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con Serena, adesso si può!

PROGRAMMA ELETTORALE
di Serena Fagnocchi

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Mi riconosco negli ideali della sinistra
perché credo di poter essere felice
solo se lo sono anche gli altri
Giorgio Gaber

La nostra è una terra di donne e di uomini liberi, dove libertà significa autonomia di pensiero e di azione,
frutto di una cultura solida, fatta di valori profondi e di spirito critico e curioso.
Siamo stati educati ad una libertà responsabile. La solidarietà, verso le persone e verso la nostra terra, non
è per noi solo ispirata ad un sentimento di giustizia, ma è una scelta responsabile e consapevole.
La nostra identità più autentica è in questo modo di essere e di vivere.
Questo nucleo essenziale va preservato e messo in valore: deve rimanere la nostra bussola nel grande
rivolgimento che scuote società ed economia che stiamo attraversando.
La soddisfazione delle legittime aspirazioni individuali, la piena espressione della personalità di ognuno
poggia su questo piedistallo di straordinario valore: il senso della comunità, la cultura del lavoro, un forte
sentimento cooperativo, l’attenzione ai più deboli, l’inclusione sociale, la tolleranza, la partecipazione, il
rispetto della legalità,l’impegno volontario di chi chiede allo Stato di fare il suo dovere dopo aver assolto al
proprio.
Tra l’economia e questo patrimonio di valori umani e sociali si è creato un rapporto sinergico che ha fatto
crescere la sicurezza economica e l’occupazione, la tutela della salute e l’educazione, i diritti civili e sociali,
fattori oggettivi da cui dipende la qualità della vita e la possibilità di compiere libere scelte. Come le risorse
naturali, anche questo lo abbiamo ricevuto in eredità, e dobbiamo preservarlo, rimodulato ma integro.
Il rischio che il mondo attuale ci prospetta è quello non solo di consumare, con l’indebitamento, il capitale
finanziario ma di compromettere progressivamente il capitale sociale e umano accumulato, e con esso,
quello economico.
Un programma di governo della realtà provinciale deve partire da una considerazione critica del momento
e da una riflessione aperta, senza calcoli politici, su cosa debba essere conservato e cosa debba essere
cambiato per garantirci le condizioni che sono alla base del nostro benessere, individuale e collettivo.
Competitività, occupazione, equità sociale, servizi, qualità della vita, ambiente, sono intimamente legati, si
compenetrano e sorreggono a vicenda; ma la tela dei bilanciamenti si è logorata e va ritessuta. Anche in
Emilia-Romagna, anche a Ravenna quel che è stato fatto non assicura più, come in passato, l’equilibrio fra
efficienza economica delle imprese , la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale. Le risposte che erano
giuste per il problemi di ieri si rivelano inadeguate per quelli di oggi e di domani.
L’intensità dello sviluppo e la sollecitazione competitiva hanno creato contraddizioni, sul piano dell’ecologia
e della società.
La crisi le ha acuite, insidiando gli equilibri d’impresa, stressando l’occupazione, comprimendo le risorse
pubbliche destinate ai servizi e agli investimenti, mentre le politiche del governo hanno aggravato il quadro.
Abbiamo perso reddito, anche se il PIL non non basta a fotografare l'insieme: sono cresciute le
disuguaglianze e la povertà, la mobilità sociale è bloccata, il ceto medio si è contratto insieme al suo
reddito,i salari sono calati, il potere d’acquisto diminuito, la pressione fiscale è troppo alta per chi le tasse le
paga.
L’Italia è oggi un Paese più povero e meno giusto, dove la disparità nell’accesso ai beni è diventata troppo
grande. L’impegno verso chi ha di meno ed è più debole è una priorità.
L’errore più grave sarebbe quello di chiudersi, di accentuare i caratteri di una selezione sociale già aspra, di
considerare dei pesi i valori di laicità, tolleranza e inclusività, quando invece sono la nostra forza. La sfida
che il presente e il futuro ci offrono può essere vinta solo puntando in alto, ad una nuova etica sociale
condivisa, coraggiosa, lungimirante, ambiziosa ed inclusiva. Dove il segno più ne sia cifra e aspirazione: una
società e un’economia più aperte e dinamiche, più spazio , considerazione e responsabilità alle donne, più

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autonomia ai territori ma anche più unità, più Europa, più sguardo verso il mondo, fuori dai confini
provinciali, regionali e nazionali.
Pensare all’integrazione, in positivo, vuol dire costruire il futuro, poiché la società multietnica è una realtà,
una sfida, un valore. La sicurezza è un diritto che può essere garantito meglio se alla garanzia di flussi legali
uniamo la capacità di integrare chi aiuta le nostre comunità a crescere e contribuisce al benessere comune.
Non posso accettare l'idea che non siamo abbastanza forti per aprirci senza temere di perdere la nostra
identità.
Le difficoltà di soddisfare i propri bisogni e di progettare il proprio futuro, particolarmente forti in questa
fase di profonda crisi, fa sì che una parte crescente della popolazione fatichi a riconoscersi in un progetto
che vorrebbe essere comune ma che, invece, va a beneficio solo di pochi. Questa condizione ferisce
profondamente la coesione sociale, produce instabilità e un indebolimento strutturale della domanda di
beni e di servizi, rallentando la ripresa e proiettandone le sue conseguenze ben oltre essa, con il rischio che
diventi stabile e mini le fondamenta dei valori che ci hanno contraddistinto.
Il progresso deve essere una conquista comune, che dà a ciascuno (agli anziani , ai giovani e alle donne) la
sua parte, per guardare al futuro con nuova fiducia e speranza.

L’emergenza economica, occupazionale e sociale va affrontata con straordinaria determinazione, facendo


ricorso a tutte le energie e le risorse di cui disponiamo: è l’assoluta priorità delle istituzioni.
Ma il modo con cui la si affronta non è indifferente.
Lo sforzo che dobbiamo compiere è di congiungere presente e futuro,difesa di ciò che c’è e costruzione del
nuovo, con un’opera intelligente e lungimirante di governo della transizione.
Bisogna scongiurare il rischio di ripiegarci sulle precarietà del nostro tempo (ormai diventate esistenziali per
moltissimi), che oscurano la percezione del domani, inducono a rattrappire il pensiero entro gli ambiti
angusti del male minore e spingono a ridimensionare l’ambizione del progetto. Nel vivo della crisi il nostro
compito è quello di riappropriarci di una capacità di visione, allargare lo spazio e allungare il tempo della
ricerca, preservare i pezzi di futuro che sono già qui, tra noi, e investire su essi, partendo dai giovani, dai
quali deve necessariamente cominciare la costruzione di una società che abbia futuro.
Serve un’economia che crei posti di lavoro stabili e qualificati, stabili perché qualificati!
E’ a questo che bisogna lavorare, selezionando obbiettivi , orientando investimenti e formazione.
Il Lavoro è una cosa dannatamente importante, che non possiamo lasciar trasportare via dalla fiumana
della globalizzazione senza apporvi quegli argini valoriali che ci hanno contraddistinto, lasciando che uomini
e fabbriche vengano travolti diventando delocalizzabili, sostituibili, esuberi, precari, inutili, offuscando il
valore e la dignità della persona e del lavoro. Perché tutelare il lavoro è tutelare in primo luogo la persona
che lavora.
Il Lavoro non è merce, è autorealizzazione, aspirazione di libertà, liberazione dal bisogno, dignità,
educazione e vita. Il Lavoro nasce dall’istruzione, dalla conoscenza, nelle mani e nella testa di un artigiano,
nella cura di un commerciante, nella fatica di un operaio.
Cultura e Sapere danno lavoro, attingendo alle sorgenti della nostra storia (monumenti, mosaici,
ceramiche, architetture), ma anche da nuove espressioni della creatività giovane e del territorio cui
dobbiamo offrire maggiori opportunità di esprimersi.
Per questo bisogna sostenere sia l’impresa che il lavoro, la produzione e i redditi.
E’ necessaria la concertazione degli obbiettivi ma non meno importante è mettere al centro la
collaborazione sociale e non la concorrenza sfrenata, l'obiettivo comune invece dell'interesse particolare, il
progetto lungimirante rispetto al guadagno immediato ed effimero, riconoscere valore a ogni espressione
del corpo sociale.
Una società giusta e unite è una società prospera e forte.
La rotta va invertita e bisogna fare un balzo in avanti.
La “via alta dello sviluppo” richiede il coraggio della responsabilità, il coraggio nell’innovazione e della
creatività, il coraggio nel compiere le scelte.

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Il tema dello sviluppo, della produzione di ricchezza , della sua equa distribuzione, dell’occupazione che
dipende dalla produzione di beni e di servizi non può più essere affrontato a sé, ma deve essere letto,
progettato e misurato in funzione ed in considerazione della sua durabilità.
Il futuro è nella ricongiunzione delle due grandi discipline che finora hanno viaggiato su binari distinti se
non in conflitto: Economia ed Ecologia.
Energia, infrastrutture, mobilità, agricoltura, industria, edilizia, turismo, acqua, rifiuti, qualità della vita nelle
città: dentro ogni scelta che compiamo c’è un frammento del nostro ambiente.
E’ tempo imboccare con decisione la strada di un new deal ecologico: non un rallentamento, una
mitigazione degli effetti rimanendo sullo stesso sentiero ma un salto di paradigma che apra nuove strade e
nuove prospettive.
Un’umanità che considera la terra una cosa senza valore considera anche se stessa come una cosa senza
valore, da spremere e poi gettare.
Oggi che le due crisi, economica ed ecologica, si sono intrecciate, deve cessare la contrapposizione “o
l’economia o l’ecologia”, che ha visto finora la supremazia della prima sulla seconda intesa come fastidioso
ostacolo.
L’ambiente deve diventare economia, la frontiera più avanzata dell’innovazione, una fune robusta per
uscire dalla crisi e rispondere alla sollecitazione competitiva che comprime costi, occupazione e diritti. E’
necessario porre al centro dell’attenzione i beni ambientali come valore primario da tutelare.
Il consumo del territorio va arrestato. Il sistema distributivo, insediativo, e quello della mobilità vanno
considerati in quest’ottica.
Ci sono tutte le condizioni perché l’attività di preservazione dell’ambiente rappresenti, a Ravenna , un
settore produttivo di beni e servizi innovativi e il connotato d’identità di un’economia e di un territorio,
dall’agricoltura al turismo.
Compito delle istituzioni locali è di fornire un quadro di riferimento e concentrare, come si è iniziato a fare
col Polo energetico, sostenuti dalla Regione e assieme all’Università, risorse importanti sul versante della
ricerca e della formazione.
Se cominceremo a porci le domande giuste, le risposte le troveremo, Insieme.
Se le alternative ancora non si vedono, cominciamo a cercarle, insieme.
Importante è non perdere il senso del bene, del giusto e del bello, che esistono, e devono rappresentare
spinta e aspirazione.
Fondamentale sarà la capacità di riavvicinare le Istituzioni alla società: istituzioni trasparenti, casa di tutti i
cittadini, che devono parteciparne come parte attiva. La democrazia non teme le critiche, senza esse
avvizzisce e muore.

Occorre individuare una nuova rotta, un nuovo faro, un nuovo baricentro creativo.

C’è molto da fare e c’è bisogno di tutti.

Serena Fagnocchi

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Il Programma
Tutto vale la pena
se l'anima non è piccola

Fernando Pessoa

Un programma è qualcosa di più di una somma di proposte.


Ci saranno anche quelle, come ovvio, discusse da tante persone esperte che mi hanno offerto la loro
collaborazione.
La Conferenza programmatica provinciale, poi, raccoglierà le indicazioni che i protagonisti economici e
sociali avranno definito. Ci sono poche risorse, e con quelle, frammentate, incerte, si si fanno e si sono fatte
tante cose. E’ difficile riuscire a realizzare le scelte importanti, quelle che fanno compiere un balzo in avanti
e di cui si ha vitale bisogno.
Ci sono nella nostra realtà provinciale le risorse intellettuali, le conoscenze per costruire ed arricchire
continuamente il quadro progettuale.
Nel prendere una decisione il modo non è meno importante del cosa fare.
C’è uno scarto importante tra la realtà e i tempi della politica.
La straordinaria intensità e accelerazione dei processi che investono società ed economia rende
indispensabile un costante aggiornamento degli obbiettivi e degli strumenti. Non è solo una possibilità, è
una necessità.
Dobbiamo avvicinare le istituzioni alla società: la soglia di ascolto e di confronto va alzata, serve una
responsabilità comune.
Voglio dar voce in forma nuova alla società e alle voci della società, quelle strutturate di rappresentanza e
quelle afone, senza rappresentanza.
Queste pagine, che introducono le proposte sono un atto di lealtà verso tutti coloro che vorranno
sostenermi.
Desidero sappiate quali sono i semi che voglio spargere, gli obiettivi di lungo periodo, la cornice di valori
dentro cui intendo muovermi.
Prima delle cose da fare devono esserci le idee. In molti campi, come in quello della Giustizia sociale, del
Lavoro, dell’Ambiente, della Cultura e dell’Educazione, c’è da definire una nuova missione.
Occorre compiere scelte nuove, occorre ricalibrare, integrare, cambiare delle cose.
Ci sono orizzonti da ridisegnare e speranze civili da rilanciare.

Vale la pena di provarci. Insieme.

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Economia, un Patto
Non troveremo mai un fine per
la Nazione né una nostra personale soddisfazione
nel mero perseguimento del benessere economico.
Non possiamo misurare i successi del paese
sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL).
Il Pil non misura né la nostra saggezza né il nostro coraggio,
né la nostra compassione né la devozione al nostro Paese.
Misura tutto eccetto ciò che rende la vita
veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo
essere orgogliosi di essere Americani.
Robert Kennedy
La crisi economica ha provocato anche a Ravenna la caduta del valore aggiunto (-6,3%), in particolare
quello dell'industria (-17,6% ). Tuttavia se questo decremento così forte dell'attività produttiva non si è
riflesso sul volume di lavoro (-2% ) e sull'occupazione è stato grazie al ricorso degli ammortizzatori sociali da
parte delle imprese, che è infatti fortemente aumentato.
Il riflesso sulla disoccupazione (9,6 migliaia di unità e 5,3% il tasso di disoccupazione) è stato più consistente
dato che è sostanzialmente raddoppiata rispetto al 2007, quando è stata di 5,2 migliaia di unità in valore
assoluto e 2,9% in valore relativo.
Mai l’economia ravennate si era trovata ad affrontare un crollo della produzione quale quello verificatosi
nel periodo 2008-2010, e una tale dilatazione dell’area della disoccupazione, della cassa integrazione, del
precariato.
L'impatto della crisi sul mercato del lavoro ravennate è ben evidenziato dalle variazioni tendenziali
dell’occupazione dal 2006 al 2009. La riduzione della occupazione :
 Colpisce di più le femmine rispetto ai maschi (-1700 unità contro -1500 unità) .
 Colpisce di più gli italiani (oltre 2000 unità) rispetto agli stranieri (oltre 1000) in valori assoluti ma se
si calcola la variazione percentuale degli occupati gli italiani registrano un -2,5% mentre gli stranieri
diminuiscono del 7,5%.
 Colpisce di più i contratti a tempo determinato (per quasi un quinto dello stock dell'anno
precedente) e a tempo pieno (-3,9% rispetto -0,7% ).
 Tra i settori colpisce di più l'industria e i territori di Lugo e Faenza, dove il secondario incide molto di
più che nel territorio di Ravenna, dove prevale il comparto terziario.
Con la crisi globale e nazionale, il mercato del lavoro e il sistema produttivo sembrano avere vanificato i
progressi avvenuti negli anni precedenti in termini di aumenti della produttività, degli investimenti, del
commercio con l’estero. Contraccolpi pesanti si sono verificati e sono ancora in corso nella logistica, nella
chimica, nelle costruzioni e in parte anche nell’agro-alimentare e nei servizi alle imprese.
Nel primo semestre 2010 si registra la ripresa nel Mercato del lavoro, il dato dell'occupazione rimane
largamente positivo (da -650 di gennaio a oltre 2000 in giugno). La stessa industria, epicentro della crisi,
mostra una tendenza in ripresa anche dell’occupazione che, in diminuzione da gennaio a marzo , ritorna
positiva a giugno (+283 occupati in più).
Tenuto conto di questo più in particolare:

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 In tutti i primi sei mesi del 2010 cresce più intensamente l'occupazione femminile, in media +5/6%
rispetto l'1/2 % di quella maschile
 Cresce di più l'occupazione degli stranieri
 Crescono più intensamente i contratti a tempo determinato rispetto quelli a tempo indeterminato,
e i contratti a tempo pieno rispetto quelli a tempo parziale .

Questa tendenza positiva nel mercato del lavoro che è, ovviamente, il riflesso di quella dell'attività
produttiva, ha le caratteristiche esattamente inversa di quella negativa della fase di crisi precedente.
Tutte le classi di età beneficiano del recupero occupazionale e la durata media dei contratti temporanei
avviati aumenta, ad eccezione di quelli interinali.
Anche le figure professionali meno qualificate che erano state quelle dove, nel periodo precedente , si era
concentrato il ridimensionamento della occupazione, nel 2010 recuperano.

I vincoli nell’utilizzo delle risorse provinciali


Occorre tenere conto che le politiche del lavoro e di sostegno allo sviluppo economico che sono a
disposizione della provincia sono frutto di un’assegnazione regionale o statale. Non se ne può quindi
disporre liberamente ma occorre tenere conto dei vincoli di destinazione, delle regole fissate e del sistema
di soggetti che possono esserne destinatari/utilizzatori. Ciò vale sia per i fondi destinati alle attività
produttive (compresa l’agricoltura), per i fondi strutturali, per il fondo sociale.
In particolare per quanto riguarda la formazione professionale si devono considerare i seguenti elementi:
 Risorse consistenti per la formazione iniziale / obbligo formativo, dove è possibile proseguire con
un ulteriore raccordo con sistema delle imprese e con il mondo della scuola.
 Ristrettissimi margini per la formazione post-diploma e post-laurea, che non dovranno comunque
essere trascurati. Occorrerà rivedere i rapporti con la Regione per attivare sul territorio percorsi
strategici in stretto raccordo con le imprese.
 Esistono finanziamenti significativi per la formazione di lavoratori in cassa integrazione e in
mobilità, nei confronti dei quali sarà utile agire anche in termini di verifica dell’utilità degli
interventi realizzati.
 Esiste un universo di altri fondi programmati da soggetti diversi o da fondi interprofessionali, nei
confronti dei quali si attiverà una programmazione integrata su finalità di interesse del territorio.
Altri vincoli importanti sono dati dalla normativa regionale sulle attività produttive e dai vari (e differenti)
regolamenti comunali.
La nostra strategia
Di fronte a questa situazione e tenuto conto dei vincoli occorrerebbe un salto di qualità, che dia continuità
agli importanti strumenti di sostegno attivati per superare la crisi, ma che ponga le premesse per una nuova
politica di sviluppo che si incentri in particolare sulle politiche per l’innovazione.
Si propone un Nuovo Patto per lo Sviluppo di Ravenna che deve spingere tutti i soggetti operanti nel
territorio a utilizzare il grado elevato di coesione sociale fin qui raggiunto non semplicemente in modo
difensivo, per il mantenimento degli spazi di cui ogni istituzione e organizzazione attualmente gode, ma per
sperimentare forme di collaborazione e politiche innovative. Occorre investire nel futuro, nelle nuove
tecnologie, nelle nuove imprese, nei nuovi investimenti delle imprese esistenti.
Vi sono tendenze complessive che richiedono un riposizionamento dell’intera economia occidentale. In
questo contesto crediamo vi sia uno spazio per le scelte e le autonome determinazioni dei territori.
Probabilmente non è immaginabile il ritorno ai livelli e alle tipologie di produzione del passato anche

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recente, forse occorre, realisticamente, pensare a una società meno ricca ma non rinunciando all’obiettivo
di un alto livello di occupazione.
A monte delle varie scelte operative dobbiamo stabilire dei criteri fondamentali che orientino l’agire
dell’amministrazione e di tutto il sistema locale (cittadini, imprese, associazioni, organismi di
rappresentanza, istituzioni,…) e che possono essere sintetizzate in quattro punti fondanti della nostra
strategia.
1. Etica e legalità. Occorre valorizzare le imprese che lavorano eticamente, nel rispetto delle regole e
con perizia. Bisogna riaffermare il valore del lavoro e il riconoscimento dell’importanza del
contributo di tutti alla produzione della ricchezza. Occorre ribadire prima di tutto il valore della
regolarità della occupazione e il conseguente riconoscimento dei diritti sociali dei lavoratori,
intensificare la lotta contro il lavoro irregolare (che da una parte è sfruttamento, e dall’altra
concorrenza sleale) imponendo il rispetto delle regole sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. La tutela
del lavoro richiede anche la prosecuzione nello straordinario sforzo finora assicurato dai servizi
locali per i lavoratori di imprese in difficoltà cui sono stati riconosciuti gli ammortizzatori sociali.
2. Risparmio e lotta agli sprechi. Occorre riuscire ad utilizzare meglio le risorse che già sono
disponibili, aumentando il rendimento. È un obiettivo culturale prima ancora che un fatto
economico, che riguarda e ha ricadute su energia (energia pulita, cogenerazione); civismo nella
gestione delle città, dei beni pubblici, dei servizi collettivi; trasporti; uso e consumo del territorio;
analisi degli investimenti pubblici.
Tutto questo interessa anche la vita della macchina amministrativa della Provincia e si può riflettere
sulla spesa pubblica, i costi della politica (dimensioni della giunta, indennità), l’analisi del bilancio
della Provincia.
3. Valorizzazione di intelligenza e creatività. Nonostante i progressi avvenuti negli ultimi anni il
sistema produttivo rimane caratterizzato dal posizionamento su settori a bassa innovazione, da
un’occupazione a bassa qualifica, da esportazioni a basso valore aggiunto. È ormai evidente che la
competizione con i nuovi produttori internazionali non può avvenire agendo solo sulla riduzione del
costo del lavoro. Occorre puntare su nuove fonti di ricchezza con più elevati contenuti di sapere,
intelligenza, cultura, tecnologia, ovvero sulle eccellenze del territorio.
Per riuscire a fare questo occorre creatività, coraggio di abbandonare percorsi già battuti, energia
per scommettere, attenzione massima alle eccellenze mondiali. È indispensabile coltivare il
pensiero strategico, e la prospettiva non della redditività immediata ma dei frutti a medio termine.
4. Insieme. Un dato largamente riconosciuto alla provincia di Ravenna è il grado di coesione sociale e
di collaborazione che contraddistingue le istituzioni, la società civile, il mondo produttivo. Il
cambiamento che si prefigura (per evitare il rapido declino) richiede uno sforzo straordinario e
necessità della cooperazione di tutti i soggetti rilevanti per l’economia e la società locale. Occorre
cercare l’alleanza più ampia possibile tra i protagonisti – pubblici e privati – del sistema locale
perché ciò rappresenta una condizione fondamentale per la realizzazione del progetto. Questo è
possibile perché in passato la nostra comunità ha dimostrato di essere capace di questa
straordinaria integrazione operativa. Il rischio che si corre è però quello di un unanimismo formale
che in realtà è di freno all’innovazione. Occorre il coraggio, a fronte del ripetersi di questi fenomeni,
di rinunciare alla collegialità bloccata/bloccante e di scegliere gli interlocutori più coraggiosi, più
convinti e più seri.
Gli strumenti e le scelte operative
Per fronteggiare le difficoltà e rilanciare lo sviluppo, crediamo in una strategia che opera su diverse leve:
 Garantire la continuità degli interventi a fronte delle crisi aziendali attraverso i servizi per l’impiego
e la prosecuzione degli ammortizzatori sociali (in particolare quelli in deroga) così da limitare la
perdita di posti di lavorio e consentire alle imprese di cogliere la ripresa e di non lasciare indietro
nessuno. In questa direzione è necessario indirizzare la formazione dei lavoratori espulsi e in via di

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espulsione, con percorsi di riqualificazione della manodopera, dove possibile in direzione di
funzioni innovative oppure nell’ambito di segmenti che mantengono sbocchi occupazionali.

