2012
UNIVERSIT DI PADOVA COMUNE DI PADOVA
ASSESSORATO ALLA CULTURA
SETTORE ATTIVIT CULTURALI
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possibili letture, ogni foglio necessitava spiegazioni particolareggiate che, redatte con
diligenza, costarono allautore pi tempo e spazio di quanto le sette composizioni stesse
non occupassero; tuttavia, continua lautore, i lavori non vennero pubblicati in quella
forma e gli interpreti fecero a meno delle istruzioni. Ragione per cui, a distanza di quattro
anni, quelle esecuzioni stanno a dimostrare, generalmente con risultato destremo
interesse, che i chiarimenti dellautore non sono strettamente necessari. Si pubblica perci
lintero ciclo mantenendone occulti i meccanismi, incoraggiandone la reinvenzione
Quattro Pianoforti la raccolta di una serie di riessioni compiute negli ultimi anni da
Bussotti sullimpiego di tastiere multiple. Nasce come un seguito di ventiquattro pagine,
allapparenza ciascuna scritta come unit a se stante, in momenti differenti, e concepita
come un processo omogeneo, ma allo stesso tempo in funzione di un concatenarsi con
altri processi simili. La natura graca di tanta musica di Bussotti non soltanto nella
suggestione del dettaglio, ma anche questo, creazione di un pi vasto sistema formale
udibile a partire da ci che primaditutto visibile. La notazione soltanto in rari casi
(singole pagine) misurata, e si presenta pi spesso in campo aperto, con diversi gradi
di indeterminazione delle durate. I quattro esecutori vengono a volte raggruppati, a
volte leggono la stessa parte. La pagina n. 5, datata 4 ottobre 1940, il recupero di una
pagina del compositore bambino: un bimbo che suona. Violino? Si, violino, (lo studia,
sannoia), sbaglia. 79 anni dopo, circa rammentarlo a 4 pianoforti si risolve in 21 misure di
pausa. Tocco Armonico.
Questa ne la prima esecuzione assoluta.
La tecnica compositiva della Winter Music non si discosta, in linea di principio, da quella
della Music for Piano (descritta nel programma del8 giugno). Si tratta anche qui di no-
tazioni indeterminate di derivazione graca. Persino per comporre il suo primo pezzo
per nastro magnetico, Williams Mix, Cage far primaditutto ricorso, nel 1952, al disegno
di come dovr essere tagliato e montato il nastro (in denitiva, una rappresentazione
graca degli inviluppi). Dunque anche la Winter Music deriva in ultima analisi dalla tra-
sformazione delle imperfezioni della carta in note, con la successiva applicazione dei
pentagrammi e delle chiavi. Limpiego del caso tuttavia qui differente. Nessun ordine
tra gli accordi che compaiono sulla pagina prescritto. Inoltre le chiavi sono ambigue, e
a seconda di come le si vuole interpretare risulteranno molteplici combinazioni possibili.
Si tratta di formazioni accordali molto dense, spesso ineseguibili senza interpretare parte
delle note come risonanze preparate in anticipo: nella ricchezza di risonanze e aloni sta
infatti gran parte del fascino di questo lavoro. La partitura nel suo insieme consiste in
una ventina di fogli sciolti che possono esser impiegati a piacere e in qualsiasi ordine:
un singolo esecutore eseguir i venti fogli di seguito, due ne leggeranno dieci ciascuno,
no a venti esecutori che leggeranno ciascuno un foglio. Tenuto conto che la scelta dei
tempi e delle durate lasciata agli interpreti, anche la durata del pezzo largamente
indeterminata.
In questa versione, i quattro pianoforti dal vivo suonano insieme alle loro ombre preregi-
strate e diffuse in sala, in una moltiplicazione di fonti sonore che avvolge lascoltatore.
Morton Feldman stato molto vicino a Cage nella New York degli anni Cinquanta e
Sessanta, e ha partecipato alla medesima rivoluzione informale, condividendone alcuni
principi fondamentali, come lattenzione al fenomeno sonoro in s come elemento chiave
della composizione, ma senza mai consegnarsi alla spersonalizzazione dei processo, n
tantomeno alloggettivit del caso. Cage amava denirlo, in rapporto alla sua propria
musica, unestremista poetico.
Tra il 1960 e il 1969 Feldman port a termine una cinquantina di opere che a uno sguardo
complessivo appaiono profondamente omogenee. I tratti comuni pi vistosi che emer-
gono da una loro disamina sono un rinnovato interesse per il timbro e lorchestrazione,
luso di una nuova forma di notazione denita da Feldman free durational notation in cui,
diversamente dalle prime notazioni grache delle Projections e delle Intersections, sono
le durate e non le altezze ad essere lasciate indeterminate, e una esplorazione sempre pi
approfondita della dimensione armonica, verticale del suono.
La free durational notation, messa denitivamente a punto nella serie delle Durations, ha
un antecedente importante nel Piece for Four Pianos del 1957 e nei pezzi composti negli
anni immediatamente successivi. In quel brano, che a sua volta possiamo ricondurre a
Intermission 6 del 1953 considerandolo come uno sviluppo di idee gi implicite in quel
pezzo, le altezze sono segnate con precisione mentre le durate, comunque lente, sono
lasciate alla discrezione dei quattro pianisti. Poich essi leggono tutti la medesima parte,
viene a crearsi, inoltre, secondo le stesse parole di Feldman una serie di riverberazioni di
ununica fonte sonora. Si tratta insomma di una sorta di canone per aumentazione e di-
minuzione non misurate. I quattro esecutori infatti iniziano simultaneamente, per poi pro-
cedere indipendentemente gli uni dagli altri, con conseguenze importanti sul piano della
percezione del tempo: se i silenzi e le ripetizioni delle opere dei primi anni Cinquanta ne
bloccavano il divenire n dal suo primo manifestarsi, qui il disorientamento dellascolto
determinato piuttosto dallemergere di una temporalit diffusa e pluriversa. I prolungati
ritardi e le sfasature imprevedibili che si creano necessariamente tra un pianista e laltro
sembrano rendere reversibile il tempo e lascoltatore perde di conseguenza ogni punto
di riferimento assoluto per smarrirsi in un usso senza ne. Cupo e misterioso, pervaso
di un umore languido, il Piece for Four Pianos indubbiamente uno dei pezzi pi affasci-
nanti di Feldman, forse anche perch, in contrasto con la natura cromatica della maggior
parte degli aggregati usati nella sua musica, qui molti di essi sono ascrivibili ad atmosfere
tonali come i due che aprono il brano, ad esempio, riconducibili alle triadi di sol minore
e mi minore, per tacere delle molte ottave, quinte e terze presenti nel brano o di intere
sezioni nelle quali aleggia chiaramente la tonalit di do minore. Tutto ci rende il tessuto
cromatico assai pi morbido e conferisce al pezzo un tratto inequivocabilmente lirico. I
settantacinque eventi sonori allineati su cinque sistemi sono di varia natura: suoni singoli,
aggregati di diversa densit (da due a otto suoni), scarne costellazioni di suoni isocroni
(tre di due e due di quattro suoni); il tutto impreziosito qua e l dalla presenza di acciac-
cature, corone e, nel nale, di risonanze prodotte dagli armonici. Lunit della percezio-
ne garantita dalla lentezza dellincedere e dalle frequenti ripetizioni che compensano
leventualit di uneccessiva sovrapposizione di eventi eterogenei, e aiutano quindi ogni
esecutore ad evitare di trovarsi troppo in anticipo o troppo in ritardo rispetto agli altri.
[da Marco Lenzi, Lestetica musicale di Morton Feldman, Milano, Ricordi-LIM, 2009, pp. 56-57]
DUE TESTI DI SYLVANO BUSSOTTI SU JOHN CAGE
Rivedendo Cage come gramsciana verit
(2007)
Alto e sottile, curvo a scrutare paginoni bucati di una mia partitura intitolata Breve, lo
si vede vestito elegantemente con, dal colletto, pendula una sobria cravatta. Immagine
inconsueta, scattata a Dsseldorf, e per labbigliamento e per il fatto che John Cage ha
una espressione intenta, molto seria e partecipe: la stessa che, raramente, riscontriamo
quand ritratto mentre partecipa a pubbliche interpretazioni musicali.
Consueto vederne lovale di un faccione ridente, non per allegria ma in verit. Nel me-
raviglioso volume Silence dove Cage ha raccolto le riproduzioni a stampa della sua va-
stissima collezione di manoscritti, non soltanto musicali, di opere a lui offerte o dedi-
cate oppure insieme a lui perpetrate, lo sguardo assalito dalla necessit di studio, del
meravigliarsi, della dialettica perenne del pensiero polifonica o vuota, brutale oppure
minuscola, capricciosa e misterica, sontuosa, indigente, misera quale lapatico ritornello
volatile della natura, ma sempre Vera.
