale movi-
Gioacchino da Fiore assegnava alle assumeva spesso i toni di una pro- mento produsse le Praemissiones,
immagini un ruolo fondamentale paganda piena di slancio e di calore, una sorta di edizione riveduta e
nel processo di interpretazione del- da farsi in qualunque momento e in corretta del Liber figurarum, databile
le Sacre Scritture, come strumento qualunque ambiente, senza limita- intorno alla metà del XIII secolo. Col
che permette di cogliere aspetti della zioni di tempo e di spazio. Testi come trascorrere del tempo le immagini di
Verità che sono celati alla mente ed il Liber figurarum passavano di mano Gioacchino e le sue stesse idee si dif-
addirittura sepolti sotto il velamen in mano tra i presenti e venivano fusero in modo autonomo, a volte,
delle parole: l’immagine mostra ciò commentati ad alta voce da chi si fa- indipendentemente l’una dall’altra,
che si vede con l’intuizione interna. ceva ardente apostolo delle profezie vennero riprese da Ordini religiosi o
Nei suoi scritti Gioacchino fa ripetu- di Gioacchino. Le immagini poteva- più semplicemente da gruppi di in-
tamente accenno a queste intuizio- no essere rovesciate rispetto al testo, dividui assai eterogenei, che mesco-
ni, vere e proprie folgorazioni che visto che sarebbero state comprese larono il messaggio di Gioacchino a
gli permettono di superare ostacoli anche senza leggere le didascalie. un coacervo di idee e di immagini
concettuali, penetrare il mistero e La diffusione delle idee di desunte da altre tradizioni. Grazie
cogliere quasi misticamente l’ogget- Gioacchino attraverso quella di im- a questo trapianto, a questa rielabo-
to della sua cogitatio, come un'espe- magini gioachimite iniziò subito razione, e perfino grazie ai frainten-
rienza percettiva che emana da un dopo la sua morte. Il suo successore, dimenti e alle forzature, lo spirito di
processo interiore. l’abate Matteo, di concerto con Luca Gioacchino sopravvisse all’interno
Le figure che balzano vividamente di Cosenza si impegnò nell’opera di di movimenti "gioachimiti", che ten-
davanti agli occhi sono il risultato trasmissione delle idee dell’Abate, nero vivo nei secoli lo slancio ideale
94 Cultura e attualità

Liber Figurarum -
Tavola delle sette età

verso il futuro dell’abate di Celico1. di spaziare oltre le trite polemiche massa confusa di apocrifi prodotti
Gli studiosi si sono cimentati pre- del passato che hanno incapsulato dai movimenti gioachimiti della se-
valentemente nel compito di inter- il dibattito e amputato le potenzia- conda metà del XIII secolo. La viru-
pretare i significati delle circa venti lità delle scoperte impedendo il se- lenza di queste posizioni è stata tale
figurazioni, lasciando, tuttavia, per reno svolgimento della ricerca, più che perfino chi, come la Reeves, ha
lunghi anni insolute questioni fon- di ogni altro scritto gioachimita ha rivendicato la paternità concettuale
damentali, come quelle sulla pater- risentito su di sé le ripercussioni di del Liber figurarum, non si è spinto
nità e la datazione dell’opera2. Testo una certa resistenza dogmatica di al punto di affermare apertamente
poliedrico e complesso, infatti, il tipo scientifico, che non ha permes- che è stato composto dal teologo ca-
Liber figurarum, che per la sua stes- so di valorizzare appieno le risorse labrese, invocando la presenza di un
sa composita natura richiederebbe disponibili e di fare tesoro di alcu- segretario fidato che avrebbe raccol-
un difficile studio di sintesi ispira- ne acquisizioni mettendo d’accor- to e organizzato materiale genuino.
to a criteri multidisciplinari, capace do le logiche di discipline diverse. Appare, inoltre, ancora piuttosto in-
Quando Leone Tondelli scoprì il sondato il campo dello studio della
1 Cf. F. Troncarelli, Il Liber figurarum tra codice reggiano del Liber figurarum cultura figurativa di Gioacchino e
“gioachimiti” e “gioachimisti”, in Gioacchino si scatenarono reazioni tutt’altro che dei suoi seguaci, che ripensi al pro-
da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Innocen- pacifiche, motivate da pregiudizi blema delle fonti, delle illustrazioni
zo III, Atti del 5° Congresso internaziona-
le di Studi Gioachimiti. San Giovanni in ideologici: studiosi come Russo o e del loro significato, seguendo la di-
Fiore, 16-21 settembre 1999, a cura di R. Foberti non potevano accettare che rezione dell’analisi delle componen-
Rusconi, Roma 2001, pp. 267-286, in part- Gioacchino avesse composto testi ai ti locali dell’iconografia gioachimita,
colare p. 281.
limiti dell’ortodossia e contestaro- le sue radici nelle tradizioni specifi-
2 L. Tondelli – M. Reeves – B. Hirsch-
no la datazione del codice e la sua camente calabresi, come quella rap-
Reich, Il Libro delle Figure dell’abate Gioac-
chino da Fiore, II, Torino 1953, pp. 5-31. paternità, relegando l’opera nella presentata dalle immagini mnemo-
Cultura e attualità 95

tecniche dei codici di Cassiodoro o complesso ed articolato quadro di contrassegno dell’ideale monastico
quella delle illustrazioni circolanti proporzioni e rapporti numerici, e più puro ed elevato incarnato dalla
in Italia meridionale con i suoi pecu- perfino geometrici, che dà vita a un tradizione cistercense. L’albero fini-
liari e specifici contatti con il mondo organico sistema strutturale di con- sce, così, per costituire in Gioacchino
bizantino, che risolverebbe aporie cordanze tra tipi vetero-testamentari il motivo figurativo che meglio adat-
insanabili per gli storici dell’arte e e antitipi della storia di Cristo, di ta sul piano grafico il concetto di
della miniatura, come quelle legate cui il Liber figurarum rappresenta sviluppo progressivo della storia
all’aspetto brillante e fiorito delle una sorta di «manuale» esemplifi- cristiana attraverso l’insegnamento
immagini del manoscritto reggiano. cativo, un corollario didattico, che spirituale della Chiesa universale.
Non risulta, invece, molto pertinente illustra iconograficamente la concor- Esso offriva, peraltro, il vantaggio
un confronto analogico tra l’univer- danza di volta in volta sviluppata. di richiamare un privilegiato le-
so, la maniera figurativa gioachimita L’immagine dunque, non assume in game con la tradizione esegetico-
e le molte immagini affini presenti Gioacchino una ridondanza retorica figurativa antecedente, proiettando
nell’iconografia medievale, come che adombra la verità dietro un fit- visivamente in un ideale sviluppo
ad esempio l’Albero di Jesse del- tizio esempio figurato, ma diviene l’immagine dell’arca di Noè, già
lo pseudo-Ugo da San Vittore, dal una similitudo significans che si assu- ampiamente in uso come emblema
momento che la parentela è soltanto me solo a verità già percepita, ad uso della storia cristiana, dove la croce
generica e il paragone coglie unica- di coloro che tardiores sunt ingenii. del Logos, che divide la struttura,
mente un'affinità d’epoca, spunti L’esegeta sfrutta, per così dire, l’im- serviva a conferire all’insieme l’idea
in comune, tradizioni egualmente magine materiale come via d’acces- della diversitas christianorum unifi-
condivise, ma non la specifica indi- so a un significato spirituale che si cata dall’immutabilità dello Spirito.
vidualità delle singole esperienze: se dischiude non già nella dimensione Gioacchino innova il motivo, par-
è senza dubbio vero che Gioacchino esteriore, ma all’anima. Gioacchino tendo dall’impiego del medesimo
è un uomo del suo tempo e ne con- si situa al riguardo nel ricco alveo significativo asse longitudinale, che
divide tendenze e cultura, altrettan- della dottrina «psicologica» avvia- egli trasforma in albero, in cui l’idea
to però il teologo calabrese espres- ta da Agostino e ripresa, con nuovi della storia come progressione e svi-
se in sé una propria individualità, apporti neoplatonici, da Ugo di San luppo si mescola con buona eviden-
un’identità maturata nei lunghi anni Vittore e dalla monastica bernardia- za al concetto di continuità: il fusto
di meditazione nell’ambiente cala- na e cistercense prima dell’avvento dell’albero, che è tipo dello Spirito
brese e nelle fondazioni cistercensi, della scolastica e della sua caratteri- Santo, unisce ogni aspetto della sto-
su cui interviene un criterio del tutto stica maniera aristotelica. ria, il cui andamento trova fonda-
autonomo e originale di interpreta- A tale collaudata didattica dell’im- mento nelle radici, che raffigurano
zione del rapporto tra immagine e magine rispondono a pieno titolo il Padre, e si articola nei vari rami,
testo, nonché tra immagine e concet- gli alberi gioachimiti, che divengo- dove è simboleggiato il Figlio che
to teologico. no nell’esegeta un vero e proprio dal Padre stesso procede e a cui resta
La figura va, così, ad assolvere in strumento concettuale irrinuncia- sempre collegato.
Gioacchino una funzione spiccata- bile, con cui egli, a differenza dei La figura viene, dunque, elevata da
mente didattica. Per collocare nella modelli precedenti, senza termina- Gioacchino a strumento didattico
storia gli eventi futuri, Gioacchino, re la linea delle generazioni con le determinante, mezzo idoneo di una
suddivide il tempo secondo un ordi- figure dei contemporanei – il Papa rappresentazione pittorica che inter-
ne che presenta antecedenti soprat- e l’Imperatore – ma disponendo in- viene a completamento della parola
tutto nel metodo teologico-esegetico vece gli ordini monastici nello spa- e del testo laddove essi, alla ricerca
sviluppato, nel corso del XII secolo, zio tra l’Incarnazione e la seconda soprattutto della significazione dello
dal pensiero di Ugo di San Vittore: venuta di Cristo, illustra un motivo spirituale considerato come l’invisi-
il fine di pervenire alla conoscenza centrale della spiritualità monastica bile senza materia, non trovano più
del futuro si perseguiva mediante medioevale, non proiettata verso il immagini o metafore efficaci. Essa
un procedimento – ampiamente ra- solo dominio astratto e intellettuale fuoriesce così anche dall’arsenale
dicato nella tradizione prescolastica dell’ascetica trascendente, ma au- convenzionale del repertorio simbo-
dell’esegesi scritturistica e nel me- tentico tramite che veicola l’umanità lista proprio dell’arte cristiana, che
todo «tipologico» – di concordanza verso quella età nuova di palingene- aveva fino a quel momento rappre-
di fatti e personaggi dell’Antico e si totale della società cristiana, in cui sentato l’incorporeità con il ricorso a
del Nuovo Testamento inseriti in un l’attesa dello Spirito è posta sotto il strumenti puramente allusivi come
96 Cultura e attualità

il fondo in oro o la mandorla. che l’immagine è segno analogico di mezzo di figure lineari e astratte.
Nelle opere maggiori redatte negli realtà spirituali, Gioacchino colloca Qual era, dunque, il significato
ultimi due decenni del XII secolo tuttavia le sue figure anche all’inter- dell’opera prodotta dalla "bottega"
Gioacchino sottolinea con insistenza no di un processo dinamico in cui la di Gioacchino e concepita in linea
la necessità della figurazione, senza dimensione corporea dei segni dimi- di massima fedelmente rispetto alla
limitarsi a una semplice affermazio- nuisce nella misura in cui appare il sua "maniera"?
ne di principio, ma fornendo pure loro significato spirituale. Tale rive- Afferma in merito Marjorie Reeves,
delle istruzioni per la realizzazione lazione progressiva trova conclusio- una delle massime studiose delle fi-
grafica delle figure che egli stesso ne alla fine dei tempi, quando la pie- gurae gioachimite: «Il Liber figurarum
poi commenta. Nella Expositio in nezza delle scienze rende superfluo rappresenta un sommario definiti-
Apocalypsim e nello Psalterium de- ogni supporto corporeo di carattere vo e rigoroso dei principali temi di
cem chordarum le figure geometri- sacramentale. In questa prospettiva Gioacchino che erano lentamente
che del triangolo e del cerchio sono, la scelta dell’esegeta si direziona, emersi nella labirintica esposizione
così, al centro della sua riflessione, perciò, su segni ai quali il neoplato- delle sue opere. Deve essere sembra-
rispettivamente come strumenti nismo affidava uno statuto episte- to necessario ai suoi primi discepoli,
per visualizzare la rivelazione pro- mologico di semiomi naturali dalla davanti a quella che abbiamo defini-
gressiva della Trinità nella storia e connotazione corporea minima: le to immaginazione caleidoscopica del
per dimostrarne l’unità. Tali figure figure piane. Tra di esse Gioacchino maestro, fissare strutture portanti del
obbediscono a dei presupposti fi- sceglie quelle che sono delimitate suo pensiero in una forma fissa».
losofici platonici e neoplatonici, sia da un numero minimo di linee, il Tale opinione è avvalorata dal fatto
pure filtrati attraverso il vaglio del- cerchio e il triangolo. L’impiego del- che nelle figurae il Liber si presentava
la speculazione cristiana: il numero la figura geometrica in Gioacchino come una sorta di appendice riassun-
esiste ab aeterno nel pensiero divino costituisce, così, il punto d’approdo tiva delle opere dell’Abate di Fiore,
e struttura il mondo creato; in esso dell’estetica romanica cistercense, rispondente a un criterio di comple-
e per mezzo di esso si manifesta la in cui l’autore ha come sua specifi- mentarità rispetto alle opere maggio-
razionalità divina; la figura geome- ca finalità quella di sottoporre dei ri che i primi discepoli di Gioacchino
trica è, pertanto, strumento concet- contenuti spirituali a dei monaci per dovettero avere ben presente.
tuale di dimostrazione di
realtà intelligibili. Le figure
geometriche di Gioacchino
non sono, dunque, meri pro-
dotti di fantasia, ma obbedi-
scono a specifici presuppo-
sti filosofici, scaturenti dal
platonismo agostiniano e
dei grammatici del XII seco-
lo, di cui l’esegeta fa propri
i termini tecnici della dialet-
tica, assimilando le figure
del triangolo e del cerchio ai
segni linguistici del discorso
divino: trovandosi all’incro-
cio dei domini del sensibile
e dell’intelligibile, le figure
geometriche esercitano una
funzione cognitiva e dimo-
strativa privilegiata in rap-
porto alla Trinità delle per-
sone e all’unità della natura
divina.
Se condivide con la teolo- Liber Figurarum - Tavola del
Drago dalle Sette Teste
gia del XII secolo l’opinione
Cultura e attualità 97

Marco Rainini*

Il pensiero simbolico
dell'Abate calabro
Le Figurae per elaborare il suo complesso e profondo pensiero

N
ella vasta opera dell’aba- «figure testuali», cioè figure integrate fine, il diagramma presenta una ca-
te Gioacchino da Fiore negli scritti e che in questi trovano ri- pacità sintetica che lo rende idoneo
(†1202) lo scritto che, fra ferimenti espliciti. A queste bisogna a rappresentare simultaneamente
quelli databili con certez- però aggiungere altre immagini anco- ciò che appartiene a ordini diversi, o
za, possiamo ritenere il più antico – ra, che testimoniano come tutta l’at- che verrebbe introdotto in successio-
la Genealogia antiquorum patrum, del tività di Gioacchino sia stata segnata ne nel discorso.
1176 – è la descrizione di un albero. dall’utilizzo di questi strumenti. Le figurae di Gioacchino presentano
Siamo dunque agli albori della sua La rilevanza delle «figurae» come dunque, almeno in genere, un assetto
attività di scrittore: sono trascorsi, luogo di elaborazione del proprio marcatamente diagrammatico; e tut-
con ogni probabilità, dieci anni cir- pensiero, prima ancora che come tavia questo non basta a spiegarne né
ca dal suo ingresso nel monastero di strumento della sua comunicazio- il carattere, né la specificità, e nem-
Corazzo, in Calabria; cinque-sei anni ne, è ben presente a Gioacchino, che meno la potenza evocativa. Vi è un
al massimo dalla sua elezione ad spesso nelle sue opere si mostra co- ulteriore elemento, che rappresenta
abate. Tuttavia, il testo mostra già al- sciente di questa specificità: «orga- una componente qualificante della
meno alcuni elementi fondamentali nizziamo una figura, come è nostra teologia del XII secolo, e che tuttavia,
della sua speculazione e del suo me- abitudine», dice l’Abate proponen- ancora una volta, Gioacchino è in
todo: in particolare, appunto, l’aba- do un’immagine stilizzata, per mo- grado di elaborare fino a esiti di no-
te fa già riferimento a una figura, e strare i caratteri della sua dottrina tevole impatto. Si tratta dell’impiego
a una figura di albero. L’immagine trinitaria. Le figurae sembrano quasi di elementi simbolici.
descritta corrisponde a una delle implicate dal suo sistema: le simme- Il problema di che cosa si debba in-
tavole raccolte nel cosiddetto «Liber trie, i paralleli, le corrispondenze che tendere con «elementi simbolici»,
Figurarum», la collezione di dia- Gioacchino stabilisce si comprendo- o con «simbolo», è evidentemente
grammi e disegni di Gioacchino te- no e si esprimono in maniera certa- molto vasto. Limitiamoci qui a dire
stimoniata in alcuni manoscritti. Va mente più chiara e immediata nelle che il simbolo è anzitutto un «se-
precisato che, con ogni probabilità, linee dei diagrammi, piuttosto che gno»: con esso, quindi, secondo una
le copie che possediamo non sono nella prosa e nella struttura, spesso definizione classica, «una cosa viene
autografe, ma copie degli originali poco chiare, delle sue opere scritte. presentata, e ne viene intesa un’al-
stesi dall’abate, databili entro il seco- Tramite la rappresentazione dia- tra». Tuttavia, a differenza di quan-
lo successivo alla sua morte. grammatica si procede ad una sinte- to avviene con un segno arbitrario,
La storiografia suddivide – con qual- si, ad una sorta di condensazione dei quale per esempio un segno mate-
che approssimazione – le immagini significati, che potrà essere soggetta matico – una crocetta per l’addizione
attribuite o attribuibili a Gioacchino ad espansione da parte del lettore. –, nel simbolo l’espressione riprodu-
in tre gruppi: «Liber Figurarum» e Colui che si trova di fronte al dia- ce alcune proprietà di ciò a cui rinvia:
suoi «frammenti»; «Praemissiones», gramma dovrà insomma decodifi- vi è analogia; o piuttosto, vi è sempre
ossia figure rielaborate dai discepoli carlo, e nel far questo potrà scegliere un minimo di relazione naturale fra
dopo la morte di Gioacchino, proba- alcune fra le diverse piste di lettura, significante e significato.
bilmente su schizzi originari, raccolte fra le diverse opzioni – i diversi per- Tutti questi caratteri li troviamo nel-
e in genere premesse allo scritto apo- corsi – che le linee del diagramma le figurae di Gioacchino. Facciamo
crifo dell’Abate Super Esaiam; infine, offrono. Rispetto al testo scritto, in- un esempio, prendendo in consi-
98 Cultura e attualità

a fianco
Liber Figurarum - Tavola
L'Aquila (Antico Testamento)

rimangono a formare il tronco, lad-


dove le rimanenti dieci, patriarcali e
dell’Asia Minore, erano lontano da
esso. Altri elementi vengono chia-
mati in causa dalla figura dell’Abate:
all’altezza dello snodo fra il tempo
dell’Antico Testamento e quello del
Nuovo, troviamo l’immagine di un
innesto di una vite su un fico, come
mostra la differenza di vegetazione
fra i rami superiori, del tempo del
Nuovo Testamento, e quelli inferiori
dell’epoca veterotestamentaria. Per
riassumere: l’idea di crescita; il dif-
fondersi dei rami, più o meno vicini
al tronco, che si sviluppa anch’esso
da altri rami; i frutti diversi; l’idea di
continuità-discontinuità, ma anche
di un intervento in qualche modo
violento, implicata dall’innesto.
Sono tutti elementi simbolici, che,
lungi dall’esaurirsi nella spiegazio-
ne che l’abate accenna nelle descri-
zioni, possono rinviare a ulteriori
riflessioni e chiavi interpretative.
derazione il diagramma dell’albero sta caratteristica mostrando come Tutti questi elementi contribuiscono
«dei due avventi», che per l’abate è dei dodici rami che si dipartono dal a fare delle figurae di Gioacchino da
immagine dello sviluppo della storia nodo di Giacobbe, ossia delle dodici Fiore non solo degli oggetti di studio
della salvezza. L’associazione non è tribù di Israele, soltanto due, Giuda di straordinario interesse, ma anche
arbitraria: l’albero rimanda a qualco- e Beniamino, vadano a unirsi nel delle immagini di grande fascino: un
sa di vivo, a qualcosa che si sviluppa tronco, mentre le altre dieci tribù si fascino che aumenta, man mano che
nel tempo, che cresce. E, d’altro can- allontanano, per poi perdersi: non se ne approfondisce la conoscenza.
to, si tratta di una crescita che per- torneranno dall’esilio di Babilonia.
corre diverse vie: il tronco si innalza Uno sviluppo analogo lo conosco- * Docente di Storia della Filosofia
lungo un solo ramo, fra i molti che no i dodici rami delle chiese: solo medievale presso lo Studio Filosofico
si allargano. Gioacchino sfrutta que- la Chiesa romana e quella di Efeso Domenicano di Bologna
Cultura e attualità 99

Marjorie Reeves*

La terza età:
il debito di Dante verso
Gioacchino da Fiore
Il Sommo poeta ha studiato sul Liber Figurarum

L
e denunce di Gioacchino estende l’accusa alla società in gene- i due grandi momenti culminanti.
sulla corruzione spirituale rale: fede e innocenza si trovano solo Nella quarantaduesima generazio-
e la mondanità nella Chiesa nei fanciulli prima che cominci la ne dopo Giacobbe, Zorobabel, figlio
erano convergenti con le in- corruzione; la cupidigia contamina di Salathiel, salì con molti seguaci da
vettive di Dante contro i mali della ogni frutto sano. Tuttavia ella imme- Babilonia a Gerusalemme e là rico-
Chiesa e della società. Gioacchino diatamente prorompe in una grande struì il tempio che era stato distrutto.
attendeva tra breve la tribolazione affermazione profetica: presto verrà Nella chiesa la quarantaduesima ge-
del massimo Anticristo e l’apice del il tempo in cui le poppe delle navi nerazione dall’Incarnazione inizierà
peccato nelle alte gerarchie. Dante invertiranno la rotta e il buon frut- nell’anno che solo Dio conosce. In
credeva di essere già in quella crisi, to verrà dopo il fiore (Parad. XXVII, questa generazione, quando sarà stata
poiché la Chiesa era stata trasfor- 28-148). Su che cosa Dante ha basato sostenuta la tribolazione generale ed il
mata nella meretrice e il gigante questa straordinaria affermazione buon grano sarà stato liberato da ogni
l’aveva portata via (Purg. XXXII, che sembrava andare contro tutti erbaccia, uno, quasi novus dux, salirà
136-160). Tuttavia l’incrollabile fede i fatti? La mia tesi è che la visione dalla nuova Babilonia, cioè il pontefice
di Gioacchino nell’opera della divi- di Dante traeva la sua forza da una universale della nuova Gerusalemme
na Trinità nella storia lo condusse lettura profetica della storia simile che è la Chiesa. Anche Gioacchino
senza esitazione alla manifestazione a quella di Gioacchino, e che la sua trova questo novus dux simboleggiato
finale dello Spirito nella Terza Età. Nuova Età è la trasfigurazione poli- dall’angelo dell’Apocalisse che ascen-
Per quanto riguarda Dante, sem- tica del Terzo Status di Gioacchino. de dall’Oriente con il segno del Dio vi-
bra quasi impossibile che sia potu- Gioacchino e Dante aspettano l’uno vente. A lui sarà data piena libertà per
to uscire dalla sua dura esperienza un papato rigenerato, l’altro un impe- innovare la religione cristiana.
come ottimista intorno al futuro. La ro rigenerato. E’ possibile che Dante Per Dante il Veltro troverà il suo so-
sua carriera a Firenze era stata bru- abbia cambiato la profezia dell’uno stentamento non nella terra e nel de-
talmente stroncata, le sue speranze nell’altro? Qui giungo alla mia ipote- naro, ma nella sapienza, nell’amore
politiche erano state distrutte con il si. Nel quarto libro del Liber Concordie e nella virtù, e riporterà la lupa della
crollo della spedizione dell’impera- ricorre una delle più sorprendenti e cupidigia nell’Inferno (Inf. I, 103-111).
tore Enrico VII; egli fu costretto ad più esplicite profezie di Gioacchino Quando verrà – si chiede Dante – co-
assaporare l’amaro pane dell’esilio intorno alla leadership all’inizio del- lui per mezzo del quale la lupa andrà
per tutto il resto della vita. Tuttavia la terza età. Essa si trova nel contesto via? (Purg., XX, 13-15). Alla fine del
sembra che proprio alla fine egli at- delle concordie che egli stabilisce tra Purgatorio Beatrice profetizza l’av-
tendeva un salvatore ed una rivolu- le generazioni della vecchia economia vento di quel misterioso messaggero
zione spirituale. Nel Cielo Stellato e quelle della nuova. In questo simbo- di Dio, il Cinquecento dieci e cinque,
San Pietro diventa rosso dalla rab- lismo numerico la quarantaduesima che sarà erede dell’aquila romana e
bia per le malvagie azioni dei suoi generazione da Giacobbe, e, paralle- distruggerà il potere corrotto nello
successori e tutto il Paradiso arros- lamente, la quarantaduesima genera- stato (il gigante) e nella Chiesa (la me-
sisce dalla vergogna. Allora Beatrice zione dall’Incarnazione costituiscono retrice) (Purg. XXXIII, 37-45). Infine
100 Cultura e attualità

abbiamo nel Paradiso la profezia ci- Cristo. La coincidenza numerica è sor- futuro dux era basata sulla profezia
tata: le navi verranno affidate ad un prendente. La concordia gioachimita gioachimita del novus dux, il quale
timoniere, cosicché navigheranno tra il vecchio e il nuovo Zorobabel si in concordanza con lo Zorobabel del
nella giusta direzione (Parad. XXVII, sarebbe armonizzata con la lettura di 515 a. C. sarebbe apparso nel prossi-
145-148). Molti studiosi hanno cercato Dante dei segni provvidenziali della mo futuro per ricostruire la società
il significato dell’enigmatica profezia storia. È possibile che egli abbia pre- cristiana. Se così fosse, ciò impliche-
di Beatrice alla fine del Purgatorio so questa profezia dal Liber Concordie, rebbe una relazione ancora più stret-
riguardante il Cinquecento dieci e cin- l’abbia trasformata in quella di una ta di quanto già assodato tra il gran-
que nelle cifre romane DXU (Purg. guida politica e l’abbia celata nella de calabrese ed il grande fiorentino.
XXXIII, 43-45). E’ stato da lungo tem- duplice traccia del dux e della data.
po rilevato che scambiando le cifre ro- Copie del Liber Concordie erano di- Testo desunto e tradotto da AA. VV.,
mane si può formare DUX. Ed io stes- sponibili in varie parti. Sappiamo L’età dello Spirito e la fine dei tempi in
sa ho creduto per molto tempo nella che Dante ha letto opere di Ubertino Gioacchino da Fiore e nel gioachimismo
connessione tra il nuovo Zorobabel di da Casale e di Pietro Giovanni Olivi. medievale, Centro Internazionale di
Gioacchino ed il futuro condottiero di Appare verosimile che egli sia stato studi gioachimiti, San Giovanni in
Dante. Un fatto singolare ha trasfor- attratto dal Liber Concordie per il suo Fiore, 1986.
mato la mia opinione in un’ipotesi metodo di concordanze.
seria. Sapete la data in cui Zorobabel In breve: sembra esservi una ragio- * Già docente di Storia medievale presso
finì il secondo tempio? Era l’anno 515 nevole motivazione per avanzare la Columbia University e studiosa del
a.C., Cinquecento dieci e cinque avanti l’ipotesi che la profezia di Dante sul pensiero gioachimita
Cultura e attualità 101

Maria Cristina Parise Martirano*

Il calavrese
abate Giovacchino
di spirito profetico dotato
Guardando nel suo Figlio con l’Amore mento a lui si risolva nella breve cita- Importanza centrale per Dante come
che l’uno e l’altro etternalmente spira, zione riportata: un verso e mezzo! per Gioacchino da Fiore, riveste la
lo primo e ineffabile Valore    In fondo, la Divina Commedia è ispi- missione militante e salvifica della
rata ed animata dalla tensione inno- Chiesa nell’opera di redenzione re-
vatrice e profetica dell’Abate, di cui ligiosa e politica della società così

