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Veterinari e Diritto
Possesso di Ae obblighi
nimali da Compagnia
Condominiali
Laura Lamberti
Nel caso in cui il proprietario di un animale
da compagnia viva in condominio, oltre ad
adempiere agli obblighi generali di cui alla
L. 14/08/1991 n. 281, al D.P.C.M. 28/02/2003
ed alle normative comunali specifiche rivol-
te a chi possiede un animale di questo tipo,
deve anche agire nel rispetto delle regole di
buon vicinato, contemperando quelle che
sono le proprie esigenze con quelle degli
altri condomini.
In primis, al momento dell’acquisto dell’a-
bitazione, si deve verificare, nel caso già
esista un regolamento condominiale (la cui
adozione è obbligatoria ai sensi dell’art.
1138 c.c., quando in un edificio il numero
dei condomini sia superiore a dieci), che
questo non limiti la possibilità di possedere
animali.
Il condomino, poi, che si ritenesse leso per
l’eventuale predisposizione di un regola-
mento che gli vieti il possesso di animali,
può, dopo averne verificato la regolare ap-
provazione (gli art. 1136-1138 c.c. preve-
dono infatti delle maggioranze specifiche
per l’approvazione del regolamento con-
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dominiale: maggioranza degli interventi al-
l’assemblea rappresentante almeno la metà
del valore dell’edificio) e trascrizione, im-
pugnarlo davanti all’autorità giudiziaria en-
tro 30 giorni dall’approvazione o dalla co-
municazione della relativa deliberazione per
gli assenti; oppure, può richiederne la mo-
difica all’assemblea condominiale, per la
quale è richiesta la volontà unanime di tutti
i condomini, almeno nel caso in cui il rego-
lamento sia stato allegato all’atto di compra-
vendita come parte integrante e quindi ab-
bia natura negoziale.
Si tenga comunque conto che, ai sensi del
quarto comma dell’art. 1138 c.c., le norme
del regolamento non possono in alcun mo-
do menomare i diritti di ciascun condomi-
no, quali risultanti dagli atti di acquisto e
dalle convenzioni; si tende, quindi, nella
prassi a prediligere delle limitazioni non as-
solute che da un lato tutelino la convivenza
e dall’altro consentano il possesso di un a-
nimale (come per esempio l’uso del guin-
zaglio e della museruola nella parti comuni).
Riguardo, invece, ai rumori ed agli odori
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prodotti da animali da compagnia, qualora
i condomini non regolino i loro rapporti di
vicinato con norme diverse aventi maggio-
re e minore rigore, si applica l’art. 844 c.c.,
il quale configura una responsabilità del-
l’inquilino nel caso le immissioni superino
“la normale tollerabilità”; dover per desu-
mere il criterio di valutazione di quest’ulti-
ma deve aversi riguardo alla peculiarità dei
rapporti condominiali, alla destinazione as-
segnata all’edificio dalle disposizioni urba-
nistiche o, in mancanza, dai proprietari ed
alla destinazione della zona ove è situato
l’immobile (Cass. civ., sez. II, 18/04/01, n.
5697; Cass. civ., sez. II, 15/03/93, n. 3090).
Il limite di tollerabilità delle immissioni ha
infatti un carattere non assoluto, ma relati-
vo, nel senso che deve essere fissato con
riguardo al caso concreto, tenendo conto
delle condizioni naturali e sociali dei luo-
ghi, delle attività normalmente svolte, del
sistema di vita e delle abitudini della po-
polazione.
Tutti questi elementi devono poi essere
valutati in modo obiettivo, in relazione alla
reattività dell’uomo medio e quindi pre-
scindendo da considerazioni attinenti alle
singole persone interessate alle immissioni
(condizioni fisiche o psichiche, assuefa-
zione o meno alla rumorosità, ecc.).
Mancando nella legge una misura in base
alla quale stabilire con criteri automatici il
limite di tollerabilità delle immissioni, tale
limite deve essere così determinato dal
giudice di merito di volta in volta in base
agli aspetti elencati sopra; l’apprezzamen-
to del giudice, concretizzandosi nella va-
lutazione di circostanze di fatto, si sottrae
dal sindacato di legittimità (non può quin-
di essere oggetto di impugnazione di fron-
te alla Corte di Cassazione) qualora venga
motivato esaurientemente e sia immune da
vizi logici e giuridici (Cass. 95/3223; nello
stesso senso v. Cass. 76/1796).
In tal senso, l’organo giudicante deve ne-
cessariamente fare riferimento ad un accer-
tamento di natura tecnica, compiuto me-
diante apposita consulenza di esperti spe-
cializzati nel campo.
Con particolare riguardo alle immissioni so-
nore, la giurisprudenza (a titolo esemplifi-
cativo, Cass. civ., sez. II, 27/07/83, n. 5157)
fa riferimento al criterio della cosiddetta
rumorosità di fondo della zona e cioè a
quel complesso di suoni, di origine varia e
spesso non identificabile continui e carat-
teristici della zona medesima sui quali si
innestano, di volta in volta, rumori più inte-
si (voci, veicoli, ecc.).
Le propagazioni sonore provenienti dall’im-
mobile o dal fondo del vicino che oltre-
passino il limite della normale tollerabilità
costituiscono un fatto illecito perseguibile
cumulativamente sia con un’azione legale
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finalizzata a farle cessare (la cd. “inibito-
ria”), sia con un’azione legale intesa ad ot-
tenere il risarcimento dell’eventuale pre-
giudizio che sia derivato dal superamento
dell’eventuale pregiudizio che sia derivato
dal superamento della “normale tollerabi-
lità” (Cass. 00/7420).
Certo è che nel caso estremo, ma non im-
probabile e già riscontrato in giurispruden-
za, del vicino che lamenti una lesione del
diritto alla salute o del diritto esistenziale
(danno cosiddetto alla relazione; come per
esempio nel caso del vicino che non rice-
ve più visite a causa della presenza mole-
sta del cane del confinante), deve essere
data la prova che l’attività rumorosa abbia
comportato l’effettiva lesione lamentata non
essendo sufficiente per la sussistenza del
danno indicato la mera lesività potenziale
del fatto (Cass. 88/3367).
Per circostanze quindi particolari in cui si
può profilare un’immissione che superi la
“normale tollerabilità” e, comunque, più in
generale per tutelarsi riguardo i danni ca-
gionati dal proprio animale, si consiglia la
stipula di un’assicurazione, che è obbliga-
toria a norma di legge solo per le razze
considerate pericolose ma che rappresen-
ta per tutti i proprietari un sistema efficace
per essere tranquilli e per non pagare di-
rettamente i danni accidentalmente causa-
ti dal proprio animale a cose o persone.