La Verit, pi in Arte che nei tranelli di losoa o confessioni, resta impronunciabile.
Oltre al poema, dietro al dipinto tra le righe romanzate di ogni scrittura, ci sogniamo la
musica udendola tanto avvincente, capace di annullare la spietata orologeria del tempo,
dalladdormentarci come in un solido senza mai volerne uscire. Lapplauso, oppure pi
goduto, il dileggio, dan voce alla insofferente passivit di pubblici disseminati in articio-
se scatole sonore, conchiglie accostate allorecchio per udire la risacca ossessiva della
nostra presenza medesima. Ha conosciuto John Cage chi lo ha veduto mimare con le
braccia lese le lancette del vecchio orologio da un banale podio di maestro concertatore
e direttore dorchestra, appunto: orologeria a-sentimentale.
E viene da pensare a Gramsci a quel pensiero cui il fascismo dietro le sbarre volle im-
pedire di pensare: impossibile da Gramsci non risalire a de Sade, im prigionato del pari.
Siamo certi d non ammanettare anche John? Gramsci, quando mette in discussione
lopera dellintellettuale, ne misura ritmo, accento e gittata offrendo i polsi alla incoscien-
za pubblica. Cage oramai lo si esalta e il suo Suono, troppo tardivamente, fa parte delle
pratiche musicali nel mondo non meno, forse, di feste mozartiane o barbarie operistiche
di balli e melodrammi.
Per sua somma rivalsa e a protto dinnumerevoli, piccole scimmie, brave a spulciare
insetti graziosi dalla innocua puntura sulla nostra canizia di tonsura. Dal nestrino di un
treno proveniente da Venezia Santa Lucia e diretto alla capitale, mi parla indolenzito
lamentando forti dolori: Jai mal lO, inten dendo l per l, ma si tratta dossa: esage-
rando immancabili reumatismi causati dal pernottare quasi a or dacque, acque morte,
ospitato da Peggy insieme a Merce, celebre danzatore e amica non meno celebre, dentro
al Museo affacciato sul Canal Grande. Lui faceva sosta a Padova e in casa di mia zia Maria
passa va regolarmente a farsi ripetere, interminabili e noiose, le nomenclature latine dei
funghi. Con me era la lingua francese che avevamo in comune, assieme al gusto grafoma-
niaco dinventarsi pittograe (altri le avrebbero cos denite), dense dintrecci fra penta-
grammi, vecchi valori della scrittura musicale, invenzioni e capricci.
La coppia di compositori che alla Rai milanese lavorava, lo aveva iscritto a un celebre quiz
televisivo nella speranza di farglielo guadagnare. Espertissimo di funghi e senza tema
per quelli velenosi. Cage sapeva scovarne ovunque, cucinarli, assaporarne le amarognole
squisitezze; allora dissonante nel suono cos detto sperimentale, il maggior rischio di
cibi anche malfamati non lo scoraggiava. Corde di pianoforti sfregate dai coltelli: vinse
il quiz.
Partecipando a tanti suoi concerti apprendo presto le tecniche compositive e interpre-
tative di quella serie dopere intitolata Variations. Me ne confeziono un esemplare: qua-
dratini di carta comunissima da osservarsi in controluce. Allepoca, la carta esisteva; lo
si capiva da minute imperfezioni nella grana se osservata In controlttce. Squadrarne il
verso, dipingere un punto nero a gurare un suono, soprammettere un altro quadratino
trasparente su cui tracciare a caso traiettorie rette di parametri. Eseguire: tastiere, sven-
tramento interno di corde metalliche, pedali, pizzicati, percussioni. Minutaggi modesti
che si allargano quando entrano in campo estratti dOpera.
Aspetterei per esprimermi sui componimenti di Philip Glass, da cui ebbi il divertimento
di poter interpretare assieme allautore, di Mauricio Kagel, con cui rientravo in aereo da
un soggiorno negli Stati Uniti, scherzando lungo linterminabile volo sulla mancanza nei
nostri lavori degli echi popolareschi con i tanti applausi che ci avrebbero attesi; di Chri-
stian Wolff, dolcemente silenzioso nel dare tutta la ducia alle ineffabili armonie di cui
sembrava geloso, nellidea d tenersele per s (il penultimo, Erik Satie, non potevo averne
fatto la conoscenza personate sarebbe stato meravigliato davanti alla sua quotidiana
passeggiata, andata e ritorno Auteuil-Parigi, attirando invece lattenzione sul ricorrente
titolo Solo).
Cos chiamavo io stesso una composizione scritta in omaggio alla secolare, solitaria e
concentrata pratica interpretativa.
Introduce al mistero da camera La Passion selon Sade. Non la prima volta che, assieme
a voce e percussione, la elettronica sinsinua in organico accadde negli USA oppure in
Svezia, in Austria e altrove ma sono passati troppi anni perch un mezzo, a me gene-
ralmente quasi estraneo, non avanzi oggi studiose, forti e brillanti capacit danalisi del
suono: irrinunciabili. Pittograe musicali volte, dalloggi, ad un passato non pi recente. Si
ascoltano con curiosit, Quellanno a Darmstadt avevano annunciato Arnold Schoenberg:
misi da parte la sommetta necessaria, mi mossi. Nel brullo pendio savvicendarono altri
giovanotti, altre ninfe, diverse gurine. In luogo del babbo arriv John Cage. Allora non
ne sapevo davvero nulla.
Parigi, aprile 2007
Da John Cage, 16 festival di Milano Musica, Milano Musica-Teatro alla Scala, 2007, pp. 144-146. (I
riferimenti a Philip Glass, Mauricio Kagel, Christian Wolff presenti nel testo riguardano le musiche in
programma di uno dei concerti del festival milanese, per cui Bussotti scriveva queste note).
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La musica di John Cage
(1977)
Middelburg - Al bar di un alberghetto sperduto, e scosso dai venti violentissimi dei mari
del nord, trovo, aperto alla pagina degli spettacoli, un numero della Stampa arretrato di
qualche giorno; mi attrae lo sguardo, il sorriso ironico, lorecchio smisurato che a malape-
na rientra nel riquadro di una foto vecchia di oltre ventanni: il musicista John Cage, dice
la didascalia. Larticolo di Massimo Mila. Ma faccio appena in tempo a scorrerne capo e
coda la recensione della traduzione italiana di unintervista, pubblicata in Francia, con
Cage poich intervengono rumorosi arrivi di musicisti. Siamo in parecchi a Middelburg
per la terza edizione di questo festival. A chi giunge, trafelato, dallItalia, il pettegolez-
zo pi urgente da fare sembra quello sul treno musicale portato a spasso da Cage in
Emilia-Romagna. Ma possibile? Lascio cadere il giornale. Faccio mentalmente rapidi
calcoli. Nel 1958 (appunto, venti anni fa) Cage divertiva gi tutti parlando a Darmstadt di
questa sua idea dun treno musicale in viaggio, ricolmo di gente che esegue ogni tipo di
musica, ecc.; poi, nel 1972, al festival di Pamplona quellidea del treno gli fu mutuata da
altri, ed anche allora un treno sonante percorse qualche pezzetto di Spagna bruciata.
probabile si contino ulteriori percorsi, in diversi paesi, del giocattolo ferroviario. Scorro
il programma del festival olandese cui sto partecipando e vedo che non vi si eseguono
musiche di Cage: solo un pezzo di Wolff, uno di Feldman, unesibizione di Steve Reich.
qui estremamente laconica la presenza di una certa scuola statunitense, da noi tuttora
seguita con eccitazione, in un programma per venti giorni stracolmo di concerti, spetta-
coli, proiezioni, dibattiti, iniziative musicali attualissime. Oggi che Cage diventato uno
splendido vecchio, con barba bianca e arruffata, che da parecchio tempo veste solo in
jeans, trovarmi di fronte quella vecchia immagine dove porta vestito e cravatta e un viso
pulitissimo, afnch lironia possa invaderlo pienamente, con dolce aggressivit, mi d
intensa tristezza: anche se a tutta prima non saprei spiegarmene il perch.
