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Al posto del fine, per principio

Premessa
La dialettica negativa descritta da Adorno mantiene in vigore la
dialettica sebbene la sottoponga al più forte contrappasso che la
critica le abbia riservato. La conoscenza mira al particolare, ma
nella forma della mediazione chi ci rimette è il particolare, e
nella dialettica hegeliana la coscienza del particolare, la sua
cosa più vera, secondo Adorno, finisce per eliminare il
particolare. La socializzazione come fine della dialettica finisce
per rovesciarsi nel suo contrario. Hegel e i suoi seguaci
marxisti hanno squalificato l'eterogeneo come elemento
caotico. Ciò che viene chiamato angoscia non è altro che
claustrofobia, aveva ricordato Adorno. La dialettica negativa si
arresta dove intuisce che la posizione del pensiero nei confronti
della felicità sarebbe la negazione di ogni falsa felicità. Questa
affermazione segna il limite dell'impostazione del problema da
parte di Adorno.

Il giovane Marx ricordava ai suoi futuri seguaci che noi


conosciamo un'unica scienza, la scienza della storia, che
tuttavia non è una scienza. Non sarò io a concludere il discorso
che porterà alla dismissione delle illusioni della dialettica.
Nella Premessa alla Dialettica negativa Adorno spiegava che
quando Benjamin nel I 9 3 7 lesse quella parte della
Metacritica della gnoseologia che l'autore aveva allora portata
a termine - si tratta dell'ultimo capitolo di quel libro -, osservò
che per giungere in modo rigoroso al filosofare concreto si
doveva attraversare il deserto di ghiaccio dell'astrazione. Ora
la Dialettica negativa traccia retrospettivamente tale via. Nella
filosofia contemporanea la concretezza è stata ottenuta per lo
più surrettiziamente. Per contro il testo prevalentemente
astratto intende servire alla sua autenticità non meno che alla
spiegazione del procedimento concreto dell'autore. Nei dibattiti
estetici si parla comunemente di antidramma e di antieroe;
L'imitazione della critica

analogamente la Dialettica negativa, che non tocca affatto temi


estetici, potrebbe chiamarsi antisistema.

In modo analogo si potrebbe dire che neppure l'antisistema


smette di avere rapporti con il sistema, conservando nella
condanna l'analogia col nemico da abbattere al quale
rimandano inusitati legami.
La triste verità è, da un punto di vista metapsicologico, una
regressione. Le spontaneità dei singoli sono condannate alla
pseudoattività, potenzialmente alla stupidità (Adorno).

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L'imitazione della critica

Indirizzo sconosciuto
Note sul passaggio dalla teoria radicale all’ateoria
radicale

0
Era cambiato tutto meno la cosa che decide di ogni altra,
l'inimicizia come spirito del mondo.

Sono come sempre un gregario nell'animo...

Un libro serve a chi lo scrive, raramente a chi lo legge.

Abbondare nei particolari, visto che l'insieme è inafferrabile.

Luigi Pintor - Servabo.

0.1
Premesse.
L'idea dell'eterno ritorno è l'idea del nessun ritorno, perciò non
è preferibile a quella dell'eterna vergogna o dell'eterno
smarrimento.
In linea generale, quella che, maldestramente si chiama vita
prenatale, o intrauterina (A. Breton, P. Eluard), è senza dubbio
più densamente vissuta della cosiddetta esistenza tanto che mai
il divenire conoscerà la stessa intensità. La cui cifra è una
esclusione, l'exsistere al di fuori della vera vita. Su questo
argomento, dato che ogni parvenu crede di poter dire la sua,
converrà procedere in ordine sparso. Al fato ciò che è suo, i
cambiamenti appaiono vorticosi e non è necessario spendervi
parole più inutili di quelle che dovrebbero evitare gli

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L'imitazione della critica

inconvenienti successivi. L'immacolata concezione che la


tecnica rende disponibile per cui si è disinvoltamente liberata
dell'Edipo, restituisce come materiale inerte i testi che questo
periodo apertamente richiama, e si offre, rifiutando di vedere
intorno a sé, al pericolo. Una grande presunzione - grande
oltre ogni confronto - permette al fantasma di negare la realtà
delle forme che lo incatenano.
Nella gettatezza dell'exsistere la possibilità del progetto è il
progetto della propria fine; il gettare avanti ciò che resta,
giacché si finisce con il guardare indietro, è filologicamente
auspicabile, come direbbe W. Benjamin.

0.1.1
Ma dove vado adesso, dove andrò,
notte iniziata tardi e già finita?
Provavo il marciapiede con la neve
scivolando a New York sul marciapiede
per la neve ormai immobile e gelata.
Con una mia caldissima pisciata
potrei scioglierla un po', aprire un po'
la strada. Eccomi utile e tardamente
chiara: luna che cresce, vento che scende,
adesso dormo, domani torno.

Notte palombara di Patrizia Cavalli.

Attraverso un atto meno singolare della pretesa che la poesia


getta sotto, la nostalgia si camuffa in uno scherzo, che è più
bello di qualunque testardaggine. Accendi le prospettive della
stanchezza è il consiglio che i versi interpretano fin troppo
bene, perché la nostalgia è l'ombra più bella sulla meridiana?

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L'imitazione della critica

0.1.2
Di L. Wittgenstein questa frase: - Il soggetto è il soggetto che
vuole - pendant allusivo a un'altra di un altro filosofo che
diceva. - Noi, i soggetti -.

0.2
Glosse a una critica radicale del tempo.
Quando Menelao si trovò davanti Proteo si lanciò, dice il mito
omerico, e lo catturò; ma subito Proteo si fece leone, pantera,
drago, acqua corrente, albero verdeggiante. Fu necessario che
Menelao domasse Proteo e lo costringesse a prendere la sua
propria forma: allora Proteo disse a Menelao la verità.
Simone Weil - Primi scritti filosofici.

0.2.1
La velocità.
Nello sguardo di chi ha la catastrofe alle spalle, e vede da
dietro le macerie, l'importante è proprio la velocità con cui si
acquisisce e si legge lo spazio, gli ambienti, quali si
attraversano e da cui si è attraversati, ma la sfuggenza e la
mobilità sempre meno evitano la cattura e tanto meno il
mimetismo delle lepri di Adorno. Ogni movimento si fa
doppio, triplo, quadruplo, ma non basta. Non è questa la via.
(...)
Non si tratta di un articolo molto interessante, ma finisce così:
È il travestimento che smaschera, ma non c'è nulla da
smascherare: il doppio è fittizio, perché il quadro è mutevole.
Non è più là, ma quando andrò là e mi sembrerà così, non ci
sarà più.

0.2.1.1
L'impossibile.

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L'imitazione della critica

Il volume L'impossibile di G. Bataille fu pubblicato con


inchiostro bianco su pagine nere, d'altronde lo stesso editore,
dello stesso autore, aveva stampato la Critica dell'occhio. Le
conferenze del non-sapere contengono il materiale grezzo che
avrebbe dovuto confluire in un libro che non fu mai composto,
e che avrebbe dovuto avere come titolo Ridere da morire.
Morire dal ridere. L'inutilità è un'appendice estetica della
teoria.

0.2.2
Nei mari estremi.
Non mi ero posta il problema: io non temo il vissuto. La parola
scritta, il ritmo delle frasi non dipendono da esso. L'arte è
astrazione - Dalla Presentazione del 1996 a Nei mari estremi.
Se l'arte non è astrazione, ma in linea di principio, è il non
porsi del problema piuttosto che - spropositatamente? -
affermare di non temere né questo né quello, sicché solo
l'inizio è verosimile, ecco dunque, che il dimenticare è la
presunzione della non intimorita, e di chi anche?

0.2.2.2
Un comando come Regola il passo su quello delle tempeste,
non intimorisce, né acquieta sulla presunzione acquisita che le
uniche certezze sono le eccezioni e chi le governa sa che ogni
scrupolo è a suo danno, infatti tutti gli uomini sono partigiani
della Libertà, dell'Uguaglianza e della Fraternità - così si
scrive per simulare l'imbecillità.

0.2.3
Un paradosso.
Nelle sue più remote mediazioni resta l'onda di tremore della
contraddizione, come nel pianissimo estremo della musica il
rintronare dell'orrido (Adorno).

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L'imitazione della critica

0.3
L'elogio di Adorno al trapassare oltre le cose, oltre la gravità
del puro fatto, non concede nulla all'allucinazione, all'ebbrezza,
alla visione del reale, quanto invece presuppone, di fronte al
dilatarsi dell'orrore, di esserci non in quanto pura coscienza
infelice del negativo. L'interazione della doppiezza e
dell'irriducibilità dà luogo alla dialettica radicale, permette che
non sia l'ontologia dello stato di reificazione che la ratio
scientifica post-moderna vorrebbe.
Siamo in ritardo ma tanto peggio! Mordiamo i morti e
facciamo ai vivi impossibili segnali, cui tuttavia attribuirò un
senso nettamente negativo. La battaglia infuria... Ma noi
lasciamo qui le nostre insegne di cani... (Jean Pierre Duprey).

0.4
Il tempo è tutto, l'uomo non è più nulla; esso diviene tutt'al più
una carcassa del tempo (K. Marx).
Non esiste niente di più irreale che il valore di una cosa, eppure
tutta la vita presente si riconduce al valore delle merci. Il valore
è l'autonomia delle merci, ogni merce, anche la più eterea e
immateriale, incorporando il suo tempo di fabbricazione ci
costringe a scoprire, nostro malgrado, ricavato dal valore di
mercato, il tempo degli esseri umani. Ma ancora gli sguardi
ingannati incontrano solo le cose e il loro prezzo. Ritrovo in
queste parole, fortunosamente salvate dal tempo, che allora,
mentre le scrivevo, dovevo attraversare lo specchio, e il tempo
sarebbe ritornato a sorridere nel consumo, dal quale prima dei
vent'anni, non ero per niente sottomesso. Ciò non costituiva
alcun problema.

0.5

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L'imitazione della critica

Non cogliere il tempo di ricominciare vuol dire che sarà esso a


coglierti e, nello stesso senso, la libertà con cui mi fai ridere
fino alle lacrime è la tua libertà, da ciò deriva che per mettere
l'ordine al suo posto devi confondere le pietre della strada.

0.5.1
Non aspettarti mai è la logica premessa per cui vale la
conclusione che non hai niente da fare prima di morire.

0.6
Se è vero che in generale la fiducia si affaccia solo dietro le
gelosie dell'osservazione, è enfaticamente significativo di uno
stile che nei nostri brevi rapporti con l'esistenza tutto sta
nell'aver tenuto un po' il ritmo, se le arie della falsità hanno
suonato per voi senza che voi dimenticaste che il primo e
minor termine di una soluzione, mentre si perde il ricordo delle
svolte del tragitto, è rendere giustizia all'uguaglianza, per cui
non si è abbastanza certi della propria vita per non stimare
quella degli altri.

0.6.1
Dare al dispiacere la forma di una speranza terribile e
disarmata.

0.6.2
Poiché ti astieni da ciò è che la testa sulle spalle, sostieni la tua
testa, che, diversamente dalle castagne, è assolutamente priva
di peso perché non è ancora caduta.

0.6.3

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L'imitazione della critica

L'amore moltiplica i problemi, ma girando intorno a se stessi


l'esito infinitamente problematico del problema ci dà il
calendario perpetuo, perché l'amore ha sempre tempo.
Fa' loro la sorpresa di non confondere il futuro del verbo avere
col passato del verbo essere (A. Breton, P. Eluard -
L'immacolata concezione).

0.7
Conclusioni.
Un po' più di un secolo fa, nel 1898, nasceva Faustroll, che
credeva di stupire a lungo con la Patafisica. Delle sue letture, i
ventisette pari (il piccolo numero dei suoi eletti), sono ancora
valide alcune definizioni che li evocano. Da tutti i quartieri
dove non voglio bere, il volo, guidato dal suo fiuto, delle
pagine, simili a gazze, viene a succhiare la vita (la loro,
esclusiva), al getto sciropposo e fumante della cerbottana
saturnina. Faustroll decide che la pittura, l'arte, il lusso
borghese, hanno bisogno di una Macchina per Dipingere nel
Palazzo delle Macchine, perciò è affidato a Henri Rousseau
l'incarico perché imbelletti con la calma uniforme del caos. La
Macchina, Clinamen, eiacula, dopo la fine del mondo abitato,
nel palazzo suggellato ergendo sola la lucentezza morta.
Quindi, nulla, infine cioè com'è bello il giallo!

