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Direttore Luca Beltrami Gadola

numero 27
22 settembre 2009

edizione stampabile

www.arcipelagomilano.org in questo numero Editoriale L.B.G. IL TEATRINO DELLEDILIZIA Urb. e Arch. - admin PIANO CASA. IL FAI SCRIVE AI SINDACI Citt - Emilio Vimercati - COMUNE. MACCHINA INDIETRO: IL RITORNO DELLALER Dal Palazzo - Mario De Gaspari - MILANO URBANISTICA: LA SCOMPARSA DEL GOVERNO PUBBLICO DallArcipelago Franco DAlfonso DOPO LA BASSANINI ECCO IL SINDACO MARCHESE Carneade - admin RISANAMENTO. IL CAPITOLO MILANESE (S. GIULIA) Sanit Antonio Canino CAPIRE: RU 486 E ABORTO VOLONTARIO Societ- Ileana Alesso RU 486. LIBERO STATO IN LIBERA CHIESA Metropoli Giorgio Origlia UNEXPO SENTA ARCHITETTI? Lettera Sergio Vicario IL 68 E QUARANTANNI DOPO

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Editoriale IL TEATRINO DELLEDILIZIA Luca Beltrami Gadola


Il palcoscenico delledilizia, un boccascena enorme, sempre gremito e ci sono tutti: attori e comparse. Tante comparse: tutti quelli che una casa non lhanno o lhanno troppo piccola o la stanno perdendo. Poi ci sono gli attori, tante maschere: limmobiliarista brutale di lunga lena che non guarda in faccia nessuno, limpresario disinvolto, larchitetto bene introdotto, lurbanista per tutte le stagioni, lorganizzatore di cooperative fasulle e linfinita schiera delle macchiette doccasione. Tra queste negli ultimi tempi brillano quelli che danno i numeri: non sono matti, tuttaltro, ma sono una sorta dimbonitore a fini politici. Lultimo in ordine di tempo stato Mario Mantovani, sottosegretario alle infrastrutture, a proposito del Piano Casa: Almeno il 50% della popolazione lombarda (4,5 milioni) - dice - beneficer del Piano casa varato dal governo in Lombardia con la creazione di 100 mila posti di lavoro e oltre settanta milioni dinvestimenti. Da dove abbia cavato queste cifre solo Dio sa; forse ha censito le unit abitative monofamiliari e ha cavato qualche dato dalla consistenza del patrimonio immobiliare in Lombardia ma comunque darebbe per scontato che met dei lombardi, o meglio forse met delle famiglie lombarde 2,1 milioni - abbiano voglia, necessit e soprattutto mezzi per allargarsi la casa. Li hanno senzaltro perch, se la matematica non unopinione, secondo i conti di Mantovani debbono mettere sul tavolo solo 33 a famiglia. Alla portata di tutti. E chiaro che i conti non tornano, come non tornano i conti dei posti di lavoro, un dato che non dice nulla e dovrebbe, per essere credibile, essere sostituito dal numero di ore lavorate. Tra laltro, senatore Mantovani, i suoi 100 mila posti in quanti anni? Posti nuovi? Perch dare i numeri? Lo sappiamo anche troppo bene: sono lo spolvero doro su un provvedimento di legge che privilegia solo quelli che realmente hanno i mezzi per allargare la casa, e sono una parte minima di quelli annunciati ma, probabilmente, si collocano da una parte dellelettorato che deve essere blandita. Comunque i numeri fanno colpo, soprattutto quelli dei posti di lavoro. La realt sta altrove. Gli ultimi dati di Confcommercio dichiarano che anche negli ultimissimi tempi i consumi delle famiglie sono calati. I sindacati operai e padronali continuano giustamente a dire che i posti di lavoro in futuro da considerare persi sono centinaia di migliaia ma quelli di cui si occupano loro sono solo parziali perch bisogna contare quelli lasciati a casa dagli studi professionali, dal terziario minuto e nel mondo dellartigianato. Prima che il PIL torni a essere positivo, e non per frazioni di punto, ci vorranno anni. In questa situazione quanto risparmio e quante risorse economiche si pensa possano realisticamente affluire nel mercato immobiliare nei prossimo futuro? Comunque a breve nulla. E invece assistiamo alleterna commedia di far passare provvedimenti devastanti dal punto di vista urbanistico come unica panacea alla crisi economica allinsegna di una lettura capovolta del detto quando ledilizia va, tutto va. La vera lettura invece questa: un segnale che tutto va che va ledilizia e non certo il nostro caso ora. Ledilizia, a meno di giganteschi investimenti pubblici, per noi ovviamente impossibili, non sar la leva della ripresa perch il denaro dalle tasche dei cittadini non defluir l. Nemmeno i rendimenti scesi quasi a zero dei titoli di Stato hanno avuto questo effetto di dirottamento verso il mattone. Il problema dunque altro: perch ledilizia riprenda necessario sia che aumenti il reddito delle famiglie sia che le famiglie riprendano ad aver fiducia e a non temere che qualcuno dei componenti perda il posto di lavoro o si veda decurtato il salario. Verrebbe dunque da dirsi: perch allarmarsi per provvedimenti che non avranno effetto, come il Piano casa? Perch temere una colata di cemento che non ci sar? Perch qualche effetto lo si avr: pochi operatori approfitteranno delle opportunit introdotte dal Piano Casa e quei pochi saranno i soliti e i peggiori e i danni alla citt e al paesaggio risulteranno assolutamente sproporzionati rispetto alleventuale piccolo sollievo ai problemi della casa e delloccupazione. La storia di sempre.

Urbanistica e Architettura PIANO CASA. IL FAI SCRIVE AI SINDACI

Gentile Signor Sindaco, il FAI, insieme ad altre associazioni ambientali, ha manifestato la sua opposizione all iniziativa denominata Piano Casa, poi confluita nella Legge Regionale N. 129 approvata dal Consiglio della Regione Lombardia nella seduta del 14 Luglio 2009. I motivi generali del nostro giudizio negativo sono brevemente riassunti nel comunicato stampa del 15 Luglio 2009 qui allegato in copia; lo scopo della presente lettera invece quello di dare alcune indicazioni positive per una corretta applicazione della legge, allo scopo di evitare danni troppo gravi al patrimonio urbanistico ed edilizio della nostra Regione: patrimonio di cui la stessa legge indica fra le finalit generali dellintervento il rispetto dei suoi caratteri identitari. Cosa significa il rispetto dei caratteri identitari del territorio? Significa salvaguardare nel modo pi attento quegli elementi costituiti dalle testimonianze storiche, dalla natura e dal paesaggio lombardo, che costituiscono il nostro orgoglio e insieme il patrimonio da trasferire intatto se non arricchito alle generazioni future; evitando che i nuovi interventi possano involgarirlo o degradarlo, come purtroppo gi avvenuto in tante situazioni che sono sotto i nostri occhi. La difesa del nostro territorio comporta in primo luogo lassoluta necessit di evitare ogni consumo ulteriore di suolo ancora a carattere naturale; e in questo senso va sottolineato che il piano casa appare condividere questa esigenza, in quanto consente interventi di trasformazione e di ampliamento solo sul patrimonio edilizio gi esistente. Tuttavia ci non una garanzia sufficiente, in quanto i caratteri identitari del nostro territorio non sono costituiti unicamente dagli spazi naturali e dai terreni agricoli; ma ne componente indispensabile laspetto di molte citt e paesi che si venuto formando attraverso la storia; mentre la bellezza del paesaggio lombardo in molte localit (si pensi in particolare alle sponde dei laghi) costituita proprio dal rapporto - spesso ancora presente, totalmente o parzialmente preservato - fra le zone abitate e quelle naturali o coltivate che lo circondano.

Anche se, come si detto, la legge si impone alle amministrazioni comunali prevalendo sul contenuto di piani e di regolamenti edilizi approvati o adottati dai Comuni, vengono riconosciute ai Comuni alcune possibilit di intervento preventivo. Lo scopo di questa lettera proprio quello di ricordare ai Comuni la necessit di fare uso di queste facolt, se come noi riteniamo sono oggi i Comuni i soggetti a cui affidata in modo primario la conservazione equilibrata del proprio territorio. Si tratta dellart. 5, 6 comma, della legge, che consente ai Comuni di decidere in modo autonomo, entro il termine perentorio del 15 Ottobre 2009, da un lato le parti del proprio territorio nelle quali le disposizioni del piano casa non trovano attuazione; dallaltro di dettare in positivo le prescrizioni circa le modalit di applicazione. Si raccomanda pertanto vivamente che i Comuni esercitino in modo responsabile ed esaustivo le possibilit riconosciute dalla legge, e in particolare si suggeriscono i seguenti argomenti. 1.- Occorre definire in modo corretto, anche integrando le disposizioni spesso lacunose degli strumenti urbanistici, che cosa si intende per centri storici e nuclei di antica formazione: ricordando in particolare che - gi con le disposizioni attuative della legge urbanistica del 1967 - era stato precisato che lambito dei nuclei e dei centri storici deve essere integrato da tutte quelle aree non costruite al contorno, che ne determinano la forma e la percezione riconoscibile. 2.- La possibilit di applicare il Piano Casa anche nellambito dei centri storici, sia pure limitatamente agli edifici dichiarati non coerenti, costituisce una disposizione inopportuna e pericolosa, e peraltro in palese contrasto con il contenuto dellaccordo Stato-Regioni espresso nella Conferenza del 1 Aprile 2009, che escludeva i centri storici da ogni intervento derogatorio. E dunque preferibile che il Comune escluda totalmente queste zone dallapplicazione del piano casa, anche considerando che gli edifici non coerenti con il tessuto storico sono normalmente edifici recenti, che gi superano in altezza e densit il tessuto circostante.