Una relazione profonda, tra il mio lavoro e lopera di Cage a tutti nota. E poi amo
moltissimo In sua musica. Dico bene la Musica. Ricordo perfettamente, sul nire degli
anni cinquanta, quando Heinz-Klaus Metzger di pre potenza guid un esitante, rabbuiato
Adorno verso lapprezzamento e lo studio delle maggiori opere cageane, come Metzger
ritenuto allora il vero e pi autorevole teorico di Cage sprezzasse, apertamente infa-
stidito, le implicazioni mistico-flosoche del compositore americano, denendolo dilet-
tante in questo campo del pensiero, convinto comera che Cage fosse un importantissimo
compositore, tutto il resto contando ben poco. Ma sbrigativamente Metzger commise
allora lunica imprudenza di concedere molte indulgenze, non tanto al maestro il qua-
le sopportava con impassibile tranquillit gli sferzanti sarcasmi dellamico quanto alla
crescente schiera dei cortigiani (debbo denirli cos) che in giro per il mondo avrebbero
fatto negli anni successivi la parte dei megafoni. Complici indulgenze se fatta ecce-
zione per quei rari e grandi ricreatori, nellinterpretazione, come Cathy Berberian, David
Tudor e pochissimi altri tutti codesti megafoni sembrano, oggi, trasmettere il tono giu-
sto. Poich pochissimi allora, ed oggi tanti di meno, si soffermarono, con Metzger, sugli
aspetti strettamente musicali del lavoro di Cage. La gestualit immediatamente efcace,
viva nel mero consumo di un atto qualsiasi, delle derivazioni cageane, nel confondersi
apparentemente anonimo dei convertiti (ma in realt li diresti attentissimi ad un loro
preciso tornaconto di piccola fama personale; gratuita, entro un mercato generale assai
consistente di circolazione delle idee, purch appaiano clamorose) nisce per stabilire
pi che unabitudine, un vizio. Vero e proprio. Ho pensato al megafono perch, cos come
il rudimentale amplicatore, volgarizza e distorce ogni voce, la progressiva riduzione del
dettato cageano, da parte di pochi agitatori, ai suoi primitivi schemi di guerriglia, riscuote
lovvio successo dogni facilit. E dove giunge per ultimo, come passatempo estivo, que-
sto successo di chiacchiera? In Italia, puntualmente, come sento dire.
Il gran vecchio ha ragione per essere soddisfatto? Si direbbe che il suo pensiero trovi
un consenso vistosamente estroverso negli spazi animati da folla in disordine (Vene-
zia, piazza san Marco anni orsono; Parigi, les halles poco prima della demolizione; oggi
un treno; e ancora); mentre sul versante riessivo le universit di mezzo mondo hanno
dimestichezza ormai ordinaria con la gura di Cage; argomento da libreria. La celebre
indifferenza degli scopi teorizzata da un Cage degli inizi, viene oggi ribadita nellimma-
gine di libero vitalismo del suono; col fascino discreto della losoa allorientale non
imporre nulla, lasciar essere, permettere a ogni persona, come a ogni suono, di essere il
centro del mondo. E ancora che i suoni si identichino in noi e che ci si possa identi-
care nei suoni. Viene da domandarsi in cosa queste frasi generiche, quando suonino
misticamente povere di spirito, differiscano dal miele che sussurra, mentre ti assedia,
il buddhista metropolitano rasato e squittente di campanellini nello straccio arancione.
Vorremmo maggiore rispetto per una vecchiaia prestigiosa. Di fatto i libri di e su Cage, le
idee correnti, sembrano pesare di pi nella notoriet del musicista delle sue stesse musi-
che. Si sostituisce, con sintomatica rimozione, la predicazione agli atti e la provocazione,
se mi consentito, ai miracoli. Schematizzando secondo un linguaggio ecclesiale non
intendo ironizzare. Unattenta analisi della scrittura, il serio ascolto di alcune composi-
zioni metterebbero in contraddetto imbarazzo latteggiamento sotto cui si baratta, suo
malgrado, il musicista. Ribadendone freddamente il concetto di musica, non superato,
n subalterno allidea di organizzazione del suono gi da Cage proposta nel 1937, oggi
ridotta allinerte vivere dellio medesimo, secondo lideologia, lamentata sopra, del cen-
tro del mondo. AI vieto sogno di sentirsi centro, ombelico ripiegato in s, sogno proprio
allinfanzia, preferiamo riconoscere il ritorno insistito, e moroso, negli anni, di John Cage
ai nodi della musica, allo specico, in particolare, della scrittura: il pi spesso e comunque
irrinunciabile per le sempre non soltanto originalissime invenzioni grache, ma comples-
se intuizioni formali assolutamente primigenie. Senza dimenticare lapparente civetteria
di rimandi al genere classico (concerto, balletto, innumerevoli forme cameristiche, pre-
dominanza totale del pianoforte; inne scoperta del microfono come parassita ampli-
catore; strumento in s, certo, ma biologicamente stretto alla tradizionale formulazione,
per estorcerne atti critici).
Vorrei riferirmi appena a tre opere basilari, di tre periodi quasi equidistanti, non certo
dimenticati oggi, eppure sempre meno eseguite. Quando Boulez (allora per la prima
volta in tourne americana come direttore dorchestra, negli spettacoli di prosa di Jean-
Louis Barrault) torn in Europa con i quattro pesanti volumi della Music of Changes di
John Cage, disse, e lo scrisse, che si trattava di manoscritti fra i pi importanti per la
costituzione del nuovo linguaggio seriale. Eppure era gi una composizione ampiamente
determinata dai famosi metodi casuali, come lancio di monete o consultazione del libro
cinese dellI Ching. Pertanto lo sforzo di una monumentale organizzazione viene portato
avanti dallallora ancor giovane compositore americano verso risultati sonori di completa
bellezza. Ladesione di Boulez durer un istante. Mentre diversi anni
dopo Cage porta in Europa il suo Concerto per pianoforte e orchestra e ne illustra, in un
celebre seminario darmstadtese, le grandi pagine interamente disegnate mediante un
segno rafnatissimo, che nulla ha da invidiare ai disegni dei grandi astrattisti del nove-
cento. Il dettato indicher profondi mutamenti del rapporto di un musicista con la pagina,
certo, ma ci accorgiamo adesso che sostanzialmente osserva, senza neanche tanto cri-
ticare o sorridere, il rituale in frac del gran coda nero tardo-ottocentesco; cadenze; tutti;
alternanze di solista e orchestra; autonomia (gli a soli) dei singoli strumenti ma dominati
dal gesto pianistico sempre in primo piano. Dico che sembr, leggendo, un pieno insulto
alla necessit razionale di determinare, particolarmente maniaca nei francesi, e subito si
voltarono le spalle. Per suona, oggi, come un denso tessuto di armonie, di inconfondibile
segno. Nonch la presenza come schnberghiana di registri pianistici perpetuamente
confrontati agli estremi, in fortissimo chiaroscuro di contrasti. Altrettanti anni pi tardi,
allincirca, Cage compir una nuova partitura vera e propria di grande importanza:
Atlas Eclipticalis per orchestra. Il metodo pi che mai sembrerebbe esoterico. Ricalcando
su tti pentagrammi di grandi fogli da musica ordinari densissime costellazioni di suoni
ripresi dalle tavole di un antico, prezioso atlante celeste, Cage compie ancora una lucida
operazione di confronto fra le parentele ideogrammatiche dei segni. I puntolini che tra-
ducono le stelle della volta celeste nei meticolosi riporti dellantico astronomo, in nulla
differiscono da quelli che segnano ai musicisti le note da eseguire: cosi come pentagram-
mi e traiettorie astrali hanno in comune la gittata che percorre orizzonti nelliter tempora-
le per noi notturno, per la musica istantaneo e concertante. Il suono reso da questopera
di una incantevole qualit; non meno affasciner della corrispondente contemplazione
notturna di stelle cadenti con lintermittente sorpresa di un gesto espressivo. Eppure
non dir evasiva lattenzione allirraggiungibile occaso. Senza particolari emozioni, se
ricordiamo come, proprio in quegli anni, lavventura tecnologica interplanetaria teneva
gli occhi spalancati alla coscienza dei popoli. Nella partitura un concertato ttissimo di
modi esecutivi, scoperte formali, moduli daggregazione rigorosamente sperimentali, ad
ognuno dei quali corrisponder la precisa scoperta di una nuova dimensione del detta-
glio. In un tutto che si sviluppa ellitticamente nello spazio sonoro di esatta similitudine
del grande movimento astrale.
Il Cage che oggi viene mostrato in giro rmava allora un vasto trattato dironia sonora
mentre, pi semplicemente, gli accadeva di scriversi musica addosso suo malgrado.
una musica che procede assai oltre le apostoliche pose e pazientemente ne attende, s,
con indifferenza lo storico cristallizzarsi. Basti osservare (come si voluto a scopo di
riessione, schematicamente, prima di affrettarsi a comprendere tutto Cage nella stan-
chezza e alloscuro di un cumulo danni) che le musiche menzionate non avrebbero in
buona parte, mettiamo, appreso il suo proprio sillabario di fenomenologia acustica allal-
lora nascente Salvatore Sciarrino?
