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DINAMICA DEL FRENO IN

UN AUTOMODELLO RC/S
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DEFINIZIONE DI FRENO
Dispositivo atto a sviluppare forze o coppie resistenti tali da contrastare il moto di un
sistema fisico complesso (ad es. l’automodello) o di alcune sue parti.
Compiti del freno sono quelli di mantenere costante la velocità di un corpo in movimento
ovvero ridurla (eventualmente sino ad annullarla), convertendo l’energia cinetica esuberante in
energia termica (in questo caso si riscalda, durante la frenata, il disco freno e il sistema ad esso
connesso) o di altra natura. Per estensione il termine viene impiegato talvolta per indicare anche
dispositivi che assicurano lo stato di quiete del corpo (arresti, fermi di sicurezza, ecc.). Vi sono
diversi tipi di freni impiegati nei più svariati settori.
Nel campo della meccanica, i freni possono classificarsi secondo:
a) Il tipo di trazione frenante, per cui si hanno i freni ad attrito secco o freni meccanici
propriamente detti (a nastro, a ceppi esterni o interni, a dischi di frizione fissi o rotanti), ad
attrito fluido e, infine, elettromagnetici, con o senza recupero di energia;
b) Il tipo di trasmissione di tale azione agli elementi attivi, che può essere effettuata per via
meccanica (leve, funi, accoppiamenti cinematici rigidi, ecc) ovvero idraulica (più
propriamente oleodinamica) o pneumatica (il fluido operante è generalmente aria in
pressione o in depressione);
c) Il tipo di comando, per cui si possono distinguere i freni ad intervento diretto (dell’operatore
o di un interruttore o una camma preposizionata, vedi fig. 1, ecc.) ovvero automatico.

Pattino

Guarnizione frenante

Albero a camma presente su tutti


gli automodelli RC/S, destinato a
trasmettere la forza di comando
F ai pattini (chiamati anche
ceppi), per frenare il veicolo

figura 1

1
Nel nostro caso il sistema frenante, solitamente adottato negli automodelli RC/S in scala 1/10 e
1/8, è un freno ad attrito secco, meccanico ad intervento diretto, vedi fig. 2.

figura 2

Mentre, per gli automodelli RC/S in scala 1/5 abbiamo oltre a quello citato, vedi fig. 3, anche
freni ad attrito secco, idraulici ad intervento diretto, vedi fig. 4:

Guarnizioni frenanti

figura 3

2
Disco freno

Impianto idraulico

Figura 4
Il materiale impiegato nelle guarnizioni frenanti è il ferodo che è un termine derivato dal
marchio della fabbrica inglese F. Ltd, il cui nome origina dall’anagramma (aggiungendoci una e) di
Herbert Frood , che nel 1897 brevettò i primi blocchi freno per carri. Nel tempo la locuzione ha
assunto, impropriamente, il sinonimo generico di “materiale per guarnizioni d’attrito” impiegate
prevalentemente nei freni e nelle frizioni, nei cui contatti esterni di strisciamento (possono essere
sia tessuti, costituiti da amianto a fibre lunghe con anime metalliche: ottone e zinco, o di cotone, sia
agglomerati, costituiti da amianto a fibre corte, mescolate con resine fenoliche, gomma, ecc.) venga
ricercato un valore elevato e costante del coefficiente d’attrito radente  f . Nei freni il ferodo
dissipa, sotto forma di calore, l’energia cinetica di rotazione o traslazione del mezzo frenato per
decelerarlo. Mentre, nelle frizioni esso converte, in lavoro d’attrito, l’energia sviluppata durante il
transito tra due diversi regimi di funzionamento.

EFFICIENZA DI UN SISTEMA FRENANTE


Generalità.
I dispositivi di frenatura hanno lo scopo di rallentare o di annullare la marcia
dell’automodello entro un certo spazio detto spazio di frenatura, vedi fig. 5.