 Perseguire la tutela e la valorizzazione del lavoro, attraverso interventi di emergenza a favore di


lavoratori nel merito di crisi aziendali e di settore, interventi per la riqualificazione del personale,
accordo provinciale con credito cooperativo, associazioni di finanza etica e altri organismi per il
microcredito a famiglie e a imprese, iniziative volte a favorire la creazione di nuove imprese,
promozione di interventi di supporto per lo start di giovani imprese, anche etniche, attraverso
centri di servizi convenzionati, incubatori, progetti di alta formazione, laboratori convenzionati di
sperimentazione tecnologica e produttiva a carattere innovativo, interventi per il sostegno alla
creazione di reti tra imprese, attivazione e sostegno ad iniziative di networking tra associazioni e
imprese nella Euro Regione Adriatica. Utile è anche incentivare lo sviluppo del welfare aziendale e
la conciliazione casa-lavoro soprattutto, ma non solo, per le donne.

 Un Patto che coinvolga imprese, sindacati, banche, amministrazioni locali per sostenere gli
investimenti e l’avvio di innovazioni produttive a fronte di un intervento sulla contrattazione di
secondo livello (compartecipazione agli utili, contratti di solidarietà, moderazione salariale).

 Sviluppare i rapporti tra Università e le imprese. Il trasferimento di tecnologie e conoscenze con il


mondo produttivo va incentivato, per favorire un interscambio con le imprese esistenti ma anche
l’avvio di spin-off aziendali. Le specializzazioni dell’Università in campo ambientale e nell’ambito dei
beni culturali possono fare di Ravenna un laboratorio sia culturale sia imprenditoriale. Le
associazioni, le istituzioni locali, la Camera di Commercio possono mobilitare energie e risorse in
tale senso. È necessario intervenire a sostegno dell’innovazione di prodotti e della produzione di
brevetti e soprattutto per lo sviluppo di nuove conoscenze e tecnologie in campo ambientale, dove
invece a partire dal settore fotovoltaico o da quello del trattamento dei rifiuti rischiamo di essere
semplici utilizzatori e acquirenti di soluzioni sviluppate altrove.

 Costruzione di politiche strutturali e infrastrutturali dell’area vasta interprovinciale romagnola.


Queste includono la concertazione interprovinciale e regionale delle scelte sulla mobilità su gomma
e ferrovia, l’implementazione dei servizi della mobilità interprovinciale, il coordinamento e la
integrazione delle scelte a livello interprovinciale concernenti la destinazione del territorio a fini
produttivi o di servizi, la concertazione a livello interprovinciale delle scelte sulle iniziative per la
ricerca scientifica e tecnologica, le energie rinnovabili, l’offerta formativa politecnica e
universitaria, la semplificazione amministrativa per le imprese e lo snellimento burocratico.

 Serietà nella progettazione dei flussi migratori sostenibili, specie in agricoltura e turismo, con
grande attenzione alle effettive possibilità di inserimento nel sistema produttivo.

 La dimensione di impresa eccessivamente ridotta continua ad essere un elemento di freno alla


costituzione di organizzazioni produttive sufficientemente capitalizzate e capaci di investire in
innovazione e sviluppo. Occorre, in collaborazione con le associazioni di categoria intervenire in
modo significativo per promuovere integrazione di filiera, comakership, incentivi all’aggregazione,
creazione di servizi per l’integrazione, la nascita di consorzi o partnership strutturali.

 Per ciò che concerne specificamente i servizi alle imprese e ai lavoratori resi direttamente dalla
Provincia si intende perseguire l’obiettivo di mantenimento di attuale quantità e qualità dei servizi
per l’impiego con un’estensione della collaborazione tra servizi di collocamento pubblici e privati
nonché un consolidamento delle attività formazione, individuando forme di agili ed efficaci
controllo della soddisfazione e utilità delle attività di formazione. In questa direzione, per evitare

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l’autoreferenza delle agenzie formative ogni intervento formativo dovrà avere imprese alle spalle
che lo sponsorizzano e si assumono la responsabilità di sostenerlo; di questo verrà data evidenza
pubblica.

 Valorizzare le tradizioni culturali come quelle della ceramica, del mosaico, del restauro: queste
possono alimentare nuove nicchie di mercato e nuove iniziative economiche. Occorre curare
l’immagine della qualità e della originalità delle produzioni di artigianato artistico (ceramica e
mosaico, ma non solo) sostenendo le sedi produttive con un piano di sostegno al passaggio
intergenerazionale tra produttori anziani e giovani, favorendo l’accesso al credito anche di finanza
etica, promuovendo attraverso gli strumenti comunitari le manifestazioni nazionali e internazionali
per l’affermazione dei brand distintivi del territorio.

 Il sovradimensionamento che caratterizza oggi il patrimonio edilizio di diversi centri urbani della
provincia è frutto di una politica che ha dato i suoi frutti, ma che oggi va corretta, cercando nella
qualità urbana, nella sostenibilità ambientale, nella vivibilità delle città anche un fattore di
creazione di nuova occupazione. Ipermercati, multisala, centri commerciali sono stati infrastrutture
che in una certa fase della storia della provincia hanno portato modernità e innovazione; oggi gli
stessi fattori possono essere ricercati in un rilancio dei centri storici, di attività commerciali di
qualità, nella valorizzazione dell’artigianato artistico, nella valorizzazione a fini turistici del nostro
patrimonio urbano. In questo senso è importante intervenire nella questione Darsena – anche se di
privati: è interesse pubblico valorizzarla, è un'occasione di rilancio della nostra immagine come
città d'acqua.

 È importante puntare sulla valorizzazione dei territori che compongono le diversità della
dimensione provinciale, qualificare le riserve naturali e ambientali presenti nei diversi territori
interni e costieri, incentivare azioni per l’attrazione e l’accoglienza turistica lungo tutto l’arco
dell’anno, arredare e attrezzare i borghi storici, i paesi, i centri storici delle città per accentuare la
ricettività turistica, favorire la creazione di tipologie recettive innovative, creare e distribuire
immagini condivise dei territori per campagne di marketing nazionali ed internazionali. In questa
direzione si inquadra anche la promozione delle qualità produttive proprie di ogni territorio:
accentuare la qualità delle produzioni agricole, favorendo il carattere biologico delle produzioni,
sostenendo la distribuzione, anche attraverso azioni di marketing mirato, contribuendo alla
diffusione delle forme di distribuzione dei beni agricoli alimentari a km 0.

La pari indipendenza economica per le donne e gli uomini: politiche di genere


La capacità di produrre reddito per sé e per gli altri è una necessità di tutti: donne e uomini. Le politiche del
lavoro dovrebbero essere finalizzate ad un lavoro di qualità, inteso come tutela della sicurezza, dignità della
persona e adeguata remunerazione. Questo riguarda sia il lavoro dipendente, sia il lavoro autonomo e le
libere professioni, sia l’impresa.
Per quanto riguarda il lavoro dipendente si tratta di riconoscere ed intervenire sui fattori che ancora
alimentano la segregazione occupazionale delle donne (principali aree di disuguaglianza riguardano ancora
l'accesso ai posti di lavoro, la corrispondenza tra il livello di qualificazione delle donne e la qualità del loro
lavoro, la progressione di carriera, la retribuzione). Occorre sviluppare nelle aziende locali una cultura
organizzativa che non penalizzi le donne in quanto madri e che non premi le persone in base alla
disponibilità di tempo (è provato da molte ricerche empiriche che le persone che lavorano in part-time
sono più efficienti).

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Nel lavoro autonomo e nelle libere professioni (35% sono donne) la presenza femminile è importante, ma
anche in questo caso ci sono difficoltà oggettive quando si tratta di conciliare l’impegno professionale con
le responsabilità familiari.
Infine l’imprenditoria femminile rappresenta il 26% del totale delle imprese (il dato è allineato a quello
regionale e nazionale). A volte non si tratta di vera impresa ma di forme di autoimpiego per donne che non
hanno trovato altra soluzione soddisfacente all’esigenza di avere un reddito e occuparsi di una famiglia. In
generale è accertato che le donne incontrano più ostacoli nell’accesso al credito.
Una maggiore presenza di donne in posizioni strategiche favorirebbe la crescita economica e
permetterebbe di uscire dalla crisi. Le competenze che possiamo mettere a disposizione sono
responsabilità, concretezza e determinazione nel raggiungimento degli obiettivi, capacità di gestione delle
relazioni interne ed esterne e soprattutto del lavoro di gruppo, possibilità di affrontare più problematiche
contemporaneamente: si tratta di caratteristiche manageriali particolarmente preziose ed utili.
É necessario sostenere le potenzialità economiche attraverso le attività produttive tradizionali e quelle
emergenti legate all’innovazione tecnologica ed alla dinamica evoluzione dell’organizzazione della società,
così come è necessario sostenere la micro e media impresa, elementi forti della nostra economia.

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Provincia, Trasparente
La conclusione logica del sacrificio di sé
è che l'individuo si sacrifica per la comunità,
la comunità si sacrifica per il distretto, il distretto per la provincia,
la provincia per la nazione e la nazione per il mondo.
Una goccia strappata dall'oceano perisce inutilmente.
Se rimane parte dell'oceano, ne condivide la gloria
di sorreggere una flotta di poderose navi.
Gandhi
In una Regione che ha giustamente trasferito gran parte delle funzioni amministrative è fondamentale il
ruolo della Provincia come ente ad area vasta di progettazione e gestione di servizi, in collaborazione con
le politiche comunali e per un loro coordinamento.
In quest’ottica, il ruolo della Provincia è fondamentale. Vi è però necessità di una revisione straordinaria di
tutto il sistema delle Autonomie Locali, per dimensionare le reti di servizi su scala romagnola
(Formazione/Università, Logistica/Viabilità, Sanità, Attività Produttive, Cultura e Turismo, etc.) e per ridurre
la quantità di altri enti intermedi. In questa prospettiva la proposta di una Regione Romagna, e quindi di un
nuovo ente legislativo che si rivelerebbe inutile, porterebbe solamente a sprechi e congestione
istituzionale.
Vi è però necessità di riformare la Provincia per renderla istituzione dinamica, capace di mantenere la
stessa velocità di evoluzione delle dinamiche sociali. In questo senso vanno perseguite fin da ora politiche
di equità come fattore di giustizia e di sviluppo, e la realizzazione concreta del federalismo istituzionale,
con criteri di sussidiarietà verticale, orizzontale e fiscale in armonia con il sistema tariffario. La direzione è
quella della valorizzazione del protagonismo delle imprese, del terzo settore e delle stesse istituzioni
pubbliche. L’affidamento al privato di gestioni di servizi va comunque attentamente controllato, per evitare
la creazione di situazioni di monopolio e di rendita ingiustificate.
La direzione è infatti quella della lotta a qualsiasi forma di rendita. In una situazione in cui la depressione
produttiva del ravennate potrebbe erroneamente valorizzare caratteristiche di staticità storiche come la
rendita monopolistica e immobiliare, e forme di rigidità istituzionali e di ceti politici legate ad interessi
economici di conservazione. Dobbiamo quindi maturare politiche che combattano forme di staticità e di
rendite di posizione a cominciare dai partiti e dalle istituzioni che governiamo da anni. Un SI deciso va
invece espresso nei confronti di forme di rendite istituzionali, ovvero di una maggiore cura della tutela del
nostro patrimonio inalienabile, come i beni storici, artistici, culturali, le pinete e il verde, il mare e le acque,
il paesaggio.
Possiamo risparmiare risorse e modernizzare le istituzioni. Una Provincia che assuma sempre più un ruolo
di stimolo alla crescita, di programmazione, e di controllo dei servizi, può “dimagrire” ulteriormente sia
nella struttura degli amministratori, che dei dipendenti, ma deve riconvertirne le qualità professionali. Da
subito si diminuirà il numero di “politici”, e si coglierà l’occasione per creare un equilibrio di genere, ad
esempio nella parità in giunta nel numero di uomini e donne
Possiamo ridurre e accorpare gli Assessorati, e questo, anche in una logica di interfaccia con la Regione e di
integrazione di aree, sarà il primo atto della legislatura. Una politica invece per i dipendenti deve tener
conto di nuove professionalità necessarie per il cambiamento di ruolo delle istituzioni sia nel momento
delle assunzioni, che nella gestione delle risorse umane da formare in continuo, e da valutare in termini
meritocratici, contro ogni logica spartitoria, clientelare e di spreco di potenzialità.

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L’obiettivo è triplice: Trasparenza, Partecipazione e Semplificazione Amministrativa. Il sistema informativo
deve essere rivolto all’utenza (dai cittadini alle imprese, dalle associazioni di categoria al volontariato, dai
Comuni alle altre istituzioni pubbliche), per facilitare la conoscenza delle attività della Provincia integrate in
un progetto di partecipazione con tutti gli attori della realtà provinciale. La Provincia deve essere
riconosciuta come ente disponibile a coordinare e integrare progetti e servizi fra istituzioni (centrali per
appalti, sistemi informativi per la trasparenza, etc.) e fra istituzioni e società civile.
Dobbiamo ragionare in termini di distretti di servizi, per censire attori e risorse e progettare sistemi
territoriali, ed abbattere la attuale frammentazione e proliferazione di ruoli di conservazione.
In un’ottica partecipativa, possiamo e dobbiamo creare occasioni di partecipazione dei cittadini, anche
sulla base di recenti provvedimenti regionali, per le scelte strategiche di aree rilevanti (vedi l’esperienza
urbanistica della Darsena di Ravenna) con il supporto di proposte e di idee dei diversi pubblici interessati.
Ma si possono creare anche formule di partecipazione di tipo finanziario da parte di cittadini, per mobilitare
risorse da investire su progetti rilevanti e condivisi.
Nella struttura interna dell’ente si possono incentivare progetti di semplificazione da parte dei dirigenti,
favorendo l’utilizzo di strumenti on-line di comunicazione diretta con l’esterno, ampliando l’utilizzo
dell’autocertificazione e della validazione dei documenti telematici.
La Provincia deve promuovere la cultura della legalità, attraverso un progetto di lotta a tutte le forme di
illegalità: evasione, infiltrazioni criminali, sfruttamento, lavoro nero, abusivismo edilizio e commerciale. Il
progetto dovrà essere ideato di concerto con Prefettura, INPS, Agenzia delle Entrate, Ispettorato Del
Lavoro, Comuni.
In particolare occorre favorire il recupero dell’evasione fiscale, per favorire la creazione di un clima di
solidarietà e credibilità fra istituzioni e cittadini / imprese.
La pubblicazione sistematica dell’elenco fornitori degli Enti Locali, particolari attenzioni alle prestazioni
professionali e agli appalti di forniture e di opere pubbliche sono i terreni su cui intervenire.
Non possiamo dimenticarci della fase di controllo. Il sistema attuale che regola le autonomie locali richiede
un maggior intervento in termini di controlli sia per valorizzare la partecipazione, che per evitare situazioni
di spreco, di consolidamento di poteri e di illegalità. Gli organi politici come il Consiglio Provinciale
dovranno assumere un maggior rilievo in questo settore, con specifiche funzioni. Un esempio da perseguire
facilmente è la creazione di un sistema informatico dovrà essere continuamente aggiornato su tutti gli
incarichi pubblici su scala provinciale, con indicazione dei redditi e patrimonio prima e dopo l’incarico, delle
loro scadenze, delle indennità percepite.
I Revisori dei Conti, uno dei principali e dei pochi strumenti di controllo contabile, potrebbero essere scelti
da graduatorie di merito per evitare scelte legate a maggioranze o minoranze politiche. Una
rendicontazione pubblica dei bilanci, sintetica e comprensibile dovrebbe essere disponibile a tutte le
articolazioni della società civile, e sistemi di analisi dei costi, di efficienza, di efficacia e di accountability sui
servizi e sui progetti possono coinvolgere i cittadini ed aiutare ad identificare i punti di forza e di debolezza
della struttura e delle politiche degli amministratori. Allo stesso modo è prevedibile un bilancio sociale per i
pubblici di riferimento (stakeholders) e per i cittadini, come rendiconto del raggiungimento o meno degli
obiettivi strategici prioritari. È poi vitale confrontare la propria attività con quella di altre amministrazioni su
scala regionale e nazionale anche in vista di criteri condivisi di applicazione del federalismo.

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Welfare, Comunità
Noi siamo convinti che il mondo,
anche questo terribile, intricato mondo di oggi
può essere conosciuto, interpretato, trasformato,
e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità.
La lotta per questo obiettivo è una prova
che può riempire degnamente una vita.
Enrico Berlinguer
Stiamo attraversando un momento di forti cambiamenti sociali. La nostra società vive un momento di
transizione con alcune criticità molto forti: precarietà sociale, aumento delle disuguaglianze, lacerazione dei
legami sociali, crisi dei modelli educativi, individualismo e frammentazione dei rapporti sociali. Le logiche in
atto sono logiche di separazione, di reclusione e di negazione della pluralità di storie, culture e linguaggi che
interagiscono nella comunità.
La Provincia, come da legge 328/2000, concorre alla programmazione del sistema integrato di interventi e
servizi sociali e costituisce il principale riferimento per l'integrazione tra servizi sociali e i servizi
sociosanitari, anche a rilievo sanitario, secondo gli indirizzi stabiliti dalla Conferenza sanitaria territoriale.
La salute e la sicurezza sociale rappresentano diritti fondamentali dei cittadini e per questo rappresentano
altrettanti cardini di un programma di governo. Anche se la Provincia non ha specifiche competenze
gestionali sul temi sanitari e sociali, tuttavia ha un significativo ruolo di indirizzo e di controllo sulla
definizione degli obiettivi.
In questo lavoro di programmazione la Provincia riveste uno specifico ruolo di promozione, informazione
nei confronti dei soggetti istituzionali a cui spetta la definizione dei Piani di Zona, e nei confronti della
Regione è un raccordo fondamentale, il trait – d'union che permette a livello provinciale e regionale di
ricostruire il quadro complessivo.
In questo contesto promuoviamo il rafforzamento del ruolo della Provincia, nell’articolazione zonale della
Conferenza dei Sindaci per allineare gli strumenti di programmazione ai principi e ai valori al centro della
riflessione sul sistema sociosanitario, intervenendo soprattutto nella definizione e nell’attuazione, nei limiti
delle competenze, dei piani zonali di assistenza sociale. Sarà istituita una cabina di regia del volontariato
sociale, vera e propria risorsa, talvolta capace di supplire a vuoti e mancanze delle Istituzioni, del tessuto
del territorio. Questo rafforzamento dovrà interessare anche il ruolo della Provincia nel Consiglio
Territoriale per l’Immigrazione istituito presso la Prefettura.
Ci sembra il momento di ri-valutare il modello di politiche sociali e di welfare attivato fino ad oggi per
rimodularlo e calibrarlo sulle nuove sfide che si pongono sempre più urgenti offrendo un modello di
sicurezza e protezione che abbia come valori di riferimento la qualità della vita, la centralità della persona
e l’innovazione sociale.
È necessario quindi individuare percorsi e strumenti che permettano di:
 Migliorare la partecipazione e condivisone della programmazione degli interventi coinvolgendo a
tutti i livelli utenti, associazioni e cittadini, con conseguente promozione e controllo della efficacia
e della qualità degli interventi.
 Migliorare la conciliazione tra partecipazione al mercato del lavoro e assunzione di responsabilità di
cura per donne e uomini, sostegno al costo dei figli e benessere e pari opportunità per i minori.
 Praticare l'integrazione; investire maggiormente sulla costruzione di reti territoriali vicine alle
famiglie rispettose della loro complessità.

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La nostra proposta è di passare da un welfare di risposte ad un welfare di sviluppo che non segua una logica
esclusivamente di erogazione dei servizi con vincoli ragionieristici e contabili ma che investa su opportunità,
diritti e solidarietà sociale.
La Provincia deve essere promotrice e centro operativo di questa innovazione sociale. Il percorso consiste
nell’ attivare azioni strategiche per sviluppare il territorio attraverso l'esercizio dei diritti e l'accesso alle
opportunità, promuovendo la cittadinanza attiva e le comunità locali, un welfare che valorizzi e sostenga le
cosiddette reti sociali come gruppi, agenzie educative, equipe territoriali, comitati al fine di cooperare per
un disegno futuro riguardanti la vita sociale e il benessere delle persone. È fondamentale coinvolgere
perciò tutti gli attori interessati: cittadini, comitati e associazioni, enti del terzo settore e del privato sociale,
utenti finali dei servizi.
Un progetto di welfare che aumenta la partecipazione e l’emancipazione, mette nelle mani dei cittadini
strumenti di coinvolgimento diretto, di risparmio di risorse, di riduzione degli sprechi per il sistema
pubblico.
Dobbiamo agire su 4 aree:
1. Potenziamento e sostegno ad interventi di sviluppo di comunità e alle reti partecipate.
Un vasto numero di ricerche ha messo in evidenza l'importanza delle reti sociali come sostegno e
protezione per le persone che vivono momenti di difficoltà. È necessario programmare e finanziare
un piano di formazione rivolto ad operatori pubblici e privati per migliorare le loro competenze di
lavoro di rete, per aiutare le persone ad esplorare e coinvolgere le proprie reti sociali, anche
rivalorizzando il lavoro domiciliare.
L’obiettivo è da una parte la riappropriazione dei contesti di vita, sviluppando le capacità esistenti
nel territorio (comitati, cittadini, gruppi auto aiuto) e l'empowerment del territorio, dall'altra
l'inserimento dell'assistenza domiciliare in una rete integrata di prestazioni che affianchi agli
interventi domiciliari l’attività di strutture intermedie. In tal modo è possibile iniziare la costruzione
di un sistema di protezione sociale basato sui "sistemi a rete", capaci di rapportarsi ai bisogni dei
cittadini considerando le loro relazioni, e combinando interventi formali e informali nella logica
della community care.
2. Una politica sociale attenta alle famiglie e al lavoro educativo e relazionale
È necessario avviare una programmazione di interventi e azioni finalizzate a sostenere e rinforzare
le competenze educative, relazionali e comunicative dei genitori dopo la nascita dei figli. In
associazione ai corsi pre-parto e agli interventi in gravidanza, vanno proposti e attivati dopo la
nascita e in tutti i momenti evolutivi significativi servizi permanenti di formazione e ascolto per i
genitori, anche attraverso gruppi di auto-aiuto e interventi domiciliari, così come attraverso una
rivalutazione dei "Centri per le famiglie".
Sempre come servizio di protezione per le famiglie, è necessario consolidare e qualificare il sistema
di informazione, formazione delle coppie e degli operatori, in raccordo con Enti autorizzati per la
adozione nazionale e internazionale, in particolare per supportare adeguatamente le famiglie nella
fase di post adozione, per limitare i fallimenti adottivi, fornendo un adeguato supporto alle famiglie
affinché si creino legami affettivi e filiali.
3. Sostegno all'integrazione socio sanitaria nel settore salute mentale, disabilità, tossicodipendenza
La proposta è quella di fornire sostegno a programmi e interventi di prima accoglienza e
reinserimento sociale per persone in gravi situazioni di emarginazione, povertà e con patologie
croniche. Tali interventi (centri d’accoglienza, tirocini lavorativi, centri sociali) hanno l'obiettivo di
ridurre l’esclusione sociale e l’emarginazione delle persone affette da patologie e disabilità
psicologiche e fisiche che vivono oltre al problema sanitario gravi situazioni sociali e relazionali. In

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questo modo la comunità locale, oltre a offrire accoglienza e tutela della salute, può reinvestire
su persone che altrimenti sarebbero ai margini della comunità.
È possibile prevedere una dotazione minima di centri notturni, mense, e progetti d'inserimento
lavorativo (per ogni distretto socio sanitario o unione, i comuni dovrebbero prevedere almeno uno
di questi servizi), al fine di garantire la riduzione di processi di esclusione sociale e forte degrado.
Anche per le persone diversamente abili occorre rivisitare il sistema di servizi in essere, troppo
spesso spersonalizzati e “istituzionalizzati”, rafforzare l’integrazione tra sociale e sanitario, e
costruire più opportunità di inserimento lavorativo, anche sostenendo il ruolo della cooperazione
sociale.
4. Valorizzazione del volontariato
Nel complesso di tutte le istituzioni volontaristiche presenti all'interno del territorio Provincia di
Ravenna sono presenti numerose realtà, di diverse tipologie, alcune delle quali hanno raggiunto
punti di eccellenza tali da essere note anche fuori dal territorio Regionale. Per tutelare e valorizzare
il volontariato sul nostro territorio proponiamo di:
 Migliorare il rapporto di conoscenza, e la interrelazione fra le associazioni e la reciproca conoscenza
fra le varie realtà nel territorio provinciale.
 Promuovere politiche settoriali che sostengano l’attuale trend di crescita professionistica all’interno
della propria nicchia di azione e lo sviluppo partecipativo, soprattutto in ambito giovanile;
 Predisporre piani di auto-definizione al fine di convogliare energie concorrenti che siano sinergiche
rispetto all’obiettivo comune: più Associazioni per un unico progetto;
 Promuovere azioni di visibilità e riconoscenza dei ruoli e degli effetti di ricaduta in relazione al
miglioramento della qualità della vita su tutto il territorio.