Per questo si ritorni un attimo al treno. Ricorder anche, pi precisamente, una signica-
tiva differenza dimpostazione tra i percorsi degli anni sessanta e il viaggio verso gli anni
ottanta che ci assilla questoggi. Allora, che dominasse lapprossimativo unanimismo, dal
vago sapore panteistico, per cui salivano vecchi e sbuffanti vagoni allegri musicisti
dogni risma che, sui propri strumenti, sonavano musiche di qualsiasi specie. Tenuto
presente il costante impiego di schianti apparecchi radio dogni tipo, la caratteristica
fascia sonora, pi distorta e pi acuta che mai, di timbro inconfondibilmente cageano,
sommergeva il tutto certamente, con estatico sarcasmo. Aggiornando le immagini, il tre-
no si contempla questoggi per quello che : gran macchina nobile dentro lo spazio e
nel tempo, di cui microfonie selvagge, ma pigre e sorridenti nella stanca manovra del
profeta, rendono sensibili e avvertiti, presenti alla coscienza quegli aspetti musicali che il
tutto indifferenziato porta perennemente dentro s ed ai quali nessuno fa mai caso. Ecco
perch mi assalirebbe nostalgia del vapore. E dicevo Sciarrino. Con prassi radicalmente
opposta il giovine maestro siciliano evoca instancabilmente ci che aleggia ( una parola
sua) al di sopra, entro ed oltre la musica; mentre il vecchio maestro americano sofa via
dalla musica quelle che vede come ultime faville dellimmane fal. Si tende lorecchio in
un caso. Ci si turano tutte due le orecchie nellaltro (parlo della reazione gestuale immagi-
nabile in un corpo di comune spettatore, o comune mortale). Contrari che non sincontra-
no, poich tanto contrari non sono, entrambi i movimenti di quellideale hanno la musica
come oggetto. Per me un oggetto amato. Che Cage la riconosca viva e presente in qual-
siasi moto doggetti e corpi e cose e individui nellaria appunto: spazio, tempo non in-
crina lamoroso curvarsi del musicista tradizionale sulla sua viola impugnando larchetto,
oppure, intento a percuotere un suo inmo legno con bacchettina di metallo, poniamo, il
modesto scandire ritmo memorabile. Conuendo al pensiero di ognuno la carezza sonora
risveglia facolt di scoperta. Non vorremmo sembrar di concludere, allora, legittimando
una nuova indifferenza. Se il corpo a reagire gestisce nellesprimere un benessere, addirit-
tura il piacere, il pensiero che ne informa lo spirito; dellidea il richiamo, e di un lucido
rigore la prassi dovr alimentarsi. Dunque importa semplicemente, solamente la musica.
Ma importa moltissimo. Perch il fondersi entro la musica di tutta lumana testimonian-
za, nellintegrit del suo senso, con la totale germinazione della vita, vanica ogni altra
in telligente o innocente ambizione. La musica di Cage suona. E suona, coerentemente,
assai diversa da Cage stesso. A lui risponde con un peso e un afato sufcienti a coprire
il futuro, venendo da lontananze a noi tutti comuni. Va riportata lattenzione a questo.
A John Cage dedicando una forma damore la pi difcile, critica e disincantata; quella
forma che non si scompone misurando le ore ma rimarr. Atemporale.
da John Cage. Dopo di me il silenzio (?), a cura di F. Mogni, Milano, emme edizioni, 1977, pp.127-133.
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JOHN CAGE
John Cage nasce nel 1912 da un inventore e da una giorna-
lista.
Studia pianoforte presso insegnanti privati ma a sedici anni
decide di diventare scrittore. A diciotto anni lascia il college
per un viaggio in Europa, dove rimane per un anno e mezzo.
A Parigi si interessa allarchitettura, alla pittura, alla poesia e
alla musica. Conosce la musica di Stravinskij, di Bach e so-
prattutto quella di Erik Satie. Viaggia in Germania, Spagna e
Italia. Compie le prime prove di composizione. Nel 1931 torna
in California. Nel 1933 decide di dedicarsi principalmente alla musica. Spedisce alcune
sue composizioni a Henry Cowell, che lo consiglia di studiare presso un allievo di Schn-
berg, Adolph Weiss. A New York prende anche alcune lezioni da Weiss e Cowell. Sul nire
del 1933 decide di rivolgersi a Schnberg per diventare suo allievo. Schnberg accetta di
dargli lezioni gratuitamente. Studia con lui per due anni.
Nel 1936 trova lavoro a Seattle, alla Cornish School Of The Arts, come compositore di
musiche per balletto. Nel 1939 fonda alla Cornish School unorchestra di percussioni per
cui compone molti lavori, quasi sempre associati alla danza. Nel 1940 gli viene commis-
sionata una musica per una coreograa, Bacchanale, in cui sperimenta per la prima volta
la tecnica del pianoforte preparato. In quel periodo incontra il danzatore e coreografo
Merce Cunningham, che diventa il suo principale collaboratore e compagno di vita.
Fino alla ne degli anni Quaranta la musica di Cage quasi esclusivamente per percus-
sioni e pianoforte preparato, ed esplora varie risorse rumoristiche, ma sempre con nalit
espressive e secondo una tecnica di rigorosa strutturazione per quanto riguarda il ritmo e
lorchestrazione. Si interessa precocemente allimpiego di strumenti elettricati.
Tra il 1946 e il 1948 scrive il suo lavoro pi elaborato ed esteso per pianoforte preparato,
le venti Sonatas and Interludes.
Nella seconda met degli anni quaranta si interessa alla musica e alla losoa indiana, e
poi al Buddhismo Zen, attraverso cui inizia a concepire la musica come un sistema che
dovrebbe imitare la natura nel suo modo di operare e come un fatto puramente vitale,
senza scopo o intenzione. Nel 1950 la scoperta dellI Ching, il libro cinese dei mutamenti
risalente allepoca confuciana, lo conduce verso una concezione per cui la composizione
musicale diviene il frutto di risposte casuali a domande poste dal compositore. Compone
cos la Music of Changes, per pianoforte, nel 1951, a partire da elementi deliberatamen-
te scelti (aggregati sonori) disposti per nel tempo secondo procedimenti casuali. Da
questo momento Cage user sempre lindeterminazione come metodo, per denire una
musica oggettiva, in cui i materiali prescelti vengono ordinati in modo da escludere la
memoria e la scelta. In questo periodo visita la camera anecoica delluniversit di Har-
vard, ricavandone la consapevolezza dellimpossibilit del silenzio assoluto. Il silenzio
piuttosto per Cage il paradigma dellequivalenza di tutti i suoni come potenzialmente
musicali. Ispirandosi alle tele bianche di Robert Rauschenberg, Cage concepisce nel 1952
433 la sua opera silenziosa, e nello stesso anno avvia un progetto di composizione
sperimentale su nastro magnetico.
La summa di tutte le sue tecniche sperimentali il Concert for Piano and Orchestra com-
posto nel 1958 che, poco dopo la prima di New York viene eseguito a Colonia, e segna
linizio di una crescente fortuna europea. Limpatto di Cage sugli sviluppi della musica eu-
ropea di vasta portata. Il suo interesse per media differenti dalla musica si sviluppa negli
anni Sessanta, e le sue composizioni includono sempre pi aspetti gestuali e parateatrali ,
che sono uno dei pi importanti contributi alla nascita della performance art.
La multimedialit del suo lavoro si accentua: HPSCHD del 1969 un lavoro dalla durata
di circa cinque ore in cui si uniscono: 7 clavicembali che suonano estratti sorteggiati di
musiche di Cage e di autori classici, 52 nastri di suoni generati dal computer, 6400 dia-
positive proiettate da 64 proiettori, 40 lm. Gli spettatori entrano ed escono liberamente
dallauditorium. Cage intensica inoltre il suo lavoro sulla parola come puro elemento
fonico, e produce anche poesia visiva, nonch opere radiofoniche sperimentali.
Sul nire degli anni Settanta Cage torna a comporre per organici pi relativamente tra-
dizionali ma sempre con notazioni sperimentali, no ai cosiddetti number pieces degli
anni Ottanta, in cui scopre il concetto di armonia anarchica, unarmonia generata da una
polifonia causale di isolati suoni tenuti. Compone le cinque Europeras, decostruendo la
forma dellopera lirica e ricorrendo a un elaborato montaggio casuale di tutti gli elementi
sonori e visivi che formano lo spettacolo operistico.
Cage muore improvvisamente nel 1992, a un mese dai festeggiamenti per il suo ottante-
simo compleanno.