3
Figura 5
I dispositivi di frenatura adottati sugli automodelli sono:
1. dispositivo di servizio servocomandato;

Dicesi grado di efficienza percentuale di un sistema frenante il rapporto percentuale tra la


forza frenante complessiva esercitata dal servo del gas/freno, F fr (ovvero è una forza agente sul
baricentro dell’automodello e diretta in senso contrario al moto dello stesso), e la forza peso totale
P dell’automodello, cioè il rapporto:
F fr
E %  100  (1),
P

che permette di indicare qualunque condizione di efficienza del sistema frenante.


Si dirà quindi che il grado di efficienza del sistema frenante di un automodello è del 100%
quando la forza frenante complessiva esercitata è uguale alla forza peso totale dell’automodello.
In pratica non si può raggiungere un grado di efficienza E% del 100% per i seguenti motivi:
i) scarsa aderenza delle ruote sul piano stradale;
ii) insufficiente azione frenante;
iii) frenatura non uniforme delle ruote.

MISURA DELLO SPAZIO DI FRENATURA Sf


Ogni automodello che avanzi con una certa velocità v , espressa in km/h, possiede una certa
energia cinetica data dalla seguente relazione:
2
1  v 
Ec   m    [J] (2),
2  3,6 

dove: m è la massa in kg dell’automodello e J è l’unità di misura dell’energia cinetica,


chiamata Jaule (leggi: sgiul).

4
Per poter rallentare od arrestare il moto dell’automodello, trascurando, come prima
approssimazione, tutte le resistenze passive (Resistenza aerodinamica, Resistenza al rotolamento e
Resistenza alla pendenza), bisogna dissipare parzialmente o totalmente l’energia cinetica da esso
posseduta, applicando una forza frenante costante F fr tale che il lavoro da essa compiuto, nel
tempo durante il quale l’automodello decelera fino a fermarsi, vedi fig. 6, uguagli l’energia cinetica
posseduta dall’automodello, cioè deve essere soddisfatta la seguente uguaglianza:
2
1  v 
F fr  S f   m    .
2  3,6 

Sf

Figura 6
Essendo:
F fr  P   [N] (3)

dove P è il peso dell’automodello espresso in Newton (ricordiamo che P  m  g , dove


g  9,80665 m / s 2 è l’accelerazione di gravità). Mentre,   0,4  0,9 (leggi: mu) è il coefficiente di
aderenza tra la ruota ed il piano stradale (che per semplicità di calcolo lo si suppone costante in tutto
il periodo della frenata).
Sarà anche:
2
1  v 
P Sf  m  .
2  3,6 

Semplificando e ricavando S f , dalla precedente equazione, si ha:

v2
Sf  [ m ] (3 a)
25,92  g  

Tenendo presente che:


d  g [ m / s 2 ] (4)

5
ed essendo d  0,8  8,8 m / s 2 la decelerazione dell’automodello sarà:

v2
Sf  [m] (5).
25,92  d

L’efficienza di frenatura vale quindi:

v2
E%  (6).
2,6  S f

MISURA DELLA DECELERAZIONE


L’efficienza di frenatura E % può essere determinata in funzione della decelerazione d ,
sostituendo nella (6) la (5), ottenendo:
E %  10  d (7).

La decelerazione d di un automodello dipende dalla potenza frenante e dal coefficiente di