3.- Si raccomanda inoltre lesclusione dal piano casa di tutte le zone di particolare valore paesaggistico ed ambientale, allo scopo di salvaguardarne le speciali peculiarit. 4.- Quanto alle zone agricole, occorre ricordare che lagricoltura lombarda costituisce uneccezionale testimonianza storica da salvaguardare nel suo complesso, non solo per lambiente agrario, ma anche per le grandi cascine delle aree di pianura, nellambito delle quali ogni intervento deve essere considerato con particolare attenzione. Su ci il Comune potr dettare particolari prescrizioni. 5.- Per gli interventi di edilizia residenziale pubblica, per i quali ammessa una deroga ai piani dei parchi regionali, si deve ricordare che - in particolare in questo caso e nonostante la scarsissima chiarezza della disposizione - i nuovi interventi (limitati agli enti pubblici e su aree gi di propriet pubblica) non possono evidentemente essere realizzati su aree non urbanizzate. 6.- Infine, non si comprende a quali finalit risponda la riduzione degli oneri di urbanizzazione per interventi in deroga ai piani regolatori, che penalizza ingiustamente le amministrazioni locali ed i loro abitanti; per cui opportunamente il Comune pu intervenire anche su questo argomento. Ovviamente, limpostazione pi corretta di una Legge Regionale sarebbe stata quella di dettare alcune misure facoltative lasciando ai Comuni di decidere in proprio se e come darvi applicazione. Invece in questo modo stato fatto il contrario, per di pi imponendo un termine brevissimo e indicato come perentorio, entro cui ogni singolo Comune pu assumere decisioni proprie per circoscrivere o precisare gli ambiti di applicazione della legge. Tenuto conto che il termine fissato brevissimo (15 Ottobre 2009), e che entro tale termine occorre impostare una delibera coerente e motivata, convocare il Consiglio Comunale e assumere la delibera stessa, ogni Comune che abbia a cuore valori e caratteri del proprio territorio deve attivarsi immediatamente; pena in assenza, lulteriore involgarimento e degrado che risulter inevitabile applicando senza criteri una legge che consente deroghe generalizzate a

qualsiasi piano regolatore, e quindi appare strumento di disordine ai danni della collettivit presente e futura. Chiediamo pertanto che il Suo Comune dimostri positivamente di avere a cuore leredit di paesaggio e di storia che ancora in diverse parti della Lombardia non stata cancellata, e si attivi per promuoverne il rispetto. RingraziandoLa per quanto vorr fare, La salutiamo cordialmente

31 AGOSTO 2009

Citt COMUNE, MACCHINA INDIETRO: IL RITORNO DELLALER Emilio Vimercati


Non deve essere stato facile per lamministrazione comunale di Milano decidere di rinunciare ad affidare ai privati la gestione dei 23.480 alloggi di propriet pubblica e di riaffidarli allAler. La nuova linea gestionale fu intrapresa nel 1999, dal sindaco Albertini e dallassessore al demanio Verro che dichiarava: Lobiettivo migliorare la qualit del servizio ai cittadini, dando una gestione pi efficiente e razionale di un patrimonio che per troppo tempo a Milano stato trascurato. Segu nel 2000 lappalto concorso con 8 partecipanti e quindi laggiudicazione, senza sorprese, per una durata dal 2003 di 6 anni con la promessa di un investimento comunale di 122 milioni di euro. Lotto 1: Romeo S.p.A., 8.400 alloggi e 580 unit ad usi diversi (commerciale, servizi, ecc.) per un totale di 480.000 mq; Lotto 2: Edilnord Gestioni S.p.A. in A.T.I., 8.000 alloggi, 370 unit diverse, 475.000 mq; Lotto 3: Gefi Fiduciaria Romana S.p.A. in A.T.I., 7.080 alloggi, 390 unit diverse, 410.000 mq. Il TAR aveva accolto nel 2001 il ricorso presentato dallAler di Milano, esclusa dallaggiudicazione, ma il Consiglio di Stato nel 2002, riuniti i quattro appelli del comune e dei tre privati, li ritenne fondati e riform la sentenza del TAR Lombardia. Il comunicato stampa del giornale del comune di Milano del 5 giugno 2002 cos si esprimeva: Un progetto innovativo". "Tra gli obiettivi di progetto, il miglioramento del servizio agli utenti, ottimizzazione delle risorse, conservazione e valorizzazione del patrimonio comunale. E di seguito il commento del vice sindaco De Corato: un altro segnale concreto del cambiamento che questa Giunta imprime a Milano". Dopo cinquanta anni, il timone della gestione di oltre 23.000 alloggi di edilizia residenziale pubblica, passa ad imprese private che, in sinergia con il Comune condurranno una nuova politica elevando la qualit e gli standard del patrimonio immobiliare pubblico. Ipse dixit e parola turna indree, come dicono a Milano. Ai gestori privati il compito di incassare gli affitti e di effettuare la manutenzione ordinaria ma anche di affrontare i problemi cronici come labusivismo, le morosit, le esigenze degli anziani. Ora si getta la spugna; e i settantamila milanesi che abitano i 23.000 alloggi comunali rimangono con i loro problemi esattamente come prima. Preso atto di questa esperienza negativa della gestione privata utile ricordare che a suo tempo era invalsa lidea che gli Iacp poi Aler dovessero essere sciolti in quanto considerati carrozzoni politici lottizzati e clientelari, inefficienti e spreconi, sperperatori del denaro pubblico mentre il privato avrebbe risolto lavori che il pubblico non sapeva svolgere. Al di l degli slogan la vicenda pi complessa. La questione della gestione del patrimonio residenziale pubblico esiste e non un capriccio. E sufficiente ragionare su questi dati quantitativi a livello provinciale delle Aler (aziende lombarde edilizia residenziale): Milano 65.793 alloggi, Brescia 9.812, Bergamo 7.627, Varese 6.867, Cremona 5.406, Pavia 4.837, Como 3.849, Mantova 3.411, Lodi 2.223, Lecco 1.806, Sondrio 1.537, per un totale di 113.168 alloggi. La gestione di poche case e di alloggi disseminati in centinaia di comuni delle singole province potrebbe anche indurre ad avvalersi della facolt di affidare il compito direttamente ai comuni stessi, pi vicini ai bisogni dei cittadini, senza creare particolari problemi economici, con successivi incarichi (immediatamente verificabili) ad imprese del luogo per la diretta gestione pratica degli immobili. una via percorribile. Al contrario nellarea metropolitana milanese si rende necessaria la presenza pubblica per le dimensioni so-

ciali del fenomeno, per la quantit del patrimonio immobiliare e per governare aspetti che trascendono il bisogno immediato di case. Peraltro allAler di Milano, anche se nessuno perfetto, occorre riconoscere di aver maturato competenze e professionalit positive e di alto livello che nessun operatore privato pu vantare: non si tratta solo di saper far bene la contabilit, di stipulare contratti o di organizzare il profilo economico e gestionale, ma di misurarsi con le aspettative sociali, le sofferenze della gente, i conflitti, il radicamento territoriale, aspetti di un risvolto umano che non ha prezzo. La scelta del Comune di Milano di esternalizzare la gestione delle case popolari di sua propriet si quindi

rivelata un errore politico e sociale che sinserisce in quellideologia per cui la questione casa si risolve con lingresso del mercato privato. Del tutto diversa limpostazione in altri paesi europei dove lintervento pubblico maggiore di dieci volte e non conosce tagli negli investimenti. LAler si colloca con le grandi aziende municipalizzate milanesi che hanno garantito lo sviluppo della citt: non deve per compiere lerrore delle societ di pubblica utilit le quali pensano che lunico modo per realizzare profitti e ripagare gli investimenti sia vendere pi elettricit o pi gas a scapito del miglioramento dellefficienza e del risparmio. LAler ha una diversa missione: garantire la sicurezza e la vivibilit dei quartieri, assicurare una casa decoro-

sa a prezzi economici in un contesto sociale composto da molte criticit, cos come il Comune di Milano deve esercitare il proprio ruolo di proprietario non delegando tutti i problemi al gestore ma assumendosi la responsabilit del controllo nella gestione sociale della questione casa.

Dallarcipelago DOPO LA BASSANINI ECCO IL SINDACO MARCHESE Franco DAlfonso


Ah, aricordaevi che io so io e voi nun siete un c. . E probabile che Franco Bassanini non si sia ricordato della folgorante sintesi di Alberto Sordi nel film Il Marchese del Grillo nel definire i rapporti fra un membro delloligarchia al potere ed il resto del mondo , altrimenti non avrebbe confezionato la legge che va sotto il suo nome e che equipara sostanzialmente sindaci e Presidenti di Regione ( non il Premier , cosa di cui si lamenta un giorno si ed uno pure lattuale inquilino di Palazzo Chigi) alla nobilt papalina , cui tutto era permesso dopo la nomina.. Certo anche il vostro Giano Bifronte, inguaribile nostalgico, deve ammettere che prima dellintroduzione dellelezione diretta le stanze del potere amministrativo erano a volte dotate di porte vorticosamente girevoli per via delle manovre concorrenziali fra partiti e pi ancora dentro i singoli partiti, con un susseguirsi di giunte che non avevano mai molto tempo per programmare alcunch ed alcuni interventi , in primis lelezione diretta del Sindaco , sembravano lunico rimedio possibile al momento . Ma il successivo adattamento normativo ,

con riduzione delle aule consiliari ad aule sorde e grigie , lintroduzione degli assessori esterni di nomina e fiducia del sindaco-presidente e gli ampi margini di manovra sul bilancio e la gestione corrente data allesecutivo ha trasformato il potere locale portando allinevitabile proliferazione della macchietta di Sordi incarnatasi nella maggior parte dei nuovi podest . I vari consiglieri comunali, provinciali e regionali, sempre meno legati a partiti evanescenti e transeunti, cosa hanno avuto in cambio? Esattamente quello che avevano i servi del Marchese, baiocchi e zecchini della Zecca Vaticana: sapevate che, per dire, un presidente di Zona di Milano, che ha grosso modo il 10% delle attribuzioni che avevano quelli del 1975 senza indennit di sorta, hanno un appannaggio di circa 4 mila euro al mese ? E che i consiglieri comunali per assistere a riunioni nelle quali, da Albertini in poi, sindaco e giunta si presentano per gli auguri di Natale, hanno un indennit simile, che rispetto a quella dei primarepubblica parigrado 7 volte maggiore? Infine, che i consiglieri regionali (ma anche gli