SYLVANO BUSSOTTI
Sylvano Bussotti nato a Firenze il 1 ottobre 1931. Inizia lo
studio del violino con Margherita Castellani ancora prima di
compiere i cinque anni di et. Al Conservatorio Luigi Che-
rubini di Firenze studier larmonia e il contrappunto con
Roberto Lupi e il pianoforte con Luigi Dallapiccola: studi che
interromper a causa della guerra, senza conseguire alcun ti-
tolo di studio.
Determinanti, per la sua educazione, il fratello Renzo e lo zio
materno Tono Zancanaro, pittori entrambi e, pi tardi, lincon-
tro con il poeta Aldo Braibanti. Dal 1949 al 1956 approfondisce, da autodidatta, lo studio
della composizione. A Parigi, nel periodo che va dal 1956 al 1958, frequenta i corsi privati
di Max Deutsch, incontra Pierre Boulez e Heinz-Klaus Metzger, che lo condurr a Darm-
stadt, dove conosce John Cage.
Inizia in Germania, nel 1958, lattivit pubblica, con lesecuzione delle sue musiche da
parte del pianista David Tudor, seguita dalla presentazione a Parigi di brani eseguiti da
Cathy Berberian sotto la direzione di Pierre Boulez.
LUniversal Edition e, successivamente, gli editori Moeck e Bruzzichelli pubblicano in que-
gli anni alcune sue partiture. Sar inne con Casa Ricordi, che nel 1956, Bussotti stringe
un importante rapporto editoriale.
Soggiorna in U.S.A. nel 1964-65, invitato dalla Fondazione Rockfeller a Buffalo e New
York, dopo il conferimento di tre premi da parte della SIMC negli anni 1961, 1963 e 1965.
Nel 1967 riceve il premio allAmelia dellaBiennale Di Venezia; nel 1974 il premio Toscani
dOggi e nel 1979 il premio Psacaropulo a Torino. A Berlino, nel 1972, risiede per un anno,
ospite delle DAAD per la Fondazione Ford. stato direttore artistico del Teatro La Feni-
ce di Venezia e del Festival Pucciniano di Torre del Lago. Ha insegnato storia del teatro
musicale allAccademia di Belle Arti a lAquila. Nel 1980 stato docente di composizione
e analisi alla Scuola di Musica di Fiesole, direttore della sezione Musica alla Biennale di
Venezia dal 1987 al 1991.
Fin da ragazzo lavora alla composizione musicale cosi come al disegno e alla pittura; sue
mostre darte si allestiscono in vari paesi del mondo. Dallattivit concertistica si svilup-
pa lesperienza teatrale che lo porta ad occuparsi di cinema e di televisione . Dal 1965
laspetto fondamentale della sua attivit costituito da spettacoli di teatro musicale, sin-
tesi della propria esperienza creativa realizzati nellambito del BUSSOTTIOPERABALLET,
nome abbreviato in B.O.B., da lui fondato a Genazzano nel 1984 e che allestisce concerti,
spettacoli, mostre darte e manifestazioni di ampio respiro internazionale.
Sylvano Bussotti Accademico dellAccademia Filarmonica Romana, Accademico di S.
Cecilia, Cavaliere dellordine di Mark Twain, Cavaliere di Mickey Mouse, Cittadino Onora-
rio della Citt di Palermo, Commandeur de lOrdre des Artes e des Lettres dello Stato
Francese.
MORTON FELDMAN
Morton Feldman, nato a New York nel 1926, studi inizialmen-
te pianoforte con Vera Maurina-Press (allieva di Ferruccio Bu-
soni), mentre pi tardi (dal 1941) si dedic allo studio della
composizione, prima con Wallingford Riegger e successiva-
mente (dal 1944) con Stefan Wolpe. Nel 1950 Feldman, a un
concerto della New York Philharmonic conobbe John Cage,
un incontro decisivo per la sua formazione. Con Cage, Chris- Chris-
tian Wolff, Earle Brown e David Tudor form presto un attivo
sodalizio artistico. Ebbe in seguito un contatto costante con
Edgard Varse, e molto importanti furono le amicizie con i
pittori dellespressionismo astratto come Philip Guston, Franz Kline, Willem de Kooning,
Jackson Pollock, Robert Rauschenberg e Mark Rothko e con gli scrittori Frank OHara e
Samuel Beckett.
Nel 1973 fu nominato professore di composizione alluniversit di Buffalo, nel 1984 e 1986
fu docente di composizione ai Ferienkurse fr Neue Musik di Darmstadt. Mor nel 1987 a
Buffalo.
Morton Feldman inizi a comporre gi negli anni Quaranta, sebbene i suoi lavori giovanili
siano stilisticamente molto differenti da quello che avrebbe composto dopo lincontro
con Cage. A partire dagli anni Cinquanta utilizz sistemi di notazione musicale non con-
venzionali che in seguito abbandon per necessit di maggiore precisione nel controllo
della sua musica, e per evitare che la particolare notazione venisse travisata come un
invito allimprovvisazione.
Nel 1977 compose la sua unica opera, Neither, su testo di Samuel Beckett.
A partire dalla ne degli anni settanta inizi a produrre lavori di durata molto lunga, rara-
mente pi brevi di mezzora: questi lavori comprendono Violin and String Quartet (1985,
due ore circa), For Philip Guston (1984, quattro ore circa), no allestremo String Quartet
II del1983, la cui durata supera abbondantemente le cinque ore. La maggior parte delle
sue composizione edita da Peters (New York/Lipsia) e da Universal (Vienna).
CLAUDIO AMBROSINI
Claudio Ambrosini, nato a Venezia nel 1948, compositore
e direttore dorchestra. Ha studiato lingue e letterature stra-
niere allUniversit di Milano, dove si laureato nel 1972. Ha
poi studiato strumenti antichi con Pietro Verardo e musica
elettronica sotto la guida di Alvise Vidolin al Conservatorio di
Venezia tra il 1972 e il 1975. In questi anni attivo come video-
artista presso la Galleria del Cavallino di Venezia, producendo
tra le prime opere sperimentali italiane.
Ha vinto nel 1985 il Prix de Rome e lanno seguente ha rap-
presentato lItalia allInternational Rostrum of Composers
dellUNESCO. Ha ricevuto commissioni dalla RAI, dalla WDR, dal Governo francese, dal
Teatro La Fenice di Venezia e altre istituzioni.
Nel 2007, in occasione del 51. Festival Internazionale di Musica Contemporanea, ha vinto
il Leone doro alla musica del presente.
Dal 1976 ha spesso lavorato presso il Centro di Sonologia Computazionale dellUniversit
di Padova e nel 1979 ha fondato lEx Novo Ensemble di Venezia, che si dedica allese-
cuzione di musica contemporanea. Nel 1983 ha fondato il Centro Internazionale per la
Ricerca Strumentale, di cui ancora attualmente direttore.
Nel 2011 ha vinto il XXX Premio Abbiati nella sezione Novit Assoluta con lopera Il Killer
di Parole composta insieme a Daniel Pennac.
ALVIN LUCIER
Alvin Lucier uno dei pi inuenti compositori della gene-
razione anagracamente e artisticamente successiva a John
Cage. Nato nel 1931, ha studiato con Aaron Copland e Lukas
Foss, e si recato a Roma nel 1960. Il contatto con le espe-
rienze di Cage e David Tudor, e lamicizia con diversi musicisti
statunitensi residenti in Italia, ha prodotto in lui una svolta
radicale nelle sue procedure e nel suo orientamento estetico.
Il suo lavoro successivo inuenzato dal pensiero scientico e
risulta in una radicale esplorazione poetica dei fenomeni acustici
e della percezione sonora, in una ricerca musicale sulle caratteristiche siche del suono, del
luogo in cui risuona, del rapporto tra lesecutore e la materia sonora, e tra questa e lascolto.
I am sitting in a room, una performance per voce sola e registrazione sonora, utilizza la pa-
rola parlata per rivelare le caratteristiche siche dello spazio acustico in cui accade e, allo
stesso tempo, utilizza un enunciato autoreferenziale per desemantizzarlo gradualmente,
dolcemente, facendolo scivolare in una dimensione puramente sonora, anzi armonica.
A lungo docente presso la Wesleyan University, Lucier ha fatto parte del gruppo Sonic
Arts Union insieme a Robert Ashley, David Behrman e Gordon Mumma. La sua inuenza
chiaramente discernibile nei lavori dei suoi allievi Nicolas Collins, Arnold Dreyblatt, Judy
Dunaway, Douglas Kahn, Ron Kuivila, Mladen Milicevic, Ed Osborn e Daniel James Wolf.