G
ià nell’esordio del canto X Dante, come è apparso più evidente come ugualmente importante è, per
del Paradiso ( il primo dei dopo la scoperta del Liber figurarum entrambi, la responsabilità della
canti dedicati al cielo del di Gioacchino, riprende e rilancia fi- Chiesa stessa nell’allora attuale si-
Sole) si preannuncia, con gure e simboli, connessi con le attese tuazione di generale degrado e cor-
l’allusione alla SS.Trinità, la presenza di rinnovamento morale e spirituale ruzione. Entrambi denunciano che
dell’abate Gioacchino che troveremo della cristianità. Infatti, come è stato le forze del male si annidano spes-
infatti tra gli spiriti sapienti verso la evidenziato più o meno da tutti gli so nel seno stesso della Chiesa e in
fine del canto XII. È così che a Dante studiosi dell’opera dantesca, forte è, ciò sono evidenti i richiami al testo
viene presentato da San Bonaventura, se non proprio l’influenza, almeno dell’Apocalisse, cui Gioacchino dedica
tra gli altri spiriti sapienti che compon- l’affinità col pensiero gioachimita che varie opere, il cui influsso si avverte
gono la seconda corona di beati, il no- affiora già fin dal primo canto dell’In- nella Commedia, dove costituisco-
stro Gioacchino da Fiore. In un’ottica ferno, nella profezia del Veltro/DUX. no come l’ordito su cui è tessuta la
mondana, potrebbe apparire incom-
prensibile il fatto che Gioacchino stia
proprio "dallato" a S. Bonaventura,
che, in vita, non solo aveva avversato
lui stesso, considerandolo falso profe-
ta ma anche i suoi seguaci combatten-
do aspramente gli spirituali gioachi-
niani. Allo stesso modo, nel canto X,
tra i beati della prima corona, Sigieri
di Brabante lo avevamo trovato alla
sinistra di S. Tommaso che, pure, ave-
va impugnato fortemente le sue dot-
trine. Qui, siamo nel Paradiso e nel
Paradiso regna la pace... assoluta!
Queste due presenze come bea-
ti, Gioacchino da Fiore e Sigieri di
Brabante, per certi versi, al suo tempo,
quasi in odore di eresia, dimostrano
anche la larghezza di pensiero di Dante
e la sua indipendenza di giudizio.
Per quanto riguarda Gioacchino da
Fiore non bisogna credere che il riferi-
102 Cultura e attualità

trama di più di uno dei grandi temi ma il discorso ci porterebbe lontano.


del poema, nella sua dimensione Ritornando all’inizio del canto X con
storica ed escatologica, universale e cui ho aperto, abbiamo detto che già
personale. La figurazione apocalit- l’allusione alla Trinità, nella prima
tica della Chiesa come meretrice (la citata terzina, evoca la presenza di
“puttana sciolta” della processione Gioacchino, e l’evocazione continua
nella pagina precedente del Purgatorio) è ricorrente nei gio- anche nella strofa immediatamen-
Incisione raffigurante Paradiso achimiti spirituali e in Ubertino da te successiva, dove si esalta l’ordine
Dantesco di G. Dorè
Casale, con cui Dante aveva in comu- perfetto dell’Universo retto dalla
sotto ne sia l’odio per Bonifacio VIII, “prin- ineffabile Sapienza di Dio, versi che
Dipinto raffigurante Dante Alighieri,
particolare cipe dei nuovi farisei”, sia la certezza vengono dopo l’aspra invettiva con
dell’avvento di un messo di Dio che cui si chiude il canto IX contro la cor-
riporterà la Chiesa alla primitiva ruzione della Curia romana. Questo
povertà ed all’uccisione del mostro contrasto esprime, dopo la violenta
dell’Apocalisse. In fondo Dante attri- denuncia, quel raptus visionario che
buisce alla cupidigia umana e, come accomuna Dante all’Abate calabrese
Gioacchino da Fiore, della Chiesa e che, attraverso la contemplazione
in particolare l’origine di ogni male, di Dio trinitario, si fa visione profeti-
tanto che nel canto undicesimo, attra- ca e missionaria. E che dire dei suc-
verso la figura di S. Francesco esalta cessivi canti XI e XII (rispettivamen-
Madonna Povertà, ad imitazione del- te di S. Francesco e di S. Domenico)
la povertà di Cristo e degli apostoli, che, si può dire, nascono proprio da
secondo la tesi principale sostenuta, una profezia di Gioacchino? Secondo
appunto, dagli spirituali. Ma trovo una profezia attribuita a Gioacchino,
molto significativo il fatto che per infatti, presto sarebbero venuti due
Dante Gioacchino da Fiore sia già uomini "duo viri" che avrebbero sor-
santo, come oggi, grazie alla causa retto la Chiesa pericolante uno da un
di beatificazione ripresa su richiesta lato, l’altro dall’altro "unus hinc, alius
dell’Arcivescovo emerito di Cosenza, inde", a cui corrisponde perfetta-
monsignor Agostino, si tenta di ot- mente la rappresentazione dei “due
tenere. Sono passati otto secoli dalla principi”, la cui missione per la sal-
morte di Gioacchino da Fiore ed an- vezza della Chiesa Dante attribuisce
cora l’istanza di beatificazione, invia- alla Provvidenza, che "due principi
ta subito alla Santa Sede dai seguaci ordinò in suo favore, /che quinci e
florensi con la documentazione dei quindi le fosser per guida". E con tale
miracoli a lui attribuiti, non ha an- profezia si avviano i due canti "ge-
cora soluzione. Eppure Gioacchino melli" l’XI e il XII, con l’implicito rico-
è considerato beato e santo imme- noscimento della veridicità di questa
diatamente dopo la sua morte dalla e quindi anche delle altre profezie di
vox populi; è spesso rappresentato Gioacchino, che tra l’altro sarà espli-
con l’aureola, e nel rituale dei flo- citamente confermata nel verso 141
rensi veniva celebrata una messa il del canto XII con l’espressione: di spi-
30 marzo e il 29 maggio in suo onore rito profetico dotato.
come “beato”, così come è ricordato E siamo così ritornati alla presenta-
anche nei Sancta Santorum. Inoltre zione del nostro con cui mi fermo,
un’antifona nei vespri lo diceva do- non senza sottolineare alla mia ed
tato di spirito profetico, frase ripresa all’attenzione di tutti l'estrema somi-
appunto da Dante, che lo pone come glianza della situazione storica attua-
abbiamo detto tra i beati prescelti le a quella del suo tempo e... di Dante!
come paradigmi della Sapienza. E
qui ci sarebbe ancora da dissertare su * Presidente dell’Associazione “Dante
come Dante intendesse la sapienza, Alighieri” di Cosenza
Cultura e attualità 103

Raffaele Iaria

Gioacchino non ha nulla


del ribelle o dell'eretico
Intervista al Professor Franco Cardini, storico del Medioevo
“Rabano è qui, e lucemi dallato / il cala- insofferente, approdando a una di- tificia, anche se l’esperienza calabra
vrese abate Giovacchino / di spirito pro- mensione ascetico-mistica ed esca- e il periodo storico (l’età della terza
fetico dotato”. tologica, segnata da una vocazione crociata) obbligano l’Ordine forense
Nel XII libro del Paradiso così Dante propriamente profetica, che sen- a una considerazione intensa anche
Alighieri parla del monaco calabre- za dubbio non si può sostenere sia delle esperienze cristiano-orientali.
se Gioacchino da Fiore. Una figura estranea all’Ordine cistercense (cui
abbastanza nota: di lui si è scritto e Gioacchino originariamente appar- Prof. Cardini, l’Abate fu una per-
detto. Tutti sanno della gran mole di tiene) nelle sue espressioni più alte, sonalità del suo tempo? Qualcuno
produzione scritta attribuitagli: Liber ma che va al di là di esso in quanto sostiene che fra i suoi estimato-
de concordia, Psalterium, Commento l’imminenza di una nuova e con- ri ci fosse lo stesso Innocenzo III.
dell’Apocalisse, Liber Figurarum, ope- clusiva fase dell’avventura umana Corrisponde al vero?
re queste che si propongono di dare (l’Età dello Spirito Santo) obbliga Papa Innocenzo III conosce un’espe-
uno sguardo profondo e “diverso” a una visione nuova del mondo e rienza ecclesiale, giuridica e spiri-
su alcune problematiche teologiche della storia anche dal punto di vista tuale segnata da una fortissima di-
come il dualismo religioso tra il bene strettamente spirituale. namica: convinto della necessità di
e il male, l’interpretazione dei libri condurre a definitivo termine l’iter
dell’Apocalisse, la valenza semantica La proposta del monaco calabrese della Riforma ecclesiastica avviata
di alcune immagini bibliche, la fun- di una Chiesa spirituale che trova in nell’XI secolo – di risolvere quindi
zione e relativa collocazione gerar- un Nuovo Ordine il suo riferimento i grandi problemi dei rapporti tra
chica degli ordini religiosi. Un pun- non è antipapale, anzi si colloca in Sacerdotium e Regnum, della crocia-
to, questo, che creò i primi dissapori obbedienza stretta alla sede aposto- ta e della questione ereticale - con
tra la Chiesa ufficiale e Gioacchino, lica. È così? il Concilio Lateranense IV dimostra
frate tutt’altro che remissivo e ligio Gioacchino non ha proprio nulla di essere approdato a una visione
pienamente al dovere. del ribelle o dell’eretico. Se avver- profondamente apocalittico-escato-
Di questa grande figura abbiamo te il bisogno di distaccarsi dalla logica. Ciò lo pone in rapporto con
parlato, in questa intervista, con il Congregazione cistercense dell’or- la dimensione caratteristica della
prof. Franco Cardini. dine benedettino (così dovremmo spiritualità di Gioacchino. Ma non si
dire, anziché parlare di un “Ordine deve dimenticare che la teologia tri-
Prof. Cardini, nella storia della cistercense”) per fondare, con l’ab- nitaria di Gioacchino fu condannata
Chiesa Gioacchino da Fiore si pone bazia di San Giovanni in Fiore, una dal Concilio Lateranense IV.
a cavallo tra l’esperienza (conclusi- nuova Congregazione, ciò dipen-
va) del grande monachesimo e prima de appunto dalla necessità, ch’egli Il modo di comunicare la fede per fi-
della nuova esperienza di Francesco. profondamente avverte, d’indiriz- gure (Liber figurarum) è un tentativo
È l’epoca dei nuovi Ordini…Come si zare in senso profetico-escatologico di nuova evangelizzazione?
colloca la sua figura? la vita spirituale di monaci che si Lo definirei piuttosto l’espressione
L’esperienza monastica viene at- trovano alla vigilia dell’Avvento diretta del rapporto tra la concezione
traversata da Gioacchino da Fiore dell’Età dello Spirito Santo. Il qua- trinitaria di Gioacchino e la sua con-
in modo totale, ed egli ne affronta i dro di riferimento resta senza dub- cezione della storia espressa attraver-
limiti e finisce con il dimostrarsene bio la Chiesa latina e l’auctoritas pon- so forme che per un verso risentono
104 Cultura e attualità

a fianco
Lo studioso Franco Cardini

del metodo scolastico, per un altro del sec.XII, guidate dai principali so- Gioacchino, secondo Lei, ha in-
mostrano di volerlo superare. Ma va vrani europei, sono state altrettanti fluenzato il movimento di pensiero
tenuto presente che l’autentica pater- smacchi segnalati e sofferti in modo successivo: francescani spirituali,
nità gioachimita del Liber figurarum è speciale proprio in quell’ambiente teologi, lo stesso Dante... (non solo
oggetto di discussione. cistercense dal quale Gioacchino da per la citazione ma anche per diver-
Fiore proviene. La reazione della se immagini che si ritrovano nella
Quale il contesto storico dell’Euro- Chiesa al fallimento di quelle im- Divina Commedia).
pa dei tempi dell’Abate calabrese? prese e alla perdita del controllo di Ciò è stato appurato e approfondito
La crisi del rapporto tra Sacerdotium Gerusalemme da parte dei cristiani in varie ricerche relative appunto a
e Imperium, caratterizzata dalla la- occidentali è stata duplice: da una quel movimento che si designa ordi-
bilità del faticoso equilibrio rag- parte l’esigenza che quelle spedizio- nariamente come “gioachimismo”, ri-
giunto dopo il duro scontro dell’era ni passino sotto il diretto controllo guardo al quale è tuttavia necessario
barbarossiana; l’incipiente imporsi del Pontefice (la linea di Innocenzo ribadire due cose: primo, la distanza
delle grandi monarchie feudali che III), dall’altra quella della necessità obiettiva di Gioacchino rispetto al
prendono a disgregare le auctoritates di porre il problema del rapporto metodo abelardiano, quindi alla sco-
universalistiche; l’ormai sicuro affer- con il Cristo e la Terrasanta su basi lastica (non dimentichiamo che il suo
marsi dell’egemonia socioeconomi- nuove (la mistica del Graal da una commento alle Sententiae di Pietro
ca delle città mercantili e marinare parte, l’esperienza dell’alter Christus Lombardo è stato condannato dalla
d’Italia nel mondo mediterraneo; la francescano dall’altra). Chiesa); secondo, il gioachimismo
crisi del regno di Gerusalemme e la due-trecentesco parte sì da opere di
nuova stagione crociata; le avvisaglie Possiamo parlare di un monachesi- Gioacchino – peraltro in molti casi
della caduta dell’Impero bizantino. mo ponte fra l’esperienza orientale e spurie e/o sospette - ma si articola
quella occidentale di Benedetto? soprattutto al contatto con le vicende
Gioacchino parla di crociata ma con Senza dubbio Gioacchino resta fe- storiche e filosofiche del movimento
le armi spirituali…. dele all’esperienza di Benedetto, ma minoritico e della sua componente
Egli vive e conosce due crociate, d’altronde non si sottrae a influenze spirituale, quindi in una direzione che
quella del 1147-48 e quella del 1189- orientali che in terra calabra sono e risente senza dubbio del magistero di
92, e sappiamo che il re d’Inghilterra permangono forti. La mistica floren- Gioacchino ma che ne rappresenta
Riccardo I, di passaggio per Messina se si presenta ricchissima d’istanze uno sviluppo nuovo e inatteso (specie
diretto oltremare, gli rende visita: desunte dalla mistica greco-orien- nelle sue componenti antipontificie,
prova questa della sua raggiunta tale, fino all’esicasmo e, appunto, al antigerarchiche e in alcuni casi molto
fama. Tuttavia le due grandi crociate culto centrale dello Spirito Santo. prossime a posizioni ereticali).
Cultura e attualità 105

Enzo Gabrieli

Gioacchino,
Michelangelo
e la Sistina
N
el vasto campo dell’arte, terminante, al programma iconogra- Una vera mediazione non ferma
che nell’allegoria e nel fico del grande capolavoro. l’annuncio, non lo completa, anzi
simbolismo offre nume- Tra letture degli autori, forte com- lo spalanca permettendo all’altro di
rose vie di ispirazione, mittenza e consulenze teologiche, andare oltre, di andare verso l’Oltre,
c’è la non trascurabile influenza di Pfeiffer ha svelato quanto hanno pe- facendo sua quella interpretazione
Gioacchino da Fiore in uno dei ca- sato, fra le altre, le idee gioachimite e traducendola, a sua volta, con un
polavori dell’umanità: la Cappella che erano penetrate negli ambienti nuovo linguaggio.
Sistina. culturali e spirituali dell’epoca. Dire Dio nell’oggi della storia, di
Condotti per mano da “La Sistina Una vera e propria mediazione cul- ogni storia, è stata ed è l’ansia di cia-
Svelata” prezioso lavoro di Heinrich turale quella di Gioacchino che, nel scun teologo o uomo dello spirito;
W. Pfeiffer, sacerdote gesuita e indi- linguaggio allegorico e simbolico, ha dirlo con l’arte significa far proprio
scussa autorità scientifica nel campo “tradotto” ed interpretato gli arca- un messaggio ed offrire una pista di
dell’arte cristiana, ci è dato scoprire ni della Parola e il rivelarsi del Dio contemplazione, così come ci svela,
come la simbologia gioachimita ha Trino ed unico nella storia degli uo- in questa recente pubblicazione, il
contribuito, in maniera davvero de- mini. gesuita Pfeiffer.
106 Cultura e attualità

nella pagina precedente


La Cappella Sistina

a fianco
Jacopino del Conte, ritratto di
Michelangelo, 1530-40, NY Metropolitan
Museum of Art (particolare)

nella pagina successiva


Ciclo pittorico della volta della Sistina,
opera di Michelangelo

Nella lettura del testo emerge in pro- mente l’intera opera”. da Fiore che già poco prima del due-
porzione davvero significativa la fi- C’è in sostanza un programma fi- cento pose la questione nella sua opera
gura di Gioacchino nel tentativo di losofico-teologico, non solo storico- Concordia Novi ac Veteris Testamenti”.
una “lettura nuova” degli affreschi tipologico, che tocca le tematiche A supporto di questa tesi l’autore,
della Sistina, una lettura approfon- trinitarie, riprendendo ad esempio i proponendo un’ampia citazione
dita. Cerchi di chiara matrice gioachimita della Concordia, così prosegue “nel-
Per completezza introduttiva, ri- o la Genealogia di Gesù a cui l’Abate la relazione sposa-sposo che trova un’eco
mandando sempre e comunque al calabrese ha dedicato l’intera opera. in tutti gli affreschi della volta della
prezioso volume, in cui alcune im- L’autore del volume dedica un in- Sistina, è possibile, dunque, scorgere
precisioni relativamente alle opere e tero capitolo alla costante relazione uno dei principi integrativi applicato
all’abate calabrese sono dovute for- che appare per la prima volta nella nella strutturazione del programma de-
se solo ad una conoscenza parziale Concordia Novi ac Veteris Testamenti gli affreschi stessi. Abbiamo qui, perciò,
del personaggio va detto che, per dell’abate di Fiore. un’ulteriore dimostrazione dell’influsso
la verità è lo stesso autore, nell’epi- Secondo Pfeiffer il programma ico- determinante che Gioacchino da Fiore
logo, ad affermare relativamente al nografico esposto nella Cappella esercitò sul programma degli affreschi
programma pittorico, ad esempio, Sistina risale ad un antico sermone di della Cappella Sistina con la sua opera
che “non da ultimo, poi, da nuove in- Francesco Della Rovere (1448) scrit- Concordia novi ac veteris testamenti”.
terpretazioni dei dipinti ci ha messo in to per il vescovo di Padova Fantino Nel cuore di questa bellissima sinfo-
contatto con l’opera del grande abate ca- Dandolo. Il Sermone tenuto l’otto nia sulla Sistina, che eleva la figura
labrese, Gioacchino da Fiore, che meri- dicembre di quell’anno può essere dell’abate e ne evidenzia l’influente
terebbe forse una rivalutazione da parte messo in relazione con gli affreschi portata del suo linguaggio simboli-
della teologia contemporanea”. michelangioleschi (1508/1512), re- co, Pfeiffer cade nel luogo comune
L’autore, questo è certo, ci stimola alizzati sotto il pontificato di Giulio “dell’eresia di Gioacchino” e della non
ad un percorso di lettura dei cicli II, dove emergono numerosi dettagli ortodossia del suo insegnamento, af-
pittorici, oltre che storico-biblici, an- fino a farci concludere che “l’Ora- fermando finanche che la Concordia
che di natura spirituale e di natura zione della Immacolata ha costituito il sarebbe stata condannata dal
simbolica, vie che sono state utiliz- punto di partenza per il programma di Concilio Lateranense IV ed è opera
zate nei secoli per mediare lo stesso questi dipinti”. dell’“abate cistercense calabrese”.
annuncio della salvezza. Maria diventa nella tradizione te- La documentazione offerta in questo
Per tornare al rapporto, ancora tutto ologica Sposa-Immacolata in quanto lavoro chiarisce ampiamente l’orto-
da indagare, tra il messaggio gioa- modello della Chiesa e trova la sua dossia di Gioacchino e del suo inse-
chimita e la Sistina cogliamo alcuni forza nella considerazione paolina gnamento, apre nuove prospettive
spunti dall’innovativo contributo di Cristo-Sposo della stessa Chiesa. e vie di dialogo, partendo proprio
del padre gesuita che mostra, imma- “Questa relazione sposa-sposo può ave- dal fatto che l’Abate non ha ricevuto
gine per immagine, la “soggiacente re in sé, per l’uomo moderno, qualcosa mai nessuna condanna dal Concilio
struttura simbolica che ordina coerente- di sorprendente. Fu infatti Gioacchino Lateranense; anzi, proprio perché
Cultura e attualità 107

tenuto in grande considerazione, i ro diretto la sua ispirazione verso le dedicate ampie pagine del volume
Padri sono stati ben attenti ad utiliz- idee di Gioacchino spicca, ad esem- che abbiamo citato, con costante ri-
zare il termine “errore” e non quello pio, Pietro Colonna. ferimento all’Abate di Fiore.
di eresia o quello di condanna. Ecco Nel ciclo pittorico della Sistina ven- Ad esempio, nell’affresco di
perché la sua predicazione, il suo gono sviluppate le nuove concezio- Zorobabel sono messe in luce, attra-
messaggio, veniva esposto in lungo ni trinitarie che Michelangelo ebbe verso l’allegoria, le processioni trinita-
ed in largo, anche nella Roma dei modo di conoscere con molta pro- rie secondo la dottrina agostiniana e
papi, senza paure per l’ortodossia. babilità anche attraverso le prediche successivamente gioachimita.
La Concordia è stata fonte di ispira- del Savonarola a Firenze e a Roma Nell’affresco di Davide e Salomone,
zione dell’affresco della Temptatio dal francescano Pietro Galatino. invece, proprio l’immagine di
Moisi del Botticelli sostiene Pfeiffer; In ogni caso c’è da aggiungere che Betsabea diventa richiamo simbo-
basterebbe guardare l’affresco rap- nei primi decenni del XVI secolo a lismo del vetusto ordine benedetti-
presentante Mosè che rifugiatosi nel Roma la riflessione psicologica tri- no. Michelangelo non rappresenta
deserto diventa figura di Cristo e ri- nitaria era portata avanti anche da la moglie di Uria nella sua bellezza
leggere contestualmente il passo del- Egidio da Viterbo che influenzò non giovanile, ma nell’età avanzata, evi-
la Concordia, parte 2 foglio 31, “Non poco la teologia dell’epoca. denziando così un decadimento del-
rimane che concludere che Botticelli o, “Gioacchino suddivide la storia in sei lo stesso ordine, di cui lei è figura,
per lo meno, il suo consulente di teolo- epoche e ripartisce gli antenati di Gesù ed in generale del monachesimo,
gia conosceva la Concordia” aggiunge in base alla loro relazione, da lui imma- che dal compito della preghiera e
Pfeiffer. ginata con queste sei epoche. Così gli an- del silenzio si era trasformato in un
Il nesso tra il programma pittorico tenati di Gesù sono stati dipinti nei sei servizio pseudo militare di combat-
della Sistina e l’Abate è stato fatto no- spicchi delle arcate della volta e nelle ar- timento per il Regno.
tare anche alcuni anni fa dall’america- cate della volta ad esse relative. Come nel Nello stesso affresco sono evidenti
no Malcom Bull, ma se è vero che solo Vangelo di Matteo, nel programma de- sia nei colori che nelle forme l’Or-
un buon conoscitore della Concordia gli affreschi non figurano nella sequenza do clericorum, l’Ordo monachorum e
poteva ispirare Michelangelo è anche delle generazioni Acazia, Ioas e Amasia. quello coniugatorum.
vero che solo un buon conoscitore Inoltre, nella Concordia, sei antenati di Nel capitolo sui nuovi quadri della
dello stesso libro può leggerne tutte Gesù vengono messi in relazione, di vol- volta con le scene tratte dalla Genesi,
le particolarità. ta in volta con l’apertura di uno dei sette che rappresentano dal punto di vista
È un dato assodato che “l’artista stes- sigilli dell’Apocalisse di Giovanni. Si teologico la parte più significativa
so aveva molta familiarità con il patri- delineano così per Gioacchino sette età. del programma iconografico, l’auto-
monio di idee di Gioacchino da Fiore”e Nelle sei arcate della Cappella Sistina si re cita l’Expositio super septem visiones
ciò rivela un lato completamente trovano, invece, ripartite con sequenza libri Apocalypsis, un tempo attribuita
nuovo e sconosciuto della persona- regolare, sei antenati di Gesù, che rap- ad Ambrogio, le cui idee, in maniera
lità di Michelangelo; ma va anche presentano le prime sei epoche”. evidente, si ritrovano nella suddivi-
detto che fra i teologi che avrebbe- All’analisi di ciascuna lunetta sono sione trinitaria della storia della sal-
108 Cultura e attualità

vezza espressa da Gioacchino in tre mo luogo se ne è potuto appurare il vero Le idee dell’Abate calabrese si diffu-
ere: ante legem, sub lege e sub grazia. contenuto. Solo così si sono apprezzate sero ampiamente nei diversi ambien-
“La ripulitura degli affreschi di sotto questo nuovo aspetto le reali capa- ti culturali, grazie alle predicazioni e
Michelangelo nella Cappella Sistina è cità artistiche di Michelangelo”. allo studio di quelli che furono i suoi
stata definita il restauro del ventesimo Pfeiffer, che arriva a queste con- discepoli spirituali, parte di quella
secolo. Rendere di dominio pubblico gli clusioni, evidenzia però che lunga posterità a cui De Lubac ha
affreschi nei loro sfarzosi colori permet- Michelangelo, anche se da solo aves- dedicato una sua preziosa opera e
te uno studio sul loro significato prima se avuto una buona conoscenza del- che ancora oggi gradualmente s’ac-
d’ora inimmaginabile. Con il raffronto le opere dell’Abate calabrese e della cresce conoscendo l’Abate calabrese,
delle composizioni e i testi letterari che sua simbologia, non sarebbe stato che continua ad esercitare quel “pro-
hanno costituito la fonte originaria di capace di concepire da solo tutto il fondo fascino” per la sua capacità di
ispirazione, la Concordia Novi ac Veteris programma teologico senza l’aiuto sognare, grande “di questi sogni gran-
testamenti di Gioacchino da Fiore in pri- di qualche consulente. diosi non tutto era chimera”.