aderenza  tra la ruota ed il piano stradale ed è data dalla (4). In pratica per calcolare la
decelerazione ci si serve del decelerometro, che da la misura precisa dell’effettiva decelerazione
dell’automodello per un intervallo di tempo si 0,7 s indipendentemente dalla velocità e dalle
asperità della superficie stradale.
1 2
Le prove di frenatura vengono effettuate ad una velocità v      v e , essendo v e la
2 3
massima velocità effettiva dell’automodello.
Poiché il grado di efficienza del freno (o dei freni, per la categoria 1/5 e 1/8 Rally Game) è
legato allo sforzo che il servo del gas/freno deve esercitare per applicare a fondo il freno (o freni) di
servizio (supponendo che l’opzione ABS sul radiocomando sia disabilitata), questo dovrebbe essere
alimentato correttamente dal pacco batteria (solitamente da 4,8 Volt o da 6,0 Volt).
E’ da tener presente che per utilizzare completamente la possibilità di decelerazione
dell’automodello e quindi evitare qualsiasi slittamento è necessario che lo sforzo frenante da
esercitare sia tale da provocare gradualmente il bloccaggio contemporaneo delle ruote frenate
quando l’automodello è prossimo a fermarsi.
Questa condizione si può ottenere registrando opportunamente i freni, soprattutto nella
categoria 1/5 e 1/8 Rally Game, poiché nelle altre scale, l’azione frenante, data da un solo disco
freno, agisce in ugual proporzione su tutte le ruote motrici (in realtà c’è sempre una leggerissima
differenza tra l’azione frenante delle ruote anteriori e l’azione frenante delle ruote posteriori in virtù
della elasticità della cinghia o dell’albero di trasmissione centrale: cardano), o su quelle posteriori in
caso di presenza di scatto libero.
Infatti, durante la frenatura, la decelerazione dell’automodello provoca un trasferimento di
carico dall’asse posteriore all’asse anteriore, in misura tanto maggiore quanto maggiore risulta la
decelerazione.
Ne segue che la decelerazione ideale per un impianto di frenatura è quella che fa aumentare
la presa sulle ruote anteriori esattamente nello stesso rapporto secondo cui varia la distribuzione
della massa fra l’asse posteriore e quello anteriore.
Poiché la distribuzione della massa di un automodello varia al variare della posizione del suo
baricentro, a seconda del tipo di automodello e delle condizioni di carico, la giusta registrazione di
qualsiasi sistema frenante di servizio (per ogni particolare condizione) è quella in cui il rapporto di
frenatura è tale che tutte le ruote slittino contemporaneamente su una superficie stradale di ghietto
sciolto, polvere di carbone o sabbia, mentre il decelerometro dà una indicazione fra il 50% e il 60%.

6
Per gli automodelli di scala 1/5 il rapporto di frenatura più sicuro è quello che assegna il
60%  65% alle ruote anteriori.

COMPORTAMENTO TERMICO DEI FRENI


Nel freno a disco la temperatura di esercizio può raggiungere valori anche elevati,
dell’ordine di 60  120C (si tenga anche presente che solitamente il disco del freno risente
anche del calore motore ceduto per convezione forzata durante il movimento dell’automodello, vedi
fig. 7).

All’aumentare della forza


di comando F , agente sui
pattini, il disco freno si
riscalda sempre di più.
Fino ad assumere una
colorazione che va dal blu
cobalto al verde chiaro. Il
colore verde che correda lo
stesso, all’aumentare della
temperatura, continua a
diventare sempre più
chiaro fino a raggiungere
figura 7 una tonalità gialla.
Per quanto riguarda la dilatazione s (leggi: delta esse) dello spessore del disco, che
interessa direttamente il gioco fra le guarnizioni frenanti (ferodo per intenderci), un semplice
calcolo ci fa capire di quanto è l’incremento dello spessore:

s  0,00001240  t  s [mm] (8),

dove t indica l’aumento di temperatura del disco in °C rispetto alla temperatura di riferimento di
0°C; s lo spessore dello stesso in mm. Mentre, 0,00001240 mm / mmC è il coefficiente di
dilatazione termica del materiale (supposto in acciaio), vedi fig. 8.