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Giovani, Futuro ora
Il guaio del nostro tempo
è che il futuro non è più
quello di una volta
Paul Valéry
Il ruolo e la funzione dell'ente provinciale nei confronti delle politiche giovanili non deve essere affatto
sottovalutato. Se, infatti, è nei Comuni che le politiche giovanili si realizzano nella loro dimensione più
pratica ed operativa, l’amministrazione provinciale ha però l'imprescindibile dovere di svolgere appieno il
suo ruolo di coordinamento, di concerto e d’indirizzo, in una dimensione dove i confini comunali, specie
quelli dei comuni più piccoli, sono assolutamente insufficienti ad esplicitare la valorizzazione delle
potenzialità giovanili.
Pensiamo al contesto in cui vivono e si muovono i giovani della provincia di Ravenna. Per coloro che
risiedono nei paesi e nei centri più piccoli, fin dalle scuole medie superiori c’è la necessità di spostarsi nei
comuni superiori, che spesso diventano una “seconda casa” dove orientare le espressività sociali, culturali
ed artistiche. Spostandoci poi nella sfera universitaria, la struttura dell’Università di Bologna e la sua
articolazione nei Poli romagnoli, indirizzano i nostri giovani ad un’elevata mobilità verso l’ateneo centrale e
verso gli altri capoluoghi di provincia romagnoli.
La profonda interazione, anche virtuale, delle giovani generazioni, cosi' come le aumentate possibilità di
spostamento, fanno sì che il singolo comune difficilmente riesca a rispondere alla visione allargata in cui
vivono i giovani. La scarsità di risorse, specie in un contesto di tagli e di difficoltà finanziarie, impone di
pensare alle politiche giovanili in un’ottica integrata, in modo da ottimizzare al meglio le risorse e dare vita
a progetti all’altezza delle sollecitazioni sociali. In questo senso il coordinamento delle esperienze comunali
da parte della Provincia svolge una funzione fondamentale.
Possiamo quindi distinguere 4 linee d’azione:

Mobilità
La Regione Emilia-Romagna ha gia' raggiunto un traguardo notevole grazie al progetto MI MUOVO
(STIMER), attraverso un sistema integrato di tariffe che garantisce intermodalità e notevole risparmio nei
trasporti per studenti e lavoratori pendolari. La stessa ATM Ravenna, oltre ad essere fra le prime ad aver
sperimentato il progetto STIMER, ha dato vita da quest’anno ad abbonamenti annuali a tariffe agevolate
che, essendo rivolti a tutti i giovani (under26), vanno oltre la tradizionale condizione studentesca.
Questa è la direzione in cui lavorare, concentrandosi in particolare verso l’intermodalità dei trasporti.
I pesanti tagli del Governo centrale inficeranno il 20% delle risorse destinate ai trasporti, con una
conseguente riduzione di bus e di corse ferroviarie. Attraverso l’intelligente combinazione fra trasporto
ferroviario, bus extraurbani ed urbani, sarà possibile ottimizzare le risorse disponibili rendendo più
semplici e veloci gli spostamenti all’interno del territorio provinciale. In particolare è necessario operare
affinché il trasporto ferroviario, che raggiunge 11 capoluoghi comunali e attraversa 15 comuni su 18,
costituisca, per la sua sostenibilità, l’asse primario del trasporto provinciale, allacciandosi al trasporto su
gomma per raggiungere i comuni non toccati ed i centri minori.
In un’ottica di Area Vasta, perseguendo il progetto futuro di Provincia Romagnola, è necessario operare
verso un’intermodalità più ampia che tocchi anche i capoluoghi vicini, come Forlì, Cesena, Rimini ed Imola,
attuando una coesistenza dei diversi operatori della mobilità, con lo scopo finale di raggiungere un sistema
di trasporti integrato che sia concepito su scala romagnola e non semplicemente provinciale.

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I principali centri non sono particolarmente distanti fra loro, ma sono spesso collegati da arterie trafficate e
pericolose per pedoni e ciclisti. La Provincia può dare impulso alla realizzazione di una rete di piste ciclabili
che colleghino questi centri, sul modello olandese, con grande vantaggio delle frazioni e dei borghi situati
lungo la strada, i cui abitanti il più delle volte non hanno alcuna alternativa all’auto. In molti casi questi
interventi consterebbero non tanto nella realizzazione ex novo di percorsi ciclabili, ma nell’adeguamento e
messa in sicurezza di percorsi già esistenti, con grandi prospettive di economia dei costi.

Politiche del Divertimento


Lo svago ed il tempo libero sono un aspetto importante per la vita serena di un individuo, specie se si parla
di giovani, per i quali il divertimento rappresenta un elemento primario di socializzazione. È naturale che il
divertimento, proprio per la sua funzione liberatoria, possa portare con sé alcune problematicità, che non
vanno demonizzate ma su cui è necessario un governo, in particolare in territori come i nostri che sono da
sempre meta del divertimento giovanile e non.
I comuni costieri della nostra Provincia (ma anche quelli dell’entroterra, che hanno saputo inserirsi a
compendio delle tradizionali direttrici turistico-balneari) sono da almeno due decenni mete simboliche del
divertimento giovanile. I problemi legati al sempre maggiore afflusso di giovani dev'essere affrontato non
in un'ottica di chiusura ma nel tentativo di individuare un'offerta turistica che punti sul divertimento
responsabile e sulla qualità. Questo consta in:
 Un coordinamento delle politiche turistiche degli enti locali sia interni che esterni alla Provincia (in
primis fra l'offerta turistica di Ravenna e Cervia, includendo poi i lidi ferraresi, Cesenatico e la
riviera riminese, ma anche l’asse Faenza-Imola)
 La concezione di una vocazione turistica giovanile percepita come una risorsa di pregio e non
come un elemento problematico che debba essere abbandonato in favore di offerte più
tradizionali. Questa deve essere attuata operando sulla qualità dell’offerta, attraverso mobilità
sicure, virtuosismi degli operatori privati, prevenzione e riduzione dei danni collaterali al
divertimento. Nel dettaglio:
1. Mobilità sicura: disincentivare il trasporto privato verso i luoghi del divertimento
preferendo soluzioni di tipo pubblico e collettivo, tramite trasporti gratuiti o a prezzi
concorrenziali (in particolare lungo la direttrice entroterra-costa), da costruire insieme agli
operatori privati del settore, le rappresentanze giovanili e gli enti locali. Sul litorale
ritornare alla fruizione del treno come mezzo di trasporto preferenziale, con corse notturne
ad hoc che prevedano poi navette di collegamento fra le stazioni ed i luoghi del
divertimento (come nell’esperienza, abbandonata, del “Treno Azzurro”, in cui il trasporto
diventava parte attiva del divertimento, con vagoni musicali ed iniziative d’informazione).
2. Virtuosismo dell’offerta: l’amministrazione pubblica non può certo imporre scelte agli
operatori privati, ma può creare un coordinamento che incoraggi le esperienze virtuose e
delinei la qualità dell’offerta sia nella progettazione di una mobilità sicura e capillare in cui
gli operatori turistici svolgono un ruolo primario, sia nella creazione di un’idea di
divertimento responsabile e sostenibile. Pensiamo all’introduzione delle ore di
decompressione nelle discoteche e nei locali musicali notturni, dove la musica continua in
un contesto più tranquillo e si ferma la somministrazione di alcolici, così da favorire il
riposo ed il rilassamento di coloro che dopo una serata di divertimento si devono rimettere
alla guida. Pensiamo inoltre nell’incentivo di interventi di operatori sanitari, come le AUSL e
il SerT, con lo scopo di ottimizzare i servizi di prevenzione e riduzione del danno.

Poli delle Arti

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Il caleidoscopio di stimoli ed interessi portati avanti dai giovani difficilmente trovano completa espressione
all’interno dello spettro, per quanto ampio, dei progetti attivati sul singolo comune, specie se piccolo. Allo
stesso tempo la maggiore articolazione delle offerte culturali dei centri più ampi a discapito di quelli piccoli
genera livelli distinti di opportunità, costringendo a pendolarismi a senso unico per seguire le proprie
passioni e vocazioni.
Una provincia ampia e potenzialmente ben collegata come la nostra deve ambire ad una più profonda
specializzazione dei suoi centri, creando una rete culturale che punti su una particolare vocazione
artistico-culturale per ogni distretto, destinando le risorse a disposizione della Provincia al
perfezionamento ed al potenziamento delle diverse arti. Già si nota l’emergere spontaneo di specifiche
peculiarità dei territori: Faenza si è negli anni naturalmente distinta per l’attenzione verso la musica
emergente (anche grazie al MEI) mentre Ravenna è orientata al teatro ed alle forme d’arte classiche. Un
coordinamento in Poli delle Arti, non sottrarrebbe attività ai comuni, ma libererebbe risorse aggiuntive per
politiche giovanili rivolte ai distretti come luoghi di ricerca artistica, e non a singoli progetti spot sui
territori.

Consiglio dei Giovani


La realizzazione di ampi progetti di coordinamento fra le politiche giovanili richiede un confronto continuo
con le realtà giovanili ed una forte sintonia con esse. Un progetto, anche ottimo, rischia di essere
fallimentare se non è in grado di costruire un ponte fra l’amministrazione ed i giovani cittadini.
La Provincia si deve dotare di un importante strumento di condivisione e promozione delle politiche
giovanili come è un Consiglio dei Giovani. Realizzato in più parti d’Italia (un esempio vicino è quello della
Provincia di Pesaro-Urbino) esso raccoglie tutti i giovani under 30-32 eletti nelle amministrazioni della
provincia, rappresentanze delle associazioni giovanili presenti sul territorio nonché di quelle giovanili di
categoria, rappresentanze degli istituti superiori e dell’università.
Ha compiti di ausilio all’assessorato alle politiche giovanili, di proposta e d’indirizzo, di valutazione verso
le proposte dell’amministrazione. Può gestire un suo budget per la creazioni di eventi ed iniziative ad hoc.
Si occupa, in un contesto come quello dei Poli delle Arti, di organizzare le varie aree, nonché di seguire i
progetti di mobilità sicura legata al divertimento.
Il Consiglio, oltre a dar voce ad un’entità generazionale troppo fluida e trasversale per essere
immediatamente fotografabile, dà all’amministrazione provinciale strumenti concreti per la comprensione
e l’interpretazione delle esigenze giovanili sul suo territorio. È un raccordo ideale fra i giovani e
l’amministrazione, specie per quella provinciale, considerata spesso inutile e distante dalle giovani
generazioni.

Accesso al Credito
La valorizzazione dei giovani passa anche dalla capacità di dare loro mezzi concreti per il perseguimento dei
propri progetti.
A questo proposito, l’amministrazione provinciale dove esser in grado di attivare un protocollo per
l’accesso al credito delle giovani generazioni, in particolare per gli studenti. Un credito da concedere a
tasso zero e da restituire ratealmente su tempi lunghi, in modo che l’opportunità non si trasformi in rischio,
e di cui l’istituzione provinciale si faccia garante di fronte agli istituti bancari. Un prestito che sia accordato
ai giovani in quanto tali, senza requisiti particolari se non la voglia di fare ed un progetto concreto su cui
investire.

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Ambiente, per lo Sviluppo
Non c'è nulla di più fragile
dell'equilibrio dei bei luoghi.
Essi sopravvivono ai nostri commenti,
ma il minimo restauro imprudente
inflitto alle pietre, una strada asfaltata
che contamina un campo dove da secoli
l'erba spuntava in pace creano l'irreparabile.
La bellezza si allontana, l'autenticità pure.
Marguerite Yourcenar

Fino ad oggi l'ambiente è stato considerato qualcosa di altro da noi, la natura matrigna da dominare o il
paesaggio da proteggere, e questo anche nelle realtà più evolute e con alto senso civico come quella
ravennate.
E' stata attuata, negli anni, una politica di tutela di ciò che stavamo distruggendo, ad esempio con
l'istituzione di parchi e di aree protette, ma nello stesso tempo le risorse ambientali, come quelle
territoriali, hanno continuato ad essere sfruttate per la crescita dell'industria del mattone o del turismo di
riviera.
E' ora di cambiare direzione e di scegliere l'ambiente come punto di vista principale dello sviluppo. Un
nuovo modello sviluppo. Lo sviluppo sostenibile.
La commissione Stigliz-Sen-Fitoussi, istituita nel 2008 dal Governo francese per relazionare sulla
misurazione della performance economica e del progresso sociale (formata da 25 persone, fra cui 5 premi
Nobel per l’economia) ha recentemente lanciato questi messaggi chiave per il futuro sviluppo economico:
 privilegiare la misura del benessere economico delle persone, invece di concentrarsi su una misura
della produzione quale è il PIL;
 non esiste una misura singola in grado di dar conto di tutte le varie dimensioni del benessere; gli
indicatori compositi non sono una risposta soddisfacente;
 concentrare l'attenzione sulle dimensioni rilevanti per il benessere degli individui; otto sono le più
importanti, sulla base delle ricerche disponibili: lo stato psicofisico delle persone; la conoscenza; la
capacità di comprendere il mondo in cui viviamo; il lavoro; il benessere materiale; l'ambiente; i
rapporti interpersonali e la partecipazione alla vita della società; l'insicurezza.
Inoltre, bisogna guardare alla distribuzione di tutte le dimensioni del benessere (equità). La sostenibilità
non è solamente un fenomeno ambientale, ma comprende elementi di carattere economico e sociale e può
essere misurata solo guardando gli stock di capitale che la generazione attuale lascia in dote a quelle
successive. Gli statistici devono fare la loro parte a riguardo, ma il compito più importante spetta ai politici,
i quali dovrebbero costituire in ogni paese una “tavola rotonda sul progresso” cui dovrebbero partecipare
rappresentanti di tutte le componenti della società.
Queste sono le considerazioni elaborate da alcune fra le personalità più autorevoli in materia di economia.
Ma a ben vedere le enunciazioni sopra riportate possono essere facilmente comprese anche da persone
meno esperte in materia, persone che anche nella loro vita quotidiana hanno potuto valutare quale sia la
molteplicità di fattori necessari a garantire un'esistenza serena e soddisfacente.
In ogni caso, guardare il mondo da questo punto di vista è molto più semplice se si ha in sé una sensibilità e
una vocazione ambientale che fanno parte del proprio vissuto.

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Ciò è evidente già a partire dalle piccole scelte quotidiane: muoversi in treno, fare la raccolta differenziata,
scegliere di passare le proprie vacanze in località che rispettino l'equilibrio ambientale sono le mie parole
d'ordine, mi fanno avere un approccio al mondo basato su due criteri: scientifico ed ambientale.
È questo l’approccio che si vuole portare nell'amministrazione del patrimonio pubblico: coniugare ricerca,
cultura ed ambiente, sfruttando le loro capacità inespresse per favorire un nuovo sviluppo economico.
C'è un esempio concreto e di attualità: la possibilità della detrazione dalle tasse del 55% delle spese in caso
di ristrutturazioni edilizie che migliorino gli standard energetici delle abitazioni ha innescato un circolo
virtuoso di risparmio energetico, di occasioni di lavoro per piccole imprese ed artigiani, di emersione del
lavoro nero, di ricerca per lo sviluppo di infissi sempre più isolanti o caldaie più performanti. Senza contare
la possibilità di veicolare una nuova cultura ecologista attraverso qualcosa di pratico come il risparmio sulla
bolletta di casa propria.
L'incentivo alla ristrutturazione e al risanamento del patrimonio edilizio esistente, integrato da ulteriori
incentivi premianti, non necessariamente pecuniari ma magari dimensionali, legati all'uso di tecnologie
edilizie di bioarchitettura (come il legno e altri materiali che hanno un basso impatto ambientale, una bassa
energia grigia) favorirebbero anche il recupero dei nostri centri storici e delle periferie trascurate per
troppi anni. In particolare i centri storici, sebbene non vivano le condizioni di abbandono riscontrabili in
altre regioni, sono comunque tendenzialmente poco abitati, soprattutto dai giovani.
Anche qui, oltre agli incentivi, è necessario instillare la cultura della bellezza e vivibilità del centro storico e
cerare un'adeguata rete di trasporto pubblico per valorizzarli e renderli accessibili soprattutto a chi non
vuole, o non può, raggiungerli in auto.
Costruire grandi strutture commerciali e di divertimento fuori dai perimetri urbani e svuotare i nostri
bellissimi centri di negozi e di locali di divertimento e cultura, che “fanno comunità”, può avere
conseguenze nefaste anche sulla coesione sociale, soprattutto in una provincia dove molti piccoli centri non
hanno particolari emergenze artistiche.
È chiaro che la pianificazione urbanistica e la redazione dei RUE dei singoli comuni non sono appannaggio
della Provincia, però essa può svolgere un ruolo di indirizzo di rilievo sovracomunale.
Bisogna promuovere una riflessione su questo modello di espansione urbanistica e iniziare così la
diminuzione di consumo di territorio.
Sicuramente è necessario porsi il problema spinoso di come far reperire ai comuni le risorse equivalenti a
ciò che ora ricavano dagli oneri di urbanizzazione (che servono a finanziare anche la spesa corrente), ma il
problema non è più rinviabile, anche perché un territorio più urbanizzato, soprattutto in maniera
“dispersa”, richiederà maggiori risorse in futuro per la sua manutenzione, sia in termini di viabilità che di
sottoservizi, che peseranno dunque sulle spalle dei cittadini.
Richiamando nuovamente il ruolo di indirizzo che compete alla Provincia, si può leggere sul suo sito
internet: “completano l'attività in materia ambientale della Provincia progetti ed iniziative di informazione,
divulgazione e promozione della sostenibilità ambientale, non strettamente connessi ad obblighi
legislativi”.
La Provincia deve dunque, per quanto sopra detto, dare il buon esempio.
Un recente articolo del Wall Street Journal riportava i risultati di alcune ricerche scientifiche che sono alla
base di un'importante teoria di cui tenere conto se si parla di comportamenti individuali e cambiamenti
climatici: il vero fattore su cui puntare per produrre un atteggiamento più responsabile su vasta scala
sarebbe semplicemente la pressione sociale. Diversi studi americani hanno dimostrato che se, invece di un

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generico appello al risparmio energetico, si utilizzano messaggi del tipo: “Già il 75% dei tuoi concittadini ha
sostituito tutte le lampadine di casa sua con lampadine a basso consumo”, il cittadino medio adotterà più
facilmente misure analoghe.
Diventa dunque fondamentale che la Provincia adotti in “prima persona” alcune misure, quali adeguare in
pochi anni il suo patrimonio edilizio (scuole, uffici pubblici e archivi, etc.) sia per aumentarne l’efficienza
energetica (con interventi di risparmio energetici) che per impiegare le nuove energie rinnovabili (solare
termico, fotovoltaico, geotermico, etc.), sfruttando anche forme di finanziamento che non aggravino le
finanze pubbliche e sfuggano al “Patto di stabilità” (come ad esempio la costituzione di società di tipo
ESCO).
Altre soluzioni possono essere incentivare lo sviluppo del Teleriscaldamento per sostituire gli impianti
tradizionali, a partire sempre dalle proprie strutture, o proseguire nell'attuazione e favorire l'adozione,
anche negli altri enti pubblici “influenzabili”, del manuale “GREEN PUBLIC PROCUREMENT” o “ACQUISTI
PUBBLICI VERDI”, presentato nel 2005 e parzialmente attuato, all'interno degli uffici provinciali, per
incentivare l’utilizzo di materiale riciclato, dell’acqua in caraffa o da distributore invece che in bottiglia, la
scelta di imprese di pulizia che rispettino parametri ambientali elevati, l’installazione di regolatori di flusso
per i rubinetti o di lampadine a basso consumo, etc.
Compiuti questi passaggi fondamentali, che sono la sostanza dell'agire, la Provincia può farsi promotrice di
tale cultura diffondendola fra i cittadini con il potere delle iniziative tematiche e del buon esempio da
emulare.
Naturalmente, oltre ai buoni esempi e alle campagne di sensibilizzazione che possono incidere sui
comportamenti dei singoli e delle famiglie, bisogna poi non perdere di vista l'importanza degli accordi
politici e degli indirizzi che la Provincia può dare agli altri enti locali (Comuni, Unione dei Comuni, etc.) e agli
enti economici (associazioni di categoria e similari).
La Provincia può partire dal “3° Rapporto sullo Stato dell'Ambiente del 2010” sia attuandone le proposte, in
risposta alle problematiche emerse, che per approfondire, tramite ulteriori studi, i singoli temi, giungendo,
attraverso un'oculata valutazione di costi e benefici nel lungo periodo, alla scelta migliore.
Anche qui si sottolinea la necessità di un nuovo approccio per giungere ad un risultato corretto ed efficace
dell'amministrazione: in una società complessa come la nostra, in cui nessuno può essere onnisciente,
prima di qualsiasi scelta è necessario compiere studi e ricerche, rivolgendosi anche ad esperti delle singole
materie per poter poggiare le scelte politiche su qualcosa di solido e giustificabile.
L'inesperienza su una determinata tematica può essere colmata soltanto con questo tipo di approccio ai
problemi: prima della scelta, lo studio delle possibili alternative, senza preconcetti ma con l'obiettivo della
sostenibilità per le generazioni future. E per partire senza preconcetti, l'inesperienza può anche essere un
fattore positivo.
E chi meglio delle donne ha la progettualità per le generazioni future? Cominciare a permettere ad un
numero consistente di donne di prendere parte alle decisioni politiche porta automaticamente ad una
maggiore sostenibilità ambientale ad un miglioramento della qualità di vita complessiva, come dimostrano
alcuni studi svolti in particolare sul ruolo delle donne nei paesi in via di sviluppo e sul comportamento delle
donne in ambiti per ora prettamente maschili come quello degli investimenti finanziari.
Tornando all'importanza della valutazione costi-benefici vediamo di affrontare, ad esempio, l'annoso
problema della gestione dei rifiuti: bisogna riflettere, anche sulla base di dati scientifici, sul quanto
potrebbe essere conveniente spendere un po' di più oggi, in termini economici, nell'incentivare la raccolta
porta a porta, per avere una società più sana in futuro, anche se apparentemente meno ricca. I costi di tale
raccolta sono allo stato attuale maggiori di quella di tipo tradizionale, e i benefici non sempre così evidenti,
a causa anche della scarsa conoscenza ed educazione degli utenti alla differenziazione. Però quel che esce