GIOACCHINO È
L'UOMO DEL
LOGOS
In una breve ma incisiva lettera a
Mons. Agostino il Cardinale Ruini
ha indicato un percorso interessante di
riscoperta teologica dell'abate

Il 12 ottobre del 2001 il cardinale Camillo Ruini, segretario di


Stato e vicario del Papa, faceva pervenire una lettera augu-
rale a monsignor Giuseppe Agostino, arcivescovo di Cosen-
za-Bisignano.
Evidenziando che la Carità doveva sempre caratterizzarsi
come "esigenza di emancipazione dell'uomo integrale" e
non si deve mai ridurre "a sterile prassi assistenzialistica o
a solidarismo deresponsabilizzante cosicché la promozione
culturale dell'uomo è la via per superare il nichilismo post-
moderno" ha inteso affermare con forza che anche l'aspetto
della promozione culturale è un'alta forma di solidarietà.
“La cultura non si esaurisce – scriveva ancora – negli aspetti
cognitivi e informativi, ma a partire da questi investe anche i
rapporti umani e sociali e tutta la vita degli uomini. È questa
circolarità tra agape e logos che ci consente di superare la
cultura del dominio, per trasformare le coscienze e costruire
una intelligente volontà di solidarietà a livello planetario".
Concludendo il presule ha voluto indicare alcuni testimoni
del Sud Italia che nella vita hanno incarnato concretamente sentieri per indagare la Rivelazione; il secondo, invece, testi-
questi concetti: “Mi piace ricordare questa dialettica tra fede, monia la centralità dell'agape come senso e fine ultimo del
spiritualità, cultura e carità nell'opera di testimoni e santi ca- logos e della vita comune degli uomini.
labresi. Infatti, le idee sono da ricondurre agli uomini concre- Lungi dal ritenere alternative queste due differenti testimo-
ti, alle loro vicende e alla storia che in parte hanno trovato e nianze di vita e di pensiero, ciascuna deve mettere in luce
in parte hanno cambiato. In particolare si pensi a Gioacchino l'urgenza di coniugare le istanze, affinchè la promozione del-
da Fiore e a san Francesco di Paola. Il primo rappresenta la Calabria e del Meridione divenga effettiva e radicata nella
l'impegno costante e indefesso del logos, che ricerca nuovi dialettica tra "pensiero" e "carità".
Cultura e attualità 109

Enzo Gabrieli

Cade il velo
della Cappella Sistina
Intervista a Padre Heinrich Pfeiffer. Una nuova chiave di lettura
del programma iconografico unitario dei codici gioachimiti

L
’autore ha dedicato la sua vano lavorare ad un unico progetto
vita a "decodificata" i lin- senza una forte committenza e senza
guaggi, lo stile, i colori un programma teologico ed icono-
e soprattutto il percorso grafico alle spalle.
storico-teologico degli affreschi, per Il suo volume è denso di citazioni
togliere ‘‘il velo” ad una delle più e di riferimenti all'Abate calabrese.
grandi opere realizzate dall’ingegno Cosa c'entra Gioacchino da Fiore
umano. con la Sistina?
Pfeiffer sostiene che i teologi ro- La Concordia è stata una delle im-
mani dell’epoca dell’esecuzione portanti fonti di ispirazioni dei
dei dipinti, lettori ed estimatori di teologi vissuti a Roma all'epoca
Gioacchino da Fiore, guidarono il dell'esecuzione dei dipinti, questo
genio pittorico di Michelangelo (e lo sappiamo con certezza. Furono
degli altri artisti che lavorarono nel- loro a guidare gli artisti, il Botticelli,
la Cappella dei Papi) tenendo pre- lo stesso Michelangelo. Nel caso di
sente quanto l’Abate aveva scritto quest'ultimo potrebbe essere stato
nel Liber Concordia Novi Veteris ac Pietro Colonna, molto interessato
Testamenti, lasciandosi ispirare am- alle idee di Gioacchino, tanto che nei
piamente dal profeta calabrese. Cristiana alla Pontificia Università suoi scritti lo richiama tantissimo.
Gregoriana. Ma nel suo volume parla di ispira-
Gioacchino, come tutti i profeti, Nato a Tubingen nel 1939, è entra- zione del programma iconografico?
non è stato mai in vendita. to nella Compagnia di Gesù nel Nella relazione sposo-sposa, che
È questa la sintesi della sua fortuna 1963 ed è stato ordinato sacerdote trova un eco molteplice in tutti gli
e della sua sfortuna nella storia del- nel 1969. Si è specializzato in storia affreschi della volta della Sistina è
la Chiesa, secondo padre Pfeiffer, dell'arte cristiana ed ha diretto per possibile scorgere uno dei principi
autore dell’autorevolissimo volume quasi un decennio il corso superio- integrativi applicato nella struttu-
“La Sistina svelata”. re dei Beni culturali. Per cinque anni razione del programma. Su questo
Lo abbiamo incontrato a San è stato membro della Commissione è evidente l'influsso della Concordia.
Giovanni in Fiore, sui luoghi Pontificia per i Beni culturali. Nessuno come Michelangelo ha rap-
dell'Abate, dove si è fatto "pellegri- Padre Pfeiffer lei ha parlato di uno presentato in maniera così ampia
no" con la passione e l'amore per svelamento della Sistina nel suo e particolareggiata gli antenati di
uno dei più grandi uomini del me- volume facendo riferimento al sim- Gesù, stirpe per stirpe. Ma c'è anche
dioevo, con la fede del credente, il bolismo medievale e alle costanti da dire, ad esempio, che in nessun
piglio dello studioso, la competenza influenze del gioachimismo? testo della letteratura cristiana la
del ricercatore. "Uno spirito libero, Chi vuole capire la Sistina deve par- successione Genealogica ha giocato
un cercatore di Dio ed un mistico", tire dal fatto che essa ha un unico un ruolo così importante come nel
queste le prime parole del gesuita ciclo pittorico-teologico. Artisti tan- Libro dell'Abate.
che insegna da anni Storia dell'Arte to grandi ma tanto diversi non pote- Una integrazione tra letteratura te-
110 Cultura e attualità

ologica ed arte?
Si, anche se è un percorso di ricer-
ca ancora tutto aperto. Molto c'è da
approfondire. Per quanto riguarda
Gioacchino e il ciclo pittorico della
Sistina ci sono numerosi temi che
possono essere associati.
Gioacchino usa molto il simbolo,
l’allegoria, come nel caso del Liber
Figurarum...
Quella grande opera è una sorta di
lavagna del professore. Gioacchino
non dice precisamente quelle cose.
Utilizza i simboli, le immagini, gli
schemi... come fa un docente alla
lavagna, per spiegarsi meglio. Una
mediazione culturale attraverso
l'immagine di un concetto profon-
do, mistico, profetico... Ecco perché
anche le tavole vanno colte in questa
direzione, così come il suo parlare.
Gioacchino ha attraversato i secoli,
ha toccato la letteratura, la pittura,
la spiritualità, ma...
Ma è guardato ancora con sospet-
to. È la sfortuna delle persone in-
telligenti. Pochi lo hanno mai letto,
altrettanto pochi sono quelli che lo
nella foto
conoscono. Si parla per sentito dire... Il Gesuita padre Heinrich Pfeiffer
è quanto gli è capitato anche dopo la
sua morte, anche se la Chiesa è stata
ben attenta a salvaguardare lui e il di storia dell’arte ad affinare e inte- to trovare sempre luoghi particolari
suo Ordine. grare i loro metodi, spesso basati, in dove lo Spirito si rende presente an-
Un legame, quello dell’Abate, che modo troppo unilaterale, esclusiva- che attraverso la bellezza del creato.
supera i confini della nostra terra ed mente sullo studio delle tecniche e
anche del suo tempo? dei materiali e sul linguaggio stilisti- Padre Pfeiffer ritorna a Roma con un
È uno spirito di dimensione univer- co e formale. bagaglio carico di libri sull'Abate che
sale, un grande uomo ed un grande In Gioacchino questo aspetto si può leggerà tutto d'un fiato. Gioacchino
credente. Come ho scritto alla fine del ritrovare nel Liber Figurarum e nella continua ad attraversare il tempo,
libro, la nuova interpretazione dei di- struttura architettonica degli edifici a raggiungere uomini ispiriti, tocca
pinti della Sistina ci ha messo in con- florensi? le corde dell'anima di quanti si pon-
tatto con l’opera del grande Abate Sicuramente. Anche perché nel me- gono sulla strada della ricerca per
calabrese, Gioacchino da Fiore, che dioevo questa sintesi è evidente in penetrare, affacciarsi sul mistero di
meriterebbe una rivalutazione da tantissime grandi personalità ma Dio, per contemplare la sua opera
parte della teologia contemporanea. anche in tante opere architettoniche, che si "svela" nel manifestarsi della
Cosa si propone con questa nuova pittoriche, letterarie. storia stessa dell'uomo.
lettura, questo svelamento della Come ha trovato i luoghi di Il linguaggio dell'incarnazione, usa-
Sistina? Gioacchino? to da Dio per farsi "vicino" all'uomo,
Vorrei suscitare da un lato l’inte- Sono affascinanti, come è affascinan- è la grammatica che i teologi, e più
resse dei teologi per i valori spiri- te la Calabria. Io la conoscevo, ma ci in generale i credenti, devono ri-
tuali degli affreschi della Cappella, torno sempre con grande entusia- prendere in mano per ricominciare a
dall’altro vorrei invitare gli studiosi smo. Gli uomini di Dio hanno sapu- dire Dio "oggi".
Cultura e attualità 111

Salvatore Angelo Oliverio

Gioacchino e Jung: l'era


Cristiana e l'Anticristo
L
’interpretazione junghia- religioso destinati a colmare il tre- del proprio tempo. "Quando oggi un
na di Gioacchino da Fiore mendo abisso apertosi con l’undice- paziente –nota Jung- emerge dal suo
coincide con l’analisi del simo secolo tra Cristo e Anticristo". stato inconscio, gli accade di essere
dramma etico-politico del Bisogna guardare in faccia l’ombra, confrontato con la sua ombra, ed
Novecento. Jung tratta più diffu- far emergere ed assimilare razional- egli deve decidersi per il bene, se no
samente di Gioacchino da Fiore in mente le verità e le esperienze sepol- è perduto." Per Gioacchino come per
Aion, opera pubblicata nel 1951, nei te nell’inconscio collettivo, snidare Jung, l’Età dello Spirito Santo sorge
capitoli VI, X, XIV e nella lettera a e combattere il male che è dentro e proprio dal risveglio contro l’An-
padre Victor White di Oxford Sul fuori di noi, persuadere al sacrifi- ticristo. Il senso e l’insistenza degli
problema del simbolo di Cristo pub- cio dell’io, convertirsi attraverso la appelli di Gioacchino e dello stes-
blicata nel 1953. Per Jung l’umani- rifondazione catartica del proprio so Jung sono inequivocabili e sono
tà del Novecento stava subendo la rapporto con la divinità, affinché si quasi sovrapponibili. Per Jung biso-
devastante eruzione del male che realizzino nella psiche quella purez- gna ritrovare "l’esperienza originale
si era accampato nella storia ed era za, quella coscienza, quella integrità dello spirito vivente, la cui fiamma
lacerata dall’antagonismo tra Dio e quell’armonia che si traducono, sul fu, malgrado tutti i fraintendimenti
e Satana, tra Cristo e Anticristo. piano storico, nell’unità e nella pace determinati dall’epoca, alimentata e
Bisognava trovare la consapevolez- del nuovo Eone dello Spirito Santo. trasmessa da Gioacchino da Fiore".
za e la forza necessarie per compen- Lo stato dello Spirito Santo, per Per lui l’appello profetico dell’Aba-
sare il male e fondare nello Spirito Gioacchino come per Jung, nell’uo- te di Fiore è più attuale e necessario
Santo un nuovo Status di verità e di mo come nella storia, non sorge dal di quanto non lo fosse al tempo in
pace. C’è un tratto in cui la prospe- reflusso dell’energia dell’anima, non cui fu pronunciato, all’inizio della
zione storica del grande psicanali- è solo un dono calato dall’alto per grande divaricazione che ha con-
sta coincide con quello dell’Abate garantire la quiete. Esso è soffio divi- dotto alla svalutazione di Cristo e
calabrese: per tutti e due il tempo no vivificante che attraversa l’uomo all’incursione dell’Anticristo. Jung
dell’Anticristo inizia nello stesso e lo impegna nelle responsabilità del ritiene che Gioacchino ha già vissu-
periodo, agli inizi del secondo mil- suo tempo. E’ un processo continuo to in sé lo stato futuro dello Spirito
lennio dell’era cristiana. Gioacchino di equIlibrio dinamico e di controlla- Santo. Egli ha anticipato, oltre che
sente di vivere nell’imminenza del- ta potenza in cui il male è dominato, preannunziato, l’Età dello Spirito
la sua venuta. Jung è convinto che non eliminato. Durante il millennio Santo. Gioacchino sta ancora avanti,
l’umanità del suo tempo ne stia sabbatico del regno di Cristo e dei come un esempio e come una meta.
subendo il violento ed incontrolla- santi dell’Apocalisse di Giovanni, All’anticipazione di Gioacchino e
to assalto. "Siamo ancora nell’Eone in cui Gioacchino vede prefigurato alla promessa di Cristo sul Paraclito
cristiano – egli scrive – e comincia- lo stato dello Spirito Santo, Satana è Jung aggiunge l’ammonimento e
mo ad attuare l’epoca delle tenebre, incatenato, ma rimane nei sotterra- l’aspettativa che gli rivengono dalla
in cui avremo il massimo bisogno nei della storia dai quali si scatenerà sua interpretazione psicologica della
delle virtù cristiane". E’ un errore per l’ultimo devastante e dispera- storia cristiana. Il modello apocalit-
fatale svalutare Cristo. Ma un errore to assalto finale insieme con Gog e tico gioachimita, nella sua sequenza
altrettanto fatale è non riconoscere Magog, figura collettiva del secondo di Età di Cristo - Tempo dell’Anticri-
o sottovalutare l’Anticristo e la sua Anticristo. Questo atteggiamento sto - Età dello Spirito Santo, gli dà la
sequela. Secondo Jung Gioacchino per Jung risponde sia alle esigenze possibilità di capire, e di sperare, nel
"ha inaugurato un nuovo Status spi- della terapia dello psicotico che alle gorgo profondo del suo tempo.
rituale ed un nuovo atteggiamento urgenze del dramma etico e morale
Il messaggio di Giovanni Paolo II per la VIII Centenario della morte
116 L'uomo di Dio

Monsignor Giuseppe Agostino*

Nella Chiesa nessuno


passa invano
Messaggio per l'introduzione della causa di canonizzazione

N
ella Chiesa nessuno passa "beato Gioacchino". itinerante ma appassionato delle
invano. Tuttavia Gioacchino da Fiore, figu- Scritture.
Soprattutto le persone ra eccelsa, non sempre capita, non La grandezza di Gioacchino non è ri-
illuminate dallo Spirito ha avuto il comune processo di ve- ducibile ad un eccelso studioso e ri-
di Dio, testimoni di Lui nella vita e rifica delle sue virtù eroicamente cercatore ma ad un impianto di fede
fecondi nelle opere, rimangono nella esercitate. Ed è questo che la Chiesa intensa ed espressa asceticamente.
coscienza del popolo di Dio, nono- Cosentina, attraverso la sollecita- Nel suddetto viaggio salì sul monte
stante il passare dei secoli. Così è del zione del mio ministero, vuole ora Tabor e vi rimase un'intera quaresi-
Servo di Dio Gioacchino da Fiore. avviare, per scoprire in questo suo ma in preghiera e digiuno. Si rivelò
C'è, infatti, una fama della sua san- figlio un volto della sua storia re- così cercatore di Dio, uomo di gran-
tità che si è conservata nel tempo, ligiosa, specchiandosi in Lui, che de profondità spirituale.
tanto che il popolo di Dio lo ha chia- può essere definito: uomo dell'oltre,
mato sempre e lo chiama ancora il del futuro, pellegrino per le vie di Rientrando in Calabria nel 1150, ab-
Dio che mentre era proiettato verso bandonò tutto per il Signore.
l'eterno era immerso, con l'identità Tutta la sua vita fu di rottura con il
e la forza della fede, nella attualità mondo.
della sua vicenda storica ed ecclesia- Entrò nell'ordine dei Cistercensi
le. presso la nostra Sambucina. Si ri-
velò, subito, non ancora sacerdote,
Nell'annunziare che abbiamo avvia- validissimo predicatore, itinerante
to quanto è premessa per un proces- annunziatore della Parola di Dio.
so di canonizzazione ho il dovere Ordinato prete continuò questa
di presentarvi la figura del grande missione con un afflato di ardore
Abate, figlio di questa Chiesa, ed mistico e rompendo ogni stereotipo
esortarvi ad inserirvi in questo iter di allora con ispirate aperture, nello
che è occasione di grazia per tutti spiegare le S. Scritture.
noi.
Gioacchino da Fiore nacque a Celico Nel 1177 fu eletto Abate, ma seppe
(Arcidiocesi di Cosenza) verso il 1135 saldare il governo della comunità
ca da Mauro, notaio, e da Gemma, con lo studio delle Scritture. I.a I re-
famiglia della media borghesia lo- gola cistercense vietava in quel tem-
cale. Avviatosi agli studi, non era po, di scrivere. Egli nel 1182 si recò
ancora sacerdote che, nell'occasione a Casamari, e di là a Veroli, dove si
della crociata del 1148-49, quindi trovava la corte papale ed ottenne
all"età di 18 anni, si recò in Oriente l'autorizzazione a scrivere.
e nella terra di Gesù, raccogliendo Fu, così, scrittore profondo, ante-
ampio materiale per la sua forma- signano di una esegesi spiritua-
zione ascetica e scritturistica. le e riferita vitalmeme alla sto-
Incomincia così a rivelarsi uomo ria. Compose, allora, la Concordia
L'uomo di Dio 117

nella pagina precedente


Monsignor Giuseppe Agostino

a fianco
Il Palazzo Arcivescovile di Cosenza

Utriusque Testamenti, l'Expositio perché si arenò. all'insindacabile giudizio della Sede


in Apocalypsim e diede inizio allo Sono molti i gesti di carità eroica, di Apostolica".
Psalterium Decem Chordarum, com- povertà essenziale, di contemplazio-
pletato, poi, in Calabria. ne orante del Crocifisso. Gioacchino Nell'avviare·il processo di beatifica-
Espose le sue idee esegetiche di fron- fu uomo di fede, speranza e carità, zione, ne sono certo, si chiariranno
te a Lucio III che lo esortò a conti- virtù teologali sostenute nel suo vis- molte cose spesso confuse, infondati
nuare come fecero successivamente suto dalla prudenza, dalla fortezza, malintesi, o per non chiara presenta-
Urbano III e Clemente IlI. dalla giustizia e dalla temperanza. zione della sua dottrina da inconsi-
Fu grande ed umile, orante e peni- derati suoi discepoli.
Nel 1189 si ritirò in Sila, dove fondò tente. Gioacchino è figura di grande aper-
la Congregazione Florense. Il proto- Scrisse molto e fu antesignano di tura culturale, profetica ed aperta ad
cenobio sorse a S. Giovanni in Fiore. quella che oggi si chi ama la me- una visione della storia trinitaria-
Celestino III approvò la regola flo- diazione culturale per esprimere la mente illuminata.
rense con bolla del 25 Aprile 1196. I fede. Usò, infatti, molto la figurazio-
monasteri si moltiplicarono. ne in modo profondo e catechetico. Chiedo a tutti voi, fedeli di questa
Fu uomo di verità, nella chiarezza e Ebbe una lucida visione della storia, gloriosa Chiesa Cosentina, di prega-
nella fortezza così come quando fu intuendo le vie da battere all'inizio re perché la contemplazione di que-
consultato a Messina, nel 1190-91 da del millennio scorso. sto figlio della nostra Chiesa sia per
Riccardo Cuor di Leone, sull'esito Fu precursore di grandi spiriti, qua- noi e per tutta la Santa Chiesa un ri-
della crociata. le S. Francesco d'Assisi. ferimento spirituale, uno specchio di
L'imperatrice Costanza lo fece chia- Fu fedele alla Chiesa, con ortodos- vita cristiana ed un modello di sal-
mare a Palermo per confessarsi ed sia ammirevole. Annota P. Russo datura tra fede e cultura, tra Parola
egli, andatovi, le impose di scendere (Biblioteca Sanctorum, p. 473): "Un di Dio e vicenda umana.
dal trono e di inginocchiarsi come suo opuscolo "De essentia Trinitatis",
gli altri penitenti. perduto, composto in polemica a Con animo orante e benedicente vi
Pier Lombardo, conteneva una pro- esorto a condividere con il cuore
Morì il 30 marzo del 1202 per aver posizione erronea, che fu condanna- questo cammino procedurale per la
voluto affrontare i rigori della Sila, ta dal IV Concilio Lateranense nel gloria di Dio e la continua edificazio-
malgrado l'età avanzata, metten- 1215. Ma, Onorio III, in due bolle del ne della Santa Chiesa, della nostra
dosi in movimento verso la locali- 1216 e del 1221 ebbe a dichiarare che Chiesa.
tà Canale, dove era in costruzione ciò non derogava alla santità ed alla
un suo monastero. Il suo corpo nel ortodossia di Gioacchino, che è da ri- Dal Palazzo Arcivescovile, il
1240 fu trasferito nel protocenobio tenere "uomo cattolico" e tanto meno 25 giugno - Anniversario della
di San Giovanni in Fiore. Fu venera- alla posizione dell'Ordine Florense, Dedicazione della Cattedrale -
to da sempre come figura eccelsa di in cui fioriva la santità e l'osservanza dell'anno 2001.
Santità, gli si attribuirono miracoli, regolare. E ciò perché Gioacchino,
diligentemente annotati. poco prima di morire, aveva compo- * Arcivescovo emerito di
Già nel 1346 si voleva avviare il pro- sto il suo testamento spirituale, con Cosenza-Bisignano
cesso di beatificazione che non si sa il quale sottometteva le sue opere
118 L'uomo di Dio

Bruce Atherton,
immagine
ufficiale per la
canonizzazione
(2001)
L'uomo di Dio 119

Il beato Gioacchino
cantato nella Liturgia
delle Ore dai florensi
per la sua intelligenza
spirituale
L'officiatura propria all'origine della Terzina Dantesca
Presso l'archivio della Congregazione per la Dottrina del- manifestasti, et in eodem loco Beato Joachim veritatem scrip-
la fede (ex Sant'Uffizio) è stata rinvenuta una Informativa turarum revelasti, tribue quaesimus, ut eius meritis, et inter-
nella quale l'Arcivescovo di Cosenza Gennaro Sanfelice il 1 cessione, ad eum, qui via, veritas et vita est, ascendamus. Per
Maggio del 1680 testimoniava un culto immemorabile e l'esi- Christum Dominum nostrum. Amen.
stenza di un officiatura risalente al XIII secolo. Dell'officiatura
propria cantata dai monaci sono giunte fino a noi l'Antifona Di un antico Inno è giunto a noi solo il primo versetto:
alle Lodi e ai Vespri e un'Orazione che esprime chiaramente Questi è l'abate di celeste rugiada dispensatore
il senso dell'illuminazione spirituale dell'Abate come espe-
rienza di trasfigurazione interiore. Emerge con chiarezza che Testo italiano
l’Antifona dei Vespri udita e letta dal sommo poeta sia stata Antifona alle Lodi
trasformata nella terzina dantesca (Paradiso, XII 139-141). Beato Gioacchino, primo Abate florense, umile ed amabile, fu
ammirato per cose meravigliose.
Testo latino V/Il Signore lo ha ricolmato dello Spirito di Sapienza
Ad Laudes Anthiphona R/ E lo ha rivestito di una stola di gloria
Beatus Joachim primus Abbas Florensis humilis, et amabilis, Antifona ai Vespri
claruit miris, per quem fuit admirabilis. Il beato Gioacchino di Spirito profetico dotato, decorato di in-
V/ Implevit eum Dominus Spiritu Sapientiae, et intellectus telligenza, lonano dali errori di eresia, predisse gli eventi futuri.
R/ Stolam gloriae induit eum V/Il Signore lo ha ricolmato dello Spirito di Sapienza
Ad Vesperas Anthiphona R/ E lo ha rivestito di una stola di gloria
Beatus Joachim Spiritu dotatus prophetico, decoratus Orazione
Intelligentia, errore procul haeretico, dixit futura praesentia. O Dio, che sul monte Tabor hai manifestato la tua gloria ai tre
V/ Implevit eum Dominus Spiritu Sapientiae, et intellectus Apostoli, e nello stesso luogo hai rivelato al beato Gioacchino
R/ Stolam gloriae induit eum la verità della Scrittura, ti preghiamo, per i suoi meriti e la sua
Oratio intercessione, fa che ascendiamo a Colui che è via, verità e vita.
Deus, qui gloriam tuam tribus Apostolis in Monte Thabor Per Cristo nostro Signore.

PREGHIERA
Dio Onnipotente ed eterno, ti preghiamo di glorificare il tuo Servo Gio-
acchino da Fiore, abate florense, che meditando le Scritture ha saputo

PER LA
parlare alla Tua amorevole presenza Trinitaria nella storia degli uomini.
Umilmente ti invochiamo, concedici per sua intercessione, di contempla-

BEATIFICAZIONE
re già su questa terra il tuo mistero, per godere in cielo la beatitudine che
lui ha profeticamente annunciato.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore
Amen
120 L'uomo di Dio

nell'immagine
Gioacchino aureolato,
parziale dell'affresco della
Cattedrale di Santa Severina (Crotone)
(XVI sec.)

Postulazione

La Fama
Sanctitatis
dell’Abate di
Fiore
G
ioacchino abate di Fiore e consigliere. ricordarono sempre con grande ve-
(nato a Celico (CS) ver- All’uomo di Dio nulla si precludeva nerazione.
so il 1135, morto a San fino al punto che si chiedeva una Per il fondatore del loro Nuovo or-
Martino di Canale pres- Parola di Dio profetica sulla storia e dine essi celebrarono solennemente
so Pietrafitta il 30 Marzo 1202), già le vicende contemporanee. l’anniversario della morte comme-
in vita riscosse una certa fama di La fama della sua santità si diffuse morandolo nell’Ufficio con una an-
santità, tanto che era stimato e con- immediatamente dopo la sua morte tifona alle Lodi e ai Vespri ed una
vocato dai potenti come confessore e i suoi figli spirituali, i florensi, lo
L'uomo di Dio 121

fetico dotato”2. anni oggetto di venerazione generale”7.


Nella Chiesa “nessuno passa invano”3 La fama di santità portò nel dicem-
scriveva l’arcivescovo di Cosenza bre del 1346 i suoi monaci a perora-
monsignor Agostino all’inizio re, tramite il loro Abate, che fosse
del Terzo millennio, a proposito istituita presso la Curia cosentina
dell’abate, in un suo Messaggio una Commissione per esaminarne
alla diocesi dove evidenziava fra i miracoli; questa richiesta è avva-
le altre cose che la "fama di santità" lorata dalla “solenne traslazione“ dei
di Gioacchino “si è conservata nel suoi resti mortali nella nuova abba-
tempo”4. zia di San Giovanni in Fiore intorno
A testimonianza di questa fama, sin al 12268.
dall’epoca più antica, sta senza dub- Il rito non fu solo lo spostamento
bio la raccolta dei miracoli dell’Aba- del corpo ma, come era la prassi
te, conservata in duplice redazione dell’epoca, una sorta di canonizza-
ad opera di Cornelio Pelusio (morto zione vescovile. Il passaggio dalla
prima del 1601) e Giacomo Greco canonizzazione vescovile a quella
(morto nel 1612). papale infatti agli inizi fu quasi im-
Nonostante la mancanza di un vero e percettibile a livello locale e perife-
proprio processo di Canonizzazione rico.
negli Acta Sanctorum dei Bollandisti Il Papa si riservò questo compito dal
egli appare con il titolo di Beato5. 1234 in poi, anche se i vescovi hanno
Una realtà confermata anche nel- continuato ad approvare almeno in-
la nota Bibliotheca Sanctorum dove direttamente dei culti popolari fino
Gioacchino vi compare – ancora una al pontificato di Urbano VIII, quan-
volta – con il titolo di beato6. do con i decreti del 1625 e del 1634
Con le giuste cautele sono da ac- egli deliberò che mai, in avvenire
creditare come fondamentali, per uno poteva essere dichiarato Santo
la nostra riflessione, anche le affer- se c’era stato un culto pubblico tol-
mazioni iniziali di uno degli episodi lerato9.
della raccolta dei miracoli dell’Aba- A questo proposito si rafforza la tesi
te, il Mirabile XVIII, nel quale si at- sostenuta dall’Intrieri che l’inter-
testa che, dopo la morte avvenuta vento dell’Arcivescovo di Cosenza,
a S. Martino di Canale, la salma di monsignor Gennaro Sanfelice (1
Gioacchino rimase “ivi per alcuni maggio del 1680) durante la Visita
Pastorale a San Giovanni in Fiore,
si colloca più nel riordino del cul-
to che in un abuso dei monaci che
2 D. Alighieri, Paradiso XII, 139 - 141 nel monastero ab immemorabile te-
3 G. Agostino, Messaggio per l’introduzione nevano una lampada accesa davan-
della Causa di Canonizzazione del Servo di ti al tumulo che custodiva il corpo
Dio Gioacchino da Fiore, 25 giugno 2001, p.
3 dell’Abate.
4 Ivi, 3
L’intervento del Sant’Uffizio, che
ricevette l’informativa dall’Arcive-
5 Acta Sanctorum, Maii 7, 87-89. «Deus,
qui gloriam tuam tribus apostolis in monte
apposita orazione1 che riecheggiaro- Thabor manifestasti, et in eodem loco beato Jo- 7 A. M. Adorisio, I miracoli dell’Abate. I fat-
achim veritatem Scripturarum revelasti, tribue ti miracolosi compiuti da Gioacchino da Fiore
no in maniera particolarmente sug- tradotte in lingua italiana, Manziana 1993
quaesumus, ut ejus meritis et intercessione ad
gestiva nel famoso verso di Dante eum, qui via, veritas et vita est, ascendamus… 8 E. Gabrieli, Una Vita di Gioacchino da
Alighieri , “...e lucemi da lato il cala- solent ecclesiae de suis singulis Patronis sub Fiore, 85; E. Gabrieli, Le spoglie mortali del
vrese abate Giovacchino di spirito pro- finem officii non solennis quotidie decantare». Servo di Dio. Sepolture e traslazioni, in Abate
6 Cfr Bibliotheca Sanctorum VI, Roma 1965, Gioacchino a. I, n. 1, Cosenza 2003, 88-93
1 L. Intrieri, Il Culto di Gioacchino da Fiore 471-475: la voce è stata redatta da France- 9 Cfr, Y. Beaudoin, La canonizzazione vesco-
nelle testimonianze del 1680, in Rogerius a. sco Russo, anche se parzialmente supera- vile, Corso formativo per istruire le cause
9, n. 2, Soriano Calabro 2008 ta dagli studi degli ultimi decenni. dei Santi, Roma 2005
122 L'uomo di Dio

a fianco
Gioacchino. Vaticani (1589)