7
Guarnizione frenante
Gioco fra il disco e la
guarnizione frenante

s
Disco freno

figura 8

Tale aumento di spessore (soprattutto per i dischi in materiale sintetico) diminuisce il gioco
fra il disco e la guarnizione frenante (solitamente compreso fra 0,1  0,3 mm ,), annullandolo, in rari
casi (si tenga anche presente che la riduzione del gioco è anche influenzata dalla dilatazione delle
due piastrine che sorreggono le guarnizioni frenanti, in quanto in metallo). La corsa di
accostamento, sebbene ne risulta ridotta quasi a zero, non compromette del tutto il funzionamento
del sistema frenante.
Inoltre, un fenomeno dannoso che si può manifestare in alcuni casi durante la frenata (o a
seguito di frenate continue e durature) è il "fading" o attenuazione della frenata, vedi fig. 9, è una
riduzione nell'efficienza dei freni dopo un aumento di temperatura: una perdita di efficienza
importante può essere causa di incidenti o di allunghi.

0,7
0,6
0,5
0,4

70° 80° 90° 100° 110°

Figura 9
Mentre, in fig. 10 è mostrato l’andamento del coefficiente di attrito radente delle guarnizioni
frenanti  f (leggi: mu con effe) in funzione del tempo t di frenata in condizioni normali (ossia,
ben lontani dal fenomeno del fading) e a parità di forza di comando F applicata ai pattini:

8
0.7
0.619

0.6
Coefficiente di attrito del freno

0.5

0.4

 ( t)
0.3

0.2

0.1

0 0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5
0 t 5
Tempo di frenata in secondi

figura 10

BLOCCAGGIO DELLE RUOTE


Se ad una ruota si applica una coppia frenante, pari ad:

M f  F   f  ( Re  Ri ) [Nm] (9),

dove F è la forza di comando sul pattino (detto anche ceppo del freno), vedi fig. 11, in Newton;
 f il coefficiente di attrito tra le superfici striscianti variabile tra 0,20  0,70 (valido per disco in
acciaio e guarnizioni in ferodo);

Figura 11
Re il raggio esterno in metri del disco freno (freccia blu di fig. 12) e Ri il raggio di curvatura
interno del ceppo del freno (freccia rossa di fig. 12), si ha il bloccaggio della ruota stessa, come
sperimentato da tutti i piloti RC, soprattutto in condizioni di pericolo. Si osservi che nella relazione
(9) la coppia frenante applicata alla ruota è dovuta al contributo di entrambi i pattini presenti

9
affianco il disco freno e contrapposti. Pertanto, M f , definito nella (9), è il doppio di quello
ottenuto dal contributo di un solo pattino frenante.
Bloccare le ruote in frenata ha almeno tre effetti negativi.
Il primo effetto è una ridotta capacità frenante. La massima forza frenante si ha per valori
dello scorrimento longitudinale s x pari a circa 0,15 su strada asciutta, mentre in condizioni di ruota
bloccata, ovvero per s x  1 (la ruota slitta sul piano stradale), si ha una forza frenante minore.

Figura 12

10
Di fatto è come se il coefficiente di aderenza  subisse una brusca riduzione.
Il secondo effetto negativo è la forte usura delle gomme. Durante la frenatura in condizioni
normali l’energia cinetica dell’automodello viene dissipata, ossia trasformata, in calore, nel freno (o
dischi freni), che sono stati progettati e costruiti proprio per questo scopo. Se si bloccato le ruote, la
dissipazione dell’energia si trasferisce nel contatto fra strada e gomma con notevole usura e
riscaldamento di quest’ultimo.
Il terzo effetto è la cosiddetta perdita del potere direttivo della ruota. E’ evidente che una
ruota bloccata cessa di comportarsi come una ruota, ovvero si comporta come un blocco che
striscia, senza più la possibilità di guidare l’automodello. Questo fatto ha una notevole influenza
sulla stabilità di marcia e sul comportamento direzionale. Se si bloccano le due ruote anteriori,
come spesso accade se si frena bruscamente in condizioni di scarsa aderenza (ad es. sul bagnato),
l’automodello tende ad andare diritto indipendentemente dall’eventuale sterzata: l’angolo di sterzo
 (leggi: delta), detto Steering, non ha (quasi) alcuna influenza sulla direzione delle forze
scambiate fra la strada e le ruote anteriori. Mentre, se si bloccano solo le ruote posteriori (siamo in
presenza dello scatto libero, oppure si frena in modo troppo deciso su un fondo molto aderente,
oppure l’impianto frenante non è ben proporzionato almeno per quelle certe condizioni di carico), si
ha la tendenza del modello ad andare in testa coda. In sostanza si ha un comportamento instabile ed
il modello non mantiene più la marcia rettilinea. Da un punto di vista pratico, il testacoda è tanto
meno pericoloso quanto maggiore è l’aderenza della strada. Può infatti accadere che l’automodello
arresti la propria marcia ancor prima di essersi completamente girato (è da meno che non si ribalti
prima). La tendenza al testa coda si può manifestare anche bloccando tutte le quattro ruote, come
succede spesso se si frena bruscamente su strada bagnata (acquaplaning).