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dagli inceneritori potrebbe rivelarsi una spesa in termini di salute su lungo periodo, nonostante l'accurato
controllo delle emissioni svolto dagli enti pubblici.
Bisogna dunque smettere di guardare al PIL (Prodotto Interno Lordo) come unico parametro del nostro
benessere e passare alla valutazione del BIL (Benessere Interno Lordo): essere ricchi, ma chiusi in casa per
lo smog e la mancanza di aree verdi in cui sedersi a riposare, può essere benissimo barattabile col
possedere qualche soldo in meno ma avere la possibilità di respirare a pieni polmoni facendo una
passeggiata in bicicletta e fermandosi a riposare in un parco.
È questione di mentalità e di approccio, come si diceva all'inizio.
Proposte pratiche
A questo nuovo modo di intendere l'ambiente come parte integrante di tutte le decisioni politiche,
accostiamo alcune proposte “pratiche”, che ci piacerebbe attuare.
 Sfruttare tutte le potenzialità ambientali e produttive del risparmio energetico e delle energie
rinnovabili:
1. Generalizzare la scelta in tutti gli strumenti urbanistici provinciale e dei comuni di
richiedere, per i nuovi edifici produttivi o imprenditoriali e in caso di significative
ristrutturazioni, elevati standard di efficienza energetica, tramite la copertura, almeno
parziale, dei consumi energetici e tramite l’utilizzo di fonti rinnovabili (in particolare solare
termico e fotovoltaico), comprese soluzioni per il risparmio idrico e il riutilizzo dell’acqua
piovana per usi non potabili.
2. Fare nostro l’obiettivo di 1 mq di solare termico per abitante non solo con incentivi ed
agevolazioni creditizie ma anche prevedendo nei regolamenti che, con la normale
sostituzione della caldaia, si installi ove possibile anche un impianto solare termico
(rateizzandone il costo in modo da consentire di ripagarlo con i risparmi sulla bolletta).
3. Incentivare la produzione di energia da biogas e da biomasse inserendole nel contesto
agricolo in maniera vantaggiosa utilizzando le risorse locali. Quest’ultimo punto riguarda in
particolare le biomasse su cui grava la valutazione di sostenibilità dell’intero processo,
garantita soltanto da biomasse a filiera corta.
4. Incentivare l’utilizzo del fotovoltaico, invece che tramite grandi impianti a terra, con queste
proposte:
I. posizionarlo sui tetti di scuole e uffici provinciali, su edifici, magazzini e stabilimenti
dell’area portuale
II. fare aderire anche la Provincia di Ravenna al progetto Eternit Free promosso da
Legambiente e dalla società Azzero CO2. Il recente convegno sul problema
dell’amianto, promosso dal Comune di Ravenna, ha rivelato come anche nel nostro
territorio provinciale ci siano ancora grandi estensioni di eternit, soprattutto sui
tetti, da bonificare. Il progetto consiste sostanzialmente nella rimozione gratuita
dell’eternit da parte della società Azzero CO2 che in cambio ottiene i proventi del
Conto Energia del proprietario dell’immobile. La nuova tariffa del Conto Energia,
ridotta rispetto al precedente DM 19/02/2007, subirà delle variazioni con scadenze
temporali di 4 mesi, ma nonostante la riduzione, il nuovo conto energia prevede un
extra-incentivo pari al 10% per impianti realizzati su edifici in sostituzione di
coperture in eternit, o comunque contenenti amianto
III. continuare a promuovere il progetto “Ravenna provincia del sole“, ovvero i
finanziamenti agevolati per l’installazione del fotovoltaico per le piccole e medie
imprese del settore turismo, commercio, servizi, puntando in maniera molto decisa
sullo sfruttamento di tale opportunità da parte degli stabilimenti balneari.

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IV. attuare una semplificazione estrema delle procedure per l’installazione di impianti
da fonti rinnovabili, cercando di concordarle univocamente con tutti i comuni della
provincia con modulistica standard e semplificata (anche perché, ad esempio,
l’approvazione dei campi fotovoltaici a terra compete quasi sempre alla Provincia,
che si trova così ad avere documentazione disomogenea con conseguente
allungamento dei tempi di approvazione) e di trovare un accordo anche con la
Sopraintendenza dei Beni Architettonici per l’impiego di piccoli impianti innovativi
di fotovoltaico integrato (es. i coppi con celle fotovoltaiche integrate) e di solare
termico nei centri storici, superando le problematiche estetiche su edifici non di
pregio.

 A breve le discariche della nostra Provincia raggiungeranno la saturazione; va ricercata con


determinazione la riduzione dei rifiuti, il riuso, la raccolta differenziata con i metodi più innovativi.
Gli inceneritori e le discariche devono essere considerati la scelta inevitabile e residuale, e
comunque vanno qualificati per renderli maggiormente sostenibili e meno impattanti.
Dobbiamo ripensare la strategia di gestione dei rifiuti nella sua interezza; oltre a migliorare la
raccolta e il riciclo del rifiuto dopo la sua produzione, incentivando la raccolta porta a porta
(soprattutto nei piccoli comuni dove diversi studi dicono essere la forma più efficace di raccolta e
per i quali, invece, i dati reperibili sul Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti mostrano che la
raccolta differenziata è a livelli ancora molto bassi), ripensare la filiera di produzione del rifiuto,
partendo dalla direttiva comunitaria 98/2008/CE che parla della responsabilità estesa del
produttore che deve ridurre la produzione di rifiuti già in fase di progettazione del prodotto. La
Provincia non può facilmente intervenire sull’elaborazione dei prodotti, compito che spetta alla
legislazione nazionale, però può intervenire (come da indicazioni della Commissione Europea) per:
1. Ridurre al minimo la generazione di rifiuti rendendo più ecologiche le procedure di
acquisto.
2. Incoraggiare le imprese e i cittadini a ridurre al minimo la generazione di rifiuti, tramite
campagne informative e di orientamento al consumo, volte a privilegiare la scelta dei
prodotti di lunga durata ed a basso “contenuto di rifiuti”.
3. Creare partnership con l’industria e le imprese per contenere la generazione di rifiuti,
stipulando accordi di programma con i produttori di beni ed i centri della grande
distribuzione commerciale, volti a favorire una progettazione dei beni anche in funzione del
fine vita degli stessi ed una offerta di prodotti ecosostenibili.
4. Promuovere azioni finalizzate alla riduzione dei rifiuti in alcune strutture della pubblica
amministrazione che erogano servizi collettivi (scuole, centri di assistenza socio – sanitaria,
etc.).
Inoltre, l’adozione di sistemi di riduzione tariffaria che premino maggiormente i conferimenti di
rifiuti differenziati attribuibili al singolo utente, ed in maniera minore quelli attribuibili
collettivamente, potrebbe fungere da acceleratore per la partenza di questo sistema.

 Può inoltre pensare, di concerto con i Comuni, di introdurre regolamenti simili a quelli utilizzati in
Paesi come il Belgio o la Svezia, dove i governi locali hanno adottato politiche di responsabilità
estesa del produttore, il che ha portato ad imporre cauzionamenti anche su imballaggi “a perdere”.
Nei Paesi nordici così non solo il vetro da riutilizzo, ma anche le bottiglie in PET hanno cauzioni che
a volte sono oltre il doppio del valore di acquisto della merce. Ciò induce non solo a non buttare le
bottigliette a terra, ma a restituirle all’acquirente.
Questo comportamento ha, a sua volta, un duplice effetto: parte del quantitativo degli imballaggi
non rientra nel calcolo degli urbani e molte marche, anche famose, come la Coca Cola, hanno
sostituito imballaggi in plastica a perdere, con imballaggi, sempre in plastica, ma dura, da riuso,
perché economicamente più conveniente.

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Dato che in Italia abbiamo il più alto consumo di imballaggi procapite e in costante crescita (137
kg/ab/anno mentre la media a livello europeo è di 74 kg/ab/anno), così come per il consumo di
sacchetti di plastica, è utile iniziare ad imporre, anche a livello locale, comportamenti virtuosi.

 Potenziare lo sviluppo turistico sostenibile (vedere anche il capitolo del programma dedicato al
Turismo), come fonte di salvaguardia e di lavoro, delle nostre aree protette, siano esse protette
dallo Stato o dalla Regione, zone SIC o ZPS, e in particolare Il Parco del Delta del Po e il Parco della
Vena del Gesso.
Il Governo purtroppo ha deciso di tagliare pesantemente i fondi per i Parchi su tutto il livello
nazionale; bisogna anche in questo settore, come altrove, cercare la possibilità del finanziamento
tramite il reperimento di fondi europei, che sempre più spesso si offrono come valida (e unica)
alternativa per lo sviluppo di progetti di qualità che non possono essere finanziati diversamente.
In questo contesto si inserisce la collaborazione con l’Ente Parco del Delta del Po, dal quale si
attende il Regolamento di Fruizione della Piallassa della Baiona per elaborare il conseguente Piano
di Recupero sviluppato attraverso un percorso partecipato dagli attori che insistono sul quel
territorio e che possa gettare le basi per avviare un processo di risanamento che da troppo tempo il
nostro territorio attende.
Il connubio tra ambiente, turismo e cultura può essere una concreta occasione di formazione di
posti di lavoro e di impiego di laureati di varie specializzazioni, considerata la presenza a Ravenna
della facoltà di Scienze Ambientali.
Per aggiungere soltanto un piccolo concreto esempio di turismo sostenibile, si potrebbe
promuovere la nascita dell’Albergo Diffuso. Un po' casa e un po' albergo, l'albergo diffuso é
particolarmente adatto per valorizzare borghi e paesi con centri storici di interesse artistico od
architettonico, che in tal modo possono recuperare e valorizzare, vecchi edifici chiusi e non
utilizzati ed al tempo stesso possono evitare di risolvere i problemi della ricettività turistica con
nuove costruzioni.
L'Albergo Diffuso è un albergo “orizzontale”, che non si costruisce, ma che nasce mettendo in rete
case “vicine” tra loro (pochi minuti a piedi), che diventano le camere di una struttura in grado di
offrire tutti i servizi alberghieri, dall’assistenza alla ristorazione, agli spazi comuni per gli ospiti; non
è una semplice sommatoria di case, ma una vera e propria struttura ricettiva alberghiera originale
composta di norma da case di pregio, o almeno abitazioni tipiche, in un contesto di interesse
storico e culturale, ristrutturate e ammobiliate in modo tale da coniugare i comfort dei servizi con
l’autenticità della proposta.
È anche un modello di sviluppo turistico territoriale, e proprio per questo può essere utile
considerarlo come una modalità di sviluppo locale sostenibile; un modello di sviluppo del territorio
anche perché i suoi confini non coincidono con quelli della struttura, degli edifici, ma si allargano al
territorio circostante che è parte integrante dell’offerta.

 Incentivare lo Sviluppo Sostenibile anche tramite gli strumenti di contabilità ambientale.


La conoscenza è un elemento sostanziale per sapere agire e interagire con il proprio territorio, in
funzione delle risorse a disposizione; tutto ciò acquista sempre più valore in momenti in cui il rigore
economico impone la massima efficienza ed efficacia delle azioni intraprese. Una politica attenta
deve partire dalle informazioni a disposizione per promuovere un concetto di sviluppo sostenibile
in grado di coniugare efficacia delle azioni intraprese ed efficienza degli strumenti e delle risorse a
disposizione. A tal proposito gli strumenti di contabilità ambientale, in fase di sperimentazione
all’interno dell’amministrazione provinciale e i cui primi risultati sono stati pubblicati nel mese di
maggio 2010, possono costituire uno strumento prezioso attraverso il quale pianificare le attività e
monitorare i risultati raggiunti.
Si intende valorizzare anche il lavoro fatto in passato che ha portato a grandi risultati quali la
registrazione ambientale EMAS all’ambito produttivo di Ravenna, ovvero dell’Area Chimica e

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Industriale, continuando nell’azione di promozione e diffusione degli strumenti legati alla
certificazione ambientale (sempre più integrata con sistemi di gestione di qualità, sicurezza ed
etica) che ha fatto del nostro territorio, un ambito virtuoso.

 Monitorare costantemente la Qualità dell’aria.


Nel 2006 è stato approvato il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria della Provincia di
Ravenna (PRQA). A distanza di quattro anni dalla sua approvazione risulta necessario monitorare lo
stato di avanzamento degli obiettivi indicati, nonché la valutazione e l’aggiornamento dell’efficacia
delle azioni previste per le emissioni industriali, civili e per gli interventi relativi all’attività portuale.
Tale monitoraggio dovrebbe essere esteso, di concerto con le amministrazioni locali, anche sullo
stato di avanzamento delle azioni previste dai singoli comuni e sintetizzate all’interno del
medesimo documento (allegato VALSAT).

 Utilizzare il Piano di sviluppo Rurale per valorizzare i prodotti tipici, di stagione, a Km 0 e per
favorire interventi di risparmio energetico, recupero e riciclaggio dei rifiuti, la diffusione delle
energie rinnovabili e la diffusione di tecnologie per risparmiare acqua nel settore agricolo (vedere
a proposito il capitolo Agricoltura del programma).

 Ripensare la sfida della mobilità, contro il consumo di territorio: promuovere il trasporto pubblico
anche come soluzione dei problemi ambientali, dei problemi della sicurezza stradale, e come
contenimento della spesa (vedere a proposito il capitolo Trasporti del programma).

Sviluppo sostenibile, centralità ambientale e coesione sociale: le donne e le politiche di gender


Due sono gli obiettivi principali:
 salvaguardare l’ambiente come diritto ad un territorio dove donne e uomini possano sentirsi a casa,
non minacciati da inquinamento o da dissesti idrogeologici;
 lavorare verso un futuro sostenibile, promuovere politiche ambientali innovative: l'approccio di
genere a queste politiche è ancora insufficiente.
Per poterli raggiungere è ancora necessario ribadire il ruolo fondamentale delle donne nei modelli di
consumo, produzione e gestione delle risorse naturali per uno sviluppo sostenibile, sia per preservare la
qualità della vita che per evitare lo spopolamento dalle zone rurali. Infatti, come affermato nella
Piattaforma d'azione di Pechino, l'armonizzazione del rapporto con le problematiche ambientali quali la
biodiversità, lo sviluppo sostenibile, i cambiamenti climatici, la prosperità e la qualità della vita, è parte
fondamentale della cultura della differenza di genere (come tutela, valorizzazione e rafforzamento
dell'identità e della diversità).

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Agricoltura, Tutela
Per prima Cerere insegnò ai mortali
a volgere la terra con l'aratro.
Se non darai tregua con rastrelli frequenti all'erba
e non spaventerai gli uccelli col rumore
e non avrai chiamato la pioggia con le tue preghiere,
invano, ahimè, starai a guardare il
gran mucchio di raccolto altrui e
per calmare la fame andrai a scuotere le querce nei boschi.

Georgiche, Virgilio

L’azione amministrativa della Provincia sul tema dell’agricoltura deve essere un intreccio di tre direttive
principali: tutela, valorizzazione, competizione.

Tutela innanzitutto, dunque. Il consumo di territorio va assolutamente arrestato per preservare l’integrità
delle imprese, la loro funzionalità economica ed il ruolo di presidio attivo, anche sotto l’aspetto estetico e
paesaggistico. Un’attenzione specifica va riservata alle aree agricole periurbane, che non possono più
essere considerate terreni in attesa di urbanizzazione ma entità vive capaci di fornire prodotti e servizi
ambientali importanti per un vivere armonioso delle città. La tutela del territorio non include solo la tutela
del terreno. In questo settore risulta infatti chiave la preservazione della quantità e qualità delle acque e la
loro disponibilità per le imprese agricole.

Tutelare il proprio patrimonio ambientale e agricolo è il primo passo per valorizzarlo, ma il processo di
valorizzazione è più complesso e deve essere più completo, nelle diverse accezioni che può assumere nel
settore agricolo.

C’è un forte interesse, individuale e sociale, per il cibo, la sua qualità e salubrità, che però non si traduce in
una percezione del legame intimo tra queste condizioni, che si vogliono garantite, e la complessa
organizzazione che l’impresa agricola deve apprestare per corrispondere a questa esigenza. L’impegno
etico, lo sforzo economico, la capacità professionale, la qualità dei prodotti non sempre vengono
adeguatamente riconosciuti nel prezzo finale. È necessario quindi un accordo, un patto di valorizzazione,
anche economica.

E’ chiaro cosa la società moderna richiede alla sua agricoltura ma non è ancora definito cosa è disposta a
dare in cambio per suggellare il nuovo patto. La strada della qualità, della sicurezza, del rapporto col
territorio, della valorizzazione ogniqualvolta ne ricorrono le condizioni, della identità originale dei prodotti
o di modi di produzione biologici e rigorosamente rispettosi dei beni naturali è giusta, ma dobbiamo ancora
lavorare con impegno per renderla percorribile con soddisfazione imprenditoriale, sui mercati
internazionali e su quelli di prossimità. A livello territoriale vanno approntati gli spazi e predisposte le azioni
per la valorizzazione commerciale dei prodotti delle imprese agricole che privilegiano il rapporto col
mercato locale e stagionale.

In questa cornice di valorizzazione del rapporto tra profittevole ed etico, va inquadrato l’apporto della
nostra agricoltura alla produzione di energie rinnovabili: gli impianti fotovoltaici devono rappresentare una
fonte di entrate aggiuntive per le imprese agricole e non una manomissione speculativa della destinazione
agraria. La produzione di energia da biomasse con filiera corta richiede attenzione alla costruzione degli
equilibri economici e sociali.

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Infine, come affrontato in maggiore dettaglio nella scheda relativa al turismo, può rivelarsi strategico
privilegiare la destinazione agroalimentare e la vocazione agrituristica del nostro territorio.

La tutela e la valorizzazione sono i primi strumenti che abbiamo per affrontare la vera sfida del settore
agricolo dei prossimi anni: la competizione.

Le condizioni che sono alla base della tenuta e della riproducibilità del sistema di imprese agricole del
grande aggregato economico e occupazionale, diretto e indotto, cooperativo e privato che è decisivo per lo
sviluppo armonioso dell’economia del territorio, sono oggi a rischio.

La crisi economica accentua le difficoltà, ma il problema della nostra agricoltura, come di tutta l’agricoltura
italiana, non è semplicemente ciclico. Su alcune condizioni occorre intervenire prioritariamente.

 Cosa produrre, come organizzare i fattori della produzione, quale strumentazione adottare per
portare le merci sui mercati, vicini e lontani, nelle migliori condizioni è questione di pertinenza
imprenditoriale. Compito della Provincia e delle altre istituzioni sarà quello di accompagnare le
diversificate traiettorie delle imprese con politiche capaci di favorirne la competitività.
 La destinazione efficace dei fondi comunitari, tanto più in un tempo nel quale le risorse per
interventi diretti sono compromesse e quelle nazionali azzerate, riveste un’importanza cruciale.
Anche in vista della riforma PAC del 2013 che vincolerà sempre più l’erogazione degli aiuti alla
produzione di beni e servizi di interesse generale da parte delle imprese.
 La tempestività dei pagamenti, che richiede un miglioramento dell’operatività dell’organismo
pagatore regionale, e la semplificazione delle procedure rappresentano due impegni immediati
della Provincia. Il tema dello snellimento degli adempimenti delle imprese agricole e agroindustriali
va tratto dalla condizione generica in cui giace da troppo tempo dando vita ad un tavolo della
semplificazione nel quale verificare settore per settore cosa è bene mantenere per garantire i
controlli, nell’interesse stesso delle imprese in regola, e cosa, viceversa, possa essere eliminato
perché inutile, costoso e dispersivo.
 Sul terreno finanziario, la Provincia deve mantenere l’impegno sul versante dei Consorzi Fidi, a
sostegno di una politica per il credito che è cruciale per le imprese.

In conclusione, possiamo affermare che l’asse strategico poggia saldamente su due cardini.

In primis, una più forte coesione del sistema agricolo alimentare del territorio, tra le imprese e nella loro
proiezione verso il mercato, così da rafforzare, contemporaneamente, la dimensione identitaria, quella
organizzativa e quella contrattuale. A seguire, un avvicinamento tra agricoltura e società che accresca la
consapevolezza del ruolo multifunzionale delle imprese, la percezione delle loro esigenze insediative e
operative, il rispetto della loro integrità e, passando per lo snodo della GDO, la conoscenza e la
valorizzazione delle produzioni del territorio.

Questi snodi andranno affrontati attraverso l’utilizzo e la messa in opera di strumenti di diverse tipologie,
con nomi nuovi e vecchi, come le reti di imprese, i contratti di coltivazione, la creazione di sinergie tra
servizi e progetti (sportello mense bio, frutta nelle scuole, fattorie aperte, strade dei vini e dei sapori,
Emilia-Romagna è un mare di sapori, etc.), la promozione di accordi di filiera, il potenziamento del credito
agevolato per lo sviluppo di impresa, azioni mirate di marketing territoriale per la valorizzazione del
territorio e la promozione di campagne informative.

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Mobilità, Integrata
Alla mia Romagna basta un passo, un metro, un centimetro
o un nulla perché sia Toscana, Marche, Veneto, Croazia,
India, Australia, galassia lontana. Che senso può avere allora
separare un passo da un altro con una scelta ignota e
incomprensibile agli uomini liberi e a qualsiasi altra specie?
Sauro Mattarelli
Una nazione come la nostra, che si vuole porre l’obiettivo della competizione sui mercati globali, deve
poter contare su un moderno sistema di trasporti che assicuri in modo efficiente la mobilità delle persone
e delle merci.
Una Provincia come la nostra, che vuole affrontare la sfida della competitività economica, deve realizzare
un intervento sullo stato del sistema dei trasporti che ci integri maggiormente con le reti regionali, nazionali
ed europee.
I soldi sono pochi.
Le risorse pubbliche devono perciò essere investite bene: interventi realizzabili in tempi certi e sostenibili
sul piano economico e sociale.
Occorrerà anche coinvolgere i privati su questo fronte sia attraverso una partnership tra pubblico e privato
sia attraverso investimenti totalmente privati (es. finanza di progetto).

Il ruolo della Provincia come coordinamento e promozione, nella logica di un’area romagnola
Trasporti ed infrastrutture sono sistemi a rete in un’ottica di mobilità integrata.
La rete provinciale è piuttosto complessa perché vede le competenze di diversi soggetti (Regione, soc.
Autostrade, ANAS, Provincia, Comuni, RFI, il Porto, le aziende di trasporto, etc).
La rete inoltre è connessa a quelle delle vicine provincie e a sua volta fa parte dell’intera Regione.
Occorre rafforzare i legami di sistema ricercando relazioni di rete andando anche oltre l’ambito provinciale.
Sarà perciò fondamentale il ruolo di coordinamento della Provincia, sia verso i pari livelli provinciali - in
particolare con quelli delle vicine provincie romagnole, in una logica di integrazione dei servizi su una area
vasta - sia verso gli enti di livello inferiore (Comuni, Unione di Comuni) o superiore (Regione, ANAS, RFI ecc),
sia verso le realtà a valenza ultra-provinciale (es. il Porto) o presenti nelle province vicine (es. aeroporto
Rimini, Forlì e Bologna).