Magonza decretava che non si po-


teva più fare una elevatio o translazio
(canonizzazione) senza il parer del
principe (imperatore o papa e il per-
messo dei Vescovi e dei Sinodi).
Qualche anno prima il Concilio di
Francoforte (794) ordinava che biso-
gnava venerare soltanto i santi scelti
secondo il valore della vita reale o
l’autorità della loro biografia.
La procedura seguita per autorizza-
re un nuovo culto consisteva nella
raccolta della vox populi, la compo-
sizione di una Vita (passio), uno stu-
dio della Vita e dei Miracoli fatto dal
Vescovo, che con Decreto (atto giu-
ridico) permetteva la elevatio o tran-
slazio corporis (atto liturgico).
Per il corpo si prevedeva una elevatio
dal fondo della terra per un sepolcro
più degno in una cappella o in una
chiesa costruita sulla tomba.
scovo cosentino, certamente “elimi- che furono ammirati e venerati in vita La translazio dalla prima tomba ad
nò ogni manifestazione di culto pubbli- e dopo morte. In questo periodo, oltre un luogo diverso, Chiesa o Abbazìa,
co verso Gioacchino da Fiore, tuttavia ad una rifioritura del culto dei martiri permetteva la celebrazione di una
il suo archivio conservò queste preziose nasce ovunque il culto di nuovi Santi festa liturgica e i pellegrinaggi.
testimonianze e, aldilà delle sue inten- confessori”11. Cosa che è avvenuta per l’Abate
zioni, fornì una prova inconfutabile Ma con fioritura di tanti nuovi mo- Gioacchino da Fiore!
della fama di santità da lui goduta nel delli di santità da additare al popolo L’Arcivescovo di Cosenza monsi-
tempo”10. cristiano non mancarono abusi e fu gnor Luca Campano, che resse la
“Dal VI al XVII sec. la canonizzazione per questo che i Vescovi cominciaro- cattedra bruzia dopo la morte di
vescovile è stata la normale e legittima no a regolamentare e regolarizzare Gioacchino, ne compose la prima
forma di canonizzazione in uso nella (insieme alle autorità civili e religio- Vita, e sicuramente durante il suo
Chiesa… è l’epoca dei grandi vescovi se) le devozioni per renderli più si- episcopato ne permise la traslazione
e monaci missionari, dei primi Re con- cure e dignitose. nella nuova abbazìa la cui fondazio-
vertiti, dei grandi eremiti e pellegrini Ad esempio, nell’ 813 il Concilio di ne risale al 1213/15 quando papa
Innocenzo III concesse ai florensi
l’autorizzazione di trasferire la casa
10 L. Intrieri, Il Culto di Gioacchino da Fiore 11 Cfr,Y. Beaudoin, La canonizzazione ve-
nelle testimonianze del 1680, 50 scovile, 12 madre da Iure Vetere in una zona
123 L'uomo di Dio 123

a fianco
Riproduzione dell'incisione della lastra
tombale, Cronologia di Greco (1612)

nuova e più sicura dato che il primo


insediamento era strutturalmente
collassato12.
Secondo gli storici la Vita di Luca è
la più affidabile testimonianza bio-
grafica, scritta per confermare la
santità e i miracoli di Gioacchino13;
essa fu raccolta dal primo anonimo
compilatore della Leggenda.
Solo una condotta di vita eroica,
insieme alle qualità intellettuali e
spirituali, illuminate dallo Spirito
Santo, diedero vita alla fama di san-
tità in vita ed in morte dell’Abate, e
solo alla luce di questa fama che si
comprendono gli atti e i fatti narrati
nella Leggenda.
L’Adorisio nel suo ampio esame
dei miracoli dell’Abate fa cogliere,
ad esempio, anche il valore del loro
verificarsi in maniera progressiva,
sempre più lontano dal luogo di se-
poltura del beato anche se mediato che caratterizza i miracoli medievali ne dei resti mortali, e cioè al 1249
dal contatto diretto con le sue reli- indagati dal Vauchez. (alla presenza di tre abati) dalla
quie. Il nuovo sepolcro situato nella cap- Grancia di Canale verso il monaste-
Un fenomeno che dopo il 1300 evi- pella della Vergine dove furono tra- ro di Fiore:
denzia la tendenza ad attribuire slati i resti mortali dell’abate fu con-
al potere di intercessione dei Santi trassegnato da una lastra di pietra “Accorsero a questa traslazione – si leg-
“una portata universale”14e non più con su raffigurata l’immagine scol- ge nel Mirabile XVIII – per rendere ono-
legata ad un unico luogo. pita e/o incisa del primo abate con re, devozione, dignità, insieme a mol-
I miracoli attribuiti all’Abate, se- le fattezze iconografiche tramandate tissimi monaci, tre abati di santa fama.
condo l’ampio studio di Adorisio, dal 1612 da Giacomo Greco che fu Accese, poi, le lampade e indossati i sacri
rientrano nelle regole della tabella monaco e priore dell’abbazìa e la paramenti si procedette a disseppellire e
traslazione solenne fu accompagna- toccare la salma: il Signore, allora, per
12 P. Lopetrone, La Chiesa abbazìale di Co- ta da eventi straordinari sia per il confermare che quell’anima gli era stata
senza, San Giovanni in Fiore, Librare, 17
contatto con il corpo sia per la suc- ed era gradita, e, ancora, che quel cor-
13 Cfr, A.M. Adorisio, I Miracoli dell’Abate,
cessiva raccolta di reliquie. po era stato tempio dello Spirito Santo,
11
Cornelio Pelusio sposta leggermen- si degnò di onorare quella traslazione
14 A. Vauchez, La santità nel medioevo, Il
Mulino, 1989 te più avanti la data della traslazio- con un fatto meraviglioso e spettacola-
124 L'uomo di Dio

a fianco
Il Battistero di Parma

re. Uno appunto dei detti abati, di nome inno da cantarsi in chiesa in cui con assiste dunque ad un riaccender-
Guglielmo e sofferente di quartana, era molta probabilità se ne delineavano si dell’interesse nei confronti della
estremamente debilitato, tuttavia per de- le virtù e i tratti spirituali: persona di Gioacchino, favorito an-
vozione del santo Padre procurò di esse- “Questi è l’abate di Fiore di celeste ru- che dall’avvicinarsi dell’anno 1260,
re là condotto sollecitamente. Toccando, giada dispensatore”. durante il quale avrebbe dovuto
quindi, l’abate Guglielmo con molta La raccolta dei miracoli di aver inizio la terza età, l’età dello
devozione il corpo del beato Gioacchino, Gioacchino da Fiore, composta dal Spirito.
guarì lì per lì non solo della quartana, ma monaco florense Giacomo Greco tra Nonostante Salimbene nel De Adam
anche di una malattia dello stomaco”.15 1586 e il 1612 si basa certamente su asserisse a più riprese, che dopo il
una più antica ed originaria Leggenda 1260 egli aveva cessato di dar retta
agiografica, orale o scritta, alla quale alle profezie gioachimite, impiegan-
Sulla lastra era anche scolpita l’effi- aveva potuto direttamente attingere. do il proprio tempo in attività più
gie di Gioacchino; essa può conside- Questa leggenda costituisce “la sicu- proficue, di fatto, quando scrisse la
rarsi ormai definitivamente perduta ra testimonianza storica del sorgere di sua Cronica, negli anni Ottanta del
ma fortunatamente Giacomo Greco un culto locale”18 e riavvicina l’Abate Duecento, subiva ancora il fascino
nella sua Chronologia ce ne ha lascia- a quelle popolazioni di cui esso stes- della persona di Gioacchino.20
to una descrizione.16 so è figlio. Infatti, Salimbene, che non ri-
In quella stessa pubblicazione il tiene opportuno seguire in tut-
Greco fece anche riprodurre una “Nella testimonianza narrativa dei mi- to Gioacchino nelle sue teorie, lo
sorta di immagine, stilizzata, che racoli, descritto ora come maestro seve- considerava comunque un “santo
risulta essere così la più antica raf- ro che ammonisce e punisce, ora come uomo”21; egli peraltro, dopo aver
figurazione dell’abate Gioacchino. padre magnanimo e misericordioso che narrato una disputa tra il francesca-
Egli vi compare in abito monastico, perdona e salva, ora come compagno di no Ugo di Digne e il domenicano
con la mano destra tiene il pastorale viaggio, ora come ospite gradito, e an- Pietro di Puglia (il primo "gioachi-
e con la sinistra tiene appoggiato sul cora, come santo da invocare in ogni mita" entusiasta, il secondo piutto-
petto il libro dell’Apocalisse.17 necessità, l’abate Gioacchino appare in sto scettico nei confronti delle teorie
Sulla stessa lastra tombale furono una dimensione umana e quotidiana più
riportati i versi iniziali di un antico comprensibile e vicina anche alle per-
sone semplici, arricchendo e mitigando
15 A.M. Adorisio, I Miracoli dell’Abate, 65. non poco quell’altra più austera figura 20 Cf. A. Gattucci, Parole, figure e inflessio-
16 G. Greco, Ioacchim abbatis et Florensis di assorto speculatore dei misteri divini ni gioachimite nella “Cronica” di Salimbene,
ordinis chronologia, Cosenza 1612, 122: «Ef- in Salimbeniana. Atti del Convegno per il
figies siquidem eius in Florensi ecclesia adhuc
e della sacra scrittura”.19 VII Centenario di fra Salimbene. Parma
conspicitur in celebri cappella Virginis glo- 1987-1989, Bologna 1991, 95-116.
riosae secus post illius altare veterrimum in Intorno alla metà del Duecento si 21 Cf. Salimbene De Adam, Cronica I., edi-
coenotaphio insculpta, quae dextera baculum, dit G. Scalia (Corpus christianorum. Con-
laeva libellum retinere conspicitur». tinuatio Mediaevalis, 125), Turnholti 1998,
17 A.M. Adorisio, I Miracoli dell’Abate, 105- 18 Ivi, 10 359: «Quamvis abbas Ioachim fuerit sanctus
106 19 Ivi, 11 homo».
L'uomo di Dio 125

a fianco
Incisione degli Oracoli di Salimbene

dell’Abate)22, riferisce un episodio aveva narrato le gesta di Francesco Napoli raccolte dal Sanfelice e tra-
destinato a certificare la pazienza di (“Degno è che, dov’è l’un, l’altro s’in- smesse al Sant’Uffizio26 e che forse
Gioacchino e la sua santità. duca: / sì che, com’elli ad una militaro, è viziata per timore dell’indagine
Si tratta, certamente, di una testi- / cosí la gloria loro insieme luca”)23, vescovile, o ancora per non arre-
monianza importante, poiché mo- Bonaventura presenta a Dante gli al- car danno alla figura del “beato”
stra come negli anni Ottanta del tri grandi spiriti che sono accanto a Gioacchino dopo la promulgazione
Duecento la convinzione della san- lui nella seconda corona: i santi della dei Decreti di Urbano VIII. Nella
tità di Gioacchino non si era incrina- prima generazione francescana, poi stessa raccolta di testimonianze in-
ta neppure tra coloro che – come il ancora Ugo da San Vittore, Pietro fatti il sacerdote secolare Carlo d’Ip-
cronista parmense – si erano ormai Mangiatore, Pietro Ispano, il profe- polito afferma esplicitamente che
raffreddati nell’entusiasmo per le ta Natan, san Giovanni Crisostomo, “il detto Abbate Gioacchino è tenuto
sue dottrine. sant’Anselmo d’Aosta, il grammati- per Beato, e così lo chiamano i Monaci,
Salimbene si mostra orgoglioso di co Donato, quindi esclama: quanto li secolari di detto luogo” e gli
poter riferire, in merito alla santità stessi Bernardo di Napoli e Diego
di Gioacchino, un episodio (unum “Rabano è qui, e lucemi dallato / il ca- Pugliese utilizzarono l’espressione
exemplum) non testimoniato dalla lavrese abate Giovacchino, / di spirito “beato Gioacchino” (sapendo di de-
sua Legenda, nel quale si mostra la profetico dotato”24. porre per una indagine vescovile)
sua “grandissima pazienza” (patien- così come fece Donato Ranue, mo-
tia maxima). Per comporre questa sua famosa naco della stessa Congregazione.
terzina Dante non fece altro che ela- “Viene comunemente da tutti gli
Che la fama di santità di Gioacchino borare parzialmente l’antifona che i Monaci della nostra religione, tenuto, e
si mantenesse viva anche nei decen- monaci forensi recitavano ai Vespri, reputato l’Abbate Gioacchino per Beato”
ni successivi, lo mostra con eviden- nell’officiatura liturgica del beato e cita anche la Vita del Padre Lauro
za il fatto che Dante, nella Commedia, Gioacchino: Abate del Saggitario nella parte ove
collochi Gioacchino nel Paradiso, “B. Joachim, spiritu dotatus prophetico, si legge: “da tutte le genti di quella
vicino ad altri grandi, grandissimi decoratus intelligentia errore procul ha- Terra viene reputato per Beato”.
personaggi della storia della teo- eretico, dixit futura ut praesentia”25. Gioacchino, dunque, non solo gode-
logia e della spiritualità cristiana. va di un culto all’interno del proprio
Come è ben noto, dopo aver illu- Una officiatura che è dunque uti- Ordine, ma i testi propri della sua
strato la vita di Domenico, e dopo lizzata nel XIII secolo per venerare festa liturgica erano – molto proba-
che nel canto precedente Tommaso l’Abate e non postuma, o secondo bilmente – conosciuti anche fuori
le testimonianze di Bernardo da dell’Ordine stesso, come mostra il
fatto che l’antifona dei Vespri sia
22 Secondo Salimbene, fra Pietro di Puglia
avrebbe risposto così a frate Giovannino, 23 Paradiso XII, 34-36.
nota a Dante, anche se non possia-
cantore a Napoli, che gli chiedeva un giu-
dizio sulla dottrina di Gioacchino: Tantum 24 Paradiso XII, 139-141. 26 Archivio della Congregazione per la
curo de Ioachym, quantum de quinta rota 25 Testo in Acta Sanctorum Maii, t. VII, An- dottrina della fede, St St B 4 – h, fasc. 1,
plaustri (ivi, 361). tuerpiae 1688 1680 Gioacchino da Fiore, ff 272r-294r
126 L'uomo di Dio

mo escludere che l’Alighieri stesso “In questo monastero, in una cappella, “nella detta chiesa a mano destra, quan-
abbia avanzato – in proposito – spe- in un sepolcro marmoreo è sepolto il be- do si entra, vi sono pintate al numero di
cifica richiesta a qualche monastero ato abate Gioacchino, oggetto di grande sette immagini a fresco”:
florense. venerazione e devozione dalla gente del
Il grande poeta fiorentino, peraltro, circondario”. la settima immagine, dopo (nell’or-
doveva in qualche modo aver visto dine) il Crocifisso, san Giovanni
(o averne avuto notizia) anche alcu- La sua descrizione del sepolcro, pe- Evangelista, la beata Vergine, san
ne delle tavole del Liber figurarum raltro, coincide sostanzialmente con Giovanni Battista, san Bernardo, san
che meglio esprimono il geniale quella che qualche decennio più tar- Benedetto, è quella:
simbolismo del monaco e teologo di fornirà Giacomo Greco nella sua
calabrese. ben nota Chronologia. “del Beato Gioacchino con li ragi ator-
Nel 1346 i florensi presentarono alla Il 26 maggio 1640, da Venezia, il car- no il capo, nella mano sinistra tiene una
Curia papale, allora in Avignone, melitano Ludovico Giacomo da San croccia pastorale et nella destra il libro,
una raccolta di materiali sul loro Carlo inviò a Costantino Gaetani la vestito con la cuculla del medesimo or-
fondatore, con la richiesta che fosse testimonianza di un autore carmeli- dine et di sotto l’instessa immagine una
istituita una Commissione per va- tano sulla santità di Gioacchino; il 22 iscrittione la quale dice: B. Joachimus
gliare i miracoli di Gioacchino, con dicembre dello stesso anno, Fabrizio Abbas floren; et per quanto noi sapemo
l’obiettivo di giungere ad una di- Corrado scrisse – da Napoli – al et avemo inteso dire tanto alli patri del
chiarazione pubblica definitiva del- Gaetani riferendo notizie sulla casa medesimo Monasterio di detto ordine
la sua santità. Alcuni abati dell’Or- natale di Gioacchino trasformata in come alli homini vecchi di detta nostra
dine florense, riuniti a Pietrafitta, chiesa dagli abitanti di Celico, che patria le su dette imageni sonno an-
dettero anche mandato all’abate nutrivano grande venerazione per il tichissime et non si ne ha memoria di
di San Giovanni in Fiore, Pietro, di loro Beato concittadino. quanto furno pintate”.
farsi carico dell’iniziativa. In quegli È testimoniato che il 18 ottobre 1643,
stessi anni comparvero, in alcuni furono il clero e i cittadini di Celico a Nel già citato attestato notarile, ro-
codici gioachimiti, illustrazioni che fare fede, con attestato notarile, che gato a Celico il 18 ottobre 1643, si
tendevano a mettere in risalto la ce- Gioacchino era nato nel loro pae- asseriva pure:
leste prerogativa del loro fondatore. se e che era grande la devozione di “dalli nostri antichissimi antecessori è
Tuttavia, come sappiamo, il tentati- cui godeva la chiesa dell’Assunta, stata pittata la sua imagine nella por-
vo si concluse con un nulla di fatto. costruita sulla sua casa natale. Essi ta del organi nella prospettiva di fuo-
Attestazioni della fama sanctitatis peraltro attestarono del miracolo ri dentro la chiesa parrocchiale di S.
di Gioacchino e della devozione nu- avvenuto il 27 marzo 1638, quando Michel’Arcangelo in questa medesima
trita nei suoi confronti dalle popola- a seguito del violento terremoto che forma: sedente nella sedia con la mitria
zioni calabresi si registrano anche in devastò la Calabria. libro et penna in mano con un raggio
epoca moderna. di lume di sopra con l’epitafio: Beatus
È stato ancora Adorisio a richiamare “Solo restò in piedi la sopradetta chiesa Joachim Abbas in anno 1587, et s’ha co-
l’attenzione sulle relazioni, tuttora per miracolo di detto Beato, quasi per di- munemente per beato miracoloso, et per
inedite, della visita compiuta tra il mostrarsi per vero Beato Profeta nostro tale lo reputamo et tenemo”.
1571 e il 1577 da don Giusto Biffolati, protettore, che in piedi se ne sta pregan-
priore di Casamari, ai monasteri do il Signore a beneficio di noi suoi con- Francesco Russo scrive che, sempre
di San Giovanni in Fiore, Altilia e cittadini, quale opinione di santità e spi- in Celico, nella chiesa di S. Maria del
Corazzo: nel 1570, infatti, i monaste- rito profetico è stata ab imemorabili”27. Fosso, sul soffitto vi era dipinta la
ri florensi erano stati riuniti all’Ordi- “Madonna con il B. Gioacchino a destra
ne cistercense. Con attestato notarile, i cittadini di e S. Francesco di Paola a sinistra”; così,
Proprio in queste relazioni trovia- San Giovanni in Fiore confermarono, pure, egli afferma che “nel monaste-
mo la prima testimonianza che, in il 15 marzo 1636, l’esistenza nel loro ro del Sagittario in Lucania, sopra l’in-
età moderna, ci parla della tomba di paese, ab immemorabili, del monastero gresso dell’Archivio, c’era l’immagine di
Gioacchino e della grande devozio- florense; nel descrivere la chiesa ab- Gioacchino con la testa aureolata” e che
ne di cui era oggetto da parte della baziale, essi peraltro attestarono che un’immagine fu portata alla luce,
gente dei dintorni. Scrive infatti il nel 1909, anche nella cattedrale di S.
Biffolati: Severina ed è ancora ben visibile.
27 A. M. Adorisio, Contributo alla storia de-
gli studi gioachimiti, 317
L'uomo di Dio 127

Le raffigurazioni
dell’abate
Gioacchino
da Fiore

L
ma la miniatura è stata ag-
e più antiche raffigurazio- mano destra quando si entra», giunta successivamente e mo-
ni dell’abate Gioacchino si si vedeva un'immagine di stra caratteristiche stilistiche
conservavano nell’Abbazia Gioacchino, raffigurato del sec. XIV. In questa immagi-
di San Giovanni in Fiore, «con li ragi atorno il ne l’abate Gioacchino è disposto
nessun originale è, però, a noi per- capo», accanto alla di tre quarti, in posizione eretta,
venuto. Madonna, a San vestito di un abito monastico di co-
Una delle immagini antiche dell’aba- Giovanni evange- lore bianco, con il bacolo pastorale,
te la conosciamo perché riprodotta a lista, San Bernardo di colore celeste, sorretto dalla mano
stampa da Giacomo Greco nella sua e San Benedetto. sinistra e un codice chiuso, dotato di
opera titolata: “Cronologia dell’aba- Il sindaco del tem- copertina rossa, sorretto dalla mano
te Gioacchino e dell’ordine florense”, po afferma che si destra. Il capo,
edita nel 1612. In questa stampa trattava di un ciclo scoperto e tonsu-
Gioacchino è ritratto col capo coper- di immagini anti- rato, è circonda-
to, in abito monastico, con il bacolo chissime, anche da to da un’aureola
pastorale nella mano destra e un noi non databili rotonda molto
codice dell’Apocalisse nella sinistra. perché non perve- marcata, secon-
La raffigurazione sembra essere sta- nute.
ta predisposta come un ritratto, giac- Un’altra imma-
ché non presenta attributi conformi gine molto antica
all’iconografia funeraria, pertanto di Gioacchino, al-
assume un valore assoluto su tutte le trettanto famosa, è
altre raffigurazioni, prodotte in epo- quella dipinta nella
ca successiva, questa immagine sulla miniatura nell’in-
cornice presenta una scritta che reci- cipit del codice
ta: «Questa che vedi è la vera immagine chigiano (A. VIII.
del celebre Gioacchino che fu nel mondo 231, f.1v), relati- do i tipi della
mirabile nell’aspetto e nell’anima». vo all’Expositio tradizionale
È documentato che nell’abbazia in Apolalypsim iconografia dei
florense vi era un’altra immagine della Biblioteca santi.
dell’abate Gioacchino dipinta ad Apostolica Più o meno alla stessa epoca risale
affresco, quella indicata dal sinda- Vaticana. A detta l’immagine di Gioacchino che com-
co di San Giovanni in Fiore in una degli esperti il ma- pare nell’incipit del manoscritto
relazione del 1636, ove si attesta noscritto risale al pri- della Biblioteca Apostolica Vaticana
che nella Chiesa del Monastero «a mo quarto del sec. XIII, -ms. Vat. Lat. 4860, c.35r-, dove ap-
128 L'uomo di Dio

pare vestito di bianco, giovane, sbar-


bato, che esibisce un libro aperto,
col capo tonsurato e circoscritto da
aureola.
In un attestato del 1643, redatto dal
clero di Celico sta scritto che dove
la casa natale di Gioacchino era sta-
ta edificata la chiesa dedicata alla
Madonna Assunta (Madonna del
Fosso) e si fa fede che sulla porta
dell’organo della chiesa parrocchiale
di San Michele era raffigurato l’aba-
te Gioacchino «sedente nella sedia
con la mitria, libro et penna in mano
con un raggio di lume di sopra con
l’epitafio: Beatus Joachim Abbas in
anno 1587, et s’ha comunemente per be-
ato miracoloso». 
Nella Cattedrale di Santa Severina,
in un affresco visibile presso la por-
ta della navata sinistra, datato dagli
esperti come opera d’arte risalente
alla fine del XVI secolo, quindi al
tempo di Giacomo Greco, compare
Gioacchino (in abito monastico bian-
co privo di cordiglio e di cappuccio),
raffigurato insieme a San Francesco
di Paola: i due monaci fondatori
di ordini in Calabria presentano
la Vergine in trono (la Chiesa) con
Gesù bambino benedicente, che sor-
regge un globo con croce. In que-
sto dipinto l’abate florense tiene il
pastorale nella mano destra, segno
alla carica di abate, e un libro dalla
copertina rossa, nella mano sini- nella pagina precedente
Giacchino con aureola, miniatura medioevale - Vat. Lat. 4860
stra; innanzi alla figura è disposta, in alto
poggiata su un cartiglio, una mitria Busto realizzato a San Giovanni in Fiore, Parrocchia dell'Olivaro opera di Mario Succurro
bianca, segno della dignità vescovile
parificata alla carica d’abate. Il per- blicazioni del Cinquecento e dei se- giacenti in America latina, conserva-
sonaggio è qui raffigurato quasi cal- coli successivi, fino a giorni nostri. te per lo più nei conventi francesca-
vo, con lunga barba bianca e in età Trattasi per lo più di immagini che ni o esposte nei principali musei, al
avanzata, con attorno al capo l’aure- possono essere assunte come ritrat- pari del quadro fatto realizzare dalla
ola tipica dei Santi. ti di ricostruzione, dove ogni artista Postulazione della Causa e dall'Arci-
Nel sec. XVII esisteva anche nel mo- non ha visto il soggetto, tuttavia ha diocesi di Cosenza in occasione delle
nastero cistercense di S. Maria del tentato, sulla base delle informazioni fasi preliminari della causa di beati-
Sagittario, presso Chiaromonte, in raccolte e della sua sensibilità, di ri- ficazione, della scultura in bronzo,
Basilicata, una pittura raffiguran- crearlo, sia nella fisionomia che nella a mezzo busto, fatta realizzare da
te l’abate Gioacchino, purtroppo psicologia, secondo i concetti comu- Mons. Carlo Arnone e della me-
anch’essa non pervenuta. ni sedimentati sul personaggio. A daglia realizzata per le celebrazio-
Diverse altre immagini dell’abate questa tipologia appartengono direi ni dell’VIII centenario della morte
Giaocchino compaiono nelle pub- quasi tutte le immagini, anche quelle dell’abate Gioacchino da Fiore.
L'uomo di Dio 129

Commissione Storica Diocesana

Gioacchino
santo o eretico?
La difesa nelle lettere Apostoliche dei Papi e nello stesso
Concilio Lateranense IV (1215)