CALCOLO DELLA FORZA DI COMANDO AGENTE SUL PATTINO


Nota la coppia meccanica del servo gas/freno, in chilogrammi per centimetro: kg  cm , alla
tensione nominale di 4,8 Volt o 6,0 Volt, è possibile calcolare la forza F di comando agente sul
pattino (ceppo) del freno trasmessa dall’alberino a camma, vedi fig. 13:

Bussola godronata
di registro del freno
in Nylon

Albero a camma del


freno

Figura 13

11
Indichiamo con C , in kg  cm , la coppia meccanica trasmessa dal servo del gas/freno, vedi fig. 14;
b1 , in cm , il braccio che collega l’asse di rotazione del servo gas/freno con il foro di fissaggio,
presente sulla squadretta, dove si va a calettare il supporto del tirante del freno; b2 , in cm , il
braccio che collega il foro di fissaggio della leva del freno con l’asse dell’albero a camma e con r ,
in cm , vedi fig. 15, il raggio dell’albero a camma.

b2
Asta del freno o tirante

b1

Figura 14

Leva del freno

Diametro dell’albero a
camma

Figura 15
Allora la forza di comando agente sul pattino è pari ad:

12
C  b2
F0  [kg] (10)
b1  r

La (10) vale solo sotto opportune condizioni di comodo. Ossia, se l’angolo  (leggi: alfa),
chiamato angolo di tiro, sotteso tra il prolungamento del tirante del freno e la direzione della forza
periferica presente sulla squadretta del servo (freccia rossa di fig. 17) e l’angolo  (leggi: beta),
chiamato angolo di assetto, tra il prolungamento del tirante del freno e la direzione della forza
agente sulla leva del freno (freccia blue di fig. 17) sono uguali a zero.
Tuttavia, tali quantità, in alcuni casi, non possono essere trascurate poiché si avrebbero
valori di F0 molto diversi dalla realtà. Pertanto, tenendo conto anche di questi due parametri e
dell’interasse T , (distanza in cm tra l’asse di rotazione della squadretta del servo gas/freno e
l’asse di rotazione dell’albero a camma, vedi fig. 18) e della lunghezza del tirante del freno, indicata
con L , in cm , la forza di comando effettiva agente sul pattino si calcola con la seguente relazione:

 b 2  b22  L2  T 2  2  b  T  sin  0,8    


2
C  b2
F  1  1  [N] (11)
r  b1  cos    2  L  b2 

La (11) sebbene risulta più complessa della (10) è valida solo se il tirante del freno non
presenti nessuna variazione di direzione (ovvero risulta piegato in più punti). Tuttavia, la (11) la si
può ancora applicare se tale configurazione non si presenta troppo accentuata (vedi fig. 14).

Osservazione 1: nella relazione (11) sono citate due funzioni trigonometriche di fondamentale
importanza chiamate, e indicate convenzionalmente, seno: sin(...) e coseno: cos(...) . Le stesse
sono presenti anche in una normale calcolatrice scientifica tascabile. Non dirò nulla in merito a tali
funzioni in quanto esula dalla presente trattazione.