altri) sono spessissimo membri dei Cda delle societ a partecipazione pubblica , a loro volta lievitate del 500% rispetto al 1990 , e arrotondano con compensi di svariate migliaia di euro lindennit consiliare che pure ricevono anche per controllare ( ) le societ di cui sono amministratori ? Demagogia populista e pauperista? Sarei disposto ad accettare la critica se non fosse che viene, molto spesso, da quegli stessi che hanno lapidato la precedente classe di professionisti della politica per instaurare un sistema nel quale la politica ha raggiunto costi diretti ( tangenti escluse, per essere chiari) nemmeno paragonabili a quelli ante 1994 . Oppure se avessero almeno realizzato la promessa di un senatore brasiliano del 1985 che in campagna elettorale disse io rubo, ma faccio funzionare la cosa pubblica.Invece al sistema delle giunte che cadevano, ma che nel 99% dei casi venivano sostituite in poco tempo, in fondo senza interrompere la gestione garantita da una macchina burocratica nella quale non veniva inserito come facility manager un ex vigile urbano a 170 mila euro l anno, si sono sostituiti

poteri inamovibili che, a trattativa privata, pretendono di governare linteresse pubblico . Come definire altrimenti lincredibile querelle che oppone il Comune di Milano , la Provincia ed il loro maggior sponsor sodale , leterno ing. Ligresti , ovviamente per questioni di metri cubi ? La crisi c per tutti , Zunino salta in aria con la palude di Santa Giulia ed anche ling. ha seri problemi con Citylife , ragione per la quale pu dare poco spazio alla poe-

sia e vuole riprendere a seminare il territorio di grossi parallelepipedi dove il verde al massimo il colore della piastrellatura e se gli amici tentennano si va in cerca di altri pi amici per sbrigare la faccenda. Il tutto senza che i consigli elettivi sappiano nulla, linformazione intervenga se non quando impossibile non farlo e senza che nessuno capisca se esista una maggioranza politica e cosa pensi in merito.

Ma il sistema funziona, dicono : vedrete che presto ci sar una riunione ad Arcore e tutto si chiarir. Del resto, il marchese del Grillo mica sistemava le cose in assemblee di fittavoli e fornitori , andava dal PapaRe sperando di essere sempre il preferito . Dove la differenza?

Dal Palazzo MILANO URBANISTICA: LA SCOMPARSA DEL GOVERNO PUBBLICO Mario De Gaspari
Due avvenimenti recenti proiettano il dibattito sul governo della citt in una prospettiva del tutto nuova. Dovrebbe essere pi difficile per tutti far finta di non capire, perch lo scenario davanti ai nostri occhi finalmente quello reale, ora che finalmente le nebbie si sono diradate. Interesse pubblico? Perequazione? Sinergia tra pubblico e privato? Non scherziamo per favore! 16 luglio. Presentazione della richiesta di fallimento per la societ Risanamento. Non ad opera dei creditori, ma da parte dei pubblici ministeri. 16 settembre. Richiesta di commissariamento del comune di Milano inoltrata alla provincia da parte del gruppo Ligresti. Il governo pubblico della citt non c pi. Comunque non abita nella casa comunale. Sulla vicenda di Risanamento resta solo dire che si tratta della pi evidente combinazione di impunito saccheggio di risorse, di sfrontata valorizzazione speculativa, di manifesto conflitto di interessi in un settore delicato come quello del credito. Solo le istituzioni non se ne erano accorte. La richiesta di commissariamento del comune un salto di qualit notevole nel processo di privatizzazione della citt. Il segnale che viene da Ligresti un segnale forte, che va preso sul serio. Va ben oltre la solita manfrina dei promotori immobiliari che, secondo le convenienze, seducono e ricattano sindaci e assessori: una vera e propria richiesta di arbitrato istituzionale. Ligresti sceglie la strada del lodo e decide anche larbitro. Quelle aree sono nostre, i diritti edificatori sono gi nel portafoglio. Le buone maniere, il gioco delle parti, le trattative, le contropartite, la perequazione, le compensazioni, lequilibrio ambientale? Sono unaltra storia, riguardano altri territori. Le vecchie promesse non si discutono. Quelle nuove le faremo diventare vecchie. Pare di sentirlo luomo di Patern mentre spiega ai suoi come si fa. Il governo pubblico stava cercando un modo onorevole per uscire di scena: le aree strategiche sono tutte in mano ai privati, che si mettano daccordo tra loro, che facciano tutti gli affari che credono, loro e le loro banche, ma almeno che rispettino il ruolo del comune, che ci lascino almeno dire che il disegno complessivo lo abbiamo fatto noi! Niente da fare. Rien ne va plus. Dunque, da una parte abbiamo lattivit della magistratura, e le sue indagini su Zunino, Grossi, ecc., dallaltra abbiamo il capofila degli immobiliaristi milanesi che prova a fare tutto da solo. Tanto se dovr vedersela con la magistratura, non cambia nulla. Zunino e Gossi andavano damore e daccordo con le istituzioni, ma la magistratura ci ha messo le mani comunque. Il ciclo immobiliare dellultimo decennio finito, ma gli interessi legati a quel ciclo sono ancora tutti in campo, i rapporti col credito pi stretti di prima, le possibilit di ridare aria alla bolla ormai sgonfia tuttaltro che svanite. Le reazioni politiche nella circostanza non colgono la sostanza del problema. Ci sarebbe bisogno di una reazione forte e incisiva, che non c e probabilmente non ci sar. E non sembra nemmeno condivisibile latteggiamento di chi chiede al sindaco Moratti di tenere duro. Su che cosa? Ma davvero il piano Masseroli, quel piano su cui sono piovute valanghe di critiche, diventato lultima frontiera dellinteresse pubblico? Non condivisibile questatteggiamento e forse non ha nemmeno molto senso di fronte alla richiesta di commissariamento. La citt e il suo suolo, sono ormai terra di conquista. Eliminiamo tutti i fastidiosi paraventi e le inutili ipocrisie. Dovremmo ringraziare Salvatore Ligresti. Questo si chiama parlar chiaro! Parliamo sempre di sviluppo e stiamo proprio rinunciando allo sviluppo: la speculazione immobiliare (non confondiamola con la speculazione edilizia degli anni sessanta) che blocca la crescita della citt drenando tutte le risorse, economiche, finanziarie, ideative e progettuali. Risorse che altrimenti potrebbero essere indirizzate verso altre attivit, pi utili alla

collettivit. La vicenda dellINNSE non ancora conclusa ma gi in grado di insegnarci qualcosa. Il fondo Aedes, proprietario dellarea, ha perso in borsa dalla crisi a oggi il 90% di capitalizzazione ed praticamente fallito. Non diversamente hanno fatto Pirelli R.E., Risanamento e altri colossi del settore. Se oggi possibile salvare lINNSE qualcosa si sarebbe potuto fare per tutta larea, quando del resto la situazione per lindustria era forse meno difficile di oggi. Impariamo almeno la lezione. Se linvestimento immobiliare, o meglio la valorizzazione immobiliare, grazie alle politiche pubbliche, rimane cos competitivo rispetto ad altri tipi di impresa il destino di Milano non pu essere che un inarrestabile declino. In effetti, la citt si sta consumando in un degradante processo di auto cannibalizzazione, dove si producono valori che evaporano allatto stesso della produzione. Se lopposizione cittadina e metropolitana non in grado, o si rifiuta, di parlare di queste cose non si capisce su che cosa pu pretendere di costruire unalternativa per Milano. Pensate che basteranno un po di equilibrismo istituzionale, un po di ragionevolezza urbanistica, un po di trac-

cheggiamento tra le diverse anime del centrodestra milanese? Se si rifiuta, per scelta o per incapacit, di elaborare un diverso quadro di riferimento, comprensibile alla comunit milanese, saremo sempre pi marginali, perch la nostra offerta politica gi tutta presente nellofferta o nella polemica politica interna al centrodestra. Del resto, una semplice domanda, qual la nostra politica territoriale? Un po di pi un po di meno un po fuori dal Parco Sud un po di alberi qui e l ? I boschi verticali? Un inceneritore ma non diciamo dove? A Milano stanno emergendo malesseri e inquietudini reali, che richiedono politiche vere. Perch non facciamo lo sforzo, visto che siamo a Milano, la capitale economica, di fondere insieme il linguaggio dellurbanistica e quello delleconomia? Lurbanistica milanese pu parlare il linguaggio delleconomia non per urbanizzare di pi, ma per urbanizzare di meno. In Spagna, dove la finanziarizzazione immobiliare stata devastante, si parla di ridurre il peso del settore immobiliare, arrivato quasi al 20% del PIL. In Germania e in Francia, negli ultimi anni il PIL nazionale stato ristrutturato a beneficio delle attivit indu-

striali e a scapito delle costruzioni. In Italia stiamo facendo come la Spagna prima della crisi. Cio stiamo facendo gli errori dai quali quel paese sta cercando di riprendersi. La disoccupazione crescente uno degli esiti di quegli errori. Dallavvio dellultimo ciclo immobiliare il centrosinistra ha perso un sacco di comuni, come se si fosse innescato un vero e proprio effetto domino, le eccezioni sono appunto eccezioni. Non lo abbiamo visto, questo ciclo, non abbiamo saputo governarlo, in realt lo abbiamo cavalcato. Abbiamo gareggiato in furbizia con la destra. Ma nemmeno la crisi ci ha detto bene, ovviamente. E di questo passo non trarremo vantaggi nemmeno dalla fuoriuscita dalla crisi, se sar allinsegna del cubo e del mattone. Staremo a vedere. Oggi ci limitiamo ad assistere alla scomparsa del governo pubblico della citt. Anche su moschea, zingari e altro c richiesta il lodo. Questa volta larbitro il Prefetto, che tanto non deve essere rieletto. Ci sarebbe da dire molto di pi, ma c voglia di ascoltare, di discutere e soprattutto di fare?