MAURO BEGGIO studia la batteria dallet di tredici anni fre-
quentando la Scuola Popolare di Musica Dizzy Gillespie di
Bassano del Grappa. Nel 1986 durante il seminario Siena Jazz
conosce Enrico Rava con il quale inizia a collaborare dal gen-
naio 1987. Nello stesso anno con l Enrico Rava Quartet incide
il suo primo LP dal titolo Animals. Dall inizio della sua carrie-
ra ha modo di alternarsi tra formazioni precostituite (Enrico
Rava Quartet, Enrico Pieranunzi Trio, Quartetto di Claudio Fa-
soli, Gibellini-Tavolazzi-Beggio Trio, Lydian Sound Orchestra)
ed un intensa attivit di freelancer suonando con musicisti
italiani e stranieri come: Johnny Grifn, Toots Thielemans, Lee
Konitz, Palle Danielsson, Franco Ambrosetti, Paul Bley (con il
quale incide il CD One Year After), Franco DAndrea, Guido Manusardi, Stefano Bollani,
Massimo Urbani.
SIMONE BENEVENTI, percussionista, ha studiato con Fran-
cesco Repola, Jonathan Faralli, Eric Sammut (CNR_Paris) e
Christian Dierstein (Basel Musikhochschule). Oltre allattivit
solistica, attualmente collabora con ensemble italiani ed euro-
pei quali Algoritmo, mdi ensemble, Icarus ensemble, Wiener
Klangforum, Repertorio zero, Barcelona 216, Ensemble Abstray
e altri, realizzando molte prime esecuzioni di compositori quali
Battistelli, Fedele, Francesconi, Gervasoni, Lopez-Lopez, Ma-
resz, Nova, Romitelli, Sani. Collabora inoltre con varie orche-
stre lirico-sinfoniche tra cui Teatro alla Scala, Maggio Musicale
Fiorentino, Opera di Roma, Teatro Lirico di Cagliari, Fondazio-
ne Toscanini, Orchestra Nazionale della Catalunya-OBC. Nel
repertorio cameristico ha suonato con musicisti quali Ilya Grubert, Mario Caroli, Nuccio
DAngelo, Igor Polesinsky, Thierry Miroglio. Ha inciso per Stradivarius, Aeon e altre etichet-
te. direttore artistico dal 2009 del Festival Percussione temporanea a Reggio Emilia.
AMALIA DE GTZEN si diplomata con il massimo dei voti
in pianoforte con Daniele Dazzan e in musica elettronica con
Nicola Bernardini presso il Conservatorio Pollini di Padova.
Si laureata in Ingegneria Elettronica presso lUniversit di
Padova sotto la guida del Prof. Giovanni De Poli e ha con-
seguito il Dottorato di Ricerca presso lUniversit di Verona
sotto la guida del Prof. Davide Rocchesso. Dal 2002 la sua
ricerca si svolge nellambito dellInformatica Musicale: dallin-
terazione uomo-macchina tramite feedback sonoro alle arti
performative, scrivendo numerosi articoli scientici su questi
argomenti. Attualmente coordina le attivit del laboratorio
SaMPL del Conservatorio C. Pollini di Padova.
AGOSTINO DI SCIPIO si iniziato al suono e alla musica da
autodidatta, e successivamente si diplomato al Conserva-
torio di LAquila, in Composizione (G.Bizzi, M.Cardi) e Musica
Elettronica (M.Lupone). Seguendo un approccio assai per-
sonale e indipendente allesecuzione strumentale e al trat-
tamento del suono, comporre signica per Di Scipio anche
progettare linfrastruttura elettroacustica dei propri lavori,
cos come il software e lo scambio energetico tra le fonti so-
nore e lambiente circostante. Rappresentativi sono i brani
del progetto Ecosistemico Udibile e i lavori per formazioni
da camera ed elettronica dal vivo, che insieme ad alcune in-
stallazioni sonore gli hanno guadagnato attenzione interna-
zionale. Artista residente DAAD (Berlino 2004-05), IMEB (Bourges 2003 e 2007), ZKM
(Karlsruhe 2006). Docente di Musica Elettronica al Conservatorio di Napoli, ha insegnato
in varie sedi internazionali ed stato Edgar-Varse-Professor alla Technische Universitt
di Berlino. Attivo anche come interprete, Di Scipio autore di saggi di analisi e critica
delle tecnologie e delle arti pubblicati in Italia e allestero. Ha curato il volume antologico
Teoria e prassi della musica nellera dellinformatica (G.Laterza, 1995) e monograe quali
Heidegger, Hlderlin & John Cage di M.Eldred (Semar) e Universi del suono di I.Xenakis
(LIM/Ricordi).
Materiali e info http://xoomer.virgilio.it/adiscipi
CIRO LONGOBARDI ha compiuto gli studi pianistici con Carlo
Lapegna, perfezionandosi in seguito con Alexander Lonquich
e Bernhard Wambach, e in musica da camera con Franco Gul-
li, Maurice Bourgue e Franco Rossi. Nel 1994 si classica -
nalista e miglior pianista presso il Concorso Gaudeamus di
Rotterdam e vince il Kranichsteiner Musikpreis nellambito del
37 Ferienkurse di Darmstadt. Da allora ha suonato per nu-
merose istituzioni, tra cui Festival Traiettorie di Parma, Festi-
val Milano Musica, Ravenna Festival, Rai Nuova Musica Torino,
Nuova Consonanza e I Concerti del Quirinale Roma, Biennale
di Venezia, Saarlndischer Rundfunk Saarbrcken, Ferienkur-
se Darmstadt, Festival Synthse Bourges, Festival Manca Niz-
za, Fondazione Gaudeamus Amsterdam (Muziekgebouw), ZKM Karlsruhe, Peter B. Lewis
Theatre (Guggenheim Museum) New York, Festival di Salisburgo. Ha registrato per Stra-
divarius, Limen, Mode, Neos, Tactus, RaiTrade. Appassionato divulgatore del repertorio
contemporaneo, ha tenuto conferenze-concerto e masterclass per i Conservatori di Rot-
terdam, di Ghent e di Bruxelles (Koninklijk Konservatorium), per la University of Chicago,
per la Manhattan School of Music di New York e per i conservatori di stato italiani.
http://www.cirolongobardi.com
GIOVANNI MANCUSO, si diplomato in pianoforte con Wally
Rizzardo presso il Conservatorio di Venezia nel 1992 e presso
i Corsi di perfezionamento in musica da camera presso lAc-
cademia Incontri col Maestro di Imola,s empre con il mas-
simo dei voti. Ha studiato presso la Scuola Civica di Milano,
perfezionandosi nel repertorio cameristico contemporaneo
con Renato Rivolta. Ha approfondito lo studio del linguaggio
jazzistico sotto la guida di Umberto de Nigris.
Come compositore si perfezionato con di Salvatore Sciarri-
no (1990-92) e ha in seguito vinto numerosi premi tra i quali:
Biennale dei Giovani Artisti dellEuropa e del Mediterraneo
- Lisbona 1994; Grieg Memorial Conpetition (Oslo 1995); Ro-
ckefeller Foundation (New York, 2003); European Association for Jewish Culture (Lon-
don Paris) 2003 Grant Award. Ha vinto la settima edizione del Concorso Internazionale
Orpheus per nuove opere da camera (Spoleto) con lopera Obra Maestra ispirata a
Frank Zappa. Ha ricevuto commissioni da molte prestigiose istituzioni musicali tra cui
la Biennale di Venezia, lOrchestra Giovanile Italiana, Milano Musica, lOrchestra Nazio-
nale RAI. Ha registrato come direttore e pianista per la RAI, NBC - Oslo, RNE - Madrid.
Sue composizioni sono state trasmesse da Rai Radio 3, Norwegian Broadcasting Com-
pany, VPRO (Olanda); Radio Brema, RNE (Spagna) ed eseguite in Italia, Francia, Spagna,
Portogallo, Olanda, Sud Africa, Germania, Libano, Brasile, USA. Collaborazioni con Raiz,
Elliott Sharp, Pietro Tonolo, Frederic Rzewski, Philip Corner, Malcolm Goldstein, Butch
Morris, Carlo Boccadoro, Sentieri Selvaggi, Lukas Ligeti.
Ha fondato nel 1991 lensemble e gruppo di studio Laboratorio Novamusica con il quale
ha tenuto concerti in tutta Europa. Nel 2002 ha fondato letichetta discograca Galatina
Records (distribuita da FMP - Berlino) pubblicando sei cd con i suoi progetti musicali re-
alizzati con il Laboratorio Novamusica. Ha presentato alla Biennale Musica 2009 July 19
th
or How to establish a Second Republic founded on the blood of a State Massacre per voce
ed ensemble su un testo di Salvatore Borsellino (singolare caso di brano commissionato
e successivamente censurato dalla Biennale Musica). Vive a Venezia e insegna Teoria e
solfeggio al Conservatorio B. Marcello di Venezia.