Dalla relazione (11) si evince che la forza F è una funzione di sei variabili reali
strettamente positive. Di queste, solo cinque: b1 , b2 , C ,  ed L , effettivamente, sono
suscettibili di variazione in quanto è possibile cambiare, senza vincoli particolari, le distanze b1 e
b2 fra i centri di rotazione e il foro di fissaggio dei supporti del tirante del freno (basta scegliere un
altro foro), la coppia meccanica C fornita dal servo del gas/freno (lo si cambia o si utilizza un
pacco batterie con una tensione superiore. Ad es. si passa da 4,8 Volt a 6,0 Volt), l’angolo  varia
al variare della rotazione del servo ogni volta che si frena (tuttavia, l’angolo di tiro iniziale  0 ,
ovvero l’angolo sotteso tra la tangente alla circonferenza, retta verde di fig. 16, tracciata dal perno
che collega la squadretta al tirante e il prolungamento dello stesso, retta rossa di fig. 16, con il servo
a riposo, può essere cambiato agendo sulla bussola godronata in Nylon) ed L cambia se
interveniamo sulla bussola godronata per anticipare o ritardare la frenata. Mentre, la restante
variabile, ovvero T , è fissata fin dall’inizio dal costruttore.
Sebbene F dipenda da queste cinque variabili, una volta fissati (in virtù delle nostre
esigenze) b1 , b2 , C ed L , quella che continua a variare è l’angolo  . Pertanto, possiamo
concludere dicendo che la forza di comando agente sul pattino sia in funzione di una sola variabile
reale. Ossia F  F    (leggi: effe di alfa).

13
Tangente alla circonferenza
con il servo in posizione di
neutro

0

Prolungamento del tirante


del freno

Circonferenza: moto
circolare uniforme del
servo gas/freno

Figura 16

Forza periferica trasmessa dal


Forza di tiro agente sul
servo gas/freno
tirante del freno

Forza, perpendicolare alla leva


del freno, agente sull’albero a
camma

Bussola godronata per variare la


risposta di frenata

Figura 17, nomenclatura

14
T

Figura 18
In fig. 19 è mostrato l’andamento analitico della forza F in funzione dell’angolo di tiro  (
F  F ( ) ), della Serpent 710. Come si osserva, all’aumentare di  , la forza tende inizialmente, a
restare costante per poi salire lentamente dopo i 10°. Pertanto, all’aumentare della corsa dello stick
del freno non si fa altro che incrementare, non di molto, la forza di frenata agente sul pattino.
Questo comportamento risulta efficace per coloro che adottano lo scatto libero all’anteriore, in
quanto al variare della corsa dello stick del freno non si rischia di mandare in testacoda
l’automodello.
Mentre, per coloro che hanno equipaggiato l’anteriore della Serpent 710 con un differenziale
(ad ingranaggi o a sfere), l’andamento della forza agente sui pattini non risulta proficua in virtù del
fatto che se si vuole eseguire una staccata al limite o aumentare la forza frenante questa non
aumenta di molto. Pertanto, o si impostano valori diversi di b1 , b2 ed L oppure si adotta un
servo gas/freno con una coppia motrice maggiore (ad esempio da 8 kg  cm oppure 9 kg  cm ).
Tuttavia, l’angolo di tiro  non supera mai, durante la massima frenata (massima rotazione
del servo gas/freno), l’ampiezza dei 25°.
Per la rappresentazione del grafico si è utilizzati un servo gas/freno della Hitec HS-625MG
da 6,8 kg  cm di coppia massima a 6,0 Volt di tensione, b1  2,125 cm , b2  2,200 cm ,
L  10,300 cm , T  10,300 cm ed r  0,300 cm .