N
el 1184, nella famosa de- collocano le chiese catare3. Proprio la cevuta dalla Sede Apostolica oppure
cretale Ad abolendam, condanna generalizzata del pontefi- dal vescovo del luogo»4.
Lucio III, senza troppo ce appare il segno eloquente del di- Se il dualismo divideva catari e val-
preoccuparsi di distin- sorientamento ecclesiastico di fronte desi, la predicazione finiva per acco-
guere, ingloba in un’unica condanna all’insorgenza del fenomeno eretica- munarli e con essi gli Umiliati e gli
vari gruppi religiosi: le. Peraltro, sempre nella decretale Arnaldisti. Molto meno sappiamo
«In primo luogo, dunque, decidia- Ad abolendam, venivano scomunicati dei Passagini, che troviamo menzio-
mo che siano soggetti a perpetua tutti coloro che avessero preteso pre- nati per la prima volta proprio nella
scomunica i Catari ed i Patarini e dicare pur essendone stati impediti o decretale del 1184, e il cui nome appa-
coloro che si fregiano del falso nome risultassero privi di una speciale li- re ripetuto anche in altri documenti
di Umiliati oppure di Poveri di cenza concessa della Sede Apostolica papali fino alla metà del XIII secolo:
Lione1, i Passagini, i Giosefini e gli o del vescovo del luogo: diffusisi nell’Italia settentrionale ne-
Arnaldisti»2. «Poiché alcuni, sotto apparenza di gli ultimi decenni del XII secolo, essi
Poco dopo la metà del XII secolo pietà, ma essendo del tutto privi del- vanno collocati nell’ambito dell’ere-
si erano infatti ormai chiaramente le virtù che la caratterizzano, secon- sia cristiana, non giudaizzante, come
delineate – e manifestate le grandi do quanto dice l’apostolo, rivendi- credeva anche uno storico attento
correnti ereticali, la gran parte delle cano per sé l’autorità di esercitare la del fenomeno ereticale quale Ilarino
quali (o, almeno, quelle che godran- predicazione, mentre lo stesso apo- da Milano5, «anche se hanno potuto
no di una più ampia diffusione) ap- stoli dice: "In che modo ci saranno avere contatto con ebrei, per impara-
paiono riconducibili all’interno di dei predicatori, se non saranno man- re, ad esempio, la circoncisione»6.
due filoni: un primo, pauperista e dati?", annodiamo con uguale vinco- Nella seconda metà del XII, dunque,
anticurialista, nel quale possiamo in- lo di perpetua scomunica tutti coloro la Chiesa Cattolica, avvertì il peri-
serire Arnaldisti, Umiliati e Poveri di che avranno la presunzione di pre- colo dell’eresia, di fronte al quale si
Lione; un altro di marcata ispirazio- dicare sia in pubblico che in privato, trovò, di fatto, impreparata. Peraltro,
ne dualistica, all’interno del quale si pur avendone ricevuto la proibizio- le misure decretate nel canone 27 del
ne oppure non essendo stati inviati, Concilio Lateranense III non riguar-
al di fuori di ogni autorizzazione ri- davano indistintamente tutti i luoghi
nei quali l’eresia era presente – in
3 Una esposizione globale dei vari feno-
meni ereticali del Medioevo offrono Ila- 4 (Corpus iuris canonici II, 780; cf. anche
rino da Milano, Le eresie medioevali (sec. Enchiridion fontium Valdensium, 51): in
1 Proprio questa assimilazione degli Umi- XI-XIV), ora in Id., Eresie medioevali. Scritti
liati ai Poveri di Lione mostra con tutta questo caso ho utilizzato la traduzione di
minori, introduzione di Stanislao da Cam- R. Rusconi, Predicazione e vita religiosa nella
evidenza che il pontefice (e con lui la can- pagnola (Studi e ricerche dell’Istituto di
celleria e chi ha collaborato alla redazione società italiana, 91. Cf. G. G. Merlo, Eretici
Storia della Facoltà di Magistero dell’Uni- ed eresie medievali, 51-52.
del documento) condanna una esperienza versità di Perugia, 1), Rimini 1983, 17-112,
di cui ha una conoscenza solo superficiale. con un’antologia di testi (il saggio fu pub- 5 Cf. Ilarino da Milano, Le eresie medioevali,
2 Decretales Gregorii IX, lib. V, tit. VII De blicato nel 1954 per la Grande Antologia 40; Id., L’eresia di Ugo Speroni nella confuta-
hereticis, cap. IX, in Corpus iuris canonici II, Filofica edita da Marzorati); G. G. Merlo, zione del maestro Vacario (Studi e testi, 115),
a cura di E. Friedberg, Leipzig 1881, 780; Eretici ed eresie medievali (Universale pa- Città del Vaticano 1945, 436-444.
cf. anche Enchiridion fontium Valdensium.. perbacks Il Mulino, 230), Bologna 1989. 6 R. Manselli, I Passagini, 309.
130 L'uomo di Dio

a fianco
Dipinto raffigurante Papa Innocenzo III,
particolare

Italia, ad esempio, sono molteplici


le attestazioni registrate proprio in
quegli anni – ma soltanto le regioni
della Guascogna e della Linguadoca.
Molto probabilmente, la lotta contro
l’imperatore Federico Barbarossa
aveva assorbito in gran parte
Alessandro III7. Ciò fece sì che la pre-
senza ereticale, soprattutto quella ca-
tara, guadagnasse posizioni, partico-
larmente nell’Italia centro-settentrio-
nale e nella Francia meridionale. Se
ne rese conto un intellettuale come
Alano di Lilla, che dedicò proprio
ai catari il primo libro del suo De
fide catholica e se ne accorse anche –
nell’Italia meridionale8 – Gioacchino
da Fiore, che accenna con preoccupa- crastinabile, di una massiccia ope- Vangelo ad ogni creatura. Già nel
zione a catari e valdesi nel De articulis ra di evangelizzazione, l’unica via 1179 Valdesio di Lione e il suo grup-
fidei, nei Tractatus super quatuor evan- percorribile per difendere il popolo po erano giunti a Roma per chiedere
gelia, nella Expositio in Apocalypsim9. dalla propaganda ereticale, tanto che l’autorizzazione a predicare: aveva-
Gli spiriti più avvertiti si rendevano un maestro autorevole come Pietro il no con sé una traduzione in volgare
conto della necessità, non più pro- Cantore tuonò contro i prelati restii dei testi sacri tradotti in volgare; ma
a voler intraprendere un’opera tanto non ebbero buona accoglienza nella
7 Cf. M. D’Alatri, Il vescovo e il “negotium necessaria: nel Verbum abbreviatum Curia Romana, come ci narra, con ab-
fidei” nei secoli XII-XIII, in Id., Eretici ed in-
quisitori in Italia. Studi e documenti I. Il Due- egli definì il loro silenzio una pessima bondanza di particolari, Walter Map
cento (Bibliotheca seraphico-capuccina, taciturnitas10. nel De nugis curialium11. All’inizio del
31), Roma 1986, part. 113-114. Tale carenza in ordine all’evan- suo pontificato Innocenzo si trovò a
8 Cf. R. Manselli, Profilo della storia reli- gelizzazione, lamentata da molte dover dirimere una contesa insorta
giosa, 324-325, dove si rileva la situazio- fonti non sospette (anche perché a nella Chiesa di Metz, dove un grup-
ne differente, in rapporto all’eresia, tra
l’Italia centro-settentrionale e quella me- scrivere sono sempre dei chierici), po di laici, uomini e donne, insoddi-
ridionale, e se ne offre una prima chiave generò profonda insoddisfazione sfatti delle risposte fornite dal clero
di lettura. nei laici, che maturarono l’esigenza al loro desiderio di conoscenza delle
9 Cf. R. Manselli, Testimonianze minori sulle di accedere direttamente alle fonti Sacre Scritture, aveva promosso una
eresie: Gioacchino da Fiore di fronte a catari e
della Rivelazione, convinti del fatto traduzione (in gallico sermone) di te-
valdesi, in Id., Da Gioacchino da Fiore a Cri-
stoforo Colombo. Studi sul francescanesimo che pure ad essi era stato affidato il sti scritturistici (Vangeli, lettere di
spirituale, sull’ecclesiologia e sull’escatolo- mandato evangelico di predicare il
gismo bassomedievali. Introduzione e cura
di P. Vian (Nuovi Studi Storici, 36), Roma 11 Walter Map in Enchiridion fontium Val-
1997, 491-507. 10 Cf. PL 205, 189. densium, 122-123.
L'uomo di Dio 131

a fianco
La prima riunione della Commissione
Storica - 27 giugno 2001 - Palazzo
Arcivescovile di Cosenza

Paolo, salterio), dei Moralia in Job di di Narbona ed ai suoi suffraganei, Grazie alla duttilità da lui mostrata,
Gregorio Magno e di molti altri libri. Innocenzo afferma che corregge più il pontefice ricondusse all’interno
Nel 1199 Innocenzo intervenne con facilmente l’affabilità della grazia della Chiesa il gruppo degli Umiliati
due lettere, indirizzate l’una al po- che non l’asperità della disciplina. e alcuni gruppi di Valdesi, e permi-
polo di Metz, l’altra al vescovo e ai In questo dibattito molto vivo, che se (senza tuttavia troppo impegnarsi
canonici della stessa città: di fronte coinvolse molti ambienti, le persona- in loro favore) la nascita dei futuri
al popolo, il pontefice, pur ricono- lità spiritualmente più eminenti e le Ordini Mendicanti, che costituiran-
scendo che il desiderio di appren- menti teologicamente più avvertite, no un elemento determinante in or-
dere le Sacre Scritture non sia ogget- Gioacchino – molto più permeato di dine alla riforma della Chiesa e della
tivamente da sconsigliare, quanto letteratura monastica di quanto spes- lotta antiereticale14. Sin dall’inizio del
piuttosto da raccomandare, difende so si sia creduto – sposò decisamente suo governo egli manifestò la ferma
tuttavia le prerogative del clero, al il partito contrario alla predicazio- intenzione di agire senza tentenna-
quale viene demandato dal Signore ne laicale12, a differenza di quel che menti e in egual modo intimò di fare
il compito di pascere il gregge dei fe- fece Pietro Cantore, il famoso e già ai vescovi. Nella lettera al vescovo di
deli, e riprende l’atteggiamento delle menzionato maestro parigino, che Siracusa, del 5 gennaio 1199, dopo
conventicole che a Metz usurpavano si mostrò favorevole a concedere ai una pessimistica visione del tempo
l’ufficio della predicazione disprez- laici il diritto di predicare ed espres- presente, egli afferma che, spinto dal
zando i sacerdoti a causa della loro se – invece – esplicite riserve su alcu- biblico invito alla cattura delle picco-
semplicità; rivolgendosi al vescovo ne linee interpretative della teologia le volpi, non vuol esser paragonato
e ai canonici, però, li invita ad usa- della storia di Gioacchino13. a quei cani muti che non vogliono
re estremo tatto, ad informarsi con Il metodo di Innocenzo III rappre- latrare, né assistere inerte alla rovina
cura di chi sia all’origine di quelle sentò dunque una svolta rispetto allo della vigna del Signore degli eserciti,
traduzioni e da quali intenzioni sia- stile adottato dai suoi predecessori. della quale è stato costituito operaio,
no mossi, quale sia la fede degli ap- Nettissima fu la sua presa di posi- anzi guida degli operai, pur se quasi
partenenti al gruppo, quale il loro zione a favore di un rinnovato impe- all’ora undecima15. Ferma determi-
rapporto con la Chiesa cattolica e gno in ordine all’evangelizzazione. nazione, dunque, da parte del pon-
con la Sede Romana, per evitare che tefice: d’altronde tornerà ancora, nel
12 G. L. Potestà, La visione della storia di
persone semplici, mosse soltanto da suo epistolario, questo riferimento ai
Gioacchino: dal modello binario ai modelli alfa
un forte bisogno religioso, possano – e omega in Gioacchino da Fiore tra Bernardo
trattati da eretici – essere in qualche di Clairvaux e Innocenzo III. Atti del 5° Con- 14 La bibliografia in proposito è stermina-
modo spinti verso l’eresia. gresso internazionale di studi gioachimiti. ta: ci si limita a rinviare a M. Maccarrone,
San Giovanni in Fiore, 16-21 settembre Riforme e innovazioni di Innocenzo III nella
«Ne […] in hereticos de simplicibus 1999. A cura di R. Rusconi (Centro Inter- vita religiosa, in Id., Studi su Innocenzo III
commutentur»: si può cogliere – nelle nazionale di Studi Gioachimiti S. Giovan- (Italia sacra, 17), Padova 1972, 221-337; Il
parole di Innocenzo III – una critica ni in Fiore. Opere di Gioacchino da Fiore: Papato duecentesco e gli Ordini Mendicanti.
testi e strumenti, 13), Roma 2000, part. Atti del XXV Convegno internazionale.
non troppo velata alla precedente li- 189-192. Assisi, 13-14 febbraio 1998, Spoleto 1998:
nea di condotta della Curia Romana quest’ultima pubblicazione fornisce una
13 G. L. Potestà, La visione della storia, 191;
e dei suoi stessi predecessori. Ancora R. E. Lerner, Joachim and the Scholastics, in più completa e aggiornata bibliografia
sull’argomento.
nel 1209, scrivendo all’arcivescovo Gioacchino da Fiore tra Bernardo di Clairvaux
e Innocenzo III, 256. 15 Cf. PL 214, 472 B.
132 L'uomo di Dio

cani muti (citazione da Is 56, 10) ai crociata, non furono mai espressa- chiedano correzione o riforma»20; al
quali egli non vuole essere assoluta- mente nominati dai documenti del riguardo, egli chiedeva anche una
mente paragonato16. Lateranense IV, mentre lo furono relazione scritta, in cui dovevano es-
Scrivendo all’arcivescovo di Gioacchino da Fiore e Amalrico di sere elencati con esattezza i punti che
Narbona nel 1203, Innocenzo si mo- Bene? Anticipo una problematica il Concilio avrebbe dovuto prendere
stra irato col presule, poiché l’intera che svilupperò più tardi, nell’analisi in esame. Queste relazioni, di cui
diocesi è piena di eretici, e lamenta della Cost. 2 del Concilio, De errore nulla si è conservato e che sarebbero
la penuria di combattenti: coloro abbatis Ioachim: entrambi, Gioacchino indubbiamente preziose, non furono
che sono deputati alla custodia del- e Amalrico, costituivano, differente- certo l’unica fonte di informazione
la casa di Dio, costituiti pastori del mente da catari e valdesi, un proble- per Innocenzo III: notevole impor-
gregge non si sognano affatto di ac- ma per l’università. tanza dovettero avere anche le rela-
cingersi alla lotta contro i nemici e zioni dei suoi legati21. A quest’impo-
di ergersi quale muro in difesa della nente fase preparatoria Innocenzo
casa di Israele17. Da questa presa di assegnò tuttavia notevole importan-
coscienza della drammaticità del- Il Concilio za, come dimostra l’ampio lasso di
la situazione presente, scaturisce tempo ad essa concesso.
in Innocenzo una ferma volontà di
Lateranense IV Al Concilio presero parte circa due-
propaganda antiereticale, che deve mila persone: quattrocento erano
essere accompagnata, di pari passo, «Noi riuniremo a suo tempo un con- vescovi, la metà dei quali provenien-
da una seria opera di riforma del tes- cilio generale: allo scopo di estirpare ti dall’Italia (ma risultarono assenti
suto ecclesiale. Furono questi anche i vizi ed instaurare le virtù, sanare tutti quelli della Marca di Ancona e
i motivi che spinsero il pontefice ad gli abusi e riformare i costumi, sop- buona parte di quelli del Ducato di
indire un concilio universale, cosa primere le eresie e rafforzare la fede, Spoleto). Completamente assenti an-
che egli fece con la lettera Vineam pacificare le discordie e consolidare che i vescovi delle Chiese orientali, e
Domini Sabaoth, del 10 aprile 1213, la pace, reprimere l’oppressione e in- in tal senso si può dire che il Concilio
diretta a tutti gli arcivescovi, vesco- coraggiare la libertà, per indurre i so- comportò più svantaggi che van-
vi, abati e priori18. vrani e i popoli cristiani a soccorrere taggi in ordine alla cau-
Sorge subito, tuttavia, una questio- la Terra Santa con l’aiuto sia del clero sa dell’unione22.
ne: come mai né i valdesi né – tanto- che dei laici, e per trattare diverse Peraltro, il
meno – i catari, che pur costituivano questioni che sarebbe troppo lungo
ormai il «problema» per eccellenza elencare»19.
della cristianità, contro i quali po- In tal modo il pontefice – te-
chi anni prima era stata bandita una nendo unite la ri-
forma della
16 Cf. PL 214, 904; 215, 355 A. Giacomo
Chiesa e l’im-
da Vitry, nella famosissima lettera scritta
da Genova nel 1216, nella quale parla di presa della
fratres e sorores minores, conclude: «Credo Crociata – sin-
proprio che il Signore, prima della fine tetizzava, nella
del mondo, voglia salvare molte anime
per mezzo di questi uomini semplici e Vineam Domini
poveri, per svergognare i prelati, divenuti Sabaoth, gli obiet-
ormai come cani muti, incapaci di latra- tivi del prossimo
re» (R. B. C. Huygens, Lettres de Jacques de
Vitry (1160/1170‑1240), évêque de Saint‑Je-
Concilio, al quale in-
an‑d’Acre. Edition critique, Leiden 1960, 76 vitava vescovi e abati
(la traduzione in Fonti Francescane, 1908, chiedendo loro di
num. 2208).
«indagare accuratamente, in
17 Cf. PL 215, 273C-D. Espressioni identi- prima persona o per mezzo di gen-
che ritornano nella lettera del 17 dicembre
1206, indirizzata a Raoul di Fontfroide (cf. te affidabile, su tutti i punti che ri-
PL 215, 1024D).
20 Ibidem, 318-319.
18 Cf. il testo in PL 216, 823D-825C; se ne 19 R. Foreville, Storia dei Concili ecumenici,
offre una traduzione in Storia dei Concili 217-218. M. Maccarrone, Il IV Concilio La- 21 Lo sottolinea M. Maccarrone, Il IV Con-
ecumenici VI. Lateranense I, II, III e Latera- teranense, in Divinitas 5 (1961) 270-298; Id., cilio Lateranense, 276.
nense IV. Edizione italiana a cura di O. Pa- Lateranense IV, in Dizionario degli Istituti di 22 Cf. M. Maccarrone, Il IV Concilio Late-
squato, Roma 2001, 317-319. Perfezione V, Roma 1973, coll. 474-498. ranense, 279.
L'uomo di Dio 133

Concilio dedicò notevole attenzione no essere il frutto del lavoro del alla professione di fede espressa nel-
a questioni di natura politica, tra le Papa e della Curia: è dunque in la cost. 1 viene condannato il libellum
quali la più importante (ma non l’uni- primo luogo ad Innocenzo III che seu tractatum di Gioacchino contro
ca) fu la controversia tra Federico II e «deve esserne attribuito il merito e Pietro Lombardo. Difficile dire qual-
Ottone IV, che generò un vero e pro- la responsabilità»25. Indubbiamente, cosa su questa scritto, a tutt’oggi
prio tumulto durante lo svolgimento oltre l’attività legislativa già prodot- perduto: non dev’essersi trattato di
della seconda sessione, in cui venne ta da innocenzo III, furono valoriz- un’opera voluminosa, come indica la
trattata (20 novembre). Le costituzio- zati i canoni dei concili precedenti qualifica di «libello» datale dal conci-
ni pubblicate dal Concilio si occupa- e quelli di alcuni concili nazionali lio, ma ci è impossibile determinarne
no invece dei due compiti assegnati e provinciali tenutisi in anni vicini, con precisione anche il titolo27. Forse,
dal Papa a quell’assise solenne, e cioè particolarmente quelli svoltisi in ter- come ha sostenuto il Paolini sulla
la riforma della Chiesa e la crociata. ra di Francia sotto la presidenza del scia del McGinn e del Selge, lo scrit-
In verità quest’ultimo aspetto venne Legato papale Roberto di Courçon. to risaliva ad una fase «precedente
affrontato soltanto nell’ultimo docu- Le settanta costituzioni non seguono l’intuizione del 1183», per cui l’insi-
mento, la cost. [71], con cui vengono un organico filo conduttore (rivelano stenza di Gioacchino sulla novità di
promulgate dettagliate istruzioni anzi, nel loro ordine, una certa diso- quella «visione» può far «pensare
per la nuova crociata bandita dal mogeneità), tutte attente però – ed è verosimilmente all’abbandono di al-
Concilio (essa avrebbe dovuto avere questa la chiave di lettura che per- cune posizioni precedenti»28.
inizio il 1° giugno 1217: i partecipan- mette di comprenderne senso e por- L’unica cosa certa è che in questo scrit-
ti alla spedizione «qui disposuerunt tata – alla riforma dei costumi e della to Gioacchino aveva definito Pietro
transire per mare» sarebbero dovuti disciplina ecclesiastica. Lombardo «eretico ed insano», in
convenire nel regno di Sicilia, alcuni quanto egli finiva per proporre una
presso Brindisi, altri presso Messina vera e propria «quaternità in Dio»:
o in zone vicine a questi due centri)23. indubbiamente l’accusa di quaterni-
Differentemente da quanto si verificò tà nei confronti di Pietro Lombardo
al concilio Lateranense III, che vide La seconda – riferita nella Costituzione conci-
i vescovi diretta- costituzione: liare – concorda con ripetute affer-
mente coinvolti De errore abbatis mazioni di Gioacchino, che una tale
nella stesura dei accusa l’aveva formulata già nell’Ex-
documenti ema-
Ioachim positio vitae et regulae beati Benedicti,
nati in quell’assi- un’opera rimasta incompiuta, di cui
se24, i documenti del La serie delle costituzioni conciliari l’Abate non curò mai una stesura
Lateranense inizia con una professione della fede definitiva, e in altre sue opere mag-
IV risulta- cattolica (cost. 1: De fide catholica), cui giori, come l’Expositio in Apocalypsim
fa seguito la condanna di opinioni te-
ologiche in materia trinitaria (cost. 2:
23 Cf. cost. [71], in Conciliorum Oecumeni-
corum decreta, curantibus J. Alberico – J. De errore abbatis Ioachim) e degli eretici
A. Dossetti – P.P. Joannou – C. Leonardi (cost. 3: De haereticis). La cost. 2, dun-
– P. Prodi, consultante H. Jedin, Bologna que, appare strettamente connessa 27 De unitate seu essentia Trinitatis (in Con-
19733, 267-271 (per i particolari sopracitati, ciliorum oecumenicorum decreta, 231, rr.
cf. 267, rr. 19-22).
alla precedente, come denota chiara- 8-9): osserva Giovanni Di Napoli: «si trat-
mente l’ergo (damnamus ergo) all’ini- terebbe, nella presentazione del Concilio,
24 Peraltro, lo stesso Alessandro III, ri-
volgendosi ai partecipanti nella lettera zio del testo26: conseguentemente di uno sviluppo operato sul titolo dagli
di indizione Quoniam in agro Domini (21 esperti del Concilio come per rendere più
settembre 1178: si veda il testo in PL 200, chiaro il significato-contenuto dello scrit-
184-185), aveva auspicato una loro piena 25 M. Maccarrone, Il IV Concilio Lateranen- to? La cosa è molto presumibile» (Gioac-
collaborazione: «Con l’ausilio dello Spi- se, 284 chino da Fiore e Pietro Lombardo, in Rivista
rito Santo, compiamo con sforzo comune 26 Lo sottolineano anche L. Paolini, La di- di Filosofia neo-scolastica 71 [1979] 636). Cf.
l’incarico che ci è addossato, sia per sana- sputa sulla Trinità fra Gioacchino da Fiore e anche le brevi osservazioni di L. Paolini,
re gli abusi, sia per stabilire quanto a Dio Pietro Lombardo, in Filologia romanza e cul- La disputa sulla Trinità, 645.
è gradito; come un sol uomo sorreggiamo tura medievale. Studi in onore di E. Melli, a 28 L. Paolini, La disputa sulla Trinità, 650.
l’Arca del Signore (in uno humero subleve- cura di A. Fassò, L. Formisano, M. Man- Questa sarebbe, secondo Paolini, «la ra-
mus arcam Domini), con una sola bocca, cini, Edizioni dell’Orso, s. l., 1998, 651; E. gione per cui egli non lo inserì nell’elenco
glorifichiamo Dio, Padre del Signore no- Reinhardt, Joaquín de Fiore y el IV Concilio delle sue opere contenuto nella Epistola
stro Gesù Cristo» (R. Foreville, Storia dei Lateranense, in Anuario de Historia de la Igle- prologalis o testamento di Gioacchino»
Concili ecumenici, 193). sia 11 (2002) 96. (ibidem).
134 L'uomo di Dio

e nello Psalterium decem chordarum29, Gilberto Porretano, Pietro di Poitiers perciò supporre che non furono tan-
in cui, pur senza nominare il maestro e Pietro Lombardo34. Qualche de- to i cistercensi – come tanta storio-
parigino, egli respinse ancora la qua- cennio più tardi, però, gli scolastici grafia ha troppo a lungo ritenuto38
ternitas; nella tavola XXVI del Liber avevano finito ormai per trionfare; a – i nemici di Gioacchino attivi nel
figurarum, al lato sinistro della figura finire sul banco degli accusati furo- Concilio, quanto piuttosto l’influen-
si trovano elencate le tre perfidie, la no perciò i loro avversari, in primo za che sul Concilio e sullo stesso
terza delle quali (anonima) può es- luogo Gioacchino, che aveva espres- Innocenzo III esercitarono i maestri
sere agevolmente collegata all’errore samente, a più riprese (l’unico, preci- parigini, di cui lo stesso pontefice era
attribuito dall’Abate al maestro30. sa Paolini, che gli si sia opposto con stato allievo, come aveva in qualche
Gioacchino si pone in piena conti- una certa tenacia)35, attaccato Pietro modo intuito, in un fugace accenno,
nuità con il metodo patristico e la Lombardo, nel frattempo divenuto Raoul Manselli quasi cinquant’an-
posizione dei grandi teologi mona- un punto di riferimento indiscusso ni or sono39: peraltro, la distinzione
stici del secolo XII, come Bernardo per tutti i maestri parigini36. operata dal pontefice tra il verbum
e Riccardo di S. Vittore31: appog- Questi ultimi dovevano conoscere il exhortationis e l’officium praedicationis
giandosi sulle opere dei padri, tanto pensiero di Gioacchino, se già Pietro appare già chiaramente enunciata
Bernardo quanto Riccardo rifiutaro- il Cantore aveva messo in guardia da Pietro il Cantore, come ha rimar-
no il metodo e la terminologia allora contro alcune affermazioni dell’Aba- cato Gian Luca Potestà sulla scorta
in voga tra i maestri delle scholae32 te calabrese; in più, essi dovevano delle ricerche del Lauwers40; inoltre
(anche se recentemente Alessandro anche sapere che i pontefici aveva- Innocenzo III recepì gli insegnamen-
Ghisalberti ha posto in evidenza al- no anche letto ed approvato alcune ti dei maestri parigini in materia di
cune convergenze tra lo Psalterium delle principali opere dell’Abate, da predicazione41.
decem chordarum e la Teolgia schola- lui sottoposte alla verifica pontificia; Si può spiegare così come il pontefi-
rium di Pietro Abelardo33); lo stesso neppure è da escludere che gli stessi ce (il pronunciamento conciliare in
Pietro Lombardo, era fortunosamen- maestri sapessero che Innocenzo III prima persona, potrebbe essere ope-
te riuscito ad evitare la condanna da aveva utilizzato e citato alla lette- ra sua)42, pur conoscendo e stimando
parte del Lateranense III, anche se ra, in alcuni suoi scritti, interi brani Gioacchino prenda al tempo stesso,
Alessandro III, due anni prima, nel dalle opere di Gioacchino37. È logico in merito alla diatriba dell’abate con
1177 aveva da par suo condannato Pietro Lombardo, posizione decisa
– senza farne il nome – la proposi- 34 Cf. G. Di Napoli, Gioacchino da Fiore e
zione attribuita a Pietro Lombardo; Pietro Lombardo, 630-632. Il tentativo di
procedere contro Pietro Lombardo da 38 Cf. in proposito L. Paolini, La disputa
dopo lo svolgimento del Concilio, parte del Lateranense III è ricordato anche sulla Trinità, 650, che segnala alcune ipo-
Gualtiero di S. Vittore produsse un da L. Paolini, La disputa sulla Trinità, 651, tesi in tal senso, avanzate dal Di Napoli
nota 38; A. Ghisalberti, Monoteismo e tri- e dal Foberti, giudicandole «fantasiose».
violento attacco a quattro teologi da
nità, 167. 39 «Lo stesso sviluppo del pensiero teo-
lui ritenuti aristotelizzanti: Abelardo, logico e filosofico della Scolastica sarebbe
35 Cf. L. Paolini, La disputa sulla Trinità,
653. bastato a determinare la condanna» (R.
29 Cf., in proposito, G. Di Napoli, Gioac- Manselli, La “Lectura super Apocalipsim” di
chino da Fiore e Pietro Lombardo, 632; B. Mc- 36 Sulla diversità dell’approccio tra que- Pietro di Giovanni Olivi. Ricerche sull’esca-
Ginn, L’abate calabrese. Gioacchino da Fiore ste due scuole teologiche, cf. F. Gastal- tologismo medievale [Studi storici, 19-21],
nella storia del pensiero occidentale (opere di delli, Teologia monastica, teologia scolastica Roma 1955, 86.
Gioacchino da Fiore. Strumenti, 2), Geno- e “lectio divina”, in Analecta Cistercensia 66
va 1990, 178-179; E. Reinhardt, Joaquín de (1990) 25-63. 40 Cf. G. L. Potestà, La visione della storia,
Fiore, 99; L. Paolini, La disputa sulla Trinità, 203, nota 47; il riferimento e a M. Lauwers,
647. 37 Si vedano, in proposito, le ricerche di F. “Praedicatio-Exhortatio”.
Robb, Did Innocent III Personally Condemn
30 Cf. Paolini, La disputa sulla Trinità, 646. Joachim of Fiore?, in Florensia 7 (1993) 77- 41 Cf. F. Accrocca, La predicazione france-
91, part. 83; Ead., Joachimist Exegesis in the scana. Intorno a “Reg. bull.” IX, in “Nego-
31 Cf. ibidem: Paolini segnala un testo dal tium fidei”. Miscellanea di studi offerta a
De Trinitate, in cui Riccardo di San Vittore Theology of Innocent III and Rainier of Ponza,
in Florensia 11 (1997) 137-152; a questi si Mariano D’Alatri in occasione del suo 80°
sembra attaccare chiaramente, pur senza compleanno (Bibliotheca seraphico-capuc-
nominarlo, proprio il Lombardo; cf. anche aggiunga il recentissimo C. Egger, Joachim
von Fiore, Rainer von Ponza und die römische cina, 67), Roma 2002, 107-125.
E. Reinhardt, Joaquín de Fiore, 99 e biblio-
grafia ivi citata. Kurie, in Gioacchino da Fiore tra Bernardo 42 Il coinvolgimento diretto di Innocen-
di Clairvaux e Innocenzo III, 129-162 (lo zo III appare indubitabile nella formula:
32 Cf., in tal senso, anche le brevi notazio- stesso Egger aveva già segnalato alcune «Nos autem, sacro et universali concilio ap-
ni di B. McGinn, L’abate calabrese, 181. dipendenze in uno studio precedente: probante, credimus et confitemur cum Petro»
33 Cf. A. Ghisalberti, Monoteismo e trinità Papst Innocenz III. als Theologe. Beiträge (Conciliorum Oecumenicorum decreta, 232,
nello “Psalterium decem cordarum”, in Gio- zur Kenntnis seines Denkens im Rahmen der rr. 4-6). Cf., in proposito, anche le osser-
acchino da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Frühscholastik, in Archivum Historiae Ponti- vazioni di M. Maccarrone, Il IV Concilio
Innocenzo III, 165-170, 173-174. ficiae 30 [1992] 55-123, part. 107-109). Lateranense, 282-283.
L'uomo di Dio 135