Metropoli UNEXPO SENZA ARCHITETTI? Giorgio Origlia

Le diverse reazioni al master plan dellEXPO 2015 sono in gran parte scontate. Il partito dei costruttori si dichiara deluso, in attesa di sapere cosa in realt si potr fare sia durante che soprattutto dopo lEXPO, viste le molte porte lasciate socchiuse, in perfetto stile italiano. Il partito delle archistar brontola, privato delloccasione di iniziare la gara a chi lo fa pi alto, o pi diverso, o pi storto. Il partito di chi vorrebbe che il progresso non significasse solo produrre merci e edifici invece contento di vedere strutture espositive leggere,

apparentemente riciclabili, acqua e terra, e non ettari di cemento, asfalto e padiglioni costosi e presto inutili. Ciascuno rester ovviamente sulle sue posizioni, ma intanto proviamo a utilizzare questo progetto sicuramente insolito e spiazzante per molti, per riflettere su come noi architetti possiamo valorizzare la nostra esperienza in situazioni come questa, dove le possibilit edificatorie sono minime. Laspetto precario, fragile e un poco misero della distesa di tende che copre parte dellarea di progetto ha colpito anche chi a favore del progetto. Magari notando che addirittura neanche quelle sarebbero poi necessarie,

se si parla di terra, di acqua, di natura che ci d da vivere, visto che il carburante di quella natura sono il sole, l'aria e la pioggia, che delle tende, a differenza dei fragili visitatori, non sanno che farsene. Indubbiamente il prossimo EXPO milanese non nasce sotto buoni auspici. In coda a una crisi finanziaria che oltre a impoverirci tutti ha mostrato la tragicomica nudit del Re Danaro, dopo che gi le precedenti versioni hanno dimostrato che lidea stessa dellExpo anacronistica, visto che i visitatori sono sempre stati assai meno di quelli sperati, non possiamo certo aspettarci un successo clamoro-

so. E conseguentemente nemmeno un entusiastico spreco di danaro da parte delle varie nazioni, come saggiamente hanno recepito i progettisti del master plan. Abituati a esprimerci con calcestruzzo, alluminio, legno, acciaio, vetro, luci, impianti, questa prospettiva ci fa temere di essere tagliati fuori dalla kermesse. A questo punto conviene a tutti riflettere su ci che dovrebbe rendere gli architetti diversi (non pi bravi, solo diversi) da geometri e ingegneri. Io credo che sia la capacit di interpretare, stimolare e produrre la qualit dell'ambiente. E su cosa sia la qualit dellambiente conviene riflettere. Non solo esteti.

ca n solo funzione, n qualunque alchimia pensabile tra le due. La qualit di qualunque ambiente data dal senso che esso ha per chi in quel momento lo abita. Senso che la psicologia ambientale studia, nel totale disinteresse da parte dei progettisti, dimostrando che laccettazione, il gradimento o il rifiuto dellambiente, pi che da qualunque valore estetico funzionale dipende dalla risposta alla domanda mi interessa o no ci che questo luogo mi sta dando?. Tornando dunque allEXPO 2015, la sfida per gli architetti dovrebbe essere quella di capire, rendere palese e assimilabile per i visitatori il senso di ci che si mostra loro, indipendentemente dalla quantit e ricchezza di

risorse impiegate. Il tema stesso, che le varie nazioni probabilmente declineranno descrivendo come ciascuna nazione garantisce a tutti il cibo necessario secondo le caratteristiche del proprio territorio, gi un buon inizio. E forse aiuter a inventare dei luoghi semplici ma piacevoli da percorrere e da capire, creati soprattutto per rendere questo messaggio interessante e comprensibile. Dando a tutti i visitatori un senso al loro essere venuti fin l. Sarebbe gi un successo, e per gli architetti un segno di grande professionalit.

Sanit CAPIRE: RU 486 E ABORTO VOLONTARIO Dr. Antonio Canino


Abbiamo assistito negli ultimi anni a polemiche riguardo a un tema delicato che implica problematiche sanitarie, etiche, morali, religiose, politiche. La recente introduzione in commercio del farmaco RU486 ha implicato tutto questo ed prevedibile che le polemiche non si placheranno a breve. Il farmaco incriminato il mifepristone, uno steroide sintetico che, somministrato durante le prime settimane di gravidanza, in grado di interromperla farmacologicamente. Non bisogna confondere la RU486 con la pillola del giorno dopo, costituita da un progestinico somministrato entro 72 ore dal rapporto a rischio e in grado di agire sullembrione appena fecondato e la cavit uterina dove lembrione andr ad annidarsi. Il mifepristone un derivato del noretindrone, ormone che aderisce preferenzialmente ai recettori del progesterone bloccandone lazione. Il progesterone lormone protettivo della gravidanza, prodotto in grande quantit nella seconda met del ciclo ovulatorio, con la funzione di proteggere lovulo appena fecondato e di favorire lattecchimento dellembrione in cavit uterina. Se nelle prime settimane di gravidanza blocchiamo farmacologicamente la sua azione, la mucosa dellutero (endometrio) si sfalda, sanguina e trascina con s lembrione appena impiantato e in fase di sviluppo. In pratica il farmaco genera un fenomeno simile a un aborto spontaneo, evento molto frequente nelle prime settimane di gravidanza. La singola somministrazione di mifepristone funziona solo nell80% dei casi. Per aumentare lefficacia dazione fino a valori del 95-98%, si usa somministrare circa due giorni dopo una prostaglandina (misoprostolo), molecola che stimola a contrarsi la muscolatura liscia dellutero, provocando unespulsione rapida del prodotto del concepimento gi danneggiato dalla RU486. Il ciclo si completa in due/tre giorni, periodo in cui la donna deve essere ospedalizzata e tenuta in osservazione per intervenire rapidamente in caso di complicanze. La molecola stata scoperta e sperimentata in Francia, dallinizio degli anni 80, e commercializzata nel 1988. Gli Stati Uniti hanno iniziato a utilizzarla nel 2000. Diversi Paesi la utilizzano gi da anni supportati dalla dichiarazione del 2005 dellOMS che ritiene il mifepristone farmaco sicuro se somministrato sotto osservazione medica e accoppiato con le prostaglandine. E facile prevedere che il mifepristone, utilizzato in prevalenza per interrompere volontariamente una gravidanza, sia capace di scatenare polemiche feroci provenienti da movimenti favorevoli alla vita, partiti politici di matrice cattolica e dalla Chiesa stessa che ne stigmatizza luso invitando ad obiezione di coscienza medici e farmacisti e minacciando di scomunica i prescrittori e gli utilizzatori.. Il rischio, denunciato dai movimenti favorevoli alla vita, consiste nella banalizzazione di un evento considerato grave e nel rendere facile e incontrollato laccesso allinterruzione di gravidanza da parte della gestante, che peraltro potrebbe essere abbandonata a se stessa dopo lassunzione del farmaco. Nel 3 -5% dei casi la procedura non funziona e bisogna ricorrere allo svuotamento classico effettuato con strumenti chirurgici in anestesia generale o locale. La RU486 presenta il vantaggio di non richiedere lospedalizzazione (nei Paesi che permettono il ritorno a domicilio della gestante dopo

lassunzione) e di evitare un intervento chirurgico e unanestesia generale con relativi rischi, gravata per da effetti collaterali non trascurabili. La gestante, dopo somministrazione, pu essere afflitta da dolori addominali, nausea, vomito, diarrea. E possibile che insorga sanguinamento uterino prolungato che richiede utilizzo di farmaci anticoagulanti. Nei casi in cui la somministrazione non ha effetto, come gi accennato, la donna costretta a ricorrere ai metodi classici dinterruzione di gravidanza.

Dopo un iter travagliato e costellato da tentativi dutilizzo e sperimentazioni, bloccate regolarmente dal Ministero della Salute e dalla Magistratura, il 30 luglio 2009 viene approvato in Italia lutilizzo e la commercializzazione del farmaco, dopo parere quasi unanime dellAgenzia Italiana del Farmaco. La RU486 dovr essere somministrata nel rispetto della legge 194, solo in strutture ospedaliere, mediante ospedalizzazione della gestante per tutto liter della procedura (in media 2-3

giorni), non sar disponibile in farmacia e dovr essere somministrata rigorosamente entro la settima settimana di gravidanza. Bisogner attendere i prossimi anni per valutare serenamente se lutilizzo clinico routinario del farmaco potr essere considerato unevoluzione e un miglioramento delle procedure dinterruzione volontaria della gravidanza, in confronto con le procedure classiche chirurgiche.

Societ RU 486. LIBERO STATO IN LIBERA CHIESA Ileana Alesso


E la somma che fa il totale, diceva Tot, un totale che porta verso una Res publica christiana che vuole far discendere le regole di condotta di una collettivit di persone da precetti che riguardano invece una comunit di fedeli. E la somma fa: lindagine conoscitiva della Commissione Sanit del Senato finalizzata ad ostacolare la diffusione della pillola abortiva RU 486, la quale altro non che una diversa modalit di opzioni gi previste e disciplinate dalla legge n. 194/78 il disegno di legge contro il testamento biologico, che mira a vanificare il diritto fondamentale per cui nessuno pu essere obbligato a un trattamento sanitario (art. 32 Costituzione); i finanziamenti pubblici per le scuole private e quelle cattoliche sono la parte maggioritaria; e da ultimo dallora di religione a scuola. E in tema di ora di religione la somma data anche dallinformazione. Sia i telegiornali che i quotidiani, alterando palesemente la portata dellimportante sentenza del 12 agosto scorso del TAR Lazio, lhanno resa incomprensibile spacciandola per una pronuncia che aveva per oggetto lesclusione degli insegnanti di religione dagli scrutini. La sentenza, la cui portata in tema di laicit tale da costituire un monito per lo Stato, o pi precisamente per il Governo, ha invece ad oggetto due ordinanze del Ministero della Pubblica Istruzione che favorivano gli studenti che avevano deciso di avvalersi dellora di religione. A questi studenti erano riconosciuti crediti scolastici per il solo fatto di avere seguito lora di religione con la conseguenza che chi, invece, non sceglieva linsegnamento della religione cattolica era esposto al rischio di una posizione di svantaggio o sul mercato del lavoro o in occasione della partecipazione alla selezione per lammissione ai corsi universitari o a borse di studio, eventi questi connotati da unelevata competitivit. Non solo, ma questa discriminazione che violava le norme vigenti ai sensi delle quali la scelta di non avvalersi dellora di religione non pu dar luogo ad alcuna forma di discriminazione, mirava a indurre gli studenti a rinunciare alle scelte dettate dal proprio intimo convincimento in vista di un punteggio pi vantaggioso nel credito scolastico. Ma lo Stato, scrive il TAR Lazio annullando le due ordinanze, non pu conferire ad una determinata confessione una posizione dominante violando il pluralismo religioso che caratterizza indefettibilmente ogni ordinamento democratico moderno. La sfera religiosa concerne aspetti che coinvolgono la dignit dellessere umano e spetta indifferentemente tanto ai credenti quanto ai non credenti, siano essi atei o agnostici e peraltro, prosegue il TAR, in una societ al cui interno convivono differenti credenze religiose, necessario conciliare gli interessi dei diversi gruppi e garantire il rispetto delle convinzioni di ciascuno e non pu manifestarsi una preferenza per una particolare confessione o fede religiosa, ma deve garantirsi il ruolo imparziale dello Stato. Ora, se questa musica per il nostro orecchio costituzionale, abbiamo daltro canto una certezza e una domanda: la certezza che chi mira a mantenere la posizione dominante della religione cattolica fa in modo di far cadere tale sentenza nel vuoto e infatti il Ministero dellIstruzione ha gi riadottato le ordinanze contestate; la domanda : c ancora qualcuno nel silenzio assordante della politica che ricordi la distinzione tra sfera personale e sfera pubblica? Che voglia ribadire con fermezza e rispetto che Stato e Chiesa cattolica sono, ciascuna nel proprio ordine, indipendenti e sovrani ? Lautunno appena iniziato e il 15 ottobre la data prevista per la commercializzazione della pillola RU 486. Manca solo un mese.