15
30
30

25
Forza di comando agente sul pattino, kg

20

F   15

10

0
0 5 10 15 20 25 30 35 40
0  40
Angolo di tiro in gradi

Figura 19
Mentre, in fig. 20 è mostrato l’andamento della forza di comando F ( ) agente sul pattino
relativo alla Thunder Tiger TS4N Sport V2, nel quale si è usati un servo del gas/freno dell’ACE-
Hobby da 3,3 kg  cm di coppia massima a 4,8 Volt, b1  1,400 cm , b2  2,000 cm ,
L  7,000 cm , T  8,100 cm ed r  0,250 cm . Si osservi che il massimo valore che l’angolo
ti tiro  può raggiungere è di 15°. Pertanto, si è presi in considerazione solo il ramo in
corrispondenza di tale valore (l’asse delle ordinate parte da una coppia di 15 kg  cm ).

16
26
26

24
Forza di comando agente sul pattino, kg

22

F(  )
20

18

16

15
0 5 10 15 20 25 30 35 40
0  40
Angolo di tiro in gradi

Figura 20
Infine nella fig. 21 è mostrato l’andamento della forza di comando F    , agente sulla
Kyosho V-One RRR la quale presenta le seguenti caratteristiche: si è utilizzati un servo gas/freno
della Hitec HS-635MG da 6,0 kg  cm di coppia massima a 6,0 Volt di tensione, b1  2,300 cm ,
b2  3,250 cm , L  12,270 cm , T  12,610 cm ed r  0,250 cm .

17
60
60

50
Forza di comando agente sul pattino, kg

40

F(  ) 30

20

10

0
0 5 10 15 20 25 30 35 40
0  40
Angolo di tiro in gradi

Figura 21
Si osservi, tra la Serpent 710 e la Kyosho V-One RRR, sebbene i due servi gas/freno hanno
una coppia leggermente diversa, come la forza di comando agente sul pattino sia maggiore, a parità
di angolo di tiro, nella Kyosho V-One RRR, ovvero cresce molto più rapidamente. Inoltre, essendo
presente un terzo braccio nella Kyosho V-One RRR, indicato con b0 nella fig. 22,

Servo gas/freno


b0

C0

figura 22

18
la coppia C applicata alla squadretta della piastra radio (di colore nero), vedi fig. 23, e tenendo
conto che solitamente b0  b1 , è pari a:

C0
C [ kg  cm ] (12)
sin( )

b1

figura 23

Dove C 0 è la coppia fornita dal servo gas/freno istallato, mentre,  (leggi: teta) è l’angolo
sotteso tra la direzione (linea tratteggiata in rosso) del tirante a uniball, che collega la squadretta del
servo gas/freno (in blu nella fig. 22) con la squadretta di rinvio presente sulla piastra radio (di colore
nero nella fig. 22), e il braccio b0 . Pertanto, per diagrammare la forza di comando agente sul
pattino del freno, della Kyosho V-One RRR, si è sostituito la relazione (12) nella (11) e, dalla sintesi
del cinematismo costituente il sistema frenante, bisogna porre     90 ovvero
sin( )  cos( ) .
Ricordiamo infine, che essendoci due pattini per ogni disco freno, l’entità totale della forza è
pari al doppio di F (principio di azione e reazione). Infatti, il primo pattino accostandosi al disco
del freno crea una reazione dell’altro pattino, posto nel lato opposto del disco e supportato da due
viti a brugola, tale da manifestare una forza di comando uguale e contraria alla precedente. Questa
soluzione permette di ridurre i tempi e gli spazi di frenata. Tuttavia, questo effetto è gia tenuto in
considerazione nel calcolo del momento di frenata M f visto nella relazione (9).

Per comprendere meglio anche gli altri parametri sviluppiamo un esempio.