La mobilità e le infrastrutture come fattore di crescita della Provincia


La mobilità è un fattore critico della competizione nell’economia globale.
Lungo la via Emilia si concentrano i flussi commerciali e culturali della regione, e il fatto che Ravenna sia
lontana da questo asse non ne ha aiutato, storicamente, lo sviluppo economico; a ciò si aggiunge la
presenza, a nord della provincia, di corpi idrici importanti (le valli e le foci), presenza che non ha certo
favorito i collegamenti diretti con il Nord-Est e con l’Europa.
Lo stesso porto, che rappresenta per l’intera regione un’unicità, necessita per la sua crescita di un efficace
sistema infrastrutturale sulla terra ferma. Inoltre non solo le opportunità di sviluppo del turismo, in
particolare lungo la costa romagnola, sono strettamente legate al miglioramento della mobilità, ma anche
le attività manifatturiere, l’industria ceramica, quella meccanica, etc. richiedono facilità nel trasportare le

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merci prodotte e ricevere le materie prime: più sarà agevole ed economico il trasporto, più sarà facile
competere ed attrarre nuove produzioni e fare arrivare ai mercati finali i prodotti deperibili.
Nell'ambito di una rete integrata provinciale, anche le piste ciclabili non devono essere trascurate in quanto
possono costituire, tra le altre cose, un'importante risorsa turistica, e per incentivarne l'uso si può proporre
il trasporto gratuito delle biciclette sui treni regionali.
Le idee al centro della nostra visione di mobilità
L’idea della mobilità sostenibile dev'essere al centro della visione del territorio da parte della Provincia:
occorre che incentivare il trasporto pubblico locale (TPL), rendendolo attrattivo; promuovere la
progettazione mettendo al centro i pedoni (piedi bus) , le piste ciclabili, i percorsi studiati per i bambini
verso le scuole; facilitare l'integrazione delle reti di trasporto pubblico, su gomma e su ferro,
disincentivando l’uso dell’auto nei centri storici.
Il trasporto ferroviario è al centro, insieme al TPL, dell’idea di mobilità per la nostra Provincia, come già
avviene per i principali paesi europei.
Occorre progettare gli strumenti urbanistici (piano territoriale di coordinamento provinciale PTCP) dei
nuovi insediamenti urbani sulle fermate del trasporto pubblico su ferro. Il quadro strategico del PTCP deve
volgersi l’obiettivo minimo di riduzione dell’emissione dei CO2 in atmosfera fissati nella Conferenza di
Kyoto.
Prima di favorire nuove viabilità, è fondamentale il completamento dei collegamenti già esistenti e il
completamento della rete, eliminando attraversamenti urbani, mettendo in sicurezza incroci etc.
Sicurezza e qualità della viabilità provinciale
Il conseguimento della sicurezza si attua innanzitutto con la tutela e la conservazione del patrimonio
stradale provinciale. attraverso interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria ai corpi stradali, alle
opere d’arte esistenti e alla segnaletica.
Molto può essere fatto per elevare il grado di sicurezza: nella nostra Provincia ci sono oltre 2.600 incidenti
all’anno (7 al giorno): i nuovi interventi devono essere mirati all’incremento degli standard di sicurezza
lungo le strade provinciali(illuminazione di incroci o tratti stradali pericolosi, realizzazione di interventi volti
alla sistemazione di incroci pericolosi tramite canalizzazioni, protezione dei passaggi pedonali, asfalti
drenanti, messa in opera di guardrail lungo tratti stradali particolarmente esposti, nonché interventi mirati
alla sicurezza dei trasporti).
Occorre privilegiare gli interventi finalizzati all’innalzamento qualitativo a mezzo di interventi con asfalti
fonoassorbenti, foto-catalitici (che assorbono l’inquinamento), barriere acustiche, etc.
Piste ed itinerari ciclabili
La Provincia può contribuire a promuovere e sostenere politiche di gestione della mobilità (mobility
management) per favorire l’uso della bicicletta come modalità di trasporto sostenibile, concorrendo alla
riduzione del decongestionamento del traffico urbano e delle emissioni di gas inquinanti in atmosfera.
Per favorire ed incoraggiare la riduzione dell’uso dell’auto è fondamentale creare una rete di collegamenti
ciclabili continua, sicura, ben riconoscibile ed integrata alle altre forme di mobilità.
Pertanto i criteri che dovranno essere seguiti possono sintetizzarsi in:
 completamento, nella logica di una continuità, degli itinerari dalle periferie ai centri storici in
funzione delle fermate ferroviarie e dei TPL;
 percorsi protetti e separati dalla componente di traffico motorizzata;
 nei centri storici isole ambientali esclusivamente riservate a traffico pedonale e ciclabile;

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 nuovi percorsi di collegamento tra comuni limitrofi: in ogni nuova strada provinciale una pista
ciclabile;
 costituzione, in chiave turistica, di una rete integrata provinciale, dalla collina al mare, ombreggiata
da alberi, e realizzazione di una carta turistica delle piste ciclabili della provincia e di cartelli
indicatori riservati al traffico ciclabile con distanza, tempi di percorrenza luoghi turistici etc. ;
 trasporto gratuito delle biciclette sui treni regionali;
 dotazione, nei parcheggi scambiatori, di biciclette a noleggio gratuito, e acquisto di biciclette
elettriche a pedalata assistita da destinare al noleggio pubblico.
 installazione gratuita di rastrelliere coperte per le biciclette, controllate da sistemi di
videosorveglianza e situate davanti a scuole e uffici pubblici, e, in comodato d’uso, davanti a
condomini, uffici privati, negozi, centri commerciali etc., così come in luoghi quali stazioni
ferroviarie e punti di interscambio.

Tutela e valorizzazione della mobilità pedonale


La Provincia, alla luce di analoghe esperienze in città europee, deve sostenere e valorizzare la mobilità
pedonale prevedendo:
 protezione di pedoni ed utenti deboli in generale;
 utilizzo di arredo (verde pubblico, panchine ecc);
 percorsi per disabili idoneamente attrezzati con scivoli e percorsi “lodge” e mappe tattili;
 limite di velocità 30 km/ora in isole ambientali (centri storici, aree prevalentemente residenziali);
 interventi di moderazione del traffico con rialzi della pavimentazione stradale in corrispondenza di
attraversamenti pedonali;
 realizzazione di isole mediane lungo i rami stradali e di deflessioni per interrompere lunghi percorsi
rettilinei;
 arredi stradali e “porte di accesso” che evidenzino e rendano riconoscibile la strada come luogo di
frequentazione “lenta” da parte dei pedoni;
 utilizzo di schemi circolatori che devino il traffico veicolare su percorsi di viabilità principale;
 segnaletica ottica di preavviso e semafori a chiamata sugli attraversamenti pedonali presenti nelle
strade principali (comunali, provinciali e statali);
 largo uso di marciapiedi protetti nelle nuove realizzazioni di strade provinciali;
 maggiore attenzione alla tutela, nelle rotatorie, dell'utenza pedonale e ciclabile (marciapiedi con
anelli ciclabili esterni alla rotatoria ed attraversamenti pedonali sicuri e ben segnalati);
 maggiore attenzione all'illuminazione in prossimità degli attraversamenti pedonali.
Il trasporto pubblico locale (TPL)
Il TPL opera localmente tramite l’Agenzia Locale per la Mobilità AmbRa a cui è affidato il compito di attuare
le decisioni di Provincia e Comuni anche nei confronti della società di gestione.
Oggi nella provincia di Ravenna operano 10 aziende di trasporto pubblico su gomma di cui 2 sono società
pubbliche, trasportano 7.800.000 viaggiatori/anno, per un totale di km/anno di 6.500,000. Molto si può
fare: rispetto alle altre province della nostra regione siamo quella con l’offerta di TPL in bus-km per
abitante più bassa, e nel confronto con le principali aziende regionali siamo molto inferiori, sia per numero
passeggeri trasportati che per km percorsi.
La Provincia deve sostenere ed incentivare il trasporto pubblico locale (TPL) disincentivando l’uso del mezzo
privato. È necessario che la Provincia sostenga l’integrazione delle aziende di trasporto pubblico romagnole
nell’ottica di una razionalizzazione dei costi e di un miglioramento del servizio.
Le leve con le quali si intende perseguire l’obiettivo di modificare i comportamenti relativi alla scelta del
mezzo di trasporto sono quelle del miglioramento e potenziamento della offerta del TPL e della rete ciclo-
pedonale e della disincentivazione, ove possibile, del ricorso al mezzo privato.

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L’obiettivo è raggiungere standard di sostenibilità confrontabili con quelli delle principali città europee
portando il TPL a soddisfare una quota di spostamenti pari a quelle delle auto.
Per questo bisogna, da un lato, rendere i mezzi pubblici più attrattivi (rendendo la rete dei trasporti più
capillare nel territorio, aumentando la frequenza delle corse a partire dagli orari più aderenti a studenti e
lavoratori, migliorando la pulizia, etc.) e dall’altro prevedere un collegamento tra i parcheggi scambiatori di
periferia e i mezzi pubblici, con biglietti della sosta che consentano l'uso gratuito di bus a navette.
Per migliorare la qualità, il livello e la frequenza del servizio dei trasporti pubblico occorre perseguire
l’obiettivo di un innalzamento della velocità commerciale ed il rispetto della frequenza attraverso:
 introduzione di corsie preferenziali;
 riduzione delle interferenze con il traffico privato, proteggendo le corsie preferenziali dal transito di
veicoli non autorizzati con sistemi di telecontrollo;
 ristrutturazione delle fermate con segnali a messaggio variabile che indichino all’utente il tempo di
attesa attrezzandole con pensiline di protezione dagli agenti atmosferici;
 previsione della priorità semaforica con telecontrollo da parte dei mezzi pubblici;
 estensione delle zone servite;
 revisione del servizio a debole frequenza con una razionalizzazione dei percorsi e con l’istituzione di
servizi flessibili per zone a domanda debole (servizi a chiamata o sostituiti con servizi NCC);
 ristrutturazione del servizio notturno.

Sviluppi delle infrastrutture romagnole di mobilità e trasporto


Occorre che la Provincia intervenga sull'amministrazione statale per favorire e promuovere la soluzione
delle questioni infrastrutturali irrisolte, in un’ottica complessiva del sistema dei trasporti sia a livello di
regione nord-est che a livello nazionale, per rendere questi più efficienti, economici, sicuri e rispettosi della
salute dei cittadini.
Occorre l’impegno per attuare (previa eventuale revisione in relazione ad eventuali mutati fabbisogni) le
previsioni del PRIT e del PTCP ancora non attuate: occorre dare priorità alla sicurezza, in particolare in
relazione all'attraversamento dei centri abitati.
Il trasporto ferroviario è al centro, insieme al TPL, dell’idea di mobilità per la nostra Provincia.
È necessario rafforzare l’impegno per l’intervento su RFI al fine di spostare gradualmente il trasporto dalla
gomma al ferro, attraverso l’adeguamento della rete ferrovia per il potenziamento del trasporto merci su
ferro, anche in chiave di riduzione delle emissioni e di un miglioramento del servizio per i pendolari (anche
con incentivi per spostare flussi da ruota a rotaia):
Più in dettaglio, per quanto riguarda la rete ferroviaria, è fondamentale potenziare il collegamento
Bologna-Castel Bolognese-Lugo-Ravenna e Ravenna-Ferrara, sia in funzione pendolare sia, per uso merci, in
funzione di uno sviluppo del porto di Ravenna.
Mediante il potenziamento della tratta già esistente Rimini-Ravenna si potrebbe realizzare un sistema di
trasporto rapido costiero su rotaia (metropolitana di superficie o TRC): un servizio di trasporto di medie
capacità, rivolto alla mobilità di breve e brevissimo raggio, con standard paragonabili a quelli delle moderne
ferrovie suburbane sulla sede dell’attuale ferrovia, che sarà adeguata in alcuni suoi aspetti funzionali e
dotata di nuove fermate.
Infine, attraverso l’utilizzo della tratta esistente Faenza-Rimini, si completerebbe un circuito triangolare sul
quale effettuare un servizio ferroviario di collegamento tra le principali città della Romagna.
Occorre poi dare seguito all'ipotesi di istituire un servizio ferroviario urbano ad alta frequenza a Ravenna
fra la Stazione FS e la località Fornace Zarattini, utilizzando la linea ferroviaria Ravenna-Russi. Questa

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proposta è connaturata all’idea di costruire una nuova porta d’accesso intermodale alla città per chi
proviene da ovest in località Fornace Zarattini.
Nel bacino della Provincia di Ravenna ci sono circa 10.000 passeggeri/giorno sia in origine che in
destinazione. La nostra sfida è di difendere i diritti sostanziali dei pendolari, di chi deve viaggiare per lavoro
e per studio, rilanciando il trasporto pubblico locale. Per questo ci impegniamo concretamente nei
confronti di RFI a promuovere il miglioramento della qualità: occorre ridare dignità ai pendolari mediante il
miglioramento della puntualità dei treni, della loro affidabilità, dell’affollamento, facendo più attenzione
agli orari, alle coincidenze, alla pulizia dei treni e delle stazioni, al comfort e alla qualità del servizio nelle
stazioni, a partire dagli orari di apertura delle biglietterie e dalla funzionalità delle emettitrici self-service.
Il Porto necessita di interventi coordinati di rilancio che ne aumentino l'efficienza e la competitività, ed è la
Provincia che dovrà farsi promotrice di tali interventi in quanto si tratta di un'importante occasione di
sviluppo economico del territorio.
La questione logistica è centrale per la Provincia di Ravenna, provincia ricca di grandi opportunità e che
ospita sia strutture operanti da tempo (esperienze di commercializzazione di prodotti, di trasporto di
prodotti e di movimentazione portuale che risalgono ormai a diversi decenni) che altre molto più recenti.
Attualmente, oltre agli operatori presenti nel porto di Ravenna, si sta velocemente costruendo l’esperienza
del Centro Merci di Lugo e, più recentemente, l’esperienza del Centro Servizi Merci di Faenza. Mentre la
prima ha preso decisamente avvio grazie alla gestione del terminal ferroviario da parte di un operatore
logistico privato, la seconda è ancora ai primi passi.
Per questo la Provincia dovrà favorire l’insediamento di nuovi soggetti imprenditoriali privati nella logistica
e nella lavorazione delle merci e sostenere una maggiore diversificazione merceologica.
Lo sviluppo futuro passa attraverso la realizzazione di un efficiente sistema di collegamento infrastrutturale
del porto di Ravenna con l’Europa di cui nelle scorse settimane è stato firmato in sede CE e pubblicato il 20
ottobre 2010 sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea la direttiva per lo sviluppo del trasporto
ferroviario delle merci tra cui rientra il Corridoio Adriatico-Baltico che ha come terminali finali il porto di
Ravenna e Bologna.
Sono inoltre strategici la riqualificazione e il potenziamento per l’accessibilità della viabilità su gomma e su
ferro (“Nuova Romea” SS309 dir, SS. 67 “Classicana”, etc.) e lo sviluppo di corridoi multimodali di
collegamento con i principali interporti italiani della provincia (Lugo e Faenza e BO, PD, VR).
D’altra parte occorre che la Provincia sostenga gli interventi strutturali sul porto quale l’ approfondimento
dei fondali fino a -14,50, il water front, l’attuazione della razionalizzazione e rilancio del porto con nuovo
terminal container, lo sviluppo di progetti turistici integrati tra sport (nautica, vela, ecc.), cultura (musica,
arte), natura (parchi e delta del Po), città d’arte (FE-RA-VE) e lo sviluppo della crocieristica.
Il 2011 rappresenterà l’effettivo ingresso del terminal passeggeri di Ravenna nel settore delle crociere,
evento su cui occorrerà lavorare in collaborazione con gli enti turistici ravennati e della collina, per
permettere una ricaduta positiva di questo sul territorio.
Il sistema aeroportuale della nostra Regione è incardinato sui quattro nodi di Bologna, Forlì, Rimini e
Parma. Se si eccettua l'aeroporto di Parma, la cui presenza ha ricadute trascurabili sulla mobilità della
nostra Provincia, gli aeroporti degli altri tre centri hanno, invece, significative ricadute su questa. In
un’ottica di integrazione è auspicabile una collaborazione tra Bologna, Forlì e Rimini, ed in particolare tra
queste ultime due città, ai fini di costruire un polo aeroportuale della Romagna. L’aeroporto di Forlì risulta
centrale nei collegamenti su ferro e gomma e la nostra Provincia dovrà lavorare d’intesa con la società di
gestione SEAF, con il comune di Forlì e la relativa Provincia per lo sviluppo e la gestione dello scalo,
cercando nel contempo di migliorare i collegamenti Ravenna-Forlì.

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Sostegno alla innovazione
Partendo dalla considerazione che l’80% delle vetture circolanti non viaggia più di 60 minuti al giorno e
trasporta in media 1,2 persone, la Provincia deve sostenere un ruolo di innovazione della mobilità
attraverso azioni di mobility management, interventi per la mobilità ciclistica (bike sharing) e per le aree
pedonali, campagne di sensibilizzazione e promozione di mobilità alternative (car pooling, car sharing , park
e road pricing) per stimolare ed indirizzare l’utente verso l’uso del mezzo pubblico, sistemi integrati per il
controllo e gestione del traffico locale, misure a sostegno degli accordi per la qualità dell’aria.
Nella realizzazione di nuove infrastrutture, viste le risorse limitate, dovranno essere favorite forme di
partenariato con i soggetti privati (es. project financing).

Donne in movimento: mobilità e politiche temporali


Le donne sono più virtuose alla guida (fanno meno incidenti) ma hanno esigenze di spostamento che mal si
conciliano con l’uso del mezzo pubblico. L’auto diventa infatti risorsa fondamentale per combinare più
esigenze sullo stesso tragitto spesso poco lineari (es. scuola, lavoro, spesa, attività sportiva dei figli, visita
medica, farmacia, etc.). È un tema che andrebbe indagato meglio, ma è certo da tenere presente in sede di
programmazione della mobilità (Agenzia Mobilità bacino Ravenna).
La questione della mobilità ha molto a che vedere con le politiche temporali delle città. Un esempio attuale
riguarda il trasporto pubblico per gli studenti delle superiori: con l’avvio del nuovo anno scolastico e
l’introduzione di nuovi orari, l’uscita da scuola per gli studenti delle superiori di Lugo avviene ad orari
completamente sfalsati: ci sono uscite alle 11,50, alle 12,35, alle 12,50. Se ATC non può predisporre
altrettanti pullman si può chiedere alle scuole di armonizzare i propri orari? Certamente il ruolo della
Provincia potrebbe essere utile.
La sicurezza delle strade di competenza della Provincia ovviamente non ha genere: una curva, un incrocio,
una rotonda devono essere resi sicuri per tutti.

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Immigrazione, dialogo
In qualunque terra voi siate,
dovunque un uomo combatte pel diritto,
pel giusto, pel vero, ivi è un vostro fratello:
dovunque un uomo soffre, tormentato dall'errore,
dall'ingiustizia, dalla tirannide, ivi è un vostro fratello,
liberi e schiavi siete tutti fratelli.
Giuseppe Mazzini
Una società policulturale e plurilinguistica richiede una reciprocità di scambi, conoscenze, il dialogo fra
culture e la condivisione degli spazi. Implica un diverso modo di pensare, nuove mappe mentali, e la
creazione di nuovi modelli di convivenza a livello locale, in Europa e nel mondo.
Dai dati emersi nel ultimo report redatto dall’Osservatorio della Provincia (2009) la popolazione della
Provincia di Ravenna al 1 gennaio 2010 risulta essere pari a 389.508 abitanti, mentre la popolazione
straniera residente nella Provincia è pari a 40.677 persone, equivalente al 10,44% della popolazione totale
residente. Dal 2001 al 2009 la popolazione straniera residente ha avuto un aumento del 74,06% mentre
quella italiana del 1,5%.
L’immigrazione è pertanto un fenomeno strutturale che sta assumendo nelle nostre comunità carattere di
normalità e stabilità, e richiede pertanto azioni continuative di promozione e sviluppo di politiche di
accoglienza, di inserimento sociale e di integrazione a sostegno degli immigrati.
Coinvolgere, partecipare, costruire percorsi condivisi, sono solo alcune delle azioni per avviare un processo
d’integrazione in cui il rispetto e la valorizzazione delle “diversità” rendano il mondo che abitiamo più
vivibile e più collaborativo, un luogo nel quale le persone vedano riconosciuti gli stessi diritti e doveri sanciti
dalla nostra Costituzione. Lo stesso Trattato di Lisbona rende giuridicamente vincolante la Carta dei diritti
fondamentali dell’UE e, con essa, la cittadinanza europea e i diritti che la compongono e la politica
dell’immigrazione in alcune sue dimensioni (politica di ingressi e di contrasto all’immigrazione irregolare)
diviene competenza comunitaria.
La Provincia, coerentemente alle finalità delle politiche regionali di “rimozione degli ostacoli al pieno
inserimento sociale, culturale e politico, di reciproco riconoscimento e valorizzazione delle identità
culturali, religiose e linguistiche, di valorizzazione della consapevolezza dei diritti e dei doveri legati alla
condizione di cittadino straniero” deve nella sua attività di coordinamento, progettazione e attuazione,
promuovere e realizzare diversi punti programmatici.
In primis la promozione delle Politiche plurisettoriali per l’immigrazione, poiché la trasversalità è
fondamentale per rispondere in modo condiviso e unitario ai bisogni e alle esigenze dei cittadini stranieri
immigrati. Parlare di politiche per l’immigrazione significa parlare di politiche che riguardano i cittadini e le
cittadine in ogni ambito della loro vita (casa, scuola ricerca e università, sanità, diritti civili, lavoro etc.) e
quindi la collettività nel suo insieme.
Occorre inoltre affrontare le politiche di integrazione e sviluppo in una logica di qualificazione, continuità e
progressivo consolidamento territoriale delle reti di servizi delle politiche rivolte agli immigrati stranieri,
attraverso il coinvolgimento del mondo no-profit, dell’associazionismo promosso dai cittadini stranieri e
delle rappresentanze delle categorie produttive e dei lavoratori. Questo al fine di promuovere una
partecipazione plurale dei soggetti presenti sul territorio provinciale implicati nelle politiche sociali del
“Piano territoriale provinciale per azioni di integrazione sociale a favore dei cittadini stranieri immigrati”,
alle diverse forme di progettazione, programmazione e realizzazione delle attività tenendo conto delle
specificità territoriali.