contro di lui. È da precisare che il agito «non bene capiens verba magistri tazione teologica dell’abate»45.
pronunciamento conciliare condan- praedicti, utpote in subtilibus fidei dog-
na non Gioacchino, ma la condan- matibus rudis»44: per Tommaso e per
na che Gioacchino aveva inflitto al gli scolastici Gioacchino era un rude;
Lombardo. Infatti, la Costituzione, l’Abate calabrese, da parte sua, non L’estensione della
pur nel suo tono solenne, «non pre- comprese che il suo metodo simboli-
senta alcuna dichiarazione di eresia co/figurativo, basato sull’intuizione,
«condanna»
né sull’opera, né sul suo autore»43. era ormai inadeguato a fronteggiare
L’errore di Gioacchino, dunque, le nuove esigenze intellettuali sorte Giova rilevare che l’intervento del
fu quello di non aver rettamente all’interno dell’università: i monaci, Concilio si mostra estremamente at-
compreso il pensiero del Maestro d’altronde, a partire da Guglielmo tento nei confronti del defunto mo-
parigino. Aveva perciò interpretato di Saint-Thierry e san Bernardo, si naco calabrese, che viene qualificato
rettamente – a suo modo – il senso erano mostrati fieramente avversi con il titolo di Abate46, institutor del
della condanna conciliare Tommaso alla scolastica, né Gioacchino intese monastero di Fiore47; al cenobio flo-
d’Aquino: per lui Gioacchino aveva mai rinunciare – né alcuno, mentre rense viene riconfermata pubblica
era in vita gli chiese di farlo – al suo stima, poiché «ibi et regularis institutio
metodo dell’intelligentia spiritualis: est et observantia salutaris48; si sottoli-
43 L. Paolini, La disputa sulla Trinità, 651.
Peraltro, come lo stesso Paolini precisa, si trattò dunque di una «condanna nea inoltre la circostanza che lo stes-
nel Medioevo «è eretico soltanto chi vie- parziale, che colpiva essenzialmente il so Gioacchino aveva inviato e sotto-
ne dichiarato tale dal papa (direttamente metodo e gli strumenti dell’argomen- messo i suoi scritti al giudizio della
o dai suoi giudici delegati) e dal concilio.
Non è il caso di G., che mai fu convinto
e colpito di eresia» (ibidem, 645, nota 23). 45 L. Paolini, La disputa sulla Trinità, 653.
Egli infatti «non poteva essere dichiarato 44 Cf. B. McGinn, L’abate calabrese, 224; 46 Cf. Ivi, 231, r. 7.
eretico, né lui né la sua opera, in quanto L. Paolini, La disputa sulla Trinità, 654; E.
sempre formalmente disposto a farsi cor- Reinhardt, Joaquín de Fiore, 101-102 e bi- 47 Ivi, 232, r. 39.
reggere dal papa» (ibidem, 653). bliografia da essi citata. 48 Ivi, 232-233, rr. 39-1.
136 L'uomo di Dio
L'uomo di Dio 137

mo», la cui mente era stata sabile supporto per l’elaborazione


accecata dal padre della della scienza teologica, il pontefice
menzogna, per cui la sua e i padri conciliari varano una scel-
doctrina andava ritenuta ta determinante per il futuro. La
non tanto eretica quan- Scolastica appariva già vincente nei
to insana51. Permane, riguardi della teologia monastica
è vero, un’ambiguità (prova evidente ne è proprio la cost.
nel testo conciliare, 2 del Lateranense IV): la decisione
proprio per il fatto di conciliare sancì tale vittoria in modo
aver affrontato, nel- definitivo; si fosse combattuta set-
la stessa costituzio- tanta – o anche solo quaranta – anni
ne, il problema di prima, la disputa tra Gioacchino
Gioacchino e quel- e il Lombardo avrebbe avuto pro-
lo di Amalrico. babilmente esiti diversi, così come
Il testo conciliare – combattuta nei primi decenni del
procede in modo XIII secolo – avrebbe avuto, con buo-
argomentati- na probabilità, esiti diversi anche la
vo52, chiarendo disputa tra Bernardo e Abelardo. E
le motivazioni siamo nel vero se teniamo conto che
del rifiuto del- proprio di questo si tratta: non tanto
la posizione di della formale condanna di un’eresia
Gioacchino e e di un’eretico, quanto dell’opzione
dell’opposizio- per un metodo teologico e per una
ne compiuta precisa terminologia; tra due scuole,
nei riguardi ognuna apportatrice di un proprio
del Lombardo. metodo, il pontefice e il Concilio
L’elaborazione compiono una decisa opzione in fa-
concettuale vore dell’Università.
di quest’ultimo, Se ne ha una riprova nel fatto che
Sede Apostolica, accompagnandoli «propria di una terminologia dia- il Concilio dichiari eretico chiunque
con una lettera sottoscritta di sua letticamente avanzata, non poteva avesse osato, da quel momento in poi,
mano – particolare questo che più apparire chiara alla mens di una bi- difendere o approvare la dottrina o
che ai padri poteva essere conosciu- blista fermo alla regula fidei come la sentenza di Gioacchino54: si inten-
to dal Pontefice – nella quale egli offerta dai Sancti della tradizione te- de la dottrina di Gioacchino nel suo
dichiarava di attenersi alla fede pro- ologica patristica e mistica, e portata complesso o gli attacchi da lui rivolti
fessata dalla Chiesa Romana, madre a vedere spesso il concetto in termini al maestro parigino. Sembra dover-
e maestra di tutti i fedeli49. di intuizione e di raffigurazione; la si intendere, fuor di ogni dubbio,
Gioacchino, dunque, non viene mai terminologia di Pietro Lombardo questa seconda possibilità, poiché
definito eretico, né eretica la sua po- rivelava bene il progresso dialettico il testo dice espressamente «in hac
sizione: De errore abbatis Ioachim si in- di una teologia che, pur non razio- parte» e per il fatto stesso – da non
titola infatti la cost. 2, introducendo nalizzando il dogma (anche se vi sottovalutare – che opere determi-
una sottile distinzione terminologi- era tale pericolo), intendeva operare nanti di Gioacchino erano state pre-
ca50. Di contro a tutte le cautele uti- un’intelligentia di esso in termini di cedentemente approvate dalla Sede
lizzate nei confronti di Gioacchino, rifinitura logica»53. Apostolica. È da notare che solo a
la stessa costituzione usa invece toni Consci del progresso realizzato questo punto la costituzione assume
estremamente duri nei confronti di dalla dialettica e del suo indispen- indubitabilmente il tono perentorio
Amalrico, definito «empio» propu-
gnatore di un «dogma perversissi- 51 Cf. Ivi, 233, rr. 5-8.
54 «Si quis igitur sententiam sive doctrinam
52 Cf., per una puntuale analisi del testo, praefati Ioachim in hac parte defendere vel
G. Di Napoli, Gioacchino da Fiore e Pietro approbare praesumpserit, tamquam haereti-
49 Cf. Ivi, 233, rr. 1-5. Lombardo, 647-661; L. Paolini, La discussio- cum ab omnibus confutetur» (Conciliorum
50 Lo rileva anche G. Di Napoli, Gioacchi- ne sulla Trinità, 650-653. Oecumenicorum decreta, 232, rr. 35-37: cor-
no da Fiore e Pietro Lombardo, 630, nota 39. 53 Ivi, 651. sivo mio).
138 L'uomo di Dio

a fianco
Biblioteca Nazionale di Cosenza
un codice sui possedimenti Gioachimiti

e definitorio della condanna: Si quis Clairvaux56 e Tommaso d’Aquino loro abati», il pontefice ritenne che le
[…] tamquam haereticum confutetur. per essersi espressi contro l’Imma- persecuzioni contro l’Ordine, poste
Da quel momento in poi, dopo cioè colata Concezione di Maria (si dovrà in atto da laici, chierici e sacerdoti,
che il Concilio si era pronunciato, dire infatti che su quel preciso punto erano istigate «da Colui che invidia
non vi era più spazio per la discus- essi erano in errore), mentre lo sono la pace e la salvezza degli uomini».
sione; non poteva essere dichiarato chiaramente tutti coloro che osa- Tali persecutori, infatti, attaccavano
eretico l’Abate, che aveva discettato no ripetere le loro argomentazioni i florensi facendo continuo riferi-
su formulazioni ancora non defini- dopo la promulgazione del dogma mento al pronunciamento concilia-
te e si era sempre obbedientemen- da parte di Pio IX, nel 1854. re, «insinuando che sia stato consi-
te rimesso al giudizio della Sede Si comprende bene, alla luce di que- derato eretico dalla Chiesa proprio
Apostolica55, ma lo sarebbero stati ste considerazioni, anche il senso l’abate che è stato loro padre e che
coloro che avrebbero osato ripetere del duplice intervento di Onorio III, ha istituito il loro Ordine».
le sue affermazioni dopo un pro- che nel 1216 e nel 1220 scrisse due Perciò il Pontefice intima all’arci-
nunciamento tanto chiaro e solenne: lettere in difesa dell’ortodossia di vescovo di Cosenza e al Vescovo
allo stesso modo in cui non possono Gioacchino: in quest’ultimo inter- di Bisignano: «Noi stabiliamo e in-
essere dichiarati eretici Bernardo di vento (17 dicembre), accogliendo la timiamo con una lettera apostolica
richiesta di aiuto inviata «da tutti i che voi facciate annunciare pubbli-
diletti figli dell’Ordine florense e dai camente a tutta la Calabria che rite-
niamo Gioacchino un autentico cat-
56 Nella famosa lettera 174, scritta ai ca- tolico e giudichiamo salvifico l’Ordi-
nonici di Lione, Bernardo protestò energi-
camente contro l’introduzione della festa ne che ha istituito».
55 Sull’ecclesiologia di Gioacchino e sulla dell’Immacolata Concezione. Nessuna Pensare il contrario voleva dire, dun-
devozione da lui nutrita nei riguardi della differenza vi sarebbe, per lui, tra la san- que, secondo la parola del Pontefice,
Sede Romana, cf. G. Di Napoli, L’ecclesio- tificazione di Giovanni Battista e quella
logia di Gioacchino da Fiore, in Doctor Com- di Maria, avvenute l’una e l’altra nel seno
essere sotto il dominio di «Colui che
munis 32 (1979) 302-326. È vero che il Di materno, dopo la concezione. Tuttavia il invidia la pace e la salvezza degli
Napoli manifesta, come rileva Paolini, un santo Dottore intese rimettersi al giudizio uomini».
«ardore apologetico eccessivo», ma è pur della Chiesa, che avrebbe accettato umil-
vero che i testi da lui evidenziati sono un mente anche se fosse stato contrario al
dato oggettivo, anche se questo dato non suo: ciò che intese fare anche Gioacchino
può essere estrapolato (come invece ten- in riferimento ad ogni sua affermazione,
de a fare il Di Napoli) dall’insieme di un come testimonia la sua lettera-testamento
pensiero complesso e, in alcuni passaggi, richiamata anche dal Concilio (cf. Conci-
anche poco chiaro. liorum Oecumenicorum decreta, 233, rr. 1-5).
L'uomo di Dio 139

a fianco
Biblioteca Nazionale di Cosenza
un codice sui possedimenti Gioachimiti

nel box
La Predica davanti ad Onorio III è la
diciassettesima delle ventotto scene
del ciclo di affreschi delle Storie di san
Francesco della Basilica superiore di
Assisi, attribuiti a Giotto. Fu dipinta
verosimilmente tra il 1290 e il 1295

LETTERA DI
ONORIO III
IN DIFESA DI
GIOACCHINO
Che si annunci pubblicamente per tutta
la Calabria che l'abate Gioacchino è stato
un autentico cattolico e non un eretico
Onorio vescovo, servo dei servi di Dio, all’Arcivescovo di Co- zioso, a coloro che ormai cresciuti hanno discernimento del
senza e al Vescovo di Bisignano. bene e del male, i monaci, che cominciano ad ondeggiare
nelle loro convinzioni riguardo ai fondamenti del loro Ordine.
Mi è stato fatto presente da tutti i diletti figli dei conventi Anche se il summenzionato libello è stato condannato dal già
dell'Ordine florense e dai loro abati, che Colui che invidia citato Concilio poiché lo stesso Gioacchino aveva comanda-
la salvezza e la pace degli uomini istiga contro di loro laici, to ai suoi discepoli di inviare al Pontefice Romano tutti i suoi
chierici e sacerdoti, approfittando del fatto che è stato con- scritti, perché fossero approvati o corretti a giudizio della Sede
dannato da un Concilio di tutta la Chiesa un libello, scritto Apostolica, come risulta dall'epistola firmata di suo pugno,
dall'abate Gioacchino contro la buona memoria del Maestro nella quale sostiene di confessare fermamente solo la fede
Pietro Lombardo. Costoro, per distoglierli dalla pace della della Chiesa Romana (la quale a Dio piacendo è Madre e Ma-
contemplazione e per tendere loro trappole davanti ai loro estra di tutti i fedeli), noi stabiliamo e intimiamo con una lettera
piedi, fanno continuo riferimento allo scandalo di questa apostolica che voi facciate annunciare pubblicamente a tutta
condanna e lo gettano quasi davanti ai loro piedi, insinuando la Calabria che riteniamo Gioacchino un autentico cattolico e
che sia stato considerato eretico dalla Chiesa proprio l'abate che giudichiamo salvifico l'ordine che ha istituito, esortandovi
che è stato loro Padre e che ha istituito il loro Ordine. A causa a castigare coloro che presumano insultare o sminuire a causa
di queste insinuazioni si determina un danno non solo a co- della condanna conciliare il suddetto Ordine, in spregio a tutti
loro che ancora per così dire succhiano il latte, e cioè i novizi gli appelli contrari, con un odio la cui forza è pari solo alla verità
che vengono distolti dall'entrare in quell'ordine, ma anche a che si conosce.
coloro che già dovrebbero essere abituati al cibo più sostan- Papa Onorio III (17 dicembre 1220)
140 Studi e ricerche

1170.
Luzzi è facilmente raggiungibile
dall’autostrada A3 Salerno - Reggio
Calabria uscendo allo svincolo
Montalto Uffugo e proseguendo in
direzione Acri.
Situato sulla fascia della pre-Sila,
sul lato destro della valle del Crati,
Luzzi è posto su una collina, ai cui
piedi scorrono due torrenti Ilice e
San Francesco che confluiscono a
valle nel fiume Crati. Il centro abita-
to è posto a circa 375 metri sul livello
del mare. Il territorio prevalente-
mente collina è ricco di coltivazioni
di uliveti e vigneti. Interessante dal
punto di vista storico i palazzi e le
diverse chiese appartenenti a fami-
glie nobiliari. Addentrandosi nel ter-
ritorio montano si trova l’abbazia di
Santa Maria della Sambucina, risa-
lente intorno al 1140 e recentemen-
te riportata all’antico splendore. La
strada che si percorre dal paese fino
all’abbazia è percorso scelto ormai
da più anni per un incontro sporti-
vo di tutto rilievo che si svolge nel
mese di settembre, la cronoscalata
Luzzi-Sambucina. Una competizio-
ne di auto da corsa che registra la
partecipazione dei più noti piloti di
Francesco Reda categoria.
Ammirate le bellezze luzzesi, prose-
guendo sull’autostrada in direzione
sud, si raggiunge Cosenza, città ca-

Sui passi di
poluogo, sorta al centro dei due fiu-
mi, il Crati e il Busento, quest’ultimo
noto per la nota vicenda legata alla
leggenda del re dei visigoti Alarico.
Il cuore di Cosenza è il centro stori-

Gioacchino
co, ricco di palazzi cui ospitano parte
delle istituzioni pubbliche ma anche
enti culturali come le biblioteche o il
teatro Rendano. Nel corso principale

R
intitolato a Bernardino Telesio, figlio
ipercorrere i luoghi dove territorio che ha profonde radici nel illustre di questa città, sono presenti
l’abate Gioacchino visse passato. la sede di un importante istituto di
in terra cosentina, rappre- Il primo luogo da cui inizia l’itinera- credito e la cattedrale con annesso
senta un modo suggesti- rio turistico sui passi di Gioacchino il palazzo arcivescovile che è anche
vo quanto affascinante di ammirare è Luzzi e più precisamente il mona- sede metropolita.
le bellezze naturalistiche, paesag- stero cistercense della Sambucina La cattedrale non è direttamente
gistiche, ma anche culturali di un dove l’Abate soggiornò intorno al legata all’abate Gioacchino, ma ad
Studi e ricerche 141

un suo stretto collaboratore, Luca


Campano, spesso citato non tanto
per la sua vita religiosa, ma poiché
a lui vengono attribuiti i lavori ar-
chitettonici di due dei più impor-
tanti edifici religiosi della provincia
di Cosenza: il Duomo di Cosenza
e l’Abbazia Florense. Egli rimase
molto affascinato dalla figura di
Gioacchino fino al punto di diventa-
re suo segretario particolare, compi-
to che Luca svolse con molta umiltà.
Venne eletto Abate della Sambucina
il 22 novembre del 1194, e manten-
ne tale carica per sette anni, dando
un forte impulso economico all’Ab-
bazia, grazie anche all’amicizia che
lo legava ai Papi Celestino III ed
Innocenzo III ed agli Imperatori
Federico II ed Enrico IV, che si im-
pegnarono in numerose donazioni
verso l’Abbazia. In questi anni si
concesse molto nel sviluppare e mi-
gliorare il suo maggiore interesse,
ovvero l’architettura. Divenne un
così abile architetto che quando ven-
ne eletto vescovo di Cosenza, poté
dare libero sfogo alla sua grande ca-
pacità ormai acquisita. A Sambucina
diede inizio al rifacimento dell’Ab-
bazia mentre a Cosenza, progettò la
sua opera più importante, ovvero il
Duomo della città.
Limitrofe alla città bruzia, inerpi-
candosi verso la Presila sulla stra-
da statale 107 Paola – Crotone, si
raggiunge a Celico. È facile intuire
che si tratti di un luogo gioachimita
in quanto su una galleria all’ingres-
so del Comune è stato innalzato un
monumento all’illustre teologo il
quale ebbe i natali in quella terra. siero del suo tempo ed oltre e fu a proveniente da San Pietro, divenuto
Sulle origini del nome una tesi sup- seguito di ciò che Celico divenne docente di teologia all’università di
pone che il nome “Celico” deriva il centro più importante dei casali, Torino, poi nominato Vescovo di
da “Uomo Celeste” con esplicito divenendo meta di pellegrinaggi e Magliana Sabbina e successivamen-
riferimento all’Abate Gioacchino frequentato da uomini di cultura. te di Nicotera che da giovane ebbe
che vi nacque; infatti sul “grande Tutto questo fervore si sedimentò come precettore Don Angelo Di
dizionario della lingua Italiana” nel tempo e divenne consuetudine Stefano, parroco della parrocchia di
del Battaglia, alla voce Celico recita: tant’è che, come testimoniato da al- San Michele.
“Uomo di virtù divine, voce dotta, cuni atti notarili, i giovani dei casali Principale tra le chiese storiche di
latino coelicus, celeste “. vicini si recavano a Celico per stu- Celico è quella dell’Assunta, che
Gioacchino influenzò molto il pen- diare, uno per tutti Eustachio Intrieri prende il titolo della Confraternita
142 Studi e ricerche

dell’Assunzione di Maria che qui Giovanni in Fiore – Pietralata di San Giovanni in Fiore È il più an-
aveva sede. Marzi, luogo che secondo altri stu- tico centro abitato della Sila posto
Edificata certamente molto prima di l’Abate non riuscì a raggiungere, 70 km dal capoluogo di provincia e
del 1421 sul perimetro della casa fermato lungo il percorso dalle rigi- circa 50 km da Crotone, nonché, con
natale dell’Abate Gioacchino, al cui di temperature dell’inverno silano. i quasi 20.000 abitanti il più popola-
nome battesimale di Giovanni venne Ed è proprio San Giovanni in Fiore il to fra i 282 comuni italiani posti oltre
dapprima intitolata, ebbe vita e pro- luogo in cui passò la maggior parte i 1.000 metri s.l.m., San Giovanni in
sperità come terza chiesa di Celico, e della sua esistenza Gioacchino. Fiore dista circa.
forse non soltanto per la sua impor- Costituita nel 1530, la cittadina è le-
tanza, ma di più in conseguenza del- gata fortemente alla figura dell’aba-
la sua origine che la te Gioacchino da Fiore, che in una
lega al nome del più zona più periferica, oggi Iure Vetere
grande celichese, si fondò l’ordine dei Florensi e iniziò
attribuisce alla santi- la costruzione del primo insedia-
tà di Gioacchino il mi- mento dei monaci. Questo luogo
racolo di essere uscita oggi è oggetto di scavi da parte del-
indenne dal terremoto la Soprintendenza e sta facendo
del 1638 quando tutt’at- emergere particolari della
torno era una sola rovina. vita monastica del
tutto inediti.
Dai luoghi che diede i natali Nel 1844 il centro
al comune in cui Gioacchino florense salì
trascorse gli ultimi giorni del- alle cronache
la sua vita, Pietrafitta. Un per- nazionali per
corso nella natura incontaminata le vicende
passando per un altro paese della legate alla cat-
presila cosentina, Pedace. tura dei fratelli
Il paesaggio è caratterizzato da casta- Bandiera,
gneto ceduo e bosco di faggio. Dopo patrioti
qualche chilometro si giunge, nei italiani,
pressi del Convento di Sant’Antonio e di tutti
in Pietrafitta. Questo paese presen- i compo-
ta alcuni pregevoli edifici storici: la nenti che
chiesa di San Nicola di Bari con ele- facevano parte
menti quattrocenteschi nella faccia- della spedizione.
ta; di grande rilevanza storica
la chiesetta di San Martino Pietralata, ubicata sulla strada che
di Canale, oggi inglobata da Marzi porta a Carpanzano è un
in altri edifici, che si richia- luogo particolarmente ameno. Si
ma alle altre chiese florensi arriva sulla zona pietrosa (e della
della regione; in essa morì grande pietra) camminando su un
appunto Gioacchino da sentiero a cui si accede direttamente
Fiore il 1202 mentre dalla statale 19 dopo il passaggio a
sovrintendeva ai la- livello delle Ferrovie della Calabria.
vori di costruzione Sono visibili tracce dell'insediamen-
dell’edificio. to florense, alcune scavi nella roccia
Un luogo cruciale e caverne utili per il riparo. Dal sito
questo definito da si vede con grande chiarezza l'alto-
alcuni studi recen- piano silano dove Gioacchino salirà
ti, un punto che si per la sua nuova fondazione. Da qui,
interseca con l’as- costeggiando la montagna si arriva a
se direzionale San piedi anche a Corazzo.
Studi e ricerche 143

Francesco Scarpelli

Da Jovinise a
Monte Fondente
I luoghi di origine di Gioacchino

V
isitando Celico, la cittadina di origine dell’Aba- mativo. Egli ne era pienamente cosciente come dimostra
te, potrebbe apparire illusorio ritrovare le trac- anche quando va fiero di avere vissuto in un ambiente
ce di un personaggio vissuto più di ottocento rurale scrivendo la frase più volte citata …sum homo agri-
anni fa. L’aspetto attuale del nucleo abitato è cola a iuventute mea.2 Un chiaro autocompiacimento delle
totalmente diverso da quello conosciuto dal futuro Abate proprie origini territoriali oltre che un giudizio positivo
di Fiore. Le moltissime capanne presenti allora, in piena per l’educazione ricevuta negli stessi luoghi.
epoca normanna, sono sparite. Anche il fango sulle stra- Luoghi che rimarranno impressi nella sua memoria per
de, mischiato agli escrementi degli animali e tipico delle tutta la vita, così come per tutta la vita rimangono im-
cittadine medievali, non c’è più. Ne erano piene le nostre pressi i caratteri fondamentali della personalità acquisiti
strade e le strade di tutti i piccoli comuni della Presila per discendenza e per l’educazione ricevuta nell’infanzia,
cosentina, fino anche alla metà del secolo scorso, quando per le esperienze e per le frequentazioni nell’età della cre-
ancora ti poteva capitare, percorrendo le strade al matti- scita, quando la psiche è più disponibile ai condiziona-
no, proprio come nel medioevo, di ricevere sulla testa il menti e agli stimoli culturali.
contenuto di un vaso da notte. E di stimoli culturali il giovane Gioacchino ne ha sicura-
Eppure vivendo sul posto si possono ancora ritrova- mente avuti molti. A cominciare da quello della sua fami-
re molte, diverse e consistenti tracce che riguardano il glia, con il padre notaio e referente del potere normanno,
personaggio. Ed è proprio questo compito che mi sono ma forse anche di discendenza ebraica come vari autori
assunto, quasi quindici anni fa, insieme ai soci dell’Asso- hanno ipotizzato e come si potrebbe desumere da diver-
ciazione Abate Gioacchino, un compito che crediamo di si dati concomitanti. Una tesi che personalmente ritengo
aver assolto con la pubblicazione di Celico Città Celeste.1 molto probabile dopo le varie argomentazioni esposte da
L’approfondimento, naturalmente, continua insieme altri autori e dopo le altre argomentazioni da me aggiun-
all’impegno per la piena accessibilità e valorizzazione te in Celico Città Celeste. Aldilà delle origini è accertata,
dei luoghi. comunque, una formazione culturale ebraica.
Gioacchino ha vissuto a Celico una parte consistente ed Al giovane Gioacchino non è neanche mancato l’inse-
importante della sua vita e, quindi, del suo percorso for-
2 Gioacchino da Fiore, Expositio, ff. 175 b, in Francesco D’elia,
Gioacchino da Fiore, un maestro della civiltà europea, antologia di testi
1 Francesco Scarpelli, Celico Città Celeste, Editore Pubblisfera, S. gioachimiti tradotti e commentati, seconda edizione riveduta e ampliata,
Giovanni in Fiore 2008. Rubbettino Editore, Catanzaro 1999, pp. 35-36.
144 Studi e ricerche

il cui culto, diffuso dai monaci bizantini, trovò facile diffu-


sione fra i molti ebrei di Celico convertiti al Cristianesimo
che, anche da ebrei, veneravano l’arcangelo.
Il mondo leggendario e fantastico della cultura pagana
aveva impregnato di mistero i luoghi della crescita uma-
na del giovane Gioacchino.
In questo clima pluriculturale, ulteriormente arricchito in
quegli anni dalla cultura normanna, il giovane figlio del
notaio Mauro maturò la sua mente ed il suo spirito fino
a decidere, con il coraggio e la determinazione propri di
una personalità forte e matura, di abbandonare la carrie-
ra amministrativa e politica per compiere un viaggio in
Terra Santa.
Tornerà spesso nella sua cittadina nativa anche dopo
l’ascesa alle alte vette della Sila, conservando sempre le
immagini della sua vita a Celico, della sua cultura contadi-
na, più volte utilizzata nei suoi testi, ma anche le immagini
e le suggestioni dei luoghi in cui è cresciuto e che rivede
anche nei suoi continui spostamenti, passando per Celico.
Luoghi e suggestioni che ritroviamo nel suo piccolo poe-
ma De Gloria Paradisi, un viaggio immaginario nell’aldi-
là scritto, naturalmente, prima di Dante. Come il poema
dantesco anche il De Gloria Paradisi rappresenta più che
un viaggio fantastico un sentiero di emancipazione spiri-
tuale proposto agli uomini di ogni tempo.
E questo sentiero, materializzato nella realtà fisica, si sno-
da attraverso il ponte stretto per il quale si ascende alla
montagna e, quindi, verso la Sila, e poi nella fertile val-
lata del Cannavino fino ad arrivare fra i tanti rigagnoli
che generano il torrente e poi sulla vetta di Castelluzzi
dove sorgeva un castello risalente al periodo delle lotte
fra Sibari e Crotone e dove l’Abate immagina la sede cele-
ste: un castello dorato circondato da migliaia di bambini.
Di fianco alla cima di Castelluzzi o Acquafredda, la cima
più alta di Celico, il monte Fondente, ricco di suggestioni
fantastiche perché teatro di una antica leggenda che rac-
conta di un vulcano spento, di un drago, di una ragazza
sacrificata custode di un tesoro.
Fra Jovinise e il monte Fondente sono disseminati gli altri
luoghi della vita dell’Abate. Primo fra tutti la sua casa
natale, un piccolo castello la cui facciata è stata in parte
nascosta successivamente dalla chiesa di Santa Maria del
gnamento della cultura e delle tradizioni bizantine, pure Fosso, costruita fra il 1200 e il 1300, in epoca francese, e
presenti in Celico e nella zona, nè il confronto, certamente poi la vigna del padre, molto frequentata da Gioacchino,
conflittuale ma pur sempre stimolante, con una cultura pa- dove avvenne il primo fatto prodigioso della sua vita, e
gana allora molto viva a Celico e di cui ancora rimangono la fontana Vetida. Salendo si può visitare ancora la chiesa
tracce significative nella cultura religiosa e civile di oggi. parrocchiale di S. Michele, luogo del battesimo, dove era
Il dio del cielo chiamato Zeus dai greci e Jove dai romani, conservato un antico calice di vetro ora provvisoriamente
venerato nella località ancora oggi denominata Jovinise, a custodito presso la Curia di Cosenza. Un altro elemento
valle dell’attuale centro abitato, è probabilmente all’origi- misterioso di una comunità viva ricca di fermenti cultu-
ne del nome di Celico (dialettale Cielicu) e della successiva rali ora assopiti sotto la cenere del conformismo occiden-
venerazione di San Michele Arcangelo, patrono del paese, tale globalizzato.
Studi e ricerche 145