ESEMPIO
Si abbia la Serpent 710 con i seguenti dati:

19
1. Peso automodello a pieno carico (telaio + carrozzeria + serbatoio pieno di miscela):
P  17,4 N;
2. Coefficiente di attrito radente tra ruota e piano stradale:   0,8 ;
3. Velocità massima effettiva al momento della frenata: v  97,6 km / h ;
4. Coefficiente di attrito radente tra guarnizione frenante (ferodo) e disco (in acciaio):
 f  0,45 ;
5. Dimensioni del disco freno: Re  1,650 cm; Ri  1,000 cm; s  1,00 mm ;
6. Temperatura finale del disco al termine della frenata: t  60C ;
7. Forza di comando agente sul pattino F  22,50 kg (valore presente in corrispondenza
di   25 .).
Si vuole determinare lo spazio di frenatura S f , la coppia di frenata M f , l’efficienza del
sistema frenante E% e la dilatazione di spessore del disco freno s .

- CALCOLO DELLO SPAZIO DI FRENATURA


Applicando la formula (3) si ha:
Sf 
v2

 97,6 2

9525,76
 46,84 m .
25,92  g   25,92  9,80665  0,8 203,35

Ovvero occorrono 46,84 m per fermare completamente il moto dell’automodello.

- CALCOLO DELLA COPPIA FRENANTE


Applicando la relazione (9) si ha:
M f  F   f   Re  Ri   22,50  0,45  (1,650  1,000)  10,12  (2,650)  26,82 kg  cm ;

Sicché la coppia frenante, manifestata dalle due guarnizioni frenanti sottoposte ciascuna ad
una forza di comando F , risulta molto elevata. Pertanto, in queste situazioni occorre dosare
correttamente la forza F affinché le ruote non si blocchino e facciano sbandare o mandare in testa
coda (se si ha lo scatto libero nell’anteriore) l’automodello in esame. E’ chiaro che questo valore lo
si ha soltanto se si vuole bloccare definitivamente il veicolo. Altrimenti il valore di M f risulta più
basso.
Tuttavia, in presenza di piste con molto grip può capitare che la coppia frenante agente
sull’automodello (ossia quella messa a disposizione dall’impianto frenante) sia leggermente
inferiore a quella necessaria alla frenatura del modello. In questo caso si avrà un pattinamento delle
ruote o uno spazio di frenata maggiore con relativo surriscaldamento del disco freno.
Infatti, a parità di grip, se la coppia frenante M f risulta minore di quella resistente
M r  Fa  Re (agente sulle ruote a seguito del grip presente sul piano stradale vedi fig. 24. Fa
rappresenta la forza, in kg , di attrito agente sull’impronta a terra lasciata dalla ruota; Re è il
raggio effettivo, in cm , che si ha durante il rotolamento della ruota), l’automodello ha bisogno di
uno spazio di frenata S f maggiore poiché non riesce a fermarsi in virtù del fatto che il disco del
freno vince la coppia frenante agente su di esso (si scalda rischiando di incorrere nel fenomeno del
fading). Mentre, se M f  M r allora lo spazio di frenata dell’automodello è inferiore a quello
ricavato dalla (3). In questo caso si rischia di avere anche un evidente pattinamento delle ruote sul
terreno con probabile scomposizione della stabilità direzionale nel caso in cui il grip fosse medio
basso. Infine, se M f  M r , lo spazio di frenata S f è pari a quello ricavato dalla (3).

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M r

M f

R e

F a

figura 24
Relazione tra la coppia resistente M r e la coppia frenante M f .

- CALCOLO DELL’EFICIENZA DELL’IMPIANTO FRENANTE


Applicando la relazione (1), e tenendo conto della (3), si ha:
F fr P
E %  100   100   100    100  0,8  80% ;
P P

Pertanto, l’efficienza dell’impianto frenante è strettamente legato al coefficiente di attrito


radente esistente tra la ruota ed il piano stradale.

- CALCOLO DELLA DILATAZIONE DI SPESSORE DEL DISCO FRENO


Dalla relazione (8) si ha:
s  0,00001240  t  s  0,00001240  60  1  0,000744 mm .

Come si osserva, sebbene la temperatura del dico freno è abbastanza alta, non si hanno
apprezzabili variazioni di spessore tale da ridurre il gioco esistente tra il disco freno e le guarnizioni
frenanti.

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