0.7.1.
Sarebbe per me facile trasmutare ogni cosa, perché posseggo
anche questa pietra (...), ma ho sperimentato che il beneficio
non si estende che a coloro il cui cervello è questa stessa
pietra ... (A. Jarry). Solo teste dure.

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L'imitazione della critica

Postfazione a qualunque testo di Guy Debord

Lo stile perde limpidezza come lo spirito si fa più profondo e


perciò più pessimista. In effetti si tratta di riprendere una critica
del tempo.

1.
J. L. Borges nell'introduzione a L'invenzione di Morel di
Adolfo Bioy Casares scrive che Stevenson verso il 1882 annotò
che i britannici, in genere, non apprezzavano i romanzi di
peripezie e Ortega y Gasset nella Disumanizzazione dell'arte
del 1925 decreta che l'invenzione di un'avventura interessante è
praticamente impossibile. Borges dissente da quest'opinione
per motivi di ordine intellettuale e empirico e afferma che
nessun'altra epoca possiede romanzi di così ammirevole trama
come Il giro di vite (The Turn of the Screw), come Il processo
(Der Prozess), come Il viaggiatore sulla terra (Le Voyageur sur
la Terre), come questo che è riuscito a scrivere, a Buenos
Aires, Adolfo Bioy Casares. Poi, e qui si viene all'oggetto del
discorso, basterà dichiarare che Bioy rinnova letterariamente
un'idea che Sant'Agostino e Origene confutarono, che Louis
Auguste Blanqui ragionò e che Dante Gabriele Rossetti disse
con musica memorabile:

I have been here before,


But when or how I cannot tell:
I know the grass beyond the door,
The sweet keen smell,
The sighing sound, the lights around the shore...

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L'imitazione della critica

Sono già stato qui,


ma quando o come non so dire:
conosco quell'erba davanti alla porta,
quel dolce intenso odore,
quel rumore sospirante, quelle luci attorno alla costa...

Borges con un giudizio di opera perfetta attribuito a


L'invenzione di Morel (il cui titolo allude a un altro inventore
isolano, Moreau) trasferisce nelle nostre terre e nelle nostre
lingue il suggerimento di una critica radicale del tempo come
genere nuovo.

1.1
Nel Manoscritto di Brodie, del 1970, Borges, che si ispira a
Kipling, narra di guappi smargiassi e feroci, di teppisti, di
cuchilleros, e di armi che tornano a colpire dopo la morte dei
loro proprietari perché nel ferro resta in agguato il rancore
umano, che sembra dormire. Ma il contrario, evidentemente, è
la stessa cosa.

1.1.1
A me mi pareva di capire e mi pareva che pure la vita non è
così complicata e che certe cose che paiono impossibili poi vai
a vedere che sono le più normali. Prendi ad esempio i guai. tu
stai in un guaio così e così perché hai provato fino a là e ti
pare che oltre non puoi andare. Ma se ci pensi, vedi che
volendo hai voglia a andare e che come va va, il guaio invece
oltre non può andare. Il fatto, allora, è che non è il guaio, è
che certe cose proprio non tieni lo stomaco di farle. E perché
non tieni lo stomaco, vai a saperlo.

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L'imitazione della critica

L'unica idea sicura era che non devi pensare troppo al perché
e al percome, che è più conveniente fare, perché tanto a
pensare ti attacchi al tram.
Ferrandino - Pericle il Nero.

2.
In un'atmosfera di sogno, come in altre fasi del romanzo
Steppenwolf (Il lupo della steppa), ma soprattutto in questa del
teatro magico, il cui prezzo d'ingresso è il cervello (situazione
peraltro più che ordinaria, bassamente corrente anziché onirica
e fantastica), Harry Haller (il lupo della steppa) è attirato da
un'iscrizione: Caccia allegra! Caccia grossa alle automobili.
Appena dentro, si trova in una situazione che oggi diremmo da
videogiochi (una fruttuosa ispirazione, il teatro magico, per
questi ultimi). Per le strade correvano le automobili, in parte
corazzate, e davano la caccia ai pedoni, li schiacciavano
riducendoli in poltiglia, li spiaccicavano contro i muri delle
case. Dei manifesti eccitanti invitavano la gente a far fuori i
ricchi grassi automobilisti. Degli altri, all'opposto, esaltavano le
macchine come ultima e suprema invenzione degli uomini. Si
trattava di una guerra seria e molto simpatica, a cui Harry
prende parte con gioia. Incontra, come in sogno, ma è naturale,
un compagno di scuola dimenticato da decenni, Gustavo,
professore di teologia, che per correggere l'aiuto di Martin
Lutero ai principi e ai ricchi decide, ma in fondo è indifferente,
di sparare agli automobilisti. Arrivati in macchina sul posto,
Harry spara per primo, poi tocca a Gustavo ammazzare i
guidatori. Sulla terza macchina rimangono vivi i due
passeggeri, morto l'autista, il Pubblico ministero Loering e la
stenografa. Il pubblico ministero, si potrebbe dire, subisce un
colloquio con il teologo nichilista. I conducenti di una quarta
vettura, rimasta illesa, portano in città l'anziano pubblico
ministero. Dora, la stenografa, sale con i due sul rifugio da cui

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L'imitazione della critica

Harry e Gustavo continuano a sparare. Per Harry americani e


bolscevichi hanno violentato la natura umana e la vita stessa,
perché la semplificano in modo troppo ingenuo. Ma uccidere,
che è senz'altro una tipica semplificazione, è necessario per
fermare la moltiplicazione. Il comportamento di un pedone che
nelle automobili fracassate fruga per trovarvi infine del vino
che beve e qualcosa da mangiare, per la sua innocenza, suscita
un'istintiva vergogna nei due per il sangue versato, ma anche
della verace fame, come Dora intuisce per prima: Non avete
fame, voi bolscevichi? Prima di precipitare nel vuoto di
un'intermittenza del sogno Harry bacia le ginocchia di Dora,
che si mette a ridere.

2.1
Nella Disfatta, Emile Zola, non avendo nulla da dire più di
quanto un lettore delle gazzette potesse aspettarsi, precisa, alla
fine della vicenda, che i borghesi erano ancora più feroci dei
soldati, e i giornali, recentemente riapparsi, incitavano allo
sterminio, come se l'ovvio non si vendesse a peso. Cosa
rimaneva da difendere ai federati se non il cimitero del Père-
Lachaise? Che cosa alle truppe di Versailles se non
conquistarlo tomba per tomba? A un romanzo penoso manca la
sobrietà del pensiero, a un finale in cui si leva l'aurora sulla
città in fiamme...

2.2
Alle critiche permalose della sinistra hegeliana, Max Stirner
rispose in modo ancora più, se era possibile, intollerabile.
Io voglio solo essere io; io disprezzo la natura, gli uomini, le
loro leggi, la società umana e il suo amore, e recido ogni
rapporto generale con essa, persino quello del linguaggio. A
tutte le pretese del vostro dovere, io contrappongo l'atarassia
del mio io. E faccio giò una concessione, se mi servo del

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L'imitazione della critica

linguaggio, io sono l'indicibile, io mi mostro soltanto.


Nell'insolenza di Stirner si ravvisa uno stile, durevole, in cui è
facile riconoscere più che le declinazioni della critica, certe
storiche inettitudini dei suoi avversari.

2.3
La rivolta contro le condizioni esistenti di vita è presente
ovunque. E' stato lo spettacolo della soddisfazione a fornire il
suo progetto esplicito, secondo il principio che afferma che
l'unità degli oppressi fa la coerenza degli incontri possibili. Il
nemico ha sperimentato nello spavento che per lui il maggior
pericolo era che tutto andasse spettacolarmente bene. Quindi
bisogna ormai che tutto vada spettacolarmente male. Però
bisogna che la rivolta presente ovunque non possa precisare
ulteriormente il suo scopo e la sua organizzazione.
L'insoddisfazione divenuta ufficiale deve prevenire la
comprensione del mondo da parte del mondo stesso divulgando
tutti gli aspetti della sua decomposizione, ma separatamente,
come dettagli. La lotta è tra la pubblicità dell'insoddisfazione,
che è insoddisfazione vertente sull'essenziale, cioè
l'insoddisfazione vertente sulla pubblicità; e lo spettacolo
dell'insoddisfazione che è l'insoddisfazione vertente sui
dettagli, e cioè lo spettacolo del nichilismo.

2.4
Simplicissimissimus.
Hans Georg Gadamer nel 1982 ai partecipanti a una conferenza
a Vienna diceva: L'intera dottrina politica e delle costituzioni
mira a limitare l'aspirazione al potere di coloro che lo
detengono, e a formare il consenso di coloro che sono
dominati. Già all'inizio del nostro secolo il grande sociologo
Max Weber ha preconizzato il destino del progressivo
disincanto del mondo come destino della crescente

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L'imitazione della critica

burocratizzazione. Nel frattempo noi viviamo l'inevitabilità di


questo processo. Esso governa letteralmente il nostro intero
sistema sociale dal principio alla fine, e nessun sistema politico
al mondo sembra conoscere un rimedio contro di esso. La
forma attuale della paura non è romantica, se non per alcuni
adolescenti, e neppure mai prima lo è stata per gli altri. Per
questo L'avventuroso Simplicissimus di Grimmelshausen
sembrava essere (non per antitesi), esclusa la fine della
vicenda, un alter ego per la teoria senza prassi e la quotidianità
di una prassi senza denaro.

2.5
Fleur Jaeggy con Le statue d'acqua, testimonia di un rapporto
impossibile con la realtà. Il personaggio Beeklam, che raccoglie
qualcosa dei vegliardi di Beckett, non ha più a disposizione
itinerari a ritroso, se non di maniera; non è l'innominabile, è da
tempo oltre quella stesura. Ha già dimorato nella corruzione
indefinita, prima di essere descritto. Nell'acqua che filtra
dappertutto scivola la sua presenza, la sua rappresentanza.
Acqua che scrive invano, la scrittura del sembiante
discretamente cita l'impossibile rapporto con il reale, la cui
negatività non specchia che l'evanescenza della sua materialità
post festum. Le statue di cui è il legatore non sono che le
concrezioni di una pulsione temporale che stagna
indefinitamente, i nodi di una diacronia dimenticata, oppure
non passata, inavvertita, non vissuta, che è la sua storia. L'io di
Beeklam si raccorda a questi passaggi slittati da un'interiorità
che non si capisce come possa essere concepita, dove, dunque,
la parola, letteratura di grado sempre ulteriore, ritorna alla sua
immobilità preferita, l'assenza.
Se questo romanzo ha manifestato la reverie del raggelamento,
medusizzata, come la più vera, anche non dicendo nulla che la
offenda, affida alle giovani generazioni, come seconda scelta, il

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L'imitazione della critica

tema di un fantastique suicida - mentre l'incubo del già visto


ossessiona il pubblico dello spettacolo e della pubblicità - con
la freddezza di chi non ha paura che le fobie di massa diventino
verità ufficiali perché si crede in lizza per la direzione occulta
dell'occultamento.

3.
Una certa quantità di falsità nella critica la rende
universalmente leggibile.

3.1
Le dialettiche dell'antidialettica.
Il pensiero dialettico, trialettico, tetralettico, pentalettico, ecc.
non si arresta mai! I soggetti attraverso i quali si manifesta non
sanno dove saranno condotti, ma solo dove ricondurranno ciò
che non sono in grado di capire. Quelli che fingono di
dominarle sanno solo di non essere esclusi dalle sue
conseguenze; altri ancora che credono di sapere dove non può
trovarsi, il pensiero li sorprenderà, attuato da chi non si
attendevano e in forme impreviste.