ALDO ORVIETO, dopo gli studi al Conservatorio di Venezia
incontra Aldo Ciccolini, al quale deve molto della sua forma-
zione musicale.
Ha inciso pi di cinquanta dischi dedicati ad Autori dellet
classica e del Novecento per le case italiane Dynamic, Stradi-
varius, Ricordi, Nuova Fonit Cetra; per ASV e Black Box Music
(London), Cpo (Georgsmarienhtte), Hommage (Hamburg),
Mode Records (New York), Naxos (Hong Kong), riscuotendo
unanime consenso della critica.
Ha registrato produzioni e concerti per le principali radio
europee tra cui: BBC, RAI, Radio France, le principali Radio
tedesche (WDR, SDR, SR), le Radio svizzere (RTSI, DRS), la
Radio Belga (RTBF), la Radio Svedese.
Ha suonato come solista con molte orchestre tra cui le Orchestre RAI di Milano e Torino,
lOSNR, lorchestra del Teatro La Fenice di Venezia, del Teatro Comunale di Bologna,
dellArena di Verona, dellORT di Firenze, lEnsemble 2e2m di Parigi, Accroche Note di
Strasburgo, e in formazioni da camera con prestigiosi complessi di fama internazionale.
Ha svolto intensa attivit concertistica e discograca con i violinisti Luigi Alberto Bianchi,
Felix Ayo, e Dora Bratchkova con i violoncellisti Arturo Bonucci e Nicola Piovano, con i
pianisti John Tilbury e Marco Rapetti, con le cantanti Sara Mingardo, Monica Bacelli, Gem-
ma Bertagnolli e Luisa Castellani
Ha partecipato a molte prime esecuzioni assolute e gli sono stati dedicati molte nuove
composizioni. Di particolare rilievo la prima esecuzione assoluta nel 2009 del ritrovato
Concerto (1946) per pianoforte e orchestra di Bruno Maderna, e la prima esecuzione in
tempi moderni delle Variazioni (1946) per pianoforte e orchestra di Camillo Togni; impor-
tanti prime esecuzioni e dediche di lavori da parte di Salvatore Sciarrino, Claudio Am-
brosini, Sylvano Bussotti, Stefano Gervasoni, Aldo Clementi, Fabio Nieder, Luis De Pablo,
Ivan Vandor. stato tra i fondatori dell Ex Novo Ensemble e, nel 2004, della rassegna
concertistica Ex Novo Musica.
Ha avuto una presenza costante nei pi importanti Festival dedicati alla musica moderna
e contemporanea, tra cui: Mnchener Philarmoniker, Berliner Festspiele, Akademie der
Knste (Berlin), Mozarteum Salzburg, Gulbenkian (Lisboa), Concerts Ville de Genve,
Festival dAvignon, Ars Musica Bruxelles, Festival di Strasbourg, Warsaw Autumn, Zagreb
Biennale, Gaudeamus Foundation (Amsterdam), Tish Center for the Arts (New York),
Hudderseld Contemporary Music Festival, Biennale di Venezia, Milano Musica.
DEBORA PETRINA pianista di repertorio classico-contem-
poraneo, compositrice, cantante e tastierista, attiva nella sce-
na del cantautorato sperimentale.
Come interprete al pianoforte ha registrato negli USA un CD
e un DVD audio con inediti di Morton Feldman (OgreOgress),
ha preso parte al progetto discograco A Call for Silence cu-
rato da Nicolas Collins per la Sonic Arts Network UK.
Ha suonato prime assolute di Maderna, Rota, Togni, Cage,
Katunda e Feldman al Teatro la Fenice, alla Fondazione Cini
e al Teatro alle Fondamenta Nuove a Venezia, al Mills Colle-
ge (Oakland), alla Conway Hall a Londra, allIstituto Italiano
di Strasburgo, al Festival Musica/Realt e Spazio Oberdan a
Milano, al Teatro di Como, per gli Amici della Musica di Padova e la Biennale dei Giovani
Artisti del Mediterraneo a Roma. Ha suonato dal vivo per RAI Radio3, con musiche di
Kurtg e Janacek. Collabora dal 1999 con lOrchestra di Padova e del Veneto.
In qualit di cantautrice ha vinto fra gli altri il Premio Ciampi 2007. I suoi pezzi sono stati
pi volte inseriti nelle playlist dei preferiti di David Byrne, che segue un suo progetto
discograco orchestrale ed presente nel suo ultimo album, in uscita il prossimo au-
tunno. Ha collaborato con Elliott Sharp (che lha invitata a suonare a The Stone, a New
York), Ascanio Celestini, John Parish, Tiziano Scarpa, Carlo Carcano, Danilo Gallo, Zeno
De Rossi, Piero Bittolo Bon, e con la danzatrice Simona Bertozzi. stata invitata dallIn-
stituto Cubano de la Musica allAvana a presentare un suo progetto sulla musica cubana
dell800. stata invitata alla prossima edizione del Jazz Festival di Madrid.
Compone musiche per teatro e video. Come performer di teatro-danza ha lavorato con
coreogra come Iris Erez, Sara Wiktorowicz, Avi Kaiser, ha curato la regia di spettacoli
interpretati da lei stessa (She-Shoe), un solo di danza, voce, suoni e video, il cui videoclip
ha ricevuto un prestigioso riconoscimento in Giappone. A Londra ha presentato Feldman
Dances, uninterpretazione coreografata, al piano, di brani scritti per la danza da Morton
Feldman.
http://www.debora-petrina.com http://www.facebook.com/deborapetrina
ALVISE VIDOLIN
Regista del suono, musicista informatico e interprete Live
Electronics, ha compiuto studi scientici e musicali a Pado-
va. Ha curato la realizzazione elettronica e la regia del suono
di molte opere musicali collaborando con compositori quali
Ambrosini, Battistelli, Berio, Clementi, Donatoni, Guarnieri,
Nono, Sciarrino, per esecuzioni in festival quali Biennale di
Venezia, Maggio Musicale Fiorentino, Milano Musica, Festival
delle Nazioni di Citt di Castello, Ravenna Festival, Settembre
Musica di Torino, Festival dAutomne e IRCAM di Parigi, Festival
di Salisburgo, Wien Modern, Mnchener Biennale, Konzer-
thaus e Musik-Biennale di Berlino, Donaueschinger Musiksta-
ge, Warszawska Jesien
'
, CCOT Festival di Taipei, e in teatri quali Scala, Fenice, Opera di
Roma, Comunale di Bologna, Almeida di Londra, Alte Oper di Francoforte, Staatstheater
di Stoccarda, Thtre National de Chaillot, Odon e Opra Bastille di Parigi, Opra Natio-
nal du Rhin di Strasburgo. Collabora dal 1974 con il Centro di Sonologia Computazionale
dellUniversit di Padova ed stato cofondatore dellAssociazione di Informatica Musi-
cale Italiana, responsabile del Laboratorio permanente per lInformatica Musicale della
Biennale di Venezia, responsabile della produzione musicale del Centro Tempo Reale di
Firenze (1992-1998) e docente di musica elettronica presso il Conservatorio B. Marcel-
lo di Venezia (1976-2009). inoltre membro del comitato scientico dellArchivio Luigi
Nono, docente di musica elettronica allAccademia Internazionale della Musica di Milano
e Socio dellIstituto Veneto di Scienze Lettere e Arti. Svolge attivit didattica e di ricerca
nel campo del Sound and Music Computing, studiando le potenzialit compositive ed
esecutive offerte dai mezzi informatici e dai sistemi multimodali.
Lensemble FIORI DICARUS la formazione juniores, co-
stituitasi di recente, dellICARUS ENSEMBLE, formatosi nel
1994. Ensemble di livello internazionale presente in Messi-
co (Festival Cervantino (1996, 2003, 2005), Festival Donato-
ni (1995, 1996), Forum Manuel Enriquez (2002, 2003, 2005)
Oaxaca Festival (2007), in Argentina (Teatro Colon di Buenos
Aires (1998)), in Olanda (Gaudeamus Week (1998)), in Belgio
(Ars Musica 2004, Bruxelles e Mons), in Inghilterra (Hudder-
sel Contemporary Music Festival (2002), Festival Musica
2000 (Cardiff), Swansea Festival), in Giappone (Art Festival
of the New Generation (ensemble in residence) a Tokyo (2000)), Svizzera (Tag fur der
Neue Musik, Zurich 2004 e ISMC Lugano 2004), in Croazia (Biennale di Zagabria (2001,
2003, 2005, 2009), Stati Uniti (UK for NY a New York (2001)), Spring Festival of the
Italian Music di San Francisco (2008), Egitto (Opera House del Cairo, Opera House di
Alessandria nel 2009), Francia Festival Manca di Nizza (2000, 2005, 2008), Italiart a
Digione (2009), Festival Deodat de Severac (2007), in Germania (Musikhochschule 1995,
2003 e Gasteig 1996 a Munchen e Theaterhaus Pragsattel di Stuttgart 2003), in Azerbai-
jan SonorFestival 2003 a Baku, in Indonesia (Giacarta e Bali nel 2009), Irlanda, Romania,
Moldavia, Maltafest.