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Fondamentali risultano poi essere le Politiche di Orientamento e attività di programmazione e
monitoraggio plurisettoriale sul tema dell’immigrazione, che vanno elaborate con in mente una logica di
continuità, avvalendosi di uno strumento quale l’Osservatorio immigrazione. Questo si occuperà di
realizzare:
 ricerche quantitative e qualitative sul fenomeno migratorio;
 un report annuale che divulga i risultati delle ricerche sull’immigrazione nell’ambito del territorio
provinciale, allo scopo di avere una lettura della realtà, dei cambiamenti e delle trasformazioni
avvenute relativamente al fenomeno dell’immigrazione;
 un punto di consultazione bibliografica e documentazione statistica (attività di ricerca, tesi di laurea
sul fenomeno immigratorio provenienti da università italiane ed europee, ricerche di
approfondimento redatte da soggetti pubblici e privati);
 un Network tra vari soggetti (ricercatori, operatori dei pubblici servizi e del terzo settore e decisori
politico-amministrativi) al fine di coordinare e valorizzare le informazioni prodotte in itinere e alla
fine delle attività realizzate.
Dovranno essere intensificate le politiche di coordinamento, sostegno e promozione delle diverse iniziative
sul tema dell’immigrazione realizzate da soggetti pubblici e privati o in collaborazione con gli stessi,
istituendo e partecipando a:
 tavoli politici e tecnici tematici multisettoriali, gruppi di lavoro e di studio sull’immigrazione e
protocolli di accordo e intesa (ASL, associazioni culturali e religiose, centri culturali islamici,
associazioni di e per stranieri, scuole, università ecc..);
 progetti locali e regionali, iniziative di sensibilizzazione, formazione, attività seminariali, di
aggiornamento e qualificazione rivolti ai Consiglieri e rappresentanti delle Consulte Extra-UE, al
personale dei vari servizi afferenti alle politiche dell’immigrazione (lavoro, socio-sanitari, educativo-
culturale, etc.), allo scopo di acquisire una maggiore conoscenza delle trasformazioni correlate al
fenomeno migratorio;
 opere di sostegno alle attività di contrasto ad ogni forma di discriminazione (Rete civile contro il
razzismo e la xenofobia di Ravenna; Centro Regionale contro le discriminazioni e altri soggetti
Pubblici e Privati) che possano avere una ricaduta in termini di buone prassi sul territorio
provinciale e di promozione e sviluppo della rete a tutti i livelli locale, regionale e nazionale.
Le politiche di collaborazione e sostegno dovranno essere intensificate anche nei confronti del servizio
Europa e Relazioni internazionali per progetti Europei come ad esempio il progetto IPA-adriatico che si
propone di intervenire su tre assi prioritari:
 cooperazione economica, sociale e istituzionale;
 risorse naturali e culturali e prevenzione dei rischi;
 accessibilità e reti e per progetti di cooperazione allo sviluppo e di azioni per la Pace.
Per conseguire un rafforzamento tra le iniziative locali e il quadro globale che si prefiggono obiettivi
strutturali, di contrasto ad ogni forma di discriminazione, di promozione dei diritti umani, di
miglioramento delle condizioni economiche, sociali, culturali di lavoro e di vita delle popolazione dei paesi
in via di Sviluppo, nel rispetto delle specificità culturali e dell’organizzazione sociale delle comunità
destinatarie degli interventi si rende necessario intensificare i partenariati con le Organizzazioni Non
Governative (ONG), i consorzi, le associazioni di volontariato, le istituzioni scolastiche, universitarie e
culturali, gli enti e le istituzioni pubbliche e private.
Ultimo, ma non per questo meno importante nella società contemporanea, è lo sviluppo di politiche
dell’informazione sui temi dell’immigrazione, e la creazione di strumenti come:
 una Rivista mensile on-line sull’immigrazione, gestita da stranieri;
 una Guida ai servizi on-line che rimanda ai servizi svolti da altri soggetti e che si occupano
dell’immigrazione sotto diversi aspetti (ingresso e soggiorno, salute, sportello informativo, sportello

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legale, scuola e formazione, lavoro, casa, corsi di italiano, promozione sociale, culturale e religiosa,
mediazione di comunità e interculturale, tematiche di genere, politiche giovanili, diritto d’asilo,
etc.);
 un Forum che si occupa di mettere in campo la trasversalità delle politiche d’immigrazione,
fornendo risposte di esperti a quesiti di natura giuridica su varie aree tematiche;
 una Newsletter elettronica mensile di informazione sull’immigrazione straniera in Provincia di
Ravenna (attività istituzionali a livello locale, provinciale, regionale, nazionale, europeo, notizie
dell’Osservatorio, calendario delle iniziative ed eventi, libri, film e siti web, bandi e opportunità di
finanziamento, associazioni di stranieri e per gli stranieri in Provincia di Ravenna, centri di Ricerca
specializzati, proposte formative per gli immigrati, progetti vari).

Donne migranti e multiculturalità


Nessuno può imporre agli altri la sua concezione di vita, le sue idee, le sue credenze. Solo quando si è liberi
ci si può assumere la responsabilità delle proprie scelte, dei propri atti e delle loro conseguenze. Al tempo
stesso, affinché la libertà non resti un concetto astratto, è necessario organizzare le condizioni adatte al suo
esercizio, prima tra tutte l’uguaglianza. Questi due valori – libertà ed uguaglianza - dovrebbero
accompagnare qualunque azione e riflessione sulle donne straniere, ed in particolare su quelle di religione
islamica.
Anche nel rapporto con persone provenienti da altre parti del mondo la consapevolezza delle differenze
uomo-donna è fondamentale per instaurare processi di conoscenza, scambio e relazione.
Le donne straniere ed i loro figli, attraverso la scuola ed i servizi sanitari, sono spesso i primi soggetti della
mediazione culturale. Ma ci sono anche donne straniere che vivono nella completa dipendenza dai
rispettivi mariti o fratelli, che sono costrette a coprirsi col velo nero (niqab), che non possono lavorare né
stare in ambienti dove siano presenti altri uomini. Vietare loro il velo più che un aiuto verso la libertà suona
come ulteriore punizione.
Occorrerà dunque promuovere la crescita culturale, creare occasioni di in/formazione rivolta a gruppi
specifici, sviluppare iniziative che favoriscano l’incontro e la conoscenza reciproca con gruppi di migranti
inseriti nel tessuto produttivo ma chiusi nel loro recinto culturale. È importante che le donne immigrate
abbiano l’opportunità di partecipare ad iniziative ed eventi culturali e sociali e che non siano discriminate
per la loro religione.

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Europa, Vicina
Se c'è una cosa che la Gran Bretagna dovrebbe
imparare dagli ultimi 50 anni, è questa: l'Europa
può solo diventare più importante per noi.
Tony Blair
In 50 anni l'Europa è cambiata, il mondo è cambiato. Oggi più che mai, in un mondo in costante
mutamento, l'Europa è chiamata ad affrontare nuove sfide. La globalizzazione dell'economia, l'evoluzione
demografica, i cambiamenti climatici, l'approvvigionamento energetico, per non parlare delle nuove
minacce che gravano sulla sicurezza, sono i grandi temi con i quali l'Europa del XXI secolo deve misurarsi.
Gli Stati membri non sono più in grado di affrontare da soli tutte queste nuove problematiche che non
conoscono frontiere. Per farvi fronte e rispondere alle preoccupazioni dei cittadini serve uno sforzo
collettivo a livello europeo. Tuttavia, per poter fronteggiare queste sfide, l'Europa deve modernizzarsi. Deve
disporre di strumenti efficaci e coerenti che siano adatti non soltanto al funzionamento di un’Unione
europea recentemente passata da 15 a 27 Stati membri, ma anche alle rapide trasformazioni del mondo
attuale. Le regole di vita comune, stabilite dai trattati, vanno perciò rinnovate.
È questo l'obiettivo del trattato firmato a Lisbona il 13 dicembre 2007. Tenendo conto delle evoluzioni
politiche, economiche e sociali e volendo rispondere alle aspirazioni degli europei, i capi di Stato e di
Governo hanno convenuto nuove regole che disciplinano la portata e le modalità della futura azione
dell'Unione. Il trattato di Lisbona consente pertanto di adeguare le istituzioni europee e i loro metodi di
lavoro, di rafforzare la legittimità democratica dell'Unione e di consolidare i valori fondamentali che ne
sono alla base.
Migliorare la vita degli europei, questo è l’obiettivo, e il trattato di Lisbona migliora la capacità di azione
dell’UE in diversi settori prioritari per l’Unione e per i suoi cittadini. È quanto avviene in particolare nel
campo della “libertà, sicurezza e giustizia”, per affrontare problemi come la lotta al terrorismo e alla
criminalità. La stessa cosa si verifica, in parte, anche in ambiti come la politica energetica, la salute pubblica,
la protezione civile, i cambiamenti climatici, i servizi di interesse generale, la ricerca, lo spazio, la coesione
territoriale, la politica commerciale, gli aiuti umanitari, lo sport, il turismo e la cooperazione amministrativa.
Il ruolo della Provincia diventa importante, come ente di coordinamento territoriale, capace di fare da
ponte tra le località, le istituzioni territoriali, e gli enti maggiori: lo Stato e l’Unione Europea.
Nella pratica, uno dei modi in cui questo si realizza è attraverso il coordinamento dei Progetti Comunitari.
La sezione Politiche Comunitarie del Settore Attività Produttive e Politiche Comunitarie della Provincia, si
occupa sin dal 2000 delle seguenti attività:
 gestione ed attuazione di progetti locali nell’ambito di Programmi Comunitari finanziati dai Fondi
Strutturali (Obiettivo 2 – 2000/2006) e Obiettivo Cooperazione Regionale ed Occupazione 2007-
2013;
 progettazione, gestione ed attuazione di progetti finanziati dai Fondi Comunitari nell’ambito della
Cooperazione Territoriale (Interregionale, Transnazionale e Transfrontaliera), con specifico
riferimento ai nuovi programmi IPA, MED (Programma di Cooperazione transnazionale), SEE (Il
Programma Sud - Est Europa), CEU (Il Programma Europa Centrale), Interreg IVC (Il Programma
interregionale), Programma Transfrontaliera Italia-Slovenia;
 coordinamento delle azioni di scambio nell’ambito dei gemellaggi e dei patti di amicizia e
cooperazione (protocolli di gemellaggio con la città di Dubrovnik/Croazia e la provincia di
Ostalbkreis /Germania, patti di amicizia con le città di Pancevo (Serbia), Tuzla (Bosnia), Szekszard
(Ungheria) e la regione del Limousin (Francia);
 promozione e coordinamento di attività, iniziative a favore della pace, della cooperazione tra i
popoli e collaborazione con enti ed organismi che in tali ambiti operano.
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Gli obiettivi di questi programmi comunitari sono diversi, a seconda delle zone interessate e delle energie in
campo.
Il Programma di Cooperazione transfrontaliero Ipa-Adriatico rappresenta la continuazione del Programma
transfrontaliero adriatico 2000-2006, pur avendo una diversa connotazione territoriale: oltre alle province
adriatiche italiane, sono considerati eleggibili territori di Slovenia, Grecia oltre che di Croazia, Bosnia
Erzegovina, Montenegro, Albania e Serbia (solo per progetti di cooperazione istituzionale).
Il programma Ipa-Adriatico si pone l'obiettivo di dare continuità alla prima fase, rafforzando la
cooperazione e lo sviluppo sostenibile della regione Adriatica attraverso la realizzazione di iniziative riferite
ai tre assi prioritari: cooperazione economica, sociale e istituzionale; risorse naturali e culturali e
prevenzione dei rischi; accessibilità e reti.
Il Programma MED (Costruzioni e urbanistica, creazioni per edifici sostenibili) presenta invece priorità
tematiche come il rafforzamento delle capacità di innovazione; la protezione dell'ambiente e la promozione
di uno sviluppo territoriale sostenibile; il miglioramento della mobilità e dell'accessibilità territoriale; la
promozione di uno sviluppo integrato e policentrico dello spazio Mediterraneo.
Il programma Sud - Est Europa (SEE) presenta le seguenti aree tematiche: favorire l’innovazione e
l’imprenditorialità; protezione e miglioramento per l’ambiente; miglioramento dell’accessibilità; sviluppo di
sinergie transnazionali per aree a crescita sostenibile.
Il programma Europa Centrale (CEU) si propone le seguenti aree tematiche: facilitare l'innovazione in tutta
l'Europa centrale; migliorare l'accessibilità per e tra l'Europa centrale; utilizzo responsabile dell’ambiente;
migliorare la competitività e l'attrattiva delle città e delle regioni.
Il Programma interregionale (Interreg IV) promuove anche le energie rinnovabili. È il progetto ‘WICO -
Wind of the Coast” sostenuto dall’Unione Europea attraverso uno dei suoi programmi di cooperazione
interregionale (INTERREG IV C – POWER). Si tratta di un Programma finalizzato allo sviluppo delle Low
Carbon Economies, che la Provincia di Ravenna gestisce in qualità di capofila ed è riuscita a farsi finanziare
in collaborazione con i partners Deputacion Provincial de Huelva (Andalusia – Spagna) e MSE Marine South
East (South East England – Inghilterra).
La Provincia di Ravenna ha ottenuto il finanziamento di n. 3 progetti strategici del Programma
Transfrontaliero Italia - Slovenia 2007-2013. I progetti sono denominati " Climaparks - cambiamenti
climatici e gestione delle aree protette"; "Slowtourism - Valorizzazione e promozione di itinerari turistici
slow tra l'Italia e la Slovenia" e "E-Health - E-Health nella macroarea transfrontaliera".
In questo quadro la Provincia deve stabilire le tematiche di particolare interesse strategico per le proprie
politiche di sviluppo del territorio, da individuarsi soprattutto per quanto riguarda i settori
dell’ambiente/sviluppo sostenibile, turismo, cultura, risorse umane. L’adesione a progetti in questi settori
strategici dovrebbe essere prioritaria. La Provincia deve inoltre impegnarsi a costruire nuove alleanze sulle
nuove tematiche prioritarie e di forte interesse da parte di diversi Settori, in particolare per quanto
concerne cultura e risorse umane.

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Sapere, e Fare
È con la cultura che si innesca il progresso,
perché senza di essa l’uomo è condannato
a vedere nell’altro sempre e solo un nemico.
Anonimo
Un sistema integrato di educazione permanente
Le politiche di sviluppo, miglioramento e qualificazione dei processi di educazione-istruzione-formazione
devono svilupparsi in un'ottica sistemica di “formazione permanente”, coinvolgendo i cittadini di
qualunque età e condizione sociale e culturale.
Va quindi ricercata una continuità delle fasi e dei processi di sviluppo dell'apprendimento delle conoscenze-
competenze lungo l'intero arco della vita, perseguendo un insieme di opportunità e servizi con carattere di
“sistema”, volti, cioè, a sempre maggiori livelli di integrazione e qualificazione a livello territoriale.
La Provincia e l'intero sistema degli Enti locali deve contrastare gli attuali indirizzi neocentralistici del
governo nella direzione e gestione del sistema scolastico-formativo, riconoscendo l'Autonomia degli istituti
scolastici ( legge dello Stato costituzionalizzata nella riforma del Titolo V della nostra Carta), sostenendo lo
sviluppo del “sistema delle autonomi scolastiche”, in particolare valorizzando la crescita delle loro relazioni
di rete e collaborando con le loro autonome forme di coordinamento e di rappresentanza sul territorio,
quali interlocutrici istituzionali delle politiche scolastico-formative degli Enti Locali.
La centralità delle funzioni di “regia” per la “governance” del sistema formativo territoriale
È all'interno di un quadro di rapporti istituzionali e operativi che valorizzi primariamente il potenziale di
risorse umane e professionali delle autonomie scolastiche e territoriali che bisogna progressivamente
superare il deficit che oggi maggiormente si evidenzia nella gestione delle politiche educative e formative
rappresentato dalla mancanza di una riconosciuta “funzione di regia” territoriale, necessaria per dare
continuità ed efficacia ai processi di apprendimento e per far crescere l'integrazione di sistema negli
interventi sui diversi segmenti e ambiti sociali in cui si esplicano le politiche del settore.
Tuttora, infatti, gli organi periferici del Ministero dell’Istruzione (Ufficio Scolastico provinciale e regionale), i
Distretti e le Istituzioni (Comune, Provincia, Regione), gestiscono competenze settoriali e segmentarie
nell'organizzazione e gestione del sistema educativo e di istruzione. Da qui la verificata e strutturale
incapacità di dare organicità e integrazione ai loro interventi, causata proprio dall'assenza di un'efficace
regia complessiva che sia in grado di coordinare e valorizzare sinergicamente tutti gli attori presenti, con le
loro diverse competenze e risorse e i diversi tipi di interventi (dall'edilizia ai trasporti scolastici, dai servizi
educativi e scolastici diretti ed indiretti ai servizi sociali familiari e pedagogici, dalle attività di
aggiornamento e sviluppo professionale di insegnanti-operatori educativi-formatori alla qualificazione delle
competenze manageriali per la direzione degli istituti e dei servizi).
Oltre alla Regione, questo compito centrale di coordinamento e di regia per una “nuova governance” del
sistema integrato dei servizi di educazione, istruzione e formazione spetta, (al di là, quindi, delle sue
specifiche e dirette competenze in materia) alle Amministrazioni provinciali.
La Provincia, quindi, deve sviluppare maggiormente questo ruolo di promozione, coordinamento e regia,
per accentuare e accelerare la riconfigurazione in termini di sistema formativo integrato di tutte le
istituzioni e servizi (pubblici e privati) del territorio finalizzati alla:
 educazione pre-scolare (asilo nido, scuola dell'infanzia, formazione genitoriale);

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 istruzione dei ragazzi e dei giovani (scuola dell'obbligo, orientamento scolastico, scuola secondaria
superiore, obbligo formativo, orientamento universitario);
 orientamento e formazione professionale iniziale al lavoro e alle professioni (post-obbligo,
apprendistato, post-diploma e post-laurea); riorientamento e formazione professionale continua
degli adulti;
 educazione degli adulti.

Il tutto con specifica e prioritaria attenzione all'integrazione e all'inclusione scolastica e sociale delle fasce
deboli della popolazione e dei soggetti portatori di disabilità o diversamente abili.

Servizi educativi 0-6 anni


Bisogna rilanciare il sistema integrato pubblico-privato dei servizi educativi 0-6 anni, ricostruendo una
cultura ed un approccio operativo unitario, sia in termini di percorso e continuità educativi che in termini di
conseguente formazione in servizio del personale e di organizzazione del lavoro.
A questo scopo è necessario istituire un tavolo provinciale permanente di consultazione e di lavoro tra
Assessorato provinciale, Assessorati comunali e dirigenti dei vari enti gestori dei servizi, il quale operi sia
per l'individuazione dei servizi 0-6 vocati a restare pubblici nel tempo (anche per arricchire e sviluppare
funzioni di “laboratori permanenti” di ricerca e innovazione educativa e di partner di processi di valutazione
della qualità educativa, gestionale e percepita), sia per l'indicazione di criteri di controllo qualificato delle
pratiche di autorizzazione e accreditamento, sia per la rivisitazione delle convenzioni e delle modalità di
verifica della destinazione dei finanziamenti pubblici.
Organismo strategico e cardine insostituibile della qualificazione e dello sviluppo delle politiche provinciali
per l'infanzia è il Coordinamento pedagogico provinciale (composto dal tutor provinciale e dai coordinatori
pedagogici locali dei vari enti gestori), che va confermato e sostenuto nelle sue pratiche trasparenti di
comunicazione, decisione e co-progettazione operativa.
Il potenziamento del lavoro di questo organismo è infatti fondamentale perché esso è garante della qualità
dei servizi coordinati, della progettazione delle attività di formazione in servizio del personale educativo ed
ausiliario, dello sviluppo di innovazioni pedagogiche ed organizzative attente ai cambiamenti sociali e
all'ascolto e al sostegno pedagogico delle famiglie e, infine, dell'integrazione in rete dei servizi. In questa
direzione va avviata un'aperta disamina per superare il problema della mancanza del coordinatore
pedagogico nelle scuole dell’infanzia statali.
Come fondamentale tecnostruttura provinciale di servizio (culturale, metodologico e organizzativo-
strumentale) va istituito il Centro provinciale di Documentazione per l’Infanzia (ad es. implementando il
già esistente Centro Risorse e Documentazione del Comune di Cervia).

Scuola Primaria e Scuola Secondaria inferiore


La provincia, in concorso con la Regione, con tutti i Comuni, con l'Ufficio Scolastico provinciale e con tutte
le Scuole, devono cercare al massimo di concorrere a limitare, per quanto possibile, i danni che i tagli di
bilancio nazionali del Ministro Tremonti e le conseguenze applicative della riforma Gelmini stanno
arrecando e arrecheranno in futuro alla scuola (in particolare al ciclo elementare-primario e alla media):
taglio dei fondi alle scuole, tagli degli organici del personale, crisi del modello di tempo pieno, ostacoli
all'integrazione e al successo scolastico delle fasce più marginali di bambini e ragazzi italiani e, soprattutto,
dei bambini figli di immigrati, riduzione delle opportunità educative degli alunni e degli studenti disabili,
etc.).

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Bisogna quindi (nell'attesa, anzi nel tentativo di preparare tempi migliori con ben altre riforme e
investimenti in educazione e istruzione), fare ogni sforzo per mantenere il livello di qualità e di equità
raggiunto fino a pochi anni fa (livello del resto carente, rispetto ad ogni analisi comparata internazionale,
che pur vedeva la nostra scuola dell'infanzia e la nostra scuola primarie tra le migliori).
In particolare nella scuola media, e nei primi anni della scuole secondarie superiori, specie negli Istituti
Professionali e negli Istituti Tecnici, bisogna:
 contrastare la ripresa della crescita dei processi di insuccesso e di precoce abbandono scolastico;
 ridurre le carenze nell'accoglienza, nell'ascolto e nella socializzazione dei ragazzi;
 sostenere meglio il loro debole apprendimento e sviluppo in specifiche aree di conoscenza e
competenza.
In questa direzione andrebbe meglio conosciuta e supportata l'attuale (e non casuale) crescita di
esperienze di doposcuola / servizi educativi extra scolastici, valorizzando la risorsa aggiuntiva del crescente
apporto dell'associazionismo intenzionalmente educativo (associazioni di promozione sociale, associazioni
di volontariato, parrocchie, gruppi-comitati di genitori, associazioni professionali, cooperative), il quale va
ad integrare le risorse materiali e professionali interne alle scuole. Vanno operate maggiori sinergie di
attori, iniziative e risorse nel campo dell'orientamento alle scelte scolastiche e formative successive (post-
obbligo scolastico e post-obbligo formativo).

Scuola secondaria superiore


La Provincia, nei suoi indirizzi e atti di programmazione territoriale, deve contrastare la tendenza alla
“licealizzazione” dell'intero comparto della scuola secondaria superiore, stimolando e contribuendo ad
incrementare la qualità e l'appropriatezza delle diverse vocazioni nei suoi vari indirizzi culturali, scientifici,
artistici, tecnico-professionali. Questo anche in stretto rapporto con i fabbisogni professionali del nostro
sistema produttivo e del mercato del lavoro e con specifica e particolare attenzione alle due eccellenze
mondiali (culturali e produttive) della nostra provincia: il mosaico e la ceramica.
Va assolutamente implementata e qualificata l'essenziale (e oggi molto carente) funzione della scuola
secondaria superiore per la formazione degli adolescenti al senso civico, alla legalità e ai diritti-doveri di
cittadinanza. Come modalità partecipata, innovativa ed efficace, in questa direzione vanno sviluppate la
programmazione curricolare e la diffusione di moduli di pratiche guidate di servizio civile locale( in
collaborazione con enti locali, servizi pubblici, associazionismo e volontariato, imprese sociali, etc.).
Rispetto alla funzione di formazione (culturale e tecnica) al lavoro e alle professioni, nelle scuole
secondarie superiori, così come nella Formazione Professionale e nell'Università, va progettata la
sperimentazione e diffusione di esperienze curricolari guidate e monitorate di alternanza/integrazione
studio/lavoro (apprendimento teorico + apprendimento pratico operativo) all'interno degli anni del ciclo di
studio (vd. le esperienze di borse lavoro estive, gli stages, i tirocini formativi, i percorsi integrati di
inserimento lavorativo, soluzioni sviluppate in molte provincie e regioni italiane e molto più diffuse in
numerosi paesi esteri oltre che particolarmente incoraggiate dalla Comunità Europea).