Carneade RISANAMENTO: IL CAPITOLO MILANESE (S. GIULIA) admin


Abbiamo visto come nellacquisizione di Risanamento Zunino abbia tratto vantaggio dalla sottovalutazione del patrimonio immobiliare della societ. Ma anche nella vicenda urbanistica milanese di S. Giulia, da cui partito lattuale disastro, Zunino sembra avere goduto di un trattamento di favore. Parte di quest'area (quella verso la stazione di Rogoredo) era a suo tempo di un'altra societ immobiliare (Citt 2000), societ che ha sempre cercato di realizzare un progetto di trasformazione, senza mai riuscirci per opposizione del Comune. Da ultimo, nel '99 aveva presentato un progetto del tutto conforme alle richieste comunali, compresa la realizzazione a spese della propriet del nuovo centro congressi pubblico, ma non gli era stato approvato senza fornire particolari motivi. Il Sindaco Albertini aveva dichiarato ai giornali che la proposta era stata bocciata perch "non conforme al piano regolatore" (anche se in realt era stata presentata in conformit a un programma - i cosiddetti PRUSST - per cui il Comune aveva dichiarato di accettare varianti al piano regolatore, dando indicazioni, tutte rispettate). A quel tempo, al Comune di Milano, l'Assessore Lupi diceva: sta arrivando un ragazzo molto in gamba, ci penser lui. In breve, la societ proprietaria passa la mano al nuovo operatore (Zunino), allora sconosciuto, che in poco tempo ottiene dal Comune: il 60% di volumetria in pi (oltre mezzo milione di metri cubi in pi, ovvero un regalo di centinaia di milioni di Euro), 300.000 mq di area a parco pubblico in meno, il trasferimento del centro congressi in unarea pi scomoda (lontano dalla stazione e dalla metropolitana), riservando le aree migliori agli edifici privati, infine la rinuncia al centro stesso. Quel centro congressi che sar realizzato in area Fiera da una societ di cui Lupi amministratore delegato. Il progetto complessivo, dicono, l'ha fatto lo studio londinese di sir Norman Foster, nome prestigioso; ma guardando i disegni il suo nome non compare, compare invece, assieme a quelli di Caputo e Carminati, quello dello studio milanese Urbam, diretto da un certo Intiglietta, che notoriamente non fa l'architetto, ma il dirigente della Compagnia delle Opere legata a CL (Foster ha progettato solo alcuni edifici, non il "master plan" ovvero il progetto complessivo). Il consulente legale di Zunino per l'intervento urbanistico l'avvocato Bardelli, sempre legato a Comunione e Liberazione, a suo tempo consulente anche del Comune di Milano per la valutazione dei PII (S. Giulia compreso, un interessante caso di valutatore valutato). Un occhio forse andrebbe dato anche allo studio dimpatto ambientale approvato dalla Regione Lombardia, perch la viabilit prevista non sufficiente e in gran parte viene pagata direttamente con fondi pubblici, senza che ci sia stato niente da obiettare. Sembra insomma la classica operazione "drogata" dalla politica. Zunino ha poi cercato disperatamente di vendere, a prezzi stratosferici, perch il suo mestiere appunto quello di trader, di valorizzatore di terreni, e non di sviluppatore immobiliare; senza per riuscirci (tranne che alla Lega delle Cooperative, che quindi giustamente ha dato indicazioni all'opposizione di centrosinistra in Consiglio Comunale di non opporsi al progetto, e a Sky, chiss se saranno stati contenti della scelta!). Con le plusvalenze (solo teoriche) accumulate aveva acquisito altre aree, e qui segue quello che poi noto. La vicenda comunque istruttiva, visto che molti dei protagonisti al contorno sono ancora attivi nell'area milanese, e che il Comune di Milano si appresta (con il PGT) a creare nuovi eroi della plusvalenza fondiaria (solo sulla carta).

Lettera IL 68 E QUARANTANNI DOPO Sergio Vicario


Caro Direttore, cerco di rispondere al quesito che mi hai posto sul confronto tra il movimento degli studenti del 68 e i movimenti odierni impegnati nella scuola. Si tratta, ovviamente, dimpressioni frutto di esperienze dirette e del confronto con i miei due figli (una ragazza di 18 anni, studentessa di Liceo Scientifico e un ragazzo di 20, studente al Politecnico di Milano che si diplomato anche al Conservatorio), che definirei socialmente sensibili ed anche saltuariamente impegnati. Come si usa scrivere, la responsabilit delle considerazioni per solamente mia. La prima precisazione riguarda il 68. Le considerazioni sono riferite esclu-

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sivamente allanno 1968 ed, in parte, allanno successivo. Poi inizia unaltra storia, di cui ho fatto parte e che ricordo anche con nostalgia, non solo perch avevo 20 anni, ma profondamente diversa, che presenta qualche analogia con lattuale situazione. La prima grande differenza data dalla diversa ampiezza del grado di coinvolgimento delle masse studentesche. Ricordo ancora bene la partecipazione alle assemblee nella seconda met del 68 e della prima met del 69. Le decisioni del movimento, prese nelle assemblee a seguito degli interventi dei vari leader, Mario Capanna in testa, erano in qualche modo fatte proprie, anche se magari non del tutto condivise, dallinsieme degli studenti. In assemblea e, anche nelle manifestazioni contro lautoritarismo dei baroni e delle autorit accademiche ed anche contro la guerra del Vietnam, mi ritrovavo con ragazzi e ragazze che conoscevo di vista ai tempi della scuola superiore ad Arona sul Lago Maggiore, ma che le barriere sociali non ci facevano quasi mai incontrare. Con i ragazzi del Liceo la vera, sola frequentazione, di noi di Ragioneria, era la tradizionale partita annuale di calcio (che noi vincevamo sempre). Il 68, per dirla con Antonio Gramsci, fu vera egemonia, capace di abbattere barriere socio-culturali e convenzioni sociali radicate e far incontrare ragazzi e ragazze provenienti da mondi assai lontani, dentro e fuori la scuola. Le esperienze scolastiche dei miei figli mi portano a escludere qualsiasi analogia con quella stagione. Le bar-

riere socio-culturali si sono nuovamente riformate, gli attuali studenti, salvo rare eccezioni, frequentano gruppi ristretti di coetanei pi o meno dello stesso ceto sociale. Dal punto di vista politico, lanalogia, seppur con capacit di mobilitazione assai diverse, pi con la situazione degli anni 70, dove un gruppo organizzato, pi o meno grande, proponeva iniziative cultural-politiche e mobilitazioni, fatte proprie per solo da una minoranza degli studenti. Laltra grande differenza nel diverso coinvolgimento personale, caratterizzato nel 68 da una sorta di imperativo ad assicurare la propria presenza fisica a tutte le iniziative ed, oggi, in gran parte sostituito da internet, facebook e le altre aggregazioni virtuali, rese possibili dallo sviluppo tecnologico. Sta, probabilmente, anche in questa evoluzione del modo di relazionarsi, la grande differenza tra le leadership del 68 e quelle, a mio avviso, pi labili ed incerte degli attuali movimenti, che non a caso, durano pi o meno il tempo di un TG. La voglia di stare assieme, probabilmente, nasceva anche dalla concreta necessit di far fronte comune nei confronti dellautoritarismo della scuola e della famiglia che, salvo eccezioni, contraddistingueva la societ di allora. Quel collante non c pi e un altro collante generale non si ancora riusciti a trovarlo. Resta la volont di relazionarsi, che propria soprattutto delle giovani generazioni, che va al di l dei pretesti politico, culturali, sportivi ecc. ecc.

che di volta in volta possono essere messi in campo. E qui mi rifaccio alle testimonianze dei miei figli che una volta si sarebbe potuti definire di sinistra. Mia figlia, infatti, che ha partecipato alle primarie del PD, va agli incontri sulla legalit organizzati da professori in sintonia con limpegno cultural-politico di Nando dalla Chiesa, ha condiviso con il fratello la battaglia di Beppino Englaro e quelle a difesa della laicit dello stato di Emma Bonino, Ignazio Marino ed altri ed entrambi mi hanno accompagnato in occasione di manifestazioni a fianco degli studenti iraniani e contro linvasione russa della Georgia. Secondo loro, tuttavia, c un crescente disinteresse per un impegno continuo in particolare tra coloro che sono appena arrivati alle scuole superiori, anche se poi, confrontandosi con i loro amici, riscontrano idealit e valori, vissuti per soprattutto come fatto personale . Chi sembra soffrire di pi di questa situazione sembrano essere i collettivi di sinistra. Gli unici a mantenere una relativa capacit di coinvolgimento, sempre circoscritta a minoranze, seppur non trascurabili, di studenti e dare continuit allorganizzazione di momenti dincontro non virtuali nelle scuole e fuori sono i ragazzi di CL. Magari strumentalmente, non chiedono per mai unadesione a priori alla loro visione del mondo, e sembrano dare risposte pi convincenti al bisogno di stare assieme.