In Italia ha suonato per quasi tutte le maggiori istituzioni e Festivals.
E attualmente Ensemble in residenza al Teatro di Reggio Emilia.
Tra le collaborazioni si segnalano quelle con i registi Yoshi Oida (2003) per la realizzazio-
ne dellopera Alex Langer di Verrando, con Daniele Abbado (2004) per lopera The Rape
of Lucretia di Britten e per Miracolo a Milano di Giorgio Battistelli, con Franco Ripa di
Meana per Il tempo sospeso del volo, con Francesco Micheli per Fidelio Off (2009), con
lartista Christian Boltanski (2005) per linstallazione Tant que nous sommes vivants,
con Lorenzo Mijares per De Cachetito Raspado di Trigos, con gli studi Agon, Fabrica (Be-
netton), con Otolab (Sincronie 2004, 2005, Chew-Z 2006 e Rec 2006 e tutti i concerti
legati al progetto Prove di volo) con Luca Scarzella (Lips, Eyes, Bang di Francesconi e
The Rape of Lucretia di Britten), con Roberto Paci Dal e i Giardini Pensili per lo spetta-
colo Organo Magico Organo Laico, con David Ryan, con gli attori John De Leo, Michele
De Marchi, Ivana Monti. Le ultime produzioni hanno incluso esponenti della scena elet-
tronica e post techno internazionale quali Staalplaat Soundsystem, (Olanda), Pan Sonic
(Finlandia), Matmos (USA), Andi Toma dei Mouse on Mars (Germania). Tra i direttori
ospiti si segnalano Giorgio Bernasconi, Pietro Borgonovo,Erasmo Gaudiomonte, Giovanni
Landini, Andrea Molino, Renato Rivolta, Yoichi Sujiama, Juan Trigos, Pierre Andr Valade,
Pierangelo Valtinoni, Jonathan Webb. Icarus si spesso unito ad altri ensembles quali
Alter Ego, Neuevocalsolisten (Germania) e Cantus (Croazia) , Coro Claudio Merulo per
progetti speciali.
Sono regolarmente ospiti di trasmissioni radiofoniche sulla Rai e i loro concerti sono
passati per le reti nazionali giapponesi, messicane, argentine, olandesi, francesi, svizzere,
rumene e azerbaigiane.
Hanno inciso per Ricordi, Stradivarius, Bottega Discantica, Sincronie, Ariston, Spaziomu-
sica.
ANNAMARIA MAGGESE
Conseguita la Maturit Classica, si iscrive al Conservatorio G.
Frescobaldi di Ferrara, dove conclude, nel 1989, sotto la gui-
da del Prof. G. Semeraro, gli studi pianistici iniziati nel paese
natale, San Pietro in Casale, con la Prof.ssa P. Tartari.
Sempre presso lo stesso Conservatorio, si diploma nel 1994 in
Clavicembalo con la Prof.ssa S.Rambaldi, nel 1998 in Musica
corale e Direzione di Coro col M M. Sgroi e nel 2002 in Com-
posizione col M R. Becheri.
Vincitrice dei concorsi a cattedre per Accompagnatore pia-
nistico e per Teoria, Solfeggio e Dettato musicale, titolare
della cattedra di Teoria,Ritmica e Percezione musicale presso
il Conservatorio C. Pollini di Padova dal 2006.
Dal 1995 al 1999 ha svolto attivit di Assessore alla Scuola ed alla Cultura presso il Comu-
ne di San Pietro in Casale.
Nel 1998 e 1999 ha frequentato, come allieva effettiva, i Corsi di Direzione di Coro tenuti
dai Maestri Zagni, Kirschner, Bortoluzzi e Rizzo presso lAssociazione Polifonica di Ra-
venna.
Nel 2002 ha conseguito il diploma di Musica da Camera, presso il Conservatorio Venez-
ze di Rovigo, con i Proff. D. Vicentini e A. Zanetti.
Nel 2006 ha registrato, in duo con Stefano Franzoni, il disco Calace-Pettine-Ranieri: Tre
concerti per mandolino e pianoforte.
Nellottobre 2006 si diplomata in Musica da Camera col M P.N. Masi , presso lAccade-
mia pianistica di Imola Incontri col Maestro, in formazione duo pianistico con la Prof.ssa
Maria Lucia Andreotti.
Oltre a dirigere la Corale San Giacomo Maggiore, ha svolto e svolge attivit concerti-
stica in formazioni cameristiche e come accompagnatrice al pianoforte, organo e clavi-
cembalo.
SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA
Il web abbonda di informazioni su Cage, spesso molto ben organizzate. I principali siti
di riferimento sono:
johncage.info a cura di Andr Chaudron, contiene dettagliate discograe, bibliograe,
un catalogo completo commentato di tutte le composizioni, una lista delle esecuzioni
programmate, laccesso alla lista di discussione Silence e unindice delle collaborazioni
tra John Cage e Merce Cunningham.
cagecomp.home.xs4all.nl a cura di Paul van Emmerik, offre anchesso cataloghi com-
pleti della musica, e del lavoro letterario e visivo di Cage, una bibliograa, discograa,
lmograa aggiornata, e la pi completa cronologia, costantemente aggiornata, della
vita di Cage.
johncage.org a cura di Laura Kuhn, il sito ufciale del John Cage Trust, si segnala in
particolare per il blog di curiosit e notizie di prima mano.
www.ubu.com UbuWeb contiene la pi grande quantit disponibile in un solo sito di
materiale audio e video di Cage.
A partire da questi siti sar facile risalire a ogni informazione necessaria.
Leditoria italiana non mai stata generosa con Cage. Si segnalano qui i volumi pi
importanti e relativamente recenti, forse non tutti reperibili.
8]V\1OUSSilenzio. Rimini, Shake, 2009
Nuova traduzione della prima fondamentale raccolta di scritti di Cage del 1961.
8]V\1OUSLettera a uno sconosciuto, a cura di Richard Kostelanetz, Roma, Socrates, 1996.
Traduzione di Conversing with Cage, un montaggio di centinaia di interviste rilasciate
negli anni da J.C., scomposte e raggruppate per temi.
8]V\1OUSPer gli uccelli. Conversazioni con Daniel Charles. A cura di Davide Bertotti,
Torino, testo & Immagine, 1999.
Nuova traduzione italiana del ciclo di interviste del 1977.
8]V\1OUS, a cura di Gabriele Bonomo e Giuseppe Furghieri. Milano, Marcos y Marcos,
1998 (Riga, 15).
Raccolta di saggi di Cage e articoli storici e appositamente scritti per il volume
8]V\1OUS, a cura di Gino Di Maggio, Achille Bonito Oliva, Daniele Lombardi, con un
percoso fotograco di Roberto Masotti, Milano, Mudima, 2009.
Unaltra raccolta pi recente, gracamente preziosa, corredata da numerose foto e
illustrazioni.
Programma a cura di Veniero Rizzardi.
AMICI DELLA MUSICA DI PADOVA
via San Massimo, 37 - Paoova tl. C49 8756763 wb: www.amicimusicapaoova.org
CENTRO DARTE DEGLI STUDENTI DELLUNIVERSIT DI PADOVA
via San Massimo, 37 - Paoova tl. C49 8C737C wb: www.cntrooart.it
ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO
via Marsilio oa Paoova, 9 - Paoova tl. C49 656848 - 656626 wb: www.opvorchstra.it
Ufcio Stampa Orchstra oi Paoova ol Vnto tl. C49 656848 mail: prssopvorchstra.it
Per informazioni e prenotazioni mail: giovaniopvorchstra.it wb: www.imparalartpaoova.it
lMP/R/ L'/RTE un progtto oi
/mici olla Musica oi Paoova,
Cntro o'/rt ogli Stuonti oll'Univrsit oi Paoova,
Orchstra oi Paoova ol Vnto
promosso sostnuto oa ESU Univrsit oi Paoova,
cui si aianca l'/ssssorato alla Cultura
ol Comun oi Paoova