Postulazione

La ricognizione
canonica
I
n vista delle celebrazioni per l’VIII centenario della fica). Gli studiosi propendono per due date relative alla
morte dell’abate, l’Arcidiocesi di Cosenza ha autoriz- traslazione, o prima del 1226 o nel 1240 (riferendosi agli
zato alcuni studi sui resti mortali dell’abate sia nel scritti di Martire) o al massimo nel 1249 (come testimo-
corso dell’episcopato di monsignor Dino Trabalzini, nia invece il Pelusio). Recenti ricerche portate avanti dal-
sia nel corso dell’episcopato di monsignor Giuseppe la Commissione storica per la Causa di Canonizzazione
Agostino. protendono invece per una datazione bassa, legata
Contestualmente la Postulazione della Causa si è occu- all’episcopato di Luca Campano, in occasione della quale
pata della ricostruzione degli Atti riguardanti le trasla- sarebbe stata scritta anche la breve Vita per una sorta di
zioni e le sepolture dell’abate a Pietrafitta prima, a San beatificazione vescovile.
Giovanni in Fiore poi. Gli storici dell’Ordine florense, Pelusio e Greco, in ogni
L’Abate, morto il 30 marzo del 1202 nella Grancia di San caso riportano un'unica collocazione dei resti dell’Aba-
Martino di Giove presso Pietrafitta, dopo aver affrontato te, “apparecchiato nella Cappella della Beata Vergine dinanzi
i rigori dell’inverno silano per recarsi alla nuova fabbri- all’entrata della Sagrestia”, e la sua custodia venne affidata
1
ca, fu seppellito nella cappella dove venne venerato per a frate Ruggero di Aprigliano che aveva cura di tenervi
2
alcuni anni, fino alla solenne traslazione avvenuta sicura- accesa innanzi una lampada .
mente prima del 1226 o forse 1224 nella nuova Abbazia di
San Giovanni in Fiore, dove l’Ordine si era trasferito per 1 Ruggero è presumibilmente l’autore della Vita (detta Anonima)
l’implosione del primo Monastero florense. del proto abate florense. Fu diacono nella Cattedrale di Santa Seve-
rina, dove si è ritrovato l’affresco dell’abate, poi monaco dell’Or-
Pietrafitta era diventato un piccolo santuario dell’Ordine dine e testimone diretto di alcuni miracoli attribuiti a Gioacchino
ma non era sufficientemente comodo per la venerazione proprio presso la sua tomba.
dell’Abate (date le dimensioni e la collocazione geogra- 2 A. M. ADORISIO, I miracoli dell’abate, Roma 1933
146 Studi e ricerche

a fianco
I resti mortali di Gioacchino

Si ha anche notizia che alcune reliquie dell’Abate furono veniva accesa sul sepolcro, secondo alcuni solo in deter-
inviate nei monasteri florensi. minati periodi, ma anche della venerazione dell’Abate
L’abate Nicola, nel 1249, trasportò un osso del braccio si- nuncupato da tutti beato, ma anche che il coperchio del
nistro di Gioacchino per donarlo ai monaci del Monastero sepolcro veniva grattato dai devoti come reliquia perché
3
di Calabromaria in Altilia . Gioacchino godeva di una grande fama di santità.
È certo che i resti mortali restarono nella Cappella del- Fu sicuramente dopo questo periodo che le spoglie mor-
la Vergine per lungo tempo; nella pubblicazione di tali furono tenute con minore venerazione nella stessa
Giacomo Greco del 1612 venne riprodotta la lastra tom- Abbazia; successivamente furono traslate in una cappel-
bale del sepolcro, a quel tempo ancora visibile, a livello la interna del Monastero come vengono indicate nella
di pavimento. Relazione “Ad Petri Limina” del 1776: “in una cappella del
Successivamente, sicuramente dopo il 1680, ci fu l’in- monastero del convento dei padri cistercensi giacciono le ossa
tervento del Vescovo di Cosenza, monsignor Gennaro del suddetto abate Gioacchino conservate in una urna di pietra
Sanfelice, che nel corso della Visita Pastorale fu colpito ed ancora non mostrate ad alcuno”.
dal culto che i monaci tributavano all’abate; avendo an- D’Ippolito, invece, riporta una testimonianza del canoni-
che notato una lampada accesa sul sepolcro, proibì tali co Antonio Foglia del 1928 che racconta: “i resti mortali
attestati di venerazione e ne informò il Sant’Uffizio che in dell’Abate Gioacchino erano custoditi in un vano, aperto, nella
una lettera del 28 giugno 1680 chiese ulteriori e dettaglia- cappella di sinistra e la pietà del cappellano del tempo le venera-
5
te informazioni. va, tenendovi accesa una lampada” e lo stesso autore riporta
Il 20 luglio successivo l’Arcivescovo informò la Sede però anche una proibizione della venerazione da parte
Apostolica su quanto aveva notato nel mese di maggio dell’Arcivescovo di Cosenza Di Narni (18181821) fatta
6
precedente e della commemorazione che i frati facevano nel corso della Visita Pastorale nella Cittadina silana .
con delle specifiche antifone. Le reliquie furono così trasportate in sagrestia prima, per
Il 27 agosto il Sant’Uffizio ordinò la rimozione della lam- essere mostrate solo come oggetto di curiosità, accanto ad
pada, di trasmettere a Roma copia di tali antifone (che un mezzobusto dell’Abate, poi seppellite sotto il pilastro
in questa maniera sono giunte a noi) e di procedere ad sinistro all’ingresso della Chiesa, alla presenza dell’Arci-
una inchiesta (in qualità di delegato del Sant’Uffizio). vescovo Camillo Sorgente, che in seguito alla richiesta del
L’inchiesta si concluse il 18 gennaio 1681 e i verbali fu- parroco don Saverio Pignanelli, “ne permise – lui presente
4 7
rono spediti a Roma . Nel corso dell’inchiesta monsignor - la tumulazione nel tempio” con la posa di una epigrafe
Sanfelice interrogò otto testimoni tra clero secolare e mo- sulla quale era riportata l’indicazione “qui giacciono le ossa
naci. del calabrese Abate Gioacchino di spirito profetico dotato”.
Dalle testimonianze venne fuori non solo che la lampada

3 R. NAPOLITANO, San Giovanni in Fiore monastica e civica, Napoli 5 G. D’IPPOLITO, L’abate Gioacchino da Fiore, Cosenza 1928
1982 6 D. TACCONE Gallucci, Regesti dei Romani Pontefici per la Cala-
4 Cfr. L. INTRIERI, Il culto di Gioacchino da Fiore nelle testimonianze bria, Roma 1902, ed. Brenner Cosenza 1972
del 1680, in Rogerius anno XI, n. 2 (2008) 7 Ivi, p. 130
Studi e ricerche 147

a fianco
I resti mortali di Gioacchino (particolare)

nella pagina successiva


La riproduzione di una croce in stile
florense

Qualche supposizione e qualche tradizione orale traman- l’istruzione ricevuta dalla Congregazione per il Culto e la
12
da anche la notizia che per alcuni anni l’abate venne se- Disciplina dei Sacramenti che così si esprimeva:
polto sotto l’altare della Chiesa matrice. Ma le fonti docu- “La traslazione dei resti mortali, fatta con tutti gli adempimen-
mentali, reperite dalla Vice Postulazione durante l’ultima ti di legge, dovrà essere tenuta distinta dalla celebrazione del-
Ricognizione canonica nel 2002, ci permettono di far luce la Dedicazione. Non si deve dare ai fedeli l’impressione di un
su questa vicenda. approvato inizio di culto. L’antica posizione del loculo, nella
8
In un Atto notarile del 4 settembre 1931, che riportiamo cripta, che viene opportunamente ripresa, conserva la distin-
integralmente di seguito, viene descritta la riesumazione zione tra parte destinata alle celebrazioni liturgiche e zona ci-
delle ossa sepolte nel 1874, alla presenza delle autorità miteriale”.
civili e religiose e quindi riposte nell’arcosolio della cripta Fu nel 1998, in vista anche dell’ottavo centenario della
che fu appositamente sbarrato da una chiusura in vetro morte e del crescente interesse culturale ed ecclesiale per
e ferro. l’Abate florense, che l’Arcivescovo di Cosenza accolse la
13
Ci fu anche una razzia nel 1806 “per tumulti popolari e l’ab- richiesta per il Riconoscimento dei resti mortali ed un
9
bazia soppressa, il maestoso tumulo distrutto” ma esse, for- “accurato studio” di essi presso l’Università di Pisa e, con
se trasportate per un po’ di tempo nella chiesa madre in apposito Decreto, nominò una commissione di esperti
una piccola urna, furono ricollocate nell’abbazia, prima che doveva rispondere di tutte le operazioni ad un ap-
in sagrestia e poi sotto il pavimento, fino alla traslazione posito tribunale, costituito da un Giudice delegato, un
nella cripta, nella stessa urna “che ancora oggi (riferimento promotore di giustizia legittimamente nominato ed un
10
al 1959) può facilmente osservarsi” . notaio verbalizzante, per acquisire tutti i possibili dati
La traslazione vera e propria nella Chiesa di Santa Maria medici sui resti mortali.
delle Grazie (chiesa matrice) invece avvenne negli anni L’équipe medica studiò i resti mortali dal 9 novembre
’70, “quando per i lavori di restauro dell’Abbazia le reliquie 1998 fino all’aprile 2001. I resti mortali furono trasferiti
furono precauzionalmente spostate e rimasero lì fino al 1994. presso il laboratorio dell’Università di Pisa con l’autoriz-
In tale occasione vennero poste in una nuova urna realizza- zazione dell’Arcivescovo Trabalzini, fino alla riconsegna
ta da un maestro orafo locale, per la riapertura dell’abbazia, avvenuta, insieme ad apposita e qualificata relazione me-
11
e traslate alla presenza del cardinale Ugo Poletti” secondo dica, il 19 aprile 2001, nelle mani del nuovo Arcivescovo
monsignor Giuseppe Agostino, che le custodì nella
8 Atto Notarile di constatazione del notaio Bernardo Barberio, n. Cappella del Palazzo Arcivescovile, ordinando ulteriori
3292 del registro del notaio, registrato il 16 sett. 1931, IX, al n. 72, studi ed una Ricognizione Canonica su istanza presen-
vol 43, mod. I tata dal Postulatore in vista della possibile apertura della
9 U. ALTOMARE, L’abate Gioacchino e san Giovanni in Fiore, ed. Causa di Canonizzazione del Servo di Dio.
La provvidenza, Cosenza 1959
10 Ivi, p. 15. L’autore del volumetto all’epoca era parroco in San 12 Congregazione del Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti,
Giovanni in Fiore. Istruzione del 30 agosto 1989 prot. CD 467/89
11 E. GABRIELI, Le spoglie mortali del SdD Gioacchino da Fiore. Sepol- 13 Atti del Riconoscimento dei resti mortali del SdD Gioacchino da Fio-
ture e traslazioni, in Abate Gioacchino, a. 0 – n. 1 (2003) re, Cosenza (9 nov. 19998 - 27 giugno 2001)
148 Studi e ricerche

Atti del Riconoscimento dei resti mortali del SdD Gioacchino


da Fiore, Cosenza (9 nov. 1998 – 27 giugno 2001)
14
La Ricognizione Canonica , guidata da apposito tribuna-
le eretto dallo stesso Arcivescovo, approfondì altri aspetti
relativi ai resti mortali, che furono sottoposti ad altri studi
da una nuova équipe medica dell’Università di Bari, e fu
l’occasione per la ricomposizione dello scheletro dell’aba-
te in una nuova urna che è stata collocata nella cappella
superiore di sinistra dell’Abbazia, fatta salva la distinzio-
ne tra zona delle celebrazioni e luogo della collocazione
del nuovo simulacro, come veniva indicato nell’Istruzio-
ne della Congregazione per il Culto di cui si è fatto tesoro.
I resti mortali furono riportati a San Giovanni in Fiore il
4 luglio del 2002 e presentati nella nuova e preziosa urna
con simulacro alla presenza dell’Arcivescovo di Cosenza-
Bisignano, monsignor Giuseppe Agostino, dopo la cele-
brazione solenne del Vespro.
I risultati delle due indagini ci permettono di tracciare
così un primo profilo dell’abate calabrese “e ci permetto-
no di chiarire alcuni aspetti controversi relativi ai resti corporei
15
dell’abate Gioacchino” e che di seguito, in maniera molto
sintetica, abbiamo riportato nella precedente sezione.

14 Atti del Riconoscimento dei resti mortali del SdD Gioacchino da Fio-
re, della traslazione e della nuova collocazione nell'Abazia florense, Co-
senza (19 gennaio - 5 luglio 2002)
15 E. Gabrieli, Il dell'abate, in Abate Gioacchino, a. II - n. 4 (2005)0

L’IMPRONTA che metodologiche, come l’analisi antropologica o le analisi


paleopatologiche e paleonutrizionali, che hanno permesso,

INDELEBILE: innanzitutto, di individuare con certezza i resti scheletrici del


monaco calabrese e, in secondo luogo, di comprendere la
fisionomia, le affezioni e alcuni aspetti caratteriali dei due
personaggi esaminati.
Il 6 novembre 1998, nell’Abbazia Florense di S. Giovan-
Uno studio sui resti mortali di Enrico VII ni in Fiore, la stessa équipe di paleopatologi ha proceduto
di Svevia e Gioacchino da Fiore alla luce all’apertura del reliquiario contenente i resti scheletrici attri-
buiti a Gioacchino da Fiore.
delle indagini paleopatologiche Dalle analisi e dagli studi Gioacchino appare un individuo
di statura elevata, piuttosto longilineo, vigoroso, con attivi-
tà fisica, soprattutto deambulatoria, intensa ma non gravo-
Il volume edito dalla Rubbettino s’inserisce in un nuovo filo- sa, che impedì l’insorgere dei fenomeni osteoporotici tipici
ne di ricerca storica che, accanto alle tradizionali fonti docu- dell’età avanzata.
mentarie, focalizza la sua attenzione sui reperti fossili e gli Dal punto di vista più strettamente patologico gli autori se-
scheletri, per ricostruire la struttura fisica, le abitudini e le pa- gnalano inoltre gli esiti di gravi periostiti a carico della super-
tologie dei vari personaggi storici. «L’impronta indelebile» è il ficie mediale e laterale della tibia sinistra e delle due fibule.
risultato di un attento studio multidisciplinare, supportato da Si tratta di reperti frequenti nelle serie scheletriche antiche,
numerose illustrazioni fotografiche, che è stato realizzato su- provocati in genere da infezioni sottocutanee per microtrau-
gli scheletri di Gioacchino da Fiore ed Enrico VII di Svevia dal mi ripetuti sulle gambe scoperte, in seguito a deambulazione
prof. Pietro De Leo con un gruppo di docenti dell’Università su terreni impervi e con bassa vegetazione.
di Pisa. L’indagine è stata condotta secondo insolite tecni-
Studi e ricerche 149

Due équipe universitarie


al lavoro sulle reliquie

Gli studi sui


resti mortali
Il Carbonio 14 e il DNA
Scheda n. 1
Sulle caratteristiche di
Gioacchino da Fiore
Studio1 Antropologico e Paleo-patologico

équipe medica: Prof. Gino Fornaciari, Dott.ssa Barbara Lippi,


Prof. Francesco Mallegni
Analisi effettuate presso:
Dipartimento di Oncologia dell’Università di Pisa

Statura media calcolata sulla misura degli arti superiori


ed inferiori è cm 175,09 (calcolo effettuato con il metodo
Trotter e Gleser), calcolando su questi valori staturali:
Distretto Destro Sinistro
Radio 175,4 di un campione osseo, hanno evidenziato “un’ottima ali­
Ulna 173,9 mentazione in perfetto equilibrio con i valori standard per le pro-
Femore 169,5 171,4 teine nobili, evidenziate dallo Zinco, e addirittura superio­ri allo
Tibia 179,4 standard per lo Stronzio. Questo potrebbe indicare un certo con-
Femore + Tibia 175,35 sumo di prodotti ittici (pesci di piccole dimesioni) anch’esso in-
Un valore statutario che comunque si può considerare dicato da questo elemento, associati a quelli di ori­gine vegetale”.
alto per il medioevo. La discrepanza tra le altezze femo- A livello patologico vengono segnalati: esiti di gravi pe-
rali indicherebbe che l’individuo poteva essere longili- ritosi “a carico della superficie mediale e laterale della tibia
neo, come le popolazioni meridionali mediterranee che sinistra e delle due fibule” e potrebbero essere provocate
occupano le regioni di Calabria, Basilicata e Puglia. In da infezioni sottocutanee per micro­traumi ripetuti sulle
ogni caso un individuo caratterizzato da una robustezza gambe scoperte, in seguito a deam­bulazioni su terreni
ossea evidente, degli arti inferiori mentre meno robusti impervi e con bassa vegetazione.
risultano quelli superiori. Artrosi articolare degli arti modesta, artrosi vertebra­le
Alcune alterazioni dovute all’intensa attività fisica, ripor- modesta (solo una modesta osteofitosi marginale).
tate nella relazione medica per il Riconoscimento dei resti Si è notato un certo grado di osteoporosi.
mortali dell’Abate (1998-2001) evidenziano una deambu- Periostite del ginocchio in corrispondenza della tube­rosità ti-
latoria intensa. biale anteriore, forse per la posizione inginoc­chiata prolungata.
Le analisi paleonutrizionali, effettuate con il prelievo Quadro generale emerso:
“Un individuo di statura elevata, piuttosto longilineo,
1 Cfr Relazione medica sui resti mortali di Gioacchino da Fiore conse­ vi­goroso, con attività fisica, soprattutto deambulatoria,
gnata all’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano (2001) e pubblica- intensa ma non gravosa, che impedì l’insorgere di feno-
ta anche in P. DE LEO – G. FORNACIARI, L’impronta indelebile,
Rubbet­tino (2001) meni osteopati­ci tipici dell’età avanzata”.
150 Studi e ricerche

Scheda n. 2
Sulle caratteristiche di Gioacchino
da Fiore
Studio2 Antropologico e Paleo-patologico

équipe medica: Prof. Francesco Introna, Dott. Aldo Di Fazio,


Dott. Antonio De Donno
Università degli Studi di Bari - Dipartimento di Medicina
Interna e Pubblica - Sezione di Medicina legale
Analisi effettuate presso:
Beta Analytic Inc. di Miami Florida, USA Servizio di
Radiologia del Presidio Ospedaliero “S. Barbara” di Rogliano
(CS) Unità Operativa di Radiodiagnostica Universitaria di-
rettore prof. Giuseppe Angelelli Università degli Studi di
Bari - Dipartimento di Medicina Interna e Pubblica - Sezione
di Medicina legale

Determinazione del sesso


Tutte le indagini morfometriche effettuate sono state
attuate avvalendosi di programmi di calcolo integrato
automatico di recente implementazione (Introna e coll.,
1992; Fordisc 2.0 1996 version n. 2.00), in grado di fornire
le caratteristiche individuali del soggetto in vita median-
te lo studio dei parametri morfologici e dimensionali dei seo dal corpo della 4A vertebra dorsale, avendo par­ticolare
segmenti scheletrici in esame giungendo alla definizione cura per la pulizia delle lame utilizzate per la sezione. In
del sesso maschile dell’individuo. particolare, è stato isolato dal corpo della 4a vertebra dor-
Determinazione dell’età sale un frammento a forma di piramide tronca delle di-
Per quanto concerne la determinazione dell’età del sog- mensioni di circa 1,4x1,6x1,7 cm e del pe­so di 2,2 gr.
getto a cui i resti scheletrici in esame si appartenne­ro in Il campione è stato quindi opportunamente confezio­nato
vita, tenuto conto delle caratteristiche morfologi­che della ed inviato ad un laboratorio specializzato (Beta Analytic
faccetta sinfisale del pube che chiaramente era­no indica- Inc. di Miami Florida, USA) per la datazione radiometri-
tive per un’età superiore ai 40 anni, si è ritenu­to opportu- ca mediante carbonio 14.
no applicare il metodo proposto da Acsadi e Nemeskery. La tecnica radiometrica risulta infatti particolar­mente at-
Il risultato dell’elaborazione dei valori di attribuzio­ne tendibile nella datazione di campioni organici in quanto
delle caratteristiche rilevate a carico dei singoli seg­menti studia la velocità di decadimento di un isoto­po radioatti-
scheletrici esaminati, consente di affermare che il sogget- vo, il carbonio 14, che avviene in modo co­stante nel tem-
to a cui appartenevano i resti in vita aveva un’e­tà schele- po e non è influenzata da fattori di tipo fisico o chimico.
trica compresa tra 68-80 anni. Il laboratorio della Beta Analytic, su nostra richiesta, ha
Determinazione dell’altezza provveduto all’analisi del campione mediante la tec­nica
Per la determinazione dell’altezza in vita, si sono ap­ AMS (Accellerator Mass Spectrometry), in quanto ritenuta
plicate differenti metodiche di indagine, basate sui valo­ri particolarmente affidabile anche su campioni di piccole di-
dimensionali di alcune strutture scheletriche; sulla scor- mensioni (questo ha quindi consentito di pre­servare in par-
ta di tale impostazione riteniamo di poter afferma­re che te il tessuto osseo originario). Per una maggiore attendibilità
l’altezza in vita del SdD Gioacchino da Fiore era com- del risultato finale, si è inoltre ri­chiesta la misurazione delle
presa in media tra cm 172 -175. quote di carbonio 12 e 13 presenti nel campione esaminato,
Datazione radiometrica mediante esame del C-14 in quanto scientifica­mente ritenute di conforto all’analisi.
Si è provveduto preliminarmente al prelievo di tessu­to os- I risultati delle indagini radiometriche, riassunti nel gra-
fico A, rilevano un’epoca di appartenenza del cam­pione
2 Cfr Relazione medica sui resti mortali di Gioacchino da Fiore conse­ in esame compresa tra il 1010 ed il 1180 d.C., con una sen-
gnata all’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano (2002) e pubblicata in­
tegralmente in Abate Gioacchino n. 4 (2005) sibilità del 95%.
Studi e ricerche 151

Indagini radiodiagnostiche to dagli esiti di una frattura della gamba sinistra, che mo-
stra a tutt’oggi i caratteri del callo osseo ben consoli­dato,
quanto invece dalla comparsa di imponenti feno­meni
I resti scheletrici sono stati sottoposti anche ad indagini ra- degenerativi da noi evidenziati in prossimità dell’artico-
diografiche presso il Servizio di Radiologia del Presidio lazione del ginocchio destro.
Ospedaliero “S. Barbara” di Rogliano (CS). Quadro generale emerso:
La refertazione delle lastre radiografiche è stata poi af- Nella descrizione particolareggiata delle singole ossa, gli
fidata al Prof. Giuseppe Angelelli Direttore dell’U.O. di aspetti di maggiore rilievo, sono costituiti da diffusi feno-
Radiodiagnostica dell’Università di Bari. meni artrosici di grado medio-elevato. In corrispon­denza
della diafisi tibiale di sinistra, è stata rilevata la presenza
L’esame dei resti scheletrici, integrato con i rilievi ra­ di un “callo osseo” ben consolidato, suggesti­vo di una
diologici, ha consentito di rilevare la presenza delle se­ frattura avvenuta in vita e consolidatasi in modo sostan-
guenti alterazioni parafisiologiche ovvero patologiche a zialmente corretto. Sono inoltre stati rileva­ti caratteri
carico dei distretti ossei sotto elencati: antropomorfici discontinui, quali il mancato saldamen-
Cranio: diffusa rarefazione ossea; presenza di sutu­ra me- to delle due metà del frontale, e la presenza di piccole
topica; presenza di piccole ossa Wormiane; marcato dise- formazioni ossee in prossimità della sutura lambdoidea;
gno vascolare della meningea media; tali caratteri antropomorfici rinvenibili ra­ramente nella
Vertebre: processi osteofitosici diffusi; fusione tra i pro- nostra popolazione, rappresentano tutta­via reperti occa-
cessi spinosi T6-T7; minute aree di depressione su L5 (er- sionali privi di rilevanza di ordine antro­pologico o pato-
nie intraspongiose di Schmorl); logico. L’analisi dei resti scheletrici, ap­partenuti in vita al
Ulna sinistra: colature osteofitosiche diffuse al­l’incisura Servo di Dio Gioacchino da Fiore, ol­tre che confermare
radiale dell’ulna; che si tratta di resti tutti appartenuti ad un soggetto di
Femore destro e sinistro: fori da “carotaggio” sulle teste sesso maschile deceduto ad un’età compresa tra 68 ed 80
e sulla diafisi femorale sinistra; robuste creste ossee nei anni e con altezza compresa tra 172-175 cm, ci informa
punti di inserzione muscolare; che il campione di tessuto osseo aveva epoca di apparte-
Tibia sinistra: colature osteofitosiche della tube­rosità nenza compresa al 95% tra il 1010 ed il 1180 d.C.
anteriore e della regione sottocondiloidea me­diale e la- L’imponente rappresentazione della periostosi a li­vello
terale; pregresso “callo osseo” ben consoli­dato superficie della tibia sinistra rispetto agli altri distretti sede di ana-
antero-laterale della diafisi; loghe lesioni, potrebbe essere correlata a sollecita­zioni
Perone destro e sinistro: diffusi processi osteofitosici, che meccaniche ripetute a livello locale quali lunghi stazio-
appaiono estremamente marcati in corrispondenza della namenti in ginocchio o deambulazione peniten­ziale in
superficie anteriore dell’epifisi prossimale e della diafisi ginocchio. Se a ciò si aggiunge la diffusa artrosi che in-
del perone sinistro. teressò i principali distretti articolari se ne deduce che
Aspetti patologici: soprattutto negli ultimi anni di vita, la deambula­zione di
L’esame dei segmenti ossei singolarmente esaminati ha Gioacchino non potè che essere difficoltosa e dolorosa.
evidenziato infatti la presenza di caratteri osteo-pato­
logici indicativi della costituzione robusta dell’indivi­duo;
ciò che colpisce infatti non è solo l’altezza (172-175 cm cir-
ca), decisamente imponente per l’epoca in cui vis­se, ma
anche la complessione fisica muscolosa.
Le sedi di inserzione muscolare appaiono infatti com­
plessivamente pronunciate, ed in particolar modo quel­le
degli arti inferiori; tale reperto è certamente indicati­vo di
una particolare sollecitazione e sviluppo delle strutture
muscolari coinvolte nella deambulazione, compatibil-
mente quindi con le riferite marce prolunga­te alle quali
Gioacchino da Fiore era solito sottoporsi.
La sollecitazione continua del rachide spiegherebbe inoltre
la presenza di minuti fenomeni degenerativi ri­scontrati a
carico del soma del tratto lombare del rachi­de, verosimil-
mente inquadrabili nelle ernie intraspon­giose di Schmorl.
Tuttavia tale deambulazione fu resa difficoltosa non tan-
152 Iconografia antica e moderna