3.1.1
Quando la volontà di potenza dello spettacolo incontra dei
limiti, se ripiega, è per raddoppiare la circolazione del falso,
che non si sgretola mostrando nella dialettica negativa la
circolarità viziosa delle sue virtù.
4.
Dato che ogni cosa ha un tempo suo.
Il moto dell'opinione manipolata mi ha fatto capire fino a che
punto siamo stati ridotti a usare gli eventi mondiali con la
stessa dissipazione puerile che esercitiamo sui prodotti: a
consumarli (Franco Fortini - I cani del Sinai). La guerra del '67

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L'imitazione della critica

ha aperto gli occhi a qualcuno, il noi adoperato dall'autore non


è il plurale dell'immodestia, adoperato senza ritegno, o al
contrario, con l'ironia che ne ridicolizza la presunzione, ma
quello di una comune sottomissione all'imperativo della stessa
legge, che si è confermata ovunque in seguito.

5.
Le citazioni che seguono sono tratte dal Delitto perfetto di Jean
Baudrillard.

Se la teoria non aspira più al discorso della verità, deve


prendere la forma di un mondo da cui la verità si è ritirata.
Diventa allora il suo stesso oggetto.

Lo statuto della teoria può essere solo quello di una sfida al


reale. O meglio, la loro relazione è quella di una sfida
reciproca. Il reale stesso infatti è indubbiamente solo una sfida
alla teoria.

La teoria stessa deve essere in anticipo sul suo stesso destino.


Bisogna infatti prevedere per ogni pensiero degli strani
domani. La teoria è comunque votata ad essere stravolta,
deviata, manipolata. meglio quindi che essa stessa si stravolga
da sola. se aspira a degli effetti di verità, deve eclissarli col
suo stesso movimento. La scrittura è fatta per questo.

Debord avrebbe spiegato altrimenti il suicidio della teoria.


Talvolta si mescolano elementi di critica dell'esistente, lungo le
linee aggiornate della lotta in corso nello spettacolo.

6.

17
L'imitazione della critica

L'arte della guerra, dovendo trattare di forze vive, forze morali,


non può mai raggiungere l'assoluto, la certezza; dappertutto
rimane aperto uno spiraglio all'accidentale, altrettanto grande
nelle cose di grandissimo, quanto in quelle di piccolissimo
momento. Poiché su un piatto sta l'accidentale, il coraggio e la
fiducia in se stessi devono prendere posto nell'altro, riempire i
vuoti. Tanto grandi sono queste qualità, altrettanto grande può
essere il campo offerto all'accidentale. Coraggio e fiducia in se
stessi sono dunque principi veramente essenziali nella guerra;
per conseguenza la teoria non può stabilire altre leggi che
quelle ove queste necessarie e nobilissime virtù guerriere
possano esplicarsi liberamente, in tutte le loro gradazioni e
varietà. Anche il rischiare è prudenza, talvolta perfino
preveggenza; è solo l'unità di misura che cambia.

6.1
La guerra è il campo del pericolo quindi il coraggio è la prima
qualità del guerriero. Il coraggio è di due generi: coraggio in
presenza del pericolo personale e coraggio di fronte alle
responsabilità, sia nei riguardi del giudizio di una qualche
potenza esteriore, sia nei riguardi della propria coscienza.
La guerra è il regno del caso. In nessun altra attività umana si
deve lasciare a questo elemento estraneo un gioco così libero,
perché nessuna vi è in così continuo contatto. Esso aumenta
l'incertezza di tutte le situazioni e turba l'andamento degli
avvenimenti.

6.2
Gli uomini indolenti non si lasciano facilmente allontanare
dall'equilibrio, ma non si può certo parlare in questo caso di
forza d'animo, perché manca ogni manifestazione di forza. Non
si deve però negare che uomini simili in grazia appunto del
loro equilibrio, mostrino in guerra una certa, per quanto

18
L'imitazione della critica

unilaterale capacità. Manca loro spesso il motivo


dell'azione,la spinta, e per conseguenza l'attività, ma non è
facile che essi mandino a male alcunché.

6.3
La testardaggine non è un difetto dell'intelligenza: noi
designiamo con questa parola la resistenza contro le idee
migliori, che non può essere posta senza contraddizione
nell'intelletto, cioè nella facoltà appunto che genera le idee. La
testardaggine è un difetto dell'animo. Questa rigidità del
volere, questa irritabilità di fronte ai consigli altrui ha
fondamento solo in una particolare forma di egoismo: un
egoismo che pone più in alto di tutto il piacere di dominare su
sé stessi e sugli altri in virtù della propria esclusiva attività
spirituale.

Sulla Guerra di Carl von Clausevitz.

7.
In una poesia di Fernando Pessoa si evoca il viaggiare, il
perdere paesi e identità. Dove non c'è errore c'è assenza, perché
viaggiare così è viaggio, cioè sognare, mentre restano, sono il
resto, solo terra e cielo, quello che non si vede, perché l'anima
senza radici è priva della vista. All'ignoranza dell'origine
corrisponde l'assenza del fine, perciò l'ansia di conseguire ciò
che è inattingibile (ma lo faccio) al soggetto impone di fare
alcunché perché si completi la perdita, perché il soggetto perda
se stesso ad ogni appartenenza.

7.1
Cosmopoliti senza cosmo né polis.
Che le città rinascano con poteri autonomi, autocefali, dalla
transizione degli Stati-Nazione ad entità più vaste, può essere

19
L'imitazione della critica

messo in un conto che prevede la ridistribuzione del concetto di


città a quello di giardino cintato per i ceti proprietari. Il resto è
più oscuro.

20
L'imitazione della critica

Saluto alla critica del tempo

Ogni volta che non darete all'uomo il mezzo necessario


per buttare fuori quella quantità di dispotismo
che la natura mette nel fondo del suo cuore,
egli per esercitarlo si sfogherà su quanto lo circonda
e disturberà il governo.
D.A.F. de Sade

A introdurre l'apologia sarà:


Il bardo delle divinità feroci in cui dominano sgomento e
angoscia.

Riconoscere la verità adesso è più difficile perché la mente,


incapace di controllo, è preda di una paurosa vertigine. Ma se
anche per un solo istante il gioco dell'illusione sarà svelato,
immediatamente il morto si libera, perché nel terrore la mente
non si distrae ma resta vigile e concentrata. Se in quest'attimo
non si ascoltano le istruzioni, anche il più sconfinato oceano di
occulta sapienza sarà inutile.
Libro tibetano dei morti, Settimo giorno, Visione delle
divinità feroci.

Nessuna verità in cambio per qualcosa di meno di quegli insulti


che ne pareggino le sproporzioni. In questa esitazione non si
potrebbe iniziare un qualsiasi panegirico: è necessario, per
introdurre l'argomento, in primo luogo esaminare ciò che non si
ignora che avrà un peso determinante e decisivo, e allo stesso
tempo fare comprendere che quella stessa dimensione lo aveva

21
L'imitazione della critica

già avuto ed era stata sottovalutata o semplicemente ignorata.


D'altronde non è scevro di pericoli riferire tutte le cause di ciò
che si prepara ad accadere: non un'altra nuova confutazione del
tempo, ma il nuovo tempo della confutazione di tutto ciò che
potrebbe opporglisi.

Potrebbe essere opportuno nel proseguo dei tempi tacere i


misfatti; ai quali si addice rimanere sconosciuti per non
giungere alle orecchie degli imitatori, ma a spingermi a
scrivere queste note è la considerazione che per i tiranni del
futuro sarà chiara la possibilità di essere impuniti per le loro
malefatte.

Senza ricorrere all'ovvio il tempo non si farà vedere mai in


questa pagina.
Ottuso e muto è il tempo e chi ne parla, ancora mentre ne parla,
è sottomesso al suo passaggio ostinato.
Curioso e furioso il passaggio, lo scorrere di cui è intriso -
come di sangue.
Nessuna direzione è definita o delimitata. Distrazione e
distruzione.

La vera questione, proprio perché sfugge all'essere falso, alla


coniugazione univoca di tutto il resto, è la critica del tempo.
Non era il denaro o il cielo, i padroni e i generali, lo spettacolo
o la religione, l'obiettivo delle insurrezioni del proletariato, ma
il tempo e la sua sospensione.
Nella rivolta matura la sosta del tempo. Un attimo o quanto di
più è possibile, umano o disumano che sia, il tempo doveva
essere fermato.

Che farsene del tempo che ci rimane?

22
L'imitazione della critica

Che farne mentre lo spendiamo, letteralmente merce unitaria?


Che cosa crediamo di fare mentre ad esso ci opponiamo senza
sapere niente del nostro nemico?

Beat! come il poliziotto in una poesia americana, e le lancette


degli orologi finalmente si fermavano o giravano stoltamente,
oppure la progressione dei numeri si bloccava.
Dovevano passare diversi anni prima che potessi sapere che a
Parigi, cento anni prima, avevano tirato agli orologi pubblici.
Sicuramente con le stesse intenzioni.

Gli uomini d'oggi, testimoni assai bene informati dei fatti in


questione, saranno per il tempo avvenire garanzia bastevole
della mia affidabilità. Oppure della mia inaffidabilità, che
chiunque potrebbe provare inventandola, o del fatto certo
quanto insignificante che, essendo del tutto sconosciuto,
nessuno potrebbe vantare testimonianza di alcunché.

Con il tempo ci affligge un destino, o un fato. Senza il tempo e


neppure l'eternità, che è la sua ossessione, o la sua infinita
perversione, saremmo liberi da quell'unica libertà che ci è
concessa a prezzo scontato.

La prima qualità del tempo è la sua furia. Il tempo atmosferico


è la metafora di quello economico.

Se parlo del tempo e critico il tempo è soltanto perché ho letto


qualcosa di Leopardi e delle sue Operette morali. Non era la
Natura il nemico di Leopardi, ma il tempo, e la Natura
nascondeva il suo volto opportunista.

23
L'imitazione della critica

L'attimo di quiete al cuore del tempo sono state l'obiettivo delle


rivoluzioni, ma questa possibilità si cela ancora davanti a noi
sotto le sembianze mutevoli evocate dalle catastrofi che l'epoca
non finisce di suscitare.

Ma nessuna catastrofe comprende l'interruzione della storia. Le


catastrofi attengono al compimento di una dinamica, dentro il
tempo della storia.

La falsità è intrinseca ad ogni aspetto di quest'epoca, unitaria


quant'altro mai.

Il tempo intanto ci divora e noi siamo il suo consumo, la sua


merce.

Il tempo non sarà socializzato ma federato, scriveva Debord, in


un testo che in questo passo si allea ai testi dei mistici.

Non potremo abolirlo ma solo sprecarlo, il tempo. Questa è la


sentenza e il testamento di Villon, di Manrique o di Khayyam.

Non per niente la bottiglia è la metafora, preferita dai poeti, del


tempo. Non la bottiglia solitaria, ma le bottiglie vuote che si
allineano sui tavoli delle osterie. E le osterie richiamano i
marosi e infine gli oceani. Il tempo riprende la sua estensione,
e da questo varco i suoi artigli ci catturano di nuovo, quando si
esaurisce l'ebbrezza.

Ma il tempo consuma le illusioni, sebbene le illusioni affrettino


il consumo del tempo perché il tempo si materializzi nello
sguardo che la merce fissa e la mano che consegna la carta di
credito.

24
L'imitazione della critica

Eppure non smetteremo di cercare le strade silenziose che


portino altrove, e di nuovo, ancora il tempo non redime
nessuno, saremo indirizzati alle strade luminose e brillanti di
sempre, che già tutti conoscono come il segno, il marchio
dozzinale della mistificazione.

Nel canto delle sirene l'impiego abituale del tempo riconosce la


sua canzone.

Quando mi ritrovo fuori dal vortice infernale che tutti trascina,


è soltanto per caso? Non mi è concesso che uno sguardo di
fuori.

Di nuovo sarò ghermito dal tempo. Eppure si sogna l'eternità,


senza riconoscere in essa l'aspetto maligno, il sorriso orribile
del tempo, il manichino di nome Olimpia del racconto di
Hoffmann.

Il tempo è il fuoco, l'incendio che avvolge la notte, la rivolta è


un falò in cui si dissolve il fuoco.