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Università, Alta formazione, Centri/Poli tecnico-scientifici
La Provincia e gli altri Enti Locali (come già accennato rispetto alle Scuole Secondarie Superiori e alla
Formazione Professionale) devono aiutare e sostenere, in organica collaborazione con le Facoltà
Universitarie, una maggiore qualificazione ed efficacia dei percorsi di insegnamento-apprendimento dei
corsi di laurea, sia in direzione della formazione giovanile ai diritti e doveri di cittadinanza che in direzione
della formazione – orientamento – inserimento professionale, integrando (in collaborazione con altre
istituzioni, associazioni, imprese e servizi) gli apprendimenti disciplinari in aula con moduli di reale
"esperienza pratica guidata". Questo sia attraverso pratiche di servizio civile locale, che attraverso pratiche
di inserimento lavorativo reale guidate ed interne al ciclo di studi frequentato. In questo modo, infatti, si
realizza un approccio sinergico di apprendimenti teorici e di apprendimenti pratico-operativi che, laddove
sperimentato (e in alcuni casi istituzionalizzato nei curricoli e riconosciuto in termini di crediti formativi
certificati), è stato ovunque verificato e validato come di gran lunga migliore e più efficace, sia per la
crescita civile, sia per la formazione ad una cultura del lavoro criticamente e tecnicamente attrezzata, sia
per un inserimento professionale dei giovani coerente col loro specifico percorso di studi.
Circa gli inserimenti lavorativi guidati interni al ciclo di studio (riconosciuti, monitorati e validati con crediti
formativi finali) varie sono le tipologie operative da promuovere e diffondere: borse-lavoro estive, stages
e tirocini curricolari e, in particolare, i PIL, cioè i Percorsi di Inserimento lavorativo realizzati da anni nei
corsi universitari ferraresi, e ora diffusi anche presso altri atenei, attraverso forme innovative di
collaborazione tra enti locali, scuole, università, centri di formazione professionale, imprese, servizi, centri
di ricerca, organizzazioni giovanili, sindacati, i cui risultati sono stati sempre validati da un largo ed
articolato consenso. Fondamentale, in questo campo, sarà l'utilizzazione innovativa delle risorse umane e
organizzative della Formazione Professionale di diretta competenza provinciale.
In considerazione della nostra documentata carenza negli apprendimenti matematico-scientifici, per
avvicinare sia giovani che adulti alla scienza e alla tecnologia in maniera più coinvolgente e creativa,
vanno sviluppate e sostenute iniziative che mettano in rete attorno a progetti di “laboratori didattico-
scientifico-tecnologici” scuole superiori, corsi di laurea, centri-poli di ricerca, istituzioni e associazioni
culturali, artistiche, tecnico-scientifiche e professionali. Promuovere un migliore apprendimento (critico e
creativo) in quest'area di conoscenze e competenze, sperimentando e diffondendo opportunità e percorsi
formativi innovativi quali sono le pratiche laboratoriali, potrebbe inoltre favorire nei giovani nuove scelte
negli indirizzi di studio e nuove opportunità di lavoro sia dipendente che autonomo.
Vanno valorizzati i titoli di studio dell'Alta Formazione e il Dottorato di Ricerca, perché cresca la
consapevolezza che questi investimenti formativi costituiscono sia una ricchezza individuale di “capitale
umano” e di mobilità che una risorsa fondamentale per la creatività sociale e l'innovazione produttiva della
nostra comunità.
La Provincia deve diventare protagonista diretta di una nuova politica di promozione e di domanda di
ricerca, attivando contratti con Università ed Enti di Ricerca per nuove soluzioni creative nei servizi pubblici,
con progetti di infomobility, di green energy, di e-government, innovando e sperimentando, ad es., nei
settori del turismo e delle dotazioni infrastrutturali.
Bisogna, in particolare, sostenere e guidare l'integrazione dei futuri tecnopoli regionali (quello di Ravenna
per l'energia, e quello di Faenza per i materiali innovativi) con il tessuto produttivo del nostro territorio,
coinvolgendo Camera di Commercio e sistema bancario, per promuovere innovazioni produttive e
sviluppare incubatoi per la creazione di nuove imprese; coordinando gli indirizzi innovativi, le opportunità
e le risorse offerte dalle politiche regionali e dalla Comunità Europea per rilanciare il polo della chimica di
Ravenna e quello della ceramica di Faenza.
Inoltre, il nostro territorio ha una vocazione millenaria nella produzione artistica, nel design e nella
creatività, e dove ci sono vivacità culturale, inventiva, comunicazione e creatività, c'è anche sviluppo

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economico ed inclusione sociale. Si tratta, allora, di sviluppare ulteriormente questa tradizione sia
valorizzando, sostenendo e implementando le aree di eccellenza della nostra alta formazione artistica nel
campo del Mosaico a Ravenna e della Ceramica a Faenza, sia sostenendo la crescita e la qualificazione del
nuovo settore faentino e romagnolo delle industrie creative.

Donne e accesso ai saperi: istruzione e formazione


È fondamentale favorire l’accesso all’istruzione e alla formazione nelle diverse fasi della vita, ponendo
attenzione a non alimentare gli stereotipi culturali rispetto alle professioni “da uomini” e “da donne”,
riconoscendo e dare valore alle competenze informali acquisite dalle donne anche nell’ambito domestico e
della cura.

Per concludere…
Quattro ultime proposte comprensive dei tanti input programmatici sopra delineati (e di tanti altri qui, solo
per brevità, non elencati):
 La Provincia si impegna a concordare e a regolamentare con gli attori competenti in materia la più
larga utilizzazione possibile degli spazi e degli edifici in dotazione all'intero sistema scolastico –
formativo, mettendoli al servizio di tutti i gruppi, associazioni, organizzazioni che ne facciano
motivata e regolare richiesta per attività formative, culturali e di utilità sociale. In questo modo tali
edifici, da luoghi di istruzione di bambini, ragazzi e giovani, potranno diventare e, in alcuni
casi,ritornare ad essere effettivi e vitali centri di formazione permanente e intergenerazionale al
servizio di tutta la popolazione.
 La Provincia si impegna a organizzare ogni due anni, in concorso con tutti gli attori del sistema
scolastico-formativo, la Conferenza Provinciale del Sistema Scolastico – Formativo – Universitario,
al fine di:
1. Redarre periodici consuntivi pubblici, in modo partecipato, rispetto alla realizzazione degli
obiettivi programmatici.
2. Confermarli e/o aggiornarli, concordandone, eventualmente, di nuovi( insieme
all'indicazione delle relative scadenze di realizzazione e di indicatori di misurazione delle
specifiche performance).

 Nell'anno intermedio, la Provincia si impegna ad organizzare, con tutti gli attori del sistema, la
Fiera-Mostra-Festa dell'innovazione e della creatività educativa, formativa, scientifica del nostro
territorio (previo concorso pubblico preliminare di idee per definirne meglio natura e contorni,
oltre che raccordi con le già consolidate conferenze economiche, sanitarie, sociali, etc.)

 Infine, la Provincia si impegna a verificare (data la nota e crescente scarsità di risorse pubbliche a
sua disposizione, cosa per cui si potrebbe pensare ad una specifica “tassa di scopo”) la concreta
fattibilità, in concorso con altre istituzioni ed organizzazioni e sull'esempio di altre Amministrazioni
provinciali, della creazione dell'Agenzia di Valutazione/Osservatorio provinciale del sistema
scolastico formativo ravennate (strumento tecnico-scientifico indispensabile per monitorare la
qualità e l'equità dei processi formativi e per indirizzarne consapevolmente le necessarie
innovazioni e trasformazioni).

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Donne, al Centro
Capii allora che
per cambiare il mondo
bisognava esserci
Tina Anselmi
Esprimere il punto di vista e le competenze delle donne per la Provincia di Ravenna significa intervenire
direttamente sulle grandi questioni che riguardano il modello di sviluppo, la coesione sociale, l’ambiente
naturale e tutto ciò che, in definitiva, concorre a rendere migliore (o peggiore) la vita di ciascuno di noi,
adesso e qui. Si potrebbe addirittura scrivere un intero programma in ottica di genere, ed è quello che sta
succedendo man mano che il processo di elaborazione raccoglie i contributi di ognuna. Non per questo
abbiamo la presunzione di rappresentare tutte le donne che vivono e lavorano in provincia di Ravenna, ma
certamente siamo consapevoli di rappresentare un pensiero nuovo per la politica di questo territorio.
Guardiamo all’Europa perché quello è il nostro orizzonte. Il conseguimento degli obiettivi della parità di
genere è sostenuto dalla Legislazione europea per la parità di genere, dal mainstreaming di genere e da
misure specifiche per l'avanzamento e l'empowerment delle donne, promossi dall'Unione Europea e dagli
accordi riconosciuti a livello internazionale.
Le politiche di genere della Provincia si ispirano ad alcuni principi e linee guida:
 universalità dell’esercizio dei diritti di donne e uomini;
 promozione e difesa della libertà ed autodeterminazione delle donne;
 “femminile” come valore ed eliminazione degli stereotipi associati al genere in tutti i contesti: dalla
comunicazione, alla cultura, all’istruzione, alla formazione e lavoro;
 contrasto di ogni forma di violenza basata sul genere;
 promozione di pari opportunità di fatto e non solo formali nell’accesso ai luoghi delle decisioni in
campo politico, istituzionale, economico e sociale.

Occorre sfatare l’idea che le donne abbiano raggiunto la parità. O meglio le donne hanno da tempo
dimostrato di avere le stesse capacità e di saper fare le stesse cose che fanno gli uomini ma non sempre
hanno le stesse possibilità. Spesso si tende a confondere i due termini come se anche la mancanza di
possibilità (opportunità) dipendesse dalla scarsa capacità delle donne (di farsi valere, di farsi avanti, di
negoziare, di chiedere maggiori riconoscimenti etc.).
Compito della politica deve essere quello di promuovere le stesse possibilità per uomini e donne,
valorizzandone le rispettive capacità.
Adottare il punto di vista femminile nell’elaborazione delle politiche pubbliche richiede consapevolezza dei
problemi, volontà di affrontarli, risorse e competenze. Richiede che nella vita politica, di cui tutti avvertono
il degrado e la crisi, siano valorizzate le competenze, le professionalità ed i talenti delle donne, rafforzando
la presenza di queste nelle istituzioni.
Se la finalità della politica è quella di contribuire a migliorare il benessere dei cittadini, se le condizioni del
vivere sono il fine e non il mezzo, il benessere, la qualità della vita di donne e uomini diventano il centro
del progetto politico.

La prospettiva di genere nell’ambito delle politiche pubbliche significa innanzitutto:


 Assumere il lavoro di cura e il tempo per la cura e la relazione come l’asse intorno a cui ruotano
molte altre questioni: dalla rete dei servizi, alla mobilità, alla condivisione dei ruoli, alla

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partecipazione etc. etc. Il tempo per la cura e la relazione con gli altri, che è indispensabile per la
qualità del vivere di tutti, uomini donne bambini anziani, non deve essere considerato come un
“problema” o una “questione” femminile ma un problema o una questione sociale;
 Essere consapevoli che le politiche non sono mai neutre rispetto ai generi ma producono impatti
differenziati su uomini e donne in quanto soggetti che non si trovano nelle stesse condizioni
economiche, sociali etc.
 Integrare le politiche per la cittadinanza di genere in tutti gli strumenti di programmazione e
impegnarsi a realizzare almeno ogni due anni un Bilancio di Genere della Provincia, come
strumento di rendicontazione sociale e quindi di trasparenza e di democrazia partecipata, a
sostegno delle politiche di genere.
 Superare l’idea che le pari opportunità rappresentino un aspetto marginale e residuale delle
politiche (a partire dall’organizzazione delle deleghe e dall’attribuzione delle risorse) al pari di un
francobollo rosa che si appiccica su qualche iniziativa e non incide mai sugli strumenti della
programmazione (bilancio, piano di coordinamento territoriale, mobilità etc.) analogamente a
quanto, per troppo tempo, è successo per le politiche ambientali.
 Promuovere la partecipazione delle donne alla vita politica e sociale, a tutti i livelli e in tutti i luoghi
dove si decide (è importante avere più donne nei ruoli elettivi ma anche ricordarsi di loro per le
nomine, gli incarichi professionali etc.) ma soprattutto essere più consapevoli che le competenze
femminili, lo sguardo delle donne sul mondo rappresentano un arricchimento e una necessità per
la politica.
Aumentare le opportunità per tutti
In specifico e con rispetto agli ambiti di competenza della Provincia favorire delle reali pari opportunità tra
uomini e donne significa agire, anche sul piano culturale per:
 Ridurre le discriminazioni di genere nel mercato del lavoro, ancora oggi fortemente connesse alla
maternità.
 Sostenere l’imprenditorialità femminile e le professionalità femminili con particolare riguardo alle
capacità delle donne di fare innovazione sia nei settori tradizionali (es. attività ricettive in
agricoltura, agriturismo, bed and breakfast) sia nei settori ambientale (recupero e riciclo) e delle
nuove tecnologie (ICT).
 Riconoscere e contrastare la componente di genere nella povertà ed esclusione sociale, dovute sia
a fenomeni demografici e sociali (frammentazione dei nuclei familiari, madri sole con figli a carico,
allungamento della vita e aumento degli anni di non autosufficienza delle donne anziane etc.), sia
alla crisi globale (rischio di espulsione permanente delle donne dal mercato del lavoro e/o di
ulteriore precarizzazione del lavoro e riduzione dell’autonomia).
 Contribuire a un maggiore equilibrio (conciliazione) dei tempi di vita e lavoro per tutti, perché la
responsabilità della cura all’interno della famiglia non continui a pesare sulle spalle e sulle capacità
relazionali delle donne.
 Garantire sostegno alle famiglie nel processo educativo (rete dei servizi) e nell’accudimento dei
bambini anche oltre l’orario scolastico (sistemi integrati scuola-cooperative-associazioni) per
garantire ai figli vari percorsi educativi attivi non solo tutto il giorno, ma anche tutto l'anno.
 Promuovere la responsabilità sociale d’impresa per incentivare soluzioni lavorative flessibili basate
sulla produttività piuttosto che sul tempo-lavoro.
 Affrontare il diverso impatto della crisi economica e finanziaria sulle donne e sugli uomini con
riferimento al lavoro e al reddito (chi sono e quanti sono uomini e donne della provincia di Ravenna
in difficoltà per la perdita di lavoro, per la mancanza di ammortizzatori sociali etc.) ma anche
all’impatto dei tagli alla spesa pubblica nei settori strategici per la qualità della vita di tutti (sanità e
scuola in primis).
 Affrontare il dialogo interculturale, l'integrazione, l'immigrazione e le politiche relative da una
prospettiva della parità di genere.

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 Sostenere progetti di ricerca e prevenzione per la salute delle donne e degli uomini.
 Promuovere la partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini nel processo decisionale
attraverso la costituzione di almeno un organismo consultivo di livello provinciale Commissione Pari
opportunità, Conferenza delle elette.
 Eliminare gli stereotipi di genere in tutti i settori, a partire da quello della cultura e dell’istruzione,
ma anche denunciare pubblicamente le immagini offensive e lesive della dignità delle donne diffuse
dai media e dai messaggi pubblicitari (non vorremmo più trovarci quattro fanciulle sui depliant
promozionali delle facoltà del polo romagnolo dell’università, o la battuta con esplicito riferimento
al sesso femminile per la promozione dell’open day delle nostre biblioteche pubbliche).
 Rafforzare la consapevolezza di genere nei processi educativi e dell’istruzione, anche in funzione
dell’obiettivo della parità tra donne e uomini nell'istruzione e nelle competenze. Le ragazze,
nonostante i brillanti risultati scolastici, continuano ad essere molto condizionate nella scelta della
scuola superiore e dell’università dall’idea che esistano professioni da donne (quelle legate alla cura
e alla relazione) e professioni da uomini (di contenuto tecnico).
Il tempo per la cura e la relazione, ovvero la conciliazione dei tempi di vita e lavoro
La Provincia deve impegnarsi nell’ambito delle politiche temporali per promuovere e sostenere un
maggiore equilibrio tra i tempi di lavoro e i tempi di vita (che non sono soltanto quelli della cura dei figli e/o
degli anziani), come asse fondamentale di una migliore qualità della vita per tutti, lavorando
contestualmente su tre fronti: la rete dei servizi, la responsabilità sociale d’impresa, le famiglie.
 La rete dei servizi
Potenziare la rete di strutture e servizi che rendano il territorio più vivibile e permettano la
conciliazione tra i tempi della vita e del lavoro, coinvolgendo le donne e gli uomini nella
progettazione di spazi che rispondano alle esigenze dei singoli e delle famiglie. Questo attraverso:
1. Nidi aziendali e interaziendali che consentano alle madri o ai padri di avere i figli vicini e di
ridurre i tempi degli spostamenti. Servizi aziendali aperti anche a cittadini del territorio, con
posti convenzionati per l’esterno.
2. Dimensione sovracomunale della regolamentazione di accesso ai servizi, sia per l’infanzia
che, in generale, alla persona, per permettere l’accesso agevolato a tali servizi non solo ai
residenti (favoriti nelle graduatorie) ma anche a chi, per esempio, lavora in quel comune o
in quella zona. Ciò permette spostamenti più razionali e veloci e renderebbe possibile
evitare di basare l'organizzazione famigliare su persone esterne (nonni, baby-sitter…) non
sempre disponibili.
3. Sostegno ad attività sportive pomeridiane nelle strutture scolastiche che consentano ai
bambini/ragazzi di prolungare il tempo passato a scuola con attività ludico-musicali e/o di
movimento. Questo dev'essere gestito da organizzazioni sportive od altro che consentano il
passaggio diretto degli alunni dalle aule agli spazi per sport etc, senza che vi sia la necessità
che un genitore o chi per esso che prelevi il figlio per poi accompagnarlo alle varie attività.
4. Attenzione massima alla mobilità che consenta di risparmiare tempo negli spostamenti, che
devono essere agevolati anche da facilità di accesso ai diversi luoghi per chi ha bambini
piccolissimi.

 La responsabilità sociale d’impresa


Se i risultati dipendono dalla motivazione e dall’impegno delle persone, così come dalla capacità di
coinvolgimento dell’azienda rispetto agli obiettivi, il tempo dedicato al lavoro non è sempre
indicativo di migliori prestazioni. Al contrario le persone che lavorano in un ambiente accogliente e
ben organizzato sono più cooperative e produttive.
La flessibilità dei tempi e dell’organizzazione del lavoro non dovrebbero rappresentare
necessariamente un problema ma un fattore organizzativo, dove l'ideazione di nuove soluzioni e la
gestione della maternità possono diventare occasione di crescita per l’impresa.

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La Provincia deve contribuire a far crescere una cultura d’impresa più responsabile verso la
collettività al fine di migliorare la capacità di tutti i soggetti (aziende, associazioni datoriali e
sindacati) di trovare soluzioni sostenibili.
In particolare si potrebbe:
1. Far conoscere le norme e facilitare l’accesso ai contributi previsti dall’art. 9 della legge
53/2000 (così come modificato dall’art. 38 della legge 69/2009), la quale incentiva le
aziende che attuano azioni positive per la conciliazione dei tempi come:
I. Flessibilità degli orari di lavoro, part time, telelavoro, job sharing, banca delle ore,
turni a rotazione, gestione flessibile degli orari in ingresso ed uscita, permessi per
visite pediatriche etc. per chi ha figli (donne e uomini);
II. Formazione al rientro dopo un periodo di congedo per maternità (è quello più
lungo e pesa molto sulle aziende ma anche sul percorso professionale delle donne,
ritenute per questo meno affidabili degli uomini);
III. Interventi e servizi innovativi in risposta alle esigenze di conciliazione dei lavoratori
quali, ad es., trasporti aziendali, convenzioni con panetterie, lavanderie,
supermercati per servizio in azienda, supporto per le pratiche burocratiche,
amministrative o bancarie, servizi di cura per i figli ed anziani o servizi per la
gestione del tempo, anche attraverso l’attivazione di reti tra enti territoriali,
aziende e parti sociali.
2. Ricercare e promuovere aziende che riescano a fare della conciliazione tra tempi di lavoro e
tempi di vita non più un miraggio ma una realtà accessibile a uomini e donne: ad es. per
l’accesso ai contributi prevedere, oltre al rispetto delle normative di sicurezza e tutela dei
lavoratori, un criterio premiante per le aziende virtuose che si sono impegnate
concretamente per migliorare la conciliazione dei tempi e le condizioni di benessere delle
persone.
3. Dare impulso al Comitato per l’imprenditoria femminile presso la CCIAA, sostenere il ruolo
delle Consigliere di Parità, estendere a livello provinciale l’importante esperienza del Tavolo
per la conciliazione avviata dal Comune di Ravenna.

 3. Famiglie e condivisione dei ruoli


L’amministrazione Provinciale deve porre attenzione e fare campagne di sensibilizzazione volte a
promuovere la condivisione del lavoro di cura tra uomini e donne. È evidente che l’ente locale non
può intervenire direttamente nelle dinamiche relazionali e familiari ma questo non dovrebbe
esimere chi ha la responsabilità delle politiche pubbliche dal considerare questo aspetto così
determinante anche per le sue ricadute sociali. Le proposte in questo caso riguardano il piano
culturale quali ad esempio eventi e messaggi finalizzati a valorizzare il ruolo dei papà nella cura dei
figli e, perché no, nel lavoro domestico, ma anche la conoscenza di ciò che la normativa prevede in
materia di congedi per i padri.

Sicurezza e contrasto della violenza


Il dibattito politico contemporaneo sul tema della violenza non tiene conto della complessità che emerge
da recenti ricerche ed è spesso dominato dall’idea, decisamente parziale se non scorretta, che la violenza
sulle donne sia legata alla minaccia esterna da parte di sconosciuti. Questa è solo una parte del fenomeno,
ma è stata in grado di condizionare le opinioni comuni e spesso anche le scelte in materia di prevenzione,
quali ad esempio le iniziative incentrate sull’idea di protezione di donne indifese dalla minaccia di uno
sconosciuto attraverso videosorveglianza, taxi rosa, parcheggi riservati e così via. Più recentemente (vedi
decreto Carfagna 2009) si sono moltiplicati gli sforzi per accentuare l’intervento di natura penale in chiave
fortemente repressiva.

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Solo riconoscendo che la violenza sulle donne è un fenomeno culturale, frutto dello squilibrio tra i sessi, si
possono impostare politiche di prevenzione centrate sulla responsabilizzazione degli autori e sul sostegno
alle donne, non solo nell’ottica della tutela e della protezione, ma di estensione della loro libertà e di spazi
di autonomia.
La soluzione è dunque ampliare tali spazi di autonomia e libertà, educare gli uomini al rispetto, sostenere le
coppie nelle fasi della separazione e nelle crescenti difficoltà ad affrontare la difficile condivisione dei
compiti domestici e di cura, correggere le distorsioni istituzionali che ancora impediscono il pieno
riconoscimento dei diritti delle donne.
E’ chiaro che una comunità responsabile ha il dovere di fornire alle donne i mezzi per denunciare gli
aggressori e i mezzi per tutelarsi, ma bisogna avere chiaro che queste misure, benché indispensabili e
necessarie, purtroppo non risolvono da sole il problema perché non incidono sulle cause della violenza, che
sono di tipo culturale.
I tagli del governo ai trasferimenti agli enti locali avranno pesanti ricadute sui centri antiviolenza, che sono
realtà importanti per la tutela delle vittime e l'emersione del fenomeno. Si tratta di servizi essenziali che
non possono essere delegati completamente alle associazioni di volontariato, le quali evidentemente non
hanno gli strumenti finanziari per sostenersi. Da qui l'importanza di un protocollo che anche nella nostra
provincia metta in rete il volontariato femminile assieme agli altri soggetti istituzionali coinvolti:
amministrazioni locali, servizi sociali, azienda sanitaria e forze dell’ordine.
A tal proposito alcune azioni concrete riguardano:
 l’adozione di un protocollo d'intesa per la promozione di strategie condivise finalizzate alla
prevenzione e al contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne nel territorio
provinciale, sulla falsariga di quanto realizzato nel 2009 dai comuni dell’area faentina (reperibile sul
sito della Prefettura di Ravenna);
 il sostegno alle associazioni di volontariato presenti a Ravenna (Linea Rosa), Lugo (Demetra donne
in aiuto) e Faenza (SOS Donna) per l’assistenza alle donne vittime di violenza;
 il sostegno alla gestione/manutenzione di case rifugio dove accogliere le donne vittime di violenza
ed i loro bambini.

La Provincia non ha responsabilità dirette sulla sicurezza nelle città. Potrebbe però farsi promotrice di
un’idea di sicurezza un po’ meno maschile: non ci serve il presidio quasi militare degli spazi pubblici (vigili
di quartiere, ronde etc.) quando invece l’applicazione delle norme tecniche sulla prevenzione del crimine
nella Pianificazione urbanistica e nella progettazione edilizia potrebbero contribuire a migliorare
fortemente la sicurezza e la qualità di parchi, piazze, parcheggi pubblici, stazioni etc.
Le condizioni di base della sicurezza urbana possono essere sintetizzate nelle seguenti esigenze:
 vedere ed essere visti, sentire ed essere sentiti (illuminazione, visibilità, campi aperti);
 sapere dove si è e dove si va (segnaletica);
 poter scappare e chiedere aiuto (paline SOS, numeri utili, fermate a richiesta, rete di soccorso);
 poter usare percorsi e luoghi protetti (percorsi pedonali, ciclabili, parchi gioco, attività di gruppo,
vigilanza, telecamere);
 vivere in un ambiente curato e accogliente (riqualificazione urbana e manutenzione).