Salvatore Angelo Oliverio

Gioacchino da Fiore
nella evangelizzazione
dell’America
P
er Gioacchino da Fiore tatto con ambienti, testi e protago- suoi calcoli biblici, la fine dei tempi si
l’economia della salvezza nisti del gioachimismo francescano sarebbe dovuta verificare circa un se-
ha il suo centro in Cristo, e nella Divina Commedia accoglie colo e mezzo dopo la sua epoca. Nel
ma il tempo dopo Cristo simboli e “figure” a lui rivenienti suo Libro delle profezie, scritto tra il
non è privato dell’iniziativa di Dio. delle opere dell’Abate. 1501 e il 1502, Colombo fa trascrive-
Gioacchino ridà dignità all’intero Il profetismo gioachimita, ormai dif- re due brani riguardanti Gioacchino
tempo della storia, riaccende la fi- fuso in Europa e in parte divenuto tratti dalle opere del cardinale Pierre
ducia nel futuro liberando l’umanità spurio, irrompe poi nella moderni- D’Ailly, pubblicate a Lovanio nel
dalla morsa dell’angoscia escatolo- tà. Sulla scia della impetuosa pre- 1483. Nel primo Gioacchino è cita-
gica, dalla convinzione paralizzante dicazione profetico-apocalittica del to come uno dei profeti a cui ci si
che ormai tutto si fosse già compiuto. Savonarola e con l’apporto dei due deve rivolgere per conoscere il tem-
Ciò che si era compiuto era il sacrifi- consulenti teologici di Michelangelo, po dell’avvento dell’Anticristo. Nel
cio del Figlio, la Sua missione reden- i gioachimiti Pietro Galatino ed secondo viene difesa l’ortodossia
trice che si sarebbe perpetuata nel Egidio da Viterbo, si costituisce come dell’Abate e si afferma che egli pre-
futuro mediante l’opera dello Spirito principale codice interpretativo della disse a principi e re della sua epoca
promesso e perennemente inviato da complessa e simbolica iconologia bi- che quei tempi non erano maturi per
Cristo. blica degli affreschi michelangiole- una crociata di definitivo successo3.
Il medievalista Raffaello Morghen schi della Cappella Sistina. Cristoforo E’ qui evidente l’eco dell’incontro
ha ritenuto che Gioacchino debba Colombo, convinto che verso la fine dell’Abate con il re d’Inghilterra
per questo essere considerato come dei tempi la religione cristiana avreb- Riccardo Cuor di Leone, che nel
il vero iniziatore del Rinascimento. be dovuto realizzare l’unità del mon- 1191, a Messina, consultò Gioacchino
Il suo messaggio costituirà infatti do promessa nei salmi di Davide e sull’avvento dell’Anticristo e sull’esi-
un potente fattore di dinamismo e nella profezia di Isaia, raggiunge le to della crociata da lui intrapresa. La
toccherà l’anima di quanti lotteran- Indie da Occidente per finanziare fortuna del profetismo gioachimita
no per il progresso dell’umanità. con l’oro la cosiddetta crociata esca- in Spagna era certamente legata alla
Esso è attratto, e in parte deforma- tologica: la definitiva conquista del- tradizione e agli ambienti francesca-
to, nella turbinosa vicenda dello la Terra Santa da parte dei sovrani ni, con i quali Colombo visse a stret-
spiritualismo francescano che am- spagnoli1. Egli si appella all’autorità to contatto, ma riveniva pure dalla
piamente ricorre a Gioacchino nella profetica di Gioacchino da Fiore per ricca seminagione di testi e di codici
costruzione della propria identità. sostenere la sua proposta e rendere gioachimiti promossa, nella prima
Brilla nei toni accesi di alcune pole- credibile il suo progetto presso i re- metà del XIII secolo, dal discepolo
miche anticurialesche del Petrarca. ali di Spagna2. Circolava infatti una di Gioacchino Raniero da Ponza, di-
Sembra compiersi nella elezione a profezia risalente al medico e teologo venuto legato pontificio in Spagna,
papa di Celestino V, il monaco ere- catalano Arnaldo di Villanova e poi che aveva condiviso l’avventura
mita che con i suoi frati si ispira al attribuita a Gioacchino da Fiore, se- spirituale di Gioacchino dal ritiro
messaggio di Gioacchino da Fiore e condo la quale un monarca spagnolo di Pietralata alla montagna di Fiore.
di Francesco d’Assisi. Alimenta la avrebbe condotto la crociata con cui Inoltre, Colombo, come abbiamo vi-
tensione profetica e le aspettative di si sarebbe compiuta la storia della sto, trova riferimenti a Gioacchino
Dante Alighieri, il quale viene a con- salvezza. Per Colombo, in base ai nei libri del cardinale Pierre D’Ailly,
Iconografia antica e moderna 153

a fianco
Perù. Vulcano Huaynaputina

sui quali appone a margine alcune dell’avvento di San Francesco, spes- nel 1600 e il catastrofico terremoto
postille autografe riguardanti l’Aba- so raffigurato con le ali come l’an- del 1647 abbiano provocato sia negli
te. gelo del VI sigillo (Ap. 7,2) segnato Spagnoli che negli indigeni cristia-
Sono di tendenza gioachimita i pri- con i segni del Dio vivente, come nizzati interrogativi apocalittici che
mi missionari francescani spagnoli alter Christus, secondo una tradizio- hanno ispirato quella serie di dipinti.
partiti nel 1516 per evangelizzare ne risalente agli ambienti minoritici Altro fecondo filone dell’esplorazio-
il Venezuela, come lo sono pure i del XIII sec., poi filtrata attraver- ne del gioachimismo meso-america-
dodici, (dodici come gli Apostoli), so l’opera di San Bonaventura e di no è quello del modello della Città
inviati nel 1523 per evangelizzare il Bartolomeo da Pisa. degli angeli ricavato dalla tavola della
Messico. Il capo dei dodici, Martin Inoltre la scansione trinitaria della Dispositio novi ordinis del Libro delle
de Valencia, era gioachimita per for- storia e l’attesa di un tempo finale Figure dell’Abate di Fiore e ampia-
mazione e per comportamento. La dello Spirito si sono fuse e contami- mente rintracciato nell’urbanistica e
lettera ufficiale di missione, datata nate con credenze religiose preco- nell’architettura del Nuovo Mondo.
30 ottobre 1523 e firmata dal genera- lombiane. Per lo studioso statuni-
le dell’ordine francescano Francisco tense Jame Lara, dell’Università di
Quinones de Los Angeles, ha un’evi- Yale, “le tre età della storia del mondo
dente coloritura escatologica ed una di Gioacchino sembrano essere note nel- 1 Cfr. Colombo C. , Lettera a papa Alessan-
chiara impronta gioachimita: i mis- le Ande tra gli Incas cristianizzati. Gli dro VI , in Varela C. (a cura di), 1992, Cri-
stoforo Colombo Gli scritti, Einaudi, Torino,
sionari si mettono in viaggio nell’au- antropologi del XX sec. hanno docu-
pp. 327-329.
tunno della storia come gli operai mentato numerose credenze dell’età del
dell’undecima ora (Matteo, 20) per Padre, del Figlio e dello Spirito Santo tra
2 Cfr. Colombo C., Lettera ai reali di Spa-
lavorare nella vigna del Signore gli indigeni nei villaggi di montagna ed gna, in Varela C. (a cura di), 1992, Cristofo-
mentre il mondo volge rapidamen- in quelli remoti delle Ande”5. Secondo ro Colombo Gli scritti, cit. , pp.289-293.
te verso la fine. La predicazione del la descrizione dello storico gesuita
Vangelo alle più lontane genti della Anello Oliva, “il terzo stato per gli in- 3 Cfr. Rusconi R., 1993, Cristoforo Colombo
terra appare per se stessa come un digeni sarà un’età utopistica e paradisia- e Gioacchino da Fiore, in Florensia, Bollettino
segno della prossima fine del tempo. ca in cui tutti gli uomini diventeranno del Centro Internazionale di Studi Gioachimi-
La loro speranza è quella di costru- “runas”: esseri con le ali multicolo- ti, VII, pp. 95-108.
ire nel Nuovo Mondo, tra gli umili ri che saranno in grado di volare.
e i semplici, quella chiesa spirituale Saranno vegetariani, non ci saran- 4 Cfr. Prosperi A., 1991, Attese millenari-
stiche e scoperta del nuovo mondo, in Potestà
da lungo tempo sognata e cercata no più malattie, né ingiustizie”6. Se
G. L. (a cura di), Il profetismo gioachimita fra
in Europa4. La tradizione gioachi- si tiene conto che in questa visione
Quattrocento e Cinquecento Atti de lIII Con-
mita innestata dai primi missionari della storia, derivata dal sincretismo
gresso Internazionaledi Studi Gioachimiti,
evolverà in modo più o meno sot- tra miti precolombiani e profetismo Marietti, Genova, pp. 433-460.
terraneo e riemergerà in una serie gioachimita, il passaggio da un’età
di dipinti realizzati tra il 1601 e il a quella successiva è contrassegnato 5 Cfr. Lara J, 2000, Il vulcano e le ali, in
1768 in chiostri e conventi francesca- da grandi cataclismi, si comprende Florensia, XIII-XIV, pp.159-191.
ni dell’America Latina. Gioacchino come la devastante eruzione del vul-
da Fiore è presentato come profeta cano peruviano di Huaynaputina 6 Ivi, p. 166.
154 Iconografia antica e moderna

Pasquale Lopetrone*

Iconografia in
America Latina
Un messaggio che raggiunge la Nuova Terra

L
’immagine di Gioacchino appellò più volte, nei suoi scritti, cescani dell’America Latina, dove
è stata più volte fonte ispi- all’autorità profetica dell’Abate ca- Gioacchino da Fiore è presentato
ratrice di scultori e pittori labrese, collegando la sua missione come profeta dell’avvento di San
attraverso diversi lavori di esplorativa all’evangelizzazione del- Francesco, raffigurato con le ali
vari artisti. In alcuni casi si tratta di le ultime genti della terra che, insie- come l’angelo del VI sigillo (Apo
affreschi rinvenuti in America Latina me con la definitiva riconquista di 7,2), secondo una tradizione risalen-
in cui appare l’Abate Gioacchino. Gerusalemme, avrebbe dovuto se- te agli ambienti minoritici del XIII
Il profetismo gioachimita, dopo es- gnare l’inizio della terza ed ultima età secolo, poi filtrati attraverso l’opera
sersi diffuso in tutta l’Europa, varca del mondo, l’età dello Spirito Santo. di San Bonaventura e di Bartolomeo
le soglie del XV secolo e irrompe nel- La tradizione gioachimita, innesta- da Pisa. Inoltre la scansione trinita-
la modernità, ottenendo apprezza- ta dai primi missionari francescani ria della storia e l’attesa di un tem-
menti riconosciuti in tutto il mondo. spagnoli è riemersa persino in una po finale dello Spirito si sono fuse e
Cristoforo Colombo, dopo aver serie di dipinti realizzati tra il 1601 contaminate con credenze religiose
raggiunto le Indie da Occidente, si e il 1768 in chiostri e conventi fran- precolombiane.
Iconografia antica e moderna 155

Per lo studioso statunitense Jame hanno provocato sia negli spagnoli


nella pagina precedente
Lara dell’Università di Yale “le che negli indigeni cristianizzati in- Bogotà (Colombia) - Particolare del
tre età della storia del mondo di terrogativi apocalittici che hanno dipinto di Gregorio Vasquez Ceballos -
Gioacchino da Fiore annuncia a Venezia
Gioacchino sembrano essere note ispirato la serie di dipinti riguardan- i futuri ordini monastici fondati da San
nelle Ande tra gli Incas cristianiz- ti l’Abate calabrese. Per Colombo il Francesco d'Assisi e da San Domenico
di Guzman
zati”. Secondo la descrizione dello futuro delle Indie aveva radici nel
storico gesuita Anello Oliva, “il ter- passato. L’immagine che diede di in alto
zo stato per gli indigeni sarà un’età quel mondo era legata alle Scritture, Dipinto di Juan O'Gorman,
Rappresentazione della storia del
utopistica e paradisiaca in cui tutti alle intenzioni di una crociata, al di- Messico. Celebrazione dell'Utopia
gli uomini diventeranno “runas”: segno millenaristico di Gioacchino
in basso
esseri con le ali multicolori che sa- da Fiore. Cuzco (Perù) - A. Basilio de Santa Cruz,
ranno in grado di volare”. Il pas- San Francesco con le ali rappresentato
come l'angelo del VI sigillo profetizzato
saggio da un’età all’altra è contras- *Architetto e da San Giovanni nell'Apocalisse, a
segnato da grandi cataclismi, i quali studioso gioachimita destra Gioacchino in una grotta
156 Iconografia antica e moderna

Le profezie
gioachimite sulle
rotte del navigatore
genovese

C’è anche da dire che Raniero da


Ponza, discepolo di Gioacchino, fu
Legato Pontificio in Spagna ed in-
fluenzò non poco i prelati e i nota-
bili della Corte spagnola; per questo
Colombo faceva leva su ciò che era
pensiero comune.

Cristoforo
Risultarono infatti evidenti tenden-
ze gioachimite anche nei missionari
che partirono per evangelizzare nel
1516 il Venezuela, come quelli che

Colombo nel 1523 si adoperarono per l’evan-


gelizzazione del Messico.
I missionari francescani si avventura-
rono non solo sulle rotte di Colombo,
ma anche sulle sue “profezie”.

L
a fortuna del profetismo l’Abate calabrese, si appella alla C’è da dire però che l’idea di Nuovo
gioachimita, fu quella profetica autorità di Gioacchino da Mondo e della conversione delle
di penetrare negli am- Fiore per sostenere il suo progetto genti al Cristianesimo restò un caso
bienti francescani, con i spirituale. In realtà la profezia a Lui abbastanza eccezionale ed isolato:
quali anche il navigatore genove- attribuita, secondo la quale un mo- “Solo in Colombo l’impresa della
se Cristoforo Colombo ebbe stretti narca spagnolo avrebbe riconquista- scoperta e l’interpretazione in termi-
contatti. Attraverso i francescani e to i luoghi santi e capeggiato la cro- ni profetici della conquista missio-
lo stesso Colombo, Gioacchino pe- ciata che avrebbe compiuto la storia naria si trovano unite. Dopo di lui,
netrerà anche nell’epoca moderna e della salvezza, era del medico-teolo- le strade tornano a dividersi: solo i
nella sete di ricerca e di scoperta di go catalano Arnaldo di Villanova. membri degli ordini religiosi impe-
nuovi orizzonti e di nuovi mondi. Colombo era fermamente convinto gnati più o meno direttamente nel
Colombo, convinto com’era che la dei suoi calcoli sulla fine dei tempi compito della propagazione della
religione cristiana doveva realizzare e nel suo Libro delle profezie egli fede fuori d’Europa continuarono ad
l’unità del genere umano, raggiunte fa trascrivere due brani riguardanti alimentare quel tipo d’interpretazio-
le “Indie” vide nel nuovo mondo Gioacchino. ne, mentre i conquistatori veri e pro-
una sorta di traduzione delle idee e Egli viene citato come uno dei profe- pri e chi ne seguiva e commentava le
delle profezie gioachimite. ti a cui ci si dovrà rivolgere per cono- imprese non se ne mostravano molto
Da queste terre, secondo Colombo, scere il tempo dell’avvento dell’anti curiosi. Quanto alle fonti che alimen-
la Chiesa cristiana attingerà il nuovo Cristo. Nel secondo brano Colombo, tarono interpretazioni di Colombo,
oro per finanziare “la crociata esca- non solo ne difende l’ortodossia ma esse erano allora e restarono ancora
tologica”, come egli stesso scriverà ricorda che predisse a re e princi- dopo di lui molto familiari a chi vole-
a Papa Alessandro VI, per la defini- pi della sua epoca che i tempi per va offrire una chiave per interpretare
tiva conquista della Terra Santa ca- una crociata non erano ancora ma- il senso complessivo della storia: ma
peggiata dai sovrani spagnoli. turi. Il riferimento è naturalmente furono applicate ad eventi europei e
In una sua lettera ai Reali di Spagna all’incontro avvenuto a Messina con servirono ad alimentare le ricorrenti
Colombo, citando ampiamente Riccardo Cuor Di Leone. paure di eventi catastrofici”.
dagli Scritti dell'Abate

dagli Scritti dell'Abate

L’interpretazione della Bibbia


La visione di Pasqua
Fui nello Spirito nel giorno del Signore

Q
uesto passo è di grande peso e denso di misteri profondi. L’espressione è semplice, ma non lo è il
mistero; la corteccia è evidente, ma il midollo è nascosto. Fui, dice, nello Spirito nel giorno del
Signore. Che cosa vuole dire Giovanni quando afferma: Fui nello Spirito? E che significa ciò che
segue: nel giorno del Signore? Per alcuni il versetto era forse di nessuna importanza e facil-
mente comprensibile, quando per la prima volta mi bloccai su di esso come in un mare vorticoso: giacché
Dio ha l’abitudine di rendere chiaro a uno ciò che all’altro sembra oscuro, perché ognuno impari a non
gustare le cose elevate, ma a essere partecipe di quelle umili. E infatti, giungendo a questo versetto,
dopo aver scorso i precedenti di questo libro, mi resi conto di una tale difficoltà di com-prenderlo, che,
sentendo che la porta del sepolcro mi era sbarrata dalla pietra e io rimanevo ottusamente fermo, resi
onore a Dio, che chiude e apre secondo la sua volontà, e, messo da parte quel passo, passai a quelli se-
guenti, lasciando quella difficoltà al maestro universale: perché egli, che ha aperto il libro e ha sciolto
i suoi sette sigilli, la spiegasse a me o ad altri quando gli sarebbe piaciuto farlo. La dimenticanza mi
aveva condotto lontano, occupato in molte altre cose, quando accadde che, trascorso un anno, venne il
giorno di Pasqua. Svegliatomi dal sonno verso mattina, meditavo su questo libro, quando mi capitò qual-
cosa per cui, reso fiducioso del dono di Dio, divenni più audace nello scrivere, o meglio più timido nel
tacere e nel non scrivere, pensando che un giorno il Giudice potrebbe dire a me che tacevo: Servo cattivo
e pigro, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso. Era dunque necessario
che tu affidassi il tuo danaro ai cambiavalute, e io venendo avrei ripreso con l’interesse ciò che è mio.
dagli Scritti dell'Abate

Dal momento che comprendevo ormai alcuni misteri, ma ancora non conoscevo i più grandi, avveniva
come una battaglia nella mia mente: ciò che era chiaro mi esortava all’impresa, il resto mi mostrava
minacciosamente la difficoltà. Essendomi capitato quella notte qualcosa del genere, verso, credo, la
metà del silenzio notturno e verso l’ora in cui si ritiene che il nostro Signore Gesù sia risorto dai morti,
improvvisamente mentre stavo meditando avvenne una rivelazione, e ricevetti con gli occhi della mente
una certa chiarezza intellettuale riguardo alla pienezza di questo libro e riguardo all’intera concordia
dell’Antico e del Nuovo Testamento. In quel momento non mi ricordavo del versetto, ovvero perché
Giovanni abbia detto: Fui nello Spirito nel giorno del Signore, né se fosse attinente alla questione che la
rivelazione stessa di questo libro era avvenuta, come si racconta, nel giorno del Signore. Non mi venne,
dico, in mente questo, né che Cristo che esce dal sepolcro significa lo spirito che procede dalla lettera, e
neppure che i sette giorni della settimana pasquale, insieme all’ottavo che segue, concordano nei misteri
con le parti di questo libro, e neppure che in quello stesso giorno egli aprì la mente ai discepoli, perché
intendessero le Scritture. Venuta l’opportunità, avendo dunque riletto dopo un certo tempo quel poco
che avevo annotato, giunsi a questo passo in cui si dice: Fui nello Spirito nel giorno del Signore, e per
la prima volta capii che cosa misteriosamente significasse ciò che dice Giovanni: Fui nello Spirito nel
giorno del Signore, ragionando fra me sia sulle cose che erano avvenute sia su quelle che si sanno scritte
riguardo a quello stesso giorno: che di lì ha avuto inizio lo spirito risvegliato dalla lettera, e molte cose
simili che qui sarebbe lungo sintetizzare. Questo è dunque il giorno che fece il Signore. Esultiamo e al-
letiamoci in esso. Questo è il giorno in cui Cristo risorse dai morti, tolta quella gran pietra dalla porta
del sepolcro. Questo è il giorno in cui aprì la mente ai suoi discepoli perché comprendessero le scritture.
(Expositio in Apocalypsim, pars I)

L’interpretazione della
Scrittura

L
’interpretazione storica è quella per cui una persona sta in luogo di una persona, non allo
stesso modo che nella concordia, ma in un certo altro modo: ovvero, quando vediamo una
vergine dedicata a Dio e diciamo: questa è una libera; vediamo una sposata e diciamo: questa
è una schiava; così come non a torto si può dire dei loro figli: quello della schiava è nato
secondo la carne, quello della libera è nato in virtù della promessa.
È infatti abbastanza schiava colei che non ha potere sul proprio corpo. Tuttavia questa condizione di
servitù è migliore che se avesse la libertà di commettere adulterio (per quanto tale licenza venga abu-
sivamente detta libertà, perché chi fa peccato, disse l’Apostolo, è servo del peccato). Alcuni ritengono
invece che l’interpretazione storica sia la storia stessa, altrimenti detta «lettera», ma non è così: altro è
infatti la storia, altro la materia storica. Essa è invece detta conoscenza storica perché è dissimile dalla
lettera, come avviene quando una donna viene presa al posto di una donna, un bambino al posto di un
dagli Scritti dell'Abate

bambino e un uomo al posto di un uomo; come quando diciamo ad un anziano, che vogliamo esortare a
procedere sulla via del bene: «Sii come fu Abramo»; ad una donna: «Sii come fu Sara»; ad un giovinetto:
«Sii come fu Isacco». E ancora, se noi vogliamo sgridare una donna lubrica, bramosa solo delle gioie del
mondo, la rimproveriamo con l’esempio di Agar, dicendo: «Perché, o pazza, ti affatichi senza motivo?
Queste cose che guadagni nella cura e nella fatica non sono tue, né resterai più a lungo col tuo uomo
nella casa in cui entri come se fosse tua, dal momento che sarai cacciata come l’ancella Agar, e non tro-
verai nulla nelle tue mani». Così pure deve essere detto figlio di schiava e nato secondo la carne colui che
perseguita l’uomo spirituale. L’interpretazione morale è invece quella che può essere significata da un
unico individuo, come avviene quando la schiava significa l’affetto carnale, la libera quello spirituale.
L’interpretazione tropologica è quella che tratta dei diversi modi dei discorsi divini, come avviene quando Agar
significa il senso letterale, la libera significa l’intelligenza spirituale.
L’interpretazione contemplativa è quella che, abbandonata del tutto la carne, passa nello spirito, come quando
nella schiava si prende la vita attiva, nella libera la vita contemplativa.
Più oltre, l’interpretazione anagogica è quella che ci insegna a disprezzare le cose terrene e ad amare quelle del
cielo: insegna infatti che in Agar bisogna intendere tutta la vita presente, che per la sua maggior parte è soggetta
a molta schiavitù, nella libera Sara la vita futura. Questo dunque riguardo alle cinque forme di conoscenza spiri-
tuale, che procedono dalla corteccia della lettera come quei cinque pani d’orzo con cui il Signore saziò cinquemila
uomini. È per questo motivo che l’Apostolo disse: La lettera uccide, lo Spirito invece vivifica.
L’interpretazione tipica si divide senza dubbio in sette specie, così come, aggiunto al numero cinque il numero
sette, la perfezione dei pani raggiunse la pienezza del numero dodici.
(Concordia, libro V, cap. 1)

Professio fidei
Professione di fede trinitaria

C
onfesso che la santa Trinità, cioè il Padre e il Figlio e lo Spirito santo, è l’unico vero Dio, del quale
la Scrittura dice: Ascolta Israele, il tuo Dio è uno solo. Confesso che il Padre non è da nessuno, il
Figlio è da solo Padre, lo Spirito santo è dal Padre e dal Figlio. Confesso con Agostino che il Padre
ha generato sostanzialmente il Figlio, coeterno a lui per tutto; che il Figlio è stato eternamente
generato dal Padre; che lo Spirito santo procede eternamente dal Padre e dal Figlio. Confesso che il Padre è
vero Dio, vera sapienza, vera essenza, e ciò non in modo confuso, come ritiene Sabellio, ma che il Padre solo è
Dio non generato, sapienza non generata ed essenza non generata; che il Figlio solo è Dio generato, sapienza
generata ed essenza generata.
Affermo che occorre accogliere secondo tale intelletto ciò che ci è stato tramandato dai santi padri,
ovvero che il Figlio è Dio da Dio, luce da luce, sapienza da sapienza ed essenza da essenza. E infatti,
come dice Agostino, non sono entrambi insieme Dio da Dio, ma soltanto il Figlio è da Dio, cioè il Padre.
dagli Scritti dell'Abate

Conformemente a ciò confesso che il Figlio è dalla sostanza del Padre, cioè dalla sostanza non generata
che i Greci chiamano ipostasi e i Latini persona del Padre; no è affatto (non sia mai!) dalla sostanza di
tutta la Trinità, come se provenisse da qualcosa di comune, il che significherebbe condividere con altre
parole la posizione di Sabellio; ma, come ho detto, è dalla sostanza del solo Padre. E dal momento che af-
fermo che il Figlio è dalla so stanza del solo Padre, non per questo separo la sostanza del Figlio dalla so-
stanza del Padre, venendo costretto per questo a confessare che secondo l’intenzione dei nostri, cioè dei
Latini, le sostanze siano due. Come afferma infatti Agostino, ciò che propana e ciò da cui propana sono
una cosa sola. Una cosa sola nel senso dell’unità, non della singolarità: come se tre vasi che escono da una
sola fornace fossero detti “un solo oro”; e per questo, per quanto ciascuno venga detto e sia oro e “un
solo oro”, tuttavia questo “un solo” differisce da quell’“un solo”, dal momento che quell’“un solo” non
viene detto collettivamente, ma singolarmente di ciascuno, mentre questo viene detto collettivamente
dei tre. Confesso di sentire ciò, professo di sostenere fermamente ciò, non secondo la debolezza della si-
militudine data, ma secondo l’intelletto in forza del quale fu data la similitudine. (…) Confesso infatti
di adorare un Dio né singolare né composto, ma colui che è trino e tuttavia non composto, semplice ed
uno tuttavia non singolare. Ne deriva che affermo che la sostanza o sapienza generata è inseparabile e
individuabile nella sostanza non generata; per questo, come nego che la non generata sia generata, così
anche nego la reciproca, in modo tale da affermare tuttavia che la generata e la non generata insieme
non sono due sostanze, ma una semplice. Di conseguenza confesso che la sapienza di Dio è sia natura
coeterna sia vera divinità incarnata, e questo non si riferisce a ciò che è comune alla Trinità, ma a ciò
che è proprio del Figlio, cioè non a quanto si intende quando si parla collettivamente di divinità o di
natura divina; ma a tutto ciò che si dice e può essere detto generato (che lo si dica Dio, ovvero sapienza,
o essenza, o virtù, o sostanza generata). Ne consegue che sono scomunicati quanti negano che Maria abbia
veramente generato Dio, e sono sottoposti al medesimo giudizio quanti affermano che ella generò un Dio
innato. E perciò confesso che Maria ha generato Dio: non certo (non sia mai!) Dio Padre né Dio Spirito
Santo né tutto ciò che si dice Dio trino, ovvero Dio uno dall’unità, ma soltanto ciò che in ebraico si dice
«dibur», in latino «parola», di cui Giovanni dice: E Dio era il Verbo, che è come se dicesse: e il verbo era
Dio, come anche il Padre è Dio. Credo dunque che una persona soltanto della Trinità, cioè il Figlio di
Dio, si è incarnata e che il Figlio stesso di Dio si è fatto uomo, non per conversione della divinità nella
carne, ma per assunzione della divinità in Dio.
Credo che proprio questo Cristo sia venuto a redimere il genere umano, preceduto da Giovanni, e che egli
stesso verrà per il giudizio e, non diversamente sia preceduto da Elia. E conformemente a ciò, confesso
che Cristo anzi, il Dio trinitario, è misericordioso nel perdonare coloro che si pentono e giusto nel pu-
nire i cattivi che non vogliono pentirsi dei loro peccati. Confesso anche che nel battesimo e nel corpo di
Cristo una cosa è il sacramento, una cosa la sostanza del sacramento, e che il sacramento è solo in vista
del giudizio, e chi lo riceve non ottiene la sostanza, e che la sostanza è per la vita solo per quelli che
il Signore ritiene degni di riceverla. Credo anche che la resurrezione dei corpi avvenga nella medesima
natura o essenza, cioè che siano quegli stessi corpi che furono prima, ma non nella medesima condizione
corrotta; credo però che i reprobi risorgano incorrotti per sostenere la pena, i soli eletti invece risorgano
immutati per ottenere la gloria. E per questo i re-probi andranno al supplizio eterno, i giusti invece alla
vita eterna. Amen.
(Professio Fidei)

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