Si leggeva sulle meridiane che se tutte le ore feriscono l'ultima


uccide, eppure l'ultimo uomo non vuole essere ucciso, ma che
sulla sua ombra si prolunghi indefinitamente la sofferenza, cioè
la sua colpa irredimibile. Kafka scriveva che l'inferno è
l'eternità.

Le allucinazioni non redimono dal tempo ma osservano, fuori


dalla sua portata, le sue sviste, lo strabismo e la doppiezza
dell'osservato.

25
L'imitazione della critica

La macchina fotografica, per un attimo, è sembrata vincere il


tempo, talvolta per rare inquadrature, inchiodando la sua
fuggevole ombra, ma le telecamere hanno ridato al tempo le
sue illusorie dimensioni e in più la noia del suo doppio.

Pure in questo campo Debord ha condotto alle estreme


conseguenze la critica del tempo filmico. Eppure si trattava di
una critica alla portata di tutti (e di nessuno).

Quest'epoca è bulimica e mantiene le stesse abitudini rispetto ai


rimorsi, secondo la regola del mai nessun rimpianto. I rimorsi
dunque seguono il rapido tragitto del cibo.

La rapidità del tempo cresce a misura in cui diminuisce del suo


peso.
Il tempo conosce un'impasse prevista dalla sua saturazione.
I problemi che essa causa, a livello macroeconomico, saranno
ingigantiti dalla difficoltà a porvi un rimedio duraturo.
La catastrofe chiama il tempo a realizzarvi la liberazione dalla
sua ansia, o a sognarla almeno. In questo giro si materializza la
diagnosi.
Che tutto rientri nello spettacolo, e finché sarà possibile anche
ciò che lo eccede, anche la dismisura che lo spettacolo
commenta fuori campo.

Per il gusto dell'imparzialità ci si applica equamente nei


confronti di entrambi i campi semantici della parola tempo in
italiano. Infatti dare lo stesso destino ad orologi e ombrelli,
quasi con la stessa soddisfazione... Altrove non sarebbe
possibile.

26
L'imitazione della critica

Certe persone, non dotate di una particolare perspicacia,


vedendo due uomini che non conoscono, tutti e due con i baffi
neri o del tutto rasati, dicono che sono due uomini, l'uno di
una ventina, l'altro di una quarantina di anni. Certo, in tale
valutazione ci si sbaglia spesso, ma il fatto che la si sia
creduta possibile significa che si è concepita l'età come
qualcosa di misurabile. Nel secondo uomo dai baffi neri, si
sono aggiunti effettivamente venti anni di più. Proust - Il tempo
ritrovato.

Il tempo sgomenta meno di ciò che il denaro può comprare; ma


di questo non ci è concesso di non soffrire. Quante morti
successive in un solo essere umano, dice Proust, e quante
vertigini dà il tempo, sotto di noi! Quante morti sepolte e
quanto poco lievemente il tempo segnerà quelli che saranno
abbastanza ricchi da sfidarlo; perché si finisce con il
rassomigliare a ciò da cui si viene riconosciuti.

Il tempo interiore non è più del battito del cuore.


Un suonatore.
Non sono nato per suonare le percussioni, e non ho mai
scoperto di essere diventato ciò che non ho avuto l'ambizione
di essere, non essendo altro, pure adesso che scrivo, mentre
scrivo.

Il cappio della necessità cinge i numeri. Non saremo mai


abbastanza arrendevoli per le cifre e per lo zero, dicono i
tecnocrati, i militari, gli economisti, gli esperti di statistica, ma
soltanto al contrario, il loro argot illumina lo spirito del tempo.

Il tempo è la furia, dunque spesso gli è indifferente


l'accumulazione o la distruzione.

27
L'imitazione della critica

Le luci delle nostre notti offuscano il cielo, quando è sgombro.


I rimedi saranno tardivi o non saranno, ma il silenzio è svanito.

Ogni tanto si aprono delle voragini, dove prima si stendeva


uniforme lo scorrere del tempo, e lì si inabissa, e finché si
colmino i varchi, improvvisamente dilatati, il tempo laggiù si
sfinisce, e si esaurisce per un po'.

La critica della vita quotidiana: quanto appare limitata la sua


prospettiva di fronte alla critica del tempo! Non sono più i
tempi morti che sono considerati il problema da risolvere, ma il
tempo stesso, e il peso della sua lentezza che l'epoca gli ha
sollevato dalle spalle.

Rimbaud sosteneva, per il piacere giovanile della sfida, che la


scienza era troppo lenta!

Il concetto di vita quotidiana si concentra su certi aspetti di


lunga durata, e ripetuti, normali, meccanici, ma la vita ci ha
distolto da essi, per venderci il suo sostituto: la vita corrente.
Ed essa corre su di noi.

Noi siamo della stessa sostanza del tempo. Abbiamo paura che
il tempo si distenda. Lo spezziamo perché spezzi le nostre
ansie. Ma esse rinascono più forti perché le tesse il filo del
tempo.

Conosco un modo per distogliermi dal battito delle sue ali,


perché mi lasci in pace. E lo conoscono tutti; ed è caldo e
umido come le caverne del mito che analogicamente
richiamano. Allo stesso tempo è la fonte originaria del tempo.

28
L'imitazione della critica

Non possiamo sfuggire al tempo, ma ad esso dobbiamo


sottrarci. La differenza del tempo è la sua critica.

Certo, quella stessa alterazione esteriori nei volti che avevo


conosciuto, era solo il simbolo di un mutamento esteriore
compiutosi giorno dopo giorno; forse quelle persone avevano
continuato a fare le stesse cose, ma poiché, giorno dopo
giorno, l'idea che si formavano di sé, e degli esseri che
frequentavano, si era in parte deviata, nel giro di pochi anni,
sotto gli stessi nomi, essi amavano altre cose, altre persone, ed
essendo divenuti loro stessi altre persone, sarebbe stato
sorprendente se non avessero avuto nuovi volti. Proust - Il
tempo ritrovato.

Il messianismo dei rivoluzionari, quando finisce per


conoscersi, e non accade sovente, scopre che il suo obiettivo
era giungere attraverso una strada tortuosa a possedere di
nuovo, piena e illimitata, l'epoca che reintegri la propria
regressione, maturare verso l'infanzia.

Non esiste, né ci sarà, un tempo liberato, secondo il modello la


vita contro la morte; ma il tempo libero vorrà occupare tutti. La
sua utopia non concede scampo, neppure a chi pare escluso dal
consumo, perché richiede che tutti partecipino secondo le loro
possibilità.

I sistemi complessi degenerano nel momento in cui


parcellizzano il tempo per razionalizzare l'operato dei suoi
addetti e dei suoi clienti; la dismisura delle possibilità che si
offrono ai consumatori si commisura alla povertà del tempo a
disposizione, e alla coscienza povera che lo imbastisce.

29
L'imitazione della critica

La miseria a lato del tempo è inseparabile dalla ricchezza


materiale di cui è il prodotto.

Se i consigli operai si impadronissero dell'universo, per


sfruttarlo a loro piacimento, che ne sarebbe del tempo?

Il tempo va liberato come noi ce ne dobbiamo liberare, perché


siamo fatti della materia del tempo e il tempo ci ha costruiti a
sua immagine.
Non sarà la fretta non sarà la pazienza, non sarà la creatività e
non sarà l'ostinazione a permettere questo e quello. La tela del
tempo va disfatta a partire dalle sue metafore e dalle sue
analogie. Noi stessi siamo la sua allegoria; la sua figura
sarebbe la sua critica, se vi fosse compresa una semilibertà.

Questo tempo presente ha eletto come suo patrono un concetto


della storia per cui esso primeggia. Chi direbbe che è strano?
Esso incita la manifestazione di forme sempre più rozze di
nuovi culti della soppressione mistificata del tempo.

La critica del tempo è un'espressione reticente, al contrario


della sua soppressione mistificata a cui non mancheranno le
fanfare dei media.

La partita decisiva delle prossime generazioni non si giocherà


più soltanto sulle modalità di utilizzo del tempo, ma sulla
natura di esso; la socializzabilità del tempo verrà messa in
discussione, la proprietà privata svilupperà nuovi domini sulla
base di nuove partizioni del tempo, di una tecnologia
dell'istante, e di nuovi campi di impresa sulle sue virtualità e
sulla loro esperibilità.

30
L'imitazione della critica

Con quell'andare di male in peggio, essi pure finirono con


l'apparire moderatissimi, tanto inferiori erano i loro delitti
rispetto all'impunità che avevano garantita! Procopio - Storie
segrete .

L'ingegneria genetica potrebbe donare alla disusata nozione di


proletariato un ulteriore significato e riaccreditargli una vecchia
prospettiva. Il tempo furioso della tecnica corre verso la sua
abolizione. Le aspirazioni della critica non potranno diventare
altro che il progetto dell'epoca, una volta che esse siano state
dissolte.

La teoria si vede rinviata all'obliquo, all'opaco,


all'indeterminato, che, come tale, ha senza dubbio qualcosa di
anacronistico, ma non si esaurisce nell'invecchiato, perché ha
giocato un tiro alla dinamica storica.
Adorno, Minima moralia, Eredità.

31
L'imitazione della critica

Nella direzione opposta


Der Keller di Thomas Bernhard

Der Keller, La cantina, è sottotitolata Eine Entziehung - Una


via di scampo recita la traduzione in italiano, una ritirata, il
riuscire a sottrarsi.
L'inizio è netto come la decisione che descrive.

Gli altri esseri umani li trovai nella direzione opposta, in


quanto non andai più all'odiato ginnasio, ma, ciò fu la mia
salvezza, a fare l'apprendista, cioè al mattino presto, contro
ogni ragionevolezza, non andai più con il figlio del consigliere
governativo ...

Quindi il protagonista, l'io narrante, per andare là dove stava


decidendo doveva passare davanti all'Istituto dei ciechi e a
quello dei sordomuti, che chiudono la città normale,
metaforicamente, e poi nella terra di nessuno, sopra il
terrapieno della ferrovia e attraverso i giardini al margine
della città e accanto alle staccionate del campo sportivo
vicino, ora siamo al di là della città, infine, al manicomio di
Lehen per andare all'Alta Scuola dei reietti e dei poveri,
all'Alta Scuola dei pazzi e di quelli che sono dichiarati pazzi,
nel quartiere di Scherzhauserfeld, in quello che è per
antonomasia il quartiere degli orrori della città ...

La procedura della mia assunzione nel negozio (di generi


alimentari, di Karl Podlaha) non sarebbe potuta essere più
breve.

32
L'imitazione della critica

Ciò che il protagonista vuole è lavorare in modo utile per la


gente.

All'improvviso sentii dentro di me: la mia esistenza è di nuovo


un'esistenza utile. Ero scampato a un incubo.

L'impiegata all'ufficio di collocamento per un bel po' non gli


fornisce gli indirizzi giusti, lui voleva andare nella direzione
opposta.

L'apatia dei parenti alla sua decisione gli fa capire quanto era
stato abbandonato a se stesso, e fino a che punto era stato
lasciato solo.

Lui dice: Io non avevo la minima idea riguardo al mio futuro,


non sapevo che cosa volevo diventare, non volevo diventare
niente, mi ero semplicemente reso utile.

La cantina, adibita a negozio di generi alimentari,


rappresentava, per molte persone, per molte donne, l'unica,
estrema salvezza da un ambiente casalingo spaventoso e da un
quartiere micidiale, non una locanda non un caffè, ma soltanto
edifici al fine di distruggere e compromettere coloro che vi
abitavano, per la monotonia e la laidezza, infatti l'imbarazzo
con cui scendevano era una prova della loro innocenza.

Il tempo passato nella cantina fu fin dal primo momento un


tempo prezioso, non un tempo infinitamente disperato che si
trascinava senza posa e senza senso nella mia testa uccidendo
i miei nervi a poco a poco ... la martellante inutilità del tempo
vuoto.

33
L'imitazione della critica

Tutto ad un tratto, qui, io esistevo intensamente, naturalmente,


utilmente.

Quello che importa è se vogliamo mentire o se vogliamo dire e


scrivere la verità, che pure non può mai essere e in effetti non è
mai la verità. Per tutta la vita ho sempre voluto dire la verità,
anche se ora so che erano menzogne. Alla fin fine quello che
importa è soltanto il contenuto di verità della menzogna.

I sabati sono nel mondo i veri assassini degli esseri umani, e le


domeniche fanno intendere questa realtà in modo
assolutamente insopportabile, mentre i lunedì rinviano la
scontentezza e l'infelicità alla fine della settimana, al sabato
successivo, al prossimo peggioramento dello stato mentale di
tutti.

Io cercavo il cambiamento, l'ignoto, forse anche l'eccitazione e


l'inquietante, e tutto ciò l'ho trovato nel quartiere di
Scherzhauserfeld. Non sono entrato con compassione nel
quartiere di Scherzhauserfeld, ho sempre odiato la
compassione e, più profondamente che mai,
l'autocompassione. Non mi sono mai permesso di avere
compassione e ho agito solo per motivi di sopravvivenza.

La mia caratteristica peculiare è oggi l'indifferenza e la


consapevolezza della equivalenza di tutto ciò che è stato, è e
sarà. Non ci sono alti valori, né valori più elevati, né valori
supremi, tutto questo è liquidato. Due tempi narrativi si
mescolano e stridono, ora e quella volta, allora hai pensato e
ancora ci hai fatto credere di essere stato lasciato solo e hai
detto di non provare, e forse non aver provato nessuna
autocompassione, hai detto che i tuoi parenti ti avevano

34
L'imitazione della critica

lasciato solo e ora ostenti la tua piena indifferenza verso tutto


come consapevolezza ...
Ovvio dunque ciò che il narratore vuole significare: ogni
dichiarazione non generica di indifferenza è stata preceduta
dalla quantità di sofferenza necessaria perché fosse concepita
come sintesi. Necessaria perché sia semplicemente concepibile
come fondamento di una comunità.

Gli uomini sono quel che sono e non si possono cambiare,


proprio come le cose che gli uomini hanno fatto, fanno e
faranno.

Ma in definitiva tutto è lo stesso. Si scoprono le carte, un poco


alla volta. L'idea era quella di rintracciare l'esistenza, la
propria non meno delle altre.

L'essenza della natura è che tutto sia lo stesso. Salve e Tutto è


lo stesso; io sento di continuo le sue parole (l'uomo con il
martello pneumatico, del quartiere di Scherzhauserfeld), che
sono parole sue malgrado le sue parole siano le mie e io stesso
abbia detto molte volte salve e tutto è lo stesso. Comunque
andava detto in quel momento. Io l'avevo già dimenticato.

Il percorso è circolare, la direzione opposta ci riporta


comunque dove saremmo arrivati, ma la direzione dalla quale
arriviamo al punto comune, che non è la meta, è un'altra.
Questa è l'uscita di sicurezza, la strada della salvezza, la via di
scampo. Decidere ciò che è determinato, in altro modo, purché
ci riporti, dove siamo destinati, più leggeri della coscienza.

35
L'imitazione della critica

Il sublime è divenuto normale

In fondo sedurre è il suo mestiere, non pensa ad altro da più di


quindici anni ... Non si può dire che manchi d'intelligenza: è
fine ed astuto. L'entusiasmo e la poesia non sono compatibili
con un simile carattere - Stendhal, Il rosso e il nero.

36
L'imitazione della critica

Estratti da "Il buongoverno della cattività"

"Qualcosa deve mancare"

Errata. Nonostante tutto della critica si dice che la sua sia una
invariata sequela di errori. Eppure non si riesce ad immaginare
un complimento più efficace.

Pro e contro la teoria. D'altronde se ciò che si dice non si scrive


senza la legittima presunzione delle anime candide, queste non
sapranno mai che le parole spiazzano il loro dire - è la lettera
volata -. Si potrebbe dire loro che non c'è origine, non c'è fine,
non c'è teoria, ma quando se ne accorgono si spaventano e le
reinventano.

Ciò contro cui si scrive non è detto che sia il vero oggetto del
discorso, che sicuramente è spostato altrove da chi non sa di
farlo, a meno che si ammetta il dubbio che potrebbe essere
proprio l'opposto -questo è detto a vantaggio della diceria che
l'anfibologia è proprietà delle affermazioni, ma più ancora delle
negazioni.

I commerci dei concetti hanno degli aspetti pericolosi quando i


significati si scambiano. Senza un uso accorto del
rovesciamento di prospettiva teorico, l'uniformarsi del pianeta

37
L'imitazione della critica

al capitale che l'ha conquistato non passerebbe per una vittoria


del proletariato.

Divieto di fermata e di sosta. Se il falso oggi è un momento del


vero, non sarà consentito, se non eccezionalmente, che l'idea
del cambiamento, nel mondo falsamente rovesciato, si concili
con una speculazione teorica che ammaestri alla fatalità
dell'indugiare distratto. Ciò che ci è tolto come fantastiche ria è
condannato ad attenderci come reale.

Il concetto di superamento è cattiva archeologia. Se


l'immediatismo è sparizione del concetto, si tratta di perdita
pura -in altri termini "deterritorializzazione". Nella perdita non
ci si trova ammesso che lo si voglia.

Il dramma dell'unicità è il suo carattere imitabile, la sua


inesauribile riproducibilità tecnica, quando lo stile è la massa.
La depersonalizzazione è comunque la nicchia della psicologia.
Dove più tranquillamente riposare? - sostiene la voce
dell'economia politica. Quando l'annullamento è radicale, e la
cronaca sa offrire talvolta delle folgoranti rappresentazioni, non
restano eterni che il brivido e il ghigno con cui la paura ci
prepara, nonostante il paradiso in terra chiami alla felicità.

Le congetture dell'impero. La vera volontà di potenza è


nell'obiettivo della felicità. In ciò che obiettivamente la
sostiene sta la sua impossibile realizzabilità materiale, che
dunque ci è data.

Ripasso dialettico. Tutti i settori (semi)intellettualizzati, che


misurano una non stupita e non rinegoziabile inutilità, sotto

38
L'imitazione della critica

pena di un maggiore discredito, attestano che l'ottusità non è né


svista né imprevisto, ma gli effetti della risaputa verità
ritornano prima che (se) ne rendano conto.

Non c'è attesa senza che qualcosa si riveli o sparisca.


L'attendismo è una dilapidazione incantevole ma funesta,
fatalistica nel senso di ciò che è proprio del fato, ciò che è
naturale, cioè funebre; ma per ogni caduta ad inferos vi è
capitalizzazione e dunque vera accumulazione nella matura
economia odierna.

Se si traduce (si tradisce) in atto il diritto alla felicità si ottiene


una quasi perfetta simulazione, cioè altri spettacoli non si
danno, perché non c'è svista se non per finta.

Ridere è la professione del postmoderno.

Considerato il grado di superficialità che contraddistingue dello


sguardo il disincanto sul (lo pseudo) reale, si potrebbe dire che
la "depense" è la grande inattuale, ma dal suo nascondimento
nelle forme delle ossessioni di sicurezza e di segretezza
(quando tutto è pubblico e pubblicità), essa rinnega che, come
ad altri concetti, si conceda una rinascita esoterica, e nella
riapparizione si scopra l'eternità del sogno.

Destino di ciò che viene scartato è di subire (o di volere) una


specie di metempsicosi, ma la dialettica economica tra ciò che
si perde e ciò che rimane nell'immateriale, di proposito non
consente il sollievo se non come vendetta.

Ogni tradizione ha un legame con l'origine ed è il suo


tradimento. L'origine del tradimento è il senso della tradizione.

39
L'imitazione della critica

La smemoratezza -incentivata- del passato complica la


situazione; se salva il passare del passato perché lo dimentica,
moltiplica le affiliazioni immaginarie -il vero del falso- con
esso. Se ogni ritorno è grottesco, lo è senza rimedio -la
perversione del trascorso.

La pianificazione è il sogno del determinismo. Il fascino del


piano attira gli sterminatori. Nell'idea di destino il cinismo si
spreca. Che gli eterni ignari accorrano si scrive per
contraddizione.

Ciò che può far sembrare l'arroganza un po' meno disdicevole


di quello che è effettivamente, è proprio l'apparenza nella quale
si mostra; nel suo candore c'è la perfidia indicibile della
servitù. Questo argomento è sostenuto dalla convinzione di una
storicità dei comportamenti e della loro interpretabilità, che, si
potrebbe dedurre, è dettata a chi scrive dalla sua superfluità,
per così dire, artistica.

La complicità con il dolore del mondo è la colpa dell'astuzia, la


sua è una fattiva servitù ad esso. E' un altro spirito quello che
libera; non vi ha luogo l'astuzia, né ciò che si dice che sia il suo
opposto. L'emancipazione, quando è in atto, sposta il discorso,
trasferisce una pratica, agevola il commercio. La serietà
dell'inganno è il così com'è, e la sua meretrice è l'astuzia.

Il fatto che il disprezzo si universalizzi per diventare il


sentimento unico, rende evidenti le pretese dell'epoca, mentre il
suo oggetto si dilegua nella misura in cui si è saturato per
l'onnipresenza, la pervasività dell'invisibile, del riprodotto nel
riproducibile.

40
L'imitazione della critica

Tra la merce svilita e ciò che è apparentemente privo di valore


corrono alcune tenui differenze che, a vantaggio del secondo,
ricordano quanto sia ingenuo (il dispendio, la morte) ritenere di
rinvenire dei limiti alla circolazione universale del valore.

L'ingenuità, a volte, stringe dei patti - che non conosce - con la


realtà, tali che, alla sua ombra, e all'insaputa di chi ignora di
non sapere, all'improvviso, ciò che è oscuro si fa chiaro e
viceversa (pur con qualche incertezza).

Contro il diritto alla felicità. Nel cuore della costituzione


dell'epoca vi è il segreto della sua falsità. La confusione irradia
da questo centro.

Meglio custoditi sono i segreti di cui si è intimamente


complici. Tutto invoglia a (non) fidarsi troppo delle
intermittenze del desiderio, la nostra economia politica.

Ma se ciò che siamo non lo è (ciò che parla in vece nostra), non
ha nessuna importanza, perché è ininfluente, meno della
pigrizia, dell'ironia, della discrezione, per tacere del resto.

Contro la speranza. La speranza è il prologo della tragedia, è


ciò che è insostituibile perché ci sia tragedia. Chi spera perisce
di essa, dunque la speranza è la dimostrazione di un'arte in ciò
che la disperazione dell'innocenza dà luogo: all'esperienza.

La mezza impossibilità dell'eguaglianza è nella semi


irresponsabilità dei soggetti - dei clienti - dicono alcuni dei suoi
funzionari semi appagati, ma lo stesso carattere mediocre del
dubbio assicura che tutto torna sempre di nuovo - secondo il
carattere dell'illuminismo postumo.

41
L'imitazione della critica

Che le tentazioni nascondano il pericolo è ipocritamente


considerato raccapricciante da delle masse che non aspettano
che fingere di essere sedotte, ma nel segno della quantità è
accettabile che le proporzioni si ristabiliscano ipocritamente
secondo le variazioni dell'offerta e in acconto alla pubblica
felicità.

... lo specifico delle transazioni si sarebbe detto tradimento


della servitù volontaria, oggetto della prima delle passioni. La
moltiplicazione delle libertà non consente di fare a meno di
leggervi la loro non sorprendente soppressione ad opera del
demos, cosa che garantisce, se non altro, di poter fare a meno
di preoccuparsi. Le authorities del mercato sorvegliano sul
diritto a godere di un'offerta illimitata. Non bastasse, ci sarebbe
la noia.

Non d'altro spettacolo se non di sé; la democrazia diretta è


immediatamente spettacolista e viceversa (la verità del
sondaggio). Solo gli esibizionisti ne hanno capito la natura
d'obbligo.

L'intelligenza con il nemico è tra le cose non sospettabili,


benché certe.

Se non si è incapaci, l'errare riempie di nausea (il doppio - il


maligno - del sentimento), da ciò si capisce che ciò che (si) fila
nella vita corrente non è che risentimento.

Tra pazienza e impazienza corre la differenza che separa un


dono da un prestito, comunque ciò che vi si dimentica o si

42
L'imitazione della critica

trascura non è negoziabile, a conferma del primato di ciò da cui


non siamo dimenticati -il suo essere inequivocabile.

L'ostinazione - la figura dell'acefalo - si direbbe che sia nel


gran cerchio d'ombra di ciò di cui qualcosa è detto,
impropriamente, qui; giacché se arreca più danni di qualunque
altra insensatezza, nessuna lo è meno. Questo volontariato
dell'idiozia è da tenere sotto controllo, perché ad agire i
dispositivi è la solita pigrizia. Se non fosse che la resa
all'ostinazione è il consentire alla vanità presuntuosa della
dialettica di ritirare le sue carte: un inganno si cela di fronte a
un altro.

Tutto quello che è strano via - al via - è come dire che


l'eterogenesi dei fini non omogenei non crea disordini ma
storditi e pesa le quantità (p.e. l'ufologia) nella competizione
globali dei fantasmi dotati di valore.

L'apparente gratuità della facilità è ingannevole, e l'inganno


non è certo occulto, per cui l'adesione ad esso è assai più
ideologica di quanto si vorrebbe ammettere.

Se ciò che è facile si presenta come un furto e lo si capisce, si


può comprendere (con difficoltà) anche la logica che lo
sostiene.

Il terzo: l'esclusione fonda l'amicizia. Il nome segreto della


speranza evoca ciò che non si possiede né più né ancora; non
ciò di cui si è persa la memoria, che sarebbe luttuoso, ma di cui
si è inventata (cioè persa) la scomparsa. E' il panico per ciò che

43
L'imitazione della critica

non c'è (né ci sarà) ed è credibile che con esso termini la


faccenda, cioè si decida (deceda).

Né manuali né trattati di savoir vivre né arti né tecniche, se non


il travaglio della pazienza, del riconoscere che non per timore
non si è perduta un'attitudine, il dolore della servitù.

Quando si dice che non si può abolire lo stato delle cose -i l cui
essere non è lo stato - presenti, c'è chi trova che si parli di
quella disposizione per cui tutto finisce per rientrare là da dove
era uscito, così la socialità della vita corrente non permette che
un taglio in cui si ripeta l'evento, giacché poi è, ancora e
sempre, nevrosi (lo spettacolo vittorioso).

Ogni doppio movimento che non si nega è uno stallo dove la


malinconia non falla se non c'è falla, dove si attacca la trama
della vita quotidiana.

I misantropi - e i misogini - se non possiedono la verità, dallo


scontro con essa ne sono offesi.

Il godimento che non ode, se non fosse sordo, non godrebbe


mai, e non è che la tecnica del desiderio di massa; ciò che è in
corso non può che essere compiuto fino in fondo, perché si
dilatino le sue cedevolezze, perché infine ceda a sé stesso.

Ciò che è passato non sempre ritorna e contro questa


eventualità alcuni dicono che i nostri progenitori si siano
sempre premuniti. Ma le nevrosi restano. Se i nostalgici
soffrono dei mancati ritorni, gli apparati di intrattenimento
universali nascondono la furia del cambiamento nella intatta
gioia del sempre uguale. La demoscopia ne è un sintomo.

44
L'imitazione della critica

"Il primo merito di una teoria critica esatta è di far


istantaneamente apparire ridicole tutte le altre". Guy Debord -
Prefazione alla quarta edizione italiana della Società dello
spettacolo.

Si deve ricordare che la fedeltà a sé stessi non attesta che


l'inganno perpetrato e non riuscito. Ciò che manca è ciò che
riesce.

L'affinità è l'inferiorità secondo la legge economica del


conformismo.

Impronunciabile e irriconoscibile la pietà; ciò che viene mal


detto, sarà comunque mal visto, e se ritornerà, avrà lo stesso
destino con un nome nuovo.

Una teoria dello stupore alla fine è insolente.

Nella presunzione di coloro che credono di "poter capire


qualcosa non servendosi di ciò che è loro nascosto, ma
credendo a ciò che è loro rivelato" (Guy Debord), si
manifestano minacciose l'amore per la servitù volontaria e la
certezza di un'inferiorità approvata. Da quando la velocità della
presunzione doppia l'intero campo sociale, l'aggressività verso i
livelli di esistenza quotidiana rende la sua verità solo nei picchi
di furia. Non è la verità la morte dell'intenzione, perché
l'intenzione ha prima ucciso l'idea che esista una verità.

Contro l'utopia statistica: il più solido effetto della


globalizzazione della felicità di massa è la solitudine di
ciascuno. Sulla socialità da ottenere lavorano diversi istituti per
coprire le incertezze che continuamente rinascono e i leggeri

45
L'imitazione della critica

malesseri che derivano, ma la capacità di interpretazione dei


dati non è così sicura come essi vorrebbero che fosse. Le
banalità qui esposte sono le prime ad essere offuscate.

I costi sociali delle masse sono nettamente inferiori agli


incentivi alla produzione di caste di governo e di protezione.
Ma che le soluzioni raddoppino gli orrori dei problemi a cui
rimedieranno non è dato da pensare, ma ciò il cui pensiero è
insostenibile ci sarà ancora, disancorando ogni congettura a
qualsiasi falsa prospettiva di fuga.

Ogni accelerazione del tempo moltiplica il suo dispendio e in


ciò rimane l'ultimo rito sacro.

L'incompetenza generalizzata. La proletarizzazione è


nell'incompetenza, il resto vi si aggiunge come toglimento. La
pubblica denuncia dell'ovvio è compito impari per chi non sa
cosa pensare di quello da cui viene detto, ed è a causa
dell'incontrastabile verità che gli effetti del dominio corrono
così veloci che, invece di impensierire, rassicurano. Il peggio è
il bonus dell'ottimizzazione.

Sulla domanda "che fare?". Non si sprecano dubbi sul carattere


funesto della domanda a cui la fatticità della pratica sa
replicare.

Che la smemoratezza sia sollecitata, e svagatamente, è una


delle tante manifestazioni del dominio della verità. Le
intenzioni assillano la critica più dei suoi detrattori. Ma che si
dilegui in fretta è la sua via.

46
L'imitazione della critica

Post res. Il concetto di arte esiste solo come genitivo o come


rovesciamento di esso.

La critica all'idea di fondazione consente di risolvere la


questione originaria per poterne subire la rimozione in cui
insiste il circolo vizioso in cui non può uscire da tempo la
causa della rivoluzione.

Contro il dubbio sull'abbandono di fronte alle cose. Come


epigrafe sta scritto: "Tutto funziona. Questo appunto è
l'inquietante, che funziona e che il funzionare spinge sempre
oltre verso un ulteriore funzionare..."

Verrebbe da dire che talvolta nei sogni si condensa l'effetto di


una pulsione, uno stile e la sua intraducibilità. Un'immagine
che possiede lo sfolgorio dell'onirico è una specie di ossessione
disinvolta, ciò che i surrealisti chiamavano un cadavere
squisito.

Dire: niente arcani! - è dire quasi niente, anche se di essi filtra


proprio ciò che non dovrebbe che arrestarsi, e proprio nella
misura in cui si stabilisce che non vi debbano essere resti. Ciò
che la teoria detta rivoluzionaria non ha ignorato di ignorare è
il rovescio di tale proposito. Non guardarsi indietro! -è un
messaggio intraducibile, eccetto che la sua fine è nota.

Anche se di niente oggi si può dire che non sia riutilizzabile è


senza conforto che si sospendano le soluzioni.

La trasparenza della simulazione, se rende invisibile la scena,


rende del tutto trascurabile l'inganno della verità sotto
l'erosione dell'inverso (la verità dell'inganno).

47
L'imitazione della critica

L'après-midi de la fin (du spectacle)

La fin du spectacle ou bien le spectacle de la fin

Il pomeriggio della fine (dello spettacolo)


La fine dello spettacolo ovvero lo spettacolo della fine

1.
Lo spettacolo compendia tutte le forme alienate di rapporto
sociale.

2.
Tutte le forme correnti di rapporto sociale sono, a un grado
diverso, alienate.

3.
È possibile determinare il livello di alienazione delle forme di
rapporto sociale in base al tempo storico e alla durata delle
relazioni spettacolari.

4.
Lo spettacolo si risolve in pratica negli scambi della città
universale del consumo, quotidianamente controllata dalle più
disparate indagini di mercato.

5.
Quando tutto è soggetto a indagine demoscopica e ogni
soggetto commerciale le riconosce un'importanza reale per la
sua esistenza, gli indicatori quantitativi risultano, di

48
L'imitazione della critica

conseguenza, i più veritieri a misurare lo stato dell'alienazione


nei rapporti sociali.

6.
Gli indicatori statistici del benessere economico dei cittadini
dell'Occidente mostrano che l'assoggettamento di tutte le forme
di rapporto sociale agli stili dominanti nel regime dello
spettacolo è completato.

7.
Tutte le forme di rivolta nell'Occidente, essendo alienate,
tendono ad essere comprese a partire dalle esigenze dello
spettacolo e ad apparire come parte stessa dello spettacolo
dominante.

8.
Il carattere totalizzante dello spettacolo non consente eccezioni
o deroghe alla visibilità dei rivoltosi, mentre, d'altra parte,
spesso sono i rivoltosi stessi a non desiderare altro che essere
riconosciuti come i protagonisti dello spettacolo della fine dello
spettacolo.

9.
Non esiste una teoria della rivolta che non sia una teoria
(spettacolare) della fine dello spettacolo.

10.
Dopo ogni rivolta si è consolidata l'alienazione dei rapporti
sociali.

11.
Le teorie (spettacolari) della fine dello spettacolo, nelle
formulazioni più acute, hanno anticipato la progressione dello
spettacolo; in una forma parcellizzata e disorganica ne

49
L'imitazione della critica

costituiscono una sorta di teoria generale.

12.
Diversi termini convergono a definire una stessa realtà
dimostrandone la vocazione totalizzante. Lo spettacolo non si
impone su una situazione militare-economica diversa da quella
precisata con la nozione di Impero, e, insieme, la democrazia
appare come la forma politica privilegiata dal regime dello
spettacolo.

13.
Il dominio dello spettacolo si estende sull'intero pianeta, ma
con efficacia decrescente sulla sua periferia, quindi, in gradi
diversi, è possibile che esistano opposizioni non ancora del
tutto integrate nel regime spettacolare.

14.
Le opposizioni non ancora integrate nello spettacolo dominante
sono alienate da credenze anteriori alla loro futura integrazione
spettacolare, come le divisioni religiose, nazionalistiche,
etniche, tribali.

15.
Lo scontro in diverse aree del pianeta tra le sopravvivenze
anteriori allo spettacolo e la modernizzazione che esso
comporta avrà un esito scontato, ma ciò non impedisce che,
realmente, quest'ultima integri le prime secondo le sue leggi.

16.
Il terrorismo islamico di bin Laden incarna il tentativo di
conciliare lo spettacolo dell'assalto al centro dell'Impero con la
pubblicizzazione di credenze in via di destrutturazione.

17.

50
L'imitazione della critica

Il terrorismo, che mette in scena lo spettacolo della crisi


mortale e suicida, avrà vita lunga, conservando l'audience più
elevata dal frastornato e frustrato pubblico islamico e
affascinando i telespettatori occidentali i cui media esaltano
tutti i nemici pubblici n.1 dell'Occidente.

18.
Lo spettacolo proseguirà indisturbato: l'insicurezza della
middle class è la sua stella polare.

19.
Terrorismo e violenza urbana sono esecrati nello stesso tempo
in cui la loro diffusione è oggettivamente richiesta dalla
necessità dello spettacolo.

20.
Il concetto di democrazia non è stato oltrepassato dalla critica,
che ne ha proposto e anticipato, con le migliori intenzioni, la
sua manifestazione diretta, quella stessa che, in forma invertita,
i sondaggi praticano quotidianamente.