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Turismo, da Vivere
La civiltà è un movimento, non una condizione;
un viaggio, e non un porto.
Arnold Joseph Toynbee
La Romagna nell’immaginario collettivo e nei cataloghi dei tour operators internazionali, dopo
cinquant’anni di turismo, è, a tutt’oggi, Rimini, Riccione, le discoteche, il liscio e… la piadina.
La Romagna in realtà è molto di più; innanzitutto i nostri “tesori”, le città d’arte di Ravenna e Faenza, un
polo artistico-culturale unico al mondo.
L’entroterra e le colline dell’Appennino Tosco-Romagnolo sono, per il nostro turismo, una “miniera” che
abbonda di borghi e di paesi ricchi di storia, cultura, arte, eno-gastronomia, e natura.
Il comprensorio di Lugo-Bagnacavallo e tutta l’area del Delta Ravennate, insieme ad altri centri minori, sono
una parte importante di questa “nostra” Romagna che sfocia sul mare con i nove lidi ravennati tra pinete,
parchi naturali e oasi ambientali.

IL TURISMO OGGI: Le recenti tendenze della domanda turistica


Il turismo negli ultimi cinque-dieci anni è profondamente e sostanzialmente cambiato: non si parla più di
alcuni tipi e modi di fare “turismo“, ma di “turismi”, cioè delle diverse motivazioni che spingono a muoversi
dalla residenza abituale per fruire delle più varie opportunità che l’offerta oggi mette sul mercato.
È profondamente cambiato il mercato della domanda e dell’offerta turistica, del modo di approccio, ricerca
ed acquisizione della clientela come pure della tipologia, varietà e qualità dell'offerta.
Da una parte si è andato accentuando il fenomeno del “turismo di massa”(villaggi, crociere, etc.), ma al
tempo stesso è crescente la domanda di “turismi” di qualità, cioè di “nicchia”, che richiedono innanzitutto
la qualità dell’ambiente, delle strutture, dei servizi.
Il turismo oggi non significa solo “luoghi” dove andare ma anche e soprattutto “motivazioni”, per fruire e
godere di tutto ciò che la natura, l’ambiente, i servizi e le strutture possono mettere a disposizione. Le
potenzialità naturalistiche, ambientali, paesaggistiche, culturali, storiche ed eno-gastronomiche di cui noi
disponiamo, possono divenire ancor più motivo di interesse per quanti non si riconoscono nei modelli
stereotipati del “turismo di massa” e sono alla ricerca di nuovi stimoli, i quali possono provenire da:
 agriturismi;
 alberghi;
 ristorazione di qualità;
 escursionismo;
 siti di interesse storico, culturale, artistico ed archeologico;
 servizi di trasporto, accoglienza e assistenza;
 attività ricreative, culturali, artigianali per varie forme di “vacanza attiva”.

Bisogna pensare, quindi, sempre di più a prodotti turistici di nicchia (rivolti cioè, di volta in volta, ad un
ristretto gruppo di consumatori con particolari esigenze), a pacchetti "tematizzati": vacanze sportive, attive,
culturali, di studio, legate ad un certo hobby o interesse, rivolte a bambini, teenagers, single, etc.
Sono sempre più numerosi i turisti che approfittano della vacanza per coltivare il proprio hobby preferito,
per dedicarsi ad attività nuove, o, addirittura, per studiare o approfondire un determinato argomento.

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Sono stati definiti anche "turisti a tema": un segmento, questo, da affiancare a quello del turismo di nicchia
(es. trekking, programmi delle università popolari, associazioni micologiche, club legati al cicloturismo, etc.).
Le nicchie di mercato più sensibili ad un’offerta turistica di alto livello qualitativo sono:
 l'Enogastronomia;
 il turismo Naturalistico-ambientale;
 il turismo Sportivo-benessere;
 il turismo l'Artistico-culturale;
 i flussi che ruotano attorno al mondo degli affari.
In sintesi, queste le ultime tendenze:
 frammentazione delle vacanze in più periodi durante l'anno, quindi anche fuori stagione (vacanze
nettamente più brevi e numerosi week-end);
 prenotazioni fatte sempre di più all'ultimo minuto;
 prevalenza dei viaggi individuali su quelli di gruppo;
 aumento del turismo culturale (compreso quello scolastico), del turismo verde, di quello religioso e
di quello della terza età;
 crescita della necessità di "personalizzare" l'offerta di ricettività: i potenziali turisti preferiscono
alberghi con forme di ospitalità originale ed autentica, senza trascurare, pero', tutti i comfort del
moderno turismo.

La grande sfida: Ravenna Capitale della Cultura


Non c'è realtà più complessa ed articolata del territorio ravennate: lagunare e paludoso, fitto di canali e di
pinete. Una città circondata, grazie a questi giochi di terre e di acque, da un alone di riservatezza, da un
filtro che l'ha protetta dalle eccessive trasformazioni dell'epoca moderna e contemporanea. In tal modo la
percepisce il pubblico italiano ed europeo più attento, dimostrando, così, un interesse complessivo - non
solo legato, quindi, al nucleo del centro storico - che non riesce facilmente ad appagare, i quanto questa
varietà di situazioni, ambientali e storiche, sfugge continuamente ad una facile comprensione, ed e' difficile
da afferrare.
E tutto ciò rappresenta il mistero, il fascino e, di conseguenza, il prestigio di quest'angolo dell'Emilia
Romagna, quasi fosse una realtà a parte rispetto al restante territorio regionale, più omogeneo e più
facilmente interpretabile.
La "chiave di presentazione" può, quindi, essere proprio questa: cercare di offrire una risposta alla
domanda - in crescita ed appartenente, in senso lato, al turismo culturale - che chiede di comprendere
meglio il "mistero Ravenna". Ravenna, infatti, non possiede solo un cuore antico romano, goto, bizantino,
medioevale e veneziano, ma rappresenta una realtà' che spazia e si allunga su di un territorio che va dalle
dune presenti sui lidi alle cittadine pre-collinari, fino agli eleganti paesi dell'Appennino faentino.
L'obiettivo può essere proprio questo: legare la proposta di vacanza, il soggiorno sui lidi o nell'entroterra,
alla scoperta dell'intreccio storico-ambientale che fa di Ravenna, in tutta la sua estensione di provincia, un
complesso ed affascinante 'enigma turistico'.
Una chiave di lettura del territorio e della sua storia, unitamente alle migliori pagine della letteratura
mondiale che vedono protagonista la nostra Ravenna, che ne alimentano il mito (alcuni brani,
appositamente presentati e commentati, tratti dalle opere di Dante, del Boccaccio, di Hermann Hesse, di
Guido Piovene).
A fianco di Ravenna, per il suo spessore storico ed artistico, può ben figurare la Faenza della ceramica, città
rinascimentale e neoclassica, dove la storia di secoli è ricostruita, e fa bella mostra di sé all'interno del suo
vasto e prestigioso Museo Internazionale delle ceramiche.

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Il Progetto
È necessario dotarsi di strumenti e di tecniche adeguate per la promozione e la commercializzazione della
nostra offerta turistica, un catalogo-guida che presenti "i turismi", ovvero le motivazioni turistiche che
possono attivare nuovi flussi turistici e potenziare quelli già esistenti, grazie al sistema del direct marketing.
L’area interessata al progetto vede i poli artistico-culturali di Ravenna e Faenza come punti di riferimento di
un ampio territorio che comprende Lugo, Bagnacavallo e il Delta ravennate, i paesi ed i borghi della
campagna, l’Appennino Tosco-Romagnolo con l'entroterra faentino ed il mare con i Lidi Ravennati.
Il progetto è sicuramente di grande interesse per tutti quegli operatori privati e pubblici che, rispondendo
alle “motivazioni turistiche” con prodotti e servizi, possono essere inseriti nel nostro catalogo e quindi
consultati, o visitati, dai nostri potenziali consumatori.
Nell’area da noi individuata esistono tre motivazioni fondamentali che muovono oggi, e muoveranno ancor
più domani, importanti flussi turistici:
 Il turismo balneare, inteso anche come nautico, sportivo di benessere e relax;
 Il turismo culturale inteso anche come artistico, di arricchimento personale, di scoperta delle
tradizioni e del folclore popolare e della storia;
 Il turismo naturalistico-ambientale, inteso come evasione e relax quanto come scoperta, ricerca ed
approfondimento di conoscenze da parte di veri e propri esperti di queste nuove forme di vacanza.

Un modello per il futuro del turismo balneare


Sommando alle presenze nazionali quelle straniere, l'Italia - nel settore del turismo alberghiero - è un paese
leader in Europa e nel Mediterraneo.
Attenzione, però: è il segmento artistico e culturale quello che si è dimostrato più solido nei periodi di crisi
e che ha visto i maggiori incrementi medi nei primi anni novanta, mentre il turismo balneare non ha più
recuperato quel "successo" registrato fino agli anni sessanta. Da allora il turismo, nelle coste italiane, è
stato largamente disertato dagli stranieri e non a caso la “bassa stagione”, nelle località di mare, costituisce
un problema continuo, difficile da risolvere.
Negli anni ’90, dopo un decennio di declino, gli stabilimenti balneari dei lidi ravennati sono stati in gran
parte rinnovati proponendo un nuovo modello di vita da spiaggia, basato sugli happy hours e su un'idea di
divertimento sfrenato che purtroppo, negli ultimi anni, in assenza di regole, indirizzi e comportamenti
chiari, ha determinato fenomeni alquanto discutibili che hanno trasformato il “ballo in sballo” e che hanno
portato a situazioni critiche, ormai ampiamente note e tema di dibattito continuo.
Il sistema turistico locale ha puntato anche su una serie di iniziative all'insegna dell'integrazione tra i lidi, il
centro storico, Mirabilandia e l'ambiente naturale. Tutto positivo, a patto che si sappia, d'ora in poi,
rimettere al centro della nostra proposta turistica la vacanza balneare di qualità, con tutte le sue novità,
con tutto il suo fascino, con tutta la fiducia che merita. Un turismo balneare che ora presenta "più volti",
dalle attività nautiche al benessere, dallo sport al relax, etc.
La proposta di 'turismo balneare' nel ravennate, inoltre, può differenziarsi notevolmente da quella della
restante costa romagnola per le zone verdi e le riserve naturali (come il Parco del Delta del Po) che devono
essere tutelate e protette ponendo fine alla cementificazione degli ultimi decenni che ha interessato tutte
le località, piccole e grandi, da Casalborsetti a Milano Marittima a Cervia, passando per Marina di Ravenna e
Lido di Savio. Le spiagge ravennati, quindi, conservano aspetti naturalistici di primaria importanza, fin qui
purtroppo ancora poco tutelati, valorizzati e promossi, e per questo sono necessari interventi di
regolamentazione delle varie attività.

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Il Turismo Culturale: più fiducia in proposte meno generiche.
Il Censis, già dagli anni '80, aveva registrato il cambiamento dei costumi turistici degli italiani: si assisteva
alla ripresa della "personalizzazione" e della "soggettività", con riferimenti alla "cultura", alla "natura", alla
"memoria", all'"etnos"... tutte componenti integrabili nel Turismo.
Alla luce di tutto ciò, è necessaria una ridefinizione degli elementi ambientali da considerare risorsa
turistica: l'aspetto artistico-monumentale, infatti, è alla base del concetto (più consueto) di Turismo
Culturale, ma non è l'unica espressione.
Cosa dire del turismo generato dalle feste (più o meno popolari), dalle manifestazioni culturali, dagli
itinerari gastronomici o dalla scoperta - addirittura - di testimonianze di archeologia industriale? E del
turismo che nasce attorno alle esibizioni e alle mostre che investono il costume, i modi di vivere, le
istituzioni di ogni tipo nel divenire storico della nostra cultura?
Oggi, oltre alla maggiore richiesta di cultura nella vita quotidiana, c'è anche un interesse nel far proseguire
la nostra attività culturale nella vacanza come nel tempo ordinario. Quindi: formule turistiche sempre più
personalizzate che insistono, nella scelta delle vacanze, sul concetto di viaggio come "rivelatore di risorse
personali" e come possibilità di realizzazione della propria individualità.
Il Turismo Culturale inteso come semplice "giro turistico", come turismo "da corsa", all'interno di una
dimensione di consumo e non di fruizione, banalizza la cultura, la violenta, senza possederla.
Dobbiamo pensare ad un "turismo meno a pacchetti rigidi" e più adattabile alle necessità della domanda,
dei "turismi", appunto: un “sistema turistico aperto” che produca senso e significato e che abbia al centro
l'intenzionalità dei soggetti, dove l'incontro turistico sia tensione aperta verso gli altri, verso la
comprensione.
Bisogna sviluppare un'offerta nuova, in grado di puntare sugli aspetti relazionali: l'informazione, l'incontro,
lo scambio, la cultura, la creatività.
Quanti italiani, oggi più di ieri, sono interessati alla Bagnacavallo di Leo Longanesi e alla Lugo di Francesco
Baracca? Alla Casola Valsenio di Oriani o alla Marradi di Dino Campana? Quanti turisti, tra gli stranieri e i
connazionali, sono interessati ad un viaggio approfondito nel mondo della ceramica e della sua storia nella
rinascimentale Faenza? Quanti vorrebbero penetrare nella complessità e nella ricchezza storica ed artistica
di Ravenna, in maniera meno superficiale?
Crediamo tanti: tutte le analisi sociologiche e di mercato lo confermano.
È necessario definire e creare una vera e propria rete tra i clienti-potenziali e le occasioni turistiche
contenute in questa Romagna: musei, beni culturali, manifestazioni, vari tipologie di alloggio, eventi eno-
gastronomici etc. Il catalogo-guida offrirà le nuove proposte di turismo culturale, con il coraggio necessario
ad entrare in sintonia con una domanda sempre più ampia.

Turismo naturalistico-ambientale: Turismo Verde


Buone aspettative ci possono essere per le forme di turismo che valorizzano la componente ecologico-
ambientale: turismo rurale, trekking, turismo sportivo, turismo della salute, etc.
Cosa sta succedendo, in questo ambito?
L'agriturismo da un decennio è anche da noi diventato una realtà, è divenuto pratica turistica largamente
diffusa (a dimostrazione che le idee ed i prodotti giusti possono avere anche una vita iniziale stentata ma
poi si impongono in tutte le loro potenzialità).

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Oltretutto sta avvenendo un passaggio dall'agriturismo al turismo rurale: un'idea-vacanza, quella del
turismo verde e rurale, che abbraccia soprattutto - per il momento - tre regioni: Toscana, Umbria e Marche
(ma è giunto il momento anche dell'Appennino Tosco-romagnolo, costretto in passato ad un ruolo
marginale rispetto ai grandi numeri della costa adriatica).
Bisogna, infine, considerare il fatto che il turismo verde ed ecologico non riguarda soltanto la schiera dei
pionieri del turismo, ma investe un pubblico ben più ampio.
Ma questa è soprattutto l'epoca della diffusione di una sempre maggiore sensibilità verso le tematiche
dell'ambiente e dell'ecologia, e questo porta a forti ricadute sulle scelte dei consumatori a favore del
Turismo Verde.
Alcuni temi di lavoro:
 brand comune Romagna, o almeno Provincia;
 turismo “slow”: dall’entroterra alla costa “green”, virare verso un turismo ad impatto zero per
attirare il nord Europa (scandinavi, tedeschi e altri flussi) che da tempo ci hanno abbandonato per
“altri lidi” e non solo. Questo target di turisti è in grande aumento e il nostro territorio, se ben
attrezzato, documentato, promosso e commercializzato, ha grandi opportunità di attrazione;
 piste ciclabili ombreggiate su tutta la rete viaria provinciale, dai campi ai borghi, dalla collina al
mare, insieme a “pass” della rete pubblica; ferro/gomma, con circuiti che consentono un'ampia e
piacevole mobilità;
 valorizzazione della linea ferroviaria Faenza-Firenze, non solo con accordi con la Regione Toscana,
ma anche con collegamenti/accordi anche verso Ferrara, Mantova, Venezia;
 valorizzazione delle risorse naturali collinari, come quelle offerte dal “Parco della Vena del Gesso
Romagnola” e tenendo presente anche il versante TERME-SPA (valorizzazione del complesso
termale di Brisighella, in una moderna “beauty-farm” e delle concessioni sulle acque termali).

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Cultura, Ovunque
Dato che dobbiamo ricostruire il nostro Paese,
ricostruiamo una cultura, enciclopedie, dizionari,
ricostruiamo ricerca e innovazione,
ricostruiamo documentari e film,
ricostruiamo prosa e poesia
che per secoli è stata la nostra arma.
Antonio Gramsci
Per candidare la Provincia a motore della Regione, e ad esempio da seguire a livello culturale, sarà
necessario non continuare ma cominciare veramente ad investire in Cultura e Formazione. Solo così il
nostro territorio potrà essere unico e di riferimento, e non solo a livello nazionale.
Area Vasta
Il territorio provinciale deve essere considerato come un'unica entità, un'area vasta che conservi, al proprio
interno, tante specificità da valorizzare e da potenziare, riducendo le distanze territoriali attraverso ponti
culturali e attraverso politiche che mirino a considerare il territorio come una grande area urbana. Avendo
come obiettivo il superamento della dimensione locale, bisogna pensare ai Comuni come "Parte integrante
di un unico territorio", non uguali ma ognuno con i propri problemi e le proprie specificità.
Approccio di sviluppo programmatico
Bisogna ragionare secondo una prospettiva Europea, aprendo efficacemente la via dei finanziamenti
europei e costruendo progetti che esaltino in maniera sempre più fluida e vincente realtà culturali-
pubbliche amministrazioni-privati.
Bisogna, inoltre, considerare la cultura come centro dello sviluppo economico-sociale di un nuovo
benessere e come prima espressione di una società civile, democratica e condivisa. Ai fini dello sviluppo di
una coscienza nuova e aperta verso l'altro è quindi fondamentale conoscere e diffondere tutte le
espressioni artistiche, partendo dalle eccellenze che fanno grande la nostra provincia, come la Ceramica e il
Mosaico, l'Opera Lirica e il Teatro Contemporaneo.
La cultura si riconosce da una società, non da un individuo. La cultura è un Diritto Oggettivo, non un
Interesse Individuale.
Obiettivi sistematici
Perseguendo l'obiettivo di portare la conoscenza e la pratica delle arti in tutti i livelli scolastici, bisogna
costruire un progetto pilota che diffonda la conoscenza dell'arte in quanto diritto oggettivo che,
nell'interesse legittimo dell'individuo, ne consenta la formazione sul proprio territorio ed un primo
inserimento nel mondo del lavoro anche a livello europeo. Questo può essere attuato tramite:
 ricerca di partner europei che possano portare ad uno scambio culturale autentico;
 aumento della circolazione delle risorse economiche ed umane;
 sostegno delle attività culturali emergenti che coinvolgano in particolar modo i giovani della
Provincia partendo dalla tradizione locale.
Buone Pratiche
È necessario sostenere l'arte a prescindere dal merito: l'arte è un bene sociale, il merito è un giudizio
individuale. A questo scopo bisogna ridistribuire equamente le risorse, valutando la capacità progettuale ed
operativa di ogni addetto al settore e considerando la possibilità di diffusione delle opere. Bisogna
sostenere le realtà virtuose già esistenti, stimolandole all'apertura e alla collaborazione con le altre realtà
del territorio, ottimizzando le risorse e difendendo i luoghi della cultura come beni insostituibili di tutti i
cittadini. L'arte, infatti, è per tutti, non solo per un'élite, e la distanza tra arte e gente comune deve essere

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colmata tramite la formazione di una coscienza critica collettiva, tramite una vera e propria educazione
delle persone all'arte e tramite la promozione dell'associazionismo e la partecipazione attiva dei cittadini
alla vita culturale del nostro territorio, in tutte le sue possibili declinazioni. Occorre, infine, sostenere la
multiculturalità e la contaminazione delle espressioni artistiche come garanzia di maggiore apertura e
circolazione di idee.
Operatività e Risorse
Un buon punto di partenza per realizzare tale diffusione della cultura e delle varie forme artistiche può
essere l'individuazione, nel territorio provinciale, di edifici dismessi e la loro conversione in Case della
Cultura, Teatri, Cinema, Sale Mostre, Laboratori Permanenti dove favorire la realizzazione delle opere.
Investire, quindi, nella ristrutturazione di spazi - dove accogliere artisti ma anche aggregazioni di artisti -
destinati alla creazione, alla diffusione delle opere prodotte ed alla fruibilità pubblica delle opere stesse.
Bisogna immaginare e realizzare spazi per dipingere, scolpire ed esporre. Spazi per creare cinema e teatro.
Spazi dove ogni giovane creativo, di qualunque settore artistico, possa creare e promuovere il proprio
lavoro (ad es. l'ex zuccherificio di Massa Lombarda).
È importante, inoltre, stimolare le realtà culturali del territorio ad accogliere in rassegne, festival, mostre
etc. artisti locali, favorendo questi nel loro percorso di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro e
garantendo loro visibilità. Mettere, quindi, il territorio in condizione di fare sistema, stimolando la creatività
del singolo.
Infine ci devono essere risorse destinate alla formazione di esperti nei settori artistici, che siano poi inseriti
nel mondo della scuola come formatori stessi.
Cultura e Beni Culturali
Turismo e cultura, un binomio inscindibile: affinché questo si realizzi concretamente è necessario sostenere
e conservare l'immenso patrimonio culturale della Provincia, sia quello materiale che quello immateriale,
perché diventi la spinta e l'immagine per la nostra promozione turistica. Siamo conosciuti all'estero come il
paese dei beni culturali, ma quanti ci conoscono per la nostra cultura quotidiana? Si può immaginare
un'opera lirica all'interno di uno spazio industriale, eseguita per tutti e soprattutto per i meno abbienti, ed
uno spettacolo di teatro contemporaneo all'interno di una Basilica?
Proviamo ad invertire le tendenze e le logiche della cultura che, purtroppo, molte volte diventa strumento
di divisione sociale. Spesso sono gli stessi luoghi a classificare socialmente ognuno di noi. Abitare in un
centro storico non è come abitare in un quartiere popolare. Questo vale a Parigi come a Ravenna e
Provincia. Le stesse arti sceniche, così come la pittura e la scultura, si dividono seguendo la logica degli
spazi e dell'architettura. Siamo calcificati su preconcetti culturali, pensiamo che sia giusto proporre cultura
giudicando la cultura del pubblico.
Mischiamo le carte, proponiamo tutto a tutti.
In Sintesi
Diversi sono gli obiettivi che vogliamo raggiungere:
 perseguire stabilità, innovazione ed internazionalizzazione nelle politiche pubbliche per lo
Spettacolo e la Cultura più in generale;
 praticare l'interdisciplinarità dei linguaggi artistici, attivare politiche di sviluppo locale, azioni di
valorizzazione dei nuovi talenti e formazione delle figure professionali.
 mettersi in rete, costruendo rapporti e legami tra i tanti beni culturali che possediamo: dai siti
archeologici alle gallerie d'arte, dai teatri ai musei, perché tutto sia più accessibile, più conosciuto e
più apprezzato.

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 realizzare Residenze Artistiche e organizzare rassegne, festival, programmazioni teatrali e
cinematografiche in luoghi e spazi eterogenei, ospitando artisti provenienti da diversi campi artistici
e culturali.
Quello che vogliamo è mettere la cultura al centro dell'uomo.

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