Lettera di Guido Martinotti


Caro Arcipelago, assistendo, con pochi altri, alla pi recente e ormai isterica comparsata solipsistica del nostro satrapo, una via di mezzo tra la pubblicit dei mobili Aiazzone e lo Stranamore di Peter Sellers, sono stato colpito da un particolare (per inciso, ma non questo il particolare rilevante, su un canale a fianco proiettavano un film sugli ultimi giorni di Hitler e lo zampettamento tra luno e laltro era parecchio istruttivo). Il particolare mi stato suggerito dallennesima apparizione dellormai immancabile Sansonetti, vestito come per un catalogo casual di Ralph Laureen e coiff come se fosse uscito allistante da una bottega de I Vergottini, per una

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reclame dello shampoo libera e bella. Un tempo i comunisti venivano rappresentati come trinariciuti nellaspetto e nel parlare, mentre chi comandava, era se non proprio elegante, almeno comme il faut e si esprimeva, magari oscuramente, ma ammodino. Da quando c Berlusconi , e soprattutto la trasmissione del Gran Camerlengo, le immagini si sono invertite. I ministri e i portavoce parlano, e talvolta anche si vestono, da tangheri e i leaders politici della maggioranza si esprimono con grugniti e locuzioni da low-brow (basse

fronti, letteralmente, ma la traduzione esatta appunto trinariciuto). Non parlo delle signore della maggioranza per un residuo di educazione borghese nei confronti del soi-disant gentil sesso, ma c un evidente stile anche l. Per contro, i rappresentanti dellopposizione comunista chiamiamo vino il vino e pane il pane- sono tutti azzimati, come dAlema, che perdip calza anche scarpe da tre milioni di vecchie lire (chiss dove le trova) e si porta anche in yachts, oppure come il soft-tweedy cashmirato Bertinotti (che certamente

compera da un negozio noto agli elegantoni torinesi come Johnny Lamb) e ora Sansonetti, che sembra la versione caricaturale del fighettismo dgag. Mi viene un dubbio: non che in questa temperie culturale della destra populista, basata sul peto e la flatulenza, ci sia da parte di Vespa una sottile regia nel far vedere agli italiani solo comunisti azzimati? Guido Martinotti

LETTERA SODALIS
Bell'idea che sintetizza una Milano che invecchia e che viene supportata da personale quasi tutto extracomunitario. Ma prima di cominciare a martellare il marmo o a fondere il bronzo, forse bisognerebbe dare una mano a chi cura i nostri anziani ed i nostri bambini perch a ottobre molte delle colf e badanti potrebbero diventare clandestine involontarie e, come tali, passibili di arresto ed espulsione. Come noto in corso una sanatoria che riguarda colf e badanti. Quello che non noto che, dalle prime avvisaglie, questo atto amministrativo, generosamente concesso dal governo, sembra incontrare pi ostacoli che entusiasmi. E non certo da parte delle regolarizzande. Infatti, la partenza della sanatoria non stata fulminante: a Milano ci si attendeva una media di oltre 1.500 domande di sanatoria al giorno e nei primi giorni la media sembra attestarsi su ben pi bassi livelli. Tante se ne sentono: da una parte le affermazioni pessimiste di Aldo Brandirali, dallaltra lottimismo di facciata dellassessore Mariolina Maioli che promette che a giorni saranno distribuite 5.000 copie di un pieghevole esplicativo (si ricorda che la regolarizzazione termina al 30 settembre), ma in realt il meccanismo della regolarizzazione sta incontrando ostacoli non previsti. Per questo la nostra Associazione Sodalis ha riunito domenica scorsa 6 settembre presso il teatro Unitre di via Daniele Crespi di Milano una folta rappresentanza di lavoratrici Filippine per ascoltare direttamente le loro testimonianze. In sintesi sono emersi quattro argomenti che remano contro: Istruzioni non sempre chiare, specie sui redditi delle famiglie e casi ostativi difficilmente sorpassabili Impossibilit di regolarizzare colf che parcellizzano le prestazioni fra pi datori di lavoro; tipico il caso di una lavoratrice che supera le 50 ore settimanali, ma in nessuna famiglia riesce a lavorare pi del minimo stabilito di 20 ore Troppo severe le misure, in una citt come Milano, circa lidoneit alloggiativa. Molti anziani convivono con la badante in piccoli appartamenti oggi giudicati non idonei ai fini della regolarizzazione Rifiuto di molte famiglie e molti anziani di regolarizzare causa maggiori costi; le motivazioni riferite: Perch devo pagare di pi gli stessi servizi che fino a ieri potevo ancora riuscire a pagare? "Perch i contributi non li paga lo Stato?"Se vengono a controllare che mi possono fare che ho gi 80 anni? "Se insisti ne trovo un'altra disponibile a lavorare in nero" E cos la pi grande preoccupazione che incupisce molte delle 20.000 lavoratrici Filippine, e comune ad altre 40/ 50.000 lavoratrici che supportano le famiglie del territorio, la loro destinazione in caso di mancata regolarizzazione.Cosa potremmo fare se la famiglia non vuole regolarizzarci? Noi abbiamo sempre lavorato per aiutare le famiglie Milanesi ad accudire i loro bambini ed i loro nonni. Noi abbiamo fatto lavori socialmente utili. Senza regolarizzazione, e non per colpa nostra, diventeremo clandestine? E se diventiamo clandestine saremo arrestate e cacciate?" Clandestine, certo, per legge, ma non per vocazione. E una domanda ce la poniamo pure noi: a Milano si stimano ca.40.000 sanatorie; se la regolarizzazione riuscisse a met e la legge venisse applicata cosa farebbero 20.000 famiglie con bambini e nonni da accudire? Giorgio Casadio Vicepresidente Associazione Sodalis

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RUBRICHE
MUSICA Questa rubrica curata da Paolo Viola BAMBINI E TERREMOTO IN CINA
Luca Silipo un giovane economista che da qualche anno - per incarico di una grande Banca occidentale - vive ad Hong Kong con la sua bella moglie cinese, ma anche un musicista, un compositore, lautore di una Histoire de Babar eseguita per la prima volta a New York e replicata in diversi paesi. Girando quellimmenso paese-continente per studiarne i mercati finanziari, si trovato mesi orsono a visitare la regione di Sichuan (ricordate i tre Re de Lanima buona di Sezuan di Brecht? proprio quella regione), devastata da un grande sisma nel maggio del 2008, e a chiedersi cosa si potrebbe fare per risollevarla. Memore della straordinaria esperienza di El Sistema, la grande scuola popolare di musica per bambini, avviata in Venezuela pi di trentanni fa da Jos Antonio Apreu e poi appoggiata e sostenuta con grande impegno da Claudio Abbado, Silipo ha lanciato un iniziativa analoga che in questi giorni verr presentata proprio ad Abbado in occasione della sua tourne in Cina. Music for the Growing Mind, questo il nome del progetto, ha per scopo di contribuire agli sforzi che le autorit cinesi stanno elargendo nellarea distrutta dal terremoto, indirizzandosi ad una categoria particolarmente fragile della popolazione, vale a dire i bambini e gli adolescenti; il progetto infatti quello di costituire delle Scuole dorchestra alle quali i bambini avranno accesso gratuito e dalle quali riceveranno una educazione musicale adatta ai loro singoli temperamenti, capace attraverso il lavoro di gruppo di diffondere il senso della disciplina e lambizione delleccellenza. Il progetto va molto al di l della semplice educazione musicale: volto allo sviluppo intellettuale e sociale dei bambini e alla costruzione in loro - con il lavoro di formazione della orchestra - del senso della collettivit e della cittadinanza. Lautostima dei ragazzi aumenter con il riconoscimento sociale, mano a mano che le orchestre diventeranno istituzioni locali riconosciute ed apprezzate. Il piano di Music for the Growing Mind prevede di iniziare con due citt pilota, dove due orchestre giovanili coinvolgeranno circa 200 bambini e ragazzi (e bambine e ragazze, ovviamente) dai 6 ai 16 anni, con o senza una cultura musicale gi acquisita,che verranno accolti dopo lorario scolastico - per cinque giorni su sette - da insegnanti musicisti sperimentati e di sicura professionalit, scelti per la capacit di comunicare emozioni e suscitare entusiasmo. Attraverso la creazione e la gestione di questi progetti pilota si stabiliranno legami con il territorio, le istituzioni e le popolazioni e si preparer la gestione del progetto pi generale diffuso in tutta la regione; i risultati sociali saranno i pi significativi, cos come accade in Venezuela dove le condizioni di vita e le prospettive dei bambini pi sfortunati hanno conosciuto miglioramenti spettacolari, e per la prima volta leducazione musicale sar utilizzata come strumento di ricostruzione e di arricchimento dei legami sociali gravemente compromessi da una catastrofe naturale. La musica, linguaggio universale, uno strumento potente di educazione, sopratutto nellet infantile, e contribuisce sensibilmente ben al di l del mero piacere dellascolto o del suonare insieme allo sviluppo di una societ coesa ed armoniosa (il lavoro di Daniel Barenboim con lorchestra israelo-palestinese ne prova lampante); promuovere questo approccio popolare e giovanile alla produzione e alla fruizione del repertorio musicale per orchestra unintuizione straordinaria con una portata inimmaginabile per la societ. Grazie a Luca per questo speciale made in italy promosso in un paese che si aspetta tanto da noi e che tanto ci pu dare; vorremmo poterlo aiutare, non sar facile, ma intanto possiamo incoraggiarlo scrivendogli allindirizzo e-mail luca.silipo@musicgrowingmind.org o visitando il sito del progetto www.musicgrowingmind.org.