21.
I consigli operai e le assemblee, che hanno avuto un ruolo
propulsivo al rafforzamento delle avanguardie organizzate nel
secolo scorso, appartengono a una fase storica tramontata. Il
fallimento delle assemblee in Argentina nel 2001-2002 è
dunque il fallimento di una nostalgia ideologica alla pari delle
ideologie nostalgiche. Il fallimento della pretesa di ignorare lo
sviluppo storico dello spettacolo è irreversibile.

22.
Poiché lo spettacolo corrisponde all'evoluzione della
democrazia in ambiente tecnologicamente sviluppato, ogni
mediazione politica è destinata a essere ridimensionata e, in

51
L'imitazione della critica

prospettiva, a scomparire, poiché il regime dello spettacolo è,


per sua natura, contrario alle mediazioni politiche.

23.
L'autoreferenzialità di una spugnosa e gigantesca middle class
è la conseguenza sociologica di una evoluzione che non tarderà
a conoscere le sue conseguenze.

24.
La rivolta di strada evocata dai media come evento
eccezionale, conosce nelle strade di periferia la sua origine. Il
carattere generale ed endemico della violenza urbana, solo
relativamente pericolosa seppure sempre autodistruttiva,
mantiene sulla soglia d'allarme la paura della middle class, la
cui ossessione della sicurezza è il tema dominante delle
campagne elettorali in Occidente. D'altronde il successo che
arride ai gangsters è il successo mediatico. Tutto per lo
spettacolo e tutto nello spettacolo.

25.
Lo sviluppo della critica dunque non può ignorare che il rifiuto
dello spettacolo nasconde, come in una crisalide, la prossima
fase di individualizzazione e socializzazione dello stesso.

26.
Il timore della noia ha garantito il successo dello spettacolo; le
speranze dei rivoluzionari del 1968 anticipavano ciò che lo
spettacolo avrebbe richiesto.

27.
Ciò che ha sorretto il consenso allo sviluppo del regime dello
spettacolo non è stato altro che l'assorbimento delle
contestazioni rivolte ad esso.

52
L'imitazione della critica

Giudizi erronei presenti in Sur la Commune di


Debord, Kotányi e Vaneigem

Les poubelles de l'histoire sono sempre colme!


L'ideologia del qualitativo era la force de frappe dell'I.S.

Omar Wisyam

La pretesa dell'I.S. di trasformare l'eredità di alcuni fallimenti


del movimento proletario in un aperto successo pratico non è
altro che un infelice tentativo di barare con la disperazione del
futuro che è l'unica tradizione del proletariato, mentre la
critica, che doveva essere compiuta, non è stata neppure
iniziata.

Ciò che la Comune ha messo in comune tra i suoi sostenitori è


la forza (o la debolezza) della disperazione. Leggere in
un'impresa disperata i segni di una festa significava ingannare
il pubblico dell'I.S. per accusarlo, alla prima occasione, di
avere accettato passivamente quelle idee che si pretendeva di
mettere in pratica proprio per le menzogne che contenevano.

La dittatura del proletariato, nel senso di Engels, non ha mai


condotto nessun popolo a un regime diverso da quello
conosciuto sinistramente con la stessa denominazione. Nessun
tentativo di rianimare due secoli di propaganda può resuscitare
questa espressione.

Tutta le carenze della Comune sono riunite in una tesi


interessata, in quell'insufficienza dell'apparato politico che nel
corso del secolo successivo ha moltiplicato i suoi bisogni e le

53
L'imitazione della critica

sue esigenze. Ciò vuol dire che tutte le menzogne della


Comune sono state apprezzate come mezzo per fare carriera.

Negli atti irresponsabili di quel momento si può riconoscere la


disperazione di chi non aveva che l'irresponsabilità come
criterio e l'incompetenza come merito.

Se il livello di efficacia militare della Comune fosse stato


calcolato attraverso il numero di fucilazioni e di deportazioni, il
progresso tecnologico dei nostri tempi avrebbe consigliato di
imporre il disarmo ad ogni protesta. Ma alla disperazione, che
non sa di essere ignorante, non gliene importa nulla di esserlo.

Se lo spazio urbano allora non era innocente - e come avrebbe


potuto esserlo? -, come non lo è oggi, non lo sarà neppure
domani. Per lo spazio valgono le stesse regole del tempo e
dell'esperienza: chi è innocente scagli la prima pietra. Ciò che
salva dall'intemperanza del nichilismo distruttore è la fredda
nostalgia di quello che è già stato perduto, per cui, in
contropartita, si deve ammettere, in ipotesi, che la salvezza di
quasi tutto non sia una pregiudiziale.

La denuncia presuntuosa dell'abitudine deve fare i conti con il


suo intrinseco carattere ideologico, che vuole nascondere il
dubbio che nessuna abitudine colpevole avrebbe potuto
modificare il corso delle cose, ma semmai affrettarne il
decorso. Che la vita stessa sia intesa come la prima abitudine è
adombrato lugubremente dai tre situazionisti.
La dimostrazione data che coloro che pensano le rivoluzioni si
trovano in accordo con il vecchio mondo, almeno per quanto
riguarda il vecchio mondo in quanto mondo, rende evidente a
se stessa la falsità della posizione situazionista in quanto teoria.

54
L'imitazione della critica

La frase di Saint Just è vera a metà: coloro che fanno le


rivoluzioni a metà non fanno che scavarsi la fossa; d'altronde
coloro che le completano gli avrebbero fatto presto compagnia.
La demolizione di Notre Dame non avrebbe restituito
l'alienazione da cui credevano di fuggire ai suoi demolitori? Né
dalle sue macerie la poesia sarebbe giunta alla portata di tutti.
La critica della Comune di Parigi doveva passare attraverso la
critica dell'I.S.

Dalla disperazione dei comunardi non si può ricavare neppure


una previsione. Considerando la forza d'inerzia a cui tende,
nella maggioranza dei casi, la vita quotidiana, si deve notare
che nessuna invenzione, nessuna audacia potrà sopprimere
l'intrinseca solidarietà delle banalità. Nessun rivolgimento
potrà mai davvero esserne nemico.

La guerra sociale continua, per quanto gli apologeti della


mistificazione vogliano avere l'ultima parola.

Chi vuole rendere consce le tendenze inconsce della Comune


deve accettare l'effetto del ritorno del rimosso.

55
L'imitazione della critica

Varianti:

Lo spettacolo e il suo doppio

1. Il buon governo della cattività

Il primo merito di una teoria critica esatta è di fare


istantaneamente apparire false tutte le altre.
Guy Debord - Prefazione alla Quarta edizione italiana della
Società dello spettacolo. Immaginarsi una spudoratamente
falsa che invererebbe le altre?

Il peggio è il bonus dell'organizzazione.

Sulla classica domanda che fare?


Non si sprecano i dubbi sul carattere funesto delle conseguenze
della domanda, a cui solo la fatticità del contratto sociale sa
replicare.

Che la smemoratezza sia sollecitata, e svagatamente, questo


avviene perché si tratta di una delle tante manifestazioni del
dominio della verità. Le intenzioni danneggiano la critica più
dei suoi detrattori. Ma il fatto che essa si dilegui in fretta è la
sua via maestra.

Contro il dubbio sull'abbandono di fronte alle cose.


Come epigrafe sull'esistente sta scritto: Tutto sembra
funzionare, ma questo appunto deve inquietarti, il fatto che

56
L'imitazione della critica

l'apparenza comunque funzioni e che il funzionare spinga


sempre verso una ulteriore prova del funzionamento
dell'apparenza.

Viene la tentazione di dire che talvolta nei sogni si condensa


l'effetto di una pulsione, di uno stile e della intraducibilità.
Un'immagine che possieda lo sfolgorio dell'onirico è stata, per
gli architetti dello spettacolo, una specie di ossessione
disinvolta. Per definirla: ciò che i surrealisti chiamavano un
cadavere squisito.

Dire e pretendere: Niente arcani! - è dire e pretendere quasi


niente, anche se di questo filtra proprio ciò che non dovrebbe
che arrestarsi, e proprio nella misura in cui si stabilisce che non
vi debbano essere resti nascosti. Ciò che la teoria, che è stata
chiamata rivoluzionaria, non ha ignorato di ignorare è il
rovescio di tale proposito. Non guardare avanti! - è un
messaggio incomprensibile, eccetto che la sua fine è nota.

Anche se di nulla si può dire che oggi non risulti riutilizzabile,


non è tuttavia senza conforto che sulle possibili soluzioni
lavorino così tante persone a intrecciarne le trame virtuali, che
la confusione finisca per appiccicarsi dove non dovrebbe. La
trasparenza della simulazione, se rende invisibile la scena, ha
reso del tutto trascurabile l'inganno della verità, a vantaggio
dell'erosione dell'inverso: la verità dell'inganno.

57
L'imitazione della critica

2. Il doppio e la sua proprietà

Tutta la vita nelle società in cui regnano le moderne condizioni


di produzione si presenta come un'immensa accumulazione di
nullità. Tutto ciò che era direttamente vissuto e si era
allontanato in una rappresentazione, si è allegramente dissolto
in esse.

Le immagini che si sono staccate da ciascun aspetto della vita


si fondono in un corso comune, un immenso discorso, dove
l'unità precedente della vita non può più essere ristabilita, dato
che non molti ne lamentano l'assenza. La realtà, considerata più
che parzialmente, si dispiega nella sua propria unità generale
come ciò che è perfettamente vero, per quanto oggetto di
rapide e distratte contemplazioni. Nel mondo autonomizzato
dell'immagine, dove ciò che è falso ha mentito prima di tutto a
sé stesso, la specializzazione delle immagini del mondo si
ritrova attuata come nullificazione in atto dell'esistente in
quanto inesistente.

L'unificazione che lo spettacolo realizza è percepita sotto il


fascino, la seduzione del nichilismo (nihilazione).

Lo spettacolo, che si è tradotto materialmente in oggettività,


vuole essere il desiderio soggettivo.

Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del


falso, dunque nel mondo falsamente realizzato la falsità
spettacolare comunica sé stessa attraverso gli emblemi della
verità.

58
L'imitazione della critica

La pubblicità è l'affermazione dell'apparenza (spettacolo) come


unico fondamento. La critica che raggiunge la verità della
pubblicità non la scopre in quanto negazione invisibile della
vita, ma come una negazione della vita che è diventata
perfettamente invisibile.

La positività, il monopolio dell'apparenza è la realtà. Della


positività si è dimenticato il carattere passivo, tanto che è
facoltativo accettarlo.

Nella pubblicità mezzi e scopo sono identici. Il suo trionfo è il


carattere tautologico dello spettacolo.

L'economia imperante non ha futuro, né vuole averlo, ma


sogna un infinito sviluppo.

Il nulla della pubblicità, in quanto esposizione generale della


razionalità del sistema, è la principale produzione della società
attuale.

Ogni realtà individuale è divenuta sociale; se le è permesso


apparire è solo in forza di una coercizione alla quale non è
necessario altro che la propria sociabilità spettacolare.

Se tutto ciò che si vede è spettacolo, non è solo perché la


mediazione specializzata ha reso astratto e facilmente
mistificabile ciò che si coglie con lo sguardo o con l'ascolto,
ma è perché la partecipazione allo spettacolo è l'attività più
privatamente intima e più ambita socialmente degli uomini.
Dovunque vi sia (stata) rappresentazione c'è realtà.

59
L'imitazione della critica

Quanto meno la necessità viene socialmente sognata, tanto più


il sonno diviene necessario. Il nichilismo non è più il sogno
cattivo della società moderna che non esprimeva che il
desiderio di vivere. La società postmoderna esige di agire in
nome del sonno.

La potenza pratica della società attuale è espressa dall'impero


dello spettacolo, ma non è senza contraddizioni in sé stessa.

Che la comunicazione tenda sempre a ritornare ad essere


unilaterale è un segreto pubblico, come di pubblico dominio è
il discorso universalizzato che lo nega. Ogni dialogo deve
trasformarsi in un monologo, perché il potere nell'epoca della
gestione antitotalitaria delle condizioni di esistenza non può
che esibire l'apparenza della pura oggettività.

La pubblicità della nihilazione esprime ciò che la società può


fare e in questa espressione ciò che è permesso si distrae dal
possibile, perché la conservazione deve essere sovrastata da
qualunque sospetto nel cambiamento pratico delle condizioni
di esistenza.

La riuscita di questo sistema è nella riuscita di una vacanza


soddisfatta.

Nel quadro della nihilazione ogni attività è incentivata,


esattamente come ogni attività reale è captata integralmente per
l'edificazione di un modo modellato dalla razionalità del
sistema.

60
L'imitazione della critica

La produzione circolare di isolamento si realizza nella forma


virtuale della comunità. I beni selezionati del sistema sono le
armi del consolidamento delle condizioni socializzate di
isolamento.

Più lo spettatore interagisce con ciò che contempla più crede di


vivere. L'interiorità dello spettacolo si concretizza per mezzo di
una riuscita appropriazione di ciò che vi si rappresenta. Se lo
spettacolo è dappertutto, mai lo spettatore è a casa con sé
stesso.

Il tempo e lo spazio del mondo dal quale siamo esclusi


ritornano a noi grazie all'aria familiare dei prodotti alienati che
accumuliamo, la cui forza si manifesta in tutta la sua ottusa
grazia.

La qualità dell'alienazione è la misura della convinzione.

Il mondo sensibile è stato sostituito, dicevano i matti.

Ma il mondo della nihilazione è ancora, e solo, il mondo delle


merci, ma ha oltrepassato la soglia dell'abbondanza.

La sopravvivenza obesa ha aumentato le proprie virtualità per


via della viziosità delle merci, ma la scienza del dominio dovrà
essere capace di occultarne le carenze.

La totalità dell'esistenza umana da tempo è stata data in appalto


per una incessante trasvalutazione dei valori non negoziabile.

61
L'imitazione della critica

Non vi è nessun al di là della sopravvivenza aumentata.

Lo pseudo-uso della vita non è più tale, almeno da quando ci si


è sbarazzati di quell'altro.

Lo pseudo-bisogno del mantenimento del regno dell'economia


è la storia una ininterrotta vittoria. Infine ciò che è conscio
deve diventare inconscio.

La lotta dei poteri che si sono costituiti per la gestione dello


stesso sistema socio-economico non si presenta come la
contraddizione ufficiale, né lo è, ma le false lotte spettacolari
sono, allo stesso tempo, reali.

L'insofferenza per ciò che esiste si accompagna da tempo,


come se fosse la stessa cosa, all'accettazione goduta di esso. Il
godimento nutre l'insoddisfazione in quanto merce: questa è la
banalizzazione.

Al consumatore non è dato comprendere che una successione


di frammenti della felicità mercantile, che è la lotta delle merci
per sé stesse. L'aberrazione è il sogno della merce.

Niente si deve arrestare perché sul cambiamento si fonda la


certezza della nihilazione.

Tutto ciò che era storico è ritornato assoluto.

62
L'imitazione della critica

L'infortunio del paradosso è che la smentita della conclusione è


spesso la conferma del metodo.

La critica dell'economia politica è stata la fine della preistoria


del capitalismo.

Il punto di vista rivoluzionario è sempre stato il più avanzato


dei progetti dei gestori.

Di solito la coscienza non arriva né troppo presto né troppo


tardi, ma se non arriva non è colpa della teoria, la quale, nel
migliore dei casi, non ha da offrire che un cimitero di buone
intenzioni.

Il soviet è stato la più alta azione prodotta dalla teoria del


proletariato nella misura in cui non poteva essere messo in
pratica (un assurdo logico), così come la più alta vetta teorica
dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori è stata la sua
effettivamente piatta inesistenza.

La grande scoperta della corrente radicale di Rosa Luxemburg


è stata che nessuna questione centrale poteva più essere posta
apertamente e onestamente.

63
L'imitazione della critica

3. Il doppio due volte

La teoria dei consigli è stata la tartaruga di Achille del


movimento proletario nel primo quarto del Novecento, poi solo
scuola.

In generale le armi non sono nulla di diverso dall'essenza dei


combattenti stessi.

Nella pratica della comunicazione l'incoerenza è il risultato


meno inatteso e più generalmente accettato.

Lo sviluppo stesso dell'organizzazione spettacolare ha


cancellato ogni progetto rivoluzionario costringendolo a
divenire visibilmente ciò che era già essenzialmente: una
nullità o un'impostura.

L'uomo è identico al tempo.

Il trionfo della nihilazione. nella reversibilità delle mode, è


l'immagine venduta della sua presumibile eternità.

Ciò che è stato vissuto come la vita più reale non può che
essere narrato come la vita più realmente simulata.

Alla realtà del tempo si è sostituita la pubblicità del tempo. Ma


se il dolore, una buona volta, calasse...

64
L'imitazione della critica

L'assenza sociale della morte è speculare alla pubblicità sociale


della vita.

La falsa coscienza del tempo potrebbe avere dei ricordi.

Il mondo possiede già la fantasticheria di un tempo di cui non


ha da rivendicare che il sonno per ottenerlo realmente.

Ci si dice in continuazione che il fastidio che riceviamo è la


socialità che meritiamo.

La cultura è il senso di un mondo che ad essa appare senza


dissenso.

Per approvare le condizioni di vita esistenti non c'è bisogno di


conoscerle, ma la conoscenza che non necessita di una teoria
della prassi si ritiene fortunata, giacché non deve smarrire ciò
da cui è dispensata.

Far dimenticare la storia richiede una grande efficienza


tecnologica, lo spettacolo al servizio della nihilazione è
rimozione al servizio della pubblica felicità.

Con troppo ottimismo si è detto che la verità di quest'epoca


dovrebbe essere la sua negazione.

Seppure le idee non migliorano ma si adattano, il plagio è


sempre necessario. Del resto di nostro non abbiamo quasi
nulla, meno che meno il tempo.

65
L'imitazione della critica

Varianti:

Lo spettacolo della fine dello spettacolo

L'illusione assembleare della critica allo spettacolo


Lo spettacolo della fine delle illusioni sulla politica e sulle
assemblee

Lo spettacolo compendia tutte le forme alienate di rapporto


sociale.

Tutte le forme correnti di rapporto sociale sono, a un grado


diverso, alienate.

È possibile determinare il livello di alienazione delle forme di


rapporto sociale in base a semplici calcoli quantitativi.

Lo spettacolo si risolve "in pratica" negli scambi della città


universale del consumo, quotidianamente controllata dalle più
disparate indagini di mercato.

Quando tutto è soggetto a indagine demoscopica e ogni


soggetto commerciale le riconosce un'importanza reale per la
sua esistenza, gli indicatori quantitativi risultano, di
conseguenza, i più veritieri a misurare lo stato dell'alienazione
nei rapporti sociali.

Gli indicatori statistici del benessere economico dei cittadini


del pianeta mostrano che l'assoggettamento di tutte le forme di

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L'imitazione della critica

rapporto sociale agli stili dominanti nel regime dello spettacolo


è sostanzialmente completato.

Tutte le forme di rivolta nell'Occidente, essendo alienate,


tendono ad essere comprese a partire dalle esigenze dello
spettacolo e ad apparire come parte stessa dello spettacolo
dominante.

Il carattere totalizzante dello spettacolo non consente eccezioni


o deroghe all'immagine mercificata dei rivoltosi, mentre, d'altra
parte, i rivoltosi stessi non desiderano altro che essere
riconosciuti come i protagonisti dello spettacolo della fine dello
spettacolo.

Non esiste una teoria della rivolta che non sia una teoria
(spettacolare) della fine dello spettacolo.

Dopo ogni rivolta si è consolidata l'alienazione dei rapporti


sociali.

Le teorie (spettacolari) della fine dello spettacolo, nelle


formulazioni più acute, hanno anticipato la progressione dello
spettacolo; in una forma parcellizzata e disorganica
sperimentano la moda sul campo.

Diversi termini convergono a definire una stessa realtà


dimostrandone la vocazione totalizzante. Lo spettacolo non si
impone su una situazione militare-economica delimitata
rigorosamente ma, insieme, la democrazia appare come la
forma politica privilegiata dal regime dello spettacolo.

67
L'imitazione della critica

Il dominio dello spettacolo si estende sull'intero pianeta, ma


con efficacia crescente sulla sua periferia, quindi non esistono
opposizioni che non si siano ancora integrate nel regime
spettacolare.

Le opposizioni integrate nello spettacolo dominante sono


alienate anche da credenze anteriori, come le divisioni
religiose, nazionalistiche, etniche, tribali.

L'integrazione in diverse aree del pianeta tra le sopravvivenze


anteriori allo spettacolo e la modernizzazione che esso
comporta ha un esito scontato, ma ciò non impedisce che,
realmente, quest'ultima integri le prime pacificamente.

Il terrorismo islamico incarna il tentativo di conciliare lo


spettacolo dell'assalto al centro dello spettacolo con la
pubblicità di credenze in via di destrutturazione.

Il terrorismo, che mette in scena lo spettacolo della crisi, avrà


vita lunga, conservando l'audience più elevata dal frastornato e
frustrato pubblico islamico e affascinando i telespettatori
planetari.

Ma il regime dello spettacolo proseguirà indisturbato:


l'insicurezza della middle class è stabilmente la sua stella
polare.

Terrorismo e violenza urbana sono esecrati nello stesso tempo


in cui la loro diffusione viene massicciamente richiesta come
reality show.

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L'imitazione della critica

Il concetto di democrazia non è stato oltrepassato dalla critica,


che ne ha proposto e anticipato, con le migliori intenzioni, la
sua manifestazione diretta, quella stessa che, in forma invertita,
i sondaggi praticano quotidianamente.

I consigli operai e le assemblee, che hanno avuto un ruolo


propulsivo al rafforzamento delle avanguardie organizzate nel
secolo scorso, appartengono a una fase storica tramontata. Il
fallimento delle assemblee in Argentina nel 2001-2002 è
dunque il fallimento della nostalgia ideologica. La pretesa di
ignorare lo sviluppo storico dello spettacolo è fallimentare.

Poiché lo spettacolo corrisponde all'evoluzione della


democrazia in ambiente tecnologicamente sviluppato, ogni
mediazione politica di massa è destinata a essere
ridimensionata e, in prospettiva, a scomparire, poiché il regime
dello spettacolo è, per sua natura, contrario alle mediazioni
politiche.

Lo sviluppo della critica dunque non può ignorare che la


pubblicità del rifiuto dello spettacolo nasconde, come in una
crisalide, la prossima fase di individualizzazione e
socializzazione dello stesso.

Il timore della noia ha garantito il successo dello spettacolo; le


speranze dei rivoluzionari del 1968 anticipavano ciò che lo
spettacolo avrebbe concesso.

Ciò che ha sorretto il consenso allo sviluppo del regime dello


spettacolo non è stato altro che l'assorbimento delle
contestazioni rivolte ad esso.

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L'imitazione della critica

Nota a conclusione della raccolta

Ma se attingo a questo piacere con tanta prudenza


e circospezione, non sarà più un piacere per me.
Lope de Vega

Tutto ciò che racconto, l'ho visto; e se mi son potuto ingannare


vedendolo, certo non v'inganno raccontandovelo.
Da una lettera a Stendhal

Il traditore dell'ideologia salva ciò che di essa


non si può fare assolutamente a meno:
il fallimento - da cui è preventivamente riscattata.

Una raccolta raccoglie un materiale disuguale se non


semplicemente eterogeneo, ma in questo caso ciò è vero solo in
parte; quanto si è riunito, se è disuguale, talvolta risulta
espresso a un livello superiore alle capacità dimostrate dallo
scrivente, in genere. Ciò è imperdonabile, come ogni furto
intellettuale, per quanto sia allo stesso modo la cosa più
frequente sulla terra. L'intento a cui è subordinata questa
collezione non è stato quello di fornire degli elementi per
superare le presenti impasses della teoria, o di rimpiazzarne le
insormontabili presunzioni, ma di farla arretrare di fronte alle
sue responsabilità - che indietreggi, come aveva scritto
Benjamin in una nota famosissima, per quanto mal compresa,
finché non ricordi i suoi debiti non meno che il suo onore
(sarebbe bastato rileggere La marchesa von O. di H. von
Kleist).

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