TEATRO Questa rubrica curata da Maria Laura Bianchi


Ormai non sono pi una scoperta, una novit ma una consolidata e affermata compagnia del panorama teatrale italiano. Per questo il CRT Centro di Ricerca per il Teatro ha pensato di dedicare ai veronesi del Babilonia Teatri una mini rassegna dei propri spettacoli, riservandoli lonere e

MADE IN ITALY Di Babilonia Teatri

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lonore di aprire anche la stagione 2009-2010. Il sipario si alzer per la prima volta gioved 24 settembre quando al Teatro dellArte si potr rivedere il fortunato e divertente Made in Italy, opera desordio della giovane compagnia veneta e spettacolo vincitore del Premio Scenario 2007. Made in Italy non racconta una storia. Affronta in modo ironico, caustico e dissacrante le contraddizioni del no

stro tempo. Lo spettacolo procede per accumulo. Fotografa, condensa e fagocita quello che ci circonda: i continui messaggi che ci arrivano, il bisogno di catalogare, sistemare, ordinare tutto. Procede per accostamenti, intersezioni, spostamenti di senso. Le scene non iniziano e non finiscono. Vengono continuamente interrotte. Morsicate. Le immagini e le parole nascono e muoiono di continuo. Gli attori non recitano. La musica sempre presente e detta la logica con cui le cose accadono. Come in un videoclip. Da non perdere assolutamente. Dal 24 al 27 settembre CRT Teatro, viale Alemagna 6 Orario: 20.45 (venerd 21.30, sabato 19.30, domenica 16) Info: 02.89.01.16.44 LA CERIMONIA DEL TE L'evento fa parte di "FocusGiappone". Il termine giapponese chanoyu chad indica letteralmente acqua calda e percorso del t ma racchiude in una parola composta un suggestivo rituale e lantica dottrina che lo origina. Se-

condo un cerimoniale influenzato dal buddhismo zen, un maestro che ha familiarit con quei gesti come con il vasto sapere di un insieme di discipline e tradizioni di cui fanno parte larte dei fiori, delle ceramiche, della calligrafia e dei kimono, prepara il matcha (t verde in polvere) per uno scelto gruppo di invitati. La cerimonia di Hajime Takasugi, che ha iniziato ad apprendere la propria arte allet di sei anni, preceduta dalla lettura di testi e dallesecuzione di brani musicali. Al termine il t sar servito a tutti i partecipanti. Solo mercoled 23 settembre Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14 Orario: 17 Info: 02.88.46.47.25

dha, o veniva utilizzato per allontanare epidemie e spiriti malvagi. Al suono dei taiko, delicato come fiocco di neve o possente come tuono, si abbinano i flauti di bamb shakuhachi e fue e la cetra koto in un emozionante impasto sonoro. In questo imperdibile concerto la potenza delle percussioni giapponesi, il dinamismo e l'energia espressa simultaneamente nei gesti e nei ritmi robusti creati da un grande ensemble, l'eccellenza del suono e l'armonia tra gli artisti proiettano lo spettatore in una dimensione superiore. Solo marted 22 settembre Allianz Teatro, Assago Orario: 21 Info: 02.88.46.47.25 LORFEO Di Claudio Monteverdi

ENSEMBLE TAIKOZA Il FocusGiappone di MITO SettembreMusica si arricchisce di un concerto spettacolare ed emozionante con i tamburi taiko, di cui sono maestri indiscussi gli strumentisti dell'Ensemble Taikoza, diretti in questoccasione da Marco Lienhard. Le dimensioni di questi grandi tamburi a doppia membrana possono arrivare a pi di un metro di diametro, scavati in un massello di legno keyaki (zelkova) e rivestiti con pelli grezze tese alle due estremit. Il taiko, per la profondit del suo suono, ha assunto nella millenaria tradizione giapponese, significati e ruoli diversi: nella religione Shinto stato usato per invocare e intrattenere gli dei, nel Buddismo giapponese il suo suono era la manifestazione della voce del BudLOrfeo di Monteverdi il primo capolavoro del teatro musicale, nato dal ventre della parola italiana. Per la nuova produzione in scena ala Teatro alla Scala da sabato 19 settembre, Rinaldo Alessandrini unisce la sua competenza monteverdiana alla finezza scenica di Robert Wilson, che muove la sua lettura dellopera da un quadro di Tiziano. Repliche: 19, 21, 23, 25, 28, 30 settembre; 3, 6 ottobre Teatro alla Scala, piazza della Scala Orario: 20 Prezzi: da 187 a 12 euro Infotel 02 72 00 37 44, www.teatroallascala.org

ARTE Questa rubrica curata da Silvia DellOrso


Esperimento di indubbia suggestione quello compiuto da Alessandro Papetti a Palazzo Reale. Oggi, 20 settembre, lultimo giorno per vedere linstallazione concepita dallartista, la prima di una serie di iniziative che intendono creare un legame ideale tra larte di ieri e quella di oggi. In questo caso Alessandro Papetti, con la sua installazione dal titolo Il ciclo del tempo, ha scelto di confrontarsi con Monet le cui opere hanno richiamato nelle sale di Palazzo Reale schiere di visitatori (vedi qui sotto). Come le ninfee dellimpressionista francese, anche i caleidoscopici dipinti di Papetti invitano a immergersi fisicamente nello spazio pittorico, dominato dal gesto, al di l di confini convenzionali e limiti definiti. I tre grandi ambienti pittorici realizzati dallartista milanese sono contenuti allinterno di una tensostruttura nel cortile di Palazzo Reale. Lacqua, laria e il bosco sono i temi dei monumentali e impressionistici paesaggi naturali, abitati da poche e stupite

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presenze umane, quando queste non sono del tutto assenti, come nel caso del bosco. I dipinti hanno forma circolare e un diametro interno di 8 metri ciascuno: lo spettatore ne viene risucchiato come da una forza centripeta.

La sintonia di Usellini con gli scrittori fatto assodato, come pure i contenuti narrativi e teatrali delle sue opere. Buona idea, quindi, quella di dedicargli una piccola mostra in occasione del Congresso dellInternational Federation of Library Association and Institutions (Ifla) che si svolto a Milano in agosto. Pretesto graditissimo: la rassegna tuttora in corso, allestita lungo lo scalone monumentale della Sala del Grechetto. Per chi, come fu per Raffaele Carrieri, vede nelle immagini di Usellini un sollievo per tutti, o per chi, come Tom Antongini, segretario di DAnnunzio e scrittore, ha la facolt di godere con intensit fisica anche della pura gioia del cervello, loccasione ghiotta. Dellartista milanese, morto per infarto nel 1971 nelladorata casa di Arona aveva 68 anni sono esposti quadri che traboccano di immaginazione, forza narrativa, originalit e fantasia creativa. Fra tutti la monumentale Biblioteca magica del 55, un po Brera, un po luogo mitico dove il meglio della storia e della letteratura si sprigiona dalle pagine di polverosi volumi, prendendo vita e regalandone con generosit. Singolare vicenda creativa quella di Usellini, le cui ragioni vanno sempre ricercate nel suo ricchissimo mondo interiore, nella sua infanzia, nei cospicui retaggi dell'educazione alla scuola dei Gesuiti, nella settecentesca casa di Arona, teatro prediletto di rappresentazioni che conservano, nel gusto per il particolare sorprendente, un genuino sapore tardogotico. La biblioteca magica di Gianfilippo Usellini. Palazzo Sormani, via Francesco Sforza 7 orario: 10/12 e 14/18, chiuso domenica. Fino al 10 novembre. Prima o poi vengono fuori, da dietro le copertine che hanno inventato e che li hanno riparati per anni. Oltre un trentennio in Mondadori, nel caso di Ferenc Pintr, illustratore italoungherese il cui tratto incisivo sta dietro a tanti volumetti del Commis-

sario Maigret di Simenon, ma anche delle collane Omnibus e Omnibus Gialli, per non dire degli Oscar Mondadori, i primi pocket venduti anche in edicola: sue le copertine dei libri di Pavese, Deledda, Soldati, Steinbeck, Faulkner, Ibsen e cento altri. A un anno e oltre dalla morte di Pintr, si inaugura la prima ampia retrospettiva, a cura di Giampaolo Mascheroni e Peppo Peduzzi, dedicata al suo lavoro nel campo della grafica editoriale, ma anche e soprattutto nella produzione di manifesti di carattere politico, sociale e culturale, attivit nella quale Pintr si pure costantemente impegnato (per esempio, le campagne a favore di Solidarnosc o i manifesti dedicati a Sacharov). In mostra una cinquantina di tempere su carta che preludono ai manifesti e altrettanti bossetti per le copertine dei libri. Ferenc Pintr. Manifesti e altro. Cant, Villa Calvi (ex Municipio), via Roma 8 orario: da luned a venerd 16/19; sabato e domenica 10.30/12.30 e 16/19. Fino al 4 ottobre.

A 10 km da Bellinzona, sulla strada che porta al Passo del San Bernardino. Li si trova Roveredo, nel Canton Grigioni, che in un parco agricoloboschivo di oltre 100mila metri quadri ospita, fino all11 ottobre, la 9 edizione di OpenArt. Curata da Luigi a Marca, artista e promotore culturale che ha ideato questa manifestazione e lha vista crescere negli anni, OpenArt ospita i lavori di una cinquantina di artisti di varie nazionalit, a Marca incluso, spesso e volentieri ai loro primi passi. aperto, per, e anche proficuo il confronto con le installazioni permanenti di maestri riconosciuti, come Arman, Rotella, Spoerri, Schumacher. Alle sculture, realizzate in pietra, legno, bronzo o ferro, si aggiungono opere video e fotografiche, ma anche installazioni e performance che si svolgono nel corso della manifestazione. Aggiornamenti on line: www.openart.ch

con le ninfee, il ponte giapponese, i fiori di ciliegio e gli iris trova pieno corrispettivo nella tavolozza multicolore di Monet, portando alle estreme conseguenze quellattitudine innata che lo induceva, ancora ragazzino, a disegnare dal vivo il porto di Le Havre, piuttosto che seguire in studio le lezioni dei maestri. Il tempo della magnifica ossessione di Giverny una piccola citt sulle rive della Senna dove Monet spese la maggior parte del suo tempo e dove costru il suo pi volte immortalato giardino - le cui immagini si possono confrontare con una serie di fotografie ottocentesche di giardini giapponesi. Non senza percepirne la familiarit con la tradizione giapponese dellukiyo-e, rappresentata da 56 stampe di Hokusai e Hiroshige, prestate dal Museo Guimet di Parigi ed esposte a rotazione per ragioni conservative. Sono in arrivo a breve dal Guimet 28 nuove opere di Hiroshige e Hokusai che saranno esposte da luned 27 luglio, sostituendo i fogli attualmente in mostra. Monet. Il tempo delle ninfee. Palazzo Reale orario: luned 14.30/19.30, marted-domenica 9.30/19.30, gioved 9.30/22.30. Fino al 27 settembre.

dedicata alla lunga stagione trascorsa da Monet a Giverny la mostra di Palazzo Reale. Una rassegna che allinea 20 grandi tele dellartista provenienti dal Museo Marmottan di Parigi, dipinte tra il 1887 e il 1923 quando la costruzione del giardino di Giverny, con i salici piangenti, i sentieri delimitati dai roseti, lo stagno

Milano culla della Scapigliatura. Movimento artistico e letterario cui dedicata lampia rassegna a cura di Annie-Paule Quinsac e di un variegato comitato scientifico costituito da esperti di musica, letteratura, teatro e architettura. Una denominazione che rinviando a chiome disordinate, allude in realt a vite dissolute e scapestrate. Ribelli, appunto, come i protagonisti del romanzo di Cletto Arrighi La Scapigliatura e il 6 febbraio (1861-62) che ha dato il nome a questo mix di fermento intellettuale, impegno socio-politico e arte, destinato a scompigliare come un pandemonio la Milano tardo ottocentesca. La mostra documenta lintera stagione, a partire dagli anni 60 dell800 fino allinizio del 900. 250 opere, tra dipinti, sculture e lavori grafici, dalla pittura sfumata del Piccio allintensit coloristica di Faruffini, alle innovazioni di Carcano, fino Ranzoni, Cremona, Grandi che segnano il momento doro della Scapigliatura, ma anche Paolo Troubetzkoy, Leonardo Bistolfi, Medardo Rosso, Eugenio Pellini, Camillo Ra-

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petti. Una sezione della mostra ricostruisce la vicenda del travagliato progetto del Monumento alle Cinque Giornate di Giuseppe Grandi, gessi compresi. Ulteriori approfondimenti, in ambito letterario e giornalistico, si trovano alla Biblioteca di via Senato che espone il Fondo delleditore Angelo Sommaruga, ricco di lettere, biglietti postali, cartoline, volumi e riviste, oltre una sezione dedicata alla caricatura e ad alcune opere di artisti fra cui Ranzoni, Troubetzkoy e Conconi. Scapigliatura. Un pandemonio per cambiare larte. Palazzo Reale, piazza Duomo 12 orario: luned 14.30/19.30; marteddomenica 9.30/19.30; gioved 9.30/22.30. La Scapigliatura e Angelo Sommaruga. Dalla bohme milanese alla Roma bizantina. Fondazione Biblioteca di via Senato, via Senato 14 orario: marted- domenica: 10/18. Fino al 22 novembre. Un nuovo appuntamento nellambito delle celebrazioni per il bicentenario della fondazione della Pinacoteca di Brera. Loccasione sta suggerendo un modus operandi che si vorrebbe appartenere alla quotidianit di un museo, tra scavo e ricerca sul proprio patrimonio, ma anche capacit di dare conto dei risultati con attitudine divulgativa. Lattenzione si sposta questa volta su Giuseppe Bossi, figura chiave della storia braidense, uno dei primi segretari dellAccademia di Belle Arti succeduto a Carlo Bianconi, sospettato di sentimenti filo austriaci cui si deve, fra laltro, la presenza nelle collezioni di Brera del Cristo morto del Mantegna e dello Sposalizio della Vergine di Raffaello, al cui acquisto partecip attivamente. La rassegna ricostruisce la raccolta di ritratti e autoritratti di artisti che Bossi concep come incentivo alla ricognizione storica degli antichi maestri della scuola milanese per gli allievi

dellAccademia. In tutto 34 ritratti, 25 dei quali raffiguravano infatti maestri lombardi o loro familiari, dei quali si presto persa memoria, se vero che gi nel catalogo della Pinacoteca del 1816 non sono pi registrati come nucleo autonomo. Le curatrici della mostra, Simonetta Coppa e Mariolina Olivari, li hanno rintracciati, spesso dimenticati in uffici pubblici e ne presentano 24, restaurati per loccasione, oltre a un Autoritratto di Giuseppe Bossi. Il Gabinetto dei ritratti dei pittori di Giuseppe Bossi. Pinacoteca di Brera, via Brera 28, Sala XV orario: 8.30/19.15, chiuso luned (la biglietteria chiude 45 minuti prima). Fino al 20 settembre. A cura di Philippe Daverio con Elena Agudio e Jean Blanchaert, la rassegna propone tuttaltro che una lettura univoca e compiuta dellarte sudamericana; semmai un ritratto dautore che ricorda artisti di ieri e protagonisti delle ultime generazioni, insistendo su alcuni temi condivisi: sangue, morte, anima, natura, citt. E sempre e comunque con grande passione sociale e attenzione per la storia. Non ununica America Latina, ma tante Americhe Latine, cos come molto diversificato e variegato il panorama artistico del continente sudamericano. Arrivano dal Brasile, da Cuba, dalla Colombia, dal Cile, dal Venezuela e dal Messico le oltre cento opere esposte. Una cinquantina gli artisti rappresentati, concettuali, astratti, figurativi nel senso pi tradizionale del termine, pittori, scultori, fotografi o amanti delle sperimentazioni linguistiche. Ecco, dunque, la cubana Tania Bruguera, largentina Nicola Costantino, la brasiliana Adriana Varejo fino a Beatriz Milhares, Vik Muniz, al fotografo guatemalteco Louis Gonzales Palma, al cileno Demian Schopf. C anche Alessandro Kokocinsky, cresciuto in Argentina, ma nato in Italia

dove tuttora vive e lavora, che trasferisce nelle sue opere dolenti i tormenti vissuti in prima persona. Nella sala cinematografica dello Spazio Oberdan la sezione video curata da Paz A. Guevara e Elena Agudio. Americas Latinas. Las fatigas del querer. Spazio Oberdan, via Vittorio Veneto 2 - orario: 10/19.30, marted e gioved fino alle 22, chiuso luned. Fino al 4 ottobre.

Si fa sempre pi fitto il dialogo tra arte antica e moderna, almeno quanto a iniziative che vedono a confronto tradizione e modernit. Come la mostra allestita in questi giorni allAccademia Tadini di Lovere. Una rassegna nata dalla collaborazione tra il museo lombardo, aperto nel 1828 da un collezionista di allora, il conte Luigi Tadini, e tre galleristi/collezionisti di oggi, Claudia Gian Ferrari, Massimo Minini e Luciano Bilinelli. Ecco dunque che le opere di Antonio Canova, Francesco Hayez, Jacopo Bellini, Fra Galgario, il Pitocchetto, Francesco Benaglio e Paris Bordon, conservate in permanenza allAccademia Tadini, si trovano per qualche mese faccia a faccia con quelle di Giulio Paolini, Carla Accardi, Lucio Fontana, Luigi Ontani, Arturo Martini, Sol LeWitt e molti altri maestri del XX e XXI secolo. Accademia Tadini". Quattro collezionisti a confronto Dovere (Bergamo), Accademia di Belle Arti Tadini, Palazzo dell'Accademia, via Tadini 40 (Lungolago) orario: marted-sabato 15/19, domenica 10/12 e 15/19. Fino al 4 ottobre.

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CINEMA Questa rubrica curata da Simone Mancuso


Drag me to hell di Sam Raimi Ritorno allhorror per il padre de La Casa, che qui riporta tutti I suoi pi tipici elementi grotteschi con un sapore un po anti-hollywoodiano, sia nel metodo che nellapplicazione. Raimi costruisce tutto il film sulle regole tipiche del suo cinema di genere riconoscibile da elementi sparsi ovunque, soprattutto alla fine, quando uno dei sensitivi viene posseduto e si mette a ballare sul tavolo con le movenze e la musica tipiche del mitico Larmata delle tenebre. Sicuramente fuori dal circuito hollywoodiano, sia dal punto di vista della produzione sia da quello estetico. E come se, dopo le esperienze di Spider man(non ancora finite fino al 2011 con luscita del quarto episodio) il regista avesse bisogno di fuggire dalle regole, e tornare ad esprimersi come meglio gli pare. Non mi sono dispiaciuti i tre episodi delluomo ragno, ma devo ammettere che in questo genere di film esce il vero Raimi, meno elegante e preciso ma molto pi genuino e libero di esprimersi. Una menzione speciale va al direttore della fotografia Peter Deming(Mullholland Drive) e alle musiche di Christopher Young, onnipresente del genere. Quindi se non siete dei fan del regista e soprattutto se lo avete conosciuto con la saga delluomo ragno, non il film per voi. A tutti gli altri, buona visione. Videocracy di Erik Gandini Tutta italiana questa produzione svedese, non solo nel regista, ma soprattutto nel soggetto che tratta. La democrazia del video in Italia, in cui ci che conta a livello politico e sociale limmagine di se che un politico o un personaggio riescono a dare alla gente. E questa la trasformazione socioculturale che ha subito lItalia negli ultimi quindici anni. Si trasformata in una societ in cui si diventa popolari non necessariamente per meriti lavorativi, culturali, sociali o politici, ma per il fatto di essere stati parte della televisione, del video e del suo potere, che di fatto trasforma la nostra democracy in una videocracy. Un film sviluppato in maniera molto interessante dal punto di vista estetico, perch Gandini, non solo non cade nella trappola del documentario anti-governativo, ma anzi, con delle scelte stilistiche che usano magnificamente immagini e musica, sposta lattenzione sul quotidiano, per rilevare linquietudine degli esseri umani che popolano la videocracy. Esseri umani di cui ti senti inevitabilmente parte integrante dopo questo film, che fa riflettere sul potere sempre pi dilagante della televisione sulle masse, e dellassenza da parte di questultime, di strumenti critici che renderebbero la visione della vita, e la vita stessa, pi cosciente e consapevole. Qualsiasi idea o appartenenza politica abbiate non importa, questo un film da vedere, prima di tutto perch fatto molto bene ed in maniera originale, e poi perch fa riflettere, ed ogni tanto non